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LA GENESI.
PREFAZIONE
a di un
Il Pentateuco tutto , siccome ~ oper me un
solo autore ,Hosè, così. e,rli è tutto insie Testamento
sol libro, ed è cirato nel Nuovo col nome di
col titolo di libro di Mosè , ovvero cinque li•
Legge. La divisione però di esso in attr-ibuisce
bri é molto giu.,ta, e ad Esdr a si no&tra
comunemente. Il nome, che è dato nella dalla tra•
Yolgata a questo primo libro viene o Genesi,
duzione de' LXX , i quali lo intitolaron è de-
vale a dire Generazione , perchè in esso , e si rac•
scrit ta la crea zione di; t11Ue le cose
i da .A.bra-
contano le generar,ioni de' patriarch ( t;ome gli
mo in poi. :Nelt Ebre o ques to libro
prima pa•
altri quattro) prende il nome dalla ovvero
rola, da cui eg;i comincia, Bere silh, si si pui;
Berescitb, Al princ ipio, Tatt4 la Gene la pri~
distinguere in ,IJ'lallro pOl'ti, delle qu/JU
mna110 da
ma contiene la .,to,ia del. ~n~ re .La sa.•
Adamo fino -àl diluvio,· Genesi YlJ, corl"e da
conda abbracci4 tutto il 18mpr>, ck11 fino al
Noè fino ad .Abramo, dal· capo Yll, .Af?ramo
Xll. La terza descrjve le azioni di quarta
fino alla sua morte , capo XXP '. Nella
obbe e di
si narrano i fat# <I /su.eco, di Giac gran ptJ•
Giuseppe fino alla mort e di ques to
ne tra gli
triarca. Ella è opinione assa i comu da Mosè
Interpreti, che la Gtme si fu scrit ta
stato ca•
nd,l' Arab ia allora quando Iddio disgu e pella
gli Ebrei per le loro mormorazioni, consumare
lor miscredenza , li condannò a ringnd<>
quarant' ,inni nel girare attorno pelleg
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per qael vt,uto atf~erto. In tal luogo a"dunqr,e
Mosè diede principio ad istruire e formare ii
popolo commesso dal Signore al suo governo,
rimettendogli davanti agli occhi le gran verità
della Religione , sulle quali do•·ea poscia inal•
2arsi tutto f edifizio della sua legislazione.
Quindi è descritta la creazione dell universo,
l'origine del genere umano, la felicità del pri•
mo uomo creato da Dio a sua immagine e so-
miglianza ( felicità, di cui avrebber goduto i
suoi discendenti, se egli non avesse disobbe-
dito al suo Creatore); la corruzione generale
degli uomini punita da Dio coll'universale di-
luvio, da cui il solo Noè colla sua famiglia è
·salvato nelf arca; la confusion delle lingue, e
'la divisione della terra tra'figliuoli di Noè, la
--separazione di uno de' discendenti di Sem per
essere il padre de' credenti, e lo stipite del po•
pol di Dio; ~ finalmente la vita de' patriarchi
·da .Il bramo fino a Giuseppe. Tali sono i gran•
'diòsi oggetti che ci son messi' davanti in que-
·sto libro. L'autore di esso, il più grande in•
'sieme, e il più antico di tutti gli storici, ci dà
una continuata notizia di tutti que' secoli, in-
·1orno a' 9uali gli Sèrittori profani più antichi
e più cel-ebri non a!Jro han potuto a noi traman-
'dare, se norf mér"e favole, ovvero confuse e
aùerate tradizioni del vero. Quello però che
·8oprà t1'1te le allre storie renJe infinitamente
·preziosa e venerabile quella di Mosè, egli ~,
·che· iri esita si ha la storia della Religione da
:Adamo fino a quel tempo, in cui, mediatore lo
stesso Mosè, 'fermò' Dio la grande alleanza
·co' ,tigliuoli d' Israele, e li fece suo popolo. Co•
sì f uomo criatiano tror,a nella Genesi non so•
io là Cf'gnitj.one perfeJta del vero Dio , e dei
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suoi attributi; ma di pi,} i lumi nece.fsarii per
conoscere sè sksso, e la naturale sua mise-
ria, onde è condotlo ad alzare la mente e il
cuore versn quel celeste Liberatore , la grazia
di cui può nor, sulame11te scioglierlo dal pt!C•
calo, ma ancor sostenerlo in mezzo alle tenta•
zio;,i della vita presente; vi trova i documenti
gravissimi di pietà, e innumerabili esempli di
ugni virtù in que' santissimi uomini, la fede
de' quali, degna dell' Evangelio, a cui pur ap•
parlennero, è celebrata dagli scrittori santi
del Nuovo Teslamenlo, e dal medesimo Gesù
Cristo: vi trova finalmente i misteri dello stes-
so Cristo, e della sua sposa la Chiesa,figura•
Li e predetti ne' /atti più illustri, e negli avve•
nimenti , e negli stessi personaggi pizì rag·
guarde.voli, de' quali;,. quesla dfrina storia ra·
gionasi. lmperocchè, come notò s. Agortino, Di
que' santi, i quali furonù anteriori di tempo alla
nalivilà dd Signore, non solo le parole, ma an•
che la vita, e i rnaritaggi, e i :figliuoli, e le g•sla
furono profezia di questo tempo, in cui nella
f •de della passione di Cristo è adunata di tulle
l,• genti la Chiesa; onde giustamente afferm,i
s. Ireneo, che ogni lettera di, Mosè è parola di
Cristo: Lilcrae Mo$is verba sunt Chrisli,
IL.
LIBH.O DELLA GENESI.
CAPO PRIMO.
Della creazione del mondo. Distinzione, e orna•
to delle cose create. Formazione dell'uomo, a
cui Dio sottopone tatto quello che avea creato.
ciascheduna di esse chiama nel suo proprio nome (Ps. 103, '.>.,),
Dio solo conosce tuLti i fini delle opere sue ; ma noi dobbiamo
e conoscerlo per esse, e beneùirlo,
Ycrs. 2-0, Producano l'acqu6 i rettili animati~ viventi. Ret~
tili si ch;amano nelJa Scrillura i pesci, perchè, generalme11te
parlando, sono privi di piedi, e sì strascinano sulle acque. Qui
al comando di Dfo un popolo immenso di natanti riempie iJ ma.
re: questi sono di specie infinite: i più piccoli non sono meno
an,mirabili pella prodigiosa loro feconditii, e pella somma loro
:igilità e destrezza, che i srandi pella lor mole e pella loro fotta.
La maniera , onde si mao tiene 10 un elemento , dove nulla na.
sce, questa immt'nsa popolazione, non dee recar meL.o di mara-
viglia: i grossi divorano i pic~oli, ma que!ti e mohipli<'ano in
tanto numero, e son tanto lesti alla fuga, e &an cosi bene per
tempo rifuggirsi nc'luoglii, dove per la Lassezza dell' acque Don
11ossono andare i grandi , che e queui trovan4? a sufficienza per
sostentarsi, e quegli a dispetto detJa erudehà e voracità de' loro
JJemici conservano la loro specie, se11za cha apparista diminu•
:rione, Tuui questi n1ì racoli della proHÌdenza sono accenoati da
na,·i,Me, Pi·, 103. 25. Quel rnnre grande, vastissimo,dove so-
no rtllili senza numero, anìmali mìnuti insieme co' grandi.
E i volatili sopra la terra. L'Ebreo e ìl volatile voli sopra
In ter·ra; ma 1ieasuna variet3 è per questo tra l' orisioale, e )a
Vol~ata 1 ove in quello si supplirca l' ar\Ìcolo, il quale, serondo
Jl genio della )ingua, di lt>t,:giui si f'metlf', ed f.: supplitQ 51 nf'll'
Ar.-bo ~ e 5Ì ancor 1.1.1;,' LXX ; oudc douà 1raJuu1; e il v,dald:,
[; _)
CAPO II.
1Jio, ar:endo compiuto in sei giorni il suo lavoro;
riposa il settimo giorno, e lo benedice • Pone
L uumo nel paradiso ornato di varie piante
fruttifere, e di correnti. Forma dalla costa
,le{/.' uomo Eva per .suo aiuto; e istituisce il
matrimonio.
mnta tla lui, senia però cftt ei lasciane ili regt;e' e , e di con-
.-e,·vare quelle che avea già fatte. Dio sempre immobile e iru 4
so. Yedi Rccl. xuv. 35. 36. 37, Ma non è possibile a noi , nè
llt:Ct:uario ali: av,eramenlo della &Loria_ di Mosè, il mourare •·
de.s.so uell' Armenia quattro fi-umi. nasceuti da Pila stessa sor-
~ente. Basta al nostro io tento il trovare in una cena e&teosiou
di paeie quattro fiumi simili ai descritti da Mosè, i quali pote-
rono oasct"re un dì da uoo stesso fonte , heochè ciò non ,ia al
presente, Clie iJ Tigri el'Eufrate avehero un dì comune l'origi·
ne, il troviam ripetuto in molti autori profani assai posteriori
a Mosè: tlla egli è certo, che in differenti luoghi nasr.ouo ades-
60 que'lit1mi, Jo che ci dà luoso di poter dire, che anche degli
altri due ( che noi cretiiamo estere il Fàsi, e l' Arasse ) cangia-
giata aia la sorgente, Sis»ili i&:rabalaame~ti di fiumi, e di laghi,
cagicnati da' di.luvii, doa' treQSuolii,.e.·d•U• ,.tCende del tempo·,
leggoosi nelle storie, e nelle rela-a:Hlni •aticbe, e· mod-eNu'I, E
fors~ Dio collo stesso C&tl@iemeotooperato nell'origine di que-
11ti fiumi volle abolire la memoria di t.fn luogo, in chi l'uomo
avea ,;traoamente abusato df:' ~uoi benefizii.
Vers. 11. Vno dwesi Phison. Queuo abbiam detto euere il
Fasi, il quale ouce u..-11' Armf'n1a 1 e si scaricat nel Ponto Eus ..
sino. Egli è il fiume piU grande e ramoso che abbia la Colchi1ie,
paese ct:lebre una volta pel tuo gran commercio. Yedi Plin.
lt&. v1. cap. 5,
Egli gira per tutto il paese di Hevilath, dove nasce l'oro,
Nel capo x. vedremo un Heviktb figliuolo di Chus, e un al·
trn l:levilath figliuolo di Jectall, Ma o sia da uno d~ques&i due 1
o da un terzo a noi iguoto, che abbia preso il mo nome il pae-
&tl bagnato dai Fasi, queuo paese era \licino ali' Armenia, e al•
Je sorgenti deU 1 Eufr11te e del Tigri: In Colchide era in gran-
disairua rinomanza per la qualità e la bontà dell'oro I onde ar ..
ricchivaola i auoi fiumi e torrenti , Ne abbiamo una prova nel ..
J" favola del veJJo d 1 oro, re,li Plin lib. 25. cap. 3.
68 GENESI
12. Et aurum terrae 12. E )'·oro di quel
illius optimum est: ibi paese ·è ollimo: ivi lro•
invenitur bdellium, et vasi il bdellio, e la pie•
lapis onychinru. . tra onicbe.
13. Et nomen fim,ii 13. E il nome del se-
secundiGehon:ipse est, condo fiume è Gehon :
qui circumit omnem ter- ed è quello che gira per
ram AEthiopiae. lulla la terra d'Etiopia.
14. Nomen vero fi1t· 14, Il nome poi del
minis tertii Tigris:ipse terzo fiume è Tigri ,
vadit contra Assyrios. che scòrre verso gli As·
Vers. t?., P'i si trova il bdellio. La ,·oce ebrea debolah è
pochissimo cooosciuta. L'Arabo, il Siro, e molti altri lnterpre-
&i credono, che si~t.ifichi Ja perla: e benchè non si peschino
in ogi;i perlé n'el Fasi, cfo non farebbe difficolta ; -perchè può
euere' accaduto 1 èhe o sieno state esaurite , o non se ne faccia
7Ìcerca: <1hre di che se ne pescano nei mari vicini; lo che serve
a 1pit>gare l' upret!lione 'di Mosè. Ma tent:ndosi alla versione
dttUa Vnlgat-a, il bdellio è una specie di somma odorosa, di cui
Plin; ,lib. ,m. cap. g.
Veri. 13, ll nomt1 del secondo fiume è Gehcn. L'Arasse na-
sce nell' Armenia sul roonte Ararat, in dutanza di 6000 passi
dall'Eufrate, e va a scaricarsi nel mare Caspio. H nome di Gehon
~onvieoe beoiuimo a questo fiume, come quPl1o che denota l'
impelU:osit~ de Ha sua corrente; la qual~ impetuosità fu dimo..
strata da Virgilio, che scriue lib. "Yln • .lEueid.
li ponte
Da dosso si ,cotea l' armenio- Arasse.
Ed è quello che gira attorno alla terra d'Etiopin.. Ovvern,
come ha J'Ebr eo: attorno alla terra di Chus.Que&Le parole fan-
no una grave difficohà. Noo pouiam nt>gare 1 che ordinariamente
nelle Scritture la terra di Chos sia l'Etiopia, e tale è anche
l'int~rpretazione de'LXX1 e di s. Girolamo. Contuttociù il cele-
bre Bocbart ba dimostrato , e he fa d' uopo riconoscere oelJe
Scritture più d'un paese, che abbia portato il nome di Chus,
p~r essere stato abitato e popolato da' discemlenti di Chus fì-
i;liuolo di Cliam. Tale d1rem che fosse questo paese bagnato
dall'Arasse, conforme scrive Mosè. E non è forse improbabile,
the questo nome di Cbus sia~i coo qualche alteraiione cooaer-
vato nel nome degli Sci ti, i quali, secondo varii aotichi storici,
abitaron da prima preso l' Arasse. lmperocrhè Chus se<"oodo l'
inilessi,rne del rlialetto r.alileo, dicesi Cbut, onde poi i Cutbi ov~
\IUO ~li Stili, Fedi a Calmet.
CAPO II.
Fltu,ius autem quartus sirii. E il quarlo fiume
ipse est Euphrates, egli è l' Eufrale.
15, Tulit ergo Domi- 15. li Signore Dio
nus Deus hominem, et adunque prese l'uomo,
posuit ewn in paradiso e lo collocò nel pàradi-
<Jolllptatis , ut operare- so di delizie,affinchè lo
tur et custodiret illum. collivasse e lo custo-
disse.
16. Praecepitque ei 16: E gli fè comando,
dicens: Ex omni ligno dicendo:Mangia di lul-
paradisi comede. te le pian le del paradiso.
17. De ligno autem 17.Ma del frullo dell'
scientiae boni et mali albero della scienza del
ne comedat : in que>- bene e dèl male non
1. Sed et serpens
erat callidior cuncti a•
1. Ma il supente
era il più astuto d1 tut.
nimantibus terrae,quae ti gli animali della ter-
/ecerat Dominus Deus. ra fatti dal Signore Dio.
I
Qui dixit ad mulie- Questi disse alla doa•
rem: Cur praecepit vo• na: Per qnal motivo co-
bis Deus, ut non come• man,lovvi J ,Jélio , che
deretis de omni ligno non di tutte le piante
paradisi? del paradiso mangiaste
i frutti? ;.
Vers. •.21. Fece ancora ... delle tonache di pelle, cc. Non è
cosa nuova nelle Scritture il dire,che Dio abbìa fatto <pie Ilo eh'
egli ordinò,che da ah.risi facesse Co~Ì qui o Dio ordinò ad Adamo
ed Eva di ucci<lere degli Jnimali per <'opr1rside1le loro pelli, o
::;li stessi aoimali fece uccidere per ministero di qualcbe Angelo.
Ecco sopra un tal fatto la rifleHione di Origene, hom. ti io Levit.
Di tali tonache Jovea rive..-tirsi il peccatore, le qual, f,usero
indiaio e della morte, nella quale era incorso pel primo pec-
cato I t: della 1ua fragilità pro11eniente ,!alla corruzione della
carne. ,
Vera 22. E diventato come uno di no, ec. Non v' ha dubhi-0 1
che per le parole uno di noi .s' io tendano le &re divine P,irsooe.
Queste sono parole rl, Dio, il quale non insulta alla sciagura
di Adamo: ma ~li altri avverte di non insuperbirsi, come egli
feco Aug. lib. \I. d, Gen. 39.
Ora adunque, che a sorte non ,'stenda egli la mano ec, li
senso, che rimane interrotto, è supplito da quel che .si ba uel
verso segnentf', Affinchè Adamo ooo ardisca forse di stendert: Ja
maoo alt' albero della vita, 1,ereiò Dio lo m:ioda fuori del pau
diso.
Vers. 2.4, Collocò daw:tnli al Farrt,liro •.. 1m, Chcrabùio, ovÀ
,_, ni..~ •. 1.;_; ,.,..,..,., ...... ,,. PEhreo: ma .siccome uua aola i
e,\ Po m.
rubim , et jlammeum Cberubinocon una spa•
gladium,atque versati- da,che gettava fiamme,
lem ad custodiendam e faceva ruota a custo-
viam ligni vitae. dire la strada , che me-
nava ali' albero della
vita.
CA.PO IV.
1. Adam
vero co• 1. Adamo conob-
gnovit uxorem suam be la sua moglie Eva,
E
Hevam: qllae concepit, la qua le concepl, e par•
et peperit Cain, dicens: lori Caino, dicendo: Ho
Possedi hominem per fatto acquisto di un uo•
Deum. mo per dono di Dio.
( 1) Hebr. 11. 4,
Vers, :i. Parto,·ì Abtle rii lui fratello, Abele si~nifi1'.a vanità;
col qual nome la mtidre, memorè della seatenza Ji mort~ pro~
JlUn:r.iata contro di lei, e contro de' suoi figliuoli, volle forse io-
dioare la condizione deli-nUC'IVO •uo st.,to I in coi, secondo la p:1-
yola del Savio, tutto è verità; pucl1è e ~li Ut'.lmini, e }e cou: de...
~li uomini passano come ombra, Notisi chP Mosè non parla delle
figliuole d~ Eva, e nemmen di tuui i figliuoli, ma solamente di
quel1i che 11000 neceuari per t'Ondurre Ja geneal1gia da Adomo
a Noè 1 e da questo .ad Abramo e al Meuia: nè la coniuetudine
portava di rammentare Je donne.
Vera. 3. Di f, a lungo ternpo, L'Ebreo alla fine ,le' gionu',
della qual espressione il 1ento migliore ,embra estere alla.fine
dell'anno; cioè dopo Ja ricolta: impt!rocchè non è verisimile,:
che quello, che fu poi prescritto da Dio nella legge, di offerire
de'fruni deJJa terra a1la lìne deJl'anno, ,i osservassesouo queBa
che chiamasi legge di natura. La ragione non meno, che gl' in-
se~nameoti di Adamo facean conoscere a' figliuoli, che tutto era
dono del Creatote. A lui perciò facevano offerta dì una parte
cle'heni raecolti dalla terra, granella, frutti, miele, ec, tutto ciO
probabilmente ai conaumava 11el fuoco.
* Frutti della terra. Comuni, uon sce1ti: non i tni,sliòri.
Vera. 4. E de'pik grassi t,·a e11i. Il Siriaco, illustrando quello
~he è al4uan10 oocuro nelrEbreo, lrfd~11e; ojfor,e il rrimog•-
C A PO IV.
5. Ad Cain vero, et 5. Ma non diede uno
ad munera illius non sguardo a Crino, nè ai
respexit: iratus9•l8 est doni di lui : e Caino si
Cain vehementer , et accese di grande sde-
concidit vultus ejus. gno, e porla va il vo!L o
dimesso.
6. Dixitque Dominus 6. E il Signoee disse
ad eum: Quare i.·atus a lui: Per qual motivo
es? et cur concidit fa• sei adirato ? e perchè
cies tua? porti la faccia in seno?
7.Nonne si bene ege• 7. Non è egli vero ,
ris, recipies:sin autem che se farai bene, bene
male, statim inforibus averai: e se farai male,
peccatum adent? Sed sarà tosto alla tua por•
sub te erit appetitus ta il peccalo? Mal' ap•
ejus; et ut dominaberi$ pelilo dl esso sarà sol-
ìllitu. lo dì te; e lugli co-
manderai.
nìti de' 1uoi montoni, e i piì, grani: sopra di che nota il Gri-
s,,storno, che Abele dell' ottimo offerte il meglio. Gli Ebrei in- ,
sego ano , che i aacri6iii di Abele era no &uni olocauni , me otre
non era ancora permeuo di. eibani delle caroi,nè \ler cooaeguen-
za tli offerire &acri6aio, io cui qualche parte deJl•animale ai ri-
serbasse per l'uomo. Da molti autori profani impariamo, che
l' uso di sacrificare g)i dessi animali non fu il più antico, e co-
mune presso Je nazioni, le quali da prima ci contentavano di o{-
{erire il latte e la lana: lo che aembra noo possa avere origine
altroude, se non dal1' a.stenersi, che fecero j primi uomfoi, dalle
carni delle bestie.
Il Signore volte lo sguardo ad Abde, ed a 1tuo,· doni. La fe-
de e la pietà sincera d'Abele fu quella che rendette a Dio al'.'cet•
ti i suoi doni, Hebr. x1,4. Per la fede offerte a Dis 01tin miglio•
re Abele, che C11ino, per la qual~fu lodato com~ giusto, ap-
p,.011alL ,la Dio i doni di lui. I Padri comunemente credono ,
che il seguo dato da Dio del grandimeoto, con cui acceuava l'oC-
ferta di Abele a dilferenza d, quella di Caino, si fu il con,umare
con 110 fuoco mandato dal cielo il 11uo ncri6zio. Un'antica tra-
duzione approvata da 1. Girolamo, dove noi abbiamo: Dio rivol-
st lo sguardo a'doni ec, portava: Dio mise il fuocolnt:'doni, ec.
Simile •ebno d'approvazione vedesi altre volte ne' nosui libri
saou, çome L&vit. 1x. !14, .t, Paral, UL 26.
GENESI
8. Dìxitque Cain ad 8. E Caino disse od
'.Abelfratrem suum: E· Abele suo fratello : Ao•
EJrediamur foras. Cum- diamo fuora. E quando
9ue essset in agro,con• furono alla ca,npagna,
surrexitCain adversus Caino investì il suo fra•
Jratrem suum .A bel, et tello Abele: e lo uccise.
( 1) inte,fecìt eum.
(1) Sap. 10, 3, Matth, 25. 56. 1. Joan. 5.
u. Judae 11.
Ven 7. Se farai bene, bene a"trai. Si può ben credere, che
Caioo veggeodo la predilezione di Dio verso Abele, tt:messe,chc
questi non veoiue a aè preferito ne 1 diritti di primogenito,
Se male, sarà tosto alla tut't porta il peccato. Se tu pecchi
contro il fratello , invidiando la sua sorte, il tuo peccato avrai
perpetuamente aJla porta dei la tua casu; ed egli ooo 1,i lasciera
Lene avere: la tua cauiva coacienza 1aria il tuo carnefice di gior•
JlO e di notte.
Ma l'appelilo di e110 1arà souo di te, e tu gli comanderai,
L • appetito del peccato, o sia la concupiscenza non ti dominer1,
•e tu non vorrai; tu potrai resia&ere, repnmerla, e superarla.
NelJa •posizione di questo versetto, che è certamente uno de'più
oscuri, bo sesuita Pinterpretaztone comune de>padri, e deGli Jn ..
terpreti cattolici; la quale è ancora la piU naturale, e w.ei:;lio ai
accorda col te,to orisinale.
* Sarà tosto alla tua porta il peccato. Qui , come spesso
Jle'aacri libri, è posto il petcato per la pena al peccato dovuta.
Vers. 8. E fo uccise. S. Gio~auni ep, 1. m, n. Caino .... a,n ..
ma.uO il fratello; e ptrchè lo ammauò? perchè le op4re di
lui erano cattive, e quelle dol 1110 fratello giuste. Ma ogni elo~
a;Jo 1orp11au quello datogli da .Ge1U Criato medesimo, li quale
r100 contento di dargli il titolo di siruio per eccellenza, lo contò
il primo di quel gran uumero di giuati, i quali dnl principio del
mondo io.sioo alla venuta del Messia, ebbt>ro quaggiù ID premio
della loro giustizia il martirio; onde 1. Cipriano esortando i Ti-
luritani a dar volentieri la vita per Cristo, •crive ep. 6. lib, 4,--
lmitiamo,Jratelli cari11imi 1 i'l giusto Abele, il quale dà prin~
cipio al martirio, quando egli il primo fu, ucciso per la gilt·
,tiiia. Quindi fu esli degno di essere una bella figura di Gesù
il:ri,to mede$Ì1Uo perseguitato, e mesao a morte dalla ,inagoga
pcJl' invidia conceputa contro di lui da' priDcipi de' sacerdoti ,
t;! da' graod! del popolo. La morte di Abele avveuoe Panno 130
odioto a Dio, e io e.erto modo alla tena medesima pel tuo grau
misfatto.
* Ha riavuto. Ha bevuto, Il sangue del tuo fratello dalla
lua. mano. Sparso dalla tua mano.
Vers. 13. E s1 grande il mio p~ccato ec. Seotimeuto di Tera
disperazif)oe ,omma,neot.e iogiurioso a Dio , la cui misericordia
non ha con6 ne.
Ver1. J4, Da 9ue1ta terra: dalla patria, dal1a società do' miei
genitori & parenti.
Mi nasconderò dalla tua/accia. Dio degnandosi io que'prÌ·
,pi tempi di apparire ,oveote agli uomini, e di U.i.ltMe umore•
vo)mente con eui, Caino dice, che esli beo )unsi dall'o1Ubire uo
s1mil favore, non potendo soffrire Ja presenza dì lui,cbe egli ri-
~rarda come nemico, cercherà di oa,coodersi ( se po,ibile fia )
u' •uoi sguardi•
Chiunque mi troverà darammi la morte. Veggoosi io Caino
tutti i terrori delJa mala coscienza. Ma è da notarai, 1:ome non
J'ir-a di Dio, nè Ja morte dell'anima e61i leme, me sli uomfoi. e
la 1•erdila della vita presente.
* Chitmqru pertanLD mi tro1,1erk, M' in,;:o'!llt~r4.,
CA P O IV.
15. Dixitque ei Do• 15, E il Signore gli
minus: Nequaquam ita disse : Non sarà cosi:
fiet: sed umnis qui oc- ma chiunque ucciderà
ciderit Cain,septuplum Caino,avrà gastigo set-
puniet11r • Posuitq,,e le volle maggiore. E il
Dominus Cain signum, Signore mise sopraCai-
ut non interficeret e11mno un segno, affinchè
omnis , qui invenisset nessuno di quelli , che
eum. lo incontrassero, lo uo-
cidessero.
16. Egressusque tain 16.E andatoseneCai-
nfacie Domini, habita- no dalla faccia del Si-
vit profugus in terra gnore fuggitivo per la
ad oriemalem· plagam terra, abitò nel paese
Eden, che è ali' oriente di E-
den.
17. Cognovit autem 17. E Caino conobbe
Cain uxorem suam , la sua nloglie, la quale
, quae concepit, et pepe• concepl, e partorì H~-
rit Henoch : et aedifi· noch: ed egli fabbricò
~ cavit civitatem , voca- una cillà; a cui died"
1vitque nomen ejus ex il nome di Henoc dal
, nomine filii sui Henoc. nome del suo figliuolo •
Vres. 15. Avrà gasti'go sette volte maggiore. Dio tuo le, che
Caino rimanga in vita per esempio agli altri uomini de11' odio
ano contro gh omicidi. Chiunque pertanto ardisse di metter ma ..
no ad1losso a Caiuo 1 protesta il Signore 1 cbe avrà pena sette volte,
cioè grandemente maggiore di quella dell'> stesso Caiuo,
Il Signore ,nise sopra Caino un segno ec, La maggior parte
de' padri credouo, che questo segno fosse un tremore coutiouo
ed universale delle membra, accompagnato da un' aria di '1oho
truce ed orribile, la 4ualc facea coooscere l'agitazione di au1
- coscienza.
*
Vers. 16. Fuggitivo per la terra, abitO nel paese, che è
all'oriente di Eden. Ebr. Abitò nella terra di No·d ali' oriente
i di Etlen: Abiti> vagab-00Jo nel111 terra •li' oriente ,li Eden.
