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Le avventure di un Rilegatore

di libri da Torino a Betelgeuse.

Un lungo racconto di Ugo Pennacino Torino, Italy, agosto 2018.

“Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa. Come muoiono queste così muoiono
quelli: c’è un solo soffio vitale per tutti. L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie perché tutto è
vanità. Tutti sono diretti verso il medesimo luogo: tutto è venuto dalla polvere e nella polvere tutto
torna. Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella
terra? Nulla c’è di meglio che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte.
Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui?” Ecclesiaste 3.

Giacomo Sparacio detto Jimmy era proprio morto dopo l’infortunio, poi era resuscitato grazie agli
ottimi medici dell’ospedale siciliano. Terminato il tunnel di luce che lo aveva prima accolto e poi
rifiutato, era uscito dal coma causato dall’incidente automobilistico e cominciava a ricordare.
Era tornato a Palermo il suo luogo di nascita, per un corso di formazione sul restauro cartaceo ed
iniziare una nuova attività in Italia dove era nata sua madre, dopo il congedo dall’esercito inglese.
Nel dormiveglia gli veniva in mente l’ala sud est del monumentale edificio cinquecentesco che fu il
Collegio Massimo dei gesuiti ed ospita la Biblioteca Centrale di Palermo dove è ubicato il
laboratorio di restauro dei libri antichi. Attraverso tre portoncini siti al piano terra sotto il loggiato
del cortile, si accede a due ampi vani interamente soppalcati grazie all’altezza delle volte. L’effetto
architettonico ed estetico è decisamente riuscito anche grazie alle tracce di affreschi al soffitto e alle
pareti, valorizzate nel nuovo assetto cromatico interno. Oltre ad un grande salone dedicato al
restauro, pitturato di un bianco accecante che rende l’ambiente luminoso per il riverbero delle luci
al neon sistemate sul soffitto, si accede a diversi locali, scendendo una scala nel seminterrato: un
laboratorio per i trattamenti umidi come lavaggi deacidificanti, una sala blindata e climatizzata per
la conservazione dei volumi in deposito, un piccolo gabinetto chimico, uno fotografico dotato di
camera oscura, un ufficio con saletta per le riunioni e un magazzino di deposito per i materiali di
consumo. Due grandi presse per la carta sovrastano i mobili di legno pregiato che archiviano i
volumi. Tutti i locali sono dotati di impiantistica di sicurezza antincendio ed anti intrusione secondo
le normative. Le colleghe bibliotecarie e restauratrici, prestano la loro opera con seria e paziente
professionalità sedute al leggio illuminato, dalle alte finestre dotate di inferiate poligonali che
proteggono il lavoro di precisione. Un laboratorio modernissimo molto lontano dalla bottega
vecchio stampo che un non addetto ai lavori potrebbe immaginare.
Durante la formazione aveva conosciuto Elisa che studiava al Centro conservazione e Restauro
“La Venaria Reale” seguendo il Corso di Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni
Culturali dell’Università degli Studi di Torino, per specializzarsi in Manufatti Cartacei e fotografici.
Elisa bruna, minuta ed intelligente ricordava un’attrice maltese contemporanea.
Con una abilità manuale che andava oltre l’attività di restauro e garantiva a Jimmy quella
soddisfazione fisica che lo lasciava spossato dopo i lunghi weekend passati insieme sulla spiaggia.

Di famiglia agiata poteva permettersi il lusso di una piccola Smart con la quale facevano delle
escursioni negli alberghi della provincia di Palermo provando tutti i letti delle camere a tre stelle e
le trattorie tipiche della Regione. Al risveglio dal coma aveva trovato Elisa seduta sulla poltrona in
fondo alla stanza dell’ospedale, addormentata dalle lunghe veglie, in attesa che si riprendesse dal
viaggio nelle lande desolate dove respirano i morti. Coma causato da un furgone che senza alcun
preavviso urtata un’auto in sosta, lo aveva raggiunto sul marciapiede investendolo in pieno.
Era riuscito con i suoi riflessi pronti a saltare di lato ma con il colpo ricevuto dal parafango aveva
battuto la testa contro il muro della casa che stava costeggiando, sprofondando nel buio più
profondo. Il tizio del furgone non si era fermato e dal rapporto di polizia la targa era sporca di
fango. Dopo un lungo bacio e la promessa al personale medico che non l’avrebbe strapazzato, Elisa
gli confidò che nel mese in cui era quasi morto, l’assicurazione per gli infortuni aveva pagato una
discreta somma a titolo di risarcimento, garantendogli la sopravvivenza per qualche anno.
Il corso di formazione che li qualificava entrambi come assistenti al restauro per i beni cartacei era
terminato e potevano aspettare un concorso pubblico o iniziare un’attività privata per un futuro
insieme. Il colonnello in pensione Hadley della British Army amico di suo padre, gli aveva regalato
per la dimissione dall’ospedale un’arma da difesa personale, il Taser Pulse illegale in Italia, che
avrebbe potuto salvargli la vita in caso di aggressione. Possibile con il terrorismo presente a Londra
ma assai improbabile visto il lavoro che sarebbe andato a svolgere. Doveva sottoporsi a qualche
seduta di fisioterapia per riprendere la mobilità completa poi avrebbe ripreso a correre lungo la
spiaggia di Palermo. Nel frattempo venduta la casa dei suoi genitori deceduti da tempo, Jimmy si
era trasferito da Elisa nel suo locale di via Sant’Agostino vicino a piazza degli Aragonesi, una
traversa di via Maqueda dove trascorreva le vacanze con i suoi genitori da bambina. Per riprendersi
dal lungo periodo passato in un sonno forzato si era fatto una mezza indigestione di Sfincione: pizza
al pomodoro, acciughe, cipolla e pangrattato. Il tutto innaffiato dal buon vino bianco Alcamo e con
il dessert come i cannoli strapieni di ricotta, dell’ottimo marsala bevuto fresco. Elisa gli aveva
regalato un libro che aveva letto con molto interesse tra una seduta di fisioterapia ed una di sesso,
migliorando le sue conoscenze sul panorama gastronomico della sua seconda patria: “Fumo e
arrosto. Escursioni nel paesaggio letterario e gastronomico della Sicilia” di Mary Taylor Simeti.
La spesa la facevano alla Vucciria il famoso mercato immortalato da Renato Guttuso in un suo
celebre quadro. Per mantenersi aggiornato sul suo futuro lavoro, aveva letto tutti gli interventi
specialistici del convegno internazionale di Parma del 1989 ”La legatura dei libri antichi, tra
conoscenza, valorizzazione e tutela” che lo riguardavano direttamente dato che la restauratrice
esperta era la sua compagna. Elisa aveva continuato a studiare dopo il corso e conosceva ormai a
memoria il manuale di Federici e Rossi “Conservazione e Restauro del Libro” della casa editrice di
Roma la Nuova Italia Scientifica. Con i soldi dell’assicurazione e della vendita dell’appartamento di
famiglia decisero di trasferirsi nel Nord Italia e di accettare una proposta di lavoro a Torino grazie
ad un’amica di Elisa, membro dell’associazione culturale Prova e Riprova di via Digione 9, dedita
alla rilegatura d’autore che conosceva un giro di persone facoltose ed esperti bibliofili. Il fatto che
Jimmy fosse nato a Londra e di madre lingua inglese, gli avrebbe consentito di accedere ad una
clientela internazionale. Alla fine del mese di Maggio ricevettero via mail il contratto di affitto per
un locale di sessanta metri quadrati, discretamente arredato in un palazzo di cinque piani, ubicato in
una zona vicino al centro di Torino, dove avrebbero dovuto lavorare per almeno un anno. Aveva
discusso parecchio con Elisa durante il trasloco, poi aveva imparato che con lei era meglio tacere e
lasciarla fare o non l’avrebbe più rivista nuda per molto tempo. Se vuoi fare vita di coppia con un
simile gioiello è meglio non discutere o finirai a prestare servizio come un monaco obbediente nei
confronti dell’abate. La sua valigia e lo zaino militare contrastavano in maniera evidente i grossi
trolley di Elisa che contenevano anche tutto il materiale letterario del corso ed i suoi testi preferiti.
Jimmy leggeva in Biblioteca e non collezionava libri perché nel caso di un trasferimento imprevisto
per lavoro, avrebbe potuto viaggiare leggero.
I suoi trascorsi militari come sergente addetto alle comunicazioni lo avevano abituato a
cambiamenti improvvisi e soltanto lo zaino in dotazione poteva contenere tutto il suo mondo.
Grazie all’associazione Prova e Riprova che li aveva raccomandati per un incarico come
restauratori, superarono brillantemente un colloquio via webcam con un’agenzia interinale.
Entrambi potevano cominciare il nuovo impiego già dal mese successivo ed in una nuova struttura
moderna che aveva la necessità di impiegati giovani e dinamici.
L’agenzia immobiliare si era occupata di tutte le pratiche burocratiche per la locazione e con firma
elettronica, avevano certificato la proposta rispedendola via email.
Il lunedì successivo incontrando la responsabile dell’agenzia immobiliare presso la stazione Porta
Susa per la firma di approvazione definitiva su un documento cartaceo e la consegna delle chiavi,
sarebbero diventati affittuari della loro prima casa in comune.
IL LAVORO A TORINO.

Jimmy sul Frecciarossa aveva dormito, nonostante Elisa provasse a conversare con tutti i viaggiatori
della carrozza ferroviaria. Il suo tono di voce allegro ed il suo sorriso accattivante erano un
incentivo per attaccare discorso a tutti i galletti sotto i quaranta anni. Era comunque riuscito a
riposare e si svegliò allo stridore dei freni del treno ed al sibilo della sirena che segnalava l’arrivo in
stazione. La stazione Porta Susa è caratteristica e ricorda il set di un film di fantascienza.
Una immensa galleria in acciaio e vetro lunga 385 metri e larga 30, con 37 mila metri quadrati di
superficie. La sua copertura in vetro si sviluppa in 15 mila metri quadrati di celle fotovoltaiche
monocristalline che costituiscono il cuore dell’architettura bio climatica e garantiscono una
autonomia energetica all’intero complesso per una potenza prodotta di 680mila kwh/anno, con 79
milioni di euro d’investimento a carico dei contribuenti. Scesi dal treno girarono sulla destra ed
attraversarono il sottopassaggio che dal binario uno conduce al terminal. La voce dell’altoparlante
era forte e ridondante e ripeteva lo stesso messaggio in diverse lingue. Si udiva un rumore ossessivo
di trolley trascinati sulla superficie in cemento e l’allegro vociare di un gruppo di studenti in attesa
di riunirsi per recarsi insieme all’Università. Si diressero verso l’insegna Porta Susa sul fondo della
stazione affacciata sul ponte Unione Europea. Utilizzarono la scala mobile fino al primo piano,
superarono i sedili bianchi in plastica e metallo e decisero di regalarsi una colazione Sprint a 4,50
euro. Seduti sulle panchine, una coppia di colore stava litigando sotto la stele commemorativa con
inciso il Decreto Fondamentale dell’8 febbraio 1848 alla base dello Statuto Albertino. Avrebbero
dovuto incontrare la signorina Luisa, della Scherlock Holmes Immobiliare, al caffè Bar & Snack
Mokà dove stavano mangiando, ma mancavano ancora venti minuti all’incontro. Il servizio di
pulizie Clean Service delle Ferrovie dello Stato spruzzava di disinfettante le panchine appena
venivano liberate dai viaggiatori occasionali. Un cart della Polizia simile a quelli dei campi da golf,
faceva lo slalom tra i viaggiatori. Una pattuglia dell’Esercito con armi automatiche e custodia per
maschera antigas operava come sentinella con aria decisa e risoluta. Prendevano servizio alle 7 del
mattino quindi se un terrorista voleva organizzare un attentato era consigliabile l’orario notturno.
Lo stridore dei treni per l’arrivo dei Frecciarossa e la voce all’altoparlante che ripeteva ossessiva
sempre le stesse informazioni convinsero Jimmy a fare due passi e a sgranchirsi le gambe per
smaltire l’ottimo caffè ed il croissant con la marmellata fatta in casa. Elisa era al telefono come
sempre e stava raccontando del corso di formazione a Palermo, ad una sua amica e riceveva
informazioni aggiornate sui locali notturni della città di Torino. Jimmy salì le scale verso corso
Bolzano davanti al Car Rent della Hertz. Si fermò sul marciapiede a guardare le studentesse che si
intrattenevano con lo smartphone e provò pietà delle loro madri che dovevano vederle uscire di casa
con i pantaloni a brandelli come se fossero state aggredite da un molosso o da un fidanzato troppo
possessivo. Ma era la moda del momento. Forse il prossimo anno il topless sarebbe stato
obbligatorio. Si recò alla fine della stazione dove c’era la vetrata con l’insegna Torino Porta Susa,
provando piacere nell’indossare le sue nuove scarpe sportive e l’abbigliamento della Geox che
aveva acquistato prima del viaggio. In sottofondo il rombo dell’arrivo dei treni, il rumore delle
tazzine sui piattini ed il traffico di Corso Bolzano che non si decideva ad attraversare perché
avrebbe potuto fare tardi all’appuntamento per la firma del contratto. Rientrò dall’ultimo ingresso
dirigendosi verso l’ascensore per la Metro, sopra il Centro servizi al Cliente della GTT, la società di
Torino che si occupa del trasporto pubblico. A fianco dell’ascensore c’era un cartello dell’area
ferroviaria che indicava un “Vietato l’accesso”, ad una zona ancora in allestimento. A destra sullo
sfondo il Caffè Mokà e sotto l’uscita dalla Metro. L’ascensore non funzionava così doveva tornare
alle scale mobili. Mentre guardava al piano terra i clienti della GTT, in attesa di poter conferire con
un operatore, Jimmy sentì un colpo sordo, un grido di donna e poi come un corpo che cade a terra.
Il rumore proveniva da uno dei locali in allestimento, non c’erano telecamere, niente polizia e dal
frastuono della stazione probabilmente lui era l’unico ad essersene accorto. Con un salto oltrepassò
il cartello di divieto ed aprì la porta a vetri. Appena oltrepassata la soglia venne colpito alla spalla
dal lancio di un tablet, poi il tizio dalla faccia da pirata che si trovava all’interno, gli allungò un
diretto al viso che lui parò con la sinistra e con un riflesso condizionato dalle esercitazioni in
palestra lo colpì in un movimento ad arco alla tempia, con le nocche del pugno della sua mano
destra. L’aggressore cadde a terra vicino alla ragazza già immobile sul pavimento. Respirava a
fatica per una lesione alla trachea. Si sentiva solo un debole rantolo poi fu il silenzio completo.
Anche l’uomo purtroppo non era svenuto, indossava una divisa verde del personale di magazzino
con una sigla PC ed un numero di serie sulla tasca sinistra ed era proprio morto sul colpo. La
ragazza dai capelli rossi e dai tratti orientali, giaceva come un sacco vuoto in atteggiamento
scomposto e presentava una curiosa polidattilia alle mani. Perché il tizio avesse ucciso la ragazza
era incomprensibile ma Jimmy non voleva venire coinvolto. Dalla porta non era arrivato nessuno.
Con calma e metodo perquisì l’uomo delle ferrovie e trovò in una delle tasche una tessera ed un
distintivo che lo qualificava come membro del Ministero dell’Interno. Davanti ad un giudice Jimmy
sarebbe sicuramente diventato il capro espiatorio di una operazione di sicurezza finita male. Se lo
mise in tasca, si calcò il berretto militare con la visiera sul capo, lasciò i due corpi nel locale in
allestimento e chiuse a chiave la porta. Gettò il mazzo delle chiavi ed il tablet dopo aver rimosso la
memoria, in uno dei cestini per la spazzatura e cercò di tornare lucido e calmo come quando era
arrivato. Fece un lungo giro fino ad uno dei tre bagni pubblici della stazione per detergersi il viso e
trovare sfogo alla nausea che gli attanagliava lo stomaco. Mentre era in bagno arrivò una telefonata
di Elisa. Dal tono usato non era preoccupata della sua sparizione ma seccata del fatto che l’avesse
lasciata sola a ricevere l’agente immobiliare. Corse fino al Caffè Mokà e cercò di stamparsi sulla
faccia il suo miglior sorriso e di dimenticarsi temporaneamente dell’omicidio appena commesso per
eccesso di difesa. Elisa non era arrabbiata perché la signorina Luisa era gentilissima e
simpaticissima ma sopratutto efficiente e le aveva fatto leggere un contratto molto trasparente dove
persino le clausole legali erano a caratteri leggibili. Jimmy firmò e consegnò l’assegno da tre
mensilità, per il locale di sessanta metri quadrati che avevano preso in affitto per l’anno in corso.
Luisa era di mezz’età con un sorriso bianchissimo e splendente grazie all’intervento del dentista.
Faceva quel lavoro per arrotondare lo stipendio ed aiutare il suo capo quando era occupato con dei
clienti importanti. Mentre Jimmy ed Elisa ricordavano i modelli di una rivista di abbigliamento
sportivo, lei era vestita come se vivesse ancora negli anni 80’ forse il suo periodo di maggior
splendore quando era giovane con davanti un futuro. Sembrava fuori contesto ma dai modi gentili e
professionali era una persona che avresti rivisto volentieri. L’alloggio in affitto era stato ristrutturato
da poco ed anche i mobili erano nuovi e di discreta fattura. Mostrò le fotografie dei locali sul
cellulare e la planimetria alla giovane coppia stupita di poter abitare in un condominio
discretamente lussuoso. Elisa era scalpitante ed entusiasta come una bambina il giorno di Natale.
Salutarono la signora Luisa che si rese disponibile ad ulteriori chiarimenti poi si diressero a piedi
lungo corso Bolzano verso la casa dei loro sogni. Passando davanti all’ultima uscita dalla Stazione,
Jimmy pregò pur non essendo credente, che la Polizia di Stato con una sede poco distante, non
avesse ancora scoperto i due corpi abbandonati. Non era del posto. Era incensurato e aveva rimosso
tutte le impronte. L’unico giudice era la sua coscienza e molto spesso sonnecchiava tranquilla.
Attraversarono il ponte Unione Europea sovrastato dal grattacielo Intesa Sanpaolo e si diressero
verso via Vola per prendere possesso della loro prima casa in comune.
La zona era facoltosa con case d’epoca e al numero 38 lavoravano avvocati e società finanziarie.
La struttura moderna caratteristica contrastava con i palazzi circostanti.
Balconi neri semi pentagonali con reggere metalliche e un colore grigio piombo alla facciata che
faceva angolo con via Francesco Moro. Bianche strutture circolari in rilievo color panna
ricordavano le torri di un castello. Il piano terra di color mattone, presentava porte con inferriate
nere e come arredi di lusso di un ottone brillante, le maniglie perfettamente lucidate che riflettevano
la luce luminosa del sole. Il tetto mostrava delle terrazze fiorite, ma dal basso sembravano
lontanissime ed inaccessibili se non hai privilegiati possessori di un appartamento in quel
tecnologico maniero. Un’atmosfera di distaccata riservatezza e di mistero.
Suonarono il campanello e vennero ricevuti dal custode. Sul bavero della giacca portava un
distintivo ReaT, della cooperativa di Torino che si occupa dei servizi di accoglienza in Mostre e
Musei e gestiva anche il servizio di portierato nel condominio.
Era giovane, biondo, sulla trentina ed esageratamente cortese.

Durante la conversazione aveva guardato Elisa come se fosse un pasticcino e probabilmente in


