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PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB.

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Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.

DECIMO TEMA

L’Ordo Baptismi Parvulorum

INTRODUZIONE GENERALE
Il Battesimo è sacramento della fede, secondo l’espressione tradizionale della
teologia latina. Non è soltanto il sacramento che dona la fede, ma, anzitutto, il sacramento
che esprime la fede. E’ il sacramento nel quale la fede si professa e si compie.

L’iter redazionale del Rituale «trova unitarietà attorno alle preoccupazioni di


origine prevalentemente dottrinale»: così lo esprimeva Annibale Bugnini nell’articolo
apparso sull’Osservatore Romano del 21 agosto 1969. Diceva che occorreva evidenziare in
modo corretto il rapporto Fede-Battesimo, l’intrinseco riferimento del Battesimo al Mistero
Pasquale ed il suo significato all’interno del più ampio quadro dell’Iniziazione cristiana,
come ad esempio, esprimere meglio la connessione tra il rito battesimale ed il tema
dell’aggregazione /introduzione al popolo di Dio.
Dando uno sguardo storico, la preparazione del rito del Battesimo degli adulti e del
rito del Battesimo dei bambini venne affidato al Coetus XXII, coadiuvato dal Coetus
XXIII. Il relatore fu Padre M. Gy, mentre Padre S. Mazzarello funse da segretario.
Certamente, la scelta del Coetus fu quella di essere molto attento al dato teologico, accanto
alla preoccupazione pastorale. Il criterio fu che i diversi elementi dottrinali dovessero
essere capaci di provocare interrogativi provenienti dall’esperienza pastorale.
L’impostazione dottrinale appare, dunque, fondamentale, alla quale si deve affiancare la
preoccupazione di “calare” nel nuovo Rituale i contenuti teologici percepiti come
prioritari nella teologia sacramentaria [v. i Praenotanda generalia].
Il rito del battesimo dei bambini venne promulgato il 15 maggio 1969. Esso è il
frutto della volontà di riforma espressa dal Concilio Vaticano II. Ecco alcuni passi presi
dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium.
La SC n. 67 dice:
«Sia riveduto il rito del battesimo dei bambini e sia adattato alla loro
reale condizione».

La SC n. 68 afferma:
«Nel rito del Battesimo si prevedano certi adattamenti da usarsi a
giudizio dell’Ordinario del luogo, in caso di gran numero di battezzandi».

La SC n. 90 ancora afferma:
«Si componga un rito per coloro che, già validamente battezzati, si
convertono alla Chiesa cattolica. In esso si esprima la loro ammissione
nella comunione della Chiesa».

Da quanto emerge, il Concilio si limita a chiedere di ovviare il disagio di una


celebrazione del Battesimo fatta con i bambini, ma costruita con gli elementi dell’antica
celebrazione per gli adulti. Inoltre, si nota che per la prima volta nella tradizione della
Chiesa, c’è un rito del battesimo costruito proprio per i bambini. Il rituale dei bambini del
1614 aveva poco a che fare con la reale condizione dei bambini, essendo costruito in realtà
con elementi rituali dell’antica celebrazione degli adulti.
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Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.

Questo rituale ha un profondo senso dottrinale: ciò lo si nota dall’iter redazionale,


dal momento che c’è più di una semplice preoccupazione pastorale. Dunque, il nuovo
rituale non poteva ispirarsi a dei modelli, poiché, fin da Ippolito di Roma, i bambini sono
battezzati lo stesso giorno e allo stesso modo degli adulti. E anche le lezioni della storia ci
hanno fatto vedere che il Gelasiano, come l’Ordo XI, consideravano i bambini come se
fossero degli adulti.
Si dovevano, quindi, creare degli elementi nuovi, adattarne altri e conservarne altri
ancora. Ma, siccome la disciplina attuale della Chiesa non consente più di conferire i tre
sacramenti nello stesso tempo ai bambini, è nata l’esigenza di separare il rituale della
Confermazione da quello dell’Eucaristia. A tutto questo bisogna dire che se il Rituale porta
la data del 1969, la sua Editio Typica altera è stata pubblicata il 24 giugno 1973, nella
quale si notano diversi cambiamenti.
Da una prima lettura dell’Ordo Baptismi Parvulorum emerge la seguente struttura:
Caput I: Ordo Baptismi pro pluribus parvulis.
Caput II: Ordo Baptismi pro uno parvulo.
Caput III: Ordo Baptismi pro magno numero parvulorum.
Caput IV: Ordo Baptismi parvulorum, absente sacerdote et diacono, a catechistis
adhibendus. È previsto un Ordo destinato ai catechesti, quando il sacerdote o il
diacono non possono essere presenti (OBP 132-156 bis). Le unzioni sono
omesse. Per l’unzione post-battesimale, il catechista recita solamente la formula
che l’accompagna (OBP 151). Non si fanno le benedizioni finali indicate
nell’Ordo. C’è da dire che questo capitolo non si trova in diversi rituali di
diverse Conferenze Episcopali Europee, dal momento che le indicazioni
proposte non si sono ancora realizzate.
Caput V: Ordo Baptismi parvulorum in periculo vel in articulo mortis, absente sacerdote
et diacono adhibendus: È proposto anche un rituale in articulo mortis (OBP
157-164) in cui sono solamente conservati i punti importanti del rituale.
Caput VI: Ordo deferendi ad ecclesiam parvulum iam baptizatum. È contemplato pure il
caso di un bambino battezzato d’urgenza e che in seguito è portato in chiesa. Vi
si celebra un rito d’accoglienza, una liturgia della Parola, l’unzione col crisma, la
consegna della veste bianca e del cero. I riti di conclusione sono gli stessi
dell’Ordo (OBP 165-185).
Caput VII: Textus varii in celebratione Baptismi parvulorum adhibendi.