~f;. Vers. 17.Fabbricò una città ~c. Queste senza dubbio è l:.i
~-ti~~a i1iì.t. a.uLi..:a 1e~~ [1.1ue al lllOD.dl?, Foru <,;,11.iuo l'rcse ii parLiw
GENESI
18, Porro 1lenòc ge. 18. Or Henocl1 gene•
nuit Irad, et Irad ge· rò Irad , e Irad generò
nllit Maviael, et Ma- Maviael, e Maviaal ge•
viael gentJitMathusael, nerò Malhusael, e Mal•
et Mathusael genuit husael generò Lam<'ch.
Lamecb.
19 Qui accepit duas 19. Il quale prese
u:rores,nomen uni Ada, due mogli, una che eb·
et nomen alteri Sella. be nome Ada, un' allra
che ebbe nome Sella.
20. Genuitque Ada 20. E Ada partorì Ja-
Jab(!l , qui fuit pater bel, che fu il padre di
habitantium in tento- que' che abitano sollo
riis, atque pastorum. le tende, e de' pastori.
u.Et nomenfratris 111. Erl ebbe un fra•
ejus Jubal: ipse fuit !elio per nomi! Jubal :
Vers. !I'-• Pa.d,., d1.' '1onatori di cetra o d' organo. Sotto nomd
,Ji cetra si cnmp.ren,done probabilmente tutti gli ,tromeoti da
C'or,fa, e toltn nome d' o1"g•n• , ovvero flauto ., ,, intendono g)i
strumenti a fiato. Abbiamo ,1ui notata da Mo.è Pfou:nziionedelle
Mti ae~essarie e,l utili alla vita,in tempo moltn anteriore a quel ..
In, in cui s~ron•l<t gli autori prnfoni rurono irivPnt:tte le steue
arti, Da ciò ve~giamo, che i Fellicii e i GrPci ebbero ;issai tardi
questi ritrovamenti, i quali erano già antid1i nell'Assiria, e nelle
vicin\:! re~ioni 1 che fnt0tl'J abitate prima d'ogni altre.
Credesi, che Noers:i inveoUçse I' arte di filare la la.nl', e ili
teu""rla, e Eoue conosciuta <la'Greci sotto il nome di Nemanun,
che~ la Jnro Minerva.
Vers.23. lo ucciJi 1m uomo ec Cbi sia l'uomo ucci~o da La ..
mech non possiamn dirlo con sicurezza. Gli F.hrei, sProndn una
loro rtradizione riferita da s. Girolam n, rlie'evano, che Lamed1
,ne~se accidentalmente dato morte a Caino, e cl1e di fJt1esto fat ..
to exli. parli alle me m~:;li, diceailo lor~" , cht> non teuu:uno,
perciò, che ne avvenisse a h,i alcun malf', petch~ se un,1 Sjé>Vf'l':t
e ri!:orosa p.nnizione era suta minacciata a chi .uu .. e H<·cìso Cai~
oo, ,)!tre m~1lo piì1 Gra,e sarebbe Ja pena di chi ucè1,lesse La~
mech; co1:..:.<Hsiaehi\ come :ii suppone, Lamecb nou z.n.. .i vo!ol,-
GENESI
• 24. Septuplam ultio 24. Sarà falla ven-
'dttbitur de • Cain ; de detta dell' omicidio di
Lamech vero septua• Caino selle volle ; di
gies septies. quel di Lamech sellan-
la volle selle volte.
25, Cognovit quoque 25. E Adamo ancora
aJhuc A dam uxorem conobbe nuovamenle
suam, et peperit fi[ium, la sua moglie : ed ella
pocavitque nomen ejus parlorl un figliuolo, a
Seth, dicens : Posuit cui pose il nome diSeth,
mihiDerts semen aliad dicendo: Il Signore mi
pro Abel qrtem occidit ba data nuova discen-
Cain. denza in luogo di Abe•
le ucciso da Calno.
CAPO V.
Genealogia di .J.damo, e de' suoi posteri discesi
da Seth, ed anni della loro vita fino a Noè.
1. Hicestliberge•
nerationis .J.dam. .ln
1. Q nesta è la ge•
nealogia di Adamo, Nei
die, qua creavit D~us di in cui Dio creò I' uo•
hominem , ad similiiu• mo, lo fece a somiglian-
dinemDeifecit illum( 1 ); za di Dio.
2. MasctJlum, et/oe• 2. Lo creò maschio ;
minam creavit eos , et e femmina, e li bene
(1) Sap. 1. <J.7, ln/r. 9. 6. Sap. 2, 25. Eccl.·
17. 1. .,
Ver,. 24. C4mminò con Dlo. Vale a dire, "i:ue con taJ pietii
e tai ,eotimenti di reJigione, rbe parve, neue Dio sempre p,e-
slnte, t con lui e dietro a lui camminasse.Lungi dal lasciani se-
dur~e da'\,essimi esempi df'gli altri nomini, es li fece aperta pro ..
fusione d1 teme.re Dio, e dt onorarlo in tutta la sua vita.
Disparve-11erchè il Signore lo rapi Questa maniera di parla-
re, fa quale è adoper:ita qui da Mosè certamente non a caso, l!d
è aimilinima a quella, onde servesi la scrittura riguardo adElìa,
lib. 1~. Reg. I 1, 16. 17,, Jlorge.r.uuo il fondamento di credere,
che Enocb vive tuttora, e che egli fu trasportato da Dio fuori
del ~n~o, come avveone dipoi ad Elìa,dondeamhedue debbo ..
no poi r1tol"Oare a predicare alle nazioni la peni tenia. e a com-
batt.ere contro I' Anticriuo, da ('Ui saranno messi a mnrte. redi
Àjtocal. u 3. 4. L'Apostolo Paolo illustra mirabilmrnte q11Psto
lt.10-,;o della Genesi, e conferma la comune interpretazione de'Pa-
10a GENESI
a5.rixit quoque Ma· 25. E visse Malhusa•
thusala centum octogin. la cento ollanla sell.e
la septem annis, et ge· anni, e generò Lamech.
nuit Lamech.
26. Et vixit Mathu- 26. E visse Mathusa•
sala, postquam genuit la , dopo aver genera-
I,amech, septingentis lo Lamech, sellecenlo
octoginta duobusannis, ollanla due anni, e ge-
et genuit filios et fi· nerò figliuoli e figliuole,
lias.
27. Et facti sunt om- 27. E tutta la vila di
nes dies Mathusala Mathusala fu di nove,
non!{enti sexaginta no· cento sessanta novean,
vem anni.et mortuus est. ni, e n1orì.
28. Yixit autem La· 28. E visse Lamech
m•ch centum octoginta cento ottanta due al!ni,
duobus annis, et genuit e generò un figliuolo.
'fi,lium.
I, c,,mque coepÌS•
se.,, homines multipli-
1. E avendo prin-
cipiato gli uomini a
cari super terram , et moltiplicare sopra la
fìlia ,. procreassent, terra, e avendo avulo
delle figliuole,
2 •. ridentes (ìlii Dei 2. I figliuoli di Dio
jilias hominum , quod vedendo la bellezza del·
essent pulcrae, accepe- le figliuole degli uomi-
r:znt sibi uxores ex o- ni, preser per loro mo.
pinìbus, quas elegerat, gli quelle che più di
lulte lor piacquero.
5. Dixitque Deus: 5, E il Signore disse:
'Non permanebit spiri- Non rimarrà il mio spi-.
tus meus in homine in rito per sempre uell'
*
Vere, n. Nella sua maniera di vivere. Nel suovlvere.
Vers. 14. Fatti un'arca di legnami piallati. S, Girolamo
crelle, çhe l'ebreo si1;;:ui-fìchi legnami inverniciali di bitume: ma
del bitume ti parla io appresso. Altri traducono legnR.mi di e, ..
pre110, e dicesi che oel P Armenia e oelP Assiria, dove credesi.
che abitar.se Noè, non vi sia altro ~egaame atto {l farne una gran
uave, come l'area , fuori del cipre110.
Farai nell'arca .delle piccole stanze. L'atu.ico autore deUc
questioni sopra la Geoesi credette, ("bel' arca fosse spartita in
quauroceoto di queste piccole 1taoze; ahri oe mettòoo un p0,1
meno.
Le invernit:erai di bi'mme. I LXX., il Caldeo, il Siro, e I.
maggior parte degl' lo\.crpreti convengono colla volgata, che Noè
ii servì dell';ufolto, o ~ia bitume, io cambio di pct:e,
GENESI
.i5.Et sicfacies eam: 15. E la farai in que•
Trece:,torum cubitorum sto modo: La lunghez-
erit longitudo arcae , za dell'arca sarà di tre-
9uinquagintacubitorum cento cubiti, la larghez·
latitudo, et triginta cu• za di cinquanta cubili ,
bitorum altitudo illius. l' alt.ezza di trenta,
i6. Fenestram in ar- 16. Farai nell' arca
ca facies , et in cubito una finestra, e il tello
consummabis summita- dell'arca farai, che vada
tem ejus: ostium autem alzandosi fino a un cu-
arcae pones ex latere : bito: farai poi da un !a-
deorsum coenacula, et lo la porla dell'arca: vi
tristegofacies in ea. farai un piano di fondo,
~
un s~condo piano, e un
terzo piano.
17. Ecce ego addu- 17. Ecco, che io man-
cam aquas diluvii su- òero sopra la terra le
per terram , ut interfi·· acque del diluvio ad
ciam omnem carnem,in uccidere lulli gli ani-
CAPO YII.
Entrato Noè co'suoi nell'arca, leàcquepercen•
to cinquanta gion1i soo;erchiarono le cime di
tutti i monti, e sommersero tutli gli animali.
. : ~. Di.rill/~ Domi-
nus ad eum : Ingrede-
1, E il Signore gli
disse,: Entra nell' arca
re tu : et omnis domus tu , e lutta la tua fami-
Vers. 21. Di tutte quelle co,e, che possouo mangiarsi. L' E-
J,reo: d'ogni sorta di cibo solito a 1,nangiarsi: lo che verrebbe
a sigo ifrcare, che nell'arca facésse Dio portare da Noè cibo adat-
Uto • ogni •pecie d 1aoimali , e che i càhtÌ--vCl.[i per esempio vi
,ti cibasteT -di caroi. Yedi Buteo de arca.
Vers. 1. Entra nell'arca; cioè preparati ad entrare 1,ueU' ar.
u,,1',di ver,, 4,
* Giu,io 4'nqn!i ~ mt. Realmente giusto,
e A P o -vn. l ll
CAPO VIII.
Scemate a poco a poco le acque del diluvio, do•
po aver messo fuori il corvo, e la colomba,Noè
esce fuori con lutti quelli eh' eran nell' arca:
e alzato tlll altare , afferisce a Dio olocausti.
;,, rendimento di grazie: onde placato Dio,
promette , che no11 sarà mai più il diluviò.
1. Recordatus au•
tem Deus Noe, cuncto•
1, Ma il Signore
ricondandosi di Noè , e
rumque animantium , di lulti gli animali, e
et omnium ju,nenlo• di lulli i giumenti eh,!
rum , quae erant cum erano con esso nell' ar-
eo in arca,adduxit spi• ca, mandò il vento so•
ritum super terram , et pra la terra , e le acque
iìnmin,,.tatJ .sallt.a1uae, diminuirofll).
11. Et clausi suntfon- 11. E furon chiusi!" le
tes abyssi et ,:atara• sorgenti · del gra,nde.
ctae coeli : et prohibi· abisso , e le ca Lara lle.
Vers. 11. Tornò a lui alla sera, ec, Ella, dice il Gri,ostomo,
pass ù 11 giorno a mangiare; la se1a poi, fuggendo il freddo not•
turno, 1e ne lornù a troYare sua compa,;nia.11 ramo1ce1lo d'olivo
che ella portna, potè benissimo ,erhare la sua verdura anche
on iuteroo aono sotto deJl'acque, affermando Plinio ('hf': il lauro
e l'olivo vivono e (rutti6cano anche nel mar Rouo:redi anche
Teophrast. M1t, plant. lib. 4. 8, Il ritorno adunque della co-
lomba, e ml)lto più il ramoscello d'olivo fece intendere, che non
solo i mon,i più ahi 1 ma anche Je collioe, dq,ve beD riesce l'
Olivo, ·erano asciutte.
"·Veu. 13. Mirò .e vide c1ie la superficie della tura ec. Uoa
tal viata quanto dovea consolare Noè. e q~al impeto do"ea ne•
gfiaré i a lui .di uscire fuori dell'arca! ma egli si sta in pazienza
•tptttando P ordine di Dio: qual virtù e qual fedt>! La terra era
seoz"acque; ma v'erenò ancora la belletta e il faogo che non per·
mette vano di camminar~,.
* Le ac1u• scemarono ·,ulla terra.. Laadarono la terra.
e A p·o VIII. 12l
t terra.
15. Locutus est a,,- 15. E Dio parlò a
tem Deus ad Noe, di- Noè, dicendo:
cens:
16. Egredere de ar- 16. Esci dall'arca tu,
ca, tu, et uxor tua, jilii e la tua moglie, i tuoi
tui, et uxores filiorum figliuoli e le mogli de'
tuorum tecum. tuoi figliuoli con le.
17. Cuncta animati• 17. Conduci leco foo.
tia , 9uae sunt apud te ri lulli gli animali, ch"
ex om.nì carne, tam ìn sono insieme con le, di
,1olatilibus, 9uam in be- ogni genere, tanto vo.
stiis, et unwersis re- latili, che bestie, e ret-
ptilibus , 9uae reptant tili, che strisciano sulla
super terram : educ te- terra , e scendete sulla
cum, et ingredimìni su• terra : Crescete e mol-
per tt,rram: ( 1) Cresci•, liplìca(e.
te, etmultiplicaminisu-
peream.
1_8. Egressus est er- 18.E usci Noè, e con
go Noe, eijilii ejus, u- esso i figliuoli di lui, e
xor illius, et uxores fi· la sua moglie, e le mo-
liorum ejus cum eo. gli, de' suoi figliuoli.
19. Sed et omnia a• 19. E lutti ancora gli
nimantia, jumenta, et animali, e le bestie e i
reptilia , 9uae reptant rettili , che striscia no
super terram, secun• sulla terra, secondo la
dum genus suum , e- loro specie , usc1rouo
gressa sunt de arca. dell'arca.
r\) Sap, t. ?.?. ?.R lnfrn. 9
Pent. Voi. l. 6
122 GENESI
20. Aedificavit autem 20. E Noè edificò un
Noe altare Domino: et altare al Signore : e
tollens de cunctis pe· prendendo di tulle le
èoribus , et volucribus bestie, e uccelli mondi,
mundis,obtulit lwlocau- gli offerì in olocausto
sta super altare. sopra l'allare.
21. Odoratasque est 21. E Il Signore gra-
Dominus odorem sua• dì il soave odore, e dis-
vitatis, et ait: Nequa• se: Io non maledirò mai
quam ultra maledicam più la terra per le colpe
terrae propter homines: degli uomini: perocchè
( 1) sensus enim, et co- la mente , e i pensieri
gitatio humani cordis degli uomini sono incli-
in malum prona sunt nati al male fin dal!' a-
a!Jc adolescentia sua : dolescenza: io adunque
non igitur ultra percu• non manderò più Jlagel•
tiam omnem animam lo sopra tutti i viventi,
viventem, sicut.feci. come ho fatto .
.•.. 22. Cunctis dieb'4 2 2. Per tutti i giorni
lerrq,e sementis etmes1- della terra non manche-
sis, frigus et aestus, rà giammai la semenza
aestas et hiems, nox e la messe, il freddo e il
etdies non requiescent. calore , l'estate e il ver-
no, la nolte e il giorno.
J, BenedixitqueDeus
Noe, etfiliis ejus, Et
i. E Dio benedisse
Noè , e i suoi figliuoli,;
dixit ad eos: ( 1 ) Cre- E disse loro: Cresçtte;
scite et multiplicamini, e moll iplicate , e riem•
et replete terram, pile la terra.
2. Et terror vester, 2. E temano , e lr<'•
ac tremorsitsupe,· cun• n1ino dinanzi a ,,oi lul-
--eta animalia terrae, et li gli animali rlella ter-
super omnes volucres ra , e lulli gli ucce~i
Veri. 10. E con tutti gli animali viventi, chd sono con voi ec.
Con queste parole D10 s'impegna a conservare sopra la terra tut-
Ji!,le-~e degli animali, a provvederle di cibo, e di nutrimen-
_.e._a, pel'pe&uarne la fecondlt8.. Cosi Gesù Crisllo ci assicura nel
sìÌ.~ V&dg-eL,, che neppur uno de' più piccoli volatili è dimeuti-
(':at<, da Dio.
Vers. 11. * U"cisi, Fatti morire.
CAPO IX. 12,7
"
uomini, il quale riunisce colla sua Chiesa ( fuori di cuj non è sa-
lute) la sua famiglia per santificarla, mondandola con la la-
vanda d' acqua mediante la_.-E/lrola di vi~a_, Epbes, v. 26. l,a
atessa ebbrezza di Noè con ciò éfi. tie av\'enn~ci dipinge al vivo
11 estremo amore di Crw&4> verso la Clùesa; amore, che lo ridusse
a tpogliarsi di tutta la Tua gloria, e ad esr.orsi alle ignominie , e
agli scherni dei snoi nemici, e a soffrire il piu obbrobrioso sup-
plizio, nessun caso fac~ndo deUa confusione: sostenne la croce 1
dispret.sando la confusione. Ma due de'figliuoli di Noè rispetta-
no, ~d onorano la dignità del padre nella sua umilia1.)\)ne, e Ge-
tù Cristo .in virtù. delle stesse sue,emiliazioni Sat'à adorato qual
· .~1 pogqlo Gentile figurato in Japheth, e dall'ebreo fedele
ore di~t'm, e la malediz.ione , e l'ira starà sino al fi~e 60-
l empi é:ti,Cfln~enti di Cham, sopra i Giudei iucredul1, tra-
ditori, ed ucci,~el Cristo.
· Vers. :i. Figl/ilt,li di Japheth u. Pressn alcuni scrittori Cri-
I etiani lìÌ trova scritto, che Not!- per ordine di Dìo assl'guù a S-èin
CAPO X.
dai, et Javan, et Thu- Magog , e Madai, e Ja.
hal, et Mosoch, et Thi- van , e Thubal , e Mo- -a.
ras. socb , e Tbiras.
3. Porro filii Gomer, 5. E i figliuoli di Go-
A scenez, et Riphath, et mer, Asdnez , e Ri•
Thogorma. pbalh, e T4ogorma.
4,Filiiautem Javan, 4. E i figliuoli di Ja•
Elisa, et Tharsis, Cet- van , Elisa, e Tbarsis ,
thim, et Dodanim. e Cetthim, e Dpdanim.
l'Oriente, l' Afri('a a Cam, e tutta l'Europa coll' isole, e le parti
settentrionali de11' Asia a Japheth, e che di questo spartimento
ne Iasei0 Gcrittnra nelle mani di Sem. Questa divisione, della
quale brameremmo di avere documenti più certi , e più antichi,
può combinare con quella che è qui raccontata da :Mosè. Da'fi-
gliuoli di Japheth qui 11-ominati, ~oè Gorner, Magog, ec., dopo
la dispersione avvenuta a causa della edificazione di Bahel disce-
sero altrettante nazioni: ma i] determinare, quale da ciascheduno
di essi avesse l'origine, è cosa sommamente difficile, e sopra la
(JHale per lo più non possiamo avere, se non deboli congetture.
Gomer. Da Gomer molti credono derivati i Cimhri, o sia
Germani.
Magog. Questi è creduto padre degli Sciti, de'Geti, e l\Jas-
sageti.
Ma,la,: Per eentimentO' cemune, da lui ebbero nome e ori..
gine i Medi.
Javan. Da lui i Jonii, e forse tutti i Greci.
Thubal. Da lui gli Spagnuoli, detti in antico Iberi: così s. -
Girolnmo.
Mosoch. Da lui i Moscoviti, e secondo altri, i popoli di Cap-
padocia.
Thiras.·Per,comun parerefpadre de'Traci.
Vers. 3, Ascener.. Nell'Ebreo Ascenaz. Egli popolò l'Asia, ov-
..,·ero secondo altri una provincia della Frigia minore, chiamata
Ascenia,
Riphat. Da lui i popoli della Paflagonia, ovvero 'luelli del-
la Bitinia. \
Thogorma. Da lui molti pretendono ~sscr venuti i popoli
dc:-lJa Turcomania, e i Turchi nominati da Plinio.
Vers. q. Elisa. Da lui forse ehhe nome l'Elide nel Peloponneso.
Thnrsis. Da lui quelli. 1..li Tarso~ e gH allri. popoli <lella CilicJ/iif:
Cettltim. Non v' ha dubbio, che nelta Scrittura la t:rra 'l(
C.f'tthim è la Macedonia, la quale da questo figliuolo di Javan d'l~
w:tte aver nol).H' 1 onde fu ~nche detlil Maeetia.
Dvdanim. Da lui molti derivano i Dodonei 1 neU'Fpiro,
134 G E NE S I
b. Ab hìs divisae 5. Questi si divisero
,z, sunt insulae gentiwn le isole delle nazioni ,
in regionibus suis, u• è le diverse regioni ,
nusquisque sec1tnibtm ognuno secondo il pro•
linguam suam, et fa- prio linguaggio, e le
milias suas-in narioni• sue famiglie, e la sua
bus suis. nazione.
6.Filii autem Cham 6. E i figliuoli di
Chus, et Mesraim, et Clum sono Chus, e Me-
Phuth, et Chanaan, sraim, Phulh, e Cha•
naan.
7. Filii Clws Sabn, 7. I figliuoli ,li Chus
et Uevila, et Sabatha, Saba , ed Hcvila , e Sa·
et Regma, et Sabata• balba , e Regma , e Sa•
clia. Filii Regma Sa- balacha. 1 figliuoli di
ba, et Dadan. Regma Saba, e Dadan.
Vers. 5. le i'sole ,lt-lle nazioni. Col nome d' iJ<,le delle nazio-
ni s'intendon non solamente le vere isole, ma aucl1e i paesi sep,,..
tati dal continente della Palestina, a' quali vaesi sli Ebrei uou
potevano andare, se non per mare. Così le Spa~ue, le Gallie ,
" l'Italia, la Grecia, l'Asia minore presi.o sli Ebl'ci <licevansi isole
1..\elle nazioni.
Vers. 6. Chtts. Cham, come dicemmo, ebbe l'Africa per sua
: parte, e Nemrod, uno de'suoi òlscendenLi, usurpò molti paesi ap-
partenenti a' figliuoli di Sem, come vcllrcmo. I discendenti di
Chus popolarono una parte dcU'Arabia, che è pert·iò detta nelJc
Scritture la terra di Chus. Qu~,l.o nome però 6Ì da talora anche
all'Etiopia: onde conviene ricodbacere pill paesi di tal nome.
Mesraim. Da lui i popoli ,le1l'Egitt.o, il qu.,Je anclw iu og-
gi è detto Mesra dagli Arabi e da' Turcl1i.
, Ph1tlh. Da lui i Mauritani e quei della" Li»ia. NeHa Mauri-
tania ha"v.i il fiume Phuth. .
Canaan. Da lui i Cana11ci, il paese de' qua-li fu poi detto l.t
terra d'Israele, e dopo a ritornò dalla caLLività di Babilouia eh~
be il nome di Giudea.
·>,·_.;.'V-er,_. 7. ~af>4. "Da lui ( secondo s. Girolamo) i Sabei fomos'i
.'fpe' ffiro iDcens:i" nell'Arabia,
Bevila. Da lui, secondo alcuni, i Cavelei r.tmmcntati ~la
Plinio, abitauti ~elCArabia verso il holfo Pc, si4·0.
SJ1,batha. Da lui i Sabatcj 1 am.:.h' csi,i ndl' Arabia.
CAPO X.
8. Porro Chus gelluit 8. Chus poi generò
Nemrod: ipse coépit es• Nemrod: questi comin-
se potens in terra. ciò ad essere potente
sopra. la terra.
9. Et erat robustus 9. Ed egli era caccia-
venator.coram Domino; tore robusto dinanzi al
ob hoc exivit prover- Signore; d'onde nacque
bium: Quasi Nemrod il proverbio:ComeNem-
robustus venatorcoram rod cacciatore robusto
Domino. dinanzi al Signo're.
10. Fuit autem prill• 10. E il principio del
dpium regni ejus Ba• suo regno fu Babilonia,
bylon, et Arach, et A- e Ara eh, e Achad , e
chad, et Clialanne. Ìll Chalanne nella terra di
terra Sennaar. Sennaar.
Vers. 15., 16., 17. e 18. Sidone .mo primogenr'to. 11 quale ron-
dO Sidone famosa città della Fenicia, e fu padre di quel popolo.
Gli Ethei, gli lebruei cc. Abbiamo qui undici popoli disc~..
,i da undici figliuoli di Chanaan.
Vers. ':lt, Di 'l.ttt'r.i i_figliuoli di Heber. Fi~linoli di Ueber &on"
i vopoli abitanti di là da!PEufr.-te, crune diremo al vers. 214,
138 GENESI
filiorum Heber, Jratre Heber, fratello maggio.
Japheth majore. re di laphelh, ebbe fi.
gliuoli.
22. ( 1) Filii Sem, 22. Figliuoli di Sem,
Aelam, et Assur,et Ar- Elam , e Assur, e Ar-
phaxad , et Lud, et phaxad, e Lud, e .A·
Aram. · ram.
23. Filii Aram, Us, 23. I figliuo!j di A•
et Hul, et Gether, et ram,Us,ellul,e (ìelher,
Mes. e Mes. :
24. At vero Arpha- 24. Ma Arphaxad ge•
xad genuitSale,dequo nerò Sale, da cui ven•
ortus est Heber. ne Heber.
CAPOXI.
Nellafabbrica della torre di Babelle resta con•
fusa la superbia, e il linguaggio degli empii.
Genealogìa di Semfino ad Abramo.
1. (1)Erat autem 1. Or
la terra avea
terra labiiunius,etser- una sola favella , e uno
monum eorumdem. · stesso linguaggio.
2. Cumque proficisce- li. E partendosi dall'
rentur de oriente , in- oriente, gli uomini tro•
.
scrivcrt~ i diseendenti di Sem per la famiglia di Arrh:\)l.a4"jno
~~-
GENESI
phaxad, quingentisan• phaxad , cinquecenlo
Ris : et genuit filios et anni : e generò figliuo•
filias. li e figliuole.
. i,;1. Porro Arphaxad u. Arphaxad poi vis-
.vixit triginta quinque se lrenlacinque anni ,
annis, et genuit Sale. e generò Sale.
13. Yixitque Arpha• 13.E visseArphaxail,
xad , postquam genuit dopo aver generato Sa-
Sale , trecelltis tribus le , trecento tre anni :
annis : et genuit filios e generò figliuoli e fi.
etfilias. gliuole.
14. Salequoquevixit 14.Sale poi visse tren•
triginta annis , et ge• l' anni, e generò He·
nuit lle,/ter. ber.
1 5. '/J(ixitque Sale , 15. E visse Sale , ,lo.
postquam genuit Ile• po aver. generalo He-
ber, quadringentis tri- ber, trecento tre anni:
bus annis : et genuit e generò figliuoli e fi.
fllios etfilias. gliuole.
. 16. Yixit autem lle- 16. E visse Heber
tther triginta quatuor trenta quallro anni,
annis,etgenuit Plialeg. e generò Phaleg.
17. Et vixit Heber, 17. E visse Heber.
postquam ge11uit Pha- dopo aver generato
leg , qùadringentis tri• Phaleg, quallrocenlo
..ginta an11is , et genuit tren t' anni , e generò
filios et filias. figliuoli e figliuole.
18. JTixit quoque 18. E visse Pbaleg
Phaleg triginta annis, trent' anni, e generò
# genuit:i,u. Reu.
"· . 19.(f)l1JxitquePha- 19. E visse Phaleg,
Aeg, ~siffJtam genuit dopo aver generalo
.. l(~i/t/ucentis. nov~m Reu, dugenlo nove .an•
. 'lìniln : et genuit filzos ni: e generò figliuoli
~ ff,fi/iàS. e figliuole.
, ' · · f-(1) Ym· 1. 19
CAPO XI •.
!!O,P'ixit autem Reu 20. Evisse Reu tren-
triginta dtJ(JbUS annis , tadue anni, e generò
et genuitSarug. Sarug.
21. VixitquoqueReu, 111. E visse Reu, il0c~*'
postquam genuit S arug, po aver generalo Sa-
ducentis septem an11is: rug, dugenl o sette an-
et genuit filios et jilias. ni: e generò jìgliuoli
e figliuole.
