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u 10 E 20
NUOVA SERIE - ANNO I.
ARCHIV IO STORIC O
SARDO
CA OLI ARI
INO. TI P. R. C. T. DI F. T ROIS
1936
SOMM ARIO
STUDI
ATTI UFFICIA.LI
ARCHIVIO STORICO
SARDO
Vo L XX - FAsc.'"' 1° E 2°
N UO VA SERIE - A NNO I
C AGLIARI
ARTI GRAFICHE B. C. T .
1936
LA SARDEGNA
E LE LOTTE 1\1EDITERRANEE
NE L XVI SECOLO
L A SARDEGNA E I SARDI
PER L'IMPRESA D I TUNISI.
( 1) SANDOVAL - op. cit. · Tomo VI, pag. 262. Per maggiori notizie sul
sardo Hagan·Haga, che cercò di rendersi indipendente da Solimano, facen·
dosi eleggere Re d'Algeri e che invece finì prigioniero in Costantinopoli si
consulti: ffist du royaume d' Alger di LAUOIER DE TASSV.
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(1) Tou - Codex Dipl. Sardinae - Voi. Il, pag. 445. Le truppe del
tercio napoletano passarono l'inverno a Sassari: nam Alphonsus Unt:is cum
Tertio Napoletano Sardiniam venit et Sassari hyemavit, ubi omnes eius mi-
lites, magna Sassarensum charitate, rerum omnium subventione fuerunt re-
creati; tertium etiam Siculum adpulit Caralim, ubi kybernis non minoribus
commodis stetit • FARA· op. cit., pag. 412.
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(1 ) Attestano di questi aiuti ai ribelli corsi diversi documenti dell ' Ar·
cbivio di St.;to in Cagliari, fra i quali una sentenza emanata contro certo Pinna
di Gallura per aver inviato nel 1562 ai francesi di Bonifaccio cavalli, vacche
e porci - ARCHIVIO 01 STATO, P. 2, f. 103.
(2) ARCHIVIO DI STATO - 8 C 34, f. 83.
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< mille salmis tritlci pro exercitu quem dieta domi!lacio januensis
e habet in regllo Corsice contra Sanctum Petrum corço rebellem
< et inobedientem diete dominationi, viJis llteris regiis sue Mage-
« statis datis Madriti X VII julii anni presentis in quibus Sua
< Magestas mandat !tte illustre dominationi quod provideat de
< militibus et de victualibus hulus regni quarum tenor inseratur,
< visis literis illustris ducis et gabernatorum reipublice januensis
< X// Augusti proxime pret~riti sue illustri dominationi directis
< in quibus supplicant extractio11em eisdem concedi dictorum centum
« equorum et mille salmarum tritici et quingentarum ordei attenta
e ubertate frumenti presentis regni et volulltate Sue Magestatis,
e sumpta deliberatione in ref{io consilio f uit in eo conclusum quod
« dicti centum milites equestres cum duobus capitaneis et quinque
« mille quùzgenta starella frumenti mensure ca/lari educantur et
< extrahantur a presenti regno etiam et ordei solutis dictis mili·
< tibus capitaneis et ofjicialibus eorum solitis stipendis et precio
La difesa di Malta, nella quale rifulse I' eroica figura del Gran
Maestro jean Parisot de la Valette per la sublime fermezza e per
1' indomito valore con cui respinse trentamila turchi con soli set-
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(1) Dei quattro reggimenti o tercios spagnoli che parteciparono alla bat-
taglia di Lepanto i due di Sicilia e di Napoli erano di residenza in Italia, mentre
gli altri due risultano provenienti dalla Spagna. Uno di questi si chiamava di
Sardegna, ma gli scrittori non sono d'accordo nel fare il nome del maestro
di campo che lo comandava; per alcuni è Don Lopez de figueroa, per altri,
fra i quali lo Iurien de la Oraviére, Don Miguel de Moncada. Non vi può
esser dubbio sul primo, ma non è da escludersi che anche l'altro tercio non
sia stato levato in Sardegna.
(2) f . TOMASO CORSO - Rosario de nuestra Seiiora - Genova 1614,
P•i· 370.
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(1) FRA SALVATORE VITALE - Annalts Sardiniae - Firenze 1639, pag. 150.
(2) MATTEO MADAO - Dissertazioni storiche apologetiche critiche delle
sarde antichità - Cagliari 1792. Questo scrittore riporta anche passi di altri
autori posteriori al Costiol.
(3) L. MULAS MAMELI - I Sardi a Lepanto - Ca2liari 1887.
(4) HIERONVMO DE COSTIOL - Primera parte dt la Cronica del muy
alto y poderoso Principe Don Juan de Arstrie hijo del Emperedor Carlo quinto
Barcellona 1572.
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(1) Questo singolare episodio che ~imostra ancora una volta la perfetta
organizzazione marinara e diplomatica dalle Serenissima è riportato dal CosTIOL
op. cit. Libro Ili Capo IX e da molti storici moderni fra i quali; Rosa - Hi-
storia del Combat Nava del Lepanto - Madrid 1853; MOROARET op. cit.
p. 224; W. H PRESCOTT · Histoire daR.egnede . Philippe Il - Parigi l l:S61 T omo
V pag. 110.
(2) LUIOI CONFORTI - I Napoletani a Lepanto. Napoli 1886, pag. 123.
(3) PIETRO BELLONOTTO - Il Oen. Stefano Manca di Villahermosa - Ca-
gliari 1926 - pag. 114.
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FORNITURA DI VETTOVAOLIE
ALL'ARMATA DI DoN G1ovAN-
N1 D' AUSTRIA
Messina con tre navi, las qua/es llegaron a tiempo que fue de
no poco seruicio a la dicha armada.
Il ritardo nel pagamento fu causa di malumori: i fornitori pro-
testavano presso il Vicerè e questi faceva ·riunire il Consiglio del
Patrimonio per mandarne le deliberazioni al Principe, ma sempre
senza risultato. (1)
Poichè nè lettere nè incitamenti potevano modificare quest'in-
solvibilità, dipendente, non dalla volontà di Don Giovanni, ma da
mancanza di mezzi e di denaro, il detto Consiglio inviò in Sicilia
un suo fiduciario per risolvere personalmente col Principe la
lunga e spinosa controversia. O stacolato da uomini e da cose il messo
impiegò circa due anni nel seguire Don Giovanni attraverso i
frequenti suoi viaggi. La distinta delle spese sostenute documen-
tano la sua odissea: partito da Cagliari nel Settembre 1572,
percorse diverse volte la Sicilia, seguì Don Giovanni a Napoli,
ritornò a Messina proseguendo per Palermo; restituitosi a Messina
ripartì per Napoli, dove dovette ottenere affidamenti sicuri dal
Principe; percorrend? I' itinerario Livorno, Bastia, Bonifacio, e
Tempio si restituì a Cagliari ai primi del Luglio · del 1574. (2)
Questa distinta presenta un certo interesse, in quanto com-
pleta le notizie che fino ad oggi si hanno dei molteplici viaggi di
Don Giovanni. Essa dimostra inoltre che Filippo Il, al quale comin-
ciava a dar ombra il prestigio del suo grande fratello, non faci-
litava certamente l'impresa di Tunisi, la quale poteva concludersi
con la formazione di un impero africano sotto la sovranità di Don
Giovanni.
Nel settembre 1573 il Principe diresse a Tunisi la sua armata
composta di 116 galee e con lui erano le migliori milizie di
Lepanto, fra le quali il tercio di Sardegna, sempre al comando
di Don Lopez de figueroa. (3)
Tunisi fu presa senza combattere e Don Giovanni, comuni-
cando al fratello l'esito e le vicende della spedizione, aggiunse in
ultimo « io devo raccomandare a Vostra Maestà che io sono cosi
per dire senza un soldo >.
(1) CERVANTES - Don Quixote - Parte 1, Cap . 39. Il grande scrittore ebbe
notizia della presa della Goletta, essendo prigioniero ad Algeri. - Nel suo
romanzo al capitano Ruy Perez de V1edina nel narrare le tragiche vicende
della spedizione di Tunisi fa di re: cautiuaron ansi mesmo al generai del fuerte
que se llamava Gabrio Cervellon, caballero mi/anes, grande ìngeniero y valen·
tissimo soldado.
(2) CARLO PROMIS - Biografie degli ingegneri italiani del sec. XIV
metà del XVIII in Miscellanea di Storia Patria . Tomo XIV · Torino 1875
pag, 208 e seg.ti
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(1) CARLO PROMIS - op. cii. pag. 208 e seg.tl GEN.LE L. A. M.AO-
OIOROTTI - Breve dizionario degli architetti e ingegneri militari italiani. Roma
1935 Xlii, pag. 04
(2) Lettera di Francesco Ibarra a Filippo Il in Colecion dt documtntos
ineditos ecc. - Tomo 111.
(3) CAMPANA - op. cit. Voi. I - Libro Il pag. 136.
(4) ARCHIVIO VATICANO - Misceli. Arm. 2 - Voi. 94 fogl. 228 e seg.tl
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(I) Cole&ion de documentos itledìtos. Tomo lii di pag. 136 a pag. 142.
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(1) Nei rogiti notarili del sec. XV s'incontrano con frequenza pie !ascite
•a s'opera de S. Baingiu corpus santa• Una donazione che risaliva a tempi
più remoti, fu il salto di San Gavino in territorio di Chiaramonti, appartenente
allora alla diocesi di Ampurias. Principiava dalla chiesa di S. Giusta Runaght
Longu e si estendeva fino al salto di Sassu Kiosso.
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mento di liti tra monaci e clero. Un solo episodio che metto in
rilievo ci fa conoscere le costituzioni diocesane nella loro fisio-
nomia antica che si conservò quasi immutata fino alla riforma
tridentina.
Benedetto, abbate di San Pietro di Nurki aveva ottenuto
verso il 1134 dall'arcivescovo Pietro di Canneto la donazione
delle Chiese di San Giorgio di Barake e di Santa Maria di
Oennor, entrambe in territorio appartenente alla giurisdizione
della Chiesa di Torres. Ma nonostante il consenso del Giudice
Oonario de Lacon e dell'arciprete Costantino de Lella, il clero
di San Gavino impugnò la validità dell'atto, perchè lesivo dei
propri diritti.
La controversia fu definita nel concilio provinciale tenuto in
Ardara l'anno appresso da Uberto vescovo di Pisa e legato di
Papa Innocenzo Il il quale giudicò illegale la donazione delle
due· chiese perchè fatta sine assensu clericorum Sancti Oavini,
ma permise ai monaci cassinesi di possederle con l'obbligo però
di riconoscere la loro dipendenza dalla chiesa cattedrale pagando
un censo annuo.
Secondo la formula del lodo di Ardara, non· solo i canonici
ma anche tutti i chierici appartenenti alla Chiesa madre dovevano
approvare e sottoscrivere gli atti più importanti, come apparisce
dal documento che pubblichiamo e più chiaramente da altri. (1 )
Nel diritto ecclesiastico particolare della Provincia di Torres
restano per tutto il medio evo alcune caratteristiche del clericorum
coetus antico, chiamato presbiterio. Non v' ha traccia alcuna del-
1' arcidiacono che altrove raggiunse un potere cosi ampio da
esercitarlo talvolta contro la volontà del proprio vescovo e farne
te veci nell'amministrazione della diocesi.
A capo del clero della cattedrale troviamo invece l' archi-
presbyter, con ufficio spirituale e temporale.
Siccome il clero decideva col Vescovo circa le decime e i frutti
del patrimonio comune se ne richiedeva il consenso per ogni
mutamento di beni patrimoniali.
Può ritenersi che prima ancora del mille la Ghiesa di San
(1) _Concilio di Saflta Giusta can. 24; Per Costituzioni diocesane del Lo-
gudoro, Filia, Sardegna Cristiana, li , 191 ss; Corone iMdite del Podestll in
C4rie Sas1aresi del sec, X V In • Studi Sassaresi > 2.a ser. 6 voi.
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Nicola di Thathari fosse una vera plebs ruralis in senso religioso,
un organismo con jus parrocchiale. Nei primi decenni del secolo
decimosecondo I' incontriamo già tenuta a un tributo verso la
cattedrale di San Gavino, la plebs urbana da cui prima di-
pendeva.
Altre plebanie si formarono pure nel terrìtorio contiguo, dove
sorgevano villè antiche, le parrocchie di Sorso e di Tissi-Usini
che ne conservano il titolo. Lo mutò tardi Osilo.
L'importanza della pieve di San Nicola si allargò nel corso
dei secoli Xli e ~ lii col rapido progredire di Sassari, do ve af-
flu ivano le popolazioni marittime esposte alle incursioni barbaresche,
abitanti di piccoli borghi vici ni, possidenti di corti e mercanti
della Corsica, di Pisa e di Genova.
Costituitosi il comune autonomo, dopo una lotta violenta che
determinò la caduta degli ultimi eredi del Giudicato, a metà del
duecento l'arcivescovo Prospero si sottoscriveva archlepiscopus
de Sassari e nel 1278 la nuova città era divisa in cinque par-
rocchie. All e nuove chi ese di Santa Caterina, Sant' Apollinare,
San Sisto e San Donato si assegnarono come dotazione alcune
terre elencate nel Condaghe di San Nicola. (1)
Sebbene il pastore della diocesi risiedesse ormai abitualmente
in Sassari, tuttavia la sua cattedra restava in Torres, così spopolata
che ne i primi decenni del 400 vi erano soltanto le poche abitazioni
degli addetti al porto e alla custodia della torre presso i ruderi
della città romana, su cui imperava sempre l'alone del mistero,
richiamandovi cercato ri di tesori. (2)
Soltanto il 4 maggio, anniversario della dedicazione della
Basilica e il 25 ottobre festa dei SS. Marti ri, le vie modeste e
deserte erano ani mate dalla folla variopinta che seguiva prelati e
clero di tutte le diocesi della Sardegna settentrionale.
La traslazione giuridica della sede a Sassari era nei voti di
tutti. Nel gi ugno del 1440 l' Arcivescovo Pietro Spano Qttenn~ da
.
(1) E' ricordato nell'atto di Concordia tra i parroci di Sassari del 10
ottobre 1336 - cfr. Tota. Cod. Dipl. Sar. sec. XIV.
(2) Torres, si legge nella bolla di Eugenio IV, 3 aprile 1441, propter
malignilatt;a temporis et diversas alias calamitatea quae partes illas, proh
dolor, ajfli xcrunt~ desolata et destituta exsistit. ... quod nulli eam inhabitant.
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( 1) Cf. Catalogo delle carte e delle altre pubblicazioni del/' /stitut9 ldro-
rrafico della R. Marina 1934 - Genova.
(2) Periplus, on essay on tlze early history o/ clzarts and .saìliog-directions ,
Stockolm 1897. Si badi però che il Nordenskiold usa il termine porto/a.no per
indicare Ìa e.aria n(lutica e chiama portolano normale la carta nautica ci.e! Me-
diterraneo or\ginaria, di cui tutte le altre sarebbero copie. Questa confusione
di termini si trova in molti altri scrittori.
(3) C. A. NALLINO - Un mappamond.o arabo disegna.io ne.11579, in . Bol·
I.e.ttino della Soc. Oeogr.afica Italiana •. Serie V, Voi. V (191.6 ) pp. 721-73µ •Se
già alla metà del secolo XIV, presso gli A_rabi dell' Afri~a -seUentriona~, :era
fio. 1 - lo Compasso da N11ve911re.
Redazione dell'anno 1296 f. l.
- .6 9-
corrente la voce spagnola Kunbas, per disegnare le carte nautiche del Medi-
terraneo tradotte in arabo su originali catalani, bisogna ritenere che già da
lungo tempo, cioè già nel secolo XIII, il vocabolo Compas fosse usato in tal
senso dai marinai di Catalogna. Parmi dunque che gli autori di quei tre portolani
italiani del secolo XV, designando I' ppera loro col nome di Compas.s o ·non
abbiano fatto altro che seguire la denominazione catalana (o più esattamente
maiorchina) solo estendendola dalla carta nautica al portolano propriamente
detto •. Così il Nallino; ma mentre l'uso del vocabolo Compasso per la carta
nautica e per il portolano è documentato, come ora vedremo, per i marinai
italiani dei secoli Xlii e XIV, non è affatto documentato per i catalani e
maiorchini.
(I) Dit italitnisclun Portolant dts Mitttlalttrs - Berlin 1909. Il Kretschmer
ha avuto il merito, delle ricerche nelle biblioteche e negli archivi p' Jtalia e
della pubblicazione di testi inediti, di avere riconosciuto e difeso la priS>rità
,degli .ltalittni nella cartografia ·medioevale.
(21 Questì manoscritti sono ora entrati a far parte della Bil>lioteca Uni-
Y,e(sitaria di Cllgliari e verranuo man mano illustrati. la l,libliot.eca pa;ssie.d~
anche· uno dei più antichi co.dis:i ~cl .Coosplatp iUl Mari.
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V. - IL çOMPASSO DA NAVEOARf:
NELLA REDAZIONE DEL 1~9Q.
•
tll-MJ:' ~llt'O ~ ~ ànm.1'10 tom~
~ b~ dìa,_,,,n.m~ (l~_!omA'Y't nlA.l_. t
~-,,.,m.titlA tattro A.COih\nn~l1 1.
Una volta entrato nel!' uso della gente di mare non ne usd
più. Lo si accrebbe e modificò senza posa. La sua forma tipica
comprese sempre il Mediterra.n eo, con l'aggiunta del Mar Nero.
Ma ben presto esso fu ingrandito con la descrizione ddle
coste atlantiche di Portogallo, Spagna, f rancia, fiandre, Inghilterra.
Senza più il suo nome originario, esso si trova così conglobato
in parecchi portolani posteriori come nel portolano Rizo, in
quello contenuto nei manoscritti di Parma Cod. Palat. N° 246 e
nel Portolano Magliabecchi Xlii, 88 (Strozziano n° 256), nel Por-
tolano Magliabecchi Xlii 72 ff. 43-88 e in altri manoscritti. Già
Theob. fischer (Sammlaflg mittelalterliclzen Welt aTZd Seekarten
1886 p. 73·75) ha riconosciuto l'influsso dei nostri testi porto-
lanici su quelli delle altre nazioni anche del Nord.
L'opera creata dal!' ignoto nocchiero italìano del sec. Xlii ha
avuto una fecondità che continua nei secoli .
Xli. - ILCOMPASSO-PORTOLANO E IL
COMPASSO-CARTA NAUTICA SONO
DUE PARTI COMP LEMENTARI
DELLA MEDESIMA OPERA.
(l) Il testo portoluico del Compasso e la Carta Pisana sono vicini anche
per la menzione di alcune località che spariscono dalle carte nautiche poste·
rlori. Cosi Capo d' Arol. nelle coste di Provenza fra C. Lardiero e frasneto
(Fraxinetum, nido degli Arabi nel secolo IX, il cui nome resta a La Oarde
de Frainet) ricordato dal portolano, trovasi solo nella Carta Pisana. li , porto-
lano dà San Romolo invece di San Remo, e così solo la Carta Pisana, mentre
le posteriori hanno San Remo: le due località esistono tuttora, ma San Remo
quando fu scritto li Compasso o era distrutto o non aveva importanza, mentre
prevaleva San Romolo che è più nell'interno. Così Cavo de Mesen, il C. Mi·
seno, è ricordato ~alla Carta Pisa9a e dal Compasso.
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(1) Si trova ancora vivo in albanese sotto la forma sterl. Cf. Acta .Al-
baniat herausi. von Thallòczy - Jirecek - Sufflay, Wien 1913 I, 129 N. 3 e 2
742. Il Ducange lo riconnetteva a torto con atsluaria, 1stier!J.
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teristiche che copre queste carte non è che il sistema di 16, 32,
venti del Compasso italiano. E a togliere ogni dubbio, già la più
antica carta, la Pisana, segna a fianco delle otto direzioni principali
i nomi degli otto venti in uso presso i marinai italiani di quei
secoli.
Un valore analogo la parola Compasso ha nell'antico francese.
Secondo un'opinione assai comune nel Medio Evo, seguita anche
da Dante, Gerusalemme era al centro del mondo, e nella chiesa
del Santo Sepolcro si mostrava una pietra circolare di marmo, con
un incavo al centro, che Cristo stesso avrebbe dichiarato essere
l'Umbilico del mondo, e che avrebbe anzi misurato di sua mano.
