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EUROPIA
Traduzione
Giuseppe Motta
© 1986
prima edizione giugno 1986
Illustrazioni
Katia Villa
in copertina
Biblioteca Apostolica Vaticana
Ms Lat. 1366
BIBLIOTHECA
Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma
ci si può rivolgere a
Europìa - Iniziative editoriali - Novara
Bai. Lamarmora 15 - tel. (0321) 35707
INDICE
Giannino Piana
Peccati e penitenza nel Medioevo 7
Giorgio Picasso
Il penitenziale di Burcardo di Worms 41
Giuseppe Motta
Premessa alla traduzione 49
Burcardo di Worms
Penitenziale 55
Appendice
(a cura di G. Motta)
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Giannino Piana
PECCATI E PENITENZA
NEL MEDIOEVO
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Peccati e penitenza nel Medioevo
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vare tracce a partire dal sec. VI, anche se fino ai primi decenni del sec.
V ili la sua storia è confusa ed oscura. Si ritiene comunemente e con
buone motivazioni che essa sia nata nelle remote isole celtiche di Irlan
da e di Inghilterra, già estremo confine dell'Impero romano e in quel
tempo punta avanzata della cristianità. In esse la chiesa si era impian
tata da poco e aveva conosciuto vicissitudini diverse nella sua espan
sione. La lontananza da Roma, a causa della loro posizione geografica,
aveva determinato al loro interno una notevole autonomia di culto e di
disciplina canonica. Di qui i tratti peculiari e atipici della vita religiosa
di quelle comunità: la pratica mancanza della struttura diocesano-par
rocchiale, la presenza dell'abate-vescovo sul territorio, la quasi inesisten
za di un clero diocesano, sostituito da monaci ed eremiti che popolavano
a centinaia i numerosissimi cenobi sparsi su quel territorio, praticando
un'ascesi aspra e rude con forme di digiuno duro e prolungato nel tempo.
In queste comunità non veniva predicata altra spiritualità che quel
la monastica, non si praticava altra disciplina che quella dei cenobi, non
vigeva altro codice che non fosse quello in vigore presso le stesse comu
nità religiose. In realtà quelle regioni non avevano mai conosciuto il re
gime della penitenza « canonica ». Evangelizzate da monaci e rette da
abati in un momento in cui la penitenza pubblica era in crisi in tutta la
cristianità, nessuno aveva sentito il bisogno di introdurla, come testimo-
nierà autorevolmente più tardi il Penitenziale di Teodoro (sec. V ili).
In esse si era pertanto fatta strada una forma penitenziale che era la
derivazione diretta e l'applicazione ai fedeli di un codice penale mona
stico, anche se essa non era affatto invenzione originale del monacheSi
mo, bensì diretta emanazione, per imitazione, della penitenza « canoni
ca », con gli opportuni ritocchi e adattamenti alle esigenze di una co
munità di monaci.
Questo spiega la continuità tra la disciplina penitenziale pubblica
e quella tariffata. La ragione consiste infatti nella « formale » identità
della nuova disciplina ad un tipo di penitenza, quella monastica, la qua
le è a sua volta molto simile, anche se non proprio identica, alla grande
penitenza « canonica » della Chiesa antica. I monaci, il cui status li
escludeva per definizione — come si è ricordato — dalla condizione di
penitente, avevano ricreato all'interno del monastero o del cenobio un
codice penale per l'espiazione dei loro peccati e delle trasgressioni alla
regola, il quale ricalcava da vicino, nelle sue linee essenziali, la discipli
na penitenziale pubblica. L'analisi delle diverse Regulae, elaborate in
quel periodo, mostra con evidenza la strettissima affinità con il modello
canonico. Il monaco che si era reso colpevole di qualche peccato esterno
o di qualche trasgressione alla regola, sia che tale colpa fosse pubblica
sia che fosse rimasta nascosta, doveva compiere un cammino penitenzia
le, ricalcato esattamente su quello canonico, fatto cioè di confessione,
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gale dei delitti) una penitenza religiosa e reprimendo perciò come pec
cato ciò che il giudizio secolare aveva represso come reato. Altre volte
essi hanno concorso a far prendere coscienza all’ordinamento civile della
gravità di comportamenti che soltanto la chiesa condannava come con
trari alla legge cristiana, ma che dovevano in realtà essere anche civil
mente perseguiti, contribuendo in tal modo al perfezionamento dell’or
dine sociale. Si pensi ai testi che favoriscono la protezione della donna,
del fanciullo e dello schiavo: testi in seguito recepiti anche dalla legi
slazione civile e che hanno avuto un ruolo decisivo in ordine alla cre
scita della convivenza umana. L ’idea di una soddisfazione oggettiva e
personale, legale e proporzionata al peccato, che è il criterio ispiratore
di fondo della penitenza privata attestata ed imposta dai penitenziali,
finisce per far maturare una concezione della giustizia che si estende pro
gressivamente dall’ambito privato a quello pubblico, da quello ecclesia
le a quello della società civile.
Si deve aggiungere che i penitenziali hanno provveduto a codificare
in anticipo le sentenze del confessore secondo criteri piuttosto precisi.
Per esempio, le pene sono differenti a seconda dello status sociale dei
colpevoli, più dure per gli appartenenti al clero che per i laici, più severe
per il vescovo e per l’abate che per il diacono o il semplice monaco. Esse
variano ugualmente in ragione dell’intenzione del peccatore ed a secon
da che si tratti di peccati di pensiero o di azione. Infine i penitenziali
si sforzano di considerare la personalità del peccatore, lasciando a lui
la scelta della pena, o una pena corta e rigorosa (per esempio tre giorni
di digiuno totale e senza riposo) oppure una pena lunga ma meno dura
(per esempio semplici restrizioni alimentari).
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e l’incidenza dei diversi fattori sociali e culturali sullo sviluppo delle tra
dizioni. Il complesso intrecciarsi di chiesa e di società e la facilità con
cui avviene nel periodo medioevale il passaggio dalTuna all’altra, so
prattutto sul terreno dell’organizzazione e legittimazione dei fenomeni
della vita collettiva, rendono estremamente significativo l’approccio a
testi, come quelli dei penitenziali, che riproducono la prassi ecclesiale
del tempo. Il consolidamento del cristianesimo come cristianità, le abi
tudini dei pagani convertiti, le quali vengono in parte assimilate ed in
tegrate nel patrimonio religioso precedente, la situazione sociale, politi
ca e culturale hanno lasciato segni profondi sullo strutturarsi della di
sciplina penitenziale. Lo studio della portata di questi diversi influssi,
nel quadro di una analisi comparata delle istituzioni ecclesiali e di quel
le civili, consente di far luce sui meccanismi e sulle dinamiche di un mon
do, ancora in grande misura avvolto nel mistero.
Molti dei dispositivi che regolano l’amministrazione della penitenza
medioevale, sono desunti dal diritto penale del tempo; e d’altro canto
gli orientamenti che guidano l’articolarsi della prassi penitenziale fini
scono spesso per incidere sulla stessa evoluzione della legislazione laica.
L ’elaborazione del quadro dei peccati da sottoporre alla penitenza pri
vata, con l’individuazione delle rispettive tariffe, risente ovviamente del
più generale clima culturale determinato dai modelli comportamentali
e dalle consuetudini di conduzione della convivenza umana nell’ambito
della società civile. Le modalità di sviluppo della vita collettiva, spesso
codificate mediante normative precise ed impreteribili, vengono di fat
to acquisite dalla disciplina ecclesiale; mentre a sua volta quest’ultima
concorre a determinare l’acquisizione nella vita quotidiana di forme
espressive e di stili relazionali, che hanno la loro scaturigine nell’appro
fondimento del mistero cristiano e nel tentativo della sua traduzione
operativa. Ha così origine un complesso processo di interazione per il
quale vita sociale e vita ecclesiale si sostengono reciprocamente, e la
prassi ecclesiale contribuisce in molti campi ad orientare ed affinare il
costume sociale.