22. Vixit vero Sarug 22, E visse Sarug
triginta annis,et genuit trent' anni, e generò
•Nachor. Nachor. "'·
25. Vixitque Sarug, 25. E visse Sarug,
postqaam genuit Na- dopo aver ieneralo
chor , dncentis annis: Nachor, dugento anni:
et genuit.filios etfiliM, e generò figliuoli e fi.
gliuole.
24. P'ixit autem Na• 2{•· E visse Nachor
chor viginti novem an• ventinove anni, e ge•
nis, et genuit Thare. nerò Thare.
25. P'ixitque Nachor, 26. E visse Nachor ,
postquam genuit Tha- dopo aver generato
re , centum decem , et Thare, cento dicianno-
novem annis I et genuit ve anni : e generò fi-
jili,os et filias. gliuoli e figliuole.
Vers. 20.. Sltf'ug. Alcnni hanno creduto che a' tempi di Sarug
tl'vesse principio l' ìdulatria. Dimenticato il V'ero Dio creatore dt>l
tièlo e della terra, gli uomini cominciarono a rendere il loro cui.
to al sole, alla lurta, alle stelle ; indi agli uom"* celebri pet' 1•
inven~ionc delle arti, o per imprese guerriere; e fin.Imente agli
~mimali, ed ànche alle piante, e a cose ane<'lra più. Vili, Eusebio
Praep, l. 1. cap. 6. pone l'origine della id<:ila.tri.a oell1 Egitto;
donde dice, ehe ella si sparse tra' Fenici e tra' Grtci, Non pui,
dubitarsi , che neUa famiglia di Na.chor e di Thare si adorassero
gl' idoli. P-e,li Josue xxiv. 2. 14. S. Agostino de civ. lib. x. cap.
ttlt. scrìve1 che Abramo liberato per divina vocazione dalle s'npe~
niz.ioui de'Caldei, cominciò a seguire e adorare il vero Dio, ~ i
ancora s. Cirillo çontr, Jul, li.b. m,
Pent. Voi. I, 7.
GENESI
26. Yixitque Thare 26. E visse Thare set-
septuagi11ta ( 1) a,mis ,
lan t' anni, e generò A-
.,. et genuit Abram, et brarn, e Nachor, e Aran.
f'.JYachor, et Aran.
27. Hae suntautem 27. E questa è la ge-
generationes Thare : nealogia di Thare, Ta-
Thare ,genuit Abram, re generò Abram, Na-
Nachor, et Aran. Por- chor, e Ara::i. Aran poi
ro A ran genuit Lot. generò Lot.
28. M.ortuusque est - 28. E morì Aran pri-
lì' Aran ante Thare pa- ma di Thare suo padre
• • trem suum in terra na- nella terra, dov'era na-
*' tivitatis,,,,ruae, in Ur
Chaldaeorum. .
to, in Ur de' Caldei.
CAPO XII.
•
l,utto, e di an e, dovunqne egli vorrà condurlo. Degnissima
perciò è la fede di questo Patriarca degli elogi di Paolo: Per la
f,et/.e -quegli che è chiamato .Abraham, obbeif, per andare al
: ~ ~he dovea ricevere in eredità, e partì senza saper, dove
~e".; ljeb. x1. 8. Le promesse fattegli da Dio sono grandi,
••il.~ adempimento è lontano; e un uomo di minor fede di
lui noti-avrebbe saputo indursi a distaccarsi da tutto, ed esporsi
a q',bu1go e incerto pellegrinagsio, e a 1;utù i diaa,tri, che l'ac-
. com~auo.
CAPO XII.
nedicam tibi, et magni- li benedirò, e farò gran-
ficabo nomen tuum, e- de il tuo nome , e sarai
risque benedictus. benedetto.
3. Benedicam bene• 3. Benedirò que' che
dicentibu~· tibi, et ma- ti benedicono , e male-
ledicam maledicenti- dirò que' che I i ma ledi•
bus tibi , atque ( t) IN cono, e IN TE saran
TE benedicentur uni• benedette tutte le na•
versae cognationes ter- zioni della terra,
rae.
4. Egressus est ita- 4. Partì dunque Abra•
que (z) Abram, sicut mo, conforme gli avea
praeceperat ei Domi, ordinato il Signore , e .
nus , et ivit cum eo con lui andò Lot: Abra- ~il
I (•) ln.fr. 18. 18. ••· 18. Gal. 3. 8,
~
(•) Heb. 11. 8.
\
15z G È NE SI'
tlitqueAbraminAEgy- mo scese nell'Egitto
ptum, ut peregrinaretur per islarvi come passeg•
ibi: praevaluerat enim gero : perocchè la fame
fames in terra. dominava in quel paese.
11. Cumque prope 11. E stando per en-
ii•sset, ut ingrederetur trar nell' Egitto, disse
.4.Egyptum, dixitSarai a Sarai sua moglie: So,
uxori suae: Novi, quod che tu sei bella donna:
puleltra sis mulier:
12. Etquod cum vi• 12, E che quando gli
derint te LI.Egyptii, di- Egiziani li avranno ve•
cturi sunt: U xor ipsius duta, diranno: Ella è
est: et interjicieut me, sua mogli~: e uccide-
et te reservabunt. ranno me, e le serbe-
ranno.
15. (1) Dic ergo, ob• , 5. 'Di grazia adun-
lecro te , quod soror que di' , che tu sei mia
11teà sis : ut bene sit sorella : affinchè per te
mib,i propter te, et vi• io sia ben accoltQ;, .e
J:at anima mea ob gra• salvi la mia vita per o-
tiamtui, pera tua.
r,; rtlj,-. ,o. "·
Vers. 10. Ma venne nel paese la fame. Dio esercita la virtù
d.i Abramo , costringendolo ad abbandonare un paese, di cui
gli avea già più. volte promesso di farlo padrone.
, Per istarui come pass~ggero. Non per fìsaarri stanza, per-
chè egli non esita nulla sulle divine promesse,
Yen. 13. Digra-r.ia adunque di\.~he tu sei mia sorella. Abra-
lDO domanda a Sara di tacere il 11.o.nil~ sua sposa , e dire solo ,
cli' ella '*8 a~orel1a; lo che' eir:vero perchè Sara era fi-
gliuola dello ete,ao ~dr. . Abramo, beDChè non della stes-
• ea madre , com.eggesi «Jll1IJ' xx. , 2.
Abramo , cui era ben noto il carattere deUa nazione, pres-
lQ tli cui 1i rifuggiva per salvare e sè , e la famiglia dalla fa-
~e, prende il partito di non darsi a conoscere per marito,
)9a Hlam«nt_e per fratello di Sara, provvedendo così al)a salu-
\o~~-, e" 4ella sua gente, raccomandando alla cura dell1l
' provideua la caìtità della moglie, di cui conosceva la virtu ,
pcnua.sò che Dio jn tc1uta neceuità l' anehbe protetta , e spe-
CAPO XII. 153
14, Cum itaque in- 14. Entrato adul)que
gressus esset Abram Abramo in Egitto , vi-
AEgyptum, viderunt dero gli Egiziani, che
AEgyptii mulierem , la donna era bella som-
9uud esset pulchra ni- mamente.
mis.
15. Et nuntiaverunt 15. E i signori ne
principes Pharaoni, et dieder nuova ·a Farao•
laudaverunt eam apud ne , e la celebrarono di-
illum , et sublata est nanzi a lui: e la donna
mulier in domum Pha- fu trasportata in casa
raonis. di Faraone.
1. Ascendit
Abram de AEgypto,
ergo 1. Usci
adunque "'"
bramo di Egitto con 1ft
ipse , et uxor ejus , et sua moglie,.e con tutto
omnia, quae habebat, il suo , e insieme i.~
et Lot cum eo, ad au• lui Lot , andando verso
.stralem plagam. il mezzodl.
2. Erat autem dives 2. Ed egli era molto
val.de in possessione ricco di oro e d' argen-
auri et argenti. to. .!ì!,:
5. Reversusque est 5. E torncJ""per la
per iter, quo venerat, a strad~ , .Per cui era an•
meridie in B ethel us- · dato, da mezzodì verso
que ad locum, u&i prius Bethel fino at luogo, do-
fixerat tabernaculum ve prima avea piantato
Ùtter B ethel, et Hai: il padiglione tra Bethel,
e Hai:
4, In loco altaris, ( 1) 4. Nel Ju<>to dova
quod fecerat prius: et avea gia ~lto I' altare ,
invocavit ibi namen Do• e ivi in'focò il nome
mini. del Signore.
(•) S"P· ro. 7·
Vers. 1. Andando verso il meuodì, Verso la parte me1·i<lio-
nale deBa Cananea .
Ven. /4- H ivi im.JOcO il nome del Signore. Rendi: a Dio srazict
lle'f,wori .i lui eompartiLi neU'E.~itto.
* Ovvi ,ivea :;ii, jattv.. EreLLo 1' altare.
15& GENESI
6. Sed et Lot,,(fuÌ e• ·.~ 5. , Ma anche Lot ,
rat cu,rµ Abram, Jue• che .-ra con Abramo ,
rant gr"#es ovium , et avea greggi di pecore,
armenta , et taberna- e armenti, e tende.
"1tla, ,'
• 6. Nec poterat eos 6. E la terra non po•
capere terra, ut habi- tea capirli, abitando e-
tarent simul: ( l) erat glino insieme : peroc-
·91«,ppe substantia eo- cbè avea.no molle facol•
rum multa , et nequi- là, e non potevano sta-
'/Jant habitare ~,,.mu- re in un medesimo luo-
lliter~~ · go •
.;-7. Unde etfactaest 7. Per la qual cosa
rira inter pastores gre- ne nacque anche rissa
gum 1'bram, etLot.Eo tra' pastori de' greggi
(11/Jf:m tempore Chana- d' Abramo , e quei di
naeus, et Pherezaeus Lot. E in quel tempo
kabitaba1'tin~a illa. abitavano in queUa ter•
ra il Cananeo, e il Fe-
rezeo.
8, Diiù ergo .Ahram 8. Disse adunque A·
ad Lot: Ne, quaeso, sit }?ramo a Lot : Di grazia
jurgium inter me, et te, non nasca altercazi.one
et inter pastores meos, tra me , e te , e tra'miei
et pastores tuos: fra• pastori, e i tuoi pastori:
tres enim sumus. peroccb,è noi siam fra-
telli.
9, ECO/! lllfiversa ter- 9: Ecco dinanzi e te
ra coram te est: reçede tutta questa terra : al•
(•) Infr. 36, f.·
Y•·· 7. Abitqvano in quella. terra il Cnnaneo ee. ACTem1a
f'& Moiè il per..ico)9 c)ie vi era, che que.llc genti feroci e idolatre
f/!lf p r ~ occasione dt q.uella discordia di spogliare e disper-
,t rNJ~ P'ttuo e l'altro, o almeno ne restassero s.ca.ndalizzatc, o plU
m•l Jispo,te verso la religione..
Vçra..8. Neì.siamfratelli. St,rettamente congiunti di aangue,
e que,ti ~ella Scri\tura ,i çhiam&uo ,o,·cwte fr~elli.
CAPO XIII.
a me, obseero: si ad si- lontanali, li prego, da
nistram ieris, ego dex- me : se tu andrai a si•
teram tenebo: si tudex• nistra, io terrò a. destra;
teram elegeris, ego ad se tu sceglierai il' destra,
sinistram pergam, io andrò a sinistra. •
10. Elevatis itaque 10. J,ot adunque al• t
Lot oculis, vidit omnem zati gli occhi, vide tut•
circa regionem Jorda- ta la regione intorno al
nis, quae universa ir- Giordano, per dove aj
rigabatur , antequam va a Segor, la quale era
s1tbverteret Dominus tutta inaffiata, come il
Sodomam , et Gonwr- paradiso del Signore, e
rkam , sicut paradisus come l'Egitto prima che
Domini, et ~·icut AEgy- il Signore smantellasse
ptus venientibus in Se- Sodoma e Gomorra.
gor.
11. Elegitque sibi 11, E Lot sì elesse il
1,ot regionem circaJor- paese intorno al Gior- Il
CAPO XIV.
1''inti i cinque re, e saccheggiata Sodoma, i
1uattro re Pincitori ntenano schiaPo Lot colla
maggior parte de' suoi; ma Abramo insegue,
e ripiglia i prigionieri e la preda ; e lieto della
Pittoria, dà la decima a Melchisedecco , dal
1uale riceve la benedizione, e rende ogni co-
sa al re di Sodoma.
Vers. 10. La valle ... ar,,ea molti pozzi rli bitume. Questi- poz-
ri di bitume servirouo poi. nelle mani di Dio alla &istruzione del-
le ~nfami cittll..
E vi fit fatta strage. Alcuni vorrebbero, che si trnducesse,
>t1Ì caddero dentro, cioè ne' p">z-ii. del bitume; lo che sembra po-
co pr.obah-ile di persone, che ben avean notizia de'luo-ghi, e sape-
Tano che in que'poz.zt trovavano sicuramente la morte. Notisi, co-
me Dio si ser\1-9- sovente del bt'accio d'uomini cattivi a punire al-
tri cattivi.
f64 GENESI
fratris Ahram, qui ha- aveva , il figliuolo del
bitabat in Sodomis. fratello di Abramo Lot,
che abitava in Sodoma.
13. Et ecce unus, qui 15. Ed ecco uno de'
evaserat, nuntiavit A- fuggitivi ne portò la
bram llebraeo , qui nuova ad Abramo E•
habitahat in convallé' breo, il quale abitava
Mambre A.morrhaei, nella valle di Mambre
fratris Esco!, ùfratris Amorrheo, fratèllo di
Llner; hi enim pepige- Esco!, e di Aner; peroc•
rant foedus cum A· chè questi avean fatto
bram. lega con Abramo.
14, Quod cum audis- 14. Abramo adunque
set Abram, captum vi- avendo udito, come era
delicet Lot fratrem stato fatto prigioniero
suum,: numeravit expe- Lot suo fratello, scelse
ditòs vernaculos suos tra' suoi servi trecento
trecentos decem et o- diciotto uomini i più le•
cto : et perseçutus est sti; e tenne dietro a'ne•
•
usqueDan • miei fino a Dan.
Ver!. r~. Nella valle ,li' Save (che t la valle del re). Qoesta
valle, prima detta di Save, e dipoi valle del re, era dirimpetto a
Gerusalemme secondo Eusebio.
Vers. 18. Ma Melchisedech re di Salemt mu10 fnora del
pane e del vino, ec. Salem è Gernsalemme per comun parere
de' Padri, e degl' Interpreti.
Muso fuora del pane e del tn'no, peroéchè era 1acerdo-
lt tè, Questa giunta, che Melchisedech era sacerdote, non essen-
do certamente messa a caso, dimostra assai chiaratnente contro
gli eretici, che il pane e il vino portato e messo foora da Mekhi.-
acdcch dovca servire al &acrifizio pacifico 1 che eg1i offers.e in rcn-
166 GENESI
19. Benedixit ei, et 19. Lo bent'disse, di-
aìt, Benedictus _4.bram cendo: Benedetto Abra-
Deo excelso , q1ii crea• mo dall'altissimo Dio ,
vit coelum, et ten-am : che creò il cielo , e la
terra:
20.Et henedictus 20. E benedeUo l' al•
Deus e:ccelsus, quo pro- tissimo Dio, p~r la cui
tegente, hostes in ma- protezione sono stati
nibus tui-s sunt. Et de- dati in poter luo i ne•
dit ei decimas ex o- mici. E ( Abramo ) die-
mnibus. de a lui le decime di
tulle le cose.'
21. Dixitautemrex 21. E il re di Sodoma
Sodomnrum ad Abram, disse ad Abramo: Dam.
Da mihi animas : cete• mi gli uomini: tulio il
rà tolle tibi. resto lienlo per te.
2 2. Qui respondit ei: 2 2. Quegli rispose a
I,evo ,nanum meam ad lui : Alzo la mano mia
CAPO XV .
~
tenne eziandio di crescere nella gìusti-i.ia; impcrocchè -vuolsi os-
servare, che quelle parole Abramo cre,lette , e fugli imputa~
,t.o, ec. si applicanQ non solo a questa particolare circostanza, per
t'Ui sono state scritte, m:t a tutte le precedenti azioqi•di Abramo,
eom.inci.ando dalla prima chiamata di Dio in Ur de' thaldei: ma l
sono state poste qui da Mosè, perchè in questa occasione spiccò
m.a.ravigliosament,e la fede del gran patriarca. Abramo adunque
'
gjustificato ~i8. per la sua fede, per la f~de divenne ancora piì1
giusto, e con egli fu padre della fede, e modello di giustificazio-
ne. Sopra queste parole vedi P Apostolo Rom. 1v, Gal. m,, es.
-Giacomo cap. n. ~3., e quello che abbiamo detto in questi luoghi.
Vera. 8. Signore Dio, donde poss'io eonosoe,·e, ec. Qnesta di-
manda non è indizio di venin dubbio intorno alla verità della
promessa: ma Abramo affidato nella bont8 del Signore domanda
con umiltà qualche segno riguardo al modo, onde ciò debba
.effettuarsi. La aua interrogazione è simile a quella della Vers;iu.e,
L,,,,,.L34,
e A. P o xv.
eri per mediu m, et u• se per mezzo , e le parli
trasque partes contra pose I' una dirim petlo
se altrinsecus posuit: ali' altra; ma non divi•
aves autem non divisit. se i volai ili.
11. Descenderu11t• 11. E calava no uccel-
q1te volucres super ca• li sopra le b~slie morte ,
davera, et abigebat eas e Abramo li cacciava.
Abram.
· 12. Cumque sol oc- 12. E sul tramo ntare
~umberet, sopor irruit del sole,Abramo fu pre•
super Abra m, et hor- so da profondo sonno,
ror magnus et tenebro• e lo invase un orror
sus invas it eum. grand e, e oscuri tà.
15. Dictumque est 13. E fogli detto: Tu
ad eum : Scito praeno- dèdin d' adesso sapere,
Vers. 13. Per quattrocent'anni. Vedi l'Esodo cap. xn. 49. 4r.
* Li porranno. Li terranno in i1chiavitù.
Vers. 15. Andrai a trovare i padri tuoi. S. Ambrogio lib. 2.
de Abraham cap: 9. Noi, che ci ricordiamo, che la rr-.,adre no-
stra è quella, Genualemme, che è colaul.t, qw·lli tliciamo pa-
dri, i qu.al{ nel merito precedettero e 1'l.ell' ordine della vita;
ivi troyavasi Abele vittima della pietà, ivi il pio e santo He-
noch, ivi Noè, a irovar qnerti anderà Abramo,\come qui a
· lui~si promet~.
· fers. 16. Alla quarta generazione. Nella linea di Giuda sì
conterebbero in questa guisa le quattro generazioni d' uomini
_nati nel)' Egitto : Efron ( nipote di Giuda) generò Aram , Aram
:generò Aminadab, Aminadab generò, Naasson, Naasson generò
~~almon1 il quale entrì61iella terra dì promi.Hione.
CAPO XV.
17, Cum ergo occu- 17. Tramontato poi
bulsset sol, facta est che fu il sole , sì fece
caligo tenebrosa, et ap- una caligine tenebrosa,
pamitclibanus.fumans, e apparve una fornace
et lampas ignis trans- fumante, e una lampa·
iens inter divisiones i/. na ardente , che passa-
las. va per mezzo agli ani-
mali divisi.
18. In ilio die (1) pe• 18. In quel giorno il
pigit Dominus foedus Signore fermò l' allean-
cum A braham dicens : za con Abramo , dicen•
Semini tuodabo terram do : AJ tuo seme darò
hanc afluvio AEgypti io questa terra dal fiu-
usque ad fluvium ma• me d'Egitto sino al
gnum Euphratem. gran fiume Eufrate. ·
l9• Cinaeos, et Ce- 19. I Ci nei, e i Ce-
nezaeos, Cedmonaeos, nezei, e i Cedmoneì,
20. Et Hethaeos, et 20. E gli Helhei , e i
Pherezaeos , Raphaim Pherezei, e anche i Ra-
quoque, phaimi,
(i) Sup1'fl;J•· 1· 13. ,~. lnfr. ,6, [)eut. 34, 4. Reg. 4. ,,.
•· Paralip. !i, •<l
CA P O XVI.
\:
4,
''GENESI
7, Cumque invenis- 7. E l' Angelo del Si-
,;~t eam Angelus Do· gnore avendola trovala
mini juxta fontem a- in luogo solitario pres-
q11at1 in solitudine, qui so una fontana di ac-
est in via Sur in de- qua, che è nella strada
serto, . di Sur nel deserto ,
B. Dixit ad illam : 8. Le disse: Agar ser-
Agar, ancilla Sarai, va di Sarai , donde vie-
unde venis ? et quo va- ni , e dove vai tu ? Ed
dis ? Quae respondit: ella rispose : lo fuggo
A facie Sarai dominae dagli occhi di Sarai mia
meae ego fagio. padrona.
9. Dixitqae ei Ange• 9. E l'Angelo del Si•
las Domini: Revertere gnore le disse: Torna
ad dominam tuam ' el alla tua padrona , e u-
humiliare sub manu i[. miliati sollo la mano
lius. di lei.
10. Et rursum: Mul- 10. E soggiunse: lo
tiplicans, inquit, multi- moltiplicherò: grande•
plicabo semen tuum , mente la tua posterità,
et non numerabitur e non potrà numerarsi
prae multitudine. per la sua moltitudine.
11. Ac deinceps:Ec· 11. E dipoi: Ecco,
ce , ait , concepisti, et disse, tu hai concepito,
paries jilium: vocabis- e partorirai un figliuo-
CAPO XVII.
1. Rstquam vero
nonaginta et noveman•
1. Ma quando egli
era entrato nel nonà·ge.
norum esse coeperat, simo nono anno, g!ij's~P·
apparuit ei Dominus, parve il Signore , è 'gli'
dixitque ad eum: Ego disse: Io il Dio on:,ipo•
.~ Deus omnipotens: am- tente: cammina . alla
·~ !,ula coram me, et esto presenza mia, e sii per-
·~ per;fectus, fetto.
Vers. 10. Queilo è il mia patto. Cioè a 1lire i1 segno del mio\)-:
Jiat.to con voi..sara la circouà,iouc. La circoncisione aduU(1ue fu ~f
ordinata da Dio a rmnmcmorarc l' alleauza faua da lui col auo
11opolo 1 divenuto percio un popolo specialmetflè dedicato e con-
secrato al Signore , e distinto da tutti gli altri po1mli per meL-
:w <li questo seguo. Questo segno medesimo fn una figura dcl-
i' inJelchil carattere che i Cristiaui ricevono nel santo Battesimo1
per cui sono ascritti e adottati nella ~hiesa <li Dio 1 e acqui:.tauo
diritto a'heni della medesima Chiesa.
*
Vers', l 1. J,i segno. Allìnchè cio sia segno.
\' t:rs. 12;. Tutti i bambini ... di otto gionli ec. Non potea forsi
rr~ma 1ptc:ita Hrcn1011i<1, percl.è ~n fo~se ct13io11 tli morte aJ
182 GENgsr
15. Eritque pactum 15. E questo segno
meum in carne vestra del mio patto sarà nella
in foedus aeternum. vostra carne per eterna
alleanza.
14. Masculus, cujus 14. Se un maschio
praeputii caro circum- non sarà slalo circon-
cisa non fuerit, delebi- ciso, una tal anima sa-
tur anima illa de populo rà recisa dal ceto del
suo: quia pactum meum popol suo: perocchè ha
i,·ritum j'ecit. violato il mio patto.
'1.5.DixitquoqueDeus 15. E Dio disse anco-
ad~Abraham: uxorem ra ad Abrnmo ; Non
e A Po xvm.
Tre A.ngeli accolti da Abramo come ospiti pro-
mettono un figliuolo di Sara; e questa perciò
avendo riso , ne è ripresa. Predizione della
rovina di Sodoma, per cui Abramo prega più
volte,
1. (1)Àpparuitau•
tem ei Dominus in con-
1. E il Signore ap-
parve ad Abramo nella
valle Mambre, sedenti. valle di Mambre, men.
in ostio tabernaculi sui tr' ei st>deva ali' ingres•
in ipso fervore diei. so del suo padiglione
nel maggior caldo del
giorno.
( •) Hebr. 1 3. •·
*
Vers. 5. Yi pre,enterò un peno di pane. Del cibo.
Vers. 6. Impasta tre sali ,li .fior di farina. Il sato è misura
ebrea contenente il terzo dl uu'epha; onde tre ,ati fanno un'epha,
cioè più. di settanta libb1·e di farina. Sara in età di novant'anni,
Sara. nobilissima e ricchissima donna dee impastare ( certamente
coll'aiuto delle sue aerve) questa farina, farne il pane, e cuocer-
lo. Questa semplicitlt. degli antichi costumi notata nelle Scrittu-
re' si osserva anche negli scrittori profani, benchè tutti posteriori
a l\fosè. E <Juesta semplicità serviva assaissimo a conservare nelle
madri di famiglia il buon costume e l' affezione alla casa, a ren-
derle piu attive, e anche :di miglior sanità. E questa sem,plicitit
quanto è mai preferibile aJ4l··moHezza e alJa inut~lità, nella qua-
le le donne comode de' nostri tempi conaumano la magi:;ior parte
del te:111po e della vita!
Delle schiacciau dt1 cuocera ,otto la cenertt, ) Saraceni,. e
i Mauri, 6Ìmili agli Ebrei ne'costumi, anche oggidì cuocono il lo-
11?' pane o sotto i carboni, o ,otto l• çeneri, o nelle padelle.
CAPO XVIII.
quem coxerat, et posuit vitello cotto, e ne im-
corameis: ipse verosta• bandi loro la mensa :
bat juxta .eo.r sub ar· ed egli se ne stava in
&ore. piè presso di loro solto
l'albero,
9. Cumqzte comedis- 9. E quelli mangiato
sent, dixerunt ad eum: che ebbero, dissero a
Ubi est Sara uxor tua? lui: Dov'è Sara tua mo-
Ille respondit: Ecce in glie? Egli rispose : Ella
tabernaculo est. è qui nel padiglione.
1o. Cui dixit: ( 1) Re· 10.E a lui disse (uno
vertens veniam µd te di quelli ) : Tornerò
tempore isto, vita comi• nuovamente a te di que•
te; et habebitfilium Sa- sta stagione , vivendo
ra uxor iua. Quo au- tu ; e Sara tua moglie
dito , Sara risit post avrà un figliuolo. La
ostium tabernaculi. qual cosa avendo udila
Sara di denlro alla por•
ta del padiglione, rise •
.(•) Sap. 17, 19. Infr. >I, 1. Rom. 9. 9-
Il() seguente in quello stesso tempo tornerà a lui ; che ei. sarà vi..
'VO, e avrà avuto un figliuolo di Sara.
Vers. 12. Rise in suo segreto. Il Caldeo ri'se ,!entro di sè: ri-
gnardaJtdo come impossibile quello che avea sentito dire da quel-
li. ehe ella credeva uomini ; ella è perefo ripresa e biasimata dal-
1' Angelo.
E il mio si'gnon ~ cadente. A ragione l'umiltà, e il rispet..
ta. di Sara Y~Je il marito è proposto come un bell' esempio alle
dbnne CN':tiane da ,. Pietro, ep. 1, cap. 111. 6.
CAPO XVIII.
16, Crtm ergo surre- 16. Essendosi adun.
xisselll inde viri, dire• que alzati da quel luo-
xerrmt oculos contra go quegli uomini, volse•
Sodomam: et Abraham ro gli sguardi verso So-
simul gradiebatur, de· doma : e Abramo anda•
d1tcens eos. va con loro, accommia-
tandoli.
17, Dixitque Domi• 17, E il Signore dis•
nus : Num celare pote- se: Potrò io tener na•
ro Abraham, quae ge• scosto ad Abramo quel
.sturus sum? che sono per fare?
18. Cum futurus sit 18. Mentr'egli delibe
in gentem magnam , esser capo di una na-
a,e robustissimam , et zione grande , e fortis•
( 1) BENEDICEND.IE sima , e dovendo in lui
·sint in illo omnes na- avere BENEDIZIONE
liones terrae l tutte le nazioni della
terra?
