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VOCABOLARIO

MILANESE-ITALIANO
VOGABOLARIO

MILANESE -IT AL I ANO

DI

FRANCESCO CHERUBIM

VOLUME QUINTO.

Sopbagciüwta. — Nozioni filologiche ¡ntorno al Dialelto milanese. —


Saggio d'osservazioni su I'Idioma brianzuolu, suddiuletlo del milanese.

MILANO

DALLA SOCIETÀ TIPOGRAFICA DE'CLASSICI ITALIAN!

* 85G
СЖШ1 BIOGRAFIO!

ï INTORNО

ALL' AB. GIUSEPPE VILLA

... in ta mente m'c filia ed or mi atxora


La cura e buona tmaginr pateroa.
Di voi , quando nrl mondo ad ora *d ora
M' innegnavate готе V nom sVlerna.
Dame, Infer, г. X*,'». *a.

La stampa di questo volume era giunta al 28.""" suo foglio,


guando il principal suo continualore, l'ab. Giuseppe Filia, use!
di questa vita e passo nell'altra a ricongiungersi con l'amico suo
diletto il nostro Tutore (1). La perdita grave di questo valcntuomo,
che, come apparisce, vien seconde nell'onore délia presente fatica,
accenderà nel caro nosüv Lettore il natural desiderio di qui
coiwscere o di riconoscere alcune délie belle e singolari virtù dilui.
Nato il Villa nel marzo del 1790 in Cernusco Lombardone,
ben appieno sorti la fortuna di quel suo nido briante'o, di que'
colli aperti e ridenti, di quel cielo límpido e puro, di quell'aere
elástico e sottile: condizioni tutte ed ajuti a purgare, svegliare,
ed acuire Г ingegno. Con ali sí fatte cresciuto , spiego facile e
sicuro il voló degli slud/ nei Seminarj della Diócesi milanese ,
finché trovossi ordinato sacerdote nel setiembre del 181 4- Stretto
allora dal dovere commune di t endere alla società una parte dei
frutti raccolti, e posta mente al fondamento di sua natura, sentissi
amorosamente attratto a rilornarsi tra quella Schletta gioventù nel
cui consorzio soltanto avéa assaporato il placer della vita. Messosi
súbito perianto Fab. Villa per la via dell istruzione, a tatto uomo

(I) CA» amasse di conoscere Francesco Cherubini potra leggere i Ceimi da me


raccolti intorno alia Vita ed agli Scritti di lui , e publicuti in Milano nel Í882 со'
tipi della Ditto Pirotta e С. E' sono Cenni, ma svfficienti ed autorevoli. Qui il
Cherubini adolescente è nárralo da lui medesimo con lutto il suo candare nel la
Vita mea; — educatore perfetto è giudicato da Piola; — onore dell'italiana
dialettologia, massime della natia milanese, è repútalo da Grossi e da Porta;
— oelVesempio di lessicografo e filólogo è proposto da Gherardini. — Davanl*
a giudiel cosi competentt Chi piglierà impresa di sedere a scranna?
is.--
VI
vi dedico e mente e cuore , di guisa che divenne la simpatía
delietà nuova. Entro net piccolo collegia di Carotina a insegnarvi
gramtnatica e urnane le itere , dove riuscï ad innamorare que'
giovinetti alio studio, dal quale una troppo severa disciplina ne Ii
avéa fatti abarrenti. II vivo desidcrio dell'allevare a modo proprio
e scevro da ogni puzzo di pedantería il je' risolvere al partita
di ritirarsi a casa sua , a Cerrtusco Lombardone , e di qui roc-
cogliersi intorno una brigatella di onesti fanciulli, cui veniva poi
egli ammaestrando dull'elementare a tutto il corso ginnasiale. Ivi
10 studio e la ricreazione si avvicendavano in bell'accordo; anzi
bene spesso lo studio ameno e volontario era sollievo al grave ed
obligatorio, sí che I' adempimento diligente ed esatto del compito
scolastico soleva essere dal Pailla premia to con qualche sua ghiotta
lettura o declamazione di un bel passo di scritlore classico ita
liano. Di qui lo stuzzicarsi ne' giovini l'appelito del leggere, an-
teponendolo talvolta pcrfino a' giuochi ed a' irastidli. Quante volte
ne passeggi liberi boscherecci ai priini poggi di Montevegghia
suscitavasi tra i ragazzi una gara di serrarsi alla persona del
Bettor Pilla , a fine di poter succhiare alcuna notizia di storia
naturale , di poter adunare nell'orecchio teso una poesía o vero
prosa da lui letta, che pizzicasse del nuovo e del peregrino!
Nel 1824, resosi vacante il posto di Retiore riel vicino Collegia
di Atétate, lasciato dall'ab. Mauro Colonnetti , che passb Prejetto
all'1. R. Ginn asió e Rettore dell'annesso Collegio inSondrio, venne
cola ricerco tab. Villa, che accettb dopo reiterate istanze di amici;
ma il breve esperiinento di sola un anno basto a /arlo tornare al
ttolce suo nido. Nondimeno, cinque anrti appresso, si arrese ancora
alie calde preghiere di altri amici che gli vollero affidare la dir
rezione del Collegio di Vimercato, dove, vondutlisi con lui quat-
tordici giovinetti che gli facevan indivisibil corona, ando Rettore
e Prefetto degli studj. E$li scppe quivi circondarsi di un drap-
pcllo di giovini cletti al graduâto insegnamento délie varie classi
elementari e ginnasiali : giovini per ingegno с per dottrina egrcgi,
verso i quali tu vedevi il nostro Rettore
.... таШго di color che annuo
Seder Ira filosófica (amiylia (1).
11 grido elevatosi intorno del bravo Villa non tardo a farlo in-
vidiare da altri Collegi Convitti: il Caichi Taeggi in Milano ne

(1) Dante, Infer, с. 1Г, v. 15МЯ2.


vu . » ,
lo contendeva, e fu vicino ad involarselo, se opposti non si fos-
sero que' Rcgolamenti al condurvi seco e un professore suo al-
lievo ch' ei voleva a guarentigia e difusione de' proprj metodi
educativi , e due alunni suoi prediletti, ancorche di età trascen
dente la presentía. Ma in capo di pochi anni, il primo d' ottobre
del i835j dovette cederé alle vive esortazioni di quell'anima sauta
di Möns. Luigi Tosi, Vescovo di Pavía, il quale, giovalosi del-
V opera del sacerdote Luigi LaveIii , Paroco di Concorrezzo, zio
materno e saggio consigliere del Pilla , lo mosse ad accettare la
carica di Retlore delV almo Collegia Borroméo in Pavia. Tale
soma , finché Tiuova, fu dura e forte ; dopo un anno circa di-
venne dolce e soave. Invócalo il braccio necessario al reggere cd
al guidare , animato sempre da generosi aff'ctli e stretto insieme
alia ragione , mostró fronte e petto a racconciare il freno e ad
avviare quel corso ordinato e continuo che pin. non ebbe poi a
dcsiderare per oltre i vent' anni del suo rettorato. II contegno
virile e giusto del Rettor Pilla gli procacció tale una stima ed
affezione, che passb quasi ereditaria nell'annnale succedersi de'
nuovi alunni, a segno da riuscire superjlua la nomina del terzo
superiore sistemático, il Ministro, quantunque volgessero tempi
difficili , cosí delti eccezionali. Quel suo fare tempéralo di dignità
e di confidenza , quel suo conferiré pieno di lunga esperienza ,
di nobili sentimenti, di dotlrina varia e sicura ; quel suo ricor-
dare fréquente, a bello sprone di emulazione, i molli alunni che
iIlustraron o o illustrano il Collegio ncll' esercizio di cariche pu
bliche eminenti o delle liberali profession'!: quel suo secreto e
caldo adoperarsi a beneficio dcgli alunni suoi carissimi , quella
sua bontà e prudenza verso i trascorsi dell' inavvertenza giova-
nile, erano tante belle e rare virlù che gli attraevano irresistibil-
mente la commune simpatía. Egli poi copriva il tesoro délia mente
e del cuore con una umillà ancor pià rara ; e pero, nato comerá
leone, dagli umili soltanto era sólito lasciarsi disarmare, giammai
dai superbi. Del resto la modestia sua fu troppa , tale da pa
rère quasi inßngardaggine : per essa non abbiamo un relaggio del-
Ïampio e profondo suo sapere : le Filologíe latina ed italiana е.
ÏAgronomía erano Ii stud/ suoi prediletti; dove tanto a fondo
era andato ragionando, da essere spesso e. con piena fulucia con-
sultato eziandío í/íí' pià valenti , come lo prova, per alto d'esem-
pio, il presente Siipplimento. Quella starnpa ch' egli paventava
non poté da lui conseguiré fuorche due ßorilcgi lelterarj anorümi,
с questi pure a [orza dell'insistere indefesso delïeditóte medesimo
di (¡tiesto volume. Essi sóno una scelta delle Opere di Gasparo
Gozzi , divisa in cinque volumetti, publícala nel 18З2; — e una
seconda di prose varie italiane dal 1 200 a lutto il 1 700, intitolata
l'iori di savio e bel parlare, in tre votumi editi negli anni 1848,
1849 e i85o.
Con que' primi volumetti delle Opere di Gozzi il Filia • ebbe
per mira (gins la l'espresse sue parole) di metlere per le moni de'
giovani studiosi tai libri che ne avessero a cavare due notabili
vanlaggi. Ve' quali tuno si fu che vi potessero imparare la propria
lingua cosí purgata da ogni errore, come lontana da ogni affet-
tazione, e uno stile quanto forbito ed ornato, altretanto fluido,
soave e spedito, quale in somma è richiesto dull' uso córvente;
i ltè, quanto a lingua , ravviati i presentí Italiani da alcuni so-
lenni maestri, quali morti di fresco e quali ancor viví, or si vor-
rebbe che le- scritture che sJ hanno a mandar fuori, fossero in-
saporate di sale italiano e gittassero tale una fragranza , che la
si sentisse distintamente vénula da fiori e frutti nostrali. L' al-
tro vanlaggio, e ben grande, che e' vi avessero da esse opérette,
Josse tutto pe 'I cuore e pe'l senso del bello; perocchb il prin~
cipale scopo del loro autore si è di fare migliori i costumi e di
rendere J'amigliare il buon gusto nel fatto delle lettere. Onde
che i giovani avessero a tornare dalla lettura di tali opérette con
Сanimo rifaèto più bello, pià dirilto, с tutto di nobili e virtuosi
sentimenti raggentilito. A questo fine mirano lutteqliante le scrit
ture dettute dal buon Gozzi; il quale con bella opportunità e
grazia variando di forme alla materia che ha preso a trattare ,
atleggiandola e componendola ora а то' di lettera, ora a fbggia
di racconto, ora a quella di sogno, di dialogo, di ragionamento,
sa a lungo e maravigliosamcnte dilettare e istruire i suoi lettori »».
Invitato, come accennai, poi il Villa nel 1847 a fare di prose
varie alcuni, dito, mazzelti variamente e in bel modo ordinati, ed
a presentará cosí a giovinetti studiosi delle buone lettere italiane, i
quali amassero di ben conoscere la pura lingua nostra e l'indole
sua vera e di farsi un loro modo di scrivere schielto, polilo, bello
e propriamente italiano, si è dato nelle ore libere со 'l maggior
placeré che mai a cogliere di tutti i fiori il meglio, vuoi per bel-
lezza di forme, o vivacità di colorí, o soavità di fragranza, per
fare una bella ghirkvula , che volle avesse поте = Fiori di
savio e bel parlare. = Quivi , insù la fine della Prefazione al
• *

pfimo volume , fatiasi la doiiumda : Se hanno i giovani a scriverc


oggi cost per Г appunto come sono scritti i componimenti e varj
brani di opere antiche radunati in que' mazzi o volumi, risponde :
« Non proprio cost affatto vogliamo che scrivano , ma in gran
parte. Noi sapiamo anche noi che ogni tempo ha modi e vocaboli
suoi, e ha metafore sue ed allusioni ad usi, a cose, a persone,
a fatti , che a voler ben rappresentare i tempi diversi bisogna
usare quei modi , quelle voci , quelle allusioni che vi corrispon-
dono, e non altrimenti. Noi sapiamo anche noi che , scrivendo ,
non s' ha a stare attaccati, come ostriche agli scogli, a quel solo
che si trova scrittof si bene che si scriva eziandío come dai mi-
gliori in ciascun'arte e condizione si parla, secondo che già fe-
cero i nostri vecchi i quali aveano spontaneità, grazia, proprietà
e una certa negligenza che talvolta piace piii dell' accuratezza.
Sapiamo che — la lingua è la nazione, e lo stile e Tuomo — ;
e che percib s' ha a prendere la lingua dal popólo, dalla nazione ,
в lo stile dal nostro ingegno, dal nostro cuore, dalla nostra fan
tasia. Questa è legge impreteribile della natura, chi vuol riuscire
a bene, scrivendo e parlando ; e noi non dobbiamo mai abban-
donare la natura , come поп Г abbandonarono mai , scrivendo ,
quellt antichi, se ne togliamo il Boccaccio, il quale, pieno a
ribocco di modi eleganti e belli, compose pero e scrisse secondo
una cercarte sua che non era discepola della natura. E sapiamo
che, scrivendo come si trova scritto a punto, noi mai non avremo
altro che sbiadite copie di copie. Ma noi non pretendiarno ad al-
tro con questi Fiori , se non a sviluppare il buon gusto degli
adolescenti italiani, a far loro sentir dirittamente il bello e il
buono, ponendo loro sotto li occhi cose belle e buone, e a Jar loro
conoscere in che stia Vindole propria e vera della italiana javella,
la quale indole non si conosce cost bene altrove come né primi
scrittori nostri с in tutti quellt che vennero poi; i quali, se bene,
scrivendo secondo il carattere loro e del secólo in che vissero,
abbiano scritto diversamente ciascun da ciascuno, pur hanno sem-
pre scritto secondo V indole costante e inalterabile della lingua
trasmessa loro da quei primi e in quei primi tempi formalasi».
Ho voluto qui addurre per intiero questi due lunghi passi a
far conoscere il come addentro e dirittamente la sentisse Г ab.
Filia net fatto della lingua nostra e dello stile, e a dare insieme
un saggio sufficiente della maniera sua di scrivere. Altri, in pro
posito, ricorderà forse pure del nostro Villa un bell' articolo
Vol V. b
( Гúnico suo, a mia notizia, ma atlo a rivelare il lungo suo ve-
dere nell'alta Economía) inscrito neW Appendice alia Gazzetta di
Milano del 28 d'ottobre, i844j пит. З02, intorno alí Elogio del
conte Pielro Verri scritto dal Prof. Pietro Nessi; dove il Villa,
lasciato il penello , dh di mano cosí alio scalpello : « La figura
ili P. Verri campcggia quà e là grandiosa e da per tutto nobile
nel quadro che il Prof. Nessi ci ha disegnato e colorito con un
certo sito fare rilevato, tutto maschiezza, tutto nervi e sangue
vivo. Forse ne potrà parère a taluno alquanto scabro lo stile ,
il quale e pero sempre serrato, franco e massiccio. Ne il con-
forteremo noi a volerlo rinettare soverchio da quelle scabrosità
che per avventura ci potcsse avère; perciocche, ove premesse
troppo la mano su la lima , gli toglierebbe quella viva granitura
che tanto piace ne' lavori di getto , a' quali molto si assimiglia
il suo ; e arrischierebbe di assumersi un fare commune , che è ,
corne dire, nullo, perdendo il suo proprio, risentito e gagliardo ».
Davanti a tanto buon senso critico-letterario, a tante imagini op
portune e vividissime , a tanta facilita e disinvoltura , troppo ne
grava la mancanza assoluta di opere sue originali, e, per com
penso, ne fa almeno desiderare di vedere a stampa una scella
giudiziosa di sue lettere Jamigliari ed erudite, dove V amabile
semplicîtà , l' ingenuo candore , la rapidità maravigliosa , le spon
tanée facezie appalesano l'ab. Villa.
Se bene il Villa si cessasse daIP andar fuori in publico со'I
suo supere e con I' arte ch' e' possedeva magistrale del communi-
carlo altrui per iscritto, pure il conversar suo dotto ed assennato
il fe' scorgere debitore verso la società di più alti servigi; e solo
lo scorso anno S. E. il Ministro délia publica istruzione il no-
minava a presidente della Commissione esaminatrice dei candidatí
aW istruzione ginnasio-liceale : carica che non gli permisero d'ac-
cettare с il belVaccordo con se stesso e fors' anclie il già avver-
tito perdimenlo dclle sue forze.
Que' diletti suoi alunni, que' suoi figliuoli damorc, da alcuni
inesi aveano ben cominciato ad avvedersi delV evidente decoder
che faceva il prezioso loro Capo. E al lamento mió della troppa
Icntezza nelT invio delíoriginale di questo volume, rispondeva il
2 del prossimo passato marzo : « Le scheele da aggiungersi alie
cherubiniane volevano un tempo ch4o non avea , o s' io Vavéa ,
non poteva usarne , essendo io stato dalla fine dottobre, i855,
fino ad oggi ammalazzato, e nel genajo , i856, più che malato,
XI
costrelto dal male e dai Medici a starmi in letto una buona meto,
di quel mese. Di sera per la mía vista grama non poteva scri-
vere, e meno poi trascrivere da margini di libri parole ivi scritle
in lapis, appena riconoscibili a una gran luce diurna. Di giorno,
detratte le ore che passava a lelto fino alie dieci della malina ,
e detratte quelle che pur doveva dare alle facende dell' interna
direzione e deli esterna amministrazione , alie quali cose, per vero
dire, se ben ne dessi pochissime, non me ne restavano pero tante
da poter dare un ora intera al trascrivimento delle schede, atieso
la brevità e scurità di quei giorni. E se avessi anche avuto tempo,
non poteva aver voglia di lavorare in quello stdto che è detto,
dal quale non son per anco uscitoj e tutlochè stia ora meno
male, non ho pero ricupcrato la buona voglia, la quale fu sem-
pre in me scarsa, ora è nulla affalto. Hai capita? Chi ci lia
colpa qui? L'avranno le sanguisughe cli io applicherb domina-
tina al venlricolo per togiiere quell' irritazione che da pià di
quattro mesi mi altera il senso del gusto in modo strano ». —
Л 29 dell' ultimo aprile poi mi veniva ripetendo dell' esser suo:
« Caro mió , sonó in tbechi affallo , non posso lavorare ne di
capo, ne di braccia, ne di gambe. Mi slracco súbito e per niente,
e pur non ho febre , digerisco bene quel poco che mangio, ho
buoni pohi, dormo bene, lutte le viscère in ¿¿tato normale; ma
ho perdulo la fame, ho avversione aile carni, massime aile lesse; ho
il senso del gusto altéralo : quando mangio mi si caccia /ra i cibi
che prendo un saporaccio ingratissimo che tutti li contamina. Mi
danno pilóle di ferro ridutto con Vidrogeno , due al giorno; di-
cono che, affetto corn' io sono di clôrosi, questo ferro ricomporrà
le alterate condizioni del mio sarigue, nel quale hanno ora tro-
va to i Chimici certa quantità di ferro che e quello che dà la
tinta rossa all' emalína» . — Finalmente 1Ъ di quell' infausto maggio
mi dirigeva quest' a lira riga , che fu I' ultima a me: <* Se dopo
domani il tempo sarà bello e allegro, tu mi potrai vedere cosù —
Jo cercherb di vederti , evitando pero di far scale per arrivare
fino a te, perché mi stracco troppo a montare. La troppo facile
stancabilità che mi prende, è il guajo pià grosso che io provo ».
■— Molli amici il venivano consigliando di restituirsi presto al
taría de suoi colli natíi, ma egli s'indugiava tratenuto dal rin-
crescimento di abbandonare il suo Collegio aïïunico Vice-rettorc
abbastanza dilicato e cagionevole ; e soltanto si arrese allorche
si vide dagli stessi suoi alunni pre¿ato e ripregato a voler to sto
ripatriare, proineltendogli que1 cari gio\>ani sopra l'onore e Га/лот
loro che si sarebbero guardali bene dal recare un displaceré al
cuore í/e¿ loro Rettore absente. Mossó e coinmossp da una si
obligante e solidaria proniessa , lascio Pavía il bel di della Pen-
tecoste, passando- per Milano dove visito li amici tutti a terreno,
tra'ne di me che riera lontano. A risarcirmi pegaltro della grava
privazione volli trovarmi a Cernusco Lombardone in sita dolcis-
sima compagn'ia la vicina solennità del Corpus Domini; je non
che ahimè quale spettacolo doloroso! 11 vidi con un volto di
colore (f oltone dilavato tendente al verdacchio, perduto delle
membra , con le gambe edematose , e al dar di pochi passi so-
prapreso da rántolo trachéale sonoro. Ben è vero che, adagiato
cli egli fosse , di buon grado conversava di studj , di negozj, di
novalle , e si lasciava anche andaré a qualche motto piacevole.
Ad ogni modo, io mi staccai dalle sue braccia con un disperato
presentimento, che pur troppo non tardo ad avverarsi in tullo
il suo trágico sviluppo: ¡a domenica successiva fu assalito da
un accidente apoptellico alla testa ed alio stomaco, e dopo due
di di sempre inutili tentativi, il 27 di maggio , verso le ore un
did di sera, esalb il fiato estremo, di mezzo ai conforti di quella
Religione ch' egli avéa profcssata sempre francamente quai ca
tólico, quai sacerdote, quale иошо saggio. Al fúnebre aiinunzio
trentadue alunni, con impelo generoso, vularono in corpo a Mi
lano , e di mezza notte passarono a Cernusco ad onorarvi la
spoglia a"un tanto loro Rettore. Al calarlo nella fossa un bravo
ahumo , studente del quarto anno di legge, Demetrio Benaglia,
lesse alcune poche parole, ma calde di cosí grande affetto, che
accrebbe i palpiti e le lagrime degli accorsi compagni. Questi,
ritornati a Pavía , s'accordarono (or/ani novelli) di vestiré tutti
il bruno fino al termine dell'anno scolastico (1).
7/ valente educatore e letterato che qui piangiamo perduto, ebbe
bella e alta statura, testa di breve volume e coperta di capelli
finissimi e svolazzanti , fronte spaziosa, occhi piccoli e vivaci,
mentó largo , bocea atteggiata spesso al sorriso , fibra soltile e
nervosissima , sensibilità eccessiva a mutamenti atmosferici , un

(1) Corre in ogyi una bella proponía di suttoxcrizione per inalzare nel
pulazzo de1Гalmo Collegio Borroinéo in Pavía una lapide monumentale alla
cara memoria del fíellor filia. I cuori di lanti giovlni generosi nono prou-
Uëitmi: è spcrabile non tardi ad avvalorarli Г usseutimeiito almeno , cost
desiderata come necessario, dé' Pnlroni Borroméi.
inceder grave e maéslos», иц parlar rado con voce soave (i) , e
un far lacónico e tardo Hel conversará , ateniese e rápido nello
scriveré. ■*
QueWamore che per vgntott' anni 'mi continuo il Rettor filia
tenacissimo e paterno da vero, se al partir s no primo mi avéa
tratenuto dal proferirne io il giudizio, temendo di pórtame nota
di parziale, o pure di smoderato, mi vi ha от nondimeno sospinto
impaziente di riyedermelo innanzi a tutto rilievo, in ánima e cor-
po, quale proprio io me'l conobbi. Contento a-quesü pochi con
form , ma suoi ajfatto, io mi ritiro perche altri si avanzi a meglio
vestirli di carni e di colorí.

G. В. Dk Capitaux.

(I) Dante, Infer, с. IV, v. 114.

Vol. V. Ь»
E trita sentenza i Vocabolarj essere suggetti di loro natura
a imperfeziöne più che ogni altra opera di mente e di penna.
Il che ha luogo non solamente pe '1 crescere in ogni lingua viva
le voci e le modificazioni loro quasi in ogni anno, ma ancora
per la facilità con la quale e all' uno e ai molti Vocabolarisli
vengono dimenticate le locuzioni già in corso, e spesso le più
ovvie fra quelle alla età loro. Di ciù sono prova 'le perpétue
ristampe che ne vediamo fare, e sempre con au menti notabilis-
simi per le lingue viventi e fin anche per le morte. Perciô non
farà maraviglia, cred'io, se, oltre aile copiosissime Giunte già
inscrite nel Volume quarto di questo mió Vocabolario, io pre
sentí oggidi una Sopraggiunta di forse tremila (i) voci e modi
milanesi venutimi alla mente in questo sesennio ultimo scorso.

(1) Auméntala da ehi áltese all' edizione di questo Volume di allre mille tra voci
e maniere di dire. — V.
T A V O L A

DEGLl SCR1TTOHI В De' LIBRI CITAT1 PEH ABBHEVIATORA 1Я QÜESTO VOLÜMB,


E НОЯ COMPaESI HELL1 INDICE DEL VOLUME ГД1МО.

Alan. Flora. — La Flora di Luigi Alamanni, Dante, Inf. - Purg. • Parad. — La divina
Comedia inscrita nel volume quarto del Comedia di Dante Allighicri, ec. Ediz.
Teatro salto tfogni secólo. Milano, Class, mil. de' Class, ital. — II primo numero
¡tal., 1808, in-8. — Le citazioni sono per indica il canto ; il secondo il verso.
atti , scene, e pagine. Davanzati, Cultiv. tose. — Cultivazione to
Ariosto, Fur. — Orlando furioso di Lodovico scane delle viti e d'alcuni arbori, di Ber
Arinsto. Milano, Class, ¡tal., i8a5, vol. 7 nardo Davanzati Bostichi. Ediz. mil. de'
iti-3a. Class, italiani.
Id. Necroman. Il Necromante , Comedia in Davil. — Dell' istoria delle guerre civili di
versi di Lodovico Ariosto. — Si legge nelle Francia , di Arrigo Cater. Dávila. Ediz.
Poesie varie del medesimo; Firenze, Mo mil. de' Class, ¡tal. — Si citano i tomi e
lini, 1824, in- 16. le pagine.
Id. Sal. — Satire di Lodovico Ariosto , in Fr. Giord. Pred. — Prediche del Beato Fra
scrite nelle suddette Poesie varie. Giordano da Rival to, ec. Firenze, 1 5З9.
Bibboni, Relax. — Morte di Lorenzo di Pier — Le citaz. sono a pagioe.
Francesco de' Medid. Racconto tratto da Gberardini, Supplim. — Supplimento a1 Vo-
una relazione delCapitano Francesco Bib cabolarj italiani propoeto da Giovanni
boni , che Г occise. — Forma appendice Gberardini. — Milano, i85a e seg.
al volume seslo délie Storie dei Municipj Giambul. Bernar. Conlin. Cirif. Calf. —
ilaliani illustrate da Carlo Morbio. Mila Cirijfo Calvanco, Libro intitolato il Ci-
no, Class, ¡tal., 1846, in-8.' rifTo Calvanéo et il Povero Avveduto, ec,
Carena , Pronta. — Prontuario di vocaboli composto il primo Libro per Luca Pulci,
attenrnli a parecchie arti, ad alcani me- il resto per Bernardo Giambulari, 6oren-
stieri, a cose domestiebe, e altre di uso tini. Venezia, 1 535. — Le citaz. sonó per
commune; per Saggio di un Vocabolario libri , stanze, e pagine.
mrtodico dtlla Lingua italiana ; di Gia- G. Giusti , Prov. tose. — Raccolta di Pro
cinto Carena, ec. — Parte Prima: Vaca- verb] toscani con illustrazioni cávala dai
bolario domestico. — Parte Seconda : Vo manoscritti di Giuseppe Giusti , ed ora
cabolario metódica d'Arti e Mestieri. — amplíala ed ordinata. — Firenze , Le
Torino, i846-i853, in-8. Monnier., i853, in-16.
Caro , Lett. med. — Letten inédite di An- Id. Fers. ed. ed ined. — Versi edili ed in-
nibal Caro , con annotazioni di Pielro edili di Giuseppe Giusti. Ediz. postuma,
Mazzucchelli, ec. Milano, Pogliani, 1827- ordinata e corretta su i manoscritti ori
i83o, vol. 3 in-8. — Il primo numero in ginate — Firenze, Le Monnier, i85a, io-16.
dica il volume; il seconde la pagina. — Le citaz. sonó per componimenti.
Cavalcanti, Istor. Jior. — Istorie florentine Id. Fita del Parini. — Forma parte del
»Titte da Giovanni Cavalcanti, ec. Firen-i Discnrso di Giuseppe Giusti posto davanti
ze , 18З8. — Le citaz. sono per volumi ai Versi ed alie Prose del Parini. — Fi
e pagine. renze, Le Monnier, 1846, in-16.
Creseenzi , Agrie — VulgarizzameDto del Guicciardinij Si. cfltal. — La historia d'I-
'Fraílalo delí Agricultura di Pietro Cre- talia di M. Francesco Guicciardini , ec. ,
scenzi. Ediz. mil. de' Class, italiani. — 11 divisa in venti Libri, riscontrata con tutti
primo numero indica il volume; il second' > Ii altri historici , ec. , per Thomaso Por-
la pajina. cacebi, ec, te. r— Venetia, Polo, 1599,
XVIII
in-4. ■— Le citazioni tono a libri e pagine. Segni , Stor. fior. — Storie florentine di
Machiavelli, Op. — Opere di Nicoló Ma- messer Bernardo Segni, gentiluomo floren
chiavelli. Ediz. mil. de' Classic! italiani. — tino , ее. Ediz. milanese de' Classici ital.
Si citano i volumi e le pagine. — Il primo numero indica il tomo; il se
Magazzini, Cultiv. tose. — Cultivazione to conde la pagina.
scane del molto rev. P. D. Vitale Magaz Tañara, Cittad. in villa. — Economía del
zini, Monaco valtombrosano.Venezia, i6a5. citladino in villa, di Vinccnzo Tañara. —
— Si citano le pagine. Bologna, l644t in-4-
Manuzzi, Voc. — Vocabolario délia Lingua Tommaséo, Can. pop. tosc. — Canti popn-
italiana già compílate dagli Académie! dél lari toscanij corsi, illirici, greci, raccolti
ia Crusca, ed ora novamente corretto ed da Nicoló Tommaséo. — Venezia, Tasso,
aecresciuto da Giuseppe Manuzzi. Firen- 1841, vol. a in-8.
ze, i83i e seg. , in-4. T. G. — Giunte al Dizionario italiano : son»
Monti , Voc. Com. — Vocabolario dei dia- comprese net vol. IV dei Hfuovi Scriui ili
letti délia città e diócesi di Como con es. N. Tommaséo. — Venezia , Gondoliere ,
e riscontri di Lingue antiche e moderne, 1841, in-8.
di Pietro Monti. Milano, Class, ¡tal., 1845. Varchi, Stor. fior. — Storia florentina di Be
Passer. Cic. — Passeroni Gio. Carlo. II Ci nedetto Varchi, con aggiunte e correzioni
cerone , Poema in ottava rima. Veneria , tratte dagli autografi, e corredata di note
1^56, volumi sei in-ia. — Le citaz. sonó per cura e opera di Lelio Arbib. — Fi-
a canti e stanze. renze, 184З, vol. 3 in-8.
Pulci L., Merg. — II Morgante maggiore Villani Gio. Istor. fior. — Istorie florentine
di Luigi Pulci, te. Edizione milanese de' di Gio. Villani. Ediz. milauese dc' Classici
Classici ital. — II primo numero accenna italiani.
il canto; il seconde la stanza. Vinci (Leon. da). Del moto e misura dcWa-
üaccol. Poes, satir. — Raccolta di Poesie qua. Trattato che forma parte delta liac-
satiriche. Edizione milanese de' Classici coltu di Autori italiani che trallano del
italiani. — II primo numero contrasegna moto délie oque, ristampata in Bologna.
il volume; il seconde la pagina.

Le abbreviature úsate in questo V. vo Vedi nella forma scgnentet


lume sono le medesime dei quattro ante V. i. q. G. — Vedi in queste Giunte.
cedent, e pero già spiegate nella Tavola V. n. G. — Vedi nelle Giunte, o sia nelle
posta innanzi all'intiero Vocabolario: oV Giunte e Correzioni she stanno in fine del
tre di esse qui si aggiunsero soltanto i due vol. IV.
XIX

SPOSIZIOKE DELLE SIGLE


DE' CONTRIBUTORI A QUESTO SUPPLIMENTO
C. — Sac. Bernardino Corsi, Curato, Тео- П S. — Doit. Gaetano SlrîgelU.
logo e Definitore alia Prepositurale di У. — Sac. Giuseppe Villa, Rettore dell'al-
Treviglio. I mo Collegio Borroméo in Pavía.
D. — Dott. G. B. De Capitani. ||
1
SUPPLIMENTO

AL

VOCABOLARIO MILANESE-ITALIANO

ACQ AGE
Abiliiàa (in) agg.E con sti abilitaa te stee I Acqua che lassa la nívola sul yéder. Aqua
a Milán. V. Milán i. 7. G. fresca, la quale d'estate appauna il di
Ahila, v. Ьг. Tenere i cibi nello stomaco fuori del bicchiere. — Y.
« digerirli: p. e. El tal l'é de slomegh Acqua di pialt. Hanno ( * lose. Carena,
insci debol, cb'ei pó minga abita Ha Prontu. р. З57 ).
golt. // tale rece tullo ció ch'egli man- Acqua [ Pioggia ] (in) agg. L' acqua a
gia , non pub tener giU niente , tanto S. Anna Гё mej de la manna. V. Auna
egli ha débale lo stomaco ! — V. I. q. G.
Accident. O nomo, o bestia, o allro che Ou' acqua a soa stagion la var pussee
abbia dello strano, del nuovo e iousi- che tult'i ricchezz del re Faraón. Detto
tato. Mostró. Accidente disse Luigi del basso cootado di ch. siguif.
Pulci parlando d'un gran serpente: Acquarella (in) agg. Disegnar d'aquerello.
E, come e' giunse alia terra, ordinava Acquarccü. V. Sô 1. q. G.
Di lasciar parte d' uo taoto accidente Acquitta (in) agg. Pioggerella, Acquetta
Al sccol nuovo; e fuella fiera morta erbetla. Un pb di piova aderba ilpralo,
Со 4 capo fe1 appiccar topra la porta. Acquirœù (in) agg. Navéll. Pila.
Morg. can. IV, it. 36. — V. Adacquatrîz (con 17 alquanto strascinato),
Acqu (in) agg. Edema. Gonfiezza edema Usato cosí sustantivamente e assoluta-
tosa delle gambe. — Linfa o sierosilá nieute, vale llovía o Gora a uso di
che , diventtta troppo crassa, si arre adaquare prati; essa tiene il luogo Ira
sta, o s'infiltra a poco a poco nelle ca il Cavo principale e i mînori gorelli e
vila delta membrana cellulare. — V. fossicini o rogette. Adaquatrice? — V.
Acqua (in) agg. Acqu viv Nelle Adàmm [ Pomra d']. V. Pomra i. q. G.
noslre prateríe, risaje, ec, é il nome Adèss (in), dopo fine, agg-. E l'usa anche
delle aque irriganti di primo passo per nella Forza della Ragione, a. III, s. 7.
dislinguerle dalle residue di colatura Adoss (1/1) agg. Avegh adoss el trenla
o scolo. pari. Aver sessanf anni. — V,
Inlreut'ann e (renta mes torna l'a- Adree adree. Rasente. Andà adree adree
cqua ai sceu paes. Prov. cont. briaDz. al mur. Andar rásente il muro.
In cent'anni e cento mesi torna l'aqua Advent (in) agg. e aut. Advento (Vite SS.
a' suoi paesi. PP. I, i ).
Fà 1' acqua. Sedimento aquoio. II Afàre [L'é afare fenn] (in) agg. Ènegozio
deporre la parte aquea che fanno le aggiustalo ( Redi, Op. V, 179).
cucurbitacee , i cavoli cappucci , ec, Afari slraccb, figuratam., Affare spallato,
per mezzo della insalatura con la quale sema rimedioj da disperarne. — V.
si preparano per frillure, per crauti, ec. Afezióu. Affezione. Ciappà afezidn o amör.
E cosí dicasi delle pesche, delle me- V. Amor i. q. G.
liache , ec. , destínale a frigersi. Ageliàa, v. br. Destrczza, Svellezza, Dis-
Го1. V' » 1
ALB ( ALZ
involtura. Per lo più s' inten Je di rua metiere in rooslra colori, confetti, ее,
no. — V. ec. Nel Foc. è Albarèll, s. т., coa
Aghcr (in), sig. i.°, agg. F. anche Lávor signif. affine.
ross nel Foc. Albera [Albagia, Superbia] (in) agg. For-
Sig. 3." , agg. Duro , agro a miio- se di qui V Inaiberarsi di lingua per
versi. Acro in queslo medesimo senao Insuperbire, Pigliar rigoglio. — V.
usó Danle (Puig. can. IX, v. 1З6) Albiœù, o Arbiœù, o Elblœù. Sinon, di
dove , parbndo d¡ porta, che, dislor- Navèll (del cavallello da Fornaciaj о
cendosi su i tárdini, s'apriva, dice die Mattonaj). F. Navèll nel foc.
rugglo e si moitr'o acra. — V. Alé-her (in) ágg. Vojà g¡ó altígher. Con
A^nèll (in) agg. Quiètt come on agnèll. trario di Versare a spizzico, a goccio-
F. Quiètl f. q. G. le. — Versare, Rovesciare largamente,
Agnellin (in) agg. Nassuu l'agnellin , l'è a trabocco, senza ritegno. — V.
iiassuu el so pa.'colin. I Lucchesi dico- Alias ed anche Alias tempore. Altrevolte.
no Nata la creatura , nata ¡a pastura Almànch. In Brianza s' usa questa voce
( Almanacco lucchese del 1841 ). dai contadini in senso quasi corretlivo,
Agón (in) agg. Clii lia miuga ciappàa o piuttosto dubitativo; e vale press's
agón per sau Giovaon, so dann ... Nel poco : Salvo il vero , Se non prendo
giugno la pesca degli agoni è in foga, sbaglio , Se bene mi ricorda, Se non
dicouo i Lariensi A la on agón ghe Jallo. Dicono, p. е., La tina granda
voeur trü ann ... I pescatori del Lario quanti brenl l'ba traa? — N'ba traa
credono che l'agone formato, che suol dodes, almauch! Il tino grande quanti
pesare dall'una aile due once nostrali, barili gittb ? — Лге gittb dodici, salvo il
non sia tale s'c non ¡n capo a tre anni. veroj o, Se mi ricordo bene, ne gittb
Agón bastard... L'agone che passa il dodici. — V.
peso di due once fra i Lariensi, e di Almuzia. Gufo. Pelliccia che portano su'l
quattro fra i Verbanensi. Se ne vo- braccio sinistro i Canonici di alcune
gliono pescati del peso dalle 25 alie collegiate quaudo vanno e sono in coro.
45 once noslrali. La nostra voce viene dal h.Aumusse? V.
Agón coli a la barchirœula ... Li ago Aloe. Alcuni confundono le Agavi e li
ni fritti in barca appena colli. Cosi Aloe tutti sotto questo nome.
eucinati seno squisiti. Alp
Agó>t (in) agg. Luj e agosl, donna niia, Alpa
110 te cognoss. V. Donna i. q. G. Alpadegh Per quesle voci vedi il Го-
Agra, o Maestra .... Cosi cliiamano i no- Alpée cabolario dei Dialetti di
stri Caciaj (Casée) il siero molto in- Alpeggià Como, ее, di Pietro Monti.
■cidito. — V. Alpesèll
A gratis diciamo pik communemente che Alpètt.
Gratis. F. il Гос. Àll(m) aggett. di Carnevàa , dopo signi
к) [Tüll' i coss, ее] (in), dopo immolla, fícalo , agg-. encorché abbiano il gené
agg. Quello che i Fr. dicono Même une rico Reculé.
fétu à quelque chose est bonne. Altana, sin. di Vollàn. V.nel Foc- ei. q. G.
Aja e Ajo dicono (alora le persone culte Allàr (in) agg. Altàr maggior. Altar mag-
per quello che communemente diciamo giore.
la Bonn ( V. G. al Voc), e el Majesler Àlz. Corr. la dichiarazione secando il
0 el Prêt de cà. F. Foc. Corn, di P. Monti.
Al ... Nome dei due Piovenli délia tel- Alzada d' ingègn (in) agg. F. anche In-
toja dei capanni camperecci di legno gègn i. q. G.
e paglia. Alzapè (in) agg. Legno messo alquanlo al-
Al baña. F. Uga nel Voc. telto da terra, a traverso le callaje de'
Albarèlla, s. f., Alherello. Fra noi preci campi per impediré che vi entrino le
samente è vaso cilindrico di cristallo bestie, obligando li uomini, se vogliono
( per lo più arrotato con coperchio a passare, ad alzare il piede. — V.
disco e smerigliato), onde usano Dro- Alzapè [laccio da uccelli] (in) agg. «Nel luo-
ghieri , Coofetticn , Speziali , ec„ per go dove presso dimorano. uccelli rapaci,
AMO ( 3 ) AND
o donde pnssano, si ficca fortemente da Amorisc , v. valsass. Usasi avverbialm.
ogpi parle un archello mollo piegato, Volcntieri^ Con piacere, Con gusto. P.e.,
presso al quale da una parte si ferma una I vaccb in di or cold glic staun, o ghe
verga, Delia cuifessura si ficca una coda vann amorisc in quella Valletta là soit a
di topo o rana, o aliro pezzuol di car quii piant. — Nell'ore calde del mezzo-
ne; e dall'allra parte fortemente in terra giorno cistanuo volentieri.o si diletlano
si ficca una perlica, avente in capo un di slare in quella vallicella till' umbra
Jacciunlo e una piccola corda con un di quelli albcri. ( Ci stanno volenlieri
fuscello, per lo quale la pertica piegata meriggiando, o meriaudo, essendo le
si ferma all'archelto e alia piccola fen- mcrie luoghi frescbi e deliziosi, corn-
dilura, che si fa in capo della verga modi a giacervi e posare nelle ore calde
che tiene ¡I topo; e'l lacciuolo si stende del di.). — V.
iritomo al topo о alla carne. Б quando Ampj de vomit (in) agg. Impeto, Empito
Puccello torrà il topo о allra cosa po- di tosse, di vomito, ее.
slavi , a ció che ne la porti, tocca la Aucas! (in), in vece di = Luis e Luigi =,
pertica: tocca, si scioglie dHll'archetlo si leggn = Pepp e Giuseppe.
con ГассеПо ra pace, e. l'uccello rimane Anda (m) agg. Vess она cossa inscl a
appiccato per li pied i » (Cresceuzi, andà e pceu a vegni. « Essere cosi
Agrie. Ill, 11J ). — V. com'ella è per tutti i versi. » (Villa,
Ainbà i ant d'ona fenestra, d' on uss. Dial. br. ms.).
Socchiudere le imposte , Rabbalterlc , Podé minga andù pussec in su, so
che i cont. Ьг. dicono Badà , o Melt no se va a gattou. Non poler andar
in badirœula i ant. — V. piii su se non rampicando come fa il
Ambrœus (in) agg. Vess come el cavall de gallo ; cioé , se non con grandissima
■anl'A mbrœus Andemin. Parer di fare fatica. — E figuratam., se non faceodo
gran cose e non far niente, o poco. del gatto, se non usando le arli del
In sal deía He s.nir Ambrceus Amlemni, gallo. — V.
Ch1 el troltava el troltava, e via vía, Anda al coo. V. Cdo nel Voc.
El se trovava saldo al post inedemm. Anda sul sil. Andaré su 7 ¡uogo, o
Porta, Fraa Conduit. — V. su la faccia del luogo. — V.
Orèggia de sanl'Ambrœus. V. Orèg- Audà-via, o Audá al bosch. Andaré
gia i. q. G. ' assolulamente.
Ainedée, o Amidée .... Fabricatore о Amia a farsi mínere (in) agg. f. M¡-
Venditor d'amido. Il fr. Amidonier. uere nel Voc. — V.
A mis (in) agg. Ainîs giui àa. Amicóne fe- Anda consc, o aconsc (in) agg. Ciampcg-
delissimo. — V. giare, che è qucll'andare pian piano,
Amin (in) corr. la par. azione in atteg- si che a pena si senla il suono de'
giamento. piedi. — V.
Atnrir (in) agg. Ciappagh amor o afezion Andà feeura (in) agg. Andà focu o foeura
a vun о a ona cossa. Affezionarsi a I vale anche a' Brianzoli Diradarsi il
chi che sia о a che che sia , Prender grano in erba, Fur piazze. — « S'egli
amóte a, o Prendersi d'amore per un ' avvieue che, dopo ch' egli è seminalo,
tale. vada la slagion calda e asciulla mol-
A chi parla per amor l'atnor gh' in- to , il grano ribolle., e si perde e fa
segna. Cosi Dante 1' inteudeva e cosi piazze » (Magazz. Culi. tose. p. 5l ).
faceva ; onde nel XXIV del Purg. dice — V.
a Buonsgiunta da Lucca : Andà [Falla andà alia ricca] (in) agg.
. . . lo mi son un ehr, quando Andaré pe'l fango senza trampoli (co
Amor olí 3{<ira, noto, ed a quel modo me avviene di chi è ricco с va in car-
Cbe detla dentro, vo significando. rozza od a cnvallo). « Se il mió padro
E perô le penne che se n' vanno streite ne avesse avuto dove morderé (dando,
dielro a si fallo detlalore^ non ponno cwè, di morso, o di beceo, portar via di
•-.he scriver bene a maraviglia. — V. nascosto e testamente) sopra un padre
Amor [O per amór о per iorza] (in) agg. ricco, noi andrcmmo pe'l fango senza
V. anche Fórza. , Irampoli, ma abbiaroo una povera vec
ANN ( \ ) ANT
cliia die appena, ec. » (L. Alani. Com. e fi nisee со 'I 29 di setiembre, s. Mi
a. IV, s. 1). — V. chèle. — S. Michèle e Pasqua souo i
Andà l Se la va a] (in) agg. Maniera due termini semestral!.
idéntica alla nostra è quesla:«Se per Ann [de la bajía, e pœù i scalin del
ricchezze andasse, elPè molto più ricca Dom m] (in) agg. E quello che i Ge-
la república di lui » (Gio. Cavalcanli, novesi dicono : Tanti anni со battaggio,
Ist. fior. I, 5u6 ); cioè , se bnslassero Ann [AlPann de quest'ann] (in) agg. Per
le ricchezze, se tullo consistesse nelle l'ann che l'è quest'ann ... Questi modi
' ricchezze. — V. vagliono a' Rrianzoli quanto Conside
Andà via col coo (inj agg.: rate o calcolate le condizioni di que-
Ognun mi guarda per traiecolato si anno j Avulo riguardo о rispelto
E dice ch1 io sto male e ch1 io vo via. all'anno che ci corre. — V.
Beroi, Rime, p. 77; Ann [In d'on ann, ec.] (in), dopo dellalo,
cioè, vo fuori del senno, delcervello.-V. agg. V. perif in Fo'nsg.
Anedolt (in), sig. 5.°, agg. Colibéto. Anna (in) agg. Vinticinqu san Giarom ,
Àngiol (in) agg. e, con una brulla metá 16 saut' Auna e 27 el delùvi .... Dell,
fora, Corriere alato. — Quiètt corae on di pronostico per la pioggia lugliola.
àngiol. V. Quiètt i. 17. G. L'acqua a saiit'Anua l'è mej de la
Anguila, figuratam. Non essere ben ferino. manna .... Prov. che denota uiilissima
Tenlennare , Vacillare. — V. alie campagne la pioggia su'l declinare
Ànim [vil d']. Pusillanimo. di luglio. E in proposito di questa piog
Anima (in) agg. la consciéuza de l'anima gia di saut' Anna placera a chimique
mia. У. Conrsciénza 1. q. G. leggere un bell' articolo relativo de l
Animât (/11) agg. Animai de bàsta, V. bravo can. Bellanl, che sla nel seconrto
Bàsta i. 1/. G. semestre 18З4 del Giorn. agr. lomb.
Ann (in) (ig*. Ann de erba, ann de mer- ven., a p. 49 e seg.
da (prov .cont. br.), Anno erboso, molto Annin [per opposizione ad Anndii] chía-
mangime molto concime. mano i oontadini dell'A. M. Г annal»
lu 5o ami e 3o mes lorna Pacqua ai misera, scarsa, di poco o nessun red-
sœù paes. V. Acqua i. q. G. dito agrario. — Lo dicouo anche Ann
Scarsità d'aun boadaoci de vista penin ( anno piccino), come i Toscan i
Lo dicono i contadioi vecchi lamen dicono yin pieviolo il vino di pora
tando la pcrdula gioventù e la furza forza. II Tominastío ne' Can ti popólari
visiva smarrita con essa. toscani ( I, 255, ñola Ъ ) assev era d'a-
Quand s'è asen (o simili) el primm ver udito dire a un di Monte Carli
di de Г ann , s'é asen (o simili) lina Annalina per annctajrista. Quesla An
al dl de s. Silvester.... Mudo di dirr nalina sarebbe il vero riscoulro del
communissimo со '1 quale si rinfaccia nostro Annin, о Ann penin.
altrui eccessiva asinilá o allio difelto Ansät, v. tont. dell'A. M. Ar- sima, An-
morale qualunque. sámenlo. — Lat. Siispiriiim.
La galèlta l'è quella che ten avert Ant (in) agg. l.'Anl o And dei Rrinnz.
l'iiss (till l'ann. V. in Galèlta i. q. G. non è che VAjuola, la I'resa, la Pon a ,
A vé faa i sóann,o i sé di. M. conl, il Alagólo, o sia una lisia più o men
br. Aver diirato il dovere, Essere larga di Ierra vangata o árala. Dal lat.
oggimai logoro. Antes, iura, m. plur., Columella ( De
Vess inanz coi ann. Essere maturo re rust. lili. X, V. З76) usa questa voce
di età , Essere allempato. — S. per Ajuole da orto ■
Ami ecclesiastegh, o del messal — llumidiique andrachne Silicates pretegit miles,
Incomincia co'l s. Merlino ( 1 1 di no
vembre) d'ogni anno. clic Bened. Del Bene traduce;
Aun colouich .... Pure co'l s. Mar- E copre il snot rlcllr assclate ajuule
tino nell'allo e basso contado uostro. L1 umida porcelhoa.
Aleuni lo dicono italianamente Anno Virgilio (Georg, lib. II, v. 4'/) P*r
mezzadrile (da mezzadría), Anno nístico. Ordini , Filari di viti:
Aun loculiti di ca Principia Jam canit extremos effelus vtnitor attes. —V.
APR ( 5 ) ARC
Anta (in) agg. Menà l'anln. Proprianienle primo verso, e ne tacia affatto i\A se
Far vento, agilar l'uria ilcllc stanze con conde, pure a ognuno è facile vedere
I' imposta dell'uscio, facenclola andaré se io colga giusto o no nel mio dire.
innanzi e indietro; e metafóricamente Ara (in) agg. ïale quai se ara, se arptí-
Far cosa che ogni minchione è buotw ga. Dell. br. Quale guaina, tat coltella;
a fare. — V. Qual sonata, tal baílala. A chi fa bene
Aula [ Riva а Г ] (in) agg, Desinenza di è fallo bene; a chi male, male. È spesso
quaranta , cinquante , ее. и Naqui Del applicalo da- contadini Bi-ianz. ai padri
Bette (c'toè i5oj), e son giunto a quel- Irisli che, per il mal esempio, h..про
l'anta che lutta nolle canta, ed un da figliuoli peggiori. Clii di gallina nasce,
vantaggio » (aveu quarant' un anno). convien che rdzzoli. — V.
( Caro, Lett. \, i3o). — V. Ara bulara (l'n fine) agg. Questa canti
Antefiss (in), dopo Orecc, agg. o vero lena è aorella AeWAnna soranna, ce,
Oreggión. dei Sicilian!, della quale si vegga il
Antènna (in) ne//e parti, dopo Pè, agg. о Voc. sic. del Pasqualiiio sotlo I« voce
Scalz. Triscari.
Autepart. Ció che délia derrata si leva Arbijada, v. c. b. Qiiaiililà di piselli ,
pe'l padrone prima di farnela divisione gran ricolto di piselli, e fors' anco Pi-
tra lui e '1 mezzajuolo : p. e. , Tanti sellojo.
brent de vinj tarili cavagn d'uga; tant Arbijo, v. c. b. Pisellnzzo. V. Erbionin
forment d'antepart. — V. nel Voc.
Antibidœù. Moine ideale che trova luogo Arbora, Arborina. Sinon, di ArborèlU
nel seg. modo dei conladini del D. M. (pesce). У. nel Voc. Quesli pesci di-
£1 mangiarav l'antibidocù condii d 'mu consi Ogitt se appeiia nati.
ll ... Mangerebbe un bottino. Forse An Albora bastarda o sgarzolosa ... I pesca-
tibidϝ proviene da Sida, Bidar, voci tori lariensi cbiamano con questo no
che in qualche paese di Lombardia me un rarissimo pesciolino che si trova
significano l'iinbiulare che che sia con nelle loro aque, i cui caratleri s'a reo-
la buina. etano a quelli del Trull o Trui o Tt ioll
Aniiport (in) agg. Forse Poitiera. (Leuciscus pauperum, Delil. ). Nell'/i-
Anloni (in) agg. Troppa gràzia, saut'Au- tiologia Comasca del bravo Maurizio
tóoi. V. Gràzia n. G. V. Monii, a pag. ig, e nel Vocnb. Com.
Apis a coliss doppi (in) agg. Tal voll a le di Pictro Monti, si ha specificata no-
listerelle sono anche quattro con mu tizia di questo pescialello che il vulgo
tila di colore diverso ciascuna. crede frullo dell' accoppiamenlo dei-
April (in) agg. Marz on fus scars, April l'albora con la scárdova (sgarzola).
on fus gentil, Masg el coo sul piuniusg. Arborée môrt ... Sp. di arborée (rete) proi-
... Denota la decrescenza del filare ne' bita dalle Gride comasebe e spei-ial-
mesi di marzo e aprile , e il cessare in menle nel 1675. (V. Monti, Voc. Com.).
maggio pe'l deertscere délie ore serali. Arborèlla (in) agg. Forse é il Biussolo
April gnanc on Cl (in) agg. A s. Vítor dei Veneziani, o sia il Cyprinus ama
irà-fœura la bianchétta cou luit* onor. ras di Bonalerre. Vedine la desrrizioue
/•'. Bianchétta i. q. G.
riel poemelto di Fra Ginepro, Del Vi-
April d' ba trenta, ec. (in), dopo Monos., veré sano.
"ßg- 3;9- Arch (in) agg. Arch sfiancaa .... Arco
Aprϝf (in) agg. Questa voce trova ri- ellitlico.
scoutro nello A prope dei Sardi e nel Arch arùtl (il») rrg-g-. Alcuni dicono Arch
contadinesco senese Pröda al, o vero a terz agíiu.
A proda al : Arch iulregh (in) agg. Alcuni diconlo
I/ba falla la fîncslra proda al letto ... anche Arch a lutta monta.
Ho Tuto la Serena* a proda al marc. Arch Zopp (in) agg. Alcuni diconlo an«
("Sirena) come leggesi a p. 1З9 e p. 160 che Arch a pont trovaa.
de' Canti pop. tosc. raccolti dal Tom- Archétt [da trápana] (in) agg. Cosimo
maréo: e, bene h ù egli il Tommaséo Barlolt nel suo Modo di misurare ,
spooga non a capello quel modo nel p 94.. lo chiama Volgi(njo ; voce яр-
ARM ( 6 ) ASS
propriata , di indole tulla nostra , e Armella. F. Naränz amar i. q. G.
quasi che dipinliva. Armi, susl. f. pl., v. c. spec, brianz. Corna
Âroliinà , v. br. Arrancare , AJJannarsi, de' buoi.
Affalicarsi quasi come fauno Ii sciao-
cali quando vanno in frelta. Lavorare Armi drizz
con Vareo deWosso , о delta schiena;
Facchineggiare. Allri dicono Яапс/iinà.
F. n. fi. V. — V. slort —
Argent (in) agg. Candiree d'argent, F.
Caodiree í. q. G.
Argentinean , ciggett. di Térra. V. Térra - sguerc.
i. q. G.
Aria (in) agg. Perd l'aria. Perderé la tra Articiocchin (in) agg. Carciofetlo ( Scap.
montana, la bussola. Turharsi in modo p. ao4 e pass. ).
da non saper più quel che uom si fa Arzij (in) corr. Mugherino in Mughetio.
cia o si dica. — V. Asria (in) corr. II Bdndolo (Bander) nelle
Tra-fœura d'aria vun. Trarlo dal noslre Trallure di seta (Filand) serve
seminato, dal sentímenlo. Imbalordir- bensi di légame alla malassa, ma non
lo, Confunderlo, Turbargli la mente, si ne fa parle né come capo , nè allra-
che e' non tapia più quel che si dica mente, essendo esso da quella dislac-
о si facia. — V. calo e fatto non di seta propriamente.
Manda о Fa andà vun co'i pê per corne è la malassa, nia si di ragnatura
ari, dice il Br. per Far dare la voila a di bozzoli (Strusa, Spelaja). — V.
uno, mandarlo in ruina del tullo. — V. Àscia (in) agg. Vorrè vedella finna in ooo
Aria che laja la faccia. Cioè, J'reddis- deil'ascia. Voleme vedere Гultima fine.
sima, che pare cheJinda la testa pe 'i — V. *
mezzo ( Gelli, Err. a. I, s. I, p. 1 1). — V. Yess come on' ascia scarpignada Hal
Aria [ Calà i ari, ec. ]. Si levi dalla p. 55 galt. Esser una malassa arruffàta, a
del Foc. , col. 1 , liga j , e si porti cui non si puô trovar il baudolo, che
a p. 56, sollo Ari, melaf., Albagia. nou si puô rinvergare:
Aria [Melt all'aria i pagn] (in) agg. Sciori- Inlrecc Л' ingarbicr,
narcj e dicesi non solo de' parmi, ma Che a vorè rrovà el cap al fil del fait ,
delle pelli e di allie cose simili. — V. Hin come Patria acarpignaa del galt.
Aria [Tira aria calliva] (in) agg. Ë v'ab- Mjgfii, Lotio di Сел., cart. lai. — V,
boja la volpe. Asen (in) agg. Ghe n'é minga dorna vim
Aria! (in) agg. I contad. Brianz. per dare d"on asen in slalla. 1ю slesso che Gire
maggior furza a questa esclamazione , n' è insci di asen che se semeja. F~.
dicono: Aria ai monti ! — V. Asen n. G. V.
Arient,v. br. usata ancora, massime dalle Asi, v. br. Agio, Commodo, Larghezza.
donne, per Argent. — V. Anche Fr. da Barberioo disse Asió. — V.
Ario, di gen. m., usano i contad, br.: р. е., Asiaa, aggett. di abiti e cose simili, vale
Vess minga nel so ario. Non esser nel- Agíalo, Commodo, Largo ; contrario di
l'aria sua nativa. — V. Misero, Stretto, Slrozzato. — V.
Arleccblo battöccio (in) agg. Allri vuole Asié, Nesié e Nesiá, v. br. Agiare, ln*
che queslo cognoiue di Balloggio che agiaie, per Preparare aU'uso, Allcstire,
dassi all'Arlecchiuo venga da Baltoggia, Metler a ordine. — Agiarsi di alcuna
cásale bergamasco uella valle San-Mar cosa, per servirseue, fame uso, dis-
tirio, d'onde quella maschera trae i sero i nostri autichi (T. Livio Vulg. ).
nalali. Cosí m'asseriva un bell'umore — V.
di prcle nativo di Baltoggia, il quale si Asnin. (in) agg A pè d'asnin. F. Qua-
vanlava discendenteda Arlecchino. —V. dréll i. q. G.
Anna (in) agg. Arma reson, inoliv, e si Aspa ¿I a I Dim. di Asph¡!a. V.
mili; o vero Arma i so reson. Meliere Aspadelhnna ' 1
in campo, decampare, Produri e, Metler Ass (in) agg. V. Ass de picch in Vípera
innanzi ragioni, motivi, cagioni. — V. i. q- G.
AVE ( 7 ) AVO
Assa (in) agg. I Briauz. djcono ass anctie le si vedono non rade le polie d' aqua
al sing, e fúnnolo seinpre inascli. — V. sollostanti, che per qualcbe breve Initio
Assée (in) agg. Oua roba se l'ha de vess le rendono umide e motóse anche
assée, и" lia de vanzà. Dicoao i Briauz. quaudo il restante délia strada è asciul-
per avvisare che s' lia a fugire ta gret- lissimo; di queste si potrebbe dire che
lezza , clie oon s' hanno a prendere le sono surgive vere , come ne vedo
Iroppo streite le misure. — V. io una su la strada che va da Caba-
Assenlà (in) agg. Voce rimastaci forse riano a Loinaniga.
dall' Assentar(Porre, Fermarc, Meliere) Dopo le parole non mai tocca (¡vi,
degli Spagnuoli, che malmenarono que- riga 44 )agg- Al nostro Aves corresponde
slo pnese per quasi ducent'anni; о dal in valore relativo all'edificare, ma non
loro Assienlo úsalo metaf. per Accordo, nella idenlicilà sustanziale, il Terrein
üeterminazione , Risoluzione, Palteg- vierge dei Francesi ( V. Helvetius, Da
giamenlo. Noi usiamo quesla voce ap- l'Esprit, disc. IV, chap. 4> note, vol. IV,
punlo i и seuso di Risolvere, Determina page 68, mihi ).
re, Statuire, Pattuire, Fermare, meií(.: Gio. Villani (t. VII, pag. n) dice :
р. е., Assenlà ona niassiina , oaa mi- a Di certo che 1' aqua chiara surgen
sura, ona disposizion ; è quanlo dire d'abisso con grandi zampilli sopra più
Poire , fermar una massimaj Pigliare terrein ». Egli ¡vi esaggera e intende
ferinamente una misiira , un provedi- parlar di vero abisso; ma senza saperlo
menlo; Dare una disposizinne. — Y. parla di veri àves.
Assèlla (in) agg. Asselta (Ces. Voc). I Comaschi chiamano Avas le Sur
Asia (in) agg. Pianta d' asta. V. Piaula give come i Nàves dei Brianzoli ( V.
i. q. G. Monti, Voc, Corn., alla voce Avas). —
Alt (in) agg. Podè fa l'att de contriziou. I Bellinzonesi chiamano Avas le venó
V. Conlrizion i, q. G. d'aqua prossime ai fîumi che, ingros-
Atlibûs, v. br. In A' on atlibûs , In un sando, allagano i dintorni.
bailer d" occliio, In un alomo, In ve- I Francesi chiamano il nostro Aves
locissimo punto. — V. per Nappe d'eau des puits, se perô
Aiiorna (in) agg. Trà-attorna. V. Trà non frantendo questa frase che leggo
nel Voc. nella Revue des Deux Mondes, 18З9,
Aùs, v. cont. verso il Comasco. Andazzo, t. XVII, p. 100, riga 2З.
Moda, Usanza. Vess in a-ùs. Essere À vi (in) agg. Pien come on bisœù d"av¡.
andazzo di che che sia. Pieno zeppo.
Autcir dicono alcuni per Ladro. Avocat! (in) agg. Avocàtt de gronda ... Nel
Avàr [Deventà] (in) agg. Darsi alia mi B. M. si dà questo nome ai conladini
seria ( Redi, Op. V, 96 ). che fanno il saccente ; il percbè soglio-
Avemaria (in) agg. In lemp de segaría no sputare le loro seulenzc appoggiali
do se dis nè pater ос avemaria. V. aile mura délie case, e quindi sollo i
Segaría i. q. G. grondaj.
Aves (in), Vol. I, p. 49 1 col. I, riga 3, Avocaltèll, e) , , , .
dopo milanese agg. Melle strade di col- Avocaltenl' J v.c. b. Che fa del «apulo.
ВАС ( 8 ) BAF