Alla radice di tutto ciò vi è senza dubbio la Weltenschauung del
l’uomo medioevale, che è connotata da una concezione unitaria, e non
frammentata, della vita. L ’orizzonte religioso unifica le diverse espres
sioni ed interpretazioni della esistenza quotidiana; esso si insinua nelle
pieghe più profonde del vissuto, inducendo una visione globale del sen
so, sempre rapportata alla totalità e al mistero. La presenza incombente
del « divino » nelle diverse sfere o ambiti della vita individuale e collet
tiva è percepita in termini di rispetto e di timore panico, talora sotto
forme magico-superstiziose e con manifestazioni ossessive. La sua let
tura in senso cosmico-sacrale e vitalistico fa da supporto alla disciplina
penitenziale e la valorizza, trasformandola nel momento espressivo più
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peccato ed i molteplici gradi di gravità. Del resto gli stessi storici del
diritto secolare riconoscono che il progresso della scienza della giurispru
denza e del governo rende possibili distinzioni sempre più scientifiche e
sottili delle infrazioni e delle relative pene.
Una disamina accurata delle elencazioni di peccati presenti nelle di
verse raccolte di norme penitenziali può dunque fornire, se attuata, la
cifra dei mutamenti in corso nei comportamenti, nella morale e nella
capacità di analisi e di introspezione dimostrata dallo strumento peni
tenziale o comunque da esso registrata. Le liste dei peccati, via via sem
pre più cospicue ed articolate, sono senz'altro in grado di offrire una vi
sione speculare della società alla quale si riferiscono, dei suoi tabù, del
le pratiche magiche e superstiziose più radicate, degli usi più diffusi e
degli echi scritturali più sentiti. Accanto a prescrizioni materialissime si
registrano preoccupazioni più spirituali; sottili distinzioni circa le reali
intenzioni dei peccatori ed i livelli di partecipazione al peccato si affian
cano a secche reprimende di ogni forma, o quasi, di manifestazione della
vita sessuale. La sfera della sessualità totalizza, quasi in ogni peniten
ziale, il maggior numero di divieti; un quarto circa delle prescrizioni del
Corrector di Burcardo — una cinquantina di canoni su centocinquanta-
nove — si riferiscono ad essa. L'attenzione un po' ossessiva per la ses
sualità non esclude tuttavia il riferimento e la relativa sanzione per le
più disparate forme di peccato: dal furto all'omicidio, dallo scarso ri
spetto per l'ostia alla assunzione di cibi impuri, dalla falsa testimonian
za alle pratiche propiziatorie di fecondi raccolti o di benefiche piogge,
connotate in termini magici, dalla rottura di un attrezzo di lavoro al
mancato adempimento di un lavoro stabilito fino alla delazione, al feri
mento e all'omicidio.
Per tutti questi e per gli altri infiniti peccati che i testi contempla
no è prevista spesso una gradualità nelle penitenze da compiere a secon
da dello status del peccatore, della condizione sociale dell’offeso, della
frequenza del comportamento peccaminoso, della sua pubblicità o meno
e dello stato d'animo presente al momento del peccato. Il penitenziale
di Finniano può essere considerato, da questo punto di vista, esempla
re. In esso si rileva una sensibile attenzione anche ai peccati « di pen
siero » ritenuti peccati a pieno titolo, anche se per essi le penitenze pre
viste sono più lievi. Il che testimonia una capacità di analisi sottile e il
configurarsi di una sensibilità per la quale non solo il crimen o lo scelus
nella loro materialità feriscono la coscienza. Finniano valuta anche la
frequenza e la pubblicità o meno dei peccati nell'ambito di un disegno
che cerca di stabilire proporzionalità e graduazione nelle penitenze, se
gno questo di una indubbia e forte tensione « equitativa » dell'estenso
re della norma.
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mente con una donna fra quelle al proprio servizio {cum ancilla). È evi
dente qui l’impegno di imporre ad una cultura, ancora fortemente an
corata al passato, una nuova disciplina verso cui è riluttante. Al qua
dro delle consuetudini matrimoniali laiche, connesse al diritto tri
bale, si contrappone la difesa dell’indissolubilità matrimoniale e la con
danna dell’adulterio. Ciò non toglie che esistano talora atteggiamenti
indulgenti nei confronti del precedente mondo pagano. Le abitudini del
passato resistono infatti alla stessa disciplina della chiesa, per quanto
imposta con autorità. Una riflessione particolare merita al riguardo il
caso del divorzio, in cui la disciplina dei penitenziali è, almeno inizial
mente, disomogenea, soprattutto in relazione all’interpretazione del fa
moso inciso matteano. Si deve giungere all’V III secolo per trovare una
linea di condotta più favorevole alle posizioni della chiesa di Roma, la
quale fu costretta a sua volta a riconoscere deroghe ed attenuazioni. Nel
penitenziale dello Pseudo-Teodoro è ad esempio considerato il caso della
donna che ha abbandonato definitivamente il marito, senza alcuna in
tenzione di tornare e di riconciliarsi, e viene in tale circostanza ricono
sciuto all’uomo il diritto, dopo cinque anni, di ottenere il consenso del
vescovo a risposarsi.
Analoghe osservazioni si possono ricavare dal confronto con altri
campi della vita morale, che riguardano settori più estesi dell’attività
umana, dove il peso dei condizionamenti sociali e culturali si fa parti
colarmente sentire. Lo studio dei penitenziali ci consente dunque di
relativizzare posizioni che di primo acchito ci possono sembrare oggi as
solute, cogliendo le ragioni storiche che hanno legittimato posizioni di
verse e insieme ci aiuta a fare chiarezza su ciò che è invece universale ed
indiscutibile; ma soprattutto ci stimola a ridefinire, in rapporto al con
testo storico in cui viviamo, il senso e l’estensione del peccato, nonché
a risignificare le motivazioni dell’illiceità dei comportamenti, tenendo
conto delle mutazioni culturali e dell’evoluzione dell 'ethos concreto. La
consapevolezza della durata nel tempo di alcuni problemi etici, del
loro schematizzarsi ed « istituzionalizzarsi » in forme determinate, che
sono gli esiti di un processo molto articolato, socialmente e cultural
mente polivalente, è un importante contributo alla loro soluzione.
Grande importanza rivestono inoltre i penitenziali per la compren
sione dei meccanismi che presiedono ai processi di legittimazione socia
le ed ecclesiale. Il sistema di regolamentazione dei comportamenti e di
guida delle coscienze da essi messo in atto determina un forte riconosci
mento dell’autorità dell’istituzione ecclesiastica, la quale viene raffor
zata in ragione dell’autorevolezza acquisita come tramite necessario del
rapporto dell’uomo con Dio. La pratica della penitenza svolge impor
tanti funzioni di integrazione sociale e di rafforzamento istituzionale, ri
velando un alto potenziale di disciplinamento tanto della vita ecclesiale
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IL PENITENZIALE DI BURCARDO DI WORMS
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zio. L ’ultimo libro della raccolta, il 20° è interamente dedicato alla ri
flessione sui destini ultimi del cristiano.
