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Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.
DECIMO TEMA
INTRODUZIONE GENERALE
Il Battesimo è sacramento della fede, secondo l’espressione tradizionale della
teologia latina. Non è soltanto il sacramento che dona la fede, ma, anzitutto, il sacramento
che esprime la fede. E’ il sacramento nel quale la fede si professa e si compie.
La SC n. 68 afferma:
«Nel rito del Battesimo si prevedano certi adattamenti da usarsi a
giudizio dell’Ordinario del luogo, in caso di gran numero di battezzandi».
La SC n. 90 ancora afferma:
«Si componga un rito per coloro che, già validamente battezzati, si
convertono alla Chiesa cattolica. In esso si esprima la loro ammissione
nella comunione della Chiesa».
I praenotanda
Come nell’OICA qui troviamo due serie di Praenotanda, i Praenotanda Generalia
e i Praenotanda dell’Ordo Baptismi Parvulorum.
I Praenotanda Generalia, che portano il titolo De Initiatione Christiana, e che
aprono all’OBP, offrono il quadro complessivo all’interno del quale collocare anche gli
altri Rituali. Inoltre, essi si dividono in due parti non tanto omogenee tra di loro:
nn° 1-2 – prima parte;
nn° 3-35 – seconda parte.
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Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.
Essi sono:
Rapporto battesimo-fede.
Rapporto battesimo-mistero pasquale.
Rapporto battesimo-ingresso nella comunità ecclesiale.
Il battesimo nell’insieme dell’Iniziazione cristiana.
Certamente, non è proprio di un rituale offrire una ricca e complessa teologia, tanto che
non la troviamo in questi 31 numeri, ma si può vedere che c’è una ricca sintesi di tutto
quello che deve essere il battesimo dei bambini.
Innanzitutto, nei numeri 1-3 si trova la giustificazione o la ragione sostanziale del
battesimo dei bambini. Al n° 1 dice:
«Nomine parvulorum seu infantium ii intelleguntur qui, cum aetatem
dicretionis nondum pervenerint, fidem propriam profiteri nequeunt1».
È vero che la sua legittimità è testimoniata dalla tradizione antica, come anche riferisce
il n° 2 dei Praenotanda:
«Ecclesia, cui data est missio evangelizandi et baptizandi, iam a primis
saeculis, non tantum adultos sed etiam infantes baptizavit».
Ecclesiae Christi thesaurum». In sostanza, appare chiaro che la fede, nella quale i bambini
sono battezzati, è ricchezza non soltanto della famiglia, ma di tutta la Chiesa di Cristo.
Nel n° 5 dei Praenotanda si insiste nell’impegno di far preparare intensamente i
genitori, e non soltanto per la celebrazione ma per renderli capaci, in seguito, di educare
cristianamente i loro bambini: «Parochus autem studeat, per se vel per alios, eos visitare,
immo plures simul familias adunare easque pastoralibus monitionibus precationeque
communi ad proximam celebrationem praeparare» (n° 5,1). In effetti, i genitori sono tenuti
a guidare il bambino alla conoscenza di Dio, di cui è diventato figlio adottivo, al fine di
prepararlo a ricevere la Confermazione, e a partecipare all’Eucaristia. Dunque, appaiono
significativi i numeri 1, 3 e 5, dove si parla di «ante celebrationem, parvuli parentes in
celebratione Baptismi…e post collatum autem Baptismum…». In essi c’è un riferimento
esplicito al momento prima della celebrazione, durante la celebrazione e dopo la
celebrazione del Sacramento del Battesimo: ciò sta a significare l’importanza della
preparazione consapevole dei genitori al Battesimo dei bambini, dal momento che essi
compiono un proprio loro ufficio, durante la celebrazione del Battesimo stesso, e
adempiono all’impegno che essi si assumono nel guidare i bambini verso la conoscenza di
Dio e a condurli gradualmente a ricevere pienamente gli altri due sacramenti: la
Confermazione e l’Eucaristia, pienezza della vita cristiana.
