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Fondazione Istituto Gramsci

Oikeios polemos: La guerra nella famiglia


Author(s): Nicole Loraux
Source: Studi Storici, Anno 28, No. 1 (Jan. - Mar., 1987), pp. 5-35
Published by: Fondazione Istituto Gramsci
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20565742
Accessed: 27/03/2010 06:59

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OIKEIOS POLEMOS: LA GUERRA NELLA FAMIGLIA
Nicole Loraux

<<Lanostra guerra intestina (6 oictcto; 1glv 7i0Xsio;) fu condotta in modo


tale che, se il destino condannasse l'umanita alla dissensione, nessuno si
augurerebbedi vedere lapropria citta subire altrimenti questamalattia. In
effetti, dal Pireo e dalla Citta, con quale gioia tutta familiare i cittadini si
mescolarono tra di loro (60 a'agveo; Kai oiuicsw; 6XuiXoi5; aouvggst4av)...! E
tutto questo non aveva altro motivo che la parentela reale (i tj 6vti
tuyykveta), la quale procura, non a parole ma con i fatti, un'amicizia solida
in quanto della stessa stirpe ((pXiavPkpatovKait6i6(puXov>>'.
In altre parole: poiche ha luogo nella famiglia, la guerra civile tende in
maniera irreversibile verso la fraternizzazione. Oppure, con maggiore
esattezza - poiche, in un simile sviluppo, il discorso storico si mette al
servizio di un intento volto a generalizzare -, cosi, nel 404, si e svolta ad
Atene la stasis-modello. Lo afferma Platone nel Menessenoe, se gli si crede,
gli ateniesi non avrebbero condotto tra di loro una guerra intestina (oikeios
polemos)che per ritrovarsimeglio nella gioia di una festa di famiglia. Come
se raccontare operazioni militari tra concittadini volesse dire descriverne
la riconciliazione finale: polemos e stato appena nominato2 e gia i
concittadini si mescolano gli uni agli altri in uno slancio tutto familiare.
Comunque, non ci si inganni: una parola, il verbo cwvvegt4av, ha
condensato in se tutta l'ambiguita dello sviluppo, prima che la parentela

Testo di una conferenza da me tenuta allTstituto Gramsci di Roma il 22 gennaio 1986.


Desidero i colleghi che mi son? stati di osservazioni e di suggerimenti,
ringraziare prodighi
in particolare i professori Albio Cesare Cassio, Andrea Giardina e Domenico Musti. La mia
riconoscenza va a Yan Thomas, che ha discusso con me numerosi
ugualmente punti di
questo testo, e ad Fraschetti, che si ? assunto il compito tanto amichevole quanto
Augusto
gravoso di dame la traduzione italiana.

1
Plat., Menex. 243 e 2-244 a 3.
2 se
All'interno di un'orazione f?nebre, anche par?dica, la ripetizione, potemos... epolemethe, che
mira a presentare questa stasis come una guerra, ? un mezzo per cancellare lo scarto,
tra stasis e a
ideol?gicamente problem?tico, potemos; su questo scarto, cfr., precisamente
un coll?gue, in
proposito degli avvenimenti del 404/403, N. Loraux, Thucydide n'est pas
?Quaderni di storia?, 12, 1980, pp. 55-81, nota 63; Ead., L'invention d'Ath?nes. Histoire de
l'oraison fun?bre dans la ?cit? classique?, Paris-La Haye, 1981, p. 203.
6 NicoleLoraux

non spieghino
(xyngeneia)e l'appartenenza ad una stessa stirpe (homophylon)
il miracolo di questa guerra che ha forma di fraternizzazione. <(Si
mescolarono tra di loro)>:riconciliandosi, certo, come lascia intendere il
seguito del testo. Ma, se appena si voglia ricercare in oruvgtgstav un
commento alla frase precedente, come del resto invita a fare la particella
introduttiva y'ap(<(Lanostra guerra... fu condotta... In effetti...>>),bisogne
ra rassegnarsi a dare al verbo un senso assolutamente diverso, attestato
spesso nella lingua degli storici greci: <simescolarono tra di loro> vuol
dire allora <(ingaggiarono lo scontro>>,cioe <(leostilita?>.Certo, inmaniera
tutta familiare; resta il problema di dare un senso a questo modo familiare
di incontrarsi con le armi in pugno. Probabilmente siamo invitati a
e una guerra
scegliere la prima lettura, la lettura edificante: l'oikeiospolemos
solo di nome poiche - come dira ancora Platone nella Repubblica - e
condotta <<comeda gente destinata a riconciliarsi>>3.La guerra che si
conclude in una festa di famiglia e paradossale; tuttavia, grazie alla virtu'
dell'astuzia platonica, nulla impedisce di vedere nelle ostilita stesse una
manifestazione familiare.
Che la citta sia una famiglia, nel Menessenoe cosa sicura. Bisognerebbe
determinare ancora in quale momento questa famiglia manifesti la
propria essenza in modo piu completo: nell'istante in cui l'odio si
trasforma in riconciliazione oppure in quello della lotta senza tregua, che
mette contro parenti ai loro parenti. La <famiglia>> e latente nella citta ed e
solo rivelata dall'asprezza della stasis?Oppure, nella dimensione familiare
della citta, bisogna vedere un modello (un ideale, forse un sogno)
concepito per porre rimedio allamalattia che la guerra civile rappresenta?
Al di la della sua versione platonica, condensata per meglio esprimere
l'ambivalenza, questa alternativa merita di essere dispiegata per se stessa.
E quanto cercher6 di fare, in quello che vorrebbe essere un semplice
registro dei modi in cui si pensa la guerra nella famiglia, con perfetta
coscienza che qui ci sarebbe materia per una traversata esauriente delle
figure familiari dell'ideologia civica.
Aprendo questo studio con qualche riga del Menessenosu una stasische ha
fatto epoca nella memoria ateniese, intendevo insistere contemporanea
mente sulla rottura introdotta, nel tempo della citta, dall'anno 404-403 e
Con il progetto
sull'ambivalenza costitutiva della nozione di oikeiospolemos.
ben fermo di esaminare il problema a partire di qui, scegliendo di non
operare soluzioni tra due linee di esposizione entrambe ben tracciate.
La prima sarebbe diacronica. Si tratterebbe di registrare, dalla Grecia
arcaica all'Atene classica, le forme successive della rappresentazione
familiate della citta. Dalla poesia politica di un Alceo o di un Solone
(dove per la prima volta la guerra civile, indicata come stasis emphylos,si
3 a 4.
Plat., Resp. V 471
7 Oikeiospolemos

innesta sui legami di parentela generica del gruppo) all'emergenza, in


Senofonte o in Platone, di un modello irenico della citta come grande
famiglia, il percorso comporterebbe qualche tappaobbligata: per esempio,
la tragediadi Eschilo dove, intorno allameta del V secolo, l'ordine civico
dichiara definitivamente trascorso il regno di un Ares della stirpe; o anche
la scrittura storica di un Tucidide, che fa della stasis il contraccolpo
necessario dei rivolgimenti della guerra del Peloponneso e della famiglia
la vittima principale dei disordini della stasis. Si ricostruirebbe cosi
un'evoluzione coerente, a partire da una serie prestigiosa ma incompleta.
Al contrario, la seconda via - come si e intuito - sceglierebbe l'intempo
ralita caratteristica di tutte le coppie di opposizioni in cui un sistema
culturale pensa la propria identita. All'occorrenza, all'idea di come la
discordia e la famiglia siano connaturate, si opporrebbe l'elogio dell'homo
noia, della concordia familiare, come due paradigmi antagonisti, due
specchi offerti alla citta. I1 rischio allora sarebbe quello di smorzare le
differenze e le tensioni sotto la verosimiglianza rassicurante che caratteriz
za gli schizzi strutturali.
Da parte mia, ho deciso di non operare soluzioni. Di conservare
simultaneamente le due linee di esposizione, poiche in questo ambito di
problemi i ritorni ed i ritardipotrebbero dare all'evoluzione un tracciato a
zig zag; poiche, soprattutto, il ruolo dell'interferenza e largamente
preferibile a quello dell'opposizione netta. Tutto cio suppone che ci si
interessi piu in particolare alle intersezioni ed agli incontri, in quanto le
intersezioni e gli incontri richiedono un'analisi che sappia rispettare la
molteplicita dei livelli di pertinenza di una stessa figura.
Anticipando sulmio scopo, e appunto l'esempio della guerra tra fratelli,
che fornisce al pensiero una delle metafore privilegiate della stasis. E
indubbio che, prima di ogni suo uso figurato, il tema gode in se di
un'esistenza autonoma, informando piu di una parola, circolando da un
luogo all'altro: vi si acquisiscono degli armonici che risuoneranno nel
discorso sulla guerra civile. La guerra tra fratelli: tema evidentemente in
primo luogo tragico, dalla rivalita di Atreo e di Tieste a quella di Eteocle e
Polinice. Plutarco, dopo Aristotele, ricorre appunto ad un verso di
nella Poeticae
Euripide per stabilire che <sono dure le guerre tra fratelli>>4;
l'odio del fratello per il fratello ad aprire l'elenco degli <<avvenimenti)>
familiari che costituiscono lamateria della tragedia5.Accade tuttavia che
nel IV secolo questo motivo tragico divenga - borghesemente, in qualche
modo - il ritornello delle arringhe giudiziarie, dove per una successione i
figli si citano reciprocamente in giudizio, dove uno dei contendenti
presenta come un fatto d'armi la buona intesa che l'univa al fratello

4
Plut., Mor. (SulFamore fraterno) 480 d (= Eur., frg. 975 Nauck, cit. anche da Arist., Pol. VII
1328 a).
5
Arist., Poet. 1453 b 19-22.
8 Nicole Loraux
(<<Nonho mai avuto dispute con lui?>,proclama fieramente)6. Ecco il
tragicomutato in quotidiano. Non affrettiamoci troppo a constatare che
Aristotele, poco preoccupato di pensiero metaforico, nello stesso periodo
fa derivare volentieri la stasis da processi di successione e da guerre
familiari ben radicate nella realta, ocome quella che avvenne ad Hestiaia,
dopo le guerre persiane, quando due fratelli si disputarono l'eredita
paterna>)7.Poiche questo stesso IV secolo vede la guerra dei fratelli, cosi
minacciosa per la citta, capovolgersi nel piu positivo dei rapporti: e
quanto avviene con gli sviluppi del Menessenosulla riconciliazione e, piu in
genere, con la speculazione platonica a proposito della fraternita che
fonda la pace civica, in base all'autoctonia8 o nel quadro della parentela
generalizzata che, nel V libro della Repubblica,unisce tra di loro i perfetti
cittadini. Che pensare poi quando la <<realta>>dei documenti epigrafici va
oltre la finzione filosofica; quando nel III secolo a.C., in un oscuro borgo
della Sicilia, la riconciliazione dei cittadini tra di loro passa attraverso una
cerimonia di ridistribuzione del corpo civico secondo il principio della
fraternita?9
Quando la metafora si incarna nella pratica sociale, chi potra distinguere
ancora in questo ambito di problemi il reale ed il figurato? Supponendo
che, dall'uno all'altro, la frontiera non sia sempre stata piu virtuale che ef
fettiva.
La citta come famiglia: un supporto per la rappresentazione del politico,
ma un supporto che si lascia comprendere solo su un terreno instabile. Al
massimo, si tentera di immobilizzare qualcuna delle figure, nuove o
ricorrenti, sotto le quali questo supporto si e imposto come lo strumento
migliore per pensare la stasis, nel breve tempo dell'azione o nella lunga
durata dei topoi. Cio significa che il percorso sara essenzialmente ateniese -
con il riferimento cruciale rappresentato dalla stasis della fine del V secolo
- e testuale, in quanto i topoi dell'eloquenza viva ci sono irrimediabilmente
inaccessibili.

