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2017 América Crítica. Vol.

1, n° 1, giugno 2017

TRADUZIONE
ENRIQUE DUSSEL
Universidad Autónoma Metropolitana, Iztapalapa, México

UNA NUOVA EPOCA NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA: IL DIALOGO MONDIALE


TRA TRADIZIONI FILOSOFICHE

Traduzione di Carlotta Pala, Stefano Pau e Riccardo Badini

A NEW AGE IN THE HISTORY OF PHILOSOPHY: WORLD DIALOG AMONG


PHILOSOPHICAL TRADITIONS
ABSTRACT:

This paper supports the following theses: 1. It is which must be questioned. 5. In any case, there
necessary to affirm that all humanity has al- are formal, universal aspects on which all re-
ways expressed certain “core universal prob- gional philosophies can coincide and which re-
lems” that are present in all cultures. 2. The ra- spond to the “core problems” on an abstract
tional responses to these “core problems” first level. 6. All of this impels us to enter a new age
acquire the form of mythical narratives. 3. The of inter-philosophical dialogue, respectful of
formulation of categorical philosophical dis- differences and open to learning from the use-
courses is a subsequent development in human ful discoveries of other traditions. 7. A new
rationality that does not negate all mythical philosophical project must be developed that,
narratives. These philosophical discourses have going beyond Eurocentric philosophical moder-
arisen in all the great urban Neolithic cultures nity, tries to shape a global, trans-modern pluri-
(even if only on a very beginning level). 4. Mod- verse, drawing upon the development of its
ern European philosophy confused its econom- own resources of peripheral, subaltern, post-
ic and political domination of culture and the colonial philosophies that have been “discard-
crises derived from other regional philosophies ed” by modernity.
with a Eurocentric pretention to universality,

KEYWORDS: HISTORY OF PHILOSOPHY, DIALOGUE, TRADITIONS, MODERNITY.

This work is licensed under the Creative Commons © Enrique Dussel


Una nuova epoca nella Storia della Filosofia: il dialogo mondiale tra tradizioni filosofiche.
2017 ⎸América Crítica. Vol. 1, n° 1, giugno 2017: 211-228
DOI: 10.13125/américacrítica/2951
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mente. Sarà questo un processo di mutuo


1
Il proposito è quello di pensare una arricchimento filosofico che esige una
tematica che credo dovrà occupare buo- postura etica, di riconoscimento di tutte
na parte del XXI secolo: la comprensione, le comunità filosofiche delle diverse tra-
da parte di ognuna delle tradizioni filo- dizioni che hanno uguale diritto nell’ar-
sofiche regionali (europea, nordamerica- gomentazione, superando così un euro-
na, cinese, indiana, araba, africana, lati- centrismo moderno ancora oggi impe-
noamericana, ecc.) del significato, delle rante, che porta alla sterilità intellettuale,
tematiche, dei valori e della storia delle e spesso, alla distruzione dei notevoli ri-
altre tradizioni. Sarebbe la prima volta sultati conseguiti per mano delle tradi-
nella storia della filosofia, che le diverse zioni altre.
tradizioni filosofiche si predispongono
ad un dialogo simmetrico e autentico,
grazie al quale apprenderebbero molti 1. I nuclei problematici universali
degli aspetti sconosciuti o sviluppati in Chiameremo nuclei problematici univer-
altre tradizioni. In più questo sarebbe un sali l’insieme delle domande fondamen-
tema chiave per la comprensione di cul- tali (vale a dire, ontologiche) che si è po-
ture che si presentano nella nostra quoti- sto l’Homo Sapiens una volta giunto alla
dianità attraverso i grandi mezzi di co- sua maturità. Grazie al suo sviluppo ce-
municazione, che ci permettono di rice- rebrale, capace di coscienza, autocoscien-
vere notizie in tempo reale sulle culture za, sviluppo linguistico, etico (di respon-
suddette che non conosciamo minima- sabilità per le sue proprie azioni) e socia-
1 Questo articolo è apparso originariamente in le, l’essere umano, scontrandosi con la to-
spagnolo con il titolo "Una nueva edad en la Hi- talità del reale ha potuto controllarla al
storia de la Filosofía: el diálogo mundial entre fine di riprodurre e sviluppare la vita
tradiciones filosóficas", pubblicato nella rivista
umana comunitaria. Lo sconcerto di
Utopía y Praxis Latinoamericana, vol. 14, núm. 45,
abril-junio, 2009, pp. 31-44 dall'Universidad del fronte alle possibili cause dei fenomeni
Zulia, Maracaibo, Venezuela. La traduzione dei naturali che doveva affrontare e l’impre-
paragrafi 1-5 è a cura di Carlotta Pala, mentre i vedibilità dei suoi propri impulsi e com-
paragrafi 6 e 7 sono a cura di Stefano Pau e Ric- portamenti, lo portò a sviluppare do-
cardo Badini.