Burcardo, che morì il 20 agosto 1025, dopo aver preso parte ai
principali sinodo celebrati in quegli anni nelle Chiese delle regioni ger
maniche, si era augurato che il suo Decretum rimanesse come punto di
riferimento per la vita cristiana dei fedeli della sua diocesi. La previ
sione fu di gran lunga superata, perché nessuna raccolta canonistica eb
be una diffusione uguale alla sua, come dimostrano la consistente tradi
zione manoscritta che tramanda il 'Decretum e l’influenza esercitata dal
medesimo in pressocché tutte le sillogi composte nella Chiesa durante
i secoli centrali del Medioevo, fino al Decretum o Concordia discordane
tium canonum di Graziano, il quale confrontando e armonizzando, a
metà del secolo XII, l’esuberante selva dei canoni, recepì numerosi te
sti già presenti nella raccolta del vescovo di Worms. Rispecchia, que
sta collezione di Burcardo, mentalità e orientamenti della Chiesa otto
mana, nella quale si inserisce, ma per il sapiente e costante riferimento
alla tradizione della Chiesa in quanto tale, molti problemi sono stati im
postati in modo da riflettere senz’altro valori essenziali del Cristianesi
mo. D ’altra parte se, come giustamente è stato osservato, le collezioni
canoniche sono lo specchio dell’azione pastorale esercitata dai vescovi e
dal clero in vari momenti e nei diversi ambienti, si deve anche ricono
scere che questa azione mirava comunque a superare gli aspetti nega
tivi della vita quotidiana per portarla ai valori dell’insegnamento evan
gelico. « Il popolo va educato e non accettato come è », aveva scritto
già il papa Celestino I nel secolo V (PL 50.437A): e tale massima si
ripeteva spesso nei testi della Chiesa medioevale.
È anche la preoccupazione che si coglie nella Collezione di Burcar
do e, in particolare, nel libro 19° che costituisce il penitenziale, ossia la
parte nella quale l’autore ha raccolto, a volte anche ripetendoli, tutti i
testi in ordine alla penitenza, vale a dire in rapporto a quel momento
essenziale della vita cristiana che risponde alla conversione dai più gra
vi peccati come dalle mancanze quotidiane, che sollecita il ritorno a Dio
dei peccatori che si sono allontanati dalla casa paterna e l’impegno di
ogni giorno del singolo battezzato verso la perfezione del Padre, che è
nei cieli. Proprio per queste sue peculiarità una parte del libro, con il
titolo di Corrector sive medicus, ha avuto anche una diffusione separata
dal resto del Decretum, in modo cioè autonomo.
Nel secolo XI avanzato, durante la grande riforma della Chiesa e
della società, detta abitualmente « riforma gregoriana », non si ebbe
una continuità nella produzione dei libri penitenziali, assai più diffusi
nell’alto Medioevo; a volte, anzi, furono visti con riserva, come appare
dal severo giudizio che ne dette san Pier Damiani (PL 144.169 ss.).
Tuttavia il penitenziale del Decretum di Burcardo, piuttosto completo
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Il penitenziale di Burcardo di Worms
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Giorgio Picasso
così minuziosa del penitente, alla quale non può essere estraneo anche
uno scopo catechetico. In base alle risposte del penitente si potrà rile
vare quale sia la penitenza alla quale deve sottoporsi. Il canone 5 pre
senta un ampio schema di interrogatorio che da solo può costituire un
penitenziale vero e proprio; comunque nel disegno che il vescovo di
Worms ha presente nella composizione di questo libro, è senz’altro il
momento centrale e più organico in ordine alla materia trattata; in
seguito si avranno testi in riferimento alla attuazione di questo o quel
punto della disciplina penitenziale, nell’ambito di una casistica sempre
piuttosto ridondante e pressoché indefinita; ma, in particolare, si avran
no richiami di grande importanza per comprendere il ruolo della peni
tenza nella vita del cristiano e nella comunità dei cristiani.
Nel prolisso canone 5, che Burcardo ha rielaborato servendosi an
che di precedenti testi penitenziali, l’attenzione dei due protagonisti
della celebrazione penitenziale — sacerdote e peccatore — è subito ri
chiamata sui peccati più gravi, cioè omicidi, giuramenti falsi, furti e ra
pine, sacrilegi, adulteri ed altri notevoli peccati sessuali. La penitenza,
in tutti questi casi, è generalmente fissata in modo severo, ma uguale:
40 giorni di digiuno (o, come si diceva, una quaresima) e 7 anni con
secutivi di digiuno (all’inizio del canone stesso viene spiegato che cosa
significhi digiuno per 40 giorni e per 7 anni consecutivi: nei 40 giorni
si osservava il digiuno in continuità, negli anni successivi soltanto per
tre giorni alla settimana), mentre per mancanze commesse dai coniugi
nei rapporti tra loro, generalmente la penitenza è limitata a qualche
giorno soltanto.
A proposito del matrimonio, poi, si deve sottolineare come Burcar
do non riesca a liberarsi del tutto da quella concezione che riflette le
cosiddette incertezze dell’alto Medioevo (J. Gaudemet) per quanto ri
guarda la natura del vincolo coniugale. Da un punto di vista puramente
penitenziale, è evidente che non possono essere posti sullo stesso piano,
in caso di adulterio, il coniuge innocente e il coniuge colpevole: essi si
separeranno, e il colpevole vivrà senza la possibilità di un altro matri
monio, « ma se tua moglie — si legge sempre nel canone 5 — sarà in
grado di provare d’aver commesso adulterio per colpa tua o per tua im
posizione, mentre lei non ne voleva sapere e vi si rifiutava, allora, se pro
prio lo vuole, potrà risposarsi, ma davanti a Dio, con chi crede ». Così
pure più avanti, ma sempre nel medesimo canone, si concede alla mo
glie innocente (i testi penitenziali ipotizzano, nel matrimonio, piuttosto
la colpevolezza dell’uomo) di separarsi dal marito che ha contratto una
parentela spirituale con un figlio per abbandonare la moglie: si separe
ranno, ma soltanto la donna, « se non vorrà vivere in castità, potrà ri
sposarsi, ma davanti al Signore ». « Davanti al Signore », ossia ponde
rando bene, in coscienza, la decisione che sta per prendere.
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Il penitenziale di Burcardo di Worms
Anche nella condanna ad un anno di penitenza per quei laici che di
sprezzano il sacerdote sposato, si riflette la mentalità, a questo propo
sito, della Chiesa altomedioevale che di per sé accettava, a condizione
di una vita continente, il matrimonio dei preti; ma nello stesso tempo
rilevare che alcuni rifiutano i sacramenti amministrati dai preti sposati
(in particolare ci si riferisce proprio alla penitenza e alla eucaristia), si
gnifica cogliere le prime manifestazioni di una insofferenza, da parte dei
laici, che sfocerà poi nei grandi movimenti riformatori della metà del se
colo XI, come quello milanese dei patarini.