Uno dei continuatori di Guglielmo di Tiro, l'autore del manoscritto
di Rhothelein, descrivendo la chiesa com'era nel secolo Xlii, dice
(Histoire des Croisades Il p. 508): Em mi le cuer de l' eglyse
estoit li Sepulcrez Nostre Seiglleur /hesu Ch.rist et de lez estoit
li Compaz que Notre Sirez mesura de sa main on mi leu del
monde, si comme l' en disoit, cioè: in mezzo del coro della chiesa
era il Sepolcro di N. Signore G. Cristo e da lato era il Compasso
che nostro Signore misurò di sua mano, al centro del mondo,
come si diceva. Altri esempi analoghi nella letteratura francese
ricorda il Dizionario del Littrè, come questo di una poesia ante-
riore al 1300 :
{I) Anche presso gli Inglesi nel secolo XV la bussola appare col nome
boxe, mentre compas, compass, che pure ap pare in inventari di navì, designava
quasi certitmente la carta e il portolano. Così in un inventario francese del
1441 • plusieurs compaes, aguilles et oirloges de mer • compaes sono le carte
e i portolani, aiguilles le bussole, oirloges le clepsidre a polvere per misurare
il tempo. Cf. Ch. de la Roncière: Histoire de la Morine française Voi. Il,
p. 610-11 .
- 92 -
Gli Etruschi avevano dunque diviso il cielo e con esso I' oriz·
zonte in XVI parti, in ognuna di esse avevano collocato la sede
di alcune divinità: su questa divisione i libri fulgurales insegna·
vano a determinare il punto donde il fulmine avesse origine e
dove terminasse, per conoscere la volontà degli dei. Questa stessa
divisione adoperavano nell'aruspicina e nell'interpretazione delle
viscere animali, sopratutto del fegato considerato come una im·
magine del cielo: il fegato di bronzo di Piacenza, uno dei più
singolari documenti di quella disciplina, ha il suo margine diviso
in 16 regioni. I libri aruspicini adottavano la stessa divisione e
la stessa terminologia dei libri f ulgurales.
Come l' aruspice e l'augure si servivano di quella divisione
del cielo in XVI partes o regiones caeli, per dire con precisione
donde il fulmine fosse venuto (fulmm qua ex parte venisset),
così il nocchiero etrusco. se ne serviva per indicare da quale parte
del cielo spirava il vento che gonfiava la sua vela, la parte o
regione verso la quale la nave era diretta, per determinare il corso
degli astri (numi anch'essi distribuiti nelle regioni del cielo) con
cui dirigeva la sua navigazione.
Gli Etruschi avevano portato il principio di quella divisione e
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Per precisare la parte che la bussola può aver avuto nel pro-
gresso dell'arte nautica che è rappresentato dal Compasso da Na· ·
vigare, bisogna innanzi tutto sgombrare il terreno da alcuni pre-
concetti largamente diffusi.
Uno è che l'antichità, pur avendo avuto peripli, non ebbe
carta nautica, e ciò perchè sarebbe mancato il mezzo per costruirla
( la bussola). Bisogna invece affermare che come nel Medio Evo
la carta geografica è nata e si è svil u ppata dalla ca rta nautica
italiana, così nell'antichità g reca la geografia, cioè in origine la
grafia, il disegno della terra, e la sua descrizione, sono nate dai
bisogni dei naviganti , e dalla carta prevalentemente nautica che
si erano costruiti g li Ioni di Mileto e di Focea, che avevano
,esteso le loro navigazioni e impiantate le lo ro colonie dal Mar
Nero al Mare Sardo. Le prime rappresentazioni cartografiche
(pinakes) furono ap pu nto quelle del Mediterraneo nei suoi vari
bacini, man mano che venivano esplorati e frequentati , con le loro
coste e isole, così come le pri me descrizioni (peripli) miravano a
dare le necessarie notizie ai naviganti. Da questi umili principii si
sviluppò la geografia (e la cartografia che · n'era parte) greca che
raggiunse tanta altezza da far dimenticare il punto di partenza.
Ma schizzi del M. Mediterran eo non dovettero mancare ancb~ in
seguito ai marinai di Atene, di Cartagine, di Roma. I marinai ita-
liani del Medio Evo si fecero da capo e si ricostruirono con me-
todi pratici più che matematici e astronomici sia il portolano che
la carta, poichè la scienza geografica era caduta tanto in basso
da non poter essere loro di sussidio, e per i loro bisog ni dentro
il Mediterraneo, metodi empirici erano s ufficienti, com'erano stati
bastevoli per secoli.
Un altro preconcetto largamente diffuso e accolto è che ne l-
1' antichità e nel M. Evo, prima di avere la bussola perfezionata,
non si navigasse in altura, ma solo costeggiando, senza allonta-
narsi dalla vista della terra.
f10. 13 - Compasso delle carie nautiche italiane dei secoli Xlii ·XV.
Dall'Atlante di Andrea Bianco
Fio. 14 - Una parte del Mediterraneo occidentale
Atlante Tammar - Luxoro (principio del sec. ·XIV).
- 105 -
luogo dove cadeva faceva svolgere per il moto stesso della nave
una cordicella o sagola a cai era legato da un capo e che dat-
i' altro era avvolta ad un molinello collocato sulla nave: la cordi-
cella era divisa da nodi, in modo che se ad esempio la clepsidra
a polvere durava un minuto primo cioè la 60' parte di un'ora,
il tratto della corda fra due nodi corri spondesse ad un sessante-
simo di Miglio: dal numero di nodi che si svolgevano nell'unità
di tempo, il minuto, era agevole arguire la velocità della nave e
quindi il cammino percorso misurato in Miglia. Questa operazione
doveva essere compiuta a dire di f rancesco da Barberi no ogni
ora; l'Ariosto nel passo ci tato suppone che la si compisse ogni
mezz'ora durante la tempesta. Se ne deve arguire che il solcometro
nella sua forma primitiva sia più antico del secolo XVI a cui lo
si fa risalire comunemente, ma che non venga ricordato perchè
costituito sostanzialmente da un pezzo di legno e da una funicella,
mentre veniva ricordato l'orologio o clepsidra considerato come
lo strumento più importante per conoscere la velocità nell'unità
di tempo e quindi il percorso della nave.
Non intendo qui trattare la questione vessatissima della lun-
ghezza dcl Miglio adoperato. Noterò invece che dalla circostanza
che esistevano distanze marine calcolate già in Miglia non deve
dedursi che l'autore del Compasso non abbia fatto per questo
rispetto che usufruire dci dati trasmessigli dalla tradizione romana
bizantina. Come per le direzioni così per le distanze, egli ha fatto
opera nuova. Gran numero delle località antiche erano sparite,
ed altre ne erano sorte: molte delle località e delle direzioni che
egli prende in considerazione nel misurare le distanze sono nuove.
La sua originalità si rivela non tanto nelle distanze fra località
vicine della costa, quanto nel dare i pieleghi o peleggi fra capi
lontani, fra capi ed isole o porti attraverso il mare aperto, che
formeranno l'ossatu ra per la costruzione della carta, fissando i
punti principali nelle rispettive distanze e direzioni. Se dati anti-
chi egli ebbe, li verifi cò e li rifuse: su di essi (anche vecchie
carte tolemaiche e forse quella di Re Ruggero che illustra Edrisi
poterono essere nelle sue mani) egli non avrebbe potuto costruire
nè il suo portolano nè la sua carta. Nella quale, come la rosa dei
venti sta ad indicare il sistema con cui fu rono prese le direzioni,
così la scala, ignota agli antichi e agli Arabi, compare per la prima
volta ad indicare le proporzioni secondo le quali era stata
costruita e doveva essere adoperata dal navigante per il calcolo
delle distanze.
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Non v'è dubbio eh' esso sia la maggiore opera della scienza
nautica del M. Evo.
Esso è anche la più notevole opera d i geografia scientifica
di quell'età. Il Libro del Re Ruggero di Ed risi, il Milione di Marco
Polo hanno per diversi aspetti un'importanza si ngolarissima loro
propria. Ma come rappresentazione e descrizione sistematicamente
condotta di una vasta regione, questa che il Compasso dà di tutto
il Mediterran eo nelle sue varie parti supera ogni altra che il
Medio Evo ci abbia tramandato.
Ed ha anche un g rande valore storico per le località della
costa mediterranea: torri, chiese, monasteri, castelli vengon<> ricor-
dati che più non esistono o esistono in rovi na: le lotte e gli av-
venimenti delle nostre repubbliche marinare assumono precisione,
se studiati seguendo la geografia del Mediterraneo che il Compasso
ci dà. Mutamenti nelle condizioni della spiaggia possono essere
documentati. E questo materiale cresce qualora si tenga conto
n on della sola redazione più antica A, ma delle successive O P U
ed inoltre di quelle posteriori in cui il Co mpasso è stato g ran-
demente accresciuto.
H a anche una notevole importanza linguistica, per le forme
che esso attesta e per la varietà grande d ei toponimi le cui vicende
ci permette di seguire. La prosa scientifica ital iana può incomin-
ciare con il Compasso degnamente.
Esso non ci è giunto però nella sua forma origi nale, quale
uscì dalle mani dell'autore. Testo vivo, destinato ali' uso pratico,
fu riprodotto centinaia e migliaia di volte per parecchi secoli.
Subl una serie di miglioramenti per parte di nocchieri e carto-
grafi che, dietro le lo ro conoscenze ed esperienze, glossavano e
correggevano il testo d el portolano e miglioravano i I tracciato
della carta. Ma subì anche una serie maggiori di guasti e peg-
gioramenti per parte di copisti non mari nai, i quali riproducevano
senza intelligenza il testo portolanico e meccanicamente le carte,
badando più ali' elegan za esteriore e ai caratteri della scrittura
che non a lla sostanza. Di queste innumerevoli copie, in gran parte
perdute, la redazione del 1296 è la più antica del porto lano, la
carta Pisan a datata da circa il 1275 è la più antica delle carte.
- 112
Xl - La .:arta nautica del Mediterraneo era dal marinai italiani dei se-
coli Xlll·XIV chiamata con lo stesso nome Compasso che si dava
al portolano.
XIV - Dell'origine del nome Compasso dato alla bussola da alcuni po-
poli europei.
PER LA SARDEGNA
(CONTINUAZIONE)
i parlamenti del 1603 del 1678, 1688, 1698 (1) nell'opera citata.
E' però anche da segnalare quella inedita contenuta nel voi. 20
f. 11 11 degli atti suddetti per l'anno 1653, sfuggita alle di ligenti
ricerche di quell' autore.
Fonti preziose per la statistica nei sec. XIV - XIX e per i dati
che possono trarsene agli effetti degli studi demografici ed econo-
mici sull'isola, sono state già segnalate, limitatamente ali' Archivio
di Stato di Cagliari, neg li e Atti del Comitato degli studi sui
problemi della popolazione >. Fra essi sono ind icati anche docu-
menti singoli sull'argomento e tutti i registri del suddetto Ar-
chivio contenenti ripartizioni di donativi ordinari e straordinari, a
partire dal sec. XV. (2)
Altri censimenti furono compiuti sotto la casa di Savoia.
Quello del 1728 diede 310.096 ab. ripartiti in 82.445 fuochi, mentre
le sette città regie dell'isola diedero un totale di 51442 anime e
di 12363 fuochi. (3) Il censi mento del 1751 diede 360, 392 ab. e
fuochi 93811. Secondo uno stato del 1782, C4) la popolazione
dell'isola è di 436759 ab. in 110.601 fuochi e secondo altra del
1796, di 330,408 ab. t5)
(1) Secondo le statistiche contenute in questi atti, nel parlamento del 1603,
i fuochi dell'isola ammontavano a 66669 (non è compresa la popolazione}; nel
parlamento del 1678, a 74839 (esclusi i fuochi , non considerativi, dello sta-
mento ecclesiastico); nel parlamento del 1688, a 61645 (vi mancano quelli non
espressi dello stamento ecclesiastico) e la popolazione a 230.321. Nel parla-
mento del 1698 (ma11cano sempre quelli dello stamcnto citato) a n. 66778 e la
popolazione a 260,55 1.
Cfr. rispettivamente : R. Arch. di Cagliari: Atti dei parlamenti, voi. 14,
f. 809 e segg. per il parlame nto del 1603; voi. 27, f . 669 e scgg. per il parla·
mento del lfi78; voi. 30, f. 479 e segg., per il parlamento del 1688 ; voi. 31,
f. 245 e segg. per il parlamento dcl 1698.
(2) Vedi: Loooo-CANEPA FRANCESCO: Documenti tkli' Archivio di Stato
di Cagliari sulla storia della popolazione del R.egno di Sardegna. Questa sta·
tistica fa parte di uua pubblicazione in vari volumi comprendenti l'elenco
delle fonti archivistiche e bibliografiche relative a tutta la popolazione del
Regno dal 1000 a l 1848, che furono raccolte da un'apposita Commis sione di
demografia s torica composta dei migliori studiosi e presentate al ConErtsso
Internazionale per gli studi sulla popolazùme, svoltosi dal 7 al IO Sette mbre 1931.
(3) CORRIDORE ; Storia, citata, p. 133 e 215.
(4) R.. Segreteria di Stato e Ouerra, serie Il, voi. 1283 e Corridore ibid.
p. 2f13.
(5) CORRIDORE: Op. cit. p. 256. li documento è tolto dall' Arch. di Stato
di Torino, Politico, cat. 7 .•, ma non è indicato il volume.
- 118 -
(1) CORRIDORE, Storia, citata 1>p. 133, 283 - 290 e 291 - 307.
La cifra attribuita al 1821, è tolta da un censimento senza data esistente
in: R.a Segr, di Stato e Guerra serie Il , voi. 1284.
(2) CORRIDORE. La popolazione di Sassari in A . S. S ., voi. V, pag 54.
(3) CORRIDORE, Storia cit. p. 316, cfr. pure per questi dati: R.a Segre-
teria di Stato e Guerra, s. li, voi. 1283-1286.
(4) Censimento della popolazio11e di Sardegna, Cagliari, Timon, 1846. Fu
ali' uopo istituita secondo le norme della terraferma una Commissione Saperiore
in Cagliari e furono pure istituite 11 Giunte Secondarie una per provincia.
Vedasi la prefazione di Antonio Martini, membro della Commissione del Cen-
simento, il quale riassumendo le vicende del medesimo, fa voti che tali ope-
razioni vengano estese anche ad altri rami statistici dell'isola, per modo che
la Sardegna abbia per intero la sua statistica (pagg. XIX -·XXX).
- 120 -
del 1603 » in 266.676 ab. e 66669 fuochi, dovrebbe portarsi, secondo il Pardi, a 300.000 ab.
(correggendo un errore del 10-15 0/0 in meno)
del 1678 in 292.311 ab. \2) 748119 fuochi, dovrebbe portarsi, secondo il Pardi, a i.!1$7.000 ab.
(correggendo un errore del 10·15 0/ 0 in meno)
del 1688 espressa nel censimento in 230.321 ab. e G0fl45 fuochi , dovrebbe portarsi, secondo il Pardi, a 251l.OOO ab.
(correggendo un errore del 10 '% In meno)
del 1698 in 260.551 ab. e 66778 fu ochi, dovrebbe portarsi, secondo il Pardi, a 2&15.500 ab.
(1) Vedi PARDI, op. citata, pp. 91, 100, 105, 106, 110, 111. 117, 118, 122, 124, 135. 144, 147, 151.
(2) O. PILLITO : M emorie riguardanti i regi rappresentanti etc. p. 131. Egli asserisce che. supponendo le famiglie composte di
5 persone, la popolazione sarebbe di 374.195; ma, supponendo una fecondità ed esistenza com possibile con le condizioni mise
rabili della vita, se le famiglie fossero composte di tre individui, la popolazione sarebbe di 224.517. Evidentemente egli non
tiene conto del censimento ufficiale eseguito nel Parlamento dal 1678 che numera villa per villa gli abitanti, ed in esso gli
errori sono da supporre piuttosto in meno che in più.
la popolazione del 1773, calctlata dal Gtmtlli edal limo (1) in 423.514 ab. e -
dovrebbe portarsi. secondo il Pardi, a 444.000 ab.
(per errore in meno del 5 O/a)
del 1782 espressa nel censimento in 436.759 ab. e 110601 fuochi dovrebbe portarsi, secondo il Pardi , a 458.000 ab·
(per un errore me•o del 50/o)
del 1795-9611pressa innndocameolodeltempo in 344.5ln ab. e - dovrebbe portarsi, secondo il Pardi, a 475.000 ab.
dt:I 1818 può calcolarsi in base
ai dati del censimento
ufficiale citato sopra, in 46 1.976 ab.
del 1821 espressa nel censimento in 462.000 ab. dovrebbe portarsi, secondo il Pardi, a 470.000 ab.
(per errore in meno 3 °lo)
del 1824 è espressa nel censimento in 469.259 ab.
del 1838 espressa nel censimento in 524.642 presenti di fatto , dovrebbe portarsi, secondo il Pardi, a 5'35.000 ab.
tper un errore in meno del 2 0/0)
del 1844 • • • in 54U.~07 presenti e 129.1 52 fam., dmebbe por~arsi , secondo il Pardi, a 554.000 ab.
del
del 1857 espressa nel censimento in 57iJ. I l o id.
(per un errore In meno del 2 Ofo)
1848 è espressa nel censimento in 552.052 pres•· nti di fati o
dovrebbe calcolarsi, secondo il Pardi, in 579.000 ab.
-
IV
w
(per un errore in meno deU' l •fvl
del 1861 è espressa nel censimento in 588.064 presenti di fatto (erro re trascurabile)
" del 1871 • " 6:·16.660 • • •
del 1881 • • 682.002
del 1901 79 1.i54
" 852.4tJ7
de! 1911
dal 1921 864.174 • Gazz. Ufficiale n. 0 288, del 1924;
il Pardi riporta invece: 866.681
del 1931 973.126 • (Gazz. l.Hf. n. 0 92, del 1932)
"
del 1930 (2ì l.037.~4 9 (popo lazione resident11 legale
(1) GEMEUt: Rifiorimento della Sardegna, Torino. 1775, Il, 63, e Manno, Storia di Sardegna, Capolago 3, p . 409.
(2) Censimento 21 Aprile 1936·XIV, non ~ncora pubblicato. la cifra è ufficiosa. la popolazione del Regno è: di 43.121.249.
- 124 -
200.000 per tutta l' isola. Comunque sia, è indice del grave spo·
polamento il fatto che il numero d ei fuochi dello stamento militare.
comprendente la massima parte del territorio sardo fosse di
poco superiore al doppio (17531) di quello delle poche città e terre
regie (7874) con territorio infinitamente minore.
Giudizi più sicuri potranno assai probabilmente formularsi
sulla scorta degli accennati documenti tributari del secolo XIV che
hanno ancora da vedere la luce ed eventualmente su altri rife-
rentisi alla capacità contributiva delle ville sarde nonchè allo
spopolamento d ell' isola nei secoli XIV-XVI.
Non mancano nei documenti dell'Archivio di Stato di Cagliari
statistiche parziali e totali relative ai d iversi luog hi dell' isola ed
alle diverse epoche, riferentesi ai più svariati argomenti interes-
santi lo studioso, quali le situazioni dei nobili abilitati ai singoli
parlamenti sardi dal sec. XVI fino al 1698; (1) quella dei nobili
esistenti in Sardegna al passaggio sotto la Real Casa di Savoia
nel 1720, nonchè altra compilata dalle Prefetture dell' isola nel
1822 per stabilire la tangente delle spese da sostenere dalla nobiltà
in dipendenza dell'incoronazione di Carlo fel ice. (2) Per quanto
riguarda le statistiche fina nziarie offrono preziosi dati i bilanci
sardi dal 1720 al 1848 (civili e militari); e per ciò che concerne i
materiali bellici sono ad esempio preziose fonti g li inventari
d'artiglieria dal 1720 al 1848, esistenti nell'Archivio dell'Intendenza
Generale. (3)
Per la criminalità sono da consultare le fedi mensuali dei
delitti ed i cataloghi dei banditi pubblicati periodicamente con
speciale prego11e viceregio. (4) Per q uel che riguarda l'annona
è da ricordare infine il R. Editto per le consegne an nuali delle
persone e delle granaglie del 29-7-1764. (5) Infi ne per il censi-
mento dei fo nd i, e degli stabi li è da consultare quanto è . stato
detto alla voce Catasto d el presente dizionario.
Giova anche col censo richiamare altre forme o titoli con i quRli po·
leva essere tenuto il suolo quali la precaria ed il livello, figure che, a dif-
(!) Definito dal Richeri (op. cii. ibid.) : contractus quo quis data pecunia
adquirit jus percipiendi ex aliqua. re certum anmmm redditum moderandum ex
temporum locorwnqtu legibus vel moribas Cfr. pure, per le due s pede di
censi, De Luca Tlleatrum, de censibus, disc. 18.4.
Come ben si es prime il Pertile: Storia del Diritto Italiano, IV, p. 598,
era quasi come se il somministratore del danaro (e cioè il creditore o com-
pratore della rendita), comperasse col medesimo la proprierà del fond o e poi
lo desse a censo a c hi glielo avesse venduto (debitore o venditore della rendita).