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mande attorno ad alcuni nuclei proble- qualunque fosse il suo grado di sviluppo
matici tali come: “Cosa sono e come ac- e la sua propria connotazione, ha formu-
cadono le cose reali nella loro totalità? Dai lato linguisticamente le risposte razionali
fenomeni astronomici fino alla semplice (vale a dire, ha dato fondamento, quale
caduta di una pietra o al controllo fuoco, che fosse fino a prova contraria) ai sud-
come comprendere il mistero della pro- detti nuclei problematici attraverso un
pria soggettività, l’io, l’interiorità umana? processo di “produzione di miti” (una
Come possiamo pensare la spontaneità mitopoiesi). La produzione di miti fu la
umana, la libertà, il mondo etico e sociale? prima interpretazione o spiegazione ra-
E infine come si può interpretare il fonda- zionale del reale (del mondo, della sog-
mento ultimo del reale, dell’universo? – gettività, dell’orizzonte pratico etico, dei
ciò che fa scaturire la domanda ontologi- parametri ultimi della realtà descritto
ca: “Perché l’essere e non piuttosto il nul- simbolicamente).
la?”. Questi nuclei problematici si saran- I miti, narrazioni simboliche quindi,
no sicuramente presentati in tutte le co- non sono né irrazionali, né si riferiscono
munità fin dal più antico Paleolitico. solamente a fenomeni singolari, sono
Sono nuclei problematici razionali o do- enunciati simbolici e quindi hanno un
mande, tra le altre, sui “perché” universa- “doppio significato”, per la loro com-
li, che non possono non essere trasversali prensione è necessario tutto un processo
a tutte le culture o tradizioni. ermeneutico che svela le ragioni. In questo
Il contenuto e il modo di darsi delle ri- senso sono razionali e portano con sé si-
sposte a partire da questi nuclei danno gnificati universali (che si riferiscono a si-
avvio e scatenano sviluppi molto diversi tuazioni ripetibili in ogni circostanza) e
di narrative razionali, se per razionali si che hanno una base concettuale (dovuta
intende il semplice “dare motivazione” o a categorizzazioni cerebrali di mappe ce-
fondamento utile all’interpretazione o rebrali composte da milioni di gruppi
alla spiegazione dei fenomeni, cioè quel- neuronali, grazie alle quali si connettono
lo che “appare” in ogni livello di questi i significati dei molteplici fenomeni em-
nuclei problematici. pirici e singolari che si presentano all’es-
sere umano).
I numerosi miti, che si ordinano a par-
2. Lo sviluppo razionale delle narra- tire dai nuclei problematici citati in pre-
zioni mitiche cedenza, si conservano nella memoria
della comunità; all’inizio attraverso la
L’umanità, sempre e necessariamente, tradizione orale e successivamente, a

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partire dal III millennio a.C., nella scrit- riscontata in tutte le fasi dello sviluppo
tura, all’interno della quale saranno rac- storico. In questi scontri culturali alcuni
colti, ricordati ed interpretati dalle comu- miti si manterranno nelle tappe storiche
nità di saggi che si sorprendono di fronte successive (anche nell’epoca dei discorsi
al reale, “però colui che non trova spie- filosofici categoriali e scientifici della
gazione e che si sorprende riconosce la Modernità stessa, fino ad ora). I miti non
sua ignoranza, poiché colui che ama il cesseranno mai di esistere, poiché alcuni
mito (filomythos) è come colui che ama la di questi continuano ad avere un senso,
conoscenza (filosofos)”, citando Aristotele. come ben ci fa notare Ernst Bloch (1959)
Nascono così le “tradizioni” mitiche nella sua opera Il principio speranza.
che danno ai popoli una spiegazione ra-
gionata alle domande più complesse che
turbavano l’umanità, che abbiamo nomi- 3. Il nuovo sviluppo razionale dei di-
nato nuclei problematici. scorsi filosofici categoriali
Popolazioni semplici come i Tupinam-
ba del Brasile, studiati da Levi-strauss, Siamo abituati, riferendoci al passag-
svolgevano le loro funzioni sociali quoti- gio dal mythos al logos (concedendo qui
diane a partire dal significato che attribui- alla lingua greca un primato che porrem-
vano ai loro numerosissimi miti. mo subito in questione), a considerare
Le culture, nelle parole di Paul Ri- questo come un salto che parte dall’irra-
coeur (1964, 274-288), hanno in sé un zionale e arriva al razionale, dal concre-
“nucleo etico-mitico” e cioè una “visione tamente empirico all’universale, dal sen-
del mondo” (Weltanschauung) che si fa in- sibile al concettuale. Tutto ciò è falso.
terprete dei momenti significativi dell’e- Questo scarto si realizza passando da
sistenza umana e li guida eticamente. una narrativa che ha un certo grado di
D’altro canto, alcune culture (come la ci- razionalità ad un altro discorso con un
nese, la indostana, la mesopotamica, l’e- diverso grado di razionalità. È un progre-
gizia, la azteca, l’araba, l’ellenica, la ro- dire nella precisione univoca, nella chia-
mana, la russa, ecc.) raggiunsero grazie rezza semantica, nella semplicità e nel-
al loro dominio politico, economico e mi- l’assertività dei fondamenti, però è una
litare, un’espansione geopolitica che fa- perdita di molti altri significati simbolici
gocitò altre culture. Queste, con una cer- che possono essere ermeneuticamente ri-
ta universalità, sovrapposero le loro scoperti in momenti e in luoghi diversi
strutture mitiche a quelle delle culture (caratteristica propria della narrazione
subalterne, dominazione culturale questa razionale mitica). Tuttora il mito prome-

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teico e adamitico continuano ad avere un Storicamente, gli “amanti dei miti”