Se la profanazione delle tombe e altre pratiche superstiziose che
portavano ad adorare il sole, la luna ed altri astri sono generalmente
puniti con 2 anni di penitenza nei giorni stabiliti, molto più indulgente
è Patteggiamento del vescovo di Worms nella condanna delle pratiche
magiche e dei sortilegi, di per sé innocui, così frequenti nella società del
suo tempo. I testi relativi si incontrano a varie riprese, specialmente nel
lungo interrogatorio del canone 5, ma anche in testi successivi (ad esem
pio, pratiche superstiziose sono descritte nel gruppo di canoni che van
no dalP84 al 92); a volte sono stati introdotti nella letteratura peniten
ziale, per la prima volta, proprio da Burcardo che evidentemente, attin
geva alla sua esperienza pastorale nelle regioni germaniche. Si tratta di
credenza nelle cavalcate notturne di donne ritenute seguaci di Satana,
di filtri e sortilegi amorosi, cioè a scopo afrodisiaco, di superstizioni fu
nerarie, di uccisioni di animali e di altre pratiche divinatorie, sulle quali
la condanna di Burcardo è molto puntuale, anche se, non prestando fe
de a queste supposte potenze occulte, la pena inflitta è generalmente
lieve, quanto basta per tentare di arginare il dilagare, tra una popola
zione poco colta e quindi particolarmente esposta, di queste forme di su
perstizione trasmesse da tradizioni ataviche. Il vescovo Burcardo — ha
osservato il Vogel (Pratiques superstitieuses..., p. 761) — non crede
all’efficacia di queste potenze occulte: quasi sembra sorriderne! Le con
danna però, perché frutto di puerilità e, in molti casi, di pratiche aber
ranti, indegne del nome cristiano, ma non già perché siano manifesta
zioni effettive del potere diabolico. A volte, come nel caso del pesce tro
vato morto nel fiume (c. 92) si ha proprio l’impressione che il testo ri
fletta piuttosto preoccupazioni di indole igienica.
Per compiere una adeguata lettura di queste innumerevoli prescri
zioni sarebbe necessario un commento dettagliato, anche per cogliere
nei minimi particolari l’atteggiamento proprio del vescovo di Worms.
In queste pagine, che vogliono essere soltanto un invito allo studio del
Penitenziale di Burcardo, mette conto rilevare come il vescovo, all’in
terno della prolissa casistica del canone 5, si preoccupa altresì dei pec
cati di omissione, specialmente in ordine alla pratica delle opere di mi
sericordia corporale. « Non ti sei curata — fa chiedere alla donna che
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Il penitenziale di Burcardo di Worms
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PREMESSA ALLA TRADUZIONE
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Premessa alla traduzione
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Giuseppe Motta
* * *
Qualche parola sulla traduzione proposta, condotta in base alla edi
zione della Patrologia Latina del Migne, voi. 140, che rimane ancora
l’unica edizione dell’opera di Burcardo. Non si vorrebbe ripetere il luo
go comune in forza del quale tradurre è sempre e comunque un po’ tra
dire: ma non è possibile. Al di là delle difficoltà oggettive di interpre
tare in modo corretto i singoli testi, talune espressioni fanno riferimento
a comportamenti così lontani dalla nostra cultura, da renderne non sem
pre facile la comprensione e scorrevole la traduzione. Comunque, il cri
terio che ha informato la nostra proposta è stato quello di presentare un
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Premessa alla traduzione
Esprimo il mio grazie agli amici che con la loro attenta lettura e i precisi sug
gerimenti hanno contribuito a questa traduzione; in modo particolare ringrazio
Giorgio Picasso e Dorino Tuniz che si sono sobbarcati il compito di rivedere e ri
meditare quanto proposto.
Mi sia concesso, infine, dedicare questa modesta fatica a tutti i miei ex-allievi
del Liceo scientifico Ballerini di Seregno (Milano), per quanto mi hanno dato, che
è certamente maggiore di quanto da me avuto.
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Burcardo di Worms
Penitenziale
ABBREVIAZIONI
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SOMMARIO
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Sommario
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Burcardo di Worms
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Burcardo di Worms
1
In quale periodo i sacerdoti delle pievi,
secondo le disposizioni dei canoni, devono indurre i litiganti
alla pace e i peccatori dia penitenza
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Burcardo di Worms
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I sacerdoti esortino e istruiscano i loro fedeli
nel periodo della penitenza
3
.Preghiera del sacerdote prima di accogliere i penitenti
4
Manifestazione dei peccati, imposizione della penitenza
e riconciliazione; come interrogare chi desidera confessare
i propri peccati e criterio per l’imposizione della pena
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Burcardo di Worms
5
II sacerdote, al vedere il fedele contristato,
continui dicendo: « Carissimo, forse ora non ricordi
quanto hai commesso. Ti interrogherò io; tu, però,
suggestionato dal demonio, non nascondere nulla ».
Gli ponga, quindi, le domande nel seguente ordine.
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Burcardo di Worms
Se invece tu, da servo quale sei, hai ucciso per ordine del
tuo signore un altro servo, allora il tuo signore farà penitenza
a pane ed acqua per 40 giorni e per 7 anni consecutivi, mentre
tu farai penitenza a pane ed acqua nei giorni stabiliti per 3 qua
resime, se non si prova che l’omicidio sia stato perpetrato per la
pace comune.
e 6.40 con riferimento (esatto) alla lettera di Paolino d’Aquileia ad Eistolfo (PL
140.774).
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Penitenziale
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Burcardo di Worms
76
Penitenziale
piere una azione che non può essere gradita a Dio, farai pe
nitenza a seconda della gravità del peccato; e non attuerai quan
to con temerarietà e ingiustizia ti ripromettevi di compiere.
Se poi ti è capitato di impegnarti avventatamente a compiere
un’azione che implichi gravi conseguenze, allora noi ti dicia
mo, in conformità alle decisioni sinodali, di non farla piuttosto
di compiere un delitto peggiore per tener fede al tua giura
mento.
Furti
Rapine
Adulterio
Peccati sessuali
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Penitenziale
Falsa testimonianza
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Burcardo di Worms
Comportamenti sacrileghi
Golosità ed ubriachezza
Pratiche magiche
Superstizione
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Penitenziale
Ancora sull’adulterio
Hai forse avuto rapporti con due sorelle, ma senza che l’una
fosse al corrente che l’altra era stata con te, mentre neppure tu
sapevi che fossero tali? Farai penitenza per 7 anni nei giorni
stabiliti e in seguito potrai sposarti; le due sorelle, poi, se avran
no fatto veramente penitenza e se non potranno farne a meno,
potranno sposarsi, ma davanti al Signore. Se invece, al corren
te della situazione, hanno avuto ugualmente rapporti con te, fa
ranno penitenza fino alla morte e non avranno mai la possibi
lità di sposarsi.
Hai avuto rapporti con una donna che poi tuo fratello ha
sposato? Per aver tenuto volutamente nascosto a tuo fratello
quel delitto, farai penitenza per 7 anni nei giorni stabiliti. In
seguito, sia tu che tuo fratello potrete sposarvi, ma soltanto
davanti al Signore. La donna, invece, farà penitenza fino alla
morte, e vivrà senza possibilità di sposarsi.
Hai avuto rapporti con la figlia di tua moglie? Se lo hai fat
to, non ti sarà permesso tenere in casa tua né la madre né la
figlia; ma né tu né sua figlia potrete mai più sposarvi. Entrambi
farete penitenza finché vivrete. Se la madre, invece, venuta a
conoscenza del tuo adulterio, non ha più avuto rapporti con te,
potrà risposarsi se lo vorrà, ma davanti al Signore.
Hai avuto rapporti con la tua matrigna? Né tu né lei mai
più potrete sposarvi; tuo padre, invece, se lo vorrà, potrà ri
sposarsi.
Hai avuto rapporti con la moglie di tuo fratello? Se lo hai
fatto, tu e lei farete penitenza finché vivrete, né mai avrete pos
sibilità di sposarvi. Mentre tuo fratello, se vorrà, potrà spo
sarne un’altra.
Hai avuto rapporti con la fidanzata di tuo figlio e questi
l’ha poi sposata? Per aver tenuto nascosto a tuo figlio questo
delitto, farai penitenza per tutta la vita, né avrai più la possi
bilità di sposarti. Tuo figlio, invece, proprio perché era all’oscu
ro del tuo peccato, potrà avere un’altra donna, se lo vorrà; men
90
Penitenziale
tre l’ex moglie non potrà sposarsi neppure al termine della sua
penitenza.
