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ADAM ŁAJTAR – JERZY ŻELAZOWSKI

LE NUOVE ISCRIZIONI PROVENIENTI DA S CODRA (A LBANIA )


E IL NUOVO V ( IR ) E ( GREGIUS ) DUCENARIUS

aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 192 (2014) 273–283

© Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn


273

LE N UOV E ISCR I Z ION I PROV EN I EN T I DA S CODR A (A LBA N I A)


E I L N UOVO V (IR) E (GR EGIUS) DUCENA R IUS *

Nel 2011 le ricerche archeologiche polacche sul colle Rozafa, acropoli e cittadella della città antica e moder-
na di Scodra nell’Albania settentrionale, hanno condotto alla scoperta di nuove iscrizioni che incrementano
il modesto repertorio1 pervenutoci da questa importante capitale del sovrano illirico Gentios, divenuta suc-
cessivamente colonia romana e capitale della provincia tardoantica di Praevalitana2. In cima al colle si sono
conservati i ruderi di una fortezza, in funzione fino all’inizio del Novecento, i cui fabbricati, chiamati “il
capitanato”, si considerano di solito, seguendo il suggerimento di A. Ducellier, risalenti al periodo del domi-
nio veneziano sulla città (1396–1479)3. A quel periodo probabilmente risale anche una cisterna, all’interno
della quale dopo il pompaggio dell’acqua gli archeologi hanno notato che un pilastro portante era stato
costruito con blocchi di pietra antichi riutilizzati. Uno di essi si è rivelato una base calcarea parallelepipeda
di statua; sul lato frontale sagomato della base si è conservata praticamente integra un’iscrizione onoraria
in latino4, mentre lateralmente si trovano brevi scritte in latino e greco dello stesso contenuto.
In base alle fotografie l’iscrizione principale si legge come segue5:
C(aio) C(ai) f(ilio) Memmio Iulio
Maioriario, cali-
ga prima, optioni
primipilariorum,
5 subcommentar(i)ensi,
comment[ar](i)ensi, cor-
niculario pr(a)ef(ectorum)
praetorio, primipi-
lari, v(iro) e(gregio), ducenario,
10 patrono, ordo
splendidissimus
coloniae Scodr-
anorum. Feli(citer).

* L’articolo è stato preparato nell’ambito del progetto no. 2011/09/M/HS3/01828, intitolato “Le ricerche archeologiche
albanesi-polacche nella capitale dell’Illiria – Scodra”, realizzato dal 01.12.2011 al 30.11.2014 e finanziato dal Centro Nazionale
della Scienza (NCN). – Ringraziamo cordialmente il prof. Piotr Dyczek dall’Università di Varsavia e il dott. Saimir Shpuza
dell’Istituto di Archeologia di Tirana per la documentazione e il commento archeologico, il prof. Olli Salomies per le preziose
osservazioni durante i nostri incontri a Poitiers e particolarmente per le referenze riguardanti la filiazione nella nt. 6, ed anche
il prof. Werner Eck per le gentili correzioni delle argomentazioni.
1 U. Ehmig, R. Haensch, Die lateinischen Inschriften aus Albanien, Bonn 2012, 44–55, nos. 12–16; U. Ehmig, R. Haensch,
Lateinische Inschriften aus Albanien: Nampame, Murcis und ihre Verwandten, ZPE 179 (2011), 279–280; S. Anamali, H. Ceka,
É. Deniaux, Corpus des inscriptions latines d’Albanie, Rome 2009, 28–35, nos. 7–11, 13, 16, 18 (AE 2009, 998–1001); P. Caba-
nes (ed.), M. Korkuti, A. Baçe, N. Ceka, Carte archéologique de l’Albanie, Tirana 2008, 265–267.
2 N. Ceka, The Illyrians to the Albanians, Tirana 2005, 89, 210, 290–291; J. J. Wilkes, The Population of Roman Dalmatia,
in: ANRW II 6, Berlin–New York 1977, 742–743, 763–764; id., Dalmatia, London 1969, 257–258, 417; RE IIA, Stuttgart 1921,
coll. 828–829, s.v. Scodra (Fluss).
3 M. E. Martin, Conquest and Commerce: Normans and Venetians in Albania, in: Perspectives on Albania, T. Winnifrith
(ed.), New York 1992, 69.
4 M. Lemke, Szkodra – legenda wielu epok, Archeologia żywa 6 (58), 2011, 14–19; id., Fieldwork at Scodra 2011, Światowit
9 (50), fasc. A (2011), 209–214; id., Scodra. Tajemnicza stolica Ilirów, Archeo UW 1 (2013), 55–63, con le fotografie dell’iscri-
zione principale.
5 Dimensioni della base: 90 × 60 × 60 cm; larghezza del bordo sagomato: 12 cm; specchio epigrafico: 64 × 35 cm; altezza
delle lettere: 3,3 cm; interlinee: 1 cm.
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Fig. 1