I praenotanda
Come nell’OICA qui troviamo due serie di Praenotanda, i Praenotanda Generalia
e i Praenotanda dell’Ordo Baptismi Parvulorum.
I Praenotanda Generalia, che portano il titolo De Initiatione Christiana, e che
aprono all’OBP, offrono il quadro complessivo all’interno del quale collocare anche gli
altri Rituali. Inoltre, essi si dividono in due parti non tanto omogenee tra di loro:
nn° 1-2 – prima parte;
nn° 3-35 – seconda parte.
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La prima parte svolge il tema annunciato dal titolo – De Initiatione Christiana,


offrendo uno sguardo sintetico a tutta l’Iniziazione cristiana, mentre la seconda concentra
la propria attenzione esclusivamente sul Battesimo, sia degli adulti, sia degli infanti, senza
cenno alcuno alla Confermazione e all’Eucaristia. In questo senso, si può dire che
nell’OBP sono piuttosto rari i riferimenti al legame del Battesimo con la Confermazione e
l’Eucaristia medesime. A tale riguardo è interessante il commento dell’Abate S. Marsili su
queste due parti:
«Si ha…l’impressione che i redattori dei “Praenotanda
Generalia” sull’iniziazione cristiana, a parte la nota teologica degli
articoli. 1-2, non siano riusciti a sganciarsi dallo schema che veniva
loro fornito dal Rituale Romanum prima del Vaticano II… Infatti,…
tutto il discorso verte unicamente sul Battesimo, come sacramento a
sé stante, senza nessun riferimento alla sua posizione nel complesso
dell’iniziazione cristiana, dalla quale pure si erano prese le mosse».
In sostanza, si nota ai numeri 1 e 2 che viene dato un rilievo alla prospettiva
unitaria, antecedentemente all’analisi dei singoli sacramenti, in base alla quale tutto quello
che indica un’adeguata comprensione di ciascun sacramento non può prescindere dalla
considerazione dei nessi che li collegano l’uno all’altro.
Come richiama la frase conclusiva del n° 2, è nella loro reciproca inter-relazione
che i tre sacramenti sono decisivi in ordine alla costituzione di un’identità compiutamente
delineata. Tutto il n° 2 si occupa dell’identità propria dei singoli sacramenti determinando
gli effetti specifici di ciascuno di essi, i quali contribuiscono ad iniziare l’esperienza
concreta della vita cristiana.
L’ordine, che si recepisce dai Praenotanda Generalia, è significativo: al Battesimo
segue la Confermazione, mentre il vertice dell’Iniziazione è individuato nella piena
partecipazione all’Assemblea eucaristica (ad plenitudine adducant), attraverso la
comunione sacramentale. Infatti, il n° 2 dei Praenotanda Generalia afferma:
«Per mezzo del Battesimo, essi, ottenuta la remissione di tutti i
peccati, dalla condizione umana in cui nascono sono trasferiti allo
stato di figli adottivi; rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo
diventano nuova creatura: per questo vengono chiamati e sono
realmente figli di Dio.
Nella Confermazione, che li segna con lo Spirito Santo, dono
del Padre, i battezzati ricevono una più profonda configurazione a
Cristo e una maggiore abbondanza di Spirito Santo, per essere capaci
di portare al mondo la testimonianza dello stesso Spirito fino alla
piena maturità del corpo di Cristo.
Infine, partecipando all’assemblea eucaristica, i fedeli mangia-
no la carne del Figlio dell’Uomo e bevono il suo sangue, per ricevere
la vita eterna e manifestare l’unità del popolo di Dio…I tre
sacramenti dell’iniziazione cristiana sono così intimamente tra loro
congiunti, che portano i fedeli a quella maturità cristiana per cui
possano compiere, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria del
popolo di Dio».
C’è da dire ancora che sulla Confermazione e la sua posizione, la scelta dei
redattori era decisa a mantenere questo sacramento nel suo alveo tradizionale, benché vi
fossero forti pressioni favorevoli al suo ritardo.
Procedendo oltre, i Praenotanda, cioè le Premesse al rito vero e proprio, offrono i
grandi temi e gli orientamenti dottrinali attorno ai quali la celebrazione deve articolarsi.
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Essi sono:
 Rapporto battesimo-fede.
 Rapporto battesimo-mistero pasquale.
 Rapporto battesimo-ingresso nella comunità ecclesiale.
 Il battesimo nell’insieme dell’Iniziazione cristiana.

Certamente, non è proprio di un rituale offrire una ricca e complessa teologia, tanto che
non la troviamo in questi 31 numeri, ma si può vedere che c’è una ricca sintesi di tutto
quello che deve essere il battesimo dei bambini.
Innanzitutto, nei numeri 1-3 si trova la giustificazione o la ragione sostanziale del
battesimo dei bambini. Al n° 1 dice:
«Nomine parvulorum seu infantium ii intelleguntur qui, cum aetatem
dicretionis nondum pervenerint, fidem propriam profiteri nequeunt1».
È vero che la sua legittimità è testimoniata dalla tradizione antica, come anche riferisce
il n° 2 dei Praenotanda:
«Ecclesia, cui data est missio evangelizandi et baptizandi, iam a primis
saeculis, non tantum adultos sed etiam infantes baptizavit».

Dunque, ciò che giustifica teologicamente il pedo-battesimo è il fatto che i bambini


