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APPUNTI CORSO: TEMI di TEOLOGIA LITURGICA


Prof. REYES
APPUNTI CORSO - TEMI di TEOLOGIA LITURGICA - Prof. Reyes 2

LEZIONE 1 → (di 11 lezioni, forse il prof sarà assente il giorno 2 maggio).


Il materiale di studio sarà Parte della tesi di dottorato del prof. (reperibile in segreteria)

LA LITURGIA È LA VITA DEL CRISTIANO.


C’È UN MONDO ATTORNO ALLA LITURGIA.
-COSA SONO LE CELEBRAZIONI?
-LA MESSA CHE COSA È?
-LA LITURGIA?
Quello che faremo nella prima parte della lezione è curare l’aspetto base.
Dopo, nella seconda parte della lezione affronteremo in modo più approfondito la parte
pratica, cioè affronteremo il sacramento dell’eucarestia e cercheremo di spiegarne ogni
particolare. In modo che la parte teorica verrà a specificare l’essenziale dell’aspetto pratico ad
esempio della messa.

- Che cosa è l’atto penitenziale?


- Perché le letture si fanno in un determinato tempo?
- Perché dopo duemila anni la liturgia viene presentata così?
Vedremo come siamo arrivati alla comprensione di oggi, partendo dal CVII con il
rinnovamento della liturgia.
Partiamo dalla 2a guerra mondiale, ma in tutto il 900, c’è stato un rinnovamento e un nuovo
studio anche dei testi dei padri della chiesa.
C’è una fioritura anche teologica, ad es. emergono persone del calibro di Ratzinger.
Il movimento biblico è stato enorme, con un’intera generazioni di teologi e di studiosi.
Se vogliamo comprendere che cosa sia la teologia, dal passaggio di una visione di teologia
apologista ad una più comprensiva, (cioè comprendere che cosa è la Chiesa), dobbiamo anche
seguire l’evoluzione della teologia grazie a tutti i movimenti che si sono sviluppati, anche il
rinnovamento liturgico. Soprattutto in Germania e in Francia, in particolare nei monasteri
benedettini, ad es. c’è un’abbazia quella di MARIA LAACH1, da questo monastero arriva un
apporto importante, quello ROMANO GUARDINI2 e ODO CASEL3. I due iniziano assieme
1
La chiesa abbaziale di Santa Maria Laach (in tedesco Abtei Maria Laach) fa parte di un'abbazia benedettina situata
sulla riva sudoccidentale del Laacher See vicino Andernach, nella regione di Eifel della Renania-Palatinato in Germania.
Per quasi 770 anni l'abbazia rimase conosciuta semplicemente come abbazia di Laach, prima che i gesuiti, nel 1862, vi
aggiungessero il nome di Maria. Nel 1926 è stato insignito del titolo di basilica minore.

2
Romano Guardini (Verona, 17 febbraio 1885 – Monaco di Baviera, 1º ottobre 1968) è stato un presbitero, teologo e
scrittore italiano naturalizzato tedesco, di religione cattolica. Romano Guardini è stato definito "Padre della Chiesa del
XX secolo" dalla sua biografa Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz. Guardini è considerato peraltro uno dei più significativi
rappresentanti della filosofia e teologia cattolica del XX secolo, in specie per quanto riguarda la liturgia, la filosofia della
religione, la pedagogia, l'ecumenismo e in generale la storia della spiritualità. Nei suoi studi affrontò da una parte i temi
tradizionali della teologia e della filosofia cristiana alla luce delle domande e delle sfide poste dal pensiero moderno;
contemporaneamente affrontò i temi e i problemi del suo tempo dal punto di vista cristiano e specificamente cattolico. Lo
sforzo di Guardini si configura quindi come l'approfondimento della christliche Weltanschauung ("visione cristiana del
mondo").
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la ricerca e lo studio e una rivista nel monastero ma poi si dividono. Loro intendono 3
sottolineato l’origine di tutti gli aspetti rituali. Guardini però, a differenza di O. C. evidenzia
anche l’importanza della fede, altrimenti si rischia di sminuire il vero aspetto dell’eucarestia.
Attenti a non sminuire il valore della tradizioni, dice Guardini, attenti a non sminuire la
visione del mondo.
Odo Casel parla dell’origine del mistero di Dio e lo mette in relazione con l’origine dei misteri
pagani. Ma Guardini avverte O. C. rispetto al confronto tra mistero cristiano (qualcosa di
concreto) e misteri pagani. (ma lo vedremo più avanti).

Tutti questi movimenti hanno portato al CV2.


La prima messa del CV2 fu una cosa senza precedenti→ che presentava un clima molto
pesante.
[Vennero presentati tutti i lavori, tutti gli schemi già pronti e i partecipanti che venivano per
poter portare le loro proposte in realtà trovarono lavori già imbastiti e schemi pronti con le
varie proposte. Si ribalterà tutto per volere di
Papa Giovanni 23°.]
Durante il CV2 → si sono incontrati per 4 anni tutti i vescovi, da settembre a dicembre dal ‘62
al ‘65.
Nel 1962-63 si discusse sul documento della liturgia “La Sacrosanctum Concilium4” anche se
non era previsto, ma era il documento più vissuto e lavorato e quindi fu il primo ad essere
approvato nel ‘63.
(I libri liturgici sono una raccolta importantissima, nella loro introduzione troviamo i
praenotanda5).
È stato lo Spirito Santo a volere che si discutesse per primo della SsC.
DOBBIAMO RICORDARCI CHE L’ASPETTO CENTRALE DEL CONCILIO è LA
PASQUA!!!
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COME è STRUTTURATO IL CORSO?
Due basi fondamentali:

3
Odo Casel (Coblenza, 27 settembre 1886 – Badia di Santa Croce di Herstelle, 28 marzo 1948) è stato un monaco
cristiano e teologo tedesco, dell'ordine benedettino. Nato Johannes, entrò nell'Abbazia di Maria-Laach nel 1905; fece la
professione perpetua nel 1907; fu ordinato sacerdote nel 1911; si laureò in filosofia a Bonn nel 1919, discutendo la
dissertazione De philosophorum graecorum silentio mystico e, a Roma, in teologia discutendo una tesi sulla Eucaristia in
San Giustino.

4
La costituzione Sacrosanctum Concilium sulla sacra liturgia è una delle quattro costituzioni conciliari emanate dal
Concilio Vaticano II. Fu adottata con 2158 voti a favore e solo 19 contrari e fu solennemente promulgata da papa Paolo
VI il 4 dicembre 1963. Tratta della liturgia della Chiesa cattolica, in particolare di quella della Chiesa latina, in continuità
con l'enciclica Mediator Dei di papa Pio XII. I principi ivi enunciati costituirono il punto di partenza per la riforma
liturgica attuata dalla Chiesa cattolica dopo la chiusura del Concilio Vaticano II.

5
Praenotanda dal (latino: Prænotanda o Institutio generalis), è una parola arcaica che ha il significato di premesse
generali. Questo termine è tuttora utilizzato nei documenti ufficiali della Santa Sede e in modo particolare nei libri del
Rituale romano o del Pontificale Romano dove i «Praenotanda»[1] illustrano lo svolgimento e il significato dei Riti, sia
sotto l’aspetto liturgico che pastorale. Inoltre nei libri liturgici offrono oltre alla guida per la celebrazione, la cornice
interpretativa dell’insieme e dei singoli riti.
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1) LITURGIA e Xlogia 4
2) ECCLESIOLOGIA EUCARISTICA (RELAZIONE TRA LITURGIA e CHIESA)
Vedere la liturgia e il suo contesto.
- Perché è così importante?
- Perché oggi la liturgia vive una crisi.
- Il problema dice Ratzinger non è tanto la liturgia ma è la fede.

Se un giovane non comprende la celebrazione, forse non comprende la fede in Cristo.


1^ parte→ Quindi devo avere una chiave di lettura della liturgia e di chi è Cristo.
3^ parte→ parleremo delle basi per una corretta celebrazione e dell’unità della celebrazione.
L’ultima parte→ tratta dell’unità tra liturgia e arte.

Dopo la parte teorica delle lezioni, avremo una parte più concreta sull’eucarestia.

Dio è amore: Padre – figlio e SS = relazione, che nella nostra fede è unità, è un continuo
movimento di relazione l’uno verso l’altro. E noi lo sappiamo perché Gesù lo ha rivelato
attraverso la sua morte in croce.
Quindi Dio è Padre, ci ha creato a sua immagine perché possiamo entrare in relazione, cioè
quando entriamo nel movimento dell’amore. Cristo è relazione ecco perché è presente durante
la messa e nell’eucarestia. La messa è relazione.
La messa inizia con il bacio all’altare e finisce con il bacio, quindi inizia con la relazione.
È un atto d’amore. È un incontro con Cristo risorto.
Ma come tutte le relazioni ci sono tantissime difficoltà.
Il segno della croce→ perché è nella croce che abbiamo sperimentato quel nome. Perché
attraverso la croce Dio ci rivela chi è, cioè l’amore. Dio che in croce si svuota e si dona.
Noi nella messa dobbiamo svuotarci anche se abbiamo rancori con una persona.
La bellezza più grande (dice RATZINGER) è entrata nella bruttezza, nella sofferenza, per
riempire di senso ciò che non lo aveva. Dare senso alla morte, ma non solo, quell’evento noi
dobbiamo viverlo! Anche nella liturgia, più lo vivo più possiamo comprendere il mistero della
croce.
Nel giorno dello Yom Kippur6 avviene il perdono per tutti e, il sommo sacerdote, è il solo che
può nominare il nome di Dio.

6
Yom Kippur (‫ יום כפור‬yom kippùr, "Giorno dell'espiazione") è la ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno
dell'espiazione. Nella Torah viene chiamato Yom haKippurim (Ebraico: ‫יום הכיפורים‬, "Giorno degli espiatori"). È uno dei
cosiddetti Yamim Noraim (Ebraico, letteralmente "Giorni terribili", più propriamente "Giorni di timore reverenziale"). Gli
Yamim Noraim vanno da Rosh haShana a Yom Kippur, che sono rispettivamente i primi due giorni e l'ultimo giorno dei
Dieci Giorni del Pentimento. Yom Kippur è la ricorrenza ebraica con maggiore Qedushah; Shabbat è giorno "solenne"
con Qedushah maggiore rispetto agli altri oltre questo giorno di redenzione. Nel calendario ebraico Yom Kippur comincia
al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishri (che cade tra settembre e ottobre del calendario gregoriano), e
continua fino alle prime stelle della notte successiva. Può quindi durare 25-26 ore.

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Il giorno sul monte Tabor Gesù chiede: “chi dice la gente che io sia”---------------→ 5
→trasfigurazione→ “facciamo tre tende” (si ricorda la festa delle capanne per ricordare
quando dormivano nel deserto sotto il cielo) […] Pietro dirà “tu sei il figlio di Dio”→ segue l’
istituzione del NUOVO SOMMO SACERDOTE.
LEZIONE 2

Sacrosanctum Concilium n.7


Opera di Cristo Sacerdote e la Chiesa le sue ossa.

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- LITURGUIA E CRISTOLOGIA
- LA CENTRALITÀ
- INCONTRI COL CRISTO RISORTO
- LA PREGHIERA DI GESÙ

Oggi parliamo del Cristo Risorto, la prima cosa da tener presente è l’unità delle due nature in
Cristo.
Così come noi dobbiamo aver chiara la liturgia nella sua totalità.
Dobbiamo avere una visione totale: la liturgia è vita. Non possiamo pensarla solo come legata
ai riti, la liturgia è il vivere cristiano è la traduzione nella vita di ciò che noi crediamo e
viviamo nella nostra celebrazione.
[Come quello che diceva Madre Teresa. → avere un rapporto intimo con Cristo che ci
trasforma nella donazione, altrimenti non ce la possiamo fare ci scandalizziamo].

Dobbiamo avere una visione totale della realtà.


1)La prima cosa importane è la centralità di Cristo nella liturgia. → l’unità delle nature nella
persona di Cristo
2) L’unità
3) L’unità del tempo
4) L’unità nell’eucarestia.
Abbiamo una difficoltà nel comprendere l’unità dell’umanità e della divinità di Cristo, spesso
si è sottolineato di più una parte o più un’altra→J.R. dice che rischiamo di vivere un nuovo
arianesimo, perché è più facile comprende il Gesù storico, ma cosi si rischia di dimenticare la
dimensione verticale della liturgia della fede.
Il messale prevede tantissimi momenti di silenzio→ perché?
- Perché la messa è anche preghiera, eppure per pregare solitamente non pensiamo alla messa o
all’eucarestia, invece è il punto più alto della preghiera, mangiamo Cristo.

SAMANTA
La liturgia nel messale prevede che dopo l’eucarestia ci sia silenzio. 6
Invece rimane poco tempo per pregare. Oggi l’aspetto che si sottolinea maggiormente è quella
di Gesù come persona. Dobbiamo saper custodire le opere che Gesù ha fatto nella visione di
lui come uomo e come figlio di Dio. Un altro rischio che vive oggi la liturgia è il ‘deismo’,
cioè pensare che Dio sia distante dalla mia persona, quindi la liturgia diventa autocelebrazione
di noi. (Dio è così lontano tanto da non poter pensare ai mie problemi, non c’è più relazione,
quindi ci si concentra sui canti ecc.. si perde di vista che Cristo è lì, quindi la celebrazione è su
di noi). Altra cosa importante, l’unità del tempo (Eb 13,8 “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi,
sempre”) → invece si sottolinea il Gesù storico. {vedi pag 145 del libro quello mio}
Invece il tempo in Cristo, nella liturgia partecipiamo ad un tempo redento, tempo vinto, il
tempo in Cristo è diverso, per questo è ieri, oggi e sempre. Noi nella liturgia partecipiamo
nell’evento eucaristico tante volte, ma l’evento è UNICO, quell’evento è la rottura del tempo.
Ti fa entrare in un’altra dimensione, nella dimensione VINTA.
Partecipiamo all’eternità di Dio.
Pag 146→ Non ci si può accostare al concetto di “tempo” in Cristo, riducendolo a ciò che è
constatabile storicamente o scientificamente, poiché si deve considerare che in Cristo il tempo
non coincide col momento storico. (La scienza senza la fede non può comprendere la totalità
dell’argomento che studia).
- Che cosa è la nostra fede?
- La PASQUA, la vittoria sulla morte. CRISTO ha vinto su LIMITE della morte, noi
moriremo ma Cristo ha vinto questo limite, cioè ha vinto il peccato.
- Io posso offendere Dio, perché Dio si è reso vulnerabile con suo Figlio.
- Che cosa è il peccato? (peccato significa = sbagliare bersaglio/mancare il bersaglio)
Quando noi pensiamo al peccato pensiamo ad un “FARE”, invece sbagliamo, perché peccare
vuol dire NON FARE!! MANCARE!!
Peccare è un LIMITE. Peccare è il limite dell’amare.
Durante la messa noi entriamo per un momento in un tempo senza limite.
Già l’eucarestia è perdono (questo non vuol dire che non dobbiamo confessarci).
Già essere lì è perdono, in parte!! Che non è perdono sacramentale, o come l’indulgenza
plenaria!
Per questo noi diciamo che Cristo è venuto nella pienezza del tempo.
Il tempo è come un recipiente che ha dei limiti, Gesù è Dio, che è l’eternità, l’infinito, noi
diciamo che l’eternità è entrata nella temporalità e l’ha spaccata e attraverso la resurrezione ha
dato la possibilità anche a noi di partecipare. Ieri, oggi e sempre.
La centralità di Cristo nella liturgia, il tempo… tutto si concretizza nell’eucarestia.
Pag. 147→ la comprensione della persona di Cristo tocca il centro della nostra fede e l’anima
della Chiesa. Pertanto il non custodire l’unità delle nature nella persona di Cristo, ha delle
conseguenze sul modo di vedere e vivere la fede, anche nella stessa liturgia: a causa di questa
mancanza di visione totale, essa infatti può soffrire una sorta di “paralizzazione”, ossia una
riduzione ad una sola parte e, così, il MISTERO celebrato nella liturgia non può essere accolto
nella sua completezza.
Pag. 148→L’eucarestia costituisce la Chiesa e la plasma; imprime in essa la sua essenza e le
dà quella identità particolare del corpo di Cristo che porta in sé anche la spinta missionaria
caratteristica della Chiesa.
SAMANTA
ORA PARLIAMO di CRISTO RISORTO. {vedi pag 148 del libro, quello mio} 7

INCONTRO CON CRISTO RISORTO: Il culto spirituale (Lettera ai Rm 12,1)

Il passo successivo sarà quello di comprendere che tipo di relazione è stabilita tra:
RESURREZIONE e LITURGIA)(secondo J.R.).
Il prof cita Ignazio di Antiochia7: “ Noi viviamo nella memoria vigile del giorno del Signore
(cioè la domenica) in cui anche la nostra vita è sorta”. (Risorta)

Altro episodio importante è il processo dei martiri, nel Nord Africa sotto le persecuzioni di
Diocleziano8, siamo nel 304→ editto che vietava il radunarsi dei cristiani; nel nord Africa
probabilmente stavano celebrando il culto cristiano.
Questi martiri cristiani del nord Africa rispondono alle accuse del proconsole dicendo:“senza
la domenica (il giorno del Signore) noi non siamo nulla”. (Non poteram, quoniam sine
Dominico non possumus”). →Per J.R. “Domenicus”indica il giorno del Signore.
Pag. 149→Questi due esempi mettono in luce quanto la resurrezione sia fondamento della
liturgia, della preghiera e della vita dei Cristiani. τὴν λογικὴν λατρείαν ὑμῶν
Altro testo→Rm 12,1 “ Vi esorto dunque fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri
corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (logiké
latreia)→ la parola logiche = logos = Cristo. Che il Signore ci renda come il Logos, altri
Cristi. (qui il concetto paolino di Logiché Latreia, nato dal contatto della pietà giudaica con
quella greca, supera una concezione esteriore di sacrificio e introduce un nuovo tipo di
sacrificio, un culto definito logico.)
Culto di dare la propria vita = AMARE!! Permettere a Cristo di essere in noi. L’eucarestia è
Cristo che opera in me.
Offrire i nostri corpi, questo è il culto spirituale.
- Come si arriva a questo concetto?
- Al culto della Parola?
La prima fase della dimensione del culto è l’esilio babilonese, perché non c’era più il tempio,
quindi hanno capito che il vero culto è il culto del CUORE. Un cuore contrito e umiliato. La
“parola”è sacrificio, la parola orante che sale dall’uomo e porta in sé tutta l’esistenza
dell’uomo e la fa diventare “parola” (LOGOS)→ è un sacrificio in cui l’uomo è coinvolto
totalmente, la sua interiorità non è separata dall’esistenza.
ESSERE UNO IN CRISTO, come Cristo è uno in Dio.

7
Ignazio di Antiochia, detto L'Illuminatore (35 circa – Roma, 107 circa), è stato un vescovo e teologo siro. È venerato
come santo dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa cattolica, ed è annoverato fra i Padri della Chiesa e Padre Apostolico. Fu
il secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia di Siria, cioè della terza città per grandezza del mondo antico
mediterraneo.
8
Gaio Aurelio Valerio Diocleziano, nato Diocle (latino: Gaius Aurelius Valerius Diocletianus; greco: Διοκλῆς, Diocles;
Salona, 22 dicembre 244– Spalato, 313), è stato un imperatore romano che governò dal 20 novembre 284 al 1º maggio
305 col nome imperiale di Cesare Gaio Aurelio Valerio Diocleziano Augusto Iovio (nelle epigrafi GAIVS AVRELIVS
VALERIVS DIOCLETIANVS AVGVSTVS).
SAMANTA
È quello che noi chiediamo al Signore che ci renda ragionevoli→ “oblatio rationabilis”. Il 8
primo servizio è STARE con Cristo, come la prima chiamata di Cristo ai discepoli - vennero
chiamati per stare con lui -
{I Discepoli che vanno ad Emmaus, stanno scappando per paura della morte … Gesù li
accompagna nel cammino, è come se Gesù si facesse peccato con loro, poi li riporta alla
realtà, “stolti e tardi di cuore”.. . gli rilegge le scritture … loro→ “Signore dove vai, resta con
NOI”.
Solo se io sperimento che Cristo RESTA anche io RESTO.
Gesù con i discepoli di Emmaus→Lui spezza il pane, lo riconoscono e tornano a
Gerusalemme non hanno più bisogno di fuggire}.