servizio da diverse ore, non aveva fatto in tempo ad andare dalla sua ragazza per scaricare i desideri
repressi. Delle scale conducevano nel seminterrato ai locali per le conferenze e garantivano
l’accesso al garage privato. Presero l’ascensore e toccò a Jimmy quale uomo di casa, fare diversi
giri per colpa del bagaglio voluminoso che Elisa era riuscita con fatica a trascinarsi dietro.
Spettava a lei l’onore dell’apertura della porta del loro primo appartamento. L’alloggio di sessanta
metri quadrati all’ultimo piano, affacciava su un piccolo balcone con delle fioriere ben curate.
Il locale era spazioso e luminoso ed Elisa saltellò per la stanze come un coniglietto felice.
Voleva fare l’amore sul letto ampio e confortevole ma solo dopo la sistemazione dei bagagli.
Data la quantità di materiale compresso nei trolley, Jimmy non avrebbe fatto sesso prima di Natale.
Un locale moderatamente di lusso con arredi di qualità ma senza il calore famigliare di quelli
lasciati in Sicilia. La stanza da letto era dotata di un lettone con ampia testiera a due piazze,
comodini neri, come nero con una specchiera, l’armadio a quattro stagioni che occupava la parete di
fronte. Sui muri delle stampe giapponesi davano un’aria spartana all’ambiente color panna. Per un
affitto di 800€ al mese erano stati fortunati o il precedente affittuario era deceduto di morte violenta
ed il suo spirito infestava l’appartamento. Passarono la giornata a sistemare il bagaglio mentre
Jimmy seguiva con attenzione tutti i telegiornali per vedere se qualcuno segnalava il ritrovamento
dei due corpi abbandonati alla Stazione Porta Susa. Aveva nascosto il distintivo del Ministero
dell’Interno in un cassetto sotto la biancheria e avrebbe poi deciso se sbarazzarsene o meno.
Si sistemò sul divano a leggere il contratto di locazione che gli garantiva la proprietà per almeno un
anno con la speranza che il nuovo lavoro come restauratore e rilegatore di libri avrebbe avuto
successo. La sera si sistemarono stanchi nel lettone. La finestra lasciata aperta affacciata sul
minuscolo balcone con il rumore delle auto che attraversavano la via, il latrare di un cane, un bimbo
che piangeva e poi… fu un susseguirsi continuo di lamenti e non erano certo quelli di un fantasma.
I vicini dovevano essere gente molto allegra. Elisa si sistemò dei tappi nelle orecchie e riuscì a
dormire, mentre il povero Jimmy passò il resto della notte in un’orgia che sarebbe svanita alle prime
luci dell’alba. Il mattino seguente era il primo giorno di lavoro e doveva assolutamente chiarire la
questione con i vicini. La notte non trascorse tranquilla nemmeno nelle tenebre dell’incoscienza.
Jimmy aveva sognato di quando era nell’esercito ed era stato convocato dal suo ex capitano dopo la
nomina a sergente. Gli aveva fatto i complimenti perché era un soldato disciplinato ed un esempio
per i suoi compagni che lo consideravano affidabile. In pratica voleva proporgli di entrare nelle
Forze Speciali. Jimmy era rimasto interdetto. Un conto era la vita in caserma, qualche missione
operativa di pattugliamento. Corsi di arti marziali o di tiro operativo che aveva vissuto come se
fosse stato al luna park. Ma trascorrere il resto della sua carriera a lanciarsi dagli elicotteri in
qualche buco di culo sperduto del mondo non lo interessava minimamente. Aveva ringraziato il suo
capitano e aveva rifiutato l’offerta. Non era un’attività che faceva per lui e c’erano individui
migliori che potevano sostituirlo degnamente. Il capitano aveva fatto la stessa faccia di suo padre
quando gli aveva detto che non avrebbe seguito un corso universitario. Probabilmente era una
mezza sega ma preferiva servire la patria usando l’intelligence e se era interessato a qualche
argomento di cultura generale o specialistica poteva sempre fare la tessera in biblioteca.
Il capitano non potendo ordinargli di partecipare ad una formazione che doveva essere volontaria,
gli fece comunque vedere i sorci verdi costringendolo a partecipare a corsi di combattimento corpo
a corpo che lo mandarono in ospedale per le contusioni riportate durante l’addestramento.
Venne inviato in missioni operative ad alto rischio in diverse parti del mondo, ma l’idea di cambiare
opinione sul suo rifiuto ad entrare nel famoso Air Special Service, non lo aveva minimamente
sfiorato. Dopo due anni di servizio in un reparto per le telecomunicazioni si era congedato con
onore ed aveva seguito dei corsi privati per diventare un abile artigiano nella rilegatura dei libri
antichi. Grazie al colonnello Hadley era stato raccomandato come membro esterno al corso di
assistente al restauro a Palermo, purtroppo riservato ai laureati e laureandi nella materia.
Rilegare i libri era la sua specializzazione, un’occupazione tranquilla e rilassante che lo rendeva
felice. Al mattino la giovane coppia si era svegliata verso le sei. Jimmy dopo solo quattro ore di
sonno. Tornato dalla corsa aveva trovato Elisa addormentata nuovamente sul divano.
Forse i tappi non erano stati sufficienti e doveva proprio parlare con i vicini perché trovassero un
modo per fare sesso in maniera più soft.
Si diressero a piedi al laboratorio di restauro. La giornata era calda ma una piacevole brezza di
vento attraversava i quartieri. La zona in cui risiedevano e dovevano lavorare si trova tra corso
Galileo Ferraris e corso Duca degli Abruzzi, un quartiere di abitazioni patrizie che più che ville
facoltose erano dei veri e propri feudi privati sottolineati da architetture medievali e torri merlate.
Il personale di servizio straniero, in prevalenza orientale, si dedicava con solerzia al trasporto dei
rifiuti ed alla pulizia dei viali e dei giardini privati. Alberi esotici e cespugli di camelie
impegnavano i giardinieri al rumore di innaffiatrici moleste che spruzzavano anche sui marciapiedi
pubblici, innaffiando i malcapitati passanti. Il palazzo Montecristo circondato da una cancellata in
ferro, era di nuova costruzione ma assomigliava ad una dimora vecchio stile. C’erano telecamere
ovunque e un nutrito servizio di vigilanza che ricordava quello di un’ ambasciata.
Arrivati al cancello Jimmy ed Elisa mostrarono il lasciapassare provvisorio assieme ai documenti e
consegnarono all’incaricato in giacca blu con cravatta rossa del servizio di sicurezza ReaT, le loro
fotografie per i documenti definitivi. Al centro del salone un meraviglioso lampadario di cristallo
perfettamente pulito, luccicava per la luce del sole che entrava dalle ampie finestre circolari con le
volte in marmo di color nero con venature bianche. Sulla destra due colonne in stile corinzio
incorniciavano uno spazio accanto alle finestre vicino ad un tavolo di marmo nero con un raffinato
vaso di rose bianche. Il pavimento presentava al centro della sala un rosone nero e bianco a petali di
fiore che componeva un ottagono e quattro cerchi, come se fosse lo stemma di un’organizzazione.
Davanti un ampio scalone con un mano corrente in ferro battuto e decorazioni in ottone che
conduceva al piano superiore. Divani bianchi e poltrone nere dal disegno futuristico lo arredavano e
tutto era molto confortevole e di classe. Jimmy si chiese come avessero fatto ad ottenere un incarico
così di prestigio. Il servizio di sicurezza li scortò verso l’esterno. Superarono un giardino con
arbusti perfettamente curati e un vialetto in ghiaia, scesero una scala nel seminterrato fino al portone
di sicurezza aperto da una tessera magnetica. All’ingresso del laboratorio c’era il responsabile, il
dottor Maniaci che li accolse con un sorriso, strinse loro la mano e con tono affabile ritirò
nuovamente i documenti di identità per i lasciapassare definitivi. Il dottor Maniaci molto
professionale, di mezza età, vestiva come un professore di Oxford ma era molto più simpatico.
Avrebbero lavorato con un contratto a progetto di un anno, sia per i clienti privati di cui si sarebbe
occupato il dottor Corso il commerciale del Centro, sia per il Ministero per i beni culturali.
Il lavoro non mancava con tutte le biblioteche e gli archivi del Piemonte. Dopo il salottino di un
bianco accecante con una vetrata lungo la parete di sinistra che ricordava una stanza degli
interrogatori, c’era la sala riunioni dove li accolse la bibliotecaria restauratrice dottoressa
Mantovani. Di età imprecisata per il trucco eccessivo e la capigliatura biondo paglierino, strinse con
energia le loro mani e si complimentò con Elisa perché stava per discutere la sua tesi di laurea
dedicata alla legatoria e restauro dei codici miniati benedettini. Sorrise con simpatia a Jimmy che
per l’occasione aveva sfoggiato il suo sorriso da seduttore per le serate in discoteca.
Il laboratorio per il restauro cartaceo occupava due stanzoni dotati di attrezzature all’avanguardia.
Due sale erano invece dedicate al restauro per i dipinti ma l’accesso era vietato.
Terminate le presentazioni vennero introdotti nel laboratorio vero e proprio e affidati alla
responsabile dei progetti. Indossarono entrambi il camice bianco e vennero assegnati i compiti.
Elisa quale futura laureata sarebbe stata addetta al restauro ed a Jimmy venne affidata la rilegatura.
Il lavoro che dovevano svolgere era per un cliente privato. Si trattava di ripulire e rilegare di Sir
Arthur Conan Doyle, della serie Leipzig, Bernhard Tauchnitz del 1891-1913, ventisei opere in 36
volumi di 16,5 centimetri di oltre 10.000 pagine complessive. Brossura editoriale ornata. Timbro
biblioteca nobiliare Corsini di Firenze ed etichetta di vendita Libreria Seeber di Firenze.
Volumi I-XXXV e volume XL della celebre serie Tauchnitz dedicata a Conan Doyle nell’ambito
della Collection of British Authors. Bernhard Tauchnitz pubblicò progressivamente e in
contemporanea con le edizioni originali inglesi a Lipsia, la prima edizione continentale delle
singole opere di Conan Doyle. Ogni opera fu messa in vendita separatamente e quindi andava
considerata tipograficamente autonoma ed i volumi comunque contrassegnati numericamente
rendevano l’unitarietà della collezione, limitatamente ai volumi I-XXXV, un elemento di grande
rarità.
Elisa era al comando e toccò a lei la stesura della scheda per il restauro: la collazione o la sequenza
di carte di un volume e le eventuali mancanze. Errori di stampa, assemblaggio fascicoli, sia per il
testo principale che per quello accessorio come le contro guardie, guardie, brachette e veline di
protezione ed il controllo della segnatura o la sequenza di lettere o cifre che evidenzia la
successione dei bifoli all’interno dei fascicoli. La scheda a seconda dei deterioramenti comprendeva
il servizio di spolveratura, la pulitura a secco, lo smontaggio, la verifica della solubilità di inchiostri
a colori, la misura del Ph, lavaggi, deacidificazioni, rinsaldo, reintegrazione delle lacune,
risarcimenti, stuccature, imbrachettature: indicando sia quella originale sia optando per una più
funzionale. Tutti elementi utili per la ricomposizione del volume dopo il restauro e per affidarli a
Jimmy per l’opera di rilegatura. Probabilmente il lavoro nel complesso doveva essere semplice visto
che era il loro primo incarico ma Elisa aveva tirato fuori dallo zaino il manuale di chimica e
biologia applicate alla conservazione, del Ministero per i Beni e le Attività culturali della Direzione
Generale per gli archivi, come se volesse consultarlo a breve. Passarono il tempo fino all’ora di
pranzo nel controllo di tutti i volumi e nella redazione delle schede di intervento sotto la
supervisione della Bibliotecaria restauratrice. All’uscita dal laboratorio Jimmy trovò una sorpresa
inaspettata. In giardino seduto su una delle panche di marmo a fumare il sigaro al riparo di uno
degli alberi c’era il colonnello Hadley, il vecchio amico di suo padre, in pensione da qualche anno.
Lo aveva incontrato quando era ancora in servizio ed al capezzale della sua resurrezione dal coma
per l’incidente automobilistico. Hadley fece i complimenti ad Elisa che aveva definito
semplicemente splendida, ed aveva fatto gli auguri ad entrambi per il nuovo lavoro. Elisa era
rimasta molto contenta del complimento mettendo in mostra tutta la potenza del suo sorriso ed
inarcando la schiena per mettere maggiormente in risalto la sua seconda. Il colonnello Hadley era in
pensione ma aveva trovato un lavoro di consulenza che lo aveva convinto a trasferirsi nella vecchia
Europa. Jimmy continuava a non capire cosa ci facesse a Palazzo Montecristo dove c’era il suo
laboratorio di restauro, un lavoro tranquillo e molto lontano dalla vita di caserma.
Il colonnello Hadley avrebbe lavorato alla porta accanto. Nel seminterrato operava un
distaccamento della polizia militare europea l’Eurogendfor che si sarebbe occupata di intelligence
per la prevenzione degli attacchi terroristici in Europa, il cui motto è Lex Paciferat.
Il comando del 22 Reggimento Special Air Service l’anno prima del congedo, assicuravano al
colonnello delle conoscenze non comuni nella gestione di crisi ad alto rischio. Jimmy gli fece gli
auguri per l’incarico che aveva accettato ma se si fosse trovato al suo posto, sarebbe andato a
godersi la pensione in qualche isoletta del Pacifico. Salutato il colonnello si recarono in via del tutto
eccezionale, a pranzare presso un ristorante di corso Galileo Ferraris. In futuro il giardino di
Palazzo Montecristo garantiva lo spazio sufficiente per consumare dei pasti fatti in casa come
gustose insalate e succhi di frutta. Il pomeriggio trascorse in serenità facendo amicizia con gli altri
colleghi che lavoravano su commesse di lavoro molto più difficili ed importanti. La sera avrebbero
ripassato insieme le tecniche di restauro da utilizzare sui libri che gli erano stati affidati.
Dopo una doccia ristoratrice Jimmy decise di fare l’uomo di casa e di incontrare i vicini rumorosi.
Trovava molto strano che in un condominio così riservato ci fossero simili soggetti.
Avrebbe affrontato la cosa di petto e la sua compagna sarebbe stata soddisfatta. Elisa dopo la doccia
si era messa a leggere a letto. Gli aveva ricordato che la violenza ed il turpiloquio erano vietati dalla
legge e di trovare una soluzione accomodante alle molestie che si verificavano nelle ore del riposo o
sul lavoro potevano non essere così precisi come richiesto dalla mansione. Jimmy era uscito in
corridoio con uno sguardo risoluto, sicuro di poter portare a termine quella missione. Le porte degli
appartamenti erano tutte uguali, solo un numero di ottone li differenziava. I corridoi rivestiti in
mogano davano una sensazione di calore ma avevano qualcosa di sinistro ed indecifrabile.
Suonò il campanello un paio di volte e cercò di mostrare un’aria fredda e decisa. Dopo un paio di
minuti la porta venne aperta ed una ragazza bionda dagli occhi azzurri e vestita di un non vestito,
chiese il motivo della visita. Aveva un tono di voce allegro e spigliato ed era chiaramente un ottimo
esemplare della federazione russa. Jimmy si identificò come il vicino dell’appartamento accanto e
lei molto gentilmente lo invitò ad entrare. Era una stanza ampia, arredata con lo stile moderno di
tutto il condominio. Una ragazza identica seduta sul divano davanti a tre telecamere, stava
mostrando ai clienti del Web tutte le sue grazie. Mandy presentò Jimmy a Sandy la gemella. Due
nomi chiaramente d’arte e Jimmy non si sarebbe stupito se in una delle camere da letto, dormisse
Prendy, la terza gemella, stanca per l’eccessiva disponibilità. Il tono duro di Jimmy diventò quasi
flautato e l’irrigidimento più che nella voce si era trasferito alle parti basse in uso esclusivo a Elisa.
Rimase in piedi nonostante l’invito a sedersi e cercò di presentare il problema dei rumori, costituiti
anche da vere e proprie urla che lo disturbavano durante il riposo notturno.
Sandy si scusò ma quando aveva un orgasmo non riusciva proprio a contenersi ed ai clienti
piacevano moltissimo i loro acuti. Jimmy con molto tatto e garbo gli chiese se potevano orientare il
loro divano verso la parete di fondo dato che le telecamere potevano essere collegate anche
nell’altra presa elettrica. Mandy e Sandy promisero di accontentarlo ma prima doveva bere
qualcosa. Si sedette su un divano fuori dal raggio delle telecamere o il mondo intero avrebbe
pensato che avesse un doppio lavoro. Gli offrirono della vodka al lampone fresca e buonissima ed
iniziò una piacevole conversazione sulla loro attività. Facevano le web cam girls da un paio d’anni e
grazie al loro successo con un guadagno di quasi tremila euro mensili, potevano permettersi di
abitare in quel condominio riservato ad avvocati e notai. Avevano litigato con la proprietaria per una
denuncia di prostituzione ma loro non facevano sesso con i clienti si limitavano a fare finta davanti
alla telecamere. Mentre beveva Jimmy era sempre più euforico e l’alcol lo rendeva più disponibile
ad accettare la versione delle due gemelline che erano chiaramente le vittime di una macchinazione
giudaico massonica. Veramente molto carine, così bionde e così flessuose ma soprattutto così nude.
Era lontano dal suo appartamento da solo dieci minuti e si era dimenticato di essere fidanzato, anzi
alla domanda se fosse impegnato in una relazione aveva negato decisamente. Gli chiesero se voleva
fermarsi per assistere ad una sessione di lavoro che sarebbe cominciata tra pochi minuti. Poteva
mettersi comodo e guardare lo spettacolo in prima fila. Le gemelline indossavano un costume da
bagno scivolato sul pavimento dopo pochi minuti. Avevano introdotto nel loro sesso uno stimolatore
che mandava una vibrazione a basso voltaggio ogni volta che un cliente inviava dei soldi o token
simulando degli orgasmi prolungati. Jimmy si era spogliato. Faceva caldo così rimase in costume da
bagno, quello che indossava in casa sotto la tuta e si lavava ed asciugava velocemente. Terminata
una lunga masturbazione con falli di gomma, Sandy chiese a Jimmy se voleva partecipare come
ospite. Jimmy resistette alle loro preghiere una frazione di secondo poi si lasciò proprio convincere.
Rifiutare sarebbe stato scortese. Dovendo esibirsi davanti a delle telecamere e non essendo un
professionista come alcuni loro amici con cui passavano dei weekend di aggiornamento, gli
proposero di ingerire del Viagra, quella pastiglia azzurra che fa fare le piroette a letto anche agli
uomini di ottanta anni. Ingoiò la pillola con un bicchiere d’acqua e mentre era in bagno per
prepararsi all’azione cominciò ad avvertire palpitazioni ed un intenso calore. Poi il sesso si indurì
come una colonna di marmo senza nessuno stimolo particolare, diventando quasi insensibile. Per la
web cam doveva recitare una web story. Interpretare il padrone di casa che voleva i soldi dell’affitto
e loro invece del denaro avrebbero saldato il loro debito con del sesso. La trama piaceva molto a
Jimmy ma non riusciva a capire come il proprietario fosse già nudo in casa loro. Da dove era
entrato e quando? Perché indossava la maschera di uno scimmione? Le gemelline furono molto
brave a simulare sorpresa e paura e lui in perfetto inglese, recitò nascosto dalla maschera facendo
finta di essere un consumato porno star. Quando le gemelline russe si arresero per soddisfare i
desideri insaziabili del padrone di casa, per Jimmy fu una lunga ciucciata alle parti basse, poi
decisero a turno di cavalcarlo tra grida, miagolii ed i suoi ululati, quando arrivò dopo una mezz’ora
l’orgasmo che non poteva più trattenere. Fu talmente potente che oltre alle loro facce andò a colpire
la finestra di fronte e probabilmente anche le telecamere dovevano essere ripulite con del
disinfettante. Mandy e Sandy gli fecero i complimenti e gli promisero di orientare il divano verso la
parete opposta, consentendogli di riposare per il lavoro giornaliero. Ma erano comunque sempre
disponibili. Probabilmente durante l’accoppiamento selvaggio avevano guadagnato una montagna
di euro dato che il campanello del computer, che segnalava un invio di denaro, aveva trillato senza
ritegno. Dopo quella mezz’ora Jimmy era convinto che l’embargo alla Russia deciso dal governo
italiano, era una solenne cazzata. Doveva esserci fratellanza tra tutti i popoli. Ritornò al suo
appartamento sicuro di aver risolto il problema dei rumori. Elisa era seduta sul divano. Indossava
delle scarpe da trekking, i pantaloncini della tuta ed una canottiera leggera. Quando lo vide gli
sorrise, si avvicinò e dopo la frase:< raccontami tutto Jimmy il porcellino!!> Arrivò un calcio negli
stinchi. Jimmy venne azzoppato e mentre passava i successivi due minuti ad evitare con le parate
dei corsi di difesa personale gli assalti di Elisa, si chiese come avesse capito tutto. Si era fatto la
doccia. Era entrato con la sua solita faccia da poker e la patta era ben chiusa. <Se vuoi sapere come
ho fatto e che ho riconosciuto i tuoi inconfondibili ululati che arrivavano dal muro della nostra
camera da letto!> Aveva detto “nostra” quindi si profilava all’orizzonte una tempesta allucinante.
Cercò di farle capire la situazione: aveva soltanto voluto aiutare due ragazze russe e quindi straniere
in difficoltà. Aveva detto proprio due! Doveva essere stata la vodka a renderlo così scemo. Quando
Elisa seppe del doppio rapporto minacciò di farsi il postino. Ma Jimmy gli ricordò che avevano un
portiere e che il postino non sarebbe mai salito se non per un pacco raccomandata con ricevuta di
ritorno. Cercava di razionalizzare ma si rendeva sempre più cretino. Tentò ogni genere di scusa ma
oramai Elisa era diventata un coniglietto piagnucoloso che faceva tenerezza. Si sedette con lei sul
divano e le sfilò per sicurezza le scarpe da trekking poi cercò di spiegarle come era caduto in
tentazione. Le due russe lo facevano di professione e per loro era stata quasi una seduta in palestra.
Lei si alzò e lo maledii poi lo mandò a fan culo poi gli disse che lui avrebbe dormito sul divano
della casa che lui pagava in affitto. Probabilmente si sarebbero lasciati. La loro storia era finita ed
altre tragedie. Jimmy si fece una seconda doccia sperando che la notte da trascorrere l’uno lontano
dall’altra avrebbe potuto cementare quella frattura che pareva insanabile. Il mattino seguente
sembravano due estranei. Neanche un’ intera rassegna di battute umoristiche aveva fatto sorridere lo
sguardo di Elisa regredita ad uno stadio infantile. Il suo sogno di un amore eterno era finito. Jimmy
era uno dei tanti cretini che affollavano il pianeta. Al mattino dopo la corsa mattutina, si diressero
assieme al Palazzo Montecristo. Lei davanti come un point men e Jimmy dietro nelle retrovie
sperando che lei lo facesse avanzare per rassicurarlo che tutto era tornato come prima.
Durante il pranzo il colonnello Hadley aveva chiesto di parlare con Jimmy per una richiesta
personale. Indossava un completo vintage simile a quello di Sean Connery in Goldfinger.
Voleva un favore: se poteva consegnare un pacco ad un indirizzo di Torino. Il corriere privato non
avrebbe fatto in tempo. Jimmy pur di evitare una nuova litigata con Elisa si sarebbe lanciato da un
elicottero. Durante il lavoro, era sempre stata fredda e distaccata come solo le donne troppo
innamorate sanno essere. Lui aveva tentato in tutti modi di cercare un contatto ed una soluzione che
non fosse la rottura definitiva. Era la prima storia seria della sua vita. La prima dopo gli anni passati
nell’esercito a fare il cretino con le cameriere nei bar durante la libera uscita, collezionando storie
senza futuro che finivano ai primi raggi del sole. Per Jimmy l’incontro con le gemelle era stata una
forma di esercizio fisico, più stimolante delle sessioni di tiro dinamico e del sacco in palestra ma
assolutamente insoddisfacenti rispetto a quello che provava quando tornava tutte le sere a casa.
Non era più solo ed aveva un possibile futuro. Doveva rimediare e trovare una soluzione o
l’avrebbe perduta per sempre.
Il pacco di proporzioni modeste era sigillato in una scatola delle Poste italiane e conoscendo il
Colonnello e le sue amicizie, poteva contenere dell’esplosivo al plastico, una pistola o un scatola di
sigari per qualche vecchio reduce come lui. Il luogo della consegna si trovava in una viuzza del
centro di Torino, via Barbaroux al numero 24. La zona della Biblioteca Centrale dove dormono i
laureati senza speranza di un futuro, in attesa di andare in pensione per ricevere l’assegno di
disoccupazione o pensione e smettere di fare finta di lavorare. Jimmy indossava dei pantaloni estivi
ed una maglietta di cotone sotto la quale occultava il Taser Pulse, arma non registrava ed illegale in
Italia, che si era abituato a portare in una fondina sulla schiena, per difesa personale. La consegna
dei manoscritti restaurati, grazie alla sua esperienza militare, sarebbe stato compito suo e certi
capolavori potevano valere moltissimo specie quelli di alcuni facoltosi clienti. Intorno coppie di
studentesse conversavano allegramente al cellulare, ignorando il compagno al loro fianco. Bambini
accompagnati dalle mamme in carriera, trascinavano trolley carichi di libri e compiti da soddisfare.
Prima di uscire si era scusato ancora con Elisa che non aveva risposto, lo aveva trafitto con uno
sguardo pungente come una puntura di spillo sotto le unghie e poi lo aveva mandato a cagare.
L’appuntamento era per le 18 ed aveva cominciato a fare scuro. Il luogo della consegna all’ultimo
piano. Si accedeva per una scala tortuosa con delle finestre che davano sulla stretta via e rendevano
quel tratto molto caratteristico soprattutto la sera. Al citofono suonò tre volte come convenuto con il
colonnello e salì rapidamente le scale perché non c’era ascensore. Dietro la porta ci fu un
armeggiare di catenacci e serrature poi finalmente l’uscio venne aperto e dall’oscurità del locale
emerse il volto del tizio che chiese la parola d’ordine. Erano nel 2018 ed ancora andavano di moda
quelle cazzate da guerra fredda. “ An apple a day keeps the doctor away” disse Jimmy ed il tizio lo
fece accomodare. Aveva la barba incolta, mandava odore di stalla e sembrava avesse litigato con
una bambola gonfiabile che aveva avuto la meglio. Gli occhi cerchiati non promettevano nulla di
buono e facevano molta tristezza. Gli chiese di consegnargli il pacco poi dette un calcio alla porta e
lo fece sedere davanti a lui invitandolo a versarsi da bere da una bottiglia di bourbon quasi
terminata. La scatola di cartone nascondeva una valigetta in plastica per il trasporto di merci in
sicurezza. All’interno un revolver Beretta Nano con un silenziatore. Non capiva perché lui dovesse
assistere e conoscerne il contenuto. <Il colonnello è molto dispiaciuto ma più di tanto per te non
può fare!> A cosa si stava riferendo? Si era congedato con onore dall’esercito, non aveva nemici ed
era a Torino da pochi giorni. <Il mio partner aveva famiglia ed ha lasciato due figli.> Di chi stava
parlando? Aveva caricato il colpo in canna, acceso il televisore creando un sottofondo musicale
nella stanza. <Il colonnello non mi ha detto il tuo nome ed il motivo per cui hai voluto sbarazzarti
del mio collega ma non ha importanza per me.> Stava parlando dei due cadaveri alla Stazione Porta
Susa. Una telecamera di registrazione nascosta lo aveva inchiodato. Jimmy cercò di scusarsi
dicendo che era stato un eccesso di difesa. Il suo collega aveva ucciso la ragazza e lui si era solo
difeso ma l’altro non sembrava disposto a credergli. Il tizio, Tristezza, lo fece alzare e gli disse di
sdraiarsi sul tappeto. Mentre si chinava, Jimmy si aggrappò all’estremità del tessuto e tirò con forza.
Il colpo partì attutito dal silenziatore uccidendo un brutto quadro e Tristezza cadde a terra. Poi fu la
volta di Jimmy a sparare con il Taser Pulse ficcando i dardi collegati a due cavi elettrici nel corpo
dell’uomo mandandolo in convulsione e provocandogli uno svenimento. Ora capiva perché il
colonnello gli aveva consigliato di portarsi dietro la pistola elettrica. Raccolse l’arma di Tristezza e
prese uno strofinaccio da cucina da usare come un guanto. Dopo averlo sdraiato nella vasca da
bagno gli sparò al cuore ed alla nuca evitando di macchiare di sangue il pavimento. In tasca non
aveva le registrazioni della stazione così doveva perquisire accuratamente l’appartamento. Per
fortuna il buco non era grande ed in un paio d’ore avrebbe terminato pulizie e ricerche. Trovò i
sacchetti della spazzatura in un ripostiglio ben fornito di taniche di candeggina. Infilò i sacchetti ai
piedi e i guanti di gomma per lavare le stoviglie di un bel giallo brillante. Indossò il sacco della
spazzatura condominiale come un poncho ed iniziò a mettere in ordine come se fosse stato una colf
il primo giorno di lavoro quando si vuole fare con il cliente un ottima impressione. Erano tutti
mobili Ikea facilmente lavabili e spostabili. Il letto era stato usato poco e sembrava che il tizio fosse
abituato a dormire come un sacco sul pavimento. I trascorsi militari nei campeggi ad alto rischio
dovevano avergli lasciato delle abitudini dure a morire. Il materasso all’interno non aveva tasche
occulte. Non c’erano scompartimenti nei cassetti. L’armadio a muro quasi vuoto ad eccezione di
una valigia Samsonite a combinazione. Guardò il decoder della televisione e vide che era inserita
una chiavetta usb. La rimosse e se la mise in tasca. Niente mattonelle del pavimento rimovibili.
Niente assi di legno con il doppiofondo. Andò in bagno e spogliò Tristezza che rimase nudo e
bianco come un cadavere con gli occhi che fissavano il neon del soffitto. Niente nei vestiti. Non
c’erano casseforti. E che cazzo! Non l’aveva mica ingoiato e sperava di cagarlo il giorno
successivo? Nel bagno svuotò l’armadietto dei medicinali trovando una vera e propria collezione di
pastiglie contro l’ansia. Probabilmente Tristezza soffriva della Sindrome della Guerra del Golfo ed
altre cazzate. Nella vaschetta per l’acqua del cesso non c’era nulla. Mentre ispezionava, puliva per
eliminare qualunque presenza umana. In cucina decise di fermarsi al frigorifero e di ammirare gli
ultimi acquisti. Gli era venuta fame con tutto quel lavoro. Nel reparto congelati c’erano degli
hamburger che prelevò dalla confezione e ficcò nel microonde. Quattro hamburger in un unico
piatto. Trovò il ketchup e del pane in una delle scansie. Stava per togliersi i guanti ma la prudenza
ebbe la meglio. Mentre il microonde cucinava lentamente il suo pasto scaldando la carne molecola
per molecola, guardò sotto il lavandino dove aveva trovato i detergenti. Le registrazioni erano in un
hard disk nascosto nel cesto per la spazzatura. Mise nel sacco anche la pistola ed i documenti del
tizio che lo qualificavano come agente del Sismi, reparto avvistamenti ufologici. Di male in peggio.
Aggiunse ai rifiuti anche del peso sufficiente a far inabissare il contenuto compromettente nel fiume
Dora. Il microonde mandò il suono del pasto caldo e Jimmy si accomodò a tavola per papparsi i
quattro hamburger, sicuro che al suo rientro nell’appartamento di via Vola 38, Elisa non avrebbe
cucinato per lui. Il giorno dopo doveva chiedere delle spiegazioni al colonnello che probabilmente
non aveva avuto scelta. Con certe organizzazioni è meglio obbedire o si finisce in una fossa
comune. Finito lo spuntino riprese le pulizie. La valigia Samsonite non era chiusa e conteneva solo
un cambio d’abiti di Tristezza ed il suo passaporto. Non c’era l’arma di ordinanza sicuramente al
sicuro in un armadietto in caserma. Lavò tutti i pavimenti con la candeggina lasciando per
l’appartamento un buon odore di fresco e di pulito. Se il lavoro di restauro si fosse concluso, aveva
un futuro nel cleaning service. Raccolse tutti gli strofinacci ed i vestiti dell’uomo ed il pacco con la
pistola ed i documenti nella valigia a rotelle. Chiuse la porta del bagno e la finestra, per evitare
l’odore della futura decomposizione del corpo di Tristezza ed usci chiudendo a chiave la porta.
Nessuno lo aveva visto. Trascinò il trolley come un turista verso piazza Statuto e lo abbandonò in
un cassonetto poi doveva sbarazzarsi del pacco dei documenti e dell’arma con la quale aveva ucciso
per difesa. Si incamminò verso via Principe Eugenio attraversando tutta via Cigna fino al ponte
affacciato sul fiume Dora. Fu una lunga camminata che lo aiutò a digerire gli hamburger
lasciandogli sul palato il piacevole sapore di piccante della salsa ketchup.
Aspettò con pazienza un momento generale di distrazione dei passanti, controllò che non
transitassero barche e mollò il contenuto compromettente nelle acque del fiume che lo accolsero
cancellandolo alla vista. Per fortuna Jimmy indossava un completo sportivo e scarpe da ginnastica
così praticò la corsa del mattino seguente in un allenamento serale. Superò la stazione di Porta Susa,
il monumentale palazzo dell’Intesa SanPaolo ed arrivò proprio all’ora di cena alla sua residenza.
Il portiere della ReaT era cambiato. Uomo di mezz’età con l’aria annoiata gli augurò buona sera
sforzando la mascella in un sorriso. Niente lettere o pacchi in deposito. Salutò con simpatia il
pover’uomo mezzo addormentato e salì con una corsa le scale. Dall’appartamento delle due
gemelline si sentivano i soliti acuti delle esibizioni a luci rosse, molto più divertenti del pomeriggio
passato con Tristezza. Che dio, se esiste, l’abbia in gloria! Jimmy trovò Elisa nel salotto che faceva
anche da soggiorno e camera per gli ospiti, seduta sul divano dove lui aveva dormito per colpa della
sua infedeltà. Era vestita senza scarponi e questo era un buon segno. La salutò poi andò nel bagno a
farsi una doccia. Era stanco morto per il lavoro di pulizie ma l’omicidio di Tristezza pareva già
dimenticato. Mentre si lavava sotto il getto d’acqua tiepido, Elisa era entrata e voleva parlargli.
La loro relazione si sarebbe conclusa definitivamente se Jimmy non l’avesse presentata alle vicine e
si fosse scusato in loro presenza del tradimento perpetrato sotto l’influenza dell’alcool.
Annaspando sotto il getto d’acqua trovò l’idea fantastica, aveva un’ottima scusa per rivederle.
Era favorevolissimo ai chiarimenti ed Elisa avrebbe sicuramente capito che con due simili
provocanti demoni, chiunque avrebbe ceduto. Dopo la doccia Elisa si scusò ma per cena non c’era
nulla perché era troppo stanca per fare la spesa. Aveva comunque mangiato spuntini sfiziosi al caffè
sotto casa “La Costarica”, cucinati dalla simpatica proprietaria del locale. In cucina poteva
consumare dei toast bruciati, al formaggio bruciato che lei gli aveva preparato con tanto amore al
posto di mandarlo a fan culo. Jimmy la ringraziò comunque e lei gli ricordò che avrebbe continuato
a dormire sul divano a tempo indeterminato se la cosa non fosse stata chiarita. Era decisa a trovare
una soluzione definitiva e ad umiliarlo pubblicamente poi sicuramente avrebbe lasciato il cretino,
perché una futura laureata poteva meritarsi di meglio! Jimmy bussò all’appartamento delle due
gemelle russe alle 21. Stavano con fatica soddisfacendo i desideri erotici di centinaia di lavoratori
stanchi della giornata appena trascorsa dove erano stati umiliati e sfruttati dai loro datori di lavoro.
Mandy e Sandy accolsero la giovane coppia in crisi con un sorriso smagliante ed abbracciarono
Elisa palpandole il sedere e facendole i complimenti per la sua forma fisica. Sandy trovava la sua
seconda di seno perfetta e l’accarezzò senza pudore. Elisa inizialmente sembrò restia a tollerare il
comportamento molesto delle due intrattenitrici del web ma finalmente capì quale era stato il
problema che aveva avuto il suo Jimmy. Erano veramente irresistibili! Le gemelline dopo essersi
messe in pausa dal Web, chiesero alla coppietta quale fosse il loro lavoro ed alla risposta
restauratori di libri antichi, Mandy saltò dal divano verso la loro libreria tirando fuori un volume
pregiato donato da un cliente facoltoso sedotto dalla loro bellezza. Il libro era di Pietro Aretino
“Dubbi amorosi, altri dubbi, e sonetti lussuriosi... dedicati al clero.” Stampato a Roma nella
Stamperia Vaticana con privilegio di sua Santità ma in realtà da Girouard a Parigi nel 1792.
Di centimetri 18 e di 68 pagine. La dedica recitava: “Agli Eminentissimi Cardinali, agli
Illustrissimi e Reverendissimi Arcivescovi e Vescovi, agli Cubiculari di Sua Santità et agli
Protonotari Apostolici, a tutto il Clero regolare e secolare, non meno che a tutte le Reverendissime
Madri in Cristo, Florindo Rompiculo stampatore, quest’operetta umilmente dona, consacra e
dedica”. Non per niente Ludovico Ariosto aveva definito l’Aretino il Flagello dei Principi.
La legatura antica era in piena pergamena rigida rimontata e con sporadiche e trascurabili
macchiette che Elisa poteva facilmente eliminare. Mentre Jimmy con un principio di erezione
guardava Sandy che intratteneva i clienti del web, Mandy portò Elisa a fare un giro per il loro
appartamento dirigendosi verso l’armadio a muro strapieno dei loro vestiti. Elisa non investiva
molto nell’abbigliamento. Indossava quasi sempre abiti sportivi molto confortevoli sotto il camice
di lavoro. Era una ragazza di 25 anni bruna e minuta, piuttosto seria e professionale nell’eseguire il
lavoro di restauro. Mentre Jimmy risultava dal fisico prestante e dallo sguardo anonimo, Elisa
veniva subito notata per il sorriso luminoso e la parlantina sciolta con un linguaggio anche ricercato.
Jimmy quando lo sentivi parlare, nei rari momenti di espressività, lo avresti definito un simpatico
cialtrone. I vestiti delle gemelline russe sembravano usciti da un sexy shop e c’era una collezione
completa di falli giganti per intrattenere i clienti durante le loro sfrenate esibizioni. Elisa era già
rossa per l’abbronzatura presa in Sicilia ma l’ambiente la stava portando ad una temperatura da
altoforno. Mandy le chiese di spogliarsi e di provare qualcuno dei suoi non vestiti di non tessuto.
Dopo un momento di riluttanza dovuto al pudore, Elisa cominciò a giocare all’indossatrice fetish
davanti allo specchio. Jimmy era fuori dall’obiettivo delle telecamere e si stava chiedendo con quale
scusa sarebbe riuscito di nuovo a partecipare allo spettacolo. Era l’unico nell’appartamento ad
essere dotato di un fallo naturale che era riuscito ad inturgidirsi senza la miracolosa pillola azzurra.
Merito senz’altro del duello con Tristezza e dei quattro hamburger divorati con il pane tostato
imburrato ed alla salsa ketchup. Davanti allo specchio Elisa aveva indossato il completo “gatta in
calore”, nero con apertura ai posti giusti per consentire al suo lui di entrare facilmente nei tesori
nascosti. Mandy si scusò perché doveva riprendere lo spettacolo con Sandy o i clienti si rifugiavano
per il loro onanismo in qualche squallida web chat asiatica dove le performance erano scontate e
prevedibili. Jimmy aveva indossato la maschera da scimmione e aveva consigliato ad Elisa di
provare quella da “pastorella inconsapevole”. Continuava ad indossare il suo completino da invito
allo stupro di gruppo ed il suo volto era così porpora che solo la maschera poteva nascondere il
crescente imbarazzo. “Date all’uomo una maschera e vi dirà la verità” citava Oscar Wilde, ed era
proprio vero perché una volta nascosto il viso Elisa, cominciò ad essere meno formale e ad
interessarsi alla performance. Le gemelline stavano provando un 69 ed invitarono Elisa per un 48.
Jimmy si era ormai spogliato con il suo fallo che lo fissava scalpitando e pregandolo di entrare in
qualunque orifizio. Elisa stava partecipando ed era ormai completamente nuda diventando il lecca
lecca preferito delle gemelline. Dovevano di nuovo sdebitarsi con il padrone di casa che aveva
rinnovato completamente il loro bagno dotandolo di un idromassaggio costosissimo. Il costo era
talmente alto che la ciucciata a cui fu sottoposto il povero Jimmy durò quella mezz’oretta che non si
può rifiutare. Al termine della performance Jimmy non era più così convinto dell’eterosessualità
della sua ragazza. Spruzzò il contenuto dei suoi testicoli sulle due gemelline mentre Elisa li
spremeva per non lasciare al loro interno nemmeno una goccia. Dall’altoparlante dei monitor il
campanello aveva continuato a trillare senza ritegno, facendo guadagnare alle russe qualche
migliaio di Token. Fecero la doccia tutti e quattro assieme continuando il gioco erotico sotto il getto
d’acqua calda ed aumentando la loro intimità. Rimasero fino alle dieci a guardare la nuova
esibizione poi prima di andarsene Sandy dette ad Elisa il numero di telefono di un loro seguace con
il quale avevano una relazione da trombo amici. L’essere chiaramente non di questo mondo, si
faceva chiamare Gabriel “la spada di fuoco”, di sicuro non per le sue doti intellettuali.
Un nordico alto un metro e novanta che praticava il culturismo. Il suo membro era nel Guinness
World Records e poteva fare sesso nella stessa posizione, per almeno tre ore di fila.
Elisa sventolò sotto il naso di Jimmy il foglio che conteneva la chiave per avere il primo rapporto
sessuale della sua vita con un superdotato. Jimmy era stato avvertito che al prossimo tradimento lei
si sarebbe attaccata al telefono per un appuntamento con “la spada di fuoco”! Mandy invece disse a
Jimmy che in terrazza nelle belle giornate, erano abituate a prendere il sole nude e avevano bisogno
di un massaggiatore per spalmarle di crema solare. Salutarono le loro vicine trasgressive e
cercarono nel loro letto di prendere sonno, nonostante le scariche di adrenalina ancora presenti, li
rendessero nuovamente eccitati. Si addormentarono verso le tre di notte dopo aver bevuto un litro di
latte che li mandò in bagno alla sveglia delle 6,30. Jimmy rinunciò a correre e constatò che i
testicoli strizzati da Elisa durante la loro prima ed ultima orgia erano doloranti.
Nel laboratorio al Palazzo Montecristo Jimmy ed Elisa lavorarono assieme affiatati come una
vecchia coppia. L’orgia della sera prima aveva cementato la loro unione rendendoli più consapevoli.
Nella pausa pranzo Jimmy trovò in giardino il colonnello Hadley. Non aveva avuto scelta
inviandolo alla consegna del pacco. Il Servizio Segreto poteva arrivare a sua figlia in Inghilterra in
ogni momento. Jimmy aveva compreso le ragioni del suo gesto ma gli aveva comunque tolto in
malo modo il sigaro dalla bocca e gettato il costoso avana in un cestino per i rifiuti.
Aveva visto un lampo di paura negli occhi dell’anziano soldato che sapeva di cosa era capace.
Il colonnello gli propose per dimenticare l’accaduto, una visita guidata nell’Agenzia Eurogendfor
dove lavorava come consulente. La Forza di gendarmeria europea è un corpo di polizia militare
dell’Unione Europea nata da un’iniziativa di cinque paesi europei membri dell’Unione: Francia,
Portogallo, Paesi Bassi, Italia, Romania, Spagna e Polonia e si avvaleva della consulenza esterna
dell’Inghilterra in materia di Intelligence ed Antiterrorismo. Occupava metà del piano inferiore di
Palazzo Montecristo e nei sotterranei era stato istallato un poligono ed una Killing House per
l’addestramento al close quarter battle e liberazione ostaggi. Le bocche di scarico dell’aria nel prato
del giardino, servivano a ripulire il poligono dopo le esercitazioni. Tutto il personale era in abiti
civili con un tesserino magnetico al collo e l’aspetto di impiegati in un ufficio pubblico, ma nel
sotterraneo si alternavano le squadre dei paesi membri, nelle esercitazioni tattiche antiterrorismo per
agire prontamente in caso di richiesta da parte dei vari Ministeri dell’Interno. La visita guidata alla
base riportò Jimmy alla sua vita in caserma e questo non era un ricordo felice. Il colonnello gli
ricordò che lavorare in una struttura del genere avrebbe garantito alla giovane coppia un futuro più
tranquillo di un contratto a progetto come restauratori. Certamente! Fino a quando un proiettile
vagante non avrebbe costretto Elisa a trovarsi un nuovo fidanzato. Il giro turistico continuò per una
buona mezz’ora ed occupò tutta la pausa pranzo. Jimmy però era sempre meno convinto di voler
abbandonare la sua nuova vita ed un’attività tranquilla e senza pericolo.
La Gendarmeria Europea assumeva contractor affidabili ed addestrati a cui affidare missioni di
sorveglianza, tutela di personalità ad alto rischio e per indagini militari su persone sospette di
simpatizzare con il terrorismo. Il colonnello Hadley gli fece conoscere il maggiore responsabile
della Sicurezza e lo presentò come uno dei membri operativi dell’Operazione Black Hurricane.
Il Maggiore lo guardò con ammirazione ma a Jimmy il nome non diceva assolutamente nulla.
Forse parte della memoria era andata perduta nell’incidente automobilistico e se non ricordava un
simile episodio era meglio dimenticarselo. Il colonnello considerò chiuso l’incidente della Stazione
Porta Susa ma non poteva garantirgli che non ci sarebbero state altre conseguenze e di continuare a
guardarsi le spalle come era abituato a fare in Inghilterra. Forse un impiego come contractor per la
Gendarmeria sarebbe stata una garanzia per una maggiore sicurezza. Jimmy rispose che ci avrebbe
pensato e lo ringraziò comunque, assicurandogli che i pacchi da consegnare in futuro, sarebbero
