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yi = Dij xj (3)
Supponiamo ora di considerare un’altra base, f i . Se questo insieme di vettori è una base esiste una
matrice, non singolare tale che ei = Sji fj . Il vettore x nella nuova base sarà espresso da
Rappresentando le componenti del vettore come un vettore colonna: x 0 = Sx. Vediamo allora che
la (??) implica:
S −1 y 0 = DS −1 x0 ⇒ y 0 = SDS −1 x0 (4)
le componenti x0 , y 0 si riferiscono sempre agli stessi vettori, x, y rispettivamente, semplicemente
espressi in una base diversa. Vediamo dalla (??) che la stessa azione del gruppo, nella nuova base
è espressa da
0 −1
D = SDS
è quindi chiaro perchè le rappresentazioni D e D 0 sono dette equivalenti: possono sempre essere
viste come la stessa azione ma espressa in basi diverse.
Un caso particolare è quello in cui il cambiamento di base avviene tramite una trasformazione
unitaria, in questo caso le rappresentazioni si dicono unitariamente equivalenti, ma sottolineiamo il
fatto che l’equivalenza prescinde da qualunque definizione di prodotto scalare.
1
Spazio invariante. Un sottospazio M ∈ H si dice invariante se va in se stesso
sotto l’azione di tutti gli operatori U (g), cioè
∀g ∈ G U (g)M ⊂ M
Un operatore lineare “mischia” i vettori nello spazio di Hilbert. Può accadere che un sottospazio
resti invariato in questa operazione, ad esempio è chiaro che per rotazioni attorno all’asse z in R 3 i
vettori diretti lungo z non cambiano.
Lemma di Schur.
Lemma 1. Consideriamo una rappresentazione finito dimensionale, cioè in
Cn . Se un operatore A commuta con tutte le matrici U (g) di una rappresen-
tazione irriducibile allora A è un multiplo dell’identità
T (g)A = AS(g) ∀g ∈ G
2
Somma di rappresentazioni. Se si hanno 2 rappresentazioni U1 e U2 che
agiscono su due spazi V1 e V2 possiamo costruire la rappresentazione somma,
indicata con S12 = U1 ⊕ U2 che agisce sullo spazio V1 ⊕ V2 nel modo ovvio:
U
1
U
2
3
Prodotto di rappresentazioni. Supponiamo di avere due spazi vettoriali
E, F di dimensione n, m rispettivamente. Siano ei , f j i vettori di base rispettivi.
Dall’algebra sappiamo come definire il prodotto tensoriale di questi spazi: è
lo spazio lineare generato da ei ⊗ f j , di dimensione n × m. È chiaro che se
abbiamo una rappresentazione del gruppo in E, descritta da operatori D E (g)
ed una rappresentazione in F , descritta da operatori D F (g), queste inducono
automaticamente una rappresentazione in E ⊗ F : D E ⊗ DF . Per vedere la cosa
in modo esplicito ricordiamo che un operatore è determinato dalla sua azione
sulla base:
D(g)(ei ) = D(g)ki ek
questo implica che le componenti di un vettore si trasformano come
x0i = D(g)ik xk
ei ⊗ f j → DE (g)ki DF (g)`j ek ⊗ f `
Conviene pensare alla coppia di indici come ad un unico indice, in questo modo
è ancora più chiaro che la relazione precedente è una rappresentaziome matri-
ciale usuale del gruppo, in dimensione n × m. Mettiamo in guardia contro un
errore in cui talvolta può incorrere un novizio in questo campo: la somma delle
rappresentazioni ed il prodotto di due rappresentazioni sono cose completamente
diverse, come dovrebbe essere chiaro dalla costruzione data. Ad esempio, per
usare il linguaggio del momento angolare che supponiamo noto al lettore, la
somma di due rappresentazioni di momento angolare 1 è una rappresentazione
di dimensione 6, il prodotto è una rappresentazione di dimensione 9. Come
altro esempio consideriamo gli stati 2p e 3d di un singolo elettrone nell’atomo
di idrogeno, questi costituiscono una rappresentazione di dimenione 8 che è la
somma di due rappresentazioni di dimensione 3 e 5 rispettivamente. Uno stato
generico in questo sottinsieme di stati è scrivibile come sovrapposizione di stati
a momento angolare 1 e momento angolare 2
ψ = aψ1 + bψ2
4
Per rotazioni:
1
X 2
X
R(θ, ϕ)|ψi = am1 D(1) (θ, ϕ)m01 ,m1 |1, m01 i+ bm2 D(2) (θ, ϕ)m02 ,m2 |2, m02 i
m1 =−1 m2 =−2
Consideriamo invece 2 elettroni, uno in uno stato 2p e l’altro in uno stato 3d. il
generico stato del sistema2 è dl tipo:
X
|ψi = Am1 m2 |1, m1 i|2, m2 i
m1 ,m2
e sotto rotazioni
X
R(θ, ϕ)|ψi = Am1 m2 D(1) (θ, ϕ)m01 ,m1 D(2) (θ, ϕ)m02 ,m2 |1, m01 i|2, m02 i
m1 ,m2
DE ⊗ DF = Da ⊕ Db ⊕ . . . ⊕ Dn
Gruppi compatti. Il caso dei gruppi compatti, come SU (n), SO(n) è par-
ticolarmente interessante sia dal punto di vista fisico sia da quello matemati-
co. Un risultato importante è che per i gruppi compatti qualunque rappre-
sentazione lineare (continua) è equivalente ad una rappresentazione unitaria,
vediamo perchè.
Cominciamo con l’osservare che in uno spazio di Hilbert, a priori, possiamo
definire diverse definizioni di prodotto scalare, questo è la generalizzazione del
fatto che in Cn qualunque matrice hermitiana senza autovalori nulli Hij definisce
un prodotto scalare:
hx|yiH = x∗i Hij yj
Queste diverse definizioni sono riconducibili una all’altra da un cambiamento di
base, se ei è una base ortonormale, ad esempio, rispetto al solito prodotto x∗i yi
e f i una base ortonormale nella nuova base l’applicazione S : ei → f i trasforma
i vettori nella vecchia base in quelli nuovi. Siamo nella situazione descritta dalle
2 Qui trascuriamo il principio di Pauli per non complicare l’esempio.
5
formule (??) e seguenti. Notiamo che il cambiamento di base è unitario solo se
gli autovalori della matrice Hij sono tutti 1.
Consideriamo ora una qualunque rappresentazione (continua) di un gruppo
compatto in uno spazio di Hilbert, realizzata tramite operatori T (g). Il punto
fondamentale è che il “volume” di un gruppo compatto è limitato ed è possi-
bile definire una misura su questo gruppo con una proprietà fondamentale: è
invariante sotto l’azione del gruppo, cioè
Una misura siffatta è unica e si chiama misura di Haar. Questo fatto è l’analogo
per un gruppo della usuale misura su R che è invariante sotto traslazioni:
dx = d(x + a)
Si dimostra che tutto è ben definito ed il prodotto scalare (??) non ha patologie.
Rispetto al nuovo prodotto scalare però è immediato che la rapprsentazione
è unitaria, infatti
= hx|yiG