Ligature: l. 1 – ME; l. 3 – MA; l. 5 – MME, NT; l. 6 – MME, NT, OR; l. 7 – VL; l. 8 – AE, OR; l. 11 – END;
l. 12 – DR; l. 13 – AN; l. 4 – ultima M ridotta; l. 7 – F raddoppiata; segni d’interpunzione nella l. 1, 3, 5, 7, 9–13.
“A Caio, figlio di Caio, Memmio Iulio Maioriario – iniziato il servizio nell’esercito, ricoprì la
funzione di optio primipilariorum, di sostituto di commentariensis, di commentariensis, di cor-
niculario dei prefetti del pretorio, di primipilario, viro egregio, ducenario, patrono, il consiglio
splendidissimo della colonia di Scodra [ha dedicato la statua]. Che sia felice.”
L’iscrizione eseguita accuratamente presenta la carriera militare dell’ufficiale, nel cui nome la filiazione
ha una collocazione atipica, visto che di solito viene dopo il gentilizio6. Si nota la presenza di due nomina
Memmius e Iulius7, il che suggerisce una polionimia, per cui ci si potrebbe anche aspettare almeno un
cognomen8, da riconoscere in Maioriarius9: i cognomina di questo tipo, sebbene non tanto frequenti, sono
pur testimoniati soprattutto in Africa e come ha notato I. Kajanto “the suffix -arius formed occupational
terms”10. Anche se il cognomen derivante da Maior si riferirebbe piuttosto alla nascita11, tuttavia conviene
6 Cf. Publius P.f. Plancius in un’iscrizione greca da Metropolis (B. Dreyer, H. Engelmann, Neue Dokumente zum Kult des
Ares in Metropolis, ZPE 168 (2009), 164, no. 5); Publius Publi f. Claudia Savaria Aculeiensis Opponi(us) Iustus, archit(ectus)
leg. XXII P(rimigeniae) p(iae) f(idelis) da Bonn (AE 1953, 93 = AE 1960, 160).
7 G. Alföldy, Die Personennamen in der römischen Provinz Dalmatia, Heidelberg 1969, 31–36, 99.
8 O. Salomies, Adoptive and Polyonymous Nomenclature in the Roman Empire, Helsinki 1992, 4, 26–30 (tipo E e F),
61–74, 87–88.
9 La lettura del nome C. Memmius Iulius Maior Ar(r)ius, anche se in teoria possibile, sembra la meno probabile, e comun-
que potrebbe essere stata suggerita dalle testimonianze del nome Iulius con il cognome Maior (ILS 4311a, 5872). In questa
prospettiva si tratterebbe di nome composito e prendendo in considerazione il fatto che di solito al primo posto compariva il
nome adottivo, si potrebbe discutere sull’adozione di C. Iulius Maior, pure non testamentaria, da parte della familia Memmia,
ma anche senza basi solide, se uno dei nomi, piuttosto il secondo, potesse provenire dalla madre, cf. Salomies, Nomenclature
(nt. 8), 53–54, 63–67.
10 I. Kajanto, The Latin cognomina, Helsinki 1965, 110–111 (Agnarius, Favillarius, Hortarius, Lucustarius, Montanarius,
Recentarius, Siliquarius), 82–84.
11 Kajanto, Cognomina (nt. 10), 294 (Maiorianus, Maioricus, Maiorinus).
Le nuove iscrizioni provenienti da Scodra e il nuovo v(ir) e(gregius) ducenarius 275

osservare che maioriarius indicava anche una funzione poco nota “à l’ombre du prétoire”, esercitata a volte
da evocati e, secondo A. von Domaszewski, forse legata alla gestione dei possedimenti imperiali12. Quindi
in questo caso pare che il termine della funzione avesse assunto il significato di cognomen, come per esem-
pio accadeva con il titolo di ducenarius13.
In teoria si potrebbe pensare che nell’iscrizione, che presenta il cursus militare saliente, il termine
maioriarius significasse la funzione svolta all’inizio della carriera, il che porterebbe di conseguenza al
nome della persona onorata di C. Memmius Iulius, nel quale il secondo gentilizio assumerebbe il carattere
di cognomen, come a volte succedeva nell’onomastica latina14, anche senza l’ammissione del processo
di barbarizzazione degli ambienti militari nel III sec. d.C., come a suo tempo suggeriva M. Durry15. In
discussioni precedenti la funzione di maioriarius veniva considerata piuttosto in basso nella gerarchia
militare, come destinata a immunes e ovviamente si potrebbe ipotizzare che nella carriera di C. Memmius
Iulius essa fosse stata la prima e la più bassa, ma sicuramente non fino al punto da precedere la successiva
generale espressione caliga prima.
Tutto sommato l’iscrizione di Scodra sarebbe dedicata a C. Memmius Iulius Maioriarius, di cui in
seguito viene presentato il cursus militare diretto. All’inizio la sua carriera viene definita come caliga pri-
ma16, il che di solito significava che quest’ufficiale doveva aver svolto alcune funzioni di rango inferiore,
il cui elenco è stato omesso nell’iscrizione. Generalmente si ritiene che il termine caligatus definisca un
militare sotto il grado di evocatus17, anche se non è chiaro se comprendesse pure la funzione di centurione,
almeno nel III sec. d.C.18. Naturalmente si potrebbe discutere se la funzione successiva di optio, nominata
nell’iscrizione non venisse svolta in caliga; d’altra parte sarebbe naturale che a una generale espressione di
caliga prima nel testo seguissero esempi di officia degni di menzione, e in questo caso il prima acquiste-
rebbe un significato un po’ valutativo19.
Tuttavia la funzione di optio primipilariorum menzionata successivamente non è del tutto chiara e non
soltanto perchè manca il nome della formazione militare dove sarebbe stata svolta, come tuttavia a volte si
verificava nelle iscrizioni. Se si ammettesse che in pratica si trattava dei primipili legionari, definiti per qual-
che ragione con il titolo di primipilares, che spettava a questi ufficiali dopo la carica, bisognerebbe doman-
darsi perchè sono nominati al plurale rispetto ad un optio, il loro sostituto e aiutante, quindi di consequenza si
tornerebbe alla discussione sul numero dei primipili nella prima coorte, oppure più generalmente sul numero
dei centurioni nella legione20. Sembra però possibile un’altra spiegazione, senza accusare di imprecisione
l’iscrizione pubblica di Scodra, supponendo che si trattasse di una funzione legata alla presenza a Roma del