Bábi. MasceUa. Mena cl bùbi. Mentir di gano ioviscbiati e presi. Nel portarle
ntascelle. MaDgiare. attorno e quaudo non se ne fa uso li
Bacajà e der. dicouo in alcnne parli del cuslodiscouo dentro caune acconce н
contada per Bajaffj, ее. У. nel Уос. qucsl'uopo, le quali noi sogliam chia-
Baccantíri (in) agg, Kombazzo ígua/ato. mare i Cann, o Cannón del vesch. o
11 TtiJJ'eiiiglio, la ToJJ'erúgia ela Tresca i Cann di baccheltón. Vergoni e Pn-
de' Toscaui hauuo mullo di simile al niani son delli da; Tuscaui. II Vergello
noetro Bocean e Rabbadan, non ci en è qtiello che noi chiamiamo Brocea del
trando Г idéa di rissa. — V. pianlón. — V.
Beceh. Batxo. VessBacch oFá elzioBacch. Baciaccol, pe' Brianzoli è qtialunquc eos»
Modo con!, del В. M, ... Eisere un dis- che cióndoli, ddudoli, sbónzoli. Onde
titilaccio , un pollrooaccio; non volere la fr. sch. Baciàccoj de fraa. — V.
adoperarsi e lavorare a¿ punto né poco. Baciazza. Vaso grande di rame , o gran
Baccbell {in) agg. £1 baccbrlt de mena calino ad uso di lavarvi e risciaquaro
su la polt. Mestatojo ; ñleslolino da i biecbieri e li allri vas! di vetro o
mestare o tramestare la polla. — V- • simili nei caffù e nelle osten'e. Hanno
Baccliett (in) nelle G., l.° sig , corr. Picea i Laiini Bascaudae per vasi da lavarvi
in Риса. — V. dentro calici, er. (vasa ubi calices lava-
Bacchèlla (in) agg. Bacchetta de candir ... banlur etedeabus. Schol.in IuT.cSot.XI I,
Que' fusilâ vôti di leguo di ooee su cui v. 46). Hanno pure Batióla, Butioca r.
iu áulico si formavauo le cándele di Batiaca per boccale ( У. Plauti Slichumt
segó. v. 664 : Quibus diviliae domi sunt: sea-
Candir Гаа a bacchetta .... Peroppo- phio el cantliaris bibant batiacis, —
sizioue a Candir de forma dicevausi Adnol. vulgo batiolis.) — V.
cosí le l'áudele di sego falte per so- Bacili. Jmbecille. IUI míe dell' animo e
praposizioue alle cosí dette Bacchell. délia mente; Baccllone, Scimunilo.
Bacchetta del va-e-veu (à';i) corr. Ne' ino- Audà e Vegni in bacili. Imbecillirv.
liuelli dove si trae la seta dai hozzoli, Divenire imbecille, Venire in bietolone.
с un ciliudrello di legno net quale È modo iiuovo, с usato in contado da
stauuu fitti a debite distanze quattro quelli specialinenle che s'allacciano la
rauipiui cbe reggono i capí délia seta, gorjiera di dollore stoppiardlo. — V.
i quali , . mediante il molo orizoutale Bacùcol , v. br. frailóle, Fiabe, Chiac-
di quel ciliudrello, si disiribuiscouo in chiere.
modo su'luaspo, cbe ue formano о due Bàcol (in), sig. agg. V. anche Sarègn.
о qiiallro matasse pialle. Ne' molini Batieron (in) nelle G. agg. Un solenn»
poi da torceré la seta (Ftlatoj, Toiciloj) coeômero ( Redi, Op. V, i53). Un ton-
la bascbella о ciliudrello del zelte, done ( * tose. — T. G. ).
о v»-e-vieni che '1 si voglia dire, è di Badildn (in) agg. Tœù-su a badildn onn
vetro, с su di essa scorrono i lili dal cessa, disse il Maggi per Pigliarsela
roccbetlo al naspino dove si formano tulla quanta, Non lasciarne indietro
iu malassine (filzœu). — V. punto. E s'usa pur figuratam. per Fare
Bacchetlón del vesch (in) agg. o piullo- di uno quel che ne pare e piace; Fare
sto corr. Per Bacchetlón noi ¡atendía- a fidanza, a sicurla con uno più di quel
roo quelle bacchetle o mazzette impa- che porli il dovere , la convenienza.
niate lunghe un metro o poco più, le Usare indiscretamente dell' altrui vo
quali si dispongono lungo le siepi a lunta. — V.
convenicnti distanze Ira loro e dalla ci- Baffi (in) agg. Bafii dej vin. V. Vio í.
retta, e in modo che i pettirossi e si- q. G.
mili ucceltetli vi posino su e vi riman- BalTios. Dicesi del vino generoso e caí i o
BAG (9) BAL
di colore, 'che in beveudolo lascia come laro i in allri si chiama con queslo
due bafli su'l labro superiore. Usollo nome cosí la bacca come la pianta del
il Porta Del Dilir. f. Vlu nel Гос. — V. Mirtillo o Vaccinio Mirtillo ( Lorion ,
Bagaggin, Bagaggel oRana...Cosi chiama- Perelt, Ughetla de bosch ). — Manifie
do i ragazzi br. un loro trastullo, fatto stamente viene dal lat. Baccula, dimin.
d'un mezzo guscio vuoto di noce, con di Bacca ... Ferunt baceulas parvas^ut
distésavi sopra della caria pécora a cappnres (Plin. lib. XXV ). -, V.
mo' di picciolo timpanetto, a traverso Baila [T. de' Carbouaj e di UccellatoriJ
la quale per due forellini si fa passare (in)agg. Bailón acérese, e Bailell dimin....
un tungo crine, continúalo ed abbrac- agg. pure che Fra Giiittone usó Bóilo e
ciar.te con cappio scorsojo un liscio Bóita per vuoto e vuola dentro. — V.
colletto incavato verso l'estremità d'un Bailó e Baila, dim. B.iitell e Baitella. In
fuscello, il quale, menato con mano in Valsassinn é un casoluraccio falto tutto
giro , fa sfregar quel crine nella carta di assi insù l'alto de' monli a ricovero
pécora; con che se ne cava un suono cosí del bestiame minuto, come della
moho siiniglianle a quello della raga- íamiglia del mandriano, che vi fa la
nella. — V. cucina e vi dorme. — V.
Bagajnna (in) agg. Ninna, Clltola. Bajía succia. Quella conladina alie cui
Bagajolt (a) agg. Facer. Bagajoltdn. On braccia parecchie noslre signore affi-
bel bagajottón : dano i loro bambini menlrecbè danno
si falti ßgliuoloni » ai medesimi ¡I proprio latte, e, anche
Da compcDiarne Barco e Carnevatc. dopo averti slattali, fino a che abbiano
Berni, Capit. 1 alflnn. — V. acquistato tanto di lorza da reggersi
Bagàssa in allro sig. per solo desiderio bene da sè insù le proprie gamhe. —
di ritmo, ancorche imperfello, e sema Custoditrice, Guardabamboli,a Guarda-
pur ombra di nequiiia, usiamo solíanlo bintbi; Pnrtalrice ? Quasi dicasi Btijula,
nel deltato De chi l' è quella suppaz- dal lat. Bajulare (Portare). У. Basger
za.ee, di cut vedi in Suppàzza t. q. G. i. q. G. — D.
Bagn (m) agg. Bdgn ai pee. Pediluvio. Bajlólt (i»), Vol. I,p. 58i, col. i, dopo li;
Bagn a mezza villa. Semicúpio. "gg- 6-
Bagn \Bagnetto] (in) agg. in fine: II Targ. Balanza (in) alle parti agg. Pienlóa. Ritto.
( Viag. I, i5g) li dice Le Grddora. Balb (in) agg. Anche alcuni de' noslri
Bagócc, ßagöggia, v. br. Saccaja? Sacca? usano ¡I proverbio comasco: El balb
Saccoccia,Tasca,Sacchetla. Pare venga no l'è bon nè fregg nè cald, per de
da baga ( otre ) e forse un lempo era notare il barbio esser pesce d'inferior
di pelle. Donde il verbo (mbagoggiass, condizione.
Imbagoggiass-su; e direbbesi anche Balea (a) corr. la defin. in Rimetlere di
d'un fazzoletto, o manlile o cosa si vigore, d' iulensilà, di forza; Cessare in
mile, che, presa perle cocche, si riem- gran parle, non del tutto aliado. Sostare.
pia di roba e ne tondeggi per molla Baleó. I Baleó. Li occhi. Bella raslafoia
pienezza.— Dimin. Bagoggèl, Bagoggiu; de' Valsassinesi. A quesli halconi s'af-
accr. Bagoggiônna. — V. faccia l'anima umana , e di qui con
Bagoggéra. Gran sacca. Larga e quasi templando il créalo, gode alla varia
péndola Saccaja. bellczza dell'immenso speltacolo. — V.
Bagóla .... Verso ¡I Lodigiano chiamano Balducchin de salamm, o piit spesso Ra
cosí il colmo eslremo del lino ove sonó gnor, fíguratam., dicesi la massa Лк'
le capsule del linseme. Di qui le voci salami lavorati di fresco e appesi alia
Sbdgola, Sbagolà, Sbagolarœù , ее. soffilla per rasciultarsi.
Bagóla, т. br. Propriam. significa Bacca, Ball (in), dopo Roegarze, agg. Ciaccona,
Coceóla, Pilóla, Pilldcola. Per simili- Sarabanda , Pavaniglia ( ballelti spa-
ludine, Cacherello di pécora, di capra, gnuoli ).
e simili. In alcuni paesi dàssi pánico- Ball marsc... Li abilanti di Melzo, di
larmente ¡1 uome di Bagóla o hággiola Liscale, di Séllala, paesi del noslro
alia bacca del Loto o Cëllide australe roo lado ad esl, chiamano cosi certi
(Friggée), per ció dettó Bagolaro e Per- globuli ili ferro idralo pieolitico che
Vol. V. 3
BAL ( io ) BAL
si veggono sparsi per le loro campa — Baila de padellill ... Palla ramigna dal
gne, e sono affini all'argilla ferrugino le cui ciotole lavorate hanno a uscir allre
sa (Ferretl) d'altre parli del Milanese. tante padelluccc. — Baila de padellott ...
Palla ramiza conleneule ciotole da Im-
Dull* {sottó)agg. In haUi.Rappallottolato, vorarii in pad.llotli, — Baila de padellott
In paUoltole, In pal/int. Sangu de dragh ovaa ... Palla ramigna dalle cui ciotole ti
in halla. Sangue di drago in pallollo- hanno a ravare padelle ovali. Baila de
pajrceu... Pa'la ramigna dalle coi ciotole
line ravvnlte in un carloccto di maíz. usciranno pajuoli. — Baila de piquait ... Le
B.illa [ in sig. di Panzana] (a) agg. Dà la rui ciotole van lavorate in pignatli. —
halla, vale anche per Cucultare, Cor- Га 'a de pignaltitt o pignaltcll ... Palla ra
bellare in genere. Pella ball. Caro- migna le cui ciotole s* hanno a lavorare io
pignattini. — Baila de pignattoo... Le cui
tare. ciotole devons! lavorare in gran pigoatti. —
Bal! romann. Sogni dinfermi e fole Baila de poleotin o poleutitt ... Palla ra
da romanzi le disse il Pelr. nel Trion~ migna le cui ciotole banoo a dare altretanli
Jo dfÀmoret capit. IV. v. 66. — V. pajuoli da pulenda. — Baila de segg ala
Samaritan. ... Palla ramigna le cui ciotole
Baila. T.degli Scorpellini. Palla. La parte Lanno a lavorarsi in seerhi alla Samaritaoa.
più dura ehe Irovasi in alcune pielre, — Baila de sidell ... Palla ramigna le cui
come il nocchio nel fusto degli alberi ciotole lavorate debhonu dare secchie tonde.
( Alb. Diz. ene. ). — V. — Baila de spond ... Palla ramigua contenen
te lastre alte ad essere distese, ad un Liso-
Baila [T. de* Ramieri] (in) agg. Parti délia gno, ritagliate e laverate secondo le moite
B;»lla de ramm sono: Bocea o Zena — occorrenze dell' arte del Catderajo. Quest,
Spond Filelt =: Fond o Cuu =r palla esce tale dal maglio, ma non si con
.—■ Mader de fœura — Sottmader ( с serva laie da vero; perché ad arle le si ri-
tagtia fuori ogoi fondo, e riesce vacua cosí
talara Baslarddn) = Fioeul (e talara sopra rome sot to. — Baila de taz* o taa-
Garb ) =з Mader de denter. — Nelle aett ...» Palla ramigna contenente ciotole
cosí dette Ball de segg e de sidell sono tali che il Caldcrajo ne possa rieavarc laa-
in oltre le Orecc .... Védiue le spie- ae, meslole, e simili. —
gazioni nelle varie sedi. Baila (<л) agg. Q tiesto verbo, a un dipresso,
Ba'la de cadin ... Palla ramena contenente ha anche il signif. medesimo che la
liotxe di cafinclle. — Baila de cazxiro*ul... frase Vess semper in ball, e vale Esser
Palla ramigua lutta ra*seruole. — Baila de la cosa o la persona cui tocca Гаг di
i:,w/ii"'ul ovaa. .. Pjlla ramigua tulta cas- continuo un officio, encorché altri po-
jeruole ovali. — Baila de caziirolett... Palla
ramigna lutta hoxxe di catseruote piccin*. lessero di lempo io lempo sotlentrare:
— Baila de colder ... Palla ramigna con p. e. , Slo vestii Г è quell che baila
tenente ciotole alte ad esscr lavorate in semper, Chi baila semper l'è Meneghln.
caldaje. — Baila de culderelt... Palla ra- Fa ballà i megaltej . . . Metiere iu
migna tulta сtulob da cávame caïd jjriole.
— Baila de copp ... Palla ramigna conte bailo, о in iscena i buratlini.
nente un dato numero di fondi da gran Bailarina , al pl. Ballarinn, v. del В. M.
raldaje per la fahricasione del cicio lodi- e del Pav. ... Terreno palustre e tor-
giaoo. — Baila de fasi ... È la palla con- boso , cosí chiamato perché a motivo
teneute rnolte di quelle lastre di rame che
formano la parte superiore dellc gran cal- di una certa elaslicilà délia torba che
daje destínale alia fabricazione del cacio \' è solto, par che 1' uom, che su vi
lodigiano. — Baila de garb ... Palla con- cammina, balli. — Dicesi anche Pal-
ten.-iiic ciololc di rame aollilissinio da icr- mazzina, per Ii giunclii che vi crescono
viricne ne'lc rappezzalure occorrenti a gar-
liare i vaq uteniili usecnli dalle allre pal su , delti Palmazzin, cioè piccoli Pal-
le. In queste Batí de garb le ciotole, che mazz ( Tife , Mazze sorde ). — V.
neile aUre palle dicoasi Ficrufj шитопо Bnllèlt (in) agg. Danzetta.
il nome di Garb , e le dette Sottmader Balón, v. br. Torlone. Fico ancora duro
in quelle can^iano in quesle il nome in
Jiastardon. — Baila de metió ... Palla ra- per immalurilà. Anche diciamo Dur
migna contenente ciotole da lavorarae quel come ball i fichi si fatti , che il Sac-
le tinelle che diconsi messô. Messó net chetli ( Nov. Il Pievano di Giógoli)
Уас. — Baila de padull ... Palla ramigna
cootenente ciolo'e da lavorarsi in padel- chiama Tortoni. — V.
le. — Baila de padell de cirolatt ... Palla Balôss (in) agg. Cane.
ramigua le cui ciololc s1 banao a lavorare Balôss , usato adjettiv. On r.egozi baloss
in pajuoli da rioccolata. — Baila de padell è lo slesso che On negozi su V oss ,
de Sida ... Palla ramígna contenente cio cioè Un affare caltivo. Un affaracçio.
tole da lavorarsi in pajuoli da trarre seta.
BAN ( 1 1 ) BAR
da avcrci anzi scápito che guadaguo. per ovviare al danno dolió piogge o
— V. grosse o continúate per più giorni.
lia loi lera (in) agg. Era uno st r uni en I о « Conlro il danuo dolió piogge si ta-
d'ollODe fallo a guisa di lenaglia a boo gliano le colline a banchetta ben rin-
che emisferiche e concave, il quale si forzata, plantando vi sopra le viti. » ( P.
adoperava per fare cod terra da mat- Lavezzari, Difetti dell' Agr. mil.). — V.
toni le palle da tirare co'la balestra. Banchln (in) agg. (Targ. Hag. 6, 1Ц).
Balottera. Pallottoliera. Cosí cbiama- T. de' Fornaciaj. V. Bancón i, q. G.
vasi quel ritegno coucavo nel mezzo Banchinált (in) agg. Alfieri nello Schia-
della corda dolía balestra, net quale rímenlo che prépose alla sua Alceste,
s:accommoc!ava la palla da tirare. da lui per Capriccio iiititolata Alceste
In seuso largo , per qualsiasi stru- seconda tradutta di Euripide, nomina
menlo che impronta, che segna, che dà per Muricciolajo il noslro Banchinált.
forma ; Conio, Sttunpo, Prelclle, sust. f. Quella voce ha cera di florentina , fu
pi. Omen o Geut di ballotter amígh. da lui scrilla in Firenze, ma forse nou
Uomini o gente della stampa mitten ; aggradirà a tutti. Pure l'acceuno.
Gente schietta, léale, alla buona, alia Banchinua. T. dei Muratori, Costruttori,
carlona. ec Corrento che posa su i due pi-
VcJi ebe no gh'è el pesg che sti 61osef laslri d' un porlicale a soslegno della
Briga semper se píen tetloja. Quello che nei tclti è delto
De driizà i gainb ai can, e si i itroppien. Radis, ne' porlicali è Banchinna.
Strillen per no pode refa la gent Banchirϝ.T. de' Forn. Dimin.di Banchin.
Di ballotter antigh. Bancón cd anche Banchiu. T. de'Foru. ...
Maggi, Fait. ГЦ. a. II, a. 5. — V. Nomo di que' Bialzi che stauno nel
Baloltola, v. br. Carota, Bozza, Fola da fondo della loi naco , e su i quali po-
romanzi, Baja, Fanfalaca , Favola, — sano i primi maltoui.
Balúgiola disse Giovanni Cavalcauti Banda (in) si osservi : Forse la frase
(Isl.fior. II, 5o6): и Chi vuol provare Andà o Vess in la banda (che fra noi
(rioè, spacciaie) una balúgiola per una conla pochi a nui di vita) procede dal
verilà , gli è necessario produrre per ledesco Band brigata , compagnie , e
prova un' allí a balúgiola, la quale sia solliutendesi di pezzenli, di falliti, ec.
simile a quella .... Avvegnadiochè la Cosi essendo , non corre soltó 1' art.
rayiune non palisse che le prove veré Banda musicale.
cuucedano favure alie balúgiole men- In Briauza si dice • Vess in la com-
zognose ». — V. pagnia. — V.
Bnlzauelta .... Propriamente quella Liste- Banda (a) agg. Dagh in banda, m. br.
rella di fotl«m che rigira la veste nella Finiré, Compire, Ultimare una faceu-
sua atlaccalura fra corpo e sultana ! da. — V.
una specie di conlracinlola interiore. Banddu (Trà a). Frase di verso ¡I Coma-
Balzanella iu villa .... Rinforzo di tela o seo. Dare per sciupato. Trà bandóu
biodclla da meltcrsi da pié del busto on scud e ia 011a bonna pacciada. Dare
dolió vesti donuesche. per ilo uno scudo e scuffiare.
Balzauón .. . La balzana molto alta come Bandouàa. Tratlandosi di luogo , vale:
ulora porla la moda. Commuiiemenle Deserto, Disabitato, Inculto. — V.
la balzana suol rigiraie la veste don- Banfa (in) agg. Forse dallo spagn. Ba-
nesca alla luit' al più d'un decímetro. faneàr.
Il balzanón arriva anche ni onque. Baràbba. Voce fallasi vulgarissima da
Bambollv e Bomboilv, v. br. Bélico, pochi anni in qua per denotare quello
Umbilico. — V. che allre voile dicevasi per Baloss,
Báoca (in) agg. La Banca del pess. V. Rabbit, e simili.
Ptsséo i. q. G. Barabbill, sust. m. pl. / DiscoU. I ritlrati
BauchcIIa. V. in Cossln i. q. G. net!' Ospizio dei D/scoli alia Pace in
Banchctla [T.íigr. ] (in) agg. Taja i ronch, Milano sono delti dal noslro vulgo
i colliun a bauchelta. Aggiustare i poggi Barabbill, in luogo di Baloss'tll, Rabot-
a ripiani; il che fassi specialraeule tèj , ce.
BAR ( i a ) BAR
Baràcca .... Ogni Irabacca posliccia da diseccarsi de' fiori fetninini, o sia délia
riparare il sole all'aperto. Scarpellini , capelliera del maiz.
Lavandaj, Fornaciaj, ec. , pianlano ba- La panicola sparsa del miglio e dél
racca da ció. 1 Fornaciaj la chiamaoo ia sagina il Brianz. la dice piultosto
cosi se è un contesto di paglie, Ira sea l¡ Scovïn, Cavijera. — V.
e canne; la dicono Kella se è una lela Barba, pari, di Quadrèj. V. in Quadrèll
tesa a pari scopo di parar il sole men- i. q. G.
Ire lavorano su Taja inlorno ai laterizj. Barbàa .... aggett. di Travicello da tetto
Baracca [per cosa o facenda mal orga- sagomato alla grosse nella téstala di
iiizzala, sconnessa , ec. ] (in) agg. G. sporto.
Giusti usó qcresta voce in un signifí Barbàj. Frasche, Frusche. Qualler barba}.
calo quasi simile là dove (Discorsi che Quattro frasche.
corrono ) scrive : Barbaroslii. Nome di personaggio finio
Dira: serondo Lei, questa haracca, che diciamo in risposta a uu indiscreto
А1Г ultimo, come andrà ? — V. che ci domandi di chi si parla: p.e.,
Baraúnda [in senso di Follia, Capriccio] Chi f è staa? — Barbaroslii ... ; che
(") agg- diciamo anche : Barbaroslii in padella
Lasrîai dt Pisa U e toa sorella. — S.
La baraonda Barhellà (a) agg. Li Arelini dicono Dar-
Tanto fgioeonda. dellare (Bedi, Voc. Aret. ). — V.
G. Giusti, he memorie di Pisa, Barbullado [scherz.] (in) agg. Spitlatondo,
•I. l. — V. Cacasodo.
Barallina, v. br. Intrecciamento di due Barbis éi garófol e sim. fiori . . . . Vulg.
niatrimoiij falti ncl medesimo tempo quello che i Bolanici chiamano pistil Ii
tra fratelli e sorelle di due (amiglie, e stami.
si che il fraiello d-Чша ragazza che si Barbœùra (in) agg. Veggansi in proposito
sposa, preuda in moglie una sorella di quesla voce il Corio, il Vigua e la
dello sposo di quelle. Fa ona baratti- Sloria Iseria nell'Ambrosiana.
na .. . Fare questo iutrecciameuto di Barbojàda. Barbugliamento. Barbojon.
matrimonj. — V. Barbuglione.
Barazztn.Nel Pavesee Milanese confinante Barbolla. Barchella a due remi, che s'usa
significa lo stesso che Baiotlin .... Ba- su 'l Ticino a Pavía. — V.
ro, Barattiere, Truffalore, Aggiratore, Barbózz (a) agg. Il Papo degli Spagnuoli,
Bazarralore, e, Irasponrndo le prime che equivale appunto ai Duu barbozz
due rr, Barrazatore , che il Salvini di rjoi Milanesi, è dal Franciosini (foc.
(Annot. alla Fiera del Buonar. p. 4^a) Spag.) tradutlo mGozzaja, cb'egli spie-
dice venir forse da Bazarra, Patio, ga per •< quel secondo mentó, o doppia-
Baratío} ßerith in ebraico: Mercante о meulo di carne, cagionato dalla troppo
Barallalore di bestie. — V. grassezza sotto la barba. » — V.
Barb, Bàrho, e Bárbol .... Avvicinandosi Pugn soit al barbozz. Soltobecco Io
di più all'ital. Barbio, stau megiïo che cbiama il Tassoni. — V.
Bàlb (pesce). V. net Voc. Barbozzàda ... Colpo dalo o toccalo uel
Barba (in), sig. i.°ea.°, agg. Susi, fem.; meulo. Talvolta Sorgozzone-
eig. 3.° e 4Л "gg- Sust. maseb. Barca (a) , nelle parti , agg. Schelter о
Barba .... Sagamatura grossolana che si Corp. Scafo.
dà alla téstala di sporto in un travi- Barca [Julia la barca] (in) agg. «lo tal
cello da lello. Fa la barba ai travitt. caso bisognerebbe ajuttir la barca sol-
Barba. Cou questo nome cbiama il Brianz. toraano » ( Nelli, La Serva Padr. a. I,
ia Cima pannocchiuta o panicolata del s. 6 ). — V.
pánico. Pannocchia, Spiga, Panicola. Barca (in) agg. Riva in barca ... Giun-
E, con questo medesimo nome, cbia gere luor di lempo o d'ora perché lar-
ma tullo l'insieme dei pistil 1 î pendent! dali, come succède a chi s' aflida a'
dalla spiga del grano turco; quelli che navicelli.
il Alii, appella Cavij о Barbis del for Barcdn (in) agg, Hanno la poppa cosi
menton. У". — Mori la barba ... Il acula come la prora , bauno albero
BAS ; ( i3 ) BAS
basso, e sono governale da due per re, sostenere, maneggiare che che sia
sone. con forza, governore, ее. 1 Diz. délia
Bareltitt o Cappellilt de prêt. V. Ron- lingua hanno Bdggiotoper sostegno olie
càsgen nel Foc. si pone solio le saldpzze dei marini
Bancada. Barricala [ Dávila , Ist. guerr. per reggerli; di qui Baggiolare per sos
civ. franc, I, a65 ; e 11, 334 ]. Serraglio. tenere , o porro sotto i bággioli a fin
Nome fraucese [ Barricade ] divenuto di sostenere. — V.
anche noslro dopo il marzo del 1848. Basgerà usa il Brianz. per portare sec-
— Le sburre ( che cosi i nostri anlichi chie, corbelli e simili su le spalle ,
Jlaliani chiamavano un non so che di mediante bággiolo (basger). — V.
simigliaiile ) sono ammassi tumulluarj Bàsgia .... Nelle fernere e tra i morcan I i
di legnami, balle di lana, Ierra, piètre, di fen-amenta è nome colletlivo di que'
selciato, niobilie, alte poche braccia e fascelti di fil di ferro, bordión, ее, che
traversanti a brevi distanze le vie délia si arrotolano. II ferro in verghe , lon-
città per impediré il passo alla caval- dini, verzelle, regge, ec, va ¡nÍMcij
leria, aile aniglien'e oatili, e far Iriocéa il ferro in filo a basg.
difensiva per la popolazione. B.ikgiàiina (in), sig. i.°, agg. (che alcuni
Baroatt o Barovalt (a) nelle G. agg. Ar- del contado dicouo anche Favöa).
/asalto, Scialto, Sciattone, Malinarnese. Basiii. F. Basilegh nel Foc.
— V. Basin [Basin s'ciasserj (in) agg. Bacio
Barózza (nelle parti), in vece di =Passon. scoecolato ( Nov. Mut. Sen. ). — V.
Sala =, leggasi: Passoo ... 1 sostegui [Fà ou basin alla franzesa] (in) agg.
a rigola ri degli scaliui. II Loredano nelle Biuarrle academi-
Barlolamce (in), dopo iutelligenza, agg. У. clie, p. i56-8, fa una luuga discussiono
anche Pée. su questa specie di bacio che i Veuez.
Basa [Basà la terra dove el mett i pee] dicono Baso a la florentina.
(in) agg. и Báciuo (i Pisani) la terra Basin [del pane] (in) agg. Allaccalura?
dove ( i Fiorentini ) pougODo i loro Bàsla (in), dopo cotia, agg. Mel B. M. ia
piedi n ( Comment, di Gino Capponi). vece intendono seinpre di legno; quella
— V. de' Maudriali ( Fame/ •> p. е., è seinpre
Basil. su. Saciar saporilamente. tale, poco cava , ma spasa inollo e es
Baschina. Casacchino? Corpetto? Giubba pace, e ne Iraggono il modo: Avèghea
da donna. Giuslacorpo con lembi a uanch par la basla , Avère in quel ser-
falda, che scendouo dalla cintura non vizio. Avère in cùpola.
forse più di 110 sommesso per di so- Pare venga dalla Batióla di Plaulo:
praal sollauino. Dal franc. Basquehche Batial im auream ocio pondo habebat
vale a punto il faldino del giuslacorpo ( cit. da Nonio), vaso nel quale si pur-
da donna. — V. lava il vino iu lavóla. E di qui tor
Veslíi a baschina. Giuslacorpo a fal- s' anche il Bacile e Bacino. Lo Spa-
dini, co'l lembo da basso a pieglie, a da fora (Prosodia) riporla Basóla, e la
falde. — V. spiega per Vaso di legno da cerneré
Basèll d' ona scala de man. Scalotto. grano, che surebbe appuuto la uuslra
«Una scala a piuoli cb'era qniodici Baslelta, sincope di Basoleita. — V.
scalotli » (Aud. Bocchineri da Pralo , Baslétta (in), i.° sig., agg. Fassojo, Ca-
Hicordi, i5ia ). — V. pintea e Capisle'ro? Con questo nomo
Basgir (in) agg. Manifestem, si ¡1 no chiauia ¡1 Vasari un vassojo di legno
slro Basgere sí ПЫ. Bdggiolo Vengono da portare ia capo che che sin; e co'l
dal lat. Bajulare, portare a braccia , o medesiino appelle il Cavalca (Dial, di
*u le spalle come si fa со '1 Basger. Da S.Greg.)\n conca da moudarvi il grauo.
Bajulus, portatorc, pare venga il nostro — <• Un giorno accatió uuo capisle'ro ,
Bailo (loscanam. Balio) per ajo, custo cioè una conca da inundare grano ,
de, in quantö porta e regge tra le brac dalle donne vicine » ( Cosi secondo la
cia Tallievo; Bdila usa fia Jacopooe , lezione d1 un códice carlaceo serillo
per reggilrice, modératrice; e Baila e sn'l finiré del (récenlo o su'l principio
usavauo li auliibi Italian!, per rigge- del quattrocento ). 11 testo perú seguílo
BAS ( i4 ) KAZ
da Möns. Gio. Botlari dice vassojo: di dolce di pasta inzuccherata cotia, il
<• Un giorno accattô un vaso , che si quale per alcun modo presenta b fi
chiainava vassojo, dalle donne viciue, gura di quella modanalura che dicesi
per mondare grano » ( Dial. lib. II , Bastone, quasi corlo randelletto.
cap. i ). — V. Baslrèn. V. in Festín de resuda i. q, G.
Easlelta (a) nella Sopragg.agg. Vegnl bas- Basturlo (in) con: In Brian, vale piutto
lelta a vun. M. br. Svenire, Smarrire sto Capone, Caparbio,Cocciuto, Gnucco
li spiriti, Venir deliquio, Sincopizzare. e ingrugnato.— Mena el basturlo. Incoc-
— V. ciarsi e imbronciarsi nello stesso tem
Baslellàda ... Percossa di taffería. po. Non piegarsi ali'allrui parère; Non
Basleltadèlla .... Pieua una picciola taf- arrendersi all' altrui desiderio, dando
fen'a. segoo di broncio, di cruccio. — V.
Baslettin, Baslettinna e Baslettœù [per Bàtt ( El ) per la Batléuda. V. il Гос.
fanciullo o fanciulla che ha bana al Batlént, V. c. verso il Comasco. A mezzdi
meiiio ] (in) agg. Bazzino, Bazzina. — balleut. Alio scocco di mezzodl.
Bazzinuccio, Bazzinuccia. — V. Batlezzà el vin (in), dopo Pananli, agg-,
Basletton e Baslellonna [per uomo о ( nei Viag. Barb. I , 56 ).
donna che ha grau bazza al meuto] Baiiigia e Sbattigia, v. br. Mazzeranga.
(in) agg. Bazzone, Bazzona. — V. — V.
Baslellonna [per Bazza stragrande] (a) Batlirϝ (in), i." sig. , agg. Picchiotlolo
agg. Bazzaccia. — V. ( Bosini, Sign, di Mon. ). — V.
Baslottée (in) agg. Come noi dal solo Baltirœù. T. dei Mural Quel legno
Baslott denominiamo eziaudio chi Га e qualunque onde il muralore fa salvo
vende fusi , cosí i Toscani chiamano da danno il mattone quando lo mar-
Fusajo, non pur chi fa e vende fusi, lella forte nell' allegarlo a serraglia
ma ancora chi fabrica e veude cidlole, d' una volta.
mcslole, conche, ее. — V. Bauscidlt (in) corr. Equivale piuttosto a
Bàssa, aggelt. di Carla. Significa Carta Bauscion, Scombavalo. E, anziehe Bau-
non di conto. sclnna,i Br. dicouo Bauscin , sust. in.
Bàsta .... Nome di quello stabbio augu — V.
sto e bujecio in cui si careers, per eos! Bava. T. de' Murât Ogni sguaglio di
dire, il majale allorchè si vuole che intonaco male spianato con la netlaloja.
iiigrassi per essere poi macellato. Bava di lumagh. Moccicaja.
Animai de basta .... Majali che slanno Bava pari, di Quadrej. V. in Quadrèll
a ingrassare destinât! al macello. i. q. G.
Nel Pavese con questo nome chia Bavellinna, v. a. dimin. di Bavella.
mano anche la grande Porchereccia , Bavéra , pl. Bavér. Negli orti di Pavía
dove i fittajuoli usauo teuere otto , sono cosi chiamate le Cipolle porraje,
rlieci e più majali ad ingrassare. — Se délie quali mangiasi il fuslo fresco co'l
la Basta è pícenla, si chiama piuttosto piccolo bulbo. — V.
come nell'A. M. Slabbi, Slabbiell.—V. Bavelt, v. br. Guaime. Dicesi specialm.
Bastada .... Quanti inajali stauno ad in del trifoglio clie riinetle dopo la sega-
grassare in una Basta. — V. lura ehe se ne fa iu setiembre. II Ba
Baslàrd, aggelt. di Agdn. V. Agdn i.q.G. ven del trifoglio si уаоца o si ara poi
Bastarda, aggelt. dt Arbora. V. i. q. G. sollo per sovescio e iugrasso del gra
BastentjV.br. aggelt. in.; Bástenla, fem. no. — V.
Gnucco, Capaibio, Peißdioso, Capone. Bazoldii (in) agg. Pare che venga piut
Che sla duro, e nou la cede cosí per tosto da Básala , Bdiola , in senso di
poco ¡ Che resiste oslinalaineiile all'al- Scodella. Ond'é lo stesso che ScodeU
trui volere. È participio di Bastí, úsalo lalore , Minestralore, ehe fa e distri-
inetaf. — V. buisce la niineslra alla famiglia. — V.
Basil (in) agg. Consislere. Bazza. Nei giuochi di rarle chi gioeö la
Bastón di leud (in) agg. Aste (* tose). miglior caita si piglia quella giocala
Frcccc (* tose. Su con freccia da capo). dagli alt r¡ . Quesio Ínsteme di carle
Bastdu [T. di Ciambell.] (in) con: Specie dtciamo Bazza. — S.'
BEL ( i5 ) BEN
Beatà (in) agg. E con pin forza Sbeatà, [Anda sù bella] (in) agg. Andaré a
Labreggiar salmi e snocciolare paler- seconda. Aver a seconda che che sia.
nottri, dice il Ruspoli, Sonn. — Pinzo- Bell-e-ben. Apertamente, Alia libera,
cherare? non llianno i Diz. délia lin In tu 'l viso. Gh' hoo ditt bell-e-heu
gua; lianno pero il participio Pinzo- che I' ha faa maa. Gli dissi alia libera
c/tei ato-a, applicato ad uomo e a doo- che fece male. — Beil-e ben usiamo
na che viva e vesta a modo di piozo- spesso per bene semplicem., conlr. di
citera, di bacchettooe, di gabbadëo, se male: Come te slee? Sto bell e ben. —
potesse esser Dio gahhato. — V. Come la fét la su ? La fo bell e beti.
Becceragn. Picchio murajolo. L' uccello — Come se portel Cecchin V El se
detto Tichodroma muraría da Carlo porta bell e be 11.
Bonap. Fa de bell a van per tirai in la trap-
Bèccb. Nasello? Il rostro del raanico del- pola. Ordinargli un panione e poi ci-
la mestola, per lo quale essa appiccasi vellargli tanto d'intorno, che vi si cali
a quella soltil verga di ferro che sta (Caro, Straccioni). — V.
litia orizontalmente uel muro a uso [Fa on bell] (a) nette G. agg. Star
di allaccagnolo; e dicesi non pur della su bello, Far sanlà ( Allegr. pag. 77).
inestola , ma della schiumaróla , delta — V.
razza, del ramajdlo. Bèlla (in) agg. A la pù bella. Fortemente,
Bècch (a) agg. Dà del becch ai stell. ... Grandemente, e siin.: p.e., Piœùv a
Figuratam. Passare i termini del cod- la pù bell». Piove a rovescio. — S.
veaevole. Mettersi iu alto più che il Bèlla [T. di Giuoco] (in) agg. I Bolognesi
suo slato comporli. — V. pure le danno nome di Dama; e il
Bedloa. Sp. di rete usata su'l Lario, e Ferrari ( Voc. Bol.) spone cosi : A la
specíalm. su ;1 Lago di Caldone presso dama. Alf ultima.
Malgrale per la pesca degli agoui. Bellandàda (a) nelle G. osserva. 11 con-
Béga ( Taccà ). Pialire , Prender briga, tadinello brianzuolo dice Berendada,
Bitsart. La nostra è frase vecchietta o Berandaila , cioè Mancia per audar
oggidi quasi dimcnticala. a bere un tratto. — V.
Beliétt (in) agg. Beliett del Tesor .... Bellenga, e put spesso al pl. Bellengh ...
Polize mouetate messe fuora dal Go- Cosi chiainausi su 'I Lago di Como le
veroo nell'anno 1849 e ue' successivi. castagne verdi e non heu mature chu
Beliga. Formicolare, Brulicare. — S. si fanno cuoeere sgusciate. — V.
Beliga, v. br. Baliteare? Frugolare. Belvédère, tust. m. Bellavisla, Bellosguar-
Muotersi continuamente. — Beliga la do. Fra noi dicesi di Terrazzo o Luogo
vista, m. br. Abbagliare. — V. d'onde si ha veduta cirçoslante ampia
Beligainent. BruUcame, Brulichio. — S. e bella.
¡ji ligament e Beligonia. jibbaglia- Bèn (in) agg. A slo mond chi vœnr vess
menlo. Bollicamento , Bollichio, For- nominaa besogna fà o ben о mua. У.
micollo o Jrugolio interno. Per metal., Nominaa 1. q. G.
Passione che unolto inquieti. — V. El ben Pè semper ben ... Intorno al
Béll (a) agg. Per accrescer forza agli ag- dubio, espresso dall'A. in questo motto
gettivi usiamo preporre ad essi questa nelle Giunte, se abbia più ragione il
▼осе Bell: р. е., Ve bell lenes L'è bell popólo od il Sapienziale , voire i raetterli
ross; Bell vivj Bell fiorii; Bell tond, d'accordo cosi: Non è mai da pentirsí
ее. Preponíame la voce Bell eziandío d'un beneficio, a chimique sia fatto;
ai nom¡, e diciamo : L'è on bell scior; ma poichè non possiamo beneficare
L'è on bell post; L'è on bell vin, ее, con tutti, non essendo noi Dio¿ sarà otti-
che vogliamo significare che quella cosa mo consiglio scerre i più degni ed i
è mezzana in suo stato, che non è nè più bisognosi. — S.
troppa nè poca. Un grosso Lumellino, Fà ben ... dicono alcuni del contado,
che tornava dal carnevalone di Milano parlando di uccelli, per Nidificare.
quest' anno 1 855, fu inteso dire tullo Benedizióu (in) agg. No vorè nè male-
contento : Ho ciappda di bei ciocch e dizion, nè benedizióu. V. Maledizióa
sont staa allegher. — V. i. q. G.
BET ( 16 ) BEZ
Beueslaot, v. br. Che è in buooo slato Nod ba tante virta nc1 prati ГсгЬа
di riechezze, di agi. Benestanle. — V. BeUouica, qliaul' ha questo auimalc. •
Ben is [Vestiide] (in) agg. È queilo die BerDÍ, Cap. in Iodé di Grad. V.
i Comaschi dicouo Veslli de present
(abito doualu). Bév (in), dopo Tracannare, agg. Imbotlare.
Béola (in), a.0 sign., agg. Specie di gneis, Bev a canna, che allri dicono Bev a
к il gneis una inoilificazione del gra bocchèll. Bei в a garganella.
nito, essendo composlo dei medesimi Fa gió de bev. Mescere, tersare il
element! (quarzo, feldspalo e mita). vino ne' bicchieri. — V.
1>а mica vi abonda, onde il gneis ha Bev a on tant al fiaa (in)agg. Bere a doccia
uiia tessitura sfogliosa, schist osa. — V. (Vocab: Arel.) Al medesimo § cancella
Beolch e Bevolcb, v. br. Bifolco. Bere per convento, e soslituiscivi Berc
Beolcada e Bevolcada. Bifolca, Bu- al zampillo , Bere al molinello, Bere a
bulca, Júgero. — V. vaso alzatoj here per aria mentre il
Berendada e Berandada, v. br. V. Bel- vino esce e cade dal vaso tenuto sti
landada i. q. G. alto , si che non tocchi la bocea
Bergamîona (a) nelle G. corr, Masseria in ( V. Franciosini, Vocab. Spagn.). I.a
queslo senso non si usa che con l'ay- frase Bere per convento, non essendori
giuuta di vacche (Caro, Am, past.). qui che per meta , oon significa per
— V. sè niente. II suo intero come sta nella
Berlùmm (in) agg. Trattandosi di perso, nov. ХХШ del Novellino è queslo :
na, о d'un falto molto butano di tem « Prestami tuo barlione, ed ¡o berro
po, Avèghen on bcrlumm, vale Averne per convento che mia bocea non vi
una qualche memoria, ma debole, mal appressei à »( cioè, ed io berrb per coh-
sicura, nè intera; Ricordarseue a pena venzione , per palto, che la mia bocea
a pena. — V. non Я oppressent al barlione). II che
Berso (in) riga 6, depo senso, agg. e l'uso non si poleva fare che tenendo su
che ne fa il Targioni nelle Iitit. bot. alto il barlione e da queslo versando,
il, 147 e pass. bere al zampillo; o vero, inlrodulUi
Beiiàgna. V. Campanitt t. q. G. una cannella nel barlione , tirarue su
Bertdn ... Aggiunto del riso senza reste, in bocea il vino. V. Monti, Prop. vol. I,
dello altriineoti Riso secco délia, China, Parte II, p. 12З e seg. — V.
che nel B. M, e nel Pavese è anche EI mangià l'insègna a bev. Л man-
detto Ris melon, cioè Riso múlico. giare insegna bere ( disse il Machiavelli
Riso bertonato? — V. in una sua Lett, a Fr. Vettori). Da com
Bescanlà (in) agg. A' Brianz. vale Can nasce cosa, Una cosa tira l'altra. — V.
tare di música, Musicare. — V. Bev-su vun -coi orecc. Ascoltarlo
Besèj ch'tamano varj contadini cosí ГApe altentissimamente. — V.
come il Calahrone. Bev-su vun coi ϝcc. Vagheggiarlo
Besesl (a) nelle G. agg. Corr besesl ... amorosamente. — Contemplare con di-
Dicono i с. br. dell' esserci in quel- lelto, fissando con li occhi, alcuna cosa
l'auno il Bisesto, nome di mal augurio o persona. — V.
a chi di loro conserva luttavia un Beverdn. I Brianz. chiamano per simil.
resto délie vecchie superstizioni. — V. con questo nome un imbratto di aqii3,
Bestia (in) agg. Perdona l'è de Cristian, terra e nevé dislemperate insieine.
ma desmentegass l'è de bestia. V. Per Guazzerone ? Poltiglia? Mola, Brodi-
dona ». q. G. glia. - V.
I Bèsti. Il Bestiame. Regolà i bèsti, Bèzza (in), a.0 sig., agg. II LomazzoíVTYiíí.
Dà de mangià ai besti. Governare il delta Pitt.) con voce tuttavía lombar
bestiame, Nudrire il bestiame. da chiaroa Berre le trecce cascanti su
Bestirà (a) nelle G. agg. Tira e bestira, le spalle , i lunghi ricci , le ciocche
finalisent l'è vegnuda. E da' le e da' le, dei capelli inannellati e pendenti dalle
alla fine si sono stretti i gruppi. —V. temple all'orecchio, italianaro. Cernee-
Bettonega (a) , in sign, di Curioso , di ehji e Cerfuglj , o Cerfuglionit quaodo
Tullesalle, agg. : sonó disordiuali. — V.
BIG ( 17 ) B1R
Bianca, oggett. rf'Èrba. V. ne\ Уос. Bigolótl (in) agg, Bigherajo. Che vcude
Bianca, aggetf, di Foruàs. У. Furnàs i. q. G. bígheii,merlclti, o slano furniture falla
Biànch [Mört]. Lo slesso che Pass р«г- а incrlelli ; e le porta allomo со '1
landosi di bachi da seta. V. Pàss iiel saeco in ispalla ; e, per eslensione, cbi
Уос. vende merci diverse di genere niinu-
Biancliètt, Alélala. Malati'a dei vegetabili lo, proprie del merciajuolo. — V.
produtta da uua mufla del genere Bigolótl (a) nelle G. agg. — Figuratam.
Erisibae. Dicesi di persona mal falla, grossolla,
Bianchélla (in), ríga i, agg. Cenciolano. sciatta, alia quale sliano male indosso
Alia riga i, ove dice pauuo lino, bam- le vesli, tanto che siniigli più a ba-
bagino o bino, corr. panuolaoo. túfTolo, che a corpo uraano. Sciaman-
 s, Vilór tra-fceura la bianchélla nata, Bandiera. — V.
coa tutt oaor .... All' otto di inaggio Bigololtenl, Bigolollàa. È il contrario
spoglia le laue di soppanno, chè il Га- di bello e bene intaglialo , di membra
rai seiiza da и nu. ben proporciónale. Bozzacchiuto, Falto
Bibiana ... Devot de santa Bibiana. Gran со Tasce. Dicesi anche di cbi va gof-
bevitore. Solenne beone. — V. faiiieulu veslilo со' paniii abbaluffolati,
Bibin ... Cosi cbiamano alcuoi nell'A. M. allucigtiolali , malamente avvolli in-
il Riollin de la coronna. У. nel Уос. lorno alia persona. luibambaccollato ,
11 uuine proviene dalla coda che qne- cioc, che pare quasi un bambo avvollo
sto rególo ba di notabil lunghezza a in sue fasce fino al eolio. — V.
toufroulo del picciolissiino suo'corpo. Bigolollon, accr. di Bigololt in sensu
Bibin cbiamano i contadini dell'A. AI. figúralo.
la coda ne' faiiciulli. Bin, v. fane. Bado. Diciamo, parlando con
Bitciól, v. br. Due volle Ciol. Cilrullo , i bimbi , Famm on bin , Fà bisin, Fà
Dolcione,Scempione. — Bicciolàn (bis- bigin, per Fa' mi un bacio.
ciolan ) , accresc. Sciocco, Scioccone , Bin, v. br. Bizza, Sliiza, Broncio,. Buzzo,
Ciullo di selle colle. — V. Bizzarria. — Onde Tra el biu ( nelle
Bicciolàn (in), i.° big., agg. Che altri pro Giunte al Уос), Sallà el bin ... Mon
nunciado Bucciolan da Buccella lat. ; tar la bizzarria, linbuizire, — V.
Buccellalo, Boccoue di pasta dolce. 1 Binà insémina, v. br. Confarsi, Affarsi.
Toscaui dicono Buccellatajo al noslro — V.
Offellee. Anche potrebbe venire da Biôtt (in) agg. Trass biott o Sbiottass.
Bucciuolo, cannello o tratto di canna Nudarsi.
Ira un uodo e l'allro, al quale moho Birba chi manca I , m. br. affermalivo.
si assimigliano curio logge di Bicciolàn. Usasi quando si promette, o scominelle,
— V. quasi a rincnlzo délia sconnnessa. E
Biedràva biaaca (in) corr. bincaa in maniera elliitica, il с ni pieno è: Chi
biauca. manca alla parola, alla promessa , al
Bilfslécch (in) agg. Bislecca (* tose. Ca palto, sia a diritto qualilicato per Ыг-
rena, Pronta, p. 4 1 4 )- bo. — V.
Bighézz, si legga cosi : £ chiainala cosi Birbondn (in) agg. У. anche Canàja с
nolle Gride iiiilauesi e coiuasche au- Canajód,
lieb« quclla specie di rete che i Co- Birla (in) agg. A' Brianz. significa sol-
inaschi odierui cbiamano Bugiaz. У. lauto Girclla, Unzzola. — V.
i. q. G. Melt in birla i cœuv del ris ... Verso
Bigin. У. Bin i. q. G. il Lodigiano dicoDO cosi IVlagiare cir-
Bigliird (Й) agg. Vedi il Capit. Su 'l bi- colanneule insu l'aja i covoui del riso
glial do di Nicolo Marlelli al Pucci co per fórmame la cosi del la Tresca. У.
in' e¡ dice uelle Lett, a p. ao retro. Birlaa, susl. m. Voce fanciullesca, e vale
Bigliou. Biglionej e forse e l'aulico Bol- qualsiasi cosa che Iragga al londo с
zone lucnlovalo passim dal Paciólo si possa ruzzolarla. Botella, Botellina,
Arilin., e specialnieule a pag. 1 83. La Buzzola? — V.
múñela oí osa de' inoderni. Birlo (ill), sig. 5.°, dono Si rie, agg. P'edi
Bigolà, v. c. dell'A. M. Brulicare. anche ncl Mouig. Com. III, 48ö, nule.
Уо1. У. 3
BOß ( is ) BOG .
Al sig. 4 4i "<&'• Pacini. uata, Paniccia. Intriso d'aqua e farina
Birlo (/и) ng-g Па Utrillo sincópalo ; e di grano turco, o pan Irilo, aggiunlovi
ûir/à da Birillare, Rullare, Ruzzolare. lalora legumi e sverze. — V.
Il giuoco de' Birilli consiste in ccrli Boba (in) agg. II Caro ( Son. II. çontro il
rulli o rocchetti , ne' quai i tirando le Castelvelro) usó Boba per imbratlo ар-
pallottole, si fauno cadere, ее. — V. picciiliccio , come bozzima e simili:
Rirolàtt e Borolàlt, v. br. Brucialajo, Miirbiali ha ínsteme e vischio e boba e colla. - V.
Caldarrostajo. — V. Bdcca (in) agg. Л bocea de sacch. V.
Discanta , anzichè Bescanlà, chiama il Sàcch i. q. £r,
citladioo milanese quel Ceuilacchiare Desgiustá la bocea. Guastare il pa
rlie fnnuo i preti in coro, о in altre tato, Sgustare, Amareggiare la bocea.
fiiiizioni di chiesa, ron voci incondite — Giuslà la bocea. Raggiustare, Rae-
e »badalamente; ma il dice ancbe sollo çonciare il patato. E dicesi dei due
nitre inodificazioni di senso. effelti conlrarj di cibi o bevande ami-
Bisln. V. Bin i. q. G. che o inimiche all' órgano del gusto.
Bisœù (in) agg. Píen come on bisceù d'àvi. E peau? — El rait in bocea e (a
Pleno герро. coa de fceu .... Cosí si suol rispondere
Bisogii [Podé nanea Га el so , ec. ] (in) a cbi insta perché si vada avanti iu
agg. Quello che i Fr. dicono N'avoir un racconto che non si vuol prosegui
pas le loisir de se moucher, о d'être ré. — V. .
malade. Per sett in bocea. V. Per i", q. G.
Bisogn'in, Bisôgn piccol ... Il bisogno di Sears de bocea , fr. cont. Di mala
Гаг aqua, di urinare. — Y. bocea. Si dice specialmente de' buoi e
Biss (in) agg. I fanciulli usano qnesla d'allre bestie da soma , le quali inan-
voce in senso generale non solo per giuo poco e di mala voglia; il che de
Ogni sort a di rettili, ma di lutti l'in- nota sempre esislcnza di qualcbe mat
sttli-e de' verini. L'Albert! melle Biscio gagna interna. La frase non si usa mai
per цп verme che si genera fia pelle parlandosi d'uomo, se non fosse per
e pelle. — V. ■scherzo.
Fagli mudà la pell a vún , come a Se po' minga vegli lultcoss in riva
on biss. Fargli mular vezzo, costume, de la bocea. Frase contadinesca sinó
vita affatlo. — V. nima délia nostra citladinesça: Se po'
Bissa (in), Vol. I, p. ni, rol. 1, r. i3, minga avegh lullcoss in complotent.
dopo piaulicella, agg. Un ramo avvi- V. Compimv'nt net Voc. E ancbe più
tolalo. specialmente significa agio, commodi
В issà (in) corr. Viene piuttoslo da Abisso; ty, amnianitura pronta seconde brama.
e pero Bissù vale quniilo il Nabissare [ Bonna bocea] (in) agg. Contrario
de' Toscaiii e Ylnnabissare di lingua. di Bocea fina, di Boccuccia, di bocea
Onde Bissù vun coi çeucc, Innabissar dilicala, che non cerca che cose squi-
uno con lo sguardo e quasi caí ciarlo site e ghiolte. — V.
in fondo, sfolgorarlo, sptrperarlo, dis- [ Net lass la bocea] (in) agg. V. anche
terminarlo. — V. in Nelià nel Voc.
Bissà, v. br. i lo stessp che Anda in Bdcca [ T. de' For. ] (in) agg. Bocea mor
bissa, o a bissa. V. Bissa ael foc. —V. ía ... Quella parle deH'abboccatojo delle
Bülter (a) agg. Il Redi, Vocab. Aiet., fornaci fin alia quale aggiunge la loro
e 'I Falconieri, Abjura del Peripaleti- muraglia.
cismo, hanno la voce Blittri nel senso Bdcca .... Nella Baila de Ramm è quel
il i Non nulla. — V. vano che lascia superiormente con la
Bo (in) agg. Во che mangia adasi fa propria concavità la prima délie varie
louga durada ... È chiaro. ciotole onde é composta. Di mano in
Во с he mangia in pressa, poch lemp mano che si vanno levando le ciotole,
el dura ... Ê pur chiaro. — V. la bulla diminuisce di grossest* inter
ПоЬЬа de prel , carna de bö , lira na, e cresce di bocea. — Nel В. M.
ebi pó. V. Robba i. q. G. la dicono anche Ze'na.
Boba, v. br. Polla (alta »IIa buoua. fori- Mesura de bocea ... È la misura
Í30É ( i 9) BOL
orizonlíile délia roncavilà délia prima Per Albero spinoso qualunque. V.
ciolola délia baila. Spongiaràtl nel Foc.
Bocean [ Toeù cl vin a ] (in) agg. Fia- Bœùll. Lo stessoche Bdlloja. F.i.q. C.,
schefgiare. i." sign i f.
Boccadura (a) nelle G. agg. Vale anche Boffà (épi). Là dove dice : Wolisi che Buf-
la sola eslremilà di ciascuno dei due Jare ne' Dir. dicesi soltanto. ec, cor-
Iralci che si abboccano l'un Г a Uro. reggi : Buffare ne' Diz. è regislrato in
Téstala, Cima. — V. seuso di SoJJiare a tratti, si come Buffo
Boccàto, aggett. di Vin. Àbboccalo. in signif. di Sqffio non continúalo. — V.
Bocchèlla, v. c. br , per Boccliirœùla. V. [ Boffit in la liimm] (in), (iguratam. ,
Boccliètl , e, secondo luoghi, Bocchiu. T. corr. = УEsalare il flato =, in е= So-
de'Forn. Sfiatatoj? Vani che lasciansi pravanzare un altro =, superare in
sollo le bocebe délia fornace perché che che sia qucllo a cui se boffa in
il fnoco sfiati. la lumm.
Bocchèlla (a) Helle G., sig. dopo sol- [ Boffà sui did ] (in) , corr. = Far
lalzo, agg. Uno se ne pone sollo ogni pepe o pizzo zzz , in = Solliarsi per
Ii -«.la di grondaja. TredJo su le dila riunile in un pizzo.
Boccbin. V. Bocchèll i. q. G. Buffett ... Patriarca bofféll. У. Patriàrca
Duero» (in) agg. Polenta dura fa i bon nel Foc.
boccon. F. Polénla t. q. G. Boffon, da Boffà, v. br. Borioso, Soper-
[ Leva,) a ] (in) ai{g. Dal mal corvo chiatore, Soprastantc, Fentoso. — V.
mal aovo. — £ nelle G. agg. Boggià (и), 4-° sig-, agg. E cerlo io non
Quanti roi líele, »' bo lirait avanli vi búgio, disse Dante [Purg. с. XVIII,
A força di mollicole di рапс. v. 109 ] per lo non vificco carote, Non
Papan. Poet. Itaf. U 11, с. XXIV, vi fo bugie. — V.
I. 18, p. 201. Bôjocch, v. br. (co'l primo O molto chiu-
C or. con aliente e delicate cure. — V. so come VU loscauo). Tônfano, Gorgo.
Bceù [Scappaa, ее. ] (in) agg. A modo del Luogo ne' fiuml e ne' rivi dove l'aqua
villan malto, dopo danno Jar palto. ba maggior profondità, il che suol av-
Bœùcc agg. Cercà, Tenta* de Га boeucc. venire là dove il liume о il rivo fa
Bucherare. Cercare sludiosatnente d'ot- gdmito, nel quale entrando l'aqua con
teuere un intento. Ognun per veder qua lebe impelo, vi seava nel fondo e
bachera, cioé, si spinge avanli, quasi vi fa grotie nella ripa. — V.
passando Ira buco e buco ( Giambul. Bûjon, v. br. Bulicame? Poco differisce
Be ruar. Contin. Cirif. Calv. lib. II, s. dal Bôjocch. Cosí chiamano que' luo-
■i94)- - V. ghi dell'Adda, ue' quali l'aqua è pro
Com e [per rnisura] (in) agg. v. br. , fonda e, rigirandosi, gorgoglia e pare
р. е.: Toni l' è on bœùcc, l"è duu che bolla. — V.
Lceùcc pussee de Felipp ... vale Epiù Bolgèlta, v. br. Pera mezza. Fa bolget-
grosso di Filippo quanto è lo spazio la , Andà in bolgetla. Cuocersi inter
che corre da un buco aW altro una namente le frulla, Immetzire^ Divenir
voila , due voile, ec. Pare sia maniera mezze. Dicesi specialm. quando sono
tolla dai buchi délie cloture di cuojo slrainalure, slrafntle. — V.
ronche Ii uomini del contado un tempo [Pari bolgelt] (e) nelle G. agg. Mi
si finget .mo, pe' quah buchi facevasi si fa duro a credere che qiiesla frase
passare Tardiglione della (ibbia. — V' voglia significare in cilla Frutle dui-e
Vess 11 luce a ou bϝcc, inetaloricam. per troppa acerbezzn, ladJove in cam
Essere tutti d'un peíame , d'una mede- pagne si chiamano Bolgelt le pere mez
sima pannina. Avère lut ti la tnedesima ze, mollicce e quasi fratide per troppa
natura, qualitá, condizione , ec.j e pi- iiialurilà. — Le frulla acerbe e dure
gliasi cosí in buoua come in mala par noi le diciamo piulloslo dur come bal!;
te. — V. e Ballon chiamiamo i Fiibi non per
Bœùcc (Fà).T. de'Forn. f.Fornas i.q.G. anco morbidi e dolci per siiffirieute
Bœùscer per Agrifoglio. V. Brüse uu ncl ¡ maturanza , cite il Sacchelti chiama
Foc. 1 Torloni. — V.
BOM .( 20 ) BOR
Bolgion , v. hr. Casi sono chin mat с le Bo'nibola ... Nome che i baronci, i piaz-
rape lungbe o iiavoni colli interi , e zajuoli e la ragazzaglia regalarono a
per ció resi letieri e aquosi. — V. una feinina scialla e tozza che a questi
Bolgiolt e Bolgiollent, v. br. ... Di ultiini tempi tenue per quelle genia
cesi per si m ■ lit. di chi lia lu persona di persone il luogo de' Baizer , de'
с spccialinenlc la facera linfática e gon Ciall del plait, délia Mamma di Mi-
fla, pallida о gialliccia come rapa cot- seilt degli anui audati; il vulgo vuol
la. II Sacclielli ( Nov. 1 63." ) chiaina sempre avere di si fallí mártiri che gli
Impolminato chi ha la faccia giallastra sefVano a traslullo.
per infrziouc di polmoni. — V. Bonibolótta (in) corr. Tonfachiolla in
Bolgirà (in) agg. Manda a fass bolgirà ... Tonfacchiotta.
Mandate al diavolo, — E in fine, Bdn [De bon e bon] (in) agg. Dicono i
dopo boj a , agg. Va' in chiasso. Brianz.con diverso senso per Di buona
Bolgiralla (in) agg. Podè Га, desfà, bol- Jede, Boliariamenle. — V. t
girattà, o bozzaralla, come se vœur... [ Tegniss de ] (in) agg, Tenersi iit
Poler disporre e fare d'una cosa, d'uua buono. "Or non demándate, se si Irri
persona, come allalenla. V. ga in buono di si falta richiesla я (Fi-
Bollada Bollatiira, Bollamento. Ooa bon renzuola). — V.
ne bollada. Una brava bollatura, [ Vegoi bon] (a) nelle G. agg. Paré
Bollador. Basso officiate delia Finanza , o Semeja bon. Venire in grado, о а
e in gen. Clii lia il carico di rivedere gradoj Gradire, Placeré, р. е.: Quand
e aggiuslar i peni e le misure de' bo- Г eva scior el se fava sliefVde luit coss
legaj e simili, e di ripesare il pane eghe'pareva iniuga bon gnauca el rosi;
od allro siiggello a' Cul/иten''per ассег- adess mo glie ven bon anca el pan
tarsi se il peso loro è giuslo, marchian- poss de fonnenlon ... Ora gli viaie in
doli d'un segno prescrillo dalla Legge grado e gli piace anche il pan raffermo
indicante la loro giustezza. — lu ispa- di grano turco. — V.
gnolo è dello Ficl-execulór, in italia Bondáiua (in) agg. Scarsilaa d aim hon-
no Grascino. — V. danza de vista. V. in Ann i. q. G.
Bolladura. Sollámenlo. L'atlo del bollare. Bonf, о sin Garich. V. Garicb п. G. al
Bollàri, Icvlsi di dove è, e pongasi dopo Гос.
Bollaa di varœul. Bonnamàn (in) agg. La buona mancia.
Bollîn (я) agg. Kella campagna specialin. Bonlàa (in), sig. agg. Bonlaa diviuua.
^Jell'A. M. si tliiama Bollîn qualunque V. Divinna nel Foc.
Dazio-cousumo che si paglii cosl dai Boraddr (ei) agg. Da Borrar, Canceller* ,
Venditor! di vino e d'aquavile, come o Borradura, Caocellatura : voci spa-
da' Foriiaj e dai M»cellari. — V. gnuole. — V.
Bolpattón, v. с. br. Volpacchione. Bordidu de ramm. Filo di rame. Si usa,
Bollopp , v. br. Incontro, RincontrO, In- p. es. , acrarlocciato per le catene da
ciampo, Incnjipo. — V. paraftilinini.
Boltoppà. Inciampare, Inciampt'care, In. Borelà, v. valsass.,c/ie nncAe dicesi Audà-
toppare. Dare d'intoppo. — V. gió a borell. Tombolare, Rotolar giù,
Bolzon (in) agg. Avegh pussee bolzon Ruitolare d' alio in basso. Propriani.
che cadenazz. V. Cadenàzz i. q. G.' dicesi dei Ironchi d'albero (Bôr, Borej)
Bolzon. Bolzone. È una specie di freccia rotolanli giù dai monli , Cj per esten-
cou capocchia, alla quale moho si as- sioue, d'ogni cosa che cada d'allo in
simiglia il Bolzonello de' filaloj. — V. basso. Di qui ¡1 iioslro Borlà e il, dan
Bolzouèll ... Piccolo Bolzone , la cui gi- tesco Burlare ( Inf. с. VII, v. Зо). —V.
revol testa in forma di palla, rolando Borell, dimin. di Bora, Tronco, Pedale
su la Serpa, fa girare la ruota clic dà di arbore. Onde
il molo agli aspi. Boncinella si chiama Borellee... Chi raecoglie, raduna e
dal Carena ( I'rontu. parle II. ). — V. caccia dall'altogiù uelle valli i Borelli.
Bdinbol ... 1 pescatori lariensi danno que- — V.
slo noine al ribolli'o clic nasce nell'n- Borcll e Borclün , sust. m. ... N«i bovitii
qua in lempo del parapiglia che fanno с la Palella del fcinore , la Rotella che
Ii agoni uel fecoudare le femme. ricopre Г osso delta coscia. Andá-gió
BOR ( ai ) ВОТ
cl boreil o el horellin а она vacca .... Castiga la borsa ... Pagare del pro
Lussarsi, Slogarsi la coscia, üJémorc. prio e anche più del dovere, Torsi un
Borgögn (Uga de). V. Ùga L q. -G. Capriccio pagándolo.
Borinéri (in) agg. Vegni gió on borineri , Bosch .... I Comaschi , ed anche alcuni
i», br. Venire d'alto in basso un'aqua pescivendoli fra noi , danno questo
grossa in occasione di temporale. -*- V. nome al Ghiozzo ( Bottinna ) miuiiuo
Borlà on copp sul coo. Accadere ad uuo o annino.
disgrazia inopinata. — S. Bosch (in) agg. Bosch de tajada, Bosco
Borl'ui dicono alcuni Muralori, e spe- ceduo. — Bosch de seiinma, Bosco di
cialm. nel contado, per Curto. V. serbo.
Borlina e Dorlin, v. br. Coccio, Nócciolo, On bosch liga Poller ... Dettato de'
e talvolta Sasiello londeggiante о Pic- boscajuoli di Brianza со '1 quale essi
cola palla di legno con che i reg*zzi vogliono accennare che spesso i vir-
danno dentro nei nóccioli di pcsclie gulti del hosco del confinante sonó
0 nelle noci, giocando. — V. involati per faine rilortole alie fascine
Borlinna de la saa ... Cioltolo со 'I quale che légano nel bosco che staiino la-
il contadino brianzuolo suol triturare gliando.
sale per proprio uso. II Brianzuolo fa differenza da Bosch
Borlo, v. br. doliólo, sasso londo o lon a Selva. Questa propriam. non significa
deggiante. Cosí cbiainano i Briuuzuoli altro che un Luogo tullo pianlalo a
il Borland. — V. castagui da frutto. Б nell'alla Hilanza
Burlo [Toeúel] (in) agg. Toen -su el borlo, quaudo la selva с gratule di mullo,
propriam. Rotolar giii, Pigliar il pen la chiamano Foresta. — V.
dió; - üguralain. Andarsene, Baltersela. Nel laglio de' boschi il lavoro pro-
— V. rede per quesla scalar i.° Tajá. Ta-
Borlón, accr. di Borlo in signif. di pietra gliare, Recidere. =3 a.° Voilà. V. Voilà
rilouda, o Iraenle al loudo. Ciottalone, ¿. q. G. = 3." Fassinà. Ajffascinare. ~
Ruzzolone , grossa pietra che si fa ro 4° Trà-iusemma o Porlà. Rnccogliere.
ldare, dice il Salvini. — Y. s 5.° Inimedà о Medà о Fà ineda.
Borlón de In franciùra. V. Franciùra i. Accalastare.
ц. G. Boschi (in) agg. Anche quei da Bormio
Burlona (in) agg. Vess pussee de borlonà dicono Boscliir in questo siguif.
die de anda, o veroi Vess pussee de Boschirccu ... In siguiL non di chi fré
borlà die de fa corr... Dicesi di per quenta i boschi , ma di chi li ha iu
sona nana e gross», che pare, per la custodia, e li taglia e governa. Bosca-
sua figura Iraenle al tondo, più alla a juolo. — V.
1 otolare che a camminare. — V. Roscdn, v. c. br... Gran Iosco. Ogni bo-
Borlonà [T. d'Agric] (in) agg. Rullare scon el gh'ha el sô oreggion. fíelt.
( Bull. agr. lose, nuova serie, N.e 8 ). cont. brianz. V. Oreggióu i. q. G,
u In alcuni terreui , sollevali molto Bosía (in), 4-°sig. , agg. Regàl dicono i
nell' iuverno dai gliiacci , puù tornar Brianz. a quei biauchi che veugono su
giovevole di rullare i grani in prima per l'ugne dellc dila delle maui. — V.
vera. » — V. Bosía (л) nelle G. agg. Orzajuolo. — V.
Buruis ( Poca bornis, ec. ] (in) agg. E no Bdlola ... V. Bdtlola i. q. G., a.° signif.
se pö fa suppa coi freguj. Со 4 poco si Bolt (in) «gg. El Boll di osliuaa ... L'ul
fa poco , Un fiore non basta a Jar timo locco, Vullima chiamala, L'ultimo
mazzo. — V. richiamo. Specciá el botl di nsliuaa a
Borrón о Boron ... Ne' paesi circumpa- fa ona cossa ... Dicesi di questi infin«
dani vale Виса piultosto grande , Ca gardi , acidiosi , scioperali , che si ri-
vila Jonda, Fosso profondo, forinatosi ducono sempre all' eslremo islante a
iu occasione di picue, uel quale vi fare il dover loro, che sonó sempre li
stagnino aque. Kei Borrón si suol mel ultimi, ce.
iere a macerare la cánapa. — V. Iu d'ou bolt. In un di bollo, In un
Cursa (in) agg. Castiga iu la borsa . . . atimo , In un súbito (V. Cbcrardiui,
Fare che altri spenda anche non aven- Suppliin: in Вотто , per Colpo, § 3. ).
dovi Г animo. — V.
BOt ( : ) BOf
t holt della messa ... / botti che si rossa. Fa'e тегсшЫа di alcuna cos«.
danno con le campane per segno e av- Pjdre santo, io ve 'I Jiro mo di cuore : ....
viso al publico; р. е.: Hann daa duu К1 Гаопо (( Medici) mercaoiia del voslro mate.
boll. Han sonato due botti. I bott del- Beroi, Son. a Papa CUm. — V.
l'aiigouía. / rintocchi dell'agonia. — Vv Botléglia (in) ag¿. Cavagn di bóllegli.
A bolt a boll. Di tanto in tanto, Ogni Portabotliglie ("tose. Carena, Pronta.
tanto lempo, Di quando in quando, Di p. 5 j")). Pauiera a più scomparlimenli a
tempo in tempo, A diversi inlervalli. uso di trasportare altretan'.e bottiglie
Se giiasta el cœur te a bolt a bott flol soraj da luogo a luogo. — La simile puniera
E i bceu semper al gíójjb vann in malora. se per fíasela dicesi Portafiaschi ( id.
Maggi, Rime, p. l5i. — V. ib. ).
Bott e Nagolta (in) agg. Ou bon bntl о Bottéra (in) agg. V. anche Nettafond i.
nagolta. O Cesare o rúente. V. О Papa G.
о pover prêt, in Pappa nel foc. — V. Bottiggioéù, v.br. Panzetta, Poncella, Ven-
Fa on lion bolt. Fare un buon true tricino. — V.
co , un buon colpo, un buon negozio. Bóttola, v. com. Ghiozzo. Pesciolino che
— V. è il Gobius ßuvialilis Lin.
Bolt [in sign, di cóllimo ] (in) agg. A sti- Bollóla o Botóla, v. br. Fiore a capolino,
ma, — « Tutti Ii arteßci che laVorano risullante dalla riunione in mazzoc-
per Doi o a giornata, o a Mima, o con cliietto dei tiorelli del Irifoglin, quasi
provisione (cioè, Un tuntO all'anno), ее.» dicasi Boccia o Bocciola. Nel B. M. e
(Lett, del Granduca Ferd. I de' Med.). nel Pavese èdella Bosa; p.e.: El irefœuj
— V. l'è bon per i vaecli quand ghe sponla
Ficcià a bott on Ierren ... Ne' libri la botóla ; ma quand l'è tropp tëuder
ant. de' couli del Collegio Burioméo el ghe fa тав. — V.
(dal i565 al 1600) spesso si Irova: Bottou doppi ... Nome di due specie di
Terra affittala al bollo e non a pertica, bottom : la prima a due capocebie
che è il inedesinio che A corpo e non inerenti dui due capi d' uu gambo
a misura, come si dice in oggi. — V. único a mo' di rucebetto ; la seconda
Boit (O chiuso), sust. Г ...Grau barile a a botlon gemellati pendoli da ganibi
forma di botle (Vassèll), perô con doghe o maglietle mobili ; ambo ad u»u di
dilegno dolce e cerchialura dilegno.in abbollonar due orchielli conlrapusli ,
uso Па i traficanti di droghe e simili con questi ullimi ion più о menu slrel-
per continente di cafTè, cacao, turaccio- tura secondo vugba.
1¡ di sughero, colorí, ее. Ne' Diz. ilal. Bollona [ Vess de tcea e de mell e de
la voce Botte ha solíanlo signilicato di bottonà dedree] (a) nelle G. agg. Bs-
Vaso vinario o da liquidi in genere. sere una pasta di rnarzapane, Essere
Pure 1 'Albert i registra le Botti di bis un buon pastricciano. Essere uom do
cotte per la .'Marinería, e i Piezzi mer- cile e servizialo, с da fame quel che
cantili parlano ogni giorno délie Botli lu vuoi. Uomo da bosco e da viviera.
di cacao, ce. Pare quindi voce adulta- Da basto e da sellaj cioè , btioiio e
bile. Oua boit de cacao Una botte alto a più cose. — V.
di cacao. Tre boit de cafó. Tre boni Bottonà-su vun. Gabliarlo, Cumiarlo, At-
di caffi. trappolaiio, Frodnrlo, dandogli per
Bolla dice il Cardano che si chiamava buona una cosa che non è, o è poco.
a' suoi tempi da noi fllilnnesi quel Pe — V.
sée che oggi nominiamo Botlrisa. У. Boltorl. Propriam. significa Cominciare
nel Уoc. di primavera i bollotii, le gemme do'
Bottascèll. Poncella, Venlricino, Trip- vegelabili a muovere , a gonliarsi , a
pella. Dicesi del vculre grossello di iugrossare, a svilupparsi alquanlo dull:
fanciulli. scaglie ood'erano slrellamenle invilup-
Bottascioeù ... Nelle trombe preraenti é pati nella fredda slagione, senza perú
il Catino. ancora metlerne fuori i germogli, i
Boiiéga [Mett] (in) corr. Metl-sù boltega. fiori, i tcneri ramosrclli. — IjO Sboc-
Bottegliiii (in) agg. Fa botlcghin d' ona ciare, ¡I Gerniogliare , lo Spnntnre, ¡I
BRA ( a i ) BRI
Pollonare della lingua significano tutti qurl cnngrpno cui si uniscc lo Stan-
qualclie cosa di più, Solo il Gemma're, tuffo per la presslone.
trattaiidosi délie vili, s'accosta stretta- Bràga d e pestdu. V. in Pestdu í. q. G.
menle al nostro Bottorl , ed anche il Brama, Bramlnna , v. conl. verso il Co-
Mignolarc degli olivi , se questa voce masco ... Aquerúgiola aulunnale.
veramente significa l' ingrossare dei Bramera (in) agg. la alcuni luoghi, come
mi'gooli. — V. su'l Pavese, dicono anche Brumm da
Cotioríi. Gemmalo, parlando de' Iraki Bruma lat. grao freddo, e propriamente
délia vite; Mignolalo, degli olivi; Pro solstuio jemale. — V.
tuberante, о quasi sbocciante , ove si Branca, per Brancata , ¡Hanata usano i
tratti délie altre piante. Anche si usa Brianz., a'quali Brancada vale più che
in senso di Éoccioloso, Gemmoso, cioè una semplice Manala. — V.
pieno di bottom, di bocee, di gemme. Bràsc (in), i.° sig., agg. Borlà-gib i brasc,
— V. diciamo quel perderé quasi affalto le
Bottrisa (in) agg. Questo pesce, che altre forze, quatido d' estate è grande a fa.
volte fu detto fra noi Botta, è detlo Essere preso da gran cascdggine. — V.
Botiiss anche dai Comaschi odierni Sig. 2 o, corr. artefici in artigiani.
(Mooli, Voc. Com.), menlre Ii antichi Brase (in) agg. Fà-sù i copp in brasc.
Comensi lo dicevano Strinz, se non er- T. de' Forn. V. Cdpp i. q. G.
rano il Cigalini e il Porcacchi. Bene- Brasciceù ... Nelle trombe prementi è il
detto Giovio lo chiamô latinamente tronco unito al cilindro, che sostiene
Triseus. Ha il corpo a macchie e slri- la colonna di pressione.
sce corne la Botta, ¡I capo grosso , la Brasciceù e Brazzœù ... Aggiunto de' fichi
bocea larga e con due cirri. sellembrini e de' funghi che vengono
Bovarótt de brughera .... Uccellelto che d'autunuo, per distinguerli dai Fioron
è VAnthus Rictiardi, Vieil. o staterecci. È voce, più che nostra,
Bùzz, v.br. Aggiunlo d'uoino. Fctliccio, de' colli oltrepadani. Hanno i Toscani
Fatlicciolto , Macidnghero , Tozzollo, un' uva biarica che e' chiaman Brac-
di grosse memhra , sproporzionate e ciuola, e Bracciuolo il viligno che la
goffe. I Toscaoi hanno il superlativo produce (Manuzzi, Vocab.). — V.
Bozzone in questo medesimo senso. Il Bréga ... Voce che fia i Comaschi ha
Firtnzuola ha Boecio per Tozzo, Bas signlf. cosi di Briga, Bissa, come di Bri-
to, parlando del pruno da siepe. — V. ga, Pena, Ni ja, e di Brigata, Compa-
Bozzà (я) agg. Contrastare , Cozzare con gnia Deve pero aver avulo vita anche
uno ; Cavillare, Sofisticare. Cercar di in Milano , e lo testimonia la tutlora
soprafare uno con cavilli, sofismi. Non esistenle ostería della Catlabrega; o
¡star fermo e fedele alia parola, onde che ivi si andasse a trovare (cattà )
si viene a cozzi con allrui. — V. la brigata ( brega ), o che le risse de'
Bozzaddr. Cavillalnre , Sofistico 3 Gareg- bevitori vi fossero frequenti.
gialore, Gareggioso. Che cerca di so Ürentáll, v. br. ... La brenla piena d'uva
prafare allri con cavilli e sofislicherie. cosí intiera come pigiala. — V. •
— V.' Brenldn. Figuralani. Ciprglio, Jggronda-
Bozzceula e Bossœula, r. della bassa pian. f/jrm, Mal piglio, Guardatura sdegnosat
Fiasco della capacha d' una pinta, di Griccia. Avegh-gió el brenton. Essere
forma tondo'Schiacciata, il quai pieno accipigliato, accigliatoj Far cipigiio, o
di vina è mercede ele' Brentatori, I mal piglio per isdegno , dispiacerc ;
Toseani cliiainano Bózzolo la misura Aver le ciglia aggrottate, Aggrondarsi.
con che ¡I Mugnajo si piglin parle della - V.
molenda per mercede dell" opera sua. Brevette ... Ventarello di levante.
Bozzolare e Sbozzolare è pigtiarsi со 'I Brévia, fem. di Brev. Non s'usa che nel
Bozzolo si falla mercede. — V. modo ùvverb. Alla brevia. Alia spac-
Bozzonella, nelle G. , corr. Bolzonell. V. ciata , Alia spiccia , Spaccialamenle.
i. q. G. — V.
Braga de leva [ con spinna ] o Manèlta Bnccólla ... Chiamano i Conlrabandieri
o Raiupin ... Melle trombe premcnli ¿ lombanli la carica d'una mcrce, qual
mo i 2 ) БПО
ella (Uli , che puó portare un uomo. то, ec- — Pion credo gran fallo di
¡— E Ii Orlolaoi paves! dicoDO Bric- verso il Broccadéll di Arzo dal Broc-
cotia a un cerlo corbello cupo, a codo calcllo di Spagna, prendeudo si l'uuo
iroDCO, si clie il Fondo sia più stretlo come l'altro lor uome dal simigliare al
della bocea. — V. broccato ( drappo )¡
Bricrun, Bricccnàda dicono spesso /ra Broccàinin d'ona pianta. Ramaggio, v. a.
noi le persone civili per Birbón e Bir- Ramatura, II complesso dei rami, tulla
bonàda. V. la ramiíicazione. — V.
Brighellin. Mammolino, Naccherino. Brocch. Cavallaccio , Rozzone , Rozza.
Briózz, v. cont. Briglione, Brigliotzo. Cavallo inguidaleseato, pieno di má
Biisa ( Giugà a)... Giuoco insulsissiino scatele , di malanni. Voce che odcsi
introduttosi di recente fra i ragazzelli. spesso in bocea a que' postigUooi e
Uno de' giocalori impugna un oggelto vetturali che battono la slrada da Mon-
qualunque, faltro gli dà d'un colpello za a Lecco. — V.
su la mano; se quello si lascia uícir Brochètl (in) corr. Specie di Ricotta pa-
di mano Poggello, il percolitore se ne storizia di iior di latte. È venduta in
tmpadroD¡sce , e il giuoco per quella mastelletti. L' oggetlo e la voce non
«olla è compiulo. sonó rjoslrali, ma datici dai Comaschi
Mcll-síi brisa ... Impugnare l'oggetlo ( V. Monti, Voc. Com.).
che ha da formar premio Del giuoco Bronzamm. È úsalo dal Maggi, e vale
al vincilore, Metier banco. Roba da rifiuto , Sceltume , Marame.
Brise li. Giunco, Biodo, Lo Juncus Idcu- — V.
slris Lin. Bronzirceù. Bronzisla.
Briscóla {in) agg. l'ital. Trionfelti, Trion- Brovà (in) , 5.° sig. , agg. Sbroceare ,
fini. Sbroccolare la vile, levándole í broc-
Brobró (in) agg. Probabilm. da Brovèlt chelli iuutili. Bruscare, Dibruscare,Vo-
— Bro-bro-vett. lire la vite d'ogoi brusco o brúscolo,
Biócca [ Rama ] (a) agg. Hanno i Diz. cioé dei caprioli, feminelle, Iralciuzzi,
della lingua Broceo per sotlil' bacebet- ec. Nota che Brucare e Dibrucare (che
ta di arbore, spesso con frasca; Broceo, i Diz. coufundono coa Bruscare e Di'
Sbrocco e Sprocco per Pollone , pro- bruscare) propriam. non vogliono dir
piiatn. quello che rimelte dal bosco allro che Levare le frondi dai rami,
lagliato. — V. con espressione figúrala tolla ai bru-
Biócca [Uauiaglia] (a), Via. 5.*, agg. Ed chi roditori delle foglic. — V.
anche a brocea murta. Brovà la seda (in) corr. Non vale gi.i
Brocea [la] T. d'Agr. Iu questo signif. le Sbráccarla, come è dello nel Vocab.,
si premetle sempre l'arlicolo. 11 sopra- si bene Ammorbidirla mediante il va
suolo, H sopralerra. Tullo il complcsso pore e lisciarla cou molle spazzola
degli alberi e arbusli da frutto e da fo- prima di cavarla giù dagli aspini per
glia che si cullivano iu un foudo , e íarne poi al torncllo \e matassine (mat-
specialmenle il gelso, la vite e Г o- tej). Le quali da ultimo, neltate e
Bvo. — V. polite con forbiciue da tutti If sbroc-
II complesso delle nuove ramifica- clii e filuzzi, s'ammazzetlano. II dare
aiuni dell' annata negli alberi in ge qucst'ultima sbroccalura alia seta, noi
nerale , e specialmenle in quelli da 10 chiamiamo Monda la seda. — V.
frntle , e dei gelsi, considéralo come Brovadora i. q. G.
produllo terriero... Quest ann per el Brovadora (in), nelle G. agg , o corr. È la
suit la va maa per el formeutou , ma Brovadora una cassa di legno, di for
la va beu per la brocea. ma cúbica, con fondo caucellato, nella
Broccadéll ... Specie di marmo che ca» quale, sovraposla ad aqua bóllente, si
vasi ad Arzo nella Svizzera. É un cal polígono e tengonvisi per pochi istanti
cáreo compallo di colore tra bianco e 11 aspini carichi di sela torta a rice,
rosso. Baldinucci ( Vocab. del Dis. p. verue il vapore, it quale rammorbidi-
rfí) ha «Uroccatello di Spagua - Pie- see la sela e 1' agévola ad essere cá
ira di duri-zza pe 'i doppio del mar- vala. — Oud' è che la Brovadora non
BRU мш
è già i/na fasirt da stufare \ bachi , bot.). I frulti vengono proposti per le
come è dclto »e//e C. su l'aulorilà d'un diarrée ; e le foglie le'oere per succé
Toscano cbe stampö un articulo ncl- danée al the, meglio d'ogni allra cosa;
l'Appendice délia Gazzetta di Milano la corteccia alla china china; e se co'l
del ig di giugno del 18З9, ma si piul- sugo de' frutti si scrive su la bianche-
toslo da slufarvi la seta lévala dal fi- n'a, le lettcre scritte non si caucellano,
latojo. — V. lavándole. — V.
Brovadura. T. d'Agr., v. br. Sbrocca- Brumm. Bruma? Nel Pavese e nell'OI-
tura , Bruscalura, cioè Pammasso de- trepô, non che Brumm o Brumera о
gli sterpi , de' brocchelti, brüscoli e Bramera, dicoo anche Rosan piesa,
frúscoli che si souo levali alie piante cioè Bogiada rappresa, gelala. — V.
ilel ripolirle del seccliericcio e de1 ra- Brumm. Da Lord Brougham ... Nome di
múscoli inulili e impaccianti. — V. quelle carrozze, traite di sólito da un
Bruce (a), i.° «ig., agg, Bjovxw (Bijcho) solo cavallo, simili alle cosi dette Cil-
a' Greci vale Ragliare , Mugliare. J tadine (V. in Lègn nel Voc), da nolo a
Brianzoli dicono Brugl e Brugia per orario fisso, dislinte per numeri noti al
Muggl e Muggià, — V. ■ buon governo (a la Polizla), cbe tro-»
Bruccèll \^и'1 l»godi Como sono dimin. vansi in diversi piazzaletti délia città
Bruccètt ( di Br"ec> 0 sia Quatlr'ass. pronte a partiré insu l'alimo. — Bru
Brucciœù V- nel Voc- e in Monti ' inée o Brumisla si chiama chi ne guida
J Voc. Corn- il cavallo , e moite volte è anche il
Brucci&da, voce del Lario... Quelle tante proprielario del Brumm. — V.
genti o robe che vanuo in un Bntcc. Brus I Tϝ-su on brus ] (in) agg. Aver
V. nel Foc. il baco, il brucio di ... Aver passione
Brùgh (a) agg. Scopereccia (Ridolfi, Gior. per... — A Brus, nel signif. d'amore,
agr. tose, XVUI,,a8a). — V. pare corrisponda meglio la voce Brucio
Brugliéra (in) agg. Bovarott de brugbera. o Bníciolo-in senso metaf. d'innamora-
V. Bovarott ï. q. G. inento, se Bruciolalo figuratam. s' usa
Brugliéra [Lassa anda a] (in) corr. Il per Iimamorato , Guasto , Rôso dalla
Lasciare a sodaglia un terreno non passione amorosa , come da' bruchi о
esprime esatlamente il noslro Lassà bruci sono rose le radici de'vegetabi-
tindà a brughera on ierren , con la Ii. — V.
quai frase noi non vogliamo già dire Brusà (in) agg. A fà servizzi brusa, ec.
lasciarlo sodo , ma si bene cultivarlo V. Servizzi i. q. G.
male, trasandarlo in modo che inste- Brusnpignàlt (in) agg. Lo diciamo anche
rilisca e torni disfatto e deserto di pian per Cuoco in senso avvilitivo. ,
te frutlífere, come dir gelsi, viti, olivi, BrusAcc (in), i." sig., agg. Il Brusecc
ec. - Y. a' Brianz. non è la Manna, né il Me-
Brughiv dicono alcuni del contado per lume délia Crusca. Esso è una inalatía
Brugheráa. Macchioso. Tullo eriche o che attacca la vite nei grappoli e nelle
tcopa o slipa. foglie, per cui e quesle e quelli diven-
Brugnoccoreot, v. br. Bernoccoluto, Bi- goao come arsicciati, quasi siano stati
tor-oluto, Ronchioso. — V. percossi da un' aria abbruciante. Il
Brûlé. V. Café brulé nelle G. al Гос. Tañara, con voce troppo generale, lo
Brusaa (in) agg. O crud o brusaa. V. chiama Malume. — V.
Crud nel Voc. Brusià e Brusiàss. Incuocersi , Ricidersi.
Lassà o Tegni brusaa on quadrell, V. Iinbrugàss nel Voc.
on sass, ее. T. dei Mural. ... Far cbe Brusíi, v. c. br. , per Brusàa. V. nel Voc.
110 matlone o un sasso sporti per modo — V.
cbe non lasci vedere intonaco. Brusón (in) agg, Li Annali d' Agrie, e Tec-
lírusáda (in) agg. o Lizdn. nologia la fanno nondimeno per una
Brugoœù (a), a." sig., agg. Dedo da Mat- malalía diversa dal Cajrœit ( V. nel
lioli Piuno selvático. - Vulgarm. Spino Voc). V. anche Carœu i. q. G. ■
i.ero , Prunello , Susino di macchia , Brustiátl, v. c. br. Chi fabrica o vende
Strigniciili '( Targ. Той. Ott. Istito. Brusli; с lo dicouo specialm. di quelle
Vol. V. 4
BUL (.G ) BUS
che fauno i coiilacliiii con 1'erbe siri cruscada (У. Giun. al Уос.), muíala 1»
pa onde purgano le loro rive aderhole. crusca in pula, onde i mollissimi lieni
Brustolà, v. с. scherz. Tosare о Hadere danno divizia nel basso contado.
al vivo. Tosar per modo che alia be Bulin o Bullln ... Il secondo guscin, o sia
stia non riinaoga pelo alcuno in pelle; quella sotlilissima membrana molió
come se fosse slata, a cosi dire, abbru- adérente ai granelli del riso, che, раз-
stiata. sala insieme con la lor prima ruvida
Brultonon. Deformissimo. scorza sollo il Frantojo (Molazza) e r¡-
Briiltououoa. Deformissima. dulla in grossa farina, serve per in-
Bugàda (a), dopo Fagh-sù la mojetta, agg. grastar majal!, ec. Parinaccio la chiama
che i Brianz. dicono Fagh-su el côl il Lastri (III-, ai4). La Risina è altra
mort. У. Col mort i. q. G. cosa dal Farinaccio; essa propriam. è
Fà bugada (in) togli il primo fig., e riso che s' è rollo nel brillarlo e bian-
agg. Imbucalare, levare il suciduine a' chirlo. — V.
p.iiini per via di bucato. Se il bucato si Bullin ... Gusci delle edecole o cássulo
diguazza gagliardainenle nell'oqua per del lino macinate, che servono per cibo
lavaroe via bene il ramio, dicesi piut- a' porci,
tosto Sciabordare, che Risciaquare il Bulnn (in) agg. ... Prima scorza del riso.
bucato. Pula, Loppa. — V.
Figuratam., per Affäre intricate. Tdc- Bus [ Dimin auca, ce. ] (in) agg. Tu puoi
coló, Intrigo, Tresca o faceuda imbro- zufolare.
gliata. — V. Ogni bus iutreqiieriss; chi no man-
Bugiàz .... Su'l Lago di Como è detta gia, el cun patiss. У. Cùu ¿. q. G.
cosí una specie di rete a due alie, si Bùs de la saa. У. Sàa i. q. G.
mile all* al t ra cosí detta Bottera, ma Bus (in) aggett. agg. Quando uno spaccia
liinga il doppio, che si usa con gran qnalche nolizia che non sia vera, i Brian-
fruilo quando è lorba l'aqua; aoticam. zuoli soglion opporgli: L'èbusa; — e
era delta Bigliez (У. Monli, Foc. Com.). s'etla è vera, dicono: Questafè stbppa;
Bui (a) agg. Figuratam. Essere in se- prendendo la metáfora dalle nocí, le
creli maoeggi, in secrete e calde pra- quali sonbuonej se ¡uleree piene; sonó
tiche, ec. Onde il modo di dire: V è vane e nulle, se buse e rôse dal baco.
on pezz che la buj. « E un pezzo che — V.
In bolle » (G. G i usli, 1 Ois c. che corr.). Buscinèll; Buscinon: v. с. yilellinoj У1-
— V. tellone.
li ni ila (a), i.° big., agg. e Bujida. A' I conladini usano spesso queste voci
Briauz. vale anche Panala, l'aniccia. anche per contumelia verso i loro fan-
Cioè, pane di grano turco sininuzzato ciullini allorchc, a mo' di buaccioli, si
с eolio in brodo, о in cagliata, о in vanno travolgendo per terra e batos-
siero di vacca. — Franc. Bouillie (Bol- lando fra loro.
lila). — V. Buscón, v. délia Bassa , с più pav. che
Bùj [Tra ou] (in) figuratam. agg. Avere mil. Cesptigliofolto e spinoso, Macchia,
un bollore. « La brigala pare una cosa Macchione ; ed anche Buscone e Bu-
smarrita, perché ... tutti i capi di essa scione, ma quesle sono antiche e poco
hanno avulo un bollore w (Machiavelli, úsate. — V.
Lett. fam.). — V. В lissera e Busserôtl. Botóla, Bbdola(*Ror.
Bula, V. br. Seminare la Pula , o sin i Carena, Pronta. p.iy3). Riparo a semi-
semi del tnfoglio sopra il frumento; il tramoggia che ponsi aile lineslre delle
che fassi insù l'uscire del Г invernó. carceri, de' conventi, de' rollegi, ec.
Onde Forment bulaa, Sopraseminato di Busserôtl ... Quel bossolo di cuojo in cui
pula. — V. innasta la croce chi la porta a procès-
Bulà on praa, e sim.... Seminary! pula sione per alleviarsene il peso. È fer-
o fiorume per appratirlo. malo a un cinlolone che ricigne la vita
Bulada ... Spargimenlo di pula. Fà la bu del Crocífero.
lada dicono nel B. M. quelle che in Busserôlt (in), i." sig., agg. Buceóla è
allie parti del contado dicono Fà la dclto dal Grassi (Diz. milit., in Cassa,
BUT (,27 ) BUT
S 3) il Busserolt che guarnisce il mozzo nel Falso Filoso/o, a. II , iolcrm. a ,
délie ruóle, entro la quai buceóla s'ira- p. 7З, disse Dass a bust (se non è er
pernano le eslremità délia sala (asse). rata la slampa ) : Andarsi ajulando il
— V. meglio che l'uom pub. — V.
Busserolt о Bussolôtt, 5.° sign., si riformi Bùtt. Urto. L' è la Mort che ghe dà i
cost: Specie di bossolo di legno che butt. V. Mort i. q. G.
si mette in fondo al Paltnoiie (Piantori) Butta (a) agg. Pesare. El bulla dés lira.
formato di tre o quatlro vergelli o siauo Pesa dieci libre.
rami nudi, da cima a fondo intaccati; Quell che butta, reussiss. V. Réussi
nelle tacche de' quali rami o vergelli i. q. G.
s'iufiizano altretante paniuzze (bacchel- Butlà. Aver esilo, successoi Riuscire, But-
ttnn invescaa); e per tal modo, tullo irlo tare, и Avró caro vedere quesla elezio-
il palmone di si fallí fuscelletli, s'in- ne degli ottanta corne la bulla » cioè,
caslra per mezzo del delto bossolotlo corne riesce (Piero Capponi, Lett. Vol.
nella cima d'un grosso palo, che s'alza IV àeW'Arch. stor. Parle II, p. 67.).
e s'abbassa a piacere. — V. — V.
Bussolólt di passer ... Nome di ciascuna Che butti quel che vœur butta. Av-
di quelle come hottiglie tozze di coito venga che vuole. « Butti quel che but
e di color rosso cupo di cui si vedono ta », disse Passerotii nel Cicer. — V.
filari ricorrenti poco sollo il tetto di Buitalla in scianteia. È lo stesso che
certe case antiche in Brianza. Mezzo Tralla in rid. У. Rid. — V.
fille nel muro, e mezzo sporgenli со '1 Bultass giô. Pari, di grano , Allel-
canoello aparto, danno éntrala alle pas tarsi, Ricascare, Andar a terra. « I
sere in uua stanza attigua dove esse grani grossi ricascaiio e s'allettano più
rimangono facile preda di ciii per que- dillicilmente dei genlili » (Boll. agr.
slo mezzo vuol fame caccia. Quesli lose. Serie H, N. 8). — V.
bossololli, a dir vero, appiccati ordi Butlàss-via. Disperarsi, Gittarsi via,
nariamente al muro, vi si mellono , Affligersi. — E nel senso stesso di Tra-
acciô che le passere v'entrino a nidi via el coo, p. е.:
ficare per levarue poi a suo tempo i Mo mi me bullí »i«
passerolli novelli. Quand piangen ch'ogni dl patgtara i agn.
Bussoréll. Bossolelto о Cannelle, ordinaria Maggi, Cons. Jtíenegh. a. f,
mente falto di sambuco, il quai si mette - intern), i, p. 49. — V.
e ferma con irlo di ferro in cima alle Bultà-via lugagn. È lo stesso che
canne, dentro le quali si custodiscono Falla a la granda. Sparnazzare, Spen-
i Panioni {Bacchettbn) da acchiappare dere astai) Scialaquare, Disipare,
Ii uccelli a civelta. la queslo cannello Sguazzarla, — V.
si ficca pe'l titánico alquanlo aguzzo il Buttnlà (a) agg. Slracurato, Sgovernato ,
panione, che pe '1 cannello islesso, ter Avvenlato. Che fa le cose senza avver-
minante di sotlo a nio' di rampino, si tenza e cousiderazione. — Lo Svenlalo
uttacca a qualche ramo délia siepe, si è privo disentitle senza giudizio: lo
che sporga alcun poco iu fuori, e pre Avvenlato agisce inconsideratamenle e
stí commodità ai curiusi uccellelti ac- precipitosamente, senza pero mancare
correnti alio spellacolo délia civelta da di senno; solíanlo non ne fa uso e fa
loro non mai più vista, di posarvisi su male quello che fa, solo per Iroppo pre
e cosl rimaner presi alla pa'uia. — V. cipitare. — V.
Bùtt (a), i.° sig., agg. о Bœùlt ... Cosl Búllala ... Specie di monela originariam.
dicono a Várese per Cespuglin. pariuigiana che allre volte era cono-
Bull [Sciante] {a) agg. I Briauz. dicono sciula anche fra noi. Nelle poésie mila-
Bullida e Bultl per Sciante e Sciama- nesi del 1600 e del 1700 si legge que-
re. lac. Ricci Gor. {Cat.agr. vol. II) ha sta voce come se fosse nostrale.
Getto per Sciame. — V. Buttér {in) agg. Faslidi col butler. V. in
Bult [Dass de huit ] {in) agg. che il Maggi, Faslidi nel Voc.
CAC ( з8) CAG