Hai avuto rapporti con tua madre? Se lo hai fatto, 15 anni
di penitenza nei giorni stabiliti, ma uno lo trascorrerai comple
tamente a pane ed acqua. Non ti sarà mai permesso di sposarti e
vivrai in penitenza tutta la vita. Tua madre invece, se non ha
acconsentito, farà penitenza a giudizio del sacerdote; se poi non
vuole vivere in castità, potrà risposarsi davanti al Signore.
Hai avuto rapporti con la tua madrina di battesimo o di
cresima? Dovrai separarti da lei e fare penitenza a pane ed ac
qua per 40 giorni, ossia per una quaresima e per 7 anni con
secutivi.
Hai avuto rapporti con la tua figlioccia, sia di battesimo
che di cresima? Dovrai separarti da lei e fare penitenza a pa
ne ed acqua per 40 giorni e per 7 anni consecutivi.
che non ha mai avuto rapporti intimi con te, né, in tm certo
qual senso, alcuna unione sessuale, quando tu invece sostieni che
è in tutto tua moglie, allora bisognerà credere a te, che sei il
capo della donna. Perché ha taciuto così a lungo, se voleva far
ricorso al vescovo? Subito o, al massimo, nel giro di poco tem
po, la donna si sarebbe potuto accorgere se eri in grado di ave
re rapporti intimi con lei. Se invece, sconcertata dalla incredu
lità del caso, si appellerà al vescovo o a tm suo legato subito o
al massimo dopo uno o due mesi, dicendo di voler essere ma
dre e mettere al mondo dei figli, ché per questo s’è sposata, ma
che il marito, purtroppo, è impotente e non può soddisfare il
suo dovere coniugale, allora, dopo accertamento oggettivo, vi
potrete separare; la donna, se lo vorrà, potrà risposarsi, ma da
vanti al Signore.
Alimenti proibiti
93
Burcardo di Worms
Azioni fraudolente
Comportamento irrispettoso
94
Penitenziale
Comportamenti sacrileghi
Hai dato fuoco ad una chiesa o ti sei reso complice del suo
incendio? Ricostruirai la chiesa e darai ai poveri il « guidri
gildo », e per 15 anni farai penitenza a pane ed acqua.
Ti sei tenuto lasciti di defunti e non li hai voluti devol
vere alla chiesa? Farai un anno di penitenza nei giorni stabi
liti.
Hai celebrato Pasqua, Pentecoste e il Natale, se non eri
impedito da infermità, fuori dalla città da cui dipendi? Dieci
giorni di penitenza a pane ed acqua.
Partecipazione al male
Atteggiamenti superstiziosi
99
Burcardo di Worms
103
Burcardo di Worms
104
Penitenziale
6
Gli otto vizi capitali e loro conseguenze
7
Virtù che possono debellare i vizi capitali.
Riti conclusivi dell’atto penitenziale
8
Salutari rimedi per le anime
108
Penitenziale
te»
Burcardo di Worms
9
Con quale modalità va compiuto un anno di penitenza
a pane ed acqua
10
Secondo anno di penitenza imposto all’omicida
di un ecclesiastico, al sodomita incallito o al peccatore
contro natura, al responsabile d’un omicidio
perpetrato in chiesa, agli incendiari di una chiesa e a chi
in chiesa commette adulterio o peccati del genere
11
Incapacità fisica di compiere il digiuno imposto per penitenza
bene che così faccia. A chi invece si trova nella incapacità fisica
di sostenere il digiuno, proprio perché Dio è buono, diamo al
tre disposizioni, così che né lui né altri abbiano a disperarsi e
non conseguire la salvezza.
12
Come sostituire un anno di penitenza a pane ed acqua
13
Altre modalità per sostituire la penitenza
14
ix2
Penitenziale
15
16
17
18
19
Come sostituire un mese di penitenza a pane ed acqua
20
Come possono sostituire la penitenza di un intero anno
a pane ed acqua coloro che oltre ad essere nella impossibilità
di digiunare non conoscono i salmi
21
Altra possibilità di sostituire la penitenza di un anno
a pane ed acqua
114
Penitenziale
22
II digiuno può essere sostituito con elemosine
23
Incapacità fisica di alcuni di adempiere
le prescrizioni del penitenziale
115
Burcardo di Worms
24
Incapacità fisica di digiunare e mancanza di mezzi economici
25
Come sostituire una penitenza settennale
26
Rituale per l’imposizione della penitenza pubblica
nel Mercoledì delle Ceneri
117
Burcardo di Worms
27
Penitenti e imposizione delle mani
28
In forza di quale autorità va comminata la penitenza
29
Colpe diverse implicano penitenza diverse
30
I molteplici frutti della penitenza
31
Perché per ogni colpa i canoni
stabiliscono non in modo preciso la durata
e le modalità della penitenza
32
A proposito di quanti vorrebbero abbreviare la penitenza
imposta intensificandola
120
Penitenziale
33
I sacerdoti condividano la sorte dei penitenti
digiunando e pregando
34
L ’uomo pecca talvolta per passione talvolta per fragilità
35
La penitenza venga imposta senza favoritismi
36
'Peccati gravi commessi in segreto
37
Va mantenuta la distinzione tra pubblico penitente e non
122
Penitenziale
38
A proposito di quanti non si curano di compiere
vera penitenza
39
I sacerdoti accolgano con grande gioia
chi di cuore si pente
Dagli scritti di san Basilio vescovo. Chi di cuore si pente deve
essere accolto come ci ha insegnato il Signore, quando ci dice:
« Convocò gli amici e i vicini e disse: Gioite con me, perché
ho ritrovato la pecorella che avevo smarrita » (Le 15, 6).
40
Il vescovo imponga a sua discrezione la durata
della penitenza in base alla gravità dei peccati
Dal concilio d’Africa, cap. 10. Il vescovo, a sua discrezione,
stabilisca per i penitenti la durata della penitenza stessa, a se
conda della gravità dei loro peccati. Nessun sacerdote osi ricon
ciliare tm penitente all’insaputa del vescovo, a meno che non
intervenga un caso di impellente necessità durante l’assenza del
vescovo. Proprio perché il suo peccato ha avuto vasta risonan
za e ha inoltre turbato l’intera comunità ecclesiale, al pubbli
co penitente vengano imposte le mani davanti all’abside del
l’altare maggiore.