FINO A QUI È UN’INTRODUZIONE, ora entriamo nella divisione delle due parti.

CRISTO RISORTO NUOVO TEMPO e CRISTO RISORTO NUOVO TEMPIO.


Lo scorrere inafferrabile del tempo è immagine della morte e origine d’angoscia
Il tempo è krónos 9→ che passa e ci segna.
Noi dobbiamo essere consapevoli che l’intenzione primaria del nostro studio è il tempo
liturgico.
Il tempo in Cristo→ come ci introduce Cristo?
- Come possiamo avere accesso al divino?
- Dio ha creato una scala per immetterci in questo tempo. L’uomo ha sempre cercato dialogo,
Dio ha permesso che questo dialogo si abbassasse a noi, attraverso L’INCARNAZIONE →
una scala di discesa. Con l’ascensione ha fatto salire la scala. Però mancava la LITURGIA.
Dio ha amato tanto l’uomo che per entrare in dialogo e relazione si è abbassato e incarnato.
Pag. 152/153→J.R. → vede nell’incarnazione: “la mediazione dell’eternità nel tempo e del
tempo nell’eternità” e nella resurrezione il suo compimento.
L’incarnazione ci introduce nell’eternità di Dio, perché il Suo irrompere nell’uomo, concede
all’uomo di partecipare intimamente del “discorso” di Dio. Ma questo è possibile perché in
Dio c’è il discorso come continua relazione.
- Cosa è che mette in relazione?
- È lo SPIRITO SANTO!
Che cosa è il tempo nell’A.T.? → Per gli Ebrei il tempo è importante, ed è scandito dalle feste
e dal Sabato.
RITMO DEL SABATO → si celebra il riposo → in relazione con la creazione, il 7° giorno
Dio si riposò (Gn 2,1-3) Anche Gesù il sabato riposò.
Il sabato ricorda un legame con la creazione, con l’alleanza. Si celebra il compimento
dell’opera. Legame Tra il cosmo e la storia.

9
krónos e Kairós erano i significati che i Greci attribuivano al tempo: uno quantitativo e l’altro qualitativo. Gli antichi
greci avevano due parole per indicare il tempo, χρόνος (chronos) e καιρός (kairos). Mentre la prima si riferisce al tempo
cronologico e sequenziale, la seconda significa "un tempo nel mezzo", un momento di un periodo di tempo indeterminato
nel quale "qualcosa" di speciale accade. Ciò che è la cosa speciale dipende da chi usa la parola. Chi usa la parola definisce
la cosa, l'essere della cosa. Chi definisce la cosa speciale definisce l'essere speciale della cosa. È quindi proprio la parola,
la parola stessa, quella che definisce l'essere speciale. Mentre kronos è quantitativo, kairos ha una natura qualitativa.
Come divinità Kairos era semi-sconosciuto, mentre Crono era considerato la divinità del tempo per eccellenza.
SAMANTA
RITMO DELLE FESTE 9
Gesù ha unito la Pasqua ebraica alla sua Pasqua.
- Perché Gesù ha voluto risorgere la domenica?
- Perché i farisei presumevano di essere giusti.
- Perché Gesù faceva i miracoli di sabato?
- Perché vuole portare il sabato alla sua pienezza! Al vero motivo per cui è stato creato.
- Vuole sconvolgere lo schema del sabato dei farisei, lo vuole portare ad una nuova dimensione.

Pag.155→l’intenzione di Gesù non fu quella di abolire il sabato ma di riportarlo alla sua


essenza, al suo compimento, attraverso la novità della resurrezione, creando così continuità
senza frattura.
È allora evidente ch la Pasqua di Cristo, avendo un significato per il mondo intero, non
potesse avvenire in una data qualsiasi ma che essa: “doveva intrecciarsi con una precisa ora
cosmica e storica”.

Si comprende dunque, perché Gesù abbia legato la sua ora alla Pasqua dei Giudei.
Quest’ultima infatti, è una festa cosmica e soprattutto una festa storica, cha fa memoria della
liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Gesù attraverso la sua morte e resurrezione, una volta e
per sempre, ci ha resi liberi e capaci di mare.

- Perché allora Gesù sceglie di risorgere la domenica?


- Perché la domenica è il primo giorno della creazione! Quando Dio divide luce da tenebre.
Tutti i concetti di tempo vengono ribaltati.

Pag. 157→Inoltre, sottolinea J. R., fin dalle origini la domenica ha indicato sia il primo giorno
della settimana, sia il giorno in cui i discepoli si incontrano con Cristo risorto, quindi:
creazione e resurrezione.

Noi cristiani non viviamo per riposare, noi viviamo risposati nella certezza, così
possiamo affrontare tutto.
→Ecco perché quello che viene detto la domenica a messa è uguale in tutte le messe della
settimana, perché in quel modo, dobbiamo vivere tutta la settimana.
→ Cristo nella Sua domenica riunisce tutte le celebrazioni, compresa l’Alleanza e la riporta a
quello per cui tutto è stato creato cioè per l’eternità. Questo è importante per scandire il tempo
liturgico. Quello che noi celebriamo è la nostra vita. La messa è quell’evento che dà
significato alla nostra vita.

- La Quaresima ha lo stesso significato del Natale?

- No! C’è un tempo liturgico che è evidenziato dal colore della veste del prete..ecc (ma non è
quello il significato).

- Qual è la differenza tra il tempo d’Avvento e la Quaresima?

SAMANTA
L’Avvento è un tempo molto breve che ci invita a vigilare. Nella Quaresima siamo chiamati 10
ad incamminarci verso la Pasqua, quindi ci mostra un cammino. L’Avvento ci invita a
fermarci, è il tempo della luce che viene a noi. La Quaresima ci ricorda la sua alleanza; nella
veglia di Pasqua dovremmo rinnovare le promesse del battesimo, è un tempo che ci porta alla
Pasqua. L’aspetto battesimale è fortissimo nella Quaresima. (Le letture dell’anno liturgico è
diviso in : A-B-C10). Il tempo liturgico ci lascia due settimana nel cammino poi ci viene in
contro a consolarci.
Ecco perché i sacramenti sono RELAZIONE e la preghiera è DIALOGO.
Pag. 158→ abbiamo visto come Cristo non sia solo culmine, ma anche fondamento di ogni
cosa, pertanto nella liturgia cristiana si incontrano e si armonizzano i due movimenti,
ascendente e discendente, della riflessione teologica: Cristo entra nella temporalità e l’uomo
viene introdotto nell’eternità, nel nuovo TEMPO.

CRISTO RISORTO: VERO TEMPIO (vedi pag 159 del mio libro).

IL TEMPIO di CRISTO→È lo spazio, è il luogo in cui siamo in relazione col divino.


Già nell’A.T. c’è una correlazione tra culto e la convocatio = radunarsi, invito..
- Che cosa fanno gli Israeliti, popolo eletto?
- Stanno attorno all’arca, attorno alle tavole, per loro è molto importante

10
L’anno Liturgico è un’unica dimensione temporale che si distende di anno in anno, come una spirale ellittica che ci
fa rivivere i vari misteri della vita, della morte e della risurrezione del Signore Gesù attraverso la celebrazione liturgica
che viene scandita in tre cicli definiti anno A, B, C. L’anno liturgico prende inizio con il tempo di Avvento (dai primi
vespri della prima domenica di Avvento fino all’ora nona del 24 dicembre), segue il tempo di Natale (dai primi vespri
del 24 sera fino alla domenica successiva all’Epifania, in cui si celebra la festa del Battesimo di Gesù, ancora a tutti gli
effetti tempo di Natale), un primo periodo del tempo Ordinario (dal lunedì seguente il Battesimo di Gesù fino al
martedì sera che precede il mercoledì delle Ceneri), il tempo di Quaresima (dal mercoledì delle Ceneri al sabato santo
incluso), il tempo di Pasqua (dalla Veglia Pasquale alla sera di Pentecoste - la solennità dell’Ascensione è all’interno
del tempo di Pasqua), il secondo periodo del tempo Ordinario (dal lunedì successivo alla Pentecoste fino all’ora nona
del sabato che precede la prima domenica di Avvento) in cui ci sono alcune solennità del Signore: la Santissima Trinità
(domenica successiva alla Pentecoste), il Corpus Domini (il giovedì o la domenica successiva alla Santissima Trinità), il
Sacro Cuore di Gesù (il venerdì successivo alla domenica del Corpus Domini), Cristo Re dell’universo (l’ultima
domenica del tempo Ordinario). Questa struttura celebrativa che ritma l’anno della Chiesa si è formata gradualmente a
partire dal II secolo quando si è definita - oltre alla celebrazione della Pasqua settimanale, di domenica in domenica,
festa primordiale di origine apostolica - una grande festa annuale di Pasqua con il periodo di preparazione - dapprima di
due giorni di digiuno e preghiera, poi una settimana, fino ad arrivare ai 40 giorni che ancora oggi celebriamo con il
tempo di Quaresima - ed il periodo seguente con i 50 giorni che arrivano fino a Pentecoste. Gradualmente si è formato
poi il tempo di Natale e successivamente il tempo di Avvento (siamo già attorno al VI secolo). È quindi la Chiesa stessa,
in tutti i suoi membri, che ha determinato l’anno liturgico per come lo celebriamo noi oggi: quella che era una prassi
celebrativa di una singola Chiesa o regione pastorale si è diffusa gradualmente dappertutto ed è stata riconosciuta
ufficialmente per tutti. Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II la Chiesa - tramite i suoi pastori - ha riordinato
ultimamente l’anno liturgico dando maggiore importanza alla centralità del mistero pasquale del Signore, favorendo la
partecipazione e la comprensione liturgica per tutti i fedeli. In Italia, per esempio, proprio per offrire una maggiore
abbondanza dei testi della Sacra Scrittura, la Conferenza Episcopale ha caratterizzato l’anno liturgico del tempo
Ordinario in un ciclo biennale per il tempo feriale (durante la settimana, ogni anno si legge lo stesso brano evangelico,
mentre la prima lettura ed il salmo cambiano in base all’anno, pari o dispari, alternandosi reciprocamente) e triennale
per le domeniche e le festività, gli anni A, B e C, caratterizzati dalla proclamazione del vangelo di Matteo (A), Marco
(B) e Luca (C) lasciando prevalentemente il vangelo di Giovanni al tempo di Natale e di Pasqua.

SAMANTA
Radunarsi, non solo per il culto ma anche per la loro identità. (sinagoga = adunanza). 11
[Dobbiamo essere in 10 per pregare (??)]. C’è un legame profondo tra radunarsi e culto.
Pag. 159→ la Sinagoga diviene l’espressione di questa unione tra culto e convocazione, di cui
sono segno: la Cattedra di Mosè, lo Scrigno della Torah e l’orientamento verso il Tempio, in
cui il popolo trova la sua identità.
La correlazione che abbiamo tra convocazione e culto, trova la sua unità nella persona di
Cristo, vero culto e centro della vita cristiana.

IL VERO PUNTO DI UNIONE È CRISTO, TRA CULTO E PERSONA.


- Perché è importante la spianata del tempio? (in cui una volta c’èra il tempio e gli ebrei lì non
possono salire, perché non si sa bene il luogo in cui era stata appoggiata l’ARCA, quindi non è
possibile calpestare quel luogo; Ora lì ci sono le moschee).
- Gli ebrei in questo si riconoscono come popolo, in special modo quando sono riuniti intorno a
questo.
Gesù fa da PONTE, fa comprendere il suo essere eletto, come popolo e il suo relazionarsi con
Dio.

Infatti in 1Pt 2,4-10 → si parla di un tempio costruito con pietre vive.

Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio,
5
anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un
sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. 6Si
legge infatti nella Scrittura:
Ecco io pongo in Sion
una pietra angolare, scelta, preziosa
e chi crede in essa non resterà confuso.
7
Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli
la pietra che i costruttori hanno scartato
è divenuta la pietra angolare,
8
sasso d'inciampo e pietra di scandalo.
Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. 9Ma voi
siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato
perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua
ammirabile luce.

Pag. 160→ questo brano viene messo in relazione con il racconto del desiderio del Re Davide
di costruire una casa a Dio, mosso dal raggiungimento di una certa serenità e soprattutto dalla
stabilità del regno. Dietro il lodevole desiderio del re si nasconde tuttavia l’inganno di poter
portare Dio dentro il proprio modo di pensare, dentro la propria idea di spazio. Invece Dio
rompe gli schemi dell’uomo, in questo caso particolare, quelli di Davide, attraverso la risposta
del profeta Natan: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?[…] il Signore ti

SAMANTA
annuncia che farà a te una casa” (2 Sam 7,5-11). Queste parole portano in sé una novità 12
assoluta e un annuncio sconvolgente: è Dio che costruisce la casa.
- Ma cosa è questa costruzione?
- Lo spiega il testo stesso:
12
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di
te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. 13 Egli edificherà una
casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. […]Se farà il male,
lo castigherò con verga d'uomo e con i colpi che danno i figli d'uomo, 15 ma non ritirerò da lui
il mio favore, come l'ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. 16 La tua casa e
il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per
sempre».

Questa casa è una casa costruita con pietre vive, con persone concrete e il loro fondamento è
la fedeltà di Dio a questa promessa: è Cristo il discendente che compie la promessa fatta a
Davide, è lui il vero TEMPIO e in Lui i cristiani diventano quelle pietre vive che costituiscono
la Chiesa, corpo di Cristo.
Cristo → VERO TEMPIO.

Discendenza di Davide→ sorgerà il Tempio. Non è l’uomo a costruire il tempio per la


relazione con Dio (tentazione anche di Davide) ma è Dio a costruirlo, cioè con l’incarnazione,
Gesù.

Pag. 161→Inoltre questo brano illumina di significato un altro racconto:‘La cacciata dei
mercanti e degli agenti di cambio dal cortile del tempio. → uno spazio adibito all’apertura del
mondo intero, Gesù lo vuole riportare alle vere origini. Mettendo in relazione il tempio e la
sua resurrezione. Rompe i LIMITI!

Pag. 161/162→ Egli interviene in uno, il cortile esterno del Tempio, che dovrebbe essere
dedicato alla preghiera di tutti i popoli verso l’UNICO, ma che nel tempo ha perso la sua
funzione, divenendo spazio di mero scambio commerciale. È molto significativo che il gesto
di Gesù racchiuda un annuncio del Mistero Pasquale..

Alla domanda dei giudei: “Con che autorità fai questa cosa?”
Risponde: “Distruggete questo Tempio e io in tre giorni lo farò risorgere”
È come se dicesse: SONO IO IL TEMPIO!

{Il prof. Cita il pozzo della samaritana, unico luogo d’incontro in cui si possono vedere le
donne. Lei va lì a mezzogiorno perché essendo una prostituta, non voleva contagiare nessuna

SAMANTA
altra donna. Trova lì Gesù sdraiato che le chiede da bere.[…] “ tu non hai da attingere”[…] 13
“ io ho un acqua che tu vuoi”[…]
Poi la Samaritana chiede a Gesù :“Dove bisogna adorare? In Samaria o a Gerusalemme?
Lui risponde: “né in Samaria né in Gerusalemme ma in spirito e verità!”→ cioè nella nostra
vita. Nel nostro corpo.

FINE PRIMA PARTE della SECONDA LEZIONE.

SAMANTA
LEZ 3 14
La fede non deve diventare un operare, un fare delle cose, così non è più Dio ad operare.
La liturgia non ci rende partecipi di un evento che si ripete tante volte, ma entriamo tante
volte in un unico evento. Nell’eucarestia si fa presente questa unità cioè la centralità di Cristo.
{IL prof. Riprende dalla Samaritana, trattata la scorsa volta}

LA PREGHIERA di GESÙ (vedi a pg 164 libro mio)


Nelle lezioni precedenti abbiamo parlato della centralità di Cristo nella liturgia, dell’unità
della persona di Cristo e di come il culto spirituale tocchi ogni dimensione della persona
umana. Ora vedremo come il cristiano trovi questa unità della propria esistenza in cristo e
nella sua preghiera.
La preghiera di Gesù→ divisa in due parti:

1) Gesù preghiera
2) La nuova preghiera dell’eucarestia.

La prima cosa che dobbiamo capire è l’origine della preghiera del Signore che si innesta nella
preghiera sinagogale. La preghiera sinagogale, infatti è basata sull’unione tra liturgia della
parola sinagogale e la preghiera (liturgia) con il sacrificio del tempio.
Cristo non produce una rottura ma riprende la preghiera del suo popolo e la fa sua. Così
nell’origine della preghiera del popolo d’Israele troviamo l’essenza della preghiera cristiana:
infatti il suo fondamento è in un dio che parla personalmente e al quale l’uomo risponde,
parlando e agendo.
{il prof. parla delle sinagoghe in Israele, afferma che sono cristiane, perché dopo la cacciata
degli ebrei da quella zona palestinese è stato distrutto tutto. In queste sinagoghe ritrovate, lì
hanno pregato i giudeo cristiani, prima facevano la liturgia della parola e poi andavano nelle
case a spezzare il pane. Ma questo NON si può DIRE, es. vi hanno trovato dei mosaici, e
poiché gli ebrei non hanno il culto delle immagini,se ne deduce che si tratti di opere di giudeo
cristiani, loro lo negano ma noi sappiamo che sono sinagoghe cristiane}.
Gesù era un uomo di preghiera, lui è in dialogo con il Padre . Cristo a sua volta è entrato in
dialogo con noi per darci la possibilità di dialogare con Dio. Il dialogo è la preghiera ma il
contenuto della preghiera è lui stesso. Lui che ci insegna il “Padre Nostro”.
Pag. 166→”soltanto perché in Dio stesso c’è il Logos (DISCORSO) è possibile un logos
diretto con Dio” . RTZ→ il Logos di Dio diventa: “il fondamento ontologico della preghiera”,
che ci viene resa possibile attraverso l’incarnazione.
RTZ→ la preghiera è nella Chiesa, la preghiera implica sempre un “con”(non isolati, ma con
la Chiesa. Anche quando nasce da un bisogno personale, profondo, dal cuore. È lo SS a
pregare in noi).

GESÙ MAESTRO di PREGHIERA (pag. 167)


Gesù è in continua relazione con il Padre. Lui in tutte le occasioni importanti si ritira in
disparte per stare con il padre, per pregare.