Cà (in) trasporta Vultimo deltalo della lesticoli. Coglia, Scroto. — Ttiudr r de


pag. 174. o'- a-J> dopo le due prime Cagg, figurât nin. Molle, Frdgile, Facile
righe della pag. seg.j e corr. = luniaca, a peccare, Cascatojo, Cascaticcio. — V.
:= in = chidcciola ; e, dopo la parola Cacciador (in) agg. Bon cacciador al
chiusa, agg. Anche i Latiui chiamavano piatt ... Dicesi per burlare chi si vauli
Domiporta (Portacasa) la Chiocciola. buou cacciatore, e no '1 sia.
A p. 175, col. a.*, riga i.*, corr.=3 Cacciadorón ... Valentissimo cacciatore.
V. Diàvol, за in ta V. Sànt. Cacciá. У. Case i ù 1. q. G.
Cà (я) agg. Per Famiglia. Regg la cà. Cadeaàzz (in) agg. Avegh pussee bolzon
Reggeiv, Govemare la jamiglia. — V. che cadenazz ... Frase de' cont. del В.
Per Palria. A l'estaa i spazzacamin M. ... Avère più apparenza che sustanza.
van a ca. AW estate Ii spazzacamini Vong i cadenazz a vun ... Gergo de'
tornano al paese, o Rimpatriano. contadiui verso il Comasco ... Dare ad
Ca de melgase ... Grosso mucchio di allium l'Olio santo.
saginali , melegarj o melicali disposti Cadcnèlla de Venezia (in) agg. Il Care-
in giro e in piedi alquanto inclinât! na, Prontit., dice che anche in Tosca на
l'uno all'aUro. Catasta di melegarj ? la chiamauo Catenina di Venezia.
— V. Cadenn, al pl. Per símil, cosí chiamauo
El Prêt de cà. V. Prêt i. q. G. Ii ortolaui Ii Steloni délie tragóle, cioè
Ogoi cà gil' lia el sô de là. Ogiiuno quelle produzioni slrisciauti sopla ter
ha il suo impiccato all'uscio. ra , che ad ogni nodo gettano radici
Tirà a cà 011 capital .,. Forse ren- e nuove piante. — V.
dere un capitule dato già a mutuo. Cadéuna (in), i* sig., agg. Vess ligaa
Tirà a cà ou ficen. Riprendere un longli cont ona cadenna (o coot oua
bambino dalla bàlia , un ragazzo dal corda) curta. Modo cont. del B. N....
collegio, e simili. Dicesi di chi vanti avère, e non abbia.
Cà Bassignanna (in) agg. Forse dal ca- Cadenza с Cadenzia. — Vegui alia cadeu-
stello di Bassignaoa nella Lumellina. zia ( Maggi ). Figuralam. Venire alla
Cà grande (a) nelle G. agg. T' ho cre- conclusione, al termine. — V.
duu de la Ca grande , — espressione Cadrc'ga (in) agg. Anche i Sardi Logu-
proverbiale de' meudicanli , che , non doresi dicouo in questo senso Cadréa .
avendo casa, pigliano il mondo inlero, Forse d'origine spagnuola.
o lo spedalc, per loro abitazione.— D. Cadreghin (in) agg. ( che con voce infan
Cabbià-sù, fr. cout. verso il Contasen ... tile diciamo Ghingbiii).
Menar prigione. Cagclt, v. br., figuratam. Borsotto pieno,
Cabra e Cabrètl. T. dei Mural. ... Quella sotlintesovi di denaros o Cosa simile a
specie di сарга o triangolo d'assi che, borsa e che ne facia le veci. — V.
inlisso nell'alto di un'abetella, serve Caggiass (a) agg. Caggiass el sangu. Ca-
ad appendervi carrúcola o taglia. glut re , Mancar d' animo, Avère ица
Cabrett e Cavrelt ... Amese di legno ad раига sgangherata. V. Scaggià. — V.
aDgoli quadri, quasi a forma di basto, Cagiott (a) nelle G. agg. Figuralam. vale
che, sovraposto alla botte, sostiene la Baggëo, Pincone. — V.
pévera quaodo s' imbotta il vino. — Càgua (in), sig. terzult. , aile parole Mi si
Ove aliro nome più proprio no» s'ab- dice che chiamino, sostiluisci chiamauo.
bia, potrebbesi regolarmente chiamare Càgna. T. de' Cantin. ... Specie di leva
Porlapëvera. — V. per allogare fácilmente Ii sporlelli da
Cabrôssol (in), dopo Craboss, agg. о Car bolli grandi : operazioac che chiainia-
gos. Olivello. 1110 Tira-su i usc'ueu di vassej.
Cace e Cagg, v. valsass. e br. Borsa dei Caguocùla dicono in più luoghi del con-
CAL ( a9 ) CAL
tailo per Cagnètta. V. E ¡I paese della Calcà (a) agg. Ponzare, Pontare. Spigner«
Cagnceula, con la sua oslería pure cosí si che lo sfurzo o nggi avainenlo si ri-
denomínala, ne tiene viva quesla voce duca tutlo in un punto. — Per lo sforzo
in faccia alla distanza di un millio a che alcuni (anuo, andando del corpo,
ouest nord. call-ben Iropp,
Cagnœùra , aggell. (Г Erna. У, i. q. G. Come i alitegb quaod fann i bal de sViopp.
, Cagnon (in) , 3.° sig. , agg. Cachione. Maggi, tu V Hi to, p. 69. — V.
Cosi ¡I Cresceozi chisma la larva o Calcaghela dent a bagnman'a. — « В
verme delle api, e il Redi qut'llü delle se la carota non gli l'osse ben éntrala,
raosclie clie si genera iielle carro, nel- gliene darô una calcalella gentilmente »
lo straccliin grasso e simili. — Píen (Caro, Slracc). — V.
de cagnon. Cachionoso. — Anda tult Calcèster, v. com. Terreno duro, com-
a cagnon. Essere tullo cachionoso , patto, biancaslroj sterile; è il Gesson de'
Estere tullo cachioni,lulto bucalo. —V. Brianz., il Tôff (O chiuso) dei Pav. oU
Per similitudine, chiainanocosl alcuui trepad. — V.
Brianzoli il gerinoglio ancora leuero e Calchéra (a) agg. Bui о Scottà come она
appena spuutato della vite, — La gem calcliera. Avvampare, Avère gran caldo
ma che comema appena a mœuv, o a addosso. Dicesi per lo più parlando di
caseta ; El primm garzolinj ilalianam. febricitanti. — V.
Cachio. Onde il verbo Scachiare equi Calchln. Schiribilla (il Hallas pusillus dt
valente al nostro Sgarzolà, Mognà ¡ Pallas). Ed anche Schiribilla grigiala
che Spollonare si dice quando si tralla (il Rallus Baillonii, Viellol).
di altre piante. — V. Calcliin. T. d'ingegu. Ferro appuntato
Cagóla , v. br. Cacóla , Cacherello, se con che si calcano le carte, ec. Cal»
di topo, di uccello , di bachi da seta catoja'f — V.
e simili; se di capra e pécora, più pro- Calcinàzz («), i.° sig., agg. Roccia.
priam. dicesi Pilldcola. — Cácale di- — V.
consi pure quei gruinetli di stereo ri- Calcimrceù (in) agg. e, secondo paesi, an»
scccbilo su la lana delle pecore , ec. che Calcinen, Scioppiroaù e Calcifierœù.
— V. Tra-fceura i calcinirœu. Sbullettare.
Cajrœù (in), i.» sig., agg. Gettar fuori li intonachi le bulletle о
Per el cairœu di ago gh' boo cl ccrvell bus. calcinelli: il quai getlo dicesi Sbullct-
Maggi, Rime, р. 2З1. tatura. — Anche i mattoni contengono
Sonó un vecchio barullo, barbogio, talvolta pietruzze calcari , che (auno,
rtmbambito. — V. со 'I macerarsi, sbullettalure. — Y.
Cajiœù. T. de' Maniac. Tarlo. Specie di Galeón. Tenesmo. У. Ponlur. — S.
malore che viene al cavallo sotto i Calcuii (in), i.° jig., agg. Nei noslri scrit»
piedi. tori aotichi d'Arliglieria e Architetlura
Calàa (in), sust., egg. lo Stretto ( * lose. militare sono detli Cocconi, Coiij, Tu-
Carena, Prontu. p. ]8 ). raglj. - V.
Calada (in), 1° sig., agg. Rolla, и La CalJ (in) agg. Negà del cald. V. îiegà
neve era alta, e non v'era stala lutta i. q. G.
la rotla , «1 che cascavamo ad ogui Càlda, aggell. di Stanza. V. ncl Voc.
passo per cattiva via e cammi- Gaidar (in) agg. Mànegh. Manteo, 1= As.
navaroo a ocebiata », cioè, corne me- Occhi. = Orlo. Orletto. = Cuu o Foud.
glio pareva aWocchio (Andréa ПоссЫ- Fondo. — Spond.... Y Alzalo.
tieri da Pralo, Ricordi. — Arch, slor., Rar in carapagna, spess in del cal-
App. Tin, p. 556). — V. dar. V. Rar i. q. G.
Calàul, aggell. di Lùnna. V. Lunna i. q. G. Calln. V. OEùv i. q. G.
Cálamo (currenli), latin. A penna cúrrenle. Call (in) agg. Erba di caj. V. Erba ba-
CalasUïa (in) agg. Calaslria preveduda sgiànna.
l'è mezza proveduda. ... Bel proverbio Caimán (in) agg. I Diz. delle lingua hanno
de' cont. dell'A. M. ... Calma e Calmella per Marta, Ramo-
Cbc piaga aulivedula assai men duole. scello, Sórcolo che s'innesla iu tronco
Pelraua, 7r. Ttmp. v, 72. selvático. 1 Bologuesi diconu Calmone
CAM ( 3 о) CAN
al tronco su 'I quale si fa l'innesto (Tan. su 'I capo i polli d' India, e che noi in
Econom.). Kalov, in greco, Legno. — V. città chiamiamo il Candirán. V. nel
Camàja (я) nelle G. agg. Simiglia al Ca- Voc. Quel polin là l'è gioven: l'ha
maglio del Doge di Venezia che rap- agnamô de fà el campanin.
presenta il Camaglio a rete di ferro Campanin de la gola, per Ugola di
délie armadure entiche tramutato nella cono nel contado di Gallarate e in
pelliccia del valore moderno. Brianza.
Carnario de copp. T. de'Forn. V. Cdpp Campànna (in) agg. Canipannaa bolzon ...
i. q. G. Gampana che si suona per una fune
Caraerlaccài (in) agg, Altri dicono idio- attaccata immediate alla cicogna, о sia
ticam. Camerlecai , e lo fanno sinóni al cioeco о ceppo in cui slanno fitte
mo di Cacciadàr, a.° signif., V. il Voc. le trecce di essa; non ha armatura di
Gamin (in) avverti, che Gian Vett. So- mota. I Comaschi la dicono Campanna
derini (Trait. d'JgHcult.) chlama sein- a sbalz.
pre Canna quella che noi pure diciara Campànna. V. in Ferr di copp i. q. G.
Canna; Pirámide quella che noi Cap Campasciœù, v. c. br. Campicciuolo,Cam-
pa; Famaràli, Sfogatoj i buchi о boc- picello, Camperello,
che per le quali escç il fumo. La Pi Campàsg o Campase ed anche Campùsc.
rámide la dice un tratto anche Cono. Voce del Lario per Cdpia, Gerla. V.
— V. Campùsc in Monti, Voc. Corn.
Camisa (a) agg. la camisa, e, per enfasi, Se i oliv grappissen in masg, pre
In camisa in camisœura. Incamicia. Con para el campasg, ее. V, in Oliva í. q. G.
Ja sola sola camicia indosso. Campi. T. degl' Imbiancatori, e vale dar
Tras-focura in manega de camisa. Il tinta aile campate délie pareli, la-
Sbracciarsi. Nudarsi il braccio, rimboc- sciati li zoecoli, i fregi, ec. Campire,
cando la camicia fino al gómilo. — Fi- Campeggiare, Fare il campo. — S.
guratam. Mettere ogni sforro in far che Càn (in) agg.
che sia. Spogliarsi in farsetto. — V. a Càn gross (Vol. I,p. 199, col. i.*),
Cainisàda. V. Incamisada t. q. G. Pezzi grossi.
Camisceùra (in) agg. V. Camisa i. q. G. a Càn pdmer (p. 198, col. a.a), Cane
Cámola (in) agg. Facignône chiamano i volpino о Cane pomerano (* tose. Ca
Tuscan i il baco (Cámola) che rode le rena, Prontu. p. 294.)
pere (Gior. agr. tose,). — V. a Daj al can, ec. (ivi, col. a.1), V.
Camolólt (in) agg. Dormiglione. È lo anche in Légora.
stesso che Afora. Larva d'insetto che, Can de cerca. Cane braceo, da leva,
rodendo, fa dei gran buchi neU'interno da ripolila. — Can de ferma. Cane da
dei péri e dei meli giovani. Si puô cu fermo, Cane da giungere. Cosi distin-
rare l'uoa e l'a II ra cámola. Questa rode guono i nostri caccialori il cane che
le pere, e il Dormiglione danneggia i va со 'I fiuto cercando e levando la
peri, e non le pere. — V. fiera, da quello che la insegue e ferma.
Camp (in) agg. Rar in camp, e spess in — V.
del caldar. V. Ràr i. q. G. Chi no manten, ее. V. Gàtt 1. q. G.
Vess padrón del camp e de la vigna. A sto mond hinn tri î quii che sir
V. Vigna i. q. G. ben : el gall del momee , el can del
Campàgna (in) agg. Rar in campagna , becchee , el fallor di monegh. « Tre
spess in del caldar. V. Ràr i. q. G. son quelli che stanno bene: il gallo
Campagnϝla. T. de' Geom. ... Minuta di del inugnajo, il can del beccajo, e il
cainpagna ; la pianta, la bozza del ri- fallore delle monache к (Gelli, Sporta,
levato in campagna. a. Ill, sc. 3). — V.
Campanin (in), sig. a.0, agg. Gioeugh de El marl el gh'ha, ее. V. Marl i. q. G.
campanin. V. Giœugh. Can, fíguratam. Avaro, che non darehbe
Sig. 3.°, agg. Ve ne sono di bianchi, del suo la croce d'un quatlrino a per
rosei, turchini, vinati, ec. sona del mondo, se la vedesse crêpa-
Campanin ... Cosi chiamasi dai colligiani re. — Vess can. Essere cane del suo ,
brianzuoli quella carúncula che hanuo usó Gio. Morelli (Civn.). — V.
CAN (3j ) CAN
Canaln, fem. (che Ii Ingegn. Lomb. nelie Caneltée (a) nelle G.,a.° sig., agg. È la Sit»
loro relaz. dicono La canale). Aque- via lurdoides del Savi, e Calamoherpa
dulto minore che riceve le aque da di Bonap. — V.
un cavo о conduite principale, e le Canevée. Canapajo. Chi assetta cánapa.
trasporta allrove passando sopra allri 11 Baruffaldi chiaina Canapajo un suo
cavi, о sopra luoghi bassi e avvallati. lavoro poético intorno alia cánapa.
— V. — V.
Canalin (in), sig. 3.°, dopo calenzuolo, Canna (sollo) agg. In canna. In bastoni.
agg. E il Serin mulet dei Franc, e il Lacea in canna, Sangu de dragIi in
Giannisser dei Piera. canna, Cassia in canna. Lacea, Sangue
Dopo Cantà, ec, agg. о come on di drago, Cassia in basloni,
asen о come on canalin de magg. Bev a canna. У. Bev í. q. G.
Caoalinna [Uga], V. Uga ». q. G. Canon (in), sig. 4", Vol. i.° p. 207, col.
Canalinna per Peveràscia. V. nel Voc. I .' infine, leva la parola Slecche, e so-
Canalón (in) agg. о Caneldn. T. de' sliluisci Bastoncelli о Slecche maestre
Forn. ... Nome di quella specie d' in- (Carena, Promu.).
canalalura che, facendo seguito alia Candn (in) agg. Fa candn. Accartocciarsi.
bocea, s' avanza Ira banchina e ban- Dicesi délie foglie del grano turco ,
cbina nel vano délia foruace da tegoli quando , per alidore appassendo, si ac-
e mattoni. cartocciano a mo'di cannone. — V.
Canàvra (in)corr. La Canavra e la Gam- Cant, v. valsass. Luogo, Slallo, Stalla, ed
bisa sono una medesima cosa si nello anche Cásale, Ceppo di case. — V.
scopo , come nella forma e Deila ma Cantà (in) agg. Cantà de garott. V. Œùv
teria onde è fatta. E 1' uno e Г altro «. q. G.
nome è in uso cosí presse i mandriani Cantà i bölt. V. Vessel i. q. G.
délia Yalsassina, corne presse quelli dél El Zenese canta lo cucco, magna quel
ia nostra Bassa. — ln vece di si fatta de li allri, e '/ suo salva tutlo. — Cosi
collana, o collare che la si dica, alcuni i Briantéi soglinno cantare in faccia
pratican di metiere al collo délie vac- alle montanine genovesi che vengono
che una catena di ferro со 4 suo ао- qui neir invernó a camparvi di quel
nello pur di ferro per fermarle alle che vanno accatlando, menIre i loro
greppie. — V. padri e mariti lavorano da schiappini
Cancarènna e Cancaressa. Voci degV i- e tagliaboschi , tacciandole quasi di
dioli di citlà ¡a prima , di quellt di troppa pidocchieria in risparmiare il
campagna la seconda , sinônime di proprio : scallrezza da с uceólo, il qua
Caucrènna. V. nel Voc. le, per risparmiarsi li incommodi del
Candilàtt ... Fabricatore di cándele. covare e dell'allevare i piccoli, depone
Candirá (in) agg. Candil felippinn, mar- le uova nel nido di uu altro uccello e
garich ... Specie di cándele di mo ne lascia a quello il pensiero. — V.
derna fattura ; aofibie tra le communi Canlarèj (a) nelle G. agg. Romp i canta-
di segó e le oerdgene, o Sleariche. rej... Fregar forte со' le dita le dette
Candir faa a bacchetta o Candir de gbiándole per toglierne l'infarcimento.
cervellee. V. Bacchètta i. q. G. — Quelle del collo i contadini se le
Candir frust (a) agg. Cándele ma- rompono e sciolgono con lo scuotere
nomesse. — V. il capo in quà e in là gagliardamente.
Nel proverbio Chi ha mangiaa, ec. , — V.
dopo agg. e Pauli, p. 180; Romp i cantarej а тип. Figuratam.
Candirée (in) agg. Candiree d' argent ... vale Togliere altrui i capricci, Scaprio
Furono cosi chiamati per ischerzo Ii ciarlo, Levargli il ruzio dal capo, co'l
Usseri cisalpini del 1796-7. fargli di sode freghe insu le spalle e
Candiron [dei ga Iii d'India] (л) nelle G. ragguagliargli le costure. E lo stesso
agg. Che i cont. brianz. ebiamano Cam- che Rompegh a vun i nos in del coo.
panin. V. i. q. G. — V.
Canettaddra ... La donna che fa mestier Cantinèlla (a) nelle G. agg. Soffilt а сап-
d'Arroccellare (Canelta). tinell. V. SolfiU í, q. G.
CAP ( 33 ) СЛР
Canlîr [in), 5.° sig., agg. II Cantherius de' Càpia (in) osserva che il Brianzuolp
Ruslici Lalini (donde viene, a quel che dice anzi più spesso gabbin , che ca
pare, ¡I nostro Cantir), Don era un sol pia, massime quando parla di quelle
palo posto a sostegno della vite, si bene specie di gerla grande con che suol
era una specie di giogo formato da un trasportare sue robe dal campo a ca
palo attraversato a due ritti. — Sin sa, ec. — V.
gulis viticulis applicabimus ... bina de Capiàtur (vi) agg. Vess gio capialur per
vepribus hastHin j quibus adneclantur vun ... Esserei ordine di arrestare uno.
singulae transversae perticae in unarn — V.
partem ordinis ; quod genus jugi Can- Capin ... Nei capanni camperecci di legni
iherium vocant rustid (Colum. De e paglia, è quel po' di grondale che
re rust. lib. IVj XU, i). « Da'contadini sporia in fuora del vértice del tímpano
(cosi traduce В. del Bene quesl'ultime di face .'ata a difundere da' ventipiovoli
parole) questa maniera di giogo chia- I'ingresso del capanno.
masi Cavallelto ». — Propriam., se Capital (in), a.° sig., agg. Capitale, Iílru-
conde Varrone (De re rustica lib. II, ménlo ( Pauan. Poet. teat. I. I, с. x,
Vil, i5), Cantherius èil en vallo cástralo; s. 35 ).
e forse, per una colal similitudiue che Capílolón (Sala del) ... Nel fabrícalo di
lia со 'I cavado il detto giogo che si propriela dell'Opera del nostro Duomo,
pone a sostegno delle vili, i contadini che era giá nel ricinlo di Camposanto,
latini l'hanno detto Canlheriiim. — V. chiamavasi cosi una graod:Aula perché
Canton [Cantone, Canto, Angolo\. Sotto deslinata alie grandi adunante dilulti
questa voce riferiscausi i varj delta l i li Opérai o Fabricieri del Duomo. Fu
di cui in Cantón nelle Giunte al foc, eretta nel i^o.j, aveva tina volta ardi-
trame i due primi. lissima, ed era adorna di bei dipinti del
Canton ... Ferro ad angolo retío che fa Borgognone. II conté Ambrogio Nava
sostegno alie imposte da Gnestre. nella sua bella Relaz. de' Ristauri della
Cantonal, T. dei Mural. eCostrult....Nome Guglta, 1845, ne deplora la distruzione
di ognuna di quelle travi che si alio- avvenulane in quesli anni coulro ogui
gano nelle cantónate dei telti a qu.it- riguardo all'arle, e ne serbo memoria
tro alie. in un disegno annesso a delta Relaz.
Capéll (in) agg. Mellegh in coo on capell Capón (in) agg. In duu a un capon e in
cali V a vim. Modo proprio de' contadini qualler a ou resegon ... Modo briauz.
verso il Coniasco ... Appiccar sonagli, per indicare che un cappone basta per
Di/Jamare. giusta pielaoza a due, come a far agire
Sguercià el capell. ^.Sguercià i.q.G. un grau scgoue vogliono cssere qual-
Capéll de Iríi canton (in) agg. Nicchio è Iro segalori.
detlo dai mod. Tose, per qualche si- Capon, figuralam., diccsi d'un Poco-di-
mil, che ha con certe conchiglie. — V. buono (lialoss), d'un Ladroncello, che è
Capellada (in), sig. agg. Lévala di sempre più dentro che fiiori delle Pri-
cappella (Panan. Poet. teat. 1. 1, с. xix, gioni , dctle liguralam. Capponaje.—\.
s. 9)- Capona (я), 3." sig., agg. Caceare (Pa
Capellàss, v. coat Fare il cappello. Sta nan. Poet. leat.. t. I, с. xxm, s. 54). —V.
tirina la s' è capellada prest, (tuesto Caponcgrin, v. lir. cont. II piccino della
tino ha fallo il cappello presto. capinera; il polciuo della Motacilla
Ca pellín, verso il Phv. e nel B. M. ... alricapilla bin.
Specie di fungo che èVAgaricus vagi- Capondgro, v. br., per Capnegher. V. nel
natus di Bullían). Foe.
Capelliooa {in), a.0 sig., agg. II fr. Dos- Capón [T. di giuoco] (in) agg. Marcio,
sière. Posta doppia. Onde Scampare il mar
Capellil de prel, per Roncásgen. V. il Foc. cio, üscire del marcio, vale uscire del
Caperîit ... Nome dei botloni del dor del riseliio di perder la doppia.
Cáppero non per anco sbocciato. Tœù-su capolt. Perderé il giuoco
Ca pel i (in) agg., e Panau. Poet, teat, I. marcio. Perdería marcia ; che imporla
II, C. Til, S. I. il doppio della posla (Biscioni). — V.
CAR ( ; \ ) CAR
Cappa. Fem. til Сарр in certi casi: р. е., Carlee (m) agg. El s<3 de fevre'e el manda
Cappa di logg, per Smorbionna. — S. Pomm in del carlee. У. Sô 1. q. G.
Cappa, che allri dicono Capel o Capel- Carlitt, San Carlitt, о Fiiir de san Cario.
linna, V. de' Rosca j noli e de' Contad. ... У. in Fidr nel Voc.
Nul le cataste è nome collettivo che com Cania {in) agg. Robba de prêt, carna de
prende i due pioventi di fascine che bô, tira chi p6. V. Robba i. q. G.
scendono dal comignolo per lato я со- [Carna mastra] («a) agg. sotlmastra
pertura delta catasta. de prima qualitaa de manz с de vedell.
Cappavilla, v. anl. Daz. mere. [Semm tuce de carna] (in),dopo 61,
Capp-pörta .... Tra i nostri accendilam- egg. e Ceccbi, lncanles. IV, 6.
pade del publico è nome qualificative Camella с Carnisella (in) corr. Propriara.
dei capoaccenditori assegnali a ciascun la Carnisella de' Brianz. è la Ciccio-
quartiere o porta délia città. la de' Toscani ( da Ciccia, Carne );
Capp-squàdra. Caposquadra. Tra noi la Peziza aurícula di Liundo nella famiglia
voce è usata specifîcatam. a denotare dei funghi sarednici. I Brianz. la ebia«
¡1 capo d'ogni squadriglia di spalatori mano anche Oregginna. — V.
délia neve. Carne váa (/л), Vol. I, p. 229, col. 2.", г. 28,
Carbon canellin (a) agg. Carbon de canel- corr. е= bozzaraa ss in =z bolgiraa.
la, diconlo su '1 monte di Nava e luo- Carrea о Bruson. Carblo , Rûgine. È un
ghi circouvicini. — V. malore che prende al riso quando è in
Carbouà ... Nei nostri monti significa Fare su 'I fare la spiga. Il Carœu minor lo
il carbone, Carbonizzare legne nelle infesta nella prima utà. II riso che n'è
carbonaje. preso si copre da prima di macchie
CarboneYa (in) aile voci italiane Piazza, rossicce, poi si va diseccando e muore.
Bocea, Paraventa, Sommondare, Rab- — V.
boceare, aggiungi le voci nostrali Piaz Carolii, aggelt. Nella bassa losubria chia-
za , Iraboccadura , Ténda , Spazzà-fœù mano carolii ( bruciolate ) le piante e
e Mantegnl. le radie! afíette e rose dai bruchi o
Cardin (л), in fine, agg. e svanarc. È il brúcioli. Lo Spndafora а р. g6 registra
Carrelet dei Franc. Curólo e lo spiega per tarlatura , pol
Carécc (a), in fine, agg. imitando il Prato vere di legname róso dal tarlo: indi
carreggio délie Istruzioni del Censo Carolato, cioè tarlato, e cita il Mat-
del i Si i, p. 26. tioli. II medesimo Spadafora a p. 1 84
Caregà el bauch di copp. T. de' Foro. ... spiega Tignalo per Caroliccio, Cono-
Disporre la malta da tegoli su la la so ; e cita ancora Maltioli. Sarebbero
vóla da ció. mai queste voci Carolo, Carolato e
Cañoeo , v. br. Carie, Tarlo, Tignuola. Caroliccio senesi , e pero toscane ?
— V. Maltioli naque a Siena nel i5oo, e
Cirios, Car ¡ola a. Carioso, Tarlato , Ti- praticó medicina a Siena ed a Roma
gnato, Tarmato, Tignolato. fino а quarant' anni. — V.
Carolii dicono i Pavesi quel che i Carpija , v. valsass. Ragna , Ragnatela ,
Toscani BruciolatOf cioè róso, guasto, Ragnatelo. Al pl. Carpij. Pare venga
in leu o dtii bruchi, o bruci o brúcioli, da Cdrperc lat., perciocchè nelle ragna-
che se 1¡ chiaraino, secondo pronun tele le mosebe e allri simili insetti vi
cie. — V. restaño carpiti e presi. — V.
Carisea, v. anl. Daz. mere. Carr-malt (in), 3° sig., agg. I nostri con-
Carisna (и) agg. Carisna: Polvere di fu- tadini danno il nome di Giongorin o
ligine (Crescenzi, Agrie. VI, 66, 1.). Giongrin alia Stella minore délia pic-
Quella che i Friulani dicono Chiafím. cola Orsa.
(V. il mió Vocab. friul. ital. nella mia Carrettinàda. Carrellata. Ona carrettina-
Librería, dove ho spiegalo ampiamente da de sabbia. Una carrettata di rena.
la cosa.) Carsenza de bombón (in) agg. t delta
Ora lutlo quel che Ji rlialctti ilaliani ha Pizza dai Romani , Scliiacciata dai
"rut») l'Autorc (lóltone quelle Ginnte al Vocab. Toscani , Crescenza dai Bologncsi,
Milanese), lotto si trova nella Biblioteca Am
brollaría. II Placenta dai Lalioi. Le Crescentine o
Го1. V. 5
CAS ( 34 ) CAS
Cre.icntine de! Toscani ( che sono, se lieri piglia brighe in servigio altrui sen-
conde alcuni, felte di pane arrostite za esseroe richiesta, e per lo più cen
nell'olio, o ncl burro come quelle che tro l'allrui voglia. — ~4.
i Lombard! mettono sotlo Ii uccelli ar- Vun che se cascia ¡u tult coss. In-
rostoj e, secondo ailri , sono schiac- frameltenle, Entrante, Brigante.
ciaiine frille) hanno a fare con le Casciass dent in di face di alter. Tra-
noslre Crcscenze. — V. vagliarsi, Impacciarsi de' fallí allrui,
Carta usano i Fornaciaj in un senso par- Intrigarsi, Inlromeltersi. II Varchi (Stor.
ticolare del quale veggasi Térra i. fior. II, 1 5(¡ ). parlando del Frati, dice:
q.G. « Senza sapere bene spesso quello che
Cartelàmm [Pelleslnna de l'œuv] (in) agg. e'si treschino, si travagliano molto iu
Panno о Pannume ( * tose. Carena , lutte le bisogne de' secolari ». — V.
Pronta, p. 424 )• Casció ... In genere equivale a Stimolalo-
Œùv cont domà el cartelàmm. XJovo re, Pungolatore, Uomo che ceci ta al
со 7 panno (* lose. Id. ibid., p. inj ). lavoro. L'Auzzlno sarebbe WCasció de'
Curlirϝ ... Carlolajo da poche facende. galeotli , se noi ne avessimo.
Carubbi. Carruha. Frulto del Carrnbo, ¿ nomc di gergo di quel Vigilaute
vulg. Guainella. È albero che fa nel che nelle fabriche bada ai manovali, e
mezzodi dell' Europa e nel Levante, e li spinge al lavoro se pigri o sciope-
se ne mangiano i baccelli che rinchiu- roni. E diverso da quel Sopruomini
ilono uoa polpa zuccherina di consi- che bada in esse fabriche alla regolala
stenza siroposa. — S. esecuzione dei lavori secondo il piano
Cás (in) agg. V è robba de cas. La è cosa del loro archiletlore, il quale diciamo
da slrabiliare. Soras tan t.
Casca (in) agg. No ghe casca, o No ghe I Сап'etilen che vengono in citta а
croda on pelo. V. Crodà nel Voc. carreggiare la neve per bullarla nel fos-
Càscia (in) agg. Per Raggiro, d'ordioario, salo, hanno un Sopranlendente о più
in materia d'amore; p. е., El tal el g'ha per ogni nunc, il quale aceudisee alla
in pee ona quaj cascia ... vers Monta- pronta e regolala carreggialura per par
veggia. — V. te di que" tan ti Garrel! ¡eri che dipen-
Al pl., Gguratam., per Falli altrui. dono da lui ; e queslo è il loro Casció.
Quiudi d' uu Fiutafatliy d'un Curioso L'uomo cui il vendilore di animali
lulto intento a spiare li altrui fatti, di- porcini affida la cura di guidarli alia
ciamo che 'l tut su tult i case. — V. casa di chi li compra. 11 Porcaro (Ge
Casera (in), 3.° sig., agg. Parlaodosi di ne/ ál) guida e cuslodisce la raandra
bolti о simili, vale Scannellare, Gittar porcina al pascólo; il Casció si caccia
forte per la cannella (Spinna) , Versare innanzi i porci venduti per consegnarli
con Jorza, Schizzare, Spicciare, Spillare al compralore.
con impeto, Zampillare. — Parlandosi Casell (in), 1° sig., avverli. Nel Mil. e Pav.
di polle, vene., scalurlgini e simili, ol- il Casell propriam. è la stanza, dove
tre a Gitlare, si dice Pollare, Rampol si custodlsce il lalle dal momento che
lare. — V. s'è mutilo al momento che si spanna,
Casciatnént (a) nette G. agg. Jfßizione, il quale spazio è ordinariamente di cir
Passione; р. е., L'è mort de cascia- ca ia ore. Cío che del latte rimanc
rirent. Egli è morto di passione, di ac- dopo la spannalura, si porta nel Casan
corantento. — V. (Hollino), quivi si versa nella caldaja,
Cascia ss (in), 1° sig., agg. Casciass de per gli si da ¡I présame, si fa bulliré, e,
Intl. Inlromeltersi presentaosámenle. — com'egli è quaglialo a dovere, si leva
Oinm che se cascia de per lull. «Perso dalla caldaja, e si ripone nella forma
na molto deslra, molto inframettente , o cascino. — V.
e che pénelra in molli Iochi » (Caro, Casèlt ... Specie di rete.
Lett. ined. I, 18G). — V. Casella (in) agg. Ogni casetta g'há la
Casciass in tult coss. Inlromeltersi so' crosetta. V. Croselta i. q. G.
in ogni facenda. Impacciarsi, Ingerirsi Casón, v. coma ira. Lo stesso che Eot-
in tullo-, dicesi di persona che volea- linna (pesce). V. il Foc.
CAS ( 3 ) CAS
CasoneYa chiamano ne' monli del Comasco gho, 31arante , agg. Fondo di bolega>
la Selvarœùla. V. nel Foe. pur usato dai Toscani (G. Giusli). — V.
Casóll [T. di Cace] (in) agg. Che ш [Viv sulla cassa di mort] (in) agg.
Brianza pronuuziano Cassbtl. Le parti a Campare alle spalle del crocifisso м
di questo Capanno cainpereccio> quan- (Lasca, Cene). — V.
du è costruiio di soli legni e paglia, Cassa, v. rout, verso il Comasco ... La-
Bodo: Cologne ... ~ Colognell о Pieu- sciar addietro, Non metiere ¡n opera
too. Ritti? c= Tenaja... :c Spall. Radici? uno, ec.
=r Ciav ... = Colniègna. Conügnolo. = Cassini ... Nome pari ¡cobre dell'arsenale
Cappiu ... = Pertegon. Correntoni? = in cui si conservauo 1'inGniti altrezzi
Codeghetl. Correnti? = Codegbeltio. che occorrono in servigio della Fabrica
Correntini? =Slropp. Ritórtole? =Pa- del noslro Duorno. — Congrrgazion de
ja de segra. Pagtia di segala ond' e- cassina ... Scdula in cui Ii operaj o
scono.= La Sees. Le Paieti? — 1 do fabricieri del Duomo tratlano de' lua-
Al. Pioventi? es Cassioèll ... c= Alurèll. teriali per la fabrica.
Muricciuolo ? Cassinàtt (in) agg. Casalino. Homo di cá
Càss. T. de' Retaj. Sacca. La rete cosi sale (Spadalota). — V,
delta Linau, p. e. , termina io uua gran Cassioèll ... Nei capanni camperecci di
sacca che dicesi Cass. Irgno e paglia chiarpisi cosí tulla quella
Cass rar. Sacca di maglia rada. SofTilla che 1¡ tramezza per dare posto
Cass spess. Sacca di maglia futa. (F. al lieuo e agli strain! che vi s1allogano
Moati, Уос. Com.). come sur una Cassinna.
Càss (in), Susi, m., agg. A noi propriam. Cassinna (in) agg. II pavimento della Cas
vale — Massa di fieuo, di stoppia, di sinna si chiaina Lecc quando è confor»
strame quai si voglia о per cibo o pr-r mato come si vedra in Lecc i. q. G.
lello alle bestie, giá bella e riposta sollo El lace el sta su la cassinna. V. Lace
la caparina (Cassinna). Nclla lingua il i. q. O.
Cassó, che Cdssero auche si dice, é Cassina in sigtiif. di Cásale usa il
un recinto o luogo chiuso da muri e Caro nella Lellera scritta a noine del
coperto da telto a uso di guardarvi che Card. Farnese da Roma, il 5 di marzo
che sia. Per esiensione, chiamasi Cds del i55i « Ha segallo ( Fanion Fantoni
sero un pieeol forte, e, per una coial capilano di scarriera, famoso a que' di)
simililudinc, dicesi Casso il petto ricinto di parecchi suoi pari a una Cassina sei
dal suo costolame; onde forse è venuto mitlia vicina a Parma, dove par che si
il nostro Trà in castell. — V. disegni far raunanza per venirvi a ru-
II Cass di Ueno non lia quella som- bar una porta. » — V.
œila pur falta di íieno, leriniuanle a Cassdii (in), sig. 5.°, dopo cosíalo, agg.
cono, delta da noi Cappellina, per si- II Redi (Op. У, 1 1 5) lo chiaina scherz.
migliare in qualclie modo a uua cappa La Cucina.
eciorinala distésavi sopra. — V. Caslàn (in) agg. S VI caslan el siioriss de
Cass da terra. Capannone. È uua gran magg, ее. V. Pùgn nel Voc.
TeHoja più o meo luuga secundo ¡1 Inlendona rdgora per on caslàn, fra
bisogno, con muro, per lo più, di die- se conl. brianz. sinônim. «¿Capí R omnia
tro, non pero (¡rato su lino al letto, per totuma. V. Rómina nel Foc.
sollo la quale si ripone Geno , paglia , Caslanèssa (in) agg. Dubilo che sia uu
ec. , facendone una massa che va da enle solo cou Carpanèssa. V. nel Foe.
terra fiuo ai tégoli. I Toscani dislin- Caslanil [in isp.] (a) agg. Bosco di pa
guono il Capannone, o gran magazine tine (Pauan. Poet. teat. t. I, c. xxxvin,
da fieno, dalla Fienaja e dal Fienile. s. i8).
La fienaja è meno grande, e ¡1 fienile Caslèll (in), sig. G.°, agg. Fa el caslcll
¿ meglio custodito del capannone. — ai pianl , p. е., ai moron, ai per, ai
La Cassinna à un Cass minore, e sol- olmi. Impalcare Ii alberi. Fare il pal'
lévalo da terra, ma anche in questa si со alle piante, diramaudole , o dislri-
fauno i Cass di fieno. — V. bucndole ne' rami. — Fágbel alt. Im-
Cassa [Fund de cassa] (in), per Avanm- palear alti, р. е., i gelsi. — Fágbel bass.
CAV (36) CAV
Impaharli bassi. Allevarli nani, come Carchi di igabelljirirlj
dire a macchia, a siepe, a boschelto. At]1 umbra d'un rrsrtillo.
— V. G. Giuili, Discorù che eorr. —V.
Castègna (a) nelle parti agg. Riscin о Cavnbuscion (in) agg. Oggid) si deno
Riscelt ... = Piœùcc. Germe. mina cosi più particularmente un fer-
[ Castegn crodell ] (in) agg. Crodeli ruzzo terminante in tre branche aun-
e Croveli I pronuncíalo alla Brianz.]. ci nate со '1 quale si traggono alle bol-
Castagne e Marroni colalii (Magaz. Cul- tiglie volate del vino i turaccioli ri-
tiv. tose, p. 83): « Circa il mezzo del mástivi nello simarle.
mese ( tValtobre) si battono le castagne Cavadinna (in), sig. a.°, agg. uno Scap-
e i marroni e s'ammassano in ricciaja; pavia (* tose).
si ricolgono i colalii e si vend on о , cbè Risposta evasiva , quando uno li
non bástano e riscaldano. » — V. schermisce di dare ma ggiori spiegazio-
Nelle selve brianzuole si (rovano ni e schiarimenti di quelli che allri
quesle specie о varietà di castagne : vorrebbe. — V.
Bozzella, selvática, piccola, alquanto Cavagnœù [Ogni fiœù, ее] (in) agg. Уa la.
pelosa, mezzanam. saporita. Farisella, la creatura nata la pastura (Almanac-
Bonazzina e Oslanella, tre varietà lutte со liicchese // Goga del i84<)-
piccolette, di scorza soltile e saporite. Cavalcà (in), dopo ridosso, agg. о a bis-
Rostirá , mezzana, molto saporita e dosso.
rossiccia di scorza. Garavina, minuta, Cavalér (in) agg. Cavaler grass. . . .
saporita e rossiccia di scorza. Speróna, Cavalee zopp galett a balocch ...
grossa, liera di scorza e insípida, è la Ció va inteso de' bachi dopo la quarta
peggiore. Oslana o Agoslana maggiore. muta; e per zopp dee intendersi ba
— V. chi sani ma diseguali per maggiore
Castegn cott a less, e su i monti di о minore sviluppo, e non per alcuua
Nava propriam. Ferù. Tiglie, Tigliate, malatia. — V.
Ballotte, Súcciole. — V. Melt i cavaler. F. Mèlt nel Foe.
[Castègna che s'eioppa in Г acqua ] Scumà i cavaler. F. Scumà nel Foc.
(a) nelle G. cancella Castagna colatía ; l Cavalér lusirceù ] (in) agg. Alcuni
e agg. Castagna che schizza. Castagna coiitadini brianzuoli cliiamauo lusirœk
aquosa ? — Nota che la Castagna со- que' bachi da seta che primi e isolati
lalia de'Toscani è la stessa che la s' indrpicano su la frasca ( van al
nostra Castegna crodella, la quale, ma- bosch ).
tura , scappa da sè fuori del rícelo e [ Cavaler terzin ] (in) nota , che Ter
cade (croda). F. il § preced. — V. zin o Terzirœu diconsi solíanlo e со-
Castiga (in) agg. Castiga in la borsa e stantemenle i bachi da tre mule , о
Castigà la borsa. F. Borsa i. q. G. dormite; e Tre'voltin sempre quelli che
Castrón, aggelt. di Làcc. f. i. q. G. fauno in sino a tre volte net medesiino
Calopia (a) nelle G. Hanno i Toscani anno, e, dove non sopragiungesse la
Catôrbia per Prigione; onde il verbo fredda stagione e non venisse nieno la
Jncatorbiare, Metlere in catdrbia (Ma- foglia, farebbero quattro volte e cinque
Tiuzzi, Foc.). — V. ancora, uascendo sempre parle de' loro
Callà (in) agg. Giugà a cattà Г ughetta. semi pochi giorni dopo che souo stall
F. Ùghètta nel Foc. dalle farfalle deposli. — V.
Cattatócch, v. br. Accaltalozzi. Cavalér. T. de' Murât. , Coslrutt. , ее. ...
Cautà (in) agg. Cautass. Rifarsi , Riscat- L'arcatura о incurvature di una trave.
tarsi. Restaiirarsi di alcun danno sof- El cavaler del somee.
ferlo; p. е., Gh'è de cautass? Céda Cavalèlta (in), a.° sig., corr. =s Staffella
poter riparare? C'è da poter risarcirsi? r= in = Scaffetta. — V.
— V. Cavàll (in) agg. Cavall de bonua bocea
Cavà [Cavássela] (in), 2.°sig., agg. Sga- fa botina reussida ; cioè, resiste alla
bellarsela .- falica e fa durata.
Cbi nojato 'Ii nlarsene Cavall che mangia poch , el lavera
Li bruco с dercliUo, anca poch. — Di chiaro signif.
GAV ( 37 ) CEC .
Cavall die inangia poch e lavora vo soleo per l'altro verso, non si son
sosscn n , el 5« coDsuma prest; cioè, poluti arare, e perció si lavorano dopo
non fa diirala, presto le sue furze se con la vnnga, o vero со" l'aratro stesso
lie vauuo. — V. menato trasversalmenle. Di qui si vede
Cavall elle s' inciappa ; Cavall che che a raginne qnesli I rail i son delti
s' intaja. Inciappàss e Intajàss nel da alcuni Testate, da ni 1 ri Capczzatc,
Гос. Capezzagne e simili voci , lutte derí
lu ßn resta a cavall d'on bas'.on, m. vate da Capo, come da Capo deriva
figúralo br. Alia fine trovarsi co'lc pur anche la nostra Cavedagna , mu-
mani pit ne di mosclie s Restar con le tandosi fácilmente il p in v, non pur
mam piene di vento , cioè, Noa conse ne' dialetti it.il., ma nella lingua anco
guir nulla, ее. — V. ra. — I Lemhi de' Toscani , Scamna
Purgant de cavall. V. Purgant i.q.G. de' Latiui , sono propriam. quei Iratti
Vess come el cavall de saut' Am- di terra , lungo il solro, riiUHSli sodi
breeus Andemm. V. Ambrceus i. q. G. per non essere slati rotti dall' aralro.
[ Intant che ona mosca la niangia Ecco il passo di Cio. Targioni Toz*
on ravall ] (in), Vol. I , p. 26З, col. 1 zetti che lo spiega: <« Il vomere si con
su :l fine, ngg. Linnéo disse che Ire nifi duce per Ii spazj lasciati sodi , chia-
sche, di quella specie che i Natoralisti mati anlicam. Scamna, in oggi Lcmbi,
chia mano Masca vomitoria, possono affiuchë si rompa più terreno che sin
sharrazzar la terra del cadavere d'un possibile » (Ragionam. su ГAgrie, p.
cavallo con quella prestezza che potría 10З). - V.
fulo un leone. Questa esaggerazione Cavèdau dicono i Coinaschi per Cavezzàl.
dell' insigne naturalista svedese , con V. nel Voc. e Monti, Vac. Com.
forta dal popólo a modo suo , diede Cavedell , v. br. È lu stesso clic Boi'm.
fors? origine al nostro vulgare. - V.
Cavall [ Toeii-su ] (a), Vol. I , pag. a64, Cavedenèssa ... 1 Lariensi chiamano cosi
col. l, г. 48, agg. о una muta. lafemina del Cavédiue (Cyprinus capito
Cavall [T. de' Foro. ] (in), dopo Marniu, Scop. ) pregna d' nova.
agg. о Bevirœu о Basait. Cavèll (in) agg. Corne gh'hoo tanti cavij
Cavall. T. de' Boscnjuoli e Contadini ... in coo ... Corne io son io.
Nelle cataste délie legne è il Coin ignoto Cavezz (a) , susl. m., <tgg. f Pavesi e i
che iiisieme ai piovenli (a loro coper- viciai Oltrepadani lo chiamano Vin-
tura. tenna dal numero délie braccia , e
Cavada dicono alcuni del contado per ¡■'entina è pur detto nei Ricordi d'una
Cavalèlta, sig. V. il Voc.j ed allri Famiglia senese . scrilli 'coiitiouatam.
per Muccliio di paglia fatlosi dopo dal 12З0 al 1942 (Arch. slor. P. II,
battuto il grano insù l'aja , e lungo Appeod. XX ). —■ V.
quauto essa с lunga. Caviass-sù. Accapellai si, Accapigliarsi.
("av.-il 11 п. aggell. di Cavallo; onde Cama Gaviera, (iguratam. Barbata, Barbdtico;
cavallina , TrefcBuj cavallln e simili. cioè lutte insieme le barbe d'una ¡nau
— Rid cavallin ... Riso che simiglia al ta. Anche è delta Barbicaja s la quai
nitrir del cavallo. — V. voce pero usasi da taluui a significare
Cavallinna, aggell. di Coppcra. V. i. q .G. quel gruppo di radici che alcuni al-
Cavalott ... Nel B. M. chiamaoo cosí il beri baniio a fior di terra iutorno al
Gruppo d' una rana accavalciata al- colletto, cliiamato da noi Coronna di
Г altra. radis. — V.
Cavalott. T. de' Tromhuj. È il telajo che Cavrètt ... Nome di que' bernoccoliui di
sostiene il manubrio. ferretto pungenti e infriabili che si tro-
Cavedàgna (in) tulle G. corr. Le Cave- vauo nella terra da far lególe.
dagne non sono latcrali al campo ára Cazzuu (in) agg. le parti Tuzza ... =
lo, si bene sono in cima e in fondo Manegh ... = Becch ...
dt-l campo quei Iratti di terreno rima- Ce (in) agg. Faa come un ce. Lunalo.
mi sodi , perché , voltandosi quivi i Cecè ... Uccelletto, che è la Fring'dla li
buoi e l'aratro per coniiwciare un nuo- naria Lia.
CER ( 38) CÍA
Céder de la pitlura ... Specie di cedro. Ceregàja (lu) ... Il complesso de'Chierici,
Céder in ceder. Cedro da sugo e fior la Chertchería, in senso dispregiativo.
doppio. Céregh (in) agg. Ceregh salvadegh, o stob-
Cedráa, Cedrdn. Cedro, biarceu, dicianio aquel contadinello che
Cedria di Ebrej. Cedro giudaico. mette veste talare e cotta le feste e serve
Cedraléll de Fiorenza. Cedratello di Fi- all'altare in vece e luogo de' veri Che-
renze. II Cilreum florentinum Targ. ricr, che cootadinescain. chiamausi Cc-
Cedronera. Cedrara, Aremciera. rech dosmestech, e de'quali iu campa-
C'è'l? — Dice il contad, brianz. per Chi gna è difelto. — V.
è egli? Cert (a) agg Noi usiamo questa voce per
C'è 'I lu ? — Chi è ella? Chi è lei? indicare indefiuibilità; p. es., L'è ou
Chi è lui? cert omni che ... L'è ona certa fa-
C'è '1, ce no è 'L — Chi è, chinon e; cenda che ... Egli è un cotai uomo, che
Che è, che non è. non ti so dir bene come e' sia falto.
C'è M — Chi è ella? — V. Elf à una cotai facenda, che, ее. — V.
Celádiga ... Specie di Vino che fa nel Brc- Cervell (in) agg. Cervell bus. V. Cajrceù
sciano in un luogo del med. nome. — V. i. q. G.
Celebràa |Avè], m. scherz. ...Aver man- Cervellée (in) agg. Salsicciajo (*tosc. Ca
giato e bevulo il dovere. rena, Prontu. p. 42- ).
Celo, V. Sícut nel foc. Cesàj [T. di Zecca] (in) agg. l'ital. Ritagli.
Cenienarccù (in) agg. Anche nell'anno Chlffen (m), al Semele, che è panino londo
1847 »e lenni un h, mi fece ni uova, od ovale, sosliluisci Chifello (" lose.
e il centesimo non avéa diversità. Carena, Prontu. p. 44°h che è pauetlo
Céra (in) agg. Nell'A. contado verso il Co- rattorlo e a mezza luna.
masco dicono: Inversa la cera о Voltà- Chigà, v. br., per Cagà. V. ntl Voc. — V.
sott la cera, Accigliarsi} Aggrottarsij Chin. Dimití, brianz. per Cecchin. Fran-
Rannuvolarsi. ceschino.
Cerca. T. degli Idraul. Chiassajuola e Chirie [vestilo] (in) agg. Curioso è il ris-
Chiassajuolo. « Per cavar Vaqua pio- contre di questa voce со *1 sardo logu-
vana dai campi bisogna fare aquaj dórese Chirriu, che vale Lembo, Estre-
( tmvcrsàgn ) spessi a traverso, che dai niità.
solchi la pigliuo e mandlno ai lati in Cià (in) Kfltte G. corr. Si usa Dell'alta
fósse scoperte, e queste la metlano in Brianza, come su '1 monte di Nava, er.,
chiassajuole falle con intendimcnlo ne' per Quà e Qui. V. Chi e Scia nel
luoghi opportuni, le quali la porlino Foc. — V.
al fossato » ( cav colador). Davanzati, Ciáccera (a), 3,° sig. , agg. Fenímela con
Cultiv. lose. — La Cerca è delta cosi sti ciaccer! «Mon più novellel » (Giuo
da Cercare, perché pare ch' ella vada Cappoui , Corn. ). — V.
per Ii campi cercando le aque scolan- •[Ghevœur olierche ciaccer] (in)agg. :
ti, a fine di menarle fuori. — V. Lo cbiaccbierc non Г411 fiiriaa.
Cercnria (in), corr. le parole— di color G. Giuiti, Discorsi che corr. — V.
giallo chiazzato di uero=, in — di color Ciaflorèll. Lo slesso che Ciaffolètt o Ciap-
пего chiazzato di giallo; e agg. Questa pin. V. nel Voc.
voce ha cera di provenire dal greco. Ciàufer (a) agg. Ciarpa, Ciabatta, Sciai-
Sollo questo medesimo nome corre teria, per masserizia, arnese mal fatto
anche la Salamandra aqnajola, simile о già mezzo consúmalo.
a qucll'altra, ma tulla ñera per di so* In senso di calliva inoneta osservisi
pra, con poco giallume sollo pancia, che anticainenle correva iu Italia il
più piccina, coo coda squamosa erelta, Cianfrone, 1110 neta ma lia lía e di poco
e piedi più alli. valore. — V.
Cercoltà, Fa el cercolt. Accattare, An Ciapollarfa (/л), i.° sig., agg-. Ciapottarj,
daré alfaccatlo, aW accaltolica ¡ Far o Comed! de bagaj. Balocchi da fan-
l'accattone, Limosinare. — Per estén* ciulli (Berni). — V.
sione, Prendere fácilmente da altri, co Nel 2.* sig., agg. Chidppola, Chiap-
me fanno i Frali. — V. polcria. — V.
CIA (39) cíe
Ciapp:'i (in), i." sig. , «gg. Ciappà afezion; Ciàv (in) agg. Ciav a coronna ... Quella
Ciappà amor. V. Amor i. q. G. specie di chiave che là verso Ii ¡nge-
Ciappà (a) agg. Avell già ciappaa. Frase gui ha un orlello rilevato, delto Co
de' coniadiai verso il Comasco ... Es- ronna, ¡1 quale impedisce che la chiave
sere già souato il mezzodi, l'avemaria, enlri più là che non oecorre Deila top«
e simili. pa. Cost falle chiavi servoDO per aprire
Ciappà-sù. Poggiare. Sto trav el da due facce opposte la slessa toppa.
ciappa-su poch sul mur. Questo trave Se l'è ni'vur, la ciav sul mur; se l'è
ha poca seggiola net muro. . Seren, la ciav in sen ... Prov. di varj
Ciappà- via è lo slesso che Tegni-via. ront. del Mil. che soglíon dire pe '1
Pigliare, Teuere spazio, cosi al proprio, i5 di genajo, asserendo che se ¡n quel
come all'esteso; p. е., El dava certe dl è núbilo, il lempo sussegueute sarà
benediziononn che ciappaveo-via dés dolce e potranno (avorare in campa
mja: gne e lasciar la chiave di casa appesa
Ed cgli coa la man sovra i ompioni... al muro; se sereno, la luna seguente
Trinciava certe bencdisFoni, sarà rígida e dovranno esser sempre
Che pigliavano un millio di paese. in casa o nel diutorno.
Tassoni, Srcchia rap. с. V, st. Зо. — V. Ciàv. T. de' Forn. ... Nella cosl delta
Ciappada, v. br. Guadagno, Chiappo. — Gambella è il nome complessivo di
Fa ona bella ciappada. Fare un bel que' tre matloni che a mezza allezza
chiappo, perGuadagnarci di molto. —V. e di fronte vi si mettono a traverso
Per Presura, Presa, Futíala. У. Li nei due muri per impedirle di aprirsí
gada ncl foc. ncl diseccare deí mattoni.
Per Preda, Retala, Péscala, Caccia- Ciàv ... Nome Helle due traverse che dt
gione, Uccellagione , cioè , quanto di faccia e di fondo coliegano i ritti e le
preda si piglia cacciaado, uccellando , radici de' capanni camperecci di legno
pescando. — Y. e paglia.
Si dice anche per Scorpacciata d'uo- Ciàv del corp. ... Al Brianz. sonó lo sles
va sode. — V. so che le Ai ticolazioni , le Giunlure.
Ciappamdsc ... Erl>a che è lo Apocynum — V.
androsemifolium Lio. Ciavarin, v. br. Cazzatello, Chiappolino,
Ciappée (m) agg. Cocciajo. I Brianzuoli Fraschetla. — V.
chiamano Ciappee cosi chi fa vasi di Ciática. Chiavica? Cateralla, che s'apre
terra colla, come chi Ii vende; e Ciapp e chinde all'uopo, falla per impediré
chiamaoo tanto i vasi inleri e sani di elle l'aque d'un Hume in piena entrico
terra colla, quanto i pezzi di essi vasi ne' terreni difesi da árgíni, e per man
rolli; — ed io sarei per credere che dar fuori quelle dei rivi e de' cavi со-
anche i Toscani, da che usano Cocciajo laiori quaodo l'allre s'abbassano. È vo
per dire Colui che Га vasi di terra ce úsala ne' paesí lungo il Pô. — V.
rolla, cosi usino Cocci non solo per Ciávica e Ciavicon usano i Pavesi per
pezzi di vasi rolti , rna eziandío per Conduite d' immondezze, Fogna, SmaU
vasi belli e interi, come i Brianz. usano titojoj Cloaca. — V.
Ciapp nell'uno e nell'allro signifícalo. Ciccià (in) agg. doñeare, Ciocciare, Zin»
— Questa voce Cocciajo, equivalente nare, Zizzare, Zizzolare. Tutte queste
appuntino alia brianz. Ciappce, mi vien voci sonó piùaffiui alla nostra, siccome
suggerita dal Gherardini, Supplim., in quelle che vengono da Cizza, Cioncia,
delta voce. — V. Ztzza e Zinna, tutte significant Poppa,
Ciàr (in) agg. Per Quasi bianco, Bian- dalla quale si succia ¡1 lalle, come il
chiccio, Bigio, tendeule al bianco, ma vino dalla bocea de' Gaschi e simili.
non affíitlo bianco, come il cenerógnolo E quand'uno sbevaasa,
e simili; p. е., On oinm vestii de ciar j E che abbocca la ainot
On para de calzón ciar. Uomo vestito Di l (iaaco e délia taxaa.
di abiti traenti al bianco, bianchicci, ce.; Buooarruoti, Fiera^ g. III,
Un pajo di calzoni quasi bianebi , che a. II, I. 3.
tirano al bianco. — V. О a Je Sciscion per Beone,Succiabtonc{
Cío ( 4 > ) cm
Bevilore per la pelle. — V. chiamarsi, Far richiamo, Querelare ;
Cicciorlaja, v. Ьг. ... Vino debole, ana- Рогге, Dur querela ad alcuuo. Accu-
quaticcio. E, íiguratam., Discorso pro- sarlo. — V.
lisso e slucclievole. Pappolala. — V. Ciocch, v. br. Malsano, Chioccio, Malaz-
Ciccolaltin, figuratam. e scherz., per Pa- zato. Anche Vano, Non fecondalo. —>•
pigliott. V. nel Voc. Onde il verbo Cioccà per Chiocciare,
Clff de bava (a) nelle G. mitifica. L' In c'toè Cominciare a senlirsi maie, dan-
glese chisma il fazzolello Kerchief, done indizio con ramarichj. — V.
pronunziandolo cherciff (Kertshift ). Ciócch, aggelt. di OEuv. V. Œuv i.q.G,
— S. Cioccbin , v. br. Dinderlo, Dinderlino ,
Cima o Scima (in) agg. Scima o Cima Tremolante, Dándolo, Cinciglio, dán
del dl. L'Alba, VAurora. Lo apuntar dolo, Ciondolino. — Al pl. Ciocchilt.
del giorno. Dóndoli, Dondoh • ', Penzolinij da Cioc
In cima del di. Insulfare del giorno, cà, Dondolare, Ciondolare. — V.
Insu'I primo aprirsi del dl, Insu' l di. Ciocchitt, susl. m. pl.; e Ciocchett, sust.
— Alla punía del giorno è da poco Г. pl. Squille, piccole campane con che
lempo éntralo nella lingua nostra; Alla si suona l'avemaria cosi délia malina
cima del di, de' nostri montarían, parmi come délia sera. — Onde
più bel modo e più vivo. — V. Pvnw-mnan* no fulla та
Cinàpro. In vece di questa voce si usa Clivai prim löcrh di ciocebitl Гега in csmpagn«.
più communemente Cinàper, Cindbro. Maggi, I. Agg. Cons. Mcnegh., p. loo. —V.
Ciuqu (in) agg. Vess corne cinqu did in Ciód (in) agg. Omm trovaa in di ciod,
d'ona man. V. Did i. q. G. 0 vero, iu del ferr rott , m. br., per
[ Cinqu e ciuqu des] (in) agg. Impal- Uomo mal fallo , mal bailiio, bozzac-
