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INTRODUZIONE
1. METODI DI TRATTAMENTO
La scelta del livello e del tipo di trattamento a cui sottoporre le acque reflue dipende
dai limiti imposti allo scarico nel corso d'acqua recettore e dalla effettiva fattibilità del pro-
cesso scelto. Di conseguenza l'operatore deve individuare la scelta ottimale in un ventaglio
di alternative, per valutare la combinazione di trattamento e smaltimento più indicata per il
caso specifico.
In quest'ottica è necessario conoscere la classificazione dei vari metodi alternativi per il
trattamento dei liquami e considerare l'applicazione di queste tecniche per il raggiungimento
dell'obiettivo di smaltimento del refluo.
Trattamenti fisici
Sono metodi di trattamento in cui predominano forze di tipo fisico (forza di gravità,
forze di galleggiamento, forze di tipo elettrostatico...); costituiscono i primi meccanismi uti-
lizzati storicamente nel campo della depurazione. Grigliatura, miscelazione, flocculazione,
sedimentazione, flottazione, filtrazione sono tipiche unità operative di tipo fisico. Queste
tecniche e le loro applicazioni sono sviluppate in maggior dettaglio nel Capitolo 3 (pretrat-
tamenti) e nel Capitolo 4 (sedimentazione).
1-2 Ÿ Parte I Ÿ Caratteristiche e trattamento delle acque reflue civili
Trattamenti chimici
Il trattamento dei reflui può essere ottenuto con la rimozione o la conversione dei
contaminanti attraverso il dosaggio di reattivi chimici e le conseguenti reazioni chimiche.
Precipitazione, adsorbimento e disinfezione sono gli esempi più comuni utilizzati nel
trattamento per via chimica dei liquami; la produzione di precipitati chimici può costituire,
all'interno di questi processi, una ulteriore complicazione dal momento che questi devono
essere sedimentati e quindi allontanati.
Trattamenti biologici
I metodi di trattamento nei quali la rimozione dei contaminanti, per lo più sostanza or-
ganica biodegradabile (colloidale o disciolta), è ottenuta dall'attività biologica di idonei mi-
crorganismi sono noti come processi biologici. Per via biologica è possibile ottenere anche
la rimozione dei nutrienti, quali azoto e fosforo, con l'obiettivo di prevenire fenomeni eu-
trofici nei corsi d'acqua recettori.
In linea di principio, attraverso il processo biologico i composti vengono sottoposti ad
idrolisi enzimatica e quindi trasferiti attraverso la parete cellulare per essere poi metabolizzati
o convertiti in forme gassose successivamente rilasciate nell'atmosfera.
Con un adeguato controllo del processo è possibile in molti casi adottare il trattamento
biologico; tuttavia, deve essere garantito l'ambiente idoneo tale da permettere al processo di
operare in modo efficiente.
I principi fondamentali dei processi biologici sono esposti nel Capitolo 5, mentre le
applicazioni sono descritte nel Capitolo 6 (biomassa sospesa) e nel Capitolo 7 (biomassa
adesa).
È già stato puntualizzato il fatto che per provvedere ad un adeguato livello di tratta-
mento è necessario integrare varie unità operative e tipi di processo. Storicamente, i termini
preliminare e/o primario si riferiscono ad unità operative di tipo fisico; secondario si riferisce ad
unità di processo chimico o biologico; avanzato o terziario si riferiscono alla combinazione di
processi sia fisici, che chimici, che biologici. Questi termini forniscono comunque solo
un'indicazione sommaria.
Un razionale approccio alla scelta del trattamento da effettuarsi, consiste dapprima
nello stabilire il livello di rimozione dei contaminanti richiesto per lo scarico, e quindi
nell’identificare le unità operative, i processi e i metodi applicabili alla rimozione di questi
contaminanti, secondo le indicazioni di massima fornite in Tabella 1.1 e nei paragrafi se-
guenti.
Trattamenti preliminari
Trattamento primario
Durante il trattamento primario viene rimossa dai liquami una porzione dei solidi so-
spesi e della sostanza organica; questa operazione è di solito realizzata con meccanismi fisici
quali la stacciatura o la sedimentazione. Costituisce il primo livello di trattamento, essendo,
1-4 Ÿ Parte I Ÿ Caratteristiche e trattamento delle acque reflue civili
in un certo senso, la fase antecedente al trattamento secondario; solo in rare situazioni (per
piccole realtà o nel caso di fognature miste in periodi di pioggia quando si supera la portata
massima inviabile alla linea biologica) il trattamento primario risulta essere l'unico stadio di
trattamento.
