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Fondato nel 1948

Anno 70° n. 2 - marzo 2018


Sped. in abb. postale
comma 20, lett. C
Art. 2 - Legge 662/96
Taxe perçu
Tariffa riscossa
To C. P. M.

Periodico della Famiglia Cottolenghina

Arcivescovo
Nosiglia:
“giusta la decisione
del Cottolengo,
la legge apre
prospettive pericolose”
Anno 70° n. 2 - marzo 2018
Fondato nel 1948

Periodico della Famiglia Cottolenghina


Sped. in abb. postale
comma 20, lett. C
Art. 2 - Legge 662/96
Taxe perçu
Tariffa riscossa
To C. P. M.

sommario
Arcivescovo
Nosiglia:
“giusta la decisione
3 Il punto
don Roberto Provera
del Cottolengo,
la legge apre
prospettive pericolose”

Fondata nel 1948 Niente atti di morte


Anno 70 - n. 2 - Marzo 2018
4 nella piccola casa
a cura della Redazione

Periodico della Famiglia Cottolenghina


Periodico quadrimestrale

16
Sped. in abb. postale
Comma 20 lett. C art. 2 Legge 662/96 La virtù della temperanza
Reg. Trib. Torino n. 2202 del 19/11/71 don Emanuele Lampugnani
Indirizzo: Via Cottolengo 14
10152 Torino - Tel. 011 52. 25. 111
C. C. post. N. 19331107
Direzione Incontri Cottolengo Torino

16
redazione.incontri@cottolengo.org
l Direttore responsabile: Grazie Marisa
Don Roberto Provera a cura di Salvatore Acquas
l Direttore editoriale:
Salvatore Acquas
Redazione: Biotestamento
6
l
Caporedattore: Salvatore Acquas a cura della Redazione
Redattori: Mario Carissoni
Mio padre, l’uomo che portò la croce
l
Gemma La Terra
Collaboratori:
a cura della Redazione 11
Don Emanuele Lampugnani La scuola delle carezze
Fr. Beppe Gaido - Paola Bettella Beatrice di Roma 14
l Progetto grafico: La luna piena di Chaaria
l
Salvatore Acquas
Impaginazione:
fr. Beppe 20
Taci! Esci da lui!
l
Giovanni Grossi
Stampa: Tipografia Gravinese
don Paolo Squizzato 22
Via Lombardore 276/F - Leinì Dio, compagno di strada
Tel. 011 99. 80. 654 don Carlo Carlevaris 24
La Redazione ringrazia gli autori di articoli e Riflessioni personali
foto, particolarmente quelli che non è riuscita a
contattare.
Cris 26
Incontri è consultabile su: Un piccolo tabernacolo nella grande chiesa
www. cottolengo.org
www.avc-onlus.org
Simone 28
Leggiamo un libro
30
entrate a cuore aperto
http://chaariahospital.blogspot.com/ a cura di Salvatore Acquas
Questa rivista è ad uso interno della
Il bambino cieco
Piccola Casa della Divina Provvidenza
(Cottolengo) a cura della Redazione 32
il punto
don Roberto Provera

SPERANZA
Carissime lettrici e carissimi lettori,

C
redo che a tutti voi parlando: c’è qualcuno che suggerimenti. Il Signore mi
sia capitato di essere pensa a te, che si preoccupa invita a non abbattermi, ma
amareggiati a causa di te. Conversando, a un ad avere speranza, fiducia
di una qualche delusione. A certo punto si venne a e ad amare il prossimo
me è capitato proprio ieri. parlare di speranza, di – anche se non sempre è
All’incontro con l’Arcivescovo fiducia. E l’amico mi suggerì: tanto “prossimo” – come
sull’Esortazione apostolica “Perché non scrivi un Lui il Padre, ha amato noi.
di Papa Francesco “Amoris articolo su INCONTRI su Devo perciò amare i miei
laetitia”, cui erano invitate le questo argomento?”. parrocchiani sempre, quasi
dieci parrocchie delle Unità Allora ieri sera, tornando a quasi come fa Lui.
pastorali 11 e 12, gli unici casa e riflettendo su quanto E come se non bastasse ancora,
assenti erano i parrocchiani era appena avvenuto, mi questa mattina Gesù nel
della mia parrocchia. sono tornate alla mente vangelo invita (oppure ordina)
Nemmeno uno era presente, quelle parole e mi sono a chi è grande di farsi diacono/
neppure quelli che erano stati detto: “Ma guarda come servitore di tutti. Che lezione, o
più direttamente interpellati. è previdente il Signore, meglio quante lezioni.
Potete facilmente indovinare davvero non è solo È proprio vero che il Padre
quale sia stato il mio stato provvidente, ma anche celeste non perde mai di
d’animo. previdente. Prevedeva vista i suoi amati figli, noi,
MA quanto mi sarebbe successo e ciascuno di noi, e se ne
“La c’è la Provvidenza”, aveva voluto prepararmi”. prende amorevolmente cura.
come affermava Renzo ne E non solo. Ma la seconda Questo da una parte ci dà
“I promessi sposi”. Il giorno lettura della Messa di conforto e dall’altra ci spinge:
precedente, domenica, mi domenica mi aveva indotto a “Amatevi gli uni gli altri
aveva telefonato un carissimo riflettere sull’immenso amore come io ho amato voi” (sono
amico, non parrocchiano, del Padre celeste, che per noi parole di Gesù, certo, ma
per chiedermi come stavo. ha consegnato (alla morte) il credo che interpretino bene
Già questo mi aveva fatto proprio amato Figlio. la volontà e il sentire del
piacere, umanamente Ho unito i due “divini” Padre). Deo gratias. n

Incontri n° 2/2018 3
Niente
atti di
morte
nella
Piccola
Casa

Il superiore del Cottolengo


spiega l’obiezione di coscienza alla D.A.T.
La Piccola Casa della Divina La nuova legge afferma come diritto che
Provvidenza gestisce a Torino il nessun trattamento sanitario può essere
Presidio Sanitario Cottolengo e ha in iniziato o proseguito se non autorizzato
tutta Italia centri di accoglienza socio- dalla persona interessata.
assistenziali dove migliaia di persone Credo che un punto nevralgico sia quello
sofferenti vengono seguite e curate di riflettere sull’aspetto del consenso, su chi
quotidianamente. Padre Arice, come vi può chiedere l’interruzione dei trattamenti;
comporterete rispetto alla nuova legge? penso a tutte le persone sotto tutela, penso
Continueremo a servire la vita in ogni attimo con preoccupazione a come si determinano le
della sua esistenza, anche quando è fragilissima capacità di decisione. Il tema vero da affrontare,
e debole. Come già detto all’indomani e non viene fatto, è quello di creare condizioni
dell’approvazione della legge, noi non possiamo che permettano a chi è solo, in difficoltà e in
eseguire pratiche che vadano contro il Vangelo situazione di acuta sofferenza, di non invocare
e in un possibile conflitto tra la legge e il la morte, a cominciare dalle persone anziane
Vangelo sceglieremo il Vangelo. Di fronte ad una che si trovano in povertà e afflitte da patologie
richiesta di morte la nostra struttura non potrà gravi. Invece vediamo prevalere troppo spesso
mai rispondere positivamente. la cultura dello scarto, che spinge le persone più