19. Scio enim, quod 19. Imperocchè io so,
praecepturrts sit filiis che egli ordinerà a'suoi
suis , et· domui suae figliuoli, e dopo di sèi
post se , ut custodiant ella sua famiglia,chese•
viam Domini,etfaciant guano le vie del Sigtto•
j1tdicium, .et justitiam ; re, e osservino la retti-
ut adducat Dominus tudine , e la giustizia;
propter A braham omn• a:ffinchè il Signore pon•
ia , quae l,ocutus est ga ad effetto tutto quel•
ad eum. lo che ha dello a lui.
Vers. 15. Non ho ,•iso. Sara è anche piU biasimevole per aver
-voluto coprire il suo fallo con una bugia.
*
Vers. 19. So che ordinerh a'suoifigliuoli ec, Chi vuol per-
tanto piacere a Dio e riportarne benedizioni, non lasci. d'insinua-
'l'e ne'figli e nella famiglia tutta~ che segu.inG le vie ds;.l Sign~:re,
e osservino la rettitudine e ·la giustizia. ·
GJINESI
'20. Di:cit itaque Do- 20. Disse adunque il
minus : Clamor Sodo- Signore : Il grido di So-
monim , et Gomorrhae doma e di Gomorrha è
multiplicatus est, et pec- cresciuto, e i loro pec-
catum eorum aggrava- cati si sono aggravali
tum est nimis. formisura.
2i. Descendam, et 2 1. Andrò, e vedrò ,
vide1'o , utrum clamo- se le opere loro aggua-
rem , qui venit ad me, glino il grido, che ne è
opere compleverint; an giunto fino a me : o, se
non est ita, ut sciam. cosi non è, per saperlo.
~2. Converteruntque 22. E si partiron di
se inde, et abierunt So- là, e s' incan1rninarono
iJpmam: Abraham vero a Sodoma: ma Abramo
,}. 'fJihuc stabatcoramDo• stava tuttora dinanzi
mino. al Signore.
23,Etappropinquans 25. E avvicinandosi
ait: Nunquid perdes ju- disse : Manderai tu in
stum cum impio? perdizione il giùslo in-
sieme col!' empi.o?
24. Sifuerint quin- 24. Se vi saranno cin-
quaginta justi in civi- quanta giusti in quel-
tate, peribunt simul? et la città; periranno egli-
non parces loco illi no insieme? e non per-
propter quinquaginta donerai tu a que!luogo
justos, si fuerint in eo ? per amor di cinquanta
giusti, quando vi sieno?,
Vers. 20. Il grido di So,loma e ,li' Gomorrlia ec. Questo gri-
do, come osserva s. Agostino, significa la ,i;facciataggine e jmpu-
denza, colla r1uale i cittadini di quelle citt3 violavano pubblica-
mente ·]e leggi più sacr~sante di uatnra. Sono nominate queste
d~e citt.a, come le prinilipali e le pii.t ingolfate ue 1 vizii.
V.er,s._u, Andrò e veàrì:>, ec. Dio qui istruisce coloro, i ,piali
IOllO destinati ad amministral' 1a giustizia, insegnando lol'o la cil--
cos~one e la maturit.\ che debbono osservare ne1 loro giudizii.
Vera. 25, E sì partiron di là, due de'tre Angeli, restando .con
Abramo il:~rzo che era quello, il quale, come abbiam detto, fa-
ceva la. pri"ì9a figura 1 e portava la parola.
e A Po xvm.
25. Absit a te, ut 25. Lungi da te il fa.
rem hanc facias, et oc- re tal cosa, e che lu uc•
cidas justum cum im• cida il giusto coll' em•
pio, fiatque justus' sicut pio, e il giusto vada del
;mpius : non est hoc pari coll'empio: questa
tuum ; qui judicas o• cosa non è da te; tu
m11em terram , nequa• che giudichi tutta la
quam f a,:ies judiciwn terra non farai simil
hoc. giudizio.
26. Dixitque Domi• 26. E il Signore dis•
nus ad eum: Si inve• segli : Se io troverò in
nero Sodomis quinqua- mezzo alla città di So- ''
ginta justos in medio doma cinquanta giusti,
civitatis, dimittam o• io perdonerò a tutto il
mni loco propter eos. luogo per amore di essi.
27 .Respondensque A• 27. E Abramo rispo•
braham , ait: Quia se• se, e disse: DaccM bo
mel coepi , loquar ad cominciato una volta ,
Dominum meum, cum parlerò al Signore mio,
sim pulvis , et. cinis . benchè iò sia polvere,
e cenere.
28. : Qliid si mi- 28. E se vi saranno
nus quìnquaginta jr,,, cinque giusti meno di
stìs quinquefuerint? de- cinquanta • dit!;rugge•
lebis propter quadra, rai tu la -eiltà, percbè
ginta quinque univer- sono solamente qua-
sam urbem ? Et ait: rantacinque? E quegli
Non delebo , si invene- disse : Non la distrug-
ro ibi quadraginta quin• gerò, se ve ne troverò
que. quarantacinque.
29. Rursumque locu• 29.E Abramorjpigliò,
tus est ad eum: Sin au- e dfsse a lui : K'se qua•
tem quadraginta ibi in- ranta vi si troveranno,
venti fuerint , quid fa• che farai tu ? Quegli
cies? Ait:Nonpercutìam disse: Non gasligberò
propter quadraginta. per amor de' quaranta,
Pent. Yol. I, 9
I
·GENESI
5o. Ne r;uaeso, in- 5o. Non adirarli, dis-
quit, indi1,neris, Domi- se , o Signore, del mio
ne , si loquar. Quid si parlare . Che sarà egli
ibi inventi fuerint tri-
ginta? Respondit: Non
faciam , sì invenero ibi
triginta.
51. Quia semel, ait,
coepi, lor;uar ad Domi-
num mertm. Quid si
quando vi se ne trovi-
no lrenta ? Rispose:
Non farò altro, se ve
ne troverò trenta.
· 51. Dacchè una volla
ho principiato, disse
egli , parlerò al mio Si-
i
" ibi inventi fuerint vi- gnore. E se ve ne fos-
'rf 15inti? Ait: .Non interji- ser trovati una venti-
I
cia;n propter viginti. na? Rispose: Per amor
de' venti non manderò
fo sterminio.
1', 52. Obsecro, inquit, 52. Di grazia, di_ss'e-
ne irascaris Domine , gti , non adirarti , o Si-
,~i lor;uar adhuc semel, gnore , se io dirò anco-
Quid si inventi fuerint ra una parola. E se die-
ibi decem? Et di.xit, ci colà si trovassero r
Non delebopropter de- E quegli disse : Per
cem. amore de' dieci non la
distruggerò.
55. Abiitr;ue Domi- 55. E andossene il
nus postquam cessavit Signore quando ,Abra-
lo-7ui ad Abraham·; et ma finì di parlare ; ed
ille revers1ts est in lo- egli tomossene a casa
cum suum. sua.
Vers. ·32. E se dieci .colà si irovauer() ., Abramo dopo questa
interrogazione non va piu avauti, ma si sta cheto, ammirando la
demenza di Dio. Ei credevn, che dieci giusti ,potessero agevol-
mente trovarsi in tanta moltitudine. BencM la sua sollecitudine
,riguatdaue principalmente il nipote L1)t, eontnttodò egli fa ve...
,de!"e una car1tà universale verso gli abitanti dì quelle infelici
..:-ittà·;·e~ti, colla quale meritò la·liberazione del nipote.
Vers. 33 . .Jndoueru, il Signc,re, quan{lo ec. Spari dagli occhi
.d' Abramo ~l'Angelo, col quale egli .rarla,•a; andati gli altri
éu e J Sodom,J"I"_;
1{15
CAPOXIX.
1. (1) 'Peneruntque
dtto Angeli Sodomam
1. E i due Angeli
arrivarono a Sodoma
vespere, et sedente Lot · sulla sera, e in tempo
ù,foribus civitatis. Qui che Lot stava sedendo
cum vidisset eos , sur- alla porla della città.
rexit, et ivit obviam eis: Ed egli veduti questi,
adoravitque pronus in si alzò, e andò loro in-
terram. contro: e gli adorò pro-
strato per terra.
2. Et dixit: Obsecro, 2. E disse: Signori,
Domini , declinr_lte in dì grazia venite alla ca-
domum pueri vest,ri,, et sa del vostro servo , e
manete ibi: lavate pe• albergatevi: vi lavere-
des vestros , et mane te i vostri piedi, è alla
proficiscemini in viam mattina ve n' andrete
vestram. Qui dixeru7?t: al vostro viaggio. Ma
Minime, sed in platea quelli dissero: No, noi
manebimus. staremo nella piazza.
5. Compulit illos op· 5. Ei però li costrin-
pido, ut diverterent ad se ad andarsene a casa
eum: ìngressique do· sua: ed entrati che fu.
mum illius fecit confJi• rono, fece loro il han-
(•) Hebr. 13. ,.
Vers. 1. ._;j alzè, e andò loro incentro ec. Lot imitP la carità
d.i A.Wamo n."Tso de' forestieri. 11
.,
GEN ESI
vium , et coxit azyma , chetto , e cosse del pa-
et comederunt. ne senza lievito , ed ei
n1angiarono.
4. Prius autem quam 4. Ma prima eh' essi
irent cubitum, viri civi- andass ero a dormi re,
tatis vallaverunt do- gli uomin i della cillà
assedia rono la casa, fan- f
mum, a puero usque ad
senem , omnis populus ciulli, e vecchi, e tutto
simul , il popolo insiem e.
b. Vocaveruntque Lot, 6. E cbiamaron Lot,
et dixeru nt ei: Ubi sunt e gli dissero : Dove so-
viri, qui introierunt ad po quegli uomin i, che
te llf)Cte? educ illos huc, sono entrat i in casa tua
ut'co5noscamus eos. sul far della notte? man-
dagli qua fuora , aflìn- J.
cbè noi li conosciamo, '
6. Egres sus ad eos 6. Uscì Lot , chiu-
Lot post tergum occ/u,-, dendo dietro a sè la
dens ot'tium ait: porla, e disse loro:
e di
7. N alite, quaeso,fra· 7• Non vogliat
tres mei, nolite malum grazia , fratelli miei ,
hoc/ac ere. non voglia te far que-
sto male.
Vers. 3. Cosse del pane unza lievito, ec. L' Ebreo dice tÌ
di farina d'or.. ~. -
de'maso th: i Greci avevano una specie d'impasto,
:io, o~ grano, coo acqua e latte e olio,
con vino dolce, ovvero f,
chiamavasi ma-
vino cotto, e questa pasta mangiavano cruda; e
sa. Simile impasto era usitato tra gH Ebrei ; ma eglino per lo
ll pane da-
piìi lo facevan cuocere. Si può crédei-e che tale
to da Lot agli Angeli.
fosse
M~
*
Fece lor9 il banchett o. Gli preparò da bere: così
nel-
l'Ebreo.
Vera. 4- T11,tto il popolo insieme. Vedesi una
Tersale ed inaudita.
V~ra. 5. Affinchè noi li conoscia mo. Vogliamo
corruzione uni-
I'
vedere que' fo.. ,~_-'.: .
• -restie!i, e chi essi sono. Sotto questo pretesto cuoprono ,
e loro intenz~on i; e questp bastava a Lot
questi erp e scellerat
( ilquale uimo li conoscev a)' per intender e quel che vole&- J
eero fare,
CAPOXIX. 1 97 •
B. Habeo duasfilias, 8. Ho due figliuole
quae necdum cognove- ancor vergini: le con-
runt virum: educam eas durrò a voi , e abusate
ad vos, et abutimini eis, di esse , come vi pare,
sicut placuerit , dum- purchè non facciate ve-
modo viris istis nihil run male a quegli uo-
malifaciatis; quia in- mini ; perocchè son ve-
gressì sunt sub umbra nuti all'ombra del mio
culminis mei. tetto.
9. At illi dixerunt: 9. Ma quelli dissero:
Recede illuc. Etrursus: Va in là. E aggiunse- ._
Ingressus es, inquiunt, ro: Tu sei entrato qua
ut advena; numquid ut come forestiero; la fa.
judices? te ergo ipsum rai tu da giudice? Noi
magis, quam hos, affii- adunque faremo a te :>i!1'
gemus. (1) rimquefa· peggio , che a quelli.
ciebant Lot vehemen• E facevano strapazzo
tissime: jam.!F':e prope grandissimo di Lot: ed
erat , ut ejfrmgerent erano già vicini a rom•
jòres. pere la porta.
(•) 2. Petr. •· 8.
CAPO XX.
Ad _J,bramo pellegrino ùz Gerara è tolta la mo-
glie ; ma è rimandata intatta con gran doni
per comando del Signore; e alle orazioni d'_J.
bramo è renduia la sanità allafamiglia delre.
t
, :.i,1. R,!fectus inde
Alraham terram au•
1. E partitosi di
colà Abramo, andan<lo
stralem liabùavit inter nel paese di mezzodì ,
Cades et Sur: et pere- abilò lra Cades e Sur:
grùzatus est in Gera· e fece sua dimora come
ris. 1,ellegrino in Gerara.
2. Dixit'!ue de Sara 2. E riguardo a Sara
11xore sua: Soror mea sua moglie disse: Ella è
est. Misit ergo Abime- mia sorella. Mandò dun•
lechrex Gerarae, et tu• que il re di Gerara Ahi•
liteam. melech a pigliarla.
Ve~s. 3R. Gli pose nome Ammor.; che vuol dire-figliuo1o clel
mio popolo. S. Girolamo serive 1 che quella gran donna s. Paola,
andando attorno per la Terra santa, giunta che fu a Segor, si ri-
cordò della spelonca (li Lot, e cogli occhi p ieui di lacrimo avver-
ti voi le ve.1:gini compa~ne, essere da guardarsi dal vino, ud quale
t: lussuria, e di cui ti:ono opera i Moabiti, e gli Ammoniti.
Vcrs. 1. In Gerara. S. Girolamo ed Eusebio nw-ttono Gerara
in distanza cli venticinque miglia da Eleuteropoli di la da Daroma:
Ver~. ?.. lJlandà adunquc Abimelech a pigliarla. Il nome dt
Ahìme1ech era comune a' re di Cernra, come queHo di Farnc,uo
CAPO XX.
3. Venit autemDeus 5. Ma Dio si fe'vede-
ad Abimelech per so- re di notte tempo in
mnium nocte,et aitilli: sogno ad Abimelech, e
En morieris propter dissegli : Or tu morrai
mulierem, quam tulisti: per ragion della don•
habet enim virum, na, che hai rapita: pe•
rocchè ella ha marito.
4. Abimelech vero 4, A bimelech però
non tetigerat eam , et nou l' avea toccata, e
ait: Domine, num gen• disse : Signore , farai
tem ignorantem, et ju- tu perire una nazione
stam interficies? ignorante, ma giusta?
6. Nonne ipse dixit 6. Non mi ha detto
mihi: Soror mea est: et egli stesso: Ella è mia
ipsa ait : Froter meus sorella : e non ha ella
est? in simplicitate cor• detto: Egli è mio fra-
.
dis mei, et munditia tello? Io ho fatta tal
manuum mearum feci cosa nella semplicil~
hoc. del mio cuore, e ho pu•
re le mani.
6. Dixitque ad eum 6. E il Signore gli
Deus: Et ego scio, quod disse : Io pur so , che
simplici cordefeceris: tal cosa hai fatta con
et ideo custodivi te, ne cuor .semplice: e per
peccares in me, et non questo ti ho preserva•
Vers. 9. C!te è quello che tu ci hai fatto'? che male ec,. Dio
per bocca di questo principe insegna a tutti gli uomini, quanto
gran male sia l'adulterio, riconosciuto da tutte le genti pel solo
lume della natura come un orribile peccato. Il solo pensiero di.
essere stato vicino a cadervi, benchè per ignoranza, fa che Ahi-
melech prorompa in tante e sì appassionate querele contro Abra..
mo, che gli avea taciuto la verità.
Vcrs. 10. Che avevi tu. veduto, onde avessi ec. Avevi tu forse
veduto cosa, onde potessi argomentare, che io, _o il mio popolo
fouimo gente senza lesge, e senza rispetto per la giu$tìzia?
210 GENESI
14. Tulit igitur À· 1/f. Prese adunque
bimelech oves, et boves, Ahimelech delle peco-
et servos', et ancillas , re, e de' bovi, e de' ser-
et dedit A braham: red- vi, e delle serve, e le
. diditque illi Saram u- diede ad Abramo, e gli
xorem suam, rendette Sara sua mo-
glie,
15. Et ait: Terra co- 15. E gli disse: Que-
ram vobis est; ubicum- sta terra è davanti a
que tibi placuerit, ha- te; dimora, dove ti pia•
bita. cerà.
16. Sarae autem dì- 16. E disse a Sara:
xìt: Ecce mille argen- Ecco che io ho dato a
teos dedifratri tuo; hoc tuo fratello mille mo•
4' erit tibi in velamen o· nete d' argento; con
:, culorum ad omnes, qui queste avrai un velo
tecum sunt, et quocum- per gli occhi dinanzi
quc perrexeris : me- a tulti quelli che son
11!,.(iztoque te deprehen- con le, e in qualunque
sam. Juogo anderai: e ricor-
dab, che sei stata presa.
17. Orante ar1tem 17. E colle orazioiv
A braham,sanavitDeus di Abramo Dio risano
Abimelech, et uxores, Abimelech , e la mo•
ancillasque ejus, et pe- glie, e le sene di lui,
pererunt, e partorirono :
CAPOXXl.
Nascita, e circoncisione d'Isacco: eglifu divez•
zato, Ismaele è cacciato fuori di casa insieme
colla madre per vivere ne' deserti. Abimeleck·
fa alleanza con Abramo confermata con giu-
ramento.
1. 'f{;it~vit autem
Dominus Saram, sicut
1. E ·1s·
1
tò Sara, conforme avea
·•
1gnorev1s1•
( 1) promiserat, et im-
promesso, e adempii: la
plevit quae locutus est.
sua parola.
2. Concepitque, et( 2)2. Ed ella concepì, e
peperit filium in sene•
partorì un figliuolo nel-
ctute sua, temporè quola sua vecchie~a , al
praedixerateiDeus; tempo predettÒle da
Dio;
5. Vocavitque Abra- 5. E Abramo pose il
ham nomen filii sui , nome d'Isaac al figliuo-
quem genuit ei Sara, lo partoritogli da Sara:
lsaac:
(1) Supra 17. 19- 19. ro.
(•) Gal.._4. •3. Hebr. u. 11.
Vers. 19. Dio le aperse gli occhi, ecl ella vide cm pozzo ec,
!
Dio fece, che ella ravvisasse questo pozzo che le era vicino, e a
cui turbata e piena d'affanno, com'era, non avea posto mente. Di--
cesi, che gli Arabi coprouo colla sabbia i po-izi da loro scavati,
mettendovi sopra qualche segnale; così. non sarebbe maravig]ia, ;l
che Agar non avesse veduto quel pozzo~ fino che Dio lo fece a lei
ric~:;:~:r,~ Jv:1 }:::;~: ~;~nha~1;.:~~~f;A•;abia Petrea. ',
Vers. 22. Abimelech, e Phicol capitano. Credesi lo stesso Ahi..
nielech, di cui si pada cap. xx., e Phicol era capitano delle sue, '
Cl?'~,. 9Vvero di tutti i suoi soldati. Abimelech veggen<lo, come .,~
A'.bl'~Q ç~ateva in ricchezze e in potenza, e come Dio lo proteg-
geva ·tlUl-to,,-visihilmente, prevedendo cbe egli sarebbe divenuto
un grandi5!i;;no prinie, pensa saggiamente a fare alleanza con ,'
Ju4 affine di non aver temere per sè, e pel suo popolo, 1,
CAPO XXI.
ta misericordiam, ( 1) che, siccome io ho fatto
9uamfeci tibi, facies del bene a te , così tu.
mihi , et terrae , in 9ua ne farai a me, e a que-
versatus es advena. sta terra , in cui se' s la-
to pellegrino.
24. Dixit9ue Abra- 24, E Abramo disse:
ham: Ego jurabo. Io n_e farò giuramento.
26. Et increpavit 2 5. E fece deJie que•
Abimelech propter pu- rele con Abimelech per
teum a9uae , 9uem vi ragione di un pozzo di
abstulerant servi ejus. acqua, che i servi di lui
si eran0 usurpa ti per
forza. ,
26. Respondit9ue A· 26. E Abimeleeh ri-
òimelech: Nf!scivi 9uis spose : Non ho saputo
fecerit hanc rem: sed chi abbia fatta tal cosa:
et tu non indicasti mi- ma nè pur tu me ne
hi, et ego non audivi hai fatto motto, ed io
praeter hodie. non ne ho sentito par-
lare se non adesso. ~
27. Tulit itaque A· 27. Abramo ndunque
braham oves, et boves, prese delle pecor~ e
.tt detfit Abimelech: de' bovi. e li diede 'ad
percusserunt9ue ambo Abimelecla: e ambedua
foedus. fecero alleanza.
28. Et statuit Ahra• 28. E Abramo pose
ham septem agnas sel te agnelle di branco
gregis seorsum. da parte.
(•) Supra >o. 14,
CAPOXXII.
ptem annis.
2. Et mortua est in 2. E morì nella città
civitate Arbe,e , quae di Arbee, che è Hebron
est Hebron , in terra nella terra di Chanaan:
Chanaan, venitque A- e andò Abramo a ren•
braham, ut plangeret, derle gli ultimi uffizii, e
et fleret eam. a piangerla.
CAPO XXIV.
Il servo di Abramo dopo aver prestato giura- \
mento è mandato nella Mesopotamia a cerca-
re una moglie ad Isacco : clùede dal Signore --..·.,a.r' ,~
un segnale , e trova Rebecca, e col consenso
de' genitori e del fratello, ti di lei la conduce ~
.. ,J ..
ad Isacco, ed egli la prende per sua moglie,
e si consola della perdita della madre,
. . Èatau:~m A•
braham senex ;dierum-
Ma
1. Abramo era
vecchio, e d' età avan•
1ue multorum: et Do~ zala: e il Signore lo a-
minus in cunctis bene- vea benedetto in lulle
dixerat ei. le cose.
2. Dixitque ad ser- 2, E disse al più an-
vum seniorem domus tico servo di casa sua ,
sttae, qui praeerat o- c,he avea il governo cli
mnibus, 1uae habebat: ìtitto il suo: Melli la
l 2) Pone manum tuam tua mano sollo la nua
sttbter Jemur meum: coscia:
(1) Infr. 35. 2;. ('-) lnfr. 47· 29-
Metti la tua mano 1otto la mia cosci'a. Questo rito .in ,i-
rnile occasione si osserva da Giacobbe, cap. xtvn. 29., e il non
vederlo mai piu adoperato in tutta la Scrittura porse ragionevo-
le ip,otivo a' Padri di considerare l'azione di questi due patriar--
chi come misteriosa e di altissimo significato.. Con essa adunque
veniva ad annunziarsi il Cristo, il quale dalla carne de' medesi..
mi patriarchi dovea nascere e pel quale facevasi giuramento,
usandosi tal ceremonia: ed~,è qui, dice s. Gregorio, come se
Abramo dicesse al servo: Tocca il mio figliuolo, e giura pel
mio Dio. Vedi s. Girolamo, s. Agostino, s. Ambrogio, s. Prospero,
s. Bernardo, Isidoro, ec.
Vers. 3. e 4- Non darai in moglie al rnio.figUuolo ec. I Cha-
nanei erano un popolo maledetto da Dio, e di perversi costumi.
J_,a famiglia di Nachor, henchè non fosse netta dall'idolatria, ri-
teneva però la cognizione e il culto del vero Dio, e buoni co-
stumi, come si vede da tutto il racconto di questo capo.
Vers. 5. Se la ,lonna non vorrà venir mecq, ec. Interrogaw
zione saggia di uu servo che conosce tutta l'importanza di qu
t,iuramento , e teme di non fallire.
GENESf
6. Dixitque Abra- 6. E Abramo disse :
ham: Cave, nequando Guardati dal ricondurre
·reducas filium meum giammai colà il mio fi.
illuc. gliuolo.
7. Dominus Deus coe• 7. Il Signore Dio del
li, qui tulit me de do- cielo , il quale mi tras-
mo patris mei , et de se dalla casa del padre
tçrra nativitatis meae , mio, e dalla terra ,. ove
qui locutus est mihi, et io nacqui , il quale mi
juravit mihi dicens: ( 1) parlò, e mi giurò, di-
Semini tuo 'dabo ter- *cendo: Al seme tuo da-
ram hanc : ipse mittet rò questa terra: egli
Angelum suum coram manderà il suo Angelo
te, et accipies inde uxo- innanzi a le, e tu me-
rem filio meo: nerai di là una moglie
al figlio mio. ~:
8. Sin autem mulier 8. Se poi non volesse +
noluerit sequi _«I , non seguirti la donna, sarai
teneberis juranlfoto: fi· sciolto dal giuramento-
lium '!'r tanfl,:m nè purcbè tu .•non ricon:
reducas llluc.,.. . duca il mio :figliuolo
. .. 'r. colà.
9. Posuit ergo ser- 9. Pose adunque il
vus manum. sub femo- servo la mq_no sollo la
re Abraham domini coscia d' Aòramo tuo 'e·
,&ui, et juravit.illi super padrone , e giurò a lui
sermone hoc. di fare quello che era
·1' stato ~tto.
· Tulitque decem
10. 1 o.E prese dieci cam-
camelos de grege do- melli dalle mandre. del
(•) Supra 1?., 1. 13, et 15. 18.1fnfr. ,6. 3.
.
CAPO XXIV.
1'7. Occurritque ei
17. E il servo le an-
servus, et ait: Pauxil- dò incontro , e disse:
lum aquae mihi ad bi- Dammi un pocolino di
bendum praebe de hy• acqua a bere della tua
. drià tua. idria .
18. Quae respondit: 18. Ed ella rispose:
Bibe, domine mi. Cele- Bevi , signor mio. E
ritèrque deposuit hy- prestamente si prése
d,:-iam super ulnam l' idria sul suo braccio,
suam, et dedit ei po- e diegli da bere.
4um.
_. • · 19. Cumque il/e bi- 19. E quando egli
·'" hisset, adjecit: Q_uin et ebbe bevuto, ella sog-
>. ._.. eamelis tuis hauriam giunse : Io allignerò
. aquam, donçc cuncti pure acqua pe'tuoicam-
'."=t~-~ bibant. melli , :finchè tutti ab-
bian bevuto.
• 20.;Effundensque hy• 20. E versata l'idria
driam in canalibus., re- ne' canali, corse di bel
currit ad puteum , ut nuovo _al pozzo ad at-
hauriret aquam : et tigner 11çqua: e atlin-
haustam omnibus ca• _,.\~,ae ~ede a tutti i
melis dedit. · éammelh.
· i\. Ipse autem con• 21. Ma è_gli si stava
.ltemplabatur ·'eam taci- a contemplarla in silen•
tus, scire volens, utrum zio, volendo sapere, se
prosperum·· iter suum il Signore avesse, o no
. fecisset Domin"f, an felicitato ~lsuoviaggio .
non.
22_. Postquam autem 22. K dopo che ebber
hibel'unt cameli , pro-
ì tulit vir inaures tift•
bevuto i ca1T1melli, egli
tirò fuori due orecchi-
.· I
reas, appendentes si• ni d' oro, che pesa vano
clos duos , et armillas due sicli , e due brac-
totidem pondosiclorum cialetti, éhe pesavano
decem. · dieci sicli.