SAMANTA
Gesù stesso, tutta la sua morte è un continuo dialogo, anche la cena è il dialogo che lui ci 15
lascia, lui è relazione, essendo creati a immagine e somiglianza. Lui attraverso la sua , morte
trasformerà questo evento in un atto di amore, una glorificazione del Padre.
Noi per conoscerlo e comprenderlo dobbiamo partecipare alla sua preghiera.
PIETRO a un certo punto rispondendo alla domanda di Gesù:”Voi chi dite che io sia?”fa la
sua professione di fede “Tu sei il Figlio del Dio l’altissimo”
- Da cosa lo capisce?
- Dalla relazione! Lui ha visto l’intimità della relazione di Gesù con il Padre! (dice insegnaci a
pregare). (→anche se nel Getsemani non riescono a pregare).
Altro punto è la comunione con la preghiera di Gesù che include la comunione con tutti!!
- Perché è necessario?
- Perché se ricevo la pienezza dell’amore non mi resta che la pienezza di amare i fratelli. Se io
mi sento amato, AMO!
L’espressioni conciliare (cioè i concili) sono la traduzione in termini teologi filosofici della
relazione di Gesù con il Padre.
Così come quello elaborato nel terzo Concilio di Costantinopoli11 (680-681) , che chiarì
approfondendola, l’unità delle nature affermata dal Concilio de Calcedonia (DeH 300-305) e
chiarì inoltre la questione sulle delle due volontà di Gesù.
- Come si possono conciliare queste due cose?
- Es. nella preghiera, come quella nel Getsemani «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». (Lc 22,42-43)…
- (Mc 14,36) E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però
non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu».
Al secondo punto troviamo→ la nuova preghiera di Gesù. L’eucarestia.
{Il prof. Parla della lavanda dei piedi→ Gesù vuol lavare i piedi a Pietro, ma lui afferma che è
troppo per lui. Ma Gesù risponde che se non gli avesse lavato i piedi non avrebbe avuto parte
con lui.

11
Terzo Concilio di Costantinopoli: ESPOSIZIONE DELLA FEDE
L'Unigenito figlio e verbo di Dio Padre, fattosi uomo, in tutto simile a noi fuorché nel peccato, Cristo, il vero nostro Dio,
predicò apertamente nel Vangelo: Io sono la luce del mondo. Chi mi segue, non camminerà nelle tenebre, ma avrà il lume
della vita (1); e di nuovo: Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace (2). Guidato dunque divinamente da questa celeste
dottrina della pace, il nostro mitissimo imperatore, propugnatore della retta dottrina, avversario dell'errore, convocando
questo nostro universale concilio, ha riunito l'intera compagine della chiesa. Questo santo ecumenico sinodo, dunque,
rigettando l'empio errore che da qualche tempo va serpeggiando, e seguendo senza tentennamenti la retta via segnata dai
santi ed eccellenti padri, approva in tutto, piamente, i cinque santi, ecumenici concili e, cioè, quello dei trecentodiciotto
santi padri, raccoltisi a Nicea contro il folle Ario; dopo di questo, quello di Costantinopoli dei centocinquanta padri
ispirati da Dio, contro Macedonio che impugnava lo Spirito, e l'empio Apollinare; similmente, il primo di Efeso, contro
Nestorio, di mentalità giudaica, dove si radunarono duecento venerabili uomini; quello di Calcedonia, di seicentotrenta
padri divinamente ispirati, contro Eutiche e Dioscoro, odiatori di Dio; e oltre questi, approva anche l'ultimo di essi, il
quinto santo concilio, radunato proprio qui contro Teodoro di Mopsuestia, Origene, Didimo ed Evagrio, e contro le opere
di Teodoreto, che egli scrisse contro i dodici capitoli del celebre Cirillo, e la lettera di Iba che si dice essere stata scritta a
Mari il Persiano. Rinnovando quindi, in tutto, gli immutabili decreti della pietà, e scacciando le profonde dottrine
dell'empietà, anche questo santo ed universale sinodo ispirato da Dio, suggella il simbolo emesso dai trecentodiciotto
padri, e poi confermato dai centocinquanta, dalla mente divinamente ispirata, simbolo che anche gli altri santi concili
accolsero con gioia e confermarono, per estinguere ogni pestifera eresia.
Crediamo in un solo Dio... [seguono i simboli Niceno e Costantinopolitano].

SAMANTA
Gv 13,6 16
6
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello
che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». 8Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i
piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non
solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi
se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti».

- Perché lavare i piedi (la parte più sporca)→ anche se siamo già mondi dal battesimo?
- Cosa può essere paragonato nella messa alla lavanda dei piedi?
- All’inizio quando riconosciamo i nostri peccati, l’atto penitenziale. Tutti i sacramenti sono un
dialogo d’amore, sono relazione.}
Fin dalle origini c’è una disputa su quale sia la forma originaria della Santa Messa, in
relazione all’ultima cena.
Però quello che Gesù ha fatto nell’ultima cena non è la forma (che si è sviluppata nel passare
dei secoli) ma i contenuto. Quella forma odierna di celebrare piano piano cambierà, nel
processo di qualcosa di vivo, è il movimento che ci fa entrare nell’essere di Dio, nell’evento di
Dio che continua a parlare all’uomo sempre in avanti, facendo tesoro di quello che è stato.
L’ultima cena forma il contenuto dogmatico dell’eucarestia.

TRE NOVITÀ:
- Nella compiutezza, nell’unità, nella unicità.
Novità nella compiutezza: Gesù porta a compimento i sacrifici di sostituzione12 come ad
esempio in →Gn22: Abramo che sta per sacrificare il figlio.
1
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose:
«Eccomi!». 2Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria
e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 3Abramo si alzò di buon mattino, sellò
l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio
verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide
quel luogo. 5Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo
fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». 6Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò
sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. 7Isacco si
rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il
fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». 8Abramo rispose: «Dio stesso provvederà
l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt'e due insieme; 9così arrivarono al luogo che
Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose
sull'altare, sopra la legna. 10Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
11
Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!».
12
L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu
temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». 13Allora Abramo alzò gli occhi e vide un
ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto
invece del figlio. 14Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore provvede», perciò oggi si dice: «Sul
monte il Signore provvede». 15Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta

12
«Propiziazione» e «espiazione» hanno più o meno lo stesso significato. È l'opera per la quale Dio
diventa propizio, favorevole all'uomo, la sua ira è stata placata. Nella parola originale «propiziazione»
ha anche il significato di «coprire» (il peccato è stato coperto); infatti il «propiziatorio» era il coperchio
dell'arca del patto.
SAMANTA
16
e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato 17
tuo figlio, il tuo unico figlio, 17io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua
discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si
impadronirà delle città dei nemici. 18Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della
terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
19
Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a
Bersabea.

Oppure: Esodo 12 sacrificio pasquale.

1 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto: 2 «Questo mese sarà per voi l'inizio dei
mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. 3 Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di
questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4 Se la famiglia fosse
troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa,
secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno
può mangiarne. 5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le
pecore o tra le capre 6 e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della
comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. 7 Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due
stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. 8 In quella notte ne mangeranno la
carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 9 Non lo mangerete crudo, né
bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. 10 Non ne dovete far
avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. 11 Ecco in qual
modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È
la pasqua del Signore! 12 In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito
nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!
13 Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre,
non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto. 14 Questo giorno sarà
per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo
celebrerete come un rito perenne.
15 Per sette giorni voi mangerete azzimi.
Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato
dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele.
16 Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra:
durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere
mangiato da ogni persona.
17 Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese
d'Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne. 18 Nel primo
mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla
sera.
19 Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà
eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese. 20 Non mangerete nulla di
lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi».
21 Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: «Andate a procurarvi un capo di bestiame
minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua. 22 Prenderete un fascio di issòpo, lo
intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti con il sangue del
catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. 23 Il Signore passerà per
colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta
SAMANTA
e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire. 24 Voi osserverete questo 18
comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. 25 Quando poi sarete entrati nel
paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. 26 Allora i vostri figli vi
chiederanno: Che significa questo atto di culto? 27 Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il
Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre
case».
Il popolo si inginocchiò e si prostrò.
28 Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad
Aronne; in tal modo essi fecero.
29 A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d'Egitto, dal primogenito del faraone
che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti
del bestiame. 30 Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande
grido scoppiò in Egitto, perché non c'era casa dove non ci fosse un morto!
31 Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: «Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi
e gli Israeliti! Andate a servire il Signore come avete detto. 32 Prendete anche il vostro bestiame e le
vostre greggi, come avete detto, e partite! Benedite anche me!». 33 Gli Egiziani fecero pressione sul
popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: «Stiamo per morire tutti!». 34 Il
popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata, recando sulle spalle le madie avvolte nei
mantelli.
35 Gli Israeliti eseguirono l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d'argento e d'oro e
vesti. 36 Il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i quali annuirono
alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani.
37 Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di
camminare, senza contare i bambini. 38 Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro
e insieme greggi e armenti in gran numero. 39 Fecero cuocere la pasta che avevano portata
dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati
dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio.
40 Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent'anni. 41 Al
termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal
paese d'Egitto. 42 Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d'Egitto. Questa
sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.
43 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve
mangiare.
44 Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare.
45 L'avventizio e il mercenario non ne mangeranno.
46 In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso.
47 Tutta la comunità d'Israele la celebrerà. 48 Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol
celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla
e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare.
49 Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi».
50 Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo
operarono.
51 Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto, ordinati secondo le
loro schiere.

Anche Israele comincia a prendere consapevolezza che il vero sacrificio è la preghiera, un


cuore contrito e umiliato, che muove tutta la persona.
SAMANTA
In Cristo è lui il vero sacrificio, quello del verbo incarnato. →sacrificio della Parola. 19
L’eucarestia attira ogni uomo nell’adorazione di dio. Questa è l’eucarestia, è adorazione, che
ci deve portare a vedere Dio.
Novità nell’unità→ dell’evento liturgico →unito all’evento reale e alla reale presenza.
Le parole di Gesù: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, stessa unità tra morte e
resurrezione di Cristo.
Noi entriamo in un evento che è unico, la vittoria di Cristo sulla morte.
Fate questo in memoria di me→ è un invito a ripetere un evento che rimane sempre lo stesso
ma noi siamo invitati ad entrarvi dentro sempre. La nostra chiamata è poter ripetere quelle
parole, quella morte e resurrezione, allora diveniamo eucarestia vivente.
Unità è il compimento delle promesse che mostra l’unità al quale lui ci fa partecipare.
Attraverso l’incarnazione l’eterno entra nel tempo. Noi attraverso la sua resurrezione che si fa
presente attraverso il pane e il vino = eucarestia, lui riempie questo tempo della sua eternità e
riempiendo questo tempo spacca il limite, dando accesso anche a noi in quella sua vittoria, in
quel suo limite. Attraverso l’eucarestia noi passiamo ad un’altra dimensione, quella del
Risorto dove la sua morte e resurrezione e la sua presenza diventa un tutt’uno.
Vangelo di Giovanni cap. 3→
2E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio
dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il
mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia
la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il
mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è
già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Perché noi nel vederlo possiamo riconoscerlo, anche dalla croce.


Il prof. Parla di Genesi, di Eva che non centra il bersaglio!! Ecco il peccato di Eva, albero al
centro.
È molto difficile l’atto penitenziale, perché riconosce: come Re Davide nonostante i sui
peccati, riconosce il suo peccato. Dio vuole che noi riconosciamo chi siamo.
Più abbonda il peccato più sovrabbonda la grazia.
Perché i peccatori si stupiscano dell’amore.

La prox lez → eucarestia e collètta.

SAMANTA
LEZ 4 20
IL prof. Parla del Vangelo di oggi cioè il vangelo di Luca al cap 19→ I DISCEPOLI DI
EMMAUS
I Discepoli sono tristi e hanno paura dopo la morte in croce del loro maestro.
Cammina con loro, spiega loro le scritture.
“Resta con noi Signore..” → e Lui RESTA con loro nello spezzare il pane e, anche noi lo
abbiamo con noi durante l’eucarestia, nei sacramenti.
Il peccato è uguale a fuggire, è mancare alla nostra propria vita.
La nostra fede non deve essere relazionata solo al “fare”. Es. “sono stato a messa ho fatto
tutto..”
Peccare è invece tutto ciò che non faccio.

LA NUOVA PREGHIERA DI GESÙ: L’EUCARESTIA

Pag. →174→Cristo istituendo l’Eucarestia nella cornice dell’ultima cena, volle manifestare
qualcosa che andava oltre la cena stessa. Egli mise in relazione la sua morte e la cena pasquale
per mostrare come avrebbe trasformato la morte in un atto d’amore.
kenosi
La lavanda dei piedi anticipa e manifesta ciò che Gesù sta per compiere.
Egli si spoglia, si abbassa e lava ciò che rimane sempre sporco nell’uomo, introducendolo
nella dimensione più alta dell’amore: il perdono. Così stravolge il senso della cena sacrificale,
elevandola a dono d’amore.
→ Nel secolo scorso, disputa riguardante la forma originaria della messa, molti autori
evidenziano l’importanza della forma di convito nella celebrazione, perdendo di vista però che
la forma non è semplicemente una manifestazione esteriore ma indissolubilmente legata al
contenuto.
Per comprendere la sostanza dell’evento eucaristico è necessario custodire l’unità tra
contenuto e forma, infatti l’azione eucaristica di Gesù si è svolta nel contesto dell’ultima cena,
“quel che fa il Signore è un NOVUM che viene inserito nel vecchio contesto, quello della cena
rituale giudaica”.
La vera comprensione della celebrazione si ottiene mantenendo la cornice in cui essa è nata,
inserendovi però la novità che Cristo porta con sé.
Pag. 176→Per questo motivo è necessario custodire l’unità tra la liturgia e della Parola e la
“forma del pasto-sacrificio”, infatti: “Eucarestia significa sia dono della Communio in cui il
Signore diventa cibo per noi, sia il sacrificio di Gesù Cristo che ha pronunciato il suo sì
trinitario al Padre nel sì della croce ed ha conciliato tutti noi con il Padre nel sì della croce ed
ha riconciliato tutti noi con il Padre in questo “sacrificio”.
Pag. 178→ il Logos divenuto carne rende possibile alla nostra carne di entrare nella più intima
e totale relazione con Dio: “ora il Logos non è più ‘mero’ senso dietro e sopra le cose[…] Ora
la ‘Parola’ non è più solo rappresentanza di qualcos’altro, di qualcosa di corporeo; ora
nell’autodonazione di Gesù sulla croce, essa è ricongiunta a tutta la realtà della vita e della
sofferenza dell’uomo”. Perciò l’Eucarestia che ci introduce nella preghiera di Cristo, attira

SAMANTA
ogni uomo nell’adorazione di Dio, squarciando definitivamente quel velo che ci separava da 21
Lui e donandoci la conoscenza del suo volto.
NOVITÀ NELL’UNITÀ

Pag. 181→le parole dette da Gesù: “Questo è il mio corpo”, “Questo è il mio sangue”→ il
valore di queste parole non è raggiungibile nella loro singolarità, ma nella loro relazione,
ovvero nell’unità dei tre livelli essenziali del culto cristiano:
1) Piano liturgico
2) Evento reale
3) Reale presenza

Quelle parole non sono parole vuote o ferme nel tempo, hanno una vivacità e “si mantengono
creative nel fluire nel tempo … per questo sono parole vive e la loro vita è dovuta al loro
essere in relazione.
In esse Cristo si manifesta come Colui che è il vero e definitivo sacrificio.
Così nella TRIADE: parola - morte – resurrezione, si comprende la vera origine
dell’Eucarestia, che la tradizione cristiana chiama MISTERO PASQUALE: “ ci fa intuire
qualcosa del Dio Trinità”.
“Il dono del Signore non è una forma fissa ma una realtà vivente, aperta alla crescita storica ..”

NOVITÀ NELL’UNICITÀ

Pag. 183→ questo terzo aspetto, questa novità trova la sua ragione nell’ordine, dato da Gesù
agli apostoli, di ripetere ciò che Egli stava compiendo Certamente non fu un invito a ripetere
la cena pasquale, che è una festa annuale, MA si riferisce alla novità che egli ci dona, il dono
di se stesso, che egli ha istituito al centro dell’antico contesto della liturgia di Israele.
- In cosa consiste dunque rispetto al comando, la novità del dono?
- Rispondendo a questa domanda si entra nella novità che il concetto di tempo assume ella
celebrazione cristiana, sia rispetto al giorno in cui si svolge la celebrazione cristiana, sia
rispetto al giorno in cui si svolge la celebrazione cristiana, sia rispetto al giorno in cui si
svolge la celebrazione, sia rispetto al fatto che essa si ripeta.
Anche se tutto il Mistero Pasquale è situato nella cornice della Pasqua Ebraica, Cristo porta in
sé una novità che traspare dal suo continuo apparire ai discepoli, dopo la resurrezione, sempre
di DOMENICA.
Proprio per questo la celebrazione cristiana si definisce già da subito, come una festa che si
ripete settimanalmente e non annualmente come la Pasqua Ebraica.
L’apparire di Cristo è ciò che introduce i discepoli nella novità del tempo del Risorto e questo
dà una scansione diversa a tutta la dimensione temporale, che apre un orizzonte esperienziale
completamente nuovo, nel quale il cristiano vive la propria vita a partire dalla Domenica, dalla
Resurrezione.
Pag.185→ con le parole dell’ultima cena, Egli trasforma a Sua morte in parole e così in
PREGHIERA. Così, nella celebrazione eucaristica, il sacrificio-parola prende il posto dell’atto
del sacrificio: è più di un discorso, è ACTIO nel senso più elevato perché, tramite la ORATIO,

SAMANTA
dà spazio all’ACTIO DIVINA.. ogni aspetto della liturgia vive dunque di questa unità, tra ciò 22
che è umano e ciò che è divino, donata ella persona di Gesù.

Pag.185 UNITÀ e NOVITÀ →due parole centrali. Il NUOVO è un principio, un’origine, è


un cominciare. Nella dimensione esistenziale dell’uomo, parlare di novità è ricondurre alla
domanda, di Nicodemo:
- È possibile rinascere?
- La risposta della fede è Sì!
In Cristo tutto può rinascere. L’uomo, in Dio, ridiventa UNO, non più diviso in se stesso,
capace di amare perché ha ricevuto amore.
- Dove se non nell’Eucarestia siamo introdotti in questa realtà?
- L’atto penitenziale con cui inizia la celebrazione eucaristica è un atto di conversione, un
ingresso nella novità, un ripartire per vivere la relazione con Dio.

ORA COMINCIA LA PARTE ECCLESIOLOGICA


Pag. 186→ECCLESIOLOGIA EUCARISTICA

Dopo avere presentato la visione cristologico-liturgica, ora è necessario parlare della visione
ecclesiologico-eucaristica per comprendere come l’esperienza dell’amore adorante sveli
l’unità tra Gesù e la Chiesa. È Gesù stesso che trasformando la sua morte in un atto di amore
e rendendosi comunicabile ci costituisce parte del suo popolo, ovvero Chiesa.
La preghiera diventa ponte tra Cristo e il popolo di Dio. Nel Decreto sul Ministero e sulla vita
sacerdotale del CV2, la celebrazione eucaristica viene chiamata SYNAXIS.
→sinassi (dal gr. σύναξις; lat. Collècta, riunire, raccogliersi..)
La riunione dei fedeli per ascoltare la lettura dei libri sacri o per celebrare l’Eucaristia; il
termine è usato prevalentemente come sinonimo di celebrazione eucaristica nella liturgia
cristiana dei primi secoli.
J. R. → afferma che l’esteriorità della chiesa, cioè ciò che si vede, si basa sul suo interiore,
essenza di cui essa vive e che al livello esteriore si manifesta.
La vita della Chiesa si fonda in cristo, ma poiché non è possibile parlare di Cristo senza il
riferimento al padre e allo Spirito Santo, appare evidente che il punto chiave nella
comprensione della Chiesa, in questa sua UNITÀ, è la stessa Trinità: “il discorso sulla Chiesa
è il discorso su Dio”.
ECCLESIA→ ricorda anche l’adunanza del popolo di Israele. (anche il popolo in Grecia)
1) Essere in ascolto della Parola
2) Radunarsi attorno al Tempio
Quindi ecclesia ha una doppia valenza.
È importante radunarsi attorno al tempio per Israele perché ne dimostra l’elezione e il segno
dell’alleanza nello stare vicino all’arca. È la loro identità di popolo.
E per noi cristiani è la stessa cosa, ci dà identità nel nostro radunarsi in chiesa e restare in
Cristo attraverso l’eucarestia, sperimentare che Cristo è risorto.
analogia arca dell'alleanza e tabernacolo

SAMANTA
PRIMO PUNTO RIGUARDA L’ECCLESIOLOGIA 23

IL SECONDO PUNTO: (Corrisponde al cap. 5)


UNITÀ CHIESA- EUCARESTIA NEGLI SCRITTI DEI PADRI. Pag. 189

Per comprendere il concetto di Chiesa in quanto comunità eucaristica dobbiamo addentrarci


nella tradizione dei Padri:
Il primo che incontreremo è TERTULLIANO:13
il quale parte dal presupposto che il corpo sia la veste dell’uomo e che nell’incarnazione Cristo
avendo assunto questa veste sia divenuto Egli stesso veste dell’uomo. E in tal senso
riprendendo San Paolo, egli associa la nuova veste al battesimo.
Il passaggio successivo per Tertulliano consiste nel chiedersi come questo rivestirsi di Cristo
divenga visibile nella Chiesa.
Per Tertulliano L’ UNITÀ INTERNA ed ESTERNA della chiesa dipende dalla santità dei suoi
membri che nella comunione al banchetto eucaristico trova la sua realizzazione. La comunione
ecclesiale è comunione eucaristica.