4 Incontri n° 2/2018
a cura della redazione intervista
deboli a dire «tolgo il fastidio». indurre a credere che le vite nella Carta per gli Operatori
Nella cultura contemporanea, gravemente affette da malattia Sanitari approvata da Papa
della morte non si parla o a non sarebbero degne di essere Francesco, nella quale al
volte se ne parla, soprattutto nei vissute!». Nessuno può arrogarsi punto 152 si afferma che
media, spettacolarizzandola. Il il diritto di dire che la vita di un nutrizione e idratazione sono
problema è culturale. Inoltre altro è più o meno degna… da mantenere quando “non
i moderni mezzi strumentali In questa prospettiva la risultino troppo gravose”
impongono una riflessione questione problematica mentre in altri casi “non sono
seria, da un punto di vista rispetto al biotestamento giustificate”. Le nostre riserve
terapeutico, sul loro uso per non è riducibile sono motivate dalla questione
non cadere nell’accanimento alla discussione di un’autodeterminazione che
terapeutico. E qui mi pare sulla sospensione di mortifica il rapporto medico-
che sia importante il ruolo idratazione e nutrizione... paziente e la professione stessa
del medico. Certo è che dare Come ho già detto questo del medico, cristallizza una
dignità al morente significa è un falso problema. La volontà espressa in tempi
accompagnare sempre lui e la sospensione dell’idratazione e diversi dalla situazione che si
sua famiglia in questo momento la sospensione della nutrizione sta vivendo in quel momento
così delicato della vita. sono infatti già accettate e soprattutto spinge ad una
Ma per contro, cosa dalla Chiesa: il criterio della visione della vita che non
rispondere a chi afferma proporzionalità delle cure è accettabile, per la quale
che «se la vita non fu fissato già da Pio XII ed solo chi è vincente merita di
è più vita» è meglio è ripreso in modo esplicito sopravvivere. n
interromperla?
Formulata la questione in
questi termini, quasi nessuno
potrebbe porre obiezioni. Ma
così è semplicistico ed è di
“ Nessuno può
arrogarsi il diritto
comodo più all’ambiente che
al malato, il quale è vero pone di dire che la vita
delle domande inquietanti, ma di un altro è più o
meno degna”
le sue parole vanno decodificate
e non in un’unica lettura che ne
confermi la voglia di farla finita.
Prendersi cura del malato è far sì
che egli non si senta un residuo
biologico la cui permanenza
sulla terra va sistemata il
prima possibile. Su questo
sono importanti da ricordare
le parole di Papa Francesco
per la Giornata del Malato del
2015: «Quale grande menzogna
invece si nasconde dietro certe
espressioni che insistono tanto
sulla ‘qualità della vita’, per

Incontri n° 2/2018 5
Biotestamento
Arcivescovo Nosiglia:
“giusta la decisione del Cottolengo,
la legge apre prospettive pericolose”


Nel nuovo quadro normativo si aprono
prospettive pericolose e inquietanti anche
sui rischi di abusi sulla vita, motivati
dai ‘costi’ di mantenimento delle persone
malate”. L’arcivescovo di Torino, monsignor
Cesare Nosiglia interviene sulla legge legge sul
biotestamento e dichiara: “il mio apprezzamento
a don Carmine Arice, padre generale della
Piccola Casa della Divina Provvidenza per
la decisione di non applicare, nelle strutture
ospedaliere del Cottolengo, le ‘disposizioni
anticipate di trattamento’ per il fine vita, anche
andando incontro a tutte le conseguenze di legge
che tale scelta comporta”.
“Le ragioni di merito addotte – prosegue
monsignor Nosiglia – sono molto chiare e

6 Incontri n° 2/2018
a cura della redazione specchio dei tempi
riguardano i valori cui facciamo riferimento, di salvaguardare e promuovere la vita sempre
come credenti e come Chiesa, sul significato dal suo primo istante al suo naturale tramonto.
della vita umana – in ogni istante e nella sua Si tratta – in questo momento difficile e delicato
conclusione. Ci sono anche ragioni specifiche, – di sostenere una cultura della vita che sia
come don Arice ha ricordato: la Chiesa ha già davvero tale”. “È un dovere questo – conclude
stabilito i criteri della proporzionalità delle cure l’arcivescovo di Torino – proprio di ogni
e si è espressa, ancora recentemente con Papa persona, in quanto fedele e cittadino chiamato ad
Francesco, contro l’accanimento terapeutico e assumersi le proprie responsabilità, e a prendere
contro l’eutanasia”. l’iniziativa affinchè i valori della vita abbiano
“La ‘cultura della vita’ – osserva ancora pieno riconoscimento anche nella cultura e nelle
l’arcivescovo di Torino – è all’opposto della scelte politiche del nostro Paese”. n
‘cultura dello scarto’. Gli anziani, le persone
malate vanno pienamente difese e tutelate nei
loro diritti e quello della vita è prioritario: non
possiamo pensare che esistono, in questo Paese,
diritti di serie A e diritti di serie B”. Monsignor
“vita
La cultura della
è all’opposto
Nosiglia invita, quindi, “le comunita’ religiose,
le istituzioni, le associazioni e tutti i volontari della cultura
che operano nel mondo sanitario e assistenziale
della diocesi di Torino ad avere il coraggio di
dello scarto”
fare scelte di coerenza morale e di testimonianza
anche andando controcorrente, quando si tratta

Incontri n° 2/2018 7
don Emanuele Lampugnani spiritualità

LA VIRTÙ DELLA
TEMPERANZA
Gli istinti, lasciati a se stessi,
diventano distruttivi