;~t
GENfSI
23. Dixitque ad eam: 23. E dissele : Dim•
Cujus es filia ? indica mi, di chi sei figliuola?
mihi : est in domo pa- v' ha egli luogo in casa
tris tui locus ad ma• del padre tuo da alber-
nendum? garvi? ~ v
24. Quae respondit: 24. Ella rispose: So-•
Filia sum Bathuelis, no iigliubla d~ Bathue-
filii Melchae, quem le , :figliuolo di MelèÌa, ·
peperit ipsi Nachor. partorito da questi a
Nachor. ' ,,
25. Et addidit di- ,25. E soggiunse: Di
uns: Palearum quo- paglia e di fieno ne ab• ~
que et foeni p7urimum biam moltissimo in ca• ,..
est apud nps , et .(ocus sa , e spazio grande ,fa, "Q
spatiosus ad mànen- dare albergo.
dum, ,., , , , ,-.,j
26. Inr;linac,it se ho- :26. L'uomp a,llors'in• ~ ·~
mo , et adoravit Domi, chinò , e adorò il Si- ,., '<it
num, >t .,, gno~e ,
27, DiçtJns: Benedì- 27. Ilic~11d-0: Bene• 1li
ctus :Qomù1usJ)1eusdo• detto il Signore Die del
mini. ,mei .,J'6,;a~7lh padron_ mio Abràmo, il
qui non abstulit miJliJ,.-., quale n'on ha mancato
ricordiam, e'tveritatem di essere miserico~o-
suam a 411mzno meo, et so, e vera& col miCl(>a°"Ìl
recto itinàe me
perda- drone, e per diritta .via
:cit in domum Jrat;is mi ha i;ond41tfo"alla ca•
domini mei. sa d,,el Jratello del l!JÌO ~'
padrone, a
• Vers, 2'l. Due o~e}chini d' ~ro. La voce ebtl"a può significare
anche ornamenti del naso o deJla fr(lnte. J7 edi vers.-. 37. 'S. Gi-
rolamo (in l!hech. xv1,) dice, cl1f''*c donne·di Pale!l1ina porta--
vano terti ornamenti , i q,ali dalla fronte pendevano sul n!J-so;
e crede, che questi sieno propriap>rnte Significati co1la paÌIJfa t!
Ne,~, cì,.e io_ qui usata. Le fariciuille ne~]a Siria ll()Ttano an-
che fo oggi Ùn .»astro al1t\, fronte, cla cui P,&=IHlono· monete
'11oro e fargentO; e le d~1;1ne '.A(fhe ef,Fr~faue p<)rtano un anA-
lo <l' oro· a una delk nanc1 .
.+,.,, ..
CAPO XXIV.
~~8. Cucurrit itaque 28. Corse adunque la
puella , et nuntiavit in fanciulla, e raccontò a
domum mtttris suae casa di sua madre tut•
omnia, quae audierat. te le cose, che aveva U•
dite.
• .,,; 29. H(lbebat autem 29. Or Rebecca avea
Rebeccafratrem nomi- un fratello chiamato La•
ile 1:..aban, quifestinus han, il quale andò in
egrèirsus est ad hoini• fretta a trovar l'uomo,
nem, ubi eratfons. dov' era la fontana.
5o, Cumque vidisset 5o. Conciossiachè e•
iltaures, et armillas in gli avea veduti gli orec-
manibus sororis suae, chini, e i braccialelli
, et audisset cuncta ver- nelle mani di sua sorel-
L ba referentis: H aec lo• la , e ~vea udite le pa·
J • · cuttis est mihi homo : role di lei, che riferiva:
• < '> veni_t ad virum, qui sta': Quell' uomo mi ha det•
· lii: bat juxta camelos, et lo queste cose : ed egli
prope fontem aquae. trovò l'uomo , che si
stava presso a' ç?mrnel-
· li, e·vi(:iit'Q alla fonfana.
'
51.Dixitque adeum: ,-~1.J): dtssegli: Vieni-
lngredere, ben'edicte de-il\ro, uom benedetto
·nomini: cur foris stas? dal Signore: perchè stai
~aeparavi domum, et fuora ? ho preparata la
locum camelis. .,casa , e un -luogo pei
~ cammelli.
52.Etintroduxiteu,m 52. E lo introdusse
in hospitium: ac destra• nell'ospizio ; e scaricò i ·
vit camelos , deditque cammelli, e diede loro ''
paleas, etfoenum, et lapaglia, e ilfieno, e por-
f'.' aquam ad lavandos pe-· tò acqua per 'lavare i
'
*
Vefs. 27. Per diritta via. Addirittura.
Vers. 28. A casa di· sua madre. Le donne aveanO· la loro ah}-
tn~io~ separata. ~osì abbi?f ved~to·,, che Sara ave, uu~padi-
ghone separato da quelio d1 Abramò .
.,,.,.
GENESI
des ejus, et virorum; piedi a lui , e àgli:~
qui venerunt cum eo. · mini, che eran ven-
con lui. ._ ..•. · ·1 _
55. Et appositNs est 55. E fogli post~a- '
in conspectu ejus pa•. vanti del pane. _Ma egJ~
nis. Qui ait: Nòn c<P disse : Non mooijerò, lì;
medam , donec "loquar no a tanto eh~ 10 fbOll
sermones meòs . Re- abbia esposta ja fhil
-spondit ei : Loquère. · · àlJ,lbasciata. ,Ed eglf ,;i• "
s1.fose : Parla.
54. At ille: Servus ,. , 54. t: quegl~: S9no,
inquit, Aoraham sqm: d1/!ie, seçyo di Abramo: *.
55. Et Dominus be- , '5&:1~ -il Signori! tla •
nedixit domino. meo "be~edelto gran"Elemen., • .
vàlde; magnificatusqae te il·mio padr.one; cJe ,._
est: etdedit ei oves, et ha fatto g~apde; e~i,_,;
, _bo11es, ar-,;enw:m., et au- hlJ dato pe<:pr~ e bov1,_ ·
rum, _smo;s, ·'et ani:'i'4 ar"gento, e .c/i:li..scbia,vi,
'•½s, èamelo,1~t.4siqos. e" s~ih,ve, e,4,11mme1li, _.
~ .. ' - 'I'.·' ,_ e asinif• .,I. . 'l.· ,.. ~o-
CAPO XXV.
Vers. S. E venne meno e morì ec. Morì Abramo non per er-
fetto di malattia o di altra estrinseca causa ; ma consunte le for-
2e e il vigor naturale, sazio ,li vit,ere ( così dice l' Eh reo) , senu
malattia e senza dolore Passò tranquillamente <l~ questa vita, e
andO a unirsi al suo popolo: vale a dire, spogliato della mor-
talità, passò ad unirsi alla società de'g:iusti, agli spiriti de' giusti
perfetti, Hebr. x11. ~3. Osservano gl' interpreti, aversi iu questa
frase popolare rarr~rmata la costante tradizione dell'immortalità
dell'anima, cui la separazione dal corpo altro non i;, che un pas-
8ag3io ad un nuovo stato di vita.
Tutto quello che ahbiam fin qui veduto d'Abramo, ci dà
un' alt.issjma idea della virtù. e grandezza d'animo, della pieta,
della fede e della giustizia di questo patriarca. Io non m' avan-
~cri.> a farne l' elogio; ma mi contenterì) di riferire q1tel10 che lo
Spirito santo ce ne lia lasciato nell'Ecclesiastico: Abramo, il
grande padre di molte genti, a cui neuuno fu il J'Ùnile in
gloria; il quale conservò la legge dell' Altùsùno: e questi
strinse con lui alleanza. Egli nella 1ua carne ratijieO il pat-
to, e nella tentazione fu troYato fedele. Per quesl,o Id.Zio· giu-
rò ,li dargli gloria nella .ma Jlirpe, e ch'ei uu-ebbesi moltipli,...
cato, come la po!11ere della terra; e di esaltare il 5eme di lui,
come le stelle ,lei cielo, e che questo avrebbe poucduto da un
mare all'altro, e dal gran fiume sino a' confini del morulo 1
ca1), XLIV. '20, 23.
CAPO XXV.
,ramine viventis , et vi- zo dello di colui che vi-
dentis. ve e che vede.
12. Hae suntgenera- 12. Questo è il nove-
tiones lsmael, filii A· ro dei posteri d' Ismae-
brahae, quem peperit le, figliuolo di Abramo,,
ei Agar AEgyptia, fa• partorito a lui da Agal'
mula Sarae, Egiziana schiava di Sa-
ra:
15. Et haec nomina 15. E questi sono i,
filiorum ejus in vocabu- nomi de'figliuoli di lui,
lis , et generationibus co' quali no,mi· furou
suis ( 1 ). Primo~nitus chiamai i i suoi discen-
lsmaelis Nabajoth, dentr. Primogenito di
deinde Cerlar, et Ad- Ismaele fi.r. Nabajolh, di-
beel, et Mabsam: poi Cedar, e Ad'beer, e·
Mabsam:
14. ]li[asma quoqr1,e , 14. E Masma, e Du-
et Duma , et Massa, ma, e Massa,
15. Hadar, et The• 15. Hadar, e Thema,
ma, et Jethur, et Na• e Jelhur, e Naphis, e
phis , et Cedma. Cedma.
16. Isti sunt filii l- 16. Questi sono i fi.
smaelis: et haec no• gliuoli d'Ismaele, e que.
mina per castella , et ati nomi passaronoa'loro
(•) ,. Par. ,, 29.
Vers. 5. Perchè .Abramo obbetft alla mia voce u·. Dio, dice
il Grisostomo, rammenta ad Isacco l'obhetl.ien1..a del padre, affln-
chè veggendola così. rimunerata nella sua persona si animi ad
imit.arla e 1orpa$&arla ( se fosse possibile) affin di con.se3ui:rne più:
t;nm m~rcede,
,* Le cerimonie, I riti.
C A PO XXVI.
cerent eum propter il- trimonio; sospettando,
lius pulchritudùzem. che forse presi <lalla bel-
lezza di lei non lo uc-
cidessero.
8. Cumque pertrans- 8. E passalo un lun•
issent dies plurimi, et go lempo, e abitando
ibidem moraretur, pro- egli nel medesimo luo-
spiciens Abimelechrex go, traguardando Abi-
Palaestìnorum per fe• melech re de' Palestini
nestram, vìdìt eum jo- per una finestra , lo vi-
cantem cam Rebecca de scherzare con Re-
uxore s11,a. becca sua moglie.
9. Et accersito eo, 9. E fattolo venir a
ait: Perspicuum est, se , disse : Egli è fuor
quod uxor tua sit: cur di dubbio, ch'ella è tua
- • ,nentitus es, eam soro- moglie: per qual moti.•
rem tuam esse ? Re· vo hai lu affermato, es•
spondit: Timui, ne mo- ser lei tua sorella? Ri-
rerer propter eam. spose : Temei di essere
a causa di lei ucciso.
10. Dixitque Abìme- 10. E disse Abime-
lech: Quare imposuisti lech: Per qual motivo
nobis? potuit coireJuis- ci hai tu ingannati? po-
piam de populo cum teva alcuno fare ollrag•
uxore tua , et induxe- gio alla tua donna, e
ras super llOS grande lu ci avresti lirato ad-
Vers. 11. Sarà punito ,ll morte. Questa era la pena dell' adul-
terio tra'Filistei, e j Clumanei, e gli Ebrei stessi avauti la legge.
Vers. 12. E il Signore lo bcmediue. Perchò il Signore l'avca
Leucdcttu.
e A Po :x:x:vr.
bis; quoniam potentior Isac co: Riti
rati da noi;
nobis fact us es valde. peroccbè sei
mol to più
poss ente di noi.
.: 17. Et illed isce dens , 17, Ed
ut veniret ad torren• per anda egli si part i
re verso il tor-
tem Gerarae , habita- rent e di
Ger ara, e ivi
retque ibi: abit are:
18. Rurs um fodi t a- 18,
,. lios pute os, quos fode - allri E di nuov o votò
pozz i scav ati dai
rant serv i patr is sui A. servi del
padr
braliam , et quos , ilio bram o , i qual e suo A•
mortuo, olim obst ruxe - quel lo, i i , mor to
Filis tei avea n
rant Phil isthi im: ap- già temp
o
pellavitque eos eisdem_ pose loro ottu rati: e
gli stess i no-
nominibus quibus ante mi, che
~ . pate r vocavera
avea n già avu•
t, to dal padr e.
19. Fod enm tque in 19. E aven do fatto
torrente , et repererunt scavo nel
torre nte, tro-
aqua m vivam. varo no dell'acqtia viva .
2c-. Sede tibij urgi um 20, Ma
fuit pastorum Gerarae alter cazi ivi anco ra fu
one de' past ori
adve rsus past ores Isa• di Gera
ac, dice ntiu m: Nostra stori ra cont ro i pa-
d'Isa cco, dice ndo
esta qua. Qua m ob rem quelli:
L'ac
nomen pute i ex eo , Per la qual qua è nost ra.
quod acciderat , voca• lo, che cosa da quel •
era avve nuto ,
vit Calumniam. chia mò quel pozz o col
nom e di ·sop erch ieria .
21. Fod erun t aute m
21, E ne scav
et aliu m : et pro illo anco ra un allro aron o
quoque rixa ti sunt , ap- ragio ne di ques: e per
to an•
pellavitque eum Inim i- cora vi ebbe rissa
, e lo
citias. chia mò Nimistit.
22. Prof ectu s inde 22. E part itosi di là
fodi t aliu m puteum, pro scavò un altro
pozz o,
9uo non contenderunt: per ragi on del
qual e
itaque vocavit nomen
GE.NESI
non v'ebbe contrasto:
i
I
I
I
ej1ts Latimdo , dicens : e perciò cbiamollo Lar-
N1tnc dilatavit nos Do· gura, dicendo: Adesso
minus, etfecit cresce• il Signnre ci ha messi
l
re super terram. al largo , e ci ha fa lti
crescere sopra la terra.
23. Ascendit autem 23. E salì da quel
ex illo loco in B ersabee, luogo a Bersabee ,
24. Ubi apparuit ei 24. Dove gli apparì
Dominus in ipsa nocte,
dicens: Ego s1tm DeTJS
il Signore la stessa noi•
te, dicendo: Io sono il
I,
Abraham patris tui: Dio d' Abramo padre
noli timere ; q1tia ego tuo : non temere ; pe-
tecum sum: benedicam rocchè io sono con te: li
libi, et multiplicabo se• benedirò, e moltipliche-
men tuum propter ser- rò la tua stirpe per amo•
vum meum Abraham. re di Abramo mio servo.
25. Itaque aedificavit 25. Per la qual cosa
ibi altnre, et invocato egli edificò in quel luo-
nomine Domini, exten• go un alla re, -e invoca-
dit tabernaculum; prae- to il nome del Signore,
cepitque servis suis ut tese il suo padiglione; e
foderent puteum. ordinò a' suoi servi, che
scavassero un pozzo.
Vr-rs. ?.2. E partito.ridi là ee. I) Grisostomo ammira qni con
ragione la mansuetudine d'Isacco. Il giusto, dice egli, non dù-
puta, e non contrasta; ma cede anche a de' pastori; perch~
quuta è vera mansuetudine, non quando uno offeso t!a clii
pill può, sopporta con pazienza, ma quando offeso anclie da
quelli che si credono inferiori, non fa rnùtenza.
Adeuo il .Signore ci ha messi al largo, Il Grisostomo,
Fedi tu, dice, un animo pio, come senza far parola delle
atroci contraddizioni che se gli erano opposte, si ricorda solo
del bene, e di' questo a lJio renrle grazie? Perocchè nismna
e
cosa tanto accetta a Dio, come un'anima riconoscente ... e
facendo a noi i,~finiti benefizii ogni giorno, non altro chiede
,la noi, che rendimenti di grazie per muoversi a darci quelli
che tono piit gran,li.
* Largrira, Larghegginmento, allargnmento.
CAPO XXVI.
26. ,id q,uem locum 26. Nel qual luogo
· c:umvenissentde Gera• essendo·venuti da Ge-
ris 11.bimelech, et Och• rara Abimelech, e 0-
•. ozath amicus illius , et chozath suo amico , e
Plzicol dux militum, Phicol capitano delle
milizie,
27. Locutus est ei-s 27. Disse loro Isacco:
( Isaac: Quid venisti ad Per qual morivo siete
"· me., hominem, quem venuti da me , da un
odistis, ·et expulistis a uomo odialo da voi, e
vobis? da voi discacciato ?
28. Qui responde- ~8. Risposer quelli:
runt: Pidimus, tecum Abbiam veduto, che il
esse Dominum, e;, id- Signore è con te, e per•
cirr.o nos diximu.s : Sit ciò abbiam dello : Si
.juramentum inter nos, giuri , e sì stringa tra
et ineamus foedus, noi alleanza ,
29. Utnonfacìasno• 29. Di modo eh~ liL
bis quidquam mali,sic- non faccia a noi male
11t et nos nihil tuorum alcuno, come noi pure
attigimus, necfecìmus, nulla abbiam toccato
9uod te laederet, sed di quel che è tuo, nè
cum pace dimisimu.s abbiam fatto cosa in
auctum benedictione tuo danno; .ma li ab-
Domini. biam 'Jascìalo partire
in pace ricco della be-
nedizìone del Signore.
So. Fecitergo eìscon• So. Egli adunque im•
vivium , et post cibum bandì ad-essi il convito,
.et potum, ·e dopo che ehber man-
gialo , e bevuto,
*
'Vets. ?.6. Abi'tndeclt e Ocliozatli suo amìco. Ovvero Ahi-
meled1 co' suoi nemici.
Vers. ?.9, Iv"e abbimn.fatto cosa in tuo danno. Ma ~veano per-
messo a'loro pastori di far danno, e non ne avean fatta giust.ii:ia,
GENESI
51. Surgentes mane 51. Levatisi la -mal•
juraverunt sibi mutuo , tina fecero scambievole . r
I
dimisitque eos Isaac giuramento, e Isacco '
pacifice in locum suum. lasciogli andare in pa•
ce a casa loro.
52. Ecce autem ve• 52. Quand' ecco Io
neront in ipso die ser- stesso di arrivarono i I
vi Isaac, annuntiantes servi d'Isacco, recando
ei de puteo, qùemfode· a lui la nuova del poz•
rant, atque dicentes ; zo scavalo, e dicendo:
Invenimus aquam.
55. Unde appellavit
Abbi9mo trovata acqua.
55. Per la qual cosa
eum .Abundantia: et Io chiamò Abbondanza:
nomen urbi impositum e alla città fu posto il
l
est B ersabee, usque in nome diBersabee, come
praesenlem diem. lo ha fino al di d' oggi. -
54, Esa1t vero qua• 54. Ma Esaù in età
dragenatius duxituxo• di quarant'anni prese
res, Judith,filiam Bee• per mogli, Judith, fi.
ri Hethaei, et Basema- gliuola di Beeri Hetheo,
th, filiam Elon ejusdem e Basemalh, figliuola di
loci: Elon del medesimo luo•
go:
55. ( 1) Quae ambae 55. Le quali ambe•
offenderant animum J. due avevano disgusta-
saac , et Rebeccae. to l' animo d' Isacco, e
di Rebecca.
(1) lnfr. 27. 46,
Vers. 33. E alla città fu pOJlo nome ec, Questo nome lo eb..
be pri.ma il pozzo; indi la città edificata vicino al pozzo. i
Vers. 35. Aveano disgrutato P animo ec. L'Ebreo: erano f;
am.are:n.a d' animo per Isacco ec. Superbe per la loro nascita i
( Giuseppe scrive, che i loro padri erano principi degli Hethei) 'i...
e per avere sposato Esaù., che elle consideravan 1,er primogenito i,~
1. Senuit autem I•
.saac , et caligaverunt
1. Ma Isacco era
invecchiato , e se gli e•
oculi ejus, et r,idere non ra infiacchita la vista ,
poterat : vocavitque E• e non poteva vedere: e
saufilium suum majo- chiamò il figlio suo
rem , et dixit ei: Fili maggiore Esaù, e gli
mi? Qui respondit: disse : Figliuol mio? E
Adsum. quegli rispose: Eccomi
qui,
2. Cui pater: Yides, 2. A cui il padre: Tu
inquit, quod senuerim, vedi , disse , che io son
et ignorem diem mortis vecchio , e non so il
meae. giorno della mia morte,
5. Sume arnuì tua , 5. Prendi le tue ar•
pharetram , et arcum , mi, il turcasso, e l'ar•
et egredere foras : cum• co, e va fuori! e quan•
que venatu aliquid ap· do avrai preso qualche
prehenderis , cosa alla caccia,
4. F ac mihi inde pul- ·4, Fammen.e una pie•
Vcrs. r. Era invecchiato. Egli a.vea allora cento ~)ltuette
anni, e Giacobbe ne avea settanta sette.
Se gli era infiacchita la vista, ec. Fnsse pe1' malattia, o
per ragion dell' etR, egli avea perduto la vista; così dìsponen<lo
pe' suoi altissimi fini la Providenza. Non sa11piamo, se ne' qua..
rantatrè anni eh' ei sopranisse, ~li fosse renduto il lume degli.
occhi. lsncco adunque ridotto jn tale stato fu mosso interiormen..
te da Dio a fare quello che vedremo.
* Se gli era indebolita la vitta. Se gli erano CQUtratti 1 ti--
stretti gli occhi.
Pent. Vol, 1, u
:266 GENESI
mentam, sicut velle me tanza nel modo , che
nosti, et a.ffer, ut come• sai , che a me piace , e
ilam, et benedicat tibi portamela, percbè io la
anima mea antequam mangi: e l'anima mia
moriar. li benedica avanti cho
io muoia.
b. Quod cum audis• 6. La qual cosa aven-
set Rebecca , et ille ab· do udilo Rebecca, ed
iisset in agrum, ut jus• essendo quegli andato
sionem patris impleret, alla campagna per fare
l
il comando del padre ,
6. Dixitfilio suoJa• 6. Disse ella a Gia-
cob: Audivì patrem cobbe suo figliuolo: Ho
tuum loquentem cum sentito tuo padre par-
Esau fratre tuo, et di- lare con Esaù tuo fra•
ceutem ei: tello, e dirgli: l
7. A.ffer mihi de ve• 7 • Portami della tua
natione tua, etfaccibos, cacciagione, e fammi
ctt comedam, et benedi- una pietanza , perchè
Vers. 7. Dfoanzi al Signore. Alla presenza <li Dio, e colla au..
torid. datami da Dio. Ossen·isi in questo luogo , quanto ammira~
~ile sia Dio nell'eseguire i suoi disegni, e adempir le promesse.
Esali 110n fu mai piì1 sìcuro di adesso della. benedizione del pa-
clr.-: Giacobbe non ebbe mai minor motivo di. sperare d' esser
e;,1i il benedetto ; contuttociò Esaù perde la benedizione, e Gia-
cobbe 1a guadagna in suo luogo. Ma qual benedizione volca Isac-
co dare ad Esaù? Voleva eglì forse opporsi ali' espressa dichiara-
2ione dì Dio, il qua}e avea detto: il maggiore servirà al mino-
re'! Alcuni sciolgono questa dilfìcoltll con dire, che ad Isacco non
fosse nota questa dichiarazione: ma non è così facile a concepirsi,
che Rebecca avesse tenuta per tanto tempo una tal co-sa occulta
al marito; e non è nemmeno credibile , che Isacco ignorasse la
,,cndita de' diritti <li primogenitura fatta da EsaÌl a favor di Gia-
cohbe. Sembra adunqne piuttosto da dirsi, che Isacco vicino,
com' ci crc(l<>vasi 1 a morire, determinasse di benedire Esaì.t, se-
g~itando l'ordine della. natura; e di regolarsi dipoi, quanto a'ter-
mmi del1a benedizione, secondo l'ispirazione di Dio. Può an-
ch' essere, eh' egli pensasse, che la parola di Dio doves.se aver ·,1
~1~0 effetto. non riguardo a' Jue fratelli 1 ma ~fo riguardo a' loro i
<l,scenùcutt.
1
C A P O XXVII. 267
cam tibi coram Domino io la mangi, e ti bene•
antequam moriar : . dica dinanzi al Signore
prima di morire:
8. Nunc ergo,fili mi, 8. Ora dunque, fi.
acquiesceconsiliismeis: gliuol mio, attienli al
mio consiglio:
9. Et pergens ad gre- 9. E va alla greggia ,
gem a.ffer mihi duos e portami due de' mi-
haedos optimos, utfa· gliori caprelli, affinchl,
ciam ex eis escas pa• io faccia pel luo padre
tri tuo , quibus libenter le pietanze , delle qua~
vescitur: li con piacere si ciba :
10. Quas cum intule- 10. Le quali quando
ris, et comederit, bene- tu avrai portate a lui,
dicat tibi priusquam ed egli le avrà mangia•
moriatur. te , ti benedica prima
di morire,
11. Cui ille respon- u. Le rispose egli:
dit: NMti, quod Esau Tu sai che Esaù mio
frater meus homo pilo- fratello è peloso, ed io
sus sit, ét ego lenis. senza un pelo.
12. Si attrectaverit 12. Se mio padre vie•
me pater meus, et sen• ne a palpeggiarmi, e mi
.serit, timeo , ne putet, riconosce , temo, che
me sibi r·oluisse illu- ei non si pensi; che io
dere, et inducam super abbia voluto burlarlo,
me maledictionem pro onde io mi tiri addosso
benedictione. la maledizione in cam-
bio della benedizione.
15. Ad quem mater-. 15. La madre a lui:
In me sit, ait, ista ma- Sia sopra di me, disse,
ledictio,fili mi: tantum questa maledizione, fi.
audi <'ocem meam , et gliuol mio : solamente
pergens qffer, quae di- fa a modo mio, e va to-
xi. sto , e porta quello che
bo detto.
2.68 GENESI
14. Abiit, et attulit, 14, Andò, e portò, e
deditque matri. Para• diede alla madre. Ella
vit illa cibos, sicut vel• condizionò le pietanz<",
le 11overatpatremillius. come sapeva esser di
genio del padre di lui.
15. Et vestibus Esau 15. E lo rivestl delle
va/de bonis, quas apud vesti migliori di Esaù ,
sehabebat domi, induit le quali ella teneva in
eum: casa presso di sè:
16. Pelliculasque 16. E le mani di lui
haedorum circumdedit involse colle delicate
manibus , et colli nuda pelli de' capretti, e ne
protexit. ricoprì la parte nuda
del collo.
17. Deditque pulmen• - 17. E diede ( a lui)
tum, et panes, quos co- le pietanze , e i pani ,
xerat, tradidit. che ella avea cotti.
18. Quibus illatis, 18. I quali avendo
dixit: Pater mi? At i[. egli portati dentro, dis-
le respondit: Audio. se : Padre mio ? E que•
Quis es tu ,fili mH gli rispose: Che vuoi?
Chi sei tu, figliuol mio?
*
Vers. 1. Isacco c1tiarnò. Fece venire.
Ycrs. ,:. Ma parli e va ec. l LXX sorsi, fuggi. Vedi (hea xl!.
x. 10.
1"2. S<1p,
GENESI
possideas terram pere• po di te;·onde tu sii pa•
grù1ationis tuae, quam drone della terra, dove
pollicitus est avo tuo. sei pellegrino, promes-
. sa da lui al tuo nonno.
6. Cumquedimisisset 6. Licenziatosi Gia•
eum lsaac, prqfectus cobbe da Isacco, si par-
venit in Mesopotamiam ti, e giunse nella Me•
Syriae adLaban,filium sopolamia di Siria alla
Bathuel Syri, fratrem casa di Laban, figliuolo
Rebeccae matris suae. di Bat;huele Siro , fra•
Osee 12. 12. telio di Re becca sua ma·
dre.
6. Yidens autem E· 6. Ma veggendo Esaù,
8au, quod benedixisset come il padre suo avea
pater suus Jacob, et benedetto Giacobbe , e
misisset eum in Jl,le• lo avea mandato nella
sopotamiam Syriae, ut Mesopotamia di Siria a
inde uxorem duceret; prendervi moglie, e CO•
et quod post benedictio- me dopo la benedizio-
nem praecepisset ei, di- ne gl'i avea dato que•
cens : Non accipies u• st'ordine dicendo: Non
xorem de filiabus Cha• prenderai in moglie al-
naan: cuna delle figlie di Cha•
naan:
7. Quodque obediens 7. E come obbeden-
Jacob parentibus suis, do Giacobbe a' suoi ge•
isset in Syriam : nitori, era andato nella
Siria:
8. Probans quoque, 8. Avendo ancora spe·
Vers. 9- An,lò alla ca1a ,1' lmiaele. Ismaele era già mol'to
quattordici anni prima. Con ciues.to nuovo matrimonio sembra,
che EsaU cerchi di rac11uistare la grazia de' genitori ; ma per pic-
ca verso il fratello, eh' era andato a cercare una moglie della ea--
sa di Naehor, egli va a prendere una figliuola d'fsmaele. l\-:falu.:-
leth ~ chiumata altrove Bll.6emath. Yedj G,m. ~xxn. 3.
280 GENESI
13. Et Dom;r,um in- 13. E il Signore ap-
11ixum scalae dicentem poggiato alla scala , il
sibi: (1) Ego sum Do- quale a lui diceva : Io
minus Deus Abraham sono il Signore Dio di
patris tai, et Deus Abramo tuo padre, e
Isaac: terram, in qua Dio d'Isacco : la terra ,
dormis , tibi dabo , et in cui tu dormi, la da-
semini tuo, rò a te,e alla tua stirpe.