stati soltanto libri restaurati e pronti per gli utenti delle biblioteche. Il colonnello non vedeva però
una grande differenza tra una consulenza per il Ministero dei beni culturali o la Gendarmeria,
entrambi erano a breve scadenza ma quest’ultimo era di sicuro più redditizio.
Jimmy ci avrebbe riflettuto, magari sarebbe venuto qualche volta a trovarlo, per sparare assieme al
poligono sotterraneo. Tornato in laboratorio trovò Elisa ad aspettarlo tutta sorridente. Alcuni dei
testi di Conan Doyle erano pronti per la nuova rilegatura che il cliente privato aveva richiesto e
quello era compito del suo uomo. Aveva detto “suo uomo” e questo significava che non avrebbe più
dormito sul divano per gli ospiti. Lavorò con solerzia e precisione come da manuale, ed era
talmente concentrato che nemmeno le frasi oscene di Elisa sussurrate all’orecchio, lo avevano
distratto. Forse sarebbe cominciata una nuova vita, con nuove regole, nuovi amici ed un amore che
poteva durare per sempre. Bastava non andare in terrazzo a trovare le gemelline e tutto poteva filare
liscio. Poteva andare in terrazzo anche solo per conversare. Fare quattro chiacchiere con giovani
donne di un altro paese poteva allargare i suoi orizzonti culturali. Ma forse sarebbe stato meglio
stare nel suo appartamento a studiare con Elisa e ad aiutarla nella redazione della sua tesi di laurea.
Avrebbe fatto così e tenuta la patta dei calzoni ben chiusa. Prima di addormentarsi e di sprofondare
in un sonno ristoratore grazie al trasferimento del divano delle due russe per le loro sexy esibizioni,
Jimmy aveva anche riflettuto sulla proposta di lavoro del colonnello che non andava sottovalutata.
Si era così letto la relazione “Private Military and Security Companies: il caso italiano nel contesto
internazionale” di Esther Marchetti.
Una tesi di laurea in relazioni internazionali molto interessante ed esaustiva sull’argomento.
Il giorno seguente il responsabile commerciale di Palazzo Montecristo, voleva incontrarlo per la
consegna di un libro restaurato ad un facoltoso cliente.
L’invito era al Circolo dei Lettori di Torino, dove è situato il Barney’s bar per un brunch: “quando è
troppo tardi per una colazione ma troppo presto per il pranzo, per stare in famiglia o con gli amici,
la soluzione è incontrarsi per il brunch, metà brekfast-metà lunch.” Il Circolo nasce per gli amanti
della lettura ma era diventato un vero e proprio centro culturale dove si organizzavano eventi, si
facevano conferenze, gli studenti studiavano con i loro computer portatili, in un clima di generale
fan cazzismo che solo i figli di papà potevano permettersi. Jimmy si presentò al locale per
mezzogiorno e mezza, salutò i due raccomandati della reception e cercò con lo sguardo, seduto ai
tavoli, il dottor Corso che doveva introdurlo alla parte commerciale del lavoro. Avrebbe imparato a
conoscere gli aspetti di una professione senza la quale i clienti importanti, difficilmente si sarebbero
interessati all’attività del Laboratorio di Palazzo Montecristo. Corso era seduto ad uno dei tavoli del
Barney’bar, vicino ad un tavolo da biliardo sul quale erano adagiati dei vassoi in argento, pieni di
gustose tartine per la festa privata nella sala di lettura, inaccessibile al pubblico non pagante.
Due finestre molto luminose facevano risplendere gli arredi in argento e le stoviglie in porcellana
disposte con ordine sui tavoli in attesa di nuovi avventori. Affaccendate tra i tavoli per il servizio, le
giovani cameriere che avevano attirato il lungo sguardo di Jimmy non ancora convinto di essere
ormai fidanzato. In fondo guardare non costa nulla! Corso era sulla trentina. Capelli lunghi e
pizzetto incorniciavano un volto sicuro di sé. Quasi duro. Uno che la spuntava sempre in una
trattativa. Indossava una giacca costosa a righe bianche ed azzurre, sicuramente un acquisto nel
negozio di abiti inglesi Sir Wilson ad angolo con via Roma, da dove provenivano anche le scarpe di
cuoio lavorate a mano. Indossate con ostentazione mostravano una suola praticamente intonsa.
Jimmy lo salutò con un cenno del capo e venne invitato a sedersi. Superò due cameriere che
attirarono la sua attenzione per una scollatura ai limiti della decenza e per il sorriso accattivante che
invitava gli studenti ad indulgere in nuove consumazioni. Si strinsero la mano.
Mentre quella di Jimmy era calda ed accogliente, quella di Corso sfuggente e quasi scivolosa.
Appoggiato sul tavolo il libro di Masini Eliseo pronto per la consegna: Sacro arsenale, ovvero
pratica dell’Officio della S. Inquisizione con l’inserzione di alcune regole fatte dal Padre
Inquisitore Tomaso Menghini, domenicano, di diverse annotazioni del Dottore Gio.Pasqualone,
fiscale della Suprema Generale Inquisizione di Roma. Dedicato alla Santità di Nostro Signore
Clemente XI in Roma, nella stamperia della Rev. Cam. Apost., del 1705, di centimetri 22 con 426
pagine. Stemma cardinalizio Albani al frontespizio. Legatura coeva in piena pergamena rigida con
dorso a 5 sottili nervi e tagli spruzzati. Restauro all’angolo esterno bianco delle carte finali
d’indice e senza alcuna lesione del testo. Un esemplare nel complesso ben conservato.
Un libro per gli appassionati del genere pensò Jimmy, una edizione tra le più complete di questo
celebre manuale per l'inquisitore che doveva esaminare e talvolta procedere alle diverse forme di
tortura eretici, sospetti d'eresia, fautori degli eretici, maghi, streghe, incantatori, bestemmiatori,
oppositori del S. Uffizio, ebrei e infedeli. Il dottor Corso stava bevendo del gin in attesa del cliente
mentre Jimmy optò per un succo di frutta alle pere, molto più igienico da digerire in quella calda
giornata. Corso dopo la laurea in lettere antiche, si era specializzato in archivistica e poteva tradurre
il latino, il greco e l’ebraico. Parlava fluentemente l’inglese, il francese e lo spagnolo. Nonostante la
sua cultura sterminata aveva uno sguardo da sciacallo che incuteva timore. Non ricordava quei
professori universitari che officiavano messa nelle loro aule e avevano un culto religioso per il
sapere accademico. L’unica cosa che contava per il dottor Corso era il denaro e come trovare il
modo per terminare la giornata abbandonandosi a costose libagioni. Jimmy era in attesa, con lo
sguardo rivolto al bancone del bar dove la cameriera di colore svolazzava tra le tazzine, servendo
gli studenti con gioiosa allegria. Corso incontrava i potenziali clienti al Barney’s bar, prendeva nota
delle richieste e poi effettuava una ricerca sulla loro solvibilità. Se erano importanti sarebbe stato lui
ad occuparsene accontentando i loro imprevedibili desideri, mentre Jimmy avrebbe effettuato la
consegna a domicilio, dopo il pagamento tramite bonifico bancario. Naturalmente del denaro
liquido in una busta era molto più gradito ma lavorare per il Ministero dei Beni Culturali aveva i
suoi vantaggi in termini di conoscenze e di accesso alle informazioni. Il succo di frutta era
buonissimo e la cameriera con il suo sorriso intrigante lo rendeva ancora più gustoso. Corso
continuava a guardare il suo costoso Apple Watch per verificare attraverso Internet, i nuovi ordini
dalla sua facoltosa clientela. L’acquirente era in ritardo ma un bicchiere di gin lo avrebbe fatto
dimenticare. Corso ordinò nuovamente e Jimmy si chiese come sarebbe riuscito a mantenersi in
piedi per il resto della giornata. Lui era astemio o quasi perché bastava poco per farlo andare su di
giri. Quando era militare e frequentava i bar, si svegliava sempre in qualche letto estraneo. Si
dimenticava con chi avesse trascorso la notte e se era riuscito ad essere indimenticabile. Il cliente
arrivò alle 13. Era un monsignore molto più dedito alle pietanze che alle pratiche ascetiche. Un
buon dietologo sarebbe diventato ricco per le consulenze con un individuo di quella stazza. Non era
certo un padre missionario ma un alto esponente della Curia locale. Corso si alzò con reverenza e
trascinò con sé Jimmy che non era religioso e non frequentava chiese di alcun genere. Aveva letto in
parte la Bibbia e pensava che più che di un Dio misericordioso trattasse le gesta di un capo Klingon,
il popolo guerriero della saga di Star Trek. Jimmy imitò la reverenza di Corso per non essere
scortese e perché l’alto prelato doveva disporre di parecchio denaro che non elargiva ai poveri ma
investiva nella sua biblioteca privata. Dopo i convenevoli di rito e le battute sul tempo infernale ci
fu la consegna del libro. Da una tasca del vestito del reverendo saltò fuori una busta che finì nelle
mani avide di Corso. Sul suo volto si vedeva che avrebbe voluto contare il denaro per essere certo
dell’incasso ma sarebbe potuto apparire scortese e la nascose nella sua sacca in pelle da postino
appoggiata sulla sedia poco distante. Il Monsignore assicurò che c’erano tutti i 5000€ richiesti ed
accarezzò con dita avide la copertina quasi fosse un incontro galante con una bella donna. Come
sempre cercava altri libri. Il suo interesse spaziava dalle pratiche inquisitorie alla demonologia ed i
testi antichi e misteriosi lo affascinavano moltissimo. Aveva fatto pratica come esorcista da giovane
poi lo stress procurato da quel lavoro borderline lo aveva costretto ad abbandonare, per ritirarsi allo
studio ed alla meditazione, naturalmente accompagnate da buon cibo e vino d’annata.
Certe occupazioni alla lunga potevano essere fatali come continuare a lanciarsi dagli elicotteri in
missioni ad alto rischio dopo i 35 anni, se ci arrivavi! Il Monsignore non si fermò per il pranzo
perché doveva tenere un corso di catechismo a dei bambini nel pomeriggio e non voleva sentirsi
appesantito. Sarebbe bastato un caffè per tenerlo sveglio e pronto ad occuparsi di quei giovani
virgulti. Prima di finire la frase si strofinò le mani con grande soddisfazione. Il catechismo era
un’attività che lo eccitava moltissimo. Corso e Jimmy scesero invece al ristorante nel seminterrato:
sedie di velluto rosso e tavolini rotondi addobbati da bianche tovaglie, in una calda atmosfera di
separé in carta, tappeti persiani e molti vini da gustare e selezionare a vista nel mobile di legno
pregiato con i suoi scaffali ordinati. Scelsero dal menù le tagliatelle al ragù di lepre e pollo arrosto
con patate, cucinato alla cacciatora. Per Jimmy era il primo pasto fuori dal suo appartamento e con
una persona di sesso maschile: lasciando la Sicilia e l’esercito inglese era rimasto davvero solo.
Il dottor Corso sembrava affidabile e quell’attività un extra dal contratto a progetto come
restauratore e rilegatore di libri. Il pomeriggio dispensato dal lavoro al Laboratorio, decise di
trascorrere il resto della giornata a riposare e a far ricerche sul mestiere di Contractor.
Voleva approfondire l’argomento leggendo la tesi di dottorato “Storia, Istituzioni e Relazioni
Internazionali dell’Asia e dell’Africa Moderna e Contemporanea” di Antonino Adamo,
sull’“Intervento neo-mercenario o peacekeeping regionale? Un confronto tra Private Military
Companies ed ECOMOG in Sierra Leone.” Più leggeva e più si convinceva che se ben organizzato
quel lavoro poteva essere di tutto riposo. Una normale attività come security-consultant dove quasi
sempre l’arma resta al sicuro nella fondina e si viene ben pagati. Quando Elisa era tornata a casa,
lo aveva salutato trovandolo abbandonato sul divano con intorno le fotocopie delle tesi di laurea.
Era entrata nel bagno per farsi una doccia poi si era recata completamente nuda sul loro letto ed
aveva cominciato a saltarci sopra come se fosse stato un tappeto elastico. Lo aveva chiamato per
nome con insistenza svegliandolo dal suo sonno comatoso per la troppa lettura. Jimmy si era alzato
come se ci fosse stata una emergenza correndo nella stanza da letto. Elisa rimbalzò ancora qualche
volta prima di saltargli addosso e di cadere assieme a lui sul finto tappeto persiano. La mezz’ora
seguente giocarono assieme al dottore ma l’ammalato stava benissimo anche senza l’intervento
delle pillole azzurre. Il giorno successivo dopo la corsa al parco, erano andati assieme al Palazzo
Montecristo mano nella mano come due fidanzatini. Alla reception il servizio di sicurezza gli aveva
comunicato che quella sera, avrebbe dovuto consegnare un pacco ad un nuovo cliente.
Il suo primo lavoro da postino! Sarebbe stato uno zelante professionista per rendere orgogliosa la
sua fidanzata. L’appuntamento era poco distante. Nella zona davanti al Politecnico di Torino
costituita da ville patrizie circondate da lussuosi giardini, viali pubblici ben curati, dove giocano i
bambini delle persone facoltose ed importanti. Se sul campanello di uno di quei feudi trovavi invece
di un nome una serie di numeri, potevi stare sicuro che la riservatezza era la loro massima priorità.
La persona da incontrare alle 19, possedeva una specie di castello privato con una torre di due piani.
Si faceva chiamare il Conte e probabilmente visto il tenore di vita, doveva esserlo. Arrivato al
pesante cancello ricoperto d’edera suonò un campanello silenzioso che si udiva solo all’interno
della casa. Entrato attraversò un viale vuoto con dei salici piangenti fino ad un pozzo medioevale da
Castello del Valentino. Oltrepassò una scuderia per i cavalli completamente vuota e nel silenzio
della serata, protetto dai muri con dei cocci di vetro sparsi sulla sommità, si udì un richiamo:
<Operaio! Operaio!> Con la crisi dell’edilizia era difficile trovarne ma senza usare Internet le
probabilità si riducevano a zero. <Operaio!Operaio!> Che chiamassero lui, il nuovo postino dei
pacchi per Bibliofili? Un signore anziano che camminava caracollando per l’età, si muoveva
guardingo tra la vegetazione rigogliosa ed incolta per la mancanza di un bravo giardiniere.
<Lei è quello dei libri se non sbaglio!> Jimmy si presentò proprio nel momento in cui un simpatico
cocker nero schizzava fuori da un cespuglio. <Ecco il mio operaio!> Disse l’anziano signore
cercando di dargli un calcio. <Stupido animale ti fai vedere solo quando è ora di mangiare!>
Il Conte lo fece accomodare nella sontuosa tenuta, sempre cercando di prendere bene la mira sul
povero cane che non sembrava volesse fare delle rivendicazioni sindacali ma implorasse solo un po’
di nutrimento come reddito di cittadinanza. <Queste bestie immonde vogliono solo mangiare! I miei
operai volevano solo il lavoro! Lavoro! Lavoro! Meno li pagavo e più venivano a leccarmelo!
Gente di merda! Meno male che sono riuscito a trasferirmi in una nuova fabbrica all’estero e poi ho
venduto. Sempre a chiedere aumenti per mantenere le loro famiglie! Il sesso è il divertimento
dell’operaio! Se non ci fossero state le fabbriche sarebbero morti di fame. Le mie aziende hanno
sfamato centinaia e centinaia di quei pidocchiosi. Anche la mia ex moglie per il denaro avrebbe
fatto qualunque cosa.> Continuando a sproloquiare come se fosse stato solo, si era seduto su una
specie di trono nel salotto che avrebbe fatto la gioia di un antiquario per la quantità di tappeti,
stampe barocche appese ai muri e statue ed oggetti preziosi. Jimmy venne fatto accomodare su un
divano in cuoio modello chesterfield molto comodo e venne invitato a bere qualcosa. Si servì un
porto e mentre sorseggiava la gustosa bevanda con una gradazione alcolica che avrebbe potuto
mandarlo su di giri continuò ad ascoltare l’anziano Conte che ricordava le sue gesta di imprenditore.
<Mia moglie l’ho sposata quando avevo settant’anni e lei ne aveva venticinque, la puttanella!
Non fu certo un matrimonio d’amore ma di interesse. Si è umiliata parecchio la ciucciatrice prima
del divorzio principesco. Me la sono proprio goduta! Ora sono solo con quel cane di Operaio!>
Poi scoppiò in una risata che definirla sgradevole era un eufemismo. Jimmy continuava a sorridere
cercando di dimenticare quello che aveva sentito come se fosse stata una confidenza poco
opportuna e chiese al Conte quale sistema di sicurezza avesse adottato nella villa. Nessuno, perché
lui viveva da solo e per poterlo rapinare avrebbero dovuto fare i conti con il suo fucile da caccia.
Effettivamente sulla parete vicino all’ampio camino, erano posizionate due doppiette da caccia
grossa che lo qualificavano esperto assassino di animali. Tornò a chiamare il cane che si muoveva a
scatti in un perenne disagio. Faceva un passo e si avvicinava poi ne faceva due di lato, poi si
fermava in attesa di essere davvero gradito al suo padrone. <Allora Operaio, cane di merda! Sei
venuto per la pappa?> Di sicuro non pensava di ricevere delle carezze da un individuo del genere.
Infatti appena fu a tiro si prese un bel calcio nel sedere, talmente forte da sollevarsi da terra e le sue
orecchie come due alianti, lo aiutarono nell’atterraggio contro il mobile a cristalliera, facendo
tintinnare il contenuto con un rumore di vetro e legno. Jimmy rimase fermo con la sua faccia da
poker facendo finta di non aver visto nulla. Consegnò il libro al conte che scartò il pacco rivelando
il contenuto restaurato da una delle squadre del Laboratorio. Di Caballus Petrus: Resolutionum
criminalium Venetiis, apud Bertanos, del 1644 di 389 pagine e Teractatus de omni genere homicidi.
Tre parti con autonomi frontespizi, il primo dei quali bicromo, un volume di 32,5 centimetri. Bei
marchi tipografici ai frontespizi. Legatura coeva in piena pergamena rigida, dorso a 4 nervi con
titoli elegantemente ripetuti al taglio di piede. Pietro Caballo, giureconsulto del 1616 originario di
Pontremoli, fu attivo a cavallo tra XVI e XVII secolo dedicandosi esclusivamente al diritto
criminale. Quell’edizione raccoglieva le tre centuriae delle celebri Resolutiones criminales che
vertono sopra 300 casi e fattispecie di diritto criminale. L’ultima parte del volume includeva un
trattato monografico sull’omicidio. Il vecchio accarezzò il libro con le sue dita macchiate dai segni
del tempo e dalla nicotina e lo ripose su uno scaffale che archiviava i volumi in una serie dedicata al
diritto penale. Improvvisamente balzò verso il cane che schivò un nuovo calcio del padrone
pattinando con le zampe pelose sul pavimento in legno pregiato. <Operaio di merda!> Il Conte
continuò ad inseguire il cane poi si fermò cambiando idea, uscì dalla stanza e tornò dopo qualche
minuto armato di un bastone di legno da passeggio con il pomo d’avorio, un pregiato pezzo da
collezione. Si sedette sulla poltrona e continuò la conversazione con Jimmy. Doveva riposarsi
perché cardiopatico e usufruiva di un pacemaker che lo aiutava a far battere il cuore. Mentre Jimmy
continuava a sentire gli sproloqui sul mondo operaio costituito soltanto da infami lavoratori, il
vecchio aveva cominciato a riempire una grossa ciotola con del cibo per cani di una marca molto
nota. <Prima di chiudere la mia fabbrica al nord e di trasferirla in Romania non avevo comunicato
la mia decisione nemmeno al loro sindacato. Feci recapitare dall’Ufficio del Personale a tutti gli
operai che non sarebbero stati licenziati ma se volevano conservare il loro posto di lavoro avrebbero
dovuto trasferirsi il lunedì successivo all’estero. Pensi come li ho presi tutti per il culo!>
Tornò nuovamente a chiamare il cane con un tono fintamente cordiale perché era l’ora del pasto.
<Sono due giorni che non tocca cibo l’Operaio ed evita le botte, ma prima o poi dovrà venire a
mangiare> Sembrava non avesse altro per la testa che punire il cane. Jimmy cercò di distrarlo
proponendogli l’acquisto di un opera che poteva risultare di suo interesse ma non lo ascoltava, tutto
concentrato sull’animale che si stava avvicinando ansimando per la paura e la fame.
Probabilmente non aveva nemmeno bevuto. Quando fu a tiro il Conte lo colpì con forza e gli spezzò
una zampa. Fu un lungo ululato di dolore ed il cane continuò a gemere sotto i colpi che riceveva dal
padrone. Cercava di allontanarsi strisciando sotto il mobile ma il conte implacabile continuava a
colpirlo. Jimmy lo chiamò forte e lui si voltò con uno sguardo demoniaco. Pozze di acqua scura e
torbida erano i suoi occhi tra le urla del cane e quelle di Jimmy che tentavano di fermarlo. Poi il
Conte si voltò verso di lui e gli disse: <Giovanotto le ricordo che lei è al mio servizio e se alzo il
telefono e chiamo il suo capo non avrà più un posto di lavoro in cui tornare! La smetta di fare il
sentimentale e mi aiuti con questo operaio di merda. Andiamo in cortile e bruciamolo nel bidone
delle foglie secche! Animale bastardo brucerai come quelli che ti hanno preceduto!> L’idea del
barbecue non piaceva molto a Jimmy ma neanche di perdere il posto di lavoro perché il tizio
sembrava molto potente. Cercò di assecondarlo e di togliergli di mano il bastone. Bastò una presa
articolare di quelle imparate ai corsi di difesa per disarmare il vecchio. <Quell’operaio è mio e ne
faccio cosa voglio! E’ scritto nella Bibbia, Genesi 1,28 “Dominate sui pesci del mare e sugli uccelli
del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla Terra”> Jimmy non ricordava il passo in
questione ma avrebbe avuto senso sbarazzarsi di quell’animale se fosse stato un coniglio, per
cucinarlo nel caso il frigorifero fosse stato vuoto per una improvvisa malattia della cameriera.
In quel momento l’idea di bruciare il cane che continuava a lamentarsi per le due zampe anteriori
spezzate non era la soluzione, magari un veterinario e poi la protezione animali. Il vecchio
continuava a sproloquiare e disse che avrebbe chiamato la polizia per accusarlo del ferimento del
suo povero cane. Certamente avrebbero creduto a lui e non ad un povero miserabile postino.
La situazione sembrava senza soluzione così Jimmy rapidamente estrasse il Taser Pulse e pose fine
alle farneticazioni dell’anziano Conte. Morì per un collasso cardio circolatorio dovuto ad una
sovralimentazione del pacemaker. Ora che il vecchio e facoltoso coglione era morto, bisognava
trovare il modo di portare il cane in un ambulatorio. Continuava a guaire orribilmente e Jimmy
decise di caricare nuovamente il Taser facendo fuoco una seconda volta. Il problema di Jimmy e che
agiva troppo per istinto e non aveva pensato che l’arma elettrica era stata creata per animali di una
stazza superiore così incidentalmente, anche il cuore del cane venne fritto come quello del suo
padrone. Si trovava con due cadaveri da far sparire. Frugò negli armadi del piano terra e trovò una
sacca sportiva, probabilmente del personale di servizio durante il giorno. Ci mise dentro il cane e la
lasciò davanti alla porta per quando sarebbe uscito. Raccolse da terra il vecchio conte e lo portò al
piano superiore. Guardò negli armadi e vide che la stanza da letto conteneva abiti da uomo. Lo
depose sul copriletto ed in maniera sistematica lo spogliò e gli fece indossare un pigiama, avendo
cura di riporre gli abiti usati sulla sedia accanto al comodino. In tasca il vecchio custodiva un grosso
mazzo di chiavi e una di queste era piuttosto lunga e pesante, come quella di una cassaforte.
Erano soltanto le 20 ed aveva un’oretta prima di tornare a casa da Elisa senza insospettirla.
Trovare la cassaforte richiese un notevole impegno perché ben nascosta dietro un camino della torre
merlata. Un vecchio modello senza serratura a combinazione e quindi bastava la semplice chiave di
cui Jimmy disponeva. Nella cassaforte c‘erano duecentomila euro in contanti ed un sacchetto di
pietre preziose, probabilmente smeraldi. Lasciò i titoli al portatore troppo difficili da vendere. Pensò
al valore delle pietre e probabilmente si era assicurato una bella pensione. Mise il denaro nello
zainetto e le pietre preziose in tasca poi con del liquido per le pulizie ed uno straccio, pulì tutto
quello che aveva toccato fino alla morte del Conte. Il libro era stato consegnato ed i soldi accreditati
con un bonifico. Nessuno lo aveva visto entrare e non c’erano sistemi di sorveglianza moderni.
Jimmy aveva commesso un omicidio e liberato le masse operaie da un imprenditore senza cuore.
Il cane era purtroppo un danno collaterale e bisognava seppellirlo in qualche cassonetto lungo la
strada di ritorno. Prima di uscire lasciò aperta la porta finestra della cucina simulando che la fuga
del cane, fosse giustificata dalla mancanza di attenzione del proprietario. Le persone anziane si
coricano presto e si alzano alle prime luci dell’alba. Il conte aveva avuto un infarto durante la notte.
Purtroppo ad una certa età la morte arriva improvvisa!
La serata trascorse faticosa come tutte le altre. La vita di coppia nel suo appartamento in
condivisione con quella che pensava fosse la sua fidanzata, si era trasformato in un laboratorio di
pratiche sessuali. L’influenza nefasta delle due gemelline russe aveva scatenato in Elisa una libidine
repressa che si sfogava sul povero Jimmy come una cavia da laboratorio.
Quando tornava a casa dalla consegna di uno dei libri, trovava Elisa già nuda ed in uno stato di
eccitazione. Il menù cambiava di volta in volta ma l’obiettivo restava lo stesso di sempre: trovare il
punto G che avrebbe scatenato una crisi mistica da orgasmi multipli. Per Jimmy era diventato un
vero problema perché Elisa lo aveva definito una mezza sega, un incapace che non riusciva a
soddisfarla. Come era possibile che lui non riuscisse a trovarlo? Aveva frugato bene in tutti i posti
nascosti? Aveva forse perso la passione? Jimmy era semplicemente stanco di quelle maratone
sessuali che lo sfiancavano come una marcia con lo zaino da venti chilogrammi. Era arrivata al
punto che quando facevano assieme la doccia, lei gli urinava addosso per provare nuove emozioni.
Se quel nuovo hobby fosse continuato in camera da letto avrebbero avuto grossi problemi con il
conto salato della tintoria. Mentre la vita pseudo coniugale sembrava diventata un inferno privato, il
lavoro al laboratorio continuava alla grande. Una volta alla settimana riceveva una telefonata del
dottor Corso per la consegna dei libri venduti e non si erano più verificati incidenti. Il conte era
stato trovato morto di infarto dopo una settimana ed in avanzato stato di decomposizione, perché la
governante non era più andata a fare le pulizie per gli insulti ricevuti ed il mancato pagamento della
mensilità precedente. I soldi ed i diamanti sottratti come futura pensione, giacevano al sicuro in una
valigetta sopra l’armadio delle scope e la bassa statura di Elisa anche con l’ausilio della loro scala,
non le consentiva di raggiungerla. Un pomeriggio aveva ricevuto la solita telefonata per una
consegna. Il recapito del libro restaurato e rilegato di fresco, era per uno dei membri del direttivo
Amici Naturisti di Torino presso la Galleria subalpina dove risiede anche la sede del Club Alpino
Italiano. C’era una festa e Jimmy quale membro del Laboratorio di Palazzo Montecristo era stato
invitato come rappresentante. Nessuno dei colleghi aveva accettato per motivi familiari. Arrivato
alla Galleria Subalpina fece una visita alla libreria antiquaria guardando le opera esposte e pensò di
lasciare un biglietto da visita del Laboratorio al titolare. Non c’era molta gente. La giornata era
bellissima con un cielo sgombro di nuvole e purtroppo senza l’aria fresca che circolava in ampie
correnti, all’interno della galleria di un bellissimo stile rinascimentale e barocco. Salì le scale al
piano superiore fino alla porta del Custode per ritirare l’invito alla festa naturista. Jimmy non aveva
ben capito il divario tra naturalista e naturista ma ci pensò Antonio il custode a fargli capire la
differenza. Quella era gente strana che stava in compagnia con il culo di fuori e con tutti gli attributi
in mostra che il buon Dio aveva fornito. Antonio era una persona religiosa. Andava in Chiesa tutte
le domeniche e trovava sconveniente quelle riunioni indecenti. Ma sopratutto venivano fatte nella
sua Galleria e questo era inconcepibile. Jimmy rassicurò il custode che lui era venuto solo per la
consegna di un opera letteraria che aveva rilegato in quanto assistente addetto al restauro.
Il tono di Antonio diventò più cordiale e gli offri da bere una cedrata, buonissima e freschissima in
quella calda giornata. L’invito dei naturisti riguardava una celebrazione del solstizio estivo: canti,
balli ed un rinfresco a base di bevande naturali. La sede era sul ballatoio dalla parte opposta
dell’associazione italiana Amici del Cinema d’Essai che in quel momento era chiusa. Jimmy suonò
il campanello e venne ricevuto da una signora anziana vestita con un accappatoio bianco e spugnoso
che la copriva dalla testa ai piedi, un bel sorriso ed una capigliatura curata incorniciava un volto
perfettamente abbronzato. Aveva l’aria felice e con molta cordialità lo invitò a sedersi in attesa
dell’arrivo del Dottor Modica la persona a cui doveva consegnare il libro. Dopo pochi minuti
squillò il telefono al centralino e da una delle porte entrò una ragazza in accappatoio probabilmente
colombiana per il marcato accento. Il dottor Modica era purtroppo in ritardo per una pratica urgente
che avrebbe dovuto discutere il giorno successivo in tribunale. Jimmy con il suo invito era
comunque gradito e poteva partecipare alle celebrazioni gustando le bevande fresche. Non se lo
fece ripetere una seconda volta. La sua gola era secca come quella di un cammello durante la
traversata del deserto. Entrò in uno spogliatoio da palestra e lo invitarono a liberarsi dei vestiti e
delle sue inibizioni. Faceva caldo e la ragazza sembrava meravigliosa sotto quell’accappatoio.
Quando cominciò a spogliarsi una vocina gli ricordò che era per lavoro che si trovava in quel luogo,
che era fidanzato con una restauratrice laureata e che se lo avesse saputo dei suoi pensieri libidinosi
gli avrebbe urinato addosso. Quando fu completamente nudo con il corpo madido di sudore sia per
il caldo che per l’ansia, aprì la porta che dava sul salone. Era molto spazioso, il pavimento in legno
perfettamente lucido, le finestre aperte sulla via con tende bianche e svolazzanti per la corrente
d’aria fresca naturale anche se erano in funzione dei condizionatori. C’erano molte persone.
La maggior parte era anziana e nuda. Quel nudo che non appare sulle copertine delle riviste che
frequentavano la libreria di Jimmy e che facevano pensare al sesso.
Se avevi dei pensieri libidinosi in quell’associazione potevi scordarteli. Era la sagra del fagiano
frollo e del bollito. Una riunione di famiglia con bambini ed anziani. Jimmy salutò molto
cortesemente e si diresse al tavolo centrale dove era allestito un ricco buffet. Alcuni bambini si
rincorrevano allegramente. Purtroppo a servire il buffet c’era la ragazza colombiana e non aveva
l’accappatoio. Jimmy cominciò a sudare e non per il caldo. Non aveva un seno ma una scultura
naturale che faceva ombra al bicchiere di Jimmy fermo a mezz’aria per lo stupore.
Alla colombiana piacevano tanto i cazzi italiani. Come? Aveva detto racazzi italiani e non parlando
bene la lingua aveva sbagliato la pronuncia della parola ragazzi. Li trovava molto simpatici e
romantici. Il romanticismo non era la prima qualità di Jimmy che aveva cominciato ad avvertire uno
smottamento inguinale che avrebbe potuto creare un incidente diplomatico. Si servì di fretta
riempiendo il bicchiere di un liquido dolciastro forse amarena, poi si sedette frettolosamente
incrociando le gambe e con molta insistenza cominciò a fissare il culo flaccido di una vecchia
signora. Pensa al culo della vecchia! Non fare cazzate! Stai lavorando! Non sei mica un bambino.
Quelli erano i pensieri che attraversavano la sua coscienza ma il suo attrezzo per il piacere aveva
interessi completamente diversi. La colombiana di circa venti anni ostentava un bel corpo flessuoso
e perfettamente abbronzato. Probabilmente il centro estetico era lo stesso per tutti. La ragazza molto
simpatica e disponibile, andò a sedersi davanti a Jimmy che non riusciva a trattenere il bigolo
nonostante le gambe fossero perfettamente accavallate. Cominciava a stancarsi in quella posizione e
se avesse cambiato postura sarebbe saltato fuori in tutta la sua maestosità. La ragazza colombiana
voleva invitarlo a ballare mentre aspettava l’arrivo del dottor Modica.
Jimmy si scusò ma non sarebbe stato molto professionale se lo avesse trovato a danzare durante una
consegna. La colombiana gli sorrise e lo salutò alzandosi. Per un riflesso di cortesia si alzò anche
Jimmy che mostrò alla ragazza tutto il suo interesse per i rapporti interpersonali e lo scambio tra
culture. La colombiana lo guardò un po’ a disagio per il suo membro così in esposizione poi si
scusò e con il suo culo da paura uscì dalla sala. Con una rivista ambientalista a copertura delle parti
intime, Jimmy chiese dove si trovasse il bagno e una delle vecchie signore dal seno avvizzito gli
indicò la ritirata strategica. Una volta giunto nella toilette, per Jimmy non fu difficile con la
memoria alla giovane naturista, trovare conforto in un veloce fai da te ed in un getto liberatorio,
tornare calmo e professionale. Il dottor Modica arrivò verso le 20 in tempo per le celebrazioni.
Fece accomodare Jimmy nel suo studio e si complimentò per come avesse mantenuto in forma il
suo corpo donato da Dio. La figura del dottor Modica era in ottimo stato di conservazione grazie
alle gite in montagna ed alla sua casa a Venezia con spiaggia privata. A renderlo ridicolo era il
farfallino da professore universitario sul corpo glabro completamente nudo che ostentava come se
fosse un vestito di alta fattura ma il suo pene era ormai pronto per il Museo Egizio.
Jimmy facendo finta di nulla gli porse il libro richiesto, già pagato tramite bonifico bancario.
Di Verri Pietro“Idee sull’indole del piacere”. Milano, appresso Giuseppe Galeazzi, del 1774 e di
pagine 100. Preceduto da: Savani Luigi “Istruzione pratica per la formazione de’ prati artificiali di
sano fieno, di erba medica e di trifoglio”. Modena, appresso Giovanni Vincenzi, del 1819 e di
pagine 59. Unito a: Moro Matteo, “Guida per conservarsi in salute e vivere lungamente”.
Cremona, dalla tipografia de’ fratelli Manini del 1820 e di pagine 75. Unito al testo “Dei danni
cagionati dal tabacco usato fuori di bisogno od in copia eccessiva”. Memoria di E. T. M. D.
dedicata agli amatori della propria salute. Milano, appresso stamperia Bolzani, del 1805 e di
pagine 44 .Quattro opere in un volume di 19,5 centimetri. Ottima legatura del tempo in mezza pelle
con titoli, filetti e fregi in oro al dorso; carta marmorizzata ai piatti e tagli spruzzati. Un esemplare
che grazie al lavoro del Laboratorio, sembrava appena stampato e pronto per la lettura. Il Dottor
Modica era molto contento dell’acquisto di un opera introvabile ed invitò Jimmy alle celebrazioni
per la festa del Solstizio d’estate, il 21 Giugno. Usciti dallo studio furono accolti da una musica che
echeggiava riti pagani e dodici fanciulle di sedici anni adornate di collane di fiori e nient’altro,
danzavano nella sala gremita di gente che beveva e chiacchierava in allegria. Per fortuna il fai da te
espletato nel bagno aveva reso Jimmy appagato e le giovani ragazze nude avevano suscitato al suo
membro soltanto un leggero pulsare che non si era concretizzato in un pericoloso rialzo delle
quotazioni. Bevve una strana mistura di erbe aromatiche e riuscì senza imbarazzo a danzare con la
giovane colombiana Coraline, che lo trovava veramente simpatico. Aveva avuto numerose storie da
quando era giunta in Italia con il suo ex marito che l’aveva lasciata per una ragazza ucraina che lei
definiva con un francesismo una vera porca. Nessuno dei fratelli naturisti era riuscito a soddisfare il
suo desiderio di un matrimonio con tanti bei bambini. Jimmy non era contrario alla fedeltà
coniugale come principio. Il patto di matrimonio in quanto tale imponeva degli obblighi che
andavano onorati. Proprio per questo non voleva sposarsi. Persino il contratto con il Laboratorio gli
sembrava eterno. A mala pena riusciva a gestire la sua vita, figurarsi quella di figli che non
esistevano. Si congedò dalla colombiana considerata troppo seria per i suoi gusti, esaltando la sua
relazione con una collega restauratrice. Lei era dispiaciuta che fosse così seriamente impegnato e
reputava la sua compagna Elisa molto fortunata. Il fidanzamento era appena cominciato ed in
quell’occasione era solo una scusa per evitare una persona seria e con dei principi, piuttosto rara per
quei tempi e non voleva deluderla con un inganno finalizzato a del sesso senza pensieri.
Augurò alla ragazza con un bellissimo sorriso ed uno sguardo trasparente, tanta fortuna e le
consigliò per trovare il tipo serio, un’aula universitaria di ingegneria, al posto di un’associazione
che metteva in mostra gli orrori del decadimento fisico con tanta generosità.
Salutò gli invitati e con molta discrezione abbandonò la festa per famiglie ed un mondo fatto di
allegri culi flaccidi giurando a se stesso che sarebbe stata l’ultima volta. Forse su una spiaggia in
qualche isola tropicale praticare il nudo integrale aveva un senso.
A Torino era decisamente fuori luogo.
La sera tornato a casa, aveva incontrato Elisa sul pianerottolo.
Era appena stata dalle due gemelle a giocare alla webcam girl.
Le due russe semplicemente addobbate da strisce di tessuto, lo salutarono dalla porta e si
complimentarono con lui perché la sua ragazza era una brava leccatrice di culi.
Una qualità che andava sicuramente riportata nel suo curriculum di futura laureata. L’avevano
anche fatta iscrivere al movimento Raeliano, la famosa setta ufologica che pratica l’amore libero
senza vincoli di coppia, regalandole una penna rosa simbolo di Afrodite, che già portava al collo.
Nessun commento poteva descrivere l’intenso orgasmo che avevano provato per la prestazione
completamente gratuita di Elisa che doveva aver fatto guadagnare molti token probabilmente
esentasse. Elisa era proprio su di giri. Che avesse bevuto della roba forte o l’avesse sniffata?
Era diventata sempre più sboccata ed i suoi gusti sulle pratiche sessuali sempre più estremi.
Le parole amore e sentimento sparite completamente dal suo vocabolario. Jimmy era diventato il
suo pupazzo e lei ci giocava prima di dormire. Quella sera voleva essere presa per il culo!
Jimmy le disse che la trovava dotata di una parlantina molto forbita e di un’altezza da fotomodella.
Ma non era quello che lei intendeva. Come al solito era un mezzo uomo! Forse se fosse stata ferma
e avesse smesso di insultarlo, con un po’ di concentrazione ci sarebbe riuscito ma così era proprio
impossibile. Lei si mise a ridere e fece il gesto di urinargli addosso. La relazione sembrava arrivata
al capolinea. Se Jimmy fosse stato un violento l’avrebbe probabilmente picchiata così il loro
rapporto sarebbe rientrato nella categoria dei rapporti sadomaso. Decise di dormire sul divano
quella notte, mettendosi in punizione da solo. Elisa andando verso la camera da letto gli fece vedere
un fallo di gomma dalle proporzioni inaudite e sghignazzando chiuse la porta sbattendola.
Avrebbe dovuto fare da sola in attesa di trovarsi un sostituto. Jimmy era sinceramente stupito del
suo cambiamento ma si addormentò quasi subito nonostante le grida di piacere che lei manifestava
nella pratica solitaria del fallo di gomma. Come sempre al mattino andò a correre prima di recarsi al
Laboratorio. Non era il solo a praticare quello sport che lo manteneva in perfetta forma fisica e lo
rilassava quasi quanto la rilegatura dei libri. Alcuni degli sportivi che incontrava sul tragitto, erano
impiegati dell’Eurogendfor in allenamento prima del lavoro ai server della banca dati
internazionale. Decise di fare visita al colonnello Hadley. Sceso ai piani inferiori di Palazzo
Montecristo si fece annunciare dalla sorveglianza e venne ricevuto in una sala dalle pareti coperte di
specchi. Moquette di color rosso sul pavimento e un tavolo nero da sala degli interrogatori con due
sedie una di fronte all’altra. Si sedette ed attese un buon quarto d’ora. Continuava a pensare al suo
rapporto con Elisa e di come si fosse trasformato in un incubo nell’arco di pochi mesi. Il periodo da
sogno della Sicilia era finito. La ragazza un po’ timida ed impacciata era sparita per lasciare il posto
ad un animaletto arrogante, volgare e anche violento. Doveva trovare il modo di troncare la
relazione perché non vedeva alcuna via di uscita. Il contratto d’affitto era a suo nome e sarebbe
bastato effettuare una voltura in favore di Elisa. Lo stipendio da restauratrice durava un anno ma
con la sua laurea avrebbe avuto di sicuro una conferma e non sarebbe rimasta senza soldi.
Poi era di Torino e il conforto dei parenti se non fossero venuti a conoscenza del suo drastico
cambiamento, l’avrebbero aiutata a trovare una nuova sistemazione.
Il colonnello era molto felice di vederlo e lo invitò al poligono sotterraneo per provare una pistola
ad uso sportivo molto utile nelle missioni sotto copertura. La Usfa Zip ricordava una sparachiodi.
Una pistola modulare a percussione anulare semiautomatica con chiusura labile, alimentata tramite i
caricatori da 25 colpi, della carabina ruger 10/22, in polimeri ed alluminio aeronautico con canna in
acciaio inossidabile di 13 centimetri. Un gioiellino utile per il porto occulto in abiti civili.
Con un ascensore arrivarono al poligono sotterraneo già impiegato da una squadra spagnola di 12
elementi nell’addestramento mensile a rotazione, obbligatorio per tutti i paesi che costituivano
l’Eurogendfor. Sparavano con delle armi corte per il tiro ravvicinato. Utilizzavano pistole
mitragliatrici Beretta Mx4 calibro 9x19 mm., con una cadenza di tiro di 1200 colpi al minuto.
Il rumore era molto forte e l’odore di cordite intenso, nonostante i robusti ventilatori spazzassero
l’area alla fine di ogni sessione di tiro. Il colonnello gli fece indossare le cuffie e gli porse la Zip
con un caricatore da 25 colpi. Jimmy aspettò il via del maestro d’armi e sparò tutte le cartucce sul
profilo che ritraeva il volto di un terrorista incappucciato. Colpì la sagoma a distanza di venti metri,
ventitré volte su venticinque. Aveva perso un po’ la mano. Il colonnello sembrava soddisfatto.
L’arma era molto leggera e precisa. Provò diverse volte l’estrazione da una fondina in bianco poi si
allenò a fare fuoco sulle sagome in movimento nel tiro dinamico. Ottenne il punteggio pieno.
Riusciva a concentrarsi, a sparare con calma e precisione muovendosi con leggerezza e fluidità
come un danzatore sulla pedana di una gara di ballo. Sparare ad un bersaglio di cartone era facile
per chiunque ma solo pochi uomini addestrati ad uccidere potevano farlo con un essere umano e
purtroppo Jimmy era uno di questi. Il colonnello aveva un proposta e voleva presentargli un suo
amico consulente nel settore privato. All’ultimo scompartimento di tiro c’era un tizio alto, biondo
che con fare risoluto continuava a sparare contro il bersaglio di cartone crivellandolo di colpi.
Quando si fermò per lo scatto dell’otturatore che segnalava l’espulsione dell’ultimo bossolo, si
voltò verso Jimmy presentandosi come il Maggiore Sanders dell’Aegix Defences Services inglese.
Un servizio di contractor che operava nel settore della protezione personale presso le ambasciate.
Per un mese a tutela dello staff di un ambasciatore poteva guadagnare 3000€ ed il vitto e l’alloggio
erano a cinque stelle. Lavorare al Laboratorio era molto più tranquillo e rilassante di un servizio di
scorta ma al Palazzo Montecristo c’era Elisa e voleva trovare il modo di evitarla.
Il colonnello Hadley lo aveva presentato come l’unico sopravvissuto dell’operazione Black
Hurricane, missione dimenticata da Jimmy per l’investimento del furgone, ma che invece il
Colonnello ricordava benissimo. Raccontò al Maggiore Sanders del giovane Jimmy, unico
sopravvissuto di una pattuglia di quattro elementi in una operazione di ricognizione in Afghanistan
sorpresa in un’imboscata. Il povero Jimmy era fuggito per 50 miglia sulle impervie montagne di una
catena montuosa sferzata dal vento e dalla pioggia ed era riuscito a raggiungere il punto di prelievo
dopo aver liquidato sette dei dodici talebani che gli davano la caccia. Così era diventato sergente ed
aveva acquisito una competenza operativa che lo poneva sullo stesso piano dei contractor al soldo
del Maggiore. Jimmy era onorato di poter partecipare ad un nuovo incarico ma prima di partire
doveva allenarsi duramente. La struttura che ospitava l’Eurogendfor sarebbe stata la sua scuola per
le prossime due settimane con delle esercitazioni di tiro, di combattimento corpo a corpo e di close
quarter battle, molto utile per combattere in ambienti ristretti come quelli delle ambasciate.
Alla fine del mese poteva diventare membro di una squadra di quattro persone ed operato all’estero
presso uno dei consolati italiani.
Jimmy ringraziò per l’opportunità che gli veniva offerta e tornò al Laboratorio in tempo, per subire
la sfuriata di Elisa che gli ricordava che lei era la responsabile del progetto di restauro dei libri di
Sir Arthur Conan Doyle e che lui doveva affrettarsi con il lavoro di rilegatura o la consegna sarebbe
arrivata in ritardo.