Di qualche sintagma.Stasis emphylos,haima homaimon,oikeios polemos per


caratterizzare la guerra civile, quando essa mina quella famiglia rappresen
tata dalla citta, la lingua greca si serve di qualche sintagma dove la
famiglia e in posizione di predicato; tuttavia, cio non vuol dire che il
rapporto tra il sostantivo e l'aggettivo sia lo stesso nei tre casi.
Prendiamo come esempio stasisemphylos. Se si ammette che da solo il nome

6
Is., IX 30: oi)?67toxe ?i?upopo? eyevounv.
7
Arist., Pol. V 1303 b 31-37.
8
Plat., Menex 239 a 1-5.
9
Si tratta dell'iscrizione di Nakone, pubblicata da D. Asheri inMateriali e contributi per lo studio

degli otto decreti da Entella, a cura di G. Nenci, 1984


Pisa, (= ?Ann?li della Scuola normale
superiore di Pisa?, 13, 3, 1982, pp. 771-1103).
9 Oikeiospolemos
stasis,considerato nel piui corrente dei suoi usi sociali, evoca un conflitto
interno, si puo ritenere che I'aggettivo emphyl(i)os,in quanto caratterizza il
conflitto come interno ad un gruppo che e una stirpe (phylon),apporti al
tempo stesso un'esplicitazione ridondante ed una precisazione di rilievo:
em-dice il carattere interno del processo, esplicitando cosi una connota
zione essenziale dell'enunciato stasis;phyl(i)os fa della citta un phylon,una
realta naturale, un gruppo definito da una nascita comune. Con haima
homaimon(l'assassinio di un consanguineo; letteralmente, il sangue dello
stesso sangue) il pleonasma trionfa in modo cosi ostentato che, dietro iA
senso manifesto, si puo forse sospettare un'intenzione piui segreta: lo
scopo di una simile ridondanza e quello di sottolineare uno scandalo o al
contrario quello di enunciare una legge, paradossale ma necessaria, che
presiede al rapporto di parentela? Oikeios polemosnon nasconde invece
alcuna ridondanza; anzi, al contrario, questo sintagma trae la sua efficacia
dall'essere costruito su una opposizione: se polemosdesigna la guerra in
genere (in altri termini, per un greco di eta classica, la guerra contro
nemici esterni), e grazie alla sola modifica apportata a questo nome
dall'aggettivo oikeios, derivato di oikos (la casa), che l'insieme deve
designare la <guerra civile>>.
In talmodo, ben lungi dal considerare questi tre sintagmi come sinonimi,
e importante determinare con precisione, per ciascuno di essi, le regole di
funzionamento.
In primo luogo, stasisemphylos: il piu antico di queste tre sintagmi ed il pi'
difficile da tradurre.
Ammettiamo che il significato di phylon sia chiaramente stabilito secondo
uno spettro semantico che va dalla orazzao alla otribub>, passando per la
stirpe e per tutte le forme del gruppo in quanto esso pensa la propria
chiusura come un dato naturale'0. Essere emphylos, o emphylios,
corrisponde
rebbedunque ad essere <(nelgruppo>>11; in effetti e appunto questo il senso
che la parola presenta, inmaniera molto ufficiale, in un'iscrizione cretese
del III secolo"2.Tuttavia, il caso (o la necessita) vuole che questo esempio,
dove il termine - come sembra - ha la propria accezione normale e
pacifica, sia un esempio unico nel suo genere, nell'ambito di un corpusche
va dal VII al III secolo a.C.
Poiche, a partire da Alceo (anzi, da Omero) fino all'epoca classica, non

10 s.v. phylon, ?le sens


Secondo il Dictionnaire ?tymologique de la langue grecque di P. Chantraine,
comme un Sulla radice *bhu-, ?spuntare,
primitif doit ?tre: "ce qui s'est d?velopp? groupe"?.
crescere, svilupparsi?, cfr. ivi, s.v. phyomai.
1*
E non ?de m?me race? o ?de m?me tribu? come propone P. Chantraine {Dictionnaire, s.v.),
seguito da D. Roussel, Tribu et cit?, Paris, 1976, p. 161 (che si spinge fino ad assimilare
e
emphyloi homophylot)
12
H. Collitz et alii, Sammlung der griechischen Dialekt Inscrifien, G?ttingen, 1884-1915, n. 5040,
lin. 15: ?aoi ?cDVXi ?uqnAoi Ttap' ?icai?poi? (?tutti coloro che saranno registrad dall'una e
dall'altra parte in un gruppo [una tribu]?).
10 Nicole Loraux
esiste occorrenza di questo termine che non lo connoti dalla parte
inquietante del conflitto, anzi dell'assassinio, come documenta la lista dei
nomi con i quali forma sintagma in quanto aggettivo. C'e in primo luogo
haima, come nome del sangue versato: crimine di Issione (il primo
assassino, il primo a versare il sangue di un proprio parente), parricidio di
Edipo, assassinii familiari del tiranno, sono altrettante varieta dell'emphy
lionhaima"3. Quindi viene phonos, il nome dell'assassinio, con gli emphyloi
phonoiandron,gli uccisori di concittadini che per Teognide fanno parte del
sinistro corteggio della stasis, questa guerra civile che gia Alceo aveva
designato come emphylos mache'4.Con Solone poi compare il sintagma stasis
emphylos,che si ritrova in un Erodoto o in un Democrito"5.
Appena il tempo di menzionare ancora l'Ares emphyliosevocato nell'Ore
stea'6,e ci si chiede: se solo le forme piu sanguinose del conflitto meritano
veramente il qualificativo emphyl(i)os,se ne deve dedurre che solo il
conflitto puo essere detto odel phylont>? Ci6 vorrebbe dire ammettere che,
per il suo essere associato inmodo cosi regolare ai nomi della distruzione,
emphylos, che pure per la sua radice evoca la crescita e non la rovina, sia
marchiato per sempre da una connotazione sinistra, ed a partire dalle sue
occorrenze piu antiche. A meno che, facendo un passo ulteriore, non si
supponga che, nella nozione stessa di phylon,non sia inscritta la fatalita
dell'assassinio e della dissensione. 0 che, facendo di emphylos un doppione
di emphyes17, non si proclami il carattere oinnato>> della stasis, naturalizzato
cosi nella citta. Tuttavia c'e un'altra maniera di intendere il sintagma; essa
consiste nel vedere in questo sintagma l'enunciato brutale di una realta
che indigna: allora, per la sua stessa presenza, il riferimento al phylon
avrebbe come scopo quello di orchestrare lo scandalo che risiede in una
guerra tra combattenti di una stessa stirpe.
La stasis: una realta naturale; la stasis: lo scandalo di un affrontarsi contro
natura. Ecco che l'alternativa e formulata, nella sua nudita. Ma per
quanto la riguarda non abbiamo finito, e non siamo ancora in grado di
decidere a favore dell'uno o dell'altro enunciato.
Emphylos e sostantivato? Ci attende la stessa situazione. Quale legge
misteriosa, da Omero a Platone, vota dunque <<l'uomodel gruppo>>a non
essere mai nominato come tale se non in posizione di vittima, oggetto di

13
Hes., frg. 190 Merkelbach-West, 2; Pind., Pyth 2, 32, (Issione); Oed. R. 1406 e Oed.
Soph.,
Col. 407 (Edipo); Plat., Resp. VIII 565 e 4 (il tiranno). Cfr. anche Apoll. Rhod, I 865 e IV
717.
14
Phonos: Theong., 151; cfr. anche Ephor., FGrHist, frg. 100. Mache: Ale, frg. 70 Lobel-Page,
11 (oltre a Theoc., XXII 200).
15
Sol., frg. 4 West [cit. da Demosth., Or. XIX (Ambasdata) 255], v. 19; cfr. Herod., VIII 3 e
Democr., frg. 249 Diels-Kranz.
16
Aesch., Eum. 863.
17
Se homophjlos e homophyes sono, come per esempio in Platone, termini quasi interscambiabi
li, dobbiamo credere lo stesso di emphylos e emphyes?
11 Oikeiospolemos

In talmodo, nelle Leggi, l'uccisore di un concitta


un verbo <<uccidere>>?18
dino sara designato come <<coluiche di propria mano uccide uno dei suoi
come se nella circostanza phylon fosse il termine piui topico per
emphylioh>,
designare la citt'a1.
Bisogna rassegnarsi: le occorrenze di emphylosin contesto pacifico sono
rarissime20.Quasi che la parola non fosse mai usata pertinentemente se
non per qualificare il rapporto sanguinoso che la citta, in quanto stirpe,
pensata come tale ed in quanto chiusa21, intrattiene con se stessa.
Lasciando qui laparola, senza seguirla nelle tappe ulteriori del suo destino
(se ne vedrebbero proliferare le occorrenze da Polibio a Cassio Dione, da
Porfirio ad Eustazio, fino a quando ta emphylianon arriva a designare, solo
di per se, le guerre civili)22, ci accontenteremo dunque delle domande
senza risposta che suscita irresistibilmente un'analisi del corpusdegli
impieghi arcaici e classici. Perche questa vocazione sinistra di un termine
che in se dovrebbe qualificare soltanto un processo come interno ad un
gruppo? Che cosa destina la citta, quando essa e pensata come phylon,ad
accogliere il conflitto? La stasis sarebbe connaturata alla vita cittadina?
Nella lingua, dapprima poetica, poi anche in quella ben prosaica,
emphyl(i)ostraversava la totalita della letteratura greca. Per delimitare il
campo semantico della guerra nella famiglia, ci volgeremo adesso ad
un'espressione puramente poetica e a un sintagma usato piu' in particolare
in prosa.
Dalla parte della poesia il materiale e mitico, e la stasis si installa
realmente nella famiglia; questa pero non e una ragione per invalidare
quanto ne dicono i poeti. Dalla tragedia si dedurra essenzialmente
l'identificazione della guerra civile con il sangue che essa spande. Una
seconda serie di sintagmi e dunque incentrata su haima, il nome del san
gue.
Haima: il sangue. E per metonimia: 1) l'assassinio, 2) la parentela.
Potrebbe riassumersi cosi l'articolo che ogni dizionario di lingua greca
consacra a questa parola. In effetti, i due usi <figurati>) sono ben attestati:
spesso haima interferisce con phonos e, da Omero fino ad Aristotele ed oltre

18
Od. XV 272-273 (dove ? necessario, contro la correzione di B?rard, mantenere emphylon);
Soph., Ant. 1264; Plat., Leg. IX 871 a 2.
19
Sui l?game di equivalenza tra polis e
phylon ophyle, cfr. G. Nagy, The Indo-European H?ritage of
Tribal Organization: Evidence from the Greek Polis, di imminente pubblicazione nei M?langes M.
Gimbutas.
20
Oltre all'iscrizione cit. a nota 12, ricordiamo
due eccezioni: Eur., Ion 1581 (fondazione
attiche: si notera come dalla parte dellaphyle e Soph.,
dellephylai emphylon compaia guerriera)
Oed. Col. 1385 (ma il termine compare nell'enunciato di uno scandalo: con la
conquistare
lancia la ge emphylios, la terra dove si ? nati, vuol dire confondere la guerra e la stasis).
21
Sulla chiusura del phylon, cfr. G. Nagy, The Indo-European Heritage, cit. L'opposizione
emphylos/othneios (Apoll. Rhod., IV 717) ripete Popposizione oikeios/othneios (a proposito della
quale, cfr. J.-P. Vernant, Ea guerre des cit?s, inMythe et soci?t? enGr?ce ancienne, Paris, 1974, p. 33).
22
Oltre ai termini gi? ricordati (haima, phonos, mache, stasis) emphylios pu? qualificare polemos,
12 Nicole Loraux

Aristotele, la parola designa spesso l'elemento della parentela, anzi la


parentela stessa23.Si puo sempre lavorare alla svelta e sostenere dunque
come in questa seconda accezione lametafora, <<chenon e un'esclusiva
dell'antichitab>24,sia una metafora banale. Tuttavia, oltre al fatto che una
figura cosi condivisa meriterebbe almeno di essere rilevata da uno studio
comparativo 2, esiste in haima un paradosso abbastanza palese perche ci si
attardi a formularlo.
E strana, in effetti, la logica di una parola i cui due impieghi figurati
dominanti in linea di principio sono rigorosamente esclusivi l'uno
dell'altro. In quanto fonda la parentela, il sangue non dovrebbe essere
versato in nessun caso: chi sparge il sangue familiare provoca l'effusione
di un <<sangue proibito>)26 e fa giocare la lingua su se stessa per dare
contemporaneamente allamedesima parola due significati che il pensiero
dichiara ostili l'uno all'altro. E cio che avviene, piu' di una volta, nella
tragedia,- quando haima vi indica in maniera indecisa la parentela ed il
sangue versato. Si prenda come esempio l'oracolo di Apollo a Laio, nelle
Feniciedi Euripide:
Se hai un figlio, questo bambino ti uccidera
E tutta la tua casa se ne andra nel sangue (di'haimatos).

Di'haimatos: nel sangue. Cioe, con spargimento di sangue. Tuttavia bisogna


anche saper intendere: a causa del tuo sangue, della tua discendenza, di tuo
figlio27.E cosi che il genere tragico abbonda in espressioni come metroion
haima (il sangue materno), espressioni che, se fossero estratte dal loro
contesto di violenza, non denoterebbero che la parentela; ma e appunto il
contesto che fa giocare l'uno sull'altro i due sensi della parola haima28.
Numerosi ne sarebbero gli esempi in quelle tragedie del sangue che, come
l'Orestea,i Sette controTebeo le Feniie, installano la dissensione nel cuore
della famiglia. Per darne conto, bisogna tenere per certe allo stesso tempo
due proposizioni: in quanto e sangue - ed in quanto il sangue e vettore di
vita - l'assassinio crea; nella misura in cui e sangue al livello pi' altd; il

tarache, dichostasia, nike, kinesis, sphag?, thorybos, diaphora, kakon, miasma. In Appiano ta emphylia
le lotte civili. Si notera che per Eustazio il conflitto tra Achille e nel
designa Agamennone
libro I dell'Iliade ? una emphylios mache (ad toc).
23
Haima come assassinio: cfr. per esempio Aesch., 520, 650. Haima ? la
Choeph. 66-67,
parentela: //., XIX 111; Od. IV 611 e VIII 583; Pind., Nem. 6, 36; 11, 34; Aesch., Sept. 141;
Eum. 606; Soph., Aiax 1305; Oed. Col. 245; Arist., Pol. II 1262 all.
24
F. Bourriot, Recherches sur la nature du genos, Lille-Paris, 1976, p. 251, nota 42.
25
Cfr. F. H?ritier, Le sperme et le sang, in ?Nouvelle Revue de Psychanalyse?, 32, 1985, pp.
111-122.
26
Aesch., Sept. 694.
27
Eur., Phoen. 19-20; cfr. anche 1051 e 1292, oltre che 790.
28 se il ?sangue
Cfr. Eur., Or. 285 (che cita Aesch., Eum. 230, 261, 608, 653). Inversamente,
di una madre? ? l'assassinio di una madre, nelle Eumenidi, al v. 89, autadelphon haima (il vero
sangue fraterno) non che la parentela.
designa
13 Oikeiospolemos

sangue proibito e destinato a colare prima di ogni altro.