I
n questo articolo cercheremo di descrivere la Gesù e i santi ci testimoniano che temperanza
virtù della temperanza, ponendoci subito la non è sinonimo di freddezza, di rigidità, di
domanda fondamentale: insensibilità - come talora si pensa -, bensì è
Che cosa significa “temperanza”? sinonimo di armonia, di ordine e perciò di
Il significato tecnico, generale del termine creatività e di gioia.
“temperanza”, è la capacità di soddisfare con Dove si esercita la temperanza?
equilibrio e moderazione i propri istinti e Il Cardinale Carlo Maria Martini, in una sua
desideri. Alla temperanza sono allora collegate riflessione, individuò cinque grandi aspetti o
molte altre virtù più facili da capire: dominio ambiti dell’esistenza in cui dobbiamo vivere la
di sé, ordine e misura, armonia, equilibrio, temperanza.
autocontrollo; tutti atteggiamenti assai 1. Temperanza come moderazione nel
importanti. mangiare e nel bere. In questo caso, essa ha
Qual è la fonte della temperanza? a che fare con l’astinenza, con il digiuno, con
Affrontare il tema della temperanza dal punto la cura della salute. La temperanza si oppone
di vista della tradizione cristiana, significa che evidentemente agli eccessi del cibo, dell’alcool
il discorso sull’etica diventa ascetico, spirituale, e alla droga.
cioè un discorso sul cammino dell’uomo che, 2. Temperanza come controllo degli istinti
vincendo se stesso, va verso l’imitazione di Gesù, sessuali. Nella Lettera ai Romani, Paolo
verso la somiglianza con Dio. esorta a vivere “non tra impurità e licenze”.
Dunque la temperanza è imitazione di Cristo, È il discorso della castità, della custodia dei
perché Gesù è modello di equilibrio, di dominio sensi, degli occhi, della fantasia e dei gesti;
di sé: tutta la sua vita è ben regolata. Gesù del buon uso dei mezzi di comunicazione,
è temperante nello slancio, nella vivacità, dell’attenzione alle letture, ai giornali, ecc.
nell’entusiasmo, nella creatività, nell’amore a
tutte le creature; Gesù ama le persone, parla con
amore degli animali, dei fiori, del cielo. In lui c’è
quell’armonia che tiene insieme i desideri, gli
istinti, le emozioni per farne un organismo ben
“ l’uomo deve
ricavare il suo
unificato.
Anche nella vita dei Santi contempliamo questo
comportamento dalla
splendore della temperanza: basti pensare a ragione illuminata
Francesco d’Assisi e alla sua passionalità santa,
sempre regolata, al suo amore per tutte le
dalla fede ”
creature, alla sua capacità di gioire.

Incontri n° 2/2018 9
spiritualità don Emanuele Lampugnani
3. Temperanza come equilibrio nell’uso dei esempio, nel suo saper trovare sempre spazio
beni materiali, in particolare del denaro. per la preghiera anche nel periodo di grande
Leggiamo nella prima lettera a Timòteo: intensità lavorativa e di carità degli anni dopo la
“L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i fondazione della Piccola Casa. Questo equilibrio
mali” (1Tim 6, 9-10). (lavoro/preghiera) è un qualcosa di grande
È tutto il tema dell’avarizia, della corruzione importanza.
amministrativa e politica, che nasce La virtù della temperanza, emerge nel Cottolengo
dall’avidità personale o di gruppo. Sotto anche dal suo comportamento sempre affabile,
questo terzo aspetto, la temperanza riguarda come attesta, per esempio, questa testimonianza:
anche il lusso, le spese sfrenate nel vestire, “I lineamenti del volto del servo di Dio
nelle seconde e terze case, nei divertimenti. presentavano un misto di gravità e di semplicità;
4. La temperanza come giusto mezzo nella l’innocenza traspariva dal suo sguardo e dal suo
ricerca di onore e di successo. sorriso. Egli aveva un ascendente, direi magico, non
In questo senso, la temperanza è collegata solo sui ricoverati, ma su tutti che lo frequentavano;
con l’umiltà, la modestia, la semplicità del era sempre piacevole con tutti, trattava da amico
comportamento; ed è contraria all’arroganza, con tutti, massime coi poveri e talvolta vedevasi
alla supponenza, al gusto sfrenato del potere. attorniato dai ragazzi storpi, malaticci, che
5. L’ultimo aspetto è quello della temperanza avevano avuto ricovero nella Piccola Casa, e
come dominio dell’irascibilità. La temperanza trattenevasi con loro a giocare alle piastrelle, ai
ci aiuta (meglio: ci insegna) a dominare sassi e si divertiva con essi con paterno affetto”
nervosismi, irritazioni, scatti d’ira, piccole e (P.O.: Mons. Renaldi II, 369-370). n
grandi vendette, magari anche nell’ambito della
famiglia, dell’amicizia, del lavoro.
Perché è importante la temperanza?
I cinque atteggiamenti sottolineati permettono
di comprendere come la temperanza tocchi tutta
la vita quotidiana, e la tocchi per renderla serena
e armoniosa. Allora, la temperanza è importante
perché rende la vita bella. La vigilanza su di sé
è quindi importante perché gli istinti, lasciati
a se stessi, diventano distruttivi. L’uomo deve
ricavare il suo comportamento dalla ragione, dalla
riflessione, dalla ragione illuminata dalla fede.
L’impegno per agire così è chiamato anche
ascesi, esercizio, allenamento: si tratta di
un’autoeducazione della volontà, che parte
dall’intelligenza e dalla ragionevolezza. E tutti
sappiamo che è molto importante allenarci con
sacrifici al dominio di sé, alle piccole rinunce. Là
dove i ragazzi non vengono aiutati a rinunciare
a qualche cosa, ma si concede loro tutto, non
saranno mai allenati, educati al dominio di sé.
San Giuseppe Cottolengo fu un uomo di grande
equilibrio, vivendo quindi con sublimità la
virtù della temperanza; questo emerge, per

10 Incontri n° 2/2018
a cura della redazione racconti

MIO PADRE,
L’UOMO CHE PORTò
LA CROCE

L
a via dei Fossi era pressoché deserta... Il ottima fattura... come il mio.».
sole caldo di giugno rendeva afose anche Quando suonò l’Angelus del mezzogiorno,
le ore del mattino e il frinire delle cicale, Giuseppe si alzò per pulirsi i calzoni, sempre
appiccicate agli alberi di Villa Martina, creavano sporchi di terra all’altezza dei ginocchi... Ma
un monotono sfondo armonico al ritmo proprio in quel momento vide sbucare all’angolo
squillante di un martello da selciatore. della chiesa, che era in fondo alla via, un
Seduto sui garretti, masticando come sempre poveraccio che avanzava con fatica, come se
la cicca, Giuseppe allineava le sue pietre e le portasse un grosso peso sulle spalle...
fissava nella terra ancora umida, con due colpi di Giuseppe, per la verità, non ce l’aveva molto coi
martello ciascuna e un pugno di sabbia. mendicanti, per via di certi fatterelli successigli
Erano quarant’anni che piantava pietre in gioventù, dove, sotto i cenci del povero, si
quell’uomo e su quelle pietre aveva allevato tutta nascondevano, purtroppo, autentici mascalzoni,
una famiglia, «una famiglia povera - diceva - ma capaci di rubare persino il Santissimo dall’altare
ben fondata, perché cresciuta su un selciato di maggiore.