(2) Scrive il Solmi (Storia del Diritto Italiano, p. 7701: •Figura ~entrale in
questa categoria di jura in re prende il censo nella doppia forma rii censo
riservativo quando, nell'atto di vendita o di donazione, il proprietario si ri·
serva un tributo annuo e determinato sui redditi dei fondo e di censo cosli-
tativo o consegnativo quando si forma ex novo, con la compera di una parte
della re ndi.la dell'altrui fondo, o si costit uisce a favore altrui con atto di do-
nazione o di ultima volontà. Nel censo riservativo si à un atto che si accosta
all'enfiteusi, senonchè tanto il dominio utile quanto il diretto spettano al nuovo
proprietario ed il tributo a favore dell'antico grava sul fondo non tanto a
titolo di rico:tnizione di domi nio q11anto come diritto su cosa altrui. Il censo
ronsegnativo, nella s ua fi gura normale, si ravvicina Invece al mutuo, perchè dà
luogo a una consegna di danaro al proprietario d'un fond o, il quale costituisce
sul fondo stesso un annuo tribnto che può raffigurare l'interesse. La dottrina
aiutò la difesa del censo raffigurandolo <:ome emptio vmditio che dà luogo a
un diritto reale, come compra di una rendita annua •.
129 -
ferenza del!' enfiteusi , non abbiamo rinvenuto c11 negli atti notarili dcli' Ar-
chivio di Stato di Cagl •ari. (2)
Con la precaria ed il livello (tibellas) che sostanzialmente erano lo stesso
istituto (3) si domandava al proprietario o possessore, a certe onerose con-
dizioni, il godimento d'una terra, a tempo (da 5 a 100 anni) ed anche per
una, due o più generazioni); di rado in perpetuo. Il contratto rinnovavasi or-
dinariamente alla scadenza, per conservare vivo il diritto del proprietario,
(così pure avveniva nelle concessioni a perpetuo).
li livellario di regola non poteva alienare il suo diritto o trasferirlo sen·
(1) E' invece comu111ss1ma la formula constitut y prtcnry (vedi C'ltre ne-
gli atti notarilì di censo). In qualche documento troviamo anche la voce
olivell, così nel seguente:
Procedimento riguardo al privilegio del Re Giacomo confermato da S. M.
prescrivente che non si p1tghino certi diritti (trezens ni olivells) dai cittadini ed
abitatori di Cagliari. 1BC 57, f. 265) 21-9-1635
SUPPLICA AL PROCURATORE REALE fatta da Matteo Carta, scrivano reale:
Los dias passats presentà sedula en la Junta Patrimonial Exposant ab
aquella de que altf'S havia fct constar de quc sa Mayestat 11b confirmacio de l
Privilegi del Serenissim Rey don Janme que Irata dels trezens olivells et
alias dels Ciutadans y habitadors de esta ciutad de Callcr y sos appendicis
En lo qual se diu que no se hatgia de pendre ni demanar trezens ni olivells
alguns, vist lo qual provehi V. S, que se fos transferit Pere juan Cabitzudo
alguzir Major del Real Patrimoni y Procuracio Rta l en Jos territoris de Vila
nova y Sant Elias establits per la Regia Cori y que hagucs demanat si a cas
haurian pagat alguna cosa dels dits drets al <lit supplicant lo qual torna
relaçio y resposta que ningu hauria pagat cosa niug una de dits drets al dit
Carta per lo que supplica mane V. S. provehir que Rebuda primeramente en
escrits, la Relaçio de dii Cabitzudo y constat no haver c•ibrat cosa ai nguna,
sia a lçada la empara (sequestro) fins se trobe lo acte de dit rendament que
V. S. provehira lo faedor de lustitia, per ser axi jurìs et justitiae consonum,
pe r que nols just que reste engaiìat lo dit Carta y desabut, puix no ha tingut
effecte ni ba cobrat res de lo predit; lo que diu y aupplica manara V. S.
provehir omni meliori modo etc. etc, ALTJSSJMUS.
Segue l'ordine di togliere il sequestro agli emolumenti del Carta.
f·to DON PIETRO DI CASTELVI
(2) Riguardano le sole tappe di insinua.z ione di Cagliari, Iglesias, Oristano,
Sorgono, Mandas, Masullas, Lanusei. Mancano tutti quelli della provincia di
Sassari che in quantìtà notevole trovansi ancora presso ili uffici di Sassari ed
Alghero (Jfficio del Registro di Alghero e Archivio Notarile di Sassari).
(3) Prestaria o precaria cosi detta dall'atto scritto dì domanda fatta fl l
proprietario o possessore del fon <lo, da colui che lo desiderava in usufrutto
(cf. Perlile, op. cit. voi. 4, p. 30\J). Prestaria era il documento con cui il pro-
prietario glielo accordava. Livello (cioè libe/l11s) s i diceva dal documento che
veniva redatto ad accertare la conclusione del contratto. In Italia preferivasi
il nome livello; al di là delle alpi, quello d i precaria.
- 130 -
za il consenso del propr ietario, salvo patto contrario. Talora era anche per·
messo al livellario di dare il proprio diritto a livello. T anto al livello che
ali' enfiteusi furono di regola, nel dubbio, applicate le no rme dei feudi (esclu-
sione delle donne, passaggio ai discendenti legittimi che solevano possederlo
pro indiviso). Il livellario aveva l'obbligo di coltivare diligen temente ìl fondo,
di conservarlo in buono stato anzi di migliorarlo senza compensi, di pagare
le imposte ed il canone (census) al proprietario; decadeva per la violazione
di questi obblighi. Talora il canone (in danaro od in natura ), era così tenue
che soleva stipularsi per mascherare un'alienazione non permessa.
Più tardi non si rescisse il contratto per il non pagame nto del canone,
ma fu posta la multa ed il r isarcimento dei danni. Il proprietario o il posses-
sore per il pagamento di esso, aveva la poziorità rispetto a qualunque creditore,
sui frutti del fondo.
La pratica e le leggi operarono una fusione dei due istituti e cioè del
livello e dell'enfiteusi (1), da un lato permettendo lalienazione anche nei li·
livelli, ma con l'obbligo di denunziarla al proprietario, che aveva diritto al
laudemio ed alla prelazione; dall'altra imponendo anche ali' enfiteuta di do·
mandare, di tempo in tempo, la rinnovazione della concessione. Ad essi si
estesero pure, come nei feudi, la solennità dell'investitura (almeno col mutarsi
dell'utilista) e si applicò pure ad essi il nome di feudo con evidente confu-
di istituti e di concetti: (enfiteusim vel feudum, locaverunt et titillo locationis
in feudum dederunt usque in tertiam generationem). Frequentemente le terre
date in precaria e livello da lle chiese erano gli stessi beni di cui aveva
ceduto loro la proprietà il medesimo che le riceveva in concessione.
Ma prima di questo ravvicinamento e di tale fusione dei due istituti può
dirsi col Pertile (2) che la differenza fra di essi fosse posta in alcune no rme
romane dcli' enfiteusi che non si applicavano alle preca.rie e ai livelli, quali la fa-
coltà nell'enfiteuta di alienare il propr io diritto e le ragion i conseguenti del
proprietario alla prelazione ed al laudemio,· il decadimento pronunziato con·
tro L'enfiteuta che non pagasse per più anni il canone e le imposte; l' oh·
bligo del rinnovamento di tempo in tempo posto nelle precarie e nei livelli, che
non aveva luogo per l'enfiteusi. Circa la temporaneità o perpetuità della conces-
sione e l'obbligo di migliorare il fondo , la qualità, la somma del canone, e
lorigine dei due istituti, non possono farsi differenze. Ma come si è detto
anthe le accennate discrepanze venne ro in pratica ad eliminarsi col tempo.
Differiva infine dalla precaria e dal livello la concessione a censo (terra
censilis o censualis) da tene rs i distinta dal contratto di censo, sia consegna·
tivo (altrimenti detto costitutivo) o riservativo. Essa, dei vari obblighi del livello,
importava solo il pagamento d'un tenue canone, ma la terra non restava nel
pròprietario che continuava a tenerla con l'obbligo del censo al creditore della
rendita, come nel censo consegnativo; nè passava dal proprietario o possessore
(che alien;indola si riservava il solo censo riservativo) nell' alienatario obbligato
a pagare la rendita); ma il censo aveva semp lice carattere di ricognizione di
dominio per il proprietario più che di utilità per lui. Davasi pure frequente
il caso che il proprietario diventasse censuale dopo aver rinunziato alla pro-
prietà in favore d'un potente, laico od ecclesiastico, in tempi in cui gli riu-
sciva difficile difendersi contro le violenze e prepotenze altrui. Tale possesso
o godimento gli poteva essere conservato a tempo od a perpetuità Il diritto
dell'antico proprietario non ostando ali' alienazione da parte del cens:ile, si tra·
muta in quello di percepire il censo che diviene un onere reale gravitante s ul
fondo e che lo segue presso chiunque. (1) La concessione della terra censius
presenta pertanto analogie sia con la locazione che con i livelli e le enfiteusi.
Infi ne è da richiamare accanto a queste forme l'antico beneficio, elemento co-
stitutivo del feudo, che .attri buiva al possessore tutti i vantag·gi della pro-
prietà nel modo più largo (pieno godimento, trasmissione ereditaria e per con-
tratto, senz' obbligo, come\regola, di censo); ma restava il rapporto feudale
Ira concedente e concessionario mentre la proprietà rimaneva sempre al
signore. (2)
Venendo ai contratti di locazione del fond i rustici (S) è evidente che le lo-
cazioni eredìtarie e perpetue si avvicinano molto ai livelli (o precarie) ed alle
enfiteusi e ben a ragione le prammatiche sicule (de vetita bonorum amorti-
zatione, IV. 6) dichiarano (anno 1771) che le locazioni ad Longum tempus deb·
bono trattarsi come enfiteusi; pur tuttavia la somma dei diritti che esse con-
ferivano al possessore del suolo era minore di quella pertinente ali' enfiteuta
ed al livellario. <•> Ed è chiaro che mentrn a costoro era dato un j11s in re
aliena o diritto reale s ulla proprietà altr ui, conosciuto dalle scuole sotto la
form ula di dominio utile, al locatario non apparteneva che un diritto perso-
nale. Donde il divieto d'alienazione fra vivi e lo scioglimento del contratto
cont ro il locatario che facesse mal uso del!' immob!le. Solo i discendenti del
locatario potevano succederRli (nelle locazioni perpetue); (6) ma facendo (per
ogni discendenza) nuovo atto di concessione e pagando il laudemio. Il censo
o fittQ, essendo un corrispettivo per il godimento del fondo, il conduttore
avea diritto alla diminuzione del medesimo se venisse meno parte rilevante
del raccolto. Se non che col progredire del tempo le locazioni ereditarie si
confusero con Le enfiteusi e i Livelli, per cui molti autori asseriscono non
esistere se non differenza di nome fra I due istituti. Si attribui anche al con-
duttore ereditario la proprietà utile con facoltà di trasmetterla ad altri per
contratto e per testamento anche nel caso che la locazione fosse stata fatta
per no n meno di IO anni. E da ultimo, nelle locazioni perpetue, il do minio
utile si cangiò in dominio pieno, trasformandosi il canone in onere reale, cht
seguiva di conseguenza il fondo presso qualunque possessore. (G)
(1) Leggesi infatti nei minutari notarili, a giustifica della necessità d i ac-
cendere il censo: per qlle es preds prendre la quantitat ù~frascrita (di mo-
neta) la qual cercuda per moltes vias y maneras, no ha pogut (cioè il costi-
tuente) haver.
(2) La garanzia era espressa ne lla formula: y per les predites coses atendre
.Y adtmplir ne ohliga specialmente y expresse yen nom de constitut y precari ne
ipotheca ecc. (&egue la lista dei beni ipotecati).
(3) Op. cit., voi. IV, p. 599. La bolla cum onus apostolicae è del 19 Gen-
naio 1569 (Bullarium VII. 736). I cen1:1 i stipulati secondo la bolla piana erano
detti: censi bollari.
(4) La risposta regia fu: • Digais, que siendo el uso y ohservancia unt-
versal en esse reyno cargar los censos sohre Los comunidades de las villas
ciudades y pueblos se deve guardar essa observancia assi en los ce11sos ya
cargados, los quales se tengan por vr:tidos, como en Los que en ade/ante se
cargarm, por ser esto de justicia, lzav1et1do siempre sido et uso y observancia
universal en esse reyno. Tola: Codex Dipl. Sard. li, p . 378 e Pari. v. 31 , f · 751.
- 133 -
(1) Capisaldi dell a bolla erano: 1.1' Il censo doveva essere pos to sopra
fondo frutlijero, coerenziato e libero che non fosse grnvato d'altro censo (e
queste condizioni erano osservate nell'isola) P oteva imporsi anche s u cose
equiparate alle immobili; 2.u Il prezzo doveva essere sborsato in contanti e
contemporaneamente ali' istrumento relativo (condizione che pure risulta osser-
vata nel l' isola ) e doveva essere giusto. 3. 0 I deterioramenti dei beni erano a
carico del compratore della rendita (qui troviamo invece la formula che ve-
nendo meno le garanzie reali offerte, sE>nza dolo, il venditore della rendita si
obbligava a sostituirne altre e . non essendo in tale possibìlità, a restituire il
prezzo; 4. 0 Il venditore della rendita poteva sempre risolvere il censo (e que-
sta condizione risulta pure osservata), ma il compratore non poteva mai ripe-
tere il prezzo sborsato pe r lacquisto del censo, anzi era nulla la condizione
per cui il debitore (o venditore· della rendila) si obbligasse al riscatto, perrhè
il contratto nun dege nerasse in un mutuo ad interesse usur<trio. Il fondo gra-
vato di censo, che restava in piena proprietà del debitore della rendita, po·
leva anche essere al ienato da questi, ma continuava a gravarvi la rendita
stessa. Cfr. Nani: St. del Diritto ltalia110 , p. 357-358 e Pertile, op. cit. p. 599.
(2) Segue l' estrailo d'uno dei tanti atti notarili di censo depos itati ne l-
1' Archivio di Stato di Cagliari, ove figurano le formule principali di questo
contratto:
Atti Notarili. Tappa di Cagliari, Atti legati, voi. 538:
Data 3· 7-t 682. La vedova Antioca Marchi di Serdiana corz autoritat y
decret del magnifich offissial de la dita vila dc Serdialli (che si inserisce)
y per que es precìs prendre la q1Jantitat in{ruscrita la qual cucada per moltes
vias y maneras no ha pogut haver) vende un censo alla Nouile Donna Paola
Fortesa e Aymerich, baronessa di Serdiana.
(Il prezzo del censo è di 100 lire cagliaritane ricevute u1 contanti subito;
la pensione annua di L. 8).
Yen e per titol y cauHa de venda atorga y consent a la N•)ble Donna Paula
Fortesa y Aymerich y a qui ella y los suos voldran perpetuament ab los em-
pero pactes vincles y co ndissions infrascrits de la felice recordassio del Beatis-
sim Pii Papa Quinto Sobre crear censals fetas contengudes y espressades ab
instrumeni empero de g-racia o pacte de poderse lluir redimir y quitar sem-
pre que dita Antioga y los suos voldran migensant vuit lluf"es moneda Callaresa
Censats, rendals, redituaris y perpetuament havedores specialment y espresse
- 134 -
ltures del Magnifich Mossen Macia Pitzolo en les quals lo magnifich Mossen
Jaume Rocca mercader de la preser.t ciutat d<! caller li fe11 fermansa y se
obliga juntament ab dit princìpal y sens ell in solidum t>111t en les pentions
com en la · proprietat. E per quant dit reverent quo11dam mossen fra ncesch
Spiga es mort y ell dit mossen laume es here11 dels bens y heretat de
aquell y tambe ha succehit a.I mateix lloch fent asso en nom propri y en
nom de hereu de certa scientia promet y se obbliga salvar jndemne al
dit mossen la11111e rocca sos bens y als sens ans del dafzy eri lo da1ìy y
apres del daii.y seguit tant per raho de les pentions com per la proprietat
prometent ca~cun any en son statut terme y die pagar la pe11tio al dit ma·
gnifich m. Macia Pitzolo y en cas de quit11ment la proprietat les quals
coses promet adimplir sens alguna dilatio exceptio nj diffugi 'lb restilutio de
tots danys missions interessos y despeses e per ço atendrt\ y complir ne
obliga la sua persona y tots sos bens mobles e immoblts haguts. y per haver
etc. fent y fermant la present obligatio In Forma Camerae . . . ab potestat
de gravar reagrava r y privar de divinis fins lnvocatio del bras secular ab
sumissio Del for del Rev.m monseìior de Caller o de altre lutge devant lo
qual lo volra convenir ab jurament largo modo etc.
( 1) Sobre Los pagaments que fan las Ciutats als censalistes: Dexarl: De
Solutionibus, tit. XV, Cap. I, p. 1209.
(2) SANNA·LECCA citato: Editto di S. M. 2 Marzo 1768, Tomo I, p 3:!7, §V.
(3) SANNA-L ECCA: ibid., § IV.
(4) SANNA - LECCA: ibid., t. 1, p. 349. § li; Editto 15 maggio t 738.
- 130 -
prese nelle Corti di Pietro Ili (Lerida A. 1375 l sui violari (censi a vita) (1)
nelle Corti di Alfonso IV (Barcellona l432), sull'esecuzione dei medesimi; 12)
in quelle di Monzon del 1510, 1534, lfi36, l542, 1585 e di Barcellona d e l 1!'i 64. (3)
Nell'Archivio della Corona di Aragona, come riferisce lo stesso Brocà, esiste
un trattato del giurista Ramon de Area vice cancelliere di Giacomo Il dal ti·
tolo an violaria et censualia sint honesta. In Catalogna come iu Ca.;tiglia no n
fu ricevuta la costituzione di Pio V per cui non erano osservate le regole poste
rigorosamente dalla bolla piana. (4.)
(1) Disponeva che le pene del terzo nella creazione dei 11itilari solo
potessero esig ersi dopo clam, reclam , o reqtlisiciò, disposizione rinn ovata nel
cap.lo 6 o delle Corti di Ferdinando I in Barcellona del 1413. Violari è definito
nel Dizionario Catalano, latino franCelìe ed italiano pubblicato in Barcellona
nel 18 19: R.enta o petzciò pactada per dura1rt la vida de alga o alguuas per-
sonas. R.enta o pencion vitalicia.
(2) Dettarono rego le per la esecuzione dei censi e regolarono la fideius-
sione in caso di censi e violari.
(3) Circa la pena del terzo pattuita ali' atto di costituzione del censo.
(4) Interessante a tal riguardo quan to leggesi: in Apruztes sobre el derecho
de Cataluiia. p. 5:-! :
En esta provincia asi corno en Castilla, 11 11 esta recib ida la cons titucion de
San Pio V: de lo qual resulta que no es necesario se cuente el precio del
censal en el acto de la formacion de la escritzira . . . mas puetie crearse en
Catalufia no solo de dinero evmtuatmente e11tregado, sino tambìe11 adeudad11
anterformente <i resultatiie de pensiones debidas de otro censal anterior, y ha.sta
pagarse el precio en frutos y otras cnsas debidamente tasadus ...
Este prude crearse con la sola confesion de ftaberse recibido cl dinero,
pero no cuando no existe al tiempo d e la cele bracion del contr:'lt•>, corno al
fiado (a credito) ; para evitar en este caso, que el comprador co11s ig a una ga-
nancia neta y pension cierta sin consta.r de la existencia d el precio del
censal. Es bastante usado en esta provincia y p rocedien(e tambit!n seg un
derecho el retenerse el comprador parte del precio 6 s u todo co n licencia del
vendedor y con destino a la estincion de alguna obligacion del vendedo r 6
aplicacion a alguna necesidad justa que se espresa (pago de alguna dote, "
estincion de alguna de uda etc. Tambien se acostumbra pone r el pacto que
llaman de mejora, esto es que dentro algu11os aiìos que comune mente son
cinco, se haya de mejorar por el vendedor la ipoteca que acostumbra darse,
ya dando otra, ya prestando fiadores o mudando los bajo la pena de prestar
una cantidad igual a la del precio del censal que servirà, dicen. para la
estincion del mismo. Este pacto no dejò del tener mucha contradiccion, segun
dice Vives, porque se considero como introducido para burlar la prohibicion
de redi mir los censales; sin embargo es valido y asi se obs erva con-
stantemente en Cataluna. Los censales son siernpre perpetuos res pecto del
comprador en cuanto està privado de poder instar su redencion: de aquf es
que algunas veces y en particular antiguamente se llamaban muertos, a
diferencia de los violarios 6 vitalicìos que se acaban con las vidas de a
quellas personas que deben percibirlos; por esto, y pana evitar algunos
- 138 -
garanzia dei due terzi dell'incontrada di Parte Ozier Reale, della peschiera
e dello stagno di Cagliari (P. 13, f 67); N. 609 del 25 Sett. 1576: Si autorizza
la città di Cagliari, d'ordine di S. M.. a prendere a censo I 0.000 ducati per
impiegarli nelle opere di fortificazione con ipoteca sui feudi e dirittì reali
(P 4, f. 403). Vedi pure i n. 293, 368, 421, 601.