41
È possibile essere riammessi alla comunione durante
la pubblica penitenza se veramente contriti
42
Con quale amore fraterno vanno corretti e sorretti
i peccatori perché non abbiano a cadere nelle insidie
del demonio e nella disperazione
Dalla lettera di papa Callisto. Non abbandoniamo chi, in qual
siasi modo, abbia gravemente peccato, ma correggiamolo, co
me ci dice l’apostolo Paolo, con amore fraterno: « Se uno è
stato sorpreso in qualche delitto, voi che siete spirituali cor
reggetelo con dolcezza; guàrdati dal cadere in tentazione; por
tate i pesi gli uni degli altri, e in tal modo adempirete la legge
di Cristo » {Gal 6, 1-2). D’altra parte il santo profeta Davide
fece penitenza per i suoi delitti mortali, eppure conservò la sua
funzione regale; anche san Pietro versò lacrime di grande ama
rezza, quando si pentì d’aver rinnegato il Signore, ma conti
nuò ad essere apostolo. Il Signore, inoltre, per bocca del pro
feta, fa una promessa ai peccatori e dice: « In qualsiasi giorno
il peccatore si convertirà con lacrime, mai più ricorderò le sue
iniquità » (Ez 33,11-13). Si sbagliano, pertanto, quanti ritengo
no che un sacerdote dopo un grave peccato, se avrà fatto adegua
ta penitenza, non possa più essere un ministro del Signore ed es
sere reintegrato nelle sue funzioni, se in seguito avrà condotto
una vita santa e mantenuto illibato il suo sacerdozio. Quanti
sono di questa opinione non soltanto sbagliano, ma danno an
che l’impressione di voler vanificare e sottrarre le chiavi che
alla Chiesa sono state affidate e a proposito delle quali è stato
detto: « Qualunque cosa scioglierai in terra, sarà sciolto anche
nei cieli » (Mt 16,19). Dei due l’ima: o l’espressione non è del
Signore, oppure non è vera. Noi invece, e senza dubbio alcuno,
siamo convinti che sia i sacerdoti del Signore come pure tutti i
cristiani, possano essere reitegrati nelle loro funzioni dopo ade
guata espiazione, proprio perché ad attestarlo è il Signore per
bocca del profeta: « Forse che chi giace non risorgerà? Chi ha
smarrito la via, non la ritroverà? » (Ger 8, 4). Così pure in un
altro passo il Signore dice: « Non voglio la morte del pecca
tore, ma che egli si converta e viva » (Ez 33, 11). E il profeta
124
Penitenziale
43
Se è possibile reintegrare nelle loro funzioni i chierici
in « sacris » che abbiano commesso gravi colpe
126
Penitenziale
127
Burcardo di Worms
feta, non vuole la morte di ehi sta per morire, ma piuttosto che
abbandoni il cattivo sentiero, e che la sua anima viva (cfr. Ez
33, 11). Nessun uomo, tuttavia, pur fiducioso nel perdono di
Dio, deve rimanere più a lungo nel peccato, allo stesso modo
che nessuno, nella speranza di ima guarigione futura, vorreb
be rimanere più a lungo ammalato. Chi, infatti, non si dà pen
siero di allontanarsi dalla sua malvagità e si attende il perdono
divino, viene talvolta colto di sorpresa dall’ira improvvisa di
Dio, senza avere, così, né il tempo per convertirsi, né la grazia
del perdono. Per questo la Scrittura esorta ciascuno di noi con
le parole: « Non indugiare a far ritorno al Signore, non rinvia
re di giorno in giorno il tuo ritorno; all’improvviso sopraggiun
gerà la sua ira, e nel giorno della vendetta sarai annientato »
(Sir 5, 8-9). Il santo profeta Davide ci dice ancora: « Se oggi
ascoltate la sua voce, non indurite il vostro cuore » (Sai 94.8),
e con lui è in sintonia l’apostolo Paolo, quando afferma: « Cer
cate, fratelli, che non vi sia in alcuno di voi un cuore perverso
e crudele che lo allontani dal Dio vivo; ma esortatevi a vicenda,
ogni giorno, finché riusciamo a dire « oggi », e nessuno di voi
si indurisca, ingannato, nella seduzione del peccato » (Eh 3,
12-13). Vive con un cuore indurito chi non si converte, perché
senza speranza nel perdono, ma anche chi, fiducioso nel perdo
no divino, con pervicacia vive nei suoi peccati fino agli ultimi
suoi giorni. Per questo, noi che vogliamo il perdono e temia
mo la giustizia, non dobbiamo né perdere la speranza nel per
dono dei nostri peccati, né continuare a vivere nella colpa, ben
consapevoli che la giustizia del giustissimo giudice sarà molto
severa nei confronti di quei peccati che la misericordia del Re
dentore clementissimo non perdona. Come infatti la misericor
dia accoglie e perdona chi si converte, così la giustizia scaccerà
e punirà gli ostinati, vale a dire quanti commettono peccato
contro lo Spirito Santo: essi non otterranno il perdono né in
questa vita né in quella futura » *.
Anche Isidoro, vescovo di Siviglia, ad una precisa doman
da del vescovo Masone, risponde sull’argomento nei seguenti
termini: « Per quanto, poi, concerne quel che nel sèguito
della tua lettera mi dici, venerabile fratello, sappi che in prò-
128
Penitenziale
129
Burcardo di Worms
44
Uanima è degna di pianto perché è più nobile
di molti popoli e vale più di molte città.
Mai disperare del perdono
131
Burcardo di Worms
e quale freno sia venuto loro meno per non incorrere nei vor
tici della lussuria. Non ci sarà, in seguito, più nessuno che, ca
duto in una colpa qualsiasi, desideri prontamente riaversi ed
espiare prontamente il suo peccato.
45
Nostro sostegno morale per il fratello ferito dal peccato
132
Penitenziale
46
47
48
49
Nessuno dopo pubblica penitenza
può essere ammesso a far parte del clero
134
Penitenziale
50
Vosinone di papa Gelasio
di fronte ai colpevoli di gravi colpe
51
Falsi pellegrinaggi penitenziali
52
II peccatore si rialzi ogni volta che cade
53
È bene che l’uomo rimproveri se stesso
136
Penitenziale
54
Nessuno condanni il suo prossimo se Dio non l’ha
ancora giudicato
55
I doni di una perfetta ubbidienza
56
Chi volutamente pecca pensando di ottenere
il perdono con l’elemosina
138
Penitenziale
57
A proposito di chi fa ritorno al suo « pantano »
dopo aver compiuto la penitenza
58
La donna penitente non osi, se vedova, risposarsi
139
Burcardo di Worms
59
Nell’imporre la penitenza non vi siano
favoritismi personali
60
Sbaglia chi crede di ottenere il perdono dei peccati
senza adeguata penitenza
61
Molto si deve soffrire per possedere Cristo
62
Nessun vescovo o sacerdote accolga un pubblico penitente
di un’altra diocesi senza una documentazione
del suo vescovo
63
Penitenti e comunione
64
Chi si rifiuta di far penitenza per i propri peccati
sia considerato pagano e pubblicano
141
Burcardo di Worms
65
Chi ha commesso azioni illecite si astenga
anche da quelle lecite
66
Nessuno dopo pubblica penitenza può prendere
di nuovo le armi
Dalla lettera di papa Leone, cap. 25. È del tutto contrario alle
leggi della Chiesa che uno possa, espletata la pubblica peniten
za, prendere di nuovo le armi. L ’apostolo Paolo ci dice: « Nessu
no, dedicandosi al servizio divino, si occupi degli affari di que
sto mondo » (2 Tm 2, 4). Per questo chi si dedica all’eserci
zio delle armi non è sciolto dalle catene del demonio.
67
Chi ritorna alla vita secolare dopo l’abbandono
della professione religiosa
68
Nessuno per quanto devoto e santo è esente da peccato
69
I pubblici penitenti non partecipino a banchetti
e non indossino abiti ricercati
70
Nessun sacerdote conceda la riconciliazione al pubblico
penitente senza Vautorizzazione del suo vescovo
71
Nessun chierico « in sacris » riceva il perdono dei peccati
mediante l’imposizione delle mani
72
I chierici « in sacris » che hanno gravemente peccato
non ricevano l’imposizione delle mani
allo stesso modo dei laici
73
Se è possibile reintegrare nelle loro funzioni i chierici
che abbiano commesso peccati sessuali
144
Penitenziale
74
Se ministri dell’altare siano incorsi per debolezza
in peccati sessuali
75
Le persone sposate si astengano
durante la Quaresima dai rapporti coniugali
76
Coloro che durante la Quaresima osano mangiare carne
77
II cristiano che pecca o meno mortalmente
78
Chierici « in sacris » e mantenimento delle loro funzioni
Dagli scritti di Girolamo. Chi vien meno alla dignità del sacro
ministero, pensi soltanto alla salvezza della propria anima. È
rischioso reinserirlo nelle precedenti funzioni.