mámenlo. chiuto , tristanzuolo , sferrato , male-
Cinquanlà la rizza (in) agg. Questo no- icto, come sonó quesle sferre o robe
stro modo, di cui non si trova esem- mezzo consúmate, da ferravecchi. —V.
pio negli scritli aoteriori al secólo xvii, [Ciód de barca a rampin] (ir), Vol.
ebbe origine probabilmente dalla con- I, p. ago, col. i, dopo Strat., agg. о
dizione di quelle Rappresentazione Spi Atberti , Diz. ene, in Imrarbonare.
ritual iu versi sciolti che mise in luce [Ciód de ramm] (in), Vol. Г, p. agi,
il P. Benedetto Cinquanlà co'tipi Ma col. i, agg. Si chiamano cosi i chiovi
laysia del i6ai sotlo il tilolo del Ricco fatti di verzello di rame alla chiodaja
Epulone. e dal ramiere chiodajuolo.
Cinta (in) agg. o Circondare di, ec. Ciód ... Nome vulgare fra noi, proprio
Ciocca (in) agg.Wess in ciocca ... Parlando di que' cinque cosetli piriformi, com-
Hi cavalli, lo diciarao allorchè pertrop- posti ognuno d'un grano d'incenso in
po caonninare, e specialmente sotto veho in alquauta cera ricoperta di Co-
pioggia о sole eccessivi , rimangono glia d'argenlo o d'oro, che si conlic-
come sbalorditi e vanno trabidloni a cano per dabasso nel cerco pasquale
ino' degli ubriachi. in símbolo delle 5 piaghc di N. S. —
Ciocca, figuratam. Essere H per dar Va- Anche i Francesi li chiamano Clous.
nima al Creatore, che noi diciamo an» Ciodéra ... Fabrica di chiodi, Officiua ove
che Vess II per crodà-vîa, con metaf. si fabricano chiodi.
tolta da poíno che sia per cascare alla Ciodinétt, dimin. di Ciodln. V. nel Voc.
prima miuima scossa. — V, Ciolill de bagaj. Scarpini.
Cidcch [O stretto ] (in), i.° sig., agg. Se u Ciórla. Positivo di Ciorlinna. V. nel Voc.
ciocch o imbríagb? — Tu vaneggi, — V-
Tu esci dal seminalo, Tu liai il cer Cipro. V. Uga i. q. O.
velle fuori dei gdngheri. — V. V. ¿i ba che sa odor del vio de
Cidccb, aggelt. conl. di Terrén. Im- Cipro i. q. G.
bevulo di troppa aqua. Circondari ( T. Amm. Geom.). Determí
Ciócch [ О largo ] (in) agg. Richiamo , nala estciisiooe di paese, di territorio;
Querela, Accusa, Doglianza, Lamento. 1 lerreni i lie si» uno intoroo a un paese.
— Mctl-gió on ciócch contra vun. Ri- Distrelto? — V.
COA ( 4i ) сое
Cirôgen o Zirùgeu о Cerügen. Aggelt. di cosí cantava d'iina contadinelU un poe
Candila. V. nel Voc. ta loscano. — V.
Cismo, v. br. Inimicizia, rol tu ra ira per Cóbbi (m), sust. f. pl. ... Perché non an-
sone che prima erano atniche. Scrtzio, che Cobbia al sing., che è pure usila-
Malumore , Crudo. Forse viene da tisslnro? — S.
Schisma. — V. Agg. e Cobi, Cubicólo, Covo, Côvolo,
Ciùsa (íi), з.° sig., agg. In senso di dal lat. Cubitus. — Andà al cobi ( lat.
Pescaja e Steccnja s' usa e si usó la Ire cúbitiim), Andaré a dormiré. — V.
voce Chiusa fin da tempi anlichissimi Cobbiaa (in), 3." sig., corr. Accoppialo ,
anche in Toscana e in altre parti del- Appa/alo,Addoppiato.A'¿¡¿'malo di filo
Г llalla centrale. «Per la grandissima sérico non torio ( che è quel difetlo
iiiondazioue e pioggia continua .... una che i Frances! chiamano Mariage); il
niia chiusa , per la quale si conduce che avviene qnando, perdulasi la torta
aqua a certi miei molini , ène disimila ( iucrocicchiamenlo dei capi), la sela
e rolta » ( Leltera di Amb. Ordelaffi corre doppia su'l naspo, senza essere
ai Dieci delta Balia di Fir. i43g, in torta. Si falla seta chiamasi Cobbiadaj
G. Cavalcauli, 1st. fior. Il, 4аЗ). — V. donde procede il grave danno di ve-
Ciusón (in), i.° sig., corr. Il Maviglio délia derla ail' incannatojo e filulojo sfioc-
Martesana coinincia' a Trezzo, qualtro carsi e andar lutta in isbroccatura
a cinque buone millia di sotlo a quel ( strazia ). — V.
propnamente delto di Paderno. — V. Cobbiètt с Cobbr'ln . . . Cappio di fune
Coa (in) agg. I dimin. di questo nome onde s' involge quel Irave о simile che
provano ad evidenza corne il dominio si vuol sollevare e trasportare.
<ie' linguaggi parlait sia per meta del- Coca dicono i cont. brianz. per Coceara ,
l'ellmologia e per meta del Capriccio. e con maggior affiiiilA al tose. Cocea ,
— In Milano Coa ha per dimin. Covin, e di qui traggono piii grammalicalmente
e per dimin, di dimin. Coanellj per Cocarreula in luogo delta nostra Coc-
lo che queslo dimin. di dimin. nasce chirϝla. V. nel Voc.
fra noi dal positivo, e non dal dimin. Cocc e Cocerá diciamo anche commune
— Qui in Briauza in vece da Coa mente per Cose e Cósela. V. nel Voc.
traggono il dimin. Covin, с da quest'ul- Fa eoccina.Si dice a'cagnolini, come
limo il dimin. di dimin. CovinelL Che a' cani da caccia: Fa coccia. Cuccia /í;
dedurne? Forse che i contadini siano Cocch (in) agg. Ciappá el cocch. Sonni-
■nigliori grainmatici che non i cilta- Jerare, Addormentarsi.
dini ? Chi si lascia andaré alia natura, | Cóccb [ Da el ] net Voc. e nette G. rifor-
parlando., fa meglio di chi, dopo averci ma. = Dar ta pasta ( Gigli, Corn. ), e
studiato sopra moho, linisce a far di Pigliar la pasta (Id.), per Lasciarsi in-
suo capo. gannare. — 1 frulli del coceo di Levante
Coa (in), 2-e sig., corr. Fà coa. Strasci- ( Menispermo cóceulo di Linn, o Galla
care? Dicesi per lo più Helle vesti don- diLevante) hanno proprietá narcotiche,
uesche sllorchè, oella parle deretana stupefacienli ; per cui polverizzati , e
del giro inferiore, pendaoo si da rä faltane una pasla, quesla si gelle a
dere terra slrasciconi. — Se pendono bricloli oell'nqua; i pesci , mangian-
celle parti lateral! o anteriori del giro, done, restaño sbalordili e intormenliti
diciamo che Strusen о che Ilinn горр, per modo che volleggiano a riva boc-
Cóa (in) agg. Porta lu coa in pee. Ruz- cheggianti e impolenti di soltrarsi alia
гаге, Zurlare, Andaré in zurlo, Essere mano di chi osa fare una simile pesca
in zurro, in gazzurro, in rigoglio; La- inerilamente vietata dalle Leggi (Adria
scivire , Fare zurli e sahi d' allegria. no di Jussieu ). Di qui le dette frasi,
I giovani quadrúpedi rigogliosi e vi- — V.
vaci rizzan alto la coda e «allano. —V. Dà el cocch a vuu, liguralam., Affu-
Соагг о Quàzz (л) agg. Cibcchia. Capelli tappiare o Aopiare (Sacchelti, Nov.
■nlrecciaii , avvolii in giro e fermait 109 ). Renderlo smemorato e slúpido
con spilloni d'argento. quasi per incanlainento, o per beve-
Il пего crine io crocebia sUvvolgc^; raggio opiato. — V.
Го1. V.
COD ' (4 э ) COJ
Coró \Cu си] (in) «gg. Con quesPalto Codognilt ... Pianlicclle di melocologuo
(deli'appuutare il pollice della man dé selvático.
sira al naso, ее), е con questa voce Сocrent ... Confinante, Contermine.
СосЬ, no¡ voglianio aoche dire: Tu Coeréuz, susl. f. pl. ... 1 confiai ira sta-
non me la cucchi, Tu non me la. Tai, bili e stabili.
Non ine l'accocclii, Non mi gabbi; — Coerenziaa ...Con descritti confiai, avente
allorchè ci accorgiamo che alcuno mira dati confiai.
a farci qnulcbe liro fraudoleulo. — V. Cceíicc o Cótt (in) agg. Lavorà a cott o
Cue (5, Coceó e Coccorin ... Cosi uel D¡- a cneucc ... Allogare la mano propria
slretto di Sarouno, e là intoruo, chia- al lavoro di malloni, con obligo di far-
mano lo Slróbilo, o sia la noce a cono Ii, infornaciarli, cuocerli, levarli e ac-
degli alberi refinosi , come il pino, ¡I calaslarli, e ció per un dalo prezzo ogni
cipresso, ec. — V. inilliajo. Andà-via a lavorà a carnee.
Cucó [Pan del coeô] (a) nelle G. corr. Cocucc (a) nelle G. corr. Cceucc, Ceeuc-
Uallozze berooccolule simili a panel- cia, dicono i contad. Brianz. per Cott
lint, le quali souo covi d'insetti che e Colla. Pianta cœuccia de dent. Albero
depongono le uova iu piccole tacche internamente ammoriilo, infracidito, im
da loro latte ne' rami delle piante gbian- pôt rilo, gtiasto, corrollo, ribollito. — Y.
dífere. —■ V. t Cceùdeu (in) agg. Forse dal lat. Cantes o
Cócora, v. с. br. ... Uno dei difetti del Colis. Cote, Sasso, Rupe. — V.
lino non a bastauza finamente petlinato. Cœùr (in) agg. Sta minga ben el cœur
Consiste in un sotlilissimo e brevissirao a vun. Star uno con V animo sospe
sleccuizo che da piede fiuisce in lino se; Temeré, Stare in sospetto di alcen
i: da capo ha un boltoncino grosso quan- male. Esser inquieto per alcun che di
to il capolino d'uno spilluzzo; la qual male che si lema. — V.
parle legnosa aoja la filutrice ebespesso Cceúva (in) agg. a Manna , dice ¡I Redi
sclama: Car Stgnor! , che lin! : l'è lull ( Vocabol. Arel. ), è lo stesso che Ira
pien de resch, de cócor e de stoppa. Fiorenlini Covone. Dodici manne di
Cocrd. T. degli Orologiaj. Bracciolino. grano fanno una Crocetta » (che i
Cocúmer (in) agg. 1 beruoccoletti del ce- Brianz. chiamano Scaffelta). — V.
Iriuolo si dicouo italianamente Cossi. Tend i cceuv ... Distenderé i covoni
Códega [T. agr.] (í»), 4.°s¡g-> agg. II insu Taja per trihbiarli. lnajare i co
Crescenzi cliiaina Seccia quel terreno voni. Di qui : Tesa de Pera. Ajala,
che, niielútone il grauo, si ara per se- Inajata, eioé ¡I Dislendimento dei co
iniuarvi di uuovo in quel lo stesso anno. voni insu l'aja. — V.
Si falto terreno è quelle appunlo che Cojón (in) agg. Borlagh denter comè o í
uoi cbiamiumo Códega. — Seccia pare cojon. Cascarci come una pera colla.
venga dal lat. Secare (segare il grano). Usasi molió al figúralo, parlando d'uor
Seccia cliiamasi anche la puglia che roo collojo, cascatojo, facile a innamo-
riinane su le barbe del grano segato, rarsi. — V.
da noi della Slobbia. — Y. Cojonà, v. bassa. Minchionare, Burlare,
Codcgà. Fellrare prati, ec. Far celia, Celiare^ Cuculiare. Te cojó-
Codcgáss, v. с. br. ¡nfellrarsi?V. Codegàa net ? Cojonee ? So ben che le cojónel !
nel Voc. Mi burli? Mi fui celia? Con si fall i
Codeghèlt e Codegheltinn ... I correnli e modi noi vogliam dire : Tu ce ne sballi
i i correntini che formano la rete della di grosse , noi non le crediamo. — V.
teltoja de' capanni camperecci di legno Cojonà miaga. Non in/ingersi , Non
e paglia , su la qual rete se uu forma mondar nespole. Dicesi di chi non è da
Г itnpagliatura. meno d'un aliro ¡a che che sia: р. е.,
Codeghetlada ... Colpo di Codeghelta; Peder l'è un bravo sonador, ma n'anca
percossa dala con una di quelle sca'n- Giovano el cojona minga. Pietro è
(lorie che noi diciatno Codeghèlt. valenle sonatore , ma ne anche Gio
Codigiidn ... Nome di que* nóccioli più vanni non monda nespole, non s' infin
duri, compatti e di buona condizione ge. У. anche Figh e Minciouna nel
che s' incoutrano nclla malta. Foc. e nelle G, — Y.
COL (43) COL
Col mort ... Cosí chiamano le donne Coldbia e non Corobbia dice il Bilanz,
briauzuole quella prima leggier lisciva con pronuncia più vicina all'origine
cbe si ta su i panni sucidi, dopo averli della voce. Colluviaris porcus dicilur
sciaquali nell'aqUa pura; — il che fassi qui in colluvie nutrilur, cibo permitió
versando aqua non ancora bóllente su (Festus). — V.
la cenere già posta su 'I ceneraccio (bu- Cológna ... II ritió maggiore de' capanni
gavó), o sia panno Sovraposto al bigon- camperecci di legnu e paglia su cüi
cio (seggton di pngn). — V. s'appoggia il pié del comignolo.
Со\я, parí, di Jbrnace. У. Fornhs i. q. G. Colognètt o Pientdn ... I sei od otto ritti
Colador, Cav o Canal o Foss colador. miuori su i quali posano le due ra
Fossato. — У. in Cerca i. q. O. die! della telloja de' capanni campe
Coladùr, suit. pl. У. Cdl nelle G., e agg. recci di leguo e paglin.
L' aqua irrigua cbe non ha per anco Color (in) agg. Color de fœuja moría,
irrígalo altre terre, la cbiamiamo Aqua de fœuja secca. yerde-giallo ? Verde-
vitras e Coladur denomiuianio le aque secco ? Il colore in foglie si faite non
deflueuti da' lerreni da esse irrigati. è delerminabile , variando esso quasi
— V. infinitamente. —<- V.
Colcinält, v. с. br. ... Chi carreggia cal Color [d' Isabella] (in), Vol. I, p. З09,
cina, e cht la rivende. col. I.*, dopo Falbo?, agg. (Magalolli,
Coldàr (in) agg. Rar in camp, e spess in Op. I, a8t ).
del coldar. У. Ràr i. q. G. [Color scisger] (in), Vol. I, p. З10,
Coldùsc (tri) nelle G. agg. v. br. Aria col. 1/, corr. = XLllI = in = XL1I.
calda e suffocante. Afátcia. Fra i coturi iodicati a pjg. 58 nelle C, lotlo
Vuolsi osservare che nel dial. mil. la la , i*gg. Color nuvolato-f che è fra il
desitienza in use di molli uomi e aggel- cilestro, il pavonazzo e il liiaaco.
ti vi non significa forse mai quel che Cdlp (in) agg. Resta Ii morí sul colp ,
la desiuenza in uccio délia lingua. — V. ed anche assolulam. Resta 11 sul colp.
Colèlt, v. br. Colatojo del latte. È di latta Moriré neU'atto (Thouar). — V.
e picciuo, diverso dal Colarœu. У. nel Colpett. Buon affare, Iluon negozio. Fà
Уос. on bel colpett. Fare un negozio van-
Cnlezido (in) agg. Cos'hinn mai cent seud? taggialo.
Hinn appenua assee de Га ona colezion. Coliív, sust. m. Cultura. Melt a coltiv,
и E quesli (cento scudi) che son? ... p. е., on bosch , ona brugherà , on
£ un asciolvere ... consumaos! in pochi inarisch, on zerb, on pació. Dissodare,
giorni su l'osten'e » (Alain. Com., a. IV, Lavorare , Ingrassare e Seminare un
s. 8). — V. hosco, uno Sropeto, una sodaglia , un
Coll (in) agg. Mettegh el straforzin al coli gerbajo , un padule , e simili. Fare
a vun (in d'on coulralt). Fargli il collo. d'un sodfoô, à'una cerbaja, un luogo
[Tira el coli a ona cossa] (a) nelle G. culto. — V.
agg.Strapazznrla. Il suo contrario è Far A proposito del ridurre a cultura'
veizi a ... u A' couladini del poggio rio- un terreno stato sempre inculto e sodo,
cresce il lavorar bene le vigne (perché vuolsi notare , che al Dissodare de'
il vino che danno è poco ) e tirano Toscani corrisponde in nostro dlaletto
loro il collo; pero bisogna farle a sua Scarpàs a Divégliere ( lat. Pastinare)
mano. Per lo contrario, i contadini del corrisponde Scassà; a Cultivare corrisp.
piano fanno più vezzi alie vigne, per Lavoràj cioè, arare, zappare, vangare,
ché elle fauno ¡I vino più gagliardo » erpicare , ec. , preparare in somma il
(Davanzati, Cultiv. lose). — V. terreno a ricevere la sementé. — V.
Colla [de formaggitt fait] (a) agg. c'toè Collum (in) agg. Collura maggenga ... Di-
falta con cáseo (cagiotl) non sálalo, cal cesi quell'arare che si fa ripetiilamente
cina viva ed aqua. Colla di formaggio il terreno del mese di maggio e di
(Gherardioi, Supplim., in Colla, § 3 ). poi, a fine di prepararlo a ricevere la
- V. sementé d'autunno. Cultura maggese e
Colma e Colmo dicono alcuni per Col- Maggesare chiamano pure i Tuscan!
mégna. У. nel Уос, , Tarare di maggio le terre.
сом ( 44 ) COM
Coltura agosteña.... Dicesi quelParare Come s'dè о Com se dè, m. ht'.
che si fa piii volte d' agosto il terreno Come va fallo, Come si deve, A doveret
da sementara! communemente in ot Appunlo. У. Coine-va e Com-i-fu. —
tobre. Applicale queste maniere di dire ad
Coltura в trii o a quatlcr solch ... uomo, più spesso vale: Uomo di gar
Campo arato Ire o quallro volte pe '1 bo, di vaglia, di conto : p. е., £1 sur
lungo e pe 'I largo. — V. Peder l'è propri on oinm come s'dè.
Colzètta (in) agg. L'è la colzetta. È la — V.
rete del barbiere. Si dice di que' la- Comedia (in), 2.° sig., agg. Hinu comed!,
vori che si fa nuо a tempi pcrsi, seuza Hinii cojonarj. Sono gingilli , Sono cor-
contiouazioue, senza catena. — L'Of- bellerie, Sono bagatelle inulili. — V.
fizzi el me lassa Ja nagott de ben : Comeuza [Torna a] (in) agg. Biprincipiare,
tutt'ai pit, ona parolla adess, она pa- Coinenzin (in) agg. Avvialura (* lose.
rolla dessadess; in la Dialellologia l'è Carena, Pronta, p. 1 8).
la mia colzetta, Cominc, v. br., partie, di Comincià. Ma-
Coiziràll (a) nelle G. agg. On colzirall nomesso: p. е., Vassell coniinc, Botte
d'ona donna ... Dicesi di donna atllva, manomessii, che s'è coinlncialo a met-
facendiera, die port! brache, e padru- lervi mano, a cavarue vino. — V.
neggi da mascliio in una casa. — V. Cùmm (in) agg- Pan de Comm. У. Pan
Coinàa (in) agg. (e misteriosamente Quclla ». q. G.,
donna). Cóniod (in), 5.° sig.. agg. Anda comod
Comanda, v. cont. ... Specie di cappio o comed. Andar lento lento, Pian piani
che fassi alle (uni che slringouo il ca- no, Lemme lemme. — Comed! s'odono
rico d'un carro perché la slrellura si gridareogni lanío i ramarri, intimando
oltcnga, encorché non si usino a ció i ai divoli che allentiuo il passo nelle
piuóli del curro. procession!. — V.
Comanda (in) agg. Chi comanda Га legg. ... Cóinor, sust. m. El edmor de la aguan-
Prov. vulgare ira i Brianzuoli, il quale sgia , o de la sgolta. II pomello delLt
afferma una gran venia sociale, ed è guaucía. — V.
quella che Г Allighieri disse per altro Cómor [Misurá edmor] (in) corr. Fare
modo: alla misara il colmo. Pieu edmor. Pieiio
Le Icggi loa, ma clii pon mano ad «se ? со 'l colmo, Piano colmo, A misara
Purg. с. XVI, v. colma. — V.
Chi è al possesso del poter publico Cornora, v. br. Colmare, Fare colmo, Ag-
volge e interpreta le leggi a modo suo. giugnere il colmo. — Y.
Tito e Anlouiuo furouo rari nanles in Com pagua (in) agg. La boona Compagna
gurgite vasto. pe* i conladini verso il Comasco ¿ una
Coinariiina ... Nome specilico di Soltóle- certa Strega alla si che sopravanza ogni
valrice nello Spedal maggiore uoslro. più alio albero, e ch'essi soli hanna it
Combùtt (л) agg. lu combult ... Dicouo i privilegio di vedare anche in quesli anni
Briauz. per Sottosopra, Ragguagliata- del progresse. E ne traggono un modo
mente j Di rio in buono s Per termine di comparazione, dicendo d'ogni fuse-
medio, ее. E perché non In combatió, ra'gnolo che l'è grand come la bonna
cioè Buttando tullo insieme e calco- Compagna.
lando una cosa per Paîtra Ï lo credo Compagnàss (in) agg. Compagnass она
che questo sia il vero siguif. di uu tal cossa » ou'ollra. Risconlrarsi , Corris-
modo awerbiale. — V. pondersi , Far riscontro , Pareggiarsi ,
Come ... Questa voce è adoperata fra noi Assimigliarsi una cosa all'ultra: p, е.,
in una siguilicazioue speciale. Dicianio, Sla porta la compagna ben quella là)
р. е., Lu come lu, l'è minga cattiv ¿ Sli duu quader se compaguen, cioè,
Milan come Milan, Pè anmo ambrosiaiij Fanno riscontro Pun con l'altro; Fan
e valgono come dire : Per si medesimo, pandan, usiam dire alla francese. — V.
quell'uomo non si pub dir cultivos lit Compaguia (in) agg. El foeugh el serv de
fondo, Milano ù tuttora bonaccio, e si compagina. V. Foeugh i. q. G.
mili. Compass, v. a. Das, mere, ... Specie di
CON ( 45) cm
slolïà clic Torse era da dire Campàss cerdoli d'une pieve che tengonsi agni
Covert de compass. auno, per lo più d'auluinio, uella chie-
Coinpíméut (Zila de). V. Zlla t. q. G. sa e casa ora dell' uno ed ora dell'al-
Compta (in) agg. Compra gíóven e vend tro paroco di essa pieve. Se ne (iene
de spess ... Precedo che i pralici dunuo uua in tulle le pievi délia Diócesi; le
a cbi vuol negoziare di besliaiue vac- presiede il Paroco-preposlo di ciascuna
ciao con vaulaggio. — V. pieve j comiuciauo in cbiesa cou una
Comprensori. T. idr. imm.«Tu(li i fundi inessa cántala, cou un discorso e con
elle godouo del beueücio d'mio Scolo, lo sciogliuieulo di varj casi di coscieu-
furiuano un Comprensorio. Tulli i pos za, di discipliua ecclesiaslica e di que-
sesion de' foudi siluali iu un compren slioui teologiche ; i sacerdoti che vi
sorio furniauo una Socielà » — Ou son presentí reudono conto, inedianto
Cousorzi, dicianio oui. — (Boll, délie leguli atteslazioui , della vita da loro
Leggi del R. deludía, i8u6, p. 546). leuula nell' anuo ; da ultimo si passu
— Chiamereino dunque Comprensorio uella sala pnrocbiale, dove, i soli cu
quella superficie la quale coiiipretide rait pero, souo aspeltati a conipicnj
ed abbruccia i foridi, i lerreui godeuti lafunzioue con una desiuul», uella qua
il beneficio d'uuo scolo. — V. le si raccommanda che sia dalo escul
Comunión [Vess vora, ec] (a) in vece di pió di sobrietà e di santa allegri'a.
= le giovauelle ricevevauo il tilolo di Conoscànza dicoito i conladini briaiizuott
Domina solo ali'elà di puberlà, cioè al per Cunoscenza.
loro auno li" £=, leggics le gioviuelle Coudss (in) agg. Cognoeuss-fceura. Di-
erauo délie Puberi al loro anuo ia.e, scerneré, Distinguere. £1 cognossi -Axu
' per uoiiiinarsi poi Dominae ( cioè uia- ra ¡u mezza ceut. Il discerna fia cen
dri di fainiglia) se maritale al loro iij." to. —• Per iutensioue, díctamo nuche
anuo. in pari ¿cuso Tüú-fveura : р. с, El
Couchée. T. d'Idraul. Caterallajo? Cu- tiri-fœura in mezz a ceirl.
slude dei sostegui (conch ) de' cauali Luj e agosl, donna niia , no le cu-
uavigabili (navili). — V. gnoss. V. Douna i. </. G.
Concisión, Concisloro. Melt-gió о Fà on Cousciacoo. Parrucchicre f e, figuralam.«
Coucistori ... Fare uu grau dibatliinento Conciateste, dicesi di chi crede poler
iutoroo a cosa lalora da poco o nulla. metiere allrui il cervello a parlilu.
Conclusion (in) agg. De conclusion ... — V.
Aggiuuto di che che sia che abbia buou Conscienza (tri) agg. lu couscieuza de
sesto, che sia di buon ricupilo, di va- l'anima mia. Per Jede mia.
glia, di riguardo ... G' hoo nunca oua lu foro couscienzie. V. l'ùro i. q. G.
siauza de cuocliisiou. Non ho una stan Consigliér. Consigliere. L'è cousiglier de
za che sia il doverc. Oua persona de Praga: el mangln, el bev , el caga, u
conclusion la gh'è minga. Non v'c nep- el lassa che la vaga .... £ un Miche-
pur uno di cunto. L'è ou omni de con laccío, uu lasciaíate, uu peitloluue.
clusion. È uomo di ricupilo. L'è ona Consonzídn (in) agg. ¡Marasmo.
donua de conclusion. È donna valente. Consilium (in) agg. Dazi consilium. У.
Coudùss. Regolarsi, Condursi, DipQrtar- Dazi i. q. G.
si, ec. — S. Conteguiss (in) agg. e corr. II Redi usó
Condù-via vun , fr. coot, verso il Co- più d'una volta Contenersi in signifí
masco ... Riuiandarue uno con belle calo di Regolarsi, Governarsi. — V.
parole. Contenía (in) agg. Dedree la me conten
Confessa (in) agg. Ghe u'è aumô de sli ta, e denanz la ma spaveula. V. Spa-
vilan de confessa/ /". Vilàu i.q. G. venia i. q. G.
Cooficià e Cotilleen» (in) agg. Il coactar Conlèssa (in) agg. Contessa Mömbris ...
le pclli in olio dieesi Scumoscinre , e Frase di scherzo innocente che dicesi
cbi le coucia cosi scrivesi Scamoscia- a donna la quale , seiiza essere faule-
tore. sca, pure aecudisca alla cuciua e spe-
Cougregazio'n (in) agg. Cougregazion pie- cíalniente a linioudarc il liso da t'ai ne
bauu ... Sono adunanze di .tutti i sa- zuppa ; e la dice anche la donna me
COO ( 4 ) COP
(lcsima scherz, sopra sè stessa : Si , Coo a vœùlta. Cnpo o Ccrvellofaltó
sont la Contessa Mondaris. a oriuoli, a girandole, a girelle. — V.
Cdnlra [Dà] (in) agg. o Dagh a contra. Èrba del inaa de coo. V. Êrba 1. q. G.
Cdnlra (in), 2.° aig., agg. Androne. — V. Fa a coo a coo; o Fa coo a coo.
Contrahendi ... La pnrle bassa dello scaf- Barattare capo con capo; Far cambio
l'ale da botega die fa riscoulro al banco. di capo con capo. Cioé, dare una be
Conlracc (in) agg. Risconlri , voce die stia per avente un'allra diversa: p.e.,
s' applica cosi bene agli ingegni della un bue per un cavdllo. — V.
chiave come a quelli della serralura , Metí el coo su i ari. È ¡o stesso che
dovendo essi riscoDlrarsi Ira loro a A vè de l'aria. Presumere, Promettent
puutiuo, acciocchè servauo al fine cui di sè oltre il convenevole; Essere pre
son destinai!. — V. suntuoso, presunzioso. a La felicita fa
Coutrajϝ (in) agg. Androncino (Magazz. Ii uomini ingrati, superbi e presun-
Cultiv. lose. ). — V. ziosi m (Gio. CaValcanli, IslOr.fior. , II,
Contract (che i contad, stroppiano anche юд\ — V.
in Coutrèsi e Cootrlst), sust. m. ... Rdmpes el coo adree a ona cossa.
Quel muro che si mette ad appoggio Scaparsi; Affalicarsi di molió la teslá
e sosleguo di una volta. dielro cht che sia. — V.
Controspîzz dicono alcuni Muratori per Se dovess giiigagh el coo... t modo
Tímpano, Frontone, con voce ¿brida di giuramenlo. Possa io moriré, se ...
mezza noslrale с mezza tcdesca ( Ge Vb niorir, se ... Possa fiaccarmi VossO
genspitze , Contrapunta). del eolio, se ... — V.
Controvolta. Conlravblto ? Ne] nostro Duo- [Coo de romp gaiidoll] (л) nelle G.
ino è la cosi delta Sordina che serve agg. Capo duro , Capo da sassate,
a portare le gallerie superiuri per po- Coccia. — V.
lervi passeggiare. Cdo de scuffi (in) agg. Teste dafar ere-
Gonvèrsa (in) agg. o corr. Nei telti è il sie (Tar. fir. ).
punto in cui conOuiscouo le aque pio- Copètta (a) nelle G. agg. Forse era la
venti da versanti opposti per avviarsi stessa pasta dolce che chiamano cosl
poi alle grondaje per via diversa dalla i Puschiavini, i Ponlascbi e i Sondra-
naturale di quelli. sclii, cioè un pástame di mêle e noci
Mezza conversa ...Il confluente sud- bollite insieme, poi laglialo in quadra-
detto se batte contro un muro o le- telli involti poseía in due oslie. Ora
guaine di telto prossimo. non si usano più fra noi.
Cdo (in) agg. e corr. Cdpp. Baila de copp. V. in Baila [T. de'
[ Cercagb in coo] (in) agg. Cercare Uainieri] i. q. G.
il capo a uno, disse il Caro (Lettcre, 1, Copp (in) agg. Giugà a pizz o copp. V.
249 ): « Madonna Tira di Salvcstro vi Pizz i. q. G.
piega a mandarle uu marinolto per Cdpp [Tégolo] (in) agg. Me» i copp (cosl
i'arsi con esso cercar il capo al sole. » absolutamente) ... Portare i tégoli ар-
— V. pena iisciti dalla forma insu l'aja per
Nel Yol. I, a p. 334, col. a.*, rig. 28 ivi ripolirli.
e 29, agg. Se gl»' avess duu coo, en Mett i copp a fila ... Posare i tégoli
trarev-via vun, e 17«« soggiungi Filal. insù l'aja isolati , slaccati 1' uno dal-
posto a png. 535, col. i.', rig. э e stg , Г altro.
sollo Trarev-via on coo se ghe n'avess Melt ¡ copp a raeuda ... Posare i té
duu; с questo supprimi. goli insù l'aja l'un presso l'altro, e
[ Tauli coo, lanli pensá] (in) agg. staccati solo ad ogni cinquina.
•' Ognuno ba il suo capo ; ogni capo Schenna del copp ... 11 mezzo della
le sue opiuioui; ogni opiniooe le sue tdyola.
ragioni. Per questo piacere a tutti è Camarín de copp ... Quel tanto di
dilíicile, e, in túllele cose.inipossibile» tégoli che stanno cocendo nella furnace
(Caro, Prol. agli Stracc. ). — V. fra quatlro pilaslrini,oùa due pilaslrini
[ Tœultel pur fœura del coo ] (in) e il muraccio.
corr. z= cavatene = ín := cávatene. Fa-sù i copp in brasc ... Sollalzarc i
COR 7) COR
légoli insu Г aja a cinque a cinque , Corda (in) agg. Vess ligaa longh cont
jiosandoiie uno un po' inclínalo per ona corda curla. V. in Cadènna i.q. G.
appuiitellarli. Corda (in) agg. Moi usianio dire lanto
luciappellà o Inciavà i copp in la Cordà el prestinee, el sari, ec, quanto
fornas ... A furia di cocci ferma r bene Cordass col sai t , col prestinee, ec. j
ira loro Ii énibrici perché nel cuoeere cioè, Far patio, accordo , Convenire
non si sposliuo. co'l fornajo che per ogui sacco di gra
Stortà i copp, ec, a Fà ona stortada no che tu gli dài, egli ti renda tanto
0 ona colada ... Sghembarsi li énibrici libre di panej — che il sarto per un
ed anche altri laterizj per forza di tanto 1' anno, o in denaro o in roba
iroppo fuoeo. che tu gli dài, egli li lavori per i bi-
Slerzass o Svergolass i copp ... Sbie- sogui luoi di lutto quell'aouo. — V.
carsi li éinbrici od altri laterizj nel Corégg. Correggere.
diseccare su l'aja. Corégges. Correggersi.
Copp ben ¡acanala* o incanelaa ... Coreggiùu. Corretto.
'Pególa che coinbacia bene cou le com Córegh [ Cestino da bimbi ] (in) agg. Fk
pagne. el coregh ... Trastullo delle fanciulline,
Copp mal incanelaa ... Tégola che consistente nell'aggirarsi precipilevol-
mal combada cou le compagne. mente come un arcolajo per modo che
Copp de coverc — La tégola posata le soltane soltenfiate dall'aria si sien-
per convesso. dauo a cono, e di súbito poi fermare
Copp de fond. V. Fond assolutam. l'aggiramenlo ed acquattarsi iu Ierra
nel Voc. con le soltane rosi accampanale.
Copp doppi ... Per assicurare mag- C'irengiϝl (in) corr. Lo dicono delle
giormente le stanze superior! d'una casa Setole (o Ragadi o Rappe, come alruni
da o^ni fill ratura d'aque piovane si le chiamano abusivamente levándole
•ovrapongono al tetlo, già coperto di alia provineia medica e veterinaria )
caualelti (copp) per linee alterne di sole che tedono le dita e il calcagno
educavi e convessi (fond e coverc), del piede.
lanli filari di caualelti cdneavi (fond) Coréit , Corellor. V. Corrètl , Corretldr
quante sono le combaciature dei con i. q. G.
vessi ( coverc ). Per queili scorre il Corezidn. Correzione.
grosso délie piovane, eil lello è più Corezidn. T. di Stamp, e Bibliogr. Cor»
guarentilo. Il bravo ingegn. Gio. Mer rezione; e iutendesi cosí l'alto come
lini nella sua bella Memoria su la со- il segno.
slruzione dei lelti degli édifiej, inscrita Corezionélla. Corrczioncina.
a p. 145 e seg. del tomo V del Gior- Corina corina. Lo stesso che Cdra cdra.
nale deir I. R. Jslituto lombardo di V. nel Voc.
Scienze, heilere ed Arli , li chiaina (a Corléra (in) agg. Smagliatura. Serie di
p. ai6v) Ridoppj. magüe scappate(*tosc. Carena, Prontu.
Lassa i copp curt de pass... Posar p. 20).
su 'I telto i tcgoli fitli. Tirà-sû ona cortera. Riprendere, RI»
Lassa i copp lough dc pass ... Posar pigliare ( * lose, ivi ).
su 'I telto i légoli radi. Corna , sust. f., v. br. Arenaria, Pietra
Coppéra (hi) agg. Coppera cavallinna ... arenaria. — Corna marscia. Lo stesso
Forma da légoli soverchio arcURta. iVicSass-mort, Marsciúra, a.°signif., V.
Coppirceù. V. in Foruàs nel Foc. e in — V.
Coppàll nelle G. Corna, v. valsass.; dimin. Cornell.
Copriùrha ... Rete da qiiaglie. V. Sorérba Scheggio. Rupe spezzala, Masso scheg-
m Monti, Voc. Com. giato e pizzulo , Sasso scheggioso, e
Cor (in) agg. Maester de cor. V. Maèster con punte acute. — V.
i. q. G. Coroajϝla, Tiracoll, v. del Pav. ... Spe
Coràj [de' polli d'India ] (in) agg. Cascià cie di gramigna. — V.
1 coràj (per similitudine ), fr. cont. ... Corneltinna. Cosi nella Cava d'arenaria
Venir rosso dalla colera. Arrovellarsi. délia Madonna del Bosco presso Ira*
cm (48) cos
hrrsagn rliinma.si tin Cornell о Cornet- Cdrs [Strato] (я) agg. Corso (Maggi
ton di gran» fina. Piltra ligia gentile. Fortifie). — V.
— V. Corsait (in) agg. Sacchino(* tose, conl.)
Cornitt (in) agg. II Tatiíirn (Cilladino in V. Lambruschini in Toramas. Sinon.
Filia ) chiama Cornecchie le Síliqiie ( Mamto, nota ).
Hei fagiuoli, délie ginestre, e simili. Corta bandida. Corte bandita. V. anche
— V. Bandli nel Voc.
Corohbiàlt. Fantajo. Che amoreggia vo- Corlèll (я), nelle parti, agg. => Talon ....
lentieri le fanlesche (Corobbibnn). ~ Ongetta ....
Corœù (я) nelle G. agg. Corœu e Corelt. Corlellàda (in), 3.° sig., agg. Àccoltellato.
Cojetlo. Giulibone di euojo senza ma- Lavnro di mattoni messi per coltello.
niche; oggidl fnori d'uso. « Filippo — V.
Strozzi insur un allro simile cavalluc- Cortellasc de la multa. V. Sciábel nel
ció, con un cojetlo in dosso da giuh- Foc. e Molla i. q. G.
bone, che .... pareva che fosse uno Cossa (in) agg. Tra ona cossa e l'ollra
seherno della fortuna , ее. » ( Segni , se poeu tira-la.
Slor. fior. If, 1 85). — V.
Vess com' è on corœu. Essere incro- Fra ninnoli f ninnoli
jalo, incorezzato o incorazzalo. Essere E1 si pol ¿a campare.
unto e bisunto, Essere indurito di un- G. Giusli, / Disc, che corr. — V.
tumi e lordure come il cuojo d'un olre Cossa [Quand se dis ¡ coss del mond! j
da olio. Dicesi particolarm. di abili, ec. (in) agg. ч Che cosa è la lortuna! »
— V. (Alam. Corn. ». II, s. 2). — V.
Coronna (in) agg. Riottin de la coronna. Coss' è 'I quell 11 ? Che è quelle ?, Che
V. Riottin net Voe, cosa è quella là?
Corônna. T. de' Fabrofer. ... Nome dl Coss'è 'I che le ghee in man? Che
qiiell'orlettn rilevato che vedesi in al- cosa, о Che hai tu in mano ?
oinc chiavi, che perciô diciamo Ciav Coss'è quella cossa là? Che è quella
a coronna, delle quali vedi Ciàv i.q.G. cosa là ?
Corp-sànt (я), sig. a.°, agg. Hanno pure Coss'è'l, cossa no è'I? Che è, che
aflinih'i ron la Banlieue dei Francesi ; non è?
e la Guida milanese del 1 844 assévera A fa coss'è? Per fa coss'è? Perché?
che in Toscana si chiamioo Camperie. Per che cosa ? — V.
Sil iides penes earn. Cossin , v. brianz. ... Cossin de la vid о
Cdrr (я), sig. agg. Corrii, о gent , del moron ed anche Scagnell chiamauo
rorrii ... Accorr' uoino, accorr' nomo!; i conladini quel rialzo di terra che
Ajulo! amniontano uel centro delta fossa e
Carrti , corrii , о gent ч SU 'I quale adagiano per le radici il
Che roía miee la va in nient. magliuolo della vite о il pollone del
Del lato che si usa quando il volume gelso di nuova piantagione. Nelle vili
Hi una donna è tutlo abili. — V. a (itari, alle cui piunlagioni sta prepá
Corrégg , Correzidn , ее. V. Corég, Co- ralo un fossato continuo, lo stesso rial
rezidn i. q. G. zo, pure continuo longo il centro di
Corrént ... Quella specie di radice o tra- tullo il fossalo , dicesi Banchella de
velta che corre da un pilaslro all'al- la vid.
tro interposto di fronte tra la slalla e Cossinilt. V. Gatléj i. q. G.
la cascina. Ctísl (я) agg.
Corrèll. Corretto. / Con mió, suo, tito
Correlldr. T. di Stamp, e Bibl. Corret- A me mal costl danno , discdpito,
tore. — Registro volentieri con due rr Л so mal cost l perdita. Co'l (но
queste voci perché con una sola, come A to mal cost I malanno, Per tua
le pronuncíenlo, souo confundibili con \ sciagura. — V.
Corelt (Tribuna) e Corettor (Conret- Cos! rie la cros(in)flg)f.Forse Le Méslole
tore), commuai sache oel noftro die- ( Giorn. agr, tose. Vil, 4^6 ).
letto. Cosía de seda, v. a. Daz, mere.
GOV ( 4 ) ) CRA
Cosí* lin) agg. Costa ona moneda. V. no, riliratesi nel loro niccliio, ne chía-
Monéda i. q. G. dono Г apertura. /;' di qui il Fa co
Custèll (mi), dove dice z= Carne, non co vercell. V. nel Voc. — V.
sióle, cb'é = , leggi Carui , non Tra-via el covercell o quarcell , m.
cosióle, che sono. br. Propriam. , dicesi delle lumache
Costón, susl. m., v. с. br. Superl. Л Cosía quando di primavera, gittato Горёгеи-
nel signif. dt Erl a. lo, metlono il capo fuori del nicchio.
Colo, v. br. Quota, Tangente , Scotlo, — Figuralam. , dicesi di qnes'.i freddo-
Rata. losi che sianno chiusi tullo l'inverno
Avègli el so coto. Avère la suaparle, in casa, e solíanlo a primavera falta
il sun dovere, ее, ec. Di qui il verbo escono di cavile. — V.
Cotizzà. V. nel foc. Covercio [che se fa a lull, ec] (a) nelle
Paga el so coto. Pagare lo scotto, G. enrr. Essere un teco-meco, un corn-
la porzione clie tocca a ciascuno d'uua mettimale. O piuttosto, Aver mantello
sjh's.1, ec. — V. ad ogni aqua, Essere guelfo e gliib el
Coli o Cceücc , aggett. di Legnanie , e imo. Essere simulalore e disimutato-
vale Stopposo, Vano e leggiero, Mezzo re, che tiene da lutte le selle, da tulle
fracido , Guasto, Imporrito, se il d¡- le parti, che uou ha caí altere fermo.
íello del coito è all'esterno. — 11 con — V.
trario di Cotí è, direbbe il Davanzati, Coverl, aggett. Coprrlo, Veíalo, Chiuso.
Sudo, Feriigno, Nerboruto, Pesante. Melal'uricam., per Oscuro, e
II legriame lagliato quando il succliio Per Simúlalo, Ambiguo, Soppiattone.
è giá in molo, il Davanzati dice che, — V.
leuuto « all'aqua e al sole, s'apre come Per Torbido, Jntorbidilo, dicesi spe-
una melagraua, cuocesi e imporrisce i». cialinente del vino. Parimenle Covriss.
— V. Inlorhidarsi. — S.
Colla (per Ubriachezza] (a) nelle G.agg. Coverl irϝ (in) levisi Collricella e pon-
Ciappá ona bonna colla ... и E' piglian gast in vece Collrctla.
del le col te maledette » (Zannoni, Sek. Covèlt dicono alcuni del contado per
com., Ritrov. del figl., а. I, s. 3). Gitiinn , parlando di bachi da seta.
Cotlcodèsch ( Fà ] (in) levUi la parola Anda in gatlell o in galtino o in со veil...
Cliiocciare la quale equivale in vece a Pâlir rachitisme, macileuza, gracilità,
Scrolls. atrofia i bachi da seta.
Cóllola (in) agg. V. Bagóttera nel Voc. Covèlta. Covoncino, Covoncello.
Cov. Cova, Covatura. Metí a cov la so- Covetldn. Tra i Bilanz, parmi quel mede-
jnenza de bigatl. Metiere a cova, Mel simo che la nosti л Cu vólla (Alopecuro).
ier al caldo le nova de' bachi da seta, V. nel Voc.
acciocchè elle nascano. — V. Cozzada (in) agg. Téstala. « Gli diedi
Cova (in) nelle G. corr. un grande urtone , che gli feci dare
Vess tolt Icen o fœura per quell de la una gran téstala in terra, e subito ballei
cova bianca ... Farsi scorgere per l'an le gambe » (Itelaz. del Capilano Bib-
ime di alrun male; per Vото che ha boni, assassine di Lorenzino de' Medici
la coda lacéala di mal pelo. — V. [ la Morbio, CoJ. Vise. p. 53o ] ). — V.
Covàda (in), 2." sig„ agg. Figuralam. , di- Сгароп (л) agg. Metiendo il continente
cesi di tutti i ligli insieme d'una ma pe'l coulenuto, s'usa spesso cosi que-
dre di qualsiasi specie d'animali; i qualí sla voce, come qiiella di Cozzon per
se sono molli uali a un parlo, li di- Talenten ( uoino di grande ingegno,
ciamo una Sventrada: р. е., Onasven- di grande capacilà, iulelletlo). — Chi
trada de porcellilt , de cagnceu , ec me sa di cossa el masua , o cossa el
Svenlrala ne' Diz. Helia lingua vale machi'nna quel crapon de Bonaparl ?
Mangiata a crepapelle. — V. Chi mi sa dir che cosa va Bonaparte
Covanéll , v. cont. Covoncello. molinando, pensando, o cercando со'
Covercell, e conladinescam. Quarcell (in) pensteri eh ei volge in quel sito lesto
agg. Opérculo, Copercliiello , con che ne? — V.
le cliiócciole al üopravcn'ire dell'mvtr- Cravaltce ... Fabricator di cravattc.
Fol, V. 7
CRI ( 5o ) CROE
Creàozn (in) agg. L'invidíi Vi creanzn , lajiiolo è ucrello di muda, ed e per
e el taccà o el zettà l e pelulunzu. У. lo niù accecato, che пои è lo Schia-
Pelulanza t. q. G. mazzo. — Y.
Crèech. Vecciaola selvática {Vicia cracca Cricco (a) nelle G. agg. e corr.— e Crîcch.
Lin.), che infesia i ¿rain, <■■ avvoltic- Cos! scherz, chiamano il pane di gra
chiandosi loro altorno , li (irá giù a no turco i contadioi brianzuolt , che
terra. — V. pur diconlo El pan di sett co\p: р. е.,
Ci edil o Crédet [Avegh bon credit de Cont on inezz pan de cricco in sac-
vun] (in) agg. ed anc/ie semplicemcnte coccia l'andava N. N. da ca sova fina
Avegh credit de vun. a Milan senza spend on quatlrin. — V.
Credilaa. Accreditato. L'è ona botega Criminal (in) agg. Taccagh a vun on
creditada. È una botega accredilala. criminal. Querelarlo, Accusarlo di cri
Crép|> [Pieno pinzo ] (in) agg. v. del В. mine, di alione criminosa; Jccusarlo
M. — Tceussen on crepp de la nient. al crimínale, Criminarlo. — V.
fare meno di nonnulla, Crist lin) agg. L'è come papa Sist, el le
Creppà (in), sig. agg. m. conl.... El perdonna nanea a Crist. V. Perdona
tonnent quest' ann el stonta comè a f. q. G.
creppà. In quest' anno il grano non sa CristeV , v. br. Cosi chiamano un ramo
venire a perfetta maturanza. d' olivo guarnito di nastri d' ogni co
Crespin (a) , nclle parti, agg. e corr. ^= lore e di agnusdei, che i ragazzi por
Stacchelta. Pernielto — Coo de la stac- teño attorno la settimana santa di casa
chetta. Capocchie del pernielto = Ca in casa e di villaggio in villaggio,
non. Basloncelli, Siecche maestre (Ca cantando con esso ramo in mano e
rena, Pronta. ), in ginocchioni l'inno cessato il ij6o:
Crespin [Fà cl] (in) agg. Dicesi anche Christet qui tux es el dies,
del pollo d' India quando dispiega le Noctis lenebras detrgis, ее.
penne délia coda, che dicesi pure Fa I ragazzi cantatori del Cristee vanno
la roeuda. - E quando veunero (i pavo- a brigatelle di Ire о quatlro e non più,
ni) a Гаге loro canto e ruota, siccome e del loro canto n' han no in compenso
erano usali, la Coruacchia, non sapieo- dalle capocce uova e caciuole e qual-
do levare la coda e roteare, cominciô che soldo per la Inionn pasqua. — V.
a cantare in sua maniera » (Esopo Cristian (in) agg. Perdona l'è de Cristian,
vulgar, per uno da Siena, fav. 27 ). —V. ma desmenlegass l'è de bestia. V. Per
Crèspola (in) agg. Crèspora doppia. Ma dona i. q. G.
tricule doppio. Crodà (in) agg. Colare (intransit.) dicono
Ci espora ... Verso il Comasco chiamano i Tose» ni il cadere alciina cosa da sé,
cosi quel po' di soleo che sogliono fare quasi gtícciola. Ünde il Magazzini (nel-
tutto lungo via i lilari isolali delle viti 1' ottobre délia sua Cullivaz. tose. )
nei campi, come per separarli dal ge colatie o colalive chiama le castagne
mínalo contiguo. che noi chiauiiamo crodell o crovell.
Crèss (in), sust., agg. Cresciuto (.* tose. — V.
Carena, Prontu. p. 17 ). Crodadùra (in) agg. II Pollini chiama
Cressènt , aggelt. di Lumia. V. Lünna questa malah'a Cadiicilà del riso (Ca
i. q. O. tee/;, agror. ). — V.
Criament, V. br. Gridala, Rabuffo, Gri- Crodèll (in) corr. e agg. Le castagne
damento, Riprensione : р. е., L' ha faa crodell o crovell non sono già le ali-
on criameut del diavol. — V. baltute per le prime, si bene son quelle
O gent o criament ... Usa dire il che croden , che cadono, che colana
Briantéo quando un legno acceso soflia da sé per inaturilà, dal Magazzini delle
e fischia dall' uno de' capi per veuto colatie. — V.
che va via. — V. Croeíiggia (a) nelle G. agg. Per Prigione.
Criccaddr (in) corr. Il Criccador non è Onde: Vess in crœuggia. Essere nelle
propriain. il Tordo canlajuolo, ma si bujose, Essere in gattabuja,
bene lo Schiamazzo, il cui Criccà di Mautlero chi mi pare in gallabuja.
cesi tosca nam. Schiamaziare. Il Can- G. Giusli. — V.
СВО ( 5i ) GUN
Crœùsc (in) agg. Criocca, Cricca, Chiappo, nevóle e audio si ramaricando con voce
Drappello. Stà-li ¡u d'on crœusc. Far flebile с chioccia, come quella della gal
crocchio, Stare itt crocchio. — V. lina covaticcia , che a ogoi tratto si
Ooj, v. br. Aggiunlo di terreno, quaudü ferma e si accbidcciola. — V.
nel veruo, per nou esscrsi ricollo e Crov.Nei paesi íinitiini al Lodig. e al Pav.
confeltalo dall' alternativa del gelo e é metálesi commuue di Corvo. V. Scor-
del sole (sowernalo) , resta duro e iu- bàlt nel Foc.
Irallabile. — V. Crû e Crùd (in) agg. Lavorà a crud о
Crom. V. Giàld i. q. G. a crû. T. de'Forn. ... Allogare la pro
Groppa (in) , 4-° *'g- ■> corr. — Doccia pria opera nel fabricare solamente mat-
— in t= Roccia. •—• V. torn crudi insù Г aja per un prezzo
Crós (in), i.° sig., agg. Gros de legri ... pattiiito a ogui milliajo.
L'usano i Briauz. nel segueute dellalo: Cruscàda, e brianzescamente Incruscada.
Melt-vin vun cout la crós de lego, che Cataplasma di crusca bolilla nel vino.
■vale quaiito Méltel-via per caritaa; e, — Fagh-sù ona cruscada a on pè per
V(U inetlùu-via cent la cros de lego. она strambadura. A una svolla del pié
Esserc morlo poverissimo. — V. destro applicai un cataplasma di crusca
•Uros de Malta. Cioce di Malla. — A cros bollita nel vino.
de Malta. T. de' Murât.... Aggelt. d'o- Cruvéla e Crovéla , v. del B. M. e del
goj VBuo o finestrelia lalla a mo' di Pav. Aggiunto dclla terra, che, resa pil
croce di Malla. tre dal gelo (cioê, confetla, ricolta, ma
Tavolaa a cros de Malta... Tramezza tura), sdrdcciola facilm. dal colmo della
con molli fori a crocicchio relto quali porca ne'solchi. — Nell'Ollrepo ex-pav.
soglionsi fare ne' porlicali , nelle ca la chiamano Sùsseeul, cioè Terra della
séine, ec. superficie, del soprasuolo. — V.
Croscé (a) nelle G., dopo Uncinello, agg. Cueca (in) agg. Cuccarla disse il Panan-
Francesismo recente. Denola quel Fer- t¡ nel Poeta di Teatro per Ассос-
ruzzo ianastato in uu maniclielto di carla, Appiccarla, Pregarla a uno. È
osso, d'avorio о simili, poco più grosso voce derívala dal Caceo, il quale, de
d'un ferro da calze , non più lungo strámente deposte le sue uova nell'al-
d'un decímetro, terminante in una lie- trui nido, le fa covnre ad altri uccelli;
vissima rivollura auncinalo, со 'I quale e cosi altrut l'accocca, dandosi cgli
le donne lavorano, in cosi detto Pont intanlo Buon tempo. -*— V.
a croscé, cufïïe, collelti, cortinetle, ec. Curcas, e brianzescam. Scuccass, per Jn-
Agg. ancora: Che bisogno di que- veccliiuziire, Intristíre, Jmbozzacchire.
sto francesismo , menlre abbiamo da Dicesi delle piante che non attecchi-
secoli in nostra lingua Crocchetto e scono e non vcngono più innauzi. —V.
Crocchielto dimin. di Crocco, Gancio Cficch (in) agg. Vece cucch. Vecchio cue-
о Uuciiiello di ferro? — V. со, Vecchio barullo, cioè rimbambito,
Pout a croscd ... Simile al Pont a balordo. — V.
cadenin cosi detto dai rienmatori. Cucurucuu. Slróbilo, Pinócchio. 11 frulto
Scuffia a croscé ... Giiiiia lavorata che è nella pina, e quello del noce
cou l'uncinelto. sgusciato quando resta iútiero.
Crosètt. Tra san Marchett e Croselt on Cugiardu (in) agg. 1 Toscani (seconde il
internett. У. Marchett i. q. G. Carena, Pronta, p. 571) dicono Cue-
Crosètla (in) agg. Ogni caselta g', lin la chiajone ¡1 Cucchiaj» grande ovale
so' crosella. Ognuno ha il siîo impie- da pielanze o mineslre asciutlc, e Äo-
cato all'useio. mnjualo da zuppa l'eniisferico da mi
Croslin (in), 3.° sig., agg. On crottin de neslre brodose.
pau secch e de rosgiceu. « Un oneccllo Cunetla (in), sig. agg. N01 chiamia-
(orlictuzzo) secco e ci uscoso » (Fra mo cosi un come caualelto a lato dcllc
Giord. Prcd.). — V. strade che rlcc-ve e conduce vía le aquo
Croit o Crósc ( Fa el crosc ] (in) agg. piovauc. Verrebbe mai da Cunieulus
Chiocciaic, Star crocchio, chioccio. —■ in senso appunto di Cúnale, Cuiialello?
Sciilirsi male; Esser malaliccio, cagio- I — Varrone (lib. III, с. ia, Ос re rttsl.),
CUR ( 5з ) сии
parlando dei coniglj, dice: Cuniculi quenle nelle Gride e l.eggi noslre an
dicli ab eo quod sub terra cuniculos heile. — V.
ipsi /acere soleaitt. Anche Pliuio (lili. Curio. Noi diciamo quel cilindro o ver-
IX, c. 5i e 5q) usa Cuniculus per Ca ricello orizoutale, dal quai pendeva e
nde, e Cimicnlalim per Л caualelli.E scorreva la corda con che si tormén -
il Drenag inglese e la Fognalura de' tavano una voila i pretesi rei. — V.
Toscani non sarebbero allro che Cu Currenti. V. Cálamo i. q. G.
niculi fallí sotierra a cerla profoudi- Curl (in) agg. Avegh a che fà col sur
la , per i quali enlra e va via 1' aqua Curt o Curti ... Frase de' coot, del B.
soverchia. — Л'. M. Esscr corto a qualtrini.
Cùnt (in) agg. Fà cunt o Tegni cunt. Si- Cusa (in) agg. Cusàss. I Diz. delta lingua
потто di Fà lista. У. Lista net Уос. hanno Cusarsi per Dichiararsi, Con*
[Giuslà i] (in) agg, o el cunt coa VUD. fessarsi, Tenersij e G. Villani disse:
Chiarire la partita o le partite con uno. « Si cusó morto », per Si lenne, Si
и Questo non с tempo da far pnztiV; credette morlo. — V.
leviamoci cosloro da dosso, e poi chia- Custod o Campee del Navili. T. Idr. ...
rirerao questa partita Ira noi» ( Varolii, Chi aecudisce e veglia cosí agli incili,
Stor. fwr. II, 281 ). — Figuratatn., vale come a' scaricaloj e sostegni dei nostri
Ricallursi d' uno, Castigarlo d1aleun tur canali navigabili. — Vuolsi qui avvcr-
to. — V. lire, che la persona, la quale ha in
[Savè fl sù cunt] (in) agg. Avere cura solíanlo uno o due soslegai (cench}
qualche anno di bisca. — V. di essi canali, noi la diciamo propriam.
Cunta (in) a¡-g. Podó cuutai sui did. /'. Couchée. Qucllo che chiamiamo Cam
in Did Í. q. G. pée di acqu non ha a che fare con I»
Cupola (in), sig. 1°, aile parti agg = ... custodia uè dei navilj , né delle con
Tamburo. che, ma si solíanlo со 'la regolare di»
Curadùra. V. Friltùra i. q. G. slribuzione delle aque d' irrigazionc
Cure (я) nelle G. si levi tutlo dalla mclà dalle gore o rogie private ai prali e
delta lin. /jb" sino alla fine délia col. 1; risaje dei poderi della nostra Bassa, ее.
cioè, dalle parole: La credo voce, sino I primi sonó publioi impiegali, i se-
ad Aicurzio ; e agg. V. Cusètla ncl condi sonó al servizio dei parlicolaxi
Гос. — V. o (ittajuoli, o proprielarj di rogie. — V.
Cúrcuma. Cúrcuma. Propriam. è la Cúr Cùu (in) agg. A fà servizzi, ее. V. Scr-
cuma longa dc'Rolanici, la cui radioe vizzi.i. q. G.
è lioldria. Fra noi è vulgare queslo La valinasia la melt el cuu a la via.
nome solíanlo presse i Droghieri, i Fa- У. Malvasia i. q. G.
legnami, i Luslramobili, i Panieraj, с Ogni bus intrequeríss; chi no nva ti-
indica la detta radiée gialla'polverizzala gia, el cuu patiss. ... Deltato contad, d*
che i primi vendonoai second i, i quali chiaro signif.
se ne servono a liugere tegni, vím¡ni, Cùu de la halla de ramm. V. Fónd i. q. C.
ее, ее, in verde, combinándola con Cùu de sacch (¿11) agg. II Salvini utile
la soluzione d'índaco. Annotazioni alia Fiera del Buonarruoti,
Curia. Callare, Metiere alia colla, Dare p. 439> dice che i Fiorentini chiamano
la corda. Ronco quella via che è cieca, senz»
Curiada. Tralla di colla, Slratta o Strap- riuscita, e i Lalini Angiporlus, pur
pata di corda. Voce che si Irova Ire- passalo iu nostra lingua.
DAlN .( 53 ) DEG