(I) Vedasi ad. es. la commissione al bailo Generale di Sardegna Beren-
gario Xicot d' inquisire soprn tutti i diritti dei feudi, enfiteusi e c<>nsi concer-
nenti il R. Patrimonio colla facoltà di rimetterli uel debito stato, concederli
di nuovo e di decidere (chiamando nel giudizio degli assessori) sopra di essi
procedendo si11e strepittt et figura judicii. 8a ragozza, 15 febbraio 1391: A. St.
Cagliari B. 6, f. 275 t.
•lnvenimus quod feuda et res Emphyteuticae ac censualia quae ad nos in
Sardiniae regno pertinent fuerint multipliciter ex aliena tionibus, obligationibus
et alias illicite diminuta, quodque in et super eis jura Nostra tam faticae, tertii,
laudimii, servitii, frequenter pereunt, minuuntur lesionem non modicam (sic)
ob malitiam fraudem et negligentiam aliquorum .... mandantes ... quatenus
assumptis super istis in vestrum assessorem vel assessores aliquo vel aliquibus
idoneis jurisperito seu jurisperitis vos vice et auctoritate nostra inquiratis de
et super omnibus juribus feud orum et rerum Emphyteuticarum ac censuatium
nostrorum • .
Ma anche i contratti di censo a carattere privato dovevano essere in uso
e numerosissimi in Cagliari. Nel 15·4·1388, due anni dopo l'incendio che
distrusse 130 case della città, il sovrano accordava agli abitanti di Cagliari di
poter riscattare le case dai censi su di esse imposti obbligando qualunque
persona ecclesiastica o secolare ad acce ttare la luizione di essi e vietando di im·
porne dei nuovi sotto pena ai creditori ed agli impositori di una somma ugua-
le al capitale, da de volversi al R. Erario (Vedi Pinna. Indice dei docu-
menti cagliaritani, n. 213 e B 6 f. 244 t.) Nella carta successiva 18 6 fogl. 245 e
Pinna, op. cit. n. 224), della stessa data si parla di dominio o censo sopra 59
case bruciate e di altre 71 non soggette a censi.
- 140 -
libras et decem solidos regie curie debitas ac pertine11tes pro jure medij
laudimij ex hujusmodi specialibus hipothecis regie curie debilj et pertinentis
atque solvi soliti et consueti •.
b) M 3, 59 t.: 18-1 -1553.
Assenso ad istrumento censuale di L. 400 di capitale e L. 28 di annua pen-
sione caricato da Pietro Mora (mi/es et hereditatus capitis (.'allaris) a favore del·
l' Ospedale di S. Antonio di Cagliari , sopra la villa di Serdiana e l'incontrada
di Canales (notaio Andrea Carnlcer) in data del 30. 3. 1552, e L. 15.8 di i/1
laudemio, cum speciali obligafione atque precaria constitutione ville de Sardiani
t t tncontrate de les Canals).
(1) Cfr. BERNARDINO: La Finanza Sabauda in Sardegna (dal 1720 al
1848 in 2 voi!.) Bacca, Torino. Vedansi glì specchi delle entrate. Il Bernar-
dino riporta le cifre corrispondenti in lire di Piemonte, (antiche o nuove se-
condo gli anni); però non figura nPgli specchi alcuna indicazione sul genere
della moneta in cui le cifre medesime vengono espresse.
(2) In tal caso censo sarebbe l'equivalente di canone, prestazione. Cosi à
tal senso nella Carta Reale citata dal Pinna al n. 405 dell'Indice documenti
cagliaritani: Ordine del Procttratore Reale con cui si assegnano sei giorni ai
possessori dei beni della R Corte in Alghero per denunciare i censi pagati,
nonchè quelli tuttora dovuti (BC 11 , f. 5 t. n. 2).
(31 Cosi la concessione di S. Marco de Uqui e Thayalo nel capo di
Logudoro, fatta dal Proc. Reale a Pietro de ferrari a di Alghero (BO 10, f. 48)
in data 284-1437, con tutti i diritti e le giurisdizioni civili e criminali cum co11-
dicionibus ltalit, cum censuo annuo unius caponis solvendi a die presenti ad
unum annum et fatica et laudimio. Pro intrata vero predictorum confitemur
habuisse unum par pahonorum. Petrus de Ferrarla laudans tt acceptans
predicta promitto meliornre etc.
li velume B E (1616-1624) dell'Archivio di Stato documenta parecchie tenui
- 143 -
annue prestazioni {una tazza d' acqua, un paio d i colombi, piccole somme)
corrisposte .Jagli utenti dei beni del fisco a' fisco s tesso. come r icognizione
di domi11io. Citiamo un o dei tanti esempi del vol 1111w: B E. r. 2 I. (canoni):
Maestre Miguel Matzazi dc La ciudad dc Oristan paga cada a1ìo dos
sueldos y seys dineros de censo por el dia de San juan de junio sobre tut
pedazo de tierra sitiado dentro de la dita ciadad de (seg uono le dimensioni)
qae confrenta (seguo no le affrontazioni ).... con e11trada (<:ioè il primo ingresso
della concessione) de cinquenta sueldos. Consta por establimiento atorgado por
Don Oaspar de Requesens delegado de Procarador Real en Caller a 14 De-
ziembre 1616.
A f . 72 t. japme Manca 1zotario publico y ciadadano de Caller paga cada
aiio una taza de agua de censo por el mes de jw1io sobre una petìa o pedazo
de tierra etc. con entrada de 20 sueldos. Consta por establimiento 2-10-1621.
(I ) La Carta Reale 8 Mar'.t.o 1768 aveva permesso il riscatto deì vari
censi di c ui il R. Patrimonio e"a caricato verso alcune città d el Regno (Ca·
gliari, Oristano, Sassari). Il Tribunale del R. P atri mo ni o si e ra r itenuto auto·
rizzato a conoscere anche sull'idoneità dell'impiego delle capitali·somme degli
accennati censi restitui ti alle ci ttà e per esse ai r ispi>ttivi loro creditori, nei
casi in cui trovava nsi soggette a vi nc ol i fi decommissari. Cfr. Carta Rea le 11
D icem bre 1769, voi so, n. 23. e: Memoria del Cav. de lla Valle trasmessa alla
Co;te il 3-1 1-1769.
(2) Cfr. ARCH. STATO CAGLIARI. Carte Reali, Voi. 5; n. 24. Memoriale
del Reggente la Real Cancelleria Cavaliere Giuseppe della Valle in data 3
Novem bre 17<ì0, trasmesso alla Corte.
- 144 -
Art. 1.
Le Regie Depulazioni di storia patria sono organi periferici della Giunta
cenlrale per gli studi storici.
Esse hanno il compito di promuovere gli studi storici e di provved·ère
- 148 -
alla raccolta, alla pubblicazione ed alla illustra zione dei doc umenti, dei monu
menti e delle altre fonti storiche serondo le direttive della Giunta.
Sono in numero di diciasette e le loro sedi e la loro sfera di azione ven·
gono fissate dall'annessa tabella A .
Art. 2.
Con decreto del Mi11istro per l'educazione Nazionale, udita la Giunta cen·
trate per gli studi storici , po3sono esssre costituite, nell'ambito di ogni Regia
Deputazione di storia pa1ria, delle Sezioni.
Le Sezioni sono organi periferici delle Regie Deputazioni di storia patria
e dipen.:lono da esse.
Art. 3.
P'!r il conseguinrnnto dei loro fini, le Regie Deputazioni di storia patria
compilano annualmente un piano di lavoro, sulla base dei programmi pro·
posti dai singoli memb ri e dalle singole sezioni.
Per le Regie Deputazioni che abbiano delle Sezioni il piano di lavoro
stabilirà quale parte sarà compiuta da queste.
I piani saranno sottoposti, entro il mese di lu61io, all'esame cd ali' appro-
vazione della Giunta centrale per gli studi storici.
Art. 4.
Le Regie Deputazioni di storia patria hanno personalità giuridica e sono
rette da Consigli direttivi composti di un presidente, di un vice presiden te e
di due deputati . Nelle Deputazioni da cui dipendano delle Sezioni i presidenti
di queste fanno fanno parte del Consiglio, che viene cosi aumentato di tanti
componenti quante sono le Sezioni.
Il presidente ed il vice presidente delle Regie Deputazioni sono nominati
per Regio decreto, su proposta del Ministro per l'educazione nazionale, sen·
tita la Giunta centrale per gli studi s torici. Essi sono scelti fra i deputati.
Gli altri due m ~mbri del Consiglio sono scelti dal presidente della Regia
De putazioae.
Art. 5.
Le Regie Deputazioni di storia patria si compongono di tre categorie di
persone :
1) deputati ;
2) corrispondenti;
3) aoci.
11 numero dei deputati e dei corrispondenti è fissato per ciascuna Depu-
tazione con dec reto del Minis tro per l'educazione nazionale; il numero dei
soci è illimitato.
Art. 6.
I deputati sono nominati per Regio decreto, su proposta del Mini1tro per
l'educazione nazionale, sentite le singole Dt-putazioni.
I corrispondenti sono designati dalle Deputazioni e la loro nomina ha
corso dopo l'assenso del Ministro per l' educazione nazionale.
I soci sono ammessi dal Consiglio direttivo delle Deput.azioni o dal Di-
rettorio delle Sezioni, su domanda degH interessati.
- 149 -
Art. 7.
deputati delle Regie Deputazioni di storia p11.tria sono scelti fra i citta-
dini italiani che posssano collaborare alla loro vita e che siano venuti in
notorietà negli studi storici, o che comunque abbiano acquistato pai-ticolari
meriti verso le istituzioni di ricerca storica; i corrìspondenti sono scelti fra
quanti siano in iirado di contribuire comunque agli studi cui ogni Deputa·
zione si dedic.a.
Possono essere nominati corrispondenti anche degli stranieri, purchè in
numero non superi~re alla metà dei nazionali.
Art. s.
Le Deputazioni, col concorso dei deputati assegnati alle si ngole Sezioni,
si pronunziano sulla: n.omina dei nuovi deputati e sulla designazione dei nuo-
vi corrispondenti in adunanza interna.
Art. 9.
Le nomine dei deputati e dei corrispondenti sono fatte, per ogni Regia
Deputazione di storia patria, una volta ali' anno.
Art. 10.
I soci delle Regie Deputazioni di storia patria verseranno una quota
annua determinata, per ogni Regia Deputazione, dalla Giunta centrale per
gli studi storici.
DfLLE ADUNANZE.
Art. 11.
Le Regie Deputazioni d'i storia patria e le loro Sezioni tengono adunanze
interne ed adunanze generali.
Alle prime partecipano i soli deputati, alle seconde tutti i membri.
Art. 12.
Il numero e ta periodicità delle adunanze generati sono stabiliti dat pia·
no di lavoro delle singole Deputazioni.
Art. 13.
Le adunanze interne sono convocate almeno una volta all'anno per P'ap·
provazione dei piani di lavoro e per la discussione di tutti i problemi interni
della Deputazione o della Sezfooe.
Le deliberazioni delle adunanze delle Sezioni sono sottoposte all'approva·
zione del Consiglio direttivo della Regia Deputazione interessata .
Art. 14.
Le Regie Deputazioni di storia che abbiano delle Sezioni, terranno inol·
tre per l'app.rovazione dei piani di l&voro. e in. genere per la trattazione dci
dei problemi che i.ntcressino I a vita di tutta. la Deputazione ogni anno non
~no. di due adunaMc di tutti gli appartcnc.nti aUa Deputazione cd a tutt.~ le
sue Sezi9ni.
- 150 -
Art. 15.
Le adunanze sono valide in prima convocazione se presenziate da almeno
la metà più uno degli aventi d iritto ; in seconda convocazione qualunque sia
il numero degli intervenuti.
Nelle a dunanze nelle quali le Regie Deputazioni di storia patria debbano
pronunziarsi sulla nomina dei nuovi deputati o designare i nuovi corrispon-
denti, qualora sia necessario proc~d "re ad una seconda convocazione, questa
non potrà aver luogo nello stesso giorno della prima.
Art. 16.
I rapporti con le Autorità centrali sono tenuti dal Consiglio direttivo.
E"so è l'organo direttivo della Deputazione, ne esercita l'amministraz ione,
provvede al conseguimento di tutti i fini di carattere genérale, al buon an-
damento scientifico ed amministrativo delle Sezioni.
Art. 17.
Il decreto costitutivo delle Sezioni delle Regie Deputazioni di storia patria
determinerà la sfera d'azio ne f'd il numero dei deputati e dei corrisponden ti
assegnati a ciascuna di esse.
Art. 18.
Ogni Sezione è retta da un Direttorio composto di un presidente e di
due deputati.
Il presidente è nominato dal Ministro per l'educazione nazionale, sentito
il presidente della Regia Deputar.ione, gli a ltri membri sono nominati dal
presideate della Regia Deputazione interessata.
Art. 19.
I Direttorii sovraintendon o alla vita delle Sezioni ; ne esercitano I' am-
ministrazione ; curano il conseguimen to di ogni fine ad esse riservato.
Art. 20.
Ogni Sezione svolge , nei limiti dcl proprio piano di lavoro, una attività
analoga a quella della Deputazione da cui dipende .
D ELL' AMMINISTRAZIONE.
Art. 21.
L' anno finanziario ed accademico delle Deputazioni decorre dal 29 ot-
tobre al 28 ottobre successivo.
Art. 22.
li bilancio delle Deputazioni che abbiano delle Sezioni consta di due
parti, una delle quali conterrà le voci relative al conseguimen to dei fini per-
seguiti direttamente dalla Deputazione, mentre l'altra conterrà le voci relative
al conseguimen to dei fini assegnati alle sin1ole Sezioni.
- 151 -
Art. 23.
I bilanci sono compilati dal Consiglio direti.ivo della Deputazione.
Le singole 8ezioni, però, determi:teran n o I! impiego dei fondi ad esse as-
segnati, in conformità delle disposizioni di ma11sima s tabilite dal Consiglio
direttivo, ed in ottemperanza al piano di lavoro.
Art. 24.
Saranno in ogni caso rise rvate a favore de lle Sezioni le entr ate prove-
nienti. da contributi di ent i pubblici , di privati, o comunque da assegnazio ni
fatte espressamente ad esse, s alva la parte che potrà essere destinata al rag-
giungimento di scopi comu ni.
Art. 2f>.
Il Consiglio direttivo provvede e ntro il mese di luglio a compilare il bi-
lancio proventivo ed, entro il mese lii dicembre, a co mpilare il bilancio con-
suntivo.
I bilanci sara11110 affìssi nella s ede della Deputazio ne e di tutte le Sezio·
n i, unitamente alla relazione del Collegio dei revisori.
Art. 26.
li Collegio d ei re visori è composto di tre membri nomi nat i annualme nte
::l al Ministro per l'educazione nazionale. Ad essi si aggiungo no, per l'esame
dei conti delle Sezioni dipe ndenti, tanti membri quante sono queste.
I revisori del conti delle Sezioni sono nominati dal presidente della Regia
Deputazione interessata.
Art. 27.
membri del Cons iglio direttivo ed i presidenti de lle Sezioni sono tenuti
a fornire sui bilanci tutte le spiegazioni che gli appartenenti alla Deputazione
richiedessero.
Art. 28.
Il presidente della Re gia Deputazione ha la rappresentanza legale dcl ·
l'ente ne convoca e ne presiede le adunanze, ne firma degli atti ufficiali , 11e
promuove ogni attività.
li vice presidente sostituisce i I presidente nell'esercizio di ogni s ua fun -
zione quanqo questi ne sia impedito.
Il presidente della Sezione rappresenta questa nei rapporti co n le auto-
rità locali, con te altre Sezioni e con i privati; convoca le adunanze , firma
gli atti ufficiali, promuove o gni attività sociale.
Art. 29.
Oli altri componenti d e l Consiglio direttivo delle Regie Deputazioni e d el
Direttorio delle Set.ioni collaborano con i rispettivi presidenti nelle varie
attività, secondo ili Incarichi lo ro affida ti.
- 152 -
Ari. 30.
I presidenti ed i componenti dei Consigli dirnttivi e dei Direttorii non
potranno ricevere, per l'esercizio delle loro funzioni, nt' ssuna indennìtà, sollo
qualsiasi titolo, a carico dei bilanci delle Regie Deputazioni di storia patria
In caso di missione potrà ·tuttavia essere corrisposto ad essi un trai·
lamento uguale a qtwllo stabilito per il pernonalc dello Stato di grado quinto
o sesto.
DELLE PUBBLICAZ10Nl.
Art. ~1.
Art. 33.
Art. 34.
Ogni Deputazione è tenuta a presentare, non o ltre il mese di luglio, al
presidente della Giunta centrale per gli studi storici il bilancio preventivo, e,
non oltre il mese di dicembre, ìl bilancio consuntivo, corredati l'uno e l'altro
dalle relazioni dei revisori dei co nti.
Art. 35.
Gli Istituti storici nazionali possono dare alle singole Deputazioni l'inca-
rico di compiere ricerche e lavori specifici, che rientrino nr·l quadro delle
attività di queste.
Oli incarichi vengc.no comunicati per tramite della Oi~rnta centrale per
g li studi storici, cui compete il determinare ogni modalità relativa ad essi.
- 153 -
Art. 36.
Art. 37.
Art. 38.
Art. 39.
Art. 40.
Art. 41.
Entro il 1935 sarà provveduto, con Regio decreto, su proposta del Mini-
stro per l'educazione nazionale, udita la Giunta centrale per &li studi storici,
- 154 -
alla nomina del primo nucleo dei membri delle Deputazioni di cui ai numeri
4, 12, 13 e 14 dell'unita tabella A , nonchè al completamento dei membri
delle altre Deputazion.i.
Art. 42.
TABELLA A.
11. Regia Deputazione di storia patria per gli Ahruzzi . Sede: Aquila.
Circoscrizione: le provincie ùi Aquila, Chieti, Pescara e Teramo.
12. Regia Deputazione di storia patria per la Campania e il Molise· Sede:
Napoli.
Circoscrizione: le provincie di Avellino, Benevento, Campobasso, Napoli
e Salerno.
13. Regia Deputazione di storia patria per le Puglie · Sede: Bari.
Circoscrizione: le provincie di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto.
14. Regia Deputazione di storia patria per la Calabria e la Lucania •
Sede: Reggio Calabria.
Circoscrizione: le provincie di Catanzaro, Cosenza, Re ggio Calabria, Ma-
tera e Potenza.
15. Regia Deputazione di storia patria per la Sicilia - Sede: Palermo.
Circoscrizione : le provincie di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna,
Messina, Palermo, Ragusa , Siracus·a e Trapani.
16. Regia Deputazione per la storia di Malta · Sede: Roma.
Circoscrizione: i dominii del Sovrano Militare Ordine di Malta con spe·
ciale riguardo ali' Arcipelago Maltese.
17. Reg ia Deputazione di storia patria per Rodi • Sede: Rodi.
Circoscrizione: i possedimenti delle Isole italiane dell' Egeo.
Con Decreto Reale dcl 9 agosto 1935 Xlii, su proposta dì S. E. il Minis tro
dell'Educazione Nazionale CONTE CESAAE MARIA DE VECCHI DI VAL CISMON,
- 156 ~
ARCHIV IO STORIC O
SARDO
CAGLIARI
INO. TI P. R. C. T. DI F. TROIS
1936
SOMMARIO
STUDI
RECENSIONI
VITO VtTALE - Documenti sul Cast,llo di Bonifacio 11el secolo Xlii (D. Scano)
- ROBERTO LOPEZ • Contributo alla Storia delle miuiere argmltftre della
Sardegna (F. Loddo Canepa) - ROBERTO LOPEZ - Il predominio ecomr
mica dei geuovesi nella monarchia Spagnola I F. Loddo Ca nepa) -
LUDOVICO P ERRONI GRANDE - librai e Legatori ili Sicilia 11ei primi Qllfli
del cinquecento (Bianca Bruno).
NOTIZIE
ARCHIVIO STORICO
SARDO
Vot. XX ·- f Asc.L• 3° E 40
CA OLIARI
ARTI GRAFICHE B. C. T.
1936
CONDAGHI, CARTA DE LOGU
E CIMELI BIBLIOGRAFIC I
(l l H.
