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I. La filosofia: una presentazione
La filosofia non è un sapere specialistico, ma
un’attività di ricerca (i) mirante a trovare criteri per
dare risposta a domande fondamentali, (ii)
mediante il confronto tra argomentazioni.
Sono “domande fondamentali” quelle che rivelano
conflitti profondi di orientamento tra le persone.
Poiché tali conflitti sono spesso svelati dai contrasti
sull’uso di parole come realtà, verità, bene, bellezza, la
filosofia spesso nasce dalla domanda su “che cosa
è” la verità o il bene, cioè tenta di offrire un
concetto preciso di tali termini.
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Nascita e scopi della filosofia
La filosofia presuppone una società in cui siano
possibili discussioni libere su temi politici,
religiosi, scientifici, estetici, cioé in cui sia
permesso avere punti di vista alternativi.
Una società in cui solo una casta chiusa possegga
la cultura non produce discussioni. La filosofia si
rivolge invece a un’opinione pubblica libera e
suscettibile di interessarsi a discussioni (cioè: colta).
La filosofia presuppone la discussione
pubblica e cerca di renderla produttiva.
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La nascita della filosofia occidentale
Le condizioni per la nascita della filosofia si sono
verificate per la prima volta nella Magna Grecia
(città greche in Italia e Asia) del VII secolo a.C..
Infatti: (i) vi erano città-stato (polis) autonome
governate da leggi scritte nate dall’accordo tra i
cittadini. (ii) la funzione commerciale di queste
città stimolava l’interesse per tecnica e scienza;
(iii) vi era diffusa la scrittura alfabetica, facile da
usare per conservare i pensieri. Nel V secolo a. C.
la filosofia arrivò anche ad Atene, la città più
potente della Grecia, creandovi scuole durevoli.
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La filosofia occidentale e le altre
Rientrano nella “filosofia occidentale” tutte le
tradizioni nate dalla filosofia greca: le scuole tardo
-antiche, ma anche la Patristica e la Scolastica
cristiane, i “falasifa” arabo-islamici del IX- XII.
secolo d.C., la filosofia europea moderna.
Esistono riflessioni profondissime sui problemi
etici o metafisici anche nel confucianesimo e nel
taoismo in Cina; nelle scuole sorte dal
buddhismo in varie parti dell’Asia. Ma non si è
creato finora un dialogo profondo tra queste
filosofie e quella occidentale.
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Le domande centrali della filosofia:
(i) la verità (→logica, epistemologia)
Poiché la filosofia si svolge per mezzo di
argomenti, essa incontra il problema di
distinguere gli argomenti buoni da quelli
cattivi (“sofistici”). Perciò parte della filosofia è
la logica, cioè la teoria dell’inferenza corretta.
Una parte della logica è oggi traducibile in linguaggi
matematici (calcolo proposizionale, predicativo, della
probabilità) ma buona parte di essa resta filosofica,
così lo resta l’epistemologia, la ricerca sui criteri
di correttezza e la metodologia delle varie scienze.
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Le grandi domande della filosofia:
(ii) l’essere (→ metafisica, ontologia)
Una domanda fondamentale della filosofia è: che
cosa vi sia in comune in ciò che esiste, ovvero
come pensare l’essere. Più specificamente: che
cosa distingua gli enti reali dagli enti illusori, gli
enti primari (“sostanze”) dagli enti secondari
(“accidenti”), gli enti concreti da quelli astratti, se
vi siano enti non-materiali (l’anima, Dio…).
Da Aristotele in poi queste domande costituiscono
la “metafisica” o “ontologia”, scienza
dell’”essere in quanto essere”.
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Le grandi domande della filosofia:
(iii) Il Bene (→Etica o Filosofia morale)
Vi sono dei principi di orientamento generali a
cui deve ispirarsi il nostro agire? Possiamo scoprirli
autonomamente cioè usando solo la ragione?
Queste sono le domande della Filosofia Morale
(dal latino mos) o Etica (dal greco ethos). La
domanda di fondo (domanda “meta-etica”) è se vi
sia un’unica fonte di valore (il “Bene”) o molti
valori tra loro inconciliabili. Da questa decisione
discendono conseguenze importanti per la prassi. .
.
8
Altre grandi domande filosofiche
- Se la natura sia un sistema unitario e di quale tipo
(Cosmologia, filosofia della natura).
- Se vi sia una Causa o il Principio al di sopra della
natura e se sia conoscibile (Teologia filosofica)
- Quali siano le regole di convivenza umana
migliori o più giuste(Politica e filosofia del diritto)
- Che cosa sia il “bello” (Estetica).e come segni e
immagini possano veicolare il pensiero
(Semiotica, filosofia del linguaggio)
- Come possiamo comprendere mentalità diverse
dalla nostra (Ermeneutica, filosofia della cultura)
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La filosofia e le altre forme della cultura
Come si vede dalle precedenti domande, la ricerca
filosofica è in continua interazione con altre sfere
della cultura, quali la religione, la scienza, la
politica, l’arte (un metodo per capire
storicamente una filosofia è chiedersi quali
conseguenze essa provochi in queste sfere).