Che I'assassinio generi, l'Orestealo dice continuamente. In tal modo,
quando nelle Coefore,evocando i preparativi dell'assassinio di Clitennestra,
il coro saluta <il figlio dei sangui antichih che entra nella casa29, in questa
perifrasi si riconosce Oreste, figlio del sangue, un tempo versato, di
Agamennone, e del sanguematerno che egli spargera:ma vi si parla anche
del futuro assassinio, che gli assassinii antichi hanno generato, come se in
haima, anche inteso nel senso di <<assassinio>>, l'altra accezione, latente,
dovesse sempre manifestarsi.
La proposizione inversa tuttavia e altrettanto vera: il sangue di un parente
e sangue al livello piu' alto; pero, poiche la lingua non dimentica mai che
haima designa in via prioritaria il sangue versato30, paradossalmente il
sangue proibito e destinato a colare prima di ogni altro. E questa la logica
- all'opera nell'espressione haima syngenes,con la quale Euripide altera
haima emphylion31 - che si puo scoprire nel sintagma haima homaimon.<<II
sangue dello stesso sangue)>:potrebbe essere la piu' ridondante tra le
designazioni della parentela, ma essa in realta designa sempre l'assassinio
di uno della stessa stirpe, in particolare in Eschilo. Cosi nelle Supplici,dove
il re Pelasgo teme che <non avvenga l'homaimon haima>>32,o nei Settecontro
Tebe, con l'assassinio reciproco dei figli di Edipo, che il coro chiosa
constatando come essi siano appunto di uno stesso seme poiche sono dello
stesso sangue: cio vuol dire che hanno versato quel sangue che avevano in
33
comune

Se ci- si interroga sull'affinita che un tale sintagma suggerisce tra


l'assassinio e la famiglia, ancora in Eschilo sono le Erinni a dare una
risposta affermando che pu6o scatenarle contro il colpevole solo haima
homaimon,lo spargimento del sangue di un genitore: esse non hanno
perseguito Clitennestra, ma si accaniscono contro Oreste34. Maniera
tragica di esprimere cio che la tradizione greca racconta sotto forma di un
mito: che Issione, il primo assassino, fu anche colui che, per primo, uccise
un parente35.Tradotto in termini giuridici, tutto cio significa che non
esiste assassinio nel senso pieno del termine se non all'interno della
famiglia36.Certo, la tragedia ed il diritto non traggono le stesse conclusio

29
Aesch., Choeph. 650.
30 in ?Glotta?,
Cfr. H. Koller, ?Aiua?, 15, 1967, pp. 149-155.
31
Eur., Suppl. 148.
32 ? evidente in
che la sovradeterminazione della parentela
Aesch., Suppl. 449. Si osserver?
verso: haima homaimon ? per il re il sangue dei suoi concittadini; per le Danaidi il
questo
sangue argivo; per gli Argivi, il sangue degli Egiptiadi.
33 e 934-940.
Aesch., Sept. 681
34
Aesch., Eum. 653, da cfr. con 210-212 e 605 (Passassinio di Agamennone da parte di
Clitennestra non era homaimos authentes phonos-, esse pertanto non Phanno
perseguito).
35 che per Apollo, Issione ? soltanto il primo
Pind., Pyth. 2, 32: haima emphylion. Si notera
a Issione).
omicida (Eum. 1\1 sg.; a 439-441 Atena ha paragonato Oreste
36 il dibattito si ? incentrato intorno al termine authentes: per
Tra gli storici del diritto greco
14 NicoleLoraux
ni da questa specificitA familiare dell'assassinio, ed i tragici probabilmente
si dedicano piui a presentare la famiglia come luogo privilegiato del sangue
versato che non a definire l'assassinio in se. Ma, piu che lo scarto tra
questi due pensieri, il loro incontro costituisce un fatto: la dimensione
familiare dell'assassinio e stata - e sempre - al centro di un vivace
dibattito tra storici del diritto greco; questo dovrebbe impedire che si
classifichi la riflessione tragica sul sangue, come assassinio e come
parentela, nella rubrica delle pure speculazioni letterarie.
Certo, la tragedia gioca sulla parola haima; piui esattamente, fiancheggiata o
no dal qualificativo homaimon, la parola gioca su se stessa. Tuttavia, vi si
vedra ben altro che una ricerca formale o un'arguzia barocca.
Con oikeiospolemos,eccoci finalmente, come sembra, in terreno sicuro:
molto usuale nella prosa classica a partire dalla fine del V secolo, il
sintagma caratterizzerebbe la stasis come guerra familiare nella maniera
piu' semplice e piu neutra.
Oikeiospolemos:la guerra nell'oikos, o tra oikeioi (tra parenti)37. Siamo in
terreno conosciuto. Tranne che, in questo sintagma, a giudicare dalla
maggioranza delle sue occorrenze, la famiglia sembra vista piu come luogo
di concordia che come origine di ogni dissensione. Cosi nel Menesseno,non
senza ironia, Platone concludeva dal carattere familiare della guerra alla
necessaria riconciliazione, che egli radicava - per fare buon peso - in una
consanguineita autentica (syngeneia)38. La definizione della stasis, data da
Platone nel quinto libro della Repubblica,corrobora, questa volta inmodo
serio, l'associazione dell'oikeion e del syngenes.Come per chiosare il
sintagma assente oikeiospolemos,vi si afferma che le ostilita, in quanto esse
si svolgono tra parenti (oikeioi), saranno condotte come tra opersone
destinate a riconciliarsi>>39:cio che evidentemente mira a far scomparire
dalla guerra familiare tutto quanto la nozione potrebbe comportare di
sinistro. Parlare di oikeiospolemos,piuttosto che di stasis, suggerirebbe che
nella citta la violenza non ha avvenire.
Ecco per l'oikeion.Passiamo ora dalla parte del polemos,dove si introduce
un'altra modalit'a. Designando la dissensione come una <(guerra)>, si evita
la parola stasis, dunque tutte le parole associate alla stasis (tra di esse, al
primo posto, c'e phonos,l'assassinio); e si compie soprattutto una fruttuosa
operazione ideologica, sostituendo all'opposizione irriducibile di stasis e

la bibliograf?a, cfr. N. Loraux, Ea main d'Antigone, in corso di pubblicazione su ?M?tis?, 2,


1987. Per quanto Roma, dove non esiste un termine neutro per indicare
riguarda
r?omicida?, cfr. Y. Thomas, Parricidium. Ee p?re, la famille et la cit?, in ?M?langes de l'Ecole
Fran?aise de Rome (Antiquit?)?, 93, 1981, pp. 643-715.
37
Cfr. per esempio Eur., Phoen. 374.
38
Menex. 423 e 244 a. Su syngeneia, il termine pi? gen?rico per la parentela cfr.
consangu?nea,
D. Musti, SulPidea di auyy?ve?a in iscrizionigreche, in ?Annali della Scuola normale superiore di
Pisa?, 32, 1963, pp. 225-239, note 226 e 227.
39
Plat., Resp. V 470 b-c, 471 a.
15 Oikeiospolemos

polemosla nozione di un affrontarsi che sarebbe solo una delle specie della
guerra, la specie familiare. Un processo, in ogni modo, che rileverebbe
ancora dalla categoria dell'ordine, categoria nel cui ambito la prosa greca
pensa polemos.
Trattandosi di questa operazione, il mio proposito sara chiarito da due
tappe della riflessione platonica. La prima, nella Repubblica,conserva tra
stasis e polemosuno scarto insuperabile: <<Misembra che, se ci sono due
parole che designano e la guerra e la discordia, vuol dire che ci sono
anche due cose, che si rapportano a due tipi di controversia>>;cio
corrisponde amettere in primo piano la parola oikeiosrimuovendopolemos,
come per preservare la rispettabilita di questo termine40:onnipresente
all'orizzonte del ragionamento, il sintagma oikeiospolemose tuttavia ancora
rifiutato. I1passo sara compiuto nelle Leggi, dove polemossi suddivide in
due tipi: la guerra dall'esterno e quella che avviene nella citta <<eche e
chiamata stasi.0)41. In tal modo, in una sola ed in una stessa opera, viene
inscritto il movimento, che puo essere svelato in tutta la letteratura
ateniese, in virtu' del quale un'opposizione, cardinale nei testi del V
secolo42, ha ceduto il passo, senza tuttavia scomparire completamente,
all'associazione in coppia di due nozioni43.Accade, quanto adAtene, che
il fenomeno possa datarsi con precisione estrema, a partire dagli anni neri
della fine del V secolo, quando si osa pensare la stasiscome una guerra,
poiche probabilmente l'esperienza di una lunga guerra aveva un po'
Ed ancora non e a cuore leggero
logorato il bagliore della parola polemos44.
che la guerra civile viene registrata nella categoria del polemos,benche
quest'ultimo fosse qualificato come ofamiliarew: lo attestano non solo le
reticenze di Platone nella Repubblica,ma anche l'impegno dispiegato da
Tucidide per parlare degli effetti della stasis sulla famiglia senza passare
attraverso la parola oikeios45.
Dunque, tutto sarebbe chiaro: da stasisemphylos a oikeiospolemos,
una duplice
sostituzione - da oikeios al dubbioso emphylos e da polemos a stasis - avrebbe
contribuito ad addomesticare la nozione di guerra nella famiglia. Potrebbe
darsi tuttavia che le cose non siano cosi semplici, come sembrano esserlo
quando si sceglie - come abbiamo fatto - un ingresso platonico per

40
Resp. V 471 a 1-2: ?tra parenti, essi penseranno che sia una stasis e non la chiameranno
guerra?.
?1
Leg. I 628 a-b.
42 e 976-987,
Oltre a Aesch., Eum. 858-869, 903-915 si ricorder? Herod. VIII 3.
43
Cfr. per esempio Lys, XII (Contro Eratostene), 55 e Isoc, XVIII (Contro Callimaco), 31.
44
Sulle metamorfosi di polemos nell'opera di Tucidide, cfr. N. Loraux, Thucydide et la s?dition
dans les mots, in ?Quaderni di storia?, 23, 1986, pp. 95-134, note 98-100. La svolta degli anni
404-403 nell'uso di polemos si pu? percepire in Xenoph., Hell. II 4, 22 (?la guerra che noi
conduciamo contro gli altri?) e Isoc, XVIII 45.
45 gli uni
A III 82, 6, Tucidide afferma che ?il l?game di parentela divenrie pi? estraneo
(allotrioteron) di quello fazioso?: un modo di ribaltare la frase ?il l?game fazioso divenne pi?
16 NicoleLoraux

interpretare oikeiospolemosnella figura di una guerra tra oikeioi.Non e


sicuro infatti che si possa compiere con piena legittimita l'operazione che
consiste nel chiosare un aggettivo (oikeios)sostituendogli la sua forma
sostantivata, posta in posizione di complemento (es oikeius).La lingua in
effetti tende a sottolineare una distinzione tra l'uso di oikeiossostantivato e
il suo uso in posizione di epiteto: nel primo caso, oikeiosparla della
parentela; nel secondo, riferito ad una cosa o ad una nozione, indichereb
be semplicemente cio che rileva in proprio dalla sfera del soggetto46.
Inteso cosi, per il locutore il sintagma oikeiospolemosnon designerebbe altro
che (la guerra che lo concerne personalmente>?, <(laguerra dove si e tra se'>
(invece di affrontare lo straniero): in breve, una guerra che rileverebbe
allo stesso tempo dai valori del privato e del riflesso47.Quindi solo un
gioco sulle parole sembra poter fare di oikeiospolemosuna guerra tra oikeioi.
Si aggiunga che, anche inteso nel suo significato familiare - per esempio,
in un oratore come Iseo - oikeios, sia o no sostantivato, non ha nulla di un
significante stabile. Oscillando continuamente dal senso di <<parente)> a
quello di <<suo>>, e <<prossimo>>48,
passando per <<familiare>? oikeios, tra il
consanguineo (syngenes)e l'amico (philos),denoterebbe la posizione poco
specificabile dell'intimo che sarebbemeno parente del consanguineo, ma
piui vicino alla parentela di quanto non lo sia il philos49.
Ora, appunto poiche il valore della parola fluttua, sono possibili tutti i
giochi di senso: basta ricorrere a leggere distorsioni. In tal modo, gli
oratori ateniesi usano il largomargine di indecisione, che si connette ad
oikeios,per risemantizzare questo termine sempre di piu in direzione della
famiglia. In un discorso di Iseo a proposito di una successione, l'enuncia
to: ((Non trovava persona che gli fosse piui prossima (oikeioteron) di noi)>
deve essere inteso come un modo di suggerire che la parte in causa
apparteneva alla <<casa>>
del morto; in un altro discorso la giustapposizione
dei ((prossimi)>(oikeioz)e dei <servitori>>(oiketat) fa appello all'oikosper
insinuare che questi prossimi sono veramente parenti50.