79
80
81
82
Le disposizioni canoniche prescrivono la riammissione
alle proprie funzioni per il sacerdote
che abbia trascorso sette anni di penitenza
83
Quando una situazione deprecabile può rimanere
impunita per il bene del popolo
84
A proposito di quanti mangiano scabbia o vermi
oppure bevono urina
85
Coloro che mangiano animali sbranati
da altre bestie o strangolati nelle reti
86
Quando le api provocano la morte di un uomo
87
Se porci e galline ingeriscono sangue umano
88
Coloro che mangiano carne imputridita o di carogne
89
Se uno mangia cibo trattato da mano impura
oppure se cane o altro animale immondo
viene a contatto con il cibo
Dal medesimo penitenziale. Se imo per caso tocca cibo con ma
ni impure, oppure se a mangiare sangue umano è un cane, un
gatto o un topo o altro animale immondo, essi non sono di per
sé nocivi. Se uno, invece, affamato com’è, mangia un animale
ritenuto impuro, volatile o quadrupede che sia, farà penitenza
ma in un modo lieve.
149
Burcardo di Worms
90
Coloro che si macchiano di sangue o di altra sostanza impura
91
Chi beve sangue o sperma
92
Pesci trovati morti nel fiume
93
Chierici indemoniati
94
Coloro che disonorano il padre o la madre
93
Non è conveniente per il penitente
esercitare attività commerciali
96
I sacerdoti non impongano la penitenza secondo arbitrari
criteri personali ma secondo l’autorità dei canoni
97
Ogni sacerdote conosca perfettamente gli otto vizi capitali
98
I sacerdoti esaminino con cura i peccati di chi si confessa
99
Ogni sacerdote abbia con sé un elenco autorevole
dei peccati per essere di vero aiuto ai penitenti
100
I sacerdoti che non danno peso alle colpe dei peccatori
o che riconciliano i penitenti in maniera poco dignitosa
101
A proposito di coloro che procurano mutilazioni
152
Penitenziale
102
103
A proposito di condottieri
che compiono scorrerie contro i cristiani
104
Coloro che preparano pozioni magiche
105
Chi, inconsapevolmente o meno, si unisce ad eretici
106
A proposito di quanti bevono o mangiano
sostanze contaminate da animali impuri
107
Il demonio non scorge gli intimi pensieri dell’anima,
ma li intuisce dall’atteggiamento del corpo
108
109
A proposito di quelli che cercano di difendere i colpevoli
110
111
Coniugi e penitenza pubblica
112
In quanti modi è possibile suffragare
le anime dei defunti
113
L ‘assistenza agli infermi
114
I peccati passati nulla possono se a quelli presenti
non siamo afezionati
115
Chi non ha cuore nell’accogliere i pellegrini
116
I chierici donino ai poveri il superfluo
117
A proposito di chi ascrive al suo prossimo un peccato
118
Coloro che da troppo tempo non si confessano
119
Se in un impeto d’ira si colpisce il prossimo
120
A proposito di coloro che si scagliano contro il
prossimo con l’intenzione di ucciderlo
121
A proposito di quanti non si danno pensiero
per i peccati mortali del fratello
122
Il diacono non imponga la penitenza
123
Non venga rifiutata la penitenza
a chi per troppo tempo non l’ha richiesta
124
Coloro che disprezzano quanti con spirito cristiano
offrono un convito ai poveri
125
Coloro che affermano d’essere senza peccato
126
A proposito di coloro che affermano che i « perfetti »
nella recita del « Padre nostro » non pronunziano la frase
« rimetti a noi i nostri debiti » per se stessi,
ma per gli altri
Dal medesimo concilio, cap. 71. È stato anche deciso che tutti
recitino durante il « Padre nostro »: « Rimetti a noi i nostri
debiti », e questo vale anche per i perfetti. Non affermino co
storo che tale supplica non sia necessaria per essi ma per i pec
catori della loro comunità. Se pertanto un « perfetto » non in
tende dire « Rimetti i miei peccati » ma « Rimetti i nostri de
biti » e non lo intende applicato a se stesso ma agli altri, sia
160
Penitenziale
127
Coloro che confessano privatamente al vescovo
una colpa grave, ma che in un secondo momento la negano
128
I penitenti che con scrupolo osservano quanto loro imposto
129
Quanti sono tristi per la morte dei loro cari
130
I suicidi
131
132
A proposito di quanti hanno l’ardire di prendere
cibo insieme con gli infedeli
133
Apostati che si fanno pagani
134
135
Chi rende schiavo un cristiano
136
Chi incendia l’aia del suo prossimo
137
A proposito di quanti accecati da passione
tengono un comportamento lascivo nei confronti
di una ragazza o di una donna
138
Coloro che fanno il bagno insieme con le donne
164
Penitenziale
139
Amministrazione delle offerte e delle decime
140
Le donne si astengano dall’eucarestia
durante le mestruazioni
141
Donne che vanno in chiesa prima della ricomparsa
del flusso mestruale o che hanno rapporti
coniugali in quei particolari giorni
142
I monaci non impongano la penitenza ai laici
143
Riconciliazione dei penitenti prima del tempo
144
Che cosa chiedere in primo luogo a chi si presenta
per confessarsi
145
Confessarsi a Dio o ai sacerdoti?
146
A proposito di quanti attendono con ansia la fine
della penitenza e non invece il perdono
dei propri peccati
147
La penitenza deve essere imposta in conformità die
disposizioni canoniche ed die prescrizioni dei penitenziali
167
Burcardo di Worms
148
Nessuno osi alterare per lucro misure e pesi regolamentari
o non accettate dalla popolazione
149
A proposito della madre che pone vicino al fuoco
il suo bambino e questi muore a causa della sua negligenza
150
Se coloro che hanno ricevuto il sacramento dell’ordine
sono responsabili di gravi peccati prima o dopo
la loro ordinazione
151
Se i peccati di chi ha ricevuto il sacramento dell’ordine
rimangono segreti
152
A proposito della donna che fa bere a suo marito
una pozione a base di sangue mestruale, di sperma
maritale e di teschio umano
153
Nessuno che non sia vescovo o sacerdote
imponga la penitenza o accolga la confessione
154
155
In quali periodi gli sposi si asterranno dai rapporti coniugali
170
Penitenziale
156
157
Rapporti matrimoniali e giorno del Signore
158
Coloro che di nuovo commettono peccati già confessati
159
La penitenza dei fedeli come pure la confessione dei peccati
deve essere fatta in privato
171
Burcardo di Worms
172
FONTI DEL PENITENZIALE DI BURCARDO
173
Fonti del penitenziale di Burcardo
174
Fonti del penitenziale di Burcardo
175
Fonti del penitenziale di Burcardo
31. Il brano non è di Girolamo; si riscontra già una prima volta nella
praefatio al 'Poenitentiale di Alitgario (Schmitz 2.266) e viene
ripreso, ma con attribuzione a Girolamo, nel libro 6° della mede
sima opera (PL 105.707; lo Schmitz non contempla, nella sua edi
zione, questo canone).
32. È ancora tratto da Alitgario, op. cit., 6 praef. (Schmitz 2.292).
33. Non dal Poenitentiale di Teodoro ma ancora da Alitgario, op. cit.,
6 praef. (Schmitz 2.290-291).