Certamente il ruolo dei genitori viene molto sottolineato dal rituale, ma anche il
ruolo dei padrini e delle madrine assume un certo peso dal momento che essi coadiuvano
in maniera efficace l’azione educativa e formativa dei genitori (n° 6).
Andando avanti, c’è da dire che per quanto riguarda la preparazione rituale e
liturgica, prevista al n° 7 dei Praenotanda, si parla della scelta pastorale di fondo: in
effetti, occorre preparare le famiglie al Battesimo dei bambini ed aiutarle nell’impegno
educativo che ne deriva. Alla luce di questo criterio dovrà essere ripensato il problema
della data del Battesimo (n° 8): al precedente “quam primum” (v. i Decreti Conciliari)
della precedente legislazione subentra ora l’attenzione ad una pluralità di criteri di cui il
decisivo appare quello della possibilità di una preparazione adeguata dei genitori e della
loro capacità di configurarsi come educatori dei figli nella fede cristiana. In merito a questo
aspetto, un riferimento va dato anche ai nn° 8 e 25 dei Praenotanda.
Dal n° 8 al n° 14 si parla del «De tempore et loco Baptismi parvulorum». In
sostanza, si parla del problema del tempo e del luogo del Battesimo. Infatti, il periodo di
amministrazione può dipendere da diversi motivi o circostanze, come, ad esempio, quando
il bambino si trova in pericolo di morte (n° 8,1) o quando la celebrazione del Battesimo si
fa entro le prime settimane dopo la nascita del bambino (n° 8,3).
Nell’ambito di questo corso, ci interessa di più il n° 9 che parla del rapporto tra il
Battesimo ed il Mistero Pasquale: «Ad illustrandam Baptismi indolem paschalem,
commendatur ut sacramentum in Vigilia paschali celebretur aut die dominica, in qua
Ecclesia resurrectionem Domini commemorat». Come si può notare, la Veglia pasquale e
la domenica sono i veri giorni per la celebrazione del battesimo, ma il periodo in cui si
conferirà il battesimo è variabile. Ciò richiama nuovamente al n° 8 dei Praenotanda. Nei
numeri che seguono si può vedere tutto il lavoro redazionale per ricondurre gli elementi
celebrativi ad uno schema più lineare e coerente con l’intento di rendere prevalente la
dimensione ecclesiale del rito battesimale e di esplicitare la sua natura di sacramento della
fede. In merito al rapporto tra il Battesimo e l’ingresso nella Comunità ecclesiale (n° 10),
con questo criterio va sottolineata l’insistenza a configurare il sacramento come momento
di preghiera di tutta la Comunità, collocato all’interno della sua vita (n° 9) dove si
manifesta la professione di fede. In questo modo si sottolinea la dimensione ecclesiale del
sacramento.
I praenotanda, poi, presentano la doppia struttura prevista dal rituale, ai nn° 15-18.
In essi si può notare la seguente struttura:
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Nella quinta parte vengono indicati gli adattamenti del rituale che sono di
competenza delle Conferenze episcopali e quelli che sono lasciati al ministro del
sacramento, come si può vedere ai nn° 23-26. In merito a questi numeri citati, rimane
importante il n° 25 che afferma:
«Cum in pluribus regionibus parentes aliquando ad Baptismi
celebrationem nondum sint parati, vel etiam petant ut ipsorum baptizentur
parvuli, qui postea christiane non educabuntur, immo fidem amittent, neque
sufficiat ut in ipso ritu parentes moneantur, ac de fide sua interrogentur,
Conferentiae Episcopales, ad iuvandos parochos, ordinationes pastorales
edere poossunt, quibus longius temporis intervallum statuatur ante
sacramanti celebrationem»2.