significato etico (Ricoeur 1963). erano anche e strettamente “amanti della
Allora il discorso razionale univoco o conoscenza”, perciò quelli che successi-
filosofico categoriale, che può in qualche vamente saranno chiamati filosofi avreb-
modo definire il suo contenuto concet- bero dovuto essere chiamati piuttosto fi-
tuale senza ricorrere al simbolo (come il lo-logos, se per logos si intende il discorso
mito), guadagna in precisione però perde razionale filosofico categoriale, che han-
la suggestione del senso. Questa è una no abbandonato gli strumenti della nar-
base importante per la civilizzazione, su rativa simbolica mitica se non via ecce-
cui si apre la possibilità di astrarre, ana- zionale e come esempio per esercitare su
lizzare, separare i contenuti semantici di loro una ermeneutica filosofica.
della cosa o del fenomeno osservato, dal Tale abbandono della pura espressio-
discorso e di descrivere e spiegare in ma- ne razionale mitica e la sua depurazione
niera precisa la realtà empirica, permet- dal simbolo per dare semanticamente a
tendo all’osservatore un utilizzo più fun- certi termini o parole un significato uni-
zionale alla riproduzione e allo sviluppo voco, ben definito, con un contenuto con-
della vita umana nella comunità. cettuale frutto di un’elaborazione meto-
La mera conoscenza, intesa come la ca- dica, analitica che riesca ad andare dal
pacita di ordinare ciò che compone le ri- tutto alle parti, per stabilire gradualmen-
sposte ai nuclei problematici indicati, si te e con precisione il significato, si è dato
trasforma in un’”attività” sociale distinta in tutte le grandi civiltà urbane del Neo-
che si occupa di far luce, esporre e svi- litico. Le narrative filosofiche categoriali
luppare la stessa conoscenza. In una so- si presentarono quindi in India (successi-
ciologia della filosofia, le comunità di fi- vamente agli upanishad), in Cina (nel Li-
losofi formano gruppi che si differenzia- bro delle Mutamenti o I Ching), in Persia,
no da quelli dei sacerdoti, degli artisti, Mesopotamia, in Egitto (con testi come
dei politici, ecc. I membri di queste co- quello de “la Filosofia di Menfi”), In Per-
munità di sapienti, ritualizzati nella co- sia, nel Mediterraneo orientale tra i Feni-
stituzione delle “scuole di vita” metodi- ci e i Greci, nella Mesoamerica (Maya e
camente disciplinate (dal calmecac azteca Aztechi), nelle Ande degli Aymara e dei
all’accademia ateniese fino ai sapienti del- Quechua che si organizzarono nell’Impe-
la città di Menfi nell’Egitto del III millen- ro Inca, ecc. Cosi per gli Aztechi, Quetzal-
nio a.C.), furono coloro che tra i greci, coatl era l’espressione simbolica di una
erano “amanti della conoscenza”(philo- duplice divinità originaria (in cui Queztal
sóphoi). si riferisce alle piume di un uccello tropi-

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cale simbolo della divinità e coatl indica- “Il Tao che può nominarsi non è quello
va il gemello o fratello uguale: “i due”) che sempre fu [...] Prima del tempo fu il
che i tlamatinime (“coloro che conoscono tao ineffabile, quello che non ha nome”,
le cose” e che vennero chiamati da fra siamo di fronte ad un testo che usa cate-
Bernardino di Sahagun “filosofi”2) chia- gorie filosofiche totalmente distanti dal
mavano Ometeotl (da ome, due, e teotl, il racconto meramente mitico. A partire
divino), avendo già abbandonando il dalla filosofia di Kongzi Jiayu (2003) o
simbolo. Quest’ultima definizione signi- Confucio (551-479 a.C.), nessuno può
ficava l’”origine duale” dell’universo oggi ignorare queste densità argomenta-
(non l’origine unitaria dell’Uno di Plato- tive e razionali. L’incessante elaborazione
ne o di Plotino, per esempio). Tutto ciò filosofica (fino all’eccesso) argomentata
indica l’inizio, negli Aztechi, di un pas- da un Mozi o Motzu (479-372 a.C.)4 – che
saggio dalla razionalità simbolica ad una criticò le implicazioni sociali ed etiche
razionalità filosofica categorica concet- del confucianesimo, affermando un uni-
tuale, nella figura storica di Nezahual- versalismo di forte impatto politico, scet-
coyotl (1402-1472). tico nei confronti dei riti e con una strut-
Alcuni, come Raul Fornet-Betancourt tura o “scuola” organizzata in maniera
(2004) in America Latina sono d’accordo- impeccabile – non può non essere consi-
senza specificare troppo ciò che è filoso- derata un pilastro della filosofia cinese,
fia-, nell’accettare l’idea della presenza di che influenzò la grande sintesi confucia-
un discorso filosofico nel territorio ame- na di Mengzi (Mencio) (372-289 a.C.)5.
rindio prima dell’invasione europea del Questa filosofia attraverserà 2500 anni,
1492, o nell’Africa. L’attacco a una etnofi- con classici che arriveranno fino alla mo-
losofia lanciato dall’africano Paulin Houn- dernità europea, come Wang Yangming
tondji (1977) contro il lavoro di Placide (1472-1529) –il quale sviluppa la tradizio-
Tempels (1949), La Filosofia Bantu3, mira ne neoconfuciana che continua fino ai
proprio alla necessità di definire meglio giorni nostri e che influenzò Mao Ze-
cosa sia la filosofia per distinguerla dal dong e che peraltro permise di compiere,
mito. in Cina e Singapore la funzione che il cal-
Quando si leggono attentamente i pri- vinismo svolse all’origine del capitalismo
mi enunciati del Tao Te Ching (o Dao De attuale – o Huang Zongxi (1610-1695), il
Jing) del leggendario Lao-Tse (1950, 18): grande riformatore della filosofia politi-
ca. Allo stesso modo, le filosofie indosta-
2 Si veda: Dussel 1995.
3 Molto simile alla Filosofía Nahuatl, UNAM, Mé- 4 Si veda: AAVV 2003, 66.
xico, 1979. 5 Si veda: Collins 2000, 137 e 272

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ne si strutturano attorno a nuclei proble- dato che la totalità dell’universo è eterno