“vengono battezzati nella fede della Chiesa”, professata dai genitori, dai padrini, dalle
madrine, e dalla comunità che li circonda.
Con un testo di Sant’Agostino, Epistola 98,5, si indica il senso materno della
Chiesa verso tutti: «Mater Ecclesia, quae tota omnes, tota singulos parit». Nel n° 2 dei
Praenotanda, viene ribadita la tradizionalità del pedo-battesimo ed il suo legame con la
missione che la Chiesa ha ricevuto dallo stesso Cristo.
Al n° 3 dei Praenotanda viene affermato:
«Ad veritatem autem sacramenti complendam, oportet ut parvuli postea
in illa fide instituantur, in qua baptizati sunt: cuius rei fundamentum erit
sacramentum ipsum antea acceptum. Institutio enim christiana, quae
parvulis iure debetur, ad nihil aliud contendit nisi ut paulatim eos adducat
ad consilium Dei in Christo ediscendum ut ipsi denique fidem, in qua
baptizati sunt, ratam habere queant».
In questo modo, con chiarezza, si indica che i bambini siano educati alla fede nella
quale sono battezzati, perché siano capaci di ratificare gli insegnamenti ricevuti: oportet ut
parvuli postea in illa fide instituantur, in qua batizati sunt: cuius rei fundamentum erit
sacramentum ipsum antea acceptum. Conseguentemente, come il n° 3 lascia intendere,
l’educazione cristiana è un diritto dei bambini: essa tende a guidarli gradualmente a
conoscere il disegno di Dio in Cristo, così potranno ratificare personalmente la fede nella
quale sono stati battezzati.
La comunità è presente adesso in tutto il processo: «Populus Dei, hoc est Ecclesia,
communitate locali repraesentata, sicut in adultorum, ita in parvulorum Baptismate
magnas partes habet». In riferimento al n° 4, in questa prospettiva il ruolo decisivo sotto il
profilo pastorale è assunto dalla Chiesa presente nella Comunità nella quale il bambino ha
il diritto di trovare amore e aiuto. Il discorso diventa più preciso quando viene illustrato il
ruolo dei genitori. Del n° 4 appare importante e significativa la seguente espressione: «Hoc
modo apparet fidem, in qua baptizantur parvuli, non esse solius familiae, sed totius
1
La traduzione è la seguente: «Con il termine “bambini” si intendono coloro che non sono ancora giunti
all’età di ragione, e quindi non sono in grado di avere né di professare personalmente la fede».
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Ecclesiae Christi thesaurum». In sostanza, appare chiaro che la fede, nella quale i bambini
sono battezzati, è ricchezza non soltanto della famiglia, ma di tutta la Chiesa di Cristo.
Nel n° 5 dei Praenotanda si insiste nell’impegno di far preparare intensamente i
genitori, e non soltanto per la celebrazione ma per renderli capaci, in seguito, di educare
cristianamente i loro bambini: «Parochus autem studeat, per se vel per alios, eos visitare,
immo plures simul familias adunare easque pastoralibus monitionibus precationeque
communi ad proximam celebrationem praeparare» (n° 5,1). In effetti, i genitori sono tenuti
a guidare il bambino alla conoscenza di Dio, di cui è diventato figlio adottivo, al fine di
prepararlo a ricevere la Confermazione, e a partecipare all’Eucaristia. Dunque, appaiono
significativi i numeri 1, 3 e 5, dove si parla di «ante celebrationem, parvuli parentes in
celebratione Baptismi…e post collatum autem Baptismum…». In essi c’è un riferimento
esplicito al momento prima della celebrazione, durante la celebrazione e dopo la
celebrazione del Sacramento del Battesimo: ciò sta a significare l’importanza della
preparazione consapevole dei genitori al Battesimo dei bambini, dal momento che essi
compiono un proprio loro ufficio, durante la celebrazione del Battesimo stesso, e
adempiono all’impegno che essi si assumono nel guidare i bambini verso la conoscenza di
Dio e a condurli gradualmente a ricevere pienamente gli altri due sacramenti: la
Confermazione e l’Eucaristia, pienezza della vita cristiana.
Certamente il ruolo dei genitori viene molto sottolineato dal rituale, ma anche il
ruolo dei padrini e delle madrine assume un certo peso dal momento che essi coadiuvano
in maniera efficace l’azione educativa e formativa dei genitori (n° 6).
Andando avanti, c’è da dire che per quanto riguarda la preparazione rituale e
liturgica, prevista al n° 7 dei Praenotanda, si parla della scelta pastorale di fondo: in
effetti, occorre preparare le famiglie al Battesimo dei bambini ed aiutarle nell’impegno
educativo che ne deriva. Alla luce di questo criterio dovrà essere ripensato il problema
della data del Battesimo (n° 8): al precedente “quam primum” (v. i Decreti Conciliari)
della precedente legislazione subentra ora l’attenzione ad una pluralità di criteri di cui il
decisivo appare quello della possibilità di una preparazione adeguata dei genitori e della
loro capacità di configurarsi come educatori dei figli nella fede cristiana. In merito a questo
aspetto, un riferimento va dato anche ai nn° 8 e 25 dei Praenotanda.
Dal n° 8 al n° 14 si parla del «De tempore et loco Baptismi parvulorum». In
sostanza, si parla del problema del tempo e del luogo del Battesimo. Infatti, il periodo di
amministrazione può dipendere da diversi motivi o circostanze, come, ad esempio, quando
il bambino si trova in pericolo di morte (n° 8,1) o quando la celebrazione del Battesimo si
fa entro le prime settimane dopo la nascita del bambino (n° 8,3).
Nell’ambito di questo corso, ci interessa di più il n° 9 che parla del rapporto tra il
Battesimo ed il Mistero Pasquale: «Ad illustrandam Baptismi indolem paschalem,
commendatur ut sacramentum in Vigilia paschali celebretur aut die dominica, in qua
Ecclesia resurrectionem Domini commemorat». Come si può notare, la Veglia pasquale e
la domenica sono i veri giorni per la celebrazione del battesimo, ma il periodo in cui si
conferirà il battesimo è variabile. Ciò richiama nuovamente al n° 8 dei Praenotanda. Nei
numeri che seguono si può vedere tutto il lavoro redazionale per ricondurre gli elementi
celebrativi ad uno schema più lineare e coerente con l’intento di rendere prevalente la
dimensione ecclesiale del rito battesimale e di esplicitare la sua natura di sacramento della
fede. In merito al rapporto tra il Battesimo e l’ingresso nella Comunità ecclesiale (n° 10),
con questo criterio va sottolineata l’insistenza a configurare il sacramento come momento
di preghiera di tutta la Comunità, collocato all’interno della sua vita (n° 9) dove si
manifesta la professione di fede. In questo modo si sottolinea la dimensione ecclesiale del
sacramento.
I praenotanda, poi, presentano la doppia struttura prevista dal rituale, ai nn° 15-18.
In essi si può notare la seguente struttura:
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- Ordo Baptismi a ministro ordinario celebrandi;


- Ordo brevior Baptismi.