12 A. von Domaszewski, Untersuchungen zur römischen Kaisergeschichte, RhM 58 (1903), 218–220; id., Die Rangord-
nung des römischen Heeres. Einführung, Berichtigungen und Nachträge von B. Dobson, Köln–Graz 21967, 27; M. Durry, Les
cohorts prétoriennes, Paris 1938, 98, 124; cf. A. Forcellini, Lexicon Totius Latinitatis, F. Corradini (ed.), vol. III, Patavii 1940,
156 (“majoriarius, scilicet conductor vectigalium”); Ch. T. Lewis, Ch. Short, A Latin Dictionary, Oxford 1969, 1102 (“a great
farmer of the revenue”); TLL VIII 1, Lipsiae 1936, col. 158, s.v. maioriarius; CIL III 6775 = ILS 2148 (Tyana Cappadociae);
CIL III 12489; CIL VI 1611 (Th. Mommsen: “fortasse sic apellabantur principales praetorianorum”); CIL VI 3445; CIL VIII
14691 (Thuburnica); CIL IX 1095 = ILS 3444 (Aeclanum); CIL IX 3350 (Pinna Vestina).
13 Cf. Y. Le Bohec, Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell’impero, Roma 2008, 116, nt. 97.
14 Kajanto, Cognomina (nt. 10), 31; Salomies, Nomenclature (nt. 8), 84.
15 Durry, Cohorts (nt. 12), 26–27, 254; cf. il nome dell’imperatore Claudius II Gothicus.
16 Cf. J. Kolendo, V. Božilova (eds.), Inscriptions grecques et latines de Novae (Mésie Inférieure), Bordeaux 1997, no. 25:
[c]aliga prima (Novae, una dedica a Giove Depulsor da parte di p(rimus) p(ilus) della I legione Italica del 227 d.C.).
17 Cf. von Domaszewski, Dobson, Rangordnung (nt. 12), 2, nt. 5: “Caligatus ist die allgemeine Bezeichnung des miles, der
an Rang unter dem Evocatus steht”; DE II, 30–31, s.v. caliga (E. De Ruggiero).
18 J. F. Gilliam, Milites caligati, TransactAmPhilAss 77 (1946), 183–191; E. Sander, Zur Rangordnung des römischen
Heeres: die gradus ex caliga, Historia 3 (1954), 87–105.
19 Cf. CIL IX 5839, 5840 = ILS 2084, 2085 (Auximum); Gilliam, Milites (nt. 18), 187–188.
20 Cf. CIL VIII 18065 = ILS 2452; CIL VIII 18072 = ILS 2446; von Domaszewski, Dobson, Rangordnung (nt. 12), XXIII–
XXV, 90–93; B. Dobson, Die primipilares. Entwicklung und Bedeutung, Laufbahnen und Persönlichkeiten eines römischen
Offiziersranges, Köln 1979, 64–65; Y. Le Bohec, L’esercito romano. Le armi imperiali da Augusto alla fine del III secolo,
Roma 1992, 58.
276 A. Łajtar – J. Żelazowski

Fig. 2
Le nuove iscrizioni provenienti da Scodra e il nuovo v(ir) e(gregius) ducenarius 277

numerus primipilarium, cioè del reparto dei primipilares non assegnati alla legione, previsti per cariche
speciali, il cui ruolo era aumentato nel III sec. d.C.21 Si sa poco del funzionamento e dell’organizzazione di
quest’unità “à l’ombre du prétoire”, forse sottoposta ai prefetti del pretorio, ma possiamo immaginare che
l’optio primipilariorum potrebbe aver avuto funzioni amministrative sul modello dell’optio peregrinorum, il
quale organizzava i militari arrivati con diversi scopi a Roma e stazionati ai castra peregrina22.
Tale ragionamento conduce alla conclusione che C. Memmius Iulius Maioriarius per qualche ragione e
merito fosse stato mandato a Roma dove continuò la sua carriera, come dall’inizio del III sec. d.C. avveniva
in casi sempre più frequenti. Un inquadramento amministrativo della funzione di optio primipilariorum
viene suggerito anche dalle successive cariche di subcommentariensis e commentariensis, che sarebbero
piuttosto insolite in questo momento della carriera di un ufficiale legionario già con un alto grado “tattico”
di optio, a meno che non si trattasse del servizio nell’officium del comandante della legione, oppure del
governatore della provincia23. Conviene notare che i commentarii, resoconti di diverso tipo, a volte iden-
tificati con gli acta, accompagnavano l’attività di tanti funzionari romani, militari o civili, a Roma e nelle
province, perciò al nome di commentariensis di solito si aggiungeva l’espressione che precisava di quali
commentarii aveva cura. Di conseguenza le funzioni di subcommentariensis e commentariensis riportate
nell’iscrizione senza specificazione della carica si presentano poco precise, anche se tale registrazione è
testimoniata in ambiente militare24.
Nelle iscrizioni legionarie che menzionano diverse categorie di soldati, da tempo è stato notato che
i commentarienses si presentano di solito dopo i cornicularii, ma prima degli speculatores25 e in questo
contesto la promozione di C. Memmius Iulius Maioriarius alla funzione di cornicularius praefectorum
praetorio è dal punto di vista di “Rangordnung” abbastanza comprensibile, anche se indubbiamente più
prestigiosa rispetto a cornicularius consularis, oppure cornicularius legati26. Se ammettiamo che il cur-
sus riportato nell’iscrizione si concentri soprattutto sul servizio a Roma, allora forse anche le funzioni di
subcommentariensis e commentariensis venivano svolte nella capitale e magari appartenevano persino
all’officium dei prefetti del pretorio.
Per la verità i praefecti praetorio nel III sec. d.C. avevano già in aiuto i procuratori equestri civili a
commentariis27, ma la loro attività tuttavia non doveva determinare la soppressione delle cariche militari
inferiori di subcommentariensis e commentariensis nell’officium dei prefetti, la cui esistenza aveva suppo-
sto già il Th. Mommsen, e che erano del tutto assimilabili per analogia all’organizzazione dell’ufficio di
praefectus vigilum, oppure urbi28. Indubbiamente in quest’ottica la carriera di C. Memmius Iulius Maioria-
rius registrata nell’iscrizione di Scodra acquisterebbe precisione.
La carica militare di cornicularius si ritrova nell’ambiente di diversi governatori delle province, coman-
danti, alti ufficiali delle legioni e altre unità, oppure in riferimento a interi reparti militari29. Naturalmente
il suo peso era condizionato dal rango dell’officium, ma generalmente questi “segretari” venivano percepiti
abbastanza in alto nella gerarchia, al di sopra delle funzioni “tattiche”, se nella logica della “Rangordnung”
21 Durry, Cohorts (nt. 12), 21–22; Dobson, Primipilares (nt. 20), 65–67; cf. Ps.-Hyg., De metatione castrorum 6: Cohortes
praetoriae lateribus praetorii tendere debent et duplam pedaturam recipere, quod tentoriis maioribus utantur. Primipilares
etiam et evocati in eadem pedatura locum accipiunt, I. Łuć, K. Królczyk (eds.), Poznań 2010, 18–19.
22 Durry, Cohorts (nt. 12), 26–27.
23 Durry, Cohorts (nt. 12), 103; von Domaszewski, Dobson, Rangordnung (nt. 12), 20–21.
24 DE II, 537–546, s.v. commentarii (E. De Ruggiero).
25 DS I 2, 1402–1403, s.v. commentariensis (H. Thédenat).
26 Le Bohec, Esercito romano (nt. 20), 61–76 e in particolare tav. a p. 75.
27 Durry, Cohorts (nt. 12), 146 e 173; von Domaszewski, Dobson, Rangordnung (nt. 12), XLV; H.-G. Pflaum, Les carrières
procuratoriennes équestres sous le Haut-Empire, I–IV, Paris 1960–1961, 1030; id., Abrégé des procurateurs équestres, Paris
1974, 62; id., Les carrières procuratoriennes équestres sous le Haut-Empire romain. Supplément, Paris 1982, 113.
28 RE IV, Stuttgart 1900, coll. 759–768, s.v. a commentariis (A. v. Premerstein); von Domaszewski, Dobson, Rangordnung
(nt. 12), 8, 17; R. Sablayrolles, Libertinus miles. Les cohortes de vigiles, Rome 1996, 210, 238, 242, 311, 382, 672 (appendice V,
no. 286 – CIL VI 37295 = AE 1902, 198).
29 Cf. DE II, 1216–1224, s.v. cornicularius (E. Breccia); DS I 2, 1509, s.v. cornicularius (E. Pottier).
278 A. Łajtar – J. Żelazowski