Invece, ai nn° 27-31 è descritta la celebrazione della Veglia Pasquale nella sua
accezione normativa: si tratta della sesta parte che parla degli adattamenti che spettano al
ministro. In modo più specifico ai nn° 28-31 si parla dei momenti nei quali si deve
celebrare nel seguente ordine:
- n° 28 cum parvulorum Baptismus intra Vigiliam paschalem celebratur;
- n° 29 quoties Baptismus intra Missa domenicalem confertur;
- n° 30 diebus infra hebdomadam, si Baptismus intra Missa celebratur;
- n° 31 ad normam eorum quae in n° 34 Praenotandorum generaliorum (si tratta
dei diversi adattamenti).
Da uno sguardo generale, si nota uno schema che è presente in tutti i rituali, dal
momento che si è voluto uno schema celebrativo comune. C’è un rito di accoglienza che
richiama alla tradizione e alla storia dei riti nella Chiesa. Un’indicazione temporale la si
trova al n° 323 che, oltre a sottolineare l’importanza della partecipazione dei fedeli,
richiama alla Domenica, come il giorno più adatto per la celebrazione del Battesimo.
Andando avanti tale schema, a partire dal n° 33, così si articola:
A – RITO DELL’ACCOGLIENZA.
n° 33 – spetta al padre e alla madre, accompagnati dai padrini e dalle madrine
presentare il bambino o i bambini in Chiesa;
n° 34 – se i battezzati sono molti e sono presenti altri sacerdoti e diaconi, questi
possono aiutare il celebrante nel compiere alcuni riti, come verrà indicato;
2
La traduzione è la seguente: «Può avvenire che i genitori non siano ancora sufficientemente preparati alla
celebrazione del Battesimo, oppure chiedano che i loro bambini siano battezzati, anche se poi non
riceveranno una educazione cristiana; anzi correranno il pericolo di perdere la fede. Non è sufficiente in
questi casi che nello svolgimento del rito i genitori siano esortati ed interrogati sulla fede. Di conseguenza le
Conferenze Episcopali regionali possono, in aiuto ai parroci, emanare disposizioni pastorali, per fissare un
più lungo periodo di preparazione al sacramento».
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Indicazione temporale: «Baptismum celebretur, quantum fieri potest, die dominica, in qua Ecclesia
mysterium paschale recolit…» (nº 32).
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A questo punto segue un’ulteriore tappa della celebrazione4, secondo quanto segue:
n° 47 – segue la preghiera dei fedeli per la quale, in base alla
circostanze, si possono modificare alcuni testi, aggiungere
nuove intenzioni o scegliere dai propri schemi, purché le parti
scelte non perdano il carattere proprio della preghiera per il
battesimo dei bambini. Dunque, le altre formule ad libitum si
trovano ai nn° 217-220;
n° 48 – segue l’invito del celebrante ad invocare tutti i Santi in forma
litanica, principalmente i Santi patroni dei battezzandi;
In sintesi, i nn° 44-46 contemplano la Sacra Verbi Dei Celebratio. Lo scopo è
quello di risvegliare la fede dei genitori, dei padrini e di tutti i presenti; con l’omelia il
sacerdote, o il vescovo, dispone la comunità cristiana a professare la fede a nome dei
bambini e ad impegnarsi alla loro formazione cristiana fino a farli diventare adulti nella
fede.
Una delle grandi novità di tutti i rituali è proprio questa nuova Liturgia della Parola
che offre la possibilità di stabilire un legame tra Parola e Sacramento. Questa liturgia è
composta da letture, omelia e preghiera universale.
C’è, al riguardo, una scelta grande di letture, ai nn° 44, 186-194, 204-215: essa
richiama, in primo luogo, alla tradizione e all’insegnamento dei Padri della Chiesa.