Incontri n° 2/2018 11
racconti a cura della redazione
Quella volta, invece, provò una di Gesù si illuminò come sul braccio destro. Ma appena
commozione nuova, perché, Tabor -. Ma la mia croce deve la croce toccò il braccio,
man mano che quell’uomo si essere portata fino a quando questo gonfiò, si fece livido,
avvicinava, si vedeva anche tutti gli uomini saranno salvi. enorme. Giuseppe gridò per
troppo che soffriva davvero Se il chicco di frumento non il dolore e guardò Gesù che
e che aveva una strana marcisce nella terra, non si stava rialzandosi da terra, ma
somiglianza col Cristo della raccoglieranno mai le spighe. anche le braccia di Gesù erano
Via Crucis... Lo vide anche Guai se la mia croce dovesse gonfie e livide. Strinse allora i
vacillare sulle gambe e cadere giacere abbandonata!». Poi denti forte forte e si appoggiò
pesantemente a terra. Giuseppe Gesù guardò davanti a sé, la croce sulle spalle. Anche
sentì allora, improvvisamente, molto lontano e sospirò: «Lo queste gonfiarono e una grossa
il suo cuore gonfiare e battere spirito è pronto, ma è la carne macchia di sangue si allargò
forte, molto più forte di quando che è debole.». sulla schiena.
s’era visto saltare in aria, Fu proprio in quell’istante «Gesù mio! - gemette, ma
proprio sotto il naso, l’ultimo che gli occhi di Gesù si quando vide che anche le
ponte sul Piave... Istintivamente incontrarono con quelli di spalle di Gesù erano gonfie
si portò la mano al petto, come Giuseppe. e la schiena era vergata dai
per frenare quel cuore che «Signore! - esclamò allora segni della flagellazione, tacque
sembrava impazzito, ma si sentì Giuseppe -. Anche se tutti ti e incominciò a muoversi,
soffocare... Gli sembrò che il abbandoneranno, io resterò trascinandosi la croce.
cielo si colorasse di giallo, poi con Te.» e afferrò la croce di Qualcuno ora si era affacciato
di rosso e che tutto sparisse Gesù appoggiandosela sul alla finestra per compiangere il
dietro una cortina di nebbia
fitta, fitta. Anche il frinire delle
cicale sembrava molto lontano.
Tutto avvenne nel giro di pochi
secondi, in tempo per riaversi
prima di cadere anche lui a
terra, svenuto.
Ma ora, disteso ai suoi piedi,
non c’era più il poveraccio di
prima, bensì il Cristo, in carne
ed ossa, schiacciato sotto la
croce... Il suo volto, bagnato
di sudore e di sangue, era
reclinato sul selciato nuovo...
«Chi mi solleverà dalla mia
angoscia? - gemeva Gesù
ansimando -. Perché i paesi,
di solito così rumorosi, sono
ora così deserti?! L’anima mia è
triste fino a morirne...».
«Signore! - disse Giuseppe -.
Ma tu non sei già risorto?».
«Oh, sì, Giuseppe - e il volto

12 Incontri n° 2/2018
a cura della redazione racconti
povero Giuseppe, ma soltanto se la donna non l’avesse Dietro di lui, ora, il sangue
una donna scese nella strada. prontamente sorretto. segnava tutti i suoi passi,
Portava con sé delle bende e un «Le mie povere gambe!» gridò. sempre più lenti, sempre più
bicchiere di acqua fresca. Gli La donna si chinò a guardare. incerti.
si avvicinò, gli diede da bere Una lunga macchia nera dai Una notte Giuseppe cadde
e gli sussurrò in un orecchio: contorni giallastri si stendeva sotto la croce. Le gambe, che
«Io vengo con te!», Si provò a dalle ginocchia ai piedi e un la donna ripuliva e fasciava
sollevargli anche un tantino fiotto di sangue e pus colava da con cura ogni due ore, non lo
la croce, ma Giuseppe sorrise: una ferita fino a terra. I piedi reggevano più. Tutto il corpo
«Non puoi» disse e le fece si erano gonfiati e si erano fatti era disfatto e ridotto a poco
cenno col capo che la croce lividi ora, come il braccio. «La più di uno scheletro. Il cuore
doveva essere tutta per sé. cancrena!» disse la donna e batteva sempre più piano.
E camminarono così, uno pianse guardando Giuseppe. «Tutto è finito!» sospirò
accanto all’altro, per lunghi Anche Giuseppe pianse e il Giuseppe e il suo capo,
giorni e notti interminabili, suo volto, così bello prima, reclinato sulle pietre, si volse
senza riposare. si contrasse in una maschera verso il cielo.
La croce, intanto, penetrava impressionante di sofferenza. Quando fu l’alba un suono
profonda nelle carni di Ma anche i piedi di Gesù erano festoso di campane giunse da
Giuseppe e una notte sentì che gonfi e lividi per le ferite dei molto lontano. Era il primo
anche le gambe gli dolevano chiodi. Giuseppe trovò ancora Venerdì del mese. Gesù e
e lo reggevano a stento, tanto un po’ di forza per continuare Giuseppe si abbracciarono e
che vacillò e sarebbe caduto a camminare dietro a Gesù. il sangue dell’uno, si mescolò
col sangue dell’altro, tanto che
la donna non riusciva più a
distinguere quale dei due fosse
il Cristo.
«Oggi sarai con me in
Paradiso» disse Gesù e
Giuseppe sorrise e strinse forte
la mano della donna. Poi si
addormentò per sempre sotto
la croce.
Gesù riprese la sua lunga,
interminabile Passione e la
donna, in piedi accanto al suo
Giuseppe immobile e freddo,
si volse indietro, col cuore
gonfio di pianto, per rivedere
il lungo, doloroso calvario di
suo marito. Era un tortuoso
sentiero segnato dal sangue,
ma su quel sangue erano già
spuntati i primi fiori profumati
e c’era tanta primavera e tanta
speranza nel cielo. n

Incontri n° 2/2018 13
La scuola
delle carezze

N
ei 40 giorni passati alla Piccola Casa un seminarista del Burundi, con il quale ho
della Divina Provvidenza (To), nella condiviso il servizio la prima settimana. Diceva
famiglia dei S. Innocenti ho imparato a sempre: “Io mi sento così piccolo davanti a loro”.
dire: “Deo Gratias!”. Mentre preparavo l’ultimo Era sempre sorridente e quando uscivamo dal
esame prima della tesi, pensavo ad alcuni reparto mi diceva che se avesse scritto un libro
miei amici che partivano per stage e corsi di sul Cottolengo l’avrebbe intitolato “Alla scuola
specializzazione all’estero e mi domandavo delle buone figlie”. Sorridendo pensavo che aveva
seriamente perché io avessi risposto di ‘no’ proprio ragione, ma personalmente se scrivessi
a quelle proposte per dire ‘sì’ a questa. Ora, un libro sarebbe intitolato “La scuola delle
al ricordo di quell’estate, con un sorriso sulle carezze”. La carezza è molto di più di un semplice
labbra, realizzo che anch’io ho fatto uno stage gesto d’affetto, è un contatto che dice molto.
e con che maestro! Ricordo una domenica
mentre stavo lì in giardino, una ragazza dopo
aver portato una cosa a suor Maria mi si sedette
accanto e mi disse: “Io quando me lo chiedono
faccio sempre la carità, io ho la carta di credito!”.
Io sorridendo in un primo momento non capii
“diLapiùcarezza è molto
di un semplice
e cercai di farmi spiegare e mi disse con tanta
semplicità: “Certo, la carta di credito (indicando
in alto), io faccio del bene, ecco io posso fare
gesto d’affetto ”
sempre la carità quando me lo chiedono!”. Cosa
poter aggiungere?!? Ricordo poi Sebastien,