Nella quinta parte vengono indicati gli adattamenti del rituale che sono di
competenza delle Conferenze episcopali e quelli che sono lasciati al ministro del
sacramento, come si può vedere ai nn° 23-26. In merito a questi numeri citati, rimane
importante il n° 25 che afferma:
«Cum in pluribus regionibus parentes aliquando ad Baptismi
celebrationem nondum sint parati, vel etiam petant ut ipsorum baptizentur
parvuli, qui postea christiane non educabuntur, immo fidem amittent, neque
sufficiat ut in ipso ritu parentes moneantur, ac de fide sua interrogentur,
Conferentiae Episcopales, ad iuvandos parochos, ordinationes pastorales
edere poossunt, quibus longius temporis intervallum statuatur ante
sacramanti celebrationem»2.
Invece, ai nn° 27-31 è descritta la celebrazione della Veglia Pasquale nella sua
accezione normativa: si tratta della sesta parte che parla degli adattamenti che spettano al
ministro. In modo più specifico ai nn° 28-31 si parla dei momenti nei quali si deve
celebrare nel seguente ordine:
- n° 28 cum parvulorum Baptismus intra Vigiliam paschalem celebratur;
- n° 29 quoties Baptismus intra Missa domenicalem confertur;
- n° 30 diebus infra hebdomadam, si Baptismus intra Missa celebratur;
- n° 31 ad normam eorum quae in n° 34 Praenotandorum generaliorum (si tratta
dei diversi adattamenti).

Struttura del rituale: Ordo Baptismi pro pluribus parvulis

Da uno sguardo generale, si nota uno schema che è presente in tutti i rituali, dal
momento che si è voluto uno schema celebrativo comune. C’è un rito di accoglienza che
richiama alla tradizione e alla storia dei riti nella Chiesa. Un’indicazione temporale la si
trova al n° 323 che, oltre a sottolineare l’importanza della partecipazione dei fedeli,
richiama alla Domenica, come il giorno più adatto per la celebrazione del Battesimo.
Andando avanti tale schema, a partire dal n° 33, così si articola:
A – RITO DELL’ACCOGLIENZA.
 n° 33 – spetta al padre e alla madre, accompagnati dai padrini e dalle madrine
presentare il bambino o i bambini in Chiesa;
 n° 34 – se i battezzati sono molti e sono presenti altri sacerdoti e diaconi, questi
possono aiutare il celebrante nel compiere alcuni riti, come verrà indicato;

2
La traduzione è la seguente: «Può avvenire che i genitori non siano ancora sufficientemente preparati alla
celebrazione del Battesimo, oppure chiedano che i loro bambini siano battezzati, anche se poi non
riceveranno una educazione cristiana; anzi correranno il pericolo di perdere la fede. Non è sufficiente in
questi casi che nello svolgimento del rito i genitori siano esortati ed interrogati sulla fede. Di conseguenza le
Conferenze Episcopali regionali possono, in aiuto ai parroci, emanare disposizioni pastorali, per fissare un
più lungo periodo di preparazione al sacramento».
3
Indicazione temporale: «Baptismum celebretur, quantum fieri potest, die dominica, in qua Ecclesia
mysterium paschale recolit…» (nº 32).
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 n° 35 – viene specificato il colore delle vesti sacre e si sottolinea la partecipazione


dei fedeli che cantano un inno o salmo adatto al momento, quando il
sacerdote va all’ingresso della Chiesa per espletare il rito di accoglienza;
 n° 36 – avviene il saluto: «Celebrans salutat praesentes…revocans gaudium quo
parentes receperunt infantes». Nel salutare i genitori, i padrini e le madrine, il
celebrante accenna alla gioia con cui i genitori hanno accolto i loro bambini
come un dono di Dio. Nel rivolgere questo primo saluto il celebrante deve
tener conto di eventuali situazioni familiari particolarmente delicate;
 n° 37 – segue, poi, un dialogo o interrogatorio dei genitori e dei padrini (o madrine):
il celebrante interroga i genitori sulla loro volontà di fare battezzare il figlio e
domanda il nome;
 n° 38 – interviene quando ci sono più bambini da battezzare: i genitori dei bambini
vengono interrogati sulla loro volontà di far battezzare i propri figli e si
domanda loro il nome;
 n° 39 – si chiede ai genitori la responsabilità di educare i propri figli nella fede
cristiana;
 n° 40 – la medesima responsabilità viene chiesta sia ai padrini che alle madrine;
 n° 41 – avviene un primo segno della croce sulla fronte dei bambini;
 n° 42 – inizia la Liturgia della Parola alla quale il celebrante invita i genitori, i
padrini e le madrine;
 n° 43 – segue un’indicazione pratica: i bambini possono essere portati in un ambiente
separato, dove rimangono fino al termine della preghiera dei fedeli;
 n° 44 – è il momento delle Letture bibliche, a cui fa seguito l’omelia del celebrante.
Per la scelta delle letture si trovano nel rituale delle indicazioni precise ai nn°
44-47 del rito o ai nn° 173-203 del Lezionario.
Guardando a questi numeri, si può notare che si tratta di una accoglienza umana ed
ecclesiale, perché, come è già stato sottolineato, la responsabilità da parte dei genitori,
padrini e madrine, rende legittimo il battesimo del bambino, (nn° 37-40). Altresì, è
evidenziata anche la risposta dei padri: «Cónscii sumus». (nº 39).
In merito alla SIGNAZIONE, il celebrante traccia il segno di croce sulla fronte del
bambino, in mezzo; lo stesso gesto è compiuto dai genitori, dai padrini e dalle madrine (nº
42). Il segno di croce sulla fronte dei bambini è un primo gesto di accoglienza nella Chiesa
ed è un’introduzione a tutta l’Iniziazione cristiana, nonché la partecipazione sacramentale
alla morte e risurrezione di Cristo.
I numeri che vanno dal n° 44 al n° 46 riguardano strettamente la Liturgia della Parola.
Questo secondo schema del rito si articola nel modo seguente:
 B) nn° 44-46– LITURGIA DELLA PAROLA (Sacra Verbi Dei celebratio).
 n° 44 – sono poste in alternanza i Vangeli di Gv 3,1-6; Mt 28,18-20; Mc 1,9-11;
 n° 45 – segue l’omelia del celebrante;
 n° 46 – è previsto che dopo l’omelia, o dopo la litania o durante la stessa litania,
segua il tempo del silenzio, nel quale, invitati dal celebrante, tutti preghino
in cuor loro (intenzioni personali). Dopo questo momento segue un canto
adatto se il caso lo ritiene opportuno.
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A questo punto segue un’ulteriore tappa della celebrazione4, secondo quanto segue:
 n° 47 – segue la preghiera dei fedeli per la quale, in base alla
circostanze, si possono modificare alcuni testi, aggiungere
nuove intenzioni o scegliere dai propri schemi, purché le parti
scelte non perdano il carattere proprio della preghiera per il
battesimo dei bambini. Dunque, le altre formule ad libitum si
trovano ai nn° 217-220;
 n° 48 – segue l’invito del celebrante ad invocare tutti i Santi in forma
litanica, principalmente i Santi patroni dei battezzandi;
In sintesi, i nn° 44-46 contemplano la Sacra Verbi Dei Celebratio. Lo scopo è
quello di risvegliare la fede dei genitori, dei padrini e di tutti i presenti; con l’omelia il
sacerdote, o il vescovo, dispone la comunità cristiana a professare la fede a nome dei
bambini e ad impegnarsi alla loro formazione cristiana fino a farli diventare adulti nella
fede.
Una delle grandi novità di tutti i rituali è proprio questa nuova Liturgia della Parola
che offre la possibilità di stabilire un legame tra Parola e Sacramento. Questa liturgia è
composta da letture, omelia e preghiera universale.
C’è, al riguardo, una scelta grande di letture, ai nn° 44, 186-194, 204-215: essa
richiama, in primo luogo, alla tradizione e all’insegnamento dei Padri della Chiesa.
Sempre in riferimento alla struttura generale dell’Ordo Baptismi Parvulorum, segue un
nuovo schema secondo quanto è qui sotto descritto:
 C) nn° 49-52: ORATIO EXORCISMI ET UNCTIO PRAEBAPTISMALIS .
 n° 49 – si trova la formula o preghiera di esorcismo di recente composizione, ma che
sottolinea le grandi idee della teologia liturgica del battesimo:
«Omnipotens sempiterne Deus,
qui Filium tuum in mundum misisti,
ut Satanae, spiritus nequitiae, a nobis expélleret potestátem
et hominem, eréptum e ténebris,
in admirábile lucis tuae regnum transférret:
te supplics exóramus,
ut hos parvulos, ab originali labe solútos,
tuae templum perficias maiestatis,
et Spiritum Sanctum in eis habitare indulgeas»5