14. Eritque semen 14. E la tua stirpe sa•
tuum quasi pulvis ter• rà fOme la polve della
rae: dilataberis ad oc• terra: li dilaterai a oc-
cidentem , et orientem, cide'nte, e ad oriente, e
(•) Infra 35. 1. 48, 3.
Vera. 17, Quanto~ ten·ibile ... questo luogo! non b qui altra
Cosa, ec. Quanto venerahilc, e sacrosanto ~ questo luogo, dove
Dio_si fa vedere, come in sua casa, e dove mi è stata mostrata la
mistica scala, per cui gli Angeli scendono, e salgono, e la via, e
I.I porta dimostrano per entrare nel cielo! Questa via, e questa
porta è Cristo, come dicemmo. Vedi Joan. x. g. Non sarà inutile
di os,ervare, come Jìn da que' tempi si dcgnO Dio d' illustrare
certi luoghi con apparizioni, e miracoli., e favori a pro degli
uomini.
Vera. 18. La eresse ,·n monumen~o,, versamlovi ec. Giacobbe
aba io quel luogo la pietra per memoria sacra e religiosa del
gran favore ivi ricevuto da Dio, e perciò unge con olio la stessa
pietra, come per consacrarla, La Chiesa cattolica prese quin<li
l'esempio della unzione sacra, colla quale a Dio si dedicano i
1uoi templi, e gli altari. Giacobbe non si fa un idolO di questa
pietra, nè verun culto superstizioso le rende; ma la innalza sol-
tanto in commemorazione delle grazie ivi ricevute da Dio. Y'edi
cap. xxxv. 3. Ma gFidolatri, a'qual.i si vede eyjJentemente, che
passò la notizia di questo gran fatto, lo depravarono, e della pie-
tà di Giacobbe si fecero arsomento dell'antichissimo vituperoso
culto, che da lor si rendette alle pietre, le quali furono chiama-
te Bethule dal luogo stesso di Bethel, dove lasciò Giacobbe i!
fUO monumento. Alcune erano consacrate a Saturno, altre al so-
le, altre ad altri dei; e di esse raccontavano grandissime favole,
çome per esempio che avessero vita e moto, rendessero oracoli ee.
Vers, 19. E alla città che prima chiamavasi Luza, ec. Il
luogo prima chiaruavasi Lui.a dalla copia de' mandorli che v.i si
trovava; e lo stesso nome avea la citta, o sia iJ borgo, presso il
quale dormì Giacobbe; e questi al luogo e alla cittit diede il uo-
~e di Bethel, cioà casa di Dio.
C A P O XXVIII. 283
20. 'JTovit etiam vo- Fece ancora voto,
20.
tum, dicens: Sifueril dicendo: Se il Signore
Delts mecum , et custo- sarà con me, e sarà n1io
dierit me in via , per custode nel viaggio da
quam ego ambulo , et me intrapreso, e mi da·
dederit mihi panem ad rà pane da mangiare, e
vescendum,etvestimen- veste da coprirmi,
tltm ad induendum ,
2 1. Reversusque fue• 121. E tornerò felice-
ro prospere ad domum mente alla casa del pa·
patris mei: erit mihi dre mio , il Signore sa•
Dominus in Deum, rà mio Dio,
22.Etlapis iste, quem 22. E questa pietra
erexi in titulum , voca• alzata da me per mo-
bitur domus Dei; cun- numento, avrà il nome
,:torumque , quae dede· di casa di Dio: e di tut-
ris mihi, decimas effe• te le cose , che darai a
ram tibi. m~, tiofferirò la decima.
CAPO XXIX.
Giacobbe accolto da Labari' serve a lui per pat•
to sette anni per aver la figlia di lui Rachele.
Gli vien data Lia in vece di quella: ed egli
è costretto a servire per la medesima sette
altri anni. Rachele è sterile, e Lia partorisce
9uattro figliuoli.
Vers. rr. T,a ba('iò: e alzaia la voce pianse. Il bacio era una
maniera dì saluto usata particolanrtente tra ~li streui. parenti. Gia-
cobbe pianse o per tenerezza, vedendosi giuuto tra persone del
suo sangue, o, come altri pensano, per sentimento di dolore, ri-
flettendo al povero stato, in cui si trovava, on<le non axca nulla
da poter farne un presente alla cugina secondo il costume. II ti-
more del fratello, e la sollecitudine di schivare il suo !:degno
lo avean fotto partire da casa ~olo, e senz' altri prcpou-ativi, che
uu. }h1co ,li pNvvisione per "Vivere.
CAPO XXIX.
Et postquam impleti E passalo che fu un
srtnt dies mensis unius, niese,
15. Dixit ei: Num 15. Gli disse: Forse
quia frater meus es, perchè tu sei mio fra-
gratis servies mihi? tello , servirai a me
dic quid mercedis ac- gratuitamente? dimmi
cipias, quel che tu vuoi.
16, Habebat vero 16. Or egli avea duot
duas filias: 11ome11 ma• :figliuole : la maggiore
joris Lia; minor vero chiamavasi Lia; la mi-
appellabatur Rachel, nore Rachele.
17. Sed Lia lippis 17. Ma Lia avea gli
erat. oculis: Rachel de, occhi cisposi : Rachele
corafacie, et venusto era bella di vollo, e av•
. aspectu. venente.
1
So. Tandemque poti- 5o. E giunto final-
tus optatis nuptiis , a- mente al possesso delle
morem sequentis 'prio- nozze bramate, l"amore
ri praetulit, serviens a- della seconda fu in lui
pud eum septem annis più forte, che quel del- -~
aliis. la prima , servendo in 'l
casa di Laban per altri
sette anni.
51. Videns autem 51. Ma il Signore veg•
Dominus , quod despi- gendo, com' ei disprez•
ceret Liam , aperuit zava Lia , la rendette
r•ulr,am ejus , sorore feconda,rimanendo ste.
sterili permanente. rile la sorella.
ifa. Quae conceptum 52. Ed ella partorì il
ge11uit filium, vocavit- figliuolo, che avea con•
que nomen ejus R11&e11, ceputo, e posegli nome
dicens: Yidit Dominus Ruben , -dicendo: Il Si,
. C A P O XXXII.
Vers. 3. Nella terra <fi Seir, nella rè~iontt lli E,fb,n, Molti
dotti interpreti distinguono due ldumee i l'una orientale, l'altra
meridionale. Della prima si parla adesso, nella quale è il monte
di Seir 1 e in eua abitò per molto tempo Esaù. e i suoi figliuoli;
indi occnparone anche l'ldumea meridionale.
Così Esaìi disgustato della preferenza data a Gia~obbe
da' suoi genitori, e della poca soddisfai.ione che questi mostrava-
no delle stte consorti, avea abbandonato. la Chananea, lasciando1a
a Giacobbe e a' su,~i figliuoli.
Vers. 4. Al signor mio EJ·all. Con questa dimostrazione di ri-
spetto usata affine di mitiga:r (1uell' uomo feyoce, non rinunzia
&i,,cobhe a' diritti della ana primogenitura, i quali nè pure dQ<-
'HJ.UO aver effetto, 1c non in favur de' suoi disceu.deu..ti.
520 GENESI
sum cum quadringen• in frella ad inconl rarli
tis viris. con quattrocento uo-
mini.
7. Timuit Jacob val- 7. S'intimorì Giacob-
de ; et perterritus divi- be grandemente; e pie-
sit populum, qui ser:um no di ansietà divise la
erat, greges quo1ue, et gente, eh' era seco, e
oves, et boves,et came- i greggi ancora, e le pe•
los in duas turmas, core, e i bovi, e i cam•
melli in due squadre,
8. Dicens : Si vene• 8. Dicendo : Se Esaì,
rit Esau ad unam tur• arriverà , e darà addos•
mam, et percusserit so ad una squadra, l'al•
eam, alia turma , quae tra squadra, che resta,
reliqua est, salvabitur. si salverà.
9• Dixitque Jacob, 9. E disse Giacobbe:·
Deus patris mei Abra• Dio clel padre mio A-
ham, et Deus patris mei braham, e Dio del pa-
lsaac: Domine, qui di- dre mio Isaac: Signore,
xisti mihi : Revertere che dicesti a me: Tor•
in terram tuam , et in na alla tua terra, e al
locum nativitatis tuae, luogo dove sei nato, e
et benefaciam tibi. io ti·farò del bene.
to. Minor sum cm,. 1 o. Io sono indegno
ctis miserationibus tuis di tulle le tue miseri-
et veritate tua, quam cordie, e della fedeltà,
expler,isti servo t:110, In colla quale tu hai man•
baculo meo transivi tenute le promesse fat-
Jordanem istum: et te al tuo servo. Solo col
nunc cum duabus tur- mio bastone io passai
mis regredior, questo (fiume) Gior•
dano: e ora ritorno con
due squadre.
Veu. 7. Diui.fe llt 1:ente eh' ertt uro ec. Os.~erV'a a questo
p.a~so s. Agosti~o., che il ~i~sL_o t~ee con.(iJ.are iu Dio, senza 1•erò
tra~curare le d111gen:i;c e Jh au1t1 uma1u.
C A P O XXXII. 521·
*
Vers. 11. Non uccida madre e figliuoli. F~ase proverbiale
,ignificante la crudelt.\ pil, barbara che nelJa vendetta non .sa
distinguere fra temvo ed età.
*
Vcrs. 13. Di ,,uel che avea. Di quel che gli veniva alle mani.
Vcrs. 15. Cammelli femmine, che avean figliato ec. Il latte
tle\·ummelli era anch~ a tempo di s. Girolamo, e lo è anche ade&•
r
,o Ja bcvaulla piit dclii.iosa decli Arabi, e,li Plin. lib. Xl, 45,
GENESI
16. Et misit per ma- 16. E inviò per mez-
nu~· servorum suorum zo dei suoi servi ognu-
singulos seorsum gre- no cli quesli greggi se ..
res , dia:itque pueris parato dall'altro, e dis-
suis: Antecedite me: et se a'suoi servi: Andate
sit spatium inter gre- innanzi a n1e: e sia,·i
gem et gregem. un intervallo tra greg-
ge e gregge.
17. Etpraecepitprio- 17. E al primo CO•
ri, dicens : Si obvium mandò, e disse: Se in-
habuerisfratrem meum contri il mio fratello E-
Esau, et interrogave- saù , e eh' ei ti doman-
rit te : Cujus es ? aut: di : Di chi sei tu ? ov-
~uo vadis ? aut cujus vero: Dove vai tu? o di
sunt ista, quae seque- chi son qùeste cose, al-
ris? le quali vai appresso?
16.Respondebis:Ser- 18. Risponderai~ So•
vi tui Jacob; munera no di Giacobbe tuo. ser-
misitdomino meoEsau: vo ; egli manda questi
ipse q11oque post nos doni al mio signore E·
ve;nit. saù: ed egli stesso vien
dietro a noi.
19. Similiter dedit 19. Simili ordini die-
mandata secundo, et de al secondo , e al ter-
tertio, etcunctis, qui se- zo, e a tutti quelli che
quebantur greges, di- andavanodietroai greg-
cens : lisdem verbis gi, dicendo: Nella stes ..
loquimini ad Esau, cum - sa guisa parlate ad E ..
inveneritis eum. saù,.quando lo troverete.
20. Et addetis: Ipse 20. E soggiungerete:
quoque servus tUltS Ja• Lo stesso servo tuo
cob iter nostrum inse• Giacobbe seguila le no•
quitur; dixitenim: Pla- stre pedate; imperoc.
cabo illum muneribus, chè egli ha detto : Lo
9uae praecedunt , et placherò co' doni, che
postea videbo itlum : vanno innanzi, e poscia
e A P o xxx:rr. !fa3
forsitan propitiabitur vedrò lui : forse si ren-
mihi. derà a me propizio.
2 1. Praecesserunt 21. Andarono adun•
itaque munera ante que innanzi a lui i do-
eum; ipse vero mansit ni; ed egli quella Rotte
nocte illa in castris. si stette nello alloggia•
menlo.
22. Cumque mature 22. E alzatosi mollo
1mrrexisset, tulit duas per tempo, prese le sue
uxores suas,et totidem due mogli , e le due
famulas cum undecim schiave con gli undici
filiis, et transivit va• figliuoli, e passò il gua-
dum Jaboc. do di Jaboc.
23. Traductisque 23. E quando furon
omnibus, quae ad se passa te tulte le cose ,
pertinebant, che a lui appartenevano,
24. Mansit solus : et 24. Ei si rimase solo:
ecce vir luctabatur cum ed ecco un uomo fece
eo usque mane. con lui alla lotta fino
alla matlina.
Vers. 25. Yeggendo che nol potea superare ec. Dio non voi..
le, nè permise, che l'Angelo si servisse di tutta la sua possanza,
nel lottar con Giacobbe. Del rimanente quello che eg1i col solo
tocco del nerbo della coscia fa provare al patriarca, è argomento
delJa facilità, colla quale avrebbe potuto abbatterlo. Ma si di-
mostra così l'efficacia dell'orazione e della vera pietà a muovere
il cuore di Dio, e a fargli una ,pecie di violenza per renderlo
propiiio agli uomini.
* Toccò. Percosse.
Vers. 26. Già viene l'aurora. Era tempo che Glacohbe at'ldas-
ae a rfonirsi colla sua sente, aJla quale non volea l'Angelo far-
lii vedere.
Se ltt non mi bene,lici. Co] le lacrime agli occhi e con gran<le
affetto chie . . e Giacobbe 11uesta henet.liiionc, onde si dice in Osea,
eh' ei pianse e pregi,,
C A P O :X:XXH. 525
29. lnterrogar,iteum 29. Giacobbe lo in-
Jacob: Dic mihi, quo terrogò : Dimmi , con
appellaris nomine? Re- qual nome ti chiami ?
spondit: Cur quaeris Rispose: Perchè doman-
nomen meum? Et be- di del mio nome ? E lo
nedixit ei in eod'em lo- benedisse nello slesso
co. luogo.
5o. rocavitque Jacob So. E Giacobbe pose
11omen foci illius, Pha 0 a quel luogo il nome di
1mel,dice11s:YidiDeum Phanuel, dicendo : Ho
.facie ad faciem, et sal- veduto il Signore faccia
vafacta estanimamea. a faccia, e l'anima mia
ha avuto 'salute,
i. E levans autem
Jacob oculos suos, vidit
1. Ma alzando i
suoi occhi Giacobbe vi-
penientem Esau, et cum de Esaù , che veniva, e
eo quadringentos viros: con lui quattrocento
divisitque filios Liae , uomini: e divise i figli
_ etRachel,ambanimqùe di Lia , e di Rachele , e
famularum: delle sue schiave:
2, Et posuit utram- 2. E l' una , e l' allra
que ancillam, et liberos sr.biava, e i loro figliuoli
earum in principio : li pose in primo luogo.
Liam vero, etfilios ejus Lia , e i figliuoli di lei
in secundo loco : Ra· nel secondo luogo: e
chel autem, et Joseph Rachele, e Giuseppe da
novissimos. ultimo.
3. Et ipse progre- 5. Ed egli andando
diens adoravit pronus innanzi s'inchinò fino
in terram septies , do- a terra selle volte, pri-
nec appropinq11aretfra- ma che si approssimas•
ter ejus. se il s1,10 fratello.
4. Currens itaque 4. Corse allora Esaù
Esau ob11iamfratrisuo incontro al suo fratello,
amplexatus est eum : e lo abbracciò : e sl.rin-
Vers. 14. Fino a tanto di' io giunga ... a Seir. Gfacobhe pen~
sava allora di andare fino colà a ('asa del fr,,tdlo; ma di poi can-
giò di parere forse per t.imore che uon sì risveglinsst•ro in Esali {t
le aoti(·he selosie, o pcrchè ricevesse ipiakhe uotiiia, per la qua- cr
le con.o~i·nse eh<' 11011 era opportuna ;:Horn 11uesta visita.
C A P O XXXIII. 331
illius Socoth, id est, diede a quel luogo il
Tabernacula. nome di Socoth, vale a
dire Padiglioni.
18. Transivitque in 18. E dopo il suo ri-
Salem urbcm Sichimo- torno dalla Mesopota-
rum, quae est in terra mia di Siria passò a Sa-
Chanaan, postquam re- lem città de' Si chimi ti,
versus est de Mesopo• che è nella terra cli Cha-
tamia Syriae : et habi- naan: e abilò presso
tavit juxta oppidum. alla città.
l_'}• Emitque partem 19. E comprò quella
agri, in quafixerat ta- parte di campo, dove
bernacula, afiliis He· avea piantate le tende,
mor patris Sichem ceu- da' figliuoli di Hemor
. tum agnis. padre di Sichem per
cento agnelle.
CAPO XXXIV;
Vers. 20. Di'nanzi ad esso invocò ec. Ovvero sii pose no~Q
'il fortiuimo Dio d' Isr(lele pe:r significare, che a lui e in onOf'e
cli hll er41. dedicato questo .Itare. Questa imposizione di nome
agJi altari, a' mou.umenti, e a' luoghi paTticolari serviva a conser-
"Var la memoria de' f~1ti, e anche a conservare la tradizione
de' principii della J"e}igione. Così il non:ae del Dio d'Israele ram-
mt:morava un gran fatto, per cui fu cambiot.o il nome a Giacob-
l>e. Pedi cap. preeetL _
Ver,. 1. Ma Dina ec. Ella poteva avere in, q.uel iempo circa
quindici 4lJIDi. Se crediamo a Giuseppe, la curiosità di questa
faociulla ( la qnale costò a lei così cara) fu risveg1iata dal rumore
di noa festa solenne che si celebrava con gran concorso. Dina
v~Jle vedere, come si ornassero le fanciulle. del pacae ,. e sg,a:iia.....
Omente uscì della caba paterna.
e A P o nxiv. 333
cum illa, vi opprimens violentemente disonorò
virginem. la fanciulla.
5. Et conglutinata 3. E concepì ,per lei
est anima ejus cum un'ardente passione ,
ea,tristemque delinivit ed essendo ella afflitta
blanditiis. l'acquietò con carezze.
4, Et pergens ad He• 4. E andato dal pa-
mor patrem suum: Ac• dre suo Hemor! Prendi,
cipe, inquit, mihi puel- disse, per me in moglie
lam hanc conjugem. questa fanciulla.
5. Quod cum artdis- 5. La qual cosa aven•
set Jacob, absentibus do udita Giacobbe,
filiis et in pastu peco- mentre i :figli erano as-
rum occupatis, siluit, senti, e occupati a pa•
__ donec redirent. scerle pecore, si tacque,
finchè nonfuron tornati.
6. Egresso autem 6. Ma essendo andato
Hemor, patre Sichem, Hemor , padre di Si-
"t lo9u11retw-ad Jacob; chem , a parlare a Gia-
cobbe;
7. Ecce jilii ejus ve- 7. Eccoti che i fi.
niebant de agro: au;Ji,, gliuoli di lui tornavaa
toque, quoti, acciderat, dalla campagna : e in•
iratisunt valde,eo 9uod. teso quel eh' era avve-
foedam rem operatus nuto, ne concepirono,
esset in Israel, et vio• grande sdegno , perchè
lata filia Jacob, remi[. si brutta cosa avesse
licitam perpetrasset. fatta ( Sichem ) contro
Israele , e violata la fi-
gliuola di Giacobbe, a-
vesse commesso un'a-
zione vituperosa.
*
Veu 2. Yiolentemenle dùonorò. Ebr. Umiliò.
*
Vers. 4. E andato dal padr~ suo. La stessa ragion natural«-
con.)iglia, che non s'impegnino i fi;;h nel matrimonio. u:nza V ap~
provazione e il consenso de' senitori.
534 Gl3NESI
8. Locutus est itaque 8. Disse pertanto ad
llemor ad eos : Sichem essi Hemor: L'anima
filii mei adhaesit ani• dì Sichem mio figlio è
mafiliae pestrae, date unita inseparabilmente
eam illi uxorem: a questa voslra fanciul-
la: dategliela in moglie.
9. Etjungamus vicis• 9. E facciamo scam-
sim connubia : filias bi èvoli niatrimonii; da-
vestras tradite twbis, te le vostre fanciulle a
et jUias nostras acci- noi, e sposate delle no•
pite. stre fanciulle.
10. Et habitate no- 10. E abitate tra noi:
biscum : terra in pote• la terra è in poler vo-
state vestra est, exer- stro, lavoratela, traffi•
cete, negotiamini, et cale, voi siete i padroni,.
possidete eam.
11. Sed et Sichem ad 11. Anzi lo stesso Si-
patrem, et ad fratres chem disse al padre, e
ejus ait: Inveniam gra• a' fr:itelli di Jei: Piega•
tiam coram vobis, et levi a' miei desiderii, e
quaecumque statueritis darò tutto quello cbevi
dabo. parrà.
12. A1tgete dotem, et 12. Auf;umentate la
munera postulate, et dote , e chiedete dono-
libenter tribuam, quod ra , e volentieri darò
petieritis : tantum date quello che chiederete :
mihi puellam hanc uxo• purchè mi dia le in mo•
rem. glie questa fanciulla.
13. B.esponderunt fì. 15. Risposero i fi.
lii Jacob Sichem, et gliuoli di Giacobbe a
patri ejus in dolo , sae- Sichem, e a I padre dì lui
1. J nterea locutus
est Deu.r ad Jacob:
1. Frattanto il Si-
gnore <lisse a Giacobbe:
'• Surge, et ascende Bet- Sorgi, e va in Bethel, e
hel, ethabita ibi,facque ivi fermati, e fa un al-
altare Deo, qui appa- tare a Dio , il quale ti
ruit tibi, quandofugie- apparve allorchè fug-
basESAUfratrem tuum. givi Esaù tuo fratello.
Supr. ,s. 16.
eh, i suoi tigliuoli aveart fatto c•ntr6 de' Siè'himi.ti, e pèr quello
che di ciò poteva avvéuirne, irritati per tanta crudelta gli animi
de' Chananei.
Vcrs. 2, Gettate vi'a gli dei stranieri che avete ec, Può essere
che gP idoli, i quali Giacobbe comanda <li gettar via fossero stati
serbati della preda de' Sichimiti; e può anch' essere, che in un
grandissimo numero di servi che erano in quella famiglia con-
dotti dalla Siria, ve ne fosse più. d'uno che continuasse a rende...
re culto a' falsi dei. Ma non sembra credibile, che alcuno de' fi-
gliuoli o delle mogli. di Giacobbe peccassero in 1uesto. Il v;,de-
re che questi intima l'ordine di gettar via gfidol1, dopo che Dio
gli avea par1ato e l' avea avvertito di quello che dove a fare a
Be&h.e.J ,ill •uo onore, può dar fo11damento per credere che non
prima di .adesso egli venisse in t'ogniz.ione di questo disordine, e
che Dio stesso g1iene desse notizia.
~fondatevi, e cangiate le vostre vesti. Per un interno istin-
to del rispetto dovuto a Dio fu selllpre costume, che volendo gli
uomini accostarsi a lui per onorarlo, o si mutasser le vesti, 2.
Reg. u1. 20., ovvero le lavassero, Erod. xix. 20. Levit. xv, 13., e
la ~uova veste era simbolo di p"!:nitenza, e di con\'ersione. Così
Giacobbe esorta la sua gente a prepararsi per andare a Bethel a
cnor.Jlte il Si4;nore.
G A PO XXXV.
ribas eorum : at ilh:
vevano alle orecchie :
ed egli li sotterrò sotto
infodit ea sttbter tere•
il terebinto, che è di là
binthum, quae est post
urbem Sichem. <lalla città di Sichem.
5, Cumque profecti 6. E parliti eh' ei fu.
rono , il terrore di Dio
essent, terror Dei in•
invase tutte le città al-
vasit omnes per circui-
l'intorno, e non. ardiro-
tum civitates , et non
no d'inseguirli, mentre
sunt ausi persequi re•
cedentes. si ritiravano. $
6. r enit igitur j acoò
6. Giacobbe adunque,
Luzam, quae est in ter-
egli, e tutta la sua gen-
ra Chanaan , cogno• te con lui arrivò a Lu•
mento Bethel: ipse etza cognominata Bethel
. omnis populus cum eo, nella terra di Chanaan.
· • 7. ZE.dificavitque ibi 7. E ivi edificò l'alta•
altare, et appellavitre, e a quel luogo pose
nomen loci illius , Do-
il nome di Casa di Dio :
perocchè ivi apparve
mus Dei : ibi enim ( 1)
apparuit ei Deus , cum
Dio a lui , quando fug-
fugeretfratrem 1uum, giva iJ fn1tel suo.
(•) Supr, i8, J3,
Ven, '!A.1f Trovè 16 acqll~ cal,1e nel deJerto, ec. Le acqne ter-
mali. Le dispute mosse .sopra questo passo dagl' interpreti., co-,
!11i~ci~te g~à. fino da1 tempi di s. Girolamo , sono fuori del nostro
ut.,ituto. D1ro ~l.u:llente, chu alcup,j, f41,no,Q A:ua ÌJ.1\'exatore della.
f?.iJil d@'iu\Jll, '
G A P O XXXVI. 563
ront regem jilii Israel, sraeliti aTessero re, fu.
fuerunt hi: ron questi:
,52.
Belafilius Beor, 52, Bela figliuolo di
nomenque urbis ejus Beor, e il nome di sua
Denaba. città Denaba.
55. Mortuus est au. 55. Mori poi Bela , e
tem Bela, et regnavit in luogo di luiregnòJo-
pro eo Jobab,filius Za• bab , figliuolo <li Zara
rae de Bosra. di Bosr,.
Vers. 3,. I regi ehd regnarono ,.. primll, eh, ee. Alcurtl inter..
preti sono di opinione , che questi regi non fossero discendenti
di Esaù., ma di altra naiione, i quali in diversi tempi soggiogas-
sero l' ldumea. Ma quando fouero stati veramente della stirpe di
Esaù l noti si in primo luogo, eh' ei non succedettero l'uno ali' al..
, ~ tro di padre in figlio: lo che s.i vede chiaro nella descrizione eh@
qui abbiamo; in secondo luogo da'veraetti 32. e 35. si ha indizio,
che questi regi non regnarono tutti nè ~ur nello stesso luogo:
finalmente nello spazio di dngento anni 1n circa , quanti possoo
trovarsi dal tempo, in cui Esaù si fece grande nell' ldumea, fino
a Mosè, ,i può trovar luogo per gli otto re ~ che son qui notati.
Imperoeehè "fuolsi osservare, che può benissimo l' ldumea avere
;ivuto de' c.pi\atÙ in una parte e in un' altra. parte de' regi. Così
in aostama totto quello che dobbiamo ricavare da questo luogo,
si è, che Pldumèa eb"'bè 000-atato e 1111 governo già stabilito mol..
to prima che i figliuoli d' Jn-1.tµe ayes,ero una forma di governo
e un condottiere e capo del PQpolo, eh' è 4uello che vuol si qui
indicar col nome di re. Questo Condottiere , o re, che e~bero di...
poi gli Ebrei , fu Mosè , a cui è dato q~stò· Citolo; perehè egli ,
come capo di tutte le tribù, le governò con autorità slip~ent•
Jolo da Dio, Onde Mosè è detto da Filone e da altri re, legisla-
tore, profeta e pontefice. Il titolo di re è dato nella Scrittura
a' semplici giudici , governatori e magistrati, Vedi Juà. xvn. 6., r.
Reg. x:x:1. u. Del rimanente Dio vuole far qui ossenare, com•
Esali e i suoi posteri erano grandi sopra la terra, mentre Giacobbe
e i suoi discendenti erano ancor pellegrini e senza possessione e
dominio stabile, e sen:,;a quasi aver forma di popolo. Imperocchè
questo popolo dovea esser figura di tntti i giusti, i quali non vi-
vono su questa terra, se non come ospiti e pellegrini; percht: ad
una terra migliore anelano, dov'è la loro Jelicit3.
Vers, 33. Jobab, figliuolo ,li Zara ,li Bosra. Moltissimi Pa,..
dri e interpreti credono, che ques\i eia il &aQtiniw.Q Giob, escm--
plare della pazienza.
564 GENESI
54, Cumque mortuus 54, E morto Jobab,
esset Jobab, regnavit regnò in luogo di lui
pro eo Husam de terra Husam della terra dei
Themanorum. Themniti.