14 Incontri n° 2/2018
Beatrice di Roma testimonianza
È un passaggio in quattro
fasi: interno-esterno-esterno
interno. Cioè l’interiorità di
chi fa il gesto che vuole dare
se stesso all’altro attraverso
il gesto esterno (la carezza)
che raggiunge attraverso
l’esteriorità l’interiorità
dell’altro. È gesto gratuito,
che non pretende, che si dà
senza chiedere in cambio, il
gesto più semplice per dire:
“Eccomi, ci sono, sono qui per
te”. Questo essere Presenza per
gli altri è stato il regalo più loro esserci nella semplicità. E (1Gv 3,1). E allora veramente
grande. Imparare ad essere mi passano davanti in questo Deo Gratias a Dio padre perché
dono nella sola presenza. Ed momento tanti volti e sorrisi e ogni giorno ci ammaestra
ecco la ricchezza grande che silenzi pieni e sguardi cristallini nella carità e Deo Gratias
ho trovato tra le mura della che mi fanno esclamare: “Quale per l’accoglienza famigliare
Piccola Casa, tante esistenze grande amore ci ha dato il che riservate a noi vostri
che hanno il loro senso più Padre per essere chiamati figli fratelli e figli di questo stesso
profondo nella presenza, nel di Dio, e lo siamo veramente!” misericordioso Padre. n

Incontri n° 2/2018 15
GRAZIE
MARISA
a cura di Salvatore Acquas personaggio cottolenghino
Ciao Marisa, Ricevi il nostro abbraccio, Per questo oggi ci sembra
Si sono aperte per te le porte forte forte, non delicato che ci mancherai come
del Paradiso e i tuoi cari, come gli ultimi… Di quelli l’aria. Che nulla sarà
che ti è toccato lasciare che stropicciano il cuore più bello come prima,
da tempo, sono venuti a ma regalano una dolcezza quando sapevamo che ci
prenderti per un nuovo e infinita. E leggi, dietro le saresti stata a condividerlo
definitivo “sempre insieme”. nostre lacrime, l’infinita con noi. Ma tu, come
Ti abbiamo salutato sotto riconoscenza perché sei sempre, saprai stupirci
un Cielo azzurro e tiepido, stata speciale davvero per con le tue sorprese, come
dove oggi ti pensiamo felice ognuno di noi. Per questo, quando apparivi inattesa
e finalmente in forma, a non dimenticare di tenerci alla porta e ricordavi
passeggiare instancabile il posto vicino a te… perché sorridente: “Mi pare che
con gli angeli, col passo è lì che un giorno vorremo avessi un invito da voi,
allenato di buona tornettese. ritrovarti per sempre. non è vero?”.
Probabilmente non avrai
ancora finito di salutare i
tanti che ti hanno preceduta,
che tu hai accompagnato
fino all’ultimo giorno e a cui
dovrai raccontare le ultime
novità di quaggiù…

Incontri n° 2/2018 17
personaggio cottolenghino a cura di Salvatore Acquas

Certo, Marisa, tu rimani Ma siamo certi che il Sei stata per ognuno di
il nostro invitato speciale tuo cuore traboccante, noi la madrina migliore,
nelle nostre vite. Con una l’unica tua porzione da la sorella acquisita, amica
pena infinita ti abbiamo sempre extra large, saprà fedele, collega saggia e
lasciato tornare a Casa, come farci sentire la potenza professoressa eccezionale.
ultimamente desideravi. del tuo voler bene anche Soprattutto, ci sei stata.
Perché questo è il meglio ora che non ti vediamo Sempre. Hai condiviso le
per te ed era ora di ritirare più. Sappiamo che ci sei, nostre sofferenze, consolato
un premio assai più grande che continui ad abitare i i momenti bui, riempito
dei riconoscimenti che hai nostri cuori ed a prenderti con il tuo esempio di
ottenuto in vita… cura delle loro ferite. fede grande e serena i
lunghi momenti dello
scoraggiamento. Ma ti sei
anche seduta allegra ai
nostri tavoli di festa, hai
partecipato ai nostri successi
ed a tutte le nostre piccole
vittorie umane che hanno
segnato traguardi di bene.
Sei stata parte essenziale nel
nostro quotidiano, presenza
discreta, mai ingombrante
(e non per via della taglia
minuscola!), sempre fedele e
molto desiderata.

“ CIAO,
MARISA!
VIVI IN DIO
E VEGLIA
SEMPRE
SU DI NOI”

18 Incontri n° 2/2018
a cura di Salvatore Acquas personaggio cottolenghino

Una traccia di luce


Il dono di Marisa
M
olte parole sono state dette sulle sue
tante virtu’ e qualità. Noi abbiamo
avuto il privilegio di annoverarla tra i
fondatori, nei lontani anni 90, quando insieme
lavorammo alla stesura del nostro statuto.
Pur nella consapevolezza dei limiti temporali
posti alla nostra esperienza terrena, siamo
umanamente stupiti e addolorati per la partenza
di Marisa e ringraziamo Dio per il dono che ella
è stata per noi, testimonianza di donna unica e
originale per stile di vita, personalità e spiritualità.
Ognuno di noi nel corso della propria vita, lascia
dietro di sé, consapevolmente o meno, una
traccia del proprio cammino. Quella di Marisa è
una traccia di luce che ha illuminato coloro che
le sono stati compagni per un tratto di strada.
Luce che ha saputo tradurre la profondità del
suo spirito cottolenghino nella quotidianità di
carità, umiltà e servizio dentro e fuori i muri
della Piccola Casa. Ora comincia il tempo della
memoria delle esperienze vissute e del bene fatto
insieme, della gioia e della fede condivise, tutto
custodito come ricordo prezioso. Come non
si resta di continuo a contemplare un dono di
valore, ma lo si osserva in momenti particolari,
così faremo con il ricordo di Marisa. Poi lo
riporremo e conserveremo nei nostri cuori come
un tesoro nascosto, nella certezza di possederlo
per sempre. Allora saremo sicuri che dal passato,
ricordando Marisa, riceveremo continua gioia
e forza durevoli che ci aiuteranno a superare le
lacrime di oggi e a rafforzare la speranza.
Buona strada Marisa! Possa tu godere del
meritato abbraccio del Padre che nella sua divina
provvidenza saprà accoglierti e accompagnarti
sui nuovi sentieri della vita, finalmente e
totalmente realizzata. n
I tuoi amici del Cottolengo.