Sempre in riferimento alla struttura generale dell’Ordo Baptismi Parvulorum, segue un
nuovo schema secondo quanto è qui sotto descritto:
C) nn° 49-52: ORATIO EXORCISMI ET UNCTIO PRAEBAPTISMALIS .
n° 49 – si trova la formula o preghiera di esorcismo di recente composizione, ma che
sottolinea le grandi idee della teologia liturgica del battesimo:
«Omnipotens sempiterne Deus,
qui Filium tuum in mundum misisti,
ut Satanae, spiritus nequitiae, a nobis expélleret potestátem
et hominem, eréptum e ténebris,
in admirábile lucis tuae regnum transférret:
te supplics exóramus,
ut hos parvulos, ab originali labe solútos,
tuae templum perficias maiestatis,
et Spiritum Sanctum in eis habitare indulgeas»5
Dunque, il Battesimo lavando dal peccato originale, coloro che lo ricevono, farà
dell’uomo un tempio della maestà di Dio, un tempio nel quale abiterà lo Spirito
Santo. Nel nº 221 di questo Ordo è prevista un’altra formula d’esorcismo ad
libitum, dove si trova fortemente sottolineato il senso pasquale:
«Domine Deus Omnipotens,
qui Fílium tuum unigénitum misisti,
ut hominem, peccati servitute captivum,
filiorum tuorum libertate donares,
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La liturgia della Parola è seguita dalle litanie, benché, almeno nella editio typica, sono molto ridotte, (nº
48).
5
La traduzione di questa formula di esorcismo è la seguente: «Dio Onnipotente eterno, tu hai mandato nel
mondo il tuo Figlio, per distruggere il potere di Satana, spirito del male, e trasferire l’uomo dalle tenebre nel
tuo regno di luce infinita; umilmente ti preghiamo: libera questi bambini dal peccato originale, e consacrali
tempio della tua gloria, dimora dello Spirito Santo».
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n° 50 – si trova la formula dell’unzione, che è la stessa di quella usata per gli adulti:
«Muniat vos virtus Christi Salvatoris»;
n° 51 – segue anche l’imposizione della mano: «Et statim manum imponit super
unumquemque infantium, nihil dicens»;
n° 52 – si prevede una processione, qualora il battistero o fonte battesimale si trova al di
fuori della Chiesa. Questo momento introduce pienamente alla celebrazione
vera e propria del Battesimo.
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La traduzione di questa formula (n° 221) di esorcismo è la seguente: «Dio Onnipotente, che hai mandato il
tuo Figlio unigenito, affinché all’uomo, schiavo del peccato, doni la libertà dei tuoi figli, umilmente ti
preghiamo per questi bambini: affinché, che fra le seduzioni del mondo dovranno lottare contro le insidie del
diavolo, per la potenza della passione e della risurrezione del tuo Figlio, li liberi dall’origine della colpa e,
rafforzati con la grazia di Cristo, li proteggi nel cammino della loro vita senza interruzione».
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celebrazione del sacramento (SC 70; Praenotanda nº 21). Lo scopo di tale prescrizione è
in ordine alla comprensione del mistero battesimale, alla luce della storia della salvezza:
«Sacramenti autem celebratio proxime preparatur tum celebrantis
sollemni oratione quae, Deum invocando eiusque salutis consilium
recolendo, acquam Baptismi vel benedicit vel eius benedictionem
commemorat» (n° 18,1 dei Praenotanda).
Dunque, è parte della celebrazione questa solenne Benedictio et invocatio Dei super
aquam nella quale, invocando Dio e ricordando il suo disegno di salvezza, egli benedice
l’acqua battesimale.
Il rito centrale del battesimo si può compiere con l’immersione (n° 60) o per infusione
(ibidem), accompagnato dalla formula trinitaria, che lascia comprendere i nuovi misteriosi
rapporti del battezzato con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Bisogna aggiungere anche che la consegna della veste candida, assieme all’unzione
con il santo crisma, alla consegna della candela accesa e al rito dell’effathà, forma un
trittico nell’ambito dei riti esplicativi, la cui qualifica ne definisce la natura e la funzione
nella celebrazione liturgica e li distingue dal rito principale della celebrazione battesimale.
Il primo dei riti post-battesimali è l’unzione crismale, ed è segno del sacerdozio
reale del battezzato e della sua aggregazione alla comunità del popolo di Dio (n° 18).