La specificità della filosofia è che essa cerca verità
accessibili attraverso la riflessione e il ragionamento su
esperienze comuni a tutti noi. Ciò ne determina il
potere ma anche i limiti.
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Potere e limiti della filosofia
Per esempio, un filosofo che proclamasse di
possedere una verità che viene direttamente da
Dio cesserebbe di essere un filosofo, diverrebbe un
profeta o un capo religioso. Un filosofo può
interrogarsi se siano credibili certe pretese della
religione, ma non fondarne una.
Per fare un caso opposto, il filosofo può
discutere criticamente dei presupposti
epistemologici di una teoria scientifica, ma – se ne
ha una alternativa – deve provarla con i metodi
propri della scienza, non con argomenti filosofici.
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Perché si studia la filosofia?
La filosofia è nel curriculum degli studi perché:
(i) Sviluppa le capacità logiche e critiche, cioè
rende più capaci di riflessione e argomentazione;
(ii) Rende coscienti dei problemi epistemologici
presenti nelle singole discipline, il che è importante
per quanti studiano scienze giovani e complesse;
(iii) Coloro che hanno responsabilità sociali
debbono saper riflettere sui dilemmi morali
implicati nelle loro scelte. (p. es. il medico deve
sapere di “bio-etica”). e la filosofia aiuta a farlo.
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Perché studiamo storicamente la filosofia?
(i) Non vi è una filosofia definitiva, chi studia
filosofia deve sempre confrontarsi con una
pluralità di punti di vista alternativi.
(ii) Molti di questi punti di vista divengono più
comprensibili se li situiamo nel loro contesto di
nascita, cioè capiamo anche meglio come
potremmo attualizzarli nel nostro tempo.
(iii) Solo attraverso la storia conosciamo le
conseguenze politiche, scientifiche, religiose
artistiche, di una teoria filosofica, dunque il suo
ruolo nel complesso della vita della cultura.
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Come si studia storicamente la filosofia?
Per l’opera di un pensatore si segua questo filo:
(1) Dati biografici basilari: epoca, nazionalità,
identità politica o religiosa, maestri di riferimento).
(2) La cultura del tempo in cui vive: le
discussioni e conflitti culturali di quell’epoca..
(3) I problemi che il pensatore si pone e come essi
sono collegati alle questioni toccate al punto 2.
(4) Le soluzioni offerte e soprattutto gli
argomenti su cui sono fondate tali soluzioni.
[Per i grandissimi autori, avere conoscenze sui libri
più importanti aiuta ad esporre più facilmente]
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I. Il pensiero greco e antico
La prima filosofia greca consta di diverse tradizioni
che solo Platone e Aristotele ricongiungeranno:
(i)Vi è una tradizione naturalistica costituita dai
cosiddetti “physiologoi” i quali, dal VII. Secolo a.C
in poi, elaborano concezioni del kosmos come
ordinamento unitario: i Milesii, i Pitagorici,
Eraclito, gli Eleati, gli atomisti.
(ii) L’altra tradizione è la tradizione del pensiero
morale e politico, che non ha interessi
naturalistici: i Sofisti, Socrate.
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L’eredità dei “physiologoi” (1)
I physiologoi vedono la natura (physis) e i suoi
ritmi come un “tutto” che ha una sola origine
(arkhé) e costituisce un unico ordinamento
(kosmos). Dallo sviluppo di questa prospettiva
cosmologica, nascono domande ulteriori quali:
(i) Il rapporto tra essere e divenire. La filosofia
si divide presto tra quanti vedono il mutamento
come unica legge (Eraclito) e quanti vedono gli
enti che nascono e muoiono come apparenze
mentre il “vero essere” deve essere eterno e
immutabile (Parmenide).
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L’eredità dei “physiologoi” (2)
(ii) Il rapporto tra essere e pensiero. Come
spiegare poi la nostra capacità di comprendere il
nesso (logos) presente nel Tutto?
I primi filosofi scoprirono presto che l’esperienza
talora inganna e che l’anima deve trovare in se
stessa una guida per conoscere. Pitagora cercò
questa guida nei numeri, Parmenide nel
ragionamento logico. Nacque così il problema di
stabilire perché questo logos interno corrisponda
alla realtà esterna, cioè se e quale sia la radice
unitaria di essere e pensiero.
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L’altra tradizione: la scoperta dell’uomo
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(La biga alata: l’anima e le sue facoltà,
l’analogia anima - città
L’anima si divide a seconda della parte del corpo a
cui è preposta (cervello, cuore, ventre):
- Anima intellettiva: coglie le idee, contempla
- Anima “irascibile”: agisce , è la forza d’animo
- Anima “concupiscibile”: desidera, allo scopo
di nutrire e soddisfare il corpo .