5982.
(2) H.
C. 66.
(3) H.
C. 8546.
(4) H.
C. R. 9477.
(5) H.
14264.
(6) H.
8458.
(7) H.
12078.
(8) H. 1946.
(9) H. 15985.
-9-
•• •
Indicate le fonti principali, si riassumono, a maggiore intelligenza
di quanto si esporrà, gli avvenimenti storicamente accertati, nel cui
quadro possono esser inserite le notizie e le deduzioni che si
trarranno dall'esame di detti documenti :
1°) Morte di Mariano, giudice di Torres, in epoca impre-
cisata, ma certamente posteriore al 1229 (t).
2') Nei Gennaio 1233 il giudice Barisone, successo poco
più che decenne al padre Mariano, assistito dal suo tutore Arzoco de
Serra, (2) giudice di fatto, e dai maggiorenti di Torres, rinnova
col Comune di Genova la convenzione fatta dall'avo Comita e dal
padre Mariano, allora donnicello (3).
3') Nel Giugno 1233 il pontefice Gregorio IX ingiunge al
Giudice di Torres di non gravare ulteriormente con indebite
tasse e con altri oneri il clero e le chiese di Sardegna f4).
4°) Nel 1234 cospicui personaggi di Torres e particolar-
mente di Sassari si rifugiano a Genova, e alcuni di essi nella
casa dei Doria officiano Manuele e Percivalle Doria per facere
•• •
I sardi adottarono le forme dell' organizzazione mercantile di
Bonifacio e perciò anche fra essi è frequente la forma di società,
p er cui si davano in accomendazioni merci da portare in una data
località col patto di restituirne al ritorno il prezzo secondo il
valore prestabilito, de tuis rebus que asce!ldunt libre tredecùn et
sol. d:iodecim jan. Rell etc quas domino propricio usque Turrim et
per Romagna negociandi causa portare debemus ad f ortunam
domini et rerum ipsarum eundo redeundo e stando e al ritorno
nel porto di Bonifacio: dare et solvere promitimus l. tredecim
et dimidiam jan Cl).
La partecipazione degli utili fra i soci è inclusa in alcuni
contratti per costituzioni di Società, dei quali diamo un tipico
esemplare secondo l'accurata trascrizi one del Lopez:
Societatem contraxerunt inter se Ranficotus et Signorinus de
Rocha et Ouantùius Spanus in qua societate ponit dictus Ranfi-
cotus tot de suis rebus que ascendunt Libre quadragintaseptem et
sol. unus et denari sex jan. et dictus Signorirlus tot de suis rebus
que ascmdunt lib. sex et den. ceto et dictus Ouantinus tot de
suis rebus que ascendunt lib. sex sol. septcm jan. Quas res omnes
portallt et portare debent dicti Signorinus et Ouantinus causa
merchandi usque Oonarum ad fortunam domini et rerum ipsarum
eundo redeundo et stando ibi ad mercatum. Qui Signorinus et
Ouantinus promitunt predicto Ranjicoto dictas res omnes in dicto
viatico de/erre et cum eis bona fide negociari et lucrari et eas
salvare et custodire bona fide et !Wn infraudare de aliqua re se
sciente et in redditu Bonifacium dare et conslgnare eidem Ranfi-
coto predictas libras quadragintaseptem et sol. wtum et den. sex.
jan. et terciam partem totius lucri quod dominus in his dederit
ad lucrandum. A lioquin penam dupli ei stipulanti promitunt, rato
manente pacto, pro pena etc quisque eorum in solidum. Ren. iuri
solidi et epistuli divi Adriani et omni iuri (2)
Due atti, nei quali il notaio Tea ldo apparisce parte in causa,
documentano le pietose condizioni della regina Adelasia, relegata
nel castello del Goceano, sempre signora di Torres ma senza regno
e, per di più, senza mezzi adeguati alla sua condizione. E questa
mancanza di risorse la costrinse, intermediario Barisone de Navithan
a prendere in prestito le somme che le occorsero per divor-
ziare da Enzo, messo al bando dalla Chiesa e per di più dimentico
dei doveri coniugali.
Non intendendo o non potendo Adelasia restituire le somme
mutuate, Raimondo Peluco e altri creditori, fra i quali il notaio
Telado, il 9 Febbraio 1245 si riuniscono in casa di Gregorio de
Bargono per la nomina di un procuratore ad petendum et reci·
piendum pro nobis et nostro nomine a domina Ade/ascia illustris-
sima Regina turritana lire cinquanta quas nos mutuavimus pro
dieta Regùza Barisouo de Navita eius procuratori Cl >.
Il notaio Tealdo avea poi un suo credito particolare di lire
51 e soldi 8, quaas mihi debet e de quibtlS lire dieci salvi ora pro
ea lacobo de Portuvenere qui portavi! f ratrem Do!latum ad Romam,
mentre lire quindici furono date servientis qui iverunt servicio e
il rimanente per una cavalcatura e per le spese del d•)mestico che
accompagnava il messaggero (2).
Tenendo presente che nel 1246 Innocenzo IV prese le occor-
renti disposizioni per il divorzio della regina tu rritana (3), non si
erra attribuendo al Donato la missione di patrocinare nella curia
romana le ragioni di Adelasia per lo scioglimento del matrimonio .
•• •
È probabile che il messo, Donatus f rater, appartenesse al
Conventui Mollasteri Sane/e Marie i!lter !!lsulas de Buellis, al di
cui priore Innocenzo IV affidò nel 1243 l'incarico di assolvere
partigiani di Enzo che si fossero dimostrati pentiti (4).
(I) Documento V.
(2) Oocument0 IV.
(3) BEROER - op. cit. N. 19%.
(4) BEROER - op. cit. N. 204.
- 28 -
•• •
Non si conoscono i motivi che indussero i frati di Buelli ad
estendersi in Corsica, ma non è da scartare l'ipotesi che il convento
di Bonifacio, da prima filiale di quello dell' isola dei Bud elli, sia
stato poscia elevato a sede del priorato per le persecuzioni del
giudice di Gallura, Giovanni Visconti, che certo non dovea veder
di buon occhio i benedettini di Santa Maria, affezionati ad Adelasia
e fedeli strumenti di Innocenzo IV, che svolgeva in Sardegna
una politica che sappiamo avversa ai pisani e in particolar modo
ai Visconti.
Di questo giudice si sa che nel 1238 avea invaso le terre di
Gallura e che nel 1255 era sempre in possesso del giudicato,
perchè a lui, come agli altri giud ici , si rivolse Alessandro IV per
comunicare la nomina di legato pontificio nella persona dell' arci-
vescovo cagliaritano Leonardo (3).
Due documenti, che trascriviamo in appendi ce, ci permettono
di stabilire che anche nel 1257 Giovanni Visconti conservava il
contrastato giudicato di Gallura con tale esercizio di potere da
indurre gli stessi mercanti genovesi di Bonifacio a metter le loro
mercanzie sotto la sua protezione « secwidum quod mercatores Bo-
nifacii sunt consueti et f acere consueverunt sub fiducia dicti
illdicis /ohanis > (4l.
Si tratta di due sentenze emesse in data 27 Agosto 1257 dai
castellani di Bonifacio contro detto giudice e i suoi uomm1 per
aver derubato e spogliato il borghese di Bonifacio Giovanni
Bianchetto, che si era recato in terra qui dicitur Villa maior causa
negociandi.
Da detta sentenza si ricava che il giudice et homines de eius
iudicati, non essendo comparsi, vennero condannati in contumacia,
dando facoltà ai mercanti derubati accipie!ldi in bonis et ex bonis
dicti /ohanis /udicis et /zomi!lum de terra sua et sui indicatus (1).
(1) Documento X.
(2) V. VrTALE - op. cit. pag. 201, 216.
(3) V. VITALE • op. cit. pag. 280, 281, 283.
- 31
***
Il Comune di Genova volse sempre lo sguardo vigile sul
Castello di Bonifacio, formidabile testa di ponte per gli ulteriori
sviluppi del suo dominio in Corsica e della sua influenza ne I
Logudoro e nella Gallura. Entro la cerchia delle sue mura aveano
casa e soggiornavano spesso gli esponenti delle più cospicue
casate genovesi come i Doria e gli Spinola, pronti a difendere e
a ingrandi re i loro possessi nel vicino giudicato di Torres.
Cosi da un 'atta del 4 febbraio 1239 sappiamo che Percivalle
e Manuel Daria, essendo in Bonifacio, aveano preso a mutuo da
Marino de Cozanello, 50 lire genovesi con promessa di restituirle
infra dies quindecium postquam in porta Turris aplicueris (2).
Notizia questa di cui si può apprezzare l'importanza, quando la
si metta in correlazione colle proteste rivolte da Gregorio IX nel
29 aprile 1238 contro gli stessi Doria per aver fatto costruire
una fortezza nel porto turritano (3).
I. (1)
( 11 Giugno 1233)
11.
(Ex Arch. Vatic. Reg. 18. fol. 197. - Oreg. IX. )
111.
( 29 Aprile 1238)
IV.
(8 Febbraio 1239) ( t)
(I) L'anno 1239, si desume dai precedenti documenti del cartulario del
notaio Tealdo - Benchè quest' atto e il susseguente siano stati trascritti
integralmente dal Vitale, data la loro importanza, ho ritenuto riportarli in
questo studio.
- 42 -
sol. octo jan quas mihi debet et de quibus solvi pro ea lacobo
de Portovonere qui portavit fratrem Donatum ad Romam libras
decem et servientibus qui iverunt in servicio lib. quindecim et in
acutis et cavis pro trabuco uno lib. septem et sol. octo et in uno
equo pro Oando lib. decem et pro Bonifacio servitore suo lib.
sex pro eius manumissione. Et.ad omnia que in predictis et circa
ipsa expedierit tacere promitto firmum et ratum habere et tenere
quid inde feceris et non contravenire. Sub obbligatione bonorum
meorum. Actum eodem loco die Vllll. februarij inter terciam et
nonam. Testes Balduinus de Quarto, Iohanes Ferrarius de Porta
et Bartholomeus de Montagna.
V.
(8 Febbraio 1239)
VI.
( 26 Dicembre 1239)
V 11. <2>
( 26 Dicembre 1239)
VIII.
(Ex Arch. Vatic. Reg. Vatic. Voi. 21. Fol. 35. lnn. IV).
( 23 Ottobre 1243)
ARCHIEPISCOPO ARBORENSI.
IX.
(li Oiugno 12 44 )
X.
( 27 Agosto 1257)
XI.
( 3 Settembre 1257)
XII.
(128g)
(I) Aspetti della vita economica della Sardegna nll secolo Xli, in •Me·
diterranea •, N. 4, Settembre 1935-Xlll; Id., Lo sviluppo del commerci11 sardo
nella prima metà del secolo Xlii: I) Sviluppo ed istituzione delle corporazioni
mercantili e del consolato dei mercanti, II ) Importanza commerciale di Cagliari
e Sassari nel Medioevo, 111) Il commercio della Sardegna coi minori porti
della Riviera ligure, Firenze. Marsiglia e Catalogna, in « Mediterranea• , N.
11-12, 1931; N. 2, 1932; N. 4, 1932-X; Id., Sulle coalizioni o rasse nell' econo-
mia e Legislazione medioevale sarda, in •Studi Sassaresi•, Fase . I. Voi. XII,
1934-XII.
- 54 -
§ 1. - CAGLIARI.
tendevano I. 3 per I' ingresso della sua nave nel porto, l'altra
con gli esattori della dogana conosciuta col nome di «maletolte
pannorum•, che reclamavano un dazio ad valorem di 4 denari per
lira (= 1,66 °lo) per una partita di panno comprato a Genova e
spedito in Sardegna (1).
Con ciò abbiamo una prova che l'esportazione di tessuti ge·
novesi in Sardegna avveniva in modo regolare per opera non sol-
tanto di mercanti genovesi, ma anche di pisani e sardi.
Le stoffe continentali, mollo più fini di quelle indigene, erano
sempre largamente accolte nell'isola, come è dimostrato pure dalla
tabella dei sensali di Cagliari per il secolo XIV (2).
Data la presenza di mercanti pisani di C agliari in Genova nel
1267, è faci le comprendere che anche i genovesi dovevano fre-
quentare questo centro marittimo e commerciale come per il pas-
sato, ospiti se non ben visti, almeno tollerati.
E che Genova, dopo una breve interruzione ali' epoca della
caduta del giudicato di Cagliari, nel 1258, avesse ripreso le sue
relazioni commerciali con questa piazza, risulta già dal fatto che
nel 1264 navi genovesi vi trasportavano mercanti fiorentini per
caricarvi del sale (3).
Il nuovo urto che nel 1270 avvenne fra Pisa e Genova, ebbe
un' immediata ripercussione nelle facende dell'isola.
Nello stesso anno i pisani catturarono varie navi liguri, im-
prigionando nel castello di Cagliari (Castel Castro) i marinai, fra
i quali tre savonesi (4); segno che il porto cagliaritano doveva es-
ser nuovamente chiuso al commercio genovese.
L' 8 luglio, sempre del 1270, giunse nel golfo di Cagliari
Luigi IX, re di Francia, che si recava alla spedizione di. Tunisi
con una flotta genovese; ma i pisani non permisero che le navi
entrassero in porto, ed a malapena fu concesso che si approv·
vigionassero d'acqua e mettessero a terra gli infermi Ci>).
buona p arte dell'isola, per opera propria o dei suoi grandi vassalli,
permetteva di attuare almeno parzialmente il vecchio programma,
e g io vava a rendere attivissimi i rapporti di sca mbio' tra questa
città e la Sardegna (I ).
Frutto di questa politica com merciale erano g li atti di ostilità
constatati verso G enova, Savon a e Marsiglia, che non permettendo
al commercio di svolgersi con la necessaria tranquillità e sicurezza
avevano già inflitto un grave colpo ali' attività commerciale d ei
temuti rivali, e forse l'avrebbero ann ullata col tempo.
Accanto ai provenzali, nel novero dei mercanti tollerati a
Cagliari, non potevano mancare i catalan i.
L' 1 1 aprile 1284 Pietro Il, re d' Aragona, scriveva a Mari ano
d i Basso giudice d'Arborea perchè facesse restituire dai pisani
due galee catalane che essi avevano predato assieme agli uomini
ed alle merci qualche anno prima, mentre queste navi, p rovenienti
d alla Sici lia, en travano nel porto di Cagliari <:n.
Si comincia così a scorgere la necessità che avevano i cata-
lani di assicurarsi l' importante piazza di Cagliari come stazione
di transito oltre che come centro di rifornimen to e di scambio.
Perciò i catalani, quando il re d' Aragona mosse alla conquista
della Sardegna, forn irono un notevole aiuto di navi (il).
§ 2. - SASSARI.
(I) Ordinamenti mercantili e tributari in Sardegna, cii. pag. l!:J, . nota 52.
(~lCodice diplomatico, Il, N. 411, pag. 186
Codice Diplomatico, II, N. 411, pag. 186.
~11)
(4) Codice Diplomatico, li. N . 416, pag. 189.
- 63-
(1) Codice Diplomatico, Il, pag. 31Jil, nota I. Il 17 dicembre 1281 trova-
vasi nel porto di Genova la barca chiamata S. Leonardo, di Giovanni Pensa
da Sassari, diret~a ·alla volta di Torrl'S. Id., pag. 334.
(2) Codice Diplomatico, Il, N. 817, pag. 405.
(3) Codice Diplomatico, Il, pag. 33!!, nota 1.
(4) Il commercio delle Sardegna coi minori porti, cit. , pag. 6 e sgg.
(5) SCHULTE, Oeschichte des mittelalterlichen Handels etc., Leipzig IMO,
voi. I, pag. 185 e seg., nota I.
- 65 -
/
-66 -
§ 3. - ORISTANO.
(I) Il commercio della Sordegna coi minori porti... ., cii., pag. 5 e scg.
(2) BONAlNI, Statuti inediti della città di Pisa, I, pae:. 602.
(il) Id., ~ Ordinamenti mercantili e tributari, cii. pag. 16, nota 40.
(4) Codice Diplomatico, Il, N. 689 pag. oil l e seg.
- 68 -
{1) BoNAINI, StatuU inediti della città di Pisa, I, «Breve Pisani Com-
munis •, A- 1286, pag. 286.
- 69-
§ 4. - ALGHERO.
(I ) Codice Diplomatico, Il, N. 818, pag. 40n e seg. Purtroppo non cono-
sciamo l'itinerario esatto della g alea Santa Croce che il 2:J maggio I 280 si
preparava ad intraprendere un viaggio di commercio alla volta della Sardegna.
Codice Diplomatico , Il, pal{. 325, nota I.
(2) • .... XVlll d. regalium seu massiliensium m inutoru m, quod precium
aive naulum dictu m CCCCLVllll rasiers faciunt in sumam XXXIII I. VJll s. et
VI d . diete monete; •.. •, Documents inédits sur le commerce de Marseille au
Moyen Age, cit., IV, N. 108, pag 494.
- 72 -
§ 5. - CASTELSARDO.
§ 6. - BosA.
(I) Codice Diplomatico, I, !'i. 980, pag. iJ!:8, e seg.; BESTA1 Sardegna
Medioevale, I, pag. 244, nota 89.
(2) Codice Diplomatico, I, N. 876, pag. 350.
- 74 -
§ 8. - VIAOOI COMMERCIALJ.
(I) Codice Diplomatico, 11, N, 82&, pag. 409 e seg. li rn novembre 1274
si recava in Sardegna Manuelo L oro di Sestri (SESTA, Sardegna Medioevale, I
pag. -244, nota I).
(2) Codice Diplomatico, Il, pag, 13 1, nota 1.
(3) V, sopra~ par. I.
(4) • Quibus per actis, predicti, insti~uatione diabolica involuti, piratico
modo violenter dictam taricam et etiam invadendo, acceperunt in ea res que
inferius continentur •· V. BLANCARD, op. cii., pag. 504.
(fl) • item, pro redemptione diete larice quam fecerunt redimi, extorse-
runt & habuerunt XXX florenos auri•, Id.
- 77 -
§ 9. - SOCIETA' COMMERCIALI.
1 ~extarius di Arles I. 56
di Aigues-Mortes " 46
di Marsiglia . . = " 39
di Montpellier " 44 / I
1
di Narbona .- " 63
1 mina di Collioure .- 175
1 olla di sale a Hyères .- ",,112 1/ 2
Genova - 1 centenarius = 100 lib. kg. 3 1,5
sacco di lana = 500 lib. ,, 157,5
1 carica = 400 lib. 126
1 cantarius = 6 rubbi 100 "
rotuli = 150 lib. - " 47,25
1 rubus = 25 lib. " 7,875
1 rotulus = 1 lib. 1/ 2 " 0,4725
1 lib. " 0,315
m ina = 2 quartini 4 staia
= 8 quarti = 96 gombette I. 105
staio = 24 gombette " 26 I I 4
I gombetta ,, 1,095
barile d 'o lio = I cantaro " 51 '/a
canna = 9 palmi m. 2,232
braccio = 2 palmi 1/ 3 " 0,579
1 palmo " 0,248
balla di merci = cantari 4,167 kg. 197
Pisa - Il centum = 100 lib. subti les ,, 32 2 / .
1 lib. subt. (de bilancia) " 0,3276
Il cantarius = 100 rotuli 158
libbre grosse ,, 52,8
1 rotulus " 0,528
1 libbra grossa (de stadera) gr. 334
Soma someggiata - libbre 512 kg. 171
1 modius d i cereali -- 24 staia El. 14,88
1 staio I. 62
staio grosso di sale ·= 62 quarri El. 9
l can na = 4 braccia = 10 palmi m. 2,48
I baia fustaneorum = 40 peciae
Sardegna - 1 cantarius di Cagliari 167
lib. pis = kg. 55 3/ ,
1 starellus di Cagliari I. 46
starellus di Oristano (Arborea) = ,, 36
- 83 -
Sicilia (Regno).
La libbra d'oro = 12 oncie . = gr. 318,81
I oncia d'oro = 30 !areni " 26,568
1 tarenus = 20 grani ,, 0,8856
La libbra grossa = 12 unciaegene-
ralis po nderis = kg. 0,3507
uncia generalis pond . = 33 tareni gr. 29,225
cantarius 100 rotuli" a Napoli kg. 88
1 ,, ,, ,, ,, in Sicilia 11 80
(I) Per ottenere l'autori zzazione dell'impe ratore era stata invia la in
Spagna un'ambasceria, di1;posta da l vicerè don Lorenzo de Heredia, de lla
quale era a capo don Gerolamo de Aragall, governatore di Cagliari e di
Gallura. Cfr. Ateo. Successos, t. Il, p. 716.
t2) Il pericolo era veramente serio, poichè intorno alla Sardegna si era
riacceso un vivace gioco di interessi per il dominio del Mediterraneo.