Dunque, il Battesimo lavando dal peccato originale, coloro che lo ricevono, farà
dell’uomo un tempio della maestà di Dio, un tempio nel quale abiterà lo Spirito
Santo. Nel nº 221 di questo Ordo è prevista un’altra formula d’esorcismo ad
libitum, dove si trova fortemente sottolineato il senso pasquale:
«Domine Deus Omnipotens,
qui Fílium tuum unigénitum misisti,
ut hominem, peccati servitute captivum,
filiorum tuorum libertate donares,
4
La liturgia della Parola è seguita dalle litanie, benché, almeno nella editio typica, sono molto ridotte, (nº
48).
5
La traduzione di questa formula di esorcismo è la seguente: «Dio Onnipotente eterno, tu hai mandato nel
mondo il tuo Figlio, per distruggere il potere di Satana, spirito del male, e trasferire l’uomo dalle tenebre nel
tuo regno di luce infinita; umilmente ti preghiamo: libera questi bambini dal peccato originale, e consacrali
tempio della tua gloria, dimora dello Spirito Santo».
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te humillime pro his infantibus deprecamur:


ut, quos scis huius mundi experturos illécebras
et contra diabóli insídias pugnaturos,
passionis et resurrectionis Filii tui virtute
ab originalis culpae labe nunc eripias
et eiusdem Christi gratia munitos
in itinere vitae suae sine intermissione custodias»6.

 n° 50 – si trova la formula dell’unzione, che è la stessa di quella usata per gli adulti:
«Muniat vos virtus Christi Salvatoris»;
 n° 51 – segue anche l’imposizione della mano: «Et statim manum imponit super
unumquemque infantium, nihil dicens»;
 n° 52 – si prevede una processione, qualora il battistero o fonte battesimale si trova al di
fuori della Chiesa. Questo momento introduce pienamente alla celebrazione
vera e propria del Battesimo.

La preghiera dell’esorcismo ed il gesto dell’unzione con l’olio dei catecumeni


evidenziano la liberazione dal peccato originale e la vocazione alla lotta con Cristo per il
bene.
Per quanto riguarda il momento della celebrazione vera e propria, esso così si
articola:
 D) nn° 53-66: CELEBRATIO BAPTISMI.
Nei numeri 53-66 troviamo il rito centrale del Battesimo, composto dalle seguenti
parti:
 Benedictio et invocatio Dei super aquam (nn° 54-55).
 Abrenuntiatio et professio fidei (nn° 56-59).
 Baptismus (nn° 60-61).
 Ritus explanativi (nn° 62-66) Questi riti sono composti dalle seguenti parti:
 Unctio post Baptismum (n° 62).
 Impositio vestis candidae (n° 63).
 Traditio cerei accensi (n° 64).
 Effethà (nn° 65-66).
Questi riti e queste formule sono identiche a quelle della iniziazione degli adulti,
anche con monizioni diverse.
La celebrazione inizia con la solenne preghiera di benedizione dell’acqua, preziosa
catechesi sull’acqua nella storia della salvezza fino al battesimo istituito da Cristo; ad essa
segue l’impegno solenne dei genitori, dei padrini e delle madrine a nome del bambino.
L’acqua, fuori del tempo pasquale, sarà consacrata per ogni battesimo. Nei primi
secoli cristiani, l’acqua veniva benedetta ogni volta che si celebrava il battesimo e così si fa
ancora oggi nelle Chiese d’Oriente. Nella Chiesa latina tale prassi è stata conservata solo
fino all’alto Medioevo, perché si impose l’uso di pronunciare questa benedizione soltanto
nelle vigilie di Pasqua e di Pentecoste, e nel 1956 solo nella Veglia Pasquale. La riforma
liturgica ha stabilito che, fuori del tempo pasquale, l’acqua sia benedetta nella stessa

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La traduzione di questa formula (n° 221) di esorcismo è la seguente: «Dio Onnipotente, che hai mandato il
tuo Figlio unigenito, affinché all’uomo, schiavo del peccato, doni la libertà dei tuoi figli, umilmente ti
preghiamo per questi bambini: affinché, che fra le seduzioni del mondo dovranno lottare contro le insidie del
diavolo, per la potenza della passione e della risurrezione del tuo Figlio, li liberi dall’origine della colpa e,
rafforzati con la grazia di Cristo, li proteggi nel cammino della loro vita senza interruzione».
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 218
Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.

celebrazione del sacramento (SC 70; Praenotanda nº 21). Lo scopo di tale prescrizione è
in ordine alla comprensione del mistero battesimale, alla luce della storia della salvezza:
«Sacramenti autem celebratio proxime preparatur tum celebrantis
sollemni oratione quae, Deum invocando eiusque salutis consilium
recolendo, acquam Baptismi vel benedicit vel eius benedictionem
commemorat» (n° 18,1 dei Praenotanda).