Questa gerarchia dell’anima corrisponde alle tre
classi fondamentali della città: filosofi, guerrieri,
produttori. La città è ordinata se i filosofi guidano
i guerrieri e questi ultimi governano i produttori.
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Il mito di Eros: come l’anima si risveglia
Eros è un semidio figlio di Poros (ricchezza) e Penia
(povertà). Egli prende di mira le persone
ingegnose, infondendo in loro il bisogno di
completarsi unendosi a persone più belle di loro.
Per Platone, l’anima si risveglia al bene grazie
all’esperienza del bello. Il bello fa trasparire nel
mondo sensibile ciò che è ideale e perfetto. È
naturale che ci si innamori dei bei corpi, ma solo
chi arriva a capire che la bellezza del carattere è
superiore di quella dell’aspetto scopre l’amore vero
.
31
Il mito della caverna: le quattro tappe della
conoscenza (“Manuale”, pp.. 16-18)
(i)Gli uomini che guardano le ombre sul fondo
della caverna sono coloro che assorbono senza
riflettere (eikasia: opinione o immaginazione).
(ii)Gli uomini che portano in giro le statue sono gli
inventori di ipotesi non fondate (pistis: congettura)
(iii) L’uomo che, uscito dalla caverna, stenta ad
abituarsi alla luce è colui che ragiona su singoli
problemi isolati (dianoia: ragionamento).
(iv) L’uomo che arriva a guardare il cielo e il Sole è
colui che abbraccia il tutto ed è in grado di cogliere il Bene
sommo (nous: intelligenza, intuizione). 32
Altri miti platonici
Il mito del demiurgo in “Timeo” spiega
che il mondo visibile nasce da un compromesso
tra un “demiurgo” semi-divino che vuole
raffigurare le idee nella materia e la “necessità”
che esige che la materia sia instabile e che ciò che
nasce muoia.
Il mito di Er spiega che le anime siano
premiate o punite per ciò che hanno fatto in vita.
Dopo un certo tempo, esse dovranno però
ridiscendere nel mondo in nuove figure umane
(trasmigrazione delle anime). 33
Aristotele: il grande enciclopedista antico
(Manuale pp. 21-22)
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Concreto contro astratto
40
Dio e il mondo
Nessuna potenzialità si attua da sola. Il pulcino
non nasce da solo, ha bisogno di un genitore; se
cresce, lo deve sempre all’aiuto dell’ambiente etc.
Analogamente, l’universo materiale non può
nascere da solo, ma deve avere una causa esterna,
un motore immobile, che sia atto puro (privo di
potenzialità ulteriori, perfetto in sé). Questo è il
Dio di Aristotele, che ha come ulteriore qualità
l’essere pensiero di pensiero, cioè di pensare gli
enti e pensare contemporaneamente se stesso.
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(B) La fisica di Aristotele
Ma perché uno stesso individuo naturale può avere
sia proprietà essenziali e necessarie, sia proprietà
accidentali e contingenti?
Per Aristotele, ogni ente reale diverso da Dio è un
sinolo (syn-olon: tutto insieme), cioè un
composto di forma (morphé) e materia (hyle).
(i) La forma è la struttura interna dell’ente e gli
dà l’identità (qui Aristotele riprende Platone).
(ii) La forma però esiste solo quando organizza
la materia (qui Aristotele si distanzia da Platone).
-- 42
Una fisica centrata sui corpi viventi, animati
L’ilomorfismo (hyle+morphé) di Aristotele nasce dai
suoi profondi interessi biologici e zoologici (egli
dedica 3 libri allo studio dei viventi).
47
(C) Il posto dell’uomo (Manuale, pp. 24-27)
Aristotele definisce l’uomo come uno zoòn cioè
un vivente: un essere fragile che ha bisogno di
agire finalisticamente per continuare ad esistere.
Ogni vivente ha l’anima vegetativa che presiede
agli scambi materiali tra corpo e ambiente
(respirazione, nutrizione etc.).
Gli animali, a differenza delle piante, si muovono e
hanno sensazioni, cioè hanno l’anima sensitiva.
L’uomo ha anche un’anima intellettiva che gli fa
formare concetti a partire dalle sensazioni.
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Intelligenza teorica e pratica
L’intelletto (nous), la capacità di pensare concetti,
forme senza materia, è la dote che distanzia
l’uomo dagli altri viventi avvicinandolo a Dio.
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L’anima e il tempo
Tre facoltà caratterizzano l’anima: l’intelletto, la
volontà, la memoria. Se non avesse memoria,
l’anima non potrebbe discutere con se stessa.
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La storia e la città di Dio
Oltre all’anima e al tempo, altro grande tema
agostiniano è la storia umana.