Incontri n° 2/2018 19
La luna piena
di Chaaria
20 Incontri n° 2/2018
fr. Beppe spiritualità

È
scritto sui “media” che non vedremo la Quando la vedo in cielo, magari mentre fa
luna rossa causata dall’eclisse. capolino tra i rami della pianta di noci di
La luna piena a Chaaria rimane comunque cocco, mi commuovo e rimango paralizzato per
uno degli spettacoli notturni più emozionanti e qualche istante.
mozzafiato, soprattutto quando, come stasera, Non riesco a staccarci gli occhi. La contemplo a
non ‘c’è una nuvola, e fuori tu potresti addirittura lungo e la sua vista è per me molto riposante e
leggere un libro, tanta è la luce che da essa emana. ricaricante.
La luna piena è così brillante che oscura tutte La stessa cosa mi succede davanti ad una
le altre stelle. Si riflette sui tetti di lamiera maestosa cascata o di fronte all’immensità del
dell’ospedale e dà l’illusione che sia giorno. Questa mare.
sera sono stato fortunatissimo ed l’ho vista alle 19, La luna mi placa, mi dona momenti di pace e
poco dopo il calare delle tenebre. Stava sorgendo ringrazio Dio per questo spettacolo naturale che
all’orizzonte, enorme, giallo scuro, stupenda. si ripete tutti i mesi. n

Incontri n° 2/2018 21
spiritualità don Paolo Squizzato

Taci! Esci da lui!


Egli è venuto a portare la spada,
a separare l’antico dal nuovo

« Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù,


entrato di sabato nella sinagoga, insegnava.
Ed erano stupiti del suo insegnamento:
questo? Un insegnamento nuovo, dato con
autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e
gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito
Egli infatti insegnava loro come uno che ha dovunque, in tutta la regione della Galilea». (Mc
autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella 1, 21-28)
loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto
spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: a rovinarci?», domanda l’uomo posseduto da
«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto uno spirito impuro. Questo tale pare essere
a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E un habitué della sinagoga dove Gesù sta
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». insegnando, uno che da una vita si lascia cadere
E lo spirito impuro, straziandolo e gridando addosso fiumi di parole ‘sacre’ dalle quali non
forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, si è mai lasciato provocare. Ora son proprio le
tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai parole di Gesù a destabilizzarlo, a disturbarlo

22 Incontri n° 2/2018
don Paolo Squizzato spiritualità
sino ad urlare tutto il suo disappunto. di contraddizione» (Lc 2, 34; versione 1974).
Detto con altre parole: «Sei venuto a distruggere Sì, Gesù è colui che ci rovina. Egli è qui per
il nostro perbenismo religioso Gesù? Il nostro risvegliarci da una religione che addormenta, per
poterci dire cristiani perché praticanti? Sei farci uscire dalla consuetudine della ritualità, egli
venuto a ricordarci che non basta dire «Signore, continua ad inquietarci facendo crollare da noi
Signore» (cfr. Mt 7, 21) per essere dei tuoi, ogni sicurezza dogmatica a cui ci appigliamo con
ma che occorre magari anche prenderci cura tanta protervia. Sì, Gesù ‘non è venuto a portare
della vita di chi ci sta accanto? Vorrai forse la pace’ (cfr. Mt 10, 34), quella serena e paciosa
dirci che non basta frequentare i sacramenti incoscienza dinanzi al dolore del mondo perché
per essere dei tuoi? Che non è sufficiente far si ritiene sufficiente il dirsi cristiani. Egli è
battezzare i figli, fare un po’ di elemosina, venuto a portare la spada, a separare l’antico dal
comunicarsi la domenica e credere al pacco nuovo, la sterile consuetudine dalla vitalità del
di dogmi consegnatoci da Madre Chiesa per Vangelo, a far uscire dalle chiese e dalle ‘verità’
essere salvati?». Ma come, io che ‘non ho mai considerate polizze assicurative, per cominciare
disobbedito a un tuo comando’ (cfr. Lc 15, 29), finalmente a prendersi cura degli ultimi, a
adesso passo come un indemoniato? Vorrai staccare magari i crocifissi di plastica dai muri,
forse dirmi che adesso nella logica del Regno, ritenuti amuleti porta fortuna, per occuparsi dei
noi ‘cristiani puri e duri’, ineccepibili quanto crocifissi agonizzanti nelle strade e nei nostri
alla retta dottrina, assidui frequentatori di mari. Gesù ci ha lasciato l’esempio, perché
chiese, sacramenti e sacrestie siamo considerati imparassimo che nel perdere la vita a favore del
‘spiriti impuri’? «Egli è qui per la rovina e la bene degli altri, risiede l’unico modo per viverla
risurrezione di molti in Israele, e come segno in pienezza e senza fine. E per dirci che chi si
sente sicuro e a casa nella propria religione, tutto
intento a coccolarsi il proprio piccolo dio, in
realtà la vita l’ha già perduta e irrimediabilmente
(cfr. Mt 10, 39). n

«Sfasciami il cuore, Dio di tre persone,


che finora hai bussato, bisbigliato,
fatto luce e cercato di correggermi:
se vuoi che m’alzi e resti in piedi, abbattimi,
spezzami, bruciami, e rifammi nuovo.
Come città usurpata, a un altro debita,
brigo per farti entrare, inutilmente:
la ragione, che in me è il tuo viceré,
e dovrebbe aiutarmi, è prigioniera,
e si dimostra debole e fallace.
Eppure t’amo, e vorrei esser riamato,
ma son promesso sposo al tuo nemico:
sciogli, separa, e spezza quel legame di nuovo.
Rapiscimi, imprigionami, perché
o mi fai schiavo o non sarò mai libero,
o mi violenti o non sarò mai casto»

(John Donne, Sonetti Sacri)

Incontri n° 2/2018 23
DIO,
COMPAGNO
di STRADA
La Sua alleanza

Q
uale credente non si è interrogato creazione. A causa di essa, Dio non è più solo,
sul silenzio di Dio di fronte alla c’è stato un cambiamento definitivo per Lui. Dio
situazione che il mondo sta vivendo ha rinunciato alla sua onnipotenza perché noi
oggi in condizioni di guerre, genocidi, massacri, potessimo esistere così come siamo. Esistere
attentati, fame, lotte religiose in vari continenti? significa anche “resistere”. Bisogna che la potenza
In questa umanità che sembra aver smarrito sia condivisa perché esista. Una potenza che non
la vigilia del benessere generale, della pace incontrasse nulla sulla sua strada non avrebbe
attraverso gli organismi mondiali ripetutamente senso.
riuniti attorno ai tavoli del governo del Mondo,
queste immense sofferenze, causate dalla
conduzione egoistica del mercato e delle risorse,
ci ripropongono ancora una volta il mistero di
questo Dio onnipotente in rapporto con l’uomo.
“ Dio ha rinunciato
alla sua onnipotenza
Dio non è in realtà onnipotente perché
l’onnipotenza significa una potenza che non è
perché noi potessimo
limitata da niente, nemmeno dall’esistenza di esistere così come
qualcosa di diverso da essa. Ora, dal momento siamo”
che ci ha creati, Dio tiene conto della nostra
esistenza, Egli è in relazione con la sua