intimo {pikeioteron) del l?game famili?re?, che dovette essere la formulazione


pi? ?naturale? di
questa idea. II sintagma non ? tuttavia estraneo a Tucidide: cfr. sotto nota 47.
46 oikeiospolemos
Cfr. P. Chantraine, Dictionnaire ?tymologique, s.v. oikos.
47
Se oiKe?o? ? ?oppos? ? ?AAoxpio?, proche de t?io?? (P. Chantraine, ibidem), ci si ricorder?
che l?io? si collega alla radica indo-europea *swe (E. Benveniste, Vocabulaire des institutions
indo-europ?ennes, I, Paris, 1969, pp. 328-332). L'uso del sintagma oikeios polemos da parte di
Tucidide (I 118, 2; IV 64, 2) discende da una simile analisi.
48
queste diverse traduzioni da P. Roussel, nella sua edizione dei Discorsi di Iseo
Attingo
(CUF).
49
Come potrebbe mostrare un'analisi serrata dell'uso del termine nel discorso I (Successione di
Cleonimo); cfr. in particolare i paragraf? 4, 21, 31, 33, 41, 42; cfr. anche IX (Successione di
Astifilo), 30. In ogni modo oikeios oscilla verso la parentela, e la traduzione con ?amico? ?
sempre corne osserva Eernstman, Oikeios, h?tairos, ?pitedeios, philos, Gronin
quindi inadeguata,
gen, 1932, p. 132.
0
Cfr. Is., II 11 (e 23); VI 15. Un gioco an?logo avvicina, in Erodoto, IV 148, i verbi synoikeo
(che concerne la colonizzazione) e oikeioo.
17 Oikeiospolemos

Tutto considerato, per concludere mi fermo dunque alla lettura platonica


del sintagma oikeios polemos. In effetti, c'e da scommettere che i suoi
utilizzatori, gli oratori politici del IV secolo, non si siano privati di una
risorsa retorica che permetteva loro di reinterpretare oikeiosnel quadro del
familialismo ambientale. Nulla di piut facile, in una simile prospettiva, che
slittare da una guerra, dove si e implicati personalmente, alla guerra
nell'oikos51.Ad Atene sono a favore di questa ipotesi alcuni usi molto
significativi dell'aggettivo oikeiosnel quadro politico del mito di autocto
nia: quando si dice nel Menesseno che i cittadini morti in guerra <riposano
en oikeiois topois, nei luoghi familiari di colei [la terra] che li ha generati,
nutriti e riconosciuti)>;oppure, quando, nel Panegirico,
gli ateniesi autoctoni
sono i soli che abbiano diritto a poter chiamare la loro citt'a <con i nomi
con cui si designano i propri veri parenti>>(tus oikeiotatus),cioe <<nutrice,
patria,madre>>2.Pertanto, non ci sarebbe nulla di propriamente platonico
in questi oikeia onomata,in questi <<nomifamiliari>>,che i cittadini della
Repubblica si danno tra di loro sullo sfondo di una parentela generalizzata,
non lontano dal riferimento allo Zeus delle
o nell'espressione oikeiospolites,
persone che appartengono ad una stessa stirpe (Homophylos)53: vi vedo
piuttosto qualcosa come il piu' diffuso degli idiomatismi ateniesi
Nell'Atene del IV secolo, dove si e d'accordo nel valorizzare la realta della
famiglia, tutto indica che oikeios oscilla dalla parte della parentela.
Dunque, oikeiospolemose - e diviene durevolmente - una designazione
della <guerra familiare>>,
ma una designazione virtualmente edificante.
La guerra nella famiglia: uno scandalo cui bisogna porre rimedio in fretta,
un destino o una natura. I1primo enunciato e implicito in oikeiospolemos,il
secondo si incarna in haima homaimon. Tra i due c'e stasis emphylos, che si
potrebbe tirare indifferentemente da una parte o dall'altra. Per chi vuole
apprezzare da un punto di vista storico le incidenze di una simile
alternativa, lo studio delle parole non potrebbe apportare certo nessuna
risposta definitiva; esso permette almeno di cogliere le domande che
suscitano immancabilmente le rappresentazioni familiari della citta quan
do esse servono a pensare la stasis.Poiche i tre sintagmi coincidono senza
sovrapporsi, eccoci introdotti in un dossiermobile, fatto di scarti e di
oscillazioni tra figure vicine, ma che non sono ne omologhe ne chiara
mente definite, e che la nozione di ofamiglia)>unifica in una traduzione
comoda, sebbene non sempre soddisfacente.
51
con un'ammenda
Quando gli ateniesi colpiscono il tr?gico Frinico per averli fatti
piangere durante la rappresentazione della Presa di Mileto, ricordando i loro oikeia kaka (Her.,
VI 21), essi designano come ?mali nazionali?,
sciagure che coinvolgono Atene intimamente,
mali ehe la colpiscono a causa della con
52
parentela degli Ateniesi gli Ioni.
Menex. 237 c 1-2; Paneg. 24 sg. (cfr. Panath. 124 sg.). Su questi sviluppi, cfr. N. Loraux, Les
enfants d'Ath?na, Paris, 1981, pp. 65-67 e passim.
53
Plat., Resp V 463 a 8 ed e 1-2 (con il commento di Arist., Pol. II 1262 b 15-20); Leg. VIII
842 e 8.
18 Nicole Loraux

La questione si giochera tra tre termini: la stasis, la cittA, la famiglia.


Enumerare le figure familiari della cittA invita ad una combinazione dove
talvolta e la famiglia che induce la stasis contro la citta, talvolta e la stasis
installata nella cittA che distrugge la famiglia, talvolta e la citta come
famiglia che respinge la stasis.Tre termini di cui uno deve essere sempre
minacciato dagli altri due, legati da un rapporto necessario, di parentela
acquisita o di affinitA: e cosi che si delimita lo spazio dove pensare in
Grecia la guerra civile.

L'odio nellafamiglia.La prima figura sara tragica. Essa installa la guerra


nella famiglia. Assimilando l'oikosal tempo del mito, che si concepisce
come un passato trascorso ed insieme sempre minaccioso, con uno stesso
movimento la tragedia esalta la citta e la confronta ai suoi problemi piu
vitali.
L'Orestea e la drammatizzazione piu bella di questa connaturalita antica
della famiglia e della discordia. Tutto comincia nel seno del genos,
nell'Agamennone,dove il palazzo degli Atridi e abitato dalle Erinni della
stirpe o da Eris (Discordia), a meno che non si tratti - cio che del resto e
lo stesso - del genio vendicatore della razza, che spossa quest'ultima nel
succedersi delle stragi familiari (thanatoisauthentaisin),assimilato ancora alla
follia degli assassinii reciproci (allelophonous manias)54. Tutto cio si conclude,
nelle Eumenidi, solo ad Atene, con la fondazione dell'Aeropago, tribunale
del sangue destinato a giudicare il dio assassino Ares quando, ((addomesti
cato>>, ha colpito chi lo aveva accolto55; allora, collocate ai piedi della
collina alla quale il dio dA il proprio nome, le Erinni preserveranno la
cittA contro l'Ares del phylon (Ares emphylios)56,
l'Ares che si scatena nella
guerra civile. L'ordine civico ha integrato nel proprio seno la famiglia.
Ci6 vuol dire sia che l'ordine civico e sempre virtualmente minacciato
dalla discordia che sta alla parentela come una seconda natura, sia che
esso ha sempre giA superato questa minaccia.
Forti di questa convinzione, animati da questa inquietudine, i tragici
fanno della stasis familiare dei miti un materiale privilegiato della
rappresentazione drammatica. Ora, di questa discordia innata nella
famiglia, senza dubbio la forma piu evidente e la guerra tra fratelli.
All'inizio, la rivalita dei fratelli: l'Oresteadesigna il passato lontano, il
passato che visse la contesa di Tieste e di Atreo, come l'origine del parto
interminabile dell'assassinio attraverso 1'assassinio57.
Ma anche alla fine la
54
Aesch., Ag. 1190, 1460-1461, 1571-1576.
55
Aesch., Eum. 354 sg. Ares tithasos ? Ares addomesticato; in altre parole, l'assassinio
?domestico? o ?intestino?: variante famili?re
56 deWemphyHos phonos.
Ivi, 862 sg. Cfr. N. Loraux, L'oubli dans la cit?, in ?Le temps de la r?flexion?, 1, 1980,
soprattutto pp. 228-237.
57
Nel v. 1585 dt\Y Agamennone si apprezzer? la giustapposizione di adelphon e di amphilektos
(che ha rapporto con la
disputa).
19 Oikeiospolemos
rivalita dei fratelli: la guerra fratricida dei figli di Edipo per l'annienta
mento della famiglia, in una allelophonia che Pindaro pone sotto l'autorita
della terribile Erinni58.Allora, in quanto resta della stirpe dei Labdacidi,
avviene cio che in Tucidide capita in una citta dilaniata dalla guerra
civile, all'interno di un gruppo di partigiani accerchiati e ridotti alla
disperazione: la messa a morte reciproca ed il ricorso all'impiccagione
come alla fuga ultima59.Vittoria <<cadmea)>, sicuramente, come quella dei
figli di Edipo: vittoria senza vincitore ne vinto, ancora piu grave di quella
che nelle Eumenidi era caratterizzata come (<vittoriacattivao, poiche essa
assicura il trionfo di uno della stessa stirpe su uno della stessa stirpe; piu
grave anche di quella che per Democrito rendeva in ogni caso la stasis
emphylos una calamita, poiche - diceva Democrito - ((tantoper i vincitori,
quanto per i vinti, la rovina e la stessaD60.
Non accumulero gli esempi: e evidente come per i tragici la famiglia
generi la stasis.Alla citta spetta di contenere l'una per prevenire l'altra; al
poeta tragico di sospingere la discordia nel passato mitico, per offrirne
meglio la rappresentazione agli ateniesi del presente; ai cittadini di Atene
di saper indovinare che <<un tempo)) dissimula oorao.
E nel presente che la storiografia di Tucidide constata l'installarsi della
stasisnella citta e la distruzione dei rapporti familiari, che ne deriva in
maniera ineluttabile.
Ci6 comincia o, piuttosto, e gia cominciato con il dissolversi di tutti i
legami di sociabilita, quegli stessi legami che soli potrebbero arginare i
progressi della sovversione se la stasis,operando allo stato latente, non li
avesse gia distrutti: nell'analisi storica di Tucidide, il cerchio e perfetto.
Cosi, nel libro ottavo, se gli oligarchi nel 412 possono impadronirsi del
potere adAtene senza colpo ferire, cio avviene poiche nella citta nessuno
oconosce)> piu nessuno; di colpo, ogni persona nel demos diffida di tutte le
altre - in maniera molto normale di coloro che non si conoscono, ma
anche di coloro che si conoscono, per il troppo conoscerli. La diffidenza e
generale61; la citta ha perduto la familiarita felice che unisce gli oikeioi tra
di loro, quella che si fonda sulla conoscenza e sulla confidenza recipro
che62. Di fatto, sotto lo sguardo dello storico, la stasis porta a termine un
movimento che gia la peste aveva innescato, vuotando le case ed
allentando i legami tra prossimi63. Ogni sociabilita ora sembra essersi
rifugiata nei rapporti tra faziosi, tra di loro che invece si conoscono a

58
Pind., Olymp. 2, 45 sg.
59 con quanto a III 81, 3.
Si confronti qui YAntigone di Sofocle descrive Tucidide
60
Cfr. Plut., Mor. (SulFamore fraterno) 488 a (vittoria cadmea); Aesch., Eum. 903 (nikes me
kakes); Democ, frg. 249.
61
Cfr. VIII 66, 3-4: rt\v ?Xkr\X(?v ?yvooa?av,... %.. ?yvcoxa... i\ yvc?piuov ?jtiaxov.
62
Gli oikeioi son? in una relazione di conoscenza: cfr. per esempio Is., XII 6 (e IX 30), oltre
a Plat., Eeg V 738 d-e.
63 o che non si
Cfr. Thuc, II, 515: che gli individui si awicinino gli uni agli altri (prosienai)
20 NicoleLoraux
meraviglia e che da questo punto di vista meritano bene di essere designati
come ((compagni?>(hetairo). Tuttavia, cio implica che l'intimita tra
compagni ha cambiato di segno: essa era positiva e costituiva una delle
basi della vita cittadina64,eccola divenuta una semplice associazione per la
morte. E vero che gia nella riflessione generale, consacrata nel terzo libro
al fenomeno sedizioso, Tucidide aveva constatato come ogni familiarita
fosse passata ormai dalla parte della fazione: dire che la stessa parentela di
sangue e divenuta piu <<estranea>> del legame fazioso, corri
(allotrioteron)
spondeva a suggerire chiaramente che, per tutti, adesso questo legame e
piui intimo di ogni relazione familiare65.
Quando la fazione prende il sopravvento sulla parentela, l'intimita
familiare si dissolve, e la guerra civile si installa nel seno stesso dell'oikos.
Ci6 che Tucidide esprime con concisione ma nettamente, sara trasformato
in toposdall'eloquenza politica del IV secolo, da Lisia fino a Demostene.
In talmodo per Demostene, imassacri di Elide si caratterizzano <<per una
tale follia e per un tale furore>> che gli abitanti di questo paese (<si
macchiano del sangue di parenti e di concittadini>> (cnryyevei; aurcov Kaai
noxita; stau(povetv). A sua volta, Lisia evocava la tirannide dei Trenta che
ha costretto gli ateniesi a <<fare la guerra ai loro fratelli, ai loro figli, ed ai
Kai t56i KcaiiroXitai;...iroXeiv... i6gXOV)66.
loro concittadini>>(&6X(poS;
I loro fratelli, i loro figli: in altri termini, in tempo di stasis, il fratello e
ucciso dal fratello ed il figlio dal padre. Chi volesse spingersi oltre, chi
desiderasse preparare, alla maniera romana, una nomenclatura esauriente
dei parenti che si sono uccisi tra di loro e dei rapporti familiari realmente
distrutti dalla guerra civile, di sicuro sarebbemolto deluso. Infatti, quando
fornisce cio che somiglia ad una lista succinta delle principali vittime della
stasis, il testo di Lisia si distingue da un corpus dove, come in Demostene,
Certo, la <lista>>
dominano le generalita sull'assassinio dei syngeneis. ha tutto
l'aspetto di un disegno a schema geometrico e si puo sospettare che la
realta fosse piu diversificata; comunque, per delineare la natura di questi
legami di parentela che secondo l'immaginario greco la stasis avrebbe la
proprieta di dissolvere in modo tutto particolare, bisogna rassegnarsi a
generalizzare partendo da Lisia. Ci si accorgera allora che l'oratore non e
il solo a nominare il fratello ed il figlio.
Torniamo a Tucidide; vi troveremo il padre che uccide il figlio, cio che lo

avvicinino, sono comunque e anche gli oikeioi hanno rinunciato a tutti i loro doveri;
perduti,
per il verbo prosienai, cfr. VIII 66,5 e Xenoph., Hell. II 4,19 (dove avvicinarsi gli uni agli altri
? il segno di un'attenuazione del dissenso).
64 accanto ai syngeneis e ai figli, del
A VI 30,2 gli hetairoi fanno parte, per ogni ateniese,
betatron e oikeion). SuH'efficacia
gruppo dei ?suoi propri? (spheterus auton); cfr. anche VII 75,4 (e
dei legami tra hetairoi nel libro VIII, cfr. 54, 4 e 65, 1.
65 in Isoc, IV (Paneg?rico) 111: ?essi
III 82, 6; cfr. sopra nota 45. Una versione drammatica
onoravano gli omicidi
e
gli assassini dei loro concittadini pi? che i lori genitori?.
66
Demosth., XIX (Ambasciata) 260; Lys., XII (Contro Eratostene) 92; cfr. anche Isoc, IV

