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Nel 1977 scrive i Dodici Studi, con una scrittura apposita per

gli studenti, perché utilizza un lessico moderno. Il numero 12 è


perché Bettinelli ha fondato molti dei suoi studi sul procedere
semitonale della scala cromatica.
In un’intervista Paola Brino ci esprime la sua opinione sugli
studi:“più di uno studio esordisce con il Mi [...] e quindi
l’altezza ritorna ciclicamente ogni quattro studi. I sei Studi
centrali, invece, esordiscono ciascuno con una delle sei note
dell’accordatura della chitarra, anche se non con il medesimo
ordine. Per finire, le note iniziali dei primi e degli ultimi tre
Studi sono contenute nell’ambito di un intervallo di due toni
interi [...]. Ora, non è difficile scorgere in tutto questo due tipi
di suddivisione differenti: di quattro in quattro se consideriamo
la cadenza con cui ritorna l’altezza Mi, di tre in tre [...] se
invece consideriamo il rapporto intervallare tra le note iniziali
degli Studi. Dunque Bettinelli, invece di privilegiare una
suddivisione dell’ottava in dodici semitoni uguali [...] ha
preferito evidenziare altri tipi di suddivisione possibili, sempre
simmetrici, per terze minori e per terze maggiori, ossia i due
intervalli che sono alla base di tutti gli accordi.”
Bettinelli usa una scrittura non molto idiomatica ma incentra
tutto sulla finalità che il singolo studio deve avere come infatti
inserisce nei titoli: (I) Monodico, (II) Ritmico, (III) Arpeggi e
canto superiore, (IV) Accordi, (V) Registri alternati, (VI) Note
ribattute, (VII) Intervalli spezzati, (VIII) Polifonia, (IX)
Prevalenza di melodia nel basso. Per quanto riguarda gli ultimi
tre studi (X, XI, XII) l’ autore ci indica che [...]hanno carattere
riassuntivo e, volendo, si possono eseguire di seguito, come i
tre tempi di una sonata. Condensa e sovrappone idee,
prendendo qualche spunto anche dai precendenti studi, usa
come appellativi Mosso, Calmo e conclude il tutto con una
densa Passacaglia.

Compone Come una cadenza nel 1983. E’ una delle opere più
importanti dell’autore, perché è caratterizzata da varietà tipo
l’alternanza di sospensioni. L’opera è una specie di
improvvisazione cadenzale, e all’interno del brano ci si muove
verso vari cambi di luce, all’inizio un Meno Mosso e un Calmo,
poi un Allegro e per finire la ripresa del tema con un Lento.

Nel 1985 compone il Notturno, e lo dedica al chitarrista Guido


Margaria. E’ un brano piuttosto impegnativo da capire e anche
da ascoltare per via della melodia che procede da sola in modo
molto intenso, lento, cercato, e spesso la melodia tende ad
aprirsi verso l’acuto. L’opera inizia e finisce con la nota SI,
all’inizio molto grave e alla fine fa parte di una triade maggiore
che la rende molto acuta.

La sua ultima opera la compone nel 1994. Prende spunto da


Mozart, Chopin e Stravinskji, e la intitolerà le Mutazioni su Tre
Temi Noti. Vuole dimostrare con quest’opera, quanto si può
utilizzare il tradizionale, senza stravolgerlo molto con il
“nuovo”. Grazie a quest’opera abbiamo un’altra conferma di
quanto sia stato unitario il percorso di Bettinelli, unendo il
tradizionale con in i nuovi sistemi compositivi.

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