La storia nasce dal peccato di Adamo che dà luogo
a una città “del diavolo” dove domina la
prepotenza. Lentamente Dio costruisce la propria
“città di Dio”, la Chiesa. Senza volerlo, la città
del diavolo collabora con la città di Dio (=
Provvidenza). Dio fa sì che passioni cattive
servano a fini buoni: l’antica Roma era viziosa, ma
i suoi vizi la portarono a creare un vasto Impero
adatto a propagare il cristianesimo.
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Agostinismo e spirito europeo
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L’analogia entis
Ma può la ragione farci comprendere che cosa
è Dio (e non solo che Dio esiste)?
Per certi versi, no, perché Dio è al di sopra della
ragione. Solo la fede può stabilire la verità della
Trinità o dell’Incarnazione.
Tuttavia, la ragione può conoscere qualcosa di
Dio per “analogia”, cioè risalendo idealmente la
scala di perfezioni di cui Dio è il vertice. Se gli Enti
hanno un’essenza e un’esistenza indipendenti, in
Dio esse coincideranno. Se gli Enti sono “buoni”
in qualche misura, Dio deve essere la bontà stessa.
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Universali e analogia entis
La tradizione platonica concepiva i concetti come
“idee” poste sia in noi che in Dio, dunque come
antecedenti le cose stesse (ante rem).
Per i nominalisti (Roscellino, Abelardo….) i concetti
sono astrazioni fatte dagli uomini post rem, non
sappiamo se e come Dio li concepisca.
Per Tommaso, noi conosciamo gli universali post
rem, la regolarità della natura ci induce a stabilire che
essi sono anche in re (nelle cose stesse) e quindi, per
analogia, anche in Dio (ante rem).
).
74
Anima e corpo nell’uomo
Per Tommaso, l’anima è forma sostanziale del
corpo. Questa concezione è anti-agostiniana
perché collega intrinsecamente anima e corpo.
Tuttavia, l’anima umana ha un intelletto
agente che la distingue e la rende padrona del
corpo. Perciò essa è naturalmente immortale
(contro gli aristotelici “mortalisti” come Averroé).
Nello schema tomista, resta però vero che
l’anima umana è incompleta senza il corpo. Di qui
la forte adesione di Tommaso al dogma della
“resurrezione del corpo” nel giorno del Giudizio.
75
III. L’età moderna
81
La questione copernicana
All’astronomo Nicolò Copernico (1473-1543) si
deve il ritorno dell’ipotesi pitagorica del moto della
Terra intorno al sole (eliocentrismo).
Respinta dalle autorità del tempo, l’ipotesi verrà
difesa filosoficamente da Giordano Bruno (1548-
1600), astronomicamente da Johannes Kepler (1571-
1630) che scopre il moto ellittico dei pianeti,
fisicamente da Galileo Galilei (1564-1642) che
spiega il moto della Terra con una fisica tratta dalla
meccanica: relatività del moto, composizione
geometrica dei moti, principio di inerzia.
82
L’età del dubbio
All’inizio del Seicento, la cultura maggioritaria è ancora
aristotelico-scolastica (ne sono alfieri i Gesuiti, il nuovo ordine
colto della Chiesa).
Una minoranza combattiva di nuovi autori invita a rifiutare le
autorità e delinea nuovi metodi per la ricerca autonoma: Galilei,
con il metodo matematico-sperimentale; ma anche Francis
Bacon (1561-1626), alfiere del metodo induttivo.
Tra i giovani è però anche molto diffuso un dubbio
radicale sul potere dell’uomo di conoscere, lo scetticismo,
espresso da Montaigne e da altri.
83
Cartesio: una metafisica per la nuova scienza
(Manuale, pp. 65-75)
Alla filosofia di Réné Descartes (1596-1649)
spetterà il compito di combattere lo scetticismo,
dando invece fiducia nelle nuove scienze.
L’unicità di Cartesio sta nel fatto che egli
prende sul serio il dubbio. Per lui, tutto ciò che
non sia assolutamente certo, può legittimamente
essere messo in dubbio. Non a caso, il “Discorso
sul metodo” (1637) si apre con una critica
impietosa di tutti i saperi appresi al collegio
(gesuitico) di La Flèche, il migliore di quei tempi
84
Le regole del metodo
(i) Regola dell’evidenza: accogliere come vero
solo ciò che lo è con evidenza (= basato su
un’idea chiara e distinta dell’oggetto).
(ii) Regola dell’analisi: dividere ogni problema in
tante parti quanto è necessario per risolverlo.
(iii) Regola della sintesi: progredire via via dai
problemi semplici già risolti a quelli più
complessi, seguendo un ordine rigoroso.
(iv) Regola dell’enumerazione: ripercorrere tutti
i passaggi fatti e renderli ancora più semplici.
Con tali regole, si può superare il dubbio scettico.
85
E se il mondo fosse un sogno?