24 Incontri n° 2/2018
don Carlo Carlevaris spiritualità
Nella nostra esperienza l’uomo. E quando Gesù Cristo di una comunione, da una
pensiamo agli accordi, ai patti verrà nella sua carne per fare promessa di vita.
che legano gruppi o nazioni, questa Alleanza con l’umanità, Nella Bibbia, Dio ha preso
ma anche agli impegni e agli Egli non si manifesterà in l’iniziativa dell’Alleanza, ma la
scambi del “consenso” che tutta la sua potenza, Egli si Sua libertà suscita quella degli
impegnano la coppia in una farà compagno degli uomini uomini, invitati ad entrarci per
storia d’amore. sino a condividere con loro tutta la vita.
Così Dio non è un concorrente la sofferenza e la morte. Ed è Se la risposta degli uomini
dell’uomo, ma un interlocutore camminando con loro sino viene meno, Dio non si
attivo che entra in relazione alla fine che Egli aprirà loro un scoraggia; “Egli moltiplica le
attiva e propone un’Alleanza. avvenire inimmaginabile. Alleanze con loro”. E in Gesù
Tutta la Bibbia racconta la Dopo duemila anni di Cristo, tutte le promesse di Dio
storia di questa Alleanza, di cristianesimo, non abbiamo hanno portato il loro “sì”. Ed
questo cammino comune di ancora compreso sino in è “attraverso di Lui, con Lui e
Dio e dell’umanità. fondo questa nozione di Dio, in Lui” che noi possiamo far
Dio, creando il mondo, si è talmente questa novità ci passare il nostro “sì” perché
compromesso con esso. Egli stupisce. Siamo sempre tentati l’Alleanza sia piena.
diventa “in società” con ciò o dal Dio dell’onnipotenza, e Il Dio di Gesù Cristo non è
che ha creato, ma siccome ha vogliamo il miracolo, o dal Dio in concorrenza con l’uomo.
voluto che gli esseri umani del silenzio: “Dio dove sei?”. È Al contrario gli propone una
siano attori e responsabili, non vero, questo Dio della relazione Alleanza, una relazione fondata
interviene come per magia con noi e dell’Alleanza viene da sull’amore.
negli affari del mondo. lontano. Ancora oggi, la nostra relazione
Per i credenti niente avviene L’Alleanza con Dio non è fusione con Lui è Parola mobilizzatrice,
senza Dio, ma, nello stesso né assorbimento, ma relazione forza di amore ed energia dello
tempo, niente si fa senza tra liberi, orientati dalla speranza Spirito. n

Incontri n° 2/2018 25
Riflessioni
personali
«Per sapere quanta felicità una persona può ricevere
nella vita, basta sapere quanta è capace di darne»

V
oglio raccontarvi la rondine (anche nel grigiore hai. Pensaci bene, ma poi
mia gioia nel ripensare di Torino), i capelli bianchi parti per la meta che ti sei
alle “piccole pietre di una montagna o la danza proposta. Scegliere significa
preziose” che vivono alla di un petalo di rosa che cade rinunciare. Conta su dite, non
Piccola Casa e l’unico modo volteggiando nel cortile. sull’approvazione degli altri; non
per farlo era di iniziare con Raccontano di cieli con tante dipendere da critiche e giudizi:
questa frase che riassume ciò lune, le stelle sono per terra, hai una coscienza e solo a lei
che vivo quando entro nel colombe e cuori ricamano le devi rispondere. Avrai solo ciò
cortile di Via Cottolengo 14. loro giornate; le montagne che decidi veramente di avere e
Quello che mi spiazza in su cui volgono lo sguardo nella misura in cui ti dai da fare
queste esperienze ogni volta è sono dolci come panettoni e per ottenerlo. Non avere paura:
il pensare di dover fare sempre attraverso la volontà, la speranza a vivere si impara vivendo.
qualcosa, di arrivare da qualche e l’amore tentano di superarle.
parte. Invece di cercare devo Mi raccontano della tenerezza,
lasciarmi trovare! È come se del rispetto, della comprensione,
Dio mi dicesse: «Dove vai? Non della speranza, di Dio.
vedi che sei già a casa?». Questi “prodigi del Signore” mi
Non posso non pensare a hanno dato alcune “istruzioni
queste “perle” se non attraverso per l’uso” con l’esempio e
immagini colorate: sono la testimonianza. Vorrei
salici, querce, sequoie, vecchi condividerle con voi…
sognanti; sono come pettirossi Prendi in mano il timone
quando trovano una briciola di della tua vita e scegli la rotta
pane, o meglio ancora un cono Hai soltanto questa possibilità:
di gelato vuoto. non copiarla da altri, non
Amano vedere il volo di una rimpiangere quello che non

26 Incontri n° 2/2018
Cris testimonianza
Lo scopo della vita è di essere felici, non
di arrivare primi
Non confrontarti con gli altri: ognuno è diverso
e ognuno vale. Invece di fare paragoni guarda
“ Gesù è qui per
risvegliarci, per
con orgoglio a quello che hai realizzato. C’è
chi è disposto a tutto pur di riuscire: barare, farci uscire dalla
sgomitarsi. Per salire in alto occorre faticare consuetudine della
ritualità”
scalino dopo scalino.
Qualunque sia il problema ricordati che
puoi farcela
Guarda il bello e il buono che c’è intorno a te
e non smettere di meravigliarti. Forse non sei scadenze da rispettare. Agire non è subire
il sole ma non è un buon motivo per essere un l’influenza altrui, e non è neanche reagire: è
nuvolone nero. I pregiudizi e le opinioni altrui ti essere padroni di sé. Un’altra cosa importante:
bloccheranno. La curiosità, l’apertura e l’azione bene e male esistono e tu hai la coscienza per
ti salveranno. Il bello, il buono e l’utile sono cose distinguere l’uno dall’altro.
grandi e semplici. Non avere paura
Sei uno strumentista in una grande Vivere è sempre correre qualche rischio. Non
orchestra avere paura di sbagliare. Non spaventarti per
Impara a suonare bene la tua vita. Ti servono gli errori, contengono sempre una lezione per il
onestà e lucidità per riconoscere i talenti, le futuro.
capacità e i limiti che hai. Non puntare sulla Si progredisce soltanto attraverso gli errori e ciò
fortuna, ma su quello che ti senti in grado di che ci insegnano. Non rifugiarti nelle abitudini,
realizzare. Ogni giorno “devi partecipare”. non affidarti alle mode, limitano il nostro modo
Puoi controllarti e quindi sei di vivere.
responsabile Vivere può essere difficile
Le tue decisioni, le tue emozioni, la tua Movimenti di smarrimento, voglia di lasciar
realtà dipendono in gran parte da te. Non perdere, non mancano nella vita.
dare mai con leggerezza la colpa agli altri. Non lasciarti schiacciare: c’è sempre un’altra
Dovrai lavorare, avrai degli impegni, delle occasione. Non sei obbligata a strafare ma a
scoprire la dolcezza, la luminosità, la bontà, la
meraviglia di ogni istante. E ricordati di ridere.
La gioia è come il sole.
Sii onesto, gentile, rispettoso,
tollerante…
Se provi un senso di rivolta contro l’ingiustizia
e la cattiveria umana, ribellati. La vigliaccheria
e l’egoismo sono sempre più comodi. Se i grandi
non sembrano troppo difficili, inizia da quelli
piccoli. E impara ad amare…
Concludo con questa frase di Emerson: «La
felicità è un profumo che non puoi donare
agli altri senza che qualche goccia non cada
su di te». n