(Paneg?rico) 174.
21 Oikeiospolemos
storico presenta come ilmassimo dell'orrore: al di la del disordine67.Da
Esiodo alla commedia antica, l'ordine greco del disordine vuole in effetti
che sia il figlio ad attaccare il padre, non viceversa68; la tragedia da parte
sua non smentisce questa legge, se si giudica dall'enumerazione aristotelica
degli assassinii familiari che costituiscono gli avvenimenti tragici: <<per
esempio, un fratello che uccide suo fratello [...], un figlio suo padre, una
madre suo figlio o un figlio sua madre))69;in questa enumerazione la sola
ad essere <(dimenticata)>e la figura del padre assassino del figlio. Proceden
do ad un capovolgimento cosi notevole, potrebbe darsi che Tucidide
intenda suggerire fino a che punto la stasissia contro natura: il padre, che
uccide il figlio, in lui non annienta solo la citta a venire - scopo al quale si
ritiene che aspiri solo il tiranno, quando uccide i giovani -; egli annienta
soprattutto la propria stirpe, annienta se stesso in questo assassinio in cui
il pensiero greco vede generalmente un crimine di donna70 (ed in effetti la
madre assassina trovava posto nell'enumerazione di Aristotele).
Nell'assassinio del figlio da parte del padre - a prescindere dalla realta
storica di un simile episodio in questa o in quella citta - dunque vedrei
volentieri qualcosa come un simbolo: il paradigma estremo di quell'abo
minio che e la stasis.Quanto al fratricidio, esso come tema potrebbe ben
rappresentare la guerra civile ordinaria. Su questo punto non si osserva
alcuna rottura significativa dalla tragedia ai generi in prosa71:e l'assassinio
del fratello da parte del fratello ad aprire la lista aristotelica degli
avvenimenti tragici e, nel novero dei crimini familiari, questo assassinio e
il solo che Platone dichiari virtualmente <<puro)>, a condizione che sia
compiuto nel corso di una stasis ed in stato di legittima difesa. Allora,
come se lo scontrarsi dei cittadini tra di loro trovasse nel fratricidio la sua
espressione piu compiuta, il testo passa senza transizione dall'assassinio
del fratello da parte del fratello a quello del cittadino da parte del cittadi
no72

I1 fratello che, in una sedizione, uccidera il proprio fratello in combattimento o in

67 ... Kai ?xi


Thuc, III 81, 5: Ttepaix?p?). Kai y?p Ttaxfip rca?Sa ?n?Kieive.
68 e 331-332 non - o
Hes., Op. 185-188 parla che di parole violente. La figura del parricida
del suo eufemismo, il figlio che ?batte suo padre? - ? fr?quente in Aristofane.
69
Arist., Poet. 1453 b 19-22.
70 il
Cfr. Eur., Herac. 1016-1024 (dove, dopo l'assassinio dei suoi figli da parte di Eracle,
coro evoca ?crimini da donna?). Al contrario del padre romano, il padre greco non sembra
del potere di vita e di morte sui figlio; a Roma il culmine della
disponesse legalmente
violenza sediziosa non ? dunque l'omicidio del figlio da parte del padre, ma il parricidio: cfr.
Y. Thomas, Vitae Necisque Potestas. Ee p?re, la cit?, la mort, in Du ch?timent dans la cit?, Roma-Paris,
1984, soprattutto pp. 545-548, e Parridicium, cit., p. 714.
71
Anche se
giustamente R. Parker (Miasma. Pollution and Purification in Early Greek Religion,
Oxford, 1983, p. 137) rileva lo scarto tra il modo con cui nei Sette si affronta il
indignato
tema del fratricidio e la che, nelle Eeggi, Platone assegna a questo crimine.
legislazione
72
Su questo punto, cfr. il commento di L. Gernet, Platon. Eois, Eivre IX. Traduction et
commentaire, Paris, 1917, p. 140.
22 Nicole Loraux
qualche altra circostanza di questo genere, difendendosi contro lui che attacca per
primo, sara puro come se avesse ucciso un nemico (KaftTlrp otlogtov CL7cOKT?tiVa;
Urro Kcaiap6o) e lo stesso vale per il cittadino che, nelle stesse condizioni, uccide
un cittadino (Katitav noX; oiroXitiiv, xcn'Prw;)73.

I1 figlio, il fratello: come dire che ogni volta, nello scatenarsi dell'odio
civile, si uccide il piu prossimo dei propri parenti e, quasi che se si
misurassero le devastazioni della guerra civile dalla strettezza del cerchio
parentelare che essa colpisce, e la famiglia ristretta che la stasis dissolve,
dividendola. Famiglia reale nella citta74, famiglia come metafora della
citta: lacerando i legami di parentela, la guerra civile scalza una delle basi
essenziali della vita cittadina. La stasis e contro natura.
Tra la stasis innata e la sua forma contro natura, bisognerebbe ancora far
posto alla stasiscome effetto secondo dell'odio nella famiglia; la figura di
quest'ultima e evocata qua e la dai pensatori del IV secolo. Di nuovo,
come nella tragedia, la discordia ha luogo nell'oikos, tranne che essa non
prende tutta la sua ampiezza se non generalizzata a dimensione della citta
tutta intera.Da un disaccordo tra parenti alla divisione nel corpo civico:
questo modello all'occasione e aristotelico, ed il quinto libro della Politica
enumera una stasis derivata da un conflitto tra fratelli ed alcune guerre
civili causate dalla rottura di matrimoni. Da minacciata come essa era in
un Tucidide, la famiglia si e fatta minacciosa: ma, tra la discordia nella
famiglia e la dissensione civica, il relais essenziale - punto nevralgico
nell'ambito di questi problemi - e rappresentato allora dal tribunale: sono
processi che attizzano l'odio tra i cittadini, inAristotele75 come nel quinto
libro della Repubblica76;
nelle Leggi Platone rincara la dose affermando che
l'umanita dopo il diluvio ignorava sia le arti della guerra sia questi
conflitti, interni alla citta, cui si da il nome di <<processi e guerre civili>>
(dikai kai staseis)77.
Cosi nei teorici del IV secolo la famiglia ritorna in primo piano sulla
scena come fonte della guerra civile78. Si potrebbe epilogare su cio che
73
Leg. IX 869 c-d. Si notera che il legislature plat?nico, lungi dal pensare la stasis come una
guerra famili?re, ne fa al contrario la sola circostanza che consenta di dichiarare l'assassinio
di un parente puro e al sicuro da qualsiasi punizione; e la clausola in kathaper suggerisce che,
tutto, non ? assolutamente evidente considerare un fratello corne un nemico
malgrado pub
blico.
74
In un modo meno minaccioso per la sua integrit?, ma altrettanto distruttivo, la famiglia ?
coinvolta dalla stasis sotto il profilo ehe Glotz chiama della sua ?solidariet?
ugualmente
passiva? (La solidariet? de la famille dans le droit criminel en Gr?ce, Paris, 1904 [rist. New York,
1973], p. 456).
75 -
Arist., Pol. V 1303 b 31 1304 a 13 (e 1306 a 33-34). La lezione di questi episodi ? che ?le
dissensioni tra i notabili coinvolgono la partecipazione della citt? intera?.
76
Plat., Resp. V 464 d 7-e 2. Ma ? nella parentela generalizzata, che dissolve le p?rentele
ristrette, che Platone vede il mezzo di evitare le dikai generatrici di stasis.
77
Plat., Leg III 679 d.
78
II libro VIII della Repubblica potrebbe essere studiato in questa prospettiva: ? nel seno
della famiglia ristretta che si tesse il passaggio da una costituzione alPaltra.
23 Oikeiospolemos
questo ritorno suggerisce quanto alla vitalita delle rappresentazioni nere
del legame di parentela. Si puo anche tentare di interpretare questa figura
nel contesto preciso in cui essa e prodotta. Allora si leggeranno questi testi
con l'occhio rivolto a quello che le arringhe private, pronunciate in
occasione di processi effettivi, dicono con insistenza dell'odio nella fami
glia.
In questi discorsi, e doveroso deplorare la dura necessita che costringe a
giungere, nei confronti dei parenti, alla controversia ed alla lotta (np6q
oiFcious;&c(p9paiOat, 4y7vi6a0iat); tuttavia nessuna parte in causa nega
che, quando la parentela si e mutata in odio, si tratti veramente di una
guerra79. I1padre allora si rivela accanito contro il figlio; questi discorsi
pero parlano soprattutto dell'odio che aizza il fratello contro il fratello,
enumerandone tutte le varianti80. In tal modo i processi mettono in
discussione quegli stessi legami che, in Tucidide o in Lisia, erano dissolti
dalla guerra civile.
Trattandosi di retorica giudiziaria, bisogna sempre tener conto dell'ampli
ficazione: certo, le parti in causa, che attaccano in tribunale il proprio
fratello e si lamentano di esserne state costrette, rappresentano il piu'
logoro dei topoi.Tuttavia, non c'e toposche non esprima la verita di una
situazione e da tutte queste dichiarazioni risulta evidente, inmodo appena
paradossale, che, se la famiglia e il luogo dove l'odio e il piu' terribile, cio
avviene poiche bisogna vedere in essa la fonte di ogni valore. Cosi, un
certo cliente di Lisia intende commuovere i giudici affermando, quanto al
suo avversario, che o(grazie a lui, tutti i rapporti tra gli uomini divengono
talmente sospetti che, vivo o in punto di morte, si preferirebbe piuttosto
aver fiducia nei peggiori nemici che nei parenti piu' prossimi (toisoikeiota
tois)>1.
Mettere in evidenza l'odio familiare e ancora un modo, certo indiretto, di
proclamare il valore eminente della famiglia: si tratta, com'e probabile, di
una delle dimensioni di cio che si e soliti definire <la crisi del IV secolo>,
attraverso cui nella citta di Atene sorge la tentazione di dare alla famiglia
la precedenza sulla citta. Per misurare la forza di una simile tentazione,
abbandonando la prosa dell'eloquenza giudiziaria, bisognerebbe tornare di
nuovo a quella degli oratori politici. Vedremo un Demostene giustificare
la legge sull'adulterio - che autorizza ad uccidere l'amante colto in
79
Controversia, lotta: Lys., XXXII (Contro Diogiton?), 1; Is., I 6-7, 34; guerra (polemein): Lys.,
XXXII 22; Is., I, 15; IX 37. Odio: Is., I 9, 10, 33 (dove echthra si oppone a oikeiotes); II 29 (i
fratelli divenuti echthrot); V 30.
80
U padre contro i figli: Is., VI 18 e 22. I fratelli: ? il tema delle orazioni I (Successione di
Chirone: cfr. 9-10) II (Successione di Men?ele: cfr. 29, 40); l'orazione IX (Successione di Astifilo) tratta
di cugini contrapposti l'uno all'altro, ma rinvia ad un odio tra fratelli (16-17,20,23,31) anche
se, essendo uno di loro passato per adozione in un'altra il termine adelphos viene al
famiglia,
suo aecuratamente evitato; Podio tra zio e ?ip?te nell'orazione VII (Successione di
riguardo
Apollodoro) ? sempre una versione dell'odio tra fratelli.
81
Lys., XXXII 19.
24 NicoleLoraux
flagrante delitto - <<poichesono le stesse che ci proteggono contro gli
oltraggi e contro le violenze quando combattiamo il nemico, ed e per esse
che ci e permesso di uccidere addirittura gli amici...>. Demostene
aggiunge: <<Non si nasce amico o nemico (oi) -y7vo; F.ativ )
(pxkoIv icat
sono gli atti a determinare le due categorie>>82.
ncokXjikov): e un
L'<<amico>>
altro modo di nominare il concittadino: se ne dedurra che in nome della
famiglia tutto e permesso, addirittura di uccidere un altro ateniese.
Ancora piu' significativa e un'affermazione di Eschine, nel fuoco di un
processo politico rivolto contro Demostene. Costui infatti, alla morte di
Filippo, non ha avuto paura a fare un sacrificio di ringraziamento, benche
avesse appena perso una figlia; situazione che, all'indirizzo degli ateniesi,
ispira ad Eschine questo slancio indignato:
Colui che non ama gli esseri che gli sono piu cari e piu prossimi (td piXtcta Kcu
oiKsltkata Ybgata) non sapra mai apprezzarvi, voi che gli siete estranei (Toeu;0Xo
tpiou;)83.
((Voi che siete estranei: apparentemente Eschine si aspetta che sia
normale, per il suo auditorio come per lui, che questa sia la definizione
dei concittadini. Evidentemente, ogni valore si e rifugiato nella famiglia.
Com'e probabile, ci siamo allontanati un po' da quella stasis familiare, che
costituiva il nostro oggetto di studio. Ma era importante suggerire la
gravitA dell'accusa mossa instancabilmente contro la guerra civile, accusa
che le imputa di essere responsabile di distruggere la famiglia nella citta. I1
fenomeno emotivo si concentra certo sulla famiglia reale, e questo
contribui probabilmente a dissuadere gli oratori dallo spingersi oltre,
verso la figura che farebbe della famiglia una metafora della citta. Pero,
tutti gli elementi di questa riflessione piu teorica sono la, a portata di ma
no.
Dopo la stasis contro la famiglia, e venuto ilmomento di studiare la figura
inversa - la parentela contro la guerra civile - nell'ambito di un dossier
dove le rappresentazioni opposte sono sostenute con uguale convinzio
ne.
Allora, contro la guerra civile, la citta si trasformera in famiglia.