Dunque, è parte della celebrazione questa solenne Benedictio et invocatio Dei super
aquam nella quale, invocando Dio e ricordando il suo disegno di salvezza, egli benedice
l’acqua battesimale.
Il rito centrale del battesimo si può compiere con l’immersione (n° 60) o per infusione
(ibidem), accompagnato dalla formula trinitaria, che lascia comprendere i nuovi misteriosi
rapporti del battezzato con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Bisogna aggiungere anche che la consegna della veste candida, assieme all’unzione
con il santo crisma, alla consegna della candela accesa e al rito dell’effathà, forma un
trittico nell’ambito dei riti esplicativi, la cui qualifica ne definisce la natura e la funzione
nella celebrazione liturgica e li distingue dal rito principale della celebrazione battesimale.
Il primo dei riti post-battesimali è l’unzione crismale, ed è segno del sacerdozio
reale del battezzato e della sua aggregazione alla comunità del popolo di Dio (n° 18).
Innanzitutto, la consegna della veste bianca è di esplicare l’effetto già ottenuto dal
battesimo ricevuto. Adoperando questo segno esplicativo, la liturgia non corre il rischio di
ripetere quello che è già avvenuto nel lavacro battesimale, ma cerca di esprimere,
attraverso momenti rituali distinti, la ricchezza insondabile del mistero celebrato.
I riti minori hanno lo scopo di offrire la simbolizzazione del mistero celebrato.
Ognuno di essi illumina, dal canto suo, il mistero della rigenerazione.
Il rito della consegna della veste candida non costituisce, dunque, l’essenza della
celebrazione battesimale, ma piuttosto esplica, chiarisce, illumina e interpreta l’evento
sacramentale.
La novità della vita in Cristo si realizza nel rivestirsi dell’uomo nuovo. La veste
candida è un segno emblematico tanto della ricreazione avvenuta nel lavacro battesimale
quanto della conformazione continua al Risorto.
L’olio sacro, la luce e la veste superano la cornice della celebrazione e rievocano la
nuova condizione dei neo battezzati, che deve essere vissuta nella quotidianità: dunque, i
neofiti, camminando come figli della luce, devono portare la veste candida senza macchia
fino all’incontro davanti al volto del Signore.
Il rito dell’effethà viene collocato tra i riti post battesimali e, modificando la
formula, dà un nuovo carattere esplicativo. La nuova formula cerca di dare un significato
esplicativo al rito stesso.
A questo punto non si commemora l’atto battesimale ma piuttosto gli atti salvifici
del Cristo «qui surdos fecit audire et mutos loqui» (nº 65).
Ciò dimostra che il rito, per la sua genesi e la sua natura, non era un rito esplicativo,
bensì un rito preparatorio che tradizionalmente faceva parte dell’apertio aurium previsto
nell’ultimo scrutinio prima del battesimo.
Anche nell’OICA, il rito dell’Effethà, assieme alla restituzione del Simbolo, alla
scelta del nome cristiano e all’unzione con l’olio dei catecumeni crea l’insieme dei ritus
immediate preparatorii (OICA 193), che vengono celebrati nella riunione liturgica nel
mattino del Sabato Santo. L’Ordo Baptismi Parvulorum, invece, colloca il rito dell’Effethà
tra i riti post battesimali e, modificando la formula, gli dà un carattere esplicativo.

Andando avanti, verso la conclusione della struttura generale dell’OBP, si trova la


descrizione della fine del rito del Battesimo, secondo quanto segue:
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 219
Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.

 F) nn° 67-71 – CONCLUSIO RITUS. Esso consta delle seguenti parti:


 Canticum baptismale (n° 67).
 Oratio dominica (nn° 68-69).
 Benedictio et dimissio (nn° 70-71).

Interessa qui vedere la monizione del celebrante (v. n° 68):


«Parvuli isti qui, per Baptismum regenerati, filii Dei nominantur et
sunt, plenitudinem Spiritus Sancti per Confirmationem recipient et, ad
altare Domini accedentes, participes fient mensae sacrificii eius ac Deum in
medio Ecclesiae Patrem vocabunt» (nº 68).

I riti di conclusione riuniscono la comunità attorno all’altare per la recita del Pater,
per sottolineare che i piccoli battezzati un giorno, nella Confermazione, riceveranno la
pienezza dello Spirito Santo e potranno partecipare al banchetto eucaristico. La
benedizione conclusiva a tutti quanti ribadisce l’impegno cristiano secondo queste parole:
«Ut semper et ubique vivida sint membra populi sui, et pacem suam
omnibus hic prasentibus largiatur, in Christo Iesu Domino nostro».

Confronto tra il Rituale Romanum 1614 e l’OBP 1969/1973.