Le esigenze della difesa dell'isola sono chiaramente prospettate dat-
i' Ateo: • hauiendose uariado despues el uso de las armas co n la nueua in·
uencion de la artilleria; y necessitando de mayores reparos y otras fortific:i-
ciones a lo modern o, para poder resistir, y defenderse de la Armada de los
Turcos, que con ordi narias correrias y assallos rnolestauan estas lslas •.
Successos, t. Il. p. 718 .
(3) Oltre che dell' Aragall il Cappellino godette della fiducia del suo suc-
cessore don Alvaro de Madrigal. L'opera, secondo l'Aleo (t. Il, p. 721 ) fu
compiuta in 15 anni: • e n espaco de qui nze ailos, empozando del ano 15fi3,
fue questa en su total perfecion y curnplimento, el de 1568 con la assistencia
y traza de Roque Capellino, che tambien se llamaua el Fratin, lngenie ro ca-
pacissimo y de grande arte, que dispusò la pianta • . Giova notare che qui
l'Ateo, scri vendo ad un secolo di distanza, .:ade in errore, quando chiama il
Cappellino • et Fratin •, poichè questo sopra nome di fratin o f ratino
d.eve attribuirsi ai fratelli Giorgio e Giacomo Paleario, di Marcote (Svizzera),
architetti militari, che inviati da Filippo Il in Sardegna, vi continuarono l'opera
del Cappellino. Si cfr. su di essi il bellissimo voi. citato dello Scano p. 69·77,
pubblicate nel 1934, in occasione del Xli Congresso geografico nazionale,
L' Aleo riporta, per altro in modo incompiuto, un'iscrizione la q uale ricorda
la costruzione d ~ I baluardo di S. Gio vanni :
D. 0 . M . DIVO fHILIPPO REOE DNOQ NOSTRO SEMPER AUGUSTISSIMO ILLM.
D. ALVARUS DE MADRIOAL SARDINJ A:: PRO REX TUM IN CETERIS TUM IN HOC
S. IOANNI PROPUONACULO DICATO SIMU L CUM FJRMJSSIMO MURO SUUM IN CALAR!
ESACTISSIMO MUN IENDA STUDIUM COMMOSTRAVIT ANNO DOMINI MDLXVIII INOENIERO
ROCO CAPELLJNO ANTONIO MAZOLINO MASOR.
Il Mazo lino, indicato nell'iscrizione, è chiamato dall'Aleo e cabo maestro •
La s tessa iscrizione è a nc he riprodotta dallo Scano.
(4) o. c.
- 86 - .
(1) Si veda specialme!lte l'iscrizione VII , p. 148, conservata ora nel Museo
di Cagliari. Essa riguarda il primo lavoro fatto dal Cappellino, nel 1553,
il ba!'tio ne della liona, e conferma una notizia del!' Aleo, l'ordine, cioè, dato
dal vicerè de Heredia al gove rnatore de Aragall, di far venire in Sardegna il
Cappellino • ut mirabile ordine sua manu nobis propugnacula omnia descri·
beret interque principaturn obtinet hoc presens calaritanum quod sua inventio-
ne ac militie iudicio a fundamentis usque perfectionem forman accepit summa
sollicitudine et diligentia • .
(2) Notizie varie sul Cappellino contieue il Registro de prouisio11 a guerra
dell'Archivio di Stato di Cagliari. Vedasi, p. e. q uello riportato dallo Scano a
p. 160, dal quale si rileva che il Regio Consiglio di Patrimonio e di Giustizia,
con provvedimento del 12 nov. 1561, ordinò il pagamento delle competenze
dovutegli per t ntto il tempo da lui trascorso in Sardegna, sulla base di 30
ducati al mese, con un compenso in più per 8 mesi.
Sembrerebbe inoltre. co me afferma lo stesso autore, che il Cappellino
fosse coinvolto nelle lotte tra gli Arquer e gli Aymeric, che agitarono in
quel tempo la vita cagliaritana .
(3) E' un disegno di Giorgio P11leario fratino, conservato nella biblioteca
del principe Trivulzio, in Milano. Esso illustra schematicamente le fortifica-
zioni di CagliRri, indicando con linee gialle le muraglie antiche, pisane ed
aragonesi; co n linee verdi la fortezza fatta dal Cappellino; con linee punteg-
giate il disegno eseguito dal fratello Giacomo Paleario Fratino e con linee
sfumate il suo parere.
Da questa pi:mtn e dai vari documenti raccolti dallo Scano si rileva che
il Cappellino innalzò le mura di N. S. della Conceiione ed i bastioni di
S. Giovarmi, di S. Antonio, della l:eona, di Oesus, di S. Giacomo e di S.
Pancrazio. oltre le cortine che congiungevano i paluardi e le opere
acces~orìe.
(4) Scano, o. c., p . 65.
- 87 -
Oltre che per le sue grandi benem erenze nel campo dell' inge-
gneria mil itare, il Cappellino meri ta di essere ri cordato per una
sua carta della Sardegna, segnalata nel 1922 dati' Almagià in uno
studio sul M agi11i ( I) e riprodotta in un manoscritto della Biblio-
teca Vaticana (2) .
Essa è accompag1111ta da altri documenti , desti nati ad inte
grarla: una descr izione e diversi disegni parziali dell'isola.
La descrizi one 131, terminata iii Roma il 4 maggio 1577,
doveva essere certamente pubblicata i 11:;iemc con la carta, quasi
come un commentario, seco ndo la tradizione dei cartografi (4}.
Da essa si apprende che il Cappellin o arr ivò in Sardegn a nel
1 ~52 e che vi si fer mò venti anni. non so ltanto per riorganizzare
I "
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- 89 -
(1) Cfr. la nota che si rìferisce a questo topo nimo nell'ill ustrazione della
carta.
-- 91 -
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- 93 -
del paese stan in le cità la state et lo· inverno stan fora a le sue
uile. Chon tuto questo non si è mancato de tenir conto con
monti con pia11i uale tiumi et porti et cale et a causa che se
conosca chel paese non ha da esere tenuto in tanto pocho conto
et stima come tal uolta è stato tenuto non ho uolsuto mancar de
farla a lo uso che la serue da stampar. In Roma l'ano di 1577
ali 4 èle magio » .
Roctto CAPELIN DA CREMONA.
soltanto disegnati. L' isolotto che gli sta di fronte (Sa Pagliosa)
dovrebbe stare, veramente, prima del capo, in direzione di P.
Sos Attentos.
Nel terzo disegno (fig. 3> si vede Oristano col suo castello, le
sue mura, intèrcalate da torri e da bastioni (5 ).
La città aveva due porte, chiamate dal f ara (6) Porta Pontis (7),
per la quale si usciva per attraversare il Tirso sopra un
ponte antico (8\ e la Porta maris, presso il castello, la quale
conduceva verso S. Giusta.
Pi·ù tardi fu aperta una porta secondaria chiamata Portixedda (9).
Fuori delle mura si vedono la chiesa di S. Sebastiano cd il
corso del Tirso, ormai vicino al mare.
( I) Notava, già uel 1845, questo aspetto della ci tts\ il Casalis ·Dizionario,
voi. Xlii p . 245: • O ristano occupa tanto spazio, che sarebbe assai al decuplo
della sua popolazione • . Il compilatore delle voci sarde (O a lmeno di gra n
parte di esse) del Dizionario, I' Angius, no n risparmia le sue critiche. ve-
dendo l'abbandono e la rovi11a degli antichi monumenti, che abbellivano un
tempo la • gloriosa città dei re a rboresi ~ .
(2) cc. '.l:l V·28 R.
(3) Dizionario, voi. XIX, p. 174.
(4) Le comunicazio ni dello stagno col mare erano allora due; gli altri
ponti che ora vi si notano furono fatti in tempi posteriori - Cfr. A. della
Marmora - Itinerario dell'Isola di Sardegna, tradotto da P. Marica e pubnli-
cato in Roma ne l 1920, Voi. Il, pag. 86.
-- 99 -
della zona, la Cala Mosca, già ricordata dal Fara per la sua torre
« stationis muscarum ».
Capo S. Elias = Capo S. Elia. Sulla cima la torre omonima.
Pouet - È l' odierna spiaggia del Poetto. li toponimo deriva,
evidentemente, dal catalano pou = pozzo, donde il diminutivo
pouet = pozzetto.
Il disegno indica, poi, il canale, che mette in comunicazione
col mare lo Stagno de le saline = stagno di Quartu, nel punto
indicato dalle carte moderne col nome di Torre di Mezza Spiaggia;
e la Spia,f?gia de Quarto, di evidente identificazione.
Particolare interesse ha la parte del retroterra più vicina a
Cagliari, rappresentata da una larga zona disabitata tra il Castello
ed il quartiere di S. Avendrace. Una strada, disuguale e con nu·
merose svolte, partendo dal Castello tocca la Coua de S. Ou-
ltetm ( t ), l'attuale fosso di S. Gug lielmo (2) così denominato
da un'antica chiesetta dedicata a questo santo, e, proseguendo
traverso due valli, chiamate forse dai proprietari Vale de Porcel
e Va.te "de Pintor, sale verso la parte più elevata della collina, la
Costa (3) nel punto ov' è oggi Il Viale Buon Cammino, e passa
vicino alla Coua f rodada (4), presso I' odìerna Piazza d' Armi.
A sud della città, nelle vicinanze dello stagno di S. Oilla, sono
S. Pera, l'antica chiesetta di S. Pietro, patrono dei pescatori dello
stagno, e S. Venere, oggi volgarmenre S. Tènera o Tènnera. Vi-
cino alla chiesa sono alcune case, per indicare il sobborgo di
S. Avendrace.
Nella parte occidentale del Castello, in direzione della Costa,
si vede la chiesetta di S. Brancac = S. Brancazio (5).
. "
I .
1
- 101 -
(1) l' atlante del Magini comprende, com'è noto, carte regionali e
carte d'insieme dell'Italia. L'autore utìlizzò per la sua raccolta un vasto ma-
teriale cartografico edito e inedito. Cfr. Roberto Al rnagìà: L 'Jfltlia di Oiovanni
Antonio Magirii, già citato, p. 12 e segg.
(2) Almaiià, o. c., p. 107.
- 103 -
rima et ill lingua toscana co11 le sue tavole [qui la Novella ltqlia) in vari siti et
provincie ecc. Firen;,,c (1480) = Berl.; Benedetto Bordone, in Isolario, Venezia,
1528 = Bord.; Sig-ismo11do Arqucr, nella Cosmograpliia del Miinster, Basilea,
J541 = Arq.; Fabio Licinio (1562) = Lic.; Leandro Albcrti, in Isole aopartenenti
a/L'Italia, Venezia, 1567 = Alb: Tomi.so Porcachi in Isole piit famose del
mondo, Venezia. 1576 = Porc.; Ger.;rdo Mcrcator (1589) = Mere; Portolano del
Mediterraneo · Parte /. Sardegna, Corsica e isole minori, Genova, Istituto
idrografico della R. Marina, 1931 = Portolano.
( I) P. 7.
(2) Note p. 71.
(3) Pp. 26-29.
(4) Il toponimo è registrato anche dalle c:1rtc nautiche medioevali in
va1:io modo: ca/UJ de /arcon, fa1·con, falcon, falco.
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Ro cc o Ca pp ell in ..
o - CARTA DELL (1 57 7).
A SARDcGNA
Da un ms. de lla - or ig in a e mi su
Bi bli ote ca Vatic an ra cm . 73 X 33
a L' - . I .
- 105 -
costiera; sotto l'isola del!' Asinara e l'isola Pianai· B·erl. = Fargon C.;
Lic. = Falcoll, attribuito ad un centro abitato nell' interno, tra
Sassari e Bosa; Alb. = Oorditano prom., come nelle carte tole-
maiche; Porc. = Falcone, ripetuto due volte, di cui uno nell' in-
terno, come in Lic.; Mere. = Corton (!).
Il capo è dominato da una torre, rappresentata da Mag. con
un circoletto, di fronte è disegnata I' isola Piana, senza alcuna
indicazione.
AsENARA - Così, in maiuscolette, come nei nomi regionali.
Anche Dan. e Porc. hanno Asenara. Mag. scrive Asitlara Isola;
Berl. = Unagra; Bord. e Lic. = Asùiara; Arq . = Asinaria; Alb.
= Abata o Asinaria; Mere. = Zanara alias Asinara insula (1).
Il disegno, per quanto inesatto, perchè raffigura I' isola troppo
ingrossata nella parte centrale, è indubbiamente il migliore di
tutti.
Lungo la costa, a sud del capo, si notano: uno stagno il quale
può essere identificato con lo Stagno del Casaraccio o con la
Tonnara delle Saline, che Mag. chiama Saline, e la foce di un
fiume che può essere il rio Turritano o Màscari.
Porto tor - I due toponimi sono separati, quasi a indiéare
col primo il porto, col secondo la torre raffigurala presso la
costa. Non c'è nè in Berl. nè in Bord.; è indicato nello stesso
modo da Dan. - Mag. ha = Porto Torres con un circoletlo;
Arq . = Portus Turrisi Lic. = P. Tare (2); Alb. = Porto · di
Torre e · Torre di Bissone ; (3) Porc. = Porto torre; Mere. =
Porto de torre, e, nell'interno, Torre.
S. Oauino. - Scritto nell' interno della carta, il nome deve
riferirsi al periplo dell' isola, e sta a indicare la basil ica di S. Ga-
vino, una delle chiese sarde più celebri del medioevo. Arq. scrive:
S. Oavin; Alb. = S. Oavillo, verso I' interno, in posizione inesat-
tissima, tra Sassari e Bosa; Mere. = Sanguino; Dan. e Mag.
come Cap.
Scapezato. Questo toponimo, che si legge molto male t! non
figura che in Dan., è collocato ad est di Porto Torres, tra S. Oa-
(I) E I' Herculis insula di Tolomeo, indicata dalle carte nautiche del
medioevo coi nomi di asenara, asinar, assinara, axinara, azanara.
(2) Con evidente derivazione dalle carte nautiche: tore, p.to (res), tores.
(3) Reminiscenza tolemaica: • Turris Libisonis •.
- 106 -
(1) Note, p. 138 · Così anche Fara, p. 27: • ad Balagàis rupem, unde
corpora ss. mm. Gavini, Propti, et Januarii proiecta in mare fuerunt; atque
ubi turri exaedificata fieri possent excubiae ad Scandellum, aliasque quattuor
stationes •.
(2) P. 83.
- 107 -
(1) P . 58.
- 108 -
(1) P . 56.
(2) Note, p. 71.
(3) P . 32.
- 109 -
(1) P. 108.
(2) P. 107,
- lJ l -
distanza dal golfo di Orosei, verso sud. Manca nelle altre carte.
E' la « Oaltellina civitas ) menzionata da Fara ( t ), celebre nel
medioevo per il suo castello, « Castrum Oaltell in u m >1 e sede
di una diocesi. A sud es t del nome è segnato uno stagno: lo
stagno di Tortolì, ed un rivo. Il disegno dell'insenatura, come
può rilevarsi facilmente, è errato.
Castel de Clzira - E' collocato nella parte settentrionale di
un troppo vasto pro montorio, e fuori posto. Celebre castello
medioevale, d o nato ne lla seconda metà del secolo XIV dal re
d'Aragona a Berengario Carroz e regio consigliere ed ammiraglio
di Sicilia » (2), diede più tardi il nome ad una contea, la cui
giurisdizione si estese su molte parti dell' isola. La regione intorno
al Castello era anche allora < derelicta et sylvosa ,. (3).
Il toponimo, eccettuati Bord. e Alb. è ricordato in tutte le
altre carte - Berl. ed Arq. hanno : Qaira; Lic . ha : Chiari,·
Porc. : Chiura; Mere. : Quia ; Dan. : Castel di Chira ; Mag.
Castello Chira..
Le rovine del castello si vedono ancora, sopra una collina, a
nord di C apo S. Lorenzo, presso la foce del Flu m ini durci, d i
fronte ali' isolotto di Quirra.
Sepus f. - Nella Descrizione (variante della terza copia), si
ha invece Flumendosa. Uguale è la grafia in Dan. e Mag.
- Una lieve variante è in Porc. : Sepro f., ed in Mer. : Sepio
/l. Manca nelle altre carte.
Il toponimo è schiettamente tolemaico : Saipros, Saiprus.
Fara (4) riporta il nome moderno: Dosa. La concordanza delle
carte non lascia d ubbi nell'identifica rlo col Flumendosa. Erroneo
il disegno dello stagno, dove il fiu me getta le sue acque, e della
costa, che si presenta con u na profonda insenatu'r a.
Le Sanguanere - Così anche Dan. - Mag., invece, scrive: Le San-
guinare. Il toponimo, che manca nelle altre carte, è apposto ad un
g ruppo di tre isolette, che, pu r essendo nel disegno fuori posto, po-
trebbero forse corrispondere agli scogli chiamati dalle carte moderne
Variglioni, di fronte a P. Porceddus. Fara, descrivendo questo
( I) P. 108.
(2) Casalis, Xlii , p. 70.
(3) P. 107.
(4) P. 60.
- 112 -
( I) P. 23.
(2) P. 90.
(3) Note, p. 71 .
(4) P. 37.
1'13 -
(I) P. 34.
(2) Diversi nomi di questo settore costiero meridionale e di- quello occi-
dentale sono nella carta di Dan. quasi indecifrabili, perciò, pur sapendo che
egli si attiene alla toponomastica di Cap., li riportiamo, quando è possi bile,
con approssimazione.
(3) Cfr. per questo e per gli altri tre toponimi che seguono il disegno
parziale di Cagliari e dintorni.
(4) La posizione della città è in Cap., e cosi pure in Dan. e Miii!··, fuor!
posto, com~ abbiamo visto; migliore, indubbiamente, in alcune altre carte del
Cinquecento. Ma tanta fu l'influenza esercitata dalla tavola maginiana che no i
troviamo lo stesso disegno due secoli dopo. in pieno Settecento. Osservando
questo grave difetto, Nap. scrive: • Lasciando gli antichi Geografi, che se-
guitando Tolomeo le han dato una latitudine di 4 per 5 gradi di meno, la
maggior parte dei moderni danno a Cagliari la latitudine di 39-29'. Ma dalle
più esatte osservazioni ultimamente fatte si rileva, che il centro della città,
che può stabilirsi in Porta-Cagliari, per cui dal castello si passa alla marina ,
é al grado 39-12' • ~Note, p. 73.)
Era un passo decisivo verso la detel'minazione esatta della latitudine:
39°. 13' E quasi per stabilire quanto costi la conquista di una verità scienti-
- 114 -
fica , egli ricorda le osservazioni fatte durante la seconda meta del sec. XVIII
e i dati raccolti nel 1764 dall'astronomo Dexambes (39. 13'. 20"), e negli anni
successivi dal capitano di vascello Domber (39. 13'), dallo spagnuolo Liscar,
capitano di fregata (39. 10'), dai piloti e capitani della marina sarda (39. 11 ')
e dal barone De Genè, comandante di una flottiglia sarda (39. IO'J. Analoghe
osservazioni egli fa per la longituzione.
(l) P. 101.
(2) • Ad caput Pulae, aliter Coltellatium •, p. 35.
(3) P. 102.
(4) P. 102 ed anche a pag. 35: • ad ostium fluminis Chiae • e •ad Chiae
speculam •.
- 115 -
(1) P. 93.
(2) Fara: • Urbs Orlstani, vel ut habent vetusta monumenta, Aristànis-,
p. 92.
(3) P . 62.
- 118 -
(1) P. 39.
(2) P. 130.
(3) P. 39.
(4) P. 64
- 120 -
SEBASTIANO 0ELEDDA.
(Cflntinua)
del testo del Compasso, che per essere già combinate nel testo di
A, sono di questa più antiche. Il testo di A infatti risulta dalla
giustapposizione più che dalla fusione di un testo prevalentemente
analogo a G, con aggiunte tolte da un testo assai simile a P. Nel
brano che riguarda la Sardegna questo fatto è evidente, e si ripro-
durrà in corsivo la parte che deriva appunto dal secondo testo
che il redattore di A aveva davanti.
Già dunque alla fine del sec. Xlii, il Compasso da Navigare,
venuto in uso di naviganti di varia origine, e molteplici volte tra-
scritto, aveva accolto nel suo testo notevoli alterazioni e mutamenti
per opera di marinai che cercavano di migliorarlo e completarlo,
e per opera di copisti negligenti o non intelligenti: vi si erano in-
trodotte anche varietà dialettali e corruzioni nei numeri delle Mi-
glia, nelle direzioni e nei nomi propri delle lo\'.alità i quali del
resto variano grandemente anche in un medesimo testo.