Innanzitutto, la consegna della veste bianca è di esplicare l’effetto già ottenuto dal
battesimo ricevuto. Adoperando questo segno esplicativo, la liturgia non corre il rischio di
ripetere quello che è già avvenuto nel lavacro battesimale, ma cerca di esprimere,
attraverso momenti rituali distinti, la ricchezza insondabile del mistero celebrato.
I riti minori hanno lo scopo di offrire la simbolizzazione del mistero celebrato.
Ognuno di essi illumina, dal canto suo, il mistero della rigenerazione.
Il rito della consegna della veste candida non costituisce, dunque, l’essenza della
celebrazione battesimale, ma piuttosto esplica, chiarisce, illumina e interpreta l’evento
sacramentale.
La novità della vita in Cristo si realizza nel rivestirsi dell’uomo nuovo. La veste
candida è un segno emblematico tanto della ricreazione avvenuta nel lavacro battesimale
quanto della conformazione continua al Risorto.
L’olio sacro, la luce e la veste superano la cornice della celebrazione e rievocano la
nuova condizione dei neo battezzati, che deve essere vissuta nella quotidianità: dunque, i
neofiti, camminando come figli della luce, devono portare la veste candida senza macchia
fino all’incontro davanti al volto del Signore.
Il rito dell’effethà viene collocato tra i riti post battesimali e, modificando la
formula, dà un nuovo carattere esplicativo. La nuova formula cerca di dare un significato
esplicativo al rito stesso.
A questo punto non si commemora l’atto battesimale ma piuttosto gli atti salvifici
del Cristo «qui surdos fecit audire et mutos loqui» (nº 65).
Ciò dimostra che il rito, per la sua genesi e la sua natura, non era un rito esplicativo,
bensì un rito preparatorio che tradizionalmente faceva parte dell’apertio aurium previsto
nell’ultimo scrutinio prima del battesimo.
Anche nell’OICA, il rito dell’Effethà, assieme alla restituzione del Simbolo, alla
scelta del nome cristiano e all’unzione con l’olio dei catecumeni crea l’insieme dei ritus
immediate preparatorii (OICA 193), che vengono celebrati nella riunione liturgica nel
mattino del Sabato Santo. L’Ordo Baptismi Parvulorum, invece, colloca il rito dell’Effethà
tra i riti post battesimali e, modificando la formula, gli dà un carattere esplicativo.
I riti di conclusione riuniscono la comunità attorno all’altare per la recita del Pater,
per sottolineare che i piccoli battezzati un giorno, nella Confermazione, riceveranno la
pienezza dello Spirito Santo e potranno partecipare al banchetto eucaristico. La
benedizione conclusiva a tutti quanti ribadisce l’impegno cristiano secondo queste parole:
«Ut semper et ubique vivida sint membra populi sui, et pacem suam
omnibus hic prasentibus largiatur, in Christo Iesu Domino nostro».
CONCLUSIONE GENERALE
La Pasqua costituisce lo sfondo che consente di comprendere il senso profondo
dell’iniziazione cristiana. L’epoca patristica aveva una prassi battesimale incentrata attorno
alla grande celebrazione della notte di Pasqua. Questa grande idea di fondo è stata presa
poi dalla Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium 67, che presenta l’Iniziazione
cristiana – benché sinteticamente evocata dal termine “battesimo” – come “inserimento”
dell’uomo nel mistero pasquale.
Il Decreto conciliare Ad Gentes n° 148 presenta gli effetti che i sacramenti
dell’iniziazione cristiana operano nel catecumenato. Essi sono:
- la liberazione dal potere delle tenebre;
- la partecipazione alla morte – sepoltura – risurrezione di Cristo;
- il dono dello Spirito Santo;
- l’introduzione al banchetto eucaristico.
Pier Paolo Caspani, in un suo libro, come frutto di una sua tesi dottorale dal titolo
La Pertinenza teologica dell’Iniziazione Cristiana (v. bibliografia all’inizio di questa
Dispensa), definisce, in sintesi, l’Iniziazione cristiana come l’articolata celebrazione
sacramentale (Battesimo, Confermazione ed Eucaristia) attraverso cui il credente che ha
percorso l’itinerario catecumenale, è pienamente incorporato al mistero pasquale di Cristo.