Appare interessante questo quadro sintetico perché permette un aggancio forte con
la tradizione della Chiesa, mediante la quale, ancora una volta, si può cogliere tutta la
ricchezza del rito del Battesimo descritto nell’OBP. Tale quadro è sviluppato nel modo
seguente:
 Le cose simili
1. Le tre stazioni. Ma c’è la possibilità di una quarta nel OBP.
2. L’esorcismo pre-battesimale.
3. L’unzione pre-battesimale.
4. La rinuncia a Satana.
5. La triplice professione di fede.
6. Il battesimo.
7. I riti post-battesimali: l’unzione, la veste bianca, la candela.
 Le cose dissimili
1. Il rito del sale e l’esorcismo del catecumenato che faceva parte del
catecumenato e degli scrutini sono stati tolti.
2. É stata inserita la liturgia della Parola ed è stata ulteriormente arricchita.
3. Sono stati inseriti alcuni elementi presi dalla veglia pasquale, la litania dei santi
e la benedizione del fonte battesimale.
4. Il nuovo rito contiene parecchie esortazioni rivolte ai genitori sulla loro
responsabilità (v. i formulari).
 Conclusione:
1. La riduzione degli esorcismi.
2. Il guadagno della liturgia della Parola.
3. Il guadagno di alcuni elementi della veglia pasquale.
Facendo il paragone tra il Rituale Romanum del 1614 e l’Ordo Baptismi
Parvulorum del 1969/1973, si vede chiaramente che le diverse preoccupazioni teologiche e
pastorali delle due epoche determinano il contenuto dei Praenotanda e della stessa azione
rituale.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 220
Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.

CONCLUSIONE GENERALE
La Pasqua costituisce lo sfondo che consente di comprendere il senso profondo
dell’iniziazione cristiana. L’epoca patristica aveva una prassi battesimale incentrata attorno
alla grande celebrazione della notte di Pasqua. Questa grande idea di fondo è stata presa
poi dalla Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium 67, che presenta l’Iniziazione
cristiana – benché sinteticamente evocata dal termine “battesimo” – come “inserimento”
dell’uomo nel mistero pasquale.
Il Decreto conciliare Ad Gentes n° 148 presenta gli effetti che i sacramenti
dell’iniziazione cristiana operano nel catecumenato. Essi sono:
- la liberazione dal potere delle tenebre;
- la partecipazione alla morte – sepoltura – risurrezione di Cristo;
- il dono dello Spirito Santo;
- l’introduzione al banchetto eucaristico.

Pier Paolo Caspani, in un suo libro, come frutto di una sua tesi dottorale dal titolo
La Pertinenza teologica dell’Iniziazione Cristiana (v. bibliografia all’inizio di questa
Dispensa), definisce, in sintesi, l’Iniziazione cristiana come l’articolata celebrazione
sacramentale (Battesimo, Confermazione ed Eucaristia) attraverso cui il credente che ha
percorso l’itinerario catecumenale, è pienamente incorporato al mistero pasquale di Cristo.

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La Sacrosanctum Concilium al n° 6 dice: «Pertanto, come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha
inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo. Essi, predicando il Vangelo a tutti gli uomini , non dovevano
limitarsi ad annunciare che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana
e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, bensì dovevano anche attuare l'opera di salvezza che
annunziavano, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica. Così,
mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e
risuscitati, ricevono lo Spirito dei figli adottivi, “che ci fa esclamare: Abbà, Padre” (Rm 8,15), e diventano
quei veri adoratori che il Padre ricerca. Allo stesso modo, ogni volta che essi mangiano la cena del Signore,
ne proclamano la morte fino a quando egli verrà. Perciò, proprio nel giorno di Pentecoste, che segnò la
manifestazione della Chiesa al mondo, “quelli che accolsero la parola di Pietro furono battezzati” ed erano
“assidui all'insegnamento degli apostoli, alla comunione fraterna nella frazione del pane e alla preghiera...
lodando insieme Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo” (At 2,41-42,47). Da allora la Chiesa mai
tralasciò di riunirsi in assemblea per celebrare il mistero pasquale: leggendo “in tutte le Scritture ciò che lo
riguardava” (Lc 24,27), celebrando l'eucaristia, nella quale “vengono resi presenti la vittoria e il trionfo
della sua morte” e rendendo grazie “a Dio per il suo dono ineffabile” (2 Cor 9,15) nel Cristo Gesù, “a lode
della sua gloria” (Ef 1,12), per virtù dello Spirito Santo».
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Il Decreto conciliare Ad Gentes al n° 14 afferma: «Coloro che da Dio, tramite la Chiesa, hanno ricevuto il
dono della fede in Cristo, siano ammessi nel corso di cerimonie liturgiche al catecumenato. Questo, lungi
dall'essere una semplice esposizione di verità dogmatiche e di norme morali, costituisce una vera scuola di
formazione, debitamente estesa nel tempo, alla vita cristiana, in cui appunto i discepoli vengono in contatto
con Cristo, loro maestro. Perciò i catecumeni siano convenientemente iniziati al mistero della salvezza ed
alla pratica della morale evangelica, e mediante dei riti sacri, da celebrare successivamente, siano introdotti
nella vita religiosa, liturgica e caritativa del popolo di Dio. In seguito, liberati grazie ai sacramenti
dell'iniziazione cristiana dal potere delle tenebre (cfr. Col 1,13), morti e sepolti e risorti insieme con il Cristo
(cfr. Rm 6,4-11; Col 2,12-13;Mc 16,16), ricevono lo Spirito di adozione a figli (cfr. 1 Ts 3,5-7; At 8,14-17) e
celebrano il memoriale della morte e della resurrezione del Signore con tutto il popolo di Dio. È auspicabile
una riforma della liturgia del tempo quaresimale e pasquale, perché sia in grado di preparare l'anima dei
catecumeni alla celebrazione del mistero pasquale, durante le cui feste essi per mezzo del battesimo
rinascono in Cristo. Questa iniziazione cristiana nel corso del catecumenato non deve essere soltanto opera
dei catechisti o dei sacerdoti, ma di tutta la comunità dei fedeli, soprattutto dei padrini, in modo che i
catecumeni avvertano immediatamente di appartenere al popolo di Dio. Essendo la vita della Chiesa
apostolica, è necessario che essi imparino a cooperare attivamente all'evangelizzazione ed alla edificazione
della Chiesa con la testimonianza della vita e con la professione della fede. Infine, nel nuovo Codice dovrà
essere più esattamente definito lo stato giuridico dei catecumeni. Essi infatti sono già uniti alla Chiesa,
appartengono già alla famiglia del Cristo, e non è raro che conducano già una vita ispirata alla fede, alla
speranza ed alla carità».
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 221
Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.