Dà (in) agg. Da', zolla e martella. Para, ec , in i-ersi , Ш, 3). / í.ampanti.


picchia e martella. Frase propria di [Fà danee] (in) agg. « Far «nobile я
clii leva rumore contro alciiuo; ed anco disse Ricord. Malespiui per Accuinular
di clii vuot espriinere industria sopr» ricchezze. — V.
induslria die si usi per riuscire a qua! [Fa danee a montón] (in) agg. Far
che intento. — V. denari corne rwa (Panau. Poet, teat t.
Da adree a vun. Dargli dielro, addie H, c. xxvr, s. 3).
tro; Inseguirlo. — V. Fa danee d'on terreo, d'ona ca, er.
Dàgh. Adoperarsi, Insistere, Fan' о Tra iu danee on Ierren, ec. Recare
ogni sforzo. El g' lia daa , el g'Ii.i in conlnnti , o sia a de.naro sonante
daa, ma Г lia poduu fà nagolt. Per quai si voglia cosa valulabile, come
quanto vi s'affiilicasse d'atlorno, pur. terre, case, mobil!« , grasce , ec. ; —
non riuscl a cosa aleuna. il che da taluni è bárbaramente del lo
Vacca о Во che dà , iisato cosí as- Realizzare un terreno, ее, quasi che
solutain., vale quanto che Scorniggin, sia cosa reale ( res ) la sola mom-la.
che ferijee cou le corna; che ha il - V.
vizio di corneggiare, di menai e iu quà Dàzi (in) agg. Dazi consumm ... Gahella
e in là le corna, — Delle pecore che su le cibaric e su le bevande aile porte
non hanno corna, diciamo che trilcchen delle citlà.
( cozzano, urtano). — Parlando di ca- Decisori. V. Giuramenl i. q. G.
vallo, di mulo, о simili che percuotono Déclin, v. br, Andà in declin. Declina-
со 'le zampe, non diriamo ch' el dà , re, Venir meno , Sccmare , Andaré al
ma si bene с/i'e/ Ira (che tira calci). declino, in declinazione. E dicesi cost
— V. délia salule e delle forze del corpa,
Dàgn о Dànn (in) agg. Chi no ghe a' ha, come delle suslanze e fortune. — V.
so dagn. — V. De-Colôoia [El] ...Nome dell'Aulore d'un
Chi ha minga ciappàa agón per san Traltalo di Retorica úsalo nel secólo
Giovatin, só dann. У. Ацоп, § i, i. q. G. scorso nelle nostre scuole, e quindi
Fa dann (neutro) Trapelare Taqua, Studià el De-Colonia, per Istudiar re
il vino, ее., da una tromba, da una torica.
bolle , ее. — V. Decrottuîùr (in) agg. Luslralore o Lustri-
Dàlia. Dahlia, Georgina (Targ. Tozz. Oll. no (* tose. Carena, Pronta, p. 28): an>
Ist. botan. III, 197, ediz. 3.") ... Pianl:i bedue perô voci ambiguë, generiche,
e liore venuti ¡11 gran moda a' nosln di poco valseóle.
gioriii per ornamento de'giardini. Dedrée (in) agg. Melt i man dedree. У.
Dalin, v. br. E lo slesso che Boggin ne! Man i. q. G.
giuoco delle palloltolc. Lecco, Grille Dedree la me contenta, ее. V. Spa.
— V. venia í. q. G.
Dama [Scacc/iiere] (in) agg. Sœul a dama. Deferí. У. Giu'rament í. q. G,
У. Sœùl f. q. G. Degdra ... Nome vulgare delta ruóla ora*
Dandaló (in) agg che altri dicono Dán ría seconde la quale si regola la distri-
dolo o Gniidolott o Gandalorin. buzione delle aque d'irrigazione a'varj
Dandinna (in) ng^.Chiamansi Dandina an possessi cui compelono.
che que1 Manicolloli, o Bracciajuole o Degradazión ... Rarissime volle, e solo
Bracciajc, che le si dicano, pendenli fra le persone cuite, odesi fia noi que-
dalle ziiuarre che porlano i preli d'in- ' sla voce nel signif. che ha nella lingua
verno. — V. illustre, cioè nel senso lutt. del vul
Danee (in) agg. o i Tollif, e in gerg- 1 gare Desgradà (УХ In vece è in borra
ilal. / Seahi (Fagiuob, Un vero amorc j| di tullí nelle frasi = In degradazión,
DEN (54) DES
Amia in degradation, Melt per degra paremlo che ci sia dentro il suo (Ma-
dation. G radatamenté, Procederé per chiavelli, Op. IX, 85.) — V.
grada lione , Gradare. Disporre per El marl, ее. V. Mari i. q. G.
iscala, per gradi, colorí, botloni, mer- Restà-dent. V. Resta i. q. G.
Ictli, ec, ce. ' Déni, sust. m. [Dent guasl ] (in) agg. Л1-
Deliráto. Maníaco, Pazzo , Mallo per lorc'.ié lo gettiamo al (uoco gli gri-
che che sia. diamo dielro la cantilena che leggasi
Deraa. V. Dlma i. q. G. in Fœugh i. q. G.
Dèmma. Piega. Forse voce lodigiana. [Parla o Cnnlalla finura di denl]
Demóni (i/i) agg. Faccia conlra i tenta- (in) agg. Diría fttor fuori, a tettere di
zio'n del demoni. V. in Faccia nel Foc. scdtotaj Chiarire ad uno la partita.
Denànz (in) agg. Dedree la me contenta, — V.
ее. V. Spavenià i. q. G. [ Polver per i dent] (in) leggi l'ital.
Denedàa, Di d'nedaa, v, c. br. Di di Na cosí: « Polvere per bianchire denli »
tale , Giornata di Natale , Fesla íiel (Redi, Op. V, 17); e doltrinalmente
Natale. — V. Denlifricio.
Denonzia e Denonzia (in), sig. egg. Dentàa. Dentale. V. Sciloria nel Foc.
Vuolsi avvertire che Dà la denonzia Dentada (in) agg. Il franc. Briques bou-
e Denonzia, in senso di Disdire il fit- tisses.
to, il podere, la casa, cioè di Far in- Dénier (in) agg. Mader de denier. /'.
tendere all' affiltuario , о all' inquilino, Máder i. q. G.
che laset il podere, o la casa, non Deposit. T. Milit. ... Caserma interinalc
s'usa che rispetto al padrone del po e per cosi dire di iransizione , uella
dere o délia casa, e non mai rispelto quale i ch aiuati alla milizia soslanno
в chi liene in affitto un podere od a fino al loro passaggio effellivo ai reg-
pigione una casa, rispelto ai quali noi gimenti soltoposti a commune aulorilà
dinamo llenonzià о Fa la renonzia civile e militare.
délia ta, del Ierren, ec.; laddove la Dèrbeda (a) nelle G. agg. Alcuni dirono
Disdetta e il Disdire délia lingua val- anche Dèrbsd e Derbedïn ... Lo spazio ,
gono tanto Liccnziare, Dar commiato , più о men grande di muro mal rio-
quanto Licenziarsi , Pigliar commiato, zaffato.
Andarsene dal pódete, о dalla casa. Desboccà. T. de' Foro. ... Desboccà i
L*Escommia lo usato dai nnstri vecchi in bocchelt ... Slurare li sfialaloj.
vece délia Denonzia d'oggidi, vien dal Deshocchettàss. T. de' Fabriferr. ... Lo
latino Commeatus in senso di Congedo, spostarsi per qualsivoglia motivo lo
Liceriza: quindi Dare V escommialo è scudetto <!' una toppa o la toppa di
Dare lo sfrallo da una casa , da un verso lo scudetto per modo che la chia-
terreno ¡ Liccnziare , Scommiatare .' ve enlromessa non calzi e teutenni.
— V. Descanchinà, v. cou l. Scalzare alberi, ec,
Denonzia e Denonzià (in), a.0 sig., agg. per allerrarli.
e corr. Deuonzia nel crimínale è quasi Descanettà ... Scompaginare i Doccionetli
lo stesso che Accusa, Querela, Ric/tia- ( i Canclt ) di collaretti donneschi, о
mo in giudizio di torto ricevuto. Onde simili.
Denonzià \un, sotlintesovi al Tribunal, Descaregà el ban ch. T. de' Forn.... Sca-
a la Corl. Querelare altritt con meliere ricare di nialla il cavalletto.
denttnzia contro di esso, Accusarc uno Descavedà (Maggi). Ora Descapilà. Sca-
criminalmente, Notificare i misfatti di pilare, Patir danno, Mellerci del ca
uno alia Cortes Pon e, Dar querela, ec. pitale. — V.
ad uno: Far rtchiamo, Richiamarsi Descdgnet. Ignaro, Inconsapevole, Fnscio:
di uno in Giudizio per torto ricevulo. Deacogoet del rrgatl che gl*'emm iodoss.
Dinunziare, cioè Manifestare, aecusan- Purta, Marchionn, st. 6fii. — S.
do, al giudice. — V. Descummià (in) corr. Il noslro Descum-
Dént (m), avvcrb., agg. Avegh, o ¡Vo a- mià propriamente non significa Disni-
vegli minga dent el so (sotlintesovi in tlarc, nè Cacciare о Sturbare dal nido
terese, Tiulagg, lornacunt). « Non vi con rumori o simili, ma sciiipliceiu.
DES ( 5 5) DI
Sviare, Disviare, Far che l'uccello ab- Ucsnodaa (in) agg. o Faa a vit ... Sbi-
bandoni il nido , e non vi torni più. Icnco. Chi cainiiiitia shilancionc.
« Fan cbe i buon colombi si disviano » Desorden (in) agg. O» desorden forma on
(Alain. Com. a. I, s. 5); che noi tradur- orden. У. Orden i. q. G.
remino cosi : Fin descummià , o vero Despecé. Dispello. On cerl rid pien de
Descúmmien i puvion. — E pero Des- despecc (Maggi). Con un riso, o ghi-
cummiass. Sviarsi, Disviarsi ( sottin« gno beffardo, disdegnoso e schernilore.
lesovi dal nido, o proprio o figúralo — V.
che e' sia ). — V. Despersa (in) agg. La Dispersa de' Diz.
Descurnmiôs ... Dicesi di uccello facile ilal. ¿ aggiunto délia donna che s' è
ad abhandonare il nido e i polcini suoi dispersa, che s'è sconciata. — V.
per sospelto che allri si sia accorto del Desposa, v. c. br. ... Dichiarare indina
dove cgli si è nnnidalo , e i polciai la separazion personale fra due con-
corran pencólo d'essere involali. So- jtigi; il che iu cerli luoghi dell'alto
spellosu? Geloso? Sdegnoso? Nessuoo contado si' fa dal Paroco con certa
pero di quesli aggellivi esprime con quale solennilà di iterate assenlir delle
precisione il nostro Descummiás. Pur parti, cousegua della donna a'suoi pa-
si potrebhe dire Sviérole , Disviévole , , retiti, cc.
per mancunza di ineglio. — Y. Despdst, v. cont. verso il Comasco. Buo-
Dcstüccia. Dicono i conladini Br. per no, Grosso, Grosso, ne' seguenti signi
Désdilla. Anche i Toscani hauno Dis- fient!: Gif è ses mia despost ; On dl
dieciato per Isforlunato, Che è in dis- despost. Sei millia grasse; Tutto inliero
delta; donde par che negli anlichi tem un di.
pi anche in Toscaua si usasse Disdic- Desrenghii, v. br. Sgranchiato, Sgranchi'
cia. — V. to, che puó distenderé le mani da pri
Dcsfereuzià. Diversificare , Distinguere. ma aggricchiale e inlirizzite dal fred-
Scostarsi da che che sia allro. У. Sfalzà do. — V.
nel Гос. — S. Desrenghiss, v. hr. Sgranchiarsi, Sgran-
Desgiuslà (in) agg. Desgiustà la hocca. chire. Poter distendere le dita irr igt—
V. Bdcca i. q. G. dite (comè rengh) dal soverchio freddo,
Deslàss (in), sig. avverli. A me pare Snighiltirsi. — V.
che il Maggi nel passo riporlalo abbia Dessadèss (in) agg. о Adsedèss.
preso quesia voce per Eccesso, Scia- Dessésa, e al pl. Dessès; v. br. ¿postema,
laquo , Sciupo. Leggasi inlero il dclto Escaso. Che venisse dal lat. Desccs-
passo, e si giudichi: sus, corne YAscesso viene direttam. daU
Г Abscessus lat. } Usan о quesia voce
El ipau l'è temper un, specialineute parlando delle aposteme
Ma con quest che '1 sia liber de trii юаа ; chevengonoe scoppiano nelle orecchie.
De tlrasordeo, de spesa, e de peccaa.
Hrasordcn no gh' è prigol, chè semm tuca — V.
Gent che la sguazza al heüoliu del succ. Dessià, т.е. br. Deslare, Svegliare. — V.
De spesa veramenl Ve de guarda», Dessiass. Destarsi. Dessïet. Déstati. — V.
Tanl pu Pann de quesl'ann; Dcslacchettà. Sbullellare.
Pur, se ghe sia deslass , ( vecesso di spesa ") Destaccheltàa. Sbullellato.
Mi nie remetía al son di vost campaun ( cioé, Destesa, aggett. di Ghitara. Vale quanlo
dalle voslre borse). Chitara a l' italiaona. V. in Ghitara.
De peccaa no en parlcmm } — S.
Cbi no gh'è daa, ne rangol, nê bestrmoi. Destoppa (in) agg. Aprire. Distoppare usó
II Barone di BirtmaÉa, Prologo. — V. Leonardo da Vinci nel suo Tratt. Del
Desmentegàss (in) agg. Perdona Г è de molo e misura deWaquaj Bologna, i 8aö,
Cristian, ее. V. Perdona i. q. G. p. 447- - V.
Desnedà. Intransit, assol. Voce del Pav. Deved», v. a. br. Vielare, Divielare, Prot-
e B. M. Vale qunnto il Descummiass bire. — V.
de' Brianz. Abbandonare il nido con Di (in), sust., agg. A fa servizzi, ее. V.
quel che v'è dentro, siati uova o sian Serviz/i i. q. G.
polcini. — V. El Stcllon del d.i. V. Stelldn nel Voc.
ют (56 ) DIR
Incœu l'è «l mè dl, ее. V. Oieggia di freqitentísiimo uso fr* noi per in
L ц. G. dicare picciol novero di che che tía,
Sant Simghelt , Irii dl dopo el giu- tale, a cosí dire, che uon passi una
dizzi. V. Smighèll i. q. G. decina. Р. е., 1 personn propri sincer
[Di de magher] (í«) agg. Giorni di se poden cuntà su i did. Pochi sonó
magro (Targ. Viag., VI, 5a). i veramente schietti.
Di verbo, agg. A di. Dire j p. е. A Tegni de cuut 011 bagaj come un did.
di che l'é bell l'è poceb. Dire ch'egli è medegaa. Rallcvare un figliuolo nella
bello non aggiugne al vero. mollezia e con troppi riguardi. — V.
[Anda a di de si] (ad) agg. o Torna Ve»s come cinqu did ¡11 d'ona man...
da vess staa a di de si ... Dlcesi degli Esser cosa certa, indubitata, senza con
íposi ebe vanoo alia cbiesa innanzi al trasto.
sacerdote a giurarsi fede di manto e L'è minga el did, o simili, d'on scior.
nioglie, o che ne tornano. — V. V. Scidr í. q. G.
Fa di in gesaj Fa di in classa... vale Didin [Da el didin solía la coa o cova ]
Essere maestro delta Dollrina cristiana; (in) agg. Dar gambone. II Franciosini
cioé, loseguare, interrogando (Ja di) (Vocab. ¡tal. e spagn.) spiega quest n
]¡ Scolari; Fare, mediante domauda, ebe (rase cosi: и Come fanno ordinaria
lo scolare dica. — V. mente alcune madri o persone che
lüttem a di. V. Juttà i. q. G. banno ¡n lor cura i figliuoli , che, in
L' è propri come vecui di mi. Se no cambio di sgrid«rl¡ quando fanno qual-
l'è de qui) che vceui di mi, ec. « Po- che cosa degua di ripreusione o casti
cbi inleuderanno (se non sono d'un go, Ii lodano, dando loro ardire e ri-
cervello come vó dir io ) ¡I testo e il go'idio, onde poi fanno peggio ». —V.
comineuto»(Duui, Commen. al Burcli. Digiùn [Romp digitin] (in)agg. Asciolvere,
x&i). — V. Sdigiunare, — V.
Diamant (in) agg. Dicesi poi Tavola quel Dima [T. de' Mural.] (я) nelle G. agg.
Diamanie che non ha l'oudo, e serve o Dcina ... E anche la Centina regó-
per Bnimenti di collane, e sito. latrice della vólta di un foruo ia со-
Diaria, sust. f. . . Specie d'itnposta che slnizionc. E cosi pure la Staggia mo
vigeva Ira noi un secólo fa; della quale bile che segna la monta d'una vólta.
veggasi nei Rapporti su 'l Censimento Dine, Dincià, ce. Voci contadinesche pe,l
di Pompeo Neri e nel Censimento mi- vulgare Denc,Dencià; e pe't civile Dent,
láñese del Carli. Denla. V. nel Voc.
Diávol (in) agg. Anda come el diavol. Diucià on somee ... Intaccare un
Andaré a j'uoco. trave alla testata, perebè posi meglio
Diavol di pui, fr. cont. verso il Co- so 'I muro.
rnasco. Dirillone, Svellaccio , Destris- Cavagh i dine al nevescb, fr. cont.
simo, verso il Corn. ... Sbarbicare affatto af
Pess del diavol. Sinon, di Scárdola. railo la gramigna.
У. nel Foe. Mangià vun a dine del lavurà ...
[El diavol el s'impicca, ec] (in) agg. Superarlo in altività lavorativa: fr. cont.
« II diavolo s'impicchi, se e' ci speu- verso il Comasco.
dono un soldo in un buon libro » Diuc (Erpes de). V. Èrpe» nel Voc.
(Passeroni, Cié.). — V. Dincidn ... Cosi chiamano i Brianz. chi
[El diavol l'ha pers un'anema] (a) ha denti grandi e sporgenti in fuori.
in fine, dopo giusta, agg. e i Piemonte- Anche i Latini dicevano Dentones co
si più bassamenle Quand le fomne a loro che avevan i denti cosi fallí. — V.
Than 'I cul frust, a dio '/ pater giubt. D'in prum», m. cont. br. D'in prima, In
Diavol [ne' larocchi] (a), dopo Alleg. p. prima, Prima. — V.
207 , agg. E Saccenli, Rime, II, 161. Dirétla [La] (я) nelle G. osservisi, che li
Cosí chiutnasi , ec. Economistí e. Finanziert chiamano Di-
Dice e Diccin, dicono i cont. Br. per Ditt relia qualsiasi imposta che si carichi
e Dim. Delta e Delta. — V. su l'cstimo délie terre e delle case, sia
Did (in) agg. l'ode cuutài sui did ... Modo cssa regia, sia provinciale, sia connu-
DOM (5?) DOS
oalri; huliretlii qurlla die cade su le Domin (in) agg. Lassass mena in Domin,
derrale che s'iinporlano e si esporta- fr. cont. verso il Coniasco ... Lasciarsi
no, e su i cosí detti Dazj di consumo. corbellare, — c, in altro siguif., Diinen-
— V. ticarsi di che che sia, Obliare.
Discrètta. V. Máder í. q. G. Dondà (in), a."sig., agg. Temporeggiure,
Dneuja, v br. Doglia, Dolore. — V. Men are in Inngo 3 Dondolare. — « I
Doggiá (iit), ove dice Docchiare, leggasi Francesi, trovando da esser ricevuti,
Occhiare. potrebbero dondolare e straccare li
Dojos. Doglioso. Che dà segno di dolore. Svizzeri a loro piacere » (Machiavelli ,
— Y. Op. IX, и 5). — V.
[Andà dojós] (in) agg, Jndar su do- Donna (in) agg. Donna de conclusion.
glia (* tose. Carena, Pronto, p. з4>. Donna valente, di conto, stimabile.
Dölz (in) agg. Agevole, Facile, Latino, Donna pregua, robba degna ... Modo
Proclive. Ë úsalo tanto al proprio, co basso di chiaro siguif.
me al figúralo. — V. Donne non son gc-nli, det. cont. ...
Dolí a giuga, a lavóla, a ... Facile, Il provenz. Fremos non sont gents.
pronto, latino , proclive al giuoco, al 1 doun hin la fin del mood ... Le
la vorn, a ... — V. donne sou cagione anche di molti dan-
Uolz a inccuves. Agevole a muoversi, ni, dicono i noslri conladini.
a scorrere. II tuo contrario ¿ Aglier, Quelle donna ... Cosi chiamano spe-
Agro. — Y. cialniriite in conlado la Levatrice s e
Doniii (in) agg. Dorna adess. Pur dianzi, ció per eufemismo, quasi che a dire la
Or ora, Testé, Poco avanli. — V. Comàa si svi'lassc imporluuani. uno
Doma adess! Quasi per anlífrasi e dei ñiislcri di Lucina. Per ugoal eufe
pronunciato con certa slrascic'alura di mismo dicono meramente Amalada la
voce, l'usiamo per dire Un buon pezzo. Puérpera.
Un gran pezzoy Pezza fa, Pi'u lempofa : [Donna de gross] (in) agg. V. anche
р. c, El on pezz che Lisaoder l'.è in Gross.
andaa feeura de -ci? — Doma adess che [Luj e Agost, ec] (in) agg, ... Luugi
l'é andaa!; o semplicem. Doma adess! dalle donne ue' giorni cauicolari.
—I Brianz. dicon anche Mai'ma dess ! Douuilt [Fi i] ... Modo de' cootad, verso
V. nclle G. — V. il Comasco. Camminare come si dipin-
Doman (in) agg. Doman l'ha de piceuv. V. gono le saette. Traballare, per lo piu
fiœuv í. q. G. a cagion di troppo vino.
Dominée (in) agg. Questa voce conladi- Dtíppi (in) agg. Buitou doppi. V. Bullón
neara di Dominée per Prête trova un i. q. G.
preciso riscontro nella Nov. III. delta Dóppi. Dal fior doppio. Quello che di-
Giornata ollava del Decamerone , ove cesi Flore pleno dai Botanici.
il Boccaccio fa dire a Bruno e BufTuI- Viceul doppi. Garófani dal fior dop
maceo che si godranno insieme со '1 pio.
domine il porco che iutendevauo im- Dorma e Ddrniia. Aggiunto di aqua, e
bulare a Calandrino. vale Aqua allopiaia, aopiata,alta aJar
Domínega (in) agg. La sorella de la do dormiré. — V.
mínega grassa. Domenica di Sessage- Dormoeiis (a) nelle G. agg. Sust. f. Voco
sima.NB. Le domeniche sono tulle so franc. Specie di sei anua con ispalliera,
rel le; nia è proprielà del rioslro dia- brarciuoli, e tungo sedile, inolto com-
klto l'assegnare laie eognazione Ira le moda e falla a dormirvi fra il di. —
sole due di Sessagesima e Quinquage- Lettuceio direbbrla il Fircuzuola, e la
siin*. disse ne' Lucidly a. II, s. 4. — Letticetlo,
Domínega de passion dicono alcuni Letliciuolo'f Sedia-letto ? Scranna-lelto ?
de,paesi di rilo ambrosiano prossimi a — V.
diócesi di rito romano per Domínega Dosa. Quantità notabile. L'ilaliano Dose
Sauta. V. ne! Foc. о Dosa importa idéa alquanlo diversa.
I ßrianzuoli dicono sempre Domi- — El glu; «'lia daa ona bonna dosa.
uira. — V. Gliene ilude in buon dato.
Fol F. 8
ERB ( 5 ) EKB
Dotta (in) agg. Melt roan in dntta ... En ее, per Slivale dalla gamba sinistra,
trare mallevadore per ragioni dolali. Cavallo da mancina, ec.
« Nè per bö nè per vacca non toglier Drizz (in) agg. Ogni slort g'ha el so
donna malta; la roba va e viene, e chi drizz. Prov. cont. ... Non è persona,
ha la moglie malta se la tiene » (Pació non è cosa nel momio la quale, per
lo, Arilm, 161). imperfetta che sia, non possa sommi-
Dniirinàtl, v. cont. e specialm. brianz. ... nislrare qualche buon partito alie maui
Vocaliolo che ritrae a capello quella di chi sapia usarne avvedutamenle.
tanla cukura ¡ntellettuale a cui è lascia- Parlando di libri, fu già delto che nou
lo pervenire uno fra mille dei noslri è libro, per cattivo che sia, da cui non
rontadini. Chi sa un pelo più sù del- si possa imperare qualche cosa.
Pidióla, cli i sa leggiccbiare tantin Ian- [Slà SÙ drizz] alfolla tum. {in) agg.
lino, quegli è il sapulo Гга i noslri Stare interito , in tero, impetlito , tullo
V i Iii tri, è un Dnttrinatl (perché suol es- d'un pezzo. — V.
sere sollo-maestro della dot I r i na cri Drizz, sust. Verso, Via, Modo, Spediento.
stiana doinenicale: elJa dl in dollrinna). Trova el drizz de da la grazia al stort
E con un coiiladiuaine, cioè con Ire (¡Maggi, Rime). — V.
quarli della popolazione tirata sù stu- Droga e Drogaría (in) agg Scalolln de la
diosamcnle a questo modo, i nostri drogaría. V. Soalolin i. q. G.
ulopisli si danno, e danno allrui a cre Drùd (in) nelle G. corr. v. br. Vigoroso,
dere, che e'si possa fare tulli que' bel- Prosperóse, Végelo; e dicesi cosi degli
lissimi castellucci in aria ch'ei sanno animali, come de' vegetabili. — V.
fabricare. Dulras (a) nelle G. agg. Dulcàss. // pie-
Diàgh [Sangu de dragh] (in) agg. Ven- garsi d'un trove.
desi in canna (in basloni) e in baila Dura (in) agg. Quesl'ann la robba marscia
(in nuclei?, in pallini, rappalloltolato). la dura uagott ... Modo burlevole che
Quesl'ullimo è il più fino. si usa (¡liando s' ha alie mani roba ló-
Drill. Destro. Proprio della parte désira. gora, malandata.
Scarpa dritla, Strival dritt. Scarpa Durada [Podé minga] in d'on pajes, in
désira? Slivale dalla gamba désira? d'ona cà, ec. ... Non ci poler durare.
Caval drill , Bó drill. Cavallo da Dùu (in) agg. I duu d'agost, m. br. /
destra?, Bue da destra. Cavallo o Bue didimij I gemelli ; Castore e Polluce.
che viene aggiogalo so m pie dalla parle Figuratam,, I testimonj. — V.
destra. II Dritlar de' Bolognesi. In duu a on capon, ее. V. Capón
Quesla voce ha per suo opposite Si ». £/. G.
nister (lo Slant àr dei Bolognesi), e d¡- Duu о Do in senso di Pochi. V. Quàller
ciaino: Strival sinister, Cavall sinister, i. q. G.

Hjhen (in) agg. verd. Verde. ha la sua efíicacia 0 médicinale o chi-


Ebrèj (in) agg. Cedraa di Ebrej. V. Ce- mica qualunque.
dràa i. q. G. [Mandà finira a Perba ] (я) in fine
Eddlt ... Legali, Amministratori, Ingegne- agg. e Metiere a erba о in erba.
ri , Polilici e altretali messeri usano Erba bianca (in) agg. Lunaria. Lunaria
anche fra noi questa voce per Infór annua Lin.
malo, Fallo conscio, ее. Erba cagnœùra. V. Cenlfœùj nel Voc.
Evada. Ajala. Un'aja piena di cheche sia. Erba clie sa odor de poinm ... La Po-
Èrba (in) agg. Ann de erba, anu de inerda. maria Lin.
V. Ano i, q. G. Erba clie sa odor del vin de Cipro. Sic-
No gh' è erba che varda in sù, che cade, Gnajalio. Il Gnafalium Slœckas
no gh'abbia la soa virlù ... Ogni eiba Lin.
ERB ( 5 i ) ERB
Erba china, delta nuche C.iuev salvadegh. Erba reginna... Erba che manda un olez-
Cannabina , Canapa aquatica , Eupa zo tra quello del basílico e quello délia
torio di Avicenna. Presenta l'aspetlo menta. Nolisi che , preso dal greco ,
délia cánapa; ha cauli di quam о а basílico varrebbe appUnto regale. — S.
cinque piedi ; fiori porporini in со- Erba rosio o rosi ... Cosí chiamano я Bu
limbo terminale deuso. Si crede utile sto, Gallarate, ее, le foglie dello Scd-
nelle febri ¡Dtermiltenti , presa in de tauo (Rhus cotinus, genil. Rhois cotí-
collo; e pero la diciamo Erba china. — V. ni ) úsate per la tintura del fuslagno.
Erba de la fever. Artemisia (ГArtemisia — V.
pontica Lin.); Biondella {Centaurea mi Erba sora-donna de' Brianz., Erba donna
nor); per Scarlttùsgia V. nel Voc. de' Pav., Erba di porr o porrina ( o
Erba déla fevera lerzauna. Eupatorio. majestra ) di allri. — È la Celidonia
Erba de la tonaura o Teuciùra. Dorella, maggiore ( Chelidonium majas Lin. ).
Magro. Se lu ne rompí le radici , il fuslo , i
Erba del maa de coo. V. Semperviv nel ramúscoli , esce dalla rot tum un latte
Voc. giallo, di spiacevole odore, e caustico,
Erba del maa d'orinna, per Chicbingen il quale Prégalo su i pon i a poco a
V. nel Гос. poco te l¡ consuma e fa sparire. Di
Erba del maa scoltaa. Calla. La Calla qui è detla Erba di porr. — V.
elhiopica Lin. Erba di porr, o porrinna, Erba diá
Erba del mal d'œucc. Eufrasia. vola, chiaman allri divers! Tilimali , o
Erba de piagh. Aro (VArum maculatum Titimríglj, od Eu/orbie, le quali lutte
Lin.);.... (la Dragontea Lin.); per gil tan latte, rompendole ; il quai latte,
Erba niorella V. nel Voc. essendo più о men caustico, se lu ne
Erba diávola. V. Erba di porr i. q. G. poni ripetulamente su i porri , te li fa
Erba di caj. V. Erba basgiànna nel Voc. andar via. I contadiui applicauo dove
Erba di moroid. Salvia pratense. La Sal- la pelle é sottile di questo sueco lat-
fia pratensis Liu. tigitioso, che fa l'oflicio di vescicanle.
Erba di porr. V. Erba porrinna nel Voc. Sono queste erbe communi ncgli orti
e Erba sora-donna i. q. G. e nei campi. — V,
Erba di sennes o Scimesera o Stramhera. Erba strainbéra. V. Erba di sci mes i.q.G.
Sínfito (il Symphytum officinale Lin. ). Erba strigia (in) agg. Agróstidi, — Quelle
Erba di scov. Chenopodio. Chenopodium che i Butanici chiauiano locuste nella
scoparia Lin. segale e nell'alopecuro (covetla), iu que-
Erba ynjiia'ui а , per Pcveráscia V. nel sla erba i Brianzuoli chiamano s/rizz
Voc. ( frecce) le reste, perché pungenti.
Erba gratta (in) agg. Charaflexilis. Chara Erbicôccli (in) agg. Alberges. Albicocca
hispida, ее. Lin. — V. Albcrges.
Erba graziosa, per Graziíuua V. nel Voc, m angomoa: angomese.
2.° Mglllf. n biauch tardii : bianca seroline.
Erba Inania o incauta, v. br., per Ta- m de Nausi: di Nançl.
nasia V. nel Voc. » d'Olauda: d'Olan'da.
Erba morun a (in) agg. Più sono le erbe и de Porlugall: di Portogailo.
che i couladini qualificano coo questo » de Sarzaua : sarzanese.
Bggelt. di morneraj e sonó oulinaria- m moscatel! : moscadella.
Diente lutte quelle che hanuo le foglie я negher : nera.
farinose, rogiadose o pruinose, cioè, » persegh : Pesca albercocca.
superficialmente asperse d'una suslan- m temporil : précoce.
za bianebiccia siinigliaute alla farina и tempori'i de Malta: précoce maltese.
о alla rogiada о briua , corne, p. е., Erbij, Erbijàda, Erbijn, ec, v. c. br., per
la Plombagine europea о Erba San- Erbidu, Erbionin e Arbij, V. nel Voc.j
Í Antonio , il Chenopodio bianco , il e per Arbijada; Arbiju V. q- <*.
CheuopoJio bon-Eurico, il Chenopodio Erbidu [Audà i brugn m] (a) avverli.
fétido, vulgarni. Erba connina, brinajó- Dicesi délie susine ingrossale e dive-
/я, e simili. — V. nute vane per punture d'insetli. Boz-
FA ( ( ) FA
lacchire, Imbozzacchire , Divertir boz- El pess P4 semper bon in qnij mes
zacc/tj , bozzacchioni ; Far bona , lm- che g' ha denter l'erra ... Lo stesao
horsacchiarsi. — V. dicono dei pesci perché in (regula ne'
Ereditàa о Redilàa. Il conladino brianz., quatlro inesi suddetli.
eslendendo il senso di quesla parola, Ertegh (in) "gg. Lodoviro Paterno (nella
l'usa per Gran fortuna, Ventura felice, Sátira a Porfirio Testa) chiaina Etta
Лиона raccolla, Prósperamente de' pro- la Cotenna , la Carne alla e filia , la
prj affari: p.e., Peder quest'anii I' ha Grossa polpa délie gote, délia coppa,
faa on'eredilaa de forment, o vero l'ha del pello di certi Lei l'accioni rogia-
faa on' eredilaa de sto camp ch'el la- dosi :
vora , cioè, n'ebbe raccolle abondaiiti. Nel meizo tiède it metió: avère il volto
— V. Ma^ro e le guanee alla miseria iuslrutle
Ergna (ad) nelle G. agg. Figiiratam., per ( allevate ) ,
Zinghinaja, Mala disposizione, Indoz- О quel grassu, e quelP erte fuor di modo,
za, lndozzamenlo. Socrate non approva, erl io non lodo.
Tra-via 1J ergna. Gittare la zinghi liaccol. rfi Pots, talir. p. 11,7. — V.
naja. — V. Esser. Essere, in forza di sustaiit. Vegni
Èrpes (in) agg. Erpes de dinc. Erpice a on esser che ... Venire a, Venire in
dentalo. islato da ...
Èrpes de pian о de piaiià. Erpice Eslàa (in) agg. Cent estaa , e minga on
spianatore. inverna ... Dell. cunl. dell' Л. M. di
Erra (in) agg. I rann hin caliv in .Ii chiaro signif.
■nes che g' ha minga dent Terra ... Si Eslimalóri. V. Gnu anient i. q. G.
vuole che le rane da maggio a tutt'a- Ell I No sfalzà on] (a) in fine agg. Hon
gosto slano с ho nocivo perché in tem trasgrediré un ¡ota de' cenni ultrui.
po degli ainori.

Fà (in)agg Andà a fa castegn, a fa erba, ce, a trisen, a básega , ec. , ec. Dicono
a fa légna,ec, che anche diciamo Andà i coiiladini briaolci per Giocarne un
per caslegn, per lègna, ec. ... Maniere boccale, una pinta, ec., sottiutesovi di
che i Brianz. hanuo commuui co'To- vino. — V.
scani, e signiticauo : Andáre a raocu- Fàssela soit. Sconcacarsi, Soompi*
gliere, о a far raccolta di castagne, ее, tciarsi , Cacarsi, o Pisciarsi addossoi
о se ne ricolgan di Ierra le colatie Fdrsela sollo. — V.
( crodua, crodei), о se ne abbacchijuo Fa sù a poce h a pocch. Aggruzzo-
dall'albero i ricci maluri, ce. — V. Itti e, Aggrumolare, Far grumo, o gr«i->
Fa a chi n' ha , n' ha ; e contadi- ' zo , o gruzzolo di che che sin. — 11
nescamente Fa a ce naa e naa ... Far suo conlr. è Disgriizzolare. — V.
laccio. Concordare alla grossa i conti Fà [per Partorire] (in), VoL I, p. 79,
per finiría? Propriam., Compone in col. i.* , agg. Parlando di bestie , piú
modo la differenza, che né una parle propriam. , Figliare.
11' abbia da dare uè l'altra da ricevere. Fà [T. di Giuoco] (iff), Vol. I, p. 79,
— V. col. a.1, agg. Fàgbeii ... Nel giuoco delle
Fa a face. «Si vede che questi Ira- pallullole e simili, a' Biiaozuoli vale
dilori vennono per fare affatto » (de! Misurar la distanza, o Pigliar la mi-
Jic); cioè, per Occidcrlo da tero, per sura delta distanza di due pallotlole
Finirlo ( Bislicci Vesp. Vita di Fiero dal lecco, per accertarsi quale delle due
de' Pazzi in Anh. stor. Vol. IV, pag. è al medesimo piú vicina. — V.
37i). - V. GIT è de fàghen, figuratam. È cosa
Faun feeura on bocraa , ona piula, ancora dubia, anecia incerta; che va
FAL (61 ) FAR
«ppnrata, messa in chiaro, verifícala. tessitura. V. anche Trâccîa ncl Vie,
- V. a." sign if.
Fa-sù. T. de'For. ... Fa-sù i lavell ... Ар- Fall [Audà a Pull] (a) nclle G. agg. Fal
pajarle e posarle per costa iusù Paja lare, Mancare , Andaré in Julio.
perché possano piosciügnrji più prcslo Andà no a fill. Non militaire, Pion
prima di metterle in gambetla a seco re. fallare, Шоп muíale in fallo. Esser«
Fia [Faa e fim'i] (in) agg. L'è fada, L'è rerlo, sic um. luor d'oglli dubio die il
fenida; L'è aíTure fenii ... Maniere che fallo sarù, elle la cosa avvenà , e si
usansi più spesso al ligurato. 11 dado mili. — V.
i trallo. La cosa è conduite a un punto Falla [ Pode | (in) nota. Se cosi il FaU
clic non puó più stornarsi. — V. lare délia liogua , conte il Fallit del
Fabriceria. Opera, il complesso degli O- dialello significauo Sbagliare, En are,
peraj o degli Ainmiuislralori (V. Fabri Mancare, e simili , è cerio che Podé
car net Voc.) d'una cbiesa. — V. jailli vale precisamente I1 opposlo di
Face (in) agg. Fa el face, fare d colpo. l'ode fallà no : с peró si duvrà dire:
Fare ció che si dise^tiavu, che si ma- Kol pó fallà a scappà , Nul pó ía 11 »
chinava. Fare il falto. » E qui dise- a véndela a quel prezzi elle g' liants
gnai di fare il fatto b (Bibbout, R¿laz.¿ inzebii. Non la sbaglia a fugitstne i
ее). — V. Non la falla. Non fa fallo a venderc,
Lassass ciappà di face .,. Perderé p- e. , quel grano ul prezzo clic gli è
tempo, si che le facende, veueodoli ad- stato qjftrlo. — V.
dosso l'una sopra l'allra, lu le ne Irovi Fallàa. Vess fallaa in gêner, ruinier e cas.
di troppo impedilo a spedirle. — V. V. Càs [T. gramnial.] nel Voc.
Fàccia (in) agg. Fallaisc (in), 2.° sig., agg. Falluliccio ,
a Fàccia de basilt Viso saporilo. cinè, non vuolo del tullo. Dicesi spe»
a Faccia de cacea e de cuu : cialmente délie spighe del grano tur
La cera verde suá brusca ed acerba co, del frumento, quando per difello
Pare un viso di sotlo, quaudo slilla di feroudaziouc conleugono poche gra
Quel cLe net venire smaltito si serba. ndi... — V.
llerni, Capil. in lode di Grad. — V. Fais (a) nelle G. agg. A quinconce.
Faccia de campanua a martell. Viso Fainbrosa (in) agg. Fainbrosa gialda.
d'assassino, — V. Lampone giallo.
Faccia lencia. Faccia de dannaa. V. Fàmm (in) agg. Formenton de la fairim.
Teñe í. a. G. V. Formeinón i. q. G.
Id faccia. Dirimpetto. La famin de Lugau Г è quella che
Ona man con l'allra se lava la fac fa mangià el pan. Modo de'coiil. verso
cia. V. Man i. Ц. G. il Comasco. Appctito non vuol salsa.
Fachiuèlt (in) agg. Figlio. Fànc e Fancitt (i>i) uvverti che quesle
Fachinón, Bell fachinon. Dicesi di per voci sonó ancora vive nella bocea de'
sona ben comp!essa e di grande sia- contadini briiiiiléi. — V.
lura. Camarlingone. -"— V. Faiicianà , disse il Maggi per Fare fan-
Facbinonna. Camarlirigona. — Y. ciullaggini , Fanciulleggiure. Da Fane.
Fadiga [Fà] (in) agg. V. Vilta i. q. G. Fanciullo. — V.
Falchètt o Maa del falcbett ... Cosí di Fáiifer. Per Baja, Frullo, Nienle, о Cosa
cesi in varie parti del contado quella di pochissimo momento. — No varrî ou
magagnatura del gelso che allri cbia- fan 1er. Лол valere un frailo, un'acca.
inaiio Maa del . bacchetl о del ramelt. — V.
V. lia mèlt ncl Voc. Fanlili e Fantini, sust. m. pl. Cosi il
Falchètt, Falchellón, figuratain., dicono vulgo chiania li Asili infantil i о per
i Brians, specialmeule a donna che ah- l'infanzia. Qiiindi le maniere di dire :
bia del virile, del risolulo , del ñero. Andà ai Faulili, Vess di Fanlili, ce.
— V. - V.
Falcon (in) agg. Falcon cont i baffi. Fal Faradn (in) agg. On'acqua a soa slagion
con peregrino (Falco peregrinas Lin.). la var pussée che tult i ricebezt del
Fall. Malafatta. Ognj difello isolate di re Faiaou. V. Acqua [Pioggia] i. q. G.
i- AT ( 62 ) FEN
Farinera. Farinajo. Luogo della casa , dice essere lull'uno У 'ero e Fallo (Del-
clove si ripoue e conserva la farioa. Vantichiss. Sap. degP Hal ). — V.
— V. [Dà el fait só] (Ol) agg. in fine: о Da
Farinna (in) agg. Vess farinna bonna per re il suo dovert.
fa gnocch (Maggi) ... Diccsi d'ingegno FaUon, sttperl. di Fait e figuralam., Scioc-
debole, da poco. — V. cone, Sciinunito, Siiempione. — V.
Fani o Ferii (in) agg. Lo Spadafora re Fatlùrài'cono i cont delïA. Mil. per Fal-
gistra Farúda come voce lombarda, e lèzz У. ; a cosl Fatluràsc per Faltezze
la spiega per Castagna lessa. — V. dozzinali, grossolane ; e Falturion per
Fasanella (in) agg. Sollo questo noine Faltezzlnn. У. nel Уос.
noi cilladini confundíanlo due uccelli Fàva (in) agg. A pienlà i fav de sgenee
bea divers!: i pralici chiainano Fasa- se fa on bel favee. Prov. cont. — ...
nella la Gallina pratajuola, o sia la Piantate di genajo, le fave riescono be
vera Fagianella ( Ottarda minore, Otis ne; il dellato pero non è sempre sicuro.
telrax Lin.); i più cbiamatio Fasauella Favde (in) agg. A pieutà i lav de sgenee
il Francolino di monte ( Tetrao bona- se fa on bel favee. У. Fàva i. q. G,,
sia Lin., Honasia sylvestris di Bonap. ). Favin, v. cont. br. Favetla, - uzza, - erellu.
Fasanólt (iu) agg. Per siinililudine, diccsi Febra e Febron dice spesso il Brianz.
di fanciu'lo grassoccio e bouaccio. Melle in vece di Févera e Feveron. — V.
Jlíctamorf. d'Ovidio Iii, Irasfui malo in Febràr o Fevrée (in) agg. Febrar l'ècurt,
fagiaooj с figura della semplicilú ed ma Yè pesg elle un Turch. «Febrajo
innoceuza del fanciullo. In questo seuso corlo [o Ferrajuzzo] peggior di lulli »
usiaino anche il fcniiuile Fasanotla. (G. Giusli, Pmv. lose. p. 184).
— V. El só de fevrée el manda, ее. У. Só
Fasœù (in) agg. Fasœu canellin giald. Fa- i. q. G.
giuolo giullo. Féd (in) agg. Abbia la vera fed, die l' è
Fasoràa. Polamogeto (Potamogetón no insci. Credi a me, la è cosl; Stame
tons ? ). cerio, ella è cosi.
Fasorón [Bon fasoron O fasorotl] (in) agg. Andà-là su la bonna fed. Procederé
Bambocciolto. .in buona fede, Fidarsi, AJfidarsi.
Fàss. Baila de fass. V. in Baila de ramm Feddl, Fedele. Ogni fedel cojon ... Modo
i. «7. G. tullo filosofía, e ludo dipintara di quel
Passera (in) agg. II Zanobelti nel suo le che noi siamo da 1849 anni in qua,
Diz. la dice Forma, voce Iroppo gene- Féga dice il contadino biianz. Io Spie«
rica, e nel caso iiostro anche ambigua. cilio delTaslio, della noce, e simili. —
Fassèlla (a), nelle parti, agg. Il Careua, Fegh al pl.; e Feghina al dimin. — V.
Pronlu. p. 72, assevera inToscana dirai Felipplnn, aggett. di Candil. У. Caudira
Chiavi i Cliignœu c= Spallacci i Spal- i. q. G.
liltt= Stecchine i Os* de balenna, lon- Féls dicono alcuni per Fers. У. nel Уос.
gitudinali, facenti officio di Stecca = I Bormiesi hanno la voce Fers in si
Campanelline, o Annelli, o Maglielle i gn if. di Cocente, Ardente, Bollente; e
Oggiolitt a machina. Fersa, cociore, non ferza (quasi partie,
Fasslii (in) agg. Figuralam.Fa el so fas- pass, di Ferveo), vogüono alcuni che
sin, m. br. Far agresto , Fare il suo s'abbia a leggere in Dante là dove par»
vantaggio nel (rallare un inleresse, uu la della fersa dei di canicolari.
aliare allrui . E simile all'allra locu- Femna dice il cont. brianz. per Fèmena.
zione : Fa-sù el feu. У. in Feu nel Уос. — V.
— V. Fén (in) af>g. Chi g' ha fen, g' ha tutt'i
Faslidi (in) agg. G'hoo anca mi i mee ben ... Proverbio significante che Chi
fastidi. <• Ho ancor io ¡I mio impiccalo ha bono, ha bestiame; chi ha bestia-
e le mie corna и (Beroi, Lett.) —. V. me, ha letame; chi ha letame, ha co
Fiœu piscioitt, faslidi pisciuilt, ec. pia grande d'ogni ben di Dioche ven
У. Fiœù i. q. G. ga dal terreno, e specialinenle di gra
Fall (in) agg. Per Cosa vera , certa , si- no. — V.
cura , da uoii dubilame punto. Vico Fen maggcnghin ... Quel fieuo che
FER (63) fí:t
s*ntt¡eue dopo il maggese (niaggengh) le Casioliiie о Grosse férole spaccate.
da quei prali che alia primavera fu- - V.
roiio inaquati di buon'ora, Férr (in) agg. E l¡ , via, fœura fèrr. Dello
[Fen in andamia] (a) agg. Pare sia Jallo, A s/iada tralla, Senza internus-
10 Stergajo del Gior. agr. lose. — Vi Sinuc. — V.
[Feu oslan] (in) agg. o corr. II Gru- Gorin de ferr. V. Gorin i. q. G.
mereccio è il leizuolo a noi, e il se Fèrr de brascà (in) agg. Talura è solo
conde a'Toscaiii e я quanti oou hanno lappa di legno, e s'usa per pigner
irrigazione, faceudo quesli due sole ta- ollre la bragia se ingombra la bocea
gliate, la prima in niaggio e l'allra in della fornace.
setiembre, e anclie quesla incerta. — V. Férr del fceugh (in) agg. Gnai dacenere
Fená, assolulam. ed anche Feuà i cavaj, ( * lose. Carena, Prontu. p. 33a ).
i bó, ec. ... Rifurnire di íieuo le man- Fèrr 3i coo (in) agg. È ¡I fr. Guide.
giatoje, se vole, a' cavalli, buoij ec. — Ferrèll(m), 1° sig., agg. Calcistruzzo na-
Afjienare o AJfienire imporlauo idea . turale , Tofo. — V.
d illereu le. Fèscia (in), sig. i.p, agg. Lùmm de fe-
Fera (in) agg. Giugà al mercan! in fera, scia. У. in Lùinin nel Voc.
f. Uercaut nel foc. Fesla (in) agg. Vess on fa fesla. ... Cosl
Fénér» о Fenirœùla ... Verso il Lodigiauo chinma il laborioso Brianzuolo il lavo-
si dà questo nome aile ragazzelle de» rar cose facili e leggiere. — V.
ceuni e aile giovani a cui è iuliera- [Di adree la nom 111 di fest] (in) agg.
uiente riservalo l'ollicio di sovvolgere Il Passeioni ( nel Cicerone) usó =з Dire
l'erbe segule perebè si prosciughino allrui il nome delle feste — in senso
e iufieniicaoo. 1 Fraucesi le direbbero di Parlaigli ardito e franco, ed anche
Faneuses. più là di ardito. — V.
Fcriuacart. CalcaleUere (* tose. Carena, L'è minga tut! el dl fesla (in) agg.
Prontu. p. aao). Clie peoii, Torse (h'ngni di lia fesla ?
Ferma ùss.... Zeppa da fermar usci , u- rtomnlu tierlini, Son. 11. — V.
sciali, ec. La moda ne ha fatto arlec- I/ è 011a fesla che fiiiiss pu. Figu
cbiui, pulcinelli, slenlerelli, ed ogni ra ta m.
génération di masebere uostrali; rosse, E quando finira mai qursla fesla .'
blanche, nere,, ec. , ma sein pre Zeppe Di Penelope in ver la tela è quesla.
da tener aperlo l'uscio a chi vuol en Id. S'en. XLVII.— V.
trare. Festde. V. Gênée 1. q. G.
Férol (in), Vol. II, p. io3, col. a.*, r. 18, Feslin de rœuda (fit) agg. In Тозсаэа
corr. = uzza = in r= uzzo. — V. suiio detli Balli a pago. In Fivizzauo
Fèrola (in), i." sig., agg. e corr. Polio- Bastrèj voce affine al Bastrèn che ne'
ne, Messa, Vermèna^Hampollo, Getlata. primi anni di questo secólo era com
К la slessa cosa che la '¿embola , la mune in Milano per denotare poslri-
Casciada d'on ann. Anche i Pavesi e holo, biscazza e simili luoghi di mal-
11 Ollrepadani la chiamauo Ferla. La affan ; voce ora morta.
Fc'rola о Zëmbola ( Gettala novella Fétta de mezz (a) nelle G. agg. Alela di
d'un auno) non ha,geueralm. parlando, culaccio.
ramúscoli lalerali, ma è tulla schietla Fellón (in), 4.0 sig., nota t= Fetlon e Ta-
e liscia. Al seconde anno, quando ha l'on, se bene siano malori che vengono
niesso i ramitelli , muta nome, e si uella lingua de'bovini tutti e due, sono
chiama coinmiineiiienie Brocea, Broc- pero diversi. Il Tajón, o perdila della
con, Brocchajœu o Brucchella, seconde pelle della lingua , viene alle vacche
ehe è più о men grande. — Le Fè- che, affelle della zoppina , se ne lec-
role о Ferle de' Briauz. sono le bac- cauo la piaga che si fnrina framezzo
cbelte o vítuini cou che s'inlesse e Га all'ugna dei piedi posteriori. Il Fetlon
l'alzata in giro ai cavagn , cavagnœu e la.' lia e fora la lingua, che poi si ri-
cavagnoU, anzichè I Tapp (le Cosióle) salda con rimeilj opportuni. Cosi m'in-
con che si fanno i Condi delle paniere, segnava un vecchio contadino brianléo
ее, ec. I Ferolotl si.rebbero propriam. assai pratico di bestiainc vaccino. —V.
FIG ( <Ч ) FIL
Fever (in) agg. Erba Je la fever, V. Elba più podcranli , e facendone poi ven-
i. 9. G. dila a' frutlajuoli.
Fiaa (in) agg. Shrgament de fiaa. Sol- Vardà о Guardà sul figh , m. br.
Wcvo, Ristoro, Ricreamenlo. — Largo Figuratam. Aver Ii occhi affétti di stra-
respiro, quello proprism. che fa 1' as* bismo, strabuzzantij Strabuzzare, Guar
sctalo quando lia bevulo. — V. , dare a traverso. — V.
Slargass on poo el fiaa. Ralleviarsi, Figh bianch (я) e a Figh negher
Alleggiarc, Scioiinarsi, Ricrearsi. Darsi agg. Il conladino brianz. li chiama
un po'di buun lempo, cessando alquau- Figh albi e Figh nigri. — V.
to dalle faticlie. — V. Figh rimes (in) agg. I Briantéi chia.
[ Tegni el fiaa ] (in) agg. Rallener mano Figh de rimini il Fico piatlolo
Valitо , о per nialore о per malabito, rosso-scuro.
come fauno talora i bimbi. Figh scinltell (in) agg Piattolino ver-
Fià.i. Usiaino per Testa , Capo, Anima 3 diccio. Il Verdes o ferdesin de' Brian -
Pçnona, Animale, Bocea, и Calcotia- zuoli è diverso dal Sciatlelè , al quale
nio su Ire diu Bali (qui pecore) .solíanlo, simiglia, ma è più piccolo, più leñero
le qiiali coosumerebbero, ec. (G. Ri- di buccia , e d' un verde pin chiaro.
dolti, Gior. agr. lose. ). — Y. Fico verdino, verdeccliio. — V.
Fiiicch (ш), a.°s!g., dopo alicacabo, agg. Figdn, figuratam. Smorfioso, Svenevofe,
il Cuidiospermum halicacabum Lia.; Dinoccolato , Daddolone , Daddoloso ,
ed iu line: Coluléa, la Çolulea arbo Piaggiatore lezioso e sclocco. «Minga
rescent Lin. content sta faccia de figon d'avemm,
Fiadàda \in) agg. Rifiatata, Rifialamenlo, ее. » ( Porta). — U01110 vile, da poco,
e al superl. Rißalalona da strajvlati. di nessun conto, « È quesli forse qual-
Fiaucdu, v. br. ... Asse di due a Ire once che figoue o qualche schiave, che all ri
iu grossezza ; e in altezza piuttosto cor se ne dchba vergognare? » ( Lasca ,
lo che uo. Forse che in origine chía- Ce/fe). — V.
niavausi con questo nome solíanlo le Fil (in) osserva=i II cont. brianz. quando
assi clic si stgano dai lati o fianebi dice che una tal cosa è falla de fd ,
dei Irouchi o loppi (bôr). — V. intende senipre filo di lino, o di slop-
Fiàpp (iu) agg. Mattioli senese usa pur pa di lino. Onde : Colzelt de fil, Ca
t'iappo iu questo senso. — V. nifs de fil , Mandil de fil , vaglionu
Fiasccki, suit. 111. ... Chi in ogni suo fallo quanlo è a dire Cahe di lino filalo ,
suole far fico, dare in ciampanelle, iu Camicie di tela lina, Mantile di filo di
nulla. lino o di accia, se accia, come la spie-
Ficca (in) agg. Gara, Garosilà, Scorno. ga lo Spadafora, non è allro che lino,
Tirà-sù ou mur per fagh la ficca al 0 stoppa di lino filata. — Cosi Tila,
vesiii. Alzare un muro in uggia al assolulam., vale Tela lina, o canapi-
vicino. na , non mai Tela di cotone. — V.
Fin du (in), a." sig. , (che scriverai con FU [Pómm del]. V. Pómm i. q. G.
due c), agg. Gruccia, Gruccella, e la Fil. T. de' Mural. ... Funiceila o simile
tinara. Prístino. Slrumenlo a guisa di che si oppende agli angoli délia mu-
gruccia dalla parte onde si piglia in ratura per alzarla diritta.
mauo, e dall' allra a mo' di forcella , Fila. T. de' Forn. ... Quello che nella
con che si ficcano i magliuoli nel di- fornace e in gambetta dicono Cors ,
vello. E chiamasi pur cosl ogni piuolo in calasla di colli dicono Fila.
di legno, che s' usi a far buchi nclla Fila [ Tri di a la che fila ] (in) agg, Boc-
Ierra per porvi dentro semi , come chiduri ( Ricordo i5i) ha: « Due sere
grano turco, fagiuoli, ее., о per pian- alla fila », cioè, di séguilo. — V.
I ai vi cávoli e simili. — V. Fila seda (¡n)agg. Fila fin ... Filare o trar
Fidàl (я) nelle G. avverli = il conla- seta di litólo fine, che non oltrepassi
diiio brianz. dice Fidal al maschile, 1 5o denari. — Fila tond ... Filar sela
e Fidala al feininile. — V. di grosso litólo , che vada ollre i 5o
Fixait, v. c. br. ... Chi trafica di fichi, denari. — Y.
coniperaiidoli a partite spicciolatc d.i Filànda, Questa voce va ogni di più pi-
FIL ( 65 ) FIO
gliaiido piede auclie in Toscana, come cami della tratlura de' bozzoli , quanlo
dalle aulorilà addutte Del Voc, se bene dallo scardassainento'dei falloppi, dei
i più scrupolosi dicano e vorrebbero gttscetti, e degli altri bozzoli difeltosi.
che si dicesse Tratlura di seta, о sera- — V.
plicem. Tratlura j come, con ben ap Filter. Filtro , * tose. , dice il Carena
propriate espressione, si chiamano e (Prontu. p. 34;)), ma non so se felicem.
iu Toscana e in Lombardia Trattore II Diz. ha Feltrazione, Fellrare, ее; с
le donue che traggono il filo délia seta Feltro ( forse Filtro) dovrebbc essere
dal bozzolo. — V. l'agente del fellrare, anzi che l'efietlo;
Filatój [Chi leo] (in) agg. Valicajo (Gior. — l'effelto è il liquido, la cosa fcí
agr. tose. Fol. XVII), guardando più frala.
alle parti che al tulto. Noi Loinbardi Fillrà. Fellrare.
¡I chiamiamo Filalojee. Filatojajo. — V. Fin (in) agg. I donn hin la fin, del raond,
Filésa, v. br. Arnica , Amasia , Druda , II V. Donna L q. G.
Concubina. Dal greco fùeïv , amare. Fiuitiva (a) nelle G. agg. Y. br.Finimen-
— V. to, Finita, Fine. Vegni a la finitiva. Ve
Filètt ... Nella Salla de ramm si dà que- nire alla conclusione, ec. — V.
:>to uome a quella garbatura di curva Finitiva del mond. Finimondo. — V.
che sta di mezzo fra la cosi delta Spon- Finitiva della vila. Morte. — V.
da e il Fondo. Nella ciotola lavorala Finta (от) agg. Fa finta de ... Fingere,
a pajuolo, a pignatlo, ec, costituisce la Simulare, Infingere, Far vista di . . .
parle curva che rigira il fondo e che «« Facevo finia d¡ dormiré, ma Iddio
è la più suggetla a cossi e cornelti. sa se dormi vo » (Bibboni, Relaz.). — V.
Mesura de bocea e filett ... E la mi- Fiulinn. Barbine o Mcnloniere (*losc. Ca
aura délia Baila de ramm, presa con rena, Prontu. p. 89). Que' due filzuoli
una diagonale fra unostremo delta boc di fiori o di gale di nastro o di blon
ea e il lilello di fondo opposlo. da, ec, che le donne portano da' latí
Scaunaa de Hielt ... Che ha la cur del volto sotlo la tesa de' loro cappcl-
va, detla filett, meno filia del restante lini, cucili ad essa o raccommandati
vaso, e perció fragüe e aramaccabile. a un filolino elástico che s'allacciano
Filigàgn, V. br. Tiglio, Filamento? Dicesi sollo il mentó, e che fa cerchio al viso;
di quelle fila o fibre durette e resi in quest'ullimo caso usano lu voce al
stent! al romperle che si trovano cosi sing, la Finlinna, la Barbiana, el Gi-
in cerli legnami, come nelle carni non reit; — o pure el Rusc, el Ruscett, se
frolle. — V. di semplice tbull.
Filigàgna, v. br. ... Filamento pendente Fiócca (ir) agg. Omm che g'ha la fiocca
da che che sia, come quello del cacio sui cavj. Uomo vecchio, canuto. — V.
grasso, o del inolto cacio sparso su la Fiocch (in) agg. Parlando di piante, vale
zuppa che veggiamo penderé dal cuc- la Cima ramosa efrascula degli alberi.
chiajo, ec. — S. — V.
Filigagoent, v. br. Tiglioso, Fibroso, Fi Ficeù (in) agg. Chi tosu miee a bouora
lamentoso. E, parlando di ieguaini, an coi so fiœu lavora. V. in Mijée i. q. G.
che Salcigno, Riscontroso. — V. Fioeu o Bagaj piscinitl, fastidi pisci-
Filosell, o Firisell liocch (in) corr.z= II nitl; fioeu grand, faslidi grand ... Pro
Filaticcio delto Fiore dai Toscaui è pro- verbio che hanno in bocea Ogoi giorno
priam. quello che si olliene dalla scar- le noslre donne, e di pianissima iutel-
dassatura de' bozzoli sfarfallali (galelta ligenza.
real), abbian essi servito per la se- I usej in di frasch , e i fioeu in di
inenza, o, non essendosi potuti Irarre slrasc. Delt. cont. br. ... Si suol usare
¡oseta, siasi dovulo scardassarli lafiore. per accennar che i biuibi vogliono es
— Fiocch poi non si dice solíanlo del sere tirati-sù alla grossa e senza tante
fiore che si ha, scardassando la ga delicalure о pompe.
letta real, ma eziandi'o del (ilaliccio più [ Vess о Pari h'ueu de nissun] (in)
bello e più line che si ha lanío dalla agg. У. Nissùn i. q. G.
cardatura della sinighella (strusa) o cas- œù ... diconsi aiiçbu i ranipalli del gran-
Vol. V. 9
FiR ( GG ) FLE
turcule; les rejetons du maiz dei Fran- Spadafora; e il Franciosini (Vocab,
cesi. — Tira-via i fiœu. Spolloiiare? Spagn.) traduce Cinta de hiladello in
Fiœùl (in) agg. Fiœul d oua pippa ! Corpo Л'astro di capiccióla o filaticcio. — Que
di buceo! sta Capiccióla mi fa ricordare del Ca
Fiœùl, sust. f. pl. Nclla Baila de ramm pitoné della Crusca., da lei spiegato per
si dà questo nome a tutle quelle ció- Seta grossa e diseguale. — V.
tole di essa le quali sodü le pi ù pros- Firlafô (О cbiuso prouuuziato come VU
snne alla ciótola prima di bocea. So- loscano), v. br. Trápana. — V.
gliouo essere le più, e le più soltili, Firma (in) agg. Prima firma. T. di Lot
delta palla. to ... Il conduttore d' una Riceviloria
Fïulà (tu), a." sig., agg. Sfigliuolare, Im- di lotto, о il siio primo rappresenlanle
palmire , dicono i coiiladiui loscaai il antorizzalo dalla Superiorità a firmar
nieller i graui nuovi stell. (BoUetlino le polize.
agr, tose- Nuova Serie, N.V111). — V. Segunda firma [T. di Lotto]. V. in
Fidmba (in) agg. Seena (*losc. Carena, Segdud nel Foe.
Pronlu. p. U47). I vaij lelaj onde si Senza firma ... Dicesi Specialmente
compone dicousi fra uoi Partid e in di que' laureali in Legge od in No
Toscaua Spicehi (ivi). — Forse abbiaiu tariato, o di quelli cui fu tolla la fir
ricevuto questa voce dallo spagn. Piom- ma, die Stelldono Ii alti e li fauno fir
bo. Ancho i Marchigiaoi cbiuniauo mare da Avvocati o Nolaj superior
Piornbo una Camerella da lello. mente ricouosciuti.
Fiui (in) agg. Fà i flor per i besti . . . [Tceu la firma] (in) agg. Si usa per
Levare il dore maSchio al inaiz per lo più uel senso di Privare della fir
la rue mangime alie vacche, ec. ma un Avvocato o Notajo che abbia
Fior de leu dicono verso il Comasco abusaio della publica o della superiore
per Bulla (V. nel Voc; e V. Fior, 4." coofideuza.
sig., ¡o Alouti, Voc. Сот.). Fiss (in), i .° sig., agg. Vorè di fiss ... Lo-
Fior secch ... Nome colleUivo di sein- cuz. br. Importare di molto, Significare
pitera!, perpetuiui, ec, assai, ec. — V.
Fioráu, aggelt , v. br. Маа Goran... Male Fiti o Fice (in) agg. Kestà-deut in del fice.
elle vieue su la bugua, inassime de' У. Resta i. q. G.
bainbiuij ed è una come eflloresceuza Sparini el (ice in d'ona ca del re.
di biauclie pustule, quasi liorelti. — V. Essere in prigione, Essere in domo Pe
Fioréuza [Cedratell dcj. /'. Cedraléll i. tri. — V.
4. O. Fillàvol (in) agg. Fittabile; voce tanto
Fioiiu o Fioiitt, V. c. br. Pólline, Pol- usata in Lombardia e dal Caro nelle
viscolo. La polvere del lior niascbio Leltere inédite, II, З08 e З10, corne pu
del inaiz fecoudalrice delle barbe o fiori re nelle Lett. Negoz. III, 260, nel pre
fciniuini. — А Гё vora de fà el scovin ciso valore d i Affilluario,Fitta¡uolo, ее.
quaud' el borla-gió el iiorin ... Buon [Foadi а fittavol, fondi al diavol] (in)
prov. dei conl. briaoz., il quale suiza vuolsi notare, che la hassa Lombardia,
pompa nessuna corrispoude alia dot- quella propriam. che sente il beneficio
Irina dei Georgici del non dicimarc i dell'irrigazione, deve all'industre ed o-
graiilurculi del üore, se prima non fu- iiorata classe degli Afíilttiarj il suo pró
louo fecoodali i liori fem., o le barbe, speramente agrario. Oud'è che il detto
dal pulline del fior niascbio (scovin). proverbios! verifica solíanlo ne' terreni
Fiicsèssa (in) agg. È da osservare che i asciulti dell'alta e media Lombardía,
caratleri vulgari di questa specie di dove, generalmente parlando, mal pro-
lelce consislouo uell' essere più bassa vederebbe al ben essere dei proprj
assai del Pires, sporgenle da una spe fondi quel (ignore che li desse altrui
cie di ceppo in numeróse pianticelle i da condurre, in vece di eullivarli a sue
cui ganibi sono scabri e pelosi: circo- maní, o per mezzo di agenli beu istrutti,
slanze diverse uel Fiies, ebe il Brians, allivi e probi. — V.
dice Files. Fléinma porca (in) agg. Vn Gingillone ,
Fiiisèll (in) agg. Buvella lu chiaiua lo Un Gnagnorone (Zauob. Diz.).
FOG ( С; ) FOL
FK' srr и ... Specie di legno da impiallac- гаге, solevano nelle sere di carnevale
ciature. La voce pare ledesca. prima del 1848 associarsi a modo di
Fœùgh (in) agg. Aliorchè si gelta su '1 bande musical!, e, in camiciotto allistalo,
I iioco all un denle guasto, sogliiinio ГВС- m a.sehe ra e turbante, venir rallegrando
commaudaiglielo con la srguenle can le vie della nostra ciltà a siioni di tam-
tilena: burone, di cennamellee di strumenti da
Fceugh, firugli, fíalo. Invitati poi e Irallali a vini, dol-
Mi te dou un rl, ni Trust, c\,ec'., entravano nelle case de'privali
£ ti (L.tllllHIl vun DCfUV } a giocar di bussololti, a far esercizj di
Dämmen vuu stjgn ginnaslira, a far danzare chi ne avesse
11Г.1 possa dura cent ago,
Cent jgn с cent 'Ii, avuto il pizzicore, e, sopralutto, a far
Fia ihe scampi mi. ved ere la lanterna mágica che sempre
portavano seco. Tale banda notlurna e
El fœugh el serv de compagina ... citladina era preceduta da uno che
Le feu Jail compagnie, dice Elvezio reggtjva rillo sovra di un'asta un pal-
(De l'Esprit, 111, 78), c'est à dire qu'il loncino acceso a colorí screziali, che,
nous arrac/ie a l'ennui. insieme con la marcia tutto propria,
Lassa andà in matora el fœugh e era un súbito e sicuro conlrasegno di
Lassa ni o i i el fœugli. Lasciar che il lontano. Forse il nome di Foghetti de
Juoco si spegna e s'annulli per man- rivó dal principale e indefeltihile of
canza d'esca о aValtizzare, ficio di simili bande : cioè, dal mostrare
Vess mort el fœugh e freggia l'ac- la lanterna mágica, quasi a denotare
qua; о Vess cl galt sut fceugh ...Non coloro che facevano vedere i foghetti,
esserti oppurecchio di sorta che día .0 sia piccoli fuochi, quali appajono i
speranza di trovare buoiia accoglienza giuochi di luce e le rappreseulazioui
in una casa dove la volunta о il caso ottiche di essa lanterna. — D.
ti facia capilare. Aon vederci com Fognón e Fognalldi) (in) agg. Fagno, Fa-
penso o buon avviamento di desiuarc, gnone, Fagnonaccio. и Ancora lo uie-
di stanza, ее. — V. ghi, fagnonaccio? Non l'ho io veduta?>i
Fa foeugh (i7¡) agg. Che anche dices! (Garó, Straccinni, a. il, se. a). Il Fa
Fogà г Cascià. Accalorare, Instare, ln- gno e Fagnone dei Diz. della lingua,
calzare: Far pressa, ressa. — V. che valgono Uoino scaltro, astuto che
Fœugh salvàdegh (in) agg. Cosi chia- si finge seinplice e golfo, è propriam.
roano i contad, brianléi quelle, come ■ il noslro Fognon. — V.
a dire, gangrena o sfacelo (necrôsi) Fojée, v. c. br. ...Monte di foglie secclie
che prende le radici délie giovaui pian da strame, ce.
te, per lo più dal colletto ingiù, per Fólc magnanoa (a) nelle G. agg. Ronca?
cui esse radici marciscono. Pare sia Falcione? Arme offeusiva e difeusiva
una specie di uredine cagionala da so- che sogliono aver seco i campari, Ii
vercliia umidità. — V. aquajuoli, ее, e, per lo più, a cíntola.
Trà fœugh (in), i.° sig., agg. «Far le Alcutii chiamano anche cosi quel
faville» (Panan. Poet. teat. t. 1, с. xxvu, ferro taglienle, a doppia curva , itina-
s. 5 ). — V. stalo in un îungo manico di leguo con
Fœùra (i») agg. Hader de fœura. V. Mà- vangile da piede. Si usa a tagliar fuora
der i. q. G. dal heno am móntalo nei cosi detli Cass
Fogaziou (in) agg. Vessegh minga peri- de Jen quelle porzioui che ne occor-
col che vun el mœura de fogazioii ... rtfno a profenda.
Dicesi di questi pigracci che o stanuosi Folcin (sotto) agg. Manegh de Folcin. V.
tullo il di seduti a gambe larghe, o, in Manegh i. q. G.
s'egli faaono a muoversi, imiovonsi len- Folddn, scherz. // messere. Tafanario. V.
tissiiuameute e fanno lor fatti adagis- Cùu ncl Foc.
simo. — V. Folia. Voce liai. (Follla) usata dei cont.
FocHbTTi [ I ] (a) nelle Sopragg. agg. ... brianz. uella frase: Fà folia. FarJe-
Nome di quelle compagnie di giovinolti sia. Far carene, Far vezzi. E dicesi
sonatori che, per solazzarsi e solaz- dibimbi, ragazzelli, aliorchè fanno mil»
FON (68) FOR
le moine aile loro Mlie, madri, ec, Fonsg tanée ... Verso nord ouest del
ed anche de'canini e sim. che l'aniio contado di Milano (Bollale, ec.) è un
festa ai padroni. La frase ha molla al- fungo simile al porcino che esce di
fînità со ;l Tráncese Folâtrer. Ierra appe na со 'I cappello, ha il gam
Folón, v. br. Timidissimo, Finimondone. bo grosso, trasverso enlro Ierra.
Chi per poco teme sempre sciagure. [ Masaría come on fonsg] (in) agg.
Follón in lingua spagn. vale Poltron- Frácido, in siguif. di eccedenteinenle
cione, Palloniere, — V. bagnalo. — V.
Fdnd (in) agg. Avé-gió el fond, flgura- Fópp.a [ Andà-giù per i fopp de Vallam-
(am. Essere sfondalo, sfondolalo, insa- broeusa] (in) corr. ~ ¿Indar in ruina.
ziabile; Non essere mai pieno, Non ax er Falliré, Essere fritto, Fare ambassi in
fondo, ec. — V. fondo. Mandare a male ogni sua cosa :
Fdnd [Macina] (in), Vol. II, p. 148, с. i, 8' el poverasc P invída ,
г. 9, agg. che anche dicono Lecc. Ub aliara rh'el ata fresen come ona глчма,
Fond [de vassell ] (in) agg. I Dizionarj E el va gió per i fopp de Valí- ЛшЬго'Пва.
finno una habele dci termini deuonii- Maggi, Concors dl Mencghitt,
nanti le parti del fondo anteriore délie p. 1 38. — V.
botti. Dopo lungo esame trovo neces- [ Fa-dent la foppa in del lecc] (in)
sario dire cosi : Alcune botti liantio agg. Far la buca nel lelto ( * lose.
fondo iutiero, allre in pezzi. — Il fondo Carena, Pronlu. p. a55 ).
inliero non ha noinignoli di parti. Il Fôppa (in), 6.° sig., avverli. Fossa pro
fondo a pezzi о è sportellato o no. Se piamente, cosi nella lingua, come nel
è sportellato, le sue parti sono: dialetlo, vale un Cavo fallo per il lune.»
a Alezzuti A A — e conliuato per di moite braceia; lad-
uno inferiore del- dove la Foppa ( Pormella dei Tosc.) è
to Mezzano D e una buca per lo più quadra e di po
Sportello — uno che braceia ciascun lato. Questa si la
super, detto Con- ordinariamente per piantarvi alberi, e
trameizano С quelle anche per condurvi aqua, ее — V.
a Lunette о Lulle Fopponàtt ... Voce di scherzo úsala a
ВВ denotare quelle persone di rillà che
II fondo anteriore non isporlellalo ha per abito sogliono al dopopraiizo re-
i Mezzule carsi a visitare i cimileri fuordi porta
1 Lunette о Lulle. (ifoppon), non seuza libazione oblí
— In fondo al gala a' moni nelle laverne vicine.
mezzule poi sta Fdrbesa [ Maa de la ]. V. Maa 1. q. G.
il buco detto la Forcheltdn (in) agg. Quel forchettone che
Feсс¿aja entro per di soltó alla inforcatura ha un ap-
cui la Cannella poggiatojo snodato dicesi Forchettone
che si tura con a asticciuola (*tosc. Carena, Pronlu.
lo Zipolo. Р. З71 ).
Fond o Cúu ... Nella Baila de ramm si Forchinna ... verso il Lodigiano è la força
dice cosi la parle opposta alia bocea. piccina da fienajuole.
Scannaa de fond ... Dicesi della ció. Foréll, v. com... per Flùss. V. nel Voc.
tola meno fitta nel fondo che in altre Foresètta per i Soldaritt ... Specie di
sue parti, e quindi più suggetta ivi ad Scala (V. Scaletta riel foc.) su la qua
ammaccalure. le, prolungata che sia orizontalmenle,
Fundament (ci) agg. Mett-gió el funda i ragazzi sogliono ordinäre per lile i
ment. Piantar le jondamenla , si al loro soldatiui di stagno.
positivo, si al figúralo. Forest. Cosi chiamano i Brianzuoli clii,
Fonfdu. Fonfonc. Persona grassoccia, paf- Slraniero al loro paese, è quivi capi
futa e che tiri al lozzo (Ohcrardiiii , tate di nuovo e non si sa donde ven
Supplim. in Fom'óne). — V. ga. II Foresto de' Diz. della lingua va
Fonsg (in), Vol. И, p. i55, col. i, r. 7, le Di foresta , Selvático; Disabitatn;
dopo Didjlld, agg, ficgoratt,, V., s¡g.4-° Oscuro. — V.
FOR (( , ) FOR
Foresta. Nell' alta Brianza con queslo grano turco vuol essere seminato in
nome si suol indicare una selva anzi tempo sereno e terreno asciutto, яс-
grande elle no, pigliandosi quivi Selva ciocchè prosperi. — V.
nello special si i licalo di Caлtagneto, [ Forment somenaa, ее. ] (in) а =
di ¿Varronelo, come in Tuscana. — V. dove ghe n'è mai slaa t= si sostituisca
Forestée. Osle, Ospile. Quegli che allog- tzz dove ghe n'era minga Г ann iu«
gia e vive in casa allrui. — V. nanz, — ció che i Toscaiii chiamatio
Forligolt, v. cont. verso il Comasco ... Frumento di prima barba. La seconda
Fieno, sloppia, о simile appallotlolato. barba nelle basse lombarde intorno al
Forma (im) agg. Insaccà i fornii, fr. nr. Po la dicono Restobbi. Ristoppiare per
Figuratam., Andarsene con Dio¡ Far Seminare di nuovo ¡I campo che ha
Jagoíto. Ripiegare le insegne > le bau- la stuppia senza lasciarlo riposare, ha
dieie. Andarsene con le lioinbe, o con Eegistralo il Redi nel suo Saggio di
le pive insuccate. — V. Vocab.Arel. — In un saggio di minuta
Forma. T. de' Caudelaj. Poszelto? Baci- di colonia parziaria dato dal Prof.
cinetlo? Bacinilla? Cassetta prismáti Giuli nella sua Stalistica agr. dclla
ca in cui usavasi porre il segó luso Val-di>-Chiana, a peg. 27, lib. Ill, si
sopranotanle a рос' aqua., e nella quale legge : « II podere consegnato in colo
il candelajo immergeva a più riprese nia al siiddelto e sua lumiglia non de
Ii sloppiui raccommaudati aile cosl vra esser seminato a grano che inelà
dette bacchelle perché vi si rappiglias- per anno , e non potranno esser fatti
se dinloroo il sego e se ne formasse la ristoppj, о seconde sementé di grano
candela. Quesla madiella posava sovr» nel inedesimo terreno, senza l'appro-
un quattropiè di leguo riorlato che vazione del fattore ». — V. Restobbi
raccoglieva il sego che tie colava, ed nelle G. prime e in q, — V.
aveva un lalo apribile per I' оссог- Formentin ... Il grano minuto che scappa
renze. I Fraocesi la chiainano Abyme dai fori del crivello nel crivellarlo.
perché vi sprofoudaiio Ii stoppini ; e Formenldn (in) agg. Formenton de la
il Grisellini, al suo sólito, la chiamó lamm... Specie di maiz précoce e tri
di sua testa Abisso, con quel buon gu mestre. Ë dclto délia Jame perché si
sto e quella verilà che ogoun vede. semina presto e si raccoglie in agosto
£ Abisso la tradusse , con pari buou per ferne pronta cibaria. II Fomiento-
gusto, d Vocabol. genovese alia voce nell dell'allo cont. Y
Aleuno. lo la dico Poizelta o Bacinilla Formenldn del raviscidn ... II grano
perché simile a quella de' Cerajuoli lurco che fu seminato nel terreno don
per simil uso. 1 Veueziani la dicono de si raccolse il colzat e súbito dopo
Albio da seo. Oggidi è uscita d'uso, queslo ricolto.
come è disusalo m ciltà il far cándele Formenldn pignolett ... Varictà di gra
a tullo. no turco manlovano a grano picciuo.
Formagélla per Massa ( de ramm ). V. i. Formentonada, v. br. ... Formenlone o
1- °- . Formenlonino seminato litio, da Ы-
Formaggln [Formaggilt al pl.] (in) tigg. ciarsi insù'l meliere del liore per fer
Cava el sangu a on formaggin. Far ne mangime verde alle vacche. — V.
pasto ollre modo frugale, Vivere sot- Formentonèll ... Per questo nome i con-
tilmente. Far pentolini. — V. tadini della parte montuosa del con
Forment (in) agg. Bullà-via el forment tado chiamano quel Maiz serótino che
col ventora», liguratam. Sciupare, Scia- pero matura più presto del commune,
laquare, Consumare il suo largamente. ma riesce di spiga minore e ineno
— V. ricca.
Forméut de risà. V. Risà i. q. G. Formentonèll, Formentonin , Formenton
El forment in la palla, e'l formen- cinquantin , Formenton quarantio . . .
ton (grano turco) in la polver ... Prov. Tullí questi uomi signif. quel Maiz se
contad, e vale, che il frumento semi- rótino di spiga e grana piccina che
nato nelle terre per pioggia motóse malura presto e si semina dopo lí> rae-
vien bene; laddove il formentoue o colla del frumento. Il Maiz précoce 01!
*