Fig. 3

Fig. 4
Le nuove iscrizioni provenienti da Scodra e il nuovo v(ir) e(gregius) ducenarius 279

meritavano successivamente il passaggio veloce al “grado” di centurione legionario. Questo riguardava


anche, o soprattutto, i cornicularii praefectorum praetorio, particolarmente nel III sec. d.C.30 e di conse-
guenza non stupisce che C. Memmius Iulius Maioriarius avesse conseguito successivamente il titolo di pri-
mipilaris31 e la promozione, ad esso collegata direttamente o meno32, all’ordine equestre con il titolo di vir
egregius. Persino B. Dobson, seguace dello status equestre dei primipilares ha riconosciuto: “wir brauchen
jedoch weiteres Beweismaterial, bevor der Gebrauch dieses Titels durch die primipilares voll verständlich
wird”33. Naturalmente nel III sec. d.C. la dinamica dei diversi cambiamenti era tale che di regole e prin-
cipi si possono vedere più facilmente i fenomeni storici, compreso anche lo sviluppo enorme dell’ordine
equestre a cui aspiravano sempre più gli uomini nuovi necessari per i livelli più alti dell’amministrazione e
dell’esercito dell’impero romano34.
Similmente al caso dell’optio primipilariorum si può cogliere l’accuratezza della registrazione della
carriera nell’iscrizione di Scodra e non cercare un’assegnazione legionaria omessa, ma semplicemente
supporre che C. Memmius Iulius Maioriarius avesse rinforzato le file dei privilegiati primipilares a Roma,
ai quali venivano affidati compiti speciali in veste di praepositus, curator, praefectus legionis, dux35. In
questo contesto bisognerebbe considerare il termine successivo di ducenarius, scritto per intero36, il quale
suggerirebbe che C. Memmius Iulius Maioriarius avesse continuato la carriera come cavaliere, d’altronde
in conformità alla pratica nel III sec. d.C. che permetteva ai primipili di avanzare persino direttamente ai
posti di procuratori al livello dei centenarii e continuare la carriera come ducenarii37. Bisognerebbe però
ipotizzare nell’iscrizione di Scodra un grosso taglio che riassumerebbe in una parola le tappe più importan-
ti della carriera di C. Memmius Iulius Maioriarius, cosa poco probabile38. Dunque dobbiamo supporre che
in questo caso, come ha dimostrato in altri esempi H.-G. Pflaum, l’espressione ducenarius non compren-
desse alcune procure equestri, oppure altre funzioni militari come suggerisce Vegezio39, ma costituisse un
altro titolo onorario equestre, collocato nella gerarchia tra vir egregius e vir perfectissimus40. Le testimo-
nianze conosciute di questo titolo suggeriscono la sua comparsa nella seconda parte del regno di Galieno
e il perdurare di questo significato fino alla prima tetrarchia41, il che naturalmente fornisce un indizio
importante per la datazione dell’iscrizione di Scodra. In questo periodo, come ha dimostrato M. Christol42
30 Durry, Cohorts (nt. 12), 110–114, 134; Dobson, Primipilares (nt. 20), 264–265, no. 148; 304–305, no. 212.
31 Dobson, Primipilares (nt. 20), 41–44 e tav. 4 con esempi di p.p. ex corn. pr. pr.
32 Durry, Cohorts (nt. 12), 139–143; von Domaszewski, Dobson, Rangordnung (nt. 12), XXI, 171.
33 Dobson, Primipilares (nt. 20), 120 e tav. 23; 323–324, nos. 237–238; cf. Le Bohec, Esercito romano (nt. 20), 59.
34 J.-M. Carrié, A. Rousselle, L’Empire romain en mutation des Sévères à Constantin 192–337, Paris 1999, 133–134 (J.-M.
Carrié); C. Davenport, Soldiers and Equestrian Rank in the Third Century AD, PBSR 80 (2012), 89–123.
35 Dobson, Primipilares (nt. 20), 140.
36 Invece dell’abbreviazione tradizionale CC oppure duc(enarius), ogni tanto confusa con duc(is, -i, -e, -em) – cf. M.
Christol, La carrière de Traianus Mucianus et l’origine des protectores, Chiron 7 (1977), 393–408; Le Bohec, Armi e guerrieri
(nt. 13), 113, che a volte fornisce un’indicazione cronologica, cf. per es. Dobson, Primipilares (nt. 20), 273, no. 159: “das Wort
ducenarius ist voll ausgeschrieben; daraus kann eine Datierung spätestens in das Ende des zweiten Jahrhunderts abgeleitet
werden”; Pflaum, Carrières (nt. 27), 950, nt. 12.
37 RE V 10, Stuttgart 1905, coll. 1752–1754, s.v. ducenarius (Seeck); TLL V 1, Lipsiae 1910, coll. 2131–2133, s.v. ducena-
rius; H.-G. Pflaum, Essai sur les procurateurs équestres sous le Haut-Empire romain, Paris 1950, 186–194; id., Abrégé (nt.
27), 56; von Domaszewski, Dobson, Rangordnung (nt. 12), XLII; Dobson, Primipilares (nt. 20), 102–109, 289–290, no. 185.
38 Cf. per es. Dobson, Primipilares (nt. 20), 265–266, no. 149.
39 Veg., Epit. rei milit. II 8: Item primus hastatus duas centurias, id est CC homines, ducebat in acie secunda, quem nunc
ducenarium uocant, M. Formisano (ed.), Milano 2010, 144–145.
40 Pflaum, Carrières (nt. 27), 950–951, nt. 15; id., Abrégé (nt. 27), 48; id., Titulature et rang social sous le Haut-Empire,
in: Recherches sur les structures sociales dans l’Antiquité classique, Caen, 25–26 avril 1969, Paris 1970, 178–180; cf. CIL III
99 = ILS 2771 (Iulius Iulianus, v.e., ducenarius, praef. leg. I Parth. dei tempi di Filippo Arabo) – Dobson, Primipilares (nt. 20),
120; CIL III 11036 (Brigetio).
41 Cf. CIL III 6155 (Tomis): D(is) M(anibus) Ulpiae Aureliae Valeriae … filiae Aureli Herculani v(iri) e(gregii) duce-
nari … – A. G. Poulter, CIL, III, 6155: A Third Century Inscription from Tomis, Dacia 22 (1978), 239–243; M. Christol, Vir
centenarius, ZPE 158 (2006), 247–248.
42 Christol, Vir centenarius (nt. 41), 243–250.
280 A. Łajtar – J. Żelazowski