- C’è un legame tra Corpus Christi e la chiesa, dove lo trovo?


- Nella Chiesa! Nella vita dei cristiani. Se noi viviamo nella santità si percepisce questa realtà.
- Che cosa è la santità? È stare con Cristo! Non solo seguirlo è stare con Lui è partecipare alla
sua santità.
Perché Gesù dice “fate questo in memoria di me?”→ ha un doppio aspetto e cioè, siamo
chiamati a fare questo, ripetere quelle parole e questi gesti (atto d’amore) che devi dare anche

13
Quinto Settimio Fiorente Tertulliano (in latino: Quintus Septimius Florens Tertullianus; Cartagine, 155 circa –
230 circa) , conosciuto semplicemente come Tertulliano, è stato uno scrittore romano e apologeta cristiano, fra i
più celebri del suo tempo. Negli ultimi anni della sua vita entrò in contatto con alcune sette ritenute eretiche, come
quella riconducibile al prete Montano; per questo motivo fu l'unico apologeta cristiano antico, insieme ad Origene
Adamantio, a non ottenere il titolo di Padre della Chiesa. Tertulliano nacque a Cartagine verso la metà del II secolo
(intorno al 155) da genitori pagani (patre centurione proconsulari[2], figlio di un centurione proconsolare) e, dopo
essere stato verosimilmente iniziato ai misteri di Mitra, compì gli studi di retorica e diritto nelle scuole tradizionali
imparando il greco. Visse durante l'impero di Settimio Severo e Caracalla.
Dopo aver esercitato la professione di avvocato dapprima in Africa e in seguito a Roma, ritornò nella città natale e
probabilmente verso il 195, dopo una giovinezza dissipata, si convertì al cristianesimo, attratto forse dall'esempio
dei martiri (Cfr. Apol. 50,15; Ad Scap. 5,4) Nel 197 scrisse la sua prima opera, Ad nationes ("Ai pagani").
È il primo teologo sistematico di lingua latina.
Importantissima risulta storicamente e dogmaticamente la sua opera De praescriptione haereticorum, in cui egli
giunge alla conclusione fondamentale che è inutile disputare con gli eretici sulla base della Scrittura, poiché essi
continueranno a loro volta a fare lo stesso. La regula fidei contiene l'interpretazione autorevole della Scrittura ed
essa è trasmessa integralmente e fedelmente solo dove sussiste la successione apostolica, cioè dai vescovi legittimi,
appartenenti all'unica Chiesa cattolica e ortodossa. Ruolo primaziale nella conservazione dell'autentico deposito
della fede lo ha la sede vescovile di Roma.
Presi gli ordini sacerdotali, adottò posizioni religiose molto intransigenti e nel 213 aderì alla setta religiosa dei
montanisti, nota proprio per la sua intransigenza e il suo fanatismo[3]. Anche nel periodo montanista, per Tertulliano
la Chiesa è sempre "Madre".
Negli ultimi anni della sua vita abbandonò il gruppo per fondarne uno nuovo, quello dei tertullianisti. Quest'ultima
setta era ancora esistente all'epoca di sant'Agostino, che riferisce di averla fatta rientrare nell'alveo dell'ortodossia.
Le ultime notizie che si possiedono su Tertulliano risalgono al 220. La sua morte si data dopo il 230.

SAMANTA
se non vuoi e, l’unico modo, è nutrirti della vita (eucarestia). Quindi mi nutro di vita e offro la 24
vita.
Tertulliano dice che “la salvezza è vivere nell’immagine di Cristo e in unità con la Chiesa”
Tertulliano dà molta importanza alla scomunica in relazione però della PAX cioè di poter
tornare alla comunione, perché se vive il peccato si separa.
E sempre nelle orazioni punto 4→ dacci oggi il nostro pane quotidiano→ cioè pane eucaristico
ed essere in comunione con la chiesa.

Pag. 192→CIPRIANO14: (molto significativo per Agostino soprattutto per la sua visione
ecclesiologica).
Questi, sulla scia di Tertulliano offre due immagini per spigare il concetto giuridico della
Chiesa:
“ MATER ECCLESIA” e “FRATERNITAS”.
Parla della comunione della Chiesa.
La Madre Chiesa ti partorisce attraverso le acque del battesimo e li guida e accompagna
adempiendo il suo essere ministeriale attraverso la figura del Vescovo.
La fraternità ne sottolinea l’aspetto di comunione con la chiesa che si concretizza con→
→l’eucarestia.
Si evidenzia una gerarchi in verticale e una in orizzontale:
Dove c’è il Vescovo c’è lo Spirito e lì sta la comunione = uno Spirito un Corpo che si vive
nell’Eucarestia = un pane un calice.
Sempre Cipriano commentando il 4 punto del “Padre Nostro”→ è una esplicita richiesta a
rimanere in comunione con la Chiesa. E l’eucarestia appare come sacramento di unità.

14
Tascio Cecilio Cipriano (in latino: Thascius Caecilius Cyprianus; Cartagine, 210 – Sesti, 14 settembre 258) è
stato un vescovo e scrittore romano, vescovo di Cartagine e martire, venerato come santo e Padre della Chiesa dalla
Chiesa cristiana. Da pagano a Vescovo di Cartagine La data di nascita ed i particolari della sua gioventù sono
ignoti. Ai tempi della sua conversione, probabilmente, aveva passato la mezza età. Fu un famoso oratore,
possedeva una considerevole ricchezza e verosimilmente rivestiva una posizione di prestigio nella città di
Cartagine. Dalla sua biografia, scritta dal diacono Ponzio, si evince che i suoi modi erano dignitosi, ma non severi,
e affettuosi, ma senza cadere nelle effusioni. Il suo dono per l'eloquenza è evidente nelle sue opere. Non era un
pensatore, un filosofo o un teologo, ma soprattutto un uomo di mondo dalle grandi energie e dal carattere
impetuoso. La sua conversione si deve ad un anziano presbitero chiamato Ceciliano, con il quale sembra fosse
andato a vivere. Ceciliano, in punto di morte, affidò a Cipriano la cura della moglie e della famiglia. Quando era
ancora un semplice catecumeno, il santo decise di vivere in castità e di dare la maggior parte dei suoi redditi ai
poveri. Vendette tutte le sue proprietà, compresi i giardini che possedeva a Cartagine, che gli furono restituiti [1],
dopo essere stati riacquistati dai suoi amici; tuttavia, egli li avrebbe rivenduti, se solo la persecuzione non lo avesse
reso imprudente. Il suo battesimo, probabilmente, ebbe luogo il 18 aprile 246, vigilia di Pasqua. Cipriano era
certamente solo un recente convertito quando fu acclamato vescovo di Cartagine nel 248 o all'inizio del 249, ma
aveva rivestito tutti i gradi del ministero. Nonostante avesse rifiutato la carica, il popolo lo costrinse ad accettarla.
Tuttavia ci fu una minoranza che si oppose alla sua elezione, compresi cinque presbiteri, che rimasero suoi nemici;
comunque Cipriano narrava che era stato ben scelto "dopo il giudizio divino, con il voto del popolo ed il consenso
dei vescovi".

SAMANTA
Sempre Cipriano nell’epistola 63→ si parla dell’acqua che devi mettere nel vino, parla ancora 25
dell’unità: “l’unione tra il vino e l’acqua nel calice, sta a significare l’unità tra Cristo e il
popolo dei battezzati”.

Pag.193→AGOSTINO15:
il concetto eucaristico di Chiesa, presente in Tertulliano e in Cipriano, raggiunge la sua
espressione più alta e completa nel pensiero di sant’Agostino.
La sua riflessione muove dalla necessità di chiarire il valore del culto cristiano nella disputa
con il paganesimo (Romani), a seguito della caduta di Roma sotto i Goti di Alarico nel 410.
Questo evento aveva provocato il desiderio, nei pagani, di un ritorno al culto sacrificale, il cui
abbandono era ritenuto la causa della rovina della città, la ripresa all’antico culto degli dei era
vista come necessaria per ripristinare la perduta felicità,“beatitudo”.
I pagani volavano riprendere i loro sacrifici come sorta di beatitudine, in antitesi Agostino dice
che l’unico modo per ma allo stesso tempo l’uomo si imbatte nell’incapacità di entrare in
questo rapporto a causa del peccato. Essere felici è trovare la comunione con Dio.
L’incapacità è data dal peccato. Per questo motivo l’uomo ha bisogno di un mediatore, di
qualcuno che abbia qualcosa in comune con Dio e con gli uomini, che lo purifichi e gli
permetta la comunione con Dio.
La mediazione tra uomo e Dio è Cristo che si fa sacrificio e si rende comunicabile.
- Com’è possibile per l’uomo giungere a questo retto culto?
- Per fare questo Agostino si serve della riflessione dei Padri della Chiesa, in particolare di
prende Ilario e Crisostomo, entrambi hanno come punto di partenza la dottrina “Assumptio
Hominis”→ nell’incarnazione Cristo ha assunto tutta l’umanità, tutto il genere umano,
rendendo possibile la propria unione con l’intera umanità.
- Cosa significa?
- È la sua unione con noi. Attraverso l’amore per il prossimo e attraverso l’eucarestia.
La chiesa dunque è una comunità di amore unita in Cristo che si è fatto prossimo. L’essere
corpo di Cristo è essere uniti, tutt’uno nel sacramento (per Ilario).

CRISOSTOMO16 parla di due piani della doppia corporalità di Cristo, corpo storico e corpo di
Cristo Chiesa: tra i due fa da intermediario IL PANE EUCARISTICO.

15
Aurelio Agostino d'Ippona (in latino: Aurelius Augustinus Hipponensis; Tagaste, 13 novembre 354 – Ippona, 28
agosto 430) è stato un filosofo, vescovo e teologo berbero con cittadinanza romana. Conosciuto come sant'Agostino, è
Padre, dottore e santo della Chiesa cattolica, detto anche Doctor Gratiae ("Dottore della Grazia"). È stato definito «il
massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto».
Se le Confessioni sono la sua opera più celebre, si segnala per importanza, nella vastissima produzione agostiniana, La
città di Dio.
16
Giovanni Crisostomo, o Giovanni d'Antiochia (Antiochia, 344/354 – Comana Pontica, 14 settembre 407), è stato un
arcivescovo e teologo bizantino.
Fu il secondo Patriarca di Costantinopoli. È commemorato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa e
venerato dalla Chiesa copta; è uno dei 36 Dottori della Chiesa.
La sua eloquenza, le sue doti retoriche nell'omiletica gli valsero l'epiteto Crisostomo (in greco antico: χρυσόστομος,
chrysóstomos), letteralmente «bocca d'oro». Il suo zelo e il suo rigore furono causa di forti opposizioni alla sua persona.
SAMANTA
1) il suo corpo nell’eucarestia 26
2) la Chiesa
Attraverso l’eucarestia Dio ha trovato il modo per mettere in relazione l’uomo con lui, cioè
attraverso Cristo. (il Cristo storico è presente nell’eucarestia).
Agostino dice che è lo Spirito che porta all’unità, così come lo Spirito Santo è communio di
padre e Figlio. Cristo vero sacrificio in tre livelli:
1) Cristo corpo → Christi-corpus
2) Cristo nella carità →Christi-caritas
3) Cristo eucarestia →sacramentum corporis
Il punto di partenza è sempre come l’uomo possa arrivare al vero culto? Ossia come
possa partecipare al sacrificio di Cristo.
Attraverso l’eucarestia che diventa anche un modo di vivere. La mia vita diventa vero culto.
{vedi ancora racconto della samaritana:
- “dove dobbiamo pregare?”
- “IN SPIRITO E VERITÀ!”}

Attraverso l’unione col corpo di Cristo siamo in comunione con lo Spirito ed anche in unità
con la Chiesa. È nella caritas riversata nei cuori umani, che si passa dal singolo all’umanità.
Dove è lo Spirito c’è il corpo e dove è il corpo c’è lo Spirito.
La vera Chiesa è comunità eucaristica che scaturisce dall’incontro con Cristo eucarestia.
La Chiesa non è qualcosa di staccato ma è ciò che celebriamo la domenica. S
Sacrosantum Concilium→ “la Chiesa è fonte e culmine dell’eucarestia”. (altrimenti sarebbe
un’associazione).
Per Agostino, la Chiesa visibile ed Eucarestia sono sinonimi.

FINE PRIMA PARTE DELLA LEZ 4.

Scrisse delle omelie antigiudaiche utilizzate nei secoli come pretesto per le discriminazioni e persecuzioni contro gli
ebrei. Dovette subire un esilio e durante un trasferimento morì.
Come filosofo e teologo, Giovanni è poco originale ma riecheggia - e trasferisce efficacemente nell'omiletica - temi
della tradizione patristica greca e soprattutto della scuola antiochena. La sua personalità è quella di un uomo innamorato
della morale, vissuta come "amore in atto", desideroso di riformare la vita cristiana, secondo l'ideale delle primitive
comunità cristiane concepite nello schema del cenobitismo.

SAMANTA
LEZ 5 27
{Il prof. Parte dal Vangelo di domenica, in cui si parla di Tommaso.
Domanda:
- Gesù è apparso la prima volta quando Tommaso non era presente, forse Gesù ha voluto così?
C’è un motivo?
- Forse Cristo voleva apparire per la prima volta di proposito quando Tommaso non c’era?
- Forse!}

Andare alla messa è prima di tutto un rapporto di intimità con Cristo.


Trovare unità con Dio porta alla mia unità, che mi porta all’unità con i fratelli.
Cristologia ed Ecclesiologia, unità con Cristo e con gli altri, con la Chiesa.
Che cosa è la Chiesa?
Partendo dai Padri della Chiesa, che intendono rispondere allo stesso interrogativo.
Il prof. Riprende i punti trattati nell’ultima lezione: Tertulliano, Crisostomo, Agostino (fa un
po’ la sintesi della prima parte trattata nell’ultima lezione).
UNITÀ
Oggi ci parla del primo punto: (pag. 198)
ORIGINE DELLA NUOVA COMUNITÀ E DEL NUOVO CULTO
- Qual è l’essenza della chiesa, come lo si vedeva nella prima comunità cristiana?
- I Padri della videro nella comunità quel nuovo popolo di Dio che nasce e cresce nel vivere il
proprio culto.

Nell’opera di Gesù:
alcune azioni di Gesù evidenziano una chiara intenzione di ricostruire il popolo di Israele,
dando forma a un nuovo popolo di Dio: Nuovo Israele = i Dodici.
Dopo il tradimento di Giuda, arriva Mattia.
Poi l’attribuirsi il titolo “Figlio dell’uomo”, inoltre con Pietro lo vuole portare a Cesarea di
Filippo→ vuol affidargli il potere di legare e sciogliere sulla terra.

SAMANTA
28
{Cesareo di Filippo, luogo pieno di templi.
Lì Gesù fa la domanda ai discepoli:
- “Chi dice la gente che io sia?”
- “E voi chi dite che io sia?”

Mt 16,13-20
In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli:
«La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il
Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che
io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli
disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato,
ma il Padre mio che è nei cieli. 18
E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi
non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai
sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
20
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Il prof. Parla ancora dello Yom Kippur, giorno del perdono, festa delle capanne. In cui Dio
può essere nominato per il perdono di tutti i peccati, MA Dio può essere nominato solo dal
sommo sacerdote, ecco che Gesù sta istituendo Pietro come NUOVO SOMMO
SACERDOTE, come si evince dal testo di Mt 17 (6 gg dopo)→ sul monte Tabor,
trasfigurazione, prepariamo tre tende.. tutto questo..come consolazione.
1
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in
disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e
le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che
conversavano con lui. 4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi
restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava
ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce
che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
6
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma
Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8Sollevando gli occhi non videro
più nessuno, se non Gesù solo.
Domanda su Elia
9
E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa
visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

Poi riprende dal gg della Pasqua:


prima il tradimento di Pietro davanti alla brace nel pretorio, il Vangelo di Luca cita questi
termini solo per due volte, ed è come se Gesù preparasse il luogo in cui Pietro lo tradirà, ed è
proprio in quel luogo che allo stesso tempo manifesta il suo amore.
Cristo rimane con noi nell’eucarestia, lui che nella Pasqua diviene il nuovo agnello.

SAMANTA
QUINDI: 29
• I Dodici
• l’attribuirsi il titolo ‘Figlio dell’uomo’ (tale titolo, tratto da Daniele 7, è associato alla
visione del popolo di Dio negli ultimi tempi: attribuendo a se stesso questa espressione
simbolica, “Gesù si qualifica anche implicitamente come creatore e Signore di questo nuovo
popolo, e tutta la sua esistenza è rapportata alla Chiesa)
• dare a Pietro il potere di legare e slegare
• l’eucarestia→ Pasqua→ celebrazione ultima cena (che dice: il suo legame con la Pasqua
Giudaica, l’ultima cena mostra l’intenzione di Cristo di diventare egli stesso l’agnello
pasquale facendo di questa cena il centro e il fondamento del nuovo culto e il vero luogo
d’unione del nuovo popolo di Dio.

Pag. 200 del libro (mie copie).