55. Hoc quoque mor- 55. Morto anche que-
tuo , regnavit pro eo sto , regnò in sua vece
Adad,filius Badad,qui Adad, figliuolo di Ba-
percussit~adianin re- dad, il quale sbaragliò
gione Moab: et nomen i Madianiti nel paese di
urbis ejus Avith. Moab : e il nome della
città di lui Avith.
56. Cumque mortuus 56. E morto Adad,
essei Adad, regnavit regnò in luogo di lui
pro eo Semla de Ma- Semla di Masreca.
sreca.
57, Hoc quoque mor- 57. E morto anche
tuo,regnavitproeoSaul questo , regnò in luogo
de jluvio Rohoboth. di lui Saul diRohoboth,
che è presso il :fiume
(Eufrate).
58. Cumque et hic 58. E dopo che anche
obiisset, successit in questo fu morto, suc-
regnum Balanan,filius cedette nel regno Bala-
Achobor. nan, figliuolo di Acho-
bor.
59. Isto quoque mor- 59. Morto anche que-
tuo, regnavit pro eo A.- sto, regnò in suo luogo
dar : nomengue urbis Adar : e il nome della
ejus Phau: et appella- sua città era Phau: e la
batur u:,:or ejus Meta- sua moglie si chiamava
bel, jilia Matred filiae Metabel,figliuola di Ma-
Me:ziaab. tred, figliuola diMezaab.
C A P O XXXVII.
GiuseppB per aver accusati di grave colpa i fra-
telli presso del padre , e per aver raccontati i
suoi sor1ni si tira addosso l'odio dei fratelli:
vogliono ammazzarlo; ma per consiglio di
Ruben lo gettano prima in una cisterna : indi
senza saputa di Ruben lo vendono agl'Ismae-
liti. Il padre lo piange , credendolo ucciso da
una fiera: Giuseppe frattçintq in Egitto è 11en•
duto a Putifare.
Vers. 28. .Per venti monete ,l'argento. Per venti sicli, CJOC
dicri di meno di quello che sarà venduto il Salvatore del mon-
do: imperocchè non dovea il servo esser venduto a preuo ugua-
le a quel dd padrone, dice s. Girolamo. Ma ella è cosa degnissi-
ma di riflessione, come in tutto il tempo dd negoziato fatto
564 GENESI
119. Rei>ersusque Ru- 29. E tornato Rùben
ben ad cisternam non alla cisterna non vi tro-
invenit puerum. vò il fanciullo.
5o. Et scissis i>esti- 5o. E stracciatesi le
bus, pergens adfratres vesti , andò a trovare i
suos ait: Puer non com- suoi fratelli, e disse: Il
paret, et ego quo ibo? fanciullo non si vede, e
io dove anderò ?
5 1. Tulerunt autem 31. Ma quelli preser
tunicam ejus, et in san- la tonaca di Giuseppe ,
guine haedi, quem occi• e la intriser del sangue
derant, tinxerunt, di un agnello che avea-
no ammazzato
52. Mittentes , qui 32. Mandando perso-
ferrent ad patrem , et ne a portarla al padre ,
dicerent: Hanc ini>eni- e dirgli: Questa abbia- ·
rnus: vide , utrum tuni- mo trovato: guarda, se
ca filii tuisit, an non. è , o no , la tonaca del
.tuo figliuolo.
. 55. Quam cum aguo- 55. E il padre aven-
visset pater, ait: Tuni- dola riconosciuta disse:
ca filii mei est: fera. Ella è la tonaca del mio
pessima comedit eum, figliuolo : una fiera cru-
C A P O XXXVIII.
Vers. 3. Gli po.re nome Her. Giuda fu quegli 1 che diede qui
il nome al figliuolo: al figliu~o poi del versetto seguente il no-
n1e fu imposto dalla madre 1 come apparisce dall' Ebreo.
Vers. 7. Her ... fu uomo pen•erso ec. Crede$Ì comunemente,
ehe il peccato di Her fosse lo stesso, che quello di Onan; vale a
dire, che ambedue con eccesso d'infame libidine procurassero
che la donna non concepisse.
* Pervel'lo nel cospetto del Signore. Scellerato all' eccesso.
Ei-prc,sione notata altrove.
GENESI
li, ut suscites semen vi con lei aflìn di dare
fratri tuo. :figliuoli al tuo fratello.
9. I/le sciensnon sibi 9. Sapendo quegli ,
nascifilios, introiens ad che i figliuoli, che na-
uxoremfratris sui, se- scessero, non sarebbero
men.fundebat in terram, suoi\ accostandosi alla
ne liberif'ratris nomine moglie del fratello, im-
nascerentur. pediva il concepimento,
affnehè non nascessero
figliuoli col nome del
fratello.
10. Et idcirco per- 10. Quindi il Signore
cussit eum Dominus, lo fece morire , perchè
quod rem detestabilem faceva cosa detestabile.
faceret.
11. <J.uam ob rem di- 11, Per la qual cosa
xitJudasThamarnurui disse Giuda a Thamar
suae: Esto Pidua in do- sua nuora: Rimanti
mo patris tui, donec vedova nella casa del
crescat S elafilius meus: padre tuo, fino a tanto
limebat enim ne et ipse che Sela mio figlio cre•
moreretur, sicutfratres sca : or ei temeva, che
ejus. Quae abiit, et ha- non morisse anche que•
bitavit in domo patris sto , come i suoi fratel-
sui. li. Ella se n' andò , e a-
bitò in casa del padre
suo.
)~ stesso fine che nvean fatto gli altri due. Cosi egli non l'arlava
a Thamar con 5incerità.
16"'
GENESI
16.Ingrediensque ad 16. E appressatosi a
eam ait: Dimitte me, lei Ia richiese di mal fa.
,a coeam tecum: nescie- re:: perocchè non sape-
bat enim, quod nurus va , eh' ella fosse sul\
sua esset. Qua respon- nuora. E avendo ella ri-
dente: Quid dabis mihi, sposto : Che mi darai
ut fruaris concubitu per fare il tuo volere?
meo?
17.Dixit: Mittam ti• 17. Disse egli : Ti
bi.haedum de gregibus. manderò un capretto
Rursumque · illa dicen- del mio gregge. E re-
te : Patiar quod vis, si plicando quella : Accon-
dederis mihi arrhabo- sentirò a Lutto, purchè
nem, donec mittas, quod tu mi dia un pegno ,
polliceris. perfino a tanto che tu
mandi quel che pro-
1uetli.
.18. AitJudas: Quid 18. Giuda disse: Che
tibi vis pro arrhabone vuoi tu, che ti sia dato
dari 1 Respondit : .d n• per pegno? Rispose:
nulum tuum, et armil• L' a nello , e il braccia-
1am, et baculum, quem . letto , e il bastone, che
manu tenes . .dd unum hai in mano. Concepi
igitur coitum mulier adunque la donna ad
concepit: un sol atto:
19. Et surgens ab- 19. E si alzò, e se ne
iit: depositoque habitu, andò: e deposto l'abito,
(Jztem sumpserat, indu- che avea preso , si ve-
ta est viduitatis vesti.- sti di vaslimenti da ve-
bus, (lova.
Vers. 23. Se lo tenga per sè; alrneno non può ec. V Ebreo
lf
è pi~ espress~v.o: Se lo tenga per (il mio pegno) tdfinchè non
.::~dzam~ noi m ver~ogna, ovvero non siamo noi svergognall.
Gmda dice, che non vuole cenare più il .suo pegno pu n(ln ve-
nire i.:o:ù a pro1-•alarc P atl<ine :ilht nrpii:;nosa,
GENESI
J-rtnt Judae, dicentes : disse a Giuda: Thamar
Fornicata est Thamar tua nuora ha peccato,
nurus ma, etvideturute• e si vede, eh' ella è gra•
rus illùts inmmescere • vida. Disse Giuda: Con-
DixitqueJudas: Produ- ducetela fuori ad esser
cile eam, ut comburatur. bruciata.
25. Quae cum duce- 25. E mentre ella era
retur ad poenam, misit condotta al supplizio,
ad socerum suum, di. mandò a dire al suo suo-
cens : De viro , cujus cero : Io sono gravida
ltaec snnt, concepi : co- di colui, di cui sono que-
gnosce, cujus sit annu. ste cose : guarda di chi
lus, et armilla, et ba- sia l'anello, e il brac-
culus. ciale Lto, e il bastone.
26. Qui, agnitis mtt- 26. Ed egli, ricono-
neribus , ait: J ustior sciuti i pegni, disse :
me est: quia non tradi- Ella è più giusta di me:
,li eam Sela filio meo. perocchè io nonl'hoda-
.Attamen ultra non CO• ta in moglie a Sela mio
gnovit eam. figlio. Ma però egli non
ebbe piùche fare con lei.
cesto, non sia mo1to più grave, che quello di Ghida, il quale
peccò di fornicazione , non avendo saputo, che quella 4-<,~a fos-
6e sua nuora, ma credendola di mala vita. Credesi , che 'l'ha--
mar non ebbe piia altro marito, e che Sela sposQ altra donna
(Nmn. xxxv,. 19.), e dopo quello che era avvenuto, non avrebbe
certamente potuto, nt! voluto averla per mo3lie.
Vers. 2:8. Questi uscirà il primo.L'Ebreo: è uscito il primo.-
e vuol dire: questi è il p1·imogenito.
Vers.. ?.9. Per qual moti110 si è rotta ec. Perchè è ella stata
per te divÌsa la membrana, onde tu eri involto, atfiuchè tu pa.s-
·••si.i j} primo?
Gli pOJ"e nome Phares, Ecco1e parole di s. Girolamo: Plia-
ns1 perehe divùe la membrana delle secondine, prese il nome
,Li divtJione; onde anche i Farùei, i 1uali come giurli. si J,e..
raravHn dal porolo 1 prcser tiil nome.
CAPO XXXIX.
Giuseppe essendo in prospero stato nella casa
del padrone Putifare, ed essendo a lui caro,
e governando questi la famiglia, per aver dis•
prezzata la padrona, che sovente lo tentava,
è accusato dinanzi al padrone , e messo in
carcere, dove si acquista ilfavor del custode,
il quale dà a lui la cura de' prigionieri. /i
. Vers. 21. Fec~ 1Ì, eh' ei' tNWÒ grazr'a u. Questo principe, o
sia provveditor della carcere era lo stesso Putifare, il quale do-
-vette ben riconoscere l'innocenza di Gfoseppe, e diminuì la sua
pena, senza però liberarlo affin di salvar l'onore della moglie.
Così il Pererio. Yedi, cap. xc.1, 12. Ed è ancora molto probabile ,
che lo stesso Putifare fu qvegli, che diede la sua figliuola per
inoglie a Giuseppe. Gli uomini non vorrebbero ( osserva il Gri-
sostomo) che Dfo lasciasse così so..ftlte cadere i giusti nell' affli..
zi:oni, ma li liberasse, e li tenesse in perfetta tranquillita: ma
non è ella cosa piu degna di Dfo, e più degna· dell'amore, ch'egli
ha pe'medesimi giusti, l'esercitare Ja loro virtù, e far conoscere
quello eh' egli può fare in essi, e tinalmente far ìÌ, .che le.Àfili-
zioni stesse, e Je tentazioni diivengan per essi ocoa&iéné di gran-
de allegrezza? Ecco di fatti un giusto calunniato, e messo in pri--
gione, divenuto vero martire della castitéi, come notò s. Ambro-
gio, il quale libero in certo modo tra tutti que' rei, rispettato, e
amato da tutti esercita un' assoluta potestéi sopra tutti i compa-
gni, come se tra essi fosse stato mandato non come uno di essi,
ma come loro provveditore, e consolatore. Ma tutto questo è uu
nulla in pttragone della gloria, a cui la P1rovideuza vuole innal-
zare ~i~seppe col mezzo stesso della sua umiliazione, e della
,ua pr1g1ou1a.
11 Giusto per eccellenza,il Cristo, di cui Giuseppe è sempre
fioura, potè ei.serc calunniato, tradito, coufuso co' peccatori per
580 G1'~NESI
CAPO XL.
Vers. 15. Dalla terra degli Ebrei. Dalla terra di Chanaan as-
11egnatà da Dio, e donata alla famiglia d'Abramo. La fede di Giu~
seppe tì~riconosce anche in questo, che egli non dubita -del do-
mmio, che i suoi aver debbono di un paese , nel quale non sono
finora se non pcUegrini. ,
* Con frode fui condotto via. E prodigiosb il contegno di
questo Giusto, il quale nella pià. iniqua oppressione non incol-
pa, come avrebbe potuto, nè gl' invidiosi frate1li, nè 1a maligna
pmlronn, ~oil'"hè presagiva l'umiltà, e la mansnetudine di quello
che a noi volle farsi maestro di tali ,·irtù.,
GENESI
stra , tres ad/w,c dies nestri, cioè tre giorni
sunt, vi sono ancora,
19. Post quos aefe· 19. Dopo i quali Fa-
ret P harao caput tuum, raone li farà tagliare il
ac suspendet te in cru- capo , e ti farà crocifig-
ce, et lacerabunt volu- gere, e gli uccelli dell'a.
cres. carnes tuas. ria beccheranno le tue
carni.
Exinde dies te.-.
20. 20. Il terzo giorno di
tius natalitius Pharao- poi era il dì della nasci•
nis erat: qui faciens ta di Faraone ; il quale
grande convivium pue- facendo un gran convi-
ris suis recordatus est to a' suoi servi si ricor-
inter epulas magistri dò a mensa del capo dei
pincernarum , et pisto- coppieri, e del capo dei
rum principis, panattieri,
21. Restituitque al- 21. E rendè ali' uno
terum in locum suum , il suo uffizio di presen-
ut porrigert:t ei pocu.- targli la coppa :
lum:
:12 • .tl.lterum suspen- 22. E l'altro fece ap-
dit in patibulo , ut con• piccare a una croce, on•
jectoris veritas proba~ de fu dimostrata la ve•
retur. racità dell'interprete.
vers. 19- Ti farà tagliare il capo ec. Si vede che gli Ebrei,
P..gli Egizi.ani faceano tagliare a' rei la testa prima di appiccare i
loro cadaveri. Yedi Jerem. Thr. v. 42;., I. Reg. xu1. 10., e ordi-
nariamente si uccidevano prima tutti quelli che si doveano o
crocifiggere, o impiccare. Yedi Deut. n1. 22. 1\'um. nv. 4. ec:.
Ma non si lasci d'osservare, con qual fermezza, e autorit8. nel
h10go stesso della sua abbiezione Gius,ppe sedendo arbitro del-
la .601:.te di questi due uomini dà all' uno vita e salvezza, e l' a)..
f.rQ ~ n n a alla morte. Chi può non riconoscere in lui Gesù
Cristo, j] qua]e in mezzo agli ohbrohrii deUa sua croce dà il pa-
radiso a ·UA ladro, e l'altro lascia nella sua dannazione, venendo
così ad annu~iare la separazione, che forassi di tutto il genere
umano in due parti nelPultimo giorno, quando agli uni dirà egli
stesso: Yrmite benedetti dal Padr~ mio, cc. e agli altri: Amlale
maledetti al fuoco elerno, ec.?
CAPO XL. 585
25. Et tamen suc- 25. Ma tornalo in
cedentibus prosperis , prosperità il capo dei
praepositus pincerna- coppieri si scordò del
rum oblitus est inter- suo inlerprele.
pretis sui.
CA P O XLI.
CAPO XLII.
I fratelli di Giuseppe stretti dalla fame sono
mandati dal padre in Egitto a comprare de'
viPeri ; e sono da lui riconosciuti , e trattati
duramente , e messi in prigione. Finalmente
lasciato Simeone in carcere, si partono, e sen-
za saperlo riportano ciascuno nel suo sacco
il denaro insieme col grano.
1 • .Audiens autem
Jacob, quod alimenta
1. Ma Giacobbe a•
vendo udito, che si ven-
venderentur in AEgy- deva da mangiare in E·
pto,dixitfiliis suis:Qua- gitto , disse a' suoi fi.
re negligitis? gliuoli: Perchè state a
guardarvi in viso ?
2. AudiPi, quod tri• 2. Ho sentito dire ,
ticum Penundetur in che si vende grano in
AEgypto: descendite, et Egitto: andate, e com•
emite nobis necessaria, prate quello che ci bi-
ut possimus vivere , et sogna, affincbè possiam
non consumamur ino• vivere, e non siam con•
pia. sunti dalla fame.
Vers. I.* Giacobbe avendo udito. Ebr. Avendo veduto. Non
t·yerO ~~ccsaario supporre 1 come ad akuui piac<1ue, rer rivela.~
:rione dl vrna, •
596 GENESI
5. Descèndenres igi- 5. Andarono adunque
tur .fratres Joseph de• dieci fratelli di Giusep•
cem, ut emerent ~ pe in Egitto a compra•
menta in .llEgypto, re del frumento,
4.Benianùn domi re• 4, Essendosi Giacob•
tento a Jacob, 'lui dixe- be ritenuto Beniamina
rat fratribus ejus , ne casa , avendo detto ai
forte in itinere 1/uid• suoi fratelli , che non
9uam pati.alur mali. gli succeda qualche dis-
grazia nel viaggio.
5. Ingressi sunt ter- 5. Entrarono nella
ram .llEgypti cum aliis terra di Egitto con al-
9ui pt1rgebant ad emen· tra gente , che andava
dum. Erat autem fa- a comprare. Perocchè
mes in terra Chanaan. nella terra di Chanaan
era la fame.
6. Et JosepTi erat 6. E Giuseppe domi-
princeps in terra AE- nava in Egitto, e a pia•
gypti, atque ad ejus nu• cimento di lui si vende-
tum frumenta- populis vano a' popoli hl biade.
vendebantllr. Cumque E i suoi fratelli avendo-
adorassent e,nnfratres lo adoralo,
-sui,
7._ Et agnovìsset eos, 7. Ed egli avendoli
quasi ad aliemJS du• riconosciuti, parlava Jo.
rius loquebatur , inter- ro con qualche durezza,
rogans eos: Unde veni- come a stranieri, inter-
stis? Qui responderunt: rogandoli: D'onde siete
De tt1rra Chanaa11, ut venuti? Risposero, Dal-
Vers. 14. e 15. La cosa ... è, come ho detto: Si'ete spioni, ec.
Voi dite che siete dodici fratelli figliuoli di un solo padre, e che
un piccol fratello è restato a casa e l' altro morì. Io non credo
nulla di tutto questo, se voi non mi fate toccar con mano la ve-
,;ità. Andate e menatemi quel fratello piccolo che dite e.ssere re-
stalo. a ca~a. Così ( dice il Gri.sostomo) volea aW.curarsi, eh' ei
~on avessero trattato il &eco.o.do figliuolo di Rachele, come avean
trattato il primo.
Vers. 16. Per la salute di Faraone. Alcuni in queste parole
riconoscono una veemente affermazione e asseveranza piuttosto
ehe un gforainellto; ma quand'anche elle contenessero nn vero
giuramento, Pottl Giuseppe giurare per la salute di Faraone suo
benefattore, a cui dovea tutto il rispeLto e l' amore, venerar1®
nella creatura jJ .Creatore, da cui Faraone avca rice\iuto la real
potestà• e tutta la sua grandezza. Così GesÌJ. Cristo e' insegna,
che chi s;iurava pel cielo, per la terra I ec. secondo U comuue
CAPO XLII.
17. Tradidit ergo il- 17. Li fece adunque
loscustodiae tribus die- mettere in prigione per
bus. tre giorni.
18. Die autem tertio 18. E il terzo giorno
eductis de carcere, ait: fattigli uscir dalla car-
Facite, quae dixi, et cere, disse: Fate quello
Pivetis : Deum enim ti- che ho detto, e sarete
meo. salvi: perocchè io temo
Dio.
19. Si pacifici estis, 19. Se avete buone
frater Pester unus lige• intenzioni , uno di voi
tur in carcere: vos au• fratelli stia legato in
tem abite, et /erte fru- prigione: e voi altri
menta, quae emistis, in andate, e portate il fru.
domos vestras , mento, che avete com•
prato, alle vostre case,
20. ( 1) Et fratrem · 20. E conducetemi il
vestrum minimum ad vostro fratello più pic-
me adducile , ut pos- colo , affinchè io possa
sim vestros probare ser- esser chiarito di quel
mones, et non moria• che dite , e non siate
mini. Fecerunt,uJ dixe· condannati a morire.
rat, Fecero, com' egli avea
detto,
21. Et loculi sunt ad 21. E si dissero l'uno
invicem:Merito haec pa• all'. al.tr-0 : Con ra_g.i2ne
(•) lnfr. 43. 5,
Vers. 35. Essendo tutti fuori di sè. Eglino avean già trovato
il denaro alla bocca del sacco dì ciascheduno , come ii vede
cttp, XLIU, 2. ; ma probabilmente non vollero far conoscere al pa-
dre d'essersene accorti primn, perchè ei non gli sgridasse di non
averlo riportato a chi avea dato loro il grano : 11uindi dimostrano
di .restarne sorpresj e sbigottiti. •
406 GENESI J
ipse solus remansit: si
'quid ei adversi acdde-
solo : se alcuna cosa av•
verrà di sinistro a lui
I
rit in terra, ad quam nella terra , dove anda-
I
pergitis , deducetis ca• te, precipiterete col do-
nos meos cum dolore lore nel sepolcro la mia
adinferos. vecchiaja.
CAPO XLIII.
1. Lterimfames o-
mnem terram vehemen•
1.F rattanlo la fa.
me vessava crudelmen-
ter premebat, te tutta la terra.
11. Co11sumptisque ci- 11. E consumali i vi-
bis, quos ex AEgypto veri , che aveano porta-
detulerant, dixit Jacob ti d'Egitto , disse Gia-
ad filios suos ! Reverti- cobbe a'suoi figli : Tor•
mini ,· et emite nobis nate a comprarci qual-
pauxillum escarum. che poeo da mangiare.
5. Respondit Judas: 5. Rispose Giuda :
Denuntiavit nobis vir Quel!' uomo e' intimò
ille sub attestatione ju- con giuramento, dicen•
riHjurandi, dicena: :Non ~: Non vedrete la mia
videbitis faciem meam, faccia, se non menale
nisi fratrem vestrum con voi il fratello vostro
minimmn adduxeriti,, più piccolo.
vobiscum.
4, Si ergo vis eum 4. Se adunque tu
mittere nobiscum , per• vuoi mandarl-0 c:on noi,
C A P O XLIII. 407
geinus pariter , et eme• anderemo 1ns1eme , e
mus tibi necessaria: compreremo q11ello che
ti bisogna:
b. Sin autem non vis, b. Se tu non Tuoi,
non ìbimus : vir enim, non andremo : perchè
ut saepe diximus , de- quell'uomo , come ab•
nuntiavit nobis , di- biam detto più volte, ci
cens: ( 1) Non videbitis ha intimato, e ba det-
faciem meam absque .to: Non vedrete la mia
fratre vestro minimo. faccia sen-za il fratello
vostro più piccolo.
6, Dixitei lsrael: In 6. Disse a lui Israe-
meam hoc fecistis mi- le : Per mia sventura
seriam , ut inàicaretis avete fatto sapere a co•
ei, et alium habere vos lui, che avevate ancora
fratrem. un altro fra tel10.
7. A t illi responde- 7. Ma quelli rispose•
riìnl: lnterrogavit nos ro ~ Quell'uomo c'inter•
Aon,9 per ordinem 119- rogò per ordine intor•
.t1'ltlltp,+rigeniem: si pa- noa tutta la nostra stir-
ter vw....-~ habere- pe : se il padre era vivo :
11HIS'.fratr~w-., re- se avevamo altro fratel•
spondimltS' .#" im,ue- lo; e noi gli risponde•
quenter juxta id, .tf'kJ(l vamo a tenore delle
fuerat,sciscitatus: nun.i sue ricerche : poteva-
quid scire poteramus, mo noi sapere, ch'ei fos•
quod dicturos esset: Ad- se per~ditie:, Condlloete
ducile fratrem vestrum con voi il vostro irP
vobiscum? tel10 j'
8. Judas quoque di- 8. Disse ancor Giuda
xit patri suo : Mit- a suo padre: Manda con
te puerum mecum , ut · me il fanciullo, affinchè
proficiscamur, et possi, partiamo, e possiamo
mus vivere , ne moria- salvar la vita , e non
lò. Ma dee riil~ttersi, che presso gli Ebrei anche prima della
le~(' ,il sangue ùegll animali, che si uccidevano, era riserbnto
al ~ignote, Gen. 1x. ~ 5. Quindi il motivo di dar il ·nome di vit.- 1.
tima agli animali scannati per uso anche domestico. Nel1a legge
poi, fu comandato, che si conducessero alla porta del taher-
Eacolo le bestie , che -uno volea ammazzare per mangiarle,
j
·-''..,
Levit, xvu. 5. 6. 7.
Vers. 18. Nol, e i nostri asini'. Gli antichi contavano nella fa. .
miglia i più utili animali'domestici. Così Esiodo nlette ib mazio
colla moglie e' I marito il bur aratore.
C A P O XLIII. 411
versorium aperuimus albergo aprimmo i no-
saccos nostros, etinve• stri sacchi, e trovammo
nimus pecuniam in ore il denaro alla bocca dei
saccorum, quam nunc sacchi, il quale abbiamo
eodem pondere repor• ora riportato d!lllo sles•
tavimus. so peso,
22. Sed et aliud at- 22. E abbiamo ancor
tulimus argentum , ut portato altro denaro
emamus , quae nobis per comprare quello
n~cessaria sunt : non che ci bisogna : noi non
ést in nostra conscien- sappiamo chi rimettes•
tia quis posuerit eam se quello nelle nostre
in marsupiis nostris. borse,
25. A tille respondit: 25. Ma quegli rispo-
Pax vobiscum, nolite se : Pace con voi , non
,.. limere: Deus vester, et temete: il vostro Dio,
Deus patris vestri de- e il Dio del padre vo•
dit vobis thesauros in stro ha posti que'lesori
,1accis pestris: nam pe- ne'vostri sacchi, peroc•
èùni,i:un 'l.uam dedistis chè il denaro, che deste
mihi, pro6àtam ego ha- a me, lo ho io in buona
beo • EduxitlJÙe Id eos moneta. E condussegli
Simeon. ··· · a veder Simeone.
24. Et introìfucti8 .24. Ed entrati che
domum, attulit aquàm, fùro?~ n_ella casa, portò
Vers. 22. Nelle no1tre borse. Dal versetto 35. del capo préce-
dente, e da questo luogo intendiamo , come l' ar{,;ento, o sia de-
naro contavasi a borse, come si fa anche oggi in Levante, e che
in tante borse avean pagato i figliuoli di Giaeobbe il grano com-
prato, e queste borse tali quali furon rimesse ne'loro sacchi; on-
de dove la Volgata ha ligatas pecunias, che si è tradotto il de.,;.
naro rinvoùq, ai potrebbe tradurre il ,lenaro imborsato, il de-
naro nelle borie. Di queste borse è fatta menzione in Aggeo,
cap. 1.6. · ·
· Vers. 23. Jl ,tenaro, che ,Iute a me, lo ho io ec. lo ricevei il
vi,stro denaro, e benchè ve l'Abbia renduto, lo tenso per pagato
&om.e lealmente.
GJt~NESI
et laverunt pedes suos: dell'acqua, e lavarono i
deditque pabulam asi- loro piedi , e diede da
nis eorum, mangiare a'loro asini.
'J.5.Illi veroparabant 25. Ed eglino appron-
munera , donec ingre• tavano iregali,per quan-
dereturJosephmeridie: do fosse venuto Giusep-
audierant enim , 1uod pe a mezzo giorno : pe-
ibi comesturi essent rocchè avevano udito,
panem. come ivi doveano man•
giare.
'J.6, Igitur ingressus 26, Entrò dunque
est Joseph domum Giuseppe in casa sua,
suam, obtulerunt1ue ei e quelli offerirono a lui
munera , tenentes in i doni, presentandoli
manibus suis, et adora• colle loro mani, e lo
verunt proni in terram. adorarono inchinandosi
fino a terra.
27. .dtille clementer 27. Ma egli, renduto
resalutatis eis, interro• loro benignamente ij sa-
gaviteos dicens:S alvus luto, gl'interrogò dicen•
ne est pater vester se- do : Il :vecchio padre
nex , de 1uo dixeratis vostro, di cui mi par•
mihi? adhuc vivit} laste, è egli sano? vive
egli ancora ?
28. Qui responde- 28. Risposero : Sta
runt: Sospes estservus bene il tuo servo il pa•
tuus pater noster; ad- dre nostro; ei vive tut-
huc vivit. Et incur11ati tora, E incurva tisi lo
adoraverunt eum • . adorarono.