Come si cercasse di migliorare il Compasso dimostrano gli
stessi manoscritti A G P U. Naturalmente altro metodo usavano
gli amanuensi ignari di cose di mare, e altro i nocchieri. Il testo
A che è scritto con diligenza, giustappone, come s'è detto, in al-
cuni tratti, due recensioni diverse: evidentemente lo scrivano, che
era un discreto calligrafo ma non uomo di mare, avuto l'incarico
di controllare un testo come G con l'aiuto di un testo come P, e
dare così una copia esatta e corretta, non ha saputo decidersi
quando i due testi divergevano e li ha riprodotti ambedue, lascian-
do che il nocchiero il quale si sarebbe servito del suo lavoro,
trovasse da sè qu'ali erano le indicazioni giuste e controllasse con
la sua esperienza i dati riferiti. Grazia Pauli, o, il nocchiero che
gli commise la copia che abbiamo designata con G, aveva un
interesse speciale per la Sardegna: perciò nel dare i peleggi o pie-
leghi, cioè le traversate per alto mare, dal Capo Monte Santo in
Sardegna, ne aggiunge ben quindici nuovi verso l'ls. d'Ustica, C.
Gallo in Sicilia, I' ls. di Vulcano nelle Eolie, Scalea in Calabria,
I' Is. di Capri, l'ls. di Ponza, la Foce di Roma o del Tevere, Civi-
tavecchia, M. Argentaro, ls. di Montecristo, Lena ( cioè punta
bassa ) di Aleria in Corsica, Napoli, Gaeta, ls. di Ischia, Corneto
Tarquinia _: ma non dà il numero delle Miglia, nè la direzione. Cosi
da Carbonara aggiunge i peleggi a Civitavecchia, Monte Argen- .
taro, ls. Montecristo e Lena di Aleria, ma neanche qui dà le di-
stanze, nè le direzioni. Il proposito di aggiungere questi dati è
evidente, ma si attendeva di averli raccolti, o per esperienza diretta,
- 124 -
A G p u
ls. S. Piero .
C. de Napoli M50 50 ) )
10 ( 60 ( 70
C. S. Marco
C. de le Saline
20 20 ~ 30 ) 10
ls. de Bocça • 15 15 ~ 20
Penne di S. Eramo . 30 30 30 30
Argentara 20 20 20 20
ls. Açenara . . 40 40 40 20
S. Reparata • . 60 60 60 60
C. della Vite (Bocca di Bucinara - da poneuie)
10 10 10 10
ls. de la Bissa (Bocca di Buciom - da lavante) 15 15 15 15
:~ ~
10
l ::
ls. Mortoro • . . . .
figaro la (C. figari) . . . . . . 10
C. Selexora . • 5 25
ls. Taolara . • 5
4! !40 l 4~
ls. Molara . .
1
Bocca di Fornello
C. Comino. 40
40 40 60 40
C. Monte Santo .
6 5 8 1
Js. Piombino od Oliastro
3 3 4 3
Arbataxara . .
30 30
Scorteçeto . .
30 30 30 30
Quira. . . . .
15 15 20 15
Capo de Pali (Paro, Ferraia) .
10 10 10 3
C. (de Serpentara) . . . .
10 10 5 8
Carbonara
20
CaIlari 30
20
~ ·~
15
30
20
15
20
Capoterra (Capo Pula)
20 20 7
Porto Malfetano .
7 5 7 7
ls. Rossa . 30
5 12 20
C. Taolato (Teulada)
20 15 20
Capo, o P. de Solso 7
7
ls. de Solso
20
ls. de San Piero .
M 514
- 127 -
DISTANZE PARTICOLARI
A o p u
S. Reparata - Longone Sardo 2 2
Longone Sardo ls. S. Maria 5 5
Carbonara - Capoterra (C. Pula) 40 30 40
P. di Solcio ls. Vacca 10
ls. di Solcio ls. Vacca 2
ls. Vacca I. Toro 7 10
C. M. Santo Secca di C. M. Santo 25,0,30 25 30 25
Scorteceto - Secca di Scorteceto 60 40 60 40
NOTA - Da C . Saline a ls. di Bosa A segna XL M ma è errore di grafia
per XV. La distanza di 60 M. data da P fra C. Comino e M. Santo è errore
grafico LX invece di XL. Cosi corrotti sono i numeri per la distanza da M.
Santo a Oliastro che variano nei quattro lesti. Da Serpentara a Carbonara G
da mezzo miglio ma è scambio di 1/ 2 scritto ·/ . invece di X. U segna 70 M.
fra ls. S. Pietro e U. S. Marco, poi dà 60 M. invece di 10 fra C. S. Marco e
C. di Napoli: era una correzione al 70 errato che fu erroneamente introdotta
al posto del IO giusto. U segna 60 M dall' Asinara a S Rcparata a golfo /ansato
cioè direttamente. mentrn ne segna 12 dall'Asinara a P . Torres. 15 da P. Torres
all'ls. Rossa . e 40 da ls. Rosi<a a S. Reparata, cioè in totale 67 seguendo la
costa. Segna poi 15 M. dalla bocca di Bucin11.ra da ponente a Bonifazio in
Corsica . Nei testi P U è caduta la distanza fra Arbatax e Scorteceto. Carat-
teristica in A è la doppia distanza XXV o XXX fra C. Monte Santo e la
secca omonima, perchè essa risponde al 25 di O U e al 30 di P . Notisi che
i numeri sono dati sempre in cifre romane da A G P, in cifre romane alter-
nl\te con cifre arabe da U çhe è più recente.
A O P U
Da Isaia San Piero a Rassagibel M. 170 170 160 170
Capo de Beçerto (Biserta 140 140 140 140
Isola de Galeta 100 100 100 80
Bona en Barberia 160 160 160 120
C. de Giberamello (C. Bogaroni) 220 220 220 200
Boçea (Bougie} 320 320 320 300
Grapparola (C. Corbelin) 360 - - -
Tedelise (C. Tedlès) 360 360 360 334
çiçera (Algeri) 400 400 400 400
C. de Pali (C. Palos) 610 600 610 600
C. de Maone (Minorca) 300 - - 300
Barçelona 460 400 440 480
C. d' Acqua fredda 440 440 480 440
Grado d'Ade (Agde) 480 - - -
Acque morte (Aiguesmortes) 480 430 480 480
Marsellia 450 440 - 460
Iso la lera (H yères) 380 380 380 380
Porto d' Olivoli (Villafranca) 440 440 340 460
Da C. Saline (C. Mannn) a Acquamorta 325 410 325 424
Da Capo Argentera a Marsellia 325 335 325 300
Da Isola Açenara a Bocca d'lera 235 335 235 234
Da C. Taolato (Tenlada) a C. de Giberamellis (G. Bugaroni) 220 230 230 220
Bona 160 160 140 140
Biçerto 125 110 115
Isola Galeta 80 80 80 80
Rasagibele 140 135 160 180
Lo Oemolo (Isola Oiamur) 170 165 165 200
Pantalanea (Isola Pantelleria) 260 255 255 270
Maremma (Isola Marettimo) 280 220 220 230
Da Bocca di Carbonara a la Guardia di Biserti 120 125 120 120
Rassagibele 140 140 140 140
C. Bono 170 170 175 -
Isola Pantalanea 220 230 230 220
Isola Maremma (Marettino) 170 170 170 180
Salerno 480 480 480 420
M . Cercelli 370 370 370 370
- 129 -
A O P U
C. di Gallo 240
Ponso (Ponza) 310
Ustica - - 220
Da Capo Monte Sancto a Isola Oemmolo 240 250 250 240
Isola Pantalanea 300 300 300 300
Isola Maremma 220 240 250 224
Taolara (Tavolara) 100 - - -
C. de Oallore 20 - - -
Da Capo Comino a Isola Maremma 240 240 260 240
Palermo 315 315 315 320
Isola Bulcano (Vulcano) 430 430 430 430
Scalea 460 460 460 460
C. Cercelli 290 290 290 290
Dall'Isola di Taolara a Melacço 360 460 - 460
Isola Maremma 280 280 290 280
Isola Ustega 310 410 315 300
C. Suari en Calavria 480 - 460 -
Palanua 460 480 460 460
O aeta 300 360 300 30ù
Foce de Roma 220 220 220 220
M. Argentara 170 270 190 170
Monte Cristo 140 140 180
Lena d' Al ieri en Corsega 130 130 115 130
Ponsa 240 - -
C. del Faro di Messina 480 -
Porto Vecchio di Corsica - - 60
NOTA - In P è caduto un X nella dista nza da ls. S. Pietro a Rassagibel;
ne ha invece uno in più nella distanza fra ls. S. Piero e C. Palos. In O è
caduto un L nella distanza fra ls. S. Piero e Acque morte, ed ha un C in più
in quella fra I'Aslnara e la Bocca d' !era. In P è caduto un C nella distanza
fra ls. S. Piero e Porto Oli voli. In O le due distanze di 165 e 255 M. fra C.
Taolato (Teulada) e lo Gemolo e Pantalenea sono invece attribuite all'ls. Toro,
ma è errore nel nome per confusione di Taolato, Toraio (il C. Teulada) con
l'ls. Toro. U manca della distanza fra Carbonara e C. Bon, ma dà 170 M.
fra Carbonara e la secca dP.I Chilbo presso C. Bon. Altre differ~nze si lasciano
spiegare analogamente; alcu ne nascono da tentativi di correzione .
- 130 -
La carta Pisana del 1275 circa è la copia più antica del Com-
passo-carta, che completava con il tracciato visibile delle coste,
delle isole e dei mari il manuale ad uso dei naviganti. Vengono
dietro di essa le carte nautiche numerose di P. Vesconte, del Da-
lorto, dell'atlante Tammar Luxoro e le altre dei secoli XIV. XV .
XVI. Qui si riproduce (Fig. 1) il tratto della Pisana contenente la Sar-
d egna e la Corsica, e la tavola terza (Fig. 2) dell'atlante di P. Visconte
del 1318; la tavola terza dell' atlante Tammar Luxoro fu ripro·
dotta nella Fig. 14 del precedente articolo, a cui si rimanda, come
si rimanda alla raccolta del Periplus di Nordenskiold, ai Monu-
menta /taliae Cartographica di R. Almag ia, e alle altre pubblica-
zioni ormai numerosa di carte nautiche medioevali.
È nel Compasso-carta che per la prima volta la Sardegna e
la Corsica appaiono tracciate in modo non lontano dalla realtà.
I.e carte antiche di Tolomeo conservateci nei cod ici sono assai
più g rossolane e imperfette, e il progresso che il Compasso-carta
rappresenta è immenso.
La Pisana oltre che per la maggiore antichità si stacca dalle
altre per una sua caratteristica che ne accresce il pregio: il dise-
gno vi è rude, no n levigato, così da appari re originale, non una
copia ripetuta numerose volte, come può osservarsi di molte delle
carte del Vesconte. Questi ha certamente migliorato in alcuni pun-
ti il d isegno, ma ha tracciato di proposito le sue carte poche
volte, e si è per lo più contentato di riprodurle, e di farle ripro-
durre nella sua bottega: vi è già in esse qualche cosa di con-
venzionale.
Nella Pisana è facile osservare come il Golfo di Cagliari
s ia rappresentato meno largo e più profondo: devesi tener con to
però che la parte più interna non rappresenta il golfo ma lo sta-
gno di Cagliari , che nel sec. Xlii era ancora accessibile alle navi,
e che anche in carte posteriori è talora rappresentato come una
continuazione del golfo. Nelle carte del Vesconte e nelle posteriori
esso è meglio tracciato.
Nella Pisana le isole d i Tavolara, Serpentara, S. Antioco,
S. Pietro, Asinara sono rapp resentate sommariamente ed alquanto
esagerate rispetto per esempio a Maddalena, Caprera e alle altre
delle Bocche di Bonifacio; ma la maggior grandezza attribuita
- 131 -
scritti più minuti e con più cura e si acquistava spazio anche per
un formato maggiore, vi è la tendenza ad aumentare i nomi
seguendo il portolano ed aggiungendone nuovi. Siamo sempre
nel periodo di sviluppo del Compasso-carta: più tardi disegno
delle coste e toponomastica si stabiliz7.ano, o quasi.
Alla sua volta il portolano subisce un analogo processo, si
arricchisce dei nomi mancanti che sono sulla carta e di nuovi par-
ticolari; il tP.sto dell' Uzzano come quello del portolani Parma·
Magli abecchi e Rizzo attestano questa tendenza. Le sorti del por-
tolano e della carta che costituivano le due parti complementari
del Compasso da navigare non andarono disgiunte: esse s'influen-
zarono sempre a vicenda, e più d'una volta una corruzione del
testo portolanico si è introdotta in alcune carte, e viceversa un
difetto del disegno delle carte ha influito sul testo del portolano.
Chi tenga conto della piccolezza della scala della carta, deve
concludere ch'essa era allora per il navigante uno strumento
sussidiario, la guida restando il portolano. Ma potere con un col-
po d' occhio abbracciare le coste e il mare era un inestimabile
vantaggio: il disegno della carta serviva anche nel periodo ini-
ziale a valorizzare I' uso della bussola primitiva.
Quì si danno i nomi della Sardegna segnati nella Pisana <Fii· 1>
nelle carte del Visconte del 1311 e del 1318 <Fii. 2) e nella carta
dell'atlante Luxoro ( fig. 14 dell'articolo precedente ).
(I) Sulsi, solxo, scritto nella Sardegna, corrisponde al Sulcis e alle località di
Palmas e Tratalias: è da distinguere dal sulxo ultimo della lista, che indica
l'isola di S. Antioco.
(2) Argenter, Argentara nell'lglesiente, diversa dal C. dell'Argentiera nella
Nurra. Nella carta Pisana è rappresentata come una foce di fiume, che corri-
sponde al Riu Mannu di Fluminimaggiore. il quale sbocca nell'insenatura di
Portixeddu. La regfone è eminentemente mineraria e il M. Argentu conserva
il nome medioevale. Da non confondere col più settentrional~ e non minerario
M. Arcuentu a cui pensa il Kretschmer, ltalien. Portulane p. 607.
- 133 -
(I) Nella carta del Tammar Luxoro il nome di Maliventre è dato all'isola
che le altre chiamano Coscia di donna, e viceversa.
(2) P. Conte è messo fra Alghero e C. Galea tanto nel Vesconte che nel
Luxoro: doveva venire dopo C. Galea.
(3) li Compasso-portolano e la carta Pisana si accordano nel tacere di
Alghero, Porto Torres, Castelgenovese (oggi Castd Sardo) i centri di maggior
interesse per Genova. Tutt'e tre le località compaiono nelle carie dcl Vesconte
e nelle posteriori, Castel genovese con la denominazione di Frixati, Frigiano,
ch'è il miglior punto d'ancoraggio presso il colle su cui Doria edificarono
il castello cd il borgo.
- 134 -
ISOLA DE SARDEGNA.
( I) L' antica Ae11osis dci Fenici e Accipitrarn illsttla dei Romani, anche
oggi I. San Pietro, clalla chiesetta medioevale c he é ricordata più oltre nel
nostro testo.
(~) C. Frasca; prendeva nome dall'antica Neapoliç, le cui rovine sono an-
cora nell' angolo S E. dcl golfo di Oristano, presso la chiesa di S. Maria di
Napoli, che conserva il nome. Oli antichi designavano il promontorio come
Sardopatoris farmm. È detto capo soctile si com muuo de /era, cioè appun-
tito, come muso di cinghiale.
(3) li Capo ha oggi lo stesso nome: il porlo è quello della a11tica Tharros.
(4) Garbino è detto nella redazione A quasi costantemente il vento di S O
che le altre redazione OP U c hiamano lebeccio, libeccio.
(f>) Onorare, fare onore, significa, nel linguaggio del Compasso da navi·
gare e dei marinai di quella età, girar largo, star lontano, guardarsi. come
da certe persone pericolose e potenti. Non credo possa farsi derivare da ino-
rare, costeggiare.
(6) Prodese è la fun e o canapo con cui da prora o proda, si lega la na-
ve alla terra.
(7) Golfo d i Orist11no: la città non è ricordata qui, ma è segnata nel
Com passo-carta.
(8) L'isolotto Gamba di donna è ora detto il Catalano: esso poteva appa-
rire a garbino o libeccio solo a chi navigasse verso C. San Marco dal · Nord.
- 136 -
tra isola che à nome Malenventre (1). E ben podete enter l'isola e lo
capo entrare.
De lo dicto Sam Marco a lo capo delle Saline (2) XX M. per
tramontana ver lo maestro.
De lo capo de le Saline, che è capo soctile, entro ali' isola
de Bocçea XV M. per tramontana. Sopre Bocçea à una isola che
à bon ponedore. En la via de Safl Marco a Boçea è Ufla isola
che à 1wrne Maltnventre (o).
De la dieta Bocçea (4) a le Penne de Sant'Eramo (5) XXX M.
per tramontana ver lo maestro terça. Le diete Penne à bon porto
et à entrata da ver lo mecço iorno. Lo .capo è alto e rixoso e
aroccato e roso. Lo porto è entro uno M. per tramontana. En lo
dicto capo è grande fondo de XXX passi, e se venite ecqua con
vento a Provença (6) non ponere a lo capo te, ma va entro a lo
golfo, che se clama golfo de Milavio (7), et à bon ponedore e
podete stare a prodese (8).
De le diete Penne a I' Argentara (9) XX M. per. tramontana.
(1) Isola Maldiventre anche ora. I nornl delle due isole attestano, come
altri del Compasso da navigare, lo spirito salace con cui i marinai italiani
ribattezzavano le varie località.
(2) Capo delle Saline, ora C. Mannu, sotto il quale anche oggi la Cala
Saline e lo Stagno Saline.
(3) Ripete da una redazione analoga a P. Il testo primitivo del Compasso
ci è conservato da G: E dì capo dì Saline lo chuale è capo sottile a la isola
di Buosa a M. XV per tramontana. L'isola. di Buosa è buono ponitoro.
(4) Bocçea, Buoza, Buosa, è Bosa: la sua isola è ora detta is. Rossa, alla
foce del Temo.
(5) Penne di Sant'Eramo è C. Caccia. Dell'antico nome resta traccia
in quello della Torre della P egn!l· Sant' Eramo, Ermo, Santo Htrminio, è
Sant' Elmo a c11ì i marina i eran devoti. Il Capo è detto alto, erto, roccioso e
rosso. Delle carte solo la più antica la Pisana lo ricorda come Pene S. Eramo;
le altre hanno semplicemente Pene, oppure Sant'Ermo, Sancto Elmo.
(6) E se venite ecqua con vento a Provença, cioè se venite in questo porto
con maestrale (che soffia dalla Provenza).
(7) Golfo de Mi/avio, P golfo di Meralto: il nome manca in O ed in U;
nelle carte a cominciare da P. Vesconte si ha Maraco, Mara.io, nome dato
non alla Rada di Alg-hero, che risponde al Golfo di cui parl1t il testo del
Compasso, ma a C. Marrargiu, che delimita il Golfo a mezv.odì. ·
(8) Podete stare a prodese, cioè potete legare la proda della nave a ter-
ra: prodesi sono i canapi di proda con cui si assicurava la nave.
(B) Argtntara, C . dell'Argentiera dalle vicine miniere che nel sec. Xlii
erano già note e sfruttate.
f10 . 2 - DAU: ATLANTE DI P. YESCONTE (1318) - (Vienna - Biblioteca Nazionele~
- 137 -
(I) Js. dell' Asinara, eh' è detta vicina ( propo) a terra ferma, intendendo,
qui come in altri passi, per ter ra ferma la Sardegna.
(2) Una piccola isoletta. oggi I. Piana, fra l'Asin ara e la Sardegna.
(3) È buon porto ed ha entrata da. greco, cioè girando da tramontana
dell'isola e venendo alla Rada della Reale; l'altro porto che l'autorP consiglia,
posto a garbino o libeccio, è Porto Vecchio de' Fornelli 11el canale fra I' Asi-
nara e I' ls. Piana. dove è canale con fondo di 14 pa ~si, à frieu (fretum) on-
n'à fondo de Xliii passi. Fra la Sardegna e I' ls. Piana è poco fondo . L'a uto-
re come non ha parlato di Oristano, nè di Alghero, così salta Porto Torrese
dà i punti estremi. Molto più ricco di dati è il testo dell'Unano ma per ac-
crescimento posteriore. Nel Compasso-carta Alghero e Torres compaiono
già in P. Vesconte che come genovese aveva più interesse a queste località.
(4) Baia di S. Reparata, che prendeva nome dalla chiesa omonima presso
Capo Testa.
(f>) Longun sardo Porto Longone di Sardegna, per distinguerlo dall'omo·
nimo dell'ls. d'Elba. 11 villaggio dicesi ora S. Teresa di Gallura.