È diretto principalmente alla rimozione dei composti organici biodegradabili e dei soli-
di sospesi; include il trattamento biologico a biomassa sospesa, a biomassa adesa, i vari tipi
di lagunaggi e la sedimentazione finale.
La rimozione o il controllo dei nutrienti nel trattamento dei reflui è un aspetto fonda-
mentale in diverse situazioni:
1) scarico in acquiferi confinati con problemi di eutrofizzazione (scarico in laghi);
2) scarico in sistemi fluviali dove la nitrificazione può indurre un intenso consumo di ossi-
geno;
3) rischio di contaminazione di acque sotterranee utilizzabili per scopi potabili;
I nutrienti di principale importanza sono azoto e fosforo; la loro rimozione può essere
realizzata attraverso processi biologici, chimici o una combinazione di entrambi. In molti
casi la rimozione si attua in concomitanza con il trattamento secondario: è il caso della nitri-
ficazione o della precipitazione chimica del fosforo (per esempio i sali metallici possono es-
sere dosati nella vasca di ossidazione e quindi il precipitato raccolto nel sedimentatore fina-
le).
Trattamenti terziari
Il termine trattamento terziario è usato spesso in molteplici accezioni. Nel modo più ge-
nerale, sta ad indicare tutti quei trattamenti successivi che subisce l’effluente di un impianto
dopo il trattamento secondario ossidativo e di sedimentazione, aventi lo scopo di migliorar-
ne le caratteristiche, con l’obiettivo ad esempio di:
1) salvaguardare l’equilibrio biologico del corpo d’acqua ricettore e limitare i fenomeni di
eutrofizzazione;
2) riutilizzare l’acqua di scarico per scopi industriali;
3) preservare le falde idriche sotterranee destinate ad uso potabile.
L’abbattimento dei solidi sospesi che si attua nella sedimentazione secondaria, può non
risultare completo per tutti gli impianti biologici operanti a basso carico (soprattutto quelli a
fanghi attivi), è proprio la fuga di solidi sospesi nell’effluente la causa di un rendimento ef-
fettivo nella rimozione del BOD assai più basso dei rendimenti teorici prevedibili. Alcuni dei
processi coinvolti (ad es. la filtrazione e il lagunaggio), oltre a produrre un effluente più lim-
pido, migliorano notevolmente l’affidabilità complessiva di tutta la catena di trattamenti, in
quanto hanno un potere “tampone”, che consente loro di fare fronte a malfunzionamenti
temporanei ed irregolarità delle fasi di trattamento che stanno a monte, garantendo la pro-
duzione di un effluente di qualità elevata e costante nel tempo.
Anche per i trattamenti di abbattimento di fosforo e di azoto viene utilizzata la deno-
minazione di terziario, anche se può risultare spesso impropria, poiché questi non sempre
sono effettuati sull’effluente finale dopo la sedimentazione (secondaria).
Processi frequentemente adottati nei trattamenti terziari sono la coagulazione chimica,
la flocculazione e sedimentazione, filtrazione e adsorbimento su carbone attivo. Processi
Cap. 1 Ÿ Introduzione Ÿ 1-5
meno diffusi comprendono scambio ionico e osmosi inversa per la rimozione di ioni speci-
fici o per la riduzione dei solidi disciolti.
Trattamento fanghi
I contaminanti e i solidi sospesi che vengono eliminati dal liquame influente tramite il
processo depurativo, si ritrovano allo stato più o meno concentrato sotto forma di fanghi,
che richiedono un trattamento e smaltimento finale. Accanto ad una linea “trattamento li-
quami”, in ogni impianto di depurazione è pertanto individuabile una linea “trattamento
fanghi”, più o meno complessa, cui viene avviato il fango di supero o fango in eccesso: esso deve
essere prelevato ed allontanato periodicamente o con continuità dalla “linea liquami”, per
evitare che le concentrazioni di solidi sospesi presenti nelle fasi di trattamento dei liquami,
superino i valori accettabili per un corretto funzionamento dell’impianto.