POR ( 7 0) FRA
agostaoo è quello che per io più si se Fornée (in) agg. In campagna, e massi-
mina ove era il colzat, o ravizzone. mamenle in Brianza, signilica specialtn.
Förmig« (in) agg. Vess spess come i for- colui che fa e vende pane solíanlo di
migh. Formicolare, Formicare , Esser grano turco, o di mistura, cioè, di
gremito. grano lurco per la massima parle mi
Formighetla. Rizzacúlo, Púzzola? — V. sto a una certa porzione di farina di
Förmigem. Formicone. Formica più gros frumento, o vero di segale, il quai
se délie ordinarie. — Figuratam. Seal- chiamasi più propriain. Pan segheiaa
tritaccio, Sorbone. Formicone di sorbo (segalaio). — Ñola diOerenza da For
che non esce per picchiare, dicesi d'uo- née a Prestinée. Queslo la pane di fru
mo cupo e alíenlo solo al suo inté mento (pan blanco) per proprio conto
resse. — V. e da venderé; laddove il Fornée riceve
Foroâs (a) nette parti agg. Bocchett о dai parlicolari la farina o la pasta di
Boccbinu. Sfiatatoj ? Bocea moría ... grano lurco, la lavora, la cuoee, e, fat-
— Bancbin о Bancon ... — Camisada tone pane, lo rende a clascuno il suo,
o Incamisada. Incamiciala? — Piaña. ricevendo delPopera e fallura sua un
Coperchio? = Murella ... t= Vol linn lanlo conveuuto in denaro; nè sempre
di boccli. Kolticelle degli abboccaloj? il Fornee è aoebe veudilore di pane
Colà la fornas ... II colar come cera si fallo. — V.
che Га ano i maltoni allorchè il fuoco Forno (in) agg. Mett-sù forno. Tn campa
¿ sovercliio nella fornace. gna, vale Âprir botega difornajo, ma di
Fá boeucc el fceugh de la Tornas ... solo pane di grano lurco. — Ovesi (ralii
II fuoco tendere a portarsi tullo in un di panedi puro frumento (di pan bian
punto, con danno, disseslo, sfornialura co), si dice Tegni preslin, Mett-sù pre-
de1 maltoni, ec. stin. — V.
Fogà la l'ornas... Affocarela fornace, Tcgnl forno. In contado, assolutam.
darle fuoco vivo dupo averia per alcuui vale Cuocer pane di Jormenlone , di
di tenuta a fuoco lento onde prosciu- grano turco, pao giallo e pane di mi
gare a dovere i maltoni, ее, e disporli stura. — V.
a questo secondo sladio di collura. Foro conscénzie [In]. InJoro penilenziale
Inimollà la piaña de la fornas ... Lu- (cioè, conscienliae).
tare o Smallare il coperebio delta fur Foro fori [In]. In Joro conlenzioso.
nace. Fort [Slà] (in) agg. Star forte, к Slate
Incarisnass la fornas, V. Incarisnass forte e andalevi con Dio «(Bibboni, Де-
ncl Voc. lazione, ее). — V.
Lassa vegnl negra la fornas ... Per Forla ... Aggiunlo di terra, di cut più
ollenlar di fuoco fuor di tempo, La- luoglii dell'A. M. sono coperli. È la
sciar aunerire la fornace. terra franca dei Francesi, nella quale
Alangià (la fornas). Si usa nellafrase vien bene e fa moho la vile. — V.
La fornas la maugia pù ... La cotia è Fràa (in) agg. Fraa de la Trappa. Trap-
coinpiula; Alia fornace non occorre più pista, Fraie della Trappa, Fraie di san
altro fuoco. Brunone.
Scappà el fteugh de la fornas ... Al- Fraa, mdnegh e puj hin mai seguj ...
zarsi di troppo la Gamma nella forna Prov. di cbiaro signif. — V.
ce; Salir tropp'alto il fuoco. [Andà a fraa] (ad) nette G. agg. Fi
Spiana la fornas ... Disporre il fondo guratam. Perderé tuno il fallo suo, Re
della fornace si bene, che vi si possano stare con mente. Andaré alrezzo e dar
allogare iinmoti i priini maltoni, ее. gih Гultimo crollo:
Tira o Comenzk a lirà la fornas ... E giocando, fallo 'I cello
Dare indizio la fornace che sia tempo Mi fu spesso, e тсио in mr?zo
d'afTocarla, con quel rumorio cbe s'ode Ben fui si, ch' io n^inda'al rruo
presso le voile délie bocche. E diei giù PuUimo crollo.
Vess tropp bianca la fornas ... Es Buonarruoti, Tanda, a. Ï, ». 3. — V.
ser candente la fornace per eccesso [Fràa di Grazzi] (in), dopo Domini
d'allività ncl (uoeo. cano, «gg. Da noi erano detli Fraa di
FRE ( 7i ) FRI
Graizi <ial loro maggior Convento pres • darlo a Busseto. Baslonarlo di sania
se santa María delle Grazie. ragione. Bagguagliargli le costure. Far
Fràcch de legnad (in) agg. Fiacco. gli le fregagioni con un raudello mal
Un бассо di Irgnate su le rear. rimondo. — V.
Рапап. Poet. Hat. t. II, с. XXV, Frègg (in) agg. Avegh i pee che vœuren
». а.. — V. nass del fregg. V. Pè f. q. G.
Fradèll (íit) agg. In opposizione a Fradell Rabbia de fregg. V. Ràbbia t. q. G.
drizz i Brianz. hanno Fradell stört, per [A sanl'Andreja, ec] (in), dopo le
fralello dal lato di madre solíanlo. Fra- nega, agg. Se a sanl'Andreja nol ve-
lellastro? Fralello uterino. — V. guara, a sant'Ambrœus nol fallara.
Fregànl [ In J. Infragranli (Alb. Diz. ene). Freggiô, v. c. br. 1nfreddatura , In/red-
Insu 'l falto. dagione. Freddone, lmbeccala, Brezzo-
Franciùra (in) omettansi le parole ~ con lone. — V.
due maniebi o anche senza —, e agg. Freggioreut, v. br. Freddollo, Freddiccio.
in fine = A tal uopo si adopera un Alquanlo freddo. Anche Infreddato,
grosso cioltolo o un iiiozzo di cilindro Incatarrato ¡ Che ha preso un'imbec-
di pielra ebe vien dello Borlón. cata. — V.
Franciuràda [Она], v. cont. ... Quanto Fi egùja (in) agg. Nelle Prose fior. trovo
ponsi in una volta su la franciura per úsalo Sfregácciolo (forse è da leggersi
■Hacinarlo. Sfiegúcciolo), per Petzetlo di che che
Frangée in qualche parte del cont. per bia, Minúzzolo, Scamúzzolo.
Frigée. V. nel Voc. Mett insémina a freguj. Metiere in-
Fraotója (in) agg. o Mazza. siente a scamúzzoli: cioe, Accumulare
Franzes (i'n)agg. Fi el guadagn che ha íaa a forza di piccoli risparmj, di rima-
i Franzes in Mosca. У. Guadàgni'.f. G. sugli, di spízzichi. Fare di laitti pochi
Frauzeschínua. У. Franceschïnna nel Voc. un nssai. — V.
Franzón (in) agg. Sciall del tranzón ... Frigg. Disse il Maggi e dicouo lullavía i
Sciallo a grau frangía. conl. brianz. per Freddij m en I re al
Frasariétt ... Breve frasario. sing, dicouo costautemente Fregg. —
Frasca (in) agg. 1 usej iu di ir n se h e i Cosí sein pre al pl. dicono : i vice, i
liceu in di strasc. V. Fiœù i. q. G. ¡ice, i titt,paricc, benedilt, ec, laddove
Sig. a.°, ove dice =s le quali = , leg- al sing, dicono sempre on vece , on
gasi ~ i quali. /есс, benedeit , ее. — V.
Frascùu, v. br. Dicesi di albero folto e Frisait (a) nelle G. agg, e Frisée. Che fa
umbroso per inolte frasche. Fronzuto, frisa.
Frondoso, Fronduto. Che ha ramoscelli Menà i man com'i frisée. Affacen-
moho fogliuti. — Avverli che Colu darsi, Acciapinarsi. Menar le moni corne
mella (lib. V, cap. vi, e lib. IX, cap. xiv) i berreltaj. Arrotarsi, о aggirarsi corne
usa Frondes,frondium, per Ramoscelli up paléo in alcuna facenda. I Frisée
e Gennogli froudosi. — V. fauno andaré molto lestameute le mani
Frassàium, v. br. Patlume, Pacciame, Bo- cosí ora ai grandi lelaj di dodici pez-
baccia fracida, come loppa, -pagliaccio, ze, come già un tempo ai piccoli d'una
ioglie d' ogni fulla, e simili, « Poni i pezza sola. Di qui forse il modo di
iiiHgliuoli o barbatelle ... iu buoua fos dire: Dagh dent de frisa, che ha quasi
sa, con molla robaccia in fondo, che il medesimo valore. — V.
infrácidi e tenga fresco » ( Davanzali, Fritlùra о Curadùra ... Nome che si dà
Culliv. tose). — V. alie interiora degli agoni, con le quali
Frega (in) agg. Fregà-giô vun. Figuratam. i Lariensi soghono fare una certa loro
Accarezzarlo, Ammoinarlo, Fargli moi torta assai saporita.
ne e carezze , Lisciarlo , Andargli a Frizza (Maggi). Frecetare, Fei ir di free-
versi, Fargli le frtgagioni. — V. cia, Tirar frecce.
Fregada (in) agg. Figurataui. Carpiccio, Frizza vun, figuratam. Accoccarglie»
Bifrusto. Quaulità di busse, di pacche, la, Ficcargliela, Fregargliela, Barbar»
di percosse. la, Calargliela. Fargli qualche ingiuria,
L)à a vun ona botina fregada. Mm- qualche danno. — V.
FUR (72 ) FUS
Fiúa .„ Frultu in latticing, come dire riussi in d'ona cossa. In í¡sterr. Perse
burro, cuelo, ricotla, che ricevono co verare, Persislere in dire, in jare, ее,
loro che cootribuiscono il lalle délie per ottenere , ее. Ostinarsi in che che
loro vacche in un commune Casello, sia: p. е., Linee, a furia de mangià nia-
proporzionatamente alla quantilà del gioster, l'è guarii délia golla. Linnéo,
latle da ciascuno coutribuilo. — Si perseverando in mangiar di moite fia-
falle associazioai sono mollo in uso gole, ec. I bagaj, a furia de piang, in
nella Svizzera e nelle noslre alpi. — V. fin otlegnen quel che voeuren. — V.
Frùsla (a), nelle parti agg. — El mangià ... In senso di Pressa, Affoltamento, Af-
Fuga [Dà la fuga] (in) agg. и M entre che facendamento, L'aifollarsi délie facen-
(l.i vano la fuga ai Pisani, » ее. ( Nel de, agg. « Di questo mese (d'agosto)
Comment, di G. Cappoui). — V. si rassettano (le bolti, le line, i barili,
Fuga [La]. T. degli ldraul. ... È delta ec.) con maggior agio e manco spesa,
COSÍ dal fugare l'aque fuori de' campi, che alla furia dell' imbollalura я (Ma-
o perché nou vi slagniuo, о perché, gazziui , Cultiv. lose. 66). — V.
non abbisogiiando, come ne'lerreni ir- FuriÓD , v. с. br. L'ann del fiirion ...
rigalorj, si inaudiuu allí ove ad irrigare L'anno délia furia di che che sia: pu
allri campi. — V. pón i, pese lie , ее.
Fuga [T. de' Mug п.] (a) nelle G. avverli Fus (in) agg. F ira Ii ran nr. , (ira on fus la
— Credo erroueo il senso quivi attri- setlimaiina ... Dicesi a chi lila poco, a
buito a Fuga, e vero solo il contrario una pocolila.
addiialo nel Vue. — S. Mijee che lila o fira al mari, e la glie
Fuga. T. degli ldraul. Dare lo scarico , fa i fus stort (Maggi). Fare al marito le
Scaiicare, Cacciar via Vaque dai campi fusa lorte; Fargli le corna. — V.
acciocché non vi slagniuo; e dai prati, [Marz dun fus, ec. ] (in) coït. Marz
risa je, marcile, fugar quelle che vi so- on fus scars, april on fus gentil, masg
pravanzano. — 11 verbo Fugà, in que- el coo sul piumasg, vóst gh'é el r¡-
sto senso, come le voci Fuga e Fugón, scett e se fira 011 fusetl ... e V. April
souo commuai tanto aJMuguaj, come e Fusetl i. q. G.
ai Fillajuoli, Campari, ее., dei poden К и sèlla (in) corr. = Pienlà-li soccb, ec,
irrigati, e dei terreui teuaci dove le = 1« — Pieiità-Ii soga, ec. e= Quesla
aquo coviuo. — V. frase è presa dal mestiere de'Facchiui
Fulmeu (in) agg. Figuratam. Núvolo, Sub- e de'Mugnaj, i quali chiamauo soga
bisso, Folala, Diluvio, Fucinala, Sfu- (che è pure voce itatianissimaj quella
enluta. Quantilà grande di che che sia. corda con che essi légano streite le
— V. some e le molende su '1 dorso de" so
Fumà (in) agg. Figuratara. Essere acceso nnen ( V. i Diz. della liugua ). — I
d ira, si ch'ella n'esali iu fumo. Essere noslri Mugnnj da Soga u'han fallo an
forle adirato, corrucciato. — La me che il verbo Soga, per Slrigoere con
fuma, La m'é fumada. La m ' ¿ Juma- essa le some. — V.
la, dicoii anche i Toscani. — V. Fuselladùra. T. di Archil., Scull., Scarp.,
Fumà i cojon a oua personne, o a ec. Rastrematura délie colonne.
o na cossa ... Frase brianz. che signi Fusetl, v, cont. ... Picciolfuso. Vdst gh'é
fica Essere una persona od una cosa ¡11 el riscett e se fira on fusett. Dett. coot.
suo genere magnilica, eccellenle ; Fare Nelle sere d'agosto, al primo maturar
spicco, Atib are l'altrui ammirazione : dellc caslagne che hanuo il cardicello
Faro veni di voi che fumerannu. (el riscett), si lila un fuso a mala репа.
Berai, Cayit. al card. ipp. de1 Fustagnin (in) agg. Quadrate di frustagoo
Medici. — V. bianco (o meztellin) iu cui s'iuvolgouo
Fumásscla, v. br. Andarsi con Dio, i bambini.
Alzare i mazzi , Carsela , Báttcrscla. Fihlibus ... Voce die usava anche il tio-
« Questa la non è più aria per Doij stro vulgo nel dellalo: Con fustihus
bisogna legarsi le scarpe e fumarsela ». ct lanlernis. A furia di sgherri. Adree
(Zannoui, Sch. Com. Kilrov. del íig. con fustibus el lanlernis te me I' han
a. I, s. 3). — V. casciaa in griera. E dagli a furia di
Furia (in) agg. A furia de fa, de di, ее., sgherri lo ficcarono in domo Petri.
GAJ ( 7З GAL