L’ Eucarestia è così il luogo di unione con Cristo nel quale la Chiesa trova la sua essenza.
Pag. 201→Il termine ἐκκλησία, ekklēsía→ deriva dalla radice Veterotestamentaria
“QAHAL”→nell’A.T. = “assemblea del popolo”. εκ-καλήω
Per Israele questa concezione di assemblea deriva dall’adunanza al Sinai, dove il popolo aveva
ricevuto la propria identità.
Dopo la dispersione dell’esilio il popolo ritrova identità nell’essere assemblea. Proprio perché
il radunarsi li fa rinascere come popolo, restituendo loro l’identità perduta, questo essere
insieme acquista una valenza di speranza futura, un carattere sempre più escatologico.
Per questo motivo, la scelta della nascente comunità cristiana di chiamarsi ekklesia mostra
anzitutto che essa intendeva il suo essere assemblea e l’ascolto della PAROLA come luogo di
realizzazione di se stessa.
Da questo si evince l’autodefinirsi della prima comunità cristiana come nuovo popolo di
Dio:”essa interpreta come l’adunanza, l’assemblea dell’Israele definitivo …”
J. R. ne sottolinea una triplice graduatoria di significati del termine ekklesia:
1) assemblea del culto
2) la comunità locale
3) la comunità universale
Questi tre significati sono legati tra loro e mostrano anzitutto la totalità unitaria.
{Unità della Chiesa→ l’assemblea del culto – la comunità locale – chiesa universale
Anche durante la messa noi preghiamo per:
Assemblea del culto = noi
Chiesa locale = Vescovo
Chiesa universale = Papa
Chiesa celeste = defunti
Ecc. e per tutte le altre chiese.
Così abbiamo visto i Padri e l’origine delle prime comunità cristiane.
Sinagoga, sinagoghé = Stare insieme che dà l’identità di popolo.}
J. R. →Essi non hanno più bisogno di un tempio geograficamente unico, né hanno bisogno
dell’unità della discendenza e del sangue, poiché possiedono una unità più profonda:
SAMANTA
l’unità dell’unico pane, attraverso il quale il Signore li unisce tra loro e con se stesso; l’unità 30
dell’unica Parola, in cui l’unico Spirito del Signore testimonia in essi…
in questa prospettiva si potrebbe perciò definire brevemente la Chiesa come Popolo di Dio in
forza del corpo di Cristo.

L’EUCARESTIA COME CUORE DELL’UNITÀ. (pag. 202)


Dal Vangelo di Luca si evidenzia una concezione di Chiesa fondamentalmente:
pneumatologica, dinamica e liturgica.
Nasce dallo Spirito Santo. (per questo è viva e trova espressione nella celebrazione liturgica).
pag 203 del mio libro
Unità chiesa, episcopato e missionarietà.
Negli Atti degli Apostoli si trova il punto centrale della testimonianza postpasquale sulla
Chiesa.
Unità della Chiesa → Atti 1,13-14/ 2,1-13/2,42
Stiamo cercando di capire quale considerazione ha la chiesa delle origini ha di sé.
La chiesa delle origini si vede come UNITA’, nella preghiera = liturgia, come ricorda il primo
brano è presente anche Maria, che rappresenta proprio l’unità della Chiesa, (è Colei che
intercede per noi).
Atti 1,13-14

13 Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea,
Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. 14 Tutti
questi erano assidui e concordi nella preghiera (= LITURGIA), insieme con alcune donne e con
Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

Ogni particolare di questo brano, il luogo dell’incontro, la presenza di Pietro e Maria fra i
discepoli, il loro stare insieme, mostra la nuova comunità, la vera QAHAL, che trova l’unità
nella preghiera.
Il secondo brano Lucano, At 2,1-13

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.
2 Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la
casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su
ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue
come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto
quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria
lingua. 7 Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse
tutti Galilei? 8 E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti,
Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,
10 della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di
Roma, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere
di Dio». 12 Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa questo?». 13 Altri
invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto».

SAMANTA
È il racconto della Pentecoste la MATRICE Pneumatologica della Chiesa, che mostra 31
l’originaria unità e universalità.
“per prima è esistita l’unica Chiesa che parla in tutte le lingue = ecclesia universalis. La quale
genera poi le chiese nei luoghi più diversi, MA che sono TUTTE sempre attuazioni della
SOLA e UNICA CHIESA.

Il terzo brano è At 2, 42
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella
frazione del pane e nelle preghiere. κοινονία
Questo testo pone l’unità come caratteristica fondamentale della comunità ecclesiastica. Non a
caso l’evangelista Luca mette il termina KOINONIA tra i concetti”insegnamento degli
Apostoli” e nello “spezzare il pane”.

Nella lettera ai Galati, Paolo; che pure aveva ricevuto una chiamata personalmente da cristo,
sottolinea l’importanza della comunione apostolica, come si legge in: Gal 2,9
“e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne,
diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i
pagani ed essi verso i circoncisi.”

In questo modo il suo agire è posto in continuità con la tradizione della Chiesa degli Apostoli.
Allo stesso modo le collette fatte in favore della Chiesa di Gerusalemme, esprimono quella
comunione di tutta la Chiesa che si ripercuote anche a livello sociale.
J. R. → “la comunione in e al corpo di cristo significa comunione reciproca”.
In questo senso esse costituiscono però: “un riconoscimento dell’importanza storico-salvifica
di Gerusalemme come centro dell’unità e punto focale della storia di salvezza”.
In ebraico il termine KOINONIA = comunione cooperativa. Questo termine ebbe
un’evoluzione fino a significare il gruppo di persone riunite nella cena di Pasqua.
Ecco perché J. R. afferma che la Chiesa è CHABURAH di Cristo, cioè comunione con la Sua
Parola, è l’essere in comunione con tutto il mistero Pasquale.
Pag. 209
Per comprendere quale sia il nesso tra Chiesa Universale e Chiesa locale dobbiamo tornare
all’origine della Chiesa, alla sua vocazione missionaria: “andate dunque e fate discepoli tutti i
popoli, battezzandoli nel nome del Padre del Figlio e dello spirito Santo” (Mt 28,199.
È in questa chiamata che si trova l’identità, in questo ordine: Chiesa Universale- Chiesa
locale, in cui si collocano le figure del Vescovo, in quanto successori degli Apostoli, e
rappresentano l’unità tra Chiesa Locale e Chiesa universale. Chi è in comunione con il proprio
Vescovo è in comunione con l’intera e unica Chiesa di Gesù Cristo. I Vescovi sono in
comunione con il Papa (Pietro).

Pag. 210

FINE PRIMA PARTE DELLA LEZIONE


SAMANTA
LEZ. 6 32

→ Domanda: per poter parlare di teologia liturgica, di liturgia, dobbiamo basarci sul suo
fondamento → CRISTOLOGIA ED ECCLESIOLOGIA.
- Che cosa è la liturgia?
- Anzitutto non dobbiamo pensarla legata solo ai riti; ma è espressione della nostra
fede (es. portare da mangiare ai poveri, è carità che scaturisce dal mio incontro col
Signore) la celebrazione eucaristica della domenica deve accompagnarci tutta la
settimana.
Il tempo di Pasqua è un tempo in cui Gesù appare, si vuol fare vedere!

Atti 1,13-14

13 Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni,
Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo
Zelòta e Giuda di Giacomo. 14 Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme
con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

Nella mia relazione con Cristo trovo la relazione con glia altri.
Atti 2,1-13

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.
2 Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la
casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su
ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue
come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto
quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria
lingua. 7 Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse
tutti Galilei? 8 E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti,
Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,
10 della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di
Roma, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere
di Dio». 12 Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa questo?». 13 Altri
invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto».

LA CHIESA UNIVERSALE è la prima ad essere suscitata dallo Spirito Santo da lì poi


vengono le chiese particolari.
La radice è sempre l’UNITÀ, nasce quindi la chiesa universale.

SAMANTA
Atti 2,1-42 33

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.
2 Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la
casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su
ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue
come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto
quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria
lingua. 7 Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse
tutti Galilei? 8 E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti,
Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,
10 della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di
Roma, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere
di Dio». 12 Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa questo?». 13 Altri
invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto».
14 Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: «Uomini di Giudea, e
voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole:
15 Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino.
16 Accade invece quello che predisse il profeta Gioele:
17 Negli ultimi giorni, dice il Signore,
Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona;
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.
18 E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi
profeteranno.
19 Farò prodigi in alto nel cielo
e segni in basso sulla terra,
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
20 Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e splendido.
21 Allora chiunque invocherà il nome del Signore
sarà salvato.
22 Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di
voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi
ben sapete -, 23 dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi,
voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. 24 Ma Dio lo ha risuscitato,
sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
25 Dice infatti Davide a suo riguardo:
Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.
26 Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua;
ed anche la mia carne riposerà nella speranza,
27 perché tu non abbandonerai l'anima mia negli inferi,
SAMANTA
né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. 34
28 Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza.
29 Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e
la sua tomba è ancora oggi fra noi. 30 Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato
solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, 31 previde la risurrezione di Cristo e ne
parlò:
questi non fu abbandonato negli inferi,
né la sua carne vide corruzione.
32 Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. 33 Innalzato pertanto alla destra
di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come
voi stessi potete vedere e udire. 34 Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice:
Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
35 finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi.
36 Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel
Gesù che voi avete crocifisso!».
37 All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che
cosa dobbiamo fare, fratelli?». 38 E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel
nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.
39 Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne
chiamerà il Signore Dio nostro». 40 Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi
da questa generazione perversa». 41 Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e
quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.
42 Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione
del pane e nelle preghiere.

Punti fondamentali:

- NELL’ INSEGNAMENTO degli Apostoli


- Nella comunione
- Nello spezzare il pane
- Nelle preghiere.

Mette al 2° posto la comunione.


La KOINONIA è legato all’insegnamento e allo spezzare il pane.
L’unità è possibile nell’ascolto della Parola e nello spezzare il pane ed essere in comunione
con la Chiesa ma anche nelle Parole pronunciate.
Nell’Eucarestia io dico AMEN, perché esprimo comunione con il sacerdote che me la dà ma
anche in quelle parole con quello spezzare, affinché anche la mia vita sia così.
Gl 2,9→ “e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne,
diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani
ed essi verso i circoncisi.”
Paolo prima di andare ad evangelizzare vuole riconoscere di essere in comunione con la
Chiesa.
SAMANTA
Koinonia, in ebraico→chaburàh = che significa comunione cooperativa. Questo termine ebbe 35
un’evoluzione fino a significare il gruppo persone riunite nella cena Pasquale. Ratzinger dice
che la Chiesa è chaburàh di Cristo, è comunione con la sua Pasqua.
Dice il prof. quando noi facciamo l’adorazione eucaristica ed esponiamo il corpo di Cristo
nell’ostensorio, non è solo adorazione ma è anche contemplazione, perché Dio smuove te.
La Chiesa è una comunità che è chiamata a sperimentare lo spezzarsi di Cristo.

3° PUNTO:
- Unità nell’episcopato
- Unità della Chiesa -Atti -
- Unità dell’episcopato
- Unità della missionari età→ l’origine primaria della missione è l’Eucarestia!

Il vescovo incarna il carattere unitario della Chiesa, è l’unità e anche l’universalità perché è in
relazione con altri vescovi. L’eucarestia è un dono che ci viene dato.
C’è una relazione profonda tra appartenenza ecclesiale e comunione con il vescovo.
Esser in comunione con la Chiesa equivale ad essere in comunione con il Vescovo. E deve
custodire l’unità. Comunione che trova la sua forza nella partecipazione al mistero Pasquale,
cioè nell’eucarestia.
Il ministero episcopale appartiene all’eucarestia in quanto servizio alla comunità.
LG n.13→ “tutti i popoli sono chiamati alla missione” (vedi pag 210 delle mie).
1Corinzi 5,6-8 (vedi pag 212 de miei)

6 Non è una bella cosa il vostro vanto. Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta?
7 Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra
Pasqua, è stato immolato! 8 Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di
malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.

SIETE AZZIMI = Siete Eucarestia vivente


(S. Paolo) →Qui appare subito l’aspetto cristologica ed esistenziale della vita del cristiano,
cioè la relazione.

1Corinzi 6,12-19

12 «Tutto mi è lecito!». Ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Ma io non mi lascerò dominare da
nulla. 13 «I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!». Ma Dio distruggerà questo e quelli; il
corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. 14 Dio poi, che ha
risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
15 Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?(ECCO QUI ANCORA CI DICE CHE
SIAMO PARTE DI CRISTO) Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una
prostituta? Non sia mai! 16 O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un
corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. 17 Ma chi si unisce al Signore forma con lui un
solo spirito. 18 Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo;

SAMANTA
ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. 19 O non sapete che il vostro corpo è 36
tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?

NOI CRISTIANO SIAMO UN CORPO SOLO IN CRISTO.

1Corinzi 10,1-22

1 Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti
attraversarono il mare, 2 tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, 3 tutti
mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4 tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da
una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. 5 Ma della maggior parte di
loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto.
6 Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le
desiderarono. 7 Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo
sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. 8 Non abbandoniamoci alla fornicazione,
come vi si abbandonarono alcuni di essi e ne caddero in un solo giorno ventitremila. 9 Non mettiamo
alla prova il Signore, come fecero alcuni di essi, e caddero vittime dei serpenti. 10 Non mormorate,
come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore. 11 Tutte queste cose però
accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è
arrivata la fine dei tempi. 12 Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. 13 Nessuna
tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati
oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla.
14 Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria. 15 Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi
quello che dico: 16 il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il
sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
17 Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo
dell'unico pane. 18 Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non
sono forse in comunione con l'altare?
19 Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è
qualche cosa? 20 No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non
voglio che voi entriate in comunione con i demòni; 21 non potete bere il calice del Signore e il calice
dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. 22 O vogliamo
provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

1Corinzi 11,17-33

17 E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si
svolgono per il meglio, ma per il peggio. 18 Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in
assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19 È necessario infatti che avvengano
divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. 20 Quando
dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21 Ciascuno infatti,
quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco.
22 Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa
di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
23 Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella
notte in cui veniva tradito, prese del pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il
mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25 Allo stesso modo, dopo aver cenato,
SAMANTA
prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni 37
volta che ne bevete, in memoria di me». 26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di
questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27 Perciò chiunque in modo
indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.
28 Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;
29 perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria
condanna. 30 È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono
morti. 31 Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32 quando poi
siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.
33 Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.

QUESTO TESTO SI UNISCE AL PUNTO DEL TESTO PAG 215 (delle mie fotocopie)

Unità tra presente e futuro nell’Eucarestia.

Il Credo è ciò che dà senso alla nostra vita.

L’eucarestia è la presenza di cristo nell’attesa della sua venuta, la chiesa è anche comunità in
cammino che desidera vedere Dio.

È anche una liturgia cosmica, tutto è creato x l’incontro con il Signore.

DALLA PROX VOLTA ENTREREMO NEL VIVO DELLA LITURGIA

SAMANTA
LEZ 7 38

Sacrosantum Concilium n. 7 - Cristo è presente nella liturgia-

7. Per realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle
azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che,
« offertosi una volta sulla croce [20], offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti », sia soprattutto
sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è
Cristo stesso che battezza [21]. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si
legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso:

« Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro » (Mt 18,20).

Effettivamente per il compimento di quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta
e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l'invoca
come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è
considerata come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell'uomo è
significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico
integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni
celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per
eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.

“Cristo è sempre presente nella sua Chiesa … sua sposa.. perciò in ogni celebrazione
liturgica..”
Comprendere la Chiesa, che a volte ci sembra distante all’uomo, cioè come una istituzione,
oppure quando la vediamo appiattita dalla mentalità facendo compromessi e non esponendosi.
I giovani la vedono come un’istituzione che toglie la libertà, ci rimanda alla prima tentazione
di Adamo ed Eva.
Questi timori hanno ripercussioni sulla Chiesa perché rischiamo di crearci una Chiesa a modo
nostro. Cioè una parte della chiesa mi piace e l’altra no.
Pag. 229→ Oggi è importante riproporre una nuova formazione da cristiani. Questa
formazioni deve partire dalle cose basilari.
Per questo si fa urgente il comprendere la natura stessa della liturgia.

CI SONO TRE DIMENSIONI ONTOLOGICHE che ci aiutano ad avere una visione


completa della realtà.
DIMENSIONI:
1) Storica
2) Cosmica
3) Mistero
La dimensione storica ci rimanda a Cristo tempo. (il prof. fa l’esempio della confessione che
viene vista come un parlare a tu per tu col prete, ma questo è solo una parte, noi in realtà
stiamo partecipando ad un evento, quell’evento di resurrezione di Cristo.
Noi abbiamo una mentalità di dovere, come se fosse un colloquio, ma non come un evento in
cui Cristo è presente.
SAMANTA
In tutti i momenti in cui viviamo nella liturgia c’è una dimensione del tempo completamente 39
diversa, in ogni sacramento, anche nella liturgia della Parola, perché la Parola si fa carne. Sto
proclamando un qualcosa che nella fede ha delle ripercussioni nella vita, perché la parola ci fa
scaldare nella nostra vita. Certamente noi diciamo che l’origine di questo è tutto il mistero
pasquale→ vita morte resurrezione ascensione. Noi crediamo che l’eterno (l’infinito) è entrato
nel tempo che è un limite.
Quindi è entrato nel limite (morte) ma essendo infinito ha rotto le barriere del limite, ha
spaccato il tempo e ci dà la possibilità di vivere l’eterno(infinito) nella terra. Lui rimane qui
ma ascendendo in cielo ha portato la nostra umanità in cielo ( infatti nell’iconografia bizantina
l’ascensione di cristo è raffigurata con il volto scuro perché porta con sé l’umanità).
È un movimento in cui noi entriamo grazia all’azione dell’ Spirito Santo. Nella liturgia
partecipiamo ad un atto di tutta la Trinità. Ciò che ha importanza nella chiesa è la tradizione,
ma non nell’accezione di folcloristico, ma in realtà vuol dire che è qualcosa di importante
nella tua vita.
Il tempo HA UNA VALORE IMMENSO.
La messa è un unico evento, passare dalla morte alla vita. Cristo ci introduce in questo evento.
La domenica io non vado a Messa ma ENTRO in quell’evento! Un evento in cui non esiste né
il tempo né lo spazio. C’è un momento in cui il prete durante la messa fa capire che non c’è né
tempo né spazio, è la preghiera eucaristica, la consacrazione. “in alto i vostri cuori..” (in Siria
nelle chiese dei secoli passati, non c’era il tetto, ecco perché spesso sul soffitto nelle nostre
chiese oggi ci sono rappresentati il cielo le stelle e perché ci sono cupola e l’abside, perché è il
limite che si spacca→ verso il cielo!!
Poi dice: “è veramente cosa buona è giusta!”→ c’è la gioia!! Ci fa assaporare la sua eternità-
Poi il prefazio conclude con gli angeli che cantano..ec.. SANTO SANTO SANTO→ chiesa
celeste e chiesa terrestre si uniscano. Cantare la sua gioia. Nei funerali diciamo che preghiamo
per i defunti e CON i defunti.
Viviamo un evento escatologico. Questa dimensione storica dobbiamo tenerla presente in tutti
gli eventi liturgici.
(Sapete perché le moschee hanno le cupole e gli absidi, perché seguono le chiese!! Perché
erano chiese!! I musulmani gridano “Dio è grande”. Noi diciamo che è grande perché si è fatto
piccolo.)
C’è un’altra dimensione, quella COSMICA.
Tutta la rivelazione è in attesa (vedi pag 232) creazione
L’eucarestia è quell’evento in cui la creazione è arrivata alla pienezza, perché vince la morte.
Quando si rivela il Figlio di Dio, la Rivelazione è assunta. (il prof. dice la natura stessa contempla,
es. gli animali) .
Esiste una relazione tra la creazione e il culto. La creazione è un atto di Dio per incontrare
l’uomo, è un atto d’amore. Sei giorni della creazione e il settimo si è riposato, ha celebrato lo
shabbat. Quindi tutta la creazione è un testamento d’amore in vista di quel giorno il sabato →
giorno del culto. Il sabato è il luogo per l’alleanza. (pag. 232).
Però anche questo in Cristo è stato ribaltato. Cristo è voluto risorgere di Domenica e non il
sabato. La domenica è il primo giorno della settimana, perché quel giorno è tutto ribaltato.
La domenica per vivere la vita e non vivere per il giorno del sabato.