sull’esempio del titolo analogo di vir centenarius, il crescente ruolo dell’ordine equestre nello stato romano
trovava espressione nello sviluppo della titolatura gerarchizzata, nella quale forse ancora riecheggiava una
differenziazione patrimoniale dei cavalieri, a lungo pure legata ai termini di ducenarius, centenarius.
In ogni caso C. Memmius Iulius Maioriarius poteva essere fiero del fatto che, pur avendo cominciato
la carriera come caligatus miles, era giunto all’élite sociale, rappresentando perciò un altro e spettacolare
esempio del fenomeno più generale dei percorsi “nuovi” della carriera militare, gradualmente creati fin dai
tempi di Settimio Severo e anche senza supporne un’origine “illirica”.
Tuttavia conviene notare che C. Memmius Iulius Maioriarius era diventato patrono di Scodra, una
circostanza che già dal I sec. d.C.43 si verificava sempre più frequentemente tra i primipilares, cioè che
dopo il servizio tornassero nelle città native e con la loro agiatezza e posizione sociale occupassero posti di
rilievo nelle élite locali44. Quindi non si può escludere che C. Memmius Iulius Maioriarius fosse originario
di Scodra, il che spiegherebbe la sua statua in questa città. Inoltre un ufficiale da anni a Roma nell’entou-
rage dei prefetti del pretorio si adattava molto bene al ruolo di rappresentante degli interessi locali davanti
all’amministrazione imperiale.
C. Memmius Iulius Maioriarius per meriti effettivi o attesi fu onorato con una sua statua, una statua
pedestris a giudicare dalle dimensioni della base, dedicatagli dal consiglio municipale (splendidissimus
ordo) di Scodra, con un’usanza anche nel III sec. d.C. piuttosto consueta. Si noti che l’iscrizione onoraria
riporta il nome ufficiale della città (colonia Scodranorum), il cui rango di colonia è testimoniato anche
in un’iscrizione della fine del I sec. d.C. proveniente dalla vicina Doclea45. Sembra che le ultime lettere
dell’espressione feli- non si riferiscano al nome della città, ma costituiscano una solenne acclamazione di
felicità – feli(citer)46 – che riprende la tradizione delle iscrizioni onorarie greche (εὐτυχῶς)47.
Nelle considerazioni precedenti viene sottinteso che l’iscrizione di Scodra risale al III sec. d.C., cosa
suggerita in una certa misura dalla paleografia, ma maggiormente dall’accostamento dei titoli primipilaris
vir egregius, e soprattutto ducenarius, che indica secondo H.-G. Pflaum la 2 metà del III sec. d.C. Per la
verità tutte le funzioni e i titoli nella carriera di C. Memmius Iulius Maioriarius trovano la loro continua-
zione nel IV sec. d.C., a volte soltanto nel nome, ma un’analisi di essi nel contesto tardoantico in questo
caso specifico non offre un quadro coerente48 e quindi sembra che l’iscrizione di Scodra appartenga ad una
realtà storica antecedente alla battaglia di Ponte Milvio. Inoltre la carriera di C. Memmius Iulius Maioria-
rius s’inquadra ancora bene nella logica della tradizionale “Rangordnung”, modificata ma sempre presente
nel III sec. d.C., così come il lungo servizio prestato da quest’ufficiale nell’ambiente dei prefetti del pretorio
a Roma e la sua promozione all’ordine equestre costituiscono un esempio importante del funzionamento
dello stato romano “en mutation”49.
Conviene però sottolineare che l’accumulo dei titoli onorari nella carriera di C. Memmius Iulius Maio-
riarius può suggerire una loro certa inflazione, come dimostra l’esempio di Bryonianus Lollianus50, già ai
tempi della tetrarchia, quando il titolo di primipilaris non indicava più l’ex primipilo, ma caratterizzava
diversi ufficiali civili degli officia provinciali, diventando “l’indicateur de rang socio-professionel, par une
43 Dobson, Primipilares (nt. 20), 187, no. 5.
44 Ibid., 121–127 e tav. 24.
45 CIL III 12695 = ILS 7159; M. Pavan, Ricerche sulla provincia romana di Dalmazia, Venezia 1958, 90; A. Šašel,
J. Šašel, Inscriptiones Latinae quae in Iugoslavia inter annos MCMII et MCMXL repertae et editae sunt, Ljubljana 1986, 138.
46 Cf. per es. CIL III 3126 (Isola di Krka, Dalmazia): [… trib(uni) coh(ortis)] XI urb(anae), trib(uni) coh(ortis) VI praet(o-
riae) et protector(is) Aug(ustorum trium) n(ostrorum) patroni splendidissimae civitatis Curictarum ob insignem benevolen-
tiam statuam poni sanxerunt. Fel(iciter) – Christol, Carrière (nt. 36), 395.
47 RAC I, 1950, col. 229, no. 15, s.v. Akklamation (Th. Klauser); Pflaum, Carrières (nt. 27), 948, nt. 4 (εὐτύχι).
48 R. Grosse, Römische Militärgeschichte von Gallienus bis zum Beginn der byzantinischen Themenverfassung, Berlin
1920; M. Nicasie, The Twilight of Empire. The Roman Army from the Reign of Diocletian until the Battle of Adrianople,
Leiden 1997; Le Bohec, Armi e guerrieri (nt. 13), 109–129.
49 Carrié, Rousselle, Empire romain (nt. 34), 125–144 (J.-M. Carrié).
50 Pflaum, Carrières (nt. 27), 947–948, 1001, no. 356; C. Foss, Bryonianus Lollianus of Side, ZPE 26 (1977), 161–171;
J.-M. Carrié, Bryonianus Lollianus de Side ou les avatars de l’ordre équestre, ZPE 35 (1979), 213–224.
Le nuove iscrizioni provenienti da Scodra e il nuovo v(ir) e(gregius) ducenarius 281