matici espressi filosoficamente6. Leggia- divenire interconnesso (patitya samatpa-
mo nel Chandogya Upanishad: da), negando in maniera sempre più chia-
ra le tradizioni mitiche (come quelle dei
In principio, caro, questo mondo fu
Veda), e costruendo una narrazione stret-
solo essere (sat), uno solo, senza un se-
condo. Alcuni credono: in principio, tamente razionale (non esente, come tut-
realmente, il mondo fu solamente non- te le filosofie, da momenti mitici, come la
essere (asat), uno solo, senza un secon- ensomatosis, o ulteriori “reincarnazioni
do; dal Non-essere emerse l’essere. dell’anima”). A sua volta il jainismo, del
Però penso, mio caro, come può quale il primo rappresentante fu Vardha-
essere? Come può l’essere emergere mana Mahvira (599-527 a.C.), difende on-
dal Non-essere? Al contrario caro, al tologicamente il Tattvartha Sutra (conte-
principio del mondo fu solo l’essere. nente i principi di “non violenza, non
Questa non è filosofia? Filosofi sareb- possessione, non determinazione”) a par-
bero Parmenide o Eraclito e non quelli tire da un vitalismo universale di impor-
dell’India? Quale sarebbe il criterio di tanza rilevante di fronte al problema eco-
demarcazione tra il testo citato e quello logico attuale.
dei presocratici? Nell’induismo, d’altra Con questo vogliamo indicare chiara-
parte, il concetto di Brahman si riferisce mente che la filosofia non si sviluppò
alla totalità dell’universo (come il signifi- primariamente (in senso temporale) in
cato di Pacha in quechua); atman si riferi- Grecia e che nemmeno la filosofia greca
sce alla soggettività, karma all’azione può questa considerarsi un prototipo del
umana e il moksha indica la relazione di discorso filosofico (in senso sostanziale).
atman con brahman. A partire da questi Da qui l’errore di molti che anziché indi-
nuclei si costituisce un discorso filosofico care i caratteri che definiscono i criteri di
categoriale dal secolo V a.C. e quasi mille demarcazione tra il mito ed il discorso fi-
anni dopo, con Adi Sankara (788-820), la losofico categoriale, tendono ad assume-
filosofia indiana raggiunge uno sviluppo re la filosofia greca come definizione del-
classico, che proseguirà fino ai giorni no- la filosofia in quanto tale. Significa con-
stri. Intanto, la filosofia buddhista, a par- fondere la parte con il tutto: un caso par-
tire da Siddhartha Gautama (563-483 ticolare non include la definizione uni-
a.C.), rifiuta i concetti di brahman e atman, versale. Il che non impedisce che si indi-
chi che la filosofia greca fu un modello a
6 Si veda: Sources of Indian Tradition from the begin- sé tra le filosofie che l’umanità ha pro-
ning to 1800, in Collins (2000: 177). Sul Giappone: dotto, e che, storicamente, fu destinata a
Collins (2000, 322).

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protrarsi nelle filosofie dell’impero ro- caratterizza la filosofia nel suo stato
mano, che, a sua volta, aprirà un oriz- originario rimane caratterizzata dalla
zonte culturale in quello che viene chia- filosofia greca, come la prima spiega-
mato medioevo europeo-latino-germani- zione per mezzo della concezione co-
gnitiva di tutto ciò che è come universo
co. Quest’ultimo, alla fine, culminerà nel-
(des Seienden als Universum) (Husserl
la tradizione filosofica europea che darà
1970, 338-39)7.
fondamento al fenomeno della moderni-
tà – dall’invasione dell’America e dall’in- In America Latina, David Sobrevilla
sediamento del colonialismo e del capita- (1999, 74) sostiene la stessa posizione:
lismo- e finirà nel convertirsi nella civi-
Pensiamo che esista un certo consenso
lizzazione centralista e dominante del si- sul fatto che l’uomo e l’attività filosofi-
stema-mondo, a partire dalla rivoluzione ca sorsero in Grecia e non in Oriente.
industriale della fine del XVIII secolo (so- In questo senso Hegel e Heidegger
lamente due secoli fa), fino agli inizi del sembrano avere ragione contro un pen-
XXI secolo. Questo produce un fenome- satore come Jaspers, che postula la esi-
no di occultamento e distorsione nell’in- stenza di tre grandi tradizioni filosofi-
terpretazione della storia, che denomi- che: quella della Cina, dell’India e della
niamo elleno- e euro-centrismo, e impe- Grecia.
dirà di avere una visione mondiale di ciò Le filosofie orientali sarebbero filoso-
che realmente è accaduto nella storia del- fie in senso ampio e quella greca in senso
la filosofia. Non fare luce su queste que- stretto. Si confonde l’origine della filoso-
stioni per mezzo di un dialogo attuale tra fia europea (che nacque in parte in Gre-
tradizioni filosofiche non occidentali con cia) con l’origine della filosofia mondiale,
la filosofia europea-nordamericana, si- che invece ha diverse origini, tante quan-
gnifica lasciare che la filosofia entri in un te sono le tradizioni fondamentali. Si ri-
vicolo cieco. Lo dico specialmente da la- tiene, inoltre, che il processo proseguì in
tinoamericano. Per questo un’ingenuità maniera lineare, seguendo la linea “filo-
risuona nella seguente riflessione di Ed- sofia greca, medievale latina e moderna
mund Husserl (ripetuta da Martin Hei- europea”, di fatto, il percorso storico è
degger e, in generale, in Europa e negli avvenuto in maniera molto diversa. La fi-
Stati Uniti): losofia greca venne praticata in seguito
Perciò la filosofia [...] è la ratio in co- principalmente dell’Impero bizantino, la
stante movimento di autochiarificazio-
7 Si dovrebbe pensare, al contrario, che il cosid-
ne, a partire dalla prima rottura filoso-
detto "Teorema di Pitagora" venne formulato da-
fica dell’umanità [...] L’immagine che
gli Assiri nel 1000 a.C.; si veda Semerano (2005).

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filosofia araba fu l’erede della filosofia bi- si filosofica.