Una telefonata del dottor Corso lo avvisava per effettuare un recapito. Il cliente era un Imam di
Torino e risiedeva nella zona di piazzetta Manlio Brosio. La consegna al domicilio del cliente
andava effettuata nel più breve tempo possibile. Il testo di Calza Giuseppe, era un saggio sulla
religione de’ Maomettani. In Venezia, appresso Antonio Fortunato Stella, del 1794 di centimetri
19,5 e di pagine 172. Graziosa legatura ottocentesca in mezza pelle coeva con titoli e fregi in oro al
dorso; tagli spruzzati. Trascurabile segno di tarlo al margine interno delle ultime carte ma lontano
dal testo. Ottimo esemplare, impresso su carta forte particolarmente fresca. Interessante lavoro
dedicato alla religione islamica con capitoli suddivisi in cenni storici, parte dogmatica, parte
rituale e culto religioso: purificazioni, abluzioni, impurità delle donne, purificazioni polverali,
lavatura, bagni, preghiera, ikameth, preghiera pubblica, tavole astronomiche, uffizio pubblico nelle
moschee, bairam, ramazann, keabè della mecca, voti, prosternazioni, circoncisione, sepoltura,
cimiteri, pratiche di devozione, solennità mevvlud, sermoni nelle moschee, notti consacrate,
reliquie, decima elemosinaria, sacrifizio pasquale, fondazioni e donazioni, moschee, edifici che
circondano le moschee, ospedali de’ pazzi, scuole pubbliche, collegi, pubbliche biblioteche,
cappelle sepolcrali, stamperie dei turchi. Così citava il Moschini nel suo testo “Della letteratura
veneziana del secolo XVIII, I”, di pagine 241 “dettato in uno stile semplice, ma colto, con ordine e
criterio mette senza noia al fatto della religione de’ Maomettani”. Jimmy non doveva perdere
tempo in chiacchiere, il cliente aspettava il libro e bastava che lo consegnasse in portineria al suo
servo. Aveva detto proprio “servo” il dottor Corso, sottolineando il temine con un tono dispregiativo
come se il tizio avesse scarso rispetto per quelli che non erano al suo livello. Si presentò alla
portineria verso le 19.00. La villa aveva l’aspetto caratteristico delle moschee con le cupole orientali
al posto delle torri merlate delle case vicine. Non c’era nessuno nei viali ben curati adiacenti e la
casa era molto silenziosa. Sul piano stradale delle finestrelle si affacciavano su una tavernetta e
servivano da sfogo verso l’esterno. Alla porta venne ricevuto da un afgano alto e dal volto butterato
dai forti venti del suo paese. Indossava una kefiah di colore grigio e sandali marroni che lasciavano
fuoriuscire delle dita enormi. Jimmy si presentò come il corriere del Laboratorio. L’uomo lo fece
accomodare, ritirò il pacco con il libro richiesto e lo apostrofò in un modo che gli fece gelare il
sangue nelle vene. <Finalmente ti rivedo! Sei invecchiato! Mi ricordo bene la tua faccia quando la
guardavo nel binocolo! La faccia di un inglese di merda!> Poi lo colpì con estrema violenza con un
diretto al viso che causò a Jimmy una ricaduta nel regno dei morti. L’afghano era uno degli
inseguitori nell’operazione Black Hurricane e sembrava un tipo molto vendicativo.
Quando Jimmy si svegliò era nel sotterraneo del palazzo. Ammanettato ad un tubo per l’acqua
molto resistente. Non era solo. Si sentiva piuttosto dolorante per i calci che l’afghano gli aveva
rifilato quando era svenuto e questo sottolineava la mancanza di sportività della sua razza.
Davanti a lui vedeva una specie di tribunale dell’inquisizione. Sullo sfondo un lungo tavolo con
delle sedie che servivano per delle riunioni forse a carattere religiose. A qualche metro da lui
l’afghano completamente nudo con un membro che sembrava una terza gamba tagliata al ginocchio
in posizione di riposo e questo non faceva presagire nulla di buono. Al centro della sala una donna
nuda su un cavalletto con il suo bel sedere in esposizione che piangeva e pregava nella sua lingua e
sulla destra un uomo nudo legato ad una sedia con le gambe ben larghe che mostravano i gioielli di
famiglia. Andava avanti e indietro quello che doveva essere l’Imam, seduto su una carrozzella a
motore per paraplegici. Jimmy era un po’ stordito ma chiese delle spiegazioni. Doveva esserci un
errore: lui era solo un postino venuto per la consegna del pacco. Il gigante superdotato si era
sbagliato, lui era italiano e non sapeva nulla dell’Afghanistan. L’Imam ed il Gigante si fecero una
sonora risata perché Jimmy era comunque un infedele e doveva morire! Poi gli dissero che dopo
l’esecuzione degli altri due infedeli che avevano tradito il Corano sarebbe stato spellato vivo! Se
facevano questo ad un postino cosa avrebbero fatto ad un idraulico? Ci doveva essere un errore!
Ricevette un calcio nelle costole e così smise di argomentare. La donna aveva tradito il futuro
marito per aver fatto sesso prima del matrimonio. Era quindi vietato per la religione islamica
copulare al terzo appuntamento: si doveva passare prima alla funzione religiosa con il rischio che
così potevi sposare la persona sbagliata. L’uomo aveva bestemmiato contro Maometto per aver fatto
sesso con una donna sposata. Se i tribunali occidentali avessero dovuto occuparsi di questioni del
genere sarebbero stati perennemente intasati per delle cazzate. L’afghano lo aveva di nuovo
schiaffeggiato brandendo il coltello che avrebbe usato per levargli la pelle. Jimmy cercava di
razionalizzare nonostante un indiscutibile terrore cominciasse a mandarlo in diarrea. La pena per
entrambi gli accusati era la morte. La donna sarebbe stata violentata fino al sopraggiungere del
decesso e all’uomo bruciati i genitali. Un menù di tutto rispetto per una serata che si profilava
piuttosto lunga ed emozionante. Jimmy immaginò che con l’attrezzo dell’afghano non ci sarebbe
voluto molto e l’uomo sarebbe andato sotto shock cardiaco in poco tempo. Forse aveva circa
mezz’ora prima di abbandonare il suo vestito naturale sul tavolo del macellaio. Era stato perquisito
e gli avevano sottratto il Taser Pulse ma all’interno di una delle tasche aveva un piccolo taglia
unghie. Con quello poteva liberarsi dalla manetta che gli impediva di usare il braccio sinistro e
passare ad un contrattacco. L’Imam celebrò una specie di funzione religiosa e l’afghano partecipò
cantando e salmodiando in arabo. I due traditori della legge islamica piangevano ed imploravano.
Intanto Jimmy cercava di afferrare il taglia unghie senza farsi notare e coinvolgere emotivamente
nel rito. L’afghano aveva preparato il braciere per l’uomo poi lo aveva avvicinato ai genitali
causando un grido terrificante. Il sotterraneo era insonorizzato e nessuno li avrebbe sentiti urlare.
Mentre Jimmy usava l’utensile per liberarsi dalla manetta, l’uomo era svenuto un paio di volte dopo
aver urinato e defecato. Subito venne rianimato con una secchiata d’acqua che purtroppo non aveva
spento il braciere. Nell’aria c’era un forte odore di carne bruciata, di sudore, di paura, di escrementi
e tra le grida ed i pianti l’orrore regnava sovrano. L’Imam continuava ad insultare la vittima che
soffriva orribilmente. Lo si capiva dalla veemenza del tono perché l’arabo era una lingua
sconosciuta a Jimmy. La donna implorava lamentandosi e sarebbe stata la prossima.
Jimmy trafficava con la manetta mentre l’Imam armato di un pugnale, si spostava sulla sua
carrozzella a motore girando in cerchio intorno alle vittime urlanti. Ci vollero quindici minuti per
carbonizzare i genitali e mandare l’uomo con le cosce completamente bruciate in un coma
irreversibile. Toccava alla donna. L’afghano si girò verso Jimmy per controllarlo e mentre lo
guardava aveva iniziato a schiaffeggiare il sedere nudo della vittima con la sua proboscide per
eccitarsi. Non riuscendo a raggiungere la dimensione necessaria alla violenza carnale, fece ricorso a
della cocaina per ottenere l’irrigidimento del fallo ed esercitare lo sfondamento ripetuto del giovane
posteriore in così bella mostra. L’Imam continuava a guardare e a godersi lo spettacolo salmodiando
brani del corano. Grazie agli stupefacenti, l’afghano era riuscito ad eccitarsi e aveva cominciato a
massacrare la donna con delle violente spinte, lacerando le parti intime. Più entrava nella donna e
più si eccitava in uno sfrenato balletto di colpi ed urla che non sembrava avere una fine. Poi la
donna morì per un’emorragia interna mentre l’afghano continuava a violentarla senza pietà ormai
deceduta. L’Imam si era avvicinato alla poveretta quando aveva smesso di urlare, per rianimarla
come aveva fatto con l’uomo e poter ricominciare il supplizio.
Mentre l’afghano era ancora dentro il culo della morta e l’Imam distratto dal suo silenzio, Jimmy
liberatosi dalla manetta al polso, era scattato verso un tavolo e raccolto un martello vicino ad altri
attrezzi acuminati non adibiti al bricolage. Con un colpo deciso sfondò il cranio
dell’inchiappettatore drogato e disarmò l’Imam del suo pugnale colpendolo sul polso.
Ancora una volta avrebbe riportato a casa la pelle! Il vecchio Imam terrorizzato, cercando di fuggire
sulla sedia a motore per invalidi con delle corse pazze verso l’uscita, venne bloccato da Jimmy ad
un metro dalla porta chiusa. Si fece consegnare le chiavi, gli chiese se c’erano delle telecamere di
sorveglianza e dov’era l’unità di registrazione ed archiviazione dei dati. L’Imam fu molto
disponibile a dargli tutte le indicazioni dopo la rottura di un ginocchio con una martellata.
Jimmy legò il vecchio alla sedia, disabilitando il controllo del motore che lo faceva deambulare, poi
andò a controllare l’uomo dai genitali carbonizzati. Era morto. Il cuore si era fermato per l’intenso
dolore. Jimmy liberò la donna morta dal cavalletto e trasportò anche l’uomo sulle panche in fondo
alla sala. Trascinò successivamente il corpo dell’afghano depositandolo su una sedia. Bloccò il
paraplegico fondamentalista ad una gamba del tavolo e fece sparire tutte le prove del supplizio a cui
aveva assistito. Si recò al piano superiore per eliminare qualunque prova del suo passaggio. In un
ripostiglio trovò l’attrezzatura per le pulizie ma bastava un detergente all’ammoniaca per eliminare
le sue impronte sulle maniglie. Quello che cercava erano le riserve di combustibile che servivano a
rifornire il generatore ausiliario. Depose le taniche accanto alla porta dello scantinato e decise di
fare un giro turistico della casa. L’Imam era di famiglia benestante. Ottimi arredi, fantastiche
suppellettili, costosi ornamenti, però Jimmy cercava la cassaforte. Rubò l’hard disk della
sorveglianza e si mise a cercarla. Dove teneva il denaro per la guerra santa il religioso
fondamentalista? Impiegò una buona mezz’ora prima di scoprire nello studio privato, una botola
sotto la moquette. Conteneva un pacco di dollari e una cassetta in metallo di lingotti di piccole
dimensioni da 1000 grammi e saranno stati un centinaio. Trovò una borsa in pelle piena di
documenti in arabo. La svuotò e depositò i lingotti all’interno, lasciando i dollari per evitare che
durante una indagine di polizia si potesse pensare al furto e non ad un tragico incidente. La valigia
era pesante ma per la giovane età di Jimmy non era un problema. Mise la borsa davanti all’uscita e
tornò al sotterraneo a finire il lavoro. L’Imam voleva essere liberato in quanto cittadino straniero
con passaporto diplomatico. Aveva fatto solo il suo dovere di capo religioso giustiziando i due
infedeli. L’afghano poteva considerarlo una vittima di guerra. Su questo Jimmy concordava: le
persone decedute a causa sua nell’operazione Black Hurricane diventavano otto. Purtroppo le
argomentazioni dell’Imam non erano soddisfacenti e Jimmy cominciò a spargere la benzina in
modo da inzuppare tutti i corpi e renderli irriconoscibili. Fece una bella striscia di liquido
infiammabile dal camino dove erano stati prelevati i tizzoni per il barbecue ai genitali, fino al tavolo
delle vittime, mentre l’Imam supplicava in italiano. Ma Jimmy era inglese e certi discorsi nella sua
lingua risultavano incomprensibili, così prima di chiudere la pesante porta a tenuta stagna, consegnò
tutti al fuoco. Uscì dalla tenuta dei fondamentalisti nell’oscurità più completa come un qualunque
impiegato che tornava dall’ufficio dopo una giornata di duro lavoro. Forse fare il Contractor per
l’Aegix sarebbe stato meno pericoloso. A casa Elisa era appena tornata dall’appartamento delle
gemelline russe ancora eccitata per quello che aveva fatto. Quella sera era invitata con le sue nuove
amiche, ad una riunione presso l’ordine degli Angeli di Rael, la setta ufologica a cui si era iscritta.
Avrebbe soddisfatto tutti i desideri carnali dei Profeti che partecipavano all’evento. Sarebbe stato
molto divertente e lo avverti di non aspettarla alzata. Non poteva perdere tempo con un cazzo
moscio! Jimmy era semplicemente stanco per la consegna del libro e sarebbe andato a dormire
subito. Naturalmente sul divano. Elisa la sera voleva essere chiavata di brutto! Non capiva come
fare il corriere potesse essere così debilitante. Lo dileggiò come sempre con quel suo umorismo così
sboccato e volgare. Jimmy senza rispondere alle sue farneticazioni, sprofondò nella morbidezza del
divano e nell’oblio di un sonno senza sogni. Il giorno seguente come tutte le settimane successive,
il lavoro presso il Laboratorio diventò un vero incubo. Elisa era maleducata e lo trattava male
davanti ai colleghi mettendolo in imbarazzo. Quando si trovavano nel loro appartamento era anche
peggio. Continuava a frequentare l’alloggio delle gemelline russe e partecipava attivamente alle
sessioni di sesso davanti alla webcam facendo un doppio lavoro. Jimmy non era mai riuscito a farle
raggiungere quell’orgasmo che tanto agognava ed il punto G si trovava chiaramente in un universo
situato in una galassia talmente lontana che il poveretto aveva smesso di cercarlo.
Tornare a casa era diventata una pena assoluta. Quando aveva finito il lavoro di rilegatura dei testi
che tanto lo appassionava, andava al poligono dell’Eurogedfor per allenarsi al tiro dinamico.
Il colonnello Hadley gli aveva fatto firmare il contratto con l’Aegix e sarebbe partito il mese di
Luglio per una missione in Ucraina. Nel frattempo doveva continuare ad allenarsi ed addestrarsi.
Chiese al maestro d’armi del poligono, di certificare le sue sessioni di tiro sia statico che dinamico
con i punteggi ottenuti, per un eventuale lavoro nel settore della sicurezza privata.
Superò brillantemente l’esercitazione di close quarter battle con la squadra olandese nella Killing
House, aggiudicandosi un punteggio di tutto rispetto. Il lavoro di rilegatura al Laboratorio era
gratificante ma doveva sospenderlo per evitare che i conflitti della vita privata, lo danneggiassero
ulteriormente. Comunicò all’ufficio del personale del Laboratorio la sua richiesta per motivi
famigliari, una scusa che in Italia andava per la maggiore e loro gli risposero che capivano la
situazione ma sarebbe stato sostituito ed al suo ritorno il contratto a progetto poteva non essere
prorogato. Miracoli dell’abolizione dell’articolo 18! Una sera di fine giugno si collegò ad Internet
con il piccolo portatile e trovò una mail dell’Aegix che gli comunicava l’assunzione per il mese di
Luglio e gli inviava un catalogo delle armi utilizzate dal servizio di sicurezza di cui avrebbe fatto
parte. Poteva scegliere solo l’arma corta ad uso personale ed un coltello da combattimento.
L’arma lunga in dotazione, era uguale per tutti i membri della squadra. Il catalogo forniva diversi
tipi di pistole di marche molto conosciute e Jimmy ne voleva una facilmente occultabile e di forte
impatto. Scelse un revolver Ruger LCR a cinque colpi calibro 357 magnum ed un coltello Cold
Steel Tanto lite, da portare in cintura. Tutti gli abiti che avrebbe indossato sul lavoro, giacche e tute
li forniva l’Aegix che garantiva sul posto anche un servizio di lavanderia.
Jimmy doveva portare solo dei cambi di abiti civili. Il porto d’armi veniva attivato a Kiev dove
avrebbe prestato servizio dal 1° di Luglio. Lesse bene il contratto definitivo e lo siglò con firma
elettronica rispedendolo soddisfatto al mittente. Il Taser Pulse era un’arma illegale e non dichiarata
in Italia ed ovviamente non poteva essere portato su un volo di linea o lo avrebbero arrestato, così lo
nascose vicino alla valigia con gli smeraldi e l’oro. Elisa non prese molto bene il cambiamento.
Ma se era quello che lui voleva non poteva fermarlo o fargli cambiare idea. Ammetteva che il loro
rapporto si era incrinato e che da coppietta felice si erano trasformati in due coniugi arrabbiati.
Elisa era proprio affamata di sesso e non poteva più stare con uno che non riusciva a provocarle
orgasmi multipli mandandola in estasi. Non capiva perché lui non avesse voluto inchiappettarla
perché a lei piaceva moltissimo. Jimmy provava disgusto all’idea e se avesse tentato di soddisfare la
richiesta avrebbe di sicuro vomitato durante il rapporto. Lei lo salutò con un finto bacio e poi si
coricò nella loro ex camera coniugale in compagnia del suo gigantesco fallo di gomma. Jimmy si
addormentò sul divano e non sognò nulla sprofondando in una incoscienza liberatoria. Si apriva un
nuovo capitolo nel libro della sua vita. Il giorno seguente, domenica, era andato a correre come
sempre ed al ritorno si esercitò in un centinaio di addominali sul tappeto del salotto.
Con fatica ma anche con grande soddisfazione quando si guardò nudo davanti allo specchio.
Dopo una robusta colazione con uova e pancetta ed i resti del pollo fritto avanzati il giorno
precedente, si mise al computer per una ricerca sul luogo in cui sarebbe andato ad operare.
Era solo un addetto alla sicurezza ma avere un quadro abbastanza preciso poteva servirgli ad
evitare errori che potevano rilevarsi fatali.
Scaricò dal sito dell’Istituto per gli studi di Politica Internazionale la relazione di Aldo Ferrari:
“Oltre la Crimea. Russia contro Europa?” E si mise a leggerla con attenzione.
Elisa dormiva persa in un sogno dove gli uomini avevano una proboscide e non la usavano per bere.