Oabà (in) agg. Gabà el formenton ... ferisce piuttosto a chi leggermenle
Scapezzare il granlurcule, cioè Oicimare accelta di andaré a manglar a macea
tutla quella parle dello stelo del maiz in casa d'altri. — V.
cbe sovrasla alle spighe per fame mau- aijnϝra \Jungo] (in) agg. Figura vera
gime alle vacche, ее. delle creste con ricei, avvoltature.ec,
Gnbadùra (in) agg. o aucora più conta- fin da piccino, al tallo e blla vista car
d uescam. Gabbajura ... Quel mozzo di neo come cresta. Fungo nella parle in
granturcule cbe il contadino ne mozza terna rancio vivido, nella esterna car
via per tarne mangime alle bestie. neo da novello, bianco da adulto. II
Gacel Voce, o piuttosto grido, con cui rancio è una pellicula che ricopre la
discacciamo il gallo , allorcbè lo ve- parle carnosa. A intervalli manda iu
diamo Ii per melier la zampa su quai- aria un polvi'scolo sponlaneamcnte. Mi
cbe cosa di comestible. « Galti là ! » dicono qui a Oliva che ne fregano i
(Franciosini, focab. spagn.), — V. fichi (ma lore) alle vacche per guarirli,
Gaj, susl. m. pl. ... 1 coutadiai briauz. e che viene ne' luoghi ch'ebbero molto
disliuguooo cou questo oome que'nar- governo. Io li ho trovati a piè délia
cisi dal Gor doppio cbe baiino la taz- frana del Molinaccio diCernusco Lora-
zella, о corolla interna, non semplicem. bardone , luogo arido afTalto.
gialla ma coutoroata di rosso. Jggett. <fÈrba. V. i. q. G.
Gàja (in) agg. e corr. Odesi a' BriaDzuoli Galander (in) agg. I Muratori bolognesi
usar quesla voce assolutameote, non li. chiamaoo Gualandrcin.
mai accompagnala da zappa di ... } uè Galantadóuna (in) agg. Il Fagiuoli usó an
io credo che Caja veoga da Ghiaja. che in questo signif. Gcnlildonna.
È la Gaja Laie arnese, che è zappone Galantômin [He di galantomen] e Galan-
da una parte e scure dall'altra; e usasi tomón (in) agg. V. anche Ré.
nell'abbatler piante, diradicandole, ser- Calasse, v. ant. del contado ... Fazzoletto
vendo il zappone a scalzar le radici, da capo che altrevolte usavauo le con-
e la scure a lagliarle. — Ha molto a tadiue. Era quadro, e messo qundro iu
fare la nostra Gaja con lo Sanno dei testa; ai quattro angoli lalora ave va
conladini senesi: « Sanno è quell' i- nasiri, o dínderli , o galani di colore
slrumento usalo dai conladini che da diverso da quello del fazzoletto.
una parte ba un'accetta e dall'altra una Galaverna ... Brina gelata su li alberi.
punta n (Nota a pag. 85 del Mariaui, Grisa e Ghiba dc'Brianz., Bramera de'
Nozze di Maca). — V. Pav., ec. Voce moden. e bologn. (V.
Gaijnna (in) agg. I tœu freguj fâu minga Muratori, Anl. d'Italia, Diss. XXXIII,
per i mee gaijnn.Figuratain. Le tue/rol e Tañara, Cittad. in villa) e daqualcuuo
lóle non mi pigliano, non mi gabbano ) usata anche fra uoi. —■ V.
Tu non me P accocchi. Ed auche: lo Galbée (in) agg. Affine al (edesco Galb,
nun mi rifacio delle tue vane promes Guillo. — S.
se, cbè in fine le son parole, e a me Galétt a rizz. Gallelto ad alie.
bisogoan fatti. — V. Galétta (in) agg. La Galetta l'é quella
[Avegh ona sciampa de gaijnna (in) che ten avert l'uss lull l'ann ... Dett.
agg. Plauto nel Pseudolo, a. I , s. 1, de' conladini brianzuoli a'quali ¡1 rae-
т. 37-28, a proposito di una lei lera coito de'bozzoli, pe'vantaggi cosi im-
scritta con caltivo caraltere : mediati come mediati che ne ricavano,
j4 obsecro, /terete habenl quoque gallinae manns? rappresenta ¡I fiore della domestica
Л .j »j has quidem gallina scripsit. economía.
I Chi mangia la gaijnna di oller, ее] Galelta briaozina e brianzœùla ...
(in) agg. e corr. Questo dettalo si ri- Bozzolo di color pagliarino, di grau-
Го1. V. 10
GAM (74) GAN
dezza mezzana, e mollo incorbalo. — Cambarín (in) agg.
Il Gior. agr. lose- (XXIV, i36) chiaina VartWe i1 hin colt
incorbalo it bozzolo che ba forma di Quij ganiharill;
corba, cioè, suelto in mezzo e larghet Seotij: a^hin cotí ,
to alla lesla. È ora ( 1 854 ) venino in Porl¿m¡ acià
molla riputazione anche presso i Fran Che cantarem allelujii.
ces), cbe veugono iusù '1 luogo a farne Stampita significante una magra cen»,
lu semenza. — V. o un più magro desloare; e, figuralam.,
Galella de Bioa, hioninn ... Bozzolo uu'azione, un lavoro, una produzione
che ci venae, non sono molli anni, da di poco valore. — V.
Bioiie, commune del Bresciano; è pic- Gambèlta. T. de' Forn. agg. Gricciolala*
< olelto corne quello de' bacbi terzini, Le sue parti sono: Clav &в. Test.
hen falto, duro, compallo, di colore al- Testate? Lau?
l'esterno traente al latteo sporco; da Cambetla a bocea de loíf (in) agg.
un tilo forte, ma di un giallo-biauca- E non si dice che delle testate apene
slro poco lucenlc. II suo baco, esseodo delle Gambelle di pianelle e pianelloni,
robusto e resistente alie inalati'e che non d'altro.
ullaccauo questo instilo, è ora mollo Gambella a bocea piena ... Quella a
lircrcato, massime là dove Ii altri ba téstale chiuar.
cbi vanno di sólito a male pe '1 calci Gambella de quadrej cott ... In que-
no. — V. sla (diversam. da quella de'inaltoni
[Galella camozzina] (in) agg. IIa boz crud¡)¡ matloni sonó bene rinserrati fra
zolo séllalo, cioè falto a forma di sel loro, e nulla téstala II ultiini quatlro
la (Gior. agr. tose. XVII, 37a); e la malloni stauno alterni per lato e per
dicona camozzina pe 'I colore с per la traverso.
grana, simiglianli alie pelli camosciate. Gambetta doppia ... Quella a doppio
— V. muro.
Al Vol. II, p. 191, с. a, r. 44i av~ Gambella sempia ... Quella d'un solo
verli che Rozzolulo non vuol, né mai sopraiuattone.
voile dire che che sia con dent di boc- Gambusà e Gahusà, come dicono li Or-
conitl de galenas ma sempre e solo tolani dell' Ollrepb ex-pavese, parlando
— falto a gomilolo ovalo in Jornia di di cavoli o sverze. Fare il cesto, il
hezzolô. — V. grúmolo i Acceslire, Cesúre.
G.letlàda, v. c. dell'A. If. ... Molli boz- Gainbusaa e Gabusaa. Forse dal franc.
zoli, Buon raccollo di hozzoli, Raccolto Cabus, cbe significa il medesimo. Ce-
assai abondante di bozzoli. sluto, Cestito, Grumoloso, Che ha fallo
Galla aggett. di Ne'r. V. Color ncgber il cesto, il grúmolo. — V.
gallo nel Voc. Gamèlla (in) agg. Forse dal lat. Camella,
Galla d'Alepp. Galla d' Aleppo. specie di vaso a uso di bere:
Gallavràn ... Cosí cbiamano il Paroco i Tum licet, apposita, veluti cratère, camella,
Valsassinesi e loro viciai. Avrebbe mai Lac mtveum potes, purpurtamqiie sapam.
qucsla voce a far qua le lie cosa со 'I Ovid. Fait. lib. IV, v. 779-80. — V.
Gallo od rlreigallo, Gran sacerdote delta Ganàssa del camin. T. dei Murât. ... Lo
dea Cibele, о со' Galli о Celli che abi- Sporlo del muro insu '1 ristringersi
tarono già que'paesiP — V. della gola di un camino.
Gamba (im) agg. Anda coi gamb a l'ari. Gandiϝ de teja ... Specie di spino che
Figuralam. Andaré in ruina, Andaré è il Prunus padtts Lin.
per le fraile, Andaré a gambe lévale. Gandolla [Giugà at gandoll] (in) agg. Ona
— V. Torrella. V. i. q.£.
[Melt i gamb in spall. 1] (in) agg. [Giugà al cobbis] (in) osserva, che i
jíffibbiarsi le scarpettct4per Fugire a Briaiiz. chiamano Campee il primo
furia da alcun luogo. nócciolo della fila. — Ed in ßrianza
Gambàj (a) nelle parti agg. Pè. Peduc- il Giugà a nosin consiste in metler de-
cio — ;a Polpa. Palpa — ¡ я Clngnœu. nari su le noci , e da una convenuta
Slecca (Carena, Pionlu. p. 28). dislaaza tirar loro dentro со '1 coccio
GAR ( 75 ) GAT
(loll): tant» se не guadagaaoo, quanti Rampollo che rimelte d'insù '1 tagliato.
se oe gellano dalle noci. — V. — V.
Gandolla [ figúrala ] (in) agg. Piantà gan- iarzoeù [Tenerume di vite] (in) corr.cz
doll. Piantar Carole. — V. Garzœu de vid. Cachio. Tralciö ver
Gandollàlt , v. с. br. Compratore e de e tenero,' spuulalo di fresco. —
vendilore ambulante di noccioli di pe- II Tenerume è piuttoslo 1' aggregato di
sehe. tulli i garzœu d'urta vite. — Di qui il
Garabba.T. de' Forn. V. Roàbbi nel Foc. nostro Sgarzolà cbe corrisponde all'ital.
Garavisa, v. dell'Oltrepo già pav. Terra Scachiare, che é quel togliere che si
nera forte, che si fende e crepaccia fa con le dita tulti i nuovi capi d'un
ne' Ii alidori, e non è buona per Ii tri- magliuolo o d' una vile, a riserva dei
fogli, nè pe' frumenti quand o piove di più vigorosi e vegnenti. — V.
spesso in primavera. — I Brianz. mo' Il nostro Garzœu corrisponde pro-
chiamano Germina la terra che risulla priam. al Pampinus de' Rustici Lalini,
dalle fabriche disfatle, buona pe '1 for e il nostro Sgarzolà al Pampinare de'
mentone. — V. medesimi. F. Cat. de Re Rust. cap.
Garb ... Melle palle ramigne souo sotti* хххш; Yarr. lib. I, cap. xxx ; e Colum.
tilissiine lastre curve. Üb. III, cap, XVII. — V.
Garbiùzz o lugarhiózz. FiluppO. Garzolent , v. cont. brianz. ... Ricco di
Garbiozzà. Avviluppare, Arruffare¡ Rin- pollezzole , di tenerume.
volgere alia pcggio filo, o simili. — V. Garzolenta— chiamano i Brianz. speciales,
Garbiozzéll. FUuppetto. On garbiozzell de la foglia pollonosa dei gelsi , qnella ,
seda. Un viluppetto di filo sérico. cioè, che, per essere di gettata novella,
Gardinàl (m) agg. Piatl de gardinal. V. è tutta polloncellL teneri e troppo su-
Piàll i. q. G. gosi, e perciô ineno atta a ben nutriré
Gardinàla (a) nelle G. agg. Cardinala i bachi da seta. — V.
(* fior. Carena, Pronlu. p. 83). Garzdn. Cardo.
Gardinalin cecè. Sizerino (Savi). F. Cecè Gasgiölt [ figúralo ] (m) agg.
i. q. G. . . . . L1 è tre-pp de c,asgioU
Garganèll (in) agg. Figuratam., chiamano Speccià) passaa la quarla, a ciamà cl mede^ti.
i contad, briunz. chi braveggia e pa- Maggi, t. Ац$. Coas. Mencçh.,
voneggiasi; chi veste sfoggialo, e fa del p. 99. — V.
bravo (ch'el g: ha delta bularía, ch' el Gass. Nel Milano e suo territorio ( to
sta-su de bulo). Braviere, Oslenlalore, mo II, p. 12) è delto che lungo l'O-
Smanziere che trasoneggia. — V. lona si dà questo nome ( g<isso ) alla
Gáricb o sia Bonf. V. Garrich nelle G. puddlnga a fiammcuti granulan ( si-
al Voc. mile quasi all'arenaria di grosse gra
Garóll (a) nelle G. agg. Sansa, Panella na) che nella Brianza dicesi Scepp.gen
(Gior. agr. tose). — V. til. F. Scèpp nel Voc. — Forse è ti
Garon o Galón (in) agg. Falla andà a pográfico errore per Sàsso.
galon de polín. Trionfare, Sguazzare, Gataràl. Calarrale.
Far tempone, Fur buona ciera. — V. Gàtt (in) agg. Chi no manten i gall, man
Garóll (a) nelle G. agg. Noce malescia. — ten i ratt; chi no manten i can, man
£, figuratam., dicesi di uorao cagione- ten i lader... Prov. contad, di chiaro
vole, Malescio, Morbisciato, Afatuccio, significato.
Impolminato, che ha patito ed ha un Saja di galt. In qualche parte del
color gialluccio, come quello delle noci contado, come iu Ghiaradadda, dicesi
malesce. In lingua greca la noce è delta per Fragorc gattesco, Miagolio de' gatti
Karyon. — V. in frególa.
Garóll. F. OEùv ¿. q. G. Gatt in grand — disse il Porla, par
Garzéra. Cardatrice. lando di questi Appaltatori e Foruilori
Garzceù [in genere] (a) agg. e coiT.=Pol- di eserciti, rápidamente salili , non si
ioncino. Rampollo, Capo tenero, Sproc- sa corne,
chetlo, o Sbroccolino. — La Pollézzola Dal nulla avilo al millionarto onort.
propriam.èla cima del Garzœu, cioe del Zanoja, Strm. 11*
GEM ( 7 6) GER
El vor? ra lamm dii seggiare d'insù ingiù per i laslrícafi di
L'appalt di scarp de lult el reggimeat j Milano a custodia del buou ordine.
El voreva fjmm vè Gemella. G/mè. Fiore del Mogorium Sam'
On post in lui loragg, lui provland , bac Lin.
On post de galt in grand.
Porta, Marchionn, st. З9. — V. Gênée (in) agg. Gênée l'è mezz Testée ...
Detlato con cui molti del contado ac-
Gatt. Per Pelliccia. V. Gattin nel Voc, 4." cennatio ancora le tante fes ti vi tà che
signif. ricorrevano un tempo in genajo, ca-
Gatta (in) agg. Alle fauciulle cd anche gione di non pochi , nè piecoli disor-
aifanciulli suinfj e nojosi sogliam dire: dini cconomici e morali.
Elu mamma!, la gaita la me guarda y Gêner (in) agg. Vess fallaa in gener, mi
La dis che sunt leccarda. — mer e cas. V. Cas [T. graminat.J ncl
E inscl guardegh anca ti. — Voc.
La me farà mori. Genovesin. V. Limdn genovés /'. q. G.
Alla quai cantilena corrispoude il lose. Gentilômm [Andà in]. V. Ris i. q. G.
Monna Tenerina la mosca la guarda Geràmm... Quantité dighiaja d'ugni gros-
e la laltuga la punge. sezza , o di materia che, se ben non
Gatlèj о Cossinitl о Chignœù. T. de' sia pretla ghiaja, pur tenga della na
Trombaj ... Ralle scanalale e aperte. tura di ghiaja. Per mo' di dire: Tutt
Gatlèsg [Andà in] (in) agg. Innamorarsi el geramm che ven fneura de quella fos
fieramente , Andar in amore a то' de' sa, cVel se traga de sla banda. Tulla
galli, Essere tullo flamme e saelte d'a- la ghiaja, e il ghia/one, e la terra ghia-
more. — V. josa ch'esce da qtiesto cavo, si gelli
Gattolôlt, v. br. Cosl cbiamano quei bru- da quesla parle. — Parrebbe che si
chi verdi e grossolli ebe rodono i ca- polesse dire G/jianccio,daccliè ahhiamo
voli ed a It ri orlaggi. Ruca j latinan). Reniceio per quantità di rena raccolla
Eruca, vulgarm. Ruga. dal lato d'alcun Пите; та quella ma
Pari on gatlulott. Figuralam., dices! gra desinenza in iccio non mi dà ben
di uno malsano, di color giallo-verde l'idéa di quantità larga e varía che mi
e che se ne sta Ii raggricchialo e leuto. è dala dall'ampia e sonante desinenza
« Essere più verde che una ruga » in ame. — V. ,
(Serdonnli, Proverbj). — V. Gèrb, Gérbid o Zerb (in), i." sig., agg.
Galldn [A] ... Nome di quellt Ornati che Forse viene da ex-herbido loco, cioé.
fregiano l'A reo gótico. Terreno con poco o niente di erbe, di
Galtózz (mi) corr.-^zBacoccio, Ninfa o Cri- verde, come sonó i luoghi sterili, le
satide de'bozzoli da seta cosi niorto, sodaglie, le cerbaje. — V.
come vivo ( Lambruschini, Modo da Gèrb per Navèsch (in) agg. Pare corre
custod. i Bachi, ec.). — V. sponda all' herbidae segetes de' Lalini,
Gavètla. T. tie' Cerajuoli ... La cera cioé, Seminati pieni di erbe slraniere
prepárala per Tarne cerini (¡.din). È log al buon grano (pien de gerb). — Fi-
gia ta a catín o ricino con lucígoolo, mum ... assiduo macerari Uquore, ut
e ravvolta a modo di matassa , altra si qua interjecta sint stramentis aut
blanca, altra a colori. Svolta che sia, paleis spinarum vel graminum ( gerb ,
se nc fanno cerini a libro, a Stella, a gramégna) semina intereant, пес in a-
pera, a canestrino, ec. grum expórtala segetes herbidas red-
Gazdsa (a) nelle G. agg. Limonada ga- dant (Colum. I, c. vi, n. 11). — V.
zosa. V. i. q. G. Gerbà , v. br. Vegetare rigogliosamente.
Géa (in) agg. Roccia. Cosí il vulgarizza- Dicesi d' ogni erba , ma specialen, di
lore di Palladio chiama quella delle quella graraigna che i Brianz. chiamanq
noci e nociuole, voce pur applicabile gerb. Gerbà usano i contad, brianz.
alla peluja delle castagne. — V. anche per Moltiplicare e intrecciarsi
Gemèll (in) agg. I Gemei. V. Dau ¿ q.G. foltainente le radici delle erbe, come
I Gemei dai nostri piazzxjuoli sono fa il gerb. Infellrire. — V.
chiamate quelle due guardie che in Geriva ... Aggiunto di terra ghiajosa, com
separable si vedono da poebi anni pas- posta di sabbia e ghiaja rossiccia e di
GUI ( 7 ) GIB
poca argüía. — È una délie due terre ' Ghingbîn. Voce infantile per Cadrcglùn.
di cui abonda la Ghiaradadda e clie V. nel Voc.
le dà il nome. — V. Ghiséla, v. comas. V. Monti, Voc. Com.
Gésa (in) agg. Nel conlado questa voce in Ghiséla ed Uselina.
rappresenta non la cliiesa in genere, Gia'ccol (in) agg. e Giáccola. Capocchia,
ma si la chiesa parochiale per eccel- Malerôziolo. Dicesi non pur Hella velia
lenza. Andà a la gesa. Andaré alla pa capoccbiula del correggiato, ma di qual-
rochiale. La lingua accenna qui il de siasi mazza, bastone, randello o quer-
bito suo al Politico di avère una cbiesa ciol tondo (regondin) cbe abbia I'e-
sola per terra contadinesca. slremità inferiore assai più grossa del
í ultem a andà in gesa bin i primm fusto. Maoifestainenle viene dal lat. Ja-
a vegni de fϝ ... Dettato che i conl culum, acquistando il randello da que'
brianz. applicano a cbi per malizia bo- sla estreinila grossa e pesante facilita,
tegaja guadagoa più dell'ouesto. . ad essere lancialo:
[Di vun о vœunna in gesa] (in) agg. ... £t jaculam attorquent emillit in aurns.
II Carena (Pronlu. p. 98) assevera che Virgil., ЖпеЫ. IX, 52. — V.
in Toscana usano pure in questo sense Ginccolólt, асer. di Gia'ccol. Figurslam.,
la frase Dire in chiesa. Esser delta accompagnalo Hall" aggelt. bon , úsasi
una, due, Ire voile in chiesa. da' Brianz. per Uomo quieto, docile e
Gèss de pitor (a) nelle Giunle, dopo Rip., grassott o, Buon paslricciano. — Alfem.
agg. lib. Bonna giaccolotla. Buona pastricciana,
Gesson (in) agg. Tofo. Terreno lofaceo Bonaccia, Bonacr.iotta. (V. Bon pasión,
è detlo più e più volle uel Gior. agr. e Paslorott nel Voc.). — V.
lose; e nell" Oltrepó è pur cbiaiuato Giald (in) agg. Giald de crom. T. dei
Tôff (O stretlo). — V. Chi m ici, üi ogli. , Pitt. Giallo ... Si ven
Gesù gesù (in)agg. Gesù gesù, ona vœulta de in tettinn ( in grani о in lagrime )
e poeu pù. V. Torna nel Voc. ed è il più fioo, e in paucll (in lastre;.
Ghiba (in) agg. Galaverna e Calaverna è Gianda e Giandún. Dicono i Brianz. a
delta dai Bolognesi (V. Tanára, Citlad. uomo che sia grandee grosso, ma scem-
in villa)i dai Pavesi Bramera e Bru- pio e buono a poco o na\\». Ghiandone
tnéra e Brumm. La Brumala délie file (Mímica). — Te sée ona gianda, o vero
dei SS. Padri pare non sia allro che la on giandon. Tu se1 un ghiandone , un
nostra Ghiba о Grisa, non già la Brina pinchellone. — V.
0 Brinala commune, corne la spiegano Giansetiisia (in) agg. Quesla voce servi
1 Diz. délia lingua. — V. anche a denotare una specie di gonna
« Il senso è aggbibbo » dice Trifon cbe le donne usavano verso il 1760.
Benzio in una postilla o cbiosetta po Dal Гг. Janséniste.
sta a un pr>' di coda d'un suo sonelto, Giavéra dicono i Brianlei per Quantilà
nel quale desenve sè medesimo ( Lett. ami grande ed ingombranle di cose su
146 del I." libro delle Lett, facete гас- perflue rammassale, quali esse si siano.
colle Hall' Alanagi ). Moi ebiamiamo Marame; Mucchio, p. е., di rúderi, di
Ghibba la Nebbia. Forse agghibbo vuol ribulti, di rottami , di gragnuola, di
dire oscuro, annebbialo, circón da 10 da ghiaje e sabbie metíale dalle inonda-
una cotal nebbia metaf. — Era it Benzi ziooi a ingombrare, a insterilire i cam-
di Assisi , e quella voce puo essere pi. - V.
umbra o romanesca. — V. Giavóa che iu'l Lodigiano dicono anche
Ghidàzz, Ghidàzza dicono in qualche ter S'gevon ... Erba che infesta i risi, i cui
ra contad, per Guidàzz, Guidàzza. V. serai comraisti uel riso si sceverano col
nel Voc. cribro detto su'l Lodigiano S"gevonin ,
Gbyignón (in) agg. Diuo Compagni ha 1'ag- e i quali noi io cilla diciamo Mcj, e
gettivo Ghignoso per Sdegnoso, Facile nel conlado alto Mejana quando li tro-
all' ira, alla gelosia, al risentimento. viamo residui nel riso brillato allorché
a I Tedescbi sonó domeslichi con le si monda per appreslarlo in znppa.
donne, i Genovesi ne sono ghignosi; Giàzz (in) agg. Bev in giazz . Bere in
zufla ci sarà » (p. 147, ediz. di Pisa ghiaccio (* lose. Carena, Pronlu. р. З76).
1818). — V. Gibigianna [Fá la] (in) agg. I merli, a fagh
GIO ( 78 GIP
la glbiglanna, inoeuren ... I merli se ne Essere in corrente d'aífari, o di clic
muojono se abbagliati per illuminello. che sia allro. Non avère lavorl arre-
Alle Descrizioni poeliche agg. trati. — S.
E vidi cento ipcrnle che 'míenle [Giernada a la scarsa] (in) agg. Che
Più i'jbbellivan con mului rai. dicesi anche Gioruada a la succia. — V.
Daole, Parad, с. XXII, v. »3-14. [Giornada de patron о de pendizzi]
Gibillà (in) agg. Estillare. (in) agg. Talora è pagata, ma a cerla
Gibillà l'acqua ... Tremolare lucí- mercede per lo più bassa; ed è obligo
cando 1'aque di laghelto, o simili. prestarla. — S.
Gigô (¿/1) agg. Xigole, per Lacchella di Giorno (in) agg. Tegnl al giorno ... In
cástralo o Gigolto, è voce spagnuola. formare allri di che che siajTenere al
— Y. fatlb, infórmalo, ее. — S.
Gigottasù (in) agg. Forse lo stesso ebe la Glovànn (in) agg. Chi ha minga clappà
Ghiga dei Bargliigiani. ngon, ее. V. Agdn i. q. G.
Gimbarda, Zimbarda e Cimbarda ...Cosí Gidven (in), 3.° sig. , agg. Chi no vœur
chiamano i Carrettieri o Conduttieri di devenía vece , ch'el creppa gioven ...
bare ( Barte ) quel Leltuccio pensile о Rimprovero a'glovani che spregino 1
Branda che essi sospendono con corde vecchl. — S.
o correggie sollo la bara a uso partico- Dorma, ec. , che Insel gioven te dor
larmente di dormirvi. — V. me!, ec, pu. Cogli le occasioni; Voc*
Giueslrée? Gineslreto. casione passa e non torna. (Si eras,
Gineslrón, sust. m. Ginestra da scope, cur non hodie?, di sant'Agostlno). — S¿
Stipa. La Genista scoparia Lin. Gidven (in), 5.a sig., agg. Gioven d'A
Giϝbbia (in) agg. Giceubbia vegnuda, vocat, Gioven de negozj , Gioven de
setlimannu perduda. V. Seltimànna studl. Scrivano, Copista. Chi presta o-
i. q. G. pera secondaria nel dlsimpegno degli
Giϝgh. Per Vdlvola nelle trombe. affari d'una casa di coromercio. - E' l'ha
Giœùgh с Giugà [T. di Caccia] (in) agg. tíralo su per il leggere e lo scrlvere;
Vorè minga fa giœug, о Vorè giugà e ora . . . e' fa il giovane di studio »
minga. Diciamo di un uccello quando ( Zannonl, Sch. com., Ritrovam. del
s'aggira, volando da una pianta all'al- figl. a. Ij s. 3). — V.
tra e intorno e dentro all'uccellaja, si Gipp (m), пе//е G. agg. Pari 1'omm di
che, non dando mai nella ragna, Га sett gipp, in.br. Parère il diavoh delle
iinpazientare l'uccellalore. — V. ampolle. V. in Vila Patrum la Vila di
Giongherîn e Glongoriu (in) corr. ed agg. san Macarlo. — V.
Sono due, uon qualtro; uno per bi- Gippa [Vess In] (a) agg. Equivale anche
lancino, e poslo nel mezzo di esso, a Vess in bollella. V. in Bolletta nel
perché si presti a secondare il moto Voc. — S.
alterno del cavallo in andando; né sono Gippdn (in) agg. Dovè sta nel gippon de
fait! ad allro scopo. — S. Ballramm ... Si dice dl chi, avendo pro-
Giongrin o Giongorin ... Nel timone del vato ad eslendersi nelle proprie inlra-
carro da buoi è la caviglia fermalrice prese, ne ebbe sempre sedpito, sicchô
délie gombiae. gil è forza slarsene llinllato non ve-
Per termine d'Astron. V. Carr-malt dendo probabilità di migliorar cundi-
i. q. G. zlone.
Giduta. V. Spessadùra i. q. G. Vess nel gippon de Baltramm ... Es^
Gionlln o Gionchln ... Specie di giunco sere imbarrazzato, impigliato; Essere
che fa nelle risaje , diverso perô dal deslio come una cassapanca.
Roj che pur fa nelle medesime. — V. Gipponin (in) agg. Casaccliino. V. Lam-
GioDtirœù. T. dei Murât, e Costrult. ... bruscbini in Tommas. Sinon. (Manto,
Travicello d'agglunta a quello che non nota).
arrivi di filo dalla radice al colmo d'un [Gipponin de nolt] (in) agg. Il Ca
telto. £ anebe nome de' travicelli più rena (Prontu.) dice che in Toscana si
corli che stanno alle alie dei tel li , chiama oggidi communem. Corsetto o
Gioruada (in) agg. Vess in gioruada ... Corsé od anche Camiciuola da nolle.
GIU (7 9) GTU
Glr (in), i.° sig., agg. Palco (* lose. Cap- о Giugà a slipp, slapp, slorum, basi-
poní in Tommas. Sinon, arl. Falda). Od lorum. — S.
iiianezzin a Irii gir. Un manickino a Giugà [NB. (îna)e] (in) ove Лее rispie-
tre palchi. galo un po' r=, leggasi t= spiegato nelle
Gir (in), a.0 sig., agg. Fa el gir del So ... sedi respettive un po'.
Operazione di contrabando per la qua Giughessa [ Avè oua] ... Dicesi quando
le mere! apprese о confiscate ritornano si ha carte non cattive per si in ma
in commercio. — S. no, ma combínate cosi che uon formano
Gir. Lo stesso che Girada, signif. a.°. V, un giuoco forte. — S.
nel Voc. e i. q. G. — S. Giughèlt (in) agg. On giughelt se l'a de
Gir de fondi ... Impiego di capitali vess bell, l'a de l'en! prest ... Varielà
in cambio, ее, con certa rápida vicen- vuol essere a divertiré. — S.
da, come Ira i banchieri. — S. Giùgn (in) agg. S'el caslàn el sfioriss de
Gira el coo. [Figuratam.] (in) agg. Dar la magg, ее. V. Pùgn nel Voc.
volta al cervello. Se i oliv grappissen in giugn, ее. V.
Sapevo hen ch'io era prima null o, in Oliva i. q. G.
Giurà (in) agg. Avè giuraa. Aver sacra
Ma or mi pare aver giralo afíatto. mento di, ее. :
Beroi, Capil. agli Abbatí. — V. lio sacramento di non cinger spada.
Ariotto, Furioso, с. XXIII, st. 78. — S.
Girada (in), 2.° sig., agg. Fa ona gira
da. Mercantilmente, Girare una cam Giuràa. Giuralo.
biale, una partita. E, figuratam., River Amis giuraa. Amid giurali. Dicesi
sare sopra altri un'accusa, un rimbrot- di quelli la cui amicizia è come fer-
to, un carico qtialsiasi. — S. mala con giurainento, tanto è soda e
Giréll (in) agg. Parrucca non intera, che stretta. — Si filli amici diconsi anche
copre soltauto il cocúzzolo. — S. Fradej giuraa. Fratelli giurati. — V.
Giudicàa. T. for. Giudiiio, Sentenza. Pas Giuraméut ... Per la nostra procedura
sa in giudicaa ... Dicesi disenlenza che, passarono nel dialello milanese le se-
per non caserne appellali in' lempo, guenti frasi: Ofrl, Deferí, Riferi, Ас-
riesce iueccepíLile , incontrovertibile. celta, Presta on giurament, che si di
— S. cono, in liuguaggio formale fra no¡.
Giudizzi (in), i.° sig., agg. Significa an Offrire, Deferiré, Riferire, Acceitare,
che il Giudiiio parlicolare d'ogni ani Prestare. Lo offre chi si esibisce giu-
ma dopo la morte. Su questo signifí rare; lo deferisce chi lo vuole ingiunto
calo è básalo anzi lo scherzo di cui altrui; lo riferisce chi deferito lo ri-
nel Voc.: Prima la mort , e poeù el torce; lo accella chi' se lo assume; lo
giudizzi. — S. presta chi di falto giura. — Dalla pro
Sant Sinighetl, trii di dopo el giu cedura passarono pure al dialetto i
dizzi. /". Sinigh¿tt i. q. G. termini francesi indicanti le specie di
T. di Giuoco. II ventesimo dei ta- giuramenti decisori, suppletori , estima*
roecbi. — S. teri , manifeslatori. Decisori se è sola
Gitigá [El giugarav in l'acqua] (in) agg. prova nel mérito della lite; suppletori
Al giugarav la camisa, l'anima, ее. se in sussidio d'altre prove ; estimalori
Giugà de scriina. Giuocar di scher- se determina un danno; manifeslatori
ma ; e , figuratam., Schermirsi di che se conferma la non esistenza di docu
che sia. — S. ment!. — S.
Giugà a bara (in) agg. In uno de'uostri Giùs (in) agg. Figuratam., per Sustanza.
dialetti (parmi il bergamasco) esso giuo Estrado di che che sia. La parte su-
co si chiama Poma (con ГО su olio); stanziale, essenziale, ec. È propriam.
Paume in franc, è noto signilîcar Palla il Jus de7 Latini.
da giuoco. — S. Cavà el gius, o vero el sugh da un
Giugà a brisa. V. Brisa i. q. G. liber. Farne un estratto, un sunto. — V.
Giugà al scovinett. V. in Scovinelt i. q. G. Giùst (in) agg. Omm giust. Pe' rapport!
Giugà a slipp e sbpp e slappetorum, fisici, vale (Jomo intero, perfellot che
GNO (80) GOM
Don gli manca oieale cd lia ogni sua Gnóccli [Vio] ... Vino grosso, colorilo,
parte sana. — V. di poco spirito e men sapore. — S.
Minga giust, fr. brianz. Ernioso, AU Questo vino è detto dal Magazzini
¡enlato. ( Cultiv. lose. p. y5 ) fino maccherone.
Giiistà (in) agg. Giusta la bocea. V. Boc и II mosto non sia grosso, roa sottile;
ea i. q. G. altrimente sarebbe un vino maccherone
Giuslizia (in) agg. Fa giuslizia, per Giu- e come incliioslro. » Ed è diverso dal
stizia. Giustiziare, Far moriré. Dar la Vin gniicchy cosí dello perché stenta
morte per sentenza di giudici. — V. a pastare, a digerirsi. — V
Gloria [ Anda in ] (ad) agg. Б figúralo. Gnœuss. Voce anliquata. V. Gnoss nel
L'originario senso è essere assuulo in Гос. — S.
cielo : Gód (in) agg. God e lassa god ... Far boon
In d'on vece mantlicritt gh1 è la memoria pro di quel che ci piace, e non tur
Del di ebe tuce insemma bio andaa in gloria. bare chi facia altrelanto per sé; nel
Porta, Novttta, it. 4. — S. qual senso diciamo anebe: Viv e lassa
[Dio l'abbia in gloria] (in) agg. Si usa viv. — S.
anche in modo quasi irónico , come Godron. T. d'Arcbitetlura barocca. (Dal
dire: Dio gli perdoni; egli era pure il franc. Godron). Piega, Increspalura?;
gran seccalore; о simili sign iticat i. — S. ornamento a crespe su i inodiglioni,
Gnalca , V. pav. più che mil. Consolida ее. — V.
maggiore, Sinßto. Erba cbe fa lungo i Godron ... Specie di Catrame che ri inane
fùisi e simili luoghi ; ba fusto qua- dalla distillazione del carbon fossile
drangolare, foglie lanceolate pelóse, [estralto il gas], e che serve ad in-
fiori a mazzetti. La negra raschialura tonacar muri, edifizj d'aque, barche,
délia sua radice serve di vescicante, e legnami, ec, a fine di préservai Ii dal-
usasi da' contadini celle lussazioni Г umidità.
(strambadur). — V. Gœùbb (in) agg. Gœubb pù nissun. Non
Goar, per Naso, dicono i Valsa ss., traen* altro, Nultaltro più.
dolo da Nare. — V. [ Aveghela in del gœubb] (in) agg.
GuiiTln [Fà] (in) agg. Anniffare e An- Averia nel coscelto (*lose.).
niffarsi usó Brunelto Lalini nel Pataff. [Dâlla in del gœubb] (in) agg. Servir
per Jngrugnarsi, Aggrondarsi. Da Niffa nel coscelto. V. anche in S'cenna nel
0 Niffb, Grugno, Grifo del porco. —V- Voc.
Gola dicono in alome parti del contado Gœubb [aggett. e sust.] (in) corr. ьзСоот-
per Peltcpvra. V. nel Foe. (Quasi ma- lierelto —, in t= Gomberulo, da Gom-
lore del gain o sia nin, nido, covaccio, bus (gobba) voce délia bassa latinilà.
per troppo decumbervi). E = Bornioso — , in — Bozzoluto ,
Gnlo dicono anche alcuni contadini che ha bozia o botzo, o bugno, che
per Mai del groppone nei volalili. V. ha addosso, corne dire, una cassetta
Smorbiœù, sig. a.°, nel Voc. e i. q. G. da pecchle. — V.
Gnoccli (in), i .° sig. , agg. Fioccà i gnocch. [Anda-giö gœubb] (in) agg. Spendere
Cascar il cacio su i maccheroni? Omm generosamente in che che sia, per qual-
Cbe ipeccia а Л el diinà cbe fiocchi i gnocrh. siasi fine, с per lo più in vantaggio
Maggi, Su 7 Uno, p. 70. altrui. — S.
Vomo da poco, scimunito. — V. Gœùbba (a) nelle G. corr. = sig. 3." =,
Al 3.° signií. agg. Vegol el gnocch in r= sig. 5.° — S.
in gola. Figuratam. Sentirsi un nodo, Goghètla [Tirà a]. Sviare, Metiere su la
una stretla alia gola, per grande aíUi- mala via.
zione. — S. Gógna, v. cont., per Gognin. V.nel Voc.
Al 6.° signif. agg. Nome di que'ndc- Golàscia. V. Gorascia nel Voc.
cioli duri di terra che sonó talora nel- Gomma (in) agg. Fà gomma. Patire di
l'argilla cultiva o nella malta mal la- richicco, od orichicco. Dicesi degli al-
vorata , e che spesso fanuo scoppiare beri di frutte da oócciolo, come a dire
1 laterizj anche crudi , e le inlouica- susioi, mandorli, peschi, ciriegi, e si
ture. mili. — V.
GOT ( 8i ) GRA.
Gomma (in) agg. Figuratam. Dicesi an- Göll de sangu. V. Gardmalitt nel Voc.
clie di qualsiasi liquido che da vaso о Colla (in), i.usig., agg. I Dizionarj della
da allro simile Irasudi e si condensi Пицца regislrano la voce Goccia o Goc-
intoroo al luogo del irasudamento а cióla iu seuso figúralo,
guisa di gomma, come, per mo' di dire, i ,° Per Cióndolo d'orecchini, che non
fa il vino quaodo De gerne e trape!» é l'iutero orecchiuo, ina una parte di
da qualclie sotlilissinia fessura della csso, quella che pende ed ha forma di
bolle. — V. goccia, recala nel Vocab. milan, in
Góndola. Foseólo ebbe qui più, ragione Gotta d'ora (Goccia ngli orecchi);
che non pare all'Aulore. Góndola in- a.° [T. Arch.] per Ornamento che
fallí chiamano su '1 Lario le barche pende di soltó alia cimasa, ее. V. Gólt,
eleganli e da placeré che in tauli versi 4° sig. , nel Voc. ;
lo solcano, e per certo solcavanlo (In 3." [T. Milit.] per Munizione da ar-
d'allora. — S. cliibugi e pistole. — V.
Gdra (in) agg. o Gola. El campaniii de Güila, a.° sig., [Gotla screnna] (in) agg.
la gola, locuz. contad. LPUgola. Amaurósi. Oscuramente della vista.
Gora pienna. f.Gora grossa nel Voc. Guita [La gotla l'è el maa di sciori] (in)
Tornà-sù per gola; lo steaso che agg. Mangià e bev ben, e sgari quand
Vegni-sù. V. in "Vegni nel Voc. — S. la ven ... Usiamo queslo motto quasi
Gdra ... Nel contado verso il Comasco in ossequio alla sua incurabilità. — S.
chiamanu cosí la Mondiglia di pule ed Gollón [Vegni-gió i] (in) agg. и Fare i
allro che si scévera dal grano nel ven liicciconi » (Tliouar, Race, della Milla, ,
tilarlo. — Forse Gdra da Gorà, Sgo- p. 196). _ V.
rà. Volalio. Dicesi anche alio scappare delle pri
Gorgh, Vórtice. — S. me grosse gocciole al principio d'uu
Gorgh ... Aqua profonda ed ampia più temporale. — S.
del letto ordiuario d'una gora o d'uu Gozz [O chiuso], per Goccia, usollo il
fiume, generalmente formata da una cá Maggi, ed é vivo lullora in Brianza.
scala dell'aqua e a pié di quella. — S. — V.
Gorgiada e Sgorgiada, v. br. Tirata, Be- Gradisèlla (in), i.° sig., agg. Slargà tulla
vula. Quaulo si puó bore in un fiato, la gradisella al rid. Rider forte e di
in un sol tratlo. 1 Diz. della lingua cuore. — V.
lianno Gorgione per Chi beve e mau- Gramegnàtt e Gremcgnàtt. Chi incella
gia sinodalamenle. — V. gramigna ne' campi e la fornisce altrtii
Gorin (in) agg. Gorin de ferr ... Il vinco per rinfrescar cav..lli, ec. — S.
che cresce solt'aqua aflalto, e riesce Gramolentj v. br. V. Groppolenl nal Voc.
più duro, pesaule, corlo, verdaslco. Gran d'incens. V. Ciôd i. q. G., 1° siguif.
Gdrlo, v. cont., per Gaslèlt. Gorlo de Gràn [per Moltci] (in) a del gran invernó
plant. Gruppo d'alberi. agg. Diciaino anche: Del grau eslaa. Nel
Gorlo e i dimin. Gorliu e Gorlelt, v. br., cuor dclla ittale. — Gràn si usa Ira noi
per Górnitolo, Gomilolino. — V- anche a significar inollitudine di ció
Góss (in), a." sig., agg. Chi g' ha el goss cui esso è aggiuuto: p. е., Gh'era <li
g' ha quejcoss ... Modo burlevole che gran soldaa. 6" erano infiniti soldait.
dicesi a consolazion de^gozzuli. Gh'era de la gran gent. C'era mollilu-
Nel 3." sig. agg. No la goss. Sver- dine di persone. — S.
tare, Volar la verla, Svesciare, Darla Granada. Gránala. Projeltile noto, quasi
Juori. Dar fuori quel che si ha iu cor- fuor d'uso, onde Granater, — S.
po. Dire alla gaita galla; al pane pane. Granbestia. Animale imaginario, (о forse
Parlar chiaroe Hueramente tullo quello l'Aire) dalle cui unghie grandi piglium-
che si sa e si lia ncll' animo. — V. nio il detto: Ong de la granbeslia,
Gull (mi), i." sig., agg. Seinpre significa ciuè lunghissime. — S.
piccola quanlità. Gollo i Venezianj di- Grand (in) agg. Graud come la botina
cono per Uicchiere, dal latino Gutttts. Coinpagna. V. Compagna Í. q. G.
— S. Granèll (in) agç. Forse с da dirsi Gra-
Göll de lampcdari, Perelle da lumicra. nello co'l Paciólo, Aritm., p. 182 гот»;
Vol. V. 11
GRÂ (8: : ) GRE
ma il luogo mi pare oscuro , se nou I che te mangia, Corr che le corr, Bev
aoche mouco. che te bev, Pensa che le pensa, e cosï
Grauii (a) nelle G. agg. Sonà granii ... ogni allro? La frase dunque da avver-
Suonar cosí spiccato, eguale e distinto tire sarebbe il Che te, il quale ci serve
sopra istrumeuti da laslo o da pizzico, ad esprimere si falto frequentative. — S.
che nota non ne vada, non che per- Grattaa di varœul , fr. brianz., e semplU
dula, nè pure meoo avvertila délie al- cemente Grallaa. Butterato. Chi ba la
ire. — S. faccia larlata da vajuolo.
Granin [Vess on granin de pever] (in) Grattacopp (Maggi, Äme).Figura»am. Chi
agg. 11 Foc. dice solíanlo grande di uon va a fondo nelle cose, Che le vede
meules vale anche, e più proprianiente, cosí in superficie. — V.
di cuore. Onde il Bcrui, Orl. in, c. LI, Gratta-cuu (in) agg. и I Grattacuti sono
s. 4°i ebbe a dire: i frutli della rosa canina e della rosa
Perch'ogoi i>iccoleUo è sempra irdilo. — S. collina » — roeusa del coceó — (Ollav.
Grùnua (in), 4° sig., agg. Pever in gran- Targioni-Tozzetti, Istit. botan. II, 454)-
ua. У. Pever net Voc. — S. — V.
Giappèll (in) agg. Dann on grappell ... Grallirolln, masch. Grattugina^ Grattu-
Dare iudizio cerlo di ció che si vor- gino (Carena, Prontu. р. З47).
i ebbe far indovioare. Viene da ció: Gralton (in) agg. In Brianza, figuratam.,
che un tale, iucoutrato uu compare coa dicesi d'uoino oltremodo butleralo, che
nu ceslello coperto, e cbieslogli che vi ba la faccia tulla a bulteri. — V.
i'osse entro, questi risposegli : Se te in- Grallon ... Scopa molió usata, che ha
duvinet, ten doo on grappell) onde Pal- perduto la parte pieghevole e atta a
tro uou penó a iudoviuare ch'ell' era scopare; ond'è che con essa, anzi che
uva. — S. scopare, si frega e gralta. — V.
Grappèll e Grappelliu (in) agg. Figura Gratlonàda (in) agg. IlMagalotti usa Grnt-
ta!». Dicesi di fanciulla vispa, di mem tonata iu sigoif. idéntico di valore, ma
bra leggiadre, bene intagliate ed agili. per ispecie diversa d'oggetto nel § Uli~
—Varda che bell grappelliu d'oua (osa, lità del friilto della palma.
come la baila graciosa ! — V. Gratuit. E invalso nel dialelto in più casi:
Grappellént, v. cout. ... Tinta grappolelti, р. е., Post gratuit, Asserzion gratuita.
o grappolini, o grappolucci, o racimo- Sedia che non si paga, Asserzione od
luzzi. — Del 1847 l'uga sui nost ronch Accusa mal Jondata. — S.
l'era lutta grappellenta ...A un di presso, Gravalonscèll , v. с. ... Picciola Vespa
¿ l'Uga s'cianchella dei Cremonesi. crabros Calabroncino.
Grappi. Voce delle cosliere leccensi e la- Graved (in) agg. Pari Tomas graved. V.
rieusi. Allegare, Mignolare. Dicesi pro- Tomás i. q. G.
priam. delle olive. Gràzia (in), a." sig., agg. De grazia. In
Se i oliv grappissen in masg, ее. V, grazia, Di grazia. Modo urbano quasi
in Oliva i. q. G. a scusarsi della noja che si dà allrui
Grass (in) agg. Di de grass. Giorno grosso. interpellaudo. P. е.: De grazia, se va
Maugià de grass. Manglar grosso ; pa- de chi per anda al lejaller? Il Quaeso
scersi di cui ni d'auimali a sangue cal- dei Latini, il Prues degl' Inglesi , il
do. — S. S'il vous plait dei Francesi. — S.
Postee de grass. V. Poslee ». q. G. Grazidsa, aggett. d'Erba. V. i. q. G.
Grass, aggiunto di Terren. Fertile, Fe- Gremegndu о Gremègna di canètt ... Sp.
condo. — S. di vera gramigna, pero a radice ser-
Grass de rost (a) nelle G. agg. Il sugo peggiaule, grossa Ire voile tanto della
riinaslo dell'arroslo. — S. radice della gramigna commune, e ros-
Gràïsa (in) agg. Intanta che la magra la saslra. E assai infesta al grauo.
inœur, la grassa la consuma ... Dicesi Gremmàa (in) avverti. Perché l'aqua bol-
da tili è piugue per farsi preferibile lente non 'abbronza, non puô dallo
a cli i è magro. Strinalore lucchese dedursi che Slri-
Gratta [Gratta che le gralla ) (in) agg. riato valga Abbronzato, Greinmaa. — S.
Ora, perche uou registrare: Mangia Agg, Mauuzzi, Diz., registra Strinato,
GRO ( 3 ) GUA
per Che ha colore di cosa abbronzata le giondajc. tiel suo signif. rl! Andaré
dal sole. — V. iriconlro ad un danno per voler can
Grèmola (in) avverti. Non si usa a ren- sarlo. — S.
dere la pasla soda, bensi duttile. — S. Grdpp (in) agg. Mangia gropp. V. Man-
Greppia (a) nelle G. agg. T. Mecan. Oli- giagrdpp. i. q. G.
yella. Saldà a gropp. V. Groppi q G.
Grevasc. Gravaccio. Diccsi piu spesso Grópp [Fà i gropp] (in) agg. e corr. Chia-
d'uomo grassoccio e già vecchiotto, e mano cosi non il metler fuori la spiga
tardo a rauoversi per il peso si del il riso, si bene P averia j come dicono
corpo e si degli anui. — V. i Brianzuoli, nel gozzo e prossima nd
Grilllu. Devolt de sant Griffin. Ladro- uscire, pigliando queslo modo dall'in-
nelto. Voce affîue a Sgriffà, Sgraflignà, grossarsi la parle superiore del céréale
ec. — S. in forma di bernocchio per la spiga
Grignà , ее. (in) agg. Voci a prestanza che vi si racchiude già bella e formata.
dal dialelto bergainasco. Ridere, Sog- — V.
ghignare, Glùgnare. — S. Gropp ¡Nodo] (in) agg. Nel granturcule
Grima (a) nelle G. agg. Cader neviscliio. (melgase) sono i puiili cbe intersecatio
Grimell (in), sig. I.", agg. I contadini, e li internodj.
specialin. que' di Brianza, chiamano Gropp de ro'vera. Figuratam. Persona ro
per tale aggettivo anche la persona u- busta e sanissinia, quandonnn sia trop-
шапа che abbia sopradenti cosi fatli. po grande e tarrlnala. — S.
Griinellcnt, Grimellos. Broccoso, Che ha Groppi о Saldà a gropp ... E riunire con
brocchi, Brocculo. — V. fuoeo e con saldatura i lemhi délia
GrimeJleula,GrimelIosa. Dices! delta seta, latla о (ГаЬго métallo, dopo di averli
il cui filo non é tutto seguilamenle auncinati a gancini,maslietlali Ira loro,
eguale, nía che ha súvvi di molli broc e spianali со 'I marlello.
chi o grumi (grimej). — V. Grossellinna in vece di Grossezzina di
Griograi (a) agg. Strimpellatore. — S. cono i Muratori, ec, ppr Ogni cosa che
Griœù (in) agg. È del pari conladinesco ; soppongono a travi, ее., per ridurli a
la voce cilladina è Cucurucuu. — S. débita altezza.
Melle Gride di Milano del seicento Grùj, v. cont., per Cröj. V. nel Voe.
i Garígfó délie noci sono detli GarioIi ; Guàa. Guado. Luogo nel íiume di poc'a-
i Greci, grecheggiando, chiamano Ka- qua, per cui si puô passare senza barca.
ryon la noce. — V. Per Passa qualunqiie; onde
Grizzèlla ... Nome del Kibes crespo e L'ullem guaa. L'estremo passo^L'ul-
del Kibes a grappoli, cioè del Ribes tima partita. — V.
uva crispa Lin. e del Ribes grosularia Guàa. Tine о Тепе in guaa ... Parmi si
Lin. dica per lo meno anche del ttirchino;
Gró (in) avverti. il Gró de Napoli ne è o sia piuttosto il modo di tignere, chu
una speciej v'è il Grô de Tour (Tours\ la qualilà délia tinta. — S.
il Gró grèu (gram), il Gró d'Africh Guàa (a) nelle G. agg. M a lore del fru
(d'Afrique), ec. — S. mento, per cui diventa guasloe marcio.
Gronda (in), i.° sig., agg. Avocalt de gron
da. V. Avocatt I*. q. G. fíugini' o Runtgfné è quel matore «leite
biade che noi chiamiam Manna. — Filigine o
In gronda, Su l'orlo, ln riva, Lungo tjstilnginr qnetlo che diciamo Carfionj per queslo
10 stillicidio. — S. il grano divien ñero come fosse brurialo, e li risolve
Tirass-sù ben ben sott alla gronda. tuttu с con esso la spiga in una polvere neris-
aima. —■ Nel Guaa il grancllo ci rinianc enn la sua
Tirarsi rásente i muri. Figuratam., di- liuccia, ma picno di una polvere marcia in vece
cesi di chi cerca di non lasciarsi ve- di farina. — Nella Manna le foglie, la spiga, it
11 ere da alcuno di cui voglia schivare gamito o colmo ti coprono d1una polvere granelln-
V incontro. V. sa , gialla o roasicciaaa il grauello viene siento <•
rugoso. — V*
Avverti. Si dà per traduzione, Ira le
oltre. Grondaja. Quesla parmi versioue Guàda (in), t.° sig., agg. È pur voce de'
di Grondanna. Seuza ció sarebbe iuain- Lariensi. У. in Monti, Foc: Com.
inissibile ildcllalo: Fttgir l'aqua solto Gnadàgn (in) agg. Fà el guadagn che ha
GUA ( 8¿ ) GUA
faa ¡ Franzes in Mosca ... Perderé in Avè soit quajcoss de mal guarnas ...
luogo di civanzare. Propriam. Avère alcun che sollo il brac-
Mett on Ierren a guadagn, m. br. E tío mal coperlo dall'abito; Avère una
lo stesso che Mellel ¡o cavada ( V. in soßoggiata. Ma non s'usa che parlando
Cavada nel Voc), cioè, d'ineullo, о del Irafugar cose di mal acquisto, o
mal cultívalo che era, rucarlo, mediante di sinistra provenieuza, o nel seoso di
buon lavoreccio e scassi e molto conci- covar nell'animo ana biasimevole az¡o-
roe, a rendere copioso frutto {majore ue. — V.
cum joenoré). — V. Guarnasciœù (in) agg. Anda ancamó in
Guànt (in) agg. guariiascioeii, Porta ancamó el guarna
Helle parti =. ... Dorso zz ... Pal sciϝ ... Dicesi de' fanciullini che non
ma = ... Quadrelli (" tose. Carena, hanno per anco coininciato a portar i
Prontit. p. 39). calzoncini, con che danno segno di
Guant ordenari, Guanti corti (* tose. uscire da bambino. — Figurai a m., dicesi
iVi). di chi è ancora bambino di esperienza,
Guant de lattee (in) agg. Monchini di giudizio, di sapere, se bene, quanto
(* tose. iVJ). all '1 là, a libia già (ocelli ed anco passali
Guant tough (in) agg. Guanti lunglii li hiioí della discrezione: Non aver an
(* tose. i'fi). cora rasciutti li occhi, Avère il Lille
Guant senza did (in) agg. Mitten r alla bocea ( Tettà ancamó ). Aver рая-
(* lose. ii'i). sata la puerizia, senza aver dismesse
Guarda (in) agg. Guardal GuaVdel! Ba le puerililà. — V.
da ! Avverti ! Ritirati ! —• S. Guarnazz, masch., e Guarnazza , fem...
Guarda beti! Guai a te!. Bada bene! Presi cosi assolutamente, vagliono a'
— S. Brianz. Vernaccia. V. Annotaz. al Di
Senza цп an ra di : guarda che te doo ... tirambo del Redi, dove è citata una
Dicesi d'ingiuria, o d¡ danno inopina- carta pécora , nella quale son quesli
tamente arrecaloci. — S, nom i di uve: cum optima guarnaccia et
Guarda el ciel che, ec.Mainonac- tribbiano. — V.
cada che, ec.¡ e contiene quasi un la Guarnazzreura (in) corr. t= o Guarnaz-
mento. — S, zœula. È questa propriam. una specie
Guárdem mi. Te ne slo io malle- di vino delicato e dolce, falto d'uva
vadore, Te ne gitarentisco io, Te nc guarnazza. Nota ebe nelle vecebie scril-
do io sicurtà, Fa'sicuramenle sopra di ture d'aflilto si trova bene spesso im
те, ec. Ha senso equivoco, e a7 usa posto all' aflitlajuolo il peso di lame
scherzando: р. c, S'el te paga minga brente di guarnazzóla da pagarsi al lo-
lù, guar dem mi. — L'è on aíTari de catore. — V.
lassa minga scappà; se te gbe gionlet , Guarnen (in), dopo mobili, agg. Arma-
gtiardem mi. — Y. dio in muro ( * tose. Carena , Prontu.
G uardamicilj, v. a., cioè Coram! d'oro. p. ao5).
Guardàss (in) agg. Guardass indree ... Con Guarnizidn (in), i.° sig., agg. Chiamasi
siderare chi sta peggio di noi per ras- anche quell'Ornamento e accompagna-
segnarsi ni nosiri raali. — S. mentó di verdure od altro che mettono
Guarna (in) agg. Guarnà-via. Guardare, i cuochi intorno ad alcuni camaogiari.
in signif. di Custodirej Servare, Con — S.
servare. — V. Guàst , sust. Da el guast. Devastare, e,
Per Nasr.ondere, Occullare, Riporre: scherzosain., Mangiare con grande ap-
p. е., Guarna.via subet quel corlell ; pelito, sparecebiando, spazzando cosi
che se te calleo , pover li. Nascondi , la mensa. — S.
Jliponi subito quel collello; chè, se ti Guàst, soltinlesovi Omm. Rollo, Ernioso,
colgono con esso indosso, guai a te !, Crepato. — V.
pover a te! — V. Guàst. X. d'Agr. Arrabbialiccio. Malalú
Gmriiàa. Guárdalo, Rtposlo , Messa in dille blade che arrabbiano, cioè, che
serbo. Mal guanina. Mal custodito. Non si seccano avauli tempo, prima di ma-
riproslo bene a salvamento. — V. turare ¡1 chicco. — Onde la frase C¡appa
GUG ( 85 j GUZ
el guast. Arrabbiare, ее. — Difesi pur Ц slremandosi fino all'allro. P.e., t соя- -
del terreno., e iu queslo sonso V. Gua- trajeeu, o i pianœu d« qnell ronchett
sláss i. q. G. me vegnen tuce a guggirœu /л andron-
Guaslàss (in) agg. Arrabbiare, dices i di cini, o ripiani ~di quel poggelto mi ven-
terreno che piglia l'arrahbialiccio, cioc. gono, mi riescono tutti a eugno, a ven-
che insterilisce per essere stato lavorato taglio. — У.
quand' era molle o gelato. — V. juggirœù dicono i Falegnami delVA. con
Gudazz e Gudazza , v. br., per Guidazz tado mil. quell'Asse larga dapiedecbe,
e Guidazza. V. nel Voc. — V. rástremela, finisce stretla da capo per
Guèglia. V. Guèja nel Voc. servirsene a rompiere una ¡mpalcatura
Guerra (in) agg. A guerra finida. Alla Dei vani d'una stanza non ben riqua-
fin del conto j Finito, o conchiuso Vaf- drata nelle pareti, le quali faciaoo cio
Jare: p.e., A guerra finida, la veda- che qui sotto.
remm. Sapremo come la sarà ándala, Fà guggirceît. T. de' Murait ... Far
(¡nal esito avrà avuto. — V. angolo sollo squadra o sopra squadra )
Fà la guerra. Figuralam. Fare la riuscir fuori di squadra la riquadratura
guerra (Caro, Lett. med. I, 177). Con di due о più muri o pareti.
trastare, Far conlro, Avversare. Guida. Guida. Uomo pratico dei luoghi,
Gugèlla. Donna, o donzella, o giovinelt» che i viaggiatori pigliano sero per non
lunga с sotlile. Spilungona ; Spertica- errare il cammino od averne ajulo ne'
tellaj Perlicona. Dicesi anche di lunga ,-assi difficili. — S. »
e scarna cavalcatura. — S. È pur quel soldato, o guardia di Fi-
Gugèlla. T. d'Agric. La Plnmula dei Bo- nanza, che, famigliare de' sentieri, in-
lanici. Pinzo. E Sgugellà è lo Sguai- dirizza Ii altri su per i monti о per
narsi délia delta Plumula, che è il cora- istrade mal note.
plesso délie foglioline del grano appena Gold de ferr ... Quelle spranghe di ferro
uscite fuor délia gemente germogliala. su le quali scorrono i eonvogli nelle
Gugèlla. T. délia Pitt. Agngella. Punie- ferrovie; dagli luglesi e da'Francest
molo di ferro, о altro simile strumento dette Rails. — S.
appuotato, propriam. falto per granare Guisa (a) nelle G. agg. L'è pù in guisa
i dipinti. — V. de vedè, ec. È aporco, È maleando, e
Gùggia (in) agg. Tegnl sui guec. Vale simili. È una compassione il vederlo ,
qnanto Tegnî su la corda. V. in Corda È una compassione il falto suo. — S.
nel Voc. — S. Guliôtt о Gugliôtt ... Nome di ciascuna
Vcss quel che Га el cuu ai guee ... délie quiltro guglie piultosto tozze с
Dicono schernevolmente i Brianzuoli massicce che meltono in mezzo la Gu-
di chi presume di sè più che non glia meggiore del noslro Duomo.
comportano le forze e capacita del suo Gùsa ( Voci lariensi. V. Ghisêla e
ingegno. Allacciarsela vie su, vie su. Gusètta ( Usellna in Monti, Voc. Com.
Essere un Tuttesalle , un Salamistro , Gussa. Sguscioi Soria di ságoma con cava.
un Serfacenda. — V. — S.
Guggia de cusi (in) agg. Per Goma. Gussóli, v. a. Dat. Daz. Merc, per Gu»-
Guggirceù (in), i.° sig., agg. Figuratam., sètt de cavaler. V. nel Voc. in Gus-
dicesi di camerino lungo e stretto , il seTTA.
quale diciaino anche Busecchin. Btigi- Gust [de matl] (in) avverti.Nel i." iignif.
gattolo. — S. diciamo semplicem. Gust malt. — Gust
A guggirœu. A bit Ha , A eugno, A de matt dicesi del divertimento che la-
mo' d'agajuolo, cioé,Chc coniincia lar luno si prende a nojare altrui. — S.
go d jll'uu de' capi e va gradatamente Guzzètta. V. Gusella qui sopra.
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ïdéa. Per Giudiiio, Parère: р. е., A toa, significare che l'imbiaccar legnami sen'
a mía idea ; A idea del tal. A tuo, a mió za prima sluccarli è un perderé mezza
parère ; A parer del tale. — V. la spesa dcll' imbiaccalura, che riesce
Iguà ... Nei diotomi di Saronno equivale mal durevole.
a Da parte. Fait igoà I Tirait da parle. Itlibirlént (in) agg. n piutloslo corr. =
Mett ignà. Meliere in serbo. Imbirlent, da Birlo, e il suo sinónimo
Jgnùga (in) ngg. Yoce contadinesca; cosi Imborlcnt, da Borlo, sono usali da'
Iloga. — S. Brianzuoli aggeltivam. per Tondo, Ri-
Ignora. Idiotismo communissimo. Disi tondo, Sfcrico, Circolare, Tondcggian-
mulare, Fare lo gnorri. Fare il itescio. le, ec; non mai in senso, ch'io sapin,
— S. cl i Vorlicoso, Che s'aggira, Che fa vór
Imbagaggià. lmbagagliar le robe, Far le tice. L' essere perô che che sia imbir
bulle, Far bagaglio délie robe. lent, o imborlenl, lo fa eziandin esser
Inibagaggià-via. Avviare , Avvioltola- più alto с più facile ad aggirarsi, a vol-
re. Dicesi scherzosam. per Metiere al- teggiare, ее. — V.
trui in vettura e avviare a suo viaggio. Imbirolà. Sinónimo di Imbirorà. V. nel
Imbagoggià, e con pik forza Imhagog- Foc. — S.
già-sù. Sovrempiere le lasche, le sac- Infboccà. Delto in genere di quanto en
cocce (bagogg). — V. tra in buco a ció destínalo : p. e. , Im-
Iuibagoggiaa. Tullo sacchc? Tulto sac- boccà la ciav de l'uss (o piultosto Im-
caje. Che ha piene di roba le saccocce. boccà conl la ciav el bus de la sala
linbagoggiass-su. Empiersi le tasche a ri- dura). Jnconlrar con la chiave la fer-
bocco, Jntascarsi sovra misara, Insac- Htoja délia loppa. — S.
cocciarsi a bizeffe, liinzcpparsi le sac Tmboccà. T. de'Forn. ... Imboccà la bocea
cocce. — V. de la l'ornas ... Rabboccar di legne la
ImbaDcà i vail. T. Idraul. ... Costruire di bocea délia fornace.
dislanza ¡u dislaoza con macigni, travi Imboccadùra [Avègh bonna]. Figuralam.
e calcina a traverso i lelti dei torrenti e schcrzevolin., vale Mangiar molto,
chiuse o lévate per frenare 1' impeto e Essere buon mangialore, ec. — S.
la ruina delle aque in occasione di lmbocchetlà. T. de'Fabrifer. ... Raccom-
pieue. I tratti che sonó da una traversa mandare in una loppa lo scudctlo spo-
nil' altra formano quasi altretanli ban- stato, о fare che la toppa spostala in«
chi, donde il verbo Imbancà. Si falle contri megliolo scudetto onde la chiave
traverse o chiuse noi lechiamiamo con calzi beue с la serratura giuochi a
bella metáfora anche Briglie (Brij ) ; e doverc.
di qui Imbrid i valí, che vale il cne- Imbœusmà (in) avverti. L'ho per voce
(iesimo. — V. scorretla. Il Milanese non mette Vœu.
Iinbasoffiass. Rimpinzarsi di mineslra, o che nelle sillabe accentate, nelle ail m
simile; da Basoffia, grande Scodella di Го. Ccsl l'Ilaliano pone Y no dove cï:
che che sia. — S. accento, altrove l'o solíanlo. Lo Spa-
Imbazzass. T. di Giuoco. Meli' ombre spn- gnuolo del pari pone ne su le sillabe
gnuole vuol dire fare una mano (bazza) accentate. — S.
quando non se n' ha ancora. — S. Imbogàa. Che ha le bove ai piedi; e, fi
Iinheccass. Imbeccarsi. — S. guralam., ImpedicatOflmpastojatOj Che
Imbiarcàda, sust. f. Mano di biacca. non puô camininare spedilamente. —V.
Var pussee ona mala sluccada clic Imbogadùra, sust. f. ... L'alto di metler
ona bonna imbiaccada ... Prov. com le bove a' piè dei carcerati, e, anticam.,
mune Ira i Falegnami, l'Inveruicialori anche le pastoje aile beslie.
e simili arligiaui, со '1 quale vogliouo Imboni (in), sig. agg. Dicesi speçial
BIP ( 87 ) IMP
mente di bol i i nuovc, ove si mella il Impajoda de quallà ... La pagliala
primo viuo, clic, iiiibevcndo le pareti luiiga e strella.
nuove, reode la botte buona pe 'l vino lmpajada de immantellà ... La pa-
cbe vi entrera poi. — S. gliala (e quesla anche non di paglia,
Fertilizzare ; parlando di terre. — S. ma di frascati, canne, ec.) alta, strella
Imborlént. У, lmbirléut 1. q. G. e quasi riquadrata.
Jmboscàss ... Farsi boscoso un terreno; Impajàss (ad) nelle G. agg. Jmpagliarsi
sia rendendosi iilto un bosco, che è be (Manuzzi, Diz.). — V.
ne; sia ingombrandosi campo od altro, lmpallascià. Frequentative d'Impaltà. Im-
che è poi maie. — S. brodolare, Imbellellare , Inzavardarc.
Iinbrùj. Imbroglio, Intrigo. — S. — V.
lnibrugà ... Dicesi dell'aqua con che s'ir- Impallasciàa. Inzavardato , Inzaccheralo ,
rigano i campi, quundo, per essere Infárdalo, lnzafárdalo. — V.
srarsa, non Ii bagna a sufficienza. — V. lmpaltasciàss. Inzavardarsi, Inzacc/ierar-
Imhuscuràss, v. di Ghiaradadda. Dirnen- si, Inzajardarsi , Imbelletlarsi, lmpia-
Ucarsi. — D. / stricciarsi di fango liquido. Empiersi
Imbussolà ...Guernire di buceóle il mo2ZO tulto di sprazzi, di schizzi molosi , di
d'una rnota. — S. fango. Ammelmarsi, Involgersi nella
Imbnzà ... [''idare travi e simili (До/т) alla molina, nella mota. — V.
buza. У. nelle G. al Foc. — S. Impanui, v. br. ... Asciugarsi i panni lin i
Immanegà (ad) nelle G. agg. Meliere il più là di mezzo, ma nou del tulto;
rnanico a qualsiasi arnese: coltello, van- Essere un po' umidelli ancora. In que-
ga, ec. — S. slo slalo si distendono, si stirano e si
Immanzi ... Andaré al toro, Essere món piegano più fácilmente che non quando
tala (la vacca) dal toro, sono troppo asciutti. — V.
linmassimàss. Ficcarsi in capo una mas- Impannîi ... Cosi chiainano le Stiratore
sima. Fermarii ntlV umore, nella fan brianlée i panui lin ■ non ancora afl'atlo
tasia un'idéa, una persuasione, si che rasciulti , pronunciando perô queste
vi metta profonde radici. — V. voci con un' n sola. L' Impanïi délie
lmmatti (in) agg. Penar molto a fare una brianzuole equivale all' Impassli délie
cosa. — S. ciltadine. — V.
Fa i m m at ti vun. Dar по/а, molestia, Impasciugàss. Corrisponde ad Impolli-
briga ad unos Molestarlo, Nejarlo, Gra sciàss. V. i. q. G.
varlo, Tribolarlo. — V. Impassi (ad), a." sig., agg. « Ammencire,
Immoltà. T. de' Murat. Spargere di ce Dlvenir mencio, eifelto dell'umidilà »
mento (molla), Cementare, ec. — S. (Tommaséu). — V.
Immallare. Coprire che che sia d'u- Impasta (ad) agg. Impastà la molla. T.
no Strato o crosta di fango ( malta ) , de'Forn, V, in Môlta i. q. G.
o di argüía, e simili. « Essendo noi Impuslàa (ad), sig. a.0, agg. Impaslàa de
coslretti a murare ne' tempi ... freddi , rabbin, de flemma, ec. Iracondo, Flem-
si puô ovviare al danuo de' ghiacciati matico, ec. , al sommo grado. — S.
con lo immallare e iiicrostare di creta Iinpazienlà (in) nota bizzarria : che Impa-
e di fango la inuraglia » (Maggi, For- zientà, non reciproco , non si usa in
tifie. 89). - V. queslo senso che all' infinitivo dopo il
Immolláda ... Una mano di malta data verbo Fà. In ogni altro caso è reci
a una muriccia, ec. proco. — S. ,
Immoral; Immoralilàa. Immorale; Immo- Impeduzzà ... Fare il peduccio alle voile,
rahlà. — S. ai voltini.
linmolriàss (ad) agg. Imbuzzire, Far buzzo Impègn (in) agg. Aifari d'impegn. Affäre
(ad alcuno), Far Ii occhi grossi, Star molto serio, Affar grave, iTimportanza.
grosso ad ... — V. — V.
liiipadroniss (ad) agg. Impadroniss d'ona ITœuss Г impègn] (in) agg. « Pren
materia, e simili. Apparat- bene che che dere l'impegno » (Tommaséo). — V.
sia, In/ormarsene bene. — S. Impellizzadór. Impiallacciatorc. — S.
iinpajàda. T. de' Fora. PagUala. Imperator. 11 quarto dei tarocchi. — S.
IMP ( 88 ) INA
Imperatriz. Il lerzo dei tarocchi. — S. carsi, Intruhrsi di alcuna cosa lorda e
lmperfètt (in) agg. Resta imperfett ... Tro- I enera come polliglia , lnzaj'ardarsi.
varsi manco che che sia; Difetlare in, — V.
o di che che sia. Imposta. Impegnare , Accaparrare uno
Et restará minga imperfelt ... Non perché facia cusa a nostro modo: p. е..
istarà da me ch'ella non sia servita il Te imposti per vegni a disnà a cà mia
dovere. domenega. — S.
Impéri. Impero, Imperio. — S. Impozzà. Fà impozzà ona sidella ...
Imperial (in), sig. 1 .°, corr. = Non è sol Agilar fune e secchio per modo, che
íanlo dei tarocchi. Al tresctle è di Ire questo si obliqui nell'aqua ^Ilorchè ve
carte, mancando il cavallo; alfombre n'ha penuria nel pozzo o nella cisterna,
è pur di tre, mancando la dama. —-S. ad oggelto di attiugerne quanta più sia
Impero (m) agg.... Fare imperioso, ее. — S. possibile.
Impesàa [Figuratam.] (<>/) agg. Rilto e Impozzàa. Figuratam. , per Pieno, Stop- •
duro délia personaj ed anche per Trop- pato, Imbarrazzalo :
fw contegnoso nei modi. — S. Per t Cumul del ventricol irapotzaa
Impezzà on fond, о lmpezzàss. Riqua- Adess me seal de belt
drare, Arrolondare, o Compire un ter A fumage el cervctl ;
reno, acqiiistando frazioni atligue o cir- Me va interna la vista.
condate dal terreno stesso. O si artgulus Maggi, InUrm. àelfïpocond.
Ule Proximus, ее. d'Orazio. — S. p. 166. — V.
linpiant. Ordinamenlo , Organizzazione , Impregna. Impregnare , bassam., per In-
corne dicouo, d'un Officio, d'un lavoro, gravidare. — S.
ее. — S. I cont. brianz. come usano Gguratam.
Iinpiccà (ad) agg. queslo modo: Se dà Impregna per Implicare, Avviluppare
lerap anch a quij che s' impicca . . . due о più cose insieme si che se ne
Cosi rispondono coloro che, pressai! forini un aggruppamento, uu viluppo
a far che che sia, domandano un po' quasi ine&tricabile ; cosi dicono Despre-
di agio, un po' di Gato. — V. giià per Disnodare, Disviluppare, Dislii-
Usano ad ogui tratlo i contad, brian- c'are, Liberare. — V.
téi queslo verbo per Intricare, Impli Impretuuda (in) si osservi: Pare venga
care , Avviluppare , Ravvolgere confu dal lalino Permutare in, cioè, Far cam
samente iusieine due о più cose si che bio, o mutanza d' una cosa in, о сип
ne venga un viluppo difficiliueutc eslri- un'allra. Е veramente chi prende in
cabile. — E cosl, corne nota ma non presto denari, grano, farina e cose si
spiega il Vocab. a p. 28 de) Vol. H , falle, nella restituzione muta le cose
osano Despiccà per dire il contrario: prese a prestanza in altre delta mede-
p. е., Yarda là quella vacca che la s'è sima specie, ma non idenliche. — V.
impiccada coi corûi dent in quij viuc'r- Impresta [Chi impresta,ec] (in) agg. Berni
bol, vae despícesela. Ve' là quella vac (nel Soc. Canckeri e beccafichi magri
ca che la s è intricala con le corna in arrosto , v. 6) disse in senso affiue a
fra quelle vilalbe, va' e distrícala, va' questi :
e le disviluppa le corna. — V. E dare ad al 1rs per avère a avère. — S.
Impiccàa [L' ]. Il ia.° dei tarocchi. — S. [mpugnadura (in) logli t=s Resta, se di
Impiega (in) agg. lmpiegà danee. Allogar lancia—, La Resta è uu appoggio (issu
Jenaro a frullo, sia prestando, sia coin- del calcio délia lancia coutro la per
perando, sia ec. — S. sona, e fa parle dell'armatura. — S.
Impignà, о Mettin pigua. Ammonticchiare. Inalberàss. Mettersi in allarme, in sospet-
lmpiguàa, о Miss in pigna. Ammontalo, to. — S.
Ammonticchialo . Fnamoràa (sollo), dove dice c= g'lian bus 4
Impiombàa a mazzetta. Impiombalo a i man t=, leggasi in vece c= g' han i
mazzuolo. man bus.
linpoliiscià. Impiastricciare, Inlridere di Inànz (ad) agg. Manda, о Porta inanz un
cosa teuera e sozza. Iavoréri,ec. Progredire in un lavoro,ec.
Iiupollisciàss. Impacuccfiiarsij Impacciu- — S.
IXC ( 89 ) INC
Inarchetlà. Inarcocchiarç. Dar la forma, Stiv. Le sue parti souo: Sœuja. Soglia
la piega d'archetlO. — V. t=Stiv. .fti/>ite = Spall. Spalle=zVs,ce-
Iiiarcheltàa ... Piegato ad arco, о ad ar- ra о Porta o Paradora, Porta o Para-
cliello, e indurilo in quella piega. — Y. toja — Capell. Cappetlo. — S.
lnarchellass ... Pigliare la forma о la piega Tirà-sù l'iucaster. Figuralam. , vale
d'archetto, e indurirsi, intirizzire e ir- il medesimo che Slargà la man (F, nel
rigidire in quella si che perda ailalio Foe). Dare a man larga. — V.
l'arrendevolezza. — V. Incavallà ... I Sarli e le donne brianzuole
Incamisàda , che altri dicono Camisàda. dicono cosi il cucire insieme le due
T. de' Forn. Incainiciata ? SoUil rive- parti coslilueoli un pajo di calzoni.
slitura di maltoni che si fa su le pa Nel Foc. ital. abbiamo una frase af
reil inlerne délia fornace. fine, ma con qualche diversilà di ide'a,
Incanalàa e Incanelaa, Aggelt. di Cópp. nel Metiere a cavallo una spada, о si-
F. in Cópp i. q. G. mile, degli Spadaj e di altri artigiani.
Iticaneslràa. T. dei Trait, di seta — ... Incaviggiàda {ad) nelle G., dopo i versi,
Dicesi dei fili o capi délia seta , che , agg. Porta, Recors a Soa Ezzellenza Ca-
per difelto di torta o incrocicchiamen- viggioria.
to, vanno su '1 naspo accoppiati e non Incéns (in) agg. Inccus in granna. Lagri-
torli. — V. me dvincenso.
Incanestràda ... Dicesi della seta quando, Grâu d'incens. F. Ciôd i. q. G., 4.0
per difetto delle stelle che conducono signif.
il lavoro dal rocchelto e dalla bacchelta Incèlta (ad) agg. о Iuzètta, v. br. ... Com-
parlurice dei lili (va-e-ven), quesli van- pera in grande di mercanzi'e da riven-
no accavallati su 'Inaspino. — V. dere. — V.
lticánt (im), sig. i ,°, agg. Incauto, Giuhilo, Inzetlà e Fà inzetla (in) agg. Usasi
ec. El suuna cbe l'é on meant, ¿llovía che anche per Far monopolio. Far ammasso
è una meraviglia il falto sao. — S. d'una derrata per esserc solo a rivcu-
La vad'incant. La sla d'incant. « La derla. — V.
rosa sla d'incanlo » (G. Giusti, / Disc, Incia. Invidia, voce plebt!a :
c/ie con:). — V. Seva id somma la incia de Milan.
liicanlàss. Figuralam., dicesi del Fermarsi, Porta, МагсЫоппл st. 3. — S.
o Rallcularsi un ordigno qualsiasi per [nciapellà. T. de' Forn. F. in Cópp í. q. G.
qualcbe difetto. — 8. Inciavà. T. de' Forn. F. in Cópp í. q. G.
Iucapellà (ad) agg. Dicesi pure di vino Inciavellà. Assicurare con cavíglic. Inca-
nuovo cbe si mella con allro per em vigilare ? — S.
pire la bolle; ed in senso affine, anche [nciocchî в Inciocchlss ... Dicono in va
d'allri liquidi. — S. rie parti del contado, e specialm. verso
Iucarloneut. Lo stesso che Incarlouàa. F. il Comasco, parlando di terreno che
nel foc. — S. s'abbeveri d'aqua o pioggia smodala-
lncasella. T. da' Bacaj. Far le capannucce mente.
(i casell, come le dicouo i Briantuoli) Inciocchlss. Figuralam., in quel senso che
ai bacbi da seta quando s' infrascano. Dante disse : Luci inebríale del piangere
— V. (Inf. с. XXIX, v. 2). — V.
Incasellàa. Partie, pass, da lncasella. Inçjôda (im) agg. Salza d'inciod. Acciugala
Incassadùra. T. de' ïrombaj ... lngrossa- (* lose. Carena, Pronta, p. 420)-
roento cónico di alcune parti della Can Iuciodà ranima я vun ... Occidere cou
na, dove siaiio allogale Animelle (Val- colpo di coltello, о simili. Occidere a
voie). Biccicuco (Carena, Pronlu. par. II, ghiado? — S.
p. З07). lnciodadùra (in) agg. ... Il puuto d'un la
lucassetià ... Foderarc cou assc riquadrate voro qualunque di métallo ove si vede
uulrave per ricoprirne le disuguaglian- la chiovatura.
zc. Fare i casselloui a un Irave. Incocorài ... Pari, di frumento, intendesi
Incasier (ad) avverli. = Dobbiera è quello propriam. di quello in cui non cresce
propriain. che per sua ampiezza con a dovere il cultno della pagliuca с ajbe
sta di due porte separate fea loro da uno si rimaue basso, e con la spiga corne
Fol. F. 12
INC (9 о ) IND
strozzata Ira ii nodello di cima e la fo- Incurass (in) с' è qualche cosa che non
glia vaginale inereote. £ cosi va, giacchè Incurass e Curdssen, per
Tncocoràss , del falto aim. sè stessi e per la traduz. data dall'A.,
Incœù [Incœu volt] (in) agg. Incœù quin non sembrano il contrario l'uno dell'ai-
des, Incœù on mes, Incœù on ann, e tro. — S.
simili. Valgono si pe'l futuro, come Anzi sono affatto identic! di valore;
pe '1 passato. Oggi a quindici, Oggi un perc i occhù, parlando, p.e., d'un padre
mese, ее. — S. che Irascura 1' educazione de' suoi fi-
lucomboriss, v. contad., lo stesso cheln- gliuoli, tanto vale il dire: No! se ne
comoriss. V. nel Voc. E Г uno e l'ai- cura negottj quanlo: Nol se n' incura
tro poi significa Colmarsi, Divenir col negolta. — V.
mo, Gonfiarsi. Cosi: S,incomoriss il Indeboli. Affievolire , Indebolire , verb,
seno d'una fanciulla, il ventre d'una alt. , e si usa nel senso proprio e uel
donna, e simili; nei quali casi non Ira» figúralo. — S.,
durremo che S'invélano. — S. Indent (a), i.° sig., agg. Dà indent. Rien-
lnconler (in), i.° sig., agg. Andà a in Irare, dicesi d'ogni esantéma. — S.
conter. Sinon, di Se sorta ven. У. Sórta Dà indent a ona cossa ... Spingere
nel Foe. a colpi un oggetto tanto che s'interni
Incontrà (m), i.° sig., agg. Si usa anche in che che sie. — S.
in sensi affini al Gradire, ma che non Indevenà (ad) nelle G. agg. Anche i Franc,
sono esso. Sto terreu el ghe incontra dicono Dévider per Dipnnare, che è
в la vit. Prospera, Prova bene in queslo corne si dicesse — Vuotare da una ban
terreno la vite; Questo terreno si confà da per riempiere dall'altra, Trarre dalla
alla vile. — S. matassa per aggiugnere al gotni'tolo, о
Incontrà (in), 3.° sig., agg. Incontrà ona al rocchetlo. — V.
somma cont on'allra, о simili ... Estin- India (ad) agg. Omett d'India. Omiclno,
guère un debito coutraponendo un cré Pigmeo, TJomo del Lilliput. — S.
dito. Compensare? — S. 11 cont. briaute'o dice Omett d' In-
Iocarnl e Incorniss. Incrojarsi, Incorezzar- dindia. — V.
si? Per simil., dicesi délie susUoze cosi Indispensabel. Altro da quello del Voc,
animali, corne vegetali che iuduriscono ed è specie d'arpione per appiccare
quasi a durezza di corno: p. е., La specchietti, ec, che ha punta, per lo
pellesinna de l'uga la s' incorniss sott piii, a vite spirale, con la quale si lleca
al maa de la mutTa. Il fiôcine dell'uva negli usci, ue1 telaj delle iinestre, ec.
s'incroja sotlo Pazione dellamuffa.—V. — S.
Incorporase ... Mescersi bene un liquido — ... Tenagliuo corto d'aciajo, i cui
con un solido, prendendo certa con- brace i, cbiudendosi in mezzo dal Г un
sistenza. — S. capo un uncinetto mobile, sono dall'al-
Increjàda o Increada ... Empiaslro di tro ravviciuati da uu annellino scor-
creta ed aqua che i contadini sogliono sojo. Tale arnesuccio è indispensabile
applicarc alle vacche a rimedio di certi ad appendere i cappelli al dorso delta
malori. seggiola, afferrandoli per la tesa.
lucrosa (ad) agg. Incrosà i fond di ca- — ... Specie di ghangheretlo con ma-
vagn ... Fare il primo fondo, la croce nico , che si usa a fine di agevolarc
ai canestri. l'entrata nell'occhiello al bottoncino de'
Incrostáss. Fare crosta. — S. guanli.
I neroli àss; Incrotlàa. Rannicchiarsi, Ac- — ... Sorta di alamáro attaccato a
cocolarsij Rannicchialo, Accocolalo, V. cappio di seta con che si tengono ac-
in Crótl. — S. costo le parti anteriori di un abito da
Incrudiss , Incrudeliss ... Dicesi delta ter uomo, senzu abbotlouarle.
ra quando, lavorata meutre è ancora — Altro, detto pure Croscé (Croc-
gelata o bagnala, divenla come sterile chelto o Crocchielto ) o Lassa-botlon,
e inetta a produrre felicemente in quel- formato da un uncinctlo terminante in
I'anno , ec. Arrabbiare? V. Guaslàss man ico, tutto di ferro, o pure coa
i. </. G. — V. ¡rnpugualuui di legno o d'osso, e serve
IND (91 ) INF
per allacciare i bolloni agli slivalini nato non si guarda in bocea. — S.
delli Brocchén. Trà-iudree, per Sineltere. V. Tri
Indivia (sollo) agg, Indivia romanna. fn- L q. 6.
divione. Volià-iudree. V. Voilà nel Voc.
Indolent (in) si noti che i significad à' In- Vollass-indree o Guardass indree ...
dolente nei Diz. ital. hanno moho a Moslrarsi non sodisfatto del goduto о
fare con Infingardo, in quanlo che quel- avuto: p. е., T'hoo daa on scud, e te se
la voce siguiiica pure Indifferente, Spas- vóltel anmô indree? T'ee mangiaa (utt
sionaloj Cite sta fra due, nè si deter el formaj, e Pur le se vdllet anmô in
mina pih alP una che aWaltra cosa, dree? Hai avuto uno scudo, e non ti
più al Jare, p.e., che alio starsene ozio- basta? Mangiasli tullo tutlo il cacio ,
so, al quale stalo molto s'accosta l'in- e non ii contenti?
fingardo. — V. Iudrîtt e Indrizz (in) avverti. Non pajono
Indolent. Aggell. di Visigànt. V. nel Voc. ben definili; perché talora Vlndrizz è
Indolenlaa (in) corr. = Significando per sollo, e VInvers è sopra: cosi, p. е.,
noi questo aggeltivo Addoglialo, Dolo- ne'-baldacchini. SI bene il rilto si de*
rato , Dótenle, Che sente dolore, sa stina ad essere veduto, e il rovescio a
rebbe mal tradutlo nelV Indolenzilo , rimancre nascoslo. — S.
che vale Indolente , Privo del senso, Tœù ona robba sul sô indrizz. Pi-
Che non sente dolore; nascendo In- gliare il panno pe 'I versos cioè, PU
dolenzito da Indolenza , che tanto vale gliare il vero modo in fare che che sia.
quanto Piivazione di dolore, di pas- — S.
sione. — V. lndulgcnza(in) ngg.Dà la benedizion cont
Indolentamént (in) togli L' indolenlire , qualter did de indulgenza. Dare una
che signißcherebbe ¡1 contrario, cioè, ceffala, si chêne rimanga il segno delle
L'essere indolente, insensato, stupido; dila su la guancia percossa. — S.
L'avere indolenza, Il non sentir dolore. Sdipigncre о « Spicgazzare altrui la
<- V. faccia con le nocche » (Fagiuoli, //
Indolentàss. Addogliarsi, Indogliarsi, Pi- Cicisb.). — V.
gliarsi una doglia. Essere sorpreso da Quista pussee indulgenza a fà ...di...,
qualche dolore in alcun membro. Per ce, che nè a ...
ruo'd' esempio: Me s'è indolenlaa on Ioduvinà (in) agg. Induvinà on ritralt. V,
brasc. Mi prese una doglia al braccio) Ri Irait i. q. G.
Mi è nato un dolore nel braccio: Inerbàss. Inerbarsi. Coprirsi d'erba un
Di rliier ho gran voglia , terreno. — S. « ■
Se non toise una' doglia Inerbij altivo. Coprir d'erba un terreno.
Cfae mV nala nel бапсо, ее. Inerbare, Inverdire d'erba. — V.
Petrarca, Froltola, su'l principio; vol. II,
p. 171, cdiz. mil. de1 Class, ital. — V. Inerbii ... Coperlo d'erba. Inerbato, Ap-
pratito. — V.
Indree (in) agg. \ cuu indree. V. Cuu Inerbiss ... Coprirsi d'erba. Appratirsi ,
nel Voc. Inerbarsi, Inverdirsi d'erba. — V.
[Baratt e barattée, ее] (in) agg. Ba- Infaraginàa. Occupatissiino, Involto in una
ralti, imbratti (Paciólo, Aritm. 161). E farragine di cose e di facende. — S.
dicesi per aminonirc a star in guardia Inferna (in) agg. El ven l'inverua, el vea
contro i lacctuolt assai volte nascosti Pinferna ... Dell. conl. di chiaro signif.
ne' baralli. Iufèsc («•) nota l'adinilà со 'I Fesc T. di
Dà indree ona notizia. Non la cre Stamp. V. nel Voc. — S.
dere, Rijiutarla per falsa. —■ S. Inlilzetlà. T. de' Lib., Cart., ее. ... Cucire
Dàgh indree, verb. alt. Respingere a lilzuoli più fogli volauti per fame
che che sia, Farlo retrocederé. — S. quaderni e libri.
Fait dà indree i to dande ... Dicesi, Inforcà. //¡/b/care,Pigliar con força. — S.
motteggiando, a chi si dolga di poca Infoschiss, v. c. br. Abbujarsi, AJfoscarsi?,
bontà di cosa che si abbia avulo a uso, In/oscarsi?, Raffbscarsi?
quasi per dirgli che non ha ration di Infregàssen. Lo slesso che Impipàssen.
dolersi. È ailine a quello: A Caval do- V. nel Voc. — S.
ING ( i)a ) INR
Tiifrisîi. Ornare, Fregiare. — Y. Traltandosi di conti, vale Raggitagtiatë
lnfrisáa. Ornato, Fregialo. — V. le partite, Saldarle, Pareggiarle. — V.
Ingambî on puj. Impasto/are un pollo. Vess ingiiaa, о Resta inguaa, 111. br.
lngarbij. Avviluppamenlo, Viluppo, Gar- Non perderé, nè guadagnare sia algiuo-
btiglio. — S. co, o sia in negozio qualunque. Le
Iogarbiózz. Viluppo. vante del parí} Uscirne, o Venirne a ter
Ingarbiozzà, lngarbiozzà-sù. Rinvolgere mine senza sedpilo nè giiadagnoj Resta
alla peggio , Avvollicchiare. E , ligu- re in capitale. « Uscirne pari » (G.
ratam., Avvolpacchiare, Aggirare von Giusti, Versi ed. e ined). — V.
furberia volpina. — V. Ingualass-gio ... Dicesj da' Brianz. del
Iugcràa (in) agg. Figuratam. Pieno a ri- tempo, quando tutlo ¡1 cielo intorno si
boceo di cibo, Pinzo, Rimpinzo. — V. copre egualmenle di nubi. Essere il
logera ment., v. br. Figuratam. Replczionc, cielo tutto coperlo di nubi. — V.
Riempimento soveichio di cibo, Riiizep-- Inguanlaa. Che ha i giianli. Gaita in»
pamenlo. — V. guantada 00 ciappa rait. Simile a Chi
Jogerass. Arrenarsi, Dar délie barche, e dorme non piglia pesci. — S.
simili , iu secco. Figuratam., Inciam- Inguilia. Figuratam. Uomo di poca lealta,
pare in oitacolo impensalo. — S. che non mantiene le promesse , che
Ingenua, Iiigermàa e Ingermàss. Ne) si- avisa le proprie parole e le altrui;che
gnif. più usunle imporlano appunto trova cenlo scappaloje al dover suo ,
Rendare inimolo, inatlivo , quasi colli e guizza di maoo come anguilla. — S.
nel germe, e dannali a rimauer genu i — Onde il verbo
senza sviluppo. — S. Inguillà, per Non islar fermo nella
lo per me tengo che il noslro In fede, nella parola dala. — V.
genua (Incanlare, Ammaliare) venga Inliscàss. Cominciare a produr ranci un
da Ciurmare, e questo dal lat. Carmen terreno. Divenir caricéto. — S.
iu senso d'iucantazione: Innibbiàss о Ciappà la nibbia o nebbi.i.
Carmina Je calo possunt dtdueere ïunam. Гг. с. br. ... Dicesi délie spighe , del
Virgilius, Ed. VIII, 69. — V. inaiz, de' frutti, ec.
Ingonià (in) avverli. В voce di molle arti, Inninzà (ad) agg. Da Inilium lalino. — S.
non de' l.ilógrafi soltanto. Ingommare, Vess 11 d'iuninzà cout' ou'ougia. V.
Uniré con gomma, Dare la salda, ее. Ongia 1. q. G.
— S. Inniveràss о Innuveràss dicono i conta-
Ingomà i 1». illill. Dar la gomma ai .dini per Innivolàss. V. nel Voc.
bolli da Icttere o da caria, Inongiàss, v. c. br. ... Impadrouirsi, En
lngràss (in), Vol. I, p. З09, i.* col., r. 26, trare m forze, in dominio, in aulorilà
corr. — cogliallori, — in =: cojacci, о in una casa, ¡11 una fullona, nell'animo
cojdecioli, о siano ritagli e limbellucci d' alcuno. — Bella voce; corne dire
de' cuoj. — V. Adunghiare, Arligtiare, Far suo che о
Ingrassà (in) agg. L'œucc del padrón l'io« chi che sia.
grassa el Ierren. È proverbio di cliiaro Inorbiss. Accecarsi, Divenir cieco.
signif. ed usato quanto l'allro. — S. Iuoreggiss. losuperbire, o gagliardamente
Ingrat. Per Ingrat o Ingrato il noslro insospettirsi, dal rizzare li orecchi che
popólo iulende ch¡ non corrisponde ad fanno per vi vacila, о per liiuore , ca-
afFello. Disamorevole, Crudele. — S. valli ed Mint. — S.
Ingress (hi) agg. Bon ingress. Adeale. Ció Inquisizión (ad) agg. Robba de inquisi-
che si paga entrando in una società , zion ... Azione sonimameute perversa,
in una speculazione, in uu' enfileiiti ; efferata e crudele. — S.
ed с capitale perdulo, quasi omag^io Inradisass. Attecchire, Radicarsi; Metiere
» chi ci Hccoglie, 0 garauzi'a pe' nostri buoue e salde radici. — S.
■ mpegui. — S. Inraisá, v. coul., che noi diremmo Inra-
Ingrimi, v. valsais, ¡mpigrire, Anneghitlire. tl i sii. Radicare, Meliere radice.
Diveuir leuto e pigro, come vecchio Inraisa». V. conl. Radicato.
griino e gramo. — V. Iureughii e lneughii. v. br. Iggranchialo,
Inguaa (ad) , i.° sig., agg. Fa ioguaa. Asstderato. — V.
INS (93) INS
Wenghiss e Irrenghiss, v. br. Jggran- zuoli per In vece. In cambio. — V.
chiarsi, Intirizzirc dal Jreddo, Asside- Inscuri. Oscurare.
rarsi ; e dicesi principalm. Helle dita Inscuri. Incupire. Far più cupo un colore.
che , prese da soverchio (Veddo , re Inscuriss. Oscurarsi.
staño Ii piegate come gam he di gran- Insebi o Inzebi, e alia brianz. Iostibi (S
chi, dicono i Toscani; Inddove noi di dolce). £ lo stesso che Esebi V., ed ha
ciamo che se ne slaiino Ii irrigidite pure il signifie, di Minacciare. — V.
come rengli (aringhé). — V, tosed (in) agg.
Inrimada, v. br. ... Aggelt. della vacca af- 3.° Insed per approsc. Innesto per ap-
flitta dal morbo dcllo Maa de rima. V. picco.
in Maa nel Foc. e i. q. G. i° *• a pezzceù. A scudetto.
Insabbiá. T. de' Forn. Arienare? Passar 5.° m a chiuëa. A spacco.
bene nella rena quel tanto di malta cbe 6.° » a zi'ffol о a sonell, cioè a bus-
s' lia da porre nella forma per farne un serin.
laterizio. — Insàhbiel ben, Mènel ben. Insed, Énsed, Insert e Innest(i>i), agg. e
Invólgilo bene, Diménalo bene nella rena corr. zu II nostro Insed a chignatu è pro-
(sabbia). priamenle quello cbe ilDavauzati (CúU
Insalalta (in), 3.° sig., agg. Simile gnaz- tiv. lose.) chiama Innesto a marza t
zabuglio cbiamiamo Tavolin de I'aban pigliando il nome del sdrcolo dome-
Fugaiza, che fu appunlo bell'ingegno stico dal mese di marzo, slagione più
e buon poeta su In fine del secólo xviti, d'ogni altra opportune a si fatti innestr.
e non avéa ordine in sua camera. — S. Noi lo cbiamiamo anche a spacch, dal
lusalatiassaa. lncolerito fuor di modoi ed feiidere e spaccare il frutio selvático
auche Innamorato fradicio di persona ncl quale s'inserisec la marza. A cki-
n di cosa. — S. gnœu lo diciamo dall'nuzzntura о sear'
luscl (in) agg. Digb insci che, ее. D'ï>gli natura che si fa alla marza a modo di
die, ее. — S. cúneo, o zeppa.
Insci faa. Tanto falto, e vale Stra- h'Insed a bussorell, o vero a carinell,
grande. — S. о a ziffbl, è I'Innesto a bocciitolo del
L'è iosci bella. V. L'è ajbclla nel Davanzati, la qua I voce Bocciuolo (o
Foc. in Ajbella. — S. Bucciôlo , come altri scrive e legge)
[ Insci gh'en fuss 1 ] (in) agg. Ce ne non viene già da Buccia, ma si dal st-
fosse! — Doñea el lo nemis l'è l'or, migliare si fatlo innesto a un bocciuolo
lutcl gh'en fuss de sti nemis 1 « Quel di canna, come dice lo stesso Davan
luo ueinico è Г oro ; ce ne fosse de' zati : « Scegli una bella marza e grossa
nemïci si falti! » (BuoiiHrruoti, l'iera, del frutlo buono che aver vuoi, e ta-
g. HI, a. IV, se. 11). — V. gliane un pezzetto Inngo un dito, dove
Insci usano aleuni del contado idioticam. un occhio sia, e pigni l'osso fuor della
per ln vece. Insci che l'è andaa, s'el buccia, la quale rimarrà corne un boc
se fermava, el beveva. Sç in luogo d'an- ciuolo di canna n; ec. (cioè, questo
dare, ci si stava, beveva. pezzetto di buccia, cavato dalle marze
Inscioccà (ad) agg. i campann. domestiche in succino, avril la forma
luscioccà, e Insciocchi, v. br. Figuratam. d'un bocciôlo di canna, che è quella
Divenir grullo, Ingrullire, Addormen- parte di essa cbe è Ira nodo e nodo).
tarsi Ii spiriti, Divenir mogio. — V. All'innesto A buccia del Davanzaii
luscioccàa e Insciocchii del soi>n, del vin, corrisponde quello che noi diciamo Л
del lccuj,ec. Grullo, Sonnacchioso, Mo coronna, о ira cama e pellj detlo da
gio, ec. Che sta oltuso, stordito, stupi- lui A buccia, dal metiere la marza tra'l
«h», immobile, si corne ciocco inerte. legno e la bucria, scarnala la marza
Contrario di Desto о Vivace. — V. sol dalla banda che viene di dentro;
Iiiscioccameiit, v. br. Stupefaz'wne, Stor- e da noi A coronna, dal metiere, se lo
dilezza, Insensatezza , Intro пatdggine j sterpigno o selvático é grosso, parec-
Slato di chi rimane privo della chia- chie marze intorno intorno in forma di
rezza dell'inlellelto. — V. corona. — V.
In-scontro ... Maniera nmasta a' Brian- I Inscgionà i pagn. T. de' Bucal. ... Disporrc
INT ( 94 ) ШТ
i panni Uni sucidi nel bigoncioj o sin (G. Capponi, Tumulto de' Ciompi). —V;
nella conca del bucato, si che tutti re- Intéressa (in) agg. Sollecilaudo Impegna-
stino ben immollali dal ranno cbe si те, Accalorire altrui in pro nostro, о
vers» poi loro addosso. — V. d'allri. — S.
Insègna de oslaría ... Figuratam. Appa- Intermèzz ... Lo usiamo genéricamente
renza per alleltare altrui, ma con poco a significare cosa qualsiasi cbe trames-
о nulla di sustanza. — S. zi altro avvenimento od operazione.
Insegnà ai galt a rampegà ... Figuratam. intermedio, Tramezzo, Episodio. — S.
Voler mostrare allrui ció cbe e' sa be- Interpetrazidn (ad) agg. Fà su 'na cossa
nissimo, meglio per avvenlura dell'in- on mondo d'iuterpetrazioa, de ciaccer,
segnante. — S. de colibilt ... Trovarci sensi che nou
lnseri (in) avverli. La usiamo anche par ci sono, nè ci possono stare:
lando di scrillure che si pongano in E faavi tu un guauetta
istrumenlo nolarile, quasi a fame parte. Di ehtose e sensi, che rioeghi il cielo,
— S. Se Lutcr Га più stracci del Vangelo.
Insinui. Insinuare. Berni, Op. burl. p. n3. — V.
liisognàss (in) agg. Insognass de vestiss Interrà (in) nolo che ad essa non equi
d'angiol; vale quanto: L'è bella del vale la cilladinesca Sotierra, nel sensö
me Togn , ее. V. sotto Insognass nel di Circondare di terra un albero. — S.
Voc. — S. Inlerzà о Interzà-fœura i canton. T. dei
lnsplùcch. Cosl nominiamo corrotlamenle Murât. . . . Cominciare a ria Izare le
la capitale del Tirólo tedesco , délia mura dai canli per indi tendere i ßli
Innsbruck, net due modi segucnti: di fuga (Tirà la legnœura).
Dove set andaa?, a Insplucch?... Di- Inlés (in) agg. Ben inles che. A palló
cesi quando altri, mándalo in alcun luo- che; Purchèj SI veramente che, ее. — S.
go, tarda ollre il dovere a tomare. Intésa [Stà su 1']. Star su l'avviso.
Va on poo a Insplucch. VaHi far Intestass. Ficcarsi che che sia in mente j
frigere, Va'in malora. Jncapnnirsi di che che sia. — S.
iustacchellà [d'aj, de lard] (in) agg.T. Intolla. T. de' Lav. in lalla ... Foderare
di Cuochi. Steccare ('lose. Carena, di 1н11а ( tolla ) che cbe sia. Intolla t
Prontu. p. 4^3). conch del cicolalt, i ass di lavandin, ее,
Instuccàda о Stuccàcla (in) agg. Var pus- ее. Foderar di lalla le conche da cioc-
see ona mala stuccada che una bonna colate, le stovigliaje da aquaj, ec.
imbiaccada. V- Imbiaccàda i. q. О. Inlorellént. Intoralo, Ingrugnalo ¡ Che ha
Insù (ad), sig. a.0, avverli che Oltre e Di faccia di toro, ciera fosca, minacciosa.
là si debbono intendere di chi parli — V.
d'accostarsi ai monti; chè, in seuso Inlorscïà. V. Intortià nel Voc. — S.
contrario, sarebbe Ingib. — S. lutorlïà [la coa] (in) dubilo forte del-
lnsupii dice il cont. briantéo per Asso- l'Arroncigliare, clie, almeno in Danlé
pilo, Instiipidilo. — V. (Inf. с. XXII, v. 34), vale Pigliar coil
niant i jntanto^ ronciglio. — S.
Inlanla ) \JArroncigliarsi vale pure, per simi-
Intantafinna (ad), nette G. corr. i versi litudine, il Rilorcersi delle serpi e d'al-
addulti come segue: t ri animali a mo' di ronciglio. — V.
Verz, tuccb, Lied, n'eel vera inlantafinna Intorldn. Torio grande.
Con quattcr erborinn che nass tra i fois; Inlraborníss ... Dicesi dal Drianz. dcll'a-
PPeel тега с1 bin quij erb lin e mattinna ria quando comincia ad oscurarsi, farsi
Che dopo ave cantaa te stoppa cl goss ? bruna. Abbrunire, Abbrunare, Qffb-
Garioni, Éatracom. st. ai. —. S. scarsi, Asserarsi, Annoltarsi. — V.
Intanli. Accrescere, Aumentare. — S. All', o A l'inlrahoroü., Quand l'è in-
Intend (in) agg. Dàss d'inteud. Presumere traboruii. Tra il chiaro e lo scuro,
di se, Supporre di poler fare о dire, AWimbrunirc, AU' imbrunata, Su 'I far
ее. — S. della nolle: р. е., L'era intrabornli.
loléiit (ad), t." sig., agg. Avé el so in- Era già bruna l'aria, giàfosco il cielo.
4ent. « Venire alla sua inlenzione » - V.
INV (9 5 ) mz
Intreguard. T. dei Mural. „. La distanca rali vi che a Inverna с Аиtun e solo
che passa dal muro che si va costruendo il peggiorat. al primo (Invernase} e il
al filo di traguardo che segna la di- dimití, al secoudo in senso tealrale
i ¡llura orizoDlale dell'alzalo. — Dagb tunin).
on poo pussee d'intraguard ... Scostare Tra S. Marchett e Croselt on inver
alquanlo più dal muro il filo di Ira- nètt. V. Marchett i. q. G.
guardo. Invernigàss e Vernigàss ... Usansi da'
lolríusegh, aggeltivo. Intrínseco, Intimo, Brianz. per Accendersi forte di colera,
Famigliare. Amis iutriusegh. Intimo Adirarsi fieramente, Irritarsi a segno
amico. — S. da diventarne rosso infocato. — V.
Inlróccheu. Ordigno. — Amese; Coso che Inversa nel Voc. e Inversàda nelle G. [T.
impacci, disadatlo, poco maueggevole. del Giuoco di Bigl.) (in) awerti. La
— S. definizione dell'A. non dà la giusta idea
Iuùlel (ad) agg. Vess inulel fa., o di. Non di quel colpo. Direi Arrovesciare la
avere effelto, Venire a dir nulla, Esser palla j cioè colpir la palla avversaria
parole. « La quai cosa Venne a dir con la nostra, per modo che quelle r¡-
nulla » (G. Capponi, Tumulto de' batta dalla mallonella, e la nostra, dopo
Ciompi). — a Furono parole; chè di averia colpita, passi dalla parte op-
niuno mai volle obedire » (Id. ibid. ). posla a quella ond'è vénula. — S.
— V. Invescàa (ad) agg. Dicono per traslato i
Invedriàda (ad) agg. Scherzosam. Oc- contad, deWA. M. per Infangàa, Ini-
chiali. — S. paltàa, V., ed anche per Impiastraa,
Invenía (ad) agg. Vess mirtga quell che Spdrch, ec. , V.
ha inventaa la polver. Non essere uomo Investitura [Voltà.giô, ce] ... Dices! íigu-
di gran mente. — S. ralam. di persona altempala che, risa*
luvenlaa, aggett. di lalerizj. V. Ioventàss nando da grave malatía, accenni a vi«
i. q. G. veré ancor lungo tempo. — S.
Inventàss. T. de' Forn. ... Lo sfaldarsi, il Iuviaa (ad) agg. Vess ona cossa mal in-
fenders! , il bipartirsi de1 lalerizj sia viada ...Non essere un aliare in termini
seccaniisi insù l'njaj sia cocenii nella favorevoli. — V.
fornace. Il lalerizio inventaa all'uscio In vida (ad) agg. L'invidà l'è creanza, e
délia fornace rende luono di fesso, e el taccà o el zetlà l'è petulanza. V.
al mínimo tocco si sfalda о si fende, Petulanza i. q. G.
lnvenzionà ... Trovare il frodo a utile Involtlàss (ad) agg. Si usa anche per /л-
dell'erario e danno del frodatore. zampagliarsi. Imbrogliarsi e lutricarsi
Inverna (in) agg. Cent eslaa, e minga on le zampe in cosa che inviluppi. — V.
inverna ... Üett. dell' alto contado mil. Inzebi. V. Insebi i. q. G.
di cb. signif. Inzell vuD , v. br. lnvogliare vivamente ,
El ven l'inverna, el ven l'infcrna ... Inuzzolire, Far venire uno in ûzzolo,
Dett. cont. di chiaro signif. in intenso appelito di che che sia ;./>»•
Inverna dolz. Veníala dolce. I Cre- talentarlo, Indurgli voglia intensa. — V.
monesi lo dicono con una sola voce Inzerhi e Inzerblss, v. br. ... Dices! di ter
Invernessa. reno che, per essere lascialo inculto e
L'inverna el le mangia minga el loff; sodo, divenla zerb, о zerbid, cioè, so-
0, s'el le mangia, el le caga. V. Lóff daglia. Insodagliarsi? — V.
1. q. G. Inzilàda (ad) agg. Si mette pure sotto il
Inverness (ad) nelle G. agg. Entrare nel loppone de' bambini per preservare dal
verno. — A' Brianz. vale anche Chiu- piscio il lelticciuolo, o la culla. — S.
dersi in istanze lien riparate contro il Traliccio che, introduite ora fra noi
freddo. — V. a varj usi, e specialmeule per soppe-
Invernètt ... Voce di qualche parte del danei о per coprir tavolini, consiste
contado verso il Cremasco, denotante in grossa tela incerata e starnpata a fi
un Ripicco breve e mite if invernó. In gure e disegni diverei.
cilla questa voce non si ode; fra i nonti Inzoffrega. Zolfare, Inzolfare.
delle stagioni non accordiamo corapa- (nzoifreg'ia, Zolfalo, Inzolfalo.
LAC LAD
Inztifcuniéut . Intasameiito, Intasazione (A\ cato. — S.
uuo ). Uatixa (in) agg. V. Nola in Fixa. — S.
bola (in) corr. ~ staccale, — in = stac