Contro la guerra civile, la parentela civica. Poiche la famiglia e una delle basi
essenziali della citta, contro la stasisnon potrebbe esserci arma ideologica
piu efficace del richiamo alla parentela. Secondo Senofonte, e appunto
questa la strategia che, nell'Atene del 403, presiedette alla riconciliazione
nel seno del corpo civico.
Al riguardo, e molto significativo un discorso - reale o fittizio -
pronunciato da un democratico alla fine della battaglia di Munichia, dove

82
Dem., XXIII (Contro Aristocrate), 55-56.
83
Aeschin., Ill (Contro Ctesifonte), 78.
25 Oikeiospolemos
per la prima volta i Trenta avevano subito una sanguinosa sconfitta ad
opera di coloro che avevano esiliato. Avanzandosi tra i due fronti di
cittadini, Cleocrito, araldo degli iniziati di Eleusi e combattente per la
democrazia, si rivolge allora alle truppe degli oligarchi. Dopo aver
elencato le attivita condivise che costituiscono la sociabilita ateniese,
l'oratore conclude con un appello ai legami di parentela, come se solo
questo tema potesse provocare nei cittadini il soprassalto salutare che
mettera fine alla stasis:

Nel nome degli dei del nostri padri e delle nostre madri, nel nome della parentela
attraverso il sangue, della parentela attraverso il matrimonio e dell'essere
compagni - poiche tutti questi legami uniscono molti tra di noi gli uni agli altri -,
[...] smettete di agire male nei confronti della patria, e non obbedite ai Trenta, i
piu empi degli uomini84.

Ecco dunque tutto cio che costituisce la parentela ateniese. In primo


luogo, il riferimento agli dei - <<glidei dei nostri padri e delle nostre
madrih) (np6; ft(bv laxpxov icai gqipw'wv) -, un riferimento che potra
sorprendere: la comunita degli ateniesi possiede dei patroioimolto venerati
(tra di essi, in primo luogo, Apollo, protettore dell'ordine patrilineare);
sull'agora di Atene un edificio chiamato Metroon e consacrato alla Madre
degli dei; tuttavia, non si conosce ad Atene culto ufficiale per gli dei
metroioi.Bisogna intendere che, per preservare la citta come una grande
famiglia, e importante ristabilire ad ogni costo, anche inmodo fittizio, per
ciascun cittadino l'equilibrio tra le due stirpi, paterna e materna, dei
propri antenati?85Di fatto, e appunto ai cittadini, in quanto sono anche
individui, che si rivolge Cleocrito, e la sua arringa ha di mira piu'
l'intersecarsi dei rapporti personali ed individuali, i quali costituiscono il
tessuto della vita cittadina, che non la collettivita presa come un tutto86.
Segue quindi la triade auyyevesiaq Kaiaticisatia icai ttatpiaq. Syngeneia e la
parentela di sangue: in altri termini, la piu' naturale di ogni relazione, che
non ha bisogno di essere codificata per essere vissuta nell'immediatezza
dell'esistenza quotidiana87.Kedestiadesigna la parentela per matrimonio,
in cui Aristotele vede un elemento molto necessario alla citta in quanto
comunita del vivere bene88. Hetairia infine non puo che meravigliare:
l'oratore, che prega per la fine delle ostilita, come puo dimenticare il
84
Xenoph., Hell. II 4, 21.
85
Ho avanzato questa ipotesi in Les enfants d'Ath?na, cit., p. 128.
86 con
Sui carattere personale della relazione indicata patroios, cfr. le osservazioni di E.
Benveniste, Vocabulaire, cit., I, pp. 272 sg.
87 sua opposizione
Sulla syngeneia nella zWancbisteia (parentela codif?cata in funzione del
diritto di successione) cfr. per esempio Is., XI oltre che 1-2,6 e 13; IV 17 (e II, 20-21 e 37).
Aristotele pu? utilizzare syngeneia come designazione gen?rica della parentela (icat' (?Xyy xiv?
ovyy?vEiav fj Ttp?? a?uaxo? f\ Kai' oiKeiornra Kai icn?E?av: Pol. II 1262 a 10-11) perch? discute
la parentela della Repubblica, fittiziamente mantenuta consangu?nea.
generalizzata
88
Arist., Pol. Ill 1280 b 36-38.
26 Nicole Loraux

senso fazioso di questa parola, per assegnare ad essa un valore decisamente


positivo? Tuttavia, nel porre questa domanda, si disistima la volonta di
oblio che e appunto quella di Cleocrito in questo indirizzo ad oligarchi:
dimenticare la stasis ed il senso dubbio che la stasis da alla parola89 per
riportarsi con il pensiero al tempo felice della pace quando gli hetairoi
erano solo compagni molto uniti, spesso legati tra di loro da rapporti di
parentela per via di matrimonio90: lo scopo del discorso e questo.
Syngeneia, kedestia, hetairia: nella parentela ateniese, considerata nella sua
accezione piu larga ed estesa come legame di concordia91, si ritiene che un
oratore improvvisato trovi il solo argomento abbastanza potente per
trasformare dei sediziosi in cittadini innamorati della pace civile. Ormai
siamo molto lontani da Eschilo e dalla rappresentazione eminentemente
negativa della famiglia, quando quest'ultima veniva identificata con il
genosdi un passato ormai trascorso. Tuttavia, potrebbe anche darsi che,
elaborando un modello della parentela il quale fosse dotato di tutte le
virtu, molto semplicemente la democrazia restaurata abbia compiuto il
proprio dovere ideologico essenziale: si trattava di ricucire il tessuto
sociale che la stasisaveva lacerato, di curare il trauma inflitto all'identita
ateniese dall'ampiezza della dissensione.
Ancora un passo, e si assimilava la citta tutta intera ad una famiglia.
A questo scopo, basta proclamare tutti i cittadini parenti tra di loro.
L'idea, nel 403, non era assolutamente nuova, ma essa percorrera il suo
cammino. I1fatto puo notarsi dal procedimento retorico in un contenden
te che chiama i giudici a <<fargli da padri, da fratelli e da figlio92. Si tratta
anche, ed e soprattutto, un toposdell'eloquenza politica, che provoca
civica in genere93.A meno che, traducendo in
1'esaltazionedella syngeneia
termini di parentela il rapporto che unisce i cittadini alla citta, gli oratori
non l'assimilino all'amore che si prova per un padre94 o, piu spesso, per
una madre, come in Pindaro95.
Se si mira ad un'interpretazione generale di simili dichiarazioni, si
89
Un passo del Contro Eratostene di Lisia (43: ?quelli che venivano chiamati hetairor?) sembra
indicare chiaramente che il senso ?normale? del termine ? pacifico. ?Che cosa fece
dtlVhetaireia un elemento rivoluzionario nella politica ateniese??, si domanda S.C. Hum
The Family, Women and Death, London, 1983, p. 27.
phreys,
90
Su hetairos, collegato al tema *swe, cfr. E. Benveniste, Vocabulaire, cit., I, p. 331. Hetairos e
hetairia come relazione positiva: cfr. i libri VI e VII di Tucidide
(sopra, nota 64) e, per
Isoc, Pan. 174. Hetaireia e
esempio, legami di parentela ad Atene: S.C. Humphreys, The
Family, cit., pp. 26-28.
91
La famiglia e Yhomonoia: Plat., Ale. 126 c ed e.
92
Cfr. And., I (Sui misten"), 148 (perorazione) oltre ad Antiph., I 3-4 (dove viene utilizzato il
termine anankaioi, che pu? designare i parenti: cfr. Eernstman, Oikeios, cit., p. 20).
93
Cfr. Dem., XXVI (Contro Aristogitone), 87-89.
94
Lycurg., 48. Si notera che qui l'oggetto dell'affetto ? patris e non polis.
95
Meter, gi? in Pind., Isth. 1, 1 sgg.: Pyth. 8, 98. Sull'uso figurato di meter, ?plus d?velopp? que
celui de pat?r?, cfr. P. Chantraine, Ees noms du mari et de lafemme, du p?re et de la m?re en grec, in
?Revue des ?tudes grecques?, 59-60, 1946-1947, p. 239. Trophor. Lycurg., 53-85.
27 Oikeiospolemos
affermera che <(igreci hanno sempre concepito l'unione tra cittadini, che
fanno parte di un gruppo, di una citta o addirittura di piu citta, sul
modello della parentela di sangue)96.Da parte mia, preferendo tenermi
ferma ancora una volta all'Atene classica, ricordero che l'immaginario
civico vi si e nutrito del mito di autoctonia, terreno per eccellenza dove si
elabora una parentela generalizzata, che unisce i cittadini tra di loro in
virtu del legame che essi intrattengono tutti con la citta, di cui sono i
<<figlilegittimi>be che, per loro, e madre, nutrice e patria.
Ritenere che un tale legame debba prevenire ogni rischio di stasis, e una
conseguenza ovvia, sebbene l'idea in se resti volentieri implicita. In
Isocrate, per6, c'e un passo molto significativo del Panatenaicoche la
sviluppa a lungo97.
Per dimostrare <(findalle origini)> la superiorita degli ateniesi su tutti gli
altri greci, e consueto opporre Atene alle altre citta. All'occorrenza,
invece di denunciare nelle altre citta un eccesso di alterita, Isocrate si
compiace di caratterizzarle, al modo della tragedia, attraverso quelle
catastrofi che costituiscono nell'ambito della stirpe i grandi crimini
familiari del mito. Ed elenca: assassinii compiuti su fratelli, padri o
stranieri (come a Tebe, Argo, ed inmolte altre citta); sumadri (possiamo
riconoscere Oreste ed Alcmeone: ancora Argo); incesti (di nuovo Tebe);
genitori che divorano i figli (il festino di Tieste ci riconduce ad Argo);
figli esposti dai padri (Laio, Edipo e Tebe); annegamenti e accecamenti
(in Tracia, con la storia di Fineo). In altri termini, all'origine delle citta
greche, ci sono quegli assassini che <<tutti gli anni gli ateniesi portano sulla
scena, a teatro>>.Isocrate non potrebbe indicare piu chiaramente come egli
abbia desunto dalla tragedia questa litania dell'odio nella famiglia. Dalla
parte buona si trovano, com'e ovvio, gli ateniesi autoctoni, che non
hanno sanguemisto e non sono immigrati:modo di ricollegare implicita
mente presso gli altri gli eccessi che hanno luogo tra simili ed il difetto
intrinseco che l'alterita costituisce. Dalla parte buona si trovano dunque
gli ateniesi, che manifestano alla loro nutrice l'affetto che gli esseri di
elezione hanno per il padre e lamadre, come se, poiche esso e metaforico,
l'amore familiare che nutrono per la loro terra li avesse salvaguardati
dagli orrori della famiglia98.
Cosi, nei suoi temi, Isocrate rinnova l'elogio obbligato dell'autoctonia,
senza comunque modificarne il contenuto. I1 suo contributo pero e
soprattutto importante in quanto opera per integrare in una prospettiva
mitico-storica le due figure opposte della famiglia: come luogo di odio, la
famiglia presiede alla nascita delle altre citta; come luogo di parentela