SAMANTA
La meraviglia del cosmo, ha un universo interno nell’uomo che a volte ci resta sconosciuto. 40
Il culto vuole l’unità tra l’universo del cosmo e del creato. Nella liturgia anche ci deve essere
questa unità anche col cosmo. Oggi purtroppo viviamo una enorme spaccatura. (pag 233)
Pensiamo all’universo come si muove in se stesso, anche Dio ha un movimento perfetto
continuo, d’amore e noi siamo dentro, anche la liturgia è dentro questo movimento. Un
movimento interiore dell’anima. (spesso quando uno dice “convertiti” pensiamo solo alla
visione morale dei peccati, ma in realtà è entrare in questo movimento. Spostare la mira. Poi
uno può cambiare anche stili di vita e allontanarsi dai peccati. L’adultera→la legge, lapidatela!
La legge era stata scritta sulle tavole di pietra MA Gesù invece scrive per terra.. poi la donna
viene messa al centro. Questo vuol significare il riportare tutti al centro. È la legge del
perdono che riporta l’uomo a se stesso. Rimettere al centro la nostra vita. TU E LA TUA
VITA CON DIO.
Es. →Come con la Samaritana:
- “Chiama tuo marito”
- “io non ho marito”.
- “Brava hai detto la verità”. → L’ha riportata a se stessa.
È importante pregare anche il nostro corpo, il corpo è parte della tua vita, non solo spirito.
Segue citazione di Guardini pag. 233→ Il corpo non sarà per lo spirito neppure organo
adatto a esprimere adeguatamente la sua vita interiore. Anzi, esso non avrà neppure
l’esigenza di esprimere in forma sensibili il contenuto della sua vita spirituale, giacché per
esso lo spirituale riposerà in se stesso, oppure s’esprimerà nella semplicità dell’atto morale o
della nuda parola.

La preghiera dell’uomo riporta tutto alla creazione. Alla realizzazione della creazione, cioè
alla lode a Dio.
DIMENSIONE DEL MISTERO pag 234
Nell’A.T. → è l’annuncio nascosto del mistero di Dio.
Queste tre dimensioni dobbiamo tenerle presenti, sono le basi per una corretta celebrazione.
Secondo punto
NATURA CELEBRAZIONE LITURGICA
Il prof usa 4 immagini che aiutano a comprendere meglio la liturgia, traducendo i caratteri
essenziali di quell’esperienza fondamentale che si dà nell’entrare nel MISTERO.
Esse sono:

1) Libertà
2) Creatività
3) Festa
4) Comunità
Prima di spiegarle vediamo la visione di Guardini, il quale mostra come la liturgia possa essere
spiegata come gioco→ il santo gioco dell’anima. “fare un gioco dinanzi a Dio, non creare ma
essere un’opera d’arte, questo costituisce il nucleo più intimo della liturgia” (pag 236)
- Perché Guardini dice questo?
- Perché dice che il gioco e la liturgia hanno aspetti simili, ovvero:
1) Regole fisse
SAMANTA
2) Carattere liberatorio 41
3) È una sorta di anticipazione della vita (es. i bambini fanno finta di fare il caffè) noi
abbiamo una chiamata cioè contemplare Dio.

La prima immagine è la libertà→ parliamo del concetto paolino, scegliere il bene. Anche
sant’Agostino parla di libertà, di scegliere il bene. Libertà dal peccato nella vita.
Libertà, quel movimento dell’uomo verso Dio, vissuto nella liturgia, libera creatura che va verso
Creatore, perciò è una libertà “DA” e una libertà “PER”.
Ad esempio: la libertà dal peccato per adorare Dio, cioè amare.
Oppure l’uscita di Israele dall’Egitto che vuole la libertà per adorare Dio anche nel deserto,
perché questo vuol dire relazione. È Dio che si china verso il popolo, che dona loro le 10 parole,
cioè un ordinamento giuridico, attraverso il quale mostra il modo di adorare che coinvolge la vita
intera dell’uomo. Nel comando di dio esiste un legame inscindibile tra culto, diritto ed ethos ed è
proprio l’unità di questi elementi che costituisce il popolo nella libertà, dandogli un’identità, un
nome, un luogo.
Il manifestarsi di Dio sul Sinai svela perciò l’essenza della liturgia: l’adorare Dio che tocca tutta la
vita dell’uomo, sia interiormente e esteriormente, la pienezza di questa unità nell’adorazione tra
interno e esterno dell’uomo e tra l’uomo stesso e Dio, si realizza nell’incarnazione del Verbo.(Gesù
ci dà la libertà nelle beatitudini). L’uomo diventa capace di adorare nella verità, in quanto immerso
nella preghiera di Gesù, nella relazione intima tra Figlio e Padre.
Le “regole” che ci dà Cristo:
Adulterio è uscire dal tuo centro, perché Gesù dice non chi tradisce ma chi guarda e nel
pensiero.. ha già commesso adulterio, perché esco dal mio cerchio, guardo altrove.. Chi è il
mio sposo?
Le regole che dà Cristo non sono obblighi ma sono regole per renderti libero anche se ti
sembrano faticose, la fatica in realtà l’ha già fatta lui. È Dio che agisce in me. La libertà è
sperimentare un altro che agisce in te! C’è un movimento del creatore verso la creatura per
portarla alla libertà.
A questo movimento, a questo incontro con il Creatore deve essere orientata anche la
CREATIVITÀ nella liturgia.

CREATIVITÀ→ la liturgia ha la capacità di creare e di cambiare il cuore dell’uomo. La


liturgia ha un movimento interno che deve essere guidata dalla Chiesa, questo non vuol dire
che un prete può fare ciò che vuole.
Dobbiamo essere consapevoli che siamo nell’OPUS DEI, opere di Dio.
Sacrosantum Concilium 22,3 “ di conseguenza assolutamente nessun altro, anche se
sacerdote, aggiunga, tolga o muti alcunché di sua iniziativa, in materia liturgica” (al di fuori
della sacra e della Gerarchia episcopale). (pag. 240)
Siamo davanti ad un evento che ha un potere impressionante
Pag. 242→Altra immagine è quella di FESTA→ l’immagine della liturgia del gioco, mette in
luce l’lemento fondamentale festoso comunitario della celebrazione stessa: uno stare insieme
nell’allegria della festa. Ma prima particolarità della festa è che essa presuppone un
fondamento reale, un perché.
La festa affinché sia tale deve partire dalla domanda.
SAMANTA
Nella liturgia questo aspetto assume una valenza determinante e ultima: la festa, affinché sia 42
tale, deve partire sulla domanda sulla sofferenza e sulla morte, vero limite ad ogni libertà. Es.
la Festa dei Santi, il santo è colui che ha dato spazio Dio, ha permesso che Dio agisse in lui.
La vera risposta alla morte è sperimentare l’agire di Dio.
Il 31Ottobre→ il mondo pagano, appagare il senso della morte si veste di morte. Se la festa
non è una festa per la morte è un nascondere cercare di farci diventare sordi davanti alla nostra
coscienza. La morte è la domanda di tutte le domande.
Solo nel Mistero Pasquale, nella morte e resurrezione di Gesù Cristo, l’uomo trova la risposta
una volta e per tutte a tale domanda: “perciò la liturgia cristiana -EUCARESTIA- è per sua
natura festa della resurrezione, Mysterium Paschae”

L’ultima immagine: LA COMUNITÀ (pag 244)


L’essere festa della celebrazione liturgica presuppone l’altro, perciò la festa dei cristiani
presuppone la comunità in una relazione di comunione che porta all’unità e all’amore.
Se io sono pieno d’amore (di Dio ) lo dono agli altri e sono in comunione con gli altri.
FINE PRIMA PARTE lez 7

SAMANTA
LEZ 8 43

Il prof. riprende dai tre punti ontologici trattati nella scorsa lezione.
Il creato il cosmo fatto per potersi incontrare con il Signore.
Poi c’è la dimensione del Mistero della morte e resurrezione di Cristo.
Ogni liturgia ci introduce nella vittoria di Cristo sulla morte noi dobbiamo interrogarci su
quale morte siamo redenti. L’eucarestia è qualcosa che ci supera ma c’è una immagine che ci
aiuta a capire:
TRE IMMAGINI

- Gioco
- Regole
- Anticipazione della vita
La bellezza della liturgia sta nel comprendere che non è una cosa nostra ma è parte della
Chiesa, in cui ci sono delle regole, da cui passa lo Spirito.
Le immagini ci aiutano.

OGGI PARLIAMO
L’UNITÀ NELLA CELEBRAZIONE LITURGICA (vedi pag 247)

Il Rito, benché il termine rinvii a qualcosa di rigido e quindi contrario alla natura stessa della
Chiesa, è qualcosa che nasce dalla fede e come tale si ripercuote su tutta la vita del cristiano.
Il rito cristiano parte dalla realtà dell’u9omo, e in maniera fondamentale dalla sua spazio-
temporalità, nella quale il signore si è rivelato.
“La Chiesa non prega in una temporalità generica e astratta: essa riconosce il vero parlare di
Dio proprio nella concretezza della sua storia, nel luogo e nel tempo a cui Egli ci lega e che
lega noi tutti tra noi”.

IL RITO NELLA CONTINUITÀ


L’intenzione è quella di considerare il rito nel suo fondamento sostanziale, che ne edifica anche
la manifestazione esteriore.
A tal proposito la revisione dei testi liturgici operata dal C. V. 2° è stata spesso interpretata
come una rottura nei confronti della tradizione, portando alcuni alla sfiducia verso la forma
precedente di liturgia, altri alla sfiducia verso l’operato del Concilio, senza considerare invece,
che entrambe sono patrimonio della stessa fede.
Rimane però certamente la necessità di mantenere il Messale, come riferimento saldo di una
forma liturgica, pur nella fondamentale apertura alle diverse forme di rito.
IL RITO ROMANO è uno! Tutta via va riconosciuta la necessità di forme nuove che nascono
nella vita della Chiesa, purché queste rimangano a loro volta legate a quella base cristologica-
ecclesiale che dà vita alla liturgia stessa.
Noi siamo cattolici di rito latino.
Noi in occidente troviamo: il rito romano, il rito ambrosiano, il rito mozarabico..ecc
In oriente troviamo: il rito bizantino, il copto, il maronita ecc.

SAMANTA
Ciascuno di questi riti, in particolare i riti occidentali, pur mantenendo la sua unicità ha vissuto 44
un’evoluzione, che ha portato alla manifestazione di diverse forme.. (vedi nota pag. 250)
{per gli orientali ortodossi il rito è Bizantino, poi c’è un altro rito quello Alessandrino che
appartiene ai COPTI e agli ETIOPI..)
Poi c’è il rito SIRIACO o ANTIOCHENO, che nasce in Antiochia e si chiama Siriaco
Occidentale usato appunto dalla chiesa Siriaca e Malankarese17 e la chiesa Maronita.
Poi c’è il rito Siriaco orientale che è per la Chiesa Valdese e Malabarese18→ in India.
E poi c’è il rito Armeno19.

{Dal C. V. 2→ molti hanno inteso il cambiamento come novità rispetto al rito.


Qui non si tratta di cambiare il rito. Noi dovremmo avere zelo per la liturgia.
Il sacramento della riconciliazione ha come punto centrale, la conversione che precede la
confessione, ma non è solo la confessione, questa è una parte. Dobbiamo riconoscere la nostra
debolezza.
Il cristiano guarda il peccato per meravigliarsi della grazia.
Il punto non è cambiare il rito ma comprendere, il vero cambiamento sta nella formazione.
Tutti i riti sono tra loro legati.
Nel testo è diviso in RITO della continuità e Rito nella discontinuità, per dire alcune parti del
rito in cui possiamo trovare delle fratture. }

IL RITO NELLA DISCONTINUITÀ (pag. 251)


La questione della lingua tra rottura e necessità
Non si può affrontare l’argomento relativo alle lingue vive se prima non prendiamo in
considerazione ciò che la Sacrosanctum Concilium afferma riguardo all’uso del latino

Es. il Latino → Nella Sacrosanctum Concilium n 36,1 leggiamo : “L’uso della lingua latina,
salvo il diritto particolare, sia conservato nei riti latini”.
Ugualmente al n. 54 “ si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche
in latino, le parti dell’ordinario della messa che spettano ad essi”.
n. 101,1 si dice che: “secondo la secolare tradizione del rito latino, per i chierici sia conservata
nell’ufficio divino la lingua tradizionale del rito latino, per i chierici sia conservata nell’ufficio
divino la lingua latina […]
Salvo affermare all’art. 101,3 “ogni chierico obbligato all’ufficio divino, se lo recita in lingua
viva con i fedeli o con persone ricordate al § 2, soddisfa al suo obbligo, purché il testo della
versione sia approvato”.
Dopo il CV2 si chiede la traduzione nelle lingue.

17
Per Chiesa malankarese s'intende l'insieme delle chiese cristiane sorte nello stato indiano del Kerala (antico
Malankara). Il termine comprende sia le chiese non in comunione con la chiesa cattolica sia le chiese cattoliche
18
La Chiesa cattolica siro-malabarese è una Chiesa arcivescovile maggiore cattolica sui iuris di rito siriaco orientale
con comunità in India.
19
Rito armeno è la denominazione del rito liturgico nato e sviluppatosi in Armenia e diffuso poi successivamente,
soprattutto in seguito alla diaspora del popolo armeno, in tutto il mondo cristiano. Il rito è in uso nella Chiesa
apostolica armena e nella Chiesa armeno-cattolica
SAMANTA
Ogni nazione ha il suo messale, es. in America Latina, (il prof. dice è follia, perché è la stessa 45
lingua, ma ognuno ha il suo messale).
Questo per dire che siamo passati da una cosa all’altra!
- Come mai siamo arrivato a questo?
- Se il concilio lo avesse ritenuto valido avrebbe detto di tradurre in tutte le lingue,
invece dice prima il LATINO e in casi particolari in lingua corrente.
- Molti si danno come scusa quella di una migliore comprensione.
- MA LA COMPRENSIO PASSA ATTRAVERSO Ciò CHE SI FA NON DALLA
LINGUA!!!!!
- Pensiamo al suono delle campane: esse hanno la forza di far risuonare la nostra
anima, perché toccano i ricordi e le esperienze della nostra vita.
Perciò la discontinuità sta nell’annullamento totale dell’uso del latino e allo stesso modo
possiamo dire che si intravede una rottura nella partecipazione attiva dei fedeli.

Al N. 30 SACROSANCTUM CONCILIUM dice: Partecipazione attiva dei fedeli

30. “Per promuovere la partecipazione attiva, si curino le acclamazioni dei fedeli, le risposte,
il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l'atteggiamento del corpo. Si
osservi anche, a tempo debito, il sacro silenzio”.

Il silenzio nella liturgia non è vuoto ma è pienezza della parola, quando lascio spazio al
silenzio lascio agire Dio, la vera RATIO divina è l’ORATIO.

Quindi partecipazione attiva vuol dire lasciare l’agire di Dio che entra nella vita delle persone
attraverso la liturgia.
La partecipazione attiva non è intesa come un “FARE”. Perché il rischio è quello di
enfatizzare un’esteriorità cha non tiene conto del contenuto dell’azione, ma guarda
semplicemente al fatto di fare qualcosa all’interno della liturgia.
È vero però che ci sono dei gesti che ci aiutano durante la celebrazione, ma che non devono
ridursi a una semplice azione meccanica.
Il nostro corpo, tutti noi nella nostra interezza dobbiamo partecipare, perché noi non siamo
divisi tra qualcosa di esterno e qualcosa di interno, ma partecipiamo nell’interezza della nostra
persona.
Le mani giunte → si tratta di un’espressione di fiducia e fedeltà (questo gesto si è mantenuto
nell’ordinazione sacerdotale) (pag 257/258)
Le mani allargate→È un gesto tipico dell’orante, che ha per i cristiani un valore ancora più
profondo perché esso identifica l’orante con Cristo: le mani allargate, fanno presente le
braccia distese sulla croce, uniscono perciò la preghiera del cristiano con il mistero di Cristo.

Così anche il segno della croce, il prostrarsi, lo stare in piedi, seduti.. = unità della liturgia
attraverso il linguaggio del corpo

SAMANTA
Pag 259→ Inginocchiarsi. 46
L’atto di inginocchiarsi trova il suo significato negli scritti degli evangelisti e nelle lettere di
Paolo.
- Noi sappiamo che il signore ha pregato stando in ginocchio (Lc 22,41), che
Stefano (At 7,60) Pietro (At 20,36) hanno pregato in ginocchio.
- PIEGANDO OGNI GINOCCHIO NEL NOME DI Gesù, la chiesa compie la
verità; essa si inserisce nel gesto del cosmo che rende omaggio al vincitore e così
si pone dalla parte del vincitore→ CRISTO, “Colui che rea uguale a Dio” ed “ha
umiliato se stesso fino alla morte”.

L’orante dunque nell’inginocchiarsi ne fa un gesto pienamente cristologico, colui che adora


con Cristo. → Colui che piega la sua anima al suo creatore e ricorda così il suo essere creatura.

La Chiesa non dice che c’è un modo preferibile all’altro, nella consacrazione si può stare in
ginocchio in piedi.
Il punto è formare le persone perché se la gente fa la comunione tanto per fare, è
indispensabile FORMARE!!!!

IL SILENZIO
Ci sono momenti durante la messa in cui dobbiamo rimanere il silenzio, es. l’atto penitenziale,
nella preghiera colletta e nella preghiera finale, anche dopo l’omelia. L’omelia deve finire con
l’invito alla preghiera.
Durante la preparazione dei doni, nell’elevazioni delle specie eucaristiche.
Dobbiamo restituire al silenzio il suo spazio.

GUARDARE IL SIGNORE (pag. 263) {“Inter Oecumenici” 26 settembre 1964→ altare


separati dalle pareti in modo che il prete potesse incensare tutto l’altare e celebrare davanti al
popolo.
Per sottolineare che siamo tutti una comunità intorno alla mensa e sottolineare anche l’aspetto
del banchetto:“versum popolum”.

La forma precedente della celebrazione sottolineava → perché sottolineava il guardare a


oriente dove sorge il sole (Cristo) perché la nostra è una liturgia cosmica.
(nell’omelia di sant’Agostino: e ora convertiamoci al Signore → si girava fisicamente anche
con il corpo verso oriente)

J. R. infatti dice di recuperare alcuni di questi aspetti. Ad es. recuperare il valore teologico
della preghiera rivolta ad oriente è di centrale importanza per la comprensione e la cura della
liturgia, anche nella sua forma odierna.}

- Qual è il rischio più grande della celebrazione?


SAMANTA
- Se il celebrante attira sempre l’attenzione ecco che l’attenzione ricade su di lui 47
- Mentre quando il celebrante era di spalle era come se fosse una pecora come le
altre.

Il nostro oriente non è fisico ma è guardare al Signore.


Le nostre Chiese, rispetto ad es. quelle di Siria non sono volte ad oriente, perché in Italia si è
capito che il vero oriente è Cristo, casomai sono costruite sulle catacombe dei martiri.
Quegli absidi sono la croce, quindi è vero oriente.

In tempi posteriori, in alcune Chiese, si era poi affermata la consuetudine di mettere la croce
sull’altare: “un residuo dell’inorientamento rimasto fino ai giorni nostri”.
J. R. → “ la croce sull’altare non è però un impedimento alla visuale, ma un punto comune di
riferimento”.

SAMANTA
LEZ 9 48
Il prof. riprende dalla preghiera colletta. (l’ho inserita in appendice dove tratto gli appunti sulla messa).