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La Sacrosanctum Concilium al n° 6 dice: «Pertanto, come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha
inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo. Essi, predicando il Vangelo a tutti gli uomini , non dovevano
limitarsi ad annunciare che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana
e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, bensì dovevano anche attuare l'opera di salvezza che
annunziavano, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica. Così,
mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e
risuscitati, ricevono lo Spirito dei figli adottivi, “che ci fa esclamare: Abbà, Padre” (Rm 8,15), e diventano
quei veri adoratori che il Padre ricerca. Allo stesso modo, ogni volta che essi mangiano la cena del Signore,
ne proclamano la morte fino a quando egli verrà. Perciò, proprio nel giorno di Pentecoste, che segnò la
manifestazione della Chiesa al mondo, “quelli che accolsero la parola di Pietro furono battezzati” ed erano
“assidui all'insegnamento degli apostoli, alla comunione fraterna nella frazione del pane e alla preghiera...
lodando insieme Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo” (At 2,41-42,47). Da allora la Chiesa mai
tralasciò di riunirsi in assemblea per celebrare il mistero pasquale: leggendo “in tutte le Scritture ciò che lo
riguardava” (Lc 24,27), celebrando l'eucaristia, nella quale “vengono resi presenti la vittoria e il trionfo
della sua morte” e rendendo grazie “a Dio per il suo dono ineffabile” (2 Cor 9,15) nel Cristo Gesù, “a lode
della sua gloria” (Ef 1,12), per virtù dello Spirito Santo».
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Il Decreto conciliare Ad Gentes al n° 14 afferma: «Coloro che da Dio, tramite la Chiesa, hanno ricevuto il
dono della fede in Cristo, siano ammessi nel corso di cerimonie liturgiche al catecumenato. Questo, lungi
dall'essere una semplice esposizione di verità dogmatiche e di norme morali, costituisce una vera scuola di
formazione, debitamente estesa nel tempo, alla vita cristiana, in cui appunto i discepoli vengono in contatto
con Cristo, loro maestro. Perciò i catecumeni siano convenientemente iniziati al mistero della salvezza ed
alla pratica della morale evangelica, e mediante dei riti sacri, da celebrare successivamente, siano introdotti
nella vita religiosa, liturgica e caritativa del popolo di Dio. In seguito, liberati grazie ai sacramenti
dell'iniziazione cristiana dal potere delle tenebre (cfr. Col 1,13), morti e sepolti e risorti insieme con il Cristo
(cfr. Rm 6,4-11; Col 2,12-13;Mc 16,16), ricevono lo Spirito di adozione a figli (cfr. 1 Ts 3,5-7; At 8,14-17) e
celebrano il memoriale della morte e della resurrezione del Signore con tutto il popolo di Dio. È auspicabile
una riforma della liturgia del tempo quaresimale e pasquale, perché sia in grado di preparare l'anima dei
catecumeni alla celebrazione del mistero pasquale, durante le cui feste essi per mezzo del battesimo
rinascono in Cristo. Questa iniziazione cristiana nel corso del catecumenato non deve essere soltanto opera
dei catechisti o dei sacerdoti, ma di tutta la comunità dei fedeli, soprattutto dei padrini, in modo che i
catecumeni avvertano immediatamente di appartenere al popolo di Dio. Essendo la vita della Chiesa
apostolica, è necessario che essi imparino a cooperare attivamente all'evangelizzazione ed alla edificazione
della Chiesa con la testimonianza della vita e con la professione della fede. Infine, nel nuovo Codice dovrà
essere più esattamente definito lo stato giuridico dei catecumeni. Essi infatti sono già uniti alla Chiesa,
appartengono già alla famiglia del Cristo, e non è raro che conducano già una vita ispirata alla fede, alla
speranza ed alla carità».
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