96
Citazione da G. Glotz, La solidarit? de lafamille, cit., p. 90.
97
Isoc., IV (Paneg?rico), 120-125.
98 corne un modello
Sparta illustra storicamente quello che Isocrate ha svolto mitico
con una discordia al suo pi? alto grado (Isoc., ivi, 177); Yoikeiotes
tragico: tutto vi comincia
spartiata ? sia il rapporto di parentela che unisce i cittadini alla massa, sia l'espressione
28 Nicole Loraux

generalizzata, la citta ateniese ignora la stasis.La tensione tra due modelli,


di volta in volta dominanti, ha fatto posto ad una opposizione ben netta,
tra due tipi di origine e due tipi di citta.
Si potrebbe dimostrare che e sempre alla stessa fonte - a questa ideologia
ateniese della parentela - che attinge, in modo incomparabilmente piu
teorico, la riflessione platonica sulla citta. Per fondare la citta in natura,
c'e una sola soluzione: costituire - realmente, nel senso in cui sono reali le
formazioni ideologiche - una parentela generalizzata che unisca tutti i
cittadini tra di loro. Per assicurare la coesione tra i guardiani e noto come
si riveli necessaria una obella menzogna>, che per molti aspetti e un mito
di autoctonia: eccoli dunque tutti fratelli, poiche hanno in comune la
terra, clie e per loro una madre ed una nutrice99. Allora ogni proprieta
potra essere soppressa, dunque potra essere soppressa ogni famiglia
ristretta (in quanto proprieta e famiglia sono appunto designate dalla
parola oikia), per popolare di parenti la citta tutta intera100.Non esistera
piu oikeionprivato, l'oikeionsara comune a tutti, cosi che omioo non avra
ormai altro senso che (nostroo001; in tal modo si evitera la stasis. Ed in
effetti lo scopo di una simile costruzione e appunto questo: distruggere le
famiglie corrisponde a metter fine ai processi ed alle liti di cui <(sono
occasione il denaro, i figli ed i parenti>; in altre parole, a metter fine ad
ogni guerra civile, poiche il processo era gia una stasis102. In breve, un
modello ha avuto il sopravvento sull'altro, che Platone intende definitiva
mente colpire di invalidita. La tensione, che Isocrate immobilizzava in
una opposizione, e qui riassorbita: allo stesso tempo esplicitata nei suoi
termini ed espulsa.
Riassumendo a grandi linee queste pagine platoniche famosissime, volevo
solo mostrare - alla fine di un lungo cammino attraverso le rappresenta
zioni ateniesi della stasis - con quale perspicacia il filosofo abbia saputo
giocare una figura della parentela contro l'altra.Tuttavia, vi trovo anche
l'occasione per tornare su due punti che ci hanno fermato piu di una volta
lungo il cammino: la nozione di phylon e la logica della fraternita.
Sul versante del phylon, in quanto fatto di natura ed in quanto stirpe
considerata come chiusa, bisognerebbe prendere lemosse dal qualificativo
homophylos; infatti, trovandosi tutta interamente - come sembra - dalla
parte della concordia, questa parola felice sfugge alle connotazioni sinistre
che circondano emphylos. Torna alla mente la parentela ateniese nel

ir?nica di un rapporto di violenza (182); gli Spartiati son? dei criminali che osano uccidere i
loro fratelli e i loro hetairoi (184); essi hanno fatto molto maie ai loro parend (207,220).
99 a: rcavTe? ??etapoi...,
Plat., Resp. III 414d-415 uf|TT|p Kai xpocpo?.
too
per je reg0je d'iiso dei termini di parentela, Resp. V 461 d.
101
La base ling?istica di questa costruzione te?rica consiste nel togliere qualsiasi senso
all'uso ordinario e pronomi possessivi: cfr. Resp. 462 b-c, 463 e 3-5, 464 c-d. Si
degli aggettivi
tratta di evitare la situazione, drammatizzata da Sofocle ne\YAntigone, in cui l'enunciato di
?mi?? ? esclusivo di tutto il resto, a cominciare dalla citt? (cfr. per esempio il v. 48).
102
Resp V 464 d-e. Cfr. anche 459 e, 465 a-b.
29 Oikeiospolemos
Menesseno; una delle sue designazioni eraphilia homophylos,
ol'amicizia di una
Ad essa si aggiungeranno imatrimoni della Repubblica,
stessa stirpe>>"'3.
fondati di necessita poiche essi accoppiano uomini e donne il piu' che
possibile ((diuna stessa natura>>(homophyeis)104.Sempre in ambito platoni
co, bisognerebbe ancora evocare lo Zeus homophylos delle Leggi, testimone
del cippo dell'amicizia, il quale veglia a che nessun conflitto di vicinato
opponga gli oikeioipolitai,i concittadini che tutto riavvicina'05.Si potrebbe
addirittura fare un'incursione in Aristotele: Aristotele che, contro Plato
ne, non ha smesso di proclamare che non si fa una citta con cittadini che
siano simili, ma che, quando riflette sulle condizioni di sopravvivenza di
una citta, riconosce volentieri come, per evitare la stasis, si riveli efficace
l'appartenenza ad una stessa stirpe (to homophylon)106.
Tuttavia, ci soffermeremo piu a lungo sul modello dei fratelli, per il suo
ricorrere tanto dalla parte della famiglia unita quanto dalla parte della
famiglia dilaniata. Nel tempo in cui Eschilo fondava la storia degli Atridi
sulla rivalita di Tieste e di Atreo, Erodoto non si stupiva affatto che il
tradizionale disaccordo tra le due famiglie regali di Sparta traesse origine
dalla discordia iniziale di due fratelli107;pero, quando la politica e
immaginata sulmodello della parentela, e altrettanto ovvio che i cittadini
siano ((tutti fratelli>>(pantesade/phoi),come nella Repubblica.
Adelphoi sono i fratelli di sanguel08; e, di fatto, piu di una volta,
l'appellativo di syngeneissi specializza nella designazione di questi consan
guinei per eccellenza'09. Chi crede alla syngeneia di tutti i cittadini tra di
loro, li dichiarera dunque fratelli. Quando Lisia, evocando i democratici
ateniesi del 403, dice che quelli di loro che rientrarono in citta hanno
manifestato (<pianifratelli>>(OekX(pa-r&
PouXei1ata) agli atti di coloro che
sono morti nei combattimenti per la liberta, forse usa solo una metafora
molto logora, dalla quale non si potrebbe dedurre che il tema della
fraternitA fosse effettivamente al centro della restaurazione democrati
cal ". In Platone e esplicita, al contrario, la fraternita come figura

103
Menex. 244 a.
104
Resp. V 458 c,
con la sinonimia homophylos/-phyes, ricordata sopra, nota 17.
105
Eeg VIII 842 e - 843 a.
106
Arist., Pol. V 1303 a 25.
107 di adelphus eontas deve tra ?bench?
Herod., VI 52: si noti che la traduzione scegliere
e erano in disaccordo?, mentre il testo
fratelli, essi erano in disaccordo? ?perch? fratelli, essi
greco lascia aperte tutte le possibilit?.
*08 i
Cfr. E. Benveniste, Vocabulaire, cit., I, pp. 212-214; adelphos designa originariamente
fratelli in quanto usciti dalla stessa matrice, cosa che ha a lungo contribuito a la
collegare
discussione del termine alia questione del matriarcato: cfr. P. Kretschmer, Die Griechische
in ?Glotta?, 2, 1910, pp. 201-213 e J. Gonda, Gr. ??eAxpo?, in
Benennung des Bruders,
?Mnemosyne?, 15, 1962, pp. 390-392.
109 30 con le
Soph., Oed. Col. 1387-1388 e soprattutto Is., VIII (Successione di Chiron?),
osservazioni di F. Bourriot, Recherches sur la nature du g?nos, cit., p. 219.
110 tuttavia ad Antigone 192 (??etap? xc?v?e KnpC?a? ?x?),
Lys., II (Epitafio), 64. Da accostare
dove il significato ?fratello? ? tutto tranne che neutro.
30 Nicole Loraux

dell'autoctonia, quando essa - considerata da un punto di vista politico -


viene assimilata alla democrazia: allora si suppone che gli ateniesi, <<tutti
fratelli nati da una stessa madre>> (gta; iiFtp 56; ivc; a6&X(poi (p'vte;),
pratichino l'uguaglianza inmodo assolutamente naturale, in opposizione
ai cittadini di altri regimi, che e facile poter dividere in <<padroni>>
e
((schiavi>> '.
Trattandosi di rapporti di fraternita, con Platone non abbiamo certo
terminato; egli predilige il tema in maniera evidente. Dal proverbio che
cita all'inizio della Repubblicae che fa del fratello il primo ausiliario"12,si
passa senza difficolta all'imperativo, codificato in legge, di venire in aiuto
come ad un fratello ad un concittadino della stessa eta 113; dalla bella
menzogna della Repubblica,secondo la quale tutti i cittadini sono adel
phoi' 4, si passa senza difficolta alla riflessione delle Leggi, dove la parola
<<fratello)> e ancora la piut appropriata per designare con precisione il
rapporto di concittadinanza"15.Tutto indica come la nozione di fraternita,
addirittura oltre le sue implicazioni politiche, occupi un posto essenziale
nella speculazione del filosofol"6.
Di colpo, eccoci lontano dalla vita politica dell'Atene classica.
E tuttavia, se si segue la ricorrenza di questo tema in Platone, non ci si
allontana affatto dalla realta delle rappresentazioni sociali che fanno della
citta una famiglia. Per finire, bisogna accettare almeno di uscire da Atene
e di fare un'incursione all'inizio dell'epoca ellenistica. Infatti, e in Sicilia,
nella piccola citta di Nakone, all'inizio del III secolo, che la realt'a diviene
per cosi dire platonica, poiche in seguito a disordini civili i cittadini si
riconciliano solennemente tra di loro divenendo fratelli. Si tratta certo di
una procedura molto importante; tuttavia, alla fine del cammino da noi
compiuto, non ci si affretteriatroppo a proclamare che essa costituisce un
hapax"7: eccezionale se si guarda alle pratiche sociali effettive, questa

111
Plat., Menex. 238 d-239 a, da accostare a Ill 414 d-415 a.
Resp. Sull'opposizione
ancora Ant.
adelphos/dulos, cfr. 517.
112
Resp II 362 d [cfr. Dem., XIX (Ambasdata), 238]. L'idea risale almeno zlWd?ssea (XVI
95-96 e 115-116).
113
Leg. IX 880 b 5: il fratello posto al primo rango dei rapporti di parentela fittizi che
esprimono la cittadinanza.
114
Resp. V 414 d-415 a. Si notera che, nel Timeo (18 d 1-2), il riassunto della Repubblica mette
sorelle e fratelli in testa all'enumerazione
115 degli homogeneis.
Leg. I 627 d 9 (?quei fratelli di cui stavamo parlando?). Ma il termine ?fratello? non era
ancora stato forse era in filigrana nella definizione dei cittadini corne ?syngeneis
pronunciato;
nati dalla stessa citt??. Cfr. anche, per il passaggio dal fratello al cittadino, Leg. IX 869 c 7-d
2.
116
Ci sarebbe molto da dire su quell'idiotismo plat?nico che ? l'uso di adelphos in posizione
di aggettivo per denotare la parentela o l'affinit? delle due nozioni. Alcuni in una
esempi
lunga lista: Phaed. 108 b 6 (crimini fratelli); Phaedr. 238 b 4 (desideri tra loro fratelli); Resp. VI
511b (scienze sorelle), oltre a VII 530 d che sottolinea l'origine pitag?rica di una simile me
t?fora.
117
Secondo l'editore del testo, D. Asheri, questa procedura non troverebbe in
?analogie
31 Oikeiospolemos
procedura evidentemente lo e molto meno se viene riferita all'immagina
rio familiare e fraterno della citta, un immaginario di cui ci si e sforzati
qui di suggerire la coerenza.
Ecco dunque l1'affratellamento>> di Nakone. Dopo la pubblicazione delle
iscrizioni di Entella, sappiamo bene ora come si svolgessero le operazio
ni 18; ci si limitera a commentarne le modalita essenziali. C'e stata una
controversia (diaphora),che tutto autorizza ad assimilare ad una guerra
civile'19. Una volta tornata la calma, si tratta di organizzare la riconcilia
zione (dialysis).All'occorrenza, cio consiste nel suddividere per meglio
unire: nel distribuire la citta tutta intera in gruppi di cinque fratelli, una
procedura che ha lo scopo ultimo di riunificare il corpo civico grazie alla
sola forza della fraternita120
Cosi, per estrazione a sorte, sono costituiti gruppi di (<fratellielettivi>>
(ade/phoihairetoi)2. Di per se, un simile enunciato non manchera di
sorprendere lo storico delle istituzioni, abituato alla fortissima opposizio
ne che il pensiero politico greco segna appunto tra elezione ed estrazione a
sorte.Ma si tratta veramente di un problema di istituzioni? Certo, in un
simile contesto hanno significato tanto l'estrazione a sorte quanto il titolo
di fratelli elettivi: bisogna rimettersi al caso dell'estrazione a sorte per
evitare che, in ogni gruppo di fratelli, l'ostilita ideologica, che separa due
((avversari)>(hypenantiof), non si duplichi in un solido odio personale'22;
tuttavia, allo stesso tempo, bisogna suggerire ai cittadini, cosi designati,
che essi sono <<scelti>>, scelti gli uni per gli altri, nella prospettiva di una
fraternita indefettibile. Se comunque ci si continua a stupire che il
prodotto di un'estrazione a sorte prenda nome dall'elezione, per chiarire
1'espresioneadelphoihairetoi,ci si potra aiutare con un passo del Menesseno:

nessun'altra citt? di istituzioni di tipo greco?, cosa che spingerebbe a c?rcame i modelli
cit., p. 1035). Tuttavia Asheri ammette
altrove (Osservazioni storiche sui decreto di Nakone,
f?cilmente che Nakone si trovava in ?un creuset de cultures, toutes d?sormais en phases
les cit?s grecques: le d?cret de
diverses d'hell?nisation? (Formes et proc?dures de r?conciliation dans
Nakone, in Symposium 1982, Valence, 1985, p. 138).
118 n. III dei Materiali e contributi per... Entella, cit.
? l'iscrizione
119 in
Bisogna forse, corne prospetta I. Savalli (Alcune osservazioni sulla terza iscrizione da Entella,
Materiali e contributi, cit., pp. 1060 sg.) interpretare l'assenza del termine stasis come un segno
della portata ristretta della dissensione? Cos?, in Senofonte (Hell. VII 4, 15) diaphora designa
una stasis larvata. Credo pero, come lo stesso autore, che l'uso di diaphora consista forse in un
eufemismo in Menex. 243 d ma il termine anche funzionare come
(come 5); pu?