zantina specialmente nella sua tradizione Il discorso filosofico non distrugge i
aristotelica. Ciò richiese la creazione di miti sebbene rifiuti quelli che perdono
una lingua araba filosofica in senso stret- capacità di resistere all’argomentazione
to8. L’aristotelismo latino sviluppatosi a empirica di quello stesso discorso. Per
Parigi, per esempio, si deve al lavoro di esempio, i miti di Tlacaelel degli Aztechi
analisi e traduzione dei tesi greci (per che giustificavano i sacrifici umani, e che
mano di studiosi arabi) a Toledo, testi per gli stessi Aztechi avevano una ragio-
che furono utilizzati e commentati dalla ne d’essere9, vennero distrutti completa-
“filosofia occidentale” araba (del califfato mente una volta che si dimostrò la loro
di Cordova, in Spagna), influenzata però insensatezza e la loro inefficacia.
anche da una tradizione “orientale” pro- D’altra parte, ci sono elementi mitici
veniente dal Cairo, da Baghdad e Samar- che contaminano le teorie, anche di gran-
canda, questo portò ad una restituzione di filosofi. Immanuel Kant sostiene nella
agli europei latino-germanici, di un’ere- “Dialettica trascendentale” della sua Cri-
dità greca profondamente ricostruita e tica della ragion pratica, la tesi dell’”im-
influenzata dalla tradizione semita (come mortalità dell’anima” come soluzione del
quella araba). problema del “bene supremo” (si riceve-
Ibn Rushd (Averroè) è l’uomo del ri- rebbe la felicità meritata in questa vita
nascimento filosofico europeo del XIII se- terrena solamente dopo la morte). Però
colo. una tale “anima”, e soprattutto la sua
Le filosofie quindi, sono presenti nelle “immortalità”, ci mostra come persistono
grandi culture dell’umanità, con stili e gli elementi mitici indostani del pensiero
sviluppi differenti, ma tutte producono greco e di come abbiano influenzato tutta
(alcune a livello embrionale, altre con la cultura romana, medievale cristiana e
maggior precisione) una struttura cate- moderna europea. Le presunte “prove”
goriale concettuale che dovrà considerar- filosofiche sono in questi casi tautologi-
che e non si dimostrano razionalmente a
8 Si veda, ad esempio, Goichon (1938). I 792 ter- partire dai dati empirici. Esisterebbe così
mini analizzati dal curatore, in 496 pagine di una presenza non percepita e (non dovu-
grande formato, ci danno un'idea della precisione
ta) di elementi mitici nelle migliori filoso-
terminologica della falasafa (filosofia) araba. L'ul-
timo lemma è: “792: Yaqini, certain, connu avec fie. Si potrebbero anche chiamare ideolo-
certitude, relatif à la connaissance certaine […]”, gie non intenzionali.
e seguono quindici righe di spiegazione con
esempi di espressioni arebe, in arabo, sul margi- 9 Su Bartolomé de Las Casas e i sacrifici umani si
ne destro. veda: Dussel (2007).

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Al contrario, il “mito adamitico” della dominio, che possiamo definire egemonia,


tradizione ebreo-semita, che indica la li- in quanto beneficiò del consenso delle
bertà umana come origine del “male” – e comunità filosofiche periferiche o colo-
non l’addebita a nessuna divinità come niali dominate, permette alla filosofia
nel mito mesopotamico di Gilgamesh – è moderna europea uno sviluppo unico e
una narrativa mitica che si può interpre- realmente innovativo, incomparabile ri-
tare in maniera nuova, che ha un suo si- spetto agli altri in quel periodo. L’obietti-
gnificato attuale e che resiste alla razio- vo sarà quello di analizzare e spiegare
nalità dell’epoca del logos (Ricoeur 1963). questo sviluppo e la sua presunta univer-
Lo stesso vale per la narrativa epica degli salità.
schiavi, che guidati da Mosé, si liberano L’espansione coloniale moderna, gra-
dall’Egitto – ripresa da Ernst Bloch nella zie all’avanzata portoghese verso l’Atlan-
sua già citata opera. tico, verso l’Africa e successivamente nel-
l’Oceano Indiano, superando la “barrie-
4. L’Egemonia e la pretesa di univer- ra” dell’Impero Ottomano, e l’apertura
salità della Filosofia Moderna europea della Spagna ai Caraibi e all’America, a
partire dal XV secolo, isolò il mondo isla-
A partire dal 1492 l’Europa conquista mico e paralizzò il suo sviluppo civiliz-
l’Atlantico, centro geopolitico che si so- zatore (e di conseguenza filosofico). La
stituisce al Mediterraneo, al “Mar arabo” filosofia araba classica non riuscì a supe-
(l’Oceano Indiano) e al “Mar della Cina” rare la crisi del Califfato di Baghdad e
(il Pacifico), strutturando un mondo co- decadde definitivamente. Allo stesso
loniale, dal XV secolo al XVIII, quasi modo, nel XVI secolo, la presenza del-
esclusivamente americano. Contempora- l’impero mongolo distrusse la possibilità
neamente si sviluppò una civilizzazione di un nuovo sviluppo della filosofia bud-
capitalista che permise alla filosofia lati- dista e Veda. Da parte sua la Cina della
no-medievale di imporsi come filosofia fine del XVIII secolo inizia a sentire il
moderna europea – io sostengo che tale peso di non essere riuscita a realizzare
origine risalga al 1514 con la presenza una Rivoluzione industriale come quella
critico-filosofica di Bartolomé de Las Ca- della Gran Bretagna (Pomeranz 2000), e a
sas nei Caraibi quindi molto prima del partire dal XVIII, smette di produrre filo-
Le discours de la méthode di Cartesio ad sofia egemone. In America Latina, il pro-
Amsterdam nel 1637 – la quale, pur es- cesso di conquista spagnola distrusse tut-
sendo una filosofia regionale, avanzerà la ti gli strumenti teorici delle grandi civiltà
pretesa di essere l’unica filosofia. Questo amerindie e, successivamente, nemmeno