extension de sens naturelle”51. Questi impiegati indipendentemente dai loro compiti, almeno fin dai tempi
di Costantino e Licinio, potevano contare su favori supplementari che caratterizzavano la loro posizione
sociale, compresa anche la ducena dignitas, cioè “un ducénariat honorifique”52. Nondimeno C. Memmius
Iulius Maioriarius aveva alle spalle una lunga carriera militare e non nel senso tipico del IV sec. d.C.53, che
lo portò al rango di primipilaris e al titolo di ducenarius, quindi a “l’appartenance de l’intéressé à un degré
plus élevé de la hiérarchie équestre que ne l’implique le simple égrégiat”54.
Ai lati della base si trovano iscrizioni di uguale contenuto ma redatte in due lingue diverse: a sinistra
della parte anteriore in greco, a destra in latino. Entrambe le iscrizioni occupano la parte superiore delle
superfici laterali, non iscritte in basso55. La lettera A ha una forma identica in entrambe le iscrizioni: un
tratto orizzontale con traversa spezzata o debitamente con l’arco diretto in basso, situato al di sopra del
centro della lettera. La M nell’iscrizione latina assume la forma maiuscola (le linee esterne sono dritte e
rispettivamente quasi parallele), invece nell’iscrizione greca il carattere corsivo, con tratti esterni fortemen-
te arrotondati in basso. La sigma nell’iscrizione greca è lunare. Nell’iscrizione latina il lapicida distingue
le lettere Y e V: la prima è identica all’upsilon dell’iscrizione greca. Malgrado la differenza nella forma
della M, sembra che entrambe le iscrizioni siano state incise dallo stesso lapicida, che usando le due forme
diverse della M voleva sottolineare la diversità delle lingue.
∆ύναμι, Dynami · vivas
ζήσαις
Abbiamo qui a che fare con iscrizioni augurali, o piuttosto di due espressioni di un’unica iscrizione augu-
rale che possiamo tradurre: “Dynamis, che tu viva.” Con ogni probabilità ∆ύναμις/Dynamis è qui un nome
femminile (perciò l’uso della maiuscola), ben presente nel mondo greco. Le testimonianze, per la maggior
parte datate ai tempi dell’impero romano, provengono da tutto il mondo greco, da Atene, Sparta, Tessalia,
Macedonia, regione dell’Ellesponto, coste settentrionali del Mar Nero, isole del Mar Egeo, coste ovest e
sud dell’Asia Minore, Cirenaica e Roma56. Si conoscono anche numerose testimonianze del nome discusso
nella trascrizione latina Dynamis. Le troviamo nelle iscrizioni provenienti soprattutto dall’Italia, per lo più
da Roma57, ma anche da Spagna ed Oriente. Teoricamente si può supporre che il nome ∆ύναμις/Dynamis
riportato dalle iscrizioni qui esaminate si riferisca non ad una donna vissuta un tempo, ma ad una perso-
nificazione della potenza, della forza. Effettivamente ∆ύναμις, accanto alla Ἀρετή, Μεγαλοψυχία, Κτίσις,
Σωτηρία, Ἀπόλαυσις, ∆ικαιοσύνη, Ἀνανέοσις, ecc., appartiene a questi concetti che venivano volentieri
personificati nella tarda antichità58. Si ritiene però che tale presupposto sia tuttavia da scartare, o da tener in
conto prendendo in considerazione solo l’iscrizione greca. Nel testo latino la “potenza, forza” personificata
sarebbe stata piuttosto chiamata potestas. Per l’interpretazione di ∆ύναμις/Dynamis come nome femminile
interviene anche il fatto che le iscrizioni “NN ζήσαις/vivas” si riferiscono sempre a persone (vedi sotto).
51 Carrié, Bryonianus Lollianus (nt. 50), 219; Carrié, Rousselle, Empire romain (nt. 34), 175 (J.-M. Carrié).
52 C. Th. VIII, 4, 3: primipilaribus post emeritam militiam perfectissimatus vel ducenae vel centenae egregiatus dari
dignitas potest; cf. Pflaum, Carrières (nt. 27), 951, nt. 17; Carrié, Bryonianus Lollianus (nt. 50), 219; Christol, Vir centenarius
(nt. 41), 246, nt. 17; 249, nt. 39.
53 Th. Drew-Bear, A Fourth-Century Latin Soldier’s Epitaph at Nakolea, HSCPh 81 (1977), 257–274; Nicasie, Twilight
(nt. 48).
54 Pflaum, Carrières (nt. 27), 950; cf. Carrié, Bryonianus Lollianus (nt. 50), 217; C. Foss, The fabricenses ducenarii of
Sardis, ZPE 35 (1979), 279–283; Carrié, Rousselle, Empire romain (nt. 34), 538 (J.-M. Carrié); M. Christol, Vir centenarius
(nt. 41), 249–250.
55 Dimensioni dell’iscrizione greca: larghezza 43 cm, altezza 22 cm; altezza delle lettere in l. 1: 11–12 cm; in l. 2: 6–7
cm; dimensioni dell’iscrizione latina: larghezza 47 cm; altezza 11 cm; lettere con l’apicatura, leggermente inclinate a destra.
56 Le referenze in LGPN I–V, s.v.
57 Rispetto al nome Dynamis nelle iscrizioni da Roma vedi H. Solin, Die griechischen Personennamen in Rom. Ein
Namenbuch, Berlin–New York 1982, vol. III, 1203. Solin nota 25 testimonianze di questo nome nella capitale in entrambe le
versioni (greca e latina).
58 Sulle personificazioni tardoantiche dei concetti astratti vedi R. Leader-Newby, Personifications and paideia in Late
Antique Mosaics from the Greek East, in: E. Stafford, J. Herrin (eds.), Personifications in the Greek World. From Antiquity to
Byzantium, Aldershot–Burlington 2005, 231–246.
282 A. Łajtar – J. Żelazowski