Il trattamento e smaltimento del fango assume importanza fondamentale per una serie
di motivi:
1) nonostante i volumi di fanghi da smaltire siano proporzionalmente limitati rispetto al
volume dei liquami trattati (dell’ordine di qualche punto percentuale, in funzione del ti-
po di impianto), sono comunque sempre ragguardevoli, tendendo tanto più ad aumen-
tare quanto più i processi tendono a spingersi a limiti sempre più elevati di efficienza
depurativa;
2) nel fango prelevato dalla linea liquami si trovano concentrati i batteri patogeni, o virus, i
parassiti rimossi dai liquami, che possono presentare aspetti di pericolosità, ed esigono
particolari specifiche cautele;
3) le caratteristiche fisico-chimiche del fango di supero e le relative quantità sono molto
variabili di caso in caso, e sono difficilmente prevedibili a priori, per cui è opportuno
porre una certa attenzione nel dimensionamento delle fasi di trattamento.
I trattamenti che possono essere ipotizzati per i fanghi dipendono da numerosi fattori:
caratteristiche ambientali, locali, caratteristiche intrinseche dei fanghi da trattare, potenzialità
dell’impianto, tipo di smaltimento finale, ecc.
I principali metodi in uso e le varie alternative di processo per i fanghi sono appro-
fondite nella Parte II relativa alle Caratteristiche, trattamento e smaltimento dei fanghi.
1-6 Ÿ Parte I Ÿ Caratteristiche e trattamento delle acque reflue civili
3. SCHEMI DI PROCESSO
(eventuale)
emulsioni oleose O2 Cl2
liquame
grezzo dissabbiatura sedimenta- aerazione sedimenta-
grigliatura e disoleatura zione prima- (ossidazione) zione secon- clorazione
ria o stadio bio- daria
logico a fan-
ghi attivi
grigliato inerte pesante
ricircolo fanghi
liquame
depurato
(eventuale)
emulsioni oleose Cl2
liquame
grezzo dissabbiatura sedimenta- sedimenta-
grigliatura e disoleatura zione prima- biofiltri zione secon- clorazione
ria daria
4. GLOSSARIO
Processi biologici
Fanghi attivi. Sono il processo più applicato ed efficiente: nelle sue molteplici derivazioni
consente la rimozione di COD, BOD, solidi sospesi, azoto e fosforo mediante fermenta-
zione batterica aerobica attuata in apposite vasche aerate ove vengono in contatto il li-
quame ed i fanghi batterici: un sedimentatore posto a valle ricicla le cellule batteriche e
sfiora il liquame depurato.
Letti percolatori. (o altri filtri biologici) consentono pressoché le stesse prestazioni dei fan-
ghi attivi, ma il processo avviene in torri di riempimento (pietrisco o materiale plastico)
sulle quali viene spruzzato il liquame, che, percolando verso la base, viene degradato
dalla popolazione batterica aerobica adesa sul supporto solido.
Biodischi. Hanno prestazioni e funzionamento analogo ai filtri biologici, ma la popolazione
batterica è adesa su grandi supporti a disco (diametro fino a 4 m) che girano lentamente
semiimmersi nel liquame.
Stagni biologici. Ne esistono di vario tipo (anaerobico, aerobico, facoltativo, aerato); sono
veri e propri stagni artificiali ove si sfruttano sia i fenomeni di sedimentazione che di
depurazione biologica.
Processi anaerobici. Ne esistono di vario tipo, riscaldati o freddi, hanno il vantaggio di
una minore produzione di fanghi e di una produzione di biogas (metano al 70%), ma
sono sfavoriti dalla bassa efficienza di depurazione e dalle dimensioni elevate.
Processi fisici
Grigliatura. Consiste nella rimozione di sostanze grossolane (> 2 cm) tramite barre, maglie
di varia forma (inclinate, convesse, ecc.) a pulizia manuale (rastrelli) o automatica (ra-
strelli temporizzati).
Dissabbiatura. Consiste nella rimozione delle sabbie (provenienti dal dilavamento stradale
e dei piazzali) mediante separazione a gravità in appositi canali, o per forza centrifuga in
apposite vasche a pianta circolare.