Lunedì mattina Jimmy dopo il volo Torino-Milano, aveva preso quello per Kiev arrivando per
mezzogiorno circa, all’aeroporto Kiev-Boryspil’distante 29 chilometri dal centro cittadino.
Si recò al terminal B degli autobus Polit: quelli dalla targa 322 con specificata in lettere cubitali a
prova di deficiente, la destinazione voluta. Ci vollero 50 minuti di viaggio, prima di vedere delle
abitazioni moderne e negozi degni di quel nome. L’aspetto era di gente che viveva modestamente e
di estrazione operaia. Ogni tanto passavano delle auto lussuose, forse di persone poco
raccomandabili della mafia russa. Il portafoglio era ben fornito di euro validi in tutta Europa ma
aveva cambiato ad uno sportello automatico parte del denaro in hryvnja, la moneta locale, divisa in
100 copechi con un cambio molto vantaggioso di 1 a 10. Arrivò nel centro storico il pomeriggio,
stanco ed affamato con il suo zaino in spalla e l’abbigliamento sportivo. Si fermò a mangiare al
Buddha Bar Restorant. Da una piccola porticina entrò in un locale molto lussuoso a tre piani con
una discoteca, un lounge e un’enorme sala bar alta 5 metri e larga 25. Consumò una zuppa chiamata
bortsch, fatta con barbabietole e panna acida un po' indigesta, accompagnata da del buon tè
aromatico caldo. Non c’era vino o birra a quell’ora ma poteva avere della vodka sempre disponibile.
Rifiutò l’offerta, si sciroppò la zuppa sperando che al consolato il menù avesse una scelta più ampia
e rispettasse i suoi gusti. Si presentò all’ambasciata italiana verso le 17.00 dopo aver smarrito la
strada diverse volte. Non parlava la lingua e l’inglese non era a conoscenza della maggior parte dei
passanti. Il servizio di sicurezza veniva gestito dal 9° Reggimento d’assalto Colonnello Moschin
dell’arma dei Carabinieri e naturalmente parlavano tutti l’italiano e qualcuno anche il siciliano.
Sembrava di essere tornato a casa. Per un attimo pensò ad Elisa e alla sua storia finita con il suo
trasferimento a Torino. In Sicilia erano stati veramente felici! Gli altri membri della squadra di
sicurezza al servizio dell’ambasciatore e della sua famiglia, erano già arrivati e li avrebbe trovati
nella stanza dove alloggiavano in comune. Si mise il badge al collo e zaino in spalla, salì al secondo
piano superando gli uffici dei controlli passaporti e per il rilascio del visto. Tutto il personale era
italiano ad eccezione di quello di servizio ucraino, comprese le ragazze addette ai piani. Tutte molto
carine e bionde e fantastiche in quella divisa nera con i pizzetti dorati. Gli altri membri della
squadra erano un francese, un tedesco ed un greco e sembrava una barzelletta. Gente tosta. Ex forze
speciali. Si erano già sistemati sui letti e a Jimmy era toccato quello vicino al gabinetto con tutto il
suo aroma. Fecero le presentazioni ma nessuno era molto loquace. La squadra di sicurezza veniva
cambiata tutti i mesi dall’Aegix e non c’era molto tempo per fare conoscenza. Come veterani
l’affiatamento si sarebbe manifestato sul campo. Dovevano scortare l’ambasciatore nei suoi
spostamenti per eventuali riunioni con i membri del parlamento ucraino o per le cene di lavoro in un
ambiente meno formale. Tutelare la figlia adolescente e la moglie, accompagnandole durante lo
shopping o per le visite mediche di routine. Non potevano fraternizzare con il personale
dell’ambasciata per motivi di sicurezza e sarebbero stati solo loro quattro a condividere una stanza
di trenta metri quadrati. Due palle! L’idea di dover vedere Kiev dalle finestre del consolato non era
molto stimolante. Tutti attendevano con gioia una cena galante sperando che l’intera ambasciata si
riempisse di belle figliole. Jimmy ricordava che la compagnia dei militari non era delle migliori.
Erano individui abituati ad operare da soli o in coppia e potevano restare in silenzio anche per dei
giorni. Il mese a Kiev si stava per rivelare di una noia assoluta. Il francese era nato in Corsica e si
faceva chiamare Pon Pon per via dei testicoli enormi che oscillavano come biglie in un moto
perpetuo durante il sesso. Quando lo disse si profuse in un sorriso smagliante che rivelò dalla
mascella quadrata una dentatura bianca e perfetta. Il tedesco era stato nel GsG9 e non era molto
loquace. Aveva qualcosa di elitario nel portamento e nel tono con cui scandiva in inglese le parole.
Forse era stato un ufficiale e non si trovava molto a suo agio con ex sergenti. Il greco ricordava un
torello per via della forma fisica scolpita dagli allenamenti in palestra. L’orecchino d’oro lo
distingueva come omosessuale e doveva lavorare in coppia con il tedesco. Jimmy propose di
giocare a carte ma la maggioranza optò per un riposo assoluto perché la sveglia era alle sei del
mattino ed alle 7 dovevano prendere servizio. Sempre meglio riposare quando ne hai la
disponibilità. Al mattino fecero colazione dopo la doccia. Dieci minuti per ciascuno sotto un getto
d’acqua quasi bollente perché il regolatore del flusso non funzionava bene. Mangiarono delle
brioches confezionate, accompagnate da caffè e succo di frutta poi si diressero nel magazzino dietro
l’ambasciata per controllare l’armamento. Erano tutti e quattro in tuta ed indossavano scarpe
sportive. Aprirono l’armeria con un badge e constatarono sorpresi che le armi erano nuovissime.
Ogni armadietto conteneva la divisa da indossare. L’abbigliamento formale giacche e cravatte,
sarebbe rimasto nella custodia protettiva perché nei mesi estivi non erano previsti dei ricevimenti.
Indossarono pantaloni neri, camicia bianca e scarpe nere di cuoio con la suola in gomma. Sopra la
camicia un giubbotto anti proiettile modello Second Chance che garantiva una protezione discreta e
per finire una giacca in tela coloniale simile a quella indossata dal personale di sicurezza israeliano.
Jimmy trovò la fondina con la Ruger LCR 357 che aveva richiesto, mentre tutti gli altri avevano
optato per le nuove Sig Sauer P320 in dotazione al personale americano.
L’arma lunga era la pistola mitragliatrice H&K MP7 con due caricatori di scorta da 40 colpi per un
buon volume di fuoco. Si vestirono con la divisa che aveva sul bavero il distintivo dell’ambasciata e
quello dell’Aegix, ed indossarono le armi corte. Il breafing operativo era in una saletta del
secondo piano con l’ufficiale dei carabinieri che gestiva il servizio di sicurezza dell’ambasciata.
Il lavoro di scorta era sotto la loro responsabilità e sarebbero stati autonomi nelle decisioni che
avrebbero preso per garantire la sicurezza dell’ambasciatore e della sua famiglia. Il Maggiore
Silvestri era un ufficiale molto simpatico ed efficiente. In mezz’ora raccontò il suo lavoro in
ambasciata facendo ben presente che eventuali minacce potevano arrivare soltanto dall’esterno
perché il personale sotto il suo comando, era fedelissimo ed ogni cameriere, cuoco o vivandiera
aveva superato tutti i controlli di sicurezza. Quindi finché restavano nel consolato non correvano
alcun pericolo. Fornì alla squadra un comunicato sul fronte terroristico che ultimamente aveva
causato problemi all’ambasciata italiana. Gli attentatori che minacciavano l’ambasciatore e la sua
famiglia erano del Daesh un gruppo del Marocco il cui motto é “stabilirsi ed estendersi”.
La loro rivista Dabiq, dall’emblematico titolo Break the cross (Distruggi la croce), a fronte di una
minore enfasi in tema di dimensione territoriale del Califfato, si soffermava sugli attacchi da
compiere anche in Occidente per i quali erano forniti suggerimenti tecnico operativi. Ad esempio, a
partire dal secondo numero, era stata inserita una sorta di rubrica dal titolo “Just terror tactics” in
cui si indicavano gli obiettivi da prediligere (strade, manifestazioni, mercati ed in generale, luoghi
affollati), i diversi mezzi offensivi da utilizzare (…se si decide di investire le vittime con un
veicolo, è bene sceglierne di grandi dimensioni per massimizzare gli effetti…) e, nel caso di azioni
con armi da taglio, le parti del corpo da colpire. Una rivista che Jimmy non avrebbe trovato in
edicola ma diffusa via Internet, trasformava qualunque passante mediorientale in un potenziale
attentatore. Terminato il breafing con il maggiore Silvestri, incontrarono l’ambasciatore.
Lavorava in ufficio tutto il giorno in video conferenza, con le più importanti ambasciate del mondo.
La moglie e la figlia che uscivano più spesso, erano considerate un bersaglio secondario e vennero
affidate ufficialmente alla custodia di Jimmy e Pon Pon. Le coppie di divisero. Mentre il tedesco ed
il greco rimanevano fuori dall’ufficio dell’ambasciatore a rompersi i coglioni, Jimmy e Pon Pon
incontravano il resto della famiglia sperando volessero uscire a fare la spesa, andare dal
parrucchiere o qualunque cosa li portasse fuori da quelle quattro mura. La moglie era bionda come
la figlia. Entrambe magre e dotate di una terza di seno che appariva naturale. Così giovani da
sembrare sorelle sia per il modo di comportarsi allegro e spontaneo sia per l’abbigliamento da
disinibite collegiali. Per quella mattinata non dovevano andare da nessuna parte ma il giorno
successivo la piccolina si sarebbe recata dal dentista per il controllo annuale, la pulizia dei denti e
poi avrebbero fatto shopping. Allegria! Finalmente! Jimmy e Pon Pon passarono la giornata
scherzando con le impiegate ucraine nelle pause caffè e cercarono di farsi dare il telefono da
qualcuna delle cameriere. Il tedesco ed il greco restarono seduti nelle poltroncine fuori dall’ufficio
dell’ambasciatore senza lasciarle nemmeno per la pausa pranzo.
La sera i quattro addetti alla sicurezza si riunirono nella saletta al secondo piano con il Maggiore
Silvestri che consegnò i nuovi smartphone per il lavoro sul campo.
Le comunicazioni sarebbero state cifrate grazie al cellulare Blachphone Private OS su base Android,
dotato di applicazioni silent text, silent phone e un servizio di email criptate silent circle, con
autodistruzione in caso di violazione dei dati. In questo modo intercettarli durante il lavoro di scorta
diventava impossibile. Dopo cena guardarono un po’ di televisione per farsi un’idea dei programmi
ucraini ma sembrava fossero tornati negli anni ottanta. Trentadue canali digitali generalisti e di
informazione. Via satellite solo Viasat con pochissimi programmi in lingua inglese, molti reality
show dedicati al ballo e alla musica, allegri ma poco interessanti per due maschi amanti degli
spogliarelli come Jimmy e Pon Pon. Si addormentarono verso le dieci dopo una partita a carte di un
paio d’ore vinta barando, dal tedesco. Il mattino seguente le coppie si divisero e Jimmy e Pon Pon si
diressero agli appartamenti della moglie e della figlia dell’ambasciatore.
Erano le dieci del mattino e le due ucraine continuavano a girare in bikini per il grande caldo,
suscitando pruriti nelle parti basse dei due addetti alla sicurezza che tentavano di mantenere un
comportamento professionale. La figlia dell’ambasciatore chiese a Jimmy di allacciarle il reggiseno
mentre la madre faceva la doccia con la porta aperta. Si respirava un’atmosfera veramente
informale. La piccola coniglietta ucraina doveva andare dal dentista e l’appuntamento era per le 11.
Mentre Pon Pon rimase in camera cercando di mantenere il controllo, Jimmy scese all’ingresso
dell’ambasciata per parlare con il Driver che li avrebbe accompagnati all’esterno e conoscere le sue
competenze. L’autista ucraino purtroppo non aveva esperienza di tecniche di guida operativa e
poteva rivelarsi in caso di aggressione un vero problema. Uno dei sottufficiali dei carabinieri in
servizio all’ingresso, gli confermò che da circa un paio di mesi per un taglio del bilancio, gli autisti
venivano assunti tra il personale locale. Non avevano ricevuto quel particolare addestramento che
poteva salvare la vita in caso di attentato. Jimmy telefonò a Pon Pon e lo informò sulla situazione ed
il francese gli rispose che avrebbero fatto a meno di quell’autista e non sarebbero usciti all’esterno
se non fosse avvenuta una sostituzione con del personale più esperto. Dopo pochi minuti arrivò a
Jimmy una chiamata del Maggiore Silvestri : affidava l’incarico di driver ad uno dei graduati
dell’arma dei carabinieri, veterano dalle missioni in Iraq e non dovevano più preoccuparsi.
L’auto in dotazione era una Land Rover Blindata PHEV o Plug in Hibrid electric veichle,
modernissima e resistente al fuoco di armi automatiche. Se gli attentatori avessero usato un missile
anticarro o delle granate potevano avere qualche problemino e perdere le clienti. Alle 10.30 le due
signore si degnarono di scendere dai loro appartamenti scortate da Pon Pon che non vedeva l’ora di
uscire dall’ambasciata e di respirare aria nuova. Il driver dei carabinieri, programmò il satellitare
per raggiungere l’ambulatorio del dentista. Le vie mostravano cartelli stradali in cirillico, e solo
quelle principali erano anche in inglese. Meglio affidarsi alla voce monotona e precisa dell’impianto
satellitare che li avrebbe portati a destinazione. Jimmy si sistemò vicino all’autista per fare due
chiacchiere. Pon Pon preferì il comodo divano posteriore della Land Rover in compagnia di madre e
figlia che per l’occasione indossavano un completino eccessivo persino per una festa di addio al
celibato. Le strade in periferia erano quasi deserte. Solo quelle centrali dove si trovava il Centro
Storico e le principali attrattive turistiche degne di interesse, brulicava di gente. Le auto erano tutti
modelli sovietici e pareva di essere tornati negli anni ‘70. Arrivarono dal dentista cinque minuti
prima dell’appuntamento. Un condominio come tanti con una targa in ottone che segnalava che il
medico parlava ucraino, inglese ed italiano e forse era stato quello il motivo della scelta.
La portinaia nel suo piccolo cucinino parlava al telefono fisso ignorando gli ingressi ed il loro
passaggio. Sicurezza zero. Salirono al terzo piano senza incontrare nessuno. Alla reception lavorava
la dea venere. Una ragazza così bella che le carie sarebbero guarite alla semplice vista. Sorrideva e
con tono flautato nella sua bellissima lingua incomprensibile, avvisava che il dottore avrebbe
ricevuto la figlia dell’ambasciatore immediatamente. La sala d’aspetto era vuota ed odorava di
pulito. Quando la ragazza venne sospinta dalla madre con la promessa dell’acquisto di una borsa
nuova all’interno dello studio medico, Jimmy e Pon Pon si rilassarono guardando con insistenza
l’infermiera e fantasticando se dietro al bancone indossasse o meno la gonna. Dopo 45 minuti la
figlia venne dimessa. Si lamentava che la pulizia dei denti era stata dolorosa ma era normale,
nessuna carie la minacciava e si sarebbero visti il prossimo anno. Purtroppo l’infermiera non lasciò
mai la sua postazione con il rammarico dei due addetti alla scorta. Il carabiniere era riuscito a
schiacciare un pisolino e quando aprirono le portiere si svegliò con un salto. Jimmy si sistemò
nuovamente accanto all’autista mentre Pon Pon tornava a sedersi vicino alle due clienti.
La moglie dell’ambasciatore voleva portare la figlia a fare shopping in centro ed il carabiniere
programmò il satellitare per la nuova destinazione. Il viaggio in periferia era lungo e monotono ed i
passanti in tenuta estiva molto rari. Non soffiava che una minima brezza così nella Land Rover
venne alzato a palla il condizionatore. Improvvisamente due Zaz, una di colore arancio ed una
gialla, arrivarono sparate incontro alla Rover. Una a destra ed una a sinistra della via.
Quella gialla sterzò bruscamente per tagliare la strada all’auto di scorta mentre quella arancio era
ferma sulla sinistra ad una decina di metri. Jimmy dette un pugno sulla coscia del driver che
inchiodò la vettura poi aprì lo sportello blindato e si rifugiò dietro con l’H&K MP7 in posizione di
tiro. Dalla Zaz gialla una testa con il passamontagna cercava da dietro lo sportello, di portare
l’AK47 in posizione di tiro ma perse dei secondi preziosi per posizionare l’arma a canna lunga.
Se aveva un passamontagna o cercava di nascondere la calvizie o era un terrorista. Jimmy optò per
la seconda ipotesi e fece fuoco a ripetizione con la pistola mitragliatrice, molto più agile da
manovrare negli spazi ristretti. Colpì la portiera del terrorista infrangendo il vetro ed uccidendolo
sul colpo poi abbandonò lo sportello della Rover e continuò a fare fuoco sul lunotto anteriore
dell’auto uccidendo il compagno che sedeva accanto. Pon Pon era sceso dalla vettura e teneva sotto
mira la Zaz gialla. La Zaz arancio che si era avvicinata cercando di fornire supporto tattico ai
colleghi, aveva inchiodato e stava facendo retromarcia sotto il fuoco di Jimmy che sostituiva il
caricatore mentre si avvicinava a piedi incontro alla vettura. La Zaz arancio urtò contro un’auto
posteggiata arrestando la sua ritirata. Il guidatore incappucciato cercò di abbandonare la vettura ma
venne ucciso con un proiettile alla schiena ed uno nella zona parietale del cranio. Jimmy era in
mezzo alla strada. Continuò a sparare senza sosta terminando il secondo caricatore dell’H&K Mp7,
senza che nessuno dei terroristi rispondesse al fuoco. Abbandonò la pistola mitragliatrice che oscillò
lungo il fianco sospesa dal laccio di cuoio. Tolse la Ruger Lcr 357 dalla fondina e per sicurezza
sparò quattro dei cinque colpi a disposizione sul lunotto anteriore dell’auto che si stava imballando
con il motore acceso. Impugnando il revolver constatò il decesso dei due terroristi.
Caricò il guidatore dallo sportello di destra togliendolo dal selciato poi rimosse i fucili ad entrambi
riponendoli nel bagagliaio. Posizionò su uno dei due tergicristalli un biglietto da visita
dell’ambasciata italiana per la polizia locale. Con l’arma in pugno tornò alla Zaz gialla sempre sotto
il tiro di Pon Pon che la guardava concentrato. All’interno il guidatore ed il suo compagno erano
morti crivellati dai colpi. Sul sedile posteriore senza il cappuccio che lo nascondeva, sedeva il loro
capo. Aveva tratti mediorientali. Uno dei proiettili di Jimmy gli aveva procurato una frattura
scomposta alla spalla destra ed una lesione all’arteria succlavia impedendogli di lanciare la bomba a
mano che teneva in grembo. Jimmy entrò nell’abitacolo con la Ruger in pugno. Il terrorista stava
biascicando in parte nella sua lingua ed in parte in inglese le rivendicazioni del Daesh. Non si
capiva bene cosa farneticasse ma era molto convinto del fatto che Allah fosse grande comunque.
Era più morto che vivo e consegnato nelle mani dei servizi di sicurezza lo avrebbero torturato
durante gli interrogatori. Se finiva in galera diventava oggetto di rivendicazioni da parte del suo
gruppo religioso e probabilmente qualche civile occidentale sarebbe stato rapito per uno scambio.
Il terrorista lo guardava con sfida e continuava a blaterare nella sua lingua frasi incomprensibili.
Forse pensava che comunque nell’aldilà avrebbe trovato le 72 vergini che l’avrebbero soddisfatto.
Perché aspettare! Jimmy pose fine alle sue sofferenze sparando l’ultimo colpo a disposizione
proprio al centro della fronte. Rientrato nella vettura il carabiniere partì velocissimo mentre Pon
Pon e le due donne terrorizzate si complimentarono con lui. Dall’inizio alla fine dello scontro erano
passati solo quattro minuti e mezzo, un tempo che a Jimmy era sembrato lunghissimo e lo aveva
fisicamente prostrato. Chiese alla moglie dell’ambasciatore se potevano prendere in un self service
qualcosa da mangiare perché gli era venuta fame: quattro hamburger andavano benissimo!
Al ritorno in ambasciata il Maggiore Silvestri voleva vederlo per fargli i complimenti sotto lo
sguardo invidioso del tedesco e del greco che avevano trascorso la mattinata seduti sulle poltroncine
fuori dall’ufficio dell’Ambasciatore. La polizia ucraina pretendeva spiegazioni dettagliate
sull’accaduto ma si occupò della faccenda il Maggiore evitandogli qualunque interrogatorio.
L’ambasciatore lo ricevette nel pomeriggio per ringraziarlo di avergli salvato moglie e figlia.
Lo studio era ampio e spazioso, quasi una biblioteca privata per l’alto numero di volumi che
riposavano sugli scaffali. L’ambasciatore restò molto sorpreso della precedente attività di Jimmy
come rilegatore e gli mostrò alcuni libri che riteneva preziosi per la sua collezione. Possedeva una
Divina Commedia di pregio: Dante con l’espositioni di Christoforo Landino, et d’Alessandro
Vellutello. Sopra la sua Comedia dell’Inferno, del Purgatorio, & del Paradiso. Con tavole,
argomenti, & allegorie, & riformato... & ridotto alla sua vera lettura, per Francesco Sansovino. In
Venetia, appresso Giovambattista, Marchio Sessa et fratelli, del 1578. Grande e celebre xilografia
a tre quarti di pagina al frontespizio con ritratto di Dante entro cornice istoriata da angeli, festoni
e putti. Novantasei bellissime illustrazioni xilografiche a mezza pagina, marchio tipografico Sessa
al colophon, graziosi capi lettera e testatine xilografate ed istoriate. Legatura settecentesca in
piena pergamena rigida con titoli in oro su doppio tassello, fregi e filetti al dorso. Testo dantesco in
carattere corsivo circondato dal fittissimo commento in carattere tondo. Sporadiche fioriture ed
arrossature e qualche impercettibile alone limitato a pochi millimetri del margine esterno.
Esemplare ben conservato. Celebre edizione detta “del Nasone” o “del Gran naso” a causa del
ritratto dantesco apposto al frontespizio. Oltre allo straordinario apparato iconografico dove gli
editori usarono i legni dell’edizione Marcolini del 1544, questa edizione si distingueva per il rigore
della curatela e la ricchezza dei commenti: il curatore Francesco Sansovino ebbe il merito di
riunire il commento di Alessandro Vellutello, edito a Venezia nel 1544, poi ristampato a Lione nel
1551, ma non più apparso in Italia, a quello più datato di Cristoforo Landino, edito per la prima
volta nel 1481 e non più ristampato dopo il 1536. In seguito alla dedicatoria si trova la
“Dichiaratione delle voci difficili che si trovano in questa opera del Sansovino”, il Proemio di
Cristoforo Landino denominato “Apologia in difesa di Dante, et de Fiorentini”, la “Vita di Dante
Alighieri” curata sempre da Landino, i “Discorsi del Landino che cosa sia poesia et poeta, et della
origine sua divina, et antichissima”, un’Epistola di Marsilio Ficino, lo scritto di Landino “Sito,
forma, et misura dell’Inferno, et statura de Giganti et di Lucifero” e infine quello di Alessandro
Vellutello “Vita, et costumi del Poeta”.
L’ambasciatore collezionava prime edizioni e voleva donare al Laboratorio qualche migliaio di euro
proponendosi come cliente per il futuro restauro di una antica enciclopedia francese del 1700 che
aveva ereditato. Jimmy lo ringraziò e promise di continuare a vigilare sulla moglie e la figlia così
simpatiche e così giovani. L’ambasciatore assicurò che avrebbe parlato con il Maggiore Sanders
dell’Aegix, per garantire a tutte le guardie della scorta un premio per il servizio reso.
Jimmy e Pon Pon trascorsero la giornata al secondo piano dell’Ambasciata in attesa di venire
chiamati per delle commissioni nella città di Kiev ma le due donne erano troppo provate.
La domenica le quattro guardie del corpo ricevettero sul loro cellulare un messaggio inaspettato: il
maggiore Sanders aveva deciso di premiare il servizio svolto, con una sorpresa che sarebbe arrivata
nella loro stanza verso le 21: una escort di lusso. Così potevano sfogarsi per almeno un ora.
Jimmy era entusiasta del regalo e verso le 20.30 inghiottì una mezza pillola azzurra, per evitare di
fare brutte figure. La ragazza si presentò alle 21.00 precise, era molto bella e molto conosciuta. Si
chiamava Barbariska ed aveva partecipato a Budapest ad una gang bang con la regia di Rocco
Siffredi. Una performance assieme a cinquanta uomini che lei aveva soddisfatto pienamente. Un
curriculum di tutto rispetto. Una volta entrata Barbariska si era subito spogliata e resa disponibile
all’accoppiamento di gruppo. Purtroppo l’Aegix poteva pagare soltanto un ora per tutti e quattro.
Il tedesco non voleva fare sesso in pubblico e non c’erano altre ragazze o stanze in cui andare.
Jimmy aveva ingerito il Viagra e non poteva contenere la colonna di marmo che usciva dai suoi
pantaloni per cui si offrì come volontario. Si spogliò di corsa raggiungendo la ragazza russa sul
letto. Il tedesco era allibito. Il francese Pon Pon disorientato ed il greco gay non toglieva gli occhi di
dosso dal sedere di Jimmy. Jimmy chiese a Barbariska se poteva entrare nel suo secondo canale e
lei gli rispose che non c’erano problemi perché erano tutti ben lubrificati. Anche Pon Pon si era
denudato ma non dava segni di particolare vigore. Jimmy entrato nel secondo canale, umido e
caldo, cominciò a comportarsi da felice leprotto. Pon Pon voleva partecipare e chiese a Barbariska
di dargli una mano e venne subito accontentato. Il tedesco era sempre più disorientato mentre il
greco aveva cominciato a toccarsi guardando il sedere di Jimmy in movimento dentro a quello di
Barbariska che aveva invitato Pon Pon nel primo canale. Purtroppo i due uomini non si muovevano
a ritmo, così Barbariska decise di emettere degli urli, non troppo molesti per non disturbare il
personale dell’ambasciata, creando il giusto ritmo durante la doppia penetrazione. In questo modo
Barbariska terminava il lavoro massimizzando i tempi. Il greco era venuto in solitaria mentre il
tedesco aveva lasciato la stanza. Jimmy continuò a comportarsi da leprotto per una buona mezz’ora
terminando l’accoppiamento con un orgasmo sulla schiena di Barbariska assieme a Pon Pon che
aveva lasciato la sua firma sulla seconda, a coppa di champagne, della bella ragazza russa.
Barbariska era simpaticissima e con un bellissimo sorriso. Erano diversi anni che lavorava nel
settore del porno. Il lavoro le garantiva dei bei guadagni e la possibilità di frequentare dei partner
maschili superdotati e di lunga durata in accoppiamenti impossibili nella vita reale.
Rimasero a bere della wodka tutti e tre nudi sul letto poi la ragazza li salutò complimentandosi per
la loro performance. Non erano male come clienti e come uomini. Pon Pon gongolava ed era andato
meglio di Jimmy drogato dalla miracolosa pillola azzurra.
Il tedesco rientrò nella stanza alle 23 perché voleva dormire, anche il greco era stanco ed appagato,
ricomposero la squadra per iniziare il lunedì una nuova settimana.
Il mese a Kiev trascorse senza incidenti. La moglie e la figlia dell’ambasciatore si fecero
accompagnare ad una festa di compleanno in un locale di moda l’Art club 44 dove suonarono
dell’ottima musica Jazz e Jimmy ed il francese passarono l’unica serata degna di nota, a fare da
guardaspalle sbirciando le gonne corte delle cameriere. L’amicizia con Pon Pon divenne sempre più
salda e probabilmente avrebbero ancora lavorato insieme. Verso la fine del mese di Luglio Jimmy
inviò la disdetta del contratto di locazione dell’appartamento, almeno sei mesi prima della scadenza,
con la nota al proprietario, di contattare Elisa per una voltura a suo nome. In seguito mandò la
lettera di licenziamento al Laboratorio di Palazzo Montecristo perché non era più interessato a
restare nella città di Torino ed in compagnia di una persona che aveva cessato da tempo di essere
una compagna. L’Aegix era dispiaciuto che non volesse continuare l’impiego a Kiev ma il maggiore
Sanders fu molto contento della disponibilità di Jimmy a partecipare ad altri incarichi in futuro.
Pon Pon il francese, quando si lasciarono all’aeroporto, lo abbracciò e lo chiamò “fratello d’armi”.
Probabilmente si sarebbero ritrovati a bere e a parlare di donne in una prossima missione.
Dopo un massacrante viaggio in aereo atterrò all’aeroporto di Caselle verso le 19.00.
Arrivò alla stazione di Porta Susa all’ora di cena. Non aveva avvisato del suo rientro perché molto
probabilmente Elisa si trovava dalle gemelle a giocare con il fallo di gomma.
Nella guardiola il custode era cambiato, molto giovane e sembrava si fosse appena fumato uno
spinello. Gli aprì la porta con esagerata cortesia poi restò nell’ingresso a fissare il vuoto.
Come sorvegliante valeva zero e avrebbe fatto meglio starsene a casa a dormire.
All’ultimo piano aperta la porta del suo appartamento, trovò un disordine indescrivibile.
La roba di Elisa era sparsa per il salotto. C’erano carte di alimenti ovunque e l’aria era viziata come
se un’intera compagnia di soldati vi avesse soggiornato. Vicino all’ingresso accanto alle scarpette di
Elisa, un paio di stivali taglia 48. Lo aveva già sostituito! Il suo sospetto ebbe conferma quando
avvicinandosi alla camera da letto con la porta socchiusa, si udivano dei forti colpi contro il muro
causati dalla testiera del letto. C’erano anche delle grida soffocate ma sembrava più un rantolo,
come qualcuno che fosse intrappolato e non riuscisse a respirare bene. Davanti alla porta semiaperta
non fece il minimo rumore come un bravo cecchino in missione e guardò all’interno. L’aria sapeva
di sudore e si sentiva un rumore di corpi bagnati sbattuti con ritmica decisione come un
meccanismo. Un’enorme schiena muscolosa copriva la visuale ed un sedere di grosse dimensioni
precipitava con violenza sul bacino di Elisa provocando il classico rumore di corpi in
accoppiamento. Doveva essere Gabriel detto la “spada di fuoco”. Quella mitica figura sognata da
ogni donna amante del sesso che poteva mantenere lo stesso ritmo e la stessa posizione per almeno
tre ore. Le gemelline avevano millantato anche un fallo da Guiness dei Primati e ovviamente Jimmy
non poteva competere con un mostro del genere. Per un attimo Gabriel arrestò la sua implacabile
discesa verso i lombi di Elisa che emise un sibilo espirando la poca aria nei polmoni. In quell’attimo
di pausa Jimmy pensò di essere stato scoperto e si rammaricò di non avere per difesa personale, la
sua pistola elettrica il Taser Pulse. Invece Gabriel stava cambiando posizione per terminare alla
terza ora la sua performance. Afferrò le gambette di Elisa e ne circondò il collo muscoloso e madido
di sudore. Poi la piego a 45 gradi e con un colpo deciso riprese a martellarla con un ritmo che aveva
dell’incredibile. Che i Terminator esistessero veramente? Jimmy chiuse la porta con estrema
delicatezza per non venire scoperto ma dal rumore che faceva la testata del letto contro il muro
poteva anche mettersi a cantare. Se il punto G esisteva veramente, doveva essere stato
completamente annientato. Jimmy andò nel ripostiglio sopra l’armadio dove aveva nascosto la
valigia contenente i lingotti d’oro, gli smeraldi e i duecentomila euro. Purtroppo era troppo pesante
per essere trasportata con disinvoltura fino alla stazione, così decise di prendere a prestito uno dei
trolley di Elisa abbandonati nello stanzino. Scartò quello color fucsia perché lo faceva sembrare un
gay ed optò per quello rosso molto capiente e dotato di robuste rotelle. Con fatica tirò giù
dall’armadio la valigia inserendola nel trolley dopo aver prelevato uno smeraldo da lasciare alla sua
ex fidanzata. Dalla stanza da letto i colpi continuavano inesorabili ed Elisa non emetteva più alcun
lamento. Forse era morta. Forse era semplicemente svenuta o aveva raggiunto l’estasi da orgasmi
multipli che aveva sempre sognato. Jimmy mise la sua copia delle chiavi in bella vista sul tavolo
della cucina e davanti lo smeraldo che avrebbe aiutato Elisa se avesse avuto problemi di liquidità in
futuro. Uscì dall’appartamento verso le 21.00, il Taser Pulse nella fondina, lo zaino sulle spalle,
trascinando il trolley con la sua pensione, per recarsi alla stazione di Porta Susa.
Si fermò ad una cabina telefonica della Telecom. Chiamò la Croce Verde, che ha una sede proprio di
fronte alla stazione, per avvertirli che una giovane ragazza aveva avuto un malore.
Comunicò l’indirizzo del suo ex appartamento e si qualificò come un vicino in grande apprensione.
Meglio mandare un autoambulanza per sicurezza. Elisa poteva essere in pericolo e non voleva
averla sulla coscienza.