(6) ls. S. Maria, la più orientale del gruppo composto dalle isole Budelli
Ritzzoli e S. Maria. Ma Razzoli e S. Maria per la vicinanza e per la scarsa
profondità del Passo degli Asinelli poterono essere considerate come una
isola sola.
(7) Il manoscritto di A legge veramente Dell'isola Santa Maria a lo capo
della Vite X M. per levante 1 er Lo silocco, e con esso s'accorda O. Ma la di-
rezione levante - scirocco non è quella di ls. S. Maria· C. della Vite (ora P.
Sardegna), che sono invece a tramontana-mezzodi. U con cui s'accorda P dice
Da Santa Riparata alla Bocca di Bucinara. a X M. per levante verso sciloch,
e ci fa scoprire la corruzione del testo di A O. Devesi dunque leggere D'
Santa Riparata. e non Dell'isola Santa Maria.
ver lo scirocco. Lo eapo ~e 13 Vite è ra entrata de Buçenare (t ).
De lo capo de la Vite lii M. per tr~montana è una isola che à
nome Spargi (:?). Enfra de lo capo de la Vite de lo capo de po-
nente (3), ver mecço di, è porto Paulo. E denanti porto Polo è
una isolecta.
De lo capo de la Vite ali' isola Porca ira <4) Jlll M. per greco.
De lo capo de la Vite ali' isola Sancto Stefano V M. per
f. 71 v levante ver lo silocco. La dieta isula de Santo Stefano (6) è bon
porto. E per mecço <di> a quello porto, en Sardegna è en
una montagna una petra, che à nome I' Orsa (6), et è sembiante
d' orsa. E quella Orsa è per mecço I' isola de Sancto Stefano.
Entro uno M. per mecço de lo dicto porto è una chiegia, che à
nome Sancto Stefano. < S >e voli entrare en quello porto guà rdate
d'una secca (7), che è de la parte de ponente uno prodese e
mecço, en la via quan verrai da la parte de ponente. De lo capo
Sancto Stefano a Cravaira (8) Il M. per levante.
De Cravaira all'isola de la Bissa (9) VIII M. per levante.
E se fossi enter l'isola de Spargi e S~rdegna, e volete en-
Cl) Cioè: se trovandoti nel canale, ti vuoi riparare dal Ponente, mettiti,
ali' àncora sotto il Capo Orso: se non fossi qui abbastanza riparato, vai al
Capo di Caprera e qui potrai stare ali' àncora presso I' Isoletta Vacca (oggi
Porco),
(2) C. Ferro.
(3) /scla Martore, Is. Mortorio: iscla da iflsicula.
(4) Figaro/a, O Fichari, C. Figari.
(f)) fra il Promontorio di C. figari e l ' la. di figarolo è Cala Moresca.
(6) Selexora, O Ceresora (o Teresora per lo scambio del e col t con-
sueto nella scrittura di quell' e~à) è C. Ce·raso eh' è a mezzodi del Golfo di
Terranova. In- testi posteriori è detto C. di Corsica.
(7) Tao/ara, Taulara, Tal/ara, in O Te/aria, Taula, Taulatria è l' ls. di
Tavolara. P U la chi.amano Isola del Toraio, ma confondono il n6me dell'lso·
la cen quello d ' una località Toraso eh' era il punto a' imbarcSo peF chi daHa
Sardegna. recavasi in· Corsica. o nel Continente, e risponde a C. Ceraso.
(8) Porto S. Paolo.
- 140 -
De capo de Pali < a lo capo > sopre lo cquale (I) so lii i~ol e
....: M. I. > a !levante, < le quale se dama Setpentara e Coltellaço <~> >,
e so X M. per mecço io rno ver lo silocco poco. El lo fred o (a)
de terra e dt la dieta Isola è bon fondo e bon ponedore per
vento a Provença. E se volete sorgere en Serpentara, sorgete per
mecço de la maiore isola, e dona lo prodese all'isola e I' àncora
da ver Sardegna.
De la dieta Serpentara a Carbonara X M. per garbino ver lo
mecço iorno. En la dieta Carbonara en mare uno M. per levante
so Il isole (4). < En > la 'ntrata de la bocca de Carbonara, çoè a
f. 73 v ssavere dall'isola a terra de Sardegna, è entro un o scollio, che
se clama Timi-ama, (I'>) e lo dicto scolllo è propo de Sardegna
q uarta de M. E devete propo de lo scollio gire, et à fortdo de
liii passi.
Enter l'isola de Carbonara e l'isola de Serpentara so pluçore
secche, (6) che so a la dieta Carbonara entro a Serpentara entorno
a le doi parte.
E se volete gire ben necto de tucte queste secche de Carbonara
e Serpentara, va propo de terra uno prodese e mecço, entro che
l'isola de Serpentara te remanga el leva nte. L'isola de Serpentara
è lontana I M. (7).
(1) A non dà il nome det Capo e cosi P; G invece lo cldama settt' aftro
chapo de Serpentara U chapo di R.astello; è probabilmente P.ta Porceddus a
levante della q,uale è Serpentara. Il testo di A guasto si lascia emendare sltl·
la scorta di O e P.
(2} I nomi delle tre isolette sono due anche in O Serpentara e Cholt~.
lacio: in P tre l'una isola che si dice Serpentara e l'altra Oarhin•. la terza
Coltellac~io.
(a) El lo /rido ecc. nel caaale (jr1tum) fra la Sardegna e Serpe ntara è
buon fondo e rifugio contro il maestrale (lxm pon1dore p1f' vento a Prov1n:.a).
Se·vuoi stare aU'ancora In Serpentara, mettiti nef mezzo deJla costa della isaJa
maggiore, dando la prora a ll'Isola e l'ancora verso fa Sardegna.
(41 ls. dei Cavoli clrcorrdata da aJtri ~alottl davall'tl a C. Carbotlarà, A
ponente del Capo l'ls. di Santo Stefano.
(n) P denlre da le qaale isole coè da l' isole alla ferra ferma (cioè a la
Sardlgnia) ae 11no scoglio che si dicie Teme e ama, e dicesi Pietra fanara ed
è presso a la Sardiznia a quarto di miglio, e dei andare presso allo scoglio
detto Pùlra tanara. Da la detta Pietra f anara a Carbonio è fondo di passi
1111. È lo scoglio ora detto di S. fi mo.
(6) la secca dei ~rni ed altre.
(7) A dice: l'isola de Serptntara è lol'U4na I profJ6Se ma à errore per
l M. facilmente correegibile con O P.
~ 143 -
(1) Js. di S. Pietro, cosi detta dalla chiesetta medioevale ricordata nel
nostro testo. La direzione XX M. per ponente non è esatta se calcolata da
C. Sperone. G ha: da L'isola Toro a l'Isola di Santo Piero à XX per maestro,
e dà la direzione giusta : P ed V hanno una lacuna essendo cadute la di·
stanza e la direzione.
(2) Canale di S. Pietro.
(3) ls. dei Ratti.
(4) ls. Piana .
(5) jarillione rosso e rotondo, l'Isolotto del Corno.
(6) Pelagi, o pelei, traversate in alto mare da un Porto o capo ad altro
di una costa lontana ed opposta, navigando in altura (per pelago o mare alto)
non per estaria o staria cioè costeggiando. Dopo descritte le coste della Sar-
degna dando le misure in Miglia e la direzione dei vari tratti di costa , l' lso-
la viene inquadrata nei suoi rapporti con le coste che la circondano di là dal
mare.
- 146 -
(I ) ls. Pantelleria.
(2) Secca de Scorteçeto, G Scorticceto P Scorticeto, U Scortezeu, ne ha
già parlato nella descrizione delle coste orientali della Sardegna dov'è detta
lontana 60 M. Scorteceto corrisponde a C. Sferracavallo dominato da Punta
Cartuccedu . La secca oggi non meglio identificabile, è segnata nelle carte
medioevali con una crocetta sulla via da Scorteceto a Salerno.
(3) M. Circello .
(4) Questi due peleggi da M. Santo a Tavolara e al Capo di Oallore
mancano in O P U.
(o) Capo de Oallore, solo In A. Oallore è Gallura, il nome del Giudi-
cato settentrionale della Sardegna: il Capo corrisponde a P.ta Nera d'Osalla,
poichè distava 20 M. da M. Santo ed era quindi a metà via tra questo e C.
Comimo, che distano secondo il Compasao 40 M. Il portolano Rizo ricorda il
golfo e la fossa de la Oaluara, il rio di Cala di Luna. Delle carte l'unica che
ricorda Qalury è la più antica, la Pisana.
- 150 -
CAPO DE COMINO
TAULARA (7)
(1) Questo monastero presso la chiesa, nell' Isola di S. P ietro, non è noto
da altre fonti.
(2) Fra l'ls. S. P ietro e l'ls. S. Antioco.
(3) C. Frasca. Il manoscritto segna per errore LX miglia invece di X.
(4) Colla per cala, come appresso.
(5) ls. della Pelosa, o de sa Zomaria.
(6) li fiume Temo e l'ls. Rossa
- 153 -
(1) C. Caccia.
(2) Galera .
(3) Alghero.
(4) La foce dello stagno di Calich.
(5) Porto Conte.
(6) Frevo, cioè il canale fra l'Asinara e l'ls. Piana.
(7) ls. Piana.
(8) C. falcone .
- 154 -
I' isola Santo Piero, ov'è la chiesa e lo porto. E non entrare più
in entro che v'à pocho fo ndo. L'entrata del porto dell'isola Santo
Piero (dov'è la chiesa) entro l'isola del Sole e l'isola Santo Piero.
E se non potete vinire al porto de l'isola San Piero va alla punta
dell'isola di Sole ( I) di verso tramontana. La quale punta sta al por-
to dell' isola San Piero per levante e qui, dentro alla punta, à
uno scoglio eh' ede in terra, e dinanzi lo scoglio sopradetto di
lungi lii prodesi è lo porto, e lo detto porto à nome Porto Baria (2).
E guardati di non andare per Ilo freu della Sardingna e dell'isola
San Piero, chè pocho fondo v'à di XV palmi e anche per ca-
nale (il).
B. R. MoTZo.
(l) In Cagliarì, oltre costoro interveniva uno dei giudici della R. U.,
nelle altre città il Governatore ed in mancanza od impedimento di questi l'as·
senore civile delle R. Oovernazione, rispettivamente; il Veghiere, il Capitano
di giustizia, o l'ufficiale residente; ciascuna di tale giunte diocesane aveva il
suo Segretario tranne in Cagliari, ove era deputato lo stesso soggetto della
Giunta Generale.
163 -
(1) Archivio Stato Cagliari: Carte Reali: voi. 7 , n. 109, f. 239. Segue il
Regolamento pe_r l'amministrazione della cassa.
(2) Tali di ritti d'avaria si percepivano prima diti Censore Gene rale e dai
Censori Diocesani (capo VII Regolamento annesso).
(3) S. Li ppi: Inventario del R..0 Archivio di Stato Cagliari, Cagliari, Val·
dès 1902, p. 105. •
- 164 -
. 117. 127
128- 133
Nuoro
Tempio
1799
1780
.
1852
1852
•
134. 139
140. 147
Ampurias
Bo sa
• 1800
1799 .. 1825
1852
148. 155 Ogliastra 1800
. 1852
. 156-170
171-177
178-184
Alghero
Iglesias
Bisarcio
1780
.
1850
1799 • 1852
1781 1852
2) Voi. 185 - 195 Registri di corrispondenza con d·iverse autorità 1795- 1846
196 • 200 Corrispondenza con la R. Segreteria di Stato 1820 - 1850
201 - 202 Corrispondenza con i Ministeri 1840. l ts51
203 - 204 Registrì Corrispondenza Segreterili di Stato 1832. 1840
205 · 210 Ricorsi e Decreti 1790. 1852
211 · 213 Registri, Decreti e pareri 1802. 1851
214 - 241 Contabilità d~i Monti 1767 -1834
242 · 251 Risultati di visite alle Amministrazioni locali 1773 . 1845
252- 261 Ricognizioni di fondi alle Amministrazioni locali 1816. 1846
2é2 - 267 Stati debitori morosi 1762. 1851
268 Sussidi grano dal governo 1848
269 - 274 Nomine dei Censori e depositari locali 1824. 1851
275 · 278 Atti giudiziari 1773. 1851
279 - 282 Magazzini Montuari 1784. 1850
283 · 298 Nozioni sullo stato dell'Agricoltura 1768- 1849
299 • 300 Nozion i sullo stato del bestiame 1830-1850
301·306 Stati nummari 1vedi anche voi. 308) 1830. 1844
307 Registri vari: crediti in grano 1841·4!i; Registro
situazione cassa Censorato Cenerate ed esazioni
fino al 1850, Corrispondenza .Jella Segreteria di
Stato e Guerra 1840 1802. 1850
308 Stati nummari (vedi voi. 301 · 306) 1835. 1844
(I) Sanna-lecca: Editti e pregoni t. li, lit. XIV, ord. 111, § 1, p. 100. Per
tutte le citate disposizioni relative al Censo re, vedi indice dei suddetti Editti
e pregoni sotto le voci: Censore, Monti frumentari, Amministrazioni locali.
(2) Chiunque per lo spazio di tre anni continui tralasciasse di coltivare
gli alberi, di fare nuovi pianlamenti, innesti e seminamenti a seconda d~I
l'istruzione del Censore, si intenderà decaduto dall11 concessione, pagherà gli
alberi che avrà tagliati per uno scudo ciascuno e corrisponderà al Censore
le diete per le visite fatte (cfr. ibid. t. 2, p. 148, ord. 8, LXXIX).
- 166 -
(1) Vedi Sanna - Lecca: Editti e prego11i citatì t. Il. p. 100. Provvide
d isposizioni al riguardo si leggono nel noto pregona del Duca di S. Giovanni
del '.?3 Agosto de l 1700 che è citato al § VI dcl pregone 6-11-1741 del Vicerè
de Blonay, allo scopo di ric hiamarne l'osser va nza P.er quanto concerne le no r-
me contenute (sotto il titolo • dell'Agricoltura• ). dal § 168 in poi. In esse fra
l'altro trattas i app unto del Censore e dei suoi. obblighi.
(2) Il pregone per evidente errore dice •al prÌllcipiare del secolo deci-
mosesto• Vedi Istruzioni introduttive al pregone IO - 7 - 1771: Atti governativi,
voi. 6 n. 315.
(3) Cfr. Atti governativi, voi. 6, n. 315, del 10-7 - 177 1, • Istruzioni gene-
rali ai censori del regno• (in italiano con a fianc o la traduzione in sardo)
(4) Archivio Stato Cagliarì: Carte Reali, citato v. IV, n. 48, fo. 198: /struc-
cion para Los Censores. Si doveva acco mpagnare la lettera di no mina dei primi
censori eletti con l' istru zione ( in lingua spagnola ) circa le loro inco mbenze.
N . 3. - Il censore doveva tenere registri delle terre coltivate nel terri-
torio e delle incolté, segnare i l no me di ogni lavoratore di esse, i buoi di
ciascuno, i ti pi delle seminagioni fatte; era ana vera e propria statistica agraria.
N. 4. - li censore doveva eccitare, aAche con li~ mi naccia del carcere i
neghittosi alla coltiv:•zione delle terre secondo le loro forze.
N. 5. - Doveva vigilare s11i majoli rimpatriati. espulsi dalle case religiose
ove stavano con el pretesto de ate11der d lus estudios e curare che ·1avoras-
sero sotto pena del carcere. (Ve di Majoli).
- 167 -
Più tardi col citato pregone 10-7-1771 (1) dal Vicerè d' Haillot
si riunivano le attribuzioni del Censore in un regolamento unico
di quattro parti: 1) Elezione e prerogative del Censore, durata
della carica 2) Coltivazione delle terre e piante ; 3) Praterie,
cura e _propagazione del bestiame; 4) diverse incombenze dei
censori.
I:>er questo regolamento il Censore durava tre anni in carica,
prestava giuramento, prendeva le consegne e poteva essere con-
fermato.
Godeva di tutte le prerogative ed esenzioni spettanti agli
esenti più privilegiati nelle ville, aveva uno stipendio accordatogli
nelle Corti e confermato nel pregone 4-9-1767 tit. 5, § 1 (2) del
Vicerè des Hayes. Oli erano date le attribuzioni e la giurisdi-
zione di cui al. pregone del Duca di S. Giovanni cap. 168 e segg.
e quelle conferitegli dal pregone 25 - 6 - 1761, già citato più
sopra.
In questa lunghissima istruzione sono specificati i molteplici
doveri dei censori nei più svariati aspetti. E' un importantissimo
documento soprattutto come indice dello stato dell' agricoltura
nel tempo. Esso non fu incluso nella raccolta del Sanna Lecca
che tuttavia ne contiene le più importanti disposizioni.
Trattasi delle censure anche nel titolo VII delle Prammatiche. Riguardano
la giurisdizione ecclesiastica, i numeri 40 capitolo 4, e 60 e segg. cap. 2.
Negli atti dei concili e sinodi locali si tratta partìcolarmente delle sco-
muniche, delle sospensioni e degli interdetti (3).
(1) Cfr. citate costituzioni del sinodo Cariileaa, p . 290, Capo I. Il filia,
(Sardegna Cristiana, Il . p. 201). riporta un editto del 7 . 4. 1548, (Arch. Cap.)
del Vicario Generale di Mons. Alepus in cui si prescrive la forma della sco·
munica premessa l'ammonizione canonica in tre giorni festivi • Los hagis
excomunigare et maleigher a campanas sonadas et candelas alutas e posqua
istudadas et betc..das in terra in segnale de maledissione eterna •.
(2) Spano. Notizie di Sorres, p. 66.
(3) Regie Provvisioni, voi. 24, n. 15 r.
(4) RR. Provvisioni, voi. 24, n. 16: Provvisione del 3 · 5 · 1791}.
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Dati su· questo Corpo possono rintracciarsi nel voi . 992, della R. Segre·
teria di Stato e Guerra (Il serie) fascicolo CenJuria leggera di ·Sardegna dal
1768 al 1799 e nel voi. 934 e 935 (Il serie) relativo al Reggimento di SaTde-
gna (i).
Spigoliamo alcune notizie al riguardo: La Centuria Leggera, precedente-
mente detta Compagnia Leggera, era adibita alla custodia dei forzati nei por-
ti e nelle campagne aperte, e non versava nelle più floride condizioni duran-
te il governo del Boglno s ia per il vestiario che per l'organizzazione {S) •
Elevata col R. Biglietto 9 · 9 -1767 a 49 uomini fu ridotta a 46 fra bassi
ufficiali e soldati con altro in data 1·10-1769, che ne approvava un nuovo
piano. Nel 1770 scendeva a 36 elementi. Altro progetto del 20·2·1771 la sta·
bilìva di 60 uomini.
Nel 1785, essendo stato promosso al grado di Sergente Maggiore dei mi·
liziani di Cagliari (vedi: sergente maggiore) il Capitano di Fanteria Cavazza,
fu nominato Capitano-tenente della Compagnia cert9 Antonio Demurru di Bono
(già prove:iiente dal Reggimento di Sardegna) con 900 lire piemontesi an-
nue ('> e suo luogotenente (per R. Biglietto pari data) Giusep pe Porcile col
trattamento di lire 650 a nn ue.
Nel 1794 aveva 54 uomini, un Ca pitano-tenente, un sottotenente, 6 gra-
duati.
f11 costituita in Centuria di 2 compagnie di 120 uomini l'una, durante la
spedizione francese e precisamente nel gennaio 1793. Don Giuseppe Porcile
di San Antioco divenne comandante della seconda <~> , Egli, attesa la quantità di
F. Loooo-CANEPA
(Continua)
(1) Lettere Viceregle, Voi. 206, A. 1502,-1603, Ind. VI, f. 199 v. 200 r.
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(1) Col titolo ·Trattato delle parti ultra mare cioè Terra Santa•, Reichl.
458; Accurti ;>6; Gesamtkat. 6174 - Se ne conoscono ora solo fi esemplari.
(~) Col titolo • fiore di Terra Santa • Reichl. 1485; Oesamtkat. 617fi, se
ne conserva un unico esemplare che è posseduto dalla Biblioteca di Caglìari.
(3) Reicl. 1166; Gesamkat. 6176. Se ne conoscono ora solo tre esemplari.
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(1) È curioso notare che il Castillejo a!la metà del Cinquecento, all'epoca
del Concilio di Trento, fu preso in mare dal pirati e che ·da questi riusci a
stento a salvare la propria persona e anche i libri che portava con sè, mentre
fu spogliato di ogni altro suo avere. Dobbiamo essere grati a quei corsari,
certamente analfabeti, c.he per soverch:o rispetto o per soverchio disprezzo
per i libri ·hanno contribuito a conservarci ·parte della preziosa Biblioteca
del Castillejo.
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