E tuttavia anche le regole del metodo potrebbero
essere false. Se il mondo fosse un sogno, se la
nostra ragione fosse fatta per sbagliare, se un
demonietto maligno ci ingannasse ogni volta che
ragioniamo, non ci sarebbe nulla di vero. O no?
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Le verità ultime (metafisiche)
87
Conseguenze: il vero e il falso
Dio è l’Essere Perfettissimo, dunque non può
ingannarci. Pertanto idee evidenti inscritte nella
nostra mente debbono essere vere. Il mondo
conosciuto attraverso la ragione è il mondo reale.
88
Conseguenze: il mondo fisico, massa e moto
Ma la ragione può conoscere il mondo fisico senza
il contributo dei sensi?
Per Cartesio, sì. Per lui, se ciò che sappiamo a
priori della materia, è che essa è estesa, la materia
non può avere altre proprietà se non di essere
estesa. Massa e moto sono le sole qualità reali e la
natura non è che un insieme di urti e contatti tra
particelle di materia in movimento. Colori, odori,
suoni, non esistono. La realtà dei corpi è solo
massa+moto. La fisica è solo geometria applicata.
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L’estremismo meccanicistico di Cartesio
92
Il razionalismo dopo Cartesio
La diffusione del razionalismo cartesiano fu rapida
(nonostante l’ostilità dei tradizionalisti), ma subito
apparvero chiari due problemi:
(i) La ragione filosofica e le tradizioni
religiose pre-esistenti possono accordarsi?
Oppure la prima deve procedere in piena
autonomia a costo di contraddire le seconde?
(ii) Come spiegare in modo coerente le
relazioni tra mente e corpo, lasciando da parte la
“ghiandola pineale” cartesiana?
93
Il razionalismo radicale: Spinoza (Manuale, pp.
77-88)
Il ruolo di razionalista radicale, ostile ad ogni
compromesso, fu preso da Baruch Spinoza
(1632-1677). Ebreo di origine spagnola, Spinoza si
formò nella comunità ebraica di Amsterdam, dalla
quale fu scacciato a ventiquattro anni con uno
herem, una scomunica solenne.
Già allora Spinoza aveva sviluppato una
contrapposizione nettissima tra il Dio della
ragione filosofica e il Dio della Bibbia, opera da
lui ritenuta un collage di leggende di tempi arcaici.
94
Il monismo-panteismo di Spinoza
95
La necessità contro il finalismo
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Pensiero ed estensione, menti e corpi
Il Dio-Natura consta di infiniti “attributi”, sfere di
essere autonome tra loro.
Una di esse è l’estensione o materia in seno alla
quale si generano i corpi, che sono i suoi “modi”
Un altro attributo di Dio è il pensiero. Quando
Dio pensa un dato corpo, cioè ha un’idea di tale
corpo, si forma la “mente” di quel corpo.
Sostanza = Dio (la totalità naturale)
Attributi = Pensiero, estensione (sfere di essere)
Modi = Menti e corpi (singoli atti di queste sfere)
97
La morale come scienza geometrica
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La politica
Per Spinoza, i corpi umani tendono a formare un
corpo più grande e potente. Ma una moltitudine
di individui può cooperare solo dandosi delle leggi,
cioè formando uno Stato. Per Spinoza, l’ordine
statuale più naturale è la democrazia, che concilia
cooperazione collettiva e autonomia individuale.
Anche gli Stati non democratici sono da lui
accettati a condizione che almeno lascino liberi i
sudditi di fare uso autonomo della ragione (libertas
philosophandi): infatti solo l’uso della ragione può
vincere le passioni peggiori e rafforzare le migliori.
99
La religione
La religione rivelata nasce dall’immaginazione, non
ha verità. Ma essa è socialmente utile quando
spinge gli uomini a unirsi e amarsi, cioè generi
obbedienza. Per esempio, lo Stato teocratico
fondato da Mosé manteneva unito il popolo per
mezzo di riti e di norme minuziose. I profeti sono
dunque leader politici, non filosofi.
In uno Stato laico, occorre badare che le religioni
predichino solo l’amore, non l’intolleranza e l’odio
teologico, cioè che la religione veicoli un
messaggio morale, non più uno politico..
100
La conoscenza
I gradi della conoscenza umana sono tre:
(1) L’immaginazione, nasce dalla ricezione delle
esperienze sensibili e delle passioni e ci dà idee
“mutile” e “confuse”.
(2) La ragione nasce dalle nozioni che esprimono
nella mente le proprietà comuni dei corpi e
delle menti. Mediante la ragione possiamo avere
“idee adeguate” delle cose.
(3) La scienza intuitiva coglie l’essenza degli
attributi divini e conosce le cose singole come
espressioni di tali attributi.
101
La conoscenza come via per la beatitudine
Chi è arrivato alla scienza intuitiva vede la Natura
come un Tutto e si identifica con essa. La sua
mente diviene un veicolo attraverso il quale Dio
pensa se stesso.