rappresentazione conglobante del conflitto (cfr. per esempio Resp. V 471 a).
12^ Costituzione di gruppi di cinque intorno ad un n?cleo di due avversari, poi ripartizione
di tutto il corpo c?vico secondo lo stesso principio: su queste due tappe, Asheri, Osservazioni
di cinque ? un simbolo di integrazione, in
storiche, cit., pp. 1038 sg. Si ricorder? che il numero
numer?se tradizioni come nella filos?fica dei greci, dove ? il
indo-europee speculazione
?numero nuziale?: Resp. VIII 546 b-d, oltre a Plut., Mor. 388 a-b (Sulla E di Delfi); 429 b-d
e Osiride).
(Sulla scomparsa degli oracoli); 374 a-b (hide
121 a sorte: linn. 15-17 e 22-27. Fratelli elettivi lin.: 20.
Estrazione
122
Come osserva D. Asheri, Osservazioni storiche, cit., pp. 1037 sg.
32 Nicole Loraux
qui Platone oppone un titolo elettivo (hairetos)a quello che si detiene fin
dalla nascita (ek genous)23. Ipotizziamo che, in questa opposizione ek
genous/hairetos,la nascita sia il termine sottolineato, e che infine la sola
funzione di hairetosconsista nel suggerire come ci sia stata una procedura
di designazione: in rapporto a genosche designa la natura, hairetosindica
solo un reclutamento di tipo politico, e dunque contrattuale. Se torniamo
ora ai nostri siciliani del III secolo, e sicuro che gli abitanti di Nakone,
decisamente platonici, con il titolo di fratelli elettivi senza dubbio
volevano solo opporre alla fratellanza naturale quella che associa tra di
loro cinque cittadini in virtu' di una decisione umana (direi: in virtu' di
una finzione?). I1problema dunque non e problema di istituzioni, ma di
rappresentazione della parentela (naturale o fittizia: quella degli adelphoie
fittizia e riconosciuta come tale). Cio ci invita a guardare piu da vicino
che cosa avvenga in questa iscrizione, della famiglia, reale o metaforica.
Nella sua forma codificata di parentela legale (anchisteia), la famiglia reale e
tenuta fuori. A due riprese, durante l'estrazione a sorte dei primi trenta
gruppi24, poi quando il resto della cittta e suddiviso secondo lo stesso
modello, si precisa che i cinque <<fratelli>>
non debbono intrattenere tra di
loro nessuno di quei rapporti di parentela che definiscono l'anchisteia,
esclusa in quanto tale da questa procedura straordinaria, nella legge
consuetudinaria esclusa dai tribunali125.Mentre separa gli adelphoicosi
radicalmente dalla loro parentela naturale, la comunita dei Nakonaioi
riconosce che la stasis passava di fatto attraverso le relazioni familiari126, e
mette al bando la famiglia per fondaremeglio la riconciliazione. Coglien
do la stessa occasione, afferma l'autonomia delle fratellanze assolutamente
nuove.
Adelphoi hairetoi:una parentela fittizia, integralmente civica, ma che in
nessun caso potrebbe costituire nella cittAuna struttura istituzionale127.Se
il decreto si preoccupa di organizzare il futuro in modo che, ogni anno
alla stessa data, i cittadini siano in festa <<secondo gli affratellamenti>> (kata
tas adelphothetias),
probabilmente bisogna intendere che i gruppi di fratelli
non hanno altra finalita se non quella festiva128:dunque simbolica, poiche

123
Plat., Menex. 238 d 4.
124
Sulla costituzione di questi primi trenta gruppi, estratti a sorte sulla base di due liste di
trenta avversari stilate dalle due parti avverse, cfr. linn. 13-19.
125 i di svolgere le
Vanchisteia definisce nella circostanza gradi di parentela che impediscono
funzioni di giudice in un processo: cfr. I Savalli, La terza iscrizione, cit., p. 1063 (con bibliogra
f?a).
126 a una fazione
Si aderisce sulla base delle relazioni familiari: cfr. per esempio Xenoph.,
Hell. V 3, 17 (Sia (piXiav fj ?i? oDyy?veiav tc?v cpuya?cov). A Nakone evitare che la
bisogna
ricostituzione di un n?cleo famili?re, anche ridotto al minimo, reintroduca le discordie.
127
Cfr. I. Savalli, La terza iscrizione, cit., p. 1064; diversamente S. Alessandri, Sulterzo decreto da
Entella, inMateriali e contributi, cit., pp. 1053 sg.
128
Si ricorder? la ?gioia? dei ritrovamenti nel Menex. 243 e l'evocazione della panegiria delle
anime in Resp. X 614 e.
33 Oikeiospolemos
il tessuto stesso della festa e costituito da questi legami di reciprocita che
uniscono tra di loro gli antichi nemici divenuti fratelli e mescolati agli
altri cittadini'29.
La parentela degli adelphoihairetoie tutta simbolica. Tuttavia, il paradosso
(e l'interesse) del decreto di Nakone e che essa sia pensata come
consanguinea, e non come semplicemente classificatoria: la procedura
infatti non istituisce phrateres130, ma appunto adelphoi.Adelphoi come gli
autoctoni del Menesseno,come i cittadini della Repubblica.Non sorprende
quindi che la cerimonia annua, istituita dal decreto, debba comportare un
sacrificio agli antenati ed allo stesso tempo alla Concordia: il culto di
Homonoia e politico131, il culto dei Genetoresraccoglie tutti imembri di
una stirpe nella celebrazione di uno stesso passato mitico.
I fratelli, dunque: una finzione, ma una finzione vera. La <<creazionedi
una consanguineita>>; una <<parentela artificiale)>132, la stessa che Platone
fondava su una menzogna convincente. Una consanguineita generica per
rimettere le relazioni familiari al loro giusto posto nella citta: in ogni caso,
fuori dal simbolico. Una fraternita civica per dimenticare la divisione.
Siamo molto lontani dalle fratellanze omeriche che si costituivano dalla
vendetta e per la vendetta133,molto piu vicini alle <(parentele>> ellenistiche
(penso a quelle comunita che si chiamano syngeneia e danno ai loro
membri il titolo di <<fratelli>>)134.
Ma soprattutto: siamo nel filo diritto di
un pensiero della citta sotto metafora familiare.
B tempo di mettere fine a questo percorso, gia molto lungo benche ci si
sia contentati di rinvenirvi qualche figura di una' combinazione a tre
termini tra stasis, famiglia e citta: anche se si e solo cercato di suscitare

129
Non credo, come D. Asheri, che la riconciliazione nazionale sia l'imitazione delle
cerimonie pr?vate di affratellamento (Formes etprocedures de r?conciliation, cit., p. 141): Kax? x??
??etapo?exia? (lin. 33) mi sembra rinviare alla procedura civica da poco istituita e non a un
passato di pratiche non mi sembrano
private; an?logamente gli adelphoi hairetoi destinati ad
altro che a un'attivit? simb?lica (diversamente D. Asheri, pp. 140 sg. il quale crede che i
fratelli votino a
maggioranza).
130
Se ne lamenta D. Asheri (Osservazioni storiche, cit., pp. 1043 sg.) perch? i phrateres
costituiscono sempre una parentela classificatoria (cfr. E. Benveniste, Vocabulaire, cit., I, pp.
212-214), cosa che gli sembrerebbe pi? appropriata alla creazione di fratelli elettivi. Ma
che non ha alcuna esistenza istituzionale, ? assente dalle costruzioni nei
phrater, ideologiche,
testi corne nelle pratiche dei cittadini di Nakone.
131
Corne quello di Demokratia, che secondo alcuni storici sarebbe stato istituito ad Atene a

partir? dal 403.


132
Citazioni da G. Glotz, La solidarit? de lafamille, cit., pp. 160 sg.
133
Si ricorder? che i due fedeli aiutanti di Ulisse nella sua vendetta devono diventare, per
Telemaco, ?x?pco xe Kaoryv?|xco xe (compagni e fratelli): Od. XXI 213-216, con le
osservazioni di J. Svenbro sui ?groupe familial minimal? (Vengeance et soci?t? enGr?ce ancienne, in
La vengeance. Vengeance, pouvoirs et id?ologies dans quelques civilisations de lAntiquit?, a cura di R.

Verdier-J.-P. Poly, Paris, 1984, p. 49).


134
L. Robert, Le sanctuaire de Sinuri, Paris, 1945, pp. 93-97. Sullo sviluppo del vocabolario
della parentela nella sfera delle relazioni internazionali, non posso che rinviare alParticolo
cit. di D. Musti.
34 NicoleLoraux

domande ciascuna delle quali meriterebbe da sola una ricerca.


Ci6 e vero per ilmodello dei fratelli, cosi ricorrente (i peggiori nemici, gli
amici piu' sicuri); a questo modello bisognera dare un radicamento
circostanziato nella cittA di epoca classica. Questo suppone che ci si
applichi sistematicamente all'ordine secondo cui sono tradizionalmente
enumerati i parenti piu' prossimi. Se, come suggeriscono i testi che qui
abbiamo studiato, la tendenza in un contesto politico e quella di nominare
in primo luogo i fratelli'35, questo fatto merita di per se stesso di essere
indagato, se non altro in rapporto ad una logica come la nostra, dove e
inteso che si cominci con gli ascendenti (quelli che, al modo romano, si
e che danno il proprio nome all'insieme del reticolo
chiamano i <<genitori>>
familiare; ed e cosi che noi parliamo di parentela la dove i greci dicevano
syngeneia,generalizzando all'insieme della famiglia cio che risulta propria
mente solo dalla consanguineita). Se e vero in effetti che nella riflessione
prende in talmodo la precedenza sul genos- cioe,
sulla citta la syngeneia
sulla stirpe136 -, resterebbe da spiegare questa scelta, che si cerca di
chiarire attraverso le strutture greche della parentela; che si suppone
determinata dallo statuto dei cittadini in quanto essi sono idealmente en
helikiai, in eta da portare le armi, ne troppo giovani ne troppo vecchi,
inclini dunque a privilegiare i rapporti orizzontali tra simili, all'interno di
una stessa generazione'37; o che vi si veda la realizzazione immaginaria di
un desiderio di uguaglianza, di fronte allo spettro della divisione nella
citta ed alla minaccia del kratos, che rinasce sempre138.
Tuttavia, torno ancora una volta a quello che e stato il mio oggetto di
studio - alla triade stasis, famiglia, citta - per constatare di nuovo che
queste nozioni si articolano secondo linee di forza dove la ricorrenza e la
sovrapposizione prevalgono largamente su ogni processo continuo ed
evolutivo. Di qui il paradosso e l'ambivalenza in cui ci siamo imbattuti
piu di una volta. Lo storico della parentela potra trovarvi un'occasione
per riesaminare l'idea, comunemente accolta, di un superamento irresisti
bile dell'oikosda parte della citta. Quanto a lui, lo storico del politico forse
ne trarra elementi per rafforzarsi nella convinzione che l'ambivalenza
presiede alla riflessione greca sulla citta, e che quindi bisogna integrarvi la
stasis:poiche il conflitto interno ormai deve essere pensato come conflitto

135
Alcuni esempi, in numero certamente limitato: Lys., XII (Contro Eratostene), 34 e 92 (83,
dove sono enumerati fratelli? si spiega nella prospettiva della ?solidariet?
?padri, figli,
passiva? della famiglia, quando i tiranni vogliono uccidere i loro avversari insieme con la
loro discendenza); Isoc, IV (Paneg?rico), 121, 184; Plat., Resp. V 463 e 5; Tim. 18 d 1-2; Eeg IX
880 b 5.
136
Genos, dalla nascita al lignaggio: cfr. F. Bourriot, Recherches, cit., pp. 212-219.
137
Syngeneia o i rapporti orizzontali tra consaguinei per esprimere i legami che uniscono i
congeneri.
138
S?ll'?sotes come ideale del vincolo fraterno, di cui kratos ? la realt?, si rileggeranno le
Fenicie di Euripide.
35 Oikeiospolemos
che nasce effettivamente dall'interno del phylon, invece di essere importato
dall'esterno, come vuole una soluzione confortevole. Comincia l'intermi
nabile confronto di stasisemphylose di oikeiospolemos...
Bisogna tentare, con i greci, di pensare la guerra nella famiglia. Formulare
che la citta e un phylon:ne consegue che la stasis e il suo rivelatore. Fare
della citta un oikos:all'orizzonte di oikeiospolemossi profila una festa di
riconciliazione. Ed ammettere infine che la tensione tra queste due
operazioni non e di quelle che si risolvono.

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