NELL’ISOLA DEI SOGNI.

Terminato il contratto con l’Aegix, Jimmy si considerava in vacanza. Aveva ricevuto l’accredito
di 3.500€ per il lavoro svolto di addetto alla scorta dell’Ambasciatore e della sua famiglia,
riscuotendo un notevole successo e l’assicurazione da parte del Maggiore Sanders che sarebbe stato
contattato per altri servizi di tutela a personalità ad alto rischio. Nel frattempo pagato un biglietto
ferroviario per Piombino Marittima, si stava godendo il viaggio abbracciato al trolley rosso
fiammante di Elisa come se fosse ancora il suo corpo. Purtroppo custoditi nel cuore, solo i bei
ricordi della Sicilia e quelli orribili della città di Torino abbandonata di fretta. Trascorse tutto il
tempo del lungo viaggio di sei ore, riposando e sognando nuove prospettive. Arrivato a Piombino
decise di sostituire il trolley rosso fiammante con uno nero più maschile e meno vistoso, in vendita
in un negozio di abbigliamento e pelletteria. Con la scusa di voler acquistare anche dei pantaloni
pagò il trolley nuovo e si nascose con entrambi, in uno spogliatoio per fare il trasferimento dei
lingotti di un chilogrammo ciascuno, avvolti in carta da giornale. Impiegò quindici minuti ed
uscendo per pagare il nuovo acquisto, abbandonò l’ultimo ricordo di Elisa nello sgabuzzino.
Il trolley nuovo pesava quanto il vecchio e solo grazie alle robuste ruote riusciva a spostarlo
agevolmente. Doveva cambiare l’oro per i contanti o sistemarlo in una cassetta in una banca.
Una cassetta di sicurezza richiedeva troppa burocrazia, scartò uno dei lingottini e cercò sulle pagine
gialle della città di Piombino, una bottega compro oro per smerciare il pesante tesoro.
Purtroppo solo un negozio faceva acquisti del genere acquistando l’oro a 35€ al grammo.
Il lingotto pesava 1 chilogrammo esatto e Jimmy ricevette un mese di stipendio come contractor in
biglietti da 50€. Naturalmente non poteva cambiarli tutti o avrebbe insospettito il proprietario, si
accontentò dell’incasso e continuò a trascinarsi dietro con fatica il trolley. Pagò una stanza in una
pensione a tre stelle molto confortevole e si fece mandare del cibo in camera. Dei club sandwich
molto saporiti e due bottiglie d’acqua per il calore estivo opprimente, nonostante la serata fosse
arieggiata dalla brezza marina. Seduto sul letto a mangiare, pensando a come impiegare il futuro,
ricevette un messaggio sul cellulare che gli consigliava di guardare la posta elettronica e non
aggiungeva altro. Tirò fuori dallo zaino il piccolo portatile e si collegò alla rete wifi della Pensione.
Era il colonnello Hadley che si complimentava per il lavoro svolto, gli augurava buone vacanze e
gli assicurava che grazie al pronto intervento della Croce Verde, Gabriel, “la spada di fuoco”, non
aveva mandato Elisa in estasi per sempre. La sua ex ragazza sotto l’effetto della cocaina, era stata
ricoverata in ospedale. I medici l’avevano disintossicata e rimessa a nuovo. Meno male! Sperò tanto
che al Terminator superdotato, fosse venuto un modesto infarto invece stava benissimo ed era
tornato a vivere alla setta degli Angeli di Rael. Le brutte notizie riguardavano tre islamici che erano
venuti a cercarlo e non trovandolo nonostante l’assicurazione del portiere della ReaT del suo
trasferimento in altra sede, si erano appostati fuori dalla sua vecchia abitazione, come risultava dal
rapporto del personale di vigilanza e dall’esame dei video della sorveglianza esterna del
condominio. Il colonnello Hadley consigliò a Jimmy ulteriore prudenza e per precauzione, di
buttare la scheda telefonica comunicando solo attraverso Internet. Nel frattempo un corriere privato,
avrebbe consegnato alla Posta Centrale di Portoferraio un pacco contenente una sorpresa senz’altro
gradita, da ritirare con il suo passaporto italiano a nome di Giacomo Sparacio.
Jimmy spense il cellulare e vagò sul web in cerca di una soluzione per trasferirsi all’isola d’Elba e
reperire un mezzo di trasporto. Ovviamente non avrebbe dovuto utilizzare Alberghi o Pensioni e
tanto meno acquistare dei veicoli suscettibili di registrazione ed immatricolazione.
Dopo un’oretta di navigazione, capitò su un sito recensito da TripAdvisor: affittasi roulotte in
tranquillo campeggio a Cavo vicino a splendide spiagge raggiungibili anche a piedi.
Posti letto, cucina attrezzata in veranda di legno con zona divano, piazzola con tavolo, panchina e
amaca. Bagni con docce calde all’interno del camping con spaccio, ristorante e wifi.
Costo alla settimana di 550€. Telefonare ad Alessandra.
Una soluzione temporanea ma efficiente per uno abituato a viaggiare con solo uno zaino.
Telefonò ad Alessandra che si dimostrò subito disponibile ad incontrarlo perché i precedenti
affittuari, avevano disdettato per una malattia improvvisa di una delle loro bambine lasciandola
senza clienti. Jimmy ed Alessandra decisero di incontrarsi a Portoferraio verso le 11 del mattino al
suo arrivo all’Isola d’Elba. Posti sul traghetto per una persona sola erano sempre disponibili.
Se il Daesh voleva vendicarsi per la morte dei cinque attentatori di Kiev, Jimmy avrebbe fatto
meglio a trovare un domicilio da mantenere sconosciuto. Spense il computer e si addormentò di un
sonno senza sogni. Il giorno successivo dopo una buona doccia fresca consumò un ottima colazione
alla pensione e raggiunse alle nove del mattino con un taxi, il molo dei traghetti della Moby per
Portoferraio e si imbarcò l’ora successiva. Seduto su una panca del ponte passeggeri abbracciato al
trolley con la sua pensione, si godette la calda giornata estiva e la brezza marina che soffiava
insistente. In un’ora sarebbe arrivato all’Isola d’Elba per iniziare una nuova avventura. Incontrò
Alessandra alle 11.15 grazie ad una foto che gli aveva inviato. Era giovane, piuttosto attraente ma
non aveva molta voglia di chiacchierare. Voleva sapere quanto Jimmy era intenzionato all’affitto e
se era disponibile ad un pagamento in contanti. Jimmy era molto interessato anche perché era
l’unica soluzione in così breve tempo ed in alta stagione. Fecero in auto tutta la strada per arrivare
al camping di Cavo ed Alessandra si rivelò un’ottima guidatrice, degna di partecipare ad una
competizione di auto da corsa. Studiava medicina e doveva perfezionare il suo dottorato con Medici
Senza Frontiere. Un volo aereo l’aspettava fra due giorni, ed i soldi di Jimmy gli servivano per la
partenza ed il soggiorno di lavoro. Nel pomeriggio arrivarono al campeggio dove Alessandra gli
mostrò la sistemazione in roulotte. Molto graziosa, confortevole e soprattutto discreta. Con l’alta
presenza di turisti sarebbe felicemente sparito nel mucchio. Jimmy non aveva intenzione di firmare
un contratto di locazione. Era semplicemente un parente della proprietaria che soggiornava per le
vacanze. Consegnò ad Alessandra 5000€ in contanti e ritirò le chiavi molto soddisfatto. Aveva una
base operativa e gli mancava solo un mezzo di trasporto a motore perché Portoferraio era troppo
distante. Prima di lasciarsi ed andare a casa a fare i bagagli, Alessandra gli mostrò la vecchia moto
del fratello, inutilizzata da tempo, che ricordava un vecchio catorcio della seconda guerra mondiale.
Se voleva poteva usarla mettendoci la benzina di tasca sua. Jimmy fu molto contento della proposta
e promise che l’avrebbe rimessa in sesto e fatta tornare come nuova. Si salutarono con una stretta di
mano e la guardò sparire dalla curva dell’ingresso al camping come se fosse alla volata finale di una
competizione di formula Uno. Aveva avuto culo! La roulotte era ampia e spaziosa, fornita di cucina,
frigorifero ed un armadio con lucchetto dove ripose il pesante trolley con il suo tesoro.
Alla reception del camping si presentò come cugino della signorina Alessandra. Era molto
conosciuta ed amica della proprietaria quindi se Jimmy aveva bisogno di qualcosa, poteva chiedere
in qualunque momento. Per la serata decise di mangiare al ristorante sul mare. La spiaggia era
bellissima sotto le luci dei lampioni di carta e la compagnia di altre persone allontanarono
temporaneamente la sua solitudine ed il ricordo di Elisa. Gettando la scheda telefonica, era
diventato praticamente irraggiungibile. Fece una scorpacciata di pesce al cartoccio, innaffiato da del
buon vino bianco fresco che gli garantì quel piacevole stordimento per aiutarlo a prendere sonno
sulla brandina da campo della roulotte. La notte cominciò a diventare silenziosa verso le due del
mattino per colpa dei campeggiatori che giustamente in vacanza, volevano divertirsi con balli
all’aperto o davanti al fuoco scoppiettante in spiaggia. Jimmy si svegliò alle cinque per vedere
l’alba sul mare e fare una corsa di cinque chilometri sulla spiaggia. Corse lungo il litorale evitando
di bagnarsi l’unico paio di scarpe che indossava, spruzzato dalla salsedine portata dal vento delle
prime ore del mattino. Alle sette apriva il buffet del campeggio e la proprietaria dava ordine ai
bagnini di aprire gli ombrelloni per i clienti. C’erano croissant appena sfornati al gusto crema ed
albicocca, serviti dal fornaio napoletano che aveva trovato un lavoro estivo molto redditizio vista la
mole dei clienti che affollavano il campeggio. Jimmy fece fuori quattro croissant ed un bicchierone
di caffè all’americana. Aveva pagato la roulotte fino a settembre ed assicurato Alessandra che se
fosse stato interessato a rimanere, le avrebbe pagato il nuovo affitto con bonifico bancario.
Trascorse tutta la giornata sulla spiaggia tra bagni di mare e di sole, in preda ad un dolce far nulla.
Dopo una notte tranquilla senza gli eccessi dei campeggiatori, si era occupato della moto
abbandonata dal fratello di Alessandra. Un antiquato modello Honda Pantheon 125 del 2003 con un
vecchio tagliando di circolazione, riposta sotto un telo impermeabile coperto di sabbia e di
escrementi di gabbiano. Per fortuna il motore era funzionante e mancava solo la benzina.
In mezzo ai detriti abbandonati sulla spiaggia trovò una tanica di benzina e la riempi dal benzinaio
del campeggio. Poteva raggiungere comodamente Portoferraio e ritirare il pacco regalo del
colonnello Hadley. Nel frattempo doveva restare nascosto fino a quando avrebbe ricevuto notizie
dettagliate dall’Intelligence che si occupava del caso dei tre islamici. Avevano abbandonato
l’inseguimento? Erano solo tre? Quanto tempo ci avrebbero messo a trovarlo e a fargliela pagare
per la morte del loro Imam? In attesa di una nuova mail del colonnello, poteva cercare un impiego
part time in qualche località turistica intorno a Cavo, la punta dell’Isola d’Elba più vicina alla
Toscana. Dopo una intensa giornata passata a nuotare nelle acque calde e cristalline, si addormentò
in una zona della pineta dove i turisti con i loro bambini non l’avrebbero disturbato.
L’aria era fresca ed odorosa e pensò che non sarebbe stata una cattiva idea stabilirsi sull’isola a
tempo indeterminato. La sera tornò al ristorante del camping per una cena a base di carne alla brace,
in compagnia delle cameriere che lo trovarono irresistibile quando si esibì al karaoke imitando dei
divi italiani e stranieri rivelando una voce perfettamente intonata. Forse non avrebbe iniziato una
carriera di cantante ma di sicuro si era già fatto delle amiche ed erano tutte particolarmente carine.
Trascorsa una scomoda notte in brandina, si svegliò alle 5,30 e si preparò al lungo tragitto verso
Portoferraio per ritirare il pacco con la sorpresa del colonnello. Non mangiò neppure, dato che il
buffet apriva alle 7.00 e si fiondò giù per la strada sterrata affrontando le curve con esagerata
disinvoltura. La motocicletta era datata ma funzionava ancora bene, dopo il cambio dell’olio ed il
controllo dei freni che rispondevano alla grande. A quell’ora dormivano tutti compresi gli agenti
della polizia stradale che ad una ispezione, avrebbero scoperto l’assenza del libretto di circolazione
della moto. La mattinata era fresca e frizzante. Il cinguettio degli uccelli si avvertiva piacevole agli
stop dei semafori. A quell’andatura sarebbe arrivato in tempo per l’apertura delle 08.20.
Superò in corsa molte auto straniere facendo lo slalom tra le vetture. Folate di vento gli
scompigliavano i capelli cresciuti sul collo mentre affrontava con disinvoltura le strade sterrate dei
viottoli di campagna. Sulle spalle indossava un leggero zainetto impermeabile con il Taser Pulse ed
il sacchetto di pietre preziose. Se scassinavano la roulotte un po' del suo tesoro non sarebbe andato
perduto. Alla posta centrale si presentò verso le 8.45 mettendosi in fila nella coda ritiro colli che
non era chilometrica. Nonostante il periodo estivo le bollette venivano comunque pagate dalla folla
di anziani che faticavano ad arrivare alla fine del mese. Il pacco era di modeste proporzioni.
Non conteneva il lanciarazzi che lo avrebbe fatto sentire molto più sicuro.
Scartò la confezione su una panchina del parco poco distante.
All’interno una scatola in materiale plastico antiurto ed un plico. Nella busta un tesserino
dell’Aegix lo qualificava come contractor, ed un porto d’armi con scadenza sei mesi.
Una lettera del colonnello gli assicurava che se fosse stato attaccato dagli islamici del Daesh,
avrebbe avuto in caso di danni collaterali, un supporto legale da parte dell’Aegix.
Le solite balle! Se avesse mancato il bersaglio ed ucciso un passante lo avrebbero rinchiuso in un
carcere di massima sicurezza e buttato via la chiave. Infilò la custodia nello zaino e ripartì in moto
per tornare al camping e vedere cosa conteneva. Fece una sosta per un bagno ristoratore alla
spiaggia della Bagnaia. Bellissima con la sabbia bianca ed il fondale trasparente.
Arrivò a Cavo alle 12.30 per una bella mangiata di pesce al ristorante del campeggio.
Per ringraziare il cuoco dell’ottimo pasto, si offrì scherzosamente di lavare i piatti aiutando la
sguattera cinese particolarmente simpatica e sexy nel suo nuovo pareo. Nella solitudine della sua
roulotte Jimmy trovò nel pacco del colonnello, una Beretta Pico ed un paio di caricatori di riserva
che poteva portare alla cinta nella fondina in pelle. La nascose invece nella roulotte perché con il
gran caldo, l’avrebbero notata anche i ciechi e voleva mantenere un basso profilo. C’erano un
mucchio di turisti e lui si trovava a vivere in un ambiente piacevolmente caotico. Non l’avrebbero
mai trovato e nel frattempo doveva divertirsi e cercare una occupazione per impiegare il tempo in
maniera proficua. Era comunque armato, determinato e pericoloso. Il pomeriggio mentre era in
spiaggia a godersi il sole sdraiato su un plaid trovato in uno degli armadietti della roulotte, venne
avvicinato da due turiste spagnole. Si sentivano sole e desideravano compagnia. L’obiettivo della
loro caccia era un bel ragazzo di colore con annesso e connessi ma nel frattempo si sarebbero
accontentate. Jimmy non era nuovo ad essere considerato una seconda scelta ma questa volta decise
di rifiutare e di riposarsi. La giornata era splendida e non vedeva il motivo per scaricarsi con due
squallide shampiste. Dopo una cena abbondante ed un po’ di karaoke per soddisfare il suo ego e le
sue amicizie con il personale di servizio, riuscì ad addormentarsi sprofondando in un sonno senza
sogni, persino Elisa era ormai dimenticata. Il mattino seguente consumò una frugale colazione ed
inforcò la moto per un giro di perlustrazione della zona di Cavo. La giornata era nuvolosa con un
vento leggero che lo costrinse ad adottare una velocità meno sostenuta.
Dopo un’ora di corsa, si fermò all’Hotel Maristella per un breve sopralluogo ma non rimase a lungo
perché non cercavano del personale e non avevano attività che potessero coinvolgerlo come addetto
alla sicurezza. Tornato sulla strada provinciale 33 della Parata al numero 8, raggiunse dopo un breve
periodo il residence Il Pergolato, situato in una zona tranquilla e riservata, fornito di una bella
piscina. L’hotel era al completo ed ospitava una clientela selezionata formata da famiglie di turisti e
personaggi appartenenti alla nobiltà dell’entroterra.
I clienti venivano ospitati in moderni e confortevoli appartamenti con una terrazza affacciata sulla
piscina e sul bosco circostante. Il mare con l’attracco per gli yacht era a un centinaio di metri in una
baia dall’acqua cristallina. Si fermò alla reception per parlare con una delle impiegate.
Il personale era al completo ma poteva comunque pranzare come ospite.
Sulla bacheca delle attività veniva offerta ai clienti la possibilità di partecipare a gare di nuoto per
bambini ed anziani, danze di gruppo, karaoke, manifattura artigianale di cucito per ragazze e
signore, confezionamento giochi con la carta o origami ed un laboratorio di rilegatura libri con
l’insegnamento delle diverse tecniche e procedure.
Per fortuna Jimmy si era portato dietro il curriculum per assistente al restauro con il diploma
conseguito in Sicilia e chiese di parlare con la responsabile del corso.
Rinalda Jaidee l’insegnante delle tecniche di rilegatura, era studentessa dell’università di restauro a
Siena. Nata a Bangkok da parte di madre e trasferita in Italia per studio, grazie al padre di origini
toscane. Ricordava un bellissimo oggetto creato dalle sapienti mani di un vetraio di murano. I
capelli neri perfettamente curati e nonostante il caldo del mezzogiorno la sua pelle non emanava la
più piccola goccia di sudore. Due lunghe gambe ed un corpo magro con una prima di seno,
incastonavano un viso dal color caffè latte e due occhi scuri e mobilissimi lo avevano guardato
sorpresi come una rarità. Un collega rilegatore all’Isola d’Elba! Che giorno fortunato per entrambi!
Jimmy era stato colto dalla sindrome di Williams-Beuren, un raro disturbo comportamentale che
causa un’eccessiva socievolezza nei soggetti che ne sono affetti. Tutto quello che diceva Rinlada gli
sembrava bellissimo ed interessantissimo. Annuiva ad ogni sua frase come se fosse
improvvisamente diventato cretino e cominciò a pensare in quei rari momenti di lucidità che un
colpo di fulmine lo avesse attraversato, bruciandogli il cervello e lasciandolo in un estasi di beata
stupidità. Certo che voleva pranzare con lei! Sarebbe andato personalmente a cucinare se la bella
visione lo avesse preteso. Rinlada parlava cinguettando, grazie alla cadenza musicale della sua
lingua di origine il thai, simile al cinese ma molto più allegro. Era vestita di un abito di tela molto
confortevole che la fasciava come un guanto ma era il suo viso sorridente ad attirare l’attenzione e
le sue mani piccole e curate con le quali si dedicava per passione alla cucitura dei testi antichi.
L’estate scorsa aveva partecipato come modella ad una sfilata di intimo per pagarsi gli studi.
Mangiarono insieme della frittura di pesce bevendo l’acqua fresca da una caraffa colorata posta al
centro della tavola del ristorante Il Pergolato. Jimmy cercava, senza apparire insistente, di farsi dare
l’indirizzo web del sito in cui le foto erano state pubblicate. Rinlada non mangiava, come un
uccellino piluccava dal piatto, continuando a sorridere con quei suoi denti bianchissimi e a guardare
Jimmy che aveva ormai superato il livello di guardia. Che si fosse innamorato di nuovo? Si
ricordava degli islamici assassini che volevano fargli il culo? Dopo pranzo la ragazza gli mostrò il
laboratorio situato in un seminterrato sotto una delle sale del residence. Poteva ospitare una ventina
di persone. Il corso non era ancora cominciato perché solo ieri avevano raggiunto il tetto delle venti
iscrizioni e domani verso le 15 avrebbero cominciato le lezioni. Per Rinlada quel lavoro era un
ripasso delle materie studiate e per Jimmy l’occasione di rivederla. Non gli interessava essere
pagato ma gli faceva piacere potersi dedicare all’insegnamento e frequentare bambini ed anziani era
il suo sogno. Ma da quando? Se sentiva piangere un bambino si metteva le cuffie anti rumore!
Il laboratorio era attrezzato con vario materiale, documentato da un inventario appeso alla porta
d’ingresso: 1 Pressa da legatoria in legno d’abete verniciato ad anlina dotato di porta rocchetto e 2
comodi volantini di serraglio (18x30cm). 4 rocchetti di cotone cerato per legatoria. 10 matite
bicolore rosse e blu. Aghi di diverse misure. 10 piega carta in legno. Della paraffina in vasetti.
10 punte buca fogli. 4 clip nere. 1 martello di legno. 1 tagliacarte. Blocchi con una selezione di carte
di diversi colori e grammature, naturali e non. 1 pressa da carta in legno di abete verniciato ad
anilina, dotata di 4 comodi volantini di serraggio (27x20cm). 10 gomme. 2 telai da legatoria in
legno verniciato ad anilina ed acciaio (30x20x20cm). Una attrezzatura soddisfacente che non aveva
nulla da invidiare al Laboratorio di Palazzo Montecristo. Poteva venire domani pomeriggio ed
aiutarla nell’insegnamento. Rinlada fotocopiò l’attestato di Assistente al Restauro da consegnare
alla direttrice del residence Il Pergolato che era anche sua zia. Ma che bella sorpresa! Jimmy si
riprese dallo schock dell’incontro solo quando era sulla motocicletta e stava correndo con esagerata
euforia per le strade sterrate dell’isola in preda ad una felicità che pensava non avrebbe mai più
provato. Non le aveva chiesto se fosse già fidanzata ma non era importante. In quel momento aveva
bisogno di confrontarsi con qualcuno che provasse la sua stessa passione e di non sentirsi
maledettamente solo e perso in quell’isola che poteva renderlo di nuovo felice.
La sera mangiò leggero con in testa un’idea fissa: trovare una sistemazione per il futuro.
Al mattino passò il tempo fino all’ora di pranzo in una calle sperduta a prendere la tintarella
integrale bevendo succhi di frutta e bicchieroni di tè gelato che lo mandarono in bagno dietro un
cespuglio di corbezzoli. Al pomeriggio si lanciò con la motocicletta al residence Il Pergolato, per
iniziare il nuovo lavoro di insegnante. Rinlada era come sempre gioiosa ed entusiasta, parlava con il
suo cinguettio presentando il corso ad una ventina di persone la maggior parte anziane vestite con
abiti sgargianti e dai volti sorridenti. A Jimmy vennero affidate dieci signore. Lo guardavano con un
interesse che andava oltre il laboratorio di legatoria. Vecchie buongustaie! Iniziarono con la
scucitura di un testo costituito da pagine completamente bianche che veniva usato in addestramento.
Poi passarono all’operazione di grecaggio con la cucitura a due spaghi, dato che non erano libri di
pregio. Il grecaggio sono tagli sul dorso del libro a distanze prestabilite. In seguito vengono
posizionate due strisce di cartone per pareggiare il dorso. Il libro viene imprigionato nel morso e
con una sega si effettua il primo taglio o catenella di testa e le due attaccature allargate,
successivamente la catenella di piede. Nei segni allargati viene posizionata la corda. Cucitura a
punto pieno con i nervi incassati. Le signore erano molto attente e dotate di una discreta manualità e
Jimmy risultava come sempre simpaticissimo e quasi più bravo nelle spiegazioni della luminosa
Rinlada che spargeva a piene mani nel laboratorio la sua grazia e la sua bellezza.
Utilizzarono del filo cotone poliestere chiamato Coban, con un robusto ago da rilegatori che
avrebbe potuto suturare la ferita di una balena. Finita l’opera di rilegatura del testo di
addestramento, passarono alla fase di sfilacciatura e poi all’applicazione dei fogli di guardia in testa
ed in coda al libro, incollandoli con precisione sul dorso. La parte sfilacciata del cotone, ripiegata ed
incollata a ventaglio sul foglio di guardia. Il dorso spalmato infine di colla perché la cucitura
sarebbe stata poco resistente nel tempo. Venne poi effettuata con un tagliacarte l’operazione di
rifilatura: testa, davanti e piede. Terminata l’operazione principale, iniziava quella più creativa con
la copertina che si poteva inventare a fantasia. Questa fase aprì tra le anziane signore un dibattito
che se Rinlada non fosse intervenuta con il suo cinguettio, sarebbe sfociata in una lite condominiale.
Jimmy prese il cartone colorato, lasciò un po’ di unghiatura o margine e un po’ di gioco sul dorso,
per poi applicare alla fine la copertina. Le due parti del cartone perfettamente tagliate o quadranti
erano pronte per il disegno o l’applicazione di una foto da abbellimento.
Per arrotondare il dorso del libro, Jimmy cominciò a colpirlo con un martello in legno, cercando di
non pensare di avere al posto della carta, la testa dei tre islamici che gli davano la caccia.
Finito il rivestimento con il bel disegno di una spiaggia, posizionò il capitello e passò all’incassatura
del libro sulla copertina che poteva anche essere semplicemente plastificata, una soluzione più
pratica se si creano opere per i bambini. Jimmy spiegò che sul dorso si poteva fare una doratura a
mano con una paletta per eventuali fregi, ed un compositore universale in cui inserire i caratteri di
bronzo riscaldati ad alta temperatura fino ad imprimerli come titolo del libro. Naturalmente per
quella sera se lo sarebbero risparmiato o qualche signora poteva rimanere senza dita per preparare la
cena al marito nel loro appartamento privato. Terminata la lezione Jimmy ricevette una bella doccia
fredda quando invitò Rinlada a cena. La ragazza non era interessata alla compagnia maschile: aveva
già la sua compagna al campus dell’Università di Restauro a Siena e si trovava attualmente in
vacanza a Londra con i suoi genitori. Era comunque disponibile ad una sincera amicizia e
considerava Jimmy veramente simpatico e professionale. Avrebbe avuto l’occasione di lavorare con
una creatura di rara bellezza. Un capolavoro che non sarebbe mai stato suo. Tornato al camper
pensò di lasciar perdere il lavoro da volontario. Non avendo nulla di meglio da fare in attesa di
essere ammazzato dai tre terroristi, poteva trascorrere il periodo estivo, senza perdersi nelle solite
cazzate. Il pomeriggio seguente durante la lezione l’interesse per Rinlada andò scomparendo e
Jimmy riuscì a concentrarsi nella sua nuova attività, diventando l’idolo delle pensionate.
La signora Mariangela era la più simpatica ed anche la più brava nel lavoro di rilegatura.
Imparava velocemente perché una delle poche a non avere problemi di artrite.
Amava molto leggere ed i vestiti vintage del periodo inglese del 1950. Indossava una tenuta retrò
che la rendeva somigliante ad un personaggio di Agatha Christie. Abitava in un bell’appartamento
acquistato al residence Il Pergolato, assicurandosi un periodo di vacanza e di aria marina
tonificante, per sei mesi all’anno. L’autunno e l’ inverno lo trascorreva a Siena con il marito, la loro
città di residenza. Il marito ex professore universitario di storia delle religioni era un esperto
bibliofilo. Gli piaceva collezionare prime edizioni e sarebbe stato di sicuro la gioia del dottor Corso.
Faceva traduzioni dal greco, latino, ebraico ed aramaico e conosceva bene l’inglese, il tedesco e
l’arabo. Un uomo con delle capacità prodigiose. Jimmy affascinato dalla conversazione, sbirciava
ogni tanto con rammarico, il fondo schiena di Rinlada pensando all’occasione perduta.
Il marito della signora Mariangela era rimasto solo. Il suo migliore amico e compagno di università,
era purtroppo deceduto da poco e per trascorrere il tempo, traduceva quasi tutti i giorni al fresco del
ventilatore nelle ore più calde o durante la frescura della sera dopo il tramonto.
Jimmy si rese disponibile ad un incontro. Non era un fine bibliofilo ma la frequentazione con il
Laboratorio ed il suo personale, lo aveva reso uno specialista in materia definendosi con simpatia,
un infermiere dei testi antichi che richiedevano pulizia e medicazione con nuove copertine.
Alla signora Mariangela Jimmy era proprio simpatico e lo invitò a bere una bevanda fresca nel loro
appartamento. Terminata la lezione e salutata Rinlada considerata da tutte le pensionate, la fidanzata
ideale, accompagnò la signora nel locale che condivideva con il marito. L’ex professore era in
pantaloni corti color sabbia, indossava dei sandali da frate ed aveva una barba incolta come di uno
che non ha molta cura dell’aspetto esteriore. Lavorava in terrazza. I fogli delle sue traduzioni erano
posizionati sotto una grossa pietra per evitare che la brezza potesse farli sparire. Un enorme volume
troneggiava sulla scrivania, un vocabolario italiano-ebraico e poi c’era un rotolo di pergamena, non
l’originale ma una fotocopia. Dopo le presentazioni di rito, a Jimmy venne offerta della limonata ed
una buona conversazione. Più che un dialogo era un monologo dove il professor Volky si perdeva in
lunghe descrizioni del periodo universitario. Attualmente stava traducendo un libro introvabile e
chiese a Jimmy se avesse mai letto la bibbia. Non era purtroppo uno dei suoi testi preferiti ma
sapeva di cosa parlasse e del tono guerrafondaio più simile a quello di un capo militare che di un
guru religioso. Il professore stava traducendo la fotocopia della pergamena “Il Libro delle
Guerre”citato da Numeri 21,14 : come il dio della Bibbia gestiva le operazioni militari sul campo,
tattiche militari e vittorie conseguite. Quello che rendeva il testo affascinante era la sua somiglianza
al volume Vimanika Shastra o Scienza dell’aeronautica delle filosofie orientali.
La fotocopia della pergamena originale l’aveva ottenuta da uno dei funzionari dell’archivio del
Vaticano. Naturalmente non in via ufficiale. Proprio il tipo di operazioni che piacevano a Jimmy.
La traduzione era per interesse personale e non sarebbe stata pubblicata. La pergamena risultava di
grande importanza perché citava una zona vicino a Gobekli Tepe, in Turchia.
La collina con l’ombelico datata a 12.000 anni a.c., dove il professore riteneva fosse ubicato l’eden
biblico, base aerea e di rifornimento della flotta del dio YHWH.
Il sito archeologico era più antico delle Piramidi e dimostrava l’esistenza di comunità umane dedite
all’agricoltura già a quel tempo, smentendo la storia ufficiale. Il professore era uno dei soci
fondatori del SETI: Search for Extinct Terrestrial intelligence ed era convinto dell’esistenza di una
razza superiore creatrice di quella terrestre. La giornata era calda ma il vecchio non sembrava fosse
stato colto da un colpo di sole. Non aveva bevuto e da quello che Jimmy era riuscito a sbirciare
dalle traduzioni sembrava sano di mente. Il testo delle guerre di YHWH parlava anche di un luogo
in cui era custodita la fonte dell’eterna giovinezza. Ma guarda che immaginazione! Alla sua età
poteva permettersi di fantasticare. Jimmy era giovane e se fosse riuscito ad evitare gli islamici
vendicatori e le missioni del colonnello Hadley, sarebbe durato a lungo. Il professore sembrava
molto seccato dell’ironia di Jimmy ma era sinceramente convinto che una spedizione nella regione,
alle coordinate esatte indicate nel testo, avrebbero trovato quello che cercava: un sistema di
rigenerazione, antico ma efficiente, utilizzato dalle divinità per aumentare la durata della loro vita.
Aveva parlato di coordinate? Il punto esatto? Non era quindi il cazzeggio di un anziano credulone
prossimo alla fine. Jimmy tornò serio e si dimostrò molto interessato. La fonte dell’eterna
giovinezza o comunque di una vita più lunga sarebbe stato il sogno del colonnello Hadley che aveva
ormai settanta anni ed era un secondo padre per lui. Chiese al professore maggiori spiegazioni ed il
motivo per cui il posto non fosse stato ancora scoperto con l’analisi satellitare. Era già stata fatta
una mappatura con un laser a scansione e una ricerca palmo a palmo su quasi tutto il sito
archeologico ma la parte di territorio che nella cartina era datato a 15.000 anni a.c., non presentava
ancora degli scavi rilevanti. Il sito di Gobekli Tepe possedeva dei manufatti particolari per la cura
con cui erano stati realizzati e due monoliti perfettamente levigati, raffiguranti figure molto alte
senza testa, circondati da un recinto di pietre con dodici pilastri come le dodici costellazioni.
Lo scavo non era stato ultimato vista la grandezza della superficie da ricoprire e sicuramente
qualcosa poteva essere sfuggito. Il professore tenne una conferenza talmente lunga ed approfondita
sulle conoscenze sia dei sumeri che degli egizi in materia astronomica da far pensare a Jimmy per
farlo smettere, di ricorrere al Taser Pulse per una bella scossa elettrica. A Jimmy interessava la parte
di conferenza riguardante la durata delle dinastie sumere. Ciascun monarca in quella lista delle
divinità, viveva migliaia di anni. Lo scriba che aveva redatto il testo ebraico sulle guerre di JHWH,
raccontava di come il comandante militare in periodi stabiliti, effettuasse una specie di
rigenerazione che lo manteneva giovane e forte nel tempo. Uno dei siti maggiormente utilizzati era
vicino a Gobekli Tepe. Cosa poteva fare Jimmy per l’anziano professore a parte ascoltarlo nelle sue
dissertazioni fino alla noia? Una missione di ricognizione sul campo, con degli strumenti
all’avanguardia per individuare il punto di accesso a questa stanza della rigenerazione.
Probabilmente non avrebbe trovato nulla ma potevano esserci degli orci contenenti delle pergamene
come a Qumran che avrebbero dato indicazioni agli scienziati per ricreare l’elisir di lunga vita del
dio di Israele. Jimmy non aveva un cazzo da fare a parte le lezioni di rilegatura con la moglie e
sbirciare il sedere perfetto ed intonso di Rinlada, così pensò di contattare il colonnello Hadley per
sentire il suo parere. Tornato la sera alla sua roulotte sul mare e collegandosi al wi-fi del camping, si
accorse che nel sito di posta elettronica era già arrivato un messaggio del colonnello e non recava
buone notizie. La capitaneria di porto segnalava l’arrivo a Portoferrario di un gruppo di quattro
islamici sospetti. Jimmy avrebbe fatto meglio ad andare a vedere le facce riprese dal circuito di
sorveglianza e ad investigare. Forse cercavano lui! Decise di fare un salto alla capitaneria il mattino
successivo sfruttando il distintivo del Ministero dell’Interno ancora in suo possesso.
Chiese al colonnello di poter effettuare una missione di ricognizione in Turchia per conto
dell’anziano insegnante. Le credenziali del Museo Oriente Antico di Istanbul le avrebbe fornite il
professore con le sue conoscenze, a lui serviva un drone con una telecamera ad alta risoluzione, un
georadar per effettuare scanner ad almeno 6 metri di profondità, ed un’arma compatta per difesa
personale. Le credenziali Aegix da mostrare in caso di ispezione da parte delle forze locali erano un
ottima copertura. Il colonnello gli rispose che il costo dell’operazione era a suo carico e gli inviò le
coordinate bancarie per un bonifico di almeno 10.000€. Gli ricordò che la zona da ispezionare era
poco distante dal confine Siriano e rischiava di finire nelle braccia di qualche falange armata
terrorista. Ma era scemo? Perché lo faceva? Questo professore aveva una figlia con un bel culo?
Jimmy rispose che aveva un particolare interesse per l’archeologia e pagava di tasca sua.
La valigia con il materiale poteva spedirla per corriere diplomatico all’ambasciata di Istanbul e non
doveva preoccuparsi perché era addestrato a missioni ad alto rischio come recarsi all’ufficio postale
durante la consegna delle pensioni. Nel frattempo sarebbe andato a Portoferraio per controllare gli
islamici che l’avevano scoperto dopo un controllo ai compro-oro della città di Piombino.
Il mattino seguente alle cinque, nella prima fresca brezza marina, si lanciò per le strade sterrate
verso la città di Portoferraio. Indossava il piccolo zaino con il Taser Pulse, gli smeraldi della sua
pensione e la fondina sulla chiappa destra con la Beretta Pico pronta all’uso. Arrivato alla
capitaneria mostrò il distintivo del Ministero dell’Interno al personale di guardia e si fece un bel
giro panoramico su tutto il materiale girato il giorno precedente, individuando le quattro facce da
galera che non avevano pensato di viaggiare separatamente evitando così di insospettire il personale
di sicurezza. I due poliziotti erano molto gentili ed anche in imbarazzo perché Jimmy aveva usato il
tono da ufficiale prepotente che aveva conosciuto bene quando militava nell’esercito inglese.
Senza discussioni o formalità si era fatto consegnare una copia delle registrazioni e aveva
memorizzato la targa del taxi immortalata dal video di sorveglianza che i presunti terroristi avevano
utilizzato per lasciare la zona. Alla centrale dei tassisti il conducente indiano, molto simpatico e
disponibile, gli indicò l’albergo a cui aveva accompagnato i quattro fondamentalisti. Alla pensione
all’ora di pranzo, parlò con l’addetto alla reception dichiarando un controllo anti terrorismo.
Scannerizzò i quattro passaporti in formato jpg che salvò su una chiavetta usb nel back office e si
fece accompagnare alla loro stanza per una ispezione di routine. L’impiegato era preoccupato. C’era
pericolo? Jimmy lo rassicurò, si fece aprire la porta e consegnare il cellulare dotato di fotocamera e
lo lasciò nel corridoio. I quattro erano naturalmente fuori a pranzo. Avevano delle borse con abiti
per un cambio veloce. Accessori per la toeletta e nell’armadio in una piccola borsa, quattro pistole
di marca sovietica con silenziatore. Fece delle foto con il cellulare dell’addetto alla reception e
lasciò la stanza senza toccare nulla per non insospettirli. Poi dallo zainetto prese il piccolo computer
portatile ed inviò al colonnello le foto dei passaporti e quella delle armi per una incursione anti
terrorismo di una squadra dell’Eurogendfor o dei Carabinieri. Il pomeriggio era già di ritorno alla
sua roulotte senza aver sparato un colpo. Una visita alle cucine del camping gli permise di rimediare
dei gustosi panini all’insalata di mare soddisfacendo la sua fame arretrata.
Il volontariato alla legatoria del Residence La Pergola, era stimolante. Lo poneva a contatto con una
realtà fatta di passione e di persone simpatiche e normali. Rinlada era una collega affidabile e
professionale e la moglie del professore semplicemente adorabile. Le lezioni di storia delle religioni
continuavano purtroppo inesorabili perché doveva essere preparato al viaggio in Turchia con una
cultura di base sulla zona archeologica da ispezionare. Quello che invece Jimmy voleva, erano le
esatte coordinate riportate sul libro delle guerre. La latitudine non era difficile da ricavare, la
posizione a nord e a sud rispetto all’equatore mentre la longitudine, la misura della distanza
angolare del punto dal meridiano di Greenwich, venne risolta con Harrison soltanto nel 1776, grazie
al suo cronografo marino che la definiva confrontando l’ora locale con quella registrata dal luogo di
partenza. La differenza oraria dava immediatamente la longitudine. Ogni ora di differenza
corrisponde a 1/24 di 360° cioè a 15°. Al tempo del dio JHWH si conoscevano le coordinate
geografiche? 36°59’41N 39°20’14’’. Dalla misurazione indicata nel testo tradotto dal professore il
posto in cui Jimmy avrebbe dovuto recarsi non era Gobekly Tepe ma la collina sacra di Sogmatar a
9 km dal confine siriano. Il professore aveva le idee ben chiare? Dove diavolo voleva mandarlo?
L’anziano insegnante a sicurezza della missione, aveva voluto mantenere segreta la vera
destinazione e per fornire un chiarimento ai dubbi di Jimmy, prelevò dalla sua fornitissima
biblioteca un volume elegantemente rilegato del 1600 di Abu al-Hasan‘Ali al Mas’ udi, storico
arabo morto nel 956 d.c.. Si sedette sulla sua poltrona di vimini e cominciò a leggere un passo
relativo alla zona di Sogmatar: “ Ai confini estremi della terra si erge un antico tempio, che ha una
forma rotondeggiante ed ha sette porte, una su ogni lato, ed un’alta cupola che ha anch’essa sette
lati, ed è conosciuta in tutto il paese per la sua altezza straordinaria e l’ammirevole architettura.
In cima alla cupola vi è un cristallo che riluce come una pietra preziosa grande come la testa di un
toro. Essa squarcia le tenebre a grande distanza per la sua luce. Molti grandi re del passato hanno
cercato di entrare in possesso di questa pietra ma senza successo: tutti coloro che hanno cercato di
estrarla sono caduti morti ad una distanza di dieci passi. Anche se si usano lance o frecce si
fermano a mezz’aria e cadono ad una distanza di dieci passi. Quelli che sono stati così audaci da
pensare di poter demolire il tempio sono stati colti da una morte immediata. All’interno del tempio
c’è un pozzo profondo di sette lati che nessuno può avvicinare o precipita in esso. Su un anello di
rame scritto con i caratteri di una scrittura antica è inciso un monito: “questo pozzo porta alla
sala dell’archivio in cui tutta la saggezza del mondo è conservata da tempo immemorabile. Qui si
trova la storia del Mondo, la scienza dei Cieli, ed il segreto nascosto di tutte le cose nascoste e
passate, presenti e future, tutti i tesori del mondo. Coloro che non saranno degni di acquisire
questa conoscenza impareranno che quanto è più profonda la nostra saggezza ed estesa la nostra
scienza, tanto è impenetrabile la nostra vigilanza.” I Prati D’oro, Edifici sacri e monumenti dei
Sabei di Harran. Molto istruttivo. Jimmy doveva quindi cercare l’ingresso ad un archivio antico di
migliaia di anni dove presumibilmente il Dio della Bibbia accedeva per rigenerarsi. La collina di
Sogmatar non presentava scavi archeologici ed era un sito molto più recente rispetto a Gobekly
Tepe e forse per questo considerato meno interessante. Occorreva programmare una spedizione
notturna studiando bene il percorso per evitare i terroristi dell’Isis che pattugliavano nella zona
siriana poco distante. La Collina sacra era ben identificabile dai monumenti degli dei che emettono
luce e doveva recarsi per le sue analisi, al Tempio dei Sette Pianeti. Erano stati rilevati all’interno di
nicchie con scritte in siriaco e dietro altorilievi parzialmente cancellati da uno scalpello, raffiguranti
alte figure umanoidi con il cranio allungato, dei campi elettromagnetici inspiegabili. La loro
cancellazione, ordinata dai sacerdoti islamici, era avvenuta per l’iconoclastia che non consentiva
immagini di altri dei. Poteva cominciare le rilevazioni nella grossa nicchia sintonizzata dagli antichi
costruttori sui 93 Hz come era stato documentato dagli esperti di archeo acustica. Se non avesse
trovato nulla avrebbe esplorato con il drone tutte le colline adiacenti. Trascorse un’intera settimana
a fare bagni di sole, nuotate, lezioni di rilegatura a simpatiche signore e a farsi sommergere da un
diluvio di dati scientifici dal professore. Arrivò a leggere tutta la tesi “Rilievo fotogrammetrico da
drone per la generazione di modelli termici di porzioni di territorio” del dottor Marco Pinto,
cercando di comprendere con la sua cultura non specialistica come utilizzare al meglio
l’attrezzatura. Fece una ricerca approfondita sulla zona della missione di ricognizione: altipiani di
roccia o di calcare, corsi d’acqua, venti e tempeste di sabbia e naturalmente seguì con apprensione i
bollettini del Foreign Office sullo stato di guerra della regione. Quando arrivò l’email del
colonnello Hadley era pronto per partire. Aveva fatto un pacco con gli smeraldi intestandoli al
colonnello per sua figlia, una busta con centomila euro per Rinlada ed i suoi studi universitari,
impegnando il personale del residence Il Pergolato, a consegnarli ai diretti interessati alla fine della
prima settimana di settembre. Caricandolo sulla moto, aveva trasferito il trolley con i 99 kg. di
lingotti d’oro a casa del professore con la promessa che se non fosse tornato, poteva aprirlo e tenersi
il contenuto per future spedizioni di ricerca. Il 25 agosto era partito dall’aeroporto di Piombino con
un volo per Istanbul in compagnia dello zaino militare contenente abiti di ricambio, borraccia,
centomila euro in contanti e mappe della zona in cui avrebbe potuto lasciarci la pelle.
Naturalmente disarmato o sull’aereo non ci sarebbe mai salito.
Tutto il materiale per la spedizione doveva ritirarlo all’ambasciata italiana di Istanbul.
DA GOBEKLY TEPE A BETELGEUSE.