Incontri n° 2/2018 27
testimonianza Simone

UN PICCOLO
TABERNACOLO
NELLA GRANDE
CHIESA
Un Sinai dove Dio ha stabilito
di abitare in sembianze umane

N
on riesco più a meno fortunati di loro, persone piena di impegni, interessi,
contenere il desiderio pie che sacrificano la loro vita tempo libero, divertimenti e
di rendervi partecipi o il loro tempo nell’alleviare le volontariato, senza che abbia
di tutto quello che ho vissuto sofferenze di povere creature. fatto qualcosa per meritarsi un
e condiviso con i ragazzi, La Piccola Casa della Divina tale dono infinito.
gli altri educatori e padre Provvidenza è, invece, tutto il Credo che nessuno nella mia
Giovanni dopo la visita alla contrario. vita mi abbia mai detto un “ti
Piccola Casa! Quando si visita Per me e il nostro gruppo di voglio bene” con la sincerità
un luogo simile, ci si lascia ragazzi resterà il luogo dove con cui lo ha fatto Lucrezia
spesso ingannare dall’idea persone che non possiedono dopo dieci minuti che ci
di trovare persone buone e altro che l’esistenza, la regalano eravamo conosciuti.
volenterose che aiutano altri a chi vive una vita “normale”, Dalla condivisione

28 Incontri n° 2/2018
dell’esperienza abbiamo scoperto di essere usciti
dall’istituto con tre certezze. Per prima cosa i
veri handicappati siamo noi: abbiamo tutto oggi
in questa vita, ma nulla della vita futura, della “ La Piccola Casa
è per il mondo uno
vita eterna. Capiamo poco e ci perdiamo nelle
cose che abbiamo e sappiamo fare. Siamo disabili schiaffo esistenziale
nell’essere felici, incapaci a contenere la Verità.
La seconda realtà scoperta è che la Piccola Casa
al buonismo da
è un luogo che ospita la Verità, la Bellezza, quattro soldi”
l’Amore e la presenza di Dio. Per noi resterà un
piccolo tabernacolo nella grande Chiesa che è il
mondo, un luogo dove Cristo si è reincarnato e si
mostra senza incertezze e dubbi, un monte Sinai
dove Dio ha stabilito di abitare in sembianze
umane. Molti di noi sentendo “parlare” Angela
(una donna cieca, sorda e muta che comunica
con il linguaggio gestuale) hanno testimoniato
con certezza di sentirsi un discepolo ai piedi di
Gesù, della Verità, convinti di aver interagito e
“sentito” le parole di Cristo in persona.
La terza certezza è che voi avreste pregato
per noi. Non credo, infatti, che possa esistere
un’intercessione più efficace della vostra.
La Piccola Casa rimane per noi e per il mondo
uno schiaffo esistenziale al buonismo da quattro
soldi che si compiace solo di se stesso e che
pensa di agire per dover colmare un handicap,
un “errore” di partenza.
Infine, questa esperienza ci ha fatto scoprire
che la carità di Cristo ci urge, ci spinge, ci mette
fretta nel trovare un respiro, un squarcio di
eternità in questo polmone di amore che è la
Piccola Casa. n

Incontri n° 2/2018 29
leggiamo
un libro
a cura di Salvatore Acquas

Nascere, vivere e morire oggi


Tra desiderio, diritii e dignità
C. Arice, T. Cantelmi, C. D’Urbano
Edizioni Paoline
Riflessioni a tre voci sui temi più scottanti della bioetica (maternità surrogata, eutanasia, suicidio
assistito ecc.). Prefazione del Card. Francesco Montenegro.

30 Incontri n° 2/2018
il libro è un giardino
che puoi custodire
in tasca

M
aternità surrogata, eutanasia, suicidio della Commissione Episcopale CEI per il
assistito sono alcuni dei temi che servizio della carità e la salute. Che scrive:
sembrano sfidare non solo la dignità “Nascere, vivere e morire con dignità è
del nascere e del morire, ma del vivere stesso, l’augurio sincero che si può rivolgere a
sempre più minacciato dall’irrompere della ogni uomo e donna che apre gli occhi
postmodernità, che si caratterizza per la in questa umanità, augurio sul quale, in
supremazia del desiderio che diventa diritto, linea di principio, siamo tutti d’accordo,
per la spinta al narcisismo che corrompe le comunque la si pensi [...].Sono temi delicati,
relazioni e per il dominio dell’emozione come che toccano la sofferenza di tante persone,
motivazione alla scelta. nonché il vissuto drammatico di uomini e
È in questo contesto che si muove il libro donne che hanno reagito chi arrendendosi
Nascere, vivere e morire oggi, scritto da don a una sorte insopportabile, chi affrontando
Carmine Arice (superiore generale della Società coraggiosamente situazioni complesse e
dei Sacerdoti del Cottolengo), Tonino Cantelmi dolorose anche per molto tempo. Ogni scelta
(psichiatra e psicoterapeuta) e Chiara D’Urbano merita rispetto, ma questo non significa
(psicologa e psicoterapeuta). Nel testo vengono rinunciare a riflettere su questioni che toccano
affrontati i dibattiti attuali sulla vita nascente e la verità più profonda dell’essere umano. Per
morente, evidenziandone le dimensioni etiche questo ringrazio gli autori del libro per aver
implicate. Con un obiettivo essenziale: indicare voluto arricchire con tratto schietto e delicato
strade per un autentico recupero dell’umano. la riflessione sulla dignità dell’uomo, consci che
Il libro è arricchito dalla preziosa prefazione le domande poste dagli argomenti trattati sono
del Card. Francesco Montenegro, Presidente certamente superiori alle possibili risposte”. n

Note aggiuntive sugli Autori


Carmine Arice è superiore Tonino Cantelmi, psichiatra e Chiara D’Urbano, psicologa
generale della Società dei psicoterapeuta, è responsabile e psicoterapeuta, è docente
Sacerdoti del Cottolengo e dei Servizi di Psichiatria presso l’Ateneo Pontificio
padre della Piccola Casa della degli Istituti Regina Elena e Regina Apostolorum di Roma.
Divina Provvidenza. Membro San Gallicano di Roma. Con
della Pontificia Commissione Paoline ha già pubblicato
per le attività del settore “Educare al femminile e
sanitario, è stato direttore al maschile” (con Marco
(2012-2017) dell’Ufficio Scicchitano), “Nati per essere
Nazionale per la pastorale della liberi” e “Gender”.
salute della CEI.

Incontri n° 2/2018 31
Il bambino cieco

Un giorno incontrai
un bambino cieco...
mi chiese
di descrivergli il mare,
io osservandolo
glielo descrissi,
poi mi chiese
di descrivergli il mondo...
io piangendo
glielo inventai...

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