DOMANDA ESAME:
- C’è un immagine molto cara a J. R. e GUARDINI della liturgia?
- È IL GIOCO.
- Nel gioco troviamo le Regole.
Anche nella liturgia ci sono regole:
Es. Quando durante la liturgia viene rispettato il messale, arriva l’edificazione della Chiesa,
attraverso il silenzio.
- anticipazione della vita reale.
- La liturgia deve creare un cuore nuovo
- Libertà
- Festa
- Comunità festa
- L’unica vera cesta è quella che celebra della vittoria sulla morte.
- Che cosa è la liturgia?
- Quali sono le tre dimensioni ontologiche della liturgia?(domanda esame)
- L’eucarestia è il presente del Risorto.. “resta con noi Signore”→ lui resta nello spezzare il
pane.
- Perché noi nella liturgia entriamo in un’altra dimensione!
- L’evento è unico non si ripete, ma noi tutti entriamo in quell’evento.
- Tre dimensioni:spaziale, perché tutto il cosmo è in funzione del sabato dello shabbat.
- Il vero riposo si compie nella resurrezione, perciò tutto il cosmo guarda allo shabbat
- Il mistero è la cosa principale

- Il prof riprende dal rito.


- Il rito non è un qualcosa di rigido ma è espressione di un’ esperienza d’amore.
Noi dobbiamo capire che il rito romano quello con cui celebriamo la messa non è diverso da
quello di prima del CV2, ma è una continuità, non c’è nessuna spaccatura, forse il
cambiamento è stato nella modalità di celebrare il rito.
Noi siamo chiamati a ritrovare il significato per fare attuare l’oggi.
Però ci sono state delle fratture reali es. parliamo della lingua latina. Il CVII ci dice che la
lingua ufficiale è il latino, ma dopo il CVII molti vescovi hanno chiesto che venissero tradotte
nelle lingue parlate. Avremmo potuto lasciare almeno alcune parti, ad es. nella consacrazione!

Altro aspetto è la partecipazione attiva alla celebrazione.

La nostra fede è sperimentare il Signore.

SAMANTA
Atteggiamenti e gesti: 49

Fare dei gesti che aiutano a pregare, che sono di aiuto all’interiorità. Es. le mani giunte.
Perché facciamo il segno della croce?
Perché dice la nostra identità nell’identità di amore perfetto e unità, del P. F. SS.
- Come lo abbiamo capito?
- Attraverso la croce di Gesù.
- Ecco perché fare il segno della croce!
- Perché le letture si ascoltano da seduti?
- Per comprendere e accogliere e poter interiorizzare, mentre il Vangelo è in piedi
perché è già proclamazione.

Così anche lo stare in ginocchio:


In ginocchio come Gesù nel Getsemani.
Divorziati e risposati, dobbiamo comprendere bene.. fare la comunione è essere in comunione.

Il silenzio più importante che spesso non viene rispettato è quello dopo l’omelia.

L’atteggiamento del celebrante e dell’assemblea.


Pregare ad oriente, nelle zone palestinesi, le chiese sono rivolte ad oriente.
Perché simboleggia il nascere del sole, infatti il Natale, viene festeggiato il 25 Dicembre, festa
del sole.
L’orientamento nella preghiera è quel guardare ad oriente cioè a Cristo.
Noi sappiamo che la croce e l’abside simboleggiano l’oriente, per questo J. R. chiedeva che la
croce venisse messa sull’altare per non perdere di vista il vero oriente.
Anche lo spazio liturgico è importante.

IMPORTANTE
PER L’ESAME: UN ARGOMENTO A PIACERE
SI PARLA MAX per 8 MINUTI

SSC N.7 →BASI per COSTRUIRE UN DISCORSO SULLA LITURGIA

SAMANTA
L’ULTIMO CAPITOLO PARLA DI LITURGIA E ARTE. 50

- Che cosa è la liturgia?


- È l’incontro con l’amato, che di suo è verità e bellezza, mentre l’arte è espressione
di questo incontro.
Dove si vede la bellezza di questo incontro?

Ad es. la vita dei santi è un’opera d’arte che manifesta la bellezza di questo incontro.
Il fondamento che c’è tra liturgia e arte si trova nel legame che c’è tra bellezza e verità.

LITURGIA ARTE

VERBO AMORE

VERITÀ BELLEZZA

2 aspetti dell’incontro col Signore:

PURO STUPORE→ cioè quel colpo, quella frecciata.

La vera bellezza è solo in Cristo, perché lui che era la bellezza è entrato nella sofferenza.
La bellezza che dà senso anche alla morte, quella bellezza che va oltre l’estetica.
- C’è un pericolo?
- Sottolineare troppo l’aspetto estetico.

UNITÀ TRA LITURGIA E ARTE (vedi pag 271 delle mie)

La liturgia è incontro con l’Amato, l’arte è espressione di questo incontro.


Stante a questo, la profondità dell’incontro con l’Amore, deve avere il suo riflesso nella
liturgia.

LITURGIA E IMMAGINI

Pag. 275→Se l’arte vera nasce dalla preghiera e conduce alla preghiera è essa stessa preghiera
(es. le immagini, le icone).
Oggi l’arte sacra vive un problema, non ci sono grandi slanci. Pensiamo alle Chiese, molte
volte il disegno, il progetto di una chiesa viene affidato a persone che non sono credenti.
Dovremmo prima pregare, e poi progettare per realizzare queste opere.
SAMANTA
51
Il divieto ebraico sulle immagini (Es 25,18-20 e Dt 5,8)→ dobbiamo vedere gli aspetti
particolari.
Per noi cristiani: Dio che non era visibile si è fatto visibile nel Figlio.
Nell’A. T. abbiamo detto troviamo il divieto a farsi immagini, con ‘unica eccezione del
Kapporeth
Legato al Kapporet→ il coperchio d’oro dell’Arca dell’alleanza, la coperta che copre l’arca
dell’Alleanza, la coperta copre Dio, sul quale sono rappresentati due cherubini→ è il luogo di
riconciliazione. I cherubini, questi esseri misteriosi, vengono rappresentati e posizionati lì a
simboleggiare il luogo in cui si cela il mistero di Dio.
Ma noi abbiamo Cristo che è compimento della nuova Allenza, è il compimento di questo
perdono che è rappresentato da questo Kapporet.
L’immagine è legata al culto.
L’alleanza è legata al culto perché legata alla presenza di Dio, quindi l’immagine in Cristo
sarà sempre l’immagine della presenza della alleanza che si fa reale nel culto.
- La sua presenza è lì per noi!
L’arte sacra è memoria, in senso ebraico, cioè attualizza ciò che si celebra.
“Le immagini non raccontano del passato, ma riassumono nel sacramento gli avvenimenti
della storia” […] “noi siamo recuperati in quegli eventi”.
{In alcune Sinagoghe sono rappresentati brani Biblici, es. sul pavimento).→ in queste
immagini si attualizza ciò che l’ebreo prega e celebra. La stessa cosa nelle nostre Chiese.
Es. L’Icona è sempre, presenza. L’Icona nasce dalla preghiera.
Questo noi lo vediamo nelle Chiese. (il prof. chiede se conosciamo la Chiesa del Gesù 20 a
Roma, dietro piazza del Gesù, in cui è conservato il corpo di Ignazio, Gesuiti)→ la Chiesa del

20
La chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Roma, conosciuta soprattutto come chiesa del Gesù o più semplicemente
come Il Gesù, è la chiesa madre della Compagnia di Gesù. La costruzione della chiesa, che si affaccia su piazza del
Gesù, è considerata come una svolta importante nella storia dell'arte, perché fu costruita secondo lo spirito dei decreti
del Concilio di Trento: è stata progettata a navata unica, perché l'attenzione dei fedeli fosse concentrata sull'altare e sul
celebrante.
Costruire la chiesa era stato, già nel 1551, un desiderio di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù ed
attivo durante la riforma protestante e la successiva riforma cattolica. Papa Paolo III nel 1540 aveva autorizzato la
costituzione della Compagnia di Gesù. All'epoca Paolo III viveva a Palazzo Venezia ed offrì ai primi gesuiti la cappella,
vicina alla sua residenza, che si trovava sull'attuale sito della chiesa.
Ma per mancanza di mezzi finanziari i lavori della chiesa non furono iniziati durante la vita di Ignazio. I lavori
cominciarono solo nel 1568, mentre Generale della Compagnia era Francesco Borgia che fu Generale dal 1565 al 1572.
In quell'anno il cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III, costituì un fondo per la costruzione.
I primi progetti della chiesa, richiesti da Ignazio, erano stati disegnati da Nanni di Baccio Bigio, un architetto fiorentino.
Nel 1554, il progetto fu rielaborato da Michelangelo e poi dal Vignola (1568), con due esigenze: 1) una grande navata
con un pulpito laterale, per facilitare la predicazione; 2) un altare centrale per la celebrazione dell'eucaristia.
I lavori furono diretti dal Vignola dal 1568 al 1573. Dopo la morte del Vignola il cantiere passò sotto la direzione di
Giacomo Della Porta fino al 1580. Il Della Porta rielaborò il disegno della movimentata facciata e progettò la cupola. Fu
consacrata il 25 novembre 1584.
La chiesa del Gesù è stata il modello per vari edifici di culto eretti dalla Compagnia del Gesù in tutto il mondo, come la
chiesa del Gesù all'Ateneo di Manila. Dal 2002 la chiesa è stata oggetto di un intervento di illuminazione che ne
valorizza l’aspetto, in particolare lo scudo con il monogramma di Gesù sopra il portale d’accesso, anche in orario
notturno. Questa opera è stata resa possibile anche grazie ai fondi del Gioco del Lotto, in base a quanto stabilito dalla
legge 662/96. ARCHITETTURA, PITTURA E SCULTURA: La chiesa presenta pianta longitudinale con una sola
navata (secondo i dettami tridentini) coperta da una volta a botte, affiancata da tre cappelle per lato, un presbiterio,
SAMANTA
Gesù è tutta eucaristica, da quando entriamo: letture, poi ai lati il sacrificio, poi il primo cielo, 52
che è quello che celebriamo nel prefazio, in mezzo al cielo c’è un’ ostia grande che illumina il
cielo in cui sono raffigurati tutti i Santi..in ginocchio davanti al Santissimo. Nella parte sotto
tutti i demoni che scappano da Cristo ma non scappano verso l’esterno ma verso l’altare,
perché lì c’è l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Poi nel Santo c’è la cupola,
simboleggia l’assemblea che esplode, verso il cielo, da lì scende lo Spirito Santo, come
colomba e, sopra la Vergine, Cristo e il Padre. Vedono tutto ciò che vede Santo Stefano.
A questo punto tutta l’assemblea è chiamata ad andare verso l’abside in cui troviamo
l’Apocalisse (cap 5)
Quindi c’è tutta l’Eucarestia compresa l’attesa del ritorno del Signore.
Poi c’è una cornice che scorre per tutta la chiesa e si rompe solo sotto dove c’è la tomba di
sant’Ignazio ecc… e poi va oltre perché loro sono già in cielo.
C’è una unità tra liturgia e immagini, non è qualcosa di staccato.
Così siamo aiutati.

sormontato da una cupola sull'incrocio del transetto (i cui bracci sono stati contratti sino a trasformarsi in due cappelle).
Con questo progetto, Vignola volle favorire la meditazione individuale e la predicazione. Modello di questa chiesa (che
si pone come punto di collegamento tra Classicismo, Manierismo e Barocco) fu la chiesa di Sant'Andrea di Mantova
costruita circa un secolo prima su disegno di Leon Battista Alberti.[2]
La cupola del Della Porta ha un tamburo ottagonale. Lo stesso Della Porta disegnò per Il Gesù una facciata sovrastata da
un timpano triangolare, con il quale la larga fascia inferiore è divisa da quattro coppie di paraste e chiusa in alto da
ampie volute che conchiudono il tetto.
L'affresco centrale della volta della navata (voluto dal Cardinale Giovanni Francesco Negrone), dotato di uno
straordinario effetto di prospettiva, è il Trionfo del nome di Gesù di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio. Un punto
della navata, contrassegnato con il monogramma «IHS» (le prime lettere del nome di Gesù in greco), indica il luogo di
osservazione ottimale per lo spettatore. Sempre del Baciccio è l'affresco della cupola. Il pittore Giovanni Andrea
Carlone, allievo di Carlo Maratta, attivo pure nel vicino Palazzo Altieri, vi lavorò come frescante negli anni (1673-
1678).
L'altare dedicato a Ignazio di Loyola
L'altare dedicato a Ignazio di Loyola, nella grande cappella dedicata al Santo, colpisce per la sovrabbondanza di oro e di
altri materiali preziosi (lapislazzuli, alabastro, marmo, onice, ametista, cristallo). È opera di Andrea Pozzo, un artista
gesuita, e fu completato tra il 1696 e il 1700. Le spoglie del santo riposano in un'urna in bronzo dorato, opera di
Alessandro Algardi. Ogni giorno intorno alle 17,30 dietro la grande tela illustrata al fianco, appare, fra musiche e luci,
una grande statua dorata del Santo.
Quattro gruppi scultorei circondano l'altare. Essi rappresentano:
• l'Approvazione della Compagnia del Gesù, di Angelo De Rossi;
• il Trionfo della Fede sull'Idolatria, di Jean-Baptiste Théodon;
Giovanni Andrea Carlone: Gloria di San Ignazio di Loyola
• la Canonizzazione di Ignazio, di Bernardino Cametti;
• la Religione che trionfa sull'Eresia, di Pierre Le Gros.
Davanti alla cappella di Ignazio si trova quella di San Francesco Saverio, di fattura decisamente più sobria; fu disegnata
da Pietro da Cortona e Carlo Fontana. Sono interessanti altre cappelle laterali fra le quali, oltre quelle qui segnalate,
anche quella degli Angeli.
Sotto l'altare un reliquiario contiene il braccio destro del santo, riportato in Italia nel 1614 su ordine del generale
Claudio Acquaviva. La cupola è affrescata con la Gloria di San Francesco Saverio del pittore Giovanni Andrea
Carlone.
L'altare maggiore della chiesa, di Antonio Sarti, è del 1843. La pala di altare, dipinta da Alessandro Capalti, raffigura la
circoncisione di Gesù. La circoncisione è infatti, per gli ebrei, il momento in cui viene assegnato il nome ai bambini e,
in questo modo, la tela richiama il tema del "Santissimo Nome di Gesù". Un meccanismo simile a quello dell'altare di
San Ignazio permette di abbassare la tela per scoprire una statua del Sacro Cuore.

SAMANTA
2 punto 53

LITURGIA E MUSICA SACRA (pag 282-283)


Domanda per esame:
- Qual è un aspetto particolare della liturgia che purtroppo viene messo da parte e
invece è uno dei più importanti?
- È il silenzio.
- E allora come si giustifica la musica Sacra?
- La vera musica sacra spesso nasce dal Silenzio.

La prima difficoltà che incontriamo è legato a quanto detto in precedenza circa la


comprensione della partecipatio actuosa. (pag. 284)
Il problema della partecipazione dell’assemblea liturgica→ l’assemblea partecipa→ assemblea
liturgica, la quale fu chiamata a riscoprire la dimensione comunitaria anche attraverso il canto.

L’attenzione unicamente rivolta all’esecuzione canora e al coinvolgimento dell’assemblea,


essendo la liturgia un agire comunitario, ma spesso si perde di vista il fondamentale legame
con la Parola, che deve essere radice del canto liturgico. Il fine autentico del canto e della
musica Sacra, che è: “la Gloria di Dio e la Santificazione dei fedeli”.
La seconda difficoltà deriva dal fatto che viviamo in un’epoca caratterizzata da una generale
“schizofrenia” dell’uomo, che vive profonde divisioni interne, percepibili sia nella spaccatura
tra fede e cultura che nel tendere alla funzionalità di ogni cosa. Anche l’arte risente
inevitabilmente di questa situazione, in primo luogo esistenziale, nella quale la musica in
particolare è diventata addirittura: “il veicolo determinante di una contro religione e pertanto il
palcoscenico della divisione degli spiriti”. (pag 285)

Dimensioni ontologiche della musica liturgica (pag 286)


COSMO
Nella Scrittura troviamo anche espressa la dimensione cosmica del canto e della musica, in
quanto essi nascono dal contatto con Dio che travolge tutta l’esistenza dell’uomo e dell’intero
universo.
Es. nei Salmi:
Salmo 19 “I cieli narrano la gloria di Dio”.
Salmo 57,8-11→ la vera preghiera trae qui il suo fondamento e deve essere orientata proprio
alla gloria di Dio.

UNITÀ TRA MUSICA LITURGICA E PAROLA (pag. 288)

L’unità tra canto e liturgia → l’intima unità tra canto e liturgica che è resa possibile proprio
dal rapporto con il Logos.
pag 289(delle mie fotocopie)→La voce ebraica ZAMIR con cui troviamo espresso il “cantare”
è profondamente legata alla parola, al senso compiuto, si tratta di un cantare verbalmente più
articolato, cioè di un cantare legato ad un preciso testo (in greco è più qualcosa che scaturisce
dalla fede, ma entrambi i termini rimandano al senso della fede).
SAMANTA
Vediamo la LXX→ la voce greca PSALLEIM, acquisisce il significato del canto di Israele, che 54
appunto scaturisce dalla fede. Per questo possiamo dire che entrambe la voci rimandino al
Logos.
QUESTO RAPPORTO SI COMPRENDE PIENAMENTE SOLO ATTRAVERSO TRE
AVVENIMENTI:
- La Pasqua di Gesù
- L’azione dello Spirito Santo
- L’incarnazione
Il popolo ebraico passa il mar Rosso e gli Ebrei cantano, Gesù nella Pasqua di Resurrezione è
canto. Oppure nel testo di Luca:
Luca 1,39-55

39 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il
bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce:
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio
Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha
esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del
Signore».
46 Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore → QUESTO è UN CANTO!!!
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48 perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
50 di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».

Lo stesso Zaccaria quando comincia a parlare, dopo aver pronunciato il nome di suo figlio
canta!
Anche Simeone nell’incontrare la Sacra famiglia al Tempio..ecc.
A questo canto partecipa la persona nella sua totalità, per questo la musica sacra è proprio il
compenetrarsi tra spirito e corpo.

SAMANTA
J.R→ “La fede che diventa musica è una parte del processo dell’incarnazione della parola. 55
Ma questo divenire musica è contemporaneamente, in modo del tutto unico, abbinato a quella
svolta interiore dell’evento dell’incarnazione.
… questo stesso divenire musica è anche già la svolta nel movimento: non è soltanto
incarnazione della Parola, ma nello stesso tempo spiritualizzazione della carne…
La corporeizzazione cristiana è sempre anche spiritualizzazione e la spiritualizzazione
cristiana è corporeizzazione ne corpo del Logos incarnato.
Qui la musica è vista quasi come un segno sacramentale.
Infatti se, come abbiamo visto, nelle parole della cena-carne-parola, che rende definitiva
l’incarnazione, anche attraverso la musica il cristiano partecipa di quel movimento unico e nel
proferire, nel canto, la parola incarnata è portato nello spirito a vivere il movimento di Dio
verso Dio.
Pag 291→ Proprio per questo motivo il CVII afferma la necessità che: “i testi destinati al
canto, siano presi di preferenza dalla Sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche.

J.R. → in sintesi la musica che serve l’adorazione in “Spirito e verità” non può essere
suggestione sensuale o sentimentalismo soggettivo.. MA deve fondamentalmente
corrispondere a questa “Parola”, anzi, deve mettersi al suo servizio.

Così la musica sacra deve adeguarsi all’essenza della liturgia, che è la preghiera di Cristo.
Attraverso il canto si arriva al coinvolgimento di tutta la persona, così l’essere totale della
persona in modo armonico è orientato verso Dio, si apre all’altro, a tutta la Chiesa e a tutta la
creazione. Per questo è tutto l’universo che partecipa di questo canto!