Le iscrizioni qui discusse appartengono al gruppo delle scritte augurali costruite secondo il modello:
“NN (nome in vocativo), ζήσαις (ζήσῃς)59/vivas”. Le iscrizioni di questo gruppo si trovano sostanzialmen-
te su supporti di tre tipi:
1) Su vasi usati per bere, molto spesso di vetro, ma anche di ceramica, di solito come elemento della
formula: “NN, πίε ζήσαις”60.
2) Su oggetti decorativi e d’uso di vario tipo: gemme61, gioielli62, sigilli63, oggetti da toletta64, reci-
pienti65, posate66, ecc.
3) Su altri oggetti eseguiti sia in pietra che in altri materiali: cippi e stele con rappresentazioni figurative
o non67, elementi degli edifici68, placche69, mattoni70, tegole71, ecc. Di questo gruppo fanno parte anche
le iscrizioni su mosaici72 e graffiti sulle pareti degli edifici73. Nelle iscrizioni di questo genere la formula
“NN ζήσαις/vivas” viene spesso integrata degli elementi supplementari dell’espressione.
A quanto sembra le iscrizioni augurali del tipo discusso qui compaiono nel periodo dell’impero roma-
no e sono particolarmente caratteristiche nei tempi della tarda antichità (IV–V sec.). Si trovano sia in con-
testo pagano che ebraico e cristiano. A seconda del supporto si possono attribuire a queste scritte alcuni
significati (funzioni):
– su vasi per bere costituiscono gli auguri di salute e felicità che derivano dalla consumazione del vino.

59 Rispetto alla forma del verbo (optativus versus coniunctivus) vedi A. Ferrua, ZESES è ZHSHIS o ZESAIS?, Aevum
48 (1974), 329–334.
60 Sui vasi per bere con iscrizioni πίε ζήσαις vedi H. Leclercq, Pie zeses, DACL XIV (1939), col. 1023–1031; S. Auth,
Drink May You Live! Roman Motto Glasses in the Context of Roman Life and Death, in: Annales du 13e Congrès de l’Asso-
ciation Internationale pour l’Histoire de Verre. Pays Bas, 28 août–1 septembre 1995, Lochem 1996, 103–112.
61 CIL III 10188, 17: Gregori vivas (Dalmazia); CIL IX 6084, 8: Paule vivas; CIL X 8061, 11: Cromati vivas (anello d’oro
con gemma, Formi).
62 Gli esempi sono molto numerosi; qui soltanto una scelta: IG XIV 2573, 13: Pulveri, ζήσαις (anello d’oro con gemma,
Germania Superior, Heidenberg, non datato); SEG XLVII 1547 = IGPannonia 124: Ἀρίων ζήσαις (anello d’oro, Cibalae [Vin-
kovci], IV sec.); SEG XLIV 646, 1: Εὐτύχι, ζήσαις (anello, Moesia Superior, Viminacium [Kostolac], ca. 250–300 d.C.); AE
1979, 480: Leonti vivas (anello d’oro, Brigetio); CIL III 1639: Iuliane vivas (fibula d’oro, Dacia); CIL III 6288: Quartine vivas
(fibula d’argento, Illiricum); CIL VII 1300: Aemilia zeses (anello d’oro, Britannia, Corbridge).
63 IG XIV 2412, 13: Εὐβούλι ζήσαις (Sardinia, Uselis [Usellus]); AE 1994, 706c: Victor vivas (sigillo di bronzo, Venetia,
Altinum).
64 CIL III 14338: Eracli vivas (specchio di bronzo, Salona); CIL VII 1297: Aeternus vivas (cochlear di bronzo, Britannia,
Camulodunum); AE 1994, 1100: Datiane vivas (cochlear di bronzo); AE 1994, 1101: Euheri vivas (ligula di bronzo); AE 1994,
1102: Faustine vivas (ligula di bronzo); AE 1994, 1109: Silvicola vivas (cochlear di bronzo; questi ultimi quattro oggetti del
tesoro trovato a Hoxne, Suffolk).
65 CIL XV 7022: Avianon vivas (patera di vetro con rappresentazione di due uomini, stante e seduto, Roma); AE 1987,
469a = 1988, 657a: Bonifatia vivas (dolium, Sardinia, Tharros).
66 AE 1996, 1178: Eroti vivas (lama di coltello di ferro, Raetia, Phyn [Ad Fines], IV sec.); AE 1982, 670h: Agreste vivas;
670i: Auspici vivas; 670j: Ingenuae vivas; 670k: Pr(i)migenia vivas; 670l: Silviola vivas (insieme di cucchiai d’argento, Britan-
nia, Thetford).
67 E.g. A. Rizakis, Achaïe II. La cite de Patras: épigraphie et histoire, Atene 1998, 186b: ζήσαις Εὐάγρι (Patrai, IV sec.);
IG IV 678: ζήσις (= ζήσῃς), Μαρκιανή (Kynouria, Thyreatis, periodo romano); CIL III 3986 = IGPannonia 70: Ianuaria zae-
sis (= ζήσῃς) (sul frammento di pietra con i resti della scultura, Pannonia Superior, Siscia, IV sec.).
68 CIL XIII 4326: Paterni vivas (chiave di volta, museo a Metz).
69 Cf. e.g. IG XIV 2423, 2: Limeni, νίκα | [Λι]μένι, ζ⟨ή⟩σ[αις] | Λιμένι, ζ[ήσαις] (Roma, data ignota); IG XIV 2493: Εὐστόχι,
ζήσαις (frammento marmoreo non meglio identificato, Gallia Narbonensis, Alba Helvorum [Alba-la-Romaine], data ignota).
70 AE 1998, 741: Amazoni vivas, tra le parole un chrysmon (Ostippo, placchetta fittile, VI–VII sec.). Dalle regioni della
Penisola Iberica si conoscono numerosi esempi di iscrizioni analoghe su mattoni. L’Amazonis menzionato in queste iscrizioni
era probabilmente il vescovo di Ecija.
71 CIL X 8046, 15: [E]use[b]i vivas, all’inizio dell’iscrizione un chrysmon (Sardinia).
72 SEG LI 1475; AE 1992, 181; l’iscrizione in greco scritta con le lettere latine: Erythri | zesaes | zesaes | meta tes | cyrias
su, i.e. Ἔρυθρι | ζήσαις | ζήσαις | μετὰ τῆς | κυρίας σου (Emerita Augusta [Mérida], probabilmente III/IV sec. d.C.).
73 AE 1998, 205: Achillis vivas (graffito nella parte della Domus Aurea trasformata nell’oratorio di S. Felicita, II–V sec.).
Le nuove iscrizioni provenienti da Scodra e il nuovo v(ir) e(gregius) ducenarius 283