Perciò, chi ha scienza intuitiva ha l’unico affetto
figlio della sola mente: l’amore intellettuale di
Dio. Amare Dio (ovvero la Natura) è dimenticare
la propria mortalità individuale e partecipare
dell’eterno. Spinoza considera dunque possibile la
beatitudine, ma ritiene che vi si possa arrivare con
la filosofia piuttosto che con la fede.
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Leibniz: un razionalismo conciliante e ottimista
(Manuale, pp. 89-100)
Alternativa rispetto a Spinoza, è la filosofia di
Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716).
Formatosi nella Germania successiva alla guerra
dei Trent’Anni, il filosofo volle usare la ragione
per conciliare i contrasti tra le tradizioni
religiose (un suo sogno era riportare ad unità
cattolici e protestanti) e dunque cercò di difendere
con la ragione le credenze religiose più importanti.
Pur avendo conosciuto personalmente
Spinoza Leibniz ne fu sempre un avversario.
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Leibniz: la logica e la Caratteristica Universale
Leibniz è stato uno dei maggiori matematici della
storia: scoprì il calcolo infinitesimale (scoperto
già da Newton, che non pubblicò però la sua
scoperta) e il sistema di numerazione binaria.
Fu inoltre precursore del calcolo logico odierno.
Il suo sogno era creare un linguaggio concettuale
che riformulasse in modo calcolabile tutte le verità
scientifiche, una lingua di simboli combinabili
(come quella della nostra chimica) estesa a tutte le
discipline, la “Caratteristica Universale”.
104
L’innatismo “virtuale”
Anche Leibniz credeva nelle idee innate. Ma
l’innatismo leibniziano è diverso da quello
cartesiano: noi non ci accorgiamo di avere idee
innate, lo scopriamo solo retrospettivamente
notando i punti di convergenza tra le diverse teorie
e i diversi linguaggi che l’uomo usa.
Ecco perché per Leibniz è importante confrontare
tra loro le lingue e soprattutto cercare di costruirne
di ancora più precise e adatte al calcolo, in modo da
stimolare l’esplicazione del potenziale della mente.
105
Due tipi di verità: Leibniz contro Spinoza
In metafisica, Leibniz si schiera contro il
“fatalismo” di Spinoza. Per lui, esistono due
diverse classi di verità:
(1) Le verità necessarie, che sono semplici
conseguenze logiche delle nostre idee. Un
enunciato è necessario quando l’enunciato
opposto è impossibile. 2+2 = 4.
(2) Le verità contingenti, che sono quelle il cui
contrario resta possibile. Un mondo fisico
diverso dal nostro è teoricamente possibile.
106
Il principio di ragion sufficiente
109
Le monadi, ovvero gli “atomi vitali”
La “Dinamica” (scienza delle forze) mostra che la
materia non è l’unica realtà. Proseguendo questa
via, Leibniz arriva a una soluzione idealistica del
problema delle due sostanze. Per lui, il mondo
si compone solo di sostanze spirituali, le
“monadi”. Ognuna di queste (infinite) sostanze
percepisce le altre confusamente, come parti di
una massa nello spazio. Ma lo spazio è solo
nell’anima (come in Agostino il tempo). I corpi
sono nella monade che li vede e sintetizzano le sue
infinite “piccole percezioni” sulle altre monadi..
110
L’armonia prestabilita
Non avendo uno spazio comune, le monadi non
possono interagire. Ognuna di esse è “chiusa”,
un piccolo mondo. con un suo “punto di vista”.
120
Corsi e ricorsi: la Provvidenza
Età degli uomini: attraverso la scrittura,l’uomo
impara a ragionare e discutere, impara a fare
leggi. E’ l’età della “ragione spiegata”. I plebei
chiedono l’eguaglianza con i patrizi: si formano
le repubbliche e poi i grandi Stati imperiali.
A questo punto inizia però il declino. Volendo
avere ragione di tutto, gli uomini diventano
increduli e “sfacciati”. Come la Roma antica
mostra, la civiltà a questo punto decade e nuove
culture più rozze prendono il sopravvento: è la
Provvidenza stessa a volere questo ciclo.
121
Conclusioni su Vico
122
L’empirismo radicale: Hume
(“Manuale”; 111-122)
Il XVIII secolo è l’età della massima diffusione di
ideali razionalistici, l’età in cui i philosophes
illuministici chiedono riforme ispirate alla ragione in
tutti i campi: economia, religione, politica…
Ma è anche il secolo in cui la critica del cartesianesimo
sfocia in una concezione finitistica della ragione.
Lungi dall’essere una via di comunicazione con Dio, la
ragione serve all’uomo per risolvere problemi umani e
ha precisi limiti cognitivi. Questa è una tesi comune ai
due maggiori filosofi settecenteschi: Hume e Kant.
.