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le colonie spagnole e lusitane poterono modernità coltivando un disprezzo sem-


far fronte ai successi teorici della scolasti- pre maggiore nei loro propri confronti,
ca rinascimentale del secolo XVI, non dall’oblio delle proprie tradizioni fino a
raggiungendo una gran creatività nem- confondere l’alto grado di sviluppo, pro-
meno attraverso la scolastica barocca. dotto dalla rivoluzione industriale in Eu-
In altre parole, il centralismo domi- ropa, con la verità del discorso universa-
nante dell’Europa del nord in quanto po- le, tanto nei contenuti quanto nei metodi.
tenza militare, politica e culturale, poté E ciò che permetterà ad Hegel di scri-
sviluppare la sua filosofia dalla fine del vere che “la Storia universale va dall’Est
medioevo (nel XV secolo grazie a Nicolò all’Ovest. L’Europa è assolutamente il
Cusano e al rinascimento italiano, dovu- fine della storia universale” (Hegel 1955
to anche alla presenza dei bizantini esi- [1830], 243) e “il mar Mediterraneo è l’as-
liati da Costantinopoli per ordine del- se della Storia universale” (Hegel 1955
l’Impero Ottomano nel 1453), e riuscì ad [1830], 210; 1970, 413; 1990, 341).
assicurare lo sviluppo della propria filo- Allo stesso modo, alcune narrative mi-
sofia che, di fronte alla scomparsa e alla tiche europee si confonderanno con un
crisi delle altre grandi filosofie regionali, presunto contenuto universale della pura
poté elevarsi da una posizione di partico- razionalità filosofica europea. Lo stesso
larità filosofica a una di presunta univer- Hegel dirà che “lo spirito tedesco è lo
salità. spirito del mondo nuovo (la modernità),
La filosofia moderna europea appari- il cui fine è la realizzazione della Verità
rà, quindi, ai suoi propri occhi e agli oc- assoluta” (Hegel 1970; 1990), senza av-
chi delle comunità di intellettuali di un vertire che questo “Spirito” è regionale
sistema coloniale estremamente prostra- (europeo cristiano, distinto da quello
to e filosoficamente paralizzato, come la taoista, veda, buddista o arabo) e non
filosofia universale. Essendo situata geo- mondiale, poiché il suo contenuto non
politicamente, economicamente e cultu- esprime le problematiche delle altre cul-
ralmente al centro, sfrutterà questa posi- ture e perciò non è un discorso filosofico
zione privilegiata per manipolare l’infor- universale, ma che al contrario, mantiene
mazione di tutte le culture periferiche. al suo interno molte delle componenti di
Queste, connesse al centro e disconnesse una narrativa mitica.
tra loro (l’unica relazione esistente si Cosa dovrebbe significare, all’interno
dava tra i paesi del sud coloniale e il di una filosofia razionale universale in
nord metropolitano europeo, senza rap- senso stretto, lo “Spirito del cristianesi-
porti sud-sud), trascorsero l’epoca della mo”? Perché non invece lo “Spirito del

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Taoismo”, del buddismo o del confucia- culture, dato che si tratterebbe di un pro-
nesimo? Quello spirito è totalmente vali- blema umano e in quanto tale universale.
do in quanto parte di una narrativa miti- Il tentativo, per esempio, di Karl-Otto
ca significativa per quelli che abitano nel- Apel (1973), di definire le condizioni uni-
l’orizzonte di una specifica cultura regio- versali di validità di un discorso argo-
nale (per esempio europea), non in quan- mentativo, ci dimostra che affinché que-
to contenuto razionale filosofico, empiri- sta validità sia possibile è necessario con-
camente fondato, valido universalmente cedere all’altro che argomenta, possibilità
(come lo pretendeva la filosofia moderna simmetriche di intervento nella discus-
europea). sione; nel caso in cui invece, non si potes-
L’eurocentrismo filosofico quindi, ha se partecipare al discorso con uguali con-
una supposta pretesa di universalità dizioni, la conclusione della discussione
quando è in realtà, una filosofia partico- non sarebbe valida.
lare, che in molti aspetti può essere in- Si tratta di un principio etico-episte-
globata da altre tradizioni. È risaputo che mologico formale (privo di contenuti ma-
tutte le culture sono etnocentriche, però teriali che avvalorino le culture) che po-
la cultura europea moderna fu la prima il trebbe essere accettato come un traguar-
cui etnocentrismo si fece mondiale, pren- do se problematizzato dalle altre culture.
dendo come orizzonte il world-system, ci- Alla stessa maniera, le condizioni sto-
tando Immanuel Wallerstein (1980-1989). rico-materiali (relative all’affermazione e
Senza dubbio questa pretesa termina alla crescita della vita umana) necessarie
quando i membri di altre tradizioni filo- per la esistenza umana – pertanto anche
sofico-culturali prendono coscienza della economiche –, dato che siamo soggetti
loro propria storia filosofica e del loro corporali viventi, come suggeriva Karl
valore intrinseco. Marx, sembrano essere universalmente
valide per tutte le culture. L’universalità
5. Universalità filosofica e particolari- formale astratta di certi enunciati o prin-
tà culturale cipi che possono essere utilizzati in ma-
niera differente, ad un livello materiale
Quanto detto non nega l’esistenza di presente in ogni cultura, non nega la pos-
un livello dove il discorso filosofico pren- sibilità del loro essere “ponti” che per-
da in considerazione i nuclei problemati- mettano il confronto tra tradizioni filoso-
ci fondamentali e possa proporre rispo- fiche distinte.
ste universalmente valide, vale a dire Quella meta-filosofia è un prodotto di
come un apporto da dibattere con altre tutta l’umanità, anche se si manifesta in