– su ornamenti e oggetti d’uso sono auguri di felicità e fortuna ai proprietari di questi oggetti ed even-
tualmente alle persone che li usano.
– su altri oggetti costituiscono un gruppo eterogeneo riguardo alla funzione (destinazione). Abbiamo
qui gli auguri a proprietari e abitanti di case, auguri ai personaggi di rilievo della vita pubblica, scritte d’oc-
casione lasciate nei posti pubblici da diverse persone, infine iscrizioni funerarie. Queste ultime compaiono
più spesso nel contesto cristiano. L’augurio “NN che tu viva” si trova in queste iscrizioni in senso escatolo-
gico: “che viva in eterno”, “che viva in Dio”, o simili74.
A questo punto bisogna chiedersi come alla luce di iscrizioni tipo “NN ζήσαις/vivas” dovremmo inter-
pretare le iscrizioni di Scodra. Senza dubbio esse appartengono al terzo gruppo delle sopraccitate, ma quale
funzione concreta si può attribuire loro? La risposta a tale domanda dipende in larga misura dalla conferma
se le iscrizioni augurali per Dynamis risalgono allo stesso periodo dell’iscrizione onoraria per C. Memmius
Iulius Maioriarius, oppure sono ad essa posteriori75. Se tutte e tre le iscrizioni sono contemporanee, allora
quelle ∆ύναμι, ζήσαις/Dynami vivas bisognerebbe probabilmente interpretarle come auguri rivolti a una
donna vivente, legata in qualche modo a C. Memmius Iulius Maioriarius. Questi legami potevano, ma non
necessariamente, avere carattere familiare76. Se invece le iscrizioni ∆ύναμι, ζήσαις/Dynami vivas sono
posteriori all’iscrizione onoraria di C. Memmius Iulius Maioriarius allora possiamo interpretarle come
auguri a una donna vivente oppure, anche se con meno probabilità, auguri per la vita nell’oltretomba. Nel
secondo caso bisognerebbe magari supporre che Dynamis fosse una cristiana, benchè nessun altro elemen-
to dell’iscrizione lo dimostri. Oltre al nome non si può sapere nient’altro della destinataria degli auguri.
Le iscrizioni augurali dovrebbero probabilmente essere datate al IV sec. d.C. Sembra che questa seconda
possibilità sia molto più probabile.
Teoricamente le iscrizioni augurali sulla base proveniente da Scodra si possono interpretare ancora in
un altro modo supponendo che esse si riferiscano non alla donna dal nome Dynamis, ma al C. Memmius
Iulius Maioriarius onorato della statua e dell’iscrizione sul lato frontale della base. In questa situazione
bisognerebbe leggerle rispettivamente: δυνάμι / ζήσαις e dynami vivas e tradurre: “vivi nella forza”. In
questa lettura δυνάμι sarebbe una registrazione fonetica del dativo della parola δύναμις (δυνάμει), invece
dynami l’ablativo latino della stessa parola. Tale interpretazione, per quanto attraente ha almeno tre punti
deboli: (1) come sopra menzionato le iscrizioni augurali con vivas hanno al primo posto sempre o quasi il
nome personale in vocativo; (2) l’uso nell’iscrizione latina dell’espressione greca e non del suo equivalente
latino sarebbe un po’ strano; (3) in relazione a vivas ci aspetteremmo piuttosto un avverbio o un aggettivo,
ma non un sostantivo in dativo/ablativo. Quindi, considerati questi punti deboli, rimaniamo alla prima let-
tura e interpretazione.

Adam Łajtar – a.lajtar@uw.edu.pl


Jerzy Żelazowski – j.zelazowski@uw.edu.pl
Istituto di Archeologia, Università di Varsavia, Krakowskie Przedmieście 26/28, 00927 Warszawa

74 Sulla formula “NN che tu viva” nelle iscrizioni funerarie cf. A. Ferrua, Pie zeses per i defunti, in: Forma futuri. Studi
in onore del card. M. Pellegrino, Torino 1975, 1115–1124; vedi anche: J. Janssens S.I., Vita e morte del cristiano negli epitafi
di Roma anteriori al secolo VII, Roma 1981, 324–326; S. Diefenbach, Römische Erinnerungsräume, Heiligenmemoria und
kollektive Identitäten im Rom des 3. bis 5. Jahrhunderts n.Chr., Berlin–New York 2007, 47–49.
75 Bisogna piuttosto escludere la possibilità che le iscrizioni augurali per Dynamis fossero anteriori all’iscrizione onoraria
per C. Memmius Iulius Maioriarius. Quest’ultima è di sicuro un elemento primordiale della base.
76 Come parallelo potrebbe essere l’iscrizione AE 1966, 167, proveniente da Lilybaeum (Marsala) in Sicilia: Eumeni |
vivas. / Ἀλπείνιον Μάγνον / τὸν λαμπρότατον ὑπατ(ικὸν) / καὶ ἁγνότατον δικαστὴν / βουλὴ καὶ δῆμος / Λιλυβαειτῶν διὰ
τὰς / περὶ τὴν πατρίδα / εὐεργεσίας τὸν / πάτρωνα ἠμίψατο. L’onorato Alpinius Magnus, secondo il testo un governatore della
Sicilia proveniente da Lilybaeum è probabilmente da identificare con il corrector di Lucania e Bruttium negli anni 323–326
(PLRE I 534–535, s.v. Magnus). Chi fosse Eumenis non c’è modo di stabilirlo. In occasione dell’editio princeps è stata espressa
l’ipotesi che avremmo qui a che fare con il figlio dell’uomo onorato.

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