Pag 292/293→ LO SPIRITO NELLA MUSICA SACRA


La musica sacra, come abbiamo affermato, è il risultato della dinamica dell’incarnazione della
Parola, perciò essa è accettazione nello Spirito che introduce ne mistero pasquale.
La vita di cristo è preghiera che diventa canto di lode nell’esultare nello spirito, che è il Dono
del Risorto.
Proprio dalla difficoltà di mantenere il giusto equilibrio nella musica liturgica tra creazione e
spiritualizzazione è maturata in occidente la bellezza della musica sacra.
A questo riguardo è fondamentale accennare, alla posizione di Sant’Agostino e di San
Tommaso in merito alla musica sacra. Questi autori vivono una tensione tra il canto e la
liturgia, per il timore che, perdendo di vista il ruolo del canto quale involucro della Parola,
esso si trasformi in una semplice estasi ritmica in se stessa.
IL CANTO LITURGICO DEVE ESSERE, non solo un esultare verso Dio, ma una vera
adorazione che travolge tutta l’esistenza dell’uomo e diventa annuncio:
“la lode esterna serve ad eccitare l’affetto interiore di chi la pronunzia e, a portare gli altri
ALLA LODE DI DIO” (S. T. D’Aquino, La summa Teologica, p. 116)

SAMANTA
PREGHIERA EUCARISTICA FONTE E CULMINE DELLA VITA CRISTIANA 56

La musica sacra DEVE CORRISPONDERE AL LOGOS. Deve condurre tutta la persona a


Dio nella comunione con Cristo, a quel movimento nel quale è chiamata ad entrare tutta
l’assemblea liturgica quando vengono pronunciate le parole: “Sursum Corda”21.
Tale invito raggiunge il proprio culmine nella liturgia eucaristica ed esplode nella gioia del
canto del Sanctum – Benedictus .
Questa grande esultanza è il frutto della comprensione che ha avuto la Chiesa di se stessa e
della grandezza di questo momento in cui si unisce la Chiesa intera, terrestre e celeste.
Il sanctus- Benedictus è un vero e proprio canto di lode, è situato alla conclusione del prefazio.
Pag. 296
Il Sanctus e il Benedictus sono profondamente legati anche se la loro origine biblica è
separata, così come il loro sviluppo storico.
Le parole del Benedictus fanno riferimento a ciò che la folla gridava nell’ingresso messianico
di Gesù a Gerusalemme e, l’espressione “Colui che viene”, già al tempo voleva dire per
Israele il nome del Messia.
J. R. →“Il sanctus è subordinato a l’eterna gloria di Dio; il benedictus si riferisce invece alla
venuta del Dio fatto uomo in mezzo a noi”.

Il Santo, santo, santo diventa inno sul quale convergono le voci di tutti i cori degli spiriti beati
e dell’intera schiera celeste e che raggiunge il suo punto più alto nell’esplosione del Benedetto
e dell’Osanna, acclamando con gioia il Salvatore, Colui che era, che è e che viene.

IL CANTO DEVE FAR PREGARE, DEVE CONDURRE A DIO.


Così, nella preghiera Eucaristica, la dinamica unitaria di azione liturgica -PAROLA e
MUSICA- nella quale tutta l’assemblea è chiamata a partecipare, raggiunge il suo culmine in
presenza del tre volte “SANTO”.
Pag. 297 FINE.

21
La locuzione Sursum corda ("In alto i cuori") appartiene al rito della Messa in lingua latina secondo il rito romano
della Chiesa cattolica. È pronunciata dal sacerdote celebrante all'inizio del Prefazio. il sacerdote può accompagnare le
parole con il gesto di alzare le mani.
SAMANTA
57

APPENDICE

APPUNTI LEZIONI SULLA MESSA


Corso prof. Reyes

(PER AVERE UNA MIGLIORE GUIDA PER QUANTO RIGUARDA LA SANTA MESSA IL PROF. CONSIGLIA IL SUO LIBRO:
“LETTERE TRA CIELO E TERRA”)

L’ESAME→ un argomento a piacere (da 8 minuti) e due /tre domande del prof.

SAMANTA
58

SECONDA PARTE DELLA LEZ. 1 - sulla messa-

L’Eucarestia ha un ritmo.

Che comporta →Svuotamento di noi e percezione di Dio. È un movimento continuo e tutti i


sacramenti sono in relazione.
Qual è la cosa più importante del sacramento della riconciliazione?
La prima parte è la conversione, riconoscere i nostri peccati, poi la confessione che porta
all’assoluzione.
Dio vuole che tu LO VEDA!!
Riconoscendo tutti i sacramenti, riconosco le mie capacità per riconoscere Dio.
A cosa serve la liturgia della Parola?
NON si può dire che le parti della messa siano 2, LA MESSA è UNA!

FINE SECONDA PARTE DELLA PRIMA LEZIONE

SAMANTA
59

LEZIONE 2 / SECONDA PARTE

LA MESSA:
liturgia = relazione → inizia con il bacio all’altare → inizia con un gesto d’amore.
Poi il segno della croce→ nel nome del Padre del Figlio e dello S.S.
Il segno della Croce → in cui ci riconosciamo, dice la nostra identità di cristiani.
Poi abbiamo l’atto penitenziario per riconoscere le nostre morti.

MOVIMENTO DELLA MESSA

PASSARE DALLA MORTE ALLA VITA


Ecco perché l’atto penitenziale.
Cristo vuole che tu Lo Veda!
L’atto penitenziale è una porta è una possibilità di incontro tra la nostra incapacità e la
capacità di Dio.
Dopo l’atto penitenziale cosa c’è?
C’è il GLORIA, perché ho riconosciuto chi è Cristo e che viene a salvarmi.
Ci si incontra con Dio nel punto più basso poi si esulta e si è esaltati.
Ci sono 4 momenti nella preghiera:
1) Invito del sacerdote a pregare: “PREGHIAMO”.
2) SILENZIO = segue il silenzio (come dice il Messale)→ in teoria ogni fedele prega
interiormente.
3) La formula = colletta (cosa vuol dire? Vuol dire raccogliere, cioè raccoglie tutte le
preghiere fatte)
4) AMEN, che è il consenso.

SAMANTA
60
Seconda parte TERZA LEZIONE

SECONDA PARTE DELLA LEZIONE SULLA MESSA


Il prof. parlerà ancora dell’atto penitenziale:
è un momento per fermarci e comprendere dove stiamo, a volte è così breve..
- Da quale morte vuoi uscire?
- Dio vuol farsi vedere, dove si mostra Gesù?
Domanda:
- l’atto penitenziale può essere omesso?
- Sì ad esempio durante una benedizione ecc. ma sempre in virtù dell’atto
penitenziale. Perché la messa è con l’atto penitenziale!!
Parla del brano del brano di Zaccheo a Gerico, prima di ciò Gesù ridà la vista al cieco seduto
sulla via che si accontenta dell’elemosina (→ si è adagiato).
Ma Zaccheo capo dei pubblicani (→ ricco) avendo sentito di parlare di Gesù lo vuole
incontrare ma essendo basso per vederlo sale su un albero di sicomoro→ (albero che
simboleggia la croce).
È Gesù che va da lui e gli dice “Scendi! Oggi devo fermarmi a casa tua.”
È come se lo facesse scendere dalla croce perché sarà lui a salirci.
L’atto penitenziale è ….
Nella parabola del padre misericordioso ci sono due figli, ma nessuno dei due conosce il
padre.
Il primo chiede la sua parte di eredità al padre, è come se volesse morto, perché l’eredità si
ottiene alla morte del genitore. Poi ad un certo punto parte ma poi si ferma, si siede e entra in
se stesso →ECCO L’ATTO PENITENZIALE!
Per incontrarci con Dio dobbiamo rientrare in noi stessi. Il figlio minore quando lo rivede
(anche se è il padre che lo vede e gli va incontro) il figlio gli dice: -padre ho peccato contro te e
contro il cielo, non sono più degno di essere considerato tuo figlio, trattami come uno dei tuoi
servi.- Il problema è che entrambi i figli si sono sempre sentiti come servi.

Dobbiamo tornare come bambini con quella capacità si sorprendersi.


L’atto penitenziale inizia ancor prima di andare a messa già quando siamo in cammino e
ancora prima. Non deve essere solo un precetto.

Inizio messa GLORIA

atto penitenziale (riconosco i mie peccati,


riconosco la mia incapacità
e allora posso incontrare Collètta→AMEN
la capacità di Dio).

“Preghiamo”→ tutti dovrebbero pregare e tutte le preghiere vengono racchiuse nella colletta.
SAMANTA
Dopo la collètta22 abbiamo la liturgia della Parola. La parola proclamata diviene realtà nel 61
nostro rito. Ma affinché diventi realtà in noi deve crearsi uno spazio in cui accoglierla.
(il seminatore a differenza nostra, butta il seme e poi prepara la terra. La parola ci viene data
poi, la vita, come un aratro fa sì che divenga frutto).
Altra cosa di cui soffriamo è la mancanza di chiavi di comprensione nella parola di Dio, però
dobbiamo ricordarci che la parola di Dio è Viva e ha il potere di cambiarci la vita.

22
Collètta: è un'orazione che fa parte della liturgia della Messa cattolica secondo il rito romano e della liturgia
anglicana (come risulta dal Libro delle preghiere comuni). È collocata dopo la dossologia maggiore (il Gloria), e prima
della Liturgia della Parola. Viene recitata dal celebrante. «Il popolo, unendosi alla preghiera, fa propria l'orazione con
l'acclamazione "Amen"».
Il suo sviluppo nasce dal ricordo di qualche azione compiuta da Dio per il suo popolo o da qualche sua caratteristica, e
in essa si chiede a Dio di continuare la sua opera. La conclusione della colletta è la formula trinitaria:
« Quindi il sacerdote dice l’orazione, chiamata comunemente «colletta», per mezzo della quale viene espresso il
carattere della celebrazione. Per antica tradizione della Chiesa, l’orazione colletta è abitualmente rivolta a Dio
Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo e termina con la conclusione trinitaria, cioè più lunga, in questo
modo:
• se è rivolta al Padre: "Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli";
• se è rivolta al Padre, ma verso la fine dell’orazione medesima si fa menzione del Figlio: "Egli è Dio e vive e regna
con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli";
• se è rivolta al Figlio: "Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli". »
Il Gloria in excelsis Deo, detto anche inno angelico o dossologia maggiore, è una preghiera della liturgia cattolica. La
locuzione latina significa gloria a Dio nel più alto (sottinteso dei cieli). Il Gloria in excelsis Deo è un antichissimo inno
della liturgia cristiana. Insieme al Magnificat, al Benedictus e al Nunc dimittis, e diversi altri canti dell'Antico
Testamento, fu incluso nel Libro delle Odi, una raccolta liturgica presente in diversi manoscritti della Septuaginta.
La messa o celebrazione eucaristica è una liturgia propria di diverse Chiese cristiane. La celebrazione eucaristica è
tipica della Chiesa cattolico-romana, delle Chiese veterocattoliche, della Chiesa ortodossa, delle Comunità anglicane di
tradizione anglo-cattolica, e di alcune comunità luterane che riservano al sacramento dell'eucaristia un ruolo
preponderante nella vita della Chiesa stessa. Il termine "Messa" (o Santa Messa) indica la funzione sacra principale per
la teologia cattolica e ortodossa: celebrata sull'altare da uno o più sacerdoti, in essa il sacrificio di croce, viene rinnovato
in modo incruento offrendo a Dio e ai presenti il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, che dopo la consacrazione vengono a
essere nelle specie del pane e del vino. Il termine viene usato dai cattolici di rito latino, e deriva dalla parola latina missa
che viene pronunciata dal diacono nel rito romano in latino, quando congeda i fedeli dicendo: Ite, missa est. Prima che si
diffondesse l'uso di questo nome, il rito eucaristico nelle Chiese di lingua latina era designato con varie espressioni, tra
le quali Fractio panis ('lo spezzare del pane')…

SAMANTA
SECONDA PARTE 5 lezione 62

Nei gg feriali→ solo 1a Lettura, Salmo e Vangelo


Nei gg festivi→ Salmo, 2a Lettura e Vangelo.
Anno A = Matteo
Anno B = Marco
Anno C = Luca
Giovanni= viene letto solo in alcuni periodi l’anno liturgico (es. Quaresima, Pasqua..)

L’anno liturgico comincia con l’avvento.


Dal lunedì al sabato mattina→ sono considerati gg feriali
Le Messe che vanno dal lunedì al sabato mattina = Messe feriale→ 1a lettura, un Salmo e un
Vangelo
Il sabato pom.→ messa Festiva e tutta la domenica→ è considerato un solo giorno si fa la
Messa festiva in cui c’è una prima lettura, salmo, una seconda lettura e il Vangelo.
Mentre le letture dei gg feriali hanno due cicli: pari e dispari (anno pari e anno dispari)
Le letture delle feste (domenica) invece di essere due cicli sono sempre tre = ABC
Matteo A – Marco B - Luca C
Giovanni si legge in diverse occasioni.

La gestualità è molto importante.


- Perché le letture si leggono da seduti?
- Per accogliere.
Anche nella corporeità c’è tutto un salire e uno scendere, così come il salire e lo scendere
durante il movimento di tutta la messa.
La cosa più difficile è ascoltare!!!
Tutti i gesti ci aiutano ad ascoltare.
Ascoltare è lasciare uno spazio in noi. Ascoltare è amare.

GLORIA
(Si risale)→ ALLELUIA

(poi si scende)
(si riscende) ecc.

La prima lettura è sempre collegata al Vangelo, A. T. annuncia e nel Vangelo c’è compimento.

L’eucarestia è un evento che celebra il passaggio dalla morte alla vita = Pasqua.
Quindi devo capire bene dove sto andando.

SAMANTA
Quando il sacerdote dice: “dal Vangelo secondo Matteo” = tre croci→ “Purifica il mio cuore 63
e le mie labbra, Dio onnipotente, perché possa annunziare degnamente il tuo Vangelo”.

NOI dovremmo pregare in quel momento uniti in quel gesto: “che la tua Parola signore sia
nella nostra mente, sulle nostre labbra nel nostro cuore”.

- CHE COSA è L’OMELIA?


Dovrebbe essere un invito alla preghiera illuminato dall’eucologia, cioè dalle preghiere fatte
e dalla liturgia della parola. E dovrebbe finire con un invito alla preghiera, infatti termina col
sacro silenzio. → Poi c’è il credo, solo la domenica e nelle solennità!!
Poi comincia la liturgia delle offerte = l’offertorio

SAMANTA
SECONDA PARTE LEZIONE 6 sulla SANTA MESSA 64

La processione dell’offerta in cui ognuno di noi è chiamato a portare un sacrificio.

Dobbiamo portare le nostre sofferenze.

C’è un bellissimo brano che parla del padrone che vuol fare una festa ma non trova nessuno,
allora manda a chiamare chiunque trovassero. Butta però fuori colui che non indossa l’abito
per la festa e viene legato mani e piedi..ecc.

- Perché questo?
- Perché lui non ha voluto spogliarsi di quello che era, non ha accettato che un altro
lo vestisse.

Questo è la liturgia dei doni. Noi dobbiamo anche fare dei gesti che mostrino quello che
stiamo vivendo. Noi non facciamo la donazione dell’offertorio per pagare le bollette della
parrocchia. Il vero dono è la nostra vita che viene tradotto anche in cose concrete come la
questua23 → poi c’è anche un aspetto legato alla tradizione.

- Poi c’è la presentazione dei doni = pane e vino

LA PROX LEZIONE PREFAZIO E PREGHIERA EUCARISTICA

23
Soprattutto nella tradizione cristiana, la questua è l'atto di andare di porta in porta a elemosinare offerte, soprattutto in
cibo, in genere con significati connessi alla penitenza o al voto di povertà (come nel caso degli ordini mendicanti che
avevano dei monaci addetti a questo scopo specifico, detti, per l'appunto, questuanti). La questua ha l'obiettivo di
sostentare la comunità di religiosi ed effettuare opere di carità per i poveri.
SAMANTA
65
Seconda parte LEZ 7 lezione (alcune lezioni sulla messa non sono state fatte, perché il
prof. ha finito prima, es. quando stava mele. Però le possiamo rintracciare sul suo libro)

SULLA MESSA (il prof prende dal suo libro)

Parla del cielo che si apre. (vedi Isaia, Giacobbe)


Il prof legge una pag del suo libro, pag 186. Il segno di Giacobbe.
Invito a salire al cielo. Anche in Is 6,1-7
1Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi

del suo manto riempivano il tempio. 2Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei
ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. 3Proclamavano
l'uno all'altro:
«Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti.
Tutta la terra è piena della sua gloria».
4Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva

di fumo. 5E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
6Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva

preso con le molle dall'altare. 7Egli mi toccò la bocca e mi disse:


«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua iniquità
e il tuo peccato è espiato».

Pag.168 del libro “Lettere tra cielo e terra”→San Cirillo di Gerusalemme (*387 d.C.) “dopo
di ciò il sacerdote grida: “IN ALTO I CUORI..”
San Giacomo: “Te celebrano con inni i cieli e i cieli dei cieli e tutte le loro potenze, il
sole e la luna e tutto il coro degli astri,..” (il COSMO)

SAMANTA
66
Seconda parte LEZ 8 ULTIMA→ (questa volta ha trattato questa parte sulla messa
all’inizio della lezione, prima dell’intervallo).

Durante la VEGLIA di Pentecoste:

PARTIAMO CON LA PREGHIERA COLLÈTTA:


“Dio onnipotente ed eterno, che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei
cinquanta giorni, rinnova il prodigio della Pentecoste: fa' che i popoli dispersi si raccolgono
insieme e le diverse lingue si uniscano a proclamare la gloria del tuo nome. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ....”

→ in Pentecoste.
- Cosa Chiede la Chiesa?
- Che venga rinnovata l’inabitazione di Dio in noi. La perfetta unità.
- La preghiera chiede di potere sperimentare l’unità.

- Come viene rappresentata la Pentecoste?


- La discesa dello Spirito Santo?
- Con la fiamma!
Perché…

- La prima lettura in Pentecoste?


- La Torre di Babele (Gn 11,1-9)
- La seconda?
- Lettera ai romani cap 8,22
- Il Vangelo Gv cap 7

Anche gli Ebrei festeggiano la Pentecoste24.


(in passato, nella cresima si dava uno schiaffo sul volto del cresimando, per dire: “ora sei
pronto! Da qui in poi cammina con le tue gambe…”).

24
Pentecoste (in greco antico: πεντηκοστή [ἡμέρα], pentecosté [hēméra], cioè "cinquantesimo [giorno]") è una festa
cristiana in cui viene celebrata l'effusione dello Spirito Santo, dono del Risorto, e la nascita della Chiesa. Cade nel
cinquantesimo giorno dopo Pasqua (da cui il nome), di domenica, ed è quindi una festa mobile, dipendente dalla data
della Pasqua. Pentecoste è inoltre l'antico nome greco della festività ebraica di Shavuot, che rappresenta una festa di
ringraziamento. Nell'ebraismo lo Shavuot, o festa delle settimane, detta in greco antico Πεντηκοστή (Pentecoste), è una
delle tre festività, dette Shalosh regalim (tre pellegrinaggi), denotanti feste di pellegrinaggio - a Gerusalemme.
Viene celebrata sette settimane dopo La Pasqua ebraica, cominciando a contare dal secondo giorno di Pasqua, il 16 di
Nisan. Celebra la rivelazione di Dio sul Monte Sinai, dove ha donato al popolo ebraico la Torah. È legata alle primizie
del raccolto. Le sette settimane corrispondono al periodo dell'Omer, un periodo di lutto in memoria di disgrazie accadute
al popolo di Israele che termina con la festa di Lag Ba Omer, e Shavuot vuole essere una festa gioiosa per il dono della
Torah.

SAMANTA

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