Si trova in questa definizione e si può riconoscere una sostanziale convergenza tra


tale orientamento e la nozione patristica di iniziazione, almeno come è stata riproposta
dalla teologia misterica. Infatti, si può parlare del fascino delle catechesi mistagogiche
della fine del secolo IV, sotto il profilo della teologia sacramentale degli anni ’40, ’50, ’60,
sempre rilette attraverso il filtro della dottrina caseliana e della ricerca storico-liturgica del
secondo dopo guerra. Tutto questo è visto nella visuale della teologia dei misteri e nella
riflessione sacramentale post-conciliare. Dunque, è stata una rilettura e una riscoperta
profonda della catechesi mistagogica, nella quale la stessa teologia dei misteri ha ricoperto
un ruolo molto importante sino a far scoprire la tradizione dei Padri. Ciò rientra nella
ricerca storico-liturgica degli anni successivi alla 2a Guerra Mondiale.
Ma c’è da fare una chiara distinzione. Nel confronto tra la prospettiva conciliare e
quella patristica vanno tenute presenti due osservazioni:
a) i diversi momenti che costituivano l’antica celebrazione battesimale (v.
Tertulliano e Ambrogio) non possono essere puramente e semplicemente
identificate con la trilogia sacramentale Battesimo – Confermazione –
Eucaristia, a cui si riferisce il Vaticano II, perché di frammezzo si trova la
teologia scolastica che ha sviluppato nel tempo una teologia particolare che è
divenuto patrimonio della Chiesa;
b) sarebbe, inoltre, anacronistico attribuire agli autori dell’epoca patristica la
coscienza chiara di una distinzione sacramentale fra i diversi riti componenti
durante la Veglia Pasquale. La loro unità manifesta una certa unitarietà
sacramentale, ma la nostra visione sacramentale è più completa rispetto a quella
dei Padri della Chiesa (v. nota metodologica dei nn° 1 e 2 dei Praenotanda
Generalia).

 La Confermazione, in questo senso, viene nuovamente inserita nel complesso


dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana in modo tale che riprenda il suo posto e si riscopra
la sua importanza. Oggi, difficilmente si potrà esporre la dottrina di questo sacramento
prescindendo troppo dalla sua relazione con gli altri due sacramenti (il Battesimo che
precede e l’Eucaristia a cui si orienta).
Diversi e recenti studi dimostrano il rapporto della Confermazione con il Mistero
pasquale e pentecostale di Cristo e con il mistero della Chiesa: ciò lo fa apparire in tutta la
sua forza cristologica ed ecclesiologica.
Nell’ambito dei rituali post conciliari, l’Iniziazione cristiana, almeno nella sua
nozione principale, viene intesa in senso sacramentale ed, in linea di principio, viene
ampiamente recepita.
Secondo l’OICA 8, l’iniziazione dei cristiani non è altro che la prima partecipazio-
ne sacramentale alla morte e risurrezione di Cristo, realizzata dal Battesimo, dalla
Confermazione e dall’Eucaristia che, strettamente connessi l’uno all’altro, sono in grado di
delineare l’identità fondamentale del cristiano.
Nell’ambito dell’OICA il legame tra i sacramenti dell’iniziazione cristiana trova
coerente attuazione nella proposta rituale, che prevede, di norma, la celebrazione congiunta
del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia nel corso della Veglia Pasquale.
L’Iniziazione è vista, così, come un cammino progressivo, mentre il catecumenato
tende a diventare il centro o il perno dell’Ordo di cui l’Iniziazione non è che una tappa
decisiva.
Nella nostra prospettiva biblico-patristica, teologico-liturgica, partendo proprio dal
dato biblico, si può vedere come il significato teologico del Battesimo cristiano esprima la
realtà della salvezza realizzata dalla morte e dalla risurrezione di Cristo e si manifesti nel
dono dello Spirito Santo.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 222
Decimo Tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum.

I primi scrittori prepararono il metodo mistagogico con lo scopo di attuare un unico


progetto, cioè quello di garantire al battezzato una formazione adeguata, a partire dal dato
celebrativo. Nella grande diversità di autori si trovano elementi comuni attraverso i quali è
possibile individuare i caratteri essenziali del Battesimo, nonché i diversi significati che lo
accompagnano.
Applicando la tipologia biblica alla Liturgia si è costruita una teologia
sacramentaria, a partire dai medesimi sacramenti.
I documenti liturgici ci offrono una grande ricchezza e varietà di elementi che
vanno dalla simbologia, alla ritualità, all’eucologia e alla celebrazione della Parola di Dio,
insieme alla catechesi. Il Gelasiano offre il prototipo dell’Iniziazione cristiana della
Liturgia romana.
Gli Ordines, i Pontificali, i Rituali modificano, aggiungono e tolgono svariati
elementi, cambiando anche la loro antica disposizione. Tutti, al loro modo, vogliono
conservare il carattere della Tradizione, manifestando la Romanicità dei suoi elementi.
Purtroppo, in questo tragitto è stato perso il catecumenato che i Padri del Concilio
Vaticano II avevano proposto di riprendere secondo l’Antica tradizione. In sostanza, i tre
rituali conciliari (OICA, OC OBP) studiati manifestano un vero senso di tradizione ed
arrivano ad una logica che struttura l’unico insieme sacramentale costituito dal Battesimo,
dalla Confermazione e dall’Eucaristia. Dunque, arrivano ad una nozione/accezione
tradizionale e sacramentale del concetto di Iniziazione cristiana con un significato
misterico-sacramentale, nonché mistico che lo sostiene.
Allo stato attuale la trilogia sacramentale ha il suo punto di partenza nel Battesimo
ed il suo vertice nell’Eucaristia, mentre la Confermazione compie il Battesimo e prepara
l’Eucaristia. Ci troviamo nuovamente in una triplice realtà sacramentale che costituisce
l’unità dell’iniziazione cristiana. A tale riguardo si può concludere con queste parole di
Tertulliano:
«Caro abluitur, ut anima emacultetur;
caro ungitur, ut anima consecretur,
caro signatur, ut anima muniatur,
caro manus impositione adumbratur,
ut et anima spiritu inluminetur;
caro corpore et sanguine Christi vescitur,
ut et anima de Deo saginetur»
(TERTULLIANO, De Resurrectione 8,3 – CCL 3,93).

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