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culture e in epoche determinate e all’in- tuale, dopo cinque secoli, del fenomeno
terno di una tradizione che in quel mo- del colonialismo; colonialismo economi-
mento ha potuto svilupparsi più di altre, co e politico ma anche culturale e filoso-
però dal quale tutte le altre tradizioni fico. Le comunità filosofiche dei paesi
possono trarne beneficio a partire dai post coloniali (e i relativi problemi con le
loro propri presupposti storici. Per esem- loro risposte filosofiche) non sono accet-
pio nel X secolo d.C., a Baghdad, ci fu tate dalle comunità egemoniche occiden-
un’innovazione significativa nel campo tali.
della matematica, che alimentò lo svilup- In secondo luogo ma non meno im-
po della filosofia aristotelico-araba, un ri- portante è necessario iniziare seriamente
sultato questo utile per le altre tradizioni. e permanentemente un dialogo del sud
Una filosofia assolutamente post-conven- con il sud per definire l’ordine dei pro-
zionale, senza nessuna relazione con una blemi filosofici più urgenti in Africa,
cultura concreta è impossibile, e tutte le Asia, America latina o Europa orientale.
filosofie, inevitabilmente situate cultural- Le regole di questo dialogo devono for-
mente, possono senza dubbio, dialogare mularsi con pazienza.
con le altre, per mezzo dei nuclei proble- Come lavoro pedagogico propedeuti-
matici comuni e delle argomentazioni co è necessario iniziare ad educare le fu-
prodotte dai discorsi filosofici categoria- ture generazioni con un maggior rispetto
li, in quanto prodotti dell’uomo, e perciò verso le altre tradizioni filosofiche e ciò
universali. comporta una maggiore conoscenza di
quelle filosofie. Ad esempio nel primo
6. La nuova età del Dialogo tra tradi- semestre della storia della filosofia dei
zioni filosofiche corsi universitari, si dovrebbe iniziare
con lo studio dei “primi grandi filosofi
Si è insistito fin troppo su quella fun- dell’umanità”, dove si dovrebbero af-
zione universale che ha svolto la filosofia frontare le filosofe e i filosofi che hanno
moderna europea. Si sono cosi occultati prodotto le categorie filosofiche germina-
importanti esiti di altre tradizioni filoso- li in Egitto, in Mesopotamia (includendo
fiche. Si tratta quindi, all’inizio del XXI i profeti ebraici), in Grecia, in India, in
secolo, di inaugurare un dialogo interfi- Cina, nell’America centrale o tra gli Inca.
losofico. In un secondo semestre si potrebbero
In primo luogo dobbiamo dare vita a studiare le “grandi ontologie” incluso il
un dialogo tra nord e sud, dato che que- Taosimo, Confucianesimo, Induismo,
sto asse ci ricorda la presenza ancora at- Buddismo, Filosofi greci (come Platone,

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Aristotele, Plotino), quelli latini, ecc. Nel altre regioni ne resterebbero escluse.
terzo semestre si dovrebbe esporre lo svi- È dunque necessaria una riformula-
luppo filosofico cinese posteriore (a par- zione completa della storia della filosofia
tire dall’Impero degli Han), le filosofie con lo scopo di iniziare a prepararsi per
buddiste posteriori, Jainista o Vedanta in il dialogo. L’opera pioniera di un sociolo-
India, le filosofie bizantine cristiana e go, Randall Collins (2000) nel suo libro
araba, e la filosofia latina europea medie- World philosophy, segnala molti aspetti ri-
vale. E così successivamente. Una nuova levanti che devono essere presi in consi-
generazione penserebbe filosoficamente a par- derazione. Pedagogicamente, quando si
tire da un orizzonte mondiale. La stessa comparano nella geografia (spazio) e at-
cosa dovrebbe avvenire nei corsi di etica, traversi i secoli (tempo) le grandi filoso-
politica, ontologia, antropologia e perfi- fie cinesi, indostane, arabe, europee, nor-
no in quelli di logica: non si dovrebbero damericane, africane (pur senza dedicare
avere allo stesso modo nozioni di logica una sola linea ai 500 anni di filosofia lati-
buddista ad esempio? noamericana e ancora meno alle nascenti
D’altra parte, i filosofi dovrebbero filosofie delle culture urbane anteriori
chiedersi se in altre tradizioni filosofiche alla conquista), classificate in generazioni
(non solo europee o nord americane) (e distinguendo filosofi di primo secondo
sono state trattate questioni ignorate dal- o terzo ordine, compito realmente diffici-
la propria tradizione, pur essendo state le ma decisamente utile), si scoprono
esposte con stili differenti, prospettive aspetti estremamente ricchi che danno
diverse e nelle quali si possano scoprire da pensare ai filosofi, – dato che l’autore
nuovi sviluppi viste le condizioni parti- è un sociologo ma conosce bene l’argo-
colari dell’ambiente geopolitico di quelle mento e produce un’opera di grande uti-
filosofie. lità per i filosofi –.
Non deve esserci solo un dialogo tra
Oriente (un concetto ambiguo a partire 7. Dialogo inter-filosofico mondiale
dalla decostruzione di Edward Said) e verso un Pluriverso trans-moderno
Occidente (altrettanto confuso)10, perché
in quel caso l’Africa, L’America latina e Dopo la lunga crisi dovuta all’impatto
della cultura e della filosofia europea
10 In cosa consiste l’Occidente? Se è solo l’Europa
moderna, le filosofie di altre regioni
occidentale cosa sarebbe la Russia che certamente
fa parte della cultura dell’antico Impero Romano
(Cina, India, Paesi Arabi, America latina,
d’Oriente? La sua origine è in Grecia? Dato che Africa, ecc.) iniziano a recuperare il sen-
per la Grecia l’Europa era così barbara come altre so della loro storia sepolta dall’uragano
regioni a nord della Macedonia.