#§.· Auollens autem 119, Ma Giuseppe al•
Ji°seph «ulos vidit Be- zati gli occhi vide Be-
niamin Jratrem suum niamin suo fratel!oute•
uterinum , et ait: lste rino , e disse : E egli
est./rater vester parvu• questi il fratel vostro ·
lus , de lJUO dixeratis più piccolo , di cui mi
mihi?Et rursum: Deus, avevate P,arlato? E sog• ·
CAPO XLIII.
inquit, misereatur tui, giunse: Abbia Dio mi-
fili mi. sericordia di le, figlio
mio.
So. Festinavitque , So.E in fretta si riti-
quia commota fgerant rò, perchè le viscere di
viscera ejus super fra• lui si erano commosse
tre suo , et erumpebant a causa del suo fratello,
lacrimae : et introiens e gli scappavano le la-
cubiculum ftevit. crime: ed entrato-in ca-
mera pianse.
51. Rursumque lota 51. E di poi lavatosi
facie egressus conti• la faccia venne fuora, e
nuit se,etait:Ponitepa- si fe'forza, e disse : Por-
nes. tisi da mangiare.
52. Quibus appositis 52. E imbandita che
seorsum Joseph , et fu la mensa a parte per
seorsumfratribus, A.E- Giuseppe ed anche a
gyptiis quoqutJ, qui ve- parte per gli Egiziani,
scebantur simul, seor- che mangiavano insie-
sum (ilucitum est enim me, e a parte pe' fratel-
AEgyptiis comedere li ( perocchè non è le-
cum Hebraeis, et pro- cito agli Egiziani di
fanum putant lw:jusce• mangiar cogli Ebrei, &
modi convivium) profano credono tal con-
vito),
·53, Sederunt coram 53. Sederono alla de-
eo , primogenitus juxta stra di lui, il primoge-
C A P O XLIV. 419
est scyphmn , ipse •sit ha rubalo la mia coppa
servus meus, vos autem ei sia mio schiavo ; voi
abite liberi ad patrem poi andatevene franchi
vestrum. al padre vostro,
18. ,1.ccedens autem 18. Ma faltosi piii
propius Judas confiden- dappresso Giudaanimo-
ter ait: Oro, domine mi, samenle disse: Concedi
loquatur servus tuus di grazia, signor mio.
verbum in auribus tuis, al tuo servo , eh' egli li
et non irascarisfamulo parli, e non ti adirare
tuo : tu• es enim post col tuo schiavo : peroc-
Pharaonem chè tu dopo Farao11e sei
19. Dominus meus. 19. li signor mio. Tu
( 1) Interrogasti prius domandasti già a' tuoi
servos tltos: Habetis servi: Avete il padre, o
patrem, autfratrem? altro fratello ?
20. Et nos respondi- 20.E noi rispondem-
mus tibi domino meo: mo a te, signor mio:
Est nobis pater senex, Abbiamo il padre vec-
et puer parvulus, qui in chio, e un fanciullo più
senectute illius natus piccolo, il quale è nato
est, cujus uterinusfra- a lui in sua vecchiaia,
ter mortuus èst: ipsum di cui un fratello uteri-
solum habel'matersua; no morì: e questi solo
pater vero tenere dilit5it rimase di sua madre; e
eum11 il padre lo ama tenera-
mente.
21, Dixistique servis 21.E tu dicèsli a'tuoi
tuis: Adducile eum ad servi : Conducetelo a
me , et ponam oculos me, e io lo vedrò volen-
meos super illum. tieri.
22. Suggessimus do- 22. Noi replicammo
mino meo: Non potest al signor nostro: Non
puer relinquere patrem può il fanciullo scostar-
GENESI
suum, si enim illùm di• si dal suo padre : per-
miurit, m,;rietur. chè ove si partisse, que•
gli morrà,
25. Et dixisti servis 25. E tu dicesti a'tuoi
t;uìs: Nisi veneritfrater servi : Se non verrà il
vester minimus vobis- fratello vostro minore
cum, non videbitis am• con voi , non vedrete
plius faciem meam. più la mia faccia.
Supr. 45. 5. et 6,
114. Cum ergo ascen• 24. Essendo noi dun-
dissemus ad famulum que arrivati a casa del
tuum patrem nostrum , tuo. servo il padre no•
narravimrts ei omnia, slro, raccontammo a lui
quae locutrts est domi- lutto quello che il si-
nus meus. gnor mio avea detto.
26. Et dixit pater no- 26. E nostro padre ci
ster,Revertimini, etemi- disse , Tornate a com•
te nobis parum tritici; prare un poco di grano.
26. Cui diximus: Ire 26. Dicemmo a lui:
,u,n possumllS : si frtt.· Non possiamo andare :
ter noster minimus 'de· se it fratello nostro più
scenderit nobisc~m , piccolo verrà con noi,
pr.:,ficiscemur simul: a• partiremo insieme : al•
lioquin illo absente, non trimen ti senza di lui
audemus viderefaciem non abbiamo ardire di
~·iri. mirar la faccia di quel-
!' uomo.
27, Ad qrtae ille re• 'i7. A questo egli ri-
spondit: 'f7os scitis, spose: Voisapele, come
9uod duos filìos genue- due figli partorì a me
rit mihi uxor mea. quella mia moglie.
28: Egressrts est 28. Uno usci di casa,
,mus, etdixistis: (1 )Be- e mi diceste : Una fiera
stia de11ora11it eum : et lo ba divoralo: e Jinora
hu~usque noncompa.~et. non compare,
(•) Supr, 3;. 20. et 33.
CAPO XLIV.
29. Si tuleritis et 29. Se vi pigliate an.
istum, et aliquid ei in che questo, e che qual-
via contigerit, deducetis che cosa succeda a lui
canos meos cum moero- pel viaggio , precipite-
re ad inferos. rete con la tristezza la
mia vecchiaia nel sepol~
ero.
5o. Igitur si intrave• 5o. Se io pertanto
ro ad servum tuum pa· tornerò al padre nostro
trèm nostrum, et puer tuo servo , e che man-
defuerit ( cum anima il- chi il fanciullo ( sicco-
lius ex hujus anima pen• me dall' anima di que-
deat), sto pende l' anima di
lui),
51. P'ideritque, eum 51. Veggendo egli,
non es se nobiscum, mo• che questi non è con
rietur , et deducent fa- noi, morrà, e i tuoi ser•
muli tui canos ejus cum vi precipiteranno col-·
dolore ad inferos. l' afflizione la sua vec-
chiaia nel sepolcro.
5z. Ego proprie ser- 52. Sia io stesso tuo
vus tuus sim , qui in proprio schiavo, io, che
meam hunc recepì fi· sulla mia fede bo rice-
dem, et spopondi di- vuto questo garzone, e
cens: ( 1) Nisi reduxero ne entrai mallevadore ,
eum , peccati reus ero dicendo : Se io noi ri-
in patrem meum omni conduco, sarò per sern-
tempore. pre·reo di peccato con-
tro del padre mio.
55. Mahebo itaque 53. Resterò adunque
servus tuus pro puero io tuo ,servo a· servigi
(•) Supr. 43, 9-
*
Ters. Jo. Dall' anì•,ut di questo pr:nde l'anima dì lui Dalla
,·it.1. di qu(;sto pende Ja vita di lui.
GEif:8S1
~ mlnisterio domini del signor mio in luogo
mei: et puer ascendat del faneiullo : e questi
C11,mfratribus suis. se ne vada co' suoi fra-
telli.
s4. Non enimpossum 5.~. Perocehè non pos•
reti.ire ad patrem meum, s' io tornare al padre
absente puero : ne cala- mio senza il fanciullo :
mitatis, quae oppressu- non volendo essere te-
ra est patrem meum, te- stimone della miseria ,
stis assistam. che opprimerà il padre
mio.
OA PO XLV.
Gùtseppe si dà a conoscere a'fratelli, e sbigot-
titi, c<>me erano, gli abbraccia , e li bacia •
Faraone pieno di allegrezza,_con tutta la sua
casa ordina, che si faccia venire il padre con
tutta la suafamiglia in Egitto. La stessa co-
sa ordina Giuseppe : e falli molti doni ai fra-
telli; li rimanda al padre.
CAPO XLVI.
Vers. 34, Risponderete : hoi servi tuoi siamo pastor,' ec. ~ '
qui molto da osservarsi l' um.iltà di Giuseppe, U quale si spaccia
pubblicamente per fratello di pastori, professione poco men che
disonorata nell' Egitto. Ma con queata umiltà da ancora un sa~
gio di somma prudenza : i fratelli dichiaratisi pastori potranno
più. faciJmente star uniti tra loro, e aver meno occasione di trat..
tare cogli Egi:r.iarii, e maDtenendoai nella loro semplicità non con-
trarranno i coìtumi di quelli, potranno ottenere il paese di Ges--
aea ottimo per.le pa.sture, e eomo1o al ritorn~ nella Chananea.
Gli Eg~iani hanno iri abbomihar.ione iutii i paitori dl
7'ecore. Comunemente credeli, che questa avversione nascesse
dall' uso de' pastori di uccidere le pecore , e mangiarne le Nirni.
Ora gli Egiziani le adoravano, come vede,i, Exod. vtu. 26.; man-
t•nevan però delle pecore (cap. xLvn. 1 ... ), ma per avere il lat-
te e la lana, e venderle agli atranieri, '
CAPO XLVII.
Giuseppe ,fatto sapere a Faraone r arriPo del
padre, e de'fratelli , conduce il padre co'suoi
figliuoli alla presenza di lui: e conceduta ad,
essi per loro abitazione la terra di Gessen ~
Faraone gli alimenta pel tempo della carestia,
Lafame preme in tal guisa L'Egitto, che pen•
duti i bestiami, son costretti a pendere ancho
i terreni; donde ne aPPiene, che la quinta
parte de' frutti è ceduta a're d'Egitto in per-
petuo, eccettuate le possessioni de' sacerdoti.
Diciassette anni dopo Giacobbe diPentato rie•
chissimo, e vicino a morire, si fa promettem
con giuramento da Giuseppe che lo seppellisca,
nella Chananea. -
..Bis itaquetrans-
'actis , nuntiatum est
·1. Dopochequestc
cose furono in tal guisa
Joseph, quod aegrota• avvenute,Giuseppe ebbe
ret pater suus, <JllÌ as- nuova, come suo padre
sumptis duobus jiliis, era ammalato: ed egli
Manasse, et Ephraim, presi con sè i due :figlino•
ire perrexit, li,Manasse,edEphraim,
andò in fretta da lui.
2. Dictumque est se• 2. E fu detto al vec-
ni: Ecce jilius tuus Jo- chio: Ecco che il tuo fi.
seph venit ad te. Qui glio Giuseppe viene a
confortatu.s sedit in le- trovarti. Ed egli ripi-
ctulo. gliate le forze si pose a
sedere sul letticciuolo.
5. Et ingresso ad se 5. E quando quegli
ait: Deus omnipotens fa entrato gli disse: Dio
(1) apparuit mihi in onnipotente mi apparve
Luza, quae est in terra a Luza, che è nella ter-
Chanaan,benedixitque ra di Chanaan, e mi be-
mihi; nedisse;
4. Et ait: Ego te au• 4, E disse: T'ingran•
gebo, et multiplicabo, et dirò , e ti moltipliche-
Jaciam te in turbas po• rò, e ti farò capo di una
pulorum: daboque tibi turba di popoli, e darò
terram hanc, et semini questa terra a te , e al-
tuo post te inpossessw- la tua stirpe dopo di te
nem sempiternam. in dominio sempiterno.
,~, ('., ...... Q . ,
446 GENESI
6. Duo ergo filii tui, 6. I due figliuoli adun•
9ui ( 1) nati sunt tibi in que , che ti sono nati
terra A E grpti, ante- nella terra d'Egitto, pri-
quam huc venirem ad ma eh' io venissi a tro•
te, mei erunt; (~) Eph• varti, saranno miei:
raim, et Manasses,sic- Ephraim, e Manasse sa-
ut Ruben, et Simeon ran tenuti per miei CO•
reputabuntur mihi. me Ruben , e Simeon.
6. Reliquos autem , 6. Gli altri poi, che
quos genueris post eos, ti verranno dopo di que-
tui~unt,et nomine.fra- sti, saranno tuoi, e por-
trum suorum vocabun• teranno il nome de' lo•
tur in possessionibus ro fratelli nella terra ,
suls. che ognun di questi pos-
sederà.
7• Mihi enim, quan• 7. Imperoccbè quan-
do veniebam de Meso• do io veniva dalla Me-
potamia, (5) mortua est sopotamia, mi morì Ra-
RachBl in terra Cha- chele nella terra di Cba•
{•) Sup. 4,. 5o. (•) Jo,. 13. 7· et •g. {3) Sup. 35. '!l·
VeTs. 4. In dominio sempiterno. I discendenti di Giacobbe
pt1ssedettero ]a terra di Chanaan sino alla venuta del Cristo; i
figliuoli d'Abramo, d'Isacco, e Giacobbe, secondo lo spirito, pos-
aederanno in eterno quella terra, di cui fu figura la Chananea.
Notisi ancora, che queste parole, darò questa terra a te, e
alla trta stirpe dopo di te in dominio sempiterno, letteralmen-
te possono intendersi, che questo dominio non avrB fine sino a
tanto che duri la nazione, a cui questo dominio è stato promes--
so; perchè se questa nai.ione fos.se distrutta e cessasse di esser
1ln popolo, e una repubblica, el1a non potrebbe posseder più
queUa terra: tale è il caso degli Ebrei.
Vera. 5. J'aranno miei. Io gli ad.otto per miei figliuoli, e miei
saranno noumeno, che Ruben, e Simeon. Nomina questi come
maggioij di età di tutti. gli altri; onde s'intende, che se que' fi-
gliuoli di Giuaeppe sono agguagliati a Ruhén. e Simeon. molto
piU. agli altri· Quindi eglino saranno capi di due tribi, diverse,
e avranno non una porzione (come sarebbe avvenuto, se si fosser
considerati come rappresentanti la persona di Giuseppe); ma
due porzioni distinte avranno nella terra di Chanaan.
Vera. 6. Gli altri poi ... porteranno il nome de' loro fratelli.
Saranno contati in una del1e due tribù di Manasse, e di Ephraim.
Non veggiam. che G.iut.rnnP ,u-...u .. ,.1t .. : r. ..1: .. 1:
À
C A PO XLVIII. 447
naan in ipso itinere, naan nello stesso viag•
eratque vernum tempus gio , ed era tempo di
et ingrediebar Ephra• primavera, stando io per
tam, et sepelivi eam entrare in Ephrata, e Ja
juxta viam Ephratae, seppellii presso la stra-
9uae alio nomine appel- da di Ephrata, che con
latur B ethlehem. altro nome è detta Be•
thlehem.
8. P-idens autem fi- 8. E mirando i suoi
lios ejus dixit ad eum: figli, disse a lui: Que-
Qui sunt isti? sti chi sono?
9. Respondit: Filiì 9• Rispose : Sòno i
mei sunt, quos donavit miei figliuoli donatimi
mihi Deus in hoc loco. da Dio in questo paese.
Adduc, inquit, eos ad Fa, che si appressino a
me, ut benedicam illis. me ( diss' egli ) affinchè
io li benedica.
10. Oculienimlsrael 10. Imperocchè gli
caligabant prae nimia occhi d' Israele si erano
senectute; et clare vi- ottenebrali per la gran
dere non poterat. A p· vecchiaia, e non potea
plicitosque ad se deo- vedere di;lintamente.
Vers. 7. lmperoc,chè quando io veniva dalla Mesopotamia,
mi morì Rachele ec. Queste par~le tendono in primo luogo a
rendere ragione a Giuseppe del motivo, per cui egli, che avea
tanta premura di esser sepolto co' padri auoi in Hebron, avesse
dato altra sepoltura alla cara sua sposa, alla madre di Ginseppe1
Rachele. Or egli dicç, che quando ella morì nel tornar eh' ei fa-
cea dalla Mesopotamia, era di primavera, nella quale stagione
malamente posson salvarsi i cadaveri dalla corruzione; e perciò
la seppellì non in Ephrata, o sia Betlemme; perchè non volle,
che fosse sepolta tra gl'idolatri, ma bensì sulla strada, che mena
a Betlemme. In secondo luogo queste parole tendono a d~termì-
nare )a parte principale del retaggio, che avril Et,hraim nella
terra di Chanaan: del qual retaggio avea in cel'to modo preso
anticipatamente il posseS&o la madre Rachele coll'essere sepolta
in quel luogo.
Vers. 8. Questi chi tono J Essendosegli indebolita la vista, nou
a.vea finora saputo discernere, che fossero Ephraim e Manauc l•
due peuone , -t:he eran vicine a Giuseppe.
GENESI
scalatw, et drcumpÙI• Ma appressati cbefttron
Xli$ eoç, quegli a lui , li baciò ,
e tenendoli traile sue
braccia·,
11. Dixit ad jilium 11.Disse al suo figlio,
.suum: Non sumfrau- Non mi è stato negato
datus aspectutuo:insu- di veder le: e di più
per ostendit mihi Deus Dio mi ba fatto vedere
semen tuum, la tua stirpe.
12. Cumque tulisset 12. E Giuseppeaven•
eos Joseph de gremio doli ripigliati dal seno
patris, adoravit pronus del padre, s'inchinò fi.
in terram. no a terra.
15.Et posuitEphraim 15. E pose Epbraim
ad dexteram suam, id alla sna destra, vale a
est,adsinistramisrael; dire alla sinistra d'Israe-
Manassen vero in si- le; Manasse poi alla sua
nistra sua, ad dexte- sinistra, cioè alla destra
ram scilicet patris, ap• d?l padre, e fece che
plicuitque ambos ad ambedue si accostassero
eum. a lui.
14. Qui extendens 14, Ed egli stesa la
manum dexteram po- mano destra, la pose sul
s11it super caput Eph- capo di Ephraim fratel-
raim minoris fratris; lo minore ; e la sinistra
sinistram autem super sulcapodiManasse, che
caput Manasse , qui era il maggior nato,tras-
major natu erat , com• ponendo le mani.
mutans manus,
*
VVJ"~ t r.. Non mi è Italo ntgato. Non avrei creduto.
Vers. 12. Avendoli ripigliati dal seno del padre. Si eratd)
inginocchiati dinanzi a Giacobbe; onde aveano il capo nel seno,
del vecchio; e Giuseppe, perchè non gli dessero pena, e perchè
questi li benedicesse, li fece alzare, e K pose di.nanzi a Giacobbe.
Vers. 14. Trarponenclo le mani, Ovvero: incrociando le ma•
ni. Questa preferenza data al minor figliuolo era un segn", come
.aTV6rtono i Padri, della preferema, che avrcbhono i Gentili ao-
CAP O XLVIII. 449
15. (1) Benedixitque 16. E Giacobbe bene-
Jacob filiis Joseph, et disse i figliuoli di Giu-
ait: Deus, in cujus con- seppe , e disse : Dio, al-
spectu ambulaverunt la presenza del quale
patres mei Abraham, camminarono i padri
et Isaac, Deus, qui miei Abramo, e Isacco,
pascit me ab adolescen• Dio, che è mio pastore
tia mea usque in prae• dalla mia adolescenza
sentem diem : fino al dì d'oggi :
16. (2) Angelus, qui 16. L'Angelo, che mi
eruit me de cunctis ma- ha liberato da tutti i
lis , benedicat pueris mali, benedica questi
istis: et invocetursuper fanciulli: ed ei portino
eos nomen meum, no- il nome mio, e i nomi
mina quoque patrum ancora de' padri miei
meorum Abraham, et Abramo , e Isacco , e
Isaac , et crescant in moltiplichino sopra la
multitudinem superter- terra.
ram.
17. Yidens autem 17. Ma v~ggendo
Joseph, quod posuisset Giuseppe, come il padre
(•) Hebr. 11.u. (•) Sup. 31. 29. et 3,. 2. Mat~ 18. 10.
CAPO XLIX.
Giacobbe moribondo benedice ad uno atl uno i
figliuoli; ma per alcuni la benedizione (} cam•
biata in maledizione , e riprensione se11era.
Predù:e ad essi le cosefuture, e finalmente
diclùarato il luogo di sua sepoltura sen muore,
J
1. V oca11ìt autem
7acob filios suos, et aìt
i. E chiam& Gia•
cobbe i suoi figliuoli, e
eis: ( 1) Congregami• disse loro : Raunatevi ,
ni,. ut annuntiem, quae affinchè vi annunzi le
ventura sunt 11obis in cose , che a voi succe•
diebus no11issimis. deranno ne'giorni avve-
nire.
2. Congregamini, et 2. Raunatevi, e ascol•
audite, filii Jacob, au- tate, figliuoli di Giacob-
dite Israel patrem Ile• be, ascoltate Israele Vo•
strum. slro padre.
5. Ruben primogeni• 5. R.uben mio pri•
tus meus, tufortitudo mogenito, tu mia for•
mea, et principium do- tezza , e principio del
loris mei: prior in do- mio dolore: il primo ai
nis, major in imper~o. doni, il più grande in
potestà.
(•) DeuL 33. 6.
117. ~g. 4,., Gli Ebrei dicon~, cbe gli scribi, e i maestri de' fan ..
«:mlli venivano quasi tutti da questa tribh, e per guadagnarsi da
vivere andavano chi in un lnogo, ~ chi in un altro a fare scuola.
Cosi la dispersione de' Leviti , e :.m('he di quelli della tribù di
Simeon tornò in vantasgio della religione, e della pietà ; onde
la profezia di Giacobbe per un certo lato è una benedizione.
Vers. 8. Giuda, a te daranno laude i tuoi fratelli. Allude al
nome di Giuda, che vale, /orlare, confeuare. La madre avea
posto a lui questo nome per significare, che questo figliuolo era
per lei argomento di dar lode a Dio: Giacobbe dice ora, eh' egli
Jllerita questo nome, perchè sarà Iodato, e celebrato da tutti i
fratelli. Vedremo in quante occasioni questa tribù si distinse so-
pra le ahre. Da questa nacque Davidde, e .Salomone. e -i;li altri
re tino alla cattivita di Babilonia, e Zorobabele condottiere del
popolo nd suo ritorno delJa cattività, e finalmente ella è oltre-
modo gloriosa per essere nato di lei il Cristo.
Tu porrai la tua mano sulla cervice, de' tuoi nemici. Per
prostrargli, ~ettarg!i a terra.
Te adoreranno i figliTtoli del padre tuo. Non ·dice i fi-
gliuoli di tua madre, ma i figliuoli del padre tuo per significare,
che tntti quanti i figliuoli di Giacobbe renderanno a lui onore,
e ossequio, come a primogenito. Rigorosamente par]ando questa
profezia non ebbe il suo pieno adempimento, se non in Cristo
nato del sangue di Giuda, adorato da tutti gli uomini, come Dio,
e Sai vatore. ,
Vers. 9· Ciurla~ giovin lione: tu,figlluol mt·o, .rei corso alla
preda. Parla l{ll i de'posteri di Giuda: quale è Giuda tra gli altri
fratelli, ta]e di<"~ che sarà Ja tribù di Giuda tralle altre tribl.tt
ciò· si ,•erifidJ principalmente sotto Oavidde principe bellicow,
456 GENESI
(1)NON AUFE-
10. 10. Lo scettro NON
BETUR sceptrum de SARA' TOLTO da Giu•
Juda, et dllx de femore da, e il condottiero <lel-
ejus, donec veniat, qui Ja stirpe di lui, fino a
mittendllS est, et ipse tanto che venga co,ui,
erit exspectatio gen- che dee esser mandato 1
tium. ed ei sarà l'espeltazione
delle nazioni.
Vers. t ,. Cli occhi 1uoi Jon pih belli Jel vi'no, e i suoi (len-
ti pih candidi del laue. Descrivesi la sovraumana bellezza' del
Cristo, e particolarmente dopo la sua resurrezione. \
Vers. 13. Zabulon abiterà sul lido del mare, ec. Dugento an-- ~j
ni prima della conquista dd]a terra di Chanaan predice Giacob- j
be i. luoghi, che dovean toccare in sorte a' suoi posteri; e Mosè f,
che tutte queste cose racconta, non entrò nè pur e«,,li nella terra ·#
promessa, la quale solamente dopo la ~ma morte fu conquistata1 ;j
e divisa. Zabu)on più. giovine è benedetto pTima d' lssachar mag- ,1
giore di età; e ciò da alcuni interpreti si crede fatto in grazia :1
del Messia, il quale (u concepito in Nazareth, e dimorò molto
tempo in Capharnaum, che erano l'una e P altra di questa tribìt.
Si dilaterà sr'no a SMone. Intendesi non sino a11a citta di
Sidone nella Fenicia, ma sino a' confini della provincia chiamata
Sidone nelle Scritture , dal nome della città capitale. Il paese di
Zabulon a occidente finiva al mare Mediterraneo, e ad oriente
al mare di Tiberiade.
Vers. 14. e 15. lssacha..isinoforte ec. Questa compara~ione
a' tempi nostri parrebbe poco graziosa; ma utt eroe da Omero è
paragonato a Utt asin~ per la forteua, e per la pazienza ne' tra- 1i
'Vagli ; Il. xn. E notato qui il naturale robusto e laborioso di •
quelli della tribù d' lssachar: e soggiunge, eh' ei si contenteran-
no dj restare ne' loro con6ni, e lavorare in pace i loro buoni ter- j
reni, agando anche un tributo a' nemici piuttosto che far guerra
per lil>erarsene. Yedi 1. Parali'p.xn.31 Alcuni spiegano un po'di.... "
vcrsamente, e dicono, che lssachar amò meglio di pagare un tri-
l
j
Vers. 32. Raccolse i suoi piedi nel letticcìuolo. Egli nel tem-
po, che parlava a' figliuoli, sedeva sopra un lato del letto t"o'pie--
di in fuora: finito che eb~ di parlare raccolse i piedi nel letto,
e rendè lo spirito. Questa è la descrizione di un uomo, il quale
di1>ponendosi a pigliar sonno accomoda le a1t-tqnembra in quel
sito, che pill gli pare; ma la morte del giusto non è altro. che
un dolce sonno. Abbiamo in varii luoghi osservato, come questo
gran patriarca nella sua vita laboriosa, e piena di patimenti e di.
a:tfauni fu una fis;ura d.i Gesù Cristo l'uomo de' dol-Ori, e provato
ne'travagli come chiamollo Isaia: quello, che io desidero, che si
noti particolarmente in lui, si è la fede immobile, e fermissima
alle promesse di Dio. Es;H vede il figliuolo quasi re in Egitto,
vien dato a lui in quel regno un paese fertilissimo , e pieno
d'ogni bene: tuttn questo noa è ~11pace d'intiepidire in lui il de-t
$Ìderio di quella terra, nella quale volea Dio stabilita la sua di..
Scendenza: egli non vuole nemmeno, che le sue ossa restino ia
tgitto; ma ordina che sieno portate nella terra di Chanaan,
della q uule non ~olo confenna .iJ esi.:i il dominio con 1Jllei1a dis-
466 GENESI
CAPO L.
Giuseppe /att<> imbalsamare il corpo del padre ,
e/atto il duolo.funebre, vaco' seniori d' Egit-'
to a seppellirlo nella terra di Chanaan; e aven-
do compiuta la cosa con grande solennità, ab-
braccia benignamente , e consola i fratelli,
che temevan di sè a motivo delle passate in•
giurie. Egli dopo aver ordinato, che nell:uscir (
dal!: Egitto portùi seco le sue ossa nella ier:-
ra di Chanaan, rÌ/JOSa in pace.
I
c11erunt in te: nos q1tn- contro di te: noi pure
que oramus, ut servis li preghiamo di perdo-
Dei patris tui dimittas nare questa iniquità a'
iniquitatem hanc. Qni- seni del Dio di tuo
hus auditis, flevit Jo• padrP. Udii o questo,
seph. pianse GiuseppP.
18. TTener1111tque ad 18. E andarono a
eztm.fratres sui et pro- trovarlo i suoi fratelli,
ni adorantes in terram, e prostrati per terra
dixerunt: Servi lui su- adorandolo , dissero :
mus. Noi siam tuoi servi.
19. Quihus ille re• 19, Rispose loro:
spondit: Nolite timere: Non temete: possiam
num Dei possumus re- noi resistere al volere
sistere voluntati? di Dio?