34. Concilio di Chalon-sur-Saòne, a. 813, c. 32 (MGH Conc. 2 /
1.279).
35. IV concilio di Cartagine = Statuta ecclesiae antiqua, c. 74 (CCL
149.350); ma il brano già si legge in Regino 1.306.
36. Il brano non proviene da Agostino; con uguale attribuzione, inve
ce, lo ritroviamo in Alitgario, op. cit., 6 (PL 105.708: anche
questo brano non è registrato nell’edizione del libro 6° da parte
dello Schmitz).
37. Non del concilio di Magonza si tratta, ma di quello di Reims, a.
813, c. 31 (MGH Conc. 2/1.256).
38. IV concilio di Cartagine = Statuta ecclesiae antiqua, c. 75 (CCL
149.350), ma probabilmente da Regino 1.312.
39. Regula Basilii, c. 27 (PL 103.510): giunge a Burcardo attraverso
Regino 1.325.
40. Sotto il nome di concilio Africano era diffuso il Breviarium Hip-
ponense, dal cui c. 30 deriva il brano (CCL 149.41-42); ma il ca
none è già presente in Alitgario, Poenitentiale, 3.11 (Schmitz
2.277) e Regino 1.293 che potrebbe costituire la fonte prossima di
Burcardo.
41. Si tratta del concilio di Laodicea, sec. IV, c. 2 nella versione del
la Dionysio-Hadriana (PL 67.165); il brano è attestato anche in
Alitgario, op. cit., 3.15 (Schmitz 2.278) come pure in Regino
1.308 da cui sembra dipendere Burcardo, il quale omette alcune
espressioni.
42. Pseudo-Callisto I papa, ep. 2.18-20 (Hinschius 141-142): poche
le varianti introdotte da Burcardo.
43. Il brano, così com’è articolato, proviene senza dubbio da Rabano
Mauro che nelle sue opere « penitenziali » cita più volte la suppo-
sita lettera di Gregorio a Secondino: Poenitentium liber, c. 1
(PL 112.1400 D-1403 C) con la stessa struttura che ritroviamo
in Burcardo. Si aggiunga, inoltre, che la lettera, per quanto spu
ria, ha avuta una sua diffusione grazie alle Decretali Pseudo-Isi-
doriane (Hinschius 737).
44. Costituiscono il brano vari passi dell’opera di Giovanni Crisosto
mo, De reparatione lapsi, cc. 1, 2, 16, 17 (Sources Chrétiennes
176
Fonti del penitenziale di Burcardo
177
Fonti del penitenziale di Burcardo
178
Fonti del penitenziale di Burcardo
179
Fonti del penitenziale di Burcardo
180
Fonti del penitenziale di Burcardo
181
Fonti del penitenziale di Burcardo
182
Fonti del penitenziale di Burcardo
183
TAVOLA DI CONCORDANZE
CON IL DECRETO DI GRAZIANO
Legenda:
D. = Distinzione
C. = Causa
q. = questione
c. = capitolo (o canone)
185
73 D. 50 c. 28
74 D. 50 c. 52
74 C. 15 q. 8 c. 2
78 D. 50 c. 30
80 D. 50 c. 31
V D. 5 de penit. c. 2
105 C. 11 q. 3 c. 91
105 C. 24 q. 1 c. 41
109 C. 23 q. 5 c. 7
111 C. 33 q. 4 c. 13
112 C. 13 q. 2 c. 22
123 D. 1 de penit. c. 62
124 D. 42 c. 1
127 C. 6 q. 2 c. 3
130 C. 23 q. 5 c. 12
145 D. 1 de penit. c. 90
150 D. 50 c. 34
186
ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI BIBLICHE
Ap Apocalisse
At Atti degli Apostoli
Col Lettera ai Colossesi
1 Cor Prima lettera ai Corinzi
2 Cor Seconda lettera ai Corinzi
2 Cr Secondo libro delle Cronache
Dn Daniele
Eb Lettera agli Ebrei
Ef Lettera agli Efesini
Es Esodo
Ez Ezechiele
Gal Lettera ai Galati
Gb Giobbe
Gc Lettera di Giacomo
Ger Geremia
Gn Genesi
Gv Vangelo secondo Giovanni
1 Gv Prima lettera di Giovanni
Is Isaia
Le Vangelo secondo Luca
2 Mac Secondo libro dei Maccabei
MI Malachia
Mt Vangelo secondo Matteo
Os Osea
1 Pt Prima lettera di Pietro
2 Pt Seconda lettera di Pietro
Qo Qoelet
Rm Lettera ai Romani
Sai Salmi
1 Sam Primo libro di Samuele
2 Sam Secondo libro di Samuele
Sir Siracide
1 Tm Prima lettera a Timoteo
2 Tm Seconda lettera a Timoteo
1 Ts Prima lettera ai Tessalonicesi
2 Ts Seconda lettera ai Tessalonicesi
Tt Lettera a Tito
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GLOSSARIO
ABBA Titolo di venerazione riservato ai padri del deserto che esercitavano una
funzione carismatica verso i più giovani monaci; da non confondere con il ti
tolo di « abate » che è riservato al superiore di una comunità monastica, an
che se l’origine — dall’aramaico abbà — è comune.
ACCOLITO Era il chierico che aveva ricevuto il cosiddetto ordine minore del-
l’accolitato: aveva l’ufficio di seguire (« sequens ») e aiutare il diacono special-
mente durante la celebrazione eucaristica.
APOSTATA È il cristiano che ha abbandonato la sua fede per seguire altre pra
tiche religiose.
BELISA Nome tedesco (« das Bilsenkraut ») per indicare il giusquiamo (vedi).
CAPITOLARE È il nome delle ordinanze emanate dai re franchi, dai Carolingi
in poi, così denominati per la loro caratteristica divisione in capitoli (« capi-
tuia »). Numerosi sono quelli di Carlo Magno, ma notevole fu anche l’opera dei
suoi successori, fino alla metà del secolo IX. Si hanno capitolari « ecclesiasti
ci » se contengono disposizioni relative alle persone o ai benefici delle Chiese,
emanate da concili e sanzionate dal re; altrimenti sono capitolari « mondani ».
In base alla loro natura si dividono in « Capituiaria legibus addenda » se con
tenevano correzioni alle leggi dei singoli popoli, che dovevano essere approvate
dalle rispettive assemblee; « Capituiaria per se scribenda » se dipendevano sol
tanto dalla autorità del re; infine « Capituiaria missorum » se le istruzioni era
no affidate ai rappresentanti del re (« missi dominici ») nel governo delle pro
vince. La principale raccolta dei Capitolari costituisce una sezione dei MGH.
CATECUMENO Era, nella Chiesa antica, l’adulto che si preparava a ricevere il
battesimo. Aveva un posto distinto durante la celebrazione liturgica ed era
oggetto di cura particolare da parte del vescovo. Finché non era stato ammes
so al battesimo, doveva lasciare la chiesa quando cominciavano i riti eucari
stici veri e propri. Il posto dei catecumeni, al quale fanno riferimento i testi
penitenziali, era in fondo alla chiesa.
CHIERICO « IN SACRIS » È il chierico che ha ricevuto gli ordini sacri detti co
munemente ordini maggiori, dal suddiaconato in poi. Così si è tradotta l’e
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Glossario
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Glossario
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ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI
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Orientamenti bibliografici
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197
Orientamenti bibliografici
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finito di stampare nel mese
di giugno 1986
dalla tipografia G. Bianchi
di R. e A. Dogheria
Sesto S. Giovanni
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