123
Hume oltre Locke
128
L’emotivismo evoluzionista di Hume e quello
naturalista di Rousseau
Come Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), suo
amico per un certo tempo, Hume è un emotivista:
la morale è figlia del sentimento.
Per Rousseau, vi sono emozioni morali naturali (p. es.
la solidarietà) che l’uomo ha avuto dalla natura e la
società le corrompe. Per Hume, vale il contrario:
l’uomo ha emozioni tra loro conflittuali (orgoglio,
umiltà, odio, simpatia), l’educazione lo aiuta a
produrre un equilibrio tra esse. La passione più
benefica per la vita sociale è la simpatia, la
capacità di sentire l’altro come simile.
129
Conclusioni: l’uomo naturalizzato di Hume
La filosofia di Hume è stata giudicata scettica,
distruttiva nei confronti della “ragione” e dei suoi
poteri, da parte di tutta la filosofia di matrice
kantiana e hegeliana.
Per contro, nel mondo anglosassone, Hume ha
molti eredi, per il suo pragmatismo (tutti i
principi scientifici e morali si giustificano solo per
l’utilità pratica) e per il suo naturalismo. Per
Hume, l’uomo è un essere naturale e le sue
acquisizioni sono tutte figlie dell’evoluzione storica
130
Il criticismo di Immanuel Kant
(“Manuale”, pp. 123-136)
Immanuel Kant (1724-1804) è (con Cartesio) il
filosofo più importante della modernità.
Ciò si deve al fatto che Kant unisce la
capacità di criticare le pretese della ragione (cioè
di proporre un modello umano e finito di
razionalità) con una forte difesa del carattere
costruttivo della ragione stessa. In questo, egli è il
pensatore conclusivo dell’età illuministica, di cui
resta il grande apologeta: Sapere aude! Abbi il
coraggio di servirti della tua ragione!
131
La ragione giudica se stessa
Ma se Kant difende l’illuminismo (e anzi ne
chiarisce l’idea fondamentale: che tutti hanno eguale
diritto di parola e di difesa delle proprie opinioni), perché
insiste tanto sui “limiti” della ragione?
La spiegazione è che la filosofia del
Settecento è piena di conflitti: quello tra
razionalisti (cartesiani o leibniziani) ed empiristi
(lockiani e humiani) o tra seguaci delle morali del
dovere e dell’utilità. Per uscire da questi conflitti,
occorreva stabilire che cosa “può” la ragione.
132
L’approccio “trascendentale”
133
Le domande fondamentali
(1) Che cosa posso sapere? Veicolo dell’analisi: gli
enunciati (giudizi) delle scienze (e le loro
condizioni di possibilità). Libro che ne discute:
Critica della ragione pura (1781).
(2) Che cosa debbo fare? Veicolo dell’analisi: gli
enunciati normativi (massime e imperativi) ..
Libro: Critica della ragione pratica (1787).
(3) In che cosa mi è lecito sperare? Veicolo
dell’analisi: i giudizi di gusto e di scopo. Libro:
Critica del giudizio (1790).
134
Che cosa posso sapere?
La risposta alla prima delle tre domande impegnò a
lungo Kant, prima razionalista e poi “risvegliato
dal sonno dogmatico” da Hume (1764).
Per Kant, gli empiristi hanno ragione a
ritenere che la conoscenza umana si limiti agli
oggetti di esperienza e non vi sia risposta alle
domane della metafisica (l’anima, Dio, etc.)
Ma essi hanno sbagliato nel pensare che la nostra
conoscenza nasca dall’esperienza. Per Kant, la
conoscenza costruisce l’esperienza possibile.
135
Spontaneità ricettiva
Infatti, per Kant è vero che la mente umana non
ha conoscenze innate e non saprebbe nulla
senza ricevere dall’esperienza dei dati.
Tuttavia, se la nostra mente si limitasse a ricevere
dei dati, non potrebbe organizzarli,o comunicarli
ad altri Ogni giudizio determinante(enunciato
scientifico) non espone semplicemente i dati,
ma li inserisce in un sistema di coordinamento
accessibile a tutti gli uomini. Vi è dunque una
“spontaneità” anche nella “ricettività”.
136
I “giudizi sintetici a priori”
Kant lo dimostra chiedendosi che tipo di enunciati
siano “ad ogni azione corrisponde una reazione
eguale e contraria” o “ogni evento ha una causa”.
Possono essere giudizi analitici? No. Un
giudizio analitico è un giudizio puramente logico
che esplicita il contenuto del concetto del soggetto,
p. es. “ogni corpo è esteso”.
Possono essere giudizi sintetici? No,
perché un giudizio sintetico è un giudizio di
esperienza, dunque mai universale e necessario.
Vi sono dunque giudizi sintetici a priori.
137
Gli enunciati della matematica
Per Kant, tutti gli enunciati della matematica
sono “sintetici a priori”. “7+5=12” è un giudizio
universale e necessario, ma è anche un giudizio di
cui abbiamo dovuto fare esperienza la prima volta!