Disoleatura. Consiste nella rimozione di oli e grassi, o per decantazione e raccolta sul fon-
do vasche, o per schiumatura delle fasi galleggianti.
Sedimentazione. Consente la separazione per gravità di particelle sospese troppo piccole e
leggere per essere rimosse per grigliatura e dissabbiatura: si ottiene in grandi vasche di
quiete idraulica.
Flottazione. Consente la separazione di particelle sospese in seguito a galleggiamento: le
particelle devono avere un peso specifico apparente più basso di quello dell'acqua, o per
loro stessa natura, o provocato dall'adesione di microbolle di aria opportunamente in-
sufflata: il processo è favorito anche dall'aggiunta di agenti flocculanti.
Equalizzazione. È un'operazione di regolarizzazione delle portate variabili ottenuta in
grandi vasche con rilancio di pompe a portata costante.
Omogeneizzazione. È un'operazione di regolarizzazione della variabilità delle concentra-
zioni degli inquinanti, che si ottiene per diluizione e miscelazione in grandi vasche.
Filtrazione. Consente la separazione di sostanze sospese per il trattamento da parte di un
materiale filtrante (sabbia, antracite, tela, ecc.); la filtrazione può avvenire a pressione
atmosferica, a pressione positiva o sotto vuoto.
Centrifugazione. Consente la separazione di sostanze sospese per effetto della forza centri-
fuga.
Essiccamento. Con l'essiccamento termico, sia naturale (su letti a sabbia all'aperto) sia con
1-8 Ÿ Parte I Ÿ Caratteristiche e trattamento delle acque reflue civili
Processi chimico-fisici
Disinfezione. Con tale processo si vuole uccidere (non fino alla sterilizzazione) una elevata
quota di batteri, virus e microrganismi indesiderati: si attua con reagenti chimici, sia gas-
sosi (O3, Cl2, ClO2) o liquidi (NaClO).
Elettrodialisi. Permette la separazione selettiva di anioni e cationi ottenuta con membrane
ed un campo elettrico: è molto usata per la desalinizzazione.
Incenerimento. Si applica soprattutto a fanghi organici di depurazione ma anche a soluzio-
ni organiche molto concentrate: avviene a temperature elevate (>900°C) per evitare fe-
nomeni di inquinamento atmosferico da incombusti.
Scambio ionico. Si attua tramite l'azione di resine che anno la proprietà di cedere i propri
ioni fissando quelli da rimuovere; esistono resine cationiche e anioniche; periodica-
mente la resina deve essere rigenerata.
Precipitazione. Consente il cambiamento di stato (da liquido a solido insolubile) di una so-
stanza in soluzione mediante variazioni di temperatura, pH, o evaporazione: vengono
spesso usati catalizzatori.
Neutralizzazione. Consente di correggere il pH di soluzioni acide o alcaline con i reagenti
complementari (CaO, Ca(OH)2, Ca(HCO3)2, NaHCO3, HCI, H2SO4, CO2).
Osmosi inversa e ultrafiltrazione. Sono processi di filtrazione ad alta pressione su mem-
brane di micropori che, con un processo inverso all'osmosi naturale lasciano defluire
acqua ad elevata purezza trattenendo i soluti.
Ossidoriduzione. Consiste nella modificazione dello stato di valenza ionica e di conse-
guenza spesso dello stato fisico e delle caratteristiche di nocività. I reattivi redox utiliz-
zati sono: H2SO4, Cl2, HCIO, ferro (bi e trivalente), NO3-, SO2, O2 gas, O3 gas, KMnO4,
FeSO4.
Adsorbimento. Consiste nella proprietà di alcune sostanze solide (carbone attivo, torba, fa-
rine fossili) di trattenere sulla loro superficie sostanze in soluzione acquosa o gassosa:
l'adsorbente deve essere rinnovato quando esaurito.
Coagulazione. Consiste nella aggregazione delle particelle colloidali in grossi fiocchi sedi-
mentabili, ottenuta con reattivi chimici (Al2(SO4)3, Ca(CO3), FeCl3, FeSO4, ecc.) e polie-
lettroliti organici.
Chiariflocculazione. È la combinazione dei due processi di coagulazione e di sedimenta-
zione.