Sull’aereo per Istanbul Jimmy aveva dormito tutto il tempo. Più che un sogno era stato un vero
incubo a torturarlo nelle tenebre dell’incoscienza. Aveva sognato il Club naturista di Torino e tutte
quelle anziane signore felici e sorridenti mentre danzavano con i loro corpi abbruttiti
dall’invecchiamento. Quella pelle decrepita e rugosa ostentata come un trofeo e quell’odore
nauseante come di corpi andati a male. Si svegliò grazie ad uno scossone garbato della hostess che
simpaticamente lo riportava alla realtà di quel viaggio. Aveva lasciato denaro, gioielli, oro, una
compagnia che lo rendeva felice e l’opportunità di un lavoro con una organizzazione internazionale.
Perché lo aveva fatto? Perché la sua giovinezza sarebbe comunque finita! Solo la morte in un
conflitto a fuoco poteva risparmiargli il riflesso allo specchio del suo corpo senza più forza e vigore.
Il professore era certo che in quel sito archeologico avrebbe trovato tracce di una civiltà superiore
con grandi capacità e conoscenze, da allontanare per sempre dal suo orizzonte, lo spettro della
corruzione e della morte. Potevano esserci documenti segreti, misteriose pozioni, frutti miracolosi o
una tecnologia sconosciuta e fantastica da garantirgli una vita di una durata infinitamente più lunga.
Aveva l’energia, il tempo ed i mezzi per tentare di trovare una risposta all’incubo che spaventa
qualunque essere vivente: come evitare di morire o di rimandare il tragico evento il più tardi
possibile. Ad Istanbul l’addetto alla reception del World Heritage Hotel, molto gentile e
professionale, gli aveva consigliato ristoranti e bellezze del luogo come se fosse un normale turista,
sommergendolo di piantine ed opuscoli che Jimmy avrebbe usato per accendere il fuoco, se la
temperatura naturale non fosse stata così calda da cuocere un uovo sul davanzale.
Non riuscendo ad addormentarsi per l’aria bollente, impiegò un paio d’ore a leggere il libro
regalatogli dal professore prima di partire: “L’Oro del Millesimo mattino” di Armand Barbault.
Sull’oro potabile, l’Elisir di Lunga Vita del Primo Grado. L’oro di Paracelso, oggetto delle
millenarie ricerche degli alchimisti: “Ora se le stagioni sono regolate dal ciclo annuale del sole,
nulla precisa la durata della vita umana. Per cui non sembra impossibile prolungarla, a patto che
si riescano ad imprigionare le forze vive dell’inizio della primavera in un preparato assimilabile
dall’organismo. Si potrebbe far ringiovanire il corpo umano facendo regredire la vecchiaia e la
decrepitezza.”” L’oro corrisponde al sole che dà la vita, l’argento alla Luna che la distribuisce,
l’Antimonio alla Terra che la riceve.” Cosa nascondeva il sito archeologico in Turchia: un’elisir di
lunga vita? Una pianta con un frutto miracoloso? O antichi studi su pergamene segnate dal tempo,
per impedire al corpo umano di tornare polvere? Terminata la lettura si sdraiò sotto il getto fresco
della doccia e senza accorgersene, scivolò in un sonno senza sogni.
Il mattino per colazione, con 1,20€, si era fatto preparare da uno di quei carretti da cibo di strada, un
Durum kebab, un panino con straccetti di carne di pollo accompagnato da succo di melograno, Nar
suyu, molto buono e rinfrescante. Si presentò alle 9 all’ambasciata d’Italia ad Istanbul presso il
palazzo Venezia, per ritirare il materiale richiesto al colonnello Hadley.
Il pacco era voluminoso e lui non disponeva di un mezzo di trasporto. Il responsabile del servizio di
sicurezza, gli confidò che da più di una settimana erano arrivate le nuove auto di scorta per
l’ambasciatore ed il suo seguito e quelle vecchie sarebbero state dismesse a settembre e ritirate dal
concessionario. Jimmy mostrò il tesserino che lo qualificava come membro dell’Aegix e gli chiese
di poter utilizzare una delle vetture per un paio di giorni.
Ci voleva l’autorizzazione dello staff dell’ambasciatore ma con una telefonata venne subito
accontentato, firmando una liberatoria in caso di incidente. Dopo aver caricato il grosso pacco sul
retro della Land Rover accessoriata da una modesta blindatura che non appesantiva il veicolo e non
influiva sulla velocità di crociera, Jimmy si diresse al Museo Oriente Antico di Istanbul per ritirare
le sue credenziali che lo qualificavano fotografo e tecnico addetto ai rilevamenti, per il sito di
Gobekli Tepe. Se avesse subito un controllo da parte dell’esercito regolare, aveva a disposizione
una copertura credibile che giustificava la sua presenza in quella zona.
Tornò in albergo verso mezzogiorno e scartò il pacco sul retro della Land Rover come un bambino
il giorno di Natale. All’interno c’erano tre custodie di misure diverse.
In quella più grande un Georadar da 500 mhz, il VIY Ground Penetrating Radar utilizzato per la
localizzazione e l’analisi di oggetti sotterranei e spazi vuoti mediante radiazione ed impulsi
elettromagnetici fino a 6 metri di profondità. Un sensore portatile con una maniglia grande
325x210x156 mm del peso di 2,5 kg che lasciò nella vettura assieme al Drone Ready to Fly per
riprese termiche aeree dotato di Flir Tau 2 Radiometrica con Thermal Capture.
La termo camera era alloggiata su uno stabilizzatore Gimbal a 2 assi con microcamera integrata.
Il sistema di trasmissione video wireless permetteva all’operatore di visualizzare, in tempo reale, le
immagini visive e quelle termiche. Nascose le attrezzature sotto un telone impermeabile nella Land
Rover. L’astuccio più piccolo lo portò nella stanza dell’Hotel per controllare le armi che il
colonnello gli aveva fornito. Jimmy lanciò la custodia in materiale plastico sul letto rifatto dal
personale di servizio e si buttò sotto la doccia per rinfrescarsi dal caldo torrido della giornata.
Completamente nudo con le finestre aperte, telefonò al servizio ai piani chiedendo una colazione
continentale a base di uova, prosciutto, bacon, succhi di frutta e qualche panino. Aveva una fame da
lupi e doveva essere pronto per ogni evenienza. Una volta partito per la missione poteva non
mangiare per giorni. Dopo aver indossato un paio di pantaloni corti aprì la custodia in plastica
antiurto. All’interno era alloggiata una pistola mitragliatrice Kriss Vector con due caricatori a nastro
da cento colpi e tre caricatori da venti, più una scatola di proiettili sfusi. Un visore notturno per
guidare anche di notte senza essere scoperto, pala e piccone con il manico ripiegabile, per eventuali
lavori di scavo. Accessori graditi per confermare la sua copertura di archeologo. Il servizio in
camera venne consegnato da una cameriera turca talmente carina che sicuramente doveva avere un
doppio lavoro in orario notturno. Jimmy la fissò con interesse poi si ricordò che aveva un lavoro da
svolgere e spazzolò tutto il contenuto del carrello portavivande in completa solitudine.
Il pomeriggio cercò una zona tranquilla fuori Istanbul per far volare il drone, ed imparare tutte le
procedure e le manovre che avrebbe utilizzato nella zona delle operazioni di ricerca.
La Land Rover era facile da guidare e raggiungeva nonostante la blindatura, una velocità elevata.
Jimmy sarebbe partito alle prime luci dell’alba. Avrebbe fatto un rifornimento alla città di Sanliurfa
e si sarebbe diretto agli scavi, documentando il suo passaggio. Magari facendosi un selfie sotto
l’Albero dei Desideri come voleva la tradizione di Gobekli Tepe. Alla televisione il Foreign Office
segnalava che truppe dell’Isis avevano sconfinato e dalla Siria si stavano dirigendo in Turchia verso
i soldati dell’esercito regolare. La situazione per Jimmy poteva diventare esplosiva. Dopo aver fatto
il pieno alla Land Rover e caricato diverse taniche di benzina di scorta, attraversò la città fino ad
arrivare in un grosso spaccio dove fece provvista d’acqua e di cibo per il lungo viaggio.
Il giorno seguente nell’aria ancora fresca del mattino, attraversò brulli altipiani correndo sulla strada
sterrata al massimo della velocità consentita, incontrando carretti trainati da muli e greggi di pecore.
Giunse a Sanliurfa verso mezzogiorno. Nell’ora più calda della giornata. La temperatura
raggiungeva di giorno i quaranta gradi mentre di notte scendeva verso i meno due.
Controllò la riserva d’acqua che aveva già in parte consumato e fece nuovi rifornimenti.
Si addormentò con fatica in auto un paio d’ore poi si diresse verso gli scavi di Gobekli Tepe per
confermare la sua copertura di archeologo. Era molto concentrato, non sentiva la solitudine e non lo
attraversava il dubbio che forse sarebbe stato un viaggio inutile e non avrebbe trovato nulla.
Superò lunghi altipiani spazzati dal vento caldo con folate di sabbia che impedivano la visuale
senza incontrare nessuno fino alla zona degli scavi. Il personale di custodia e di sicurezza era molto
preoccupato dai bollettini del Foreign Office e consigliava ai visitatori internazionali, di
abbandonare il sito per una potenziale incursione dell’Isis: le truppe benedette da Allah.
Jimmy con grande cordialità rispose che avrebbe fatto un veloce sopralluogo e chiese di venire
fotografato da uno dei tecnici, davanti all’Albero dei Desideri come voleva la tradizione.
Scattò un centinaio di fotografie senza rivelare a nessuno di essere in possesso di un drone ad alta
risoluzione, continuando a giocare al turista. Nel pomeriggio salutò il personale che aveva ricevuto
l’ordine di abbandonare lo scavo per lo stato di guerra e assicurò che anche lui avrebbe seguito il
consiglio dell’autorità come un bravo cittadino responsabile. Una volta lasciato alle spalle Gobekly
Tepe cambiò direzione di marcia per dirigersi al suo vero obiettivo: la Collina Sacra di Sogmatar ed
i suoi misteriosi monumenti a quasi cinquanta chilometri di distanza.
Arrivò nella zona di notte. Fermò la Land Rover ed alla luce del visore notturno, fece volare il
drone portandolo ad un’altezza di trecento metri per un sopralluogo dell’area circostante.
La termo camera evidenziava tutto il calore delle abitazioni ed i corpi degli abitanti del villaggio.
Purtroppo non erano soli. Una decina di soldati vestiti completamente di nero aveva invaso il
perimetro con camionette ed autoblindo dotate di armature pesanti. L’obiettivo di Jimmy era il
tempio dei Sette Pianeti dove gli esperti dei rilevamenti acustici, avevano scoperto dietro una
parete, un campo magnetico misterioso. Il luogo indicato per investigare con il Georadar.
Il problema principale era raggiungerlo senza farsi notare dalle truppe dell’Isis che probabilmente
avrebbero saccheggiato il villaggio e poi distrutto qualunque monumento fosse contrario alla loro
religione. Si comportavano come le cavallette e dopo il loro passaggio restavano solo i ricordi di
civiltà sconosciute e millenarie. Alle due di notte indossò lo zaino con il Georadar, la pala ed il
piccone, due bottiglie d’acqua, panini, indossò gli occhiali a visione notturna ed impugnò il Kriss
Vector con il caricatore a nastro da cento colpi. Il Tempio dei Sette Pianeti non era sorvegliato.
L’illuminazione scarsa e solo nelle zone abitate. Si sentivano passare i camion dell’Isis e nonostante
l’ora notturna, qualcuno dei soldati cantava odi ad Allah rompendo chiaramente i coglioni.
Il tempio era sotto una tettoia riparata. Nessuna sentinella così Jimmy poteva scandagliare le pareti
senza essere disturbato. Non poteva sperare in una ubriacatura generale dei soldati, perché l’alcool
era proibito dalla religione islamica ma a parte le pattuglie sulla strada, avrebbe potuto agire
indisturbato. Attraverso il verde luminoso del visore cominciò a scandagliare tutti i muri del tempio
senza rilevare nulla di particolare. Si fermò a guardare la parete che raffigurava le sei figure
umanoidi di grandi dimensioni scalpellate dai fedeli per l’iconoclastia della loro religione.
Erano mostruose ed inquietanti. Dietro quelle effigi le rilevazioni dei tecnici avevano scoperto un
campo magnetico sconosciuto. Per la prima volta non era stato trovato sotto un pavimento nelle
profondità della terra, ma nascosto da una parete di roccia. Un fenomeno curioso ed assolutamente
inaspettato. Il Georadar che garantiva una scansione di almeno sei metri di profondità, individuò
nella nicchia accanto alle figure, uno spazio vuoto dopo quattro metri di spessore. Poteva esserci un
muro cavo, una frattura naturale, una sorgente d’acqua ma scandagliando bene la superficie, lo
spazio vuoto sembrava più una porta successivamente occultata. Posizionò il Kriss Vector a terra
vicino all’ingresso e si tolse lo zaino. Fece una rapida perlustrazione del perimetro intorno al tempio
e constatò che alle tre di notte anche i fedeli di Allah avevano deciso di raggiungere la beata
incoscienza di un sonno ristoratore. Doveva approfondire la ricerca dandosi da fare con il piccone.
Tornato davanti al muro sospetto, cominciò a fare danni contro la parete, immaginando di colpire il
suo ex commercialista. Ogni tanto si fermava per ascoltare ed ispezionava la zona del tempio per
evitare sorprese. Alle cinque aveva creato una discreta apertura. Effettivamente dietro la parete, uno
spazio vuoto, rilevava una stanza in pietra con il pavimento invaso dalla sabbia e dai detriti.
Gettò lo zaino al di là del muro e si girò verso l’ingresso del tempio inquadrando nel visore notturno
due guardie dell’Isis che stavano sopraggiungendo, forse svegliate dai colpi ma probabilmente
insonni per il servizio di pattuglia. Con un balzo Jimmy lasciò la nicchia, rotolò a terra ed impugnò
il Kriss Vector scaricando sulle due sentinelle una decina di colpi e falciandole sul posto.
Era proprio nella merda! Se si arrendeva come minimo lo avrebbero torturato e poi sgozzato in un
video di propaganda. Corse a lunghe falcate all’ingresso del tempio dei Sette Pianeti, in tempo per
ricevere la visita di una camionetta dotata di mitragliatrice, con quattro terroristi particolarmente
incazzati per la sveglia a tarda notte. Terminò contro il mezzo, il caricatore da cento colpi poi caricò
il successivo e nello scontro a fuoco uccise tutti gli occupanti del blindato. C’erano altri soldati che
stavano sopraggiungendo richiamati dal rumore degli spari ed i colpi a sua disposizione sarebbero
presto terminati. Tenne occupato un drappello di terroristi urlanti finendo l’ultimo caricatore a
nastro impedendogli l’ingresso al tempio, poi Jimmy scavalcò la breccia nel muro ed entrò nella
nicchia. Il visore notturno mostrava una stanza chiusa senza uscite. Doveva arrendersi e finire in
tragedia la sua avventura. Il pavimento per effetto del suo peso si inclinò come uno scivolo
rilevando un cunicolo simile a quelli delle piramidi egizie. Si tolse lo zaino perché lo spazio era
angusto e sparò dei colpi contro il muro della nicchia facendolo precipitare. Adesso era veramente
sepolto vivo con la poca aria millenaria del buco e se non fosse giunto alla fine del cunicolo,
sarebbe morto soffocato nel buio più completo. Strisciò a carponi per un tempo che sembrava
infinito. Mancava l’aria e c’era un odore di chiuso da cantina senza vino. Indietro non poteva
tornare. Il muro era crollato e i soldati dell’Isis erano famosi per la loro crudeltà.
Non sarebbe più ritornato a casa morendo nella più completa solitudine.
Cercò di scacciare i pensieri negativi ma non c’era da essere particolarmente allegri.
Il tunnel era lunghissimo e stretto e non era stato progettato per il passaggio di un uomo di ottanta
chili. Dopo un’ora di lento strisciare, Jimmy arrivò al termine del canale di ventilazione.
Era chiuso da un tappo di terra. Merda e merda! Se fosse stato religioso avrebbe detto una
preghiera. Aveva acqua per una giornata e l’aria era già irrespirabile. Pensò di porre fine alla sua
agonia tagliandosi la gola con il coltello da combattimento. Finito il minuto di sconforto, decise di
provare a scavare con la pala per vedere se riusciva ad aprirsi un passaggio. Dopo aver mangiato
terra per una buona mezz’ora strisciando con il corpo sulla pietra del cunicolo e trascinando lo zaino
legato ad una gamba, riuscì a liberare un’apertura e venne colpito in faccia da una ventata di aria
quasi fresca. Il cunicolo era libero e poteva proseguire. Improvvisamente precipitò su un pavimento
in pietra riconquistando la visione notturna e con grande meraviglia si ritrovò in una sala ampia una
decina di metri. L’aria era respirabile e particolarmente fresca. Alla sua destra un’architrave rilevava
un ingresso ostruito da un crollo. Sulla sinistra una strana costruzione che ricordava un grosso uovo
coricato a 45 gradi, o una struttura a triplice goccia in vetro o un idromassaggio in un sotterraneo
del cazzo! Il pavimento era in basalto e quando mise sopra un piede la stanza si illuminò a giorno
accendendo anche il misterioso uovo e costringendolo a togliersi dalla faccia il visore notturno.
Tutta la parete era di roccia levigata, abbellita da geroglifici smaltati. La struttura dell’uovo era di
materiale simile al vetro ma sembrava più roccia vetrificata, come un diamante. Jimmy posò lo
zaino e si sedette per riposare, ingurgitando tutto il contenuto di una delle due bottiglie d’acqua.
Poi gli venne da urinare segnando come un cane una delle pareti del sotterraneo. Dove diavolo era
finito? La stanza non presentava uscite. Cercò di mantenere la calma e di razionalizzare.
Decise di mangiare i panini che sarebbero andati a male, seduto su una panca in pietra sotto i
geroglifici. Adesso cosa cazzo avrebbe fatto? Era stanco morto. Scese dal pavimento di basalto e
nell’oscurità si addormentò profondamente. Si svegliò dopo un paio d’ore di riposo.
Venne attraversato dal panico quando si dimenticò dove si trovava cercando invano l’interruttore
della luce del suo appartamento. Si ricordò dell’incubo in cui era finito, rotolò sulla sinistra finendo
sul pavimento di basalto ed accendendo nuovamente la luce che proveniva dietro il muro
trasparente. Sulla parete sopra la panca, i geroglifici erano in perfetto stato di conservazione.
Divisi a gruppi raccontavano una storia. C’era un uomo in piedi vestito e armato. Successivamente
l’uomo era nudo rivolto alla struttura a forma di uovo. Infine l’uomo era seduto all’interno della
triplice goccia. Il geroglifico seguente raffigurava l’uovo con all’interno una cornice di cinque stelle
ed al centro una stella a sei punte. Fantastico e che diavolo voleva dire? Jimmy pensò nuovamente
di sgozzarsi e di farla finita! L’uovo filosofale o uovo cosmico era incastonato nella parete, tre
spirali lo circondavano ed era completamente chiuso senza rilevare l’interno. Magari dentro un
mostro ci dormiva da millenni e sarebbe uscito parecchio incazzato. A fianco della costruzione
erano posizionati dei pannelli ad altorilievo. Ciascuno aveva la forma di una stella a cinque punte
solo uno più grande a sei punte. L’uomo vestito, sedeva nudo all’interno dell’uovo che lo
trasportava ad una delle destinazioni indicate dalle stelle? Se anche quelle strutture fossero esistite,
dopo millenni potevano essere state travolte da dei crolli e Jimmy si sarebbe trovato sepolto.
L’uovo era una specie di ascensore? E come cazzo si apriva? Decise di fare una pausa e di mangiare
gli ultimi panini finendo la seconda bottiglia d’acqua. Se si sgozzava faceva prima invece di perdere
tempo con la settimana enigmistica. Jimmy provò a toccare tutti gli altorilievi.
Quando poggiò la mano sulla stella a sei punte l’uovo si aprì rilevando un forte odore di chiuso e
mostrando un sedile di roccia vetrificata.
Il sedile era a pressione e una volta avvertito il peso di un corpo si sarebbe richiuso. Se si serrava e
non succedeva nulla sarebbe morto soffocato. Jimmy si tolse i vestiti e si accomodò sul sedile.
Non aveva più nulla da perdere. Per i suoi amici era morto nel crollo della galleria e nessuno
l’avrebbe mai cercato. Una volta seduto la goccia si richiuse accogliendolo al suo interno. Si udì un
ronzio poi un raggio di color verde fece una scansione di tutto il corpo. La macchina sembrava in
perfetta efficienza nonostante il tempo trascorso nell’inattività più completa. Una volta terminato, il
raggio verde si ritirò e l’uovo iniziò a vibrare gettandolo in un cupo terrore. In un lampo di luce
bianca, Jimmy sparì per sempre dal mondo conosciuto verso un universo inesplorato da millenni.

Si svegliò per il sapore di carne bruciata, ma non era arrosto era la sua! Doveva essere successo
qualcosa all’interno della macchina che aveva aumentato la temperatura fino a provocargli delle
ustioni di primo grado. Di sicuro l’impianto non era un idromassaggio. Riusci ad aprire con fatica lo
sportello a forma di mezzo uovo facendo uscire un sottile filo di fumo. Era vivo ed era riuscito a
migliorare a sua insaputa, l’abbronzatura integrale. La stanza illuminata non era uguale a quella di
partenza. Tutte le pareti erano di marmo ben levigato ed affrescate da geroglifici come quelle delle
sepolture egizie. Si vedeva che il tempo era trascorso inesorabile, dalla quantità di polvere
accumulata sulle panche in marmo. Era vivo, un po' bruciato, completamente nudo e doveva trovare
qualcosa con cui coprirsi. Non c’era un armadio del cazzo da nessuna parte. Sopra una delle panche
trovò una specie di perizoma in cuoio e un collare di metallo che erano sopravvissuti al tempo.
Indossò i capi di abbigliamento alla moda negli anni avanti cristo e cercò un uscita. Sulla sinistra,
oltre l’uovo che lo aveva trasportato in quel posto sconosciuto, un ingresso uguale a quello della
stanza di partenza ma non era ostruito. Aprì il portone in legno e si trovò in un corridoio
completamente buio e fresco. A distanza di una ventina di metri, un chiarore che spariva: come una
porta aperta e poi chiusa. La zona che stava attraversando a piedi nudi, sembrava non fosse stata
spazzata da millenni. Arrivò al termine del corridoio fatto di pietra smerigliata davanti a quella che
pareva una cabina armadio accesa. Di materiale metallico poteva contenere diverse persone.
Alla sua sinistra dal fondo dell’altro corridoio stava arrivando qualcuno. Non era solo!
Il tizio che si era avvicinato alla cabina era alto, completamente calvo con una chierica di capelli di
color grigio fumo come quella dei frati, ma lasciata crescere senza alcun criterio. L’aspetto bellicoso
e nonostante sembrasse una persona anziana esprimeva un intenso vigore. Era completamente nudo
a parte un bracciale nero al polso destro, con una dotazione sessuale che avrebbe fatto invidia a
qualunque terrestre. Gli occhi fiammeggiavano per una perenne incazzatura. Gli chiese cosa ci
facesse nella sua zona privata e Jimmy rispose dicendo di essere del personale di servizio venuto a
controllare se avesse bisogno di qualcosa. Stranamente lo capiva. Forse il collare che indossava non
era un semplice ornamento. La cabina armadio si rivelò un ascensore. Il tizio di nome JHW era
appena stato in piscina ed adesso aveva voglia di farsi una scopata e di mangiare qualcosa.
Jimmy aveva assunto l’atteggiamento del sergente fedele che piaceva tanto ai suoi superiori e non
faceva che annuire qualunque cosa l’anziano dicesse. Non sembrava appartenere ad alcuna razza
conosciuta. Era troppo alto. Troppo in forma e con quel cranio allungato che ricordava certi faraoni
egizi. Aveva l’atteggiamento spocchioso dell’ufficiale di alto rango. JHW era in quel luogo da
millenni dove l’avevano confinato per i suoi eccessi sul campo di battaglia. Troppi morti. Troppe
vite stroncate in guerre inutili. Ma lui era fatto così, era un comandante militare e non sapeva fare
nient’altro. Si annoiava a stare tutto solo e la compagnia degli Afar non lo divertiva un granché.
Cosa fossero questi Afar non era comprensibile perché all’apertura dell’elevatore gli appartamenti
dell’arzillo vecchietto erano vuoti. Jimmy si mostrò molto ossequioso e gli disse che gli avrebbe
fatto compagnia per un po’ di tempo. Anche lui era un militare ed aveva combattuto in diverse
battaglie. JHW si dimostrò molto interessato e gli chiese quante persone avesse ucciso da solo.
Jimmy rispose circa una ventina esagerando ma vantandosi come se avesse vinto il premio Nobel.
JHW era davvero compiaciuto e gli disse di servirsi da bere. Gli appartamenti erano tecnologici ed
ultra moderni. Da una grossa porta finestra si accedeva ad un balcone affacciato su un piccolo bosco
e un lago chiaramente artificiale perché si scorgeva la volta di roccia che indicava che Jimmy era
sotto terra. L’uovo cosmico era un teletrasporto per una base sotterranea. Mentre intratteneva il
vecchio soldato, cercò di trovare una via di uscita ma sembrava che l’unica possibilità fosse tornare
nell’elevatore ed avrebbe dovuto aspettare di essere congedato. JHW era un torrente di parole, la
solitudine lo aveva reso loquace e gli chiese dove prestasse servizio. Jimmy citò a sproposito l’Area
51. Una volta seduto JHW si presentò per quello che era considerato ancora nel mondo di sopra: il
dio di Israele. Aveva cominciato molto giovane con la famiglia degli israeliti ma non era riuscito a
mantenere le promesse che aveva fatto al popolo che Elyon il suo generale, gli aveva affidato.
Chiese a Jimmy che fine avessero fatto e lui rispose che gli ebrei di Gerusalemme lo stavano ancora
aspettando con l’arrivo di un messia che sarebbe stato il suo portavoce. JHW scoppiò a ridere.
Dopo tutto quel tempo stavano ancora ad aspettarlo? Ma erano proprio scemi! Un fazzoletto di terra
del cazzo! L’universo era pieno di pianeti e loro perdevano tempo per quel buco.
Lui non sarebbe mai tornato ed il messia non era mai esistito.
Disse qualcosa di poco lusinghiero sui terrestri che lui disprezzava guardando Jimmy così
intensamente da provocargli un rigurgito di diarrea. JHW aveva voglia di fare del sesso ed era solo
con Jimmy che cominciava a preoccuparsi. Venire inchiappettato da un dio era comunque doloroso.
Poi JHW si diresse ad una macchina la Chit Chamasa o urna che contiene la vita: un cilindro
frigorifero lungo un paio di metri. Digitò dei tasti e comunicò che in una mezz’ora avrebbe
fabbricato una femmina Afar per potersi accoppiare. Un servizio di escort fai da te. Jimmy si mostrò
molto interessato e chiese del suo funzionamento. Veniva caricata ogni anno con dei feti, rapiti nei
pianeti della galassia. Dopo una mezz’ora la macchina partoriva un individuo adulto che poteva
vivere fino a quattro anni. A JHW non interessava una durata così lunga perché gli piaceva
cambiare ed aveva impostato la scadenza minima. Alla fine del suo tempo il corpo si sarebbe
disidratato e sarebbe tornato polvere. Quando ti sei stufato della compagna o del compagno puoi
sostituirlo a tuo piacimento con un matrimonio a termine. Un articolo del genere sarebbe stato
oggetto di culto, nei supermercati del pianeta Terra! La struttura dove viveva JHW era
completamente artificiale. Esistevano numerose basi sotterranee dove gli alieni vivevano alle spalle
degli umani. Qualche volta salivano in superficie ma un onda radio particolare, irradiata su tutto il
pianeta, attraversava cellulari e televisori e non consentiva al nostro spettro visivo di rilevarli.
Erano sempre presenti ma invisibili. Gli umani continuavano a lavorare per loro come avevano
sempre fatto da quando erano stati creati attraverso un processo di clonazione di cui lui non si era
mai occupato. Un alieno durava migliaia di anni e poteva rigenerarsi diverse volte e JHW avrebbe
potuto usufruire di questa opportunità soltanto un’altra volta poi avrebbe avuto come unica chance
per non morire, di trasferire la sua energia vitale all’interno di un essere sintetico.
Però non avrebbe più potuto scopare come voleva e sperava che con le nuove tecnologie sarebbero
riusciti a migliorare il prototipo. A Jimmy sarebbe piaciuto moltissimo durare dei millenni e voleva
sapere come si faceva. Per effetto dell’alcool che continuava ad ingurgitare, JHW era diventato
molto loquace. C’era una macchina custodita fuori dal complesso. Bisognava essere preparati ed
autorizzati dall’autorità superiore. La macchina era al Tempio ma non si poteva accedervi senza
credenziali di autenticazione. JHW aveva terminato di bere la sua bottiglia da cinque litri e aveva
tanta voglia di sfogarsi. Dal cilindro frigorifero o Chit Chamasa, era uscita una ragazza di sedici
anni o qualunque cosa fosse ci assomigliava moltissimo. Ricevette subito una bella sberla poi il dio
dei cristiani cominciò a tempestarla di pugni. Aveva un’idea del sesso che sconfinava moltissimo
nel sadismo. La cosa si era messa a piangere e ad urlare e Jimmy era rimasto in disparte
completamente annichilito. Dopo millenni di guerre ed il confino, a JHW non era passata la voglia
di fare danni. Quando cominciò a sodomizzarla con furore Jimmy andò sul balcone che dava sul
boschetto ed il piccolo lago artificiale, mentre le urla erano altissime e strazianti.
Al termine di una buona mezz’ora di sesso senza consenso, JHW non era del tutto soddisfatto così
spezzò al facsimile di ragazza, le braccia e le gambe lasciandola gemente sul pavimento di marmo.
Quando raggiunse Jimmy sulla terrazza gli chiese di aiutarlo a trasportarla nel boschetto perché
voleva bruciarla. Aveva gli occhi di uno completamente fuori di testa ed i millenni passati in
cattività non lo avevano certo migliorato. Doveva aspirare il fumo del barbecue per calmarsi.
Ne aveva bisogno come di una droga e non poteva farne a meno. Jimmy aiutò il vecchio pazzo a
trascinare il corpo della cosa con tutte le fratture esposte, verso una catasta di legno e poi aspettò
che lui gli desse fuoco. JHW usò uno strano oggetto chiamato Teja’s Astra a forma di trapano, che
con un raggio luminoso, incendiò uno ad uno gli arti della ragazza o quello che ne era rimasto,
causando urla acutissime ed un forte odore di carne bruciata. JHW si sedette su una roccia aspirando
l’odore maleodorante con aria soddisfatta. Dopo il barbecue a base di carne di ominide, il vecchio
dio voleva riposare almeno quattro ore, in seguito avrebbero di nuovo chiacchierato sulle sue
imprese militari e le sue vittorie di guerra. Jimmy rimase nel boschetto fino a quando JHW non si fu
addormentato poi cominciò ad ispezionare il suo appartamento. Aveva bisogno di vestiti da
indossare e di un’arma o da quella situazione non sarebbe uscito vivo. Trovò una tunica bianca con
una cintura, si impossessò del Teja’s Astra di JHW e la posizionò in una specie di fondina.
Guardò se c’erano dei documenti o qualcosa che potesse servigli per garantirsi una nuova identità.
Nulla. Vestito ed armato si infilò nell’ascensore e mandò a fan culo il vecchio dio.