Per Kant, la matematica consta di intuizioni
e queste intuizioni danno vita alle due forme pure
dell’intuizione: lo spazio e il tempo. La
geometria “costruisce” lo spazio, l’aritmetica il
tempo. Lo spazio e il tempo sono dunque in noi, non sono
negli oggetti di esperienza (Estetica trascendentale).
138
Gli enunciati della fisica
Nel caso della fisica, solo gli enunciati
fondamentali (p. es. il principio di causalità o
quello di azione e reazione) sono sintetici a
priori. Per Kant, questi enunciati fondamentali
hanno tutti lo scopo di coordinare le categorie
logiche del nostro intelletto (che sono 12) con le
esperienze. Questo coordinamento richiede degli
“schemi trascendentali” che il nostro Io-penso
usa quando unisce tra loro le esperienze (questa
“misteriosa” operazione viene spiegata
nell’Analitica trascendentale)
139
La differenza tra fenomeni e noumeni
Ora, poiché anche gli “schemi” si appoggiano sulle
relazioni spazio-temporali (per esempio, il
giudizio di causalità presuppone la categoria logica
di dipendenza, ma anche l’applicazione di essa a
una successione temporale), tutti gli oggetti delle
scienze naturali sono spaziali e temporali.
Kant chiama tali oggetti fenomeni e li vede
come l’unica forma possibile di conoscenza
condivisa tra gli uomini. Oggetti di natura diversa
sono pensabili (noumeni), ma non
conoscibili.oggettivamente. 140
Intelletto e ragione
Per conoscere, l’uomo fa uso dell’intelletto che è
la facoltà di giudicare e di sottoporre a regole
universali i fenomeni.
Tuttavia, la facoltà più nobile dell’uomo è la
ragione, la quale pretende qualcosa di più
dell’universalità. Essa pretende la totalità, cioè la
composizione di tutte le conoscenze in un sistema.
Perciò, la ragione – se non è usata solo in modo
logico – tende a superare il fenomeno e a concepire il
noumeno attraverso delle proprie idee.
141
Le tre idee della ragione
Tre sono le idee tipiche della nostra ragione:
l’anima, l’idea della totalità delle nostre esperienze
interiori; il mondo, ovvero l’idea della totalità delle
esperienze esterne; Dio ovvero la totalità assoluta.
Queste idee sono un frutto necessario della
nostra mente.. Ma la ragione si illude di poterne
giudicare oggettivamente, cioè ne tratta il
contenuto come se fosse un fenomeno e non un
noumeno. Quest’illusione è base della metafisica,
criticata nella Dialettica trascendentale.
142
Esito della Critica della Ragion Pura
Nella Dialettica trascendentale, Kant mostra che
l’idea di anima si riferisce a un oggetto
noumenico, perché non possiamo situare
nello spazio il pensiero.
Allo stesso modo, sono noumeniche le “sostanze
semplici” di cui ci parla la cosmologia (la
metafisica della natura).
Infine, anche Dio è al di fuori dell’ambito
dell’esperienza e dunque non si può stabilire
oggettivamente se Dio esista o non esista.
143
Kant e la metafisica: liquidazione o riforma
interna?
Kant sembrerebbe non fare altro che ripetere
risultati già conseguiti dagli empiristi: l’anima, le
sostanze semplici, Dio, sfuggono alla nostra
capacità di conoscenza.
Kant però difende la metafisica dall’accusa di
essere un semplice sogno ad occhi aperti. Per lui, la
metafisica nasce dallo sforzo necessario della
ragione di unire tutto il molteplice in un
sistema. La metafisica non è scienza, ma può
fornire “idee regolative” per la ricerca.
144
Il passaggio alla ragion pratica
Inoltre, se le idee metafisiche non accrescono la
nostra conoscenza, esse possono esser assunte
come postulati nell’azione pratica.
Per esempio, noi non potremo mai
dimostrare che l’uomo può liberarsi dai
condizionamenti materiali e agire per valori più alti
(cioè che è un essere spirituale). Ma possiamo
assumerlo come postulato della nostra azione,
ovvero scegliere di comportarci come se essa fosse
vera. Questa, per Kant, è la base della moralità.
145
La morale del dovere
179
La lotta contro la “morale del gregge”
Negli scritti successivi, Nietzsche, sempre più
critico verso la società del suo tempo, estende la
sua critica del socratismo al cristianesimo:
questo “platonismo per il popolo”, ha diffuso una
morale del “risentimento” rivolta contro coloro
che amano e godono la vita, imponendo a tutti il
lavoro, l’obbedienza, il conformismo (come per
Hegel, per Nietzsche il cristianesimo è la religione
dei servi, ma per Nietzsche esso non emancipa, ma
asserve tutti). La democrazia e il socialismo
sono figli di questa stessa logica di “risentimento”..
180
Dio è morto: il nichilismo