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della Modernità. Prendiamo come esem- tuata la critica della propria tradizione fi-
pio un filosofo arabo di una prestigiosa losofica con gli strumenti della filosofia
città universitaria famosa da più di mille araba, ma ispirandosi altresì ad alcuni ri-
anni. Si tratta Muhammad Abid Al-Ja- sultati dell’ermeneutica moderna che
bri11 dell’Università di Fés (Marocco) che aveva studiato a Parigi. Ciò gli permette-
nel XIII secolo aveva 300000 abitanti, e rà di scoprire nuovi elementi storici della
dove fra gli altri studiò e insegnò M. sua tradizione come, il fatto che la tradi-
Maimònides. zione “orientale” araba dovette opporsi
A) In primo luogo nelle sue due opere principalmente al pensiero gnostico per-
Critica della ragione araba (Yabri 2001a) e siano. In questo modo i mutazili crearo-
El legado filosófico árabe. Alfarabi, Avicena, no la prima filosofia araba antipersiana
Avenpace, Averroes, Abenjaldun (Yabri, includendo allo stesso modo la filosofia
2001b), Jabri inizia con un’affermazione greco-bizantina, per giustificare allo stes-
positiva della tradizione culturale araba. so tempo la legittimità del califfato. Po-
Rifiuta in primo luogo la tradizione con- steriormente Al-Farabi e Avicenna, acco-
temporanea interpretativa del fondamen- gliendo categorie neoplatoniche, produr-
talismo (Salafiti), che reagisce contro la ranno una tradizione filosofico-mistica di
modernità senza una ricostruzione crea- “illuminazione”. Nel frattempo la filoso-
tiva del passato filosofico, in secondo fia andaluso-magrebina “occidentale”,
luogo non ammette la posizione del “sa- ispirata alle scienze empiriche e al pen-
lafismo marxista” che dimentica le pro- siero strettamente aristotelico (con l’im-
prie tradizioni. Nega altresì la tradizione perativo di abbandonare l’argomento di
eurocentrica liberale, che non accetta l’e- autorità e ritornare alle fonti, come pa-
sistenza della “filosofia Araba” nel pre- trocinava l’almohade Ibn Tumart) pro-
sente. Dal canto suo, essendo madre lin- durrà la grande filosofia araba con Aver-
gua araba fa ricerca in modo originale roè, un vero e proprio illuminismo (Auf-
sulle tradizioni filosofiche dei grandi klärung) che si imporrà come l’origine
pensatori delle scuole “orientali” (Egitto, della filosofia latino-germanica, fonda-
Baghdad e verso Oriente sotto l’influsso mento della filosofia moderna europea.
di Avicenna) e delle scuole “Occidentali” Averroè definisce perfettamente il dialo-
(dell’antico califfato di Cordova. Incluse go inter-filosofico
le regioni berbere, e dunque Fés, sulle
è fuori dubbio che ci dobbiamo servire
tracce di Averroè)
come supporto per in nostri studi ra-
B) In un secondo momento viene effet- zionali, delle ricerche realizzate da co-
loro che ci hanno preceduto (i Greci, i
11Yabri in spagnolo.

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cristiani…) dunque, dato che realmen- presuppone filosofi critici, nel senso del-
te i filosofi antichi studiarono con la la “teoria critica” che noi in America lati-
più alta attenzione le regole del ragio- na chiamiamo Filosofia della Liberazione.
namento (la logica, il metodo) converrà La modernità europea sconvolse le re-
che ci mettiamo a studiare i libri di tali
stanti culture (eccetto Cina, Giappone e
filosofi antichi affinché si accetti, ciò
pochi altri) con il colonialismo. Sfruttò le
che ci sembra ragionevole, e si conside-
ri invece le parti irragionevoli come
loro risorse, sottrasse informazioni dalle
un’avvertenza (Yabri 2001a, 157-158). loro culture e scartò ciò che non poteva
essere metabolizzato. Quando parliamo
C) In un terzo momento, quello della di trans-modernità ci riferiamo a un pro-
nuova creazione a partire dalla propria getto mondiale che cerca di andare oltre
tradizione, alimentata dal dialogo con le la Modernità europea e nordamericana
altre culture, non ci si deve lasciar abba- (per questo non può essere “post moder-
gliare dall’apparente splendore di una fi- no” perché il postmodernismo è una cri-
losofia moderna europea che si è interro- tica parziale, ancora una volta europea-
gata sui suoi problemi ma non su quelli nordamericana, alla Modernità). Si tratta
del mondo arabo: “come può la filosofia piuttosto di un compito nel nostro caso
araba assimilare l’esperienza del liberali- “filosofico”, che ha come punto di par-
smo prima o senza che il mondo arabo tenza l’affermazione di ciò che la Moder-
passi per la tappa del liberalismo?” (Ya- nità ha definito come l’Esteriorità scarta-
bri 2001a, 159). ta, non valorizzata, la parte inutile delle
D) Ma rimane un ultimo argomento. Il culture (“rifiuti” fra cui si trovano le filo-
dialogo che può arricchire tutte le tradi- sofie periferiche o colonizzate), e lo svi-
zioni filosofiche dovrebbe essere realiz- luppo delle potenzialità, delle possibilità
zato dai filosofi critici e dai creatori di di quelle culture e filosofie ignorate,
ogni tradizione e non semplicemente da un’affermazione e uno sviluppo realizza-
coloro che ripetono le tesi filosofiche tra- ti a partire dalle loro proprie risorse, in un
dizionalmente accettate. E, per essere cri- dialogo costruttivo con la Modernità eu-
tici, i filosofi devono assumere la proble- ropea nordamericana. In questo modo la
matica etico-politica che spieghi la po- filosofia araba, nell’esempio riportato
vertà, la dominazione e l’esclusione di può incorporare l’ermeneutica della filo-
buona parte della popolazione dei loro sofia europea, svilupparla e applicarla
rispettivi paesi, specialmente nel Sud (In per realizzare nuove interpretazioni del
Africa, buona parte dell’Asia e in Ameri- Corano che permetterebbero la produ-
ca latina). Un dialogo critico filosofico zione di nuove filosofie politiche o fem-

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ministe arabe per fare due esempi urgen- diverse tradizioni filosofiche continue-
ti e possibili. Sarebbe frutto della propria ranno il proprio cammino, tuttavia all’o-
tradizione filosofica araba attualizzata da rizzonte si apre un progetto mondiale
un dialogo inter-filosofico (non solo con analogico di un pluriverso trans-moder-
l’Europa ma anche con l’America latina, no (che non è semplicemente “universa-
l’India, la Cina o la filosofia africana), in le” né “postmoderno”). Ora “altre filoso-
vista di una filosofia mondiale futura plu- fie” sono possibili, perché “un altro mon-
riversale, e dunque trans-moderna (ciò im- do è possibile” – come dichiara il Movi-
plicherebbe allo stesso tempo l’essere miento zapatista de liberación nacional de
trans-capitalista nel campo economico). Chiapas in Messico.
Per molto tempo, forse per secoli, le

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