L’elevatore lo riportò al lungo corridoio ma questa volta imboccò la direzione opposta da cui aveva
visto provenire JHW. Era tutto buio nel condotto in pietra e soltanto alla fine del tunnel si scorgeva
un rumore di acqua e si vedeva sulle pareti il riverbero delle onde. Jimmy arrivò alla piscina termale
e si sorprese che ci fossero altre persone. Erano tutte figure umanoidi tra cui spiccava una
gigantesca cavalletta che giocava a spruzzare un serpente umanoide non molto divertito.
Nell’area ricreativa di quel carcere di lusso, una di quelle cose lo vide arrivare e gli chiese di
fornirgli un asciugamano. Poteva passare per un inserviente. Probabilmente tutto il personale di
servizio era umano. Jimmy come un bravo scolaretto fece tutto quello che volevano. Erano talmente
orribili che era difficile pensare di poter evitare la completa obbedienza. Una volta espletate le
esigenze di tutti, cercò di uscire dalla piscina e di trovare una via di fuga. La struttura era
imponente, si snodava in lunghe gallerie e su diversi piani serviti da ascensori. Uscito dal labirinto
superò l’ingresso costituito da colonne di marmo e si trovò di fronte ad una spianata grande come
un campo da calcio disseminata di cupole di vetro contenenti della vegetazione rigogliosa.
Una grande fattoria con appartamenti di lusso a disposizione del personale alieno. JHW aveva
parlato di una macchina per la rigenerazione e Jimmy era venuto per quella. Così abbigliato e con il
corpo rosso per le bruciature dovute all’Uovo teletrasporto, poteva passare per un ospite.
Un alieno umanoide come tutti gli altri. Mentre vagava camminando sulla terra rossa che
circondava le cupole di vetro, venne avvicinato da un auto di colore grigio guidata da due militari in
divisa. Cercò di comunicare con cortesia e fermezza, usando quel tono antipatico e saccente che
piaceva tanto agli ufficiali. Il personale al servizio degli ospiti alieni era dell’esercito americano.

Uno dei soldati gli chiese dove fosse il suo bracciale e come mai non lo portasse. Jimmy non capiva
a cosa si riferisse ma gli rispose prontamente che doveva averlo perso in piscina e che andava
sostituito subito. Il giovane dall’aria più intelligente replicò che lo trovava veramente strano perché
era quasi impossibile rimuoverli dal polso. Jimmy pensò di essere stato scoperto poi quello più
giovane che sembrava il più accomodante ed aveva visto la strana arma in suo possesso, gli disse
che avrebbero provveduto immediatamente accompagnandolo subito al laboratorio di quel giardino
recintato e protetto. Jimmy usando un tono più cordiale e bonario, lo ringraziò stringendogli la
mano. Salirono sul piccolo veicolo aerodinamico a due posti e con l’aria di un ufficiale che passa in
rassegna le truppe si accomodò sul sedile accanto al guidatore mentre l’altro soldato sarebbe tornato
a piedi. Forse era la volta buona e sarebbe riuscito ad ottenere una nuova identità. Attraversarono
tutto il campo sotterraneo disseminato di costruzioni trasparenti in policarbonato, sotto la volta
scavata nella roccia. Dopo una decina di minuti di viaggio arrivarono all’ingresso di un bunker. Il
soldato mostrò le sue credenziali passando il bracciale bianco davanti ad uno scanner. Un sottile
raggio di luce da rosso diventò verde ed il portone venne aperto. All’interno era una normale base
militare come quelle in cui Jimmy aveva prestato servizio per diversi anni in Inghilterra. La sua
pelle a chiazze bianche e rosse lo rendevano particolare e curioso. Di quale specie era? Da quale
pianeta veniva? Da Orione? Jimmy rispose al soldato all’ingresso che era venuto per rifare un
nuovo bracciale e che poi voleva subito tornare ai suoi appartamenti nell’area dove lo avevano
trovato. Non gli rompessero i coglioni! Il soldato lo portò da uno dei camici bianchi che lo fece
aspettare in una zona di quarantena. Era praticamente impossibile che un umano senza
autorizzazione fosse giunto fino lì, doveva essere un alieno di qualche specie. Nell’universo se ne
calcolavano esistenti almeno 400.000. Non potevano averle catalogate tutte. Jimmy entrò in un
laboratorio all’interno di una cabina di vetro con le porte a tenuta stagna.
Dopo averlo fatto spogliare, il medico lo fece sedere su un lettino metallico ed iniziò una scansione
completa del corpo e del suo Dna. Una volta terminato, tutte le informazioni che lo riguardavano
sarebbero state impresse su un bracciale di metallo e plastica che ricordava un cinturino Activity
Tracker. Le sue credenziali per accedere a qualunque attività all’interno della base e nella zona
privata da cui proveniva. Anche il suo collare per la traduzione simultanea venne aggiornato con
tutte le nuove lingue. Quello che il medico trovava strano e che la scansione lo definiva come essere
umano. Jimmy rispose al dottore che non era un problema e che non doveva preoccuparsi.
Lui era un ibrido. Il dottore doveva comunque fare rapporto. Jimmy stava per prendere la sua arma
per chiudere la questione burocratica, quando il dottore cominciò a disidratarsi fino a diventare un
mucchietto di polvere: probabilmente era scaduto il suo contratto di lavoro e la sua esistenza.
Jimmy si rivestì e cominciò ad esplorare la zona circostante. Trovò una specie di zaino di color
grigio e vi ripose l’arma. Nessuno aveva sentito nulla e non aveva notato telecamere in quel piccolo
laboratorio. Se il medico avesse dato l’allarme lo avrebbero di sicuro rinchiuso per aver infranto
qualche protocollo di sicurezza e buttato via la chiave. Si assicurò il bracciale nero al polso che
controllava qualunque dispositivo, ed entrò in uno spogliatoio dove c’erano delle docce lavandosi
con cura per togliersi di dosso tutta la stanchezza del lungo viaggio. Una volta uscito indossò una
tuta grigia senza insegne, sottraendola da uno degli armadi in metallo ed un paio di scarpe
tecnologiche molto comode che ricordavano le Geox Nebula Sneaker. Sulle spalle aveva lo zainetto
grigio scuro con l’arma. Doveva trovare un posto dove rifocillarsi e dormire. Erano disseminati per
tutta la base dei distributori di barrette energetiche e di bevande. Bastava passare il braccialetto
davanti all’erogatore comunicando a voce la quantità e la macchina ti esaudiva.
Finito il pasto frugale ma necessario, si addormentò su una delle panche dello spogliatoio che
continuava ad essere vuoto. Dormì un paio di ore poi al risveglio cominciò a riflettere sul motivo
del suo viaggio. Come sarebbe riuscito a prolungare la durata della vita? Quella era una base
militare di supporto e non avevano di sicuro la macchina per rigenerarsi di cui aveva parlato JHW.
Non c’erano antiche pergamene da recuperare o straordinarie pozioni. C’era una macchina ed
andava trovata! Riempì lo zaino di bottigliette e di barrette energetiche e tentò di guadagnare
l’uscita. Poteva rubare un mezzo di trasporto ma lo avrebbero individuato più facilmente.
Doveva mantenere un basso profilo e non farsi notare. Uscito dalla base senza venire fermato da
nessun controllo, rientrò nello spazio artificiale tra i militari ed il residence degli alieni.
La superficie disseminata di cupole in vetro che proteggevano le colture idroponiche, era
attraversata da sentieri in ghiaia molto ben curati.

Se andava dritto sarebbe tornato al residence, se girava verso destra e superava una spianata, c’era
una grossa costruzione incastonata nella roccia. Una rampa di scale portava ad un alto portone
sormontato da una croce egizia. Non si vedeva nessuno a parte le auto di pattuglia. O aveva molto
culo o era l’ora della siesta. Jimmy salì la rampa di scale ed entrò grazie al suo bracciale nero che
gli dava il libero accesso. Dall’altra parte si apriva una zona fresca e molto grande come la navata di
una chiesa. C’era un gruppo di donne che indossavano una veste candida con un cappuccio.
Una delle vestali si avvicinò e gli chiese se avesse bisogno di qualcosa. Trovava molto strano che un
militare terrestre potesse entrare in quel luogo sacro. Jimmy la rassicurò dicendo che per un
controllo medico urgente ed evitare una contaminazione, i suoi vestiti erano stati bruciati.
Era veramente stufo di indossarli e chiese se poteva effettuare una sostituzione più confortevole.
L’essere di sesso femminile lo accompagnò in uno spogliatoio dove venne lavato e profumato e gli
venne fatta indossare una veste di lino. Una del personale di servizio al Tempio, gli dette anche da
mangiare della frutta e gli domandò se avesse bisogno di fare del sesso. Le signore sembravano
umane ma Jimmy declinò l’invito. Il suo modello era Teen mentre queste erano più del genere
Super Milf. Dopo aver ringraziato, Jimmy chiese quale fosse lo scopo di quel luogo. Era il Tempio
della Rigenerazione o dell’ultimo commiato. Coloro che non potevano più rigenerarsi sarebbero
tornati polvere e ricordati dai viventi. Jimmy voleva effettuare una rigenerazione. Per lui era la
prima volta. La donna più anziana lo portò in una sala dalle pareti in tessuto. Tappeti adornavano il
pavimento e l’aria era rinfrescata da una corrente che veniva dall’alto. Avrebbe dovuto meditare su
quella scelta perché prolungare la sua permanenza nel mondo materiale poteva essere molto
doloroso. Jimmy voleva rigenerarsi e si sedette a meditare. Naturalmente finse di pregare per un
quarto d’ora poi chiese di venire ricevuto dal responsabile del servizio. Ricordava il sacerdote di un
culto. Era vestito di nero e aveva l’aria greve di uno che si stava annoiando terribilmente.
Era sicuro di volersi rigenerare? Sarebbe durato altri mille anni. Jimmy gli rispose che era molto
deciso e voleva fare quella scelta. Era pronto e determinato. Mille anni con quel corpo che si
ritrovava sarebbe stata una pacchia assoluta. Il sacerdote lo introdusse in una stanza completamente
in metallo e lo fece sdraiare in un sarcofago ad alta tecnologia. Si coricò tutto soddisfatto poi
l’officiante cominciò a celebrare un rito a lui sconosciuto. Dopo una buona mezz’ora di orazioni
incomprensibili finalmente venne chiuso il coperchio. Ricordava gli impianti criogenici dei film di
fantascienza. Il bracciale di Jimmy venne introdotto in una scanalatura per la lettura del Dna.
Il sacerdote attraverso il vetro gli domandò se volesse qualche cambiamento fisico particolare da
inserire come dato nella macchina. Jimmy gli chiese se poteva avere un allungamento del pene.
Il sacerdote gli rispose che ci aveva già pensato. Tutti gli uomini volevano quello e le donne
chiedevano dei seni più grandi. Una volta impostati tutti i dati, il sacerdote premette un pulsante ed
il cilindro si riempì di un liquido blu e oro e Jimmy si sentì soffocare. Dopo qualche minuto di puro
orrore cominciò a respirare la sostanza abituandosi al liquido che gli aveva riempito i polmoni.
Il cilindro cominciò a ruotare per un numero di giri che sembrarono interminabili. Se fosse riuscito
a sopravvivere alla macchina avrebbe fatto causa al costruttore. Probabilmente svenne perché non
ricordò più nulla. Quando si riprese dal vortice e dal liquido che gli raspava ancora la gola, Jimmy
era sdraiato su una panca di pietra e stava tornando a respirare normalmente. Il sacerdote gli fece
vedere su uno schermo il contenuto del bracciale nero che oltre ad indicare tutti i suoi dati
biometrici mostrava la garanzia di mille anni di rigenerazione. Se voleva utilizzare ancora la
macchina avrebbe dovuto presentarsi l’ultimo anno prima della scadenza. Probabilmente sarebbe
stato qualcun’altro ad azionare il meccanismo perché il sacerdote sarebbe deceduto nel mese
seguente. Era stufo di vivere e aveva deciso di sparire per sempre. Cazzi suoi! Jimmy aveva i suoi
mille anni e voleva proprio goderseli. Uscito dal tempio frugò nello zaino, mangiò un paio di
barrette energetiche e si scolò le bottigliette di un liquido che ricordava sali minerali al gusto
arancia. Era riuscito nella sua missione. Purtroppo non aveva alcuna intenzione di ritornare all’Isola
d’Elba perché la rigenerazione era soltanto per gli alieni. Gli umani con il bracciale bianco non
potevano accedervi o ci sarebbe stato un problema di sovraffollamento sul pianeta Terra.
Avrebbero dovuto cambiare le loro politiche ma Jimmy non aveva intenzione di fondare un partito e
di trascorrere centinaia di anni per cambiare dei riti millenari. Si era adattato e doveva sopravvivere.
Non era un individuo religioso e non credeva che una volta morto alla fine dei tempi sarebbe
risorto. Come avrebbe passato i prossimi mille anni? A sinistra dell’uscita dal tempio poteva
raggiungere la base militare ma con gli anni si sarebbero accorti che lui non moriva mai. Sulla
destra poteva raggiungere il residence degli alieni e vivere in un appartamento da sogno per qualche
tempo. Doveva studiare meglio la situazione e valutare se c’erano altre opzioni ma nel frattempo
avrebbe abitato al residence. Dopo una mezz’ora di cammino, entrò nel complesso, superò la
piscina che in quel momento era vuota e si mise a riflettere sotto la volta piastrellata in mattonelle
greis di color azzurro, sostando sul pavimento in resina perfettamente pulito. Doveva evitare la zona
del residence che ospitava l’appartamento di JHW perché di quel pazzo ne aveva abbastanza.
Se i cristiani della superficie del pianeta lo avessero conosciuto, gli avrebbero lanciato addosso i
loro crocifissi! Attraversò diversi corridoi ed entrò in un elevatore che si era appena aperto.
Al suo interno due soldati stavano trasportando un urna cineraria. Uno degli ospiti del Residence era
tornato polvere. Jimmy fece le sue condoglianze e chiese quale fosse la stanza del defunto che si era
liberata. Bastava andare al piano superiore. Entrato nell’elevatore e salutato i due soldati si diresse
nella sua nuova residenza. La porta era chiusa ma grazie al bracciale, la paratia scorrevole si aprì
rivelando un loft da sogno! L’appartamento era diventato suo. Aveva mille anni da trascorrere e si
chiese se ci fosse la Tv satellitare. Il bagno era principesco con una vasca idromassaggio talmente
grande che una cavalletta umanoide poteva sguazzarci senza problemi. Non c’erano provviste
perché bastava ordinarle davanti ad un monitor facendo scorrere il bracciale. Aveva diritto ad
alimenti per un migliaio di anni e non doveva pagare l’affitto. In un’area più riservata c’era una
macchina simile ad un frigorifero, la Chit Chamasa, la stessa che si trovava nell’appartamento di
JHW. Avrebbe potuto fabbricarsi una compagna. Jimmy sembrava tornato bambino e aveva tanta
voglia di giocare con la scatola delle sorprese. La ragazza poteva essere modificata a piacimento
ma doveva scegliere dalla selezione un feto Afar oppure si sarebbe trovato in casa un enorme
serpente che avrebbe potuto mordergli il culo. Inserite tutte le coordinate per fabbricarsi la donna
dei suoi sogni, Jimmy si sedette in dispensa ed ordinò vocalmente qualcosa da mangiare. Un bel
pollo arrosto con patate. Il sintetizzatore gli fece arrivare nell’appartamento un pollo vivo perché
non aveva specificato che lo voleva già cucinato. Le patate però erano ottime e Jimmy pensò di
limitarsi ad una modesta dieta vegetariana. Andò sul terrazzo privato in compagnia del pollo che si
mise a correre felice nel giardino, mentre attendeva che la ragazza gli venisse servita come un pasto
caldo. Aveva un bosco personale e un piccolo laghetto a disposizione. Probabilmente tutto il
complesso prevedeva alloggi sotterranei con giardino, di un centinaio di metri quadrati. Non c’era
una televisione ma soltanto molti libri. Meglio! Mentre decideva un nuovo futuro poteva
approfondire lo studio delle filosofie orientali. La fanciulla bionda con gli occhi azzurri aveva un
corpo da mozzare il fiato e se Jimmy aveva digitato i dati in maniera corretta sarebbe durata a
lungo. Si comportava come un animaletto da addestrare e faceva tutto quello che voleva senza mai
smettere di sorridere. Fantastico! Jimmy passò tutta la notte ad insegnarle il gioco del sesso e
collaudò con grande soddisfazione la sua nuova dotazione da superdotato alieno. La mattina
seguente la ragazza era sparita. In cucina era rimasto soltanto un mucchietto di polvere. Jimmy
doveva aver fatto qualche cazzata digitando i tasti. Che avesse esagerato con la sua performance e si
fosse disidratata per lo sforzo? Tornò alla Chit Chamasa ma poi si fermò. Voleva creare una
compagna o voleva un oggetto per il puro divertimento. Che aveva intenzione di fare? Non poteva
certo sbarazzarsene una volta che fosse nata. Poteva durare fino a quattro anni e con il tempo
avrebbe acquisito consapevolezza di sé. Non sarebbe rimasta sempre una bambina allegra e
spensierata. Jimmy immaginò la creatura dedita alla lettura ed allo studio. Cominciò a sudare
freddo. Se avesse trovato un libro che parlava del Punto G poteva andare fuori di testa come Elisa e
sostituirlo con un fallo di gomma. Doveva limitarle le letture e fornirle una modesta istruzione in
modo da conservarla sempre docile e sottomessa. Impartirle un addestramento per renderla
addomesticata come gli abitanti del pianeta Terra. Stava giocando a fare dio e la cosa non era
divertente. Ora che si era soddisfatto avrebbe dovuto riflettere bene sulle sue reali intenzioni e
magari trovarsi una vera compagna se non avesse saputo resistere alla solitudine.
Jimmy passò un’intera settimana al residence per alieni leggendo il libro di Bauman, “Immortalità,
mortalità ed altre strategie di vita”. Imparò ad usare il sintetizzatore alimentare evitando con cura
cibi di natura animale per non trovarsi la casa invasa da polli e tacchini. Il precedente titolare
dell’appartamento aveva impostato il dispensatore di cibi in modo che gli alimenti fossero molto
freschi, addirittura vivi e Jimmy non era riuscito a modificarlo. Doveva far parte di una razza
carnivora amante delle bistecche molto al sangue. Il pollo sopravvissuto al suo pasto era diventato
un animale domestico, gli faceva compagnia nel boschetto e mangiava dalle sue mani.
Un lunedì decise di abbandonare l’appartamento per la noia e la solitudine.
Doveva esserci qualcos’altro da vedere. Non poteva passare mille anni chiuso li dentro a leggere e a
fare passeggiate nel giardino privato. Indossò la tunica e scese ai piani inferiori con il suo zaino in
spalla contenente frutta, verdura e l’arma ad energia. La piscina era vuota. A quell’ora del mattino
gli ospiti del residence dormivano profondamente. All’uscita aveva due opzioni. Andare alla sua
destra verso il Tempio della Rigenerazione o proseguire attraversando lo spazio lungo come un
campo da calcio, costellato di cupole di vetro adibite alla coltivazione, fino alla base militare.
Con il braccialetto al polso di colore nero poteva andare ovunque. Sulla sinistra c’era un luogo
delimitato da alberi che non aveva ancora visitato. Facendo attenzione a non essere visto dalle
pattuglie di soldati che giravano sulle auto ad alta tecnologia, si diresse in quella direzione.
Nascosta dalla foresta un’apertura. Due colonne di pietra sorreggevano un architrave in muratura
che introduceva in una lunga galleria. Al contatto dei piedi con il pavimento, si accesero delle luci
di cortesia, posizionate lungo la parete rivestita da grosse mattonelle che riflettevano la luce.
Una corrente di aria fresca attraversava la galleria rendendo piacevole la marcia di Jimmy che
procedeva guardingo verso la fine del tunnel. Arrivò dopo un quarto d’ora ad una grossa costruzione
scavata nella roccia che ricordava l’hangar di un aeroporto ma non c’era una pista di atterraggio.
Tutto il personale militare era in una divisa di color azzurro. Portavano al polso un bracciale bianco.
Gli chiesero cosa volesse. La struttura era effettivamente una base aerea che non comunicava con lo
spazio terrestre ma con quello del sistema solare. Ci sarebbe stato tra breve un volo su Marte verso
la sua base sotterranea. Jimmy non voleva andare su Marte ma conoscere tutti i voli in partenza.
Rimase sorpreso dalla quantità di pianeti ai quali poteva accedere e rispose che doveva effettuare un
trasferimento nel più breve tempo possibile. I militari lo portarono ad un grosso tabellone olografico
che elencava circa 8,8 miliardi di destinazioni nella galassia e gli mostrarono come funzionasse.
In genere un alieno tornava a scadenze regolari nel suo pianeta di provenienza per rivedere la sua
famiglia, a meno che non avesse una interdizione sul bracciale. Jimmy passò il suo Activity Tracker
sullo scanner che non specificava un pianeta di provenienza e nessuna interdizione.
Probabilmente era un ibrido metà terrestre metà extra, veniva comunque catalogato come alieno e
le basi militari erano al loro servizio, poteva quindi scegliere la destinazione.
Avere a che fare con i militari poteva a volte, essere un grosso vantaggio! Per effettuare il viaggio
doveva essere preparato ed indossare una tuta, così venne introdotto in uno spogliatoio per un
controllo medico. Passò sotto un arco di metallo che lo scansionò per alcuni minuti rivelando il suo
perfetto stato di salute di 27enne e la durata della sua vita in quell’età per almeno mille anni.
Doveva essere di sicuro un alieno. Gli umani al massimo vivevano una settantina di anni e già dopo
i cinquanta erano ad alto rischio di estinzione per il duro lavoro svolto, l’invecchiamento e le
malattie. Un dio crudele gestiva la vita sul pianeta Terra. Terminato il controllo ed indossato una
bella tuta aderente di colore bianco che ricordava quella del film Solaris, venne invitato ad
osservare un grosso pannello luminoso con tutte le partenze e gli arrivi della Stazione.
La maggior parte dei lanci erano diretti verso Betelgeuse o la Casa di Dio e Jimmy scelse quella
come destinazione finale. Ad intraprendere il viaggio per quella giornata, c’era solo lui, per cui i
militari optarono per un aeronave che poteva ospitare solo quattro persone.
Nell’hangar circondato dalla nuda roccia venne fatto sedere all’interno dell’abitacolo trasparente da
dove poteva osservare tutte le operazioni. Non capiva come avrebbe fatto ad uscire dalla base
sotterranea. Da dove avrebbe spiccato il volo? Il veicolo accese i motori come un normale aereo ma
non aveva ali. Il pavimento era di un materiale trasparente simile allo zaffiro e mostrava la
superficie della base. Dopo qualche minuto uscì da una della pareti, una lunga sbarra di metallo che
scansionò l’aeronave che iniziò a vibrare. La vibrazione divenne sempre più intensa fino a quando
l’intera base sparì alla vista di Jimmy che si ritrovò improvvisamente circondato dallo spazio vuoto
e dalle stelle. Rimase sospeso nel silenzio profondo dell’universo fino a quando per una misteriosa
trazione, il veicolo venne introdotto in un tunnel rotante probabilmente per l’effetto Einstein-Rosen
che lo circondò in un wormhole Eridani, raggiungendo una velocità superiore a quella della luce.
Fu un attimo e come uno spasmo cerebrale diventò una forma pensiero raggiungendo la sua meta
finale.

La base di Betelgeuse ha uno spazio porto completamente in vetro. Micro celle pulsanti di energia
alimentano la stazione. Dal vetro dell’aeronave si vedeva la vegetazione lussureggiante di una
grande foresta. Scese dal veicolo con cautela perché dato l’ambiente potevano esserci degli animali
pericolosi. Si tolse la tuta ed indossò una delle tuniche riposte nell’abitacolo molto più confortevoli
ma tenendo in mano per precauzione l’arma ad energia. A riceverlo c’era un comitato di accoglienza
composto da donne. Nascose l’arma nello zaino per non dare una cattiva impressione.
Erano tutte belle e piacevolmente svestite di una tunica leggera molto colorata.
La pettinatura formata da treccine di vari colori aumentava il volume dei capelli ed accentuava la
luminosità dei loro volti. Nessuna ragazza era brutta o sovrappeso perché a crearle erano state le
macchine per la clonazione e non l’uomo. Sicuramente nessuna di loro soffriva di un complesso di
inferiorità o rischiava di morire per il parto. C’erano anche molti uomini ma stavano distanti a
guardarlo. Che fosse arrivato alla fine delle sue ricerche ed avesse trovato il Paradiso?
Lo invitarono a fare un bagno rinfrescante data la temperatura tropicale del luogo. In acqua fu
lavato e profumato da mani di giovani donne molto felici di accarezzarlo e renderlo felice.
Se ci fosse stato TripAdvisor avrebbe dato una segnalazione a cinque stelle. Una volta vestito venne
invitato a partecipare ad un banchetto che si teneva in una radura poco distante. Il villaggio di
Troende è costituito da strutture in pietra con ampi loggiati dove gli abitanti vivono in comune
senza alcuna privacy. Tutto era fatto di vetro e marmo dalle strutture sottili ma resistenti.
Le ragazze gli servirono una pietanza a base di vegetali molto gustosa.
Non mangiavano carne e quelli che dovevano essere degli animali, correvano liberi tra gli alberi
della radura. Nessuno chiese a Jimmy il motivo del suo viaggio. Erano tutti sorridenti, giovani e
felici. Dopo il pasto a base di verdura e bevande rinfrescanti, si addormentò sotto un albero
riposando su una stuoia. Non fece alcun sogno, perché nessun sogno era paragonabile alla realtà alla
quale era arrivato. Si svegliò piacevolmente riposato e chiese di parlare con il responsabile.
Nessuno sapeva cosa intendesse dire. Chi comandava il villaggio?
Una ragazza più loquace delle altre gli rispose che c’era solo Lain, il Padre e lui stava nella sua casa
e si occupava di tutte le loro necessità.
Jimmy chiese di poterlo incontrare e una delegazione di uomini si offrì di accompagnarlo.
Arrivarono al palazzo dopo una buona mezz’ora di camminata nella vegetazione formata da grossi
alberi che circondava il sentiero di greis porcellanato. Gli alberi non erano immobili ma seguivano
il gruppo e quando gli uomini del villaggio si arrestavano, anche gli alberi cessavano ogni
movimento rinfrescandoli con la loro ombra.
Il palazzo del Padre era di metallo vetrificato dalle strutture imprevedibili come una costruzione di
Gaudì. Tutte le porte erano aperte e nessuno veniva lasciato fuori. Niente guardie o veicoli militari a
proteggerlo. L’ingresso era quello di una cattedrale con ampie vetrate colorate che riflettevano la
luce tenue di un sole perennemente acceso. Non c’era in quel luogo l’alternanza giorno e notte.
Il Padre era molto indaffarato.

Stava lavorando dietro un altare tecnologico e comunicava a dei dispositivi che lo collegavano con
tutto l’universo. Ma era molto ben disposto ad incontrare Jimmy. Mentre parlava con lui ed
ascoltava i suoi racconti, lasciava improvvisamente la sua forma umanoide e si trasformava in una
sfera di luce sparendo per qualche secondo alla sua vista per poi ricomparire e continuare la
conversazione. Andava e veniva da una galassia all’altra quando veniva chiamato e c’era un
problema. Non era l’unico dio, erano in molti ma in quel periodo toccava a lui occuparsi
dell’universo. Jimmy era il primo essere umano che incontrava e lo trovava in ottima forma.
Il fatto che potesse vivere mille anni lo sorprese perché sul pianeta Betelgeuse gli abitanti duravano
nel pieno della giovinezza solo duecento anni e poi venivano sostituiti da copie molto simili.
La vecchiaia non esisteva. Quando arrivava la scadenza di permanenza sul pianeta, l’individuo
moriva e tornava polvere come tutte le cose che vivono nell’universo. Esistevano esseri superiori
come lui ma anche gli dei alla fine dei tempi sarebbero morti. Jimmy era veramente rattristato per
quella rivelazione ma godeva comunque di mille anni da trascorrere fino alla prossima
rigenerazione. Il Padre gli disse che se si fosse stancato della sua forma umanoide avrebbe potuto
con la pratica del Samith, una specie di meditazione, trasformarsi in un essere di luce e durare anche
molto più a lungo. Ma Jimmy rispose che aveva un pene nuovo e rigenerato da poco e preferiva
utilizzare il suo corpo per qualche millennio. Dio comprese le sue necessità e gli augurò un buon
soggiorno nel villaggio. Il pianeta è anche il custode di tutto lo scibile del cosmo. Dei libri che
venivano scritti, una copia era custodita nella biblioteca. Il contenuto riversato su supporti digitali,
ma molto spesso gli originali erano su carta perché non a tutti faceva piacere leggere e studiare
stando seduti davanti ad un computer. Molti provavano un piacere fisico nel maneggiarli e nel
profumo delle pagine in pergamena. Jimmy era uno di questi e sarebbe stato molto contento di
visitare la Biblioteca Universale preservata a Betelgeuse. Tra una sparizione e l’altra il Padre gli
mostrò gli archivi dove veniva custodito tutto il sapere dell’Universo.
La Biblioteca era immensa. Milioni di navate e di scaffalature contenevano miliardi di volumi dalle
copertine tutte azzurre. Solo la classificazione ed il titolo li distingueva l’uno dall’altro.
I libri venivano spediti a richiesta e inviati con un tele trasporto a destinazione.
Jimmy fece notare al Padre che i testi erano tutti uguali nella forma.
Lui rispose che quello che contava era la sostanza ed il contenuto.
Nessuno si era mai lamentato delle copertine che erano solo vanità.
Tutte le galassie potevano accedere alla sapienza universale.
Jimmy chiese al Padre se poteva mostrargli il lavoro che aveva svolto con successo sul suo pianeta.
Ricevuto il suo pensiero Lain ammise che non sarebbe stata una cattiva idea offrire ad ogni pianeta
dell’universo, una diversa copertina colorata e lavorata a mano.

La Biblioteca veniva gestita dal computer ma per quel lavoro artigianale avrebbe potuto
occuparsene Jimmy formando dei rilegatori tra gli abitanti del villaggio che poi avrebbero
programmato le macchine per realizzare copertine sempre nuove. Jimmy si era incastrato da solo in
un lavoro che non avrebbe finito nemmeno nella terza rigenerazione ma era una occupazione che lo
aveva sempre reso felice. Non poteva passare la sua esistenza senza rendersi utile.
Si rese disponibile per quell’incarico e ricevette dal Padre l’autorizzazione a formare i primi
bibliotecari umanoidi della Biblioteca Universale che si sarebbero dedicati alla rilegatura dei testi in
base ai gusti sollecitati dal pianeta da cui i libri provenivano.
Jimmy impiegò poco tempo ad addestrare i villaggi nella nobile arte della rilegatura a mano e
volume dopo volume i pianeti venivano accontentati e la biblioteca di un bel colore azzurro venne
sostituita in pochi decenni, da fantastici volumi colorati ed impreziositi da fregi e lavorazioni
artigianali. Il dio era molto soddisfatto e le richieste di nuove copertine arrivarono a milioni.
Jimmy trascorrerà la sua esistenza alla Biblioteca Universale ed al villaggio.
Non si legherà mai con nessuna donna perché la sua vita dura più di quella delle sue compagne
occasionali che dividono con lui i momenti felici di un amore appassionato. Non smetterà mai di
rilegare volumi impreziosendoli con tutto l’amore della sua arte. Quando il Tempo a sua
disposizione sarà finito, troverete sicuramente la sua polvere, sulla copertina dei vostri libri.

Ugo Pennacino

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