Jun, Juna eJúudes... Dice il cont.brianz. lute nei parti per solo beneficio di na
per Uno, Una e Undid. — V. tura. — Sla vaccn la s'è jultada ... Que
Juuiór (in) agg, Questa voce trovasi an sta vacca lia emessa la placenta da sè.
che nelle Comedie del Maggi, I, 177. scnz'ajuto altrui. — La se ¡tillará do
Jutta (in) agg. Júllem a di. Tróvala, bos- per lee. Pariorirá da sè, sema ajulo
so; Memoria, ajutami. altrui.
Jullass ... Avere alcun giovamenlo di sa

i'ncc (in), i.° sig., agg. Latt castrón ... (7л/. del Peri , e che ¿ una delle po
Latte al quale è stala lévala lutta la che da quel Vocabolarisla assai bene
suslanza , lulla la panoa, latte, dirô, indovinate: и Tali sono l'un verso l'ai-
cástralo di tullo il suo meglio: cosa Iro due che sono stali insieme dalla
che fanno per guadagnería i laltajuoli slessa douna allatlati, о l'un dei quali
di cilla. „ è stato allánalo dopo lo slatlamcuto
Latí scorobbiaa ... Latte che comin- dell'altro. »
cia a fermentare, a iuacidire; che dal- O polla o lace no pù slà in del piall.
Г essere sano va passando al murcio, V. Piàtl i. q. G.
al guasto, come dicono i Casdri. — Lacea [in ciappej] (a) agg. Ecommunem.
Curioso è il riscontro di queslo aggel- Lacea in pane 11.
tivo rusticano cou la voce Scorrubbiato [iu granna] (a)agg.Epiù communem.
regístrala ne' Diz. i l alian i per Corruc- Lacea in tetlinn.
ciato, lralo. Lacciarèll (a) nel Voc. e nelle G. ag%.
Latt slraportaa ; Latt c' ha patii ; e corr.~ Lalticrépolo , Condrilla (Chou-
Lall passaa; Latí guast ... Ció è a dir drilla juncea Lin. — Chondrilla vimi-
Lalle non sano, passato per fernienta- nea Bonap.). Da Chondros, Grumo, per-
zioue alio stato di acidilà ; e questo chè il lalte che gel I a si raggruma sú
avviene al lalle o per alcuo difctlo nel- bito che è fuori. Quando è leñera ed ac-
l'erbe che le vacche mangiano, o per cestita si mangia coule sue radicchielle
catliva tempera dell' atmosfera , o per in insalala, о colla; nasce spontanea
aque non huone, ec. — V. nei campi. È la Lattajuola di Matlioli.
Ad Anda-via el latt. agg. Rasciugarsi. (Targ. ïozz. Oltav. Islit. botan.). — V.
El lace el sta su la cassinoa, piover. Lacciugdn per Lailuga rumànna. V. nel
cout. ... Molió mangime, moho lalte; Voc.
poco mangime, poco lalle. Lader (in) agg. Chi no manten , ее. V.
El lace l'é pussee fort del vin. V. Vin Gàll i. q. G.
i. q. G. Làder (a) nelle G., 1° sig., agg. E pur
Fradell de latt. CoUaltaneo. Questa cosi cbiainalp il bustone coulitlovi per
voce (già esislente ncl Voc. sollo Fua- turarlo. Cannclla fecciaja? — S.
dell) ripelo qui dove pur deve esislcre, Ladiu (in), 3." sig., agg. Ladin de voilà.
ma spccialm. per dame la dcfiuizione ¡Ilutabile, VoUabile , Volubile, Facile
segucole, che leggo nel Voc. Cremen. Ü a mutarsi d'opiniorte, di pensare: p. е.,
LAM ( 97 ) LAS
La donna l'è ladina comè de Voilà. grappolo. Гн somma è lo ilesso ebe il
~ Troppo è vol le bile la donna « (Ambra). Maj île' Brianz. с '1 Majo o Moggio-
« Súbito si voltario (le donne) come ne ciôndolo de' Toscani. — V.
viea loro la volontà » (G. Morelli). Laitipediii (in), 5." sig., agg. Palpigna i
Femiua è cota mobil per natura. lampeditt (Maggi). Incresparsi la pelle
Petrarca, Son. i5o. inlorno agli occhi. Fur Ii ocelli pié
Figuratam. Facile a mancar di paro- d'uccellino. — V.
la, di Jede, ее. — V. Lampión (in) agg. Lampion de carta. Fa
1. .din (in) agg. Schietlo, parlandosi di nnie di foglio (lior.). — V.
legname, di fibra diritla uniforme, Simon , legnii drizz el lampion. V.
semplice e quiodi facile a lavorarsi. — Simón i. q. G.
II suo contrario è nodoso, riscontroso, Lain preda chiamano ambiguam. varj pe-
salcigno , di fibra tortuosa, involta , scatori, especíala», lariensi, il pesce da
e perció difficile ad esser lavorato . noi detlo Uselliuna. У., e V. Monti ,
ч Non rami schiel li (disse Dante, Inf. Voc. Com. in GhisÊla,
с. XIII, v. 5), ma nodosi e involti. » Làna (in) agg. Lana Berlin. Lana di Ber-
- V. lino. Specie di lana da ricami la più fina.
Ladina on Ierren (a) nelle G. agg. Ladina Lana pelizzara ... Allra specie di lana
on ierren a forment ... Al frumento in fina da ricami, di colon tigrali, e che
cultura agostaría sopraseminare a suo serve ad imitare le pellicce.
lempo la pula del trifogliolioo , o iri- Lànca (a) nelle G. agg. Voce specialm. in
foglio bianco ( Trefœuj ladin, e asso- usone'paesi circompadani. Lama, Lac
1 u i a ni. Ladin). — V. ea, Lacuna. Luogo basso e paludoso;
Ladinas ... Soprasemiualo di trifoglio la Ridutto d'aqua moría, traboccala da
dino. — V. vicin lióme in orcasione di piene. — V.
Biada ladinada , Forment ladinàa ... Lauella. Giorgina? (Morri, Voc. Rom.).
Avena, Frumento con sopraseminatovi Lautérnis ... Cou fustibus et lantemis. /".
il trifoglio ladino. — V. Fústibus /'. q. G.
Lá-dree a san Martin. Là per san Mar- Lautorgna. Perdigiorno i Uomo lento ¡ti
tino: operare, inattivo; ma (alora ad arle;
Кип son si buooe là per san Martino Indugiatore, lat. Cunctator, simile al
Le nespole, o le pere carovelle, Lanternier franc, cilalo net Voc. iu
Ne cosí dolce il vin del bolticino CjMCNON. S.
Là, come j1 credo che cian dolci quelle. Lappàgg (in) corr. rr ïàjru e= in = i«JrTw.
Fireniucla, Capit. Bella. Lassa [Lassà-solt] (in) agg. Hoblia che
dtlVInnam. — V. se lassa-solt. Lascialura o Rimesso
Lain, v. br. affine al mil. Ladin ... Con (* tose. Carena, Pronta, p. 8). Quella,
trario di duro, agro, difficile a muo- lisia di panno o di stoíla che ncl lu
versi. Movibile, Oirevole per poco,fá ciré i vestiti si lascia libera tra rillo
cilmente. — V. e fodera o da rovescio per servírsene
Lain. Assolutam. e figuratam. usa il ad ampliarle ove occorra. Quesla la
Brianz. per Manesco ; Che è delle ma scialura poi è delta (secondo il Carena)
nís Facile e pronto a inenar le maní, specilicatam.Slargatura se falta a scopo
a dare, a percuotere. — V. d'allargare, e Slungalura, Alzatura, Al-
Vess poch lain, О minga tant lain. lungatura se a line d'allungare. La
Maniera br. e figurata che vale Non Basta (Sambrucca, o Ahclta, o Bosia)
essere liberale, Non largheggiare di do- è luit' altro.
nativi} Non essere facile a donare, a Lassà [Testare] (in) agg. El m'ba lassaa
spendere, ec. — V. de viv fin ebe scampi ... Modo com-
f.umboro, v. pav. , o piuttoslo de' roll! miinissimo per acceunare che non s'é
ollrepadani, ec. Cítisofalso ébano ? — avulo parte nessuna nelle disposizioni
Sombra non essere altro che il Labur testamentarle d'un tale.
num di Plinio (Hist. Ла«\ XVr,xvitl, 5l): Lassàss. Assolutam. Sciogliersi, Allentar-
arbore alpino il cui legno é bianco e si; e, parlando di nodi, e simili, Am-
duro e i fiori gialli disposli a lungo mollit ¡i. — S.
Fol. V. i5
LAT (98) LAV
Parlando di muri e di arnesi di le- Lavágna (in) avverii che LlVflgna pro-
gno, quali si siaiio, mal inchiodati, mal priain. è il luogo (nel Genovcsato) dove
incollali, о male ¡ocavigliali, v»\e Aprir- quest'ardcsia si cava. — Noi abbiamo
si j Sfasciarsi , Disolversi¿ ed anche l'ardesia di Moltrasio e di Margno, che
Lassarsi. E per »iinil., traltandosi di pur dal paese chiamiamo Prèja deMol-
muraglie, Sbonzolare. «Quesle mura ... Irás, Prèja de Margno, come diciamo
primierameule faran pelo, poi corpo, Prèja de Vigiii a una specie di marino
in ultimo sbonzoleranno, e fracassera che si trac da quelle cave. — V.
ogni cosa » (Davauzati, Oraz. ec, p. Lavandin (1/1) agg. Spuzzà de lavandin.
1 11-313). — V. Saper di lezzo, Lezzare.
Lassàss-giô. Traltandosi di terreni, vale Lavariti (я) nette G., I.° sig., agg. Lava-
Smotlare , Ammotlare , Franare, Sco- rio e Lavatecca son dril i ne'Uiz. della
scendersi. II distaccarsi nlcun Iratlu di lmgua quei canestri chiusi, fatti di ví-
terreno da luogo pendió, e venir giù. mini, ne' quali si ripone da' pescatori
— V. il pesce mentre che lo van pescando.
Lassàss-giô, tratlandosi di muro che si Si fait! arnesi, sempre che s'adoprano,
apra e sbdnzoli, sarebbe dedo con più sono di nécessita . bagtiali; onde la
proprielà e forza che il semplice Las- frase fíagnaa, ec. — V.
sais. — V. Lávor (in), i." sig., agg. Streng-su i \&-
Lnssàss-gio. Figuralam. Aggravarsi le vor come fa la gaijnna el bus di ceuv...
membra, Proslrarsi le forze per elà о Dicesi di donna leziosa che a fíe 11i d'a-
per malatía. — Accasciarsi, Cader d'à- vere una bocchina slretta. — V.
nimo , Scoraggiarsi , Perdersi di co- Lilvor (in), 2° sig., avverii e corr. In
raggio; Brianza si chiamn Lávor costantem. il
E pero leva su, vinci l'ambascia Lauro ce'raso (qui По che mettiamo in
Con l'animo che vince ogni baltaglij, terno alle ghiacciaje, e alie cantine per
Se со 'I sun graft; corpo non s'accascia. mantenerle fresche) e Lori ['¿lloro
Daote, Inf., с. XXIV, т. 5a-54. (VOrbacco di M. Spano), il Lauro no
Cioè: Sc 'I to anim nol se lassa-giù sott bile, odoroso. — II primo fa sue bac-
al pes del so corp. — V. che a grappoli, ed ha foglie molto più
Lassàss tœù-via. Lasciarsi scorgere. — S. larghe del secondo, il quale fa le bac-
Lastra incadenada o cusida, e più com che isolate, da' Brians, dette Orbagh,
munem. grafada. T. de' Trombaj ... È laddove l'altre sono nominale da loro
la lastra che si arlopera per Гаге i tubi Lávor come la pianta. — V.
allorchè se ne siano congiunti i lembi Lavorà (in) agg. Lavorà sul sesin, sut
ripipgati a uncino , ¡ocasional! 1' uno qualtriu ... I traficanli usaDO questo
nell'altro (grafàa), mastietlati, e spia- modo per indicare che nella contrat-
nati со '1 marlello per poi saldarli. tazione d'una dala mercanzía s'accon-
V. Groppl i. q. G. tentano del minimo guadagno, come
Lait ... Specie di gelato. V. Sorbèlt in d'un quallrino o di due per misura о
fine nel Foc. peso che sia.
Lattimél (in) in vece di = Latte dibattuto, Lavorà corne un can (in) agg. La-
ec. = si facia c= Panna che, dibattuta vorare a quanto ne pub la vita, a In
[detla dai Fr. Crèmefouettée] и in una questo tempo di selle anni io ho Ia-
catinelln con la Frusla о со 'I Pailón- voralo a quanto ne ha poluto la vita
ciño [Scovin, V. i. q. C], si rigonfin, mia, » ec. (B. Cellini, Ricordi, in Opere,
si converte come in una densa schiuma HI, З7, ediz. fior., 1829). — V.
di uua certa consislenza, e suole man- Lavorà per ciappà cold (in) agg. La-
giarsi со' Cialdôni [Cañón] м (Carena, vorare per lavorare. — V.
Pronlu., p. 44«. in Panna montata). Lavorà, melaforicam. Dicesi délie piante.
Lallimci gelaa ... Ollenula la schiu Vegetare , e vegetandö Crescere. E si
ma, vi si aggiungono pistacchi, pczzelti usa ad esprimere che dette piante ven-
di cedralo e frutti di conserva, e si gono aumentando di mole, o maturando
tiene in forma di latín attorniata di i loro semi: р. е., El formenton, anca
ghiaccio Gaché si congeli. quand l'è mezz pass, de noce, cont Га
LEC (99) LEG
jut de la rosada, cl lavora ancamó. — Leccàrd (in) egg. Leccard comè on sbirr.
L' è taut on pezz che fa suce, о L'è Ghiotto in soinrno grado, pcrciocchè i
laut succia la terra, che 'I formentou birri aveano ed hanno tutti i vizj, es-
Hol lavora pù(cioè, non vegeta ¿ ne, sendo essi là più sozza feccia délia so-
per conseguenta, guadagna piit nienle). cietà. — V.
lu seuso ebe tanto o quaiito si accosta Leccbèlt [Tœu-sù el] (in) agg. Pigliarc
ai sopra dette, usù Lavorare FraGiord. il vezzo, Abituarsi, Avvezzarsi. — V.
« L'aqua dell' orzo è la maggior cosa Lèccia. Eletta, Scella.
che sia all' informo, e che più lavora Vess de leccia. Aver Гeletta, cioè la
a recarlo in sanitade » (cioè, che piit faculta di scegliere, di fare pe '1 primo,
opera, che ha più efficacia a Jar che, ее. — V.
ее.). — V. Lecória (in) agg. o piuttosto Leccdria.
Lav (ira ben de, о che ... Modo briantéo Figuralam., Adulazione, Piacenteria, Li-
che vale : È mestieri, È d'uopo, È bene, sctamerilo', Piaggiamento, Leccainento.
Conviene , Importa, ее. È 1' Opus est, Il leccarsi l'un l'altro. In queslo senso
I'Oportet de' Latiui: p.e., Lavora beu l'usa il Maggi :
de proved a bon'ora el formen Ion che O car sacrhitl [р/гл d'or] !j bin cbi tor ;
pô bisoguà. Convien proveciere per tem AJess si che Tarlesca . , .
po, ее. — 1 sart, i calzolar, i tessilor, Ma che Tarlesca? Acedóse!, donna Tarlcsca,
ее, per sta san lavora ben ebe dent Zellenua, e torca via,
per deut se derompen colTanda on po' Coa la sova leccoria in compagoia.
alloma. I sarli, ec. , acciocchc stiano Xolio di Gen., p. na. — V.
sani , ¿ meslieri che di tanto in tanto Légg [Legge] (in) agg. Chi comanda fa
/aciano an po' di esercizio di Corpo. legg. V. Comanda 1. q. G.
— V. Legge. Patio. — la legge de. A palto di,
Lavordn, sust. id. Lauro céraso. II Pru Dovessi anche. — In legge de raorl.
nus lattro-cerastis Lin. Ci andasse la vita. — S.
Lècc (in), Vol. II, p. 35o, col. а.', г. 17, E lo slesso che In sentenza : p. e. >
dopo délie vacche, agg. e simili bestie. In senlenza de giunlagh tult el fatt me,
Delle donne, dicono Segonda. vosui toeumeu ona sodisfazion. V. Seu-
Lècc de la cassinua ... Jl pavimento délia tenziá i. q. G. — V.
capauua sovrutante alla stalle ogni Lègn de stecch, per Roncàsgen. V. il Foe.
voila che sia fallo non a impalcatura Lègna (in) agg. Un Cómico italiano di
d'àssi to e maltonalo, ma si di trava- poco grido scrisse già:
ture traverso alle quali stiano inchio- Se vuoi viver scuza íntrico,
dati paloni, pali, i'rascati, ec, lepeuli 1 L4oo librear come sta i] fied
luogo di pavimento. Per esteusione, di Del pareóte e delHamico.
cono auebe Lècc tulto quel residuo di Questo precetto, che, male osservato
paglia, strami e fieui che s'accalca su dai più, produce, beochè copertainenle,
cosi fatla impalcatura che сощпшисш. il più de'malionde è afflilla la nostra
dicono Sbièsc iu Briauza, socielà, corrisponde ancli'esso a una
Leccà [Chi i ha faa, i e lecca] (in) agg. parte del uoslro deltalo : Andà /atura
Trulli, trulli, chi li ha J'atti se li culti. del bosch a Ja legna.
— S. Leguáiuin (in) agg. A neyozià de legnamm
Leccà-fœura a vun ona cossa. Figuratam. no glie vœur nè sût nè fainm ... Chi
Leccare altiui alcuna cosa, cioè Ti- vuol traficare di legnami da opera deve
rargliela fuori con industria. I caul, Ice- nvere di molla scorta ed cssere in gra
cando a' ragazzi la mano, ne Iraggono do di aspeltarue le riccrche per ispac-
loro cosí bel bello ció ebe iu essa ciarle cou utile.
tengono di cilio. — Lcppare , Trarre Legnàinui (in), sig. a.0, è da notare il rap-
da alcuno che che sia con leslezza. — porto fra Materia del Cresceiizi, e il
Leccheggiare, dicesi di chi cou arte e Madera spagnuolo e Madeira porlogh.,
belle paroliiie Otlieua du alcuno denaro che valgouo Léguante. — S.
o ultra cosa simile. Sgattigliare disse il E fra Materia (tralcio novello) di
Сию. — V. Colurm-lla (Lib. V, cap. vi, seguí. 55),
LES (к )) LIB
e ¡1 Mader de'Bergamaschi e Bresciani, d'una vólta falla d'un solo mattone
che significa il medrsimo. — V. posto per lato, iutrodullavi a maggior
Lt-goràll (in), i.° sig., agg. il provcibio: lermezza.
. . . Per bajagb adree Lesnada. Colpo di tesina.
No s'eiappa cl legoralt, ma cl lusg pussce. Letigà e Sletigà o Slitigà (in) agg. A'
Sbgpi, Fels. Fil. a. Ill, >. ». Brianz. non significo mai altro che Es-
Dove bisognano i falti, le parole nou sere lúbrico , sdrucciolévole , facile a
bastauo. Le parole sonJemine, e i fallí ¡correré, a sdrucciolarti, a scivolarti, a
son masc/ii. — V. scapparli di mano per troppa liscezza,
Legoràlt (wi) , 3." sig. , agg. Fa corr i-I o simili, come, р. е., fauno le anguille.
legorall. Scuotere il petliccione. — V. — V.
Lèruin (a) ncl Foc. e nelle G. agg. La Lètt per oppositione a Scùmma, parlan-
voce Lemm (che alcuui contad, briant , dosidi bachi da seta. V. Scùmma i. q. G.
forse con inaggior proprietà, dicono Levàa (in), 2° sig., agg. Chi maja ol
Alemm, da Alere, Alimenlare ) espri- levaa caga el pajee. V. Pajée i. q. G.
me tullo ciù che serve come clic lia Levada, aggetl. di Molla de quadrrj, ec.
a nutriré l'uonio. E perô hen rispon- V. Molla i. q. G.
dono alle Civaje (cibarie o cibaje) di Lévia ... Nel Milano e suo territorio
molli allri dialelli d'Ilalia, со 'I quai (loin. H, p. 44) e detlo che si speciiica
nome non solo significano i legumi, ma per questo nome l'Alleggerimenlo di
eziaodi'o li allri grani di cui l'uonio si carico che si fa nelle barche uaviganli
Ciba. — V. su l'Adda da Brivio a Trezzo per age-
Lènc (in) agg. In senso hrianz., Liscio, volarne la discesa. — Onde Fa la lé
Forbito, Lcvigato, Potito. — Onde il via corrisponde a Liba. V. i. q. G.
verbo Li (in) agg. La va о la ball Ii per Ii ...
Lencià, v. br. Lisciare, Levigare, Polire, Scherzosam. direbbesi: La va tra ba
Lisciando lustrare. — V. jante eferrante, La batte Ira il rollo e
Lenciàda, Lenciadiua. Al proprio. Vial- lo slraccialo. — Maniere úsate a siyni-
lata , Liscuitd, Stribbiala, Lisciatina , ficare che due persone o due cose sonó
Lisciamenlo, ec. — Al figur., Placente in che che sia eguali o presso che
ría, Adulazione, Piaggiamento. — V. eguali; che tra loro c' è pochissima o
Lencià-giô vun. Figuralam., Piaggiarlo, uessuna diflerenza. — V.
Piacentarlo, Adularlo, Lisciargli la co A Li adree agg. o Li dree. Li iii-
da. — V. torno, In quel lomo, Li vicino :
Lenciàss-giô. V. nelle G. Poi a la fin d'agoito, o li vicino,
Lenden, p\.,per ischerzo diconsi i Capelli Se si potrà pralicare it paese,
lunghi, radi e mal ravviati. — V. Verso il padrón piglieremo ¡1 cammino.
Lcndenda (a) nelle G. agg. Dello cosí dal Bern i, Cepil. n M. Franc, da Mil. — V.
lasciar andar giù sparsi e incompnsti Li per li. Presso a poco. Cosía pres
su per le spalle i capelli (Lenden). — V. so. — Cerca, ruga, chè l'ha de vess li
Lrndendn (in) agg. Figuratam., Svogliato. per li. Cerca , fraga, chè debb'essere
Grandee seuza spirilo, senza brio, ec, costa presso. — S.
I'ieno di straccaggiiie — V. Liba ... È voce usata su '1 Po, e vale:
Lenguàgg. Idioma, Linguaggio, te. Cosi Al passar d' un ponte di barche, al-
il Porta incomincia il Sonetto: leggerire il soverchio peso dei carri,
I pároli d'oo lene.uagg, rar iur Manell, te. — S. caricandone una parte insù allrr di
Lenlà (in) agg. L'usó il Maggi: sussidÍD. — lu Marinería (V. Slratico,
Per Iii logg île Daf,oU Vocab. di Marina), Libare significa
Anrh ¡ missisi ve.c, Gillare in mare le robe che sono nella
Leutand а pocch a рогдЬ, nioeurcn de frece. nave, per alleggerirla nellefortune. —V.
El Concón d¡ Mcncghítt, p. i38. — V. Libadura ... II carro di sussidio che va
Losènna (in) agg. Lesenna de tavolaa ... dictro a' carri libali 3 a condur quella
Filare di matloui posti per lato a riu- parle del peso del quale sono slati ess i
forzo di una tramezza. alleggeriti al passaggio del ponte. — V.
Lesenna de volt ... Catena nel mezzo Liber (in) agg. Fà liber. Sinon, di Fà Ii-
L1G ( iоi ) ». LIR
sia o cunl. V. nel Vncab. Ed è pro- che tengono insietne il fascio dé' ver-
priam. il Dare a credenza, allibiando zellio de'quadrucci di rame, cosi come
it dato ia un libretto che riliene I'uv- il maglio Ii suol rimettere a' traficauu.
rentore. Ligôzz [erba], per Pàbbi. V. nel Voc.
Liber de contend ... Nell'opinione su- Lilón lilàn. Lemme lemme. — S.
perstiziosa de' contadini dell'A. M, (del Lima (in) agg. Lima armándola ... Mezzo
Basso nou so) è uu cotal libro miste tonda dai latí.
rioso, die nessun galauluomo noo l'a Lima brusca. V. Rispa.
mai poluto vedere, possedulo solíanlo Lima carré. Lima quadra. Per lo più
da cerli peccatori privilegiati cbe ban viene dalla Sliria.
co falto patio со '1 diavolo. Cbi n'è Lima guggia. Lima all'ago. Viene d»
possessore quando desidera alcun cbe, Norimberga ; ve n'ha da 2 fino ai 7
sia pur raro e prezioso quanto si vo- pollici di lunghezza, с servoiio perOre-
glia, apre il suo libro; aliora si ode fici, Minutieri, Foralori.
una voce cbe dice : Commanda — , e Lima pander ... Servé pe' rodi'gini,
l'uomo, a quel la voce, commanda gli e ve u'ha da 5 Гшо a 12 pollici.
sia posto innan/.i quel che egli ha pla Limm de Giuevra. Lime di Ginevra.
cer d'avere. — Non appena ha finito di Son le più fine e servono per Orólo-
dire: Commando la lui cosa, ch'egli n'è gieri; ve n'ha da 2 a 10 pollici di
servilo puntualmente. V. il Giuseppe lunghezza.
del P. Callino. — V. Limm de Prussia. Lime di Prussia.
In Melt sul liber di mort agg. Vale Ve n'ha d'ogni specie.
anche Meliere nel dimenticalojo. — S. Liinm inglés. Lime inglesi. Sonó le
Porta i liber adree a vun ... Modo meglio lavorale, e ve n'ha di finissime per
brianz. Essergli inferiore di sapere, Es- agguagliare i denli.
sere ragazzino ad uno. — El ¡¿he porta Limm romano. Lime romane. Sonó
appèna adree i liber. — V. a mezzo laglio; ve u'ha con la punta
Liberal. Liberale, Spenditore. per meliere in manico di legno, ed an
Libiebba. Tanlaféra , Confusione, e si* che со 'I manico di ferro: si tirano
mili. — S. specialmente le piatte per lavorare le
Librèlt (in), i.° sig., agg. Libre!! del pi- forchette.
sonant, о del massée. Quadei nuccio nel Ciascuna qualità di Lima si divide
quale s'impostano le partite e registra- in bastarda, di mezzo taglio, di taglio
no i conti del colono, logajuolo, e mas- fino o dolce, o polidora ; e ve n' ha
saro, e che, rivedulo e fírmalo dal pro- da 2 fino a 24 pollici di lunghezza.
prietario о suo faltore , si rilorna al Limonada (in) agg. Limonada gazosa ...
cootadino. — V. Bevanda -' gustosa dianzi introduite ,
Liga (in) agg. On bosch liga l'olter. V. composta d'aqua, surco di limoni, zuc-
Bosch i. q. G. chero ed acido cítrico.
Ligàa [partie] (in) agg. Ligna a roezz a Lin (in) agg. Per avegb bon lin ghe vreur
mezz ... Quclla Chiave di legno ch'eu- dolor de brasc ... II lino, se ha a riuscir
tri per fermezza in un muro caleltaia bim un, vuol essere robusto e duro a
a dente coo un'altra simile. maciullare.
Vcss ligaa longh cont ona corda cur Linàa (in) agg. Termina in una gran sacca
ta. V. Cadcnna i. q. G. delta Càss.
Ligamln (a) agg. infine affalto. I Toscani Linàa a cass spess ... Bete liniére л
(secondo il Carena, Prontu. p. ai) sacca di maglia futa. V. questa voce
chiamano Jmparaticcii primi lavori di in Monti, Voc. Com.
maglia di lai sorta, e specificano primo Lingerás, v. с. br. Leggiero. — V.
di essi la Cigna, che sarebbe il n ostro Liuôcch. Giunco filiforme. Lo Juncus
Ligamln, e secondo il Sacchellino о il filiformis Lin.
Sacchetto, cioè una calza lutta pari Liperin, Liperceùla, v. cont, VipereUa,
seuza cresciuti nè slretti; e a questo Viperino, Vtperello.
noi sostituiamo la Soletta. V. nel foc. Lira [Lira imperial e Lira terzceula] (in)
Ligàmin o Lizz „.Quelle due allacciature corr. ed agg, Dubilo forte che la Lira
LIT ( i г ) LOE
imperiale valesse За lire lombarde at- Live"ra (in) agg. È affine al franc. Levier.
tuali, e che la Lira tcrzóla ne fosse — S.
solíanlo la melà , uozichè due lerzi, Lizdn (in) agg. Andà de lizon. Cianci-
s'egli è vero, come voglioao coloro che care, Ciampicare, Andar lento e len-
sono pralic! di quesla materia, che la tennoui; Cioncolarc? — V.
Lira di terzoli era delta cosi per con Lù e Loga. Luogo. Chi lo e Chi loga;
teneré un terzo di lega del su о peso, La ¡'lo e Là i' loga. Modi с. br. per
il quale doveva eguagliare il peso délia Qui , In questo luogo j e LA, In quel
Lira imperiale, e questa dal 1261 fino luogo. — II Berni uella sua Vita (0/7.
й un certo tempo non era allro che il in. c. LXVH, st. 4o):
Fiorin (Toro in oro, quello che ora di- Certi bene6ciuoli aveva loro
cesi Zecchino, o Gigliato. La Lira im Nel paeiel, che gli eran brighe e pene.
periale, sema mai mular di nome, venne Dove il Sal vitii fa notare « Loco per
mutando assai di valore со '1 mularsi Là è rústicamente detto: mi so v viene
del tempi, scemando seinpre più di averio inteso più volle in Sabina »
peso e di bonlà e mutando eziandio (Nota aile Ame, p. 184). — V.
di métallo; e ció per que' molivi che Ldcch (in) agg. ed avvcrli. Si usa anche
si possono vedere negli Economisé , per Ismemorato. Li Aretini dicono Loc-
cominciaudo dalla Lezione su ta Mo- cio (0 stretto) per Dappoco (V. Redi,
nela di Bern. Davanzati. — V. Vocab. Arel.). E nella lingua spagn.
Lirolàtt, v. br. Disu.lilacc.io, È accresci- Loco vale Pazzo , Stölln (V. Francio-
tivo di Lirdn. V. nel Voc. sini, Voc. Spagn.). — V.
Liro'nde spalléra,fr. br. Tempellone, Ten- i/iTrà loech agg. Vale anche Ri dur ra
tennonaccio, Dondolone, Che si balocca altri a non saper rispondere seuza be
o ddndola tutto il dl. — V. ne capacitarlo. — S.
Lis [Lógoro] (in) agg. Devenía lis ; Avegh Locch. Loch. Marmellalad'uova, olio, me
Ja cera lisa ... Scader di salute; Aver chero , gomma coinmisli; si usa spe
cattiva ciera; Essere smunto 0 spunlo, cial™, dai fanciulli durante la tosse
spot-uto^ — S. ferina.
Lis ... Decollo purgativo dianzi succeduto Lócch hianc ... Olio di mandorle dol-
al Le-Roy. ci , gomma arabica e siropo di papa-
Lisaach. V. in Maa í. q. G. véro.
Lîsca de cardegh. Scirpo palustre. HScir- Lorch negher ... Olio di mandorle
pus palustris Lin. dolci, fior di cassia e gomma arabica.
Lisca de slceùri. Biodo, Scirpo da stuoje. Quesli due ultimi giovano nolle tossi
Lischèlta (in) agg. La Carex acuta rufa e nelle irrilazioni di gola.
Targ. Loccdn (in) agg. Dimenticone (Redi, Lett.
Liscdn o Quadreltón. Cipero. II Суpenis al »Togal. VII, 7). — V.
longus Lin. Lodern (in) agg. i seguenti proverbj :
LiscÖD. Tifa. La Typka ¡atifolia Lin. Santa Teresa, lodera la destesa ... A
Lilla (in) agg. Litta ( Gherarrüni , Sup- mezzo l'ottobre è il forte délia caccia
plim,). Sabbia, o arena minuta. 1 Bre- délie lodole.
sciani la dicono Leda, i Pavesi Nitta, El dl de san Simon loder a mon
e Nile i Francesi. — V, tón ... Su '1 flu d'otlobre è il fortissimo,
Litta è voce manifestem, del dialelto lombar almeno ne' monti lariensi, sollo il Lc-
do, e Leonardo da Vinci, che la usó più volle ncl gnone, nel Pian di Cólico, ее.
luo Tratt. del moto e mis. del/e aque (clPepli deve
aver serillo mentr' era in Milano), le contrapone Lœugh (in) agg. N0 avè nè lœugh nè
•empre о шаЬЫа o arena come equivalent! с si fœugh ... Lo stesso che N0 avè nè cà
nónimo: ci Dove Paqua arrà minor molo, la su nè lecc. — S.
perficie del suo fondo tarit di più sottilc lilla o Vess in lœugh e stat de vun. Fare
arena.... perche fra le cost* lievi pórtate dalPa-
qua v"è la lilta o Parcna. — Dove il corso délia le veci di chi che sia, Sorregarlo. —> S.
lorbid1 aqua entrera in fra le basse ramifieazioni Lœuj e Loj, aggett. Vess lœuj o loj, e
deile boschine , вvi , per le molle rivoluzioni de1 per più forza Loj loj. Esscre alloglia-
ritroii, scarkhera molla tahhit о lilta. ty — Dello to, balordo, grullo, sonnolento. Essere
Tratt. р. З98, vol. X deïla Raccoltn dJAut. Hat.
the iraltano del Moto dclP aqua. Bologna , 1821 pieno di noja, di svoglialrfggine, di son-
e sog. — V. nolenza, di slrarcággine, di eascággine.
LOG ( jo 3 ) T.0T
Hanno ¡ Toscaiii Non aver dormito riel Hued.f'oeneralum istuc benejtctum tibi pulchre dices.
¡oglio, per Non essere balordo; e do- Dor. Logi !
vrebbcro di ragione aver in uso anche Phormio, a. III, s. я.
il suo contrario. — V. Che il Cesari traduce cosí: * Fed.
Lœùva (a) nelle partí, dopo glume, agg. Tu confesserai d'aver messo molto beue
z= Muson ... h intéresse questo tuo beneficio. — Dor.
Lœuva ben vestida, invernó fregg e Girándole » (cioè, Chiacchere , Fanta
m»rscioltent. Prov. hrlanzuolo e vale: sie, Ciance ). Anche disse Aesopi Logi
Quando la loba o spiga del grano turco le Favole d'Esopo. E il Pauanti (Piag-
è vestila di molli cartocci (spolbtt), è gi in Barbería) chiama più volte Ló
segno che il susseguenle invernó sari gica un ozioso bell'imbusto, un vagheg-
freddo e nevoso, e poi molliccio e guaz- gitio che dia ciauce e frasche aile don
zoso per piogge e scioglimeuto di nevi. ne. — V.
— V. Loggio, V. br., per Lelto. Quindi Andii
PI¡n¡o(№ií. Ifal. Hb. XVIII, cap. vii) al loggio. lindare a letto , Andaré a
cbiaina Foba e Loba la panicola, communcmente dormiré. — V.
pannocchw, del miglio e del pánico. Loba chisma Loogh, aggetl. di Iiis. V. i. q. G.
quella dclla sagina de' Toscaui {Mélica de' Mila Lontàn (от) agg. Vess tropp Ionian (soltin-
no! e Miglio indico di Plinio); e Lobo chiama il
liarcello de' legumi. Pare che di qui abbia tralto lesovi dalVaccordarci, dalVintenderci) :
origine la nostra Lauva. II Domenichi, Delia tradaz. Flam. Ch'ei ti dia scudi ottanta, e tu Flora gli la-
dclla delta Storia di Plinio, mantiene la ciltadi- sci libera.
Danza italiana a Loba, ebe il popólo di campagna
le avea già data , traducetidota с modificándola Scar. lo n'ho spesi più in lei da un mese in quà.
in Lova e Lœuva, secondo proouocie.
Il Burigo2zo nclla sua Crónica usa Lova oel Or meglio è di andarsene,
tignif. medesimo che Plinio usa Loba, parlando Chè troppo siam lontani: a Dio.
Tuno e Pattro del miglio. 11 primo : и Era quella Al.m. Flora, a. Il, s. 5. — V.
mullitudine (di sa¡ottole, cioe locuste, o caval-
letle') innumerabile, e dove alloggiavano la notte Lord dicono alcuni per Spdrch, о Brùtt,
e 'I di, facevano di erjii male, corne al miglio, parlando di Peso.
rompendogli la brocea ( il cul/no ) appresso alla Löri (in) corr. Qttesta voce non è con-
lova n. — Il secondo: Milium ... ex India in
Italiam inveclnm est nigrum colore f amplum trazione di Vori, ma si bene del dil-
grano , arundineum culmo. Adolescit ad pedes toogo au di Lauro in o. — V.
altitudine septem, praegraadibus culmis: lobas Lotón ...Con questo nome scherz, i Brian-
vocentiL'A. XVIII, cap. vu, sect. 10). Tcofrasto zuoli tliia m а мм il pane di grano turco;
ai legumi la loba , ai migliaci-i assegna la foba
( phoba ) che с la cbioma, la panicola o pan- onde, pur scherzando, allri li chiama
nocchia eh' essi pnrtano imù la cima. — V. Loto/agi. — Con semi di loto, dice Pli
Ldff (in) avverti. Non è la siessa cosa: nio, si fanno pant. Est et lolomelra.
Chi sta col lofF impara a osoià, e quelle: (Loto maggiore\ quae fit ex loto sata,
Chi va al molin s'tnfarinna. — Il primo ex cujus semine simili milio,ßunt panes
allude alla facilita di contrarre vizj , in Aegyplo a pasloribus, maxime aqua
praticando con ehr Ii ha; ¡I secondo a vel lacle subacto. — Menlre è caldo
quella di soecutnbere in un pericolo non è altro pane più salubre e più
cércalo. Sarebbe da tradurre : Chi va leggiero ; raffermo e freddo, si fa pe
con lo znppo impara a zoppicare. — S. sante e difficile a digerirsi (Plin. Hisl.
Agg. A mangiall el loff, el caga doma Nat. lib. XXII, cap. xxi, sect. 28).—V.
strasc ... I cont. lo dicono per contu Due Loti aquatici : Nymphaea Lotus
melia verso chi è tullo cenci e bran- e Nymphaea Nelombo Lin. (Fabaacgy-
dclli, chi è iciamannato nel vestiré. ptiaca), Quest'ultima (e la prima anche)
L'inverna el le maogia minga el loff, fa fiori blanchi e belli e capsule con én-
o se el le mangia, el le caga ... L' in trovi se m i simiglianli a' gratti del miglio.
vernó o a tempo o fuor di tempo fa Di quest! se ne faceva pane a' tempi
sentiré i suoi rigori. anticlii in Egitlo. — II Loto africano
Past del loff. V. in Pàst í. q. G. ( Г arbore dei lotofagi , il Lotophagon
Loggia (in) «gg. Logg al plur. — Logas о dendron dei Greci ) è il Ramnus lotus
Logos disse Tereuzio per Baja, Prot- di Lin. с ilZiijz>/tí«i lotus diWildenow.
tole, Parole vane, inu'ili: — V.
LUM ( io4 ) LUN
Lili (in), i.° sig. , agg. L'è un loll di Lumtga [Chiócciola\ (in) agg. Gusse. Gu
cono assolutam. i Brianzuoli per È uu scio c= Covercèll. Opérenlo.
azardo, È un rischio, un caso di sorle, Nel Vol. H, p. 4oi, col. i», r. il,
di fortuna. (Lot, Loos, Sorte, è voce corr. <= Demócrito t= in = Diógene.
golico-cellica), — V. — S.
Lolla (in), i.° sig., agg. Lotta [Gberar- Lumàgao Lumagáll, corr. = Lumaga sal
dini, Supplim.]. Quelle Fella о quanlilà vadera o Lumagótt la nuda.
di ierra che si leva con la vanga in Lumagón o Lumagótt. Lumacone. II PhaU
una voila. Quindi lus impudicus, fungo noto.
Xerren che ten la lolta. Terreno te Luinèll e Lumellinna. Nomi di раеse usuli
nace, compatto, forte, che fácilmente si nella frase figúrala Anda a luinell, o
attacca °e tiensi forte insieme , le cui a lumellinna, cioè Lumà. Osservare,
zolle dilllcilmeute si disfauno e sfari- Guardare, Sbirc¡are, Spiare.
uacciauo da sè. — V. Luininàa, v. coot Rinomalo, Famoso — V.
Tajá la lolta ... Romperé co'l taglio Luminanza, v. cont. Ilinomanza, 14o-
délia vanga, Minuzzare, Sfarinacciare viinanza, Fuma. — El g'ha la Inminanza,
le zolle vuliale su con essa vanga nel o la nomina de vess bon. Ë in Jama
lavorare il terreno. — V. di bnon uomo, o efessere buono. — V.
Lotlàda [Fà corr vuu a lotlad] (in) agg, Lninincri {ut), i.° sig., agg. Lume, Splen-
Azzollare uno, Prender uno a zolle nel dore grande. Luminiere e Luminieri ,
capo, nelle schiene, ее. — V. sust. m. iudeclinnb., di.isero li antichi
Lovàlla (in) agg. Ona pell de lovatla ... al modo noslro; i moderui, Luinie л,
Quel disleso di ovatla che пои simi- Lumiiiiera, sust. f. — V.
glia male una faldala di bambagia. Li'imni (in), i." sig., agg. Chi voeur co-
I*>vi... Fare il grano lurco la spiga (tenca). nossel landerandan, glie daga la luinui
— V. de pizza in man. V. Tanderandáu i. q.G.
Lózza e Slózza (in) agg. A' Brianz. si- Li. um (ill), alt. sig., agg. Antirrino, Liv ■
gmlica Zoila abosa, Piota, Cólica che nide selvática (Matiioli). Ha (iori siini-
m leva con la zappa d'insii i ciglioni glianti a graziöse lucernetle, oude il
de' campi, o vero d'iusù i prati, sia per suo nome. — V.
iarue ingrasso, o sia per coprirue ler- Luiioa (in) agg. Da la luuna slrencia, fr.
reui nudi. — Sonó le uoslre Slozze lo cont. Essere un gran chiarore di luna.
slesso che i Gazons de'Fraucesi. — V. A Fa el loud la luana agg. I Brian-
Lu [L'è lu spuaa spuiscj (in) agg. E lui léi dicoiio Fa el pieu. — V.
prello e sputato. — V. A La gœubba a ponent,ec., p. 4> 7>,
Ludro, Bruno ludro., Ludrón ... Yoci che rol. i', r. 56, coir. — di verso ponente
si builauo dielro ad alсuno per impro = in ~ verso levante =; e а г. З7 ,
perarlo. ^ verso levante — in = verso po-
Lugà». Lugano. neule. — S.
La íainm de Lugan, ее. V. Fanim A La lunna veggia fa dori la vista
i. q. G. ngg. Forse il prov. ha relazione о po
Lughéra (in) agg. Luchéra e Lucheria sitiva o traslata со 'l noto adagio Luna
tianno i Diz. ilal. per Aria di viso, per vetus veíalas , juvenes nova luna re
mo cerlo modo di guardare, Piglio, cargar.
Guardatura. Pare non signifíchi allí o La Stella che compagna la lamín, v.
che la viva luce d'un pajo d'occhi scin cont. dell'A. M. Venere.
tillant! cosi di sdegno, come d'aiuore. Lumia calant ... Luna scema.
— V. Lunna cressent ... Luna crescenle.
Luit». Maa del Lulu. V. Maa i. q. G. Vece come la lunna ... « Forse «la
Lùj (in) agg. Luj e agost, donna mia, quelli Arcadi che passarono con Evan-
no le cognoss. V. Donna i. q. G. clro in Italia, i quali si vanlavano d'cs-
Lunada. Lucernala. Percossa data con ser più antichi dclla luua » (Tassoni,
la lucerna. Pensieri div., lib. III, ques. i5). — D,
Lomada. Lucernala. Quanlilà d'olio che Lunna (in), a.° sig., agg. Vess tajaa in
ticue una lucerua. ■ Utiva lunna, Figuralam., .a' Brianz, si
МАЛ ( i o5 ) MAA
gnifica Essere injchce, Palire il tarto bardara, delto Lovertis. — И gambo dél
délia disgrazia. Essere tagliato a cul ia zueca, la quale s'attacca e s'arram-
tiva luna , dicou anclic i Toscaui in pica ai soslegni che trova viciai , di-
queslo senso. — V. cesi dai Toscani VitedeUa zueca, aveudo
Vess tajaa in bonna o caltiva lunna. auch'esso gambo, come la vite, viticci
Vale anche, figuratam., Essere о non o capridli. — V.
essere alto e capace a riuscir bene in Luzia [santa Luzia, ее] (я) nel Voc. e
una facenda. Avère о non aver talento nelle G. agg. e corr. Di quesli dettati,
per una data operazione. — V. cui il commodo della rima diede ori
Luuna. II xviii." (Ici taroccbi. Su quella gine più che non il vero, quello di
carta è figurata la luna e un gambero san Sebastian è in disaccordo con la
a lei rivoíto: forse che di là venne il spiegazione datane dall'Autope.giacchè
dedo: Coss'ha a che fa la lunna cont quel Santo ricorre al 20 di genajo; e
i gamber? — S. perô, secondo esso, le due ore sareb-
Luscéra. Erba lúcciola. Lo Juncus niveus, bcro già guadagnate dal giorno SU la
cosí detto perché nei laghi dov'ella è nolle in geuajo, non in febrajo; e tra
stanziano voleotieri i lucci. tant'Anloni e san Sebastian, non pas-
Lusirœii o Lusarœù ... Quel fesso o aper- sando che tre giorni, in tre giorni si
lurina che in un letto, iu un uscio, iu guadagnerebhe la seconda oral In som
un' imposta di finestra, e simili, falta ma, sono dettati falsi, e il Vocab, non
и non fatta apporta, lascia passare al- dee diíenderli. — S.
quanto di luce. Chiarella? Chiaretto? Il vero deltato perô è .questo: A
— V. sanSebastian on'ora in man, — il quale
Lubirœù {in), a." sig., agg. Luslrini. V. s'accorda abbastanza csattamente со '1
Laiiibruscliini {Del modo di custod. i Calendario avanti la correzione grego
bachi). — V. riana, quando a Santa Luzia Г era el
Lusitàa {in) agg. I Brianz. usano questa dl pit curt che sia. Pare che quesli no-
voce per Vanilà, Cosa Ulusória, fía- stri proverbj astronomici, che concur,
galella, Nonnulla, Jnezia. — V. dano pure con quelli correnti in Tosca-
Lustrissein [L'è come a dàgh, ее] {in) 11a nelle bocche de'eootadini {V. Laslri
agg. « II dirvi giuntalori e cose simili, Agrie, vol. V), abbiano avuto origine
Era come si è dir: Fratel carissimo » - nel decimotcrzo e decimoquarlo secólo.
(Cecchi, Incanles. a. II, s. 5 ). — V. — V.
Luverlisa, v. br. che i Pavesi dicono Or Luzicànt, sust. га. pi. Lampanlt; cioè,
tisa. Stelo rampicante dei fagiuoli ram- Scudi e Zecchini. — V.
piebini o volúbili, il quale ha molla Luzziu. Aspdlato. Lo Aspalathus ebenus
simiglianza alio stelo del Lúpolo, loin- Lin.

Máa {in), i.° sig., agg. A sto mond chi Palbero inlristisce e muore. I gelsi cosi
vceur vess nominaa besogna (à и ben ammalali si nutricano da piede mol 1 i
o mea. V. Nominàa i. q. G. di que' funghi che si dicono fami'gliole
Màa [Malatia] {in) agg. Erba del maa de (Fonsg de moron o casgnœii) , che i
coo, Erba del maa d'orinna, Erba del contadini mangiano assai voleotieri.
■naa scottaa, Erba del mal d'œucc. V. Maa de la fo'rbesa. È diverso dal
Erba i. q. G. Forbicione il quai viene nelle gambe
Maa blanch ... Malatia del gclso ere- delle vacche ; mentre la Fórbesa viene
dula contagiosa che iutacca le radici. alia bocea, e sarebbe quella che alcuni
Per essa l'inleguinenti delle radici iu- contadini , che non dislinguono bene
llusciscono, iuibruuano, с assumouo male da male, chiamano Maa del fet-
una pátina a filanicnti biancastri , e ton j al qual Fctton è simile il Glossau*
Го1. V. i4
MAC ( ю6) MAD
I race (Carbone delta lingua, o Cancro sngo piutlosto denso che rimarte sollo
volante) e le Afte della lingua. — Y. le castagne hianche dopo che son col
Maa del bacchèlt. Lo stesso che Maa le; onde la frase: Doh come el macch.
del falehett о Maa del raraett. V. Ra- — V.
mèlt nel foe. Machina (in) agg. Oh machina! — Espres-
Maa del Luvin. Lupino? Mal del lu sione di inaraviglia, come Oh spetld-
pino, Maglía, Leucoma. Male nell'oc- col!, usât» ad ogni tratto dalle donne
chio de' buoi, delle vacclie, dei polli, briaiizuole, facili a maravigliarsi. — V.
ec, che è un punto rotondo e bianco. Machinètta ...Nome antonoinaslico di quel
In Maa del lanz, dopo zuppica, agg. vaserello di latta nel cui centro sta un
e ¡n poco tempo si perde. — Vuolsi focolaretlo a spirito di vino, su'l quale,
che ne sia cagione Г erba che dicono a m o' di fomelletlo, s'improvisa la ri
strigia, della cui lunga, soltile e dura scaldatura d'aque, decozioni, cioccolala,
radice si fanno scopette per trar la ec. , ec.
seta , per polir pauni, e imbozimar lele. Macolàa. Aggett. di frulte intristite, per-
— V. cosse, malconce da vento , gragnuola ,
In Maa de rima (Vol. Ш, р. 4, с- «Л e simili. Voce de' conladini circumpa-
г. 12) со/т. е distinguí гз 11 Maa de dani-pavesi, più che de' noslri. — V.
rima e il Maa del lanz non sono una Madalènu. Nome delle Nepe. V. Scimes
niedesinia cosa. La Rima è quello che d' acqua nel Voc. — Hanno per lipo
i Velerinarj chiamauo Coridgine, e il la Nepa cinérea, ее.
Lanz è quello che dicono Forbicione. Mader, e Madirœu dimin. Traído di vite.
Nel primo la pelle aderisce tenace Mana, Pálmile, Sermento: è voce dal
mente alle cóslole della vacca; laddove vicino Bergamasco passata in qualcbe
il Forbicione aliácea le estremilà della luogo della Brianza. — Dal latiuo Ma-
bestia , e precisamente le gambe. V. teria' (Legnamm mil.), come si vede
Acqu i. q, G. chiaro dal passo seguenle di Columella
Maa lioràa (in) agg. /^Fioràn i. q. G. (De re rust. lib. V, cap. vi, segm. 35):
Maa lieaach , m. br. Risipola. Mal Alteram est genus palmitis , quod de
d'Isacco? V. Maisàsc nel Voc. — V. novello nascitur, et in tenero alligatum
Maa mazzuch ( Maggi ). Melancolía, dependet , materiam vocamus. Ea et
Mattana, Malumore. — V. fruetum et nova ßagclla bene procréât.
Maa rdss o Maa de la rosa chiamano ~ Cosí Iradutlo da Beued. del Bene:
varj nostri conladini ogni AHezione « Un'allra qualità di tralcio che nasce
erisipelatosa. dal nuovo, e che, légalo al tenero, vi si
Maa vecc. Senlimc? Doglia che si appende, è detto legnoso. Questo pro
seule di quando in quaudo, massime duce e frutti e sermeuli nuovi». — V.
nelle mutazioui del tempo , in alcuna Màder de denter ... Nella Baila de ramm
parle del corpo per alcun maie avulo si chiama cosi la prima ciólola supe-
gia in quella. riorc entro cui diretlamenle colpisce il
L'è maa vecc... Dicono i Biianz. , maglio uel Javomre la palla.
alludendo a certi slrapazzi e disordini Màder de fœura ... Nella Salla de ramm
cii giovenlù. Mare vecchio dopo la Vic è l'ultima sua cidlola la quale suol es
toria, disse il Magalolti in un aenso sere inalcondiziouala, come quella che
quasi simile (Lett, contre VAteísmo, riceve prima tullo l'attrilo del corpo
vol. Ш, p. i54, Bol. 1821) — V. su cui il maglio la viene lavorando.
Sta maa in di pattej. Essere a mal Màder [Monaca\ (in)agg. Mader Discretta.
partito, in catlivo termine, in pericolo j Madre Discreta. Tilolo di quella mo-
Essere mal parato. — V. naca che entra a consiglio con la Ba-
Màa (in), avverbio, agg.E contadinescam. dessa nel goveruo del monastero.
Savenn de maa. Madonnina de teng ... Specie di Erba tin-
Maccàss. Guaslarsi, Macolarsi, Marcire. toria.
Dicesi delle frulfc che comiuciano a Mndonniuna [Lagrimetta] (in) agg. Luc-
corrompersi, a infracidare, ec. — V. cicone (Thouar, Op. var.). — V.
Macch (in) agg. Quel come brodo о [Vegni i madouuinnj (n) agg. Lucci-
MAG (« 07 ) MAL
tare Ii occhi, quando per tenerezza le punto il nostro Savè de magolc, Saper
lagrime sono Ii per iscoppiar fuori. — di nnicido, di muffaticcio. — V,
Bambolare negli occhi il pianto, cioè, Magón (in), a.° sig., agg. Si piglia anche
Oudulare le lagrime negli occhi, ma pe '1 segno eslerno del dolore che den
non cadere ancora. — V. tro ci preme, ello a commuovere l'ai-
Madresgià, v. c. br. ... Dicesi délie vacclie trui cuore.-ríceorazione, Accorataggine,
aile quali succéda la scesa dell' ulero Mesliiia, Abbatlitnenlo? — V.
nella vagina; e specialm. quando per Magouàss (in) agg. Ne' Diz. della lingua
essere la scesa grave Г ulero si lascia abbiamo Smagare, Smagarsi, propriam.,
vedere corne un grosso corpo rosso al- per Smnrrirsi, Errar la slrada; e, (igu-
l'onfizio delta vulva. — Sla vaccn la ma- ratam., Perdersi d 'animo, Costernarsi,
dresgia. Questa vacca fa la madre, di Avvilirsi, Altrislarsi, — siguifícali che
cono alcuni , non so quaulo italiana molió s'avvicinano al nostro Magonass
mente. с Immagonass. — V.
Madrinna ... Quella più prossima parente Magozz (in) corr. Non viene per ¡scesa,
d'una sposa che, quasi testimonia fe- o s¡a da catarro che scenda dal capo,
miuile, l'accompagna all'altare allorchè si per iofiammazione delle glandole
va a ricevere la beuedizion nuziale. linfálichc che si trovauo iulorao al eol
1 Comaschi la dicooo Filïpa (F. Monti, io. — V.
Voc. Com.). Ferse Paraninfo."! Màgra (in) agg. luíanla che la magra la
Madrona она piaula. Scapitozzarla, Sco- mceur, la grassa la consuma. F. Grássa
ronarla , dándole forma di Matrona. i. q. G.
F. Malroua i. q. G. — V. Magramént. Magramente. Falla magra-
Maèster (in)., l.°sig., agg., Maèster de cor. tnent. Passarsela paveramente.
Magiscoro. Il Praecanlor latino. Mai (in) agg. Mai e poeù mai. Non mai.
Màgg (in), i.°sig., agg. Se i oliv grap- Mai-ma-dèss, v. conl. hrianz. Sinon, del
pissen in raasg, ее. F. in Oliva /. q. G. nostro milaaese L* é li bella о L'è ta
Maggenghln. V. Fën i. q. G. bella. — Mai-ma-dess che I' è andaa
Magyia vèggia ... Varíela del btvccalello in Turchia. Gli è quel poco che se
d'Arzo uello Svizzero. n'è ito in Turchia.
Màgher, aggetl. di Formàj. f. nel Foc. Majólega ... К una specie di calcario bian
in Mata e Matin. co coulenente о nuclei o straterelli di
Maguan (in), i." sig., agg. Nel B. M., ove selce piromaco.
i porci sono in copia, è oflicio csclu- Majozzin, v. br., al plur. Majozzill. Man-
sivo non di tutti , ma dei più périt! giaretto o Pastetlo che si facia fuori
Caldera] ainbulanli, il castrare i verri delle ore consuele del cibarsi. Si fatti
per averli majali. — Percio il Magnan mangiarelli che si" fanno fuori dei su-
in allivilà esercenle quest' oflicio di- lili pasti sono i Benizzi, le Merenduzze
rebbesi ilalianam. Norcino o Castra- e i Pusigni. Tra I'asciolverc с il de-
porci о Caslraporceili. — Da quest'of- sinare si fa il beruzzo. Ira il desinare
licio deriva torse la stizza che haniio e la cena la iiierenduzza. Ira la cena
i cosi dclli Magnan quando la plebe с Túndala a letlo il pusigno. II Magaz-
per ischeroo grida lor dielro Fa' a Pa- zini (Ctdliv. lose., p. ia4) chiama Be-
dova, quasi rimproverasse lorola laurea ruzzo anche quel inaugiare e bere che
caslratoria porcina. laluni fanno bvapü la cena, — V.
Magnàn (in), a." sig., agg. Falla de ma Mftlacquisl ... Ció che s'acquisla con fro-
gnan. Scaltreggiare. d«. — Robba de mal acquis!. Farina
Magnànn a. Eggert, iti Fôlc. F. Fùlc i. q. G. del diavolo che torna in crusca. — S.
Maguarîs. Magnate. F. Mouti, Foc. Coin. Muíase, Maiàsc e Marascéll dimin., v. c.
Maguóccora per Mazzöccora. F. nel Fос. br. ... Anda/./.» di in.ilalia epidemica o
Magnœùla [parte del inanico délia vanga] endémica, ebecompare non si sa donde
(in) agg. Maniglia, Capitcllo. — V. nè come, e che presto vassi e dispare.
Magoùgora per Keiuigoj. F. nel Foc. Malaccio't Mala influenza. — V.
Magdlc [ flJùcido ] (in) nota che VEsser Maláss. Ammalarsi. — Avegh pocch a
moscio (vizzo, ammalvato ) non reude inalass ... In Briauza dicoulo delle don-

-
MAL ( 08) MAN
ne die sono prossime al parlo: p. е., Giannone, Opere, V, a3ij XIÍ, a3a).
La lal la g' lia pocch a malass ; che di- Forse puó esserci vénula questa voce
cesi anche La g' lia poccli a anda in anche dagli Spagnuoli , i quali, dopo
lett, La g' ha pocch a andà-giô, — e averci dominati un censetlantanni , ci
vagliono a significare copertamenle e ha nno finalmente lasciati malsabbadàa,
ouestameiile quel che i ciltadini dicono cioè, bruchi e со' piéfuor délie scarpe,
spialtellalamenle : La g' ha pocch a le quali in loro lingua si dicono cápalos.
parluil. — V. — V.
Malalia (in) ctgg. Fresch de malalía. V. Màlta [Crds de] (in) agg. V. Cros de Malla
Frèsch nel Voc. t. q. G.
Malbècch e Malbicch (in) agg. Li Spagn. Malièrmen. V. in Térmen, sig. 5.°, ncl
chiamano Bicho il baco; e dicono Mal Voc.
bicho il hriccone , che pur i Toscani Màmm [La]. Voce infantile per Mamma,
dicono MalbigatlO. llhrianldo Malbïcch Madre.
proviene dunque dallo spngnuolo, e si Mamma [La] ... II vulgaccio chiarna con
come pe '1 daniio che fa questa specie questo nome la persona che tiene il
di baco si puó veramente dire bric- saeco a' ladri , nascondendo o compe-
cona, cost il Brian, fasingolar risconlro randonc le cose da essi rubate.
al Franc, che lo dice Vcr-coquin. Mamma (in) agg. Cara mamma, sust. m.
Malcomed. Discommode. Tegni ом pè Dolcegrappolo , Dolcione , Dolciato ,
malcdmed ... Tenere un piede in po- Nuovo pesce , Cucciolotto , Cogliluvio ,
sizionc scommoda. Sciocco ßnimondone, che, facendo del
Malcôtt (in) agg. Usasi figuratam. per Di sentimentale, dà iu scempiezze e ridi-
mal итоге* Malcontento , lndisposto ¿ colaggini. — V.
Torbido. — V. Màn (in) agg. Andà adree a la mau. Se
Maledizión (in) agg. No vorè ne maledi- grí//1 Vordinc, Andaré secondo fordine,
zion nè benedizion ... Non ci voler en o sia di età, anzianità, o sia di mérito,
trare, Non voler averci mano, Starseoe o sia di, ее. — V.
dalla larga , Starsi neutrale. Ad A vè a la man agg. E, contadine-
Maliuguàa. Diseguale. — E, figuratam. , scam., a Ii man. Avere in suo potere,
L'è la cà del malinguaa ... E la casa in c.isa,presso di se, a' suoi commandi.
del malgoverno. — V.
Mal marin ... È la cidros! o pallidczza del Avègh ona gran man per fila, ее. ...
formentone; presagio foriero di mal Aver buena mano per la Glatura; Es-
raccollo. sere esperlissima filatrice.
Malméra, v. del Basso Mil.... L'ada- A Da о Lassa la man drizza a run
quamento della spianata d'un auno per agg. Oicesi per lo più di ein sia pe-
far fieno maggese produce nell'erba ricoloso, e da guardarsene. —> S.
una specie di annehbiamento, da' con- Fa a man, m. hr. Fare a sua mano,
tadini chiamalo Malméra. Queslo fa Lavorare a mano, cioé, Lavorare un
che il pralo rende poco, e l'erba n'è terreno per proprio conto, che i Brians,
perniciosa alle vacche che se ne pa- dicon anche Fà andà in ca on lœtigh,
scono. — Y. on Ierren. — Y.
Malo'ra (in) agg. Lassa andà in malora el Lassa la man larga a vun. Lasciarlo
íoeiigh. V. Fœùgh i. q. G. Jare ¡iberamente, Lasciarlo in sua ba-
Malsabbadáa (in) agg. Mal in arnese, lia ; Dargli о Lasciargli la briglia su 'I
Вruco , Sciatto, Malcalzato. I Yaldesi collo. — V.
erano detti Sabalati e Insabatati dal- Alett i mau dedree ... Frase cont.
l'andare scalzi come i Fratt minori, verso il Comasco equivalente a Ciappà
con nient' altro in piedi che un pajo quel che dan. Acconlenlarsi «F ogm
di poveri sáudalt detti sabáte. Chi era prezzo, e, dipinlivam. messe le mani die-
dunque cálzalo di sabáte rotte o giá Iro le schiene, accennarsi per contento
da ait ri dismesse, era perció detto mal- di quello che altri vorrà porvt a prezzo
sabalato (V. nel Glossario del Du Gange di ció che compera da voi.
le voci Sabatuti e Issab.wati ; V. pure Melt in niau a vun ona lit, опз que
MAN ( i 09 ) MAN
slîon, ec. ttimellere alla decisione di ál falto di maie, ha già ollrepassalo di
amo una differenza, una causa, una molió i termini del convenevole o del
lites — Farnclo arbitro, gindice, ec. giuslo. — V.
« Meltetnmo la queslione ¡n mano di Mancà (in), 4° sig., agg. Maucà a van ...
Giove, e tion la volle determinare » Frase elliltica, e vale fion pagarlo;
(Mattnetto Mannelli, Cronichetla), — V. Non sodisfarlo di quello che gli si deve.
Ona man con l'ullra se lava la fac- II Varchi ( Slor. fior. ) pur ellillicam.
cia. Una mano lava l'ultra {Manns ma- disse nel medesimo signif. « Venir me»
пит lavât). no ad uno ». — V.
Tegni i man dedree ... Л chi tiene Mancà-vi'a. Morirsi, Svenirsi, Spirare.
le niani a tergo usiaiii domandure se Mandà (in) agg. Mandà vun a dormi. Man
sbbia frumento da venderé. L'inchie- dare uno con Dio , Accontenlailo di
sta proviene da quelli che, andando ai belle parole e magre ragioni. — S.
mercali, tengono di dirtro fra le maní Mandaghel minga a di ... Dire aporta»
le mostré dei grani che vorrebbero ven mente ad uno le sue ragioni; Dirgli su '1
deré, senza tarsi scorgere d' essere al muso che che sia d' acerbo. — S.
mércalo per tal fine. Un simile ut leg- Mànega (in) agg. Tira la cusid úra de la
giamento si vuol proprio de' millionarj.' manega in mira al gdmbet. Aggiustare,
Tirass-sù ben su la soa man drizza ... Assettare le cose a suo uopo. Fare con
Guardarsi ben bene, Badare attenta- qualche artificio che torn! bene ció che
meute. Girar largo ai canti, Andar realmente non è. — V.
¡esto con uno. Stare addosso a uno con [Trà-fœara i manegh de la gippa]
l'occhio atiento che non ne gabbi: (in) agg.Ed anche semplicem. Trà-lœtira
Guardev, tiree su ben su la man drísza, i manegh. Trarsi delle braccia, Sbrac-
Cbè quel vost servitor fesionalissem, ciarsi, Fare ogni diligenza, ogni sforzo
S'cl pb frisxav, el friisa. per ... — S.
Maggi, il Barone di Birbanza, Manéggia (in), sig. a.°, si omettano le pa
Prologo, p. 199. — V. rolera cui si lasciano da capo aletini
Vess come cinqu did in d'ona man. ramilelli ebe si dicono cometli. — Si
У. Did i. q. G. ometfa pure tutto ¡1 tratto Con la parte
Vess ona cossa la man del Signor ... piaña, ec, sino alla fine. — La Manég
Essere cosa eccellenle, miracolosa in gia (Manecchia) detta anche Pal de
fare ГеПеИо e il bene che se ne desi- man, cioè, grosso quanto cape la ma
dera e se ne atiende. — V. no, è un semplicc palo senz' altro, al
Man. T. de' Murât. Dà ona man. tncal- quale si (endono e raccommandano cosi
cinare. i pedali , come i tralci délia vite. II
Man de gross. Arriccialo, Arriccia- palo , al quat si lasciano da capo al-
tura. E la seconda iucalcinatura o cre cuni ramicelli tronchi alia luughezza
sta greggia che si dà ai muri nuovi di due decimetri o poco più, accioc-
Hopo il rinznffo. — I mur nceuv prima chè i tralci novelli vi si aggrappino e
se scàjen ; pœu se glie dà ona man de montino su alto, noi lo chiamiamo
gross (e, scherzevolm., se sgiàlfen-sù) ; Stasgia , la quale ha moho che fare
in fin se stabilissen. / muri prima si со ч1 Вronсone , se non che la Staggia
rinzqffano con scaglie di sassi o te«oli с meno grossa , ed è solamente destí
spezzati; indi si arriccianoj da ultimo nate a mandarvi su i capi che hauno я
s'' intonacano, cioè, si dà loro una со- portar frullo 1' anno vcgnenle. — Il
perla liscia e polita. — V. Bronconc de' Toscan! non è per nienti;
Mánca ! (in) agg. и Le. Chi ve l'ha detto? la nostra Maneggia: ni Bronconi (dice
For. Manca! ... E' non vien persona al il Soderini , p. 78-9 ) о sono fallí di
forno che non ne favelli я (Fircnzuola, gamhali о rami di castagiii con più
Trinuzia, a. Il, s. 6). — V. furche o cornicelli che si posea in cima,
Mancà (in), i.° sig., agg. Ghe mancava o di travicelli di quercia segala in fog-
domà questa; o vero Ghe mancarav gia d'aguglia (dial. mil. Guggia), accom
anca qnesla ... Diciamo ironicani. per 1 modative sopra ccrchi o mezzi errehi
significare che altri in quel che ci ha a far palloni e rrggere e dispensare i
MAN ( 11 )) MAN
serment!,... o vero flecando loro da temed'andare a viaggio peralcuna com-
capo alla semplice piuoli o randelli missione.
di scopa , coruiolo o ginepro , ... che Se vào, vân; se de nö, che slaghen-
regge all'aqua gran lempo. » — V. li per on oller mercaa: mangià, mangeii
Maoeggià (in) agg. Salvand quel ch'el ma- minga ... Se si spacciano, bene sia; se
neggia ... Dicono seberzando i Brianz. no, per allra voila : non è roba che dia
per Sia dello con la riverenza dovula spesa.
al suo grado, al suo caraltere } Salvo Mangià [El] de la frusta ... Cosí dicesi
il rispelto per allro dovuto alia sua quella sßoecatura in cui finisce la c.i-
persona, ce. — V. napa da- cima dePniozzone.
Manclla ... Cosí chiamano le Brianzuole Mangià , pari, di Fornace, V. Fornàs i.
un manípolo di fllaticcio già bello e i- 9-
ammanilo per essere Ciato. — V. Mangià ... I Muratori usano in gergo que
Manera (in), i.° sig., agg. Cosí assolnlam. sts voce per Tralasciare, Scordarsi di
úsala, vale : Acconcio e bel modo, Mi- praticar nella muralura quei vani, о
sura conveniente, Buona regola, e simi quelli sfiatatoj che vi banno ad essere.
li: p. е., El g'ha minga de manara; P. e. , Foj , regôrde.t рази de mangià
El fa i coss con manera. — I Toscaui minga cl bus de la saa.
Hsano Mudo assolnlam. in qiieslo me- Mangiagrdpp (in), do/w Tessitori, agg. e
desimo signif. » Governava la famiglia quelli che ne'fîlatoj délia sela aggrup-
con modo », dice Pandolfíni, per Con pano i fill che si rotnpono per rimet-
modo acconcio, Come si conveniva, ec. terli su l'aspino.
— V. Mangiapalpée (in) agg. Cosí la plebe chia
Manèlta (in), i.° e sig , agg. Gruccia ma talvplla per ischerzo e per iseberno
dicoola i Toscani per certa simiglianza li impiegali di quai siasi Officio, ma più
che è Ira le due cose: р. е., « Già particolarmeute quelli d'ordine, come
avéa poslo la mano su la gruccia del- scrilturali , cursori, cemteggiatori , ec.
la bussola per aprire e andarseue ». V. Palpée i. q. G. — V.
— V. Mangialdria. V. Robba i. q. G.
Manèlta (a), in signif. di Sèssora о Pa- Mangiollà (a) nelie G. agg. Mnngiare con
lotlln, agg. L'Anguillara chiama Séssola certa avidilà e frella, e di spesso. Man-
quelPamcse scanalato clic si usa per giacchiare? — Usiamo sovente quesla
estrarre a mano l'aqua dalle barche, e voce in senso esteso : p. е., Mangiollà
simili : vim de basitl: и lncomincià ad ac-
Ma quci di soLto v^ban Ii occhi e Porecehie, carezzarlo e a mangiarlo da baci »
E con sénole e spugne empton le seerhie. (Zannoni, Rilrovam. del figl, a. Г, s. 3).
Metnm. с. IX, s. ao2. — V. — V.
Màngia (in) agg. Pastime (MagaloUi, Lett.). Ma ni, v. br. Appronlare, Ammanire, Pre
— V. parare. — V. e S.
Mángen luce in d'on piatt, in d'ona Manii. Pronto, Ammanilo, Apparecchialo.
s«)uella. Fanno tutti ad un pialto : — V.
Faremo ad un ptatltlto Manifeslatori. V. Giuramcnt i. q. G.
Voi e mía madre cd io, la fante e i ГаnIi. Manissèll de 61, v. br. Gomilolo di accia.
Berní, Son. IX, p. 105. — V. — V.
M.ingen tuce a on baslott, dice figu-^ Mauna (in) agg. L'acqna a sant'Anna t'è
retain, il Brianz. per Tutti si accor- mej de la manna. V. Anna ». q. G.
daño a mangiarci addosso , parlando Mànna (in), i." sig., mettasi Meltiggine in
di clii male ainminislra insieine con luogo di Mehiggine¡ e si cancel Ii Me
allri. — V. lanie, che è tull'altra cosh. — V.
Mangiàgh-via, p. е., on para d'orett. Mànna [Rugine] (in) agg. e corr. t= E
« Di sei ore e' ne polevan rodere un su 'I frumento specialnicnle, molli gra-
pajello » ( G. Giusli , Discorsi che nelli del quale himno la gluma (Lappa)
corr.). — V. annerila, e i più di essi trovansi im-
Robba che mangia la porten minga miserili о dislrutli, menlre che nlciini
via ... Si suol dire ellorchè quaicuna allri sonó lallili. — V.
MAN ( 11 i ) MAR
2^^* II Tañara fhiania Matante e Melume quel* termo al muro il filo della diriltura
Tumor vclenoso e adusto che nuocc alle biadc (legncehra) a una distanza molió pro-
cd alla viti, dello lalinam. Vertigo e Rubigo:
TVec pestilentem senliet A/ricum lungala.
Fecunda fifis, пес sterilem seges Mantegoùda (in) agg. Scaglia (Berni,
Rubiginem, etc. Son. xxi), contrario di moglie, di bue
Horatius, lib. Ill, od. XXIII. na e legitima compagua. — V.
(i Chiamasi Malume dal male cbe apporta, Mé Manùbri. T. de' Trombaj. Manubrio (Ca
tame dall' avère, per la viscosité delta nebbia rena, Prontu, p. 294).
e de1 vapori della terra , simigliaosa di melc ; e Sue parti sono : Curio. Carro — Vil. Vite =
tjuando è abondanza di questo malore , oltre il Leva, hieva — Tirant con Spezzadura. Tirante о
daDoo cbe apporta alle granalla y la paglia si Га Bracciuolo con snodatura tz Braga ... — Astaa
rosso-gialliccia e malsana per cavalli is, ec. (Tanára, Verga =5 Mâncgh, Menatojo.
Econom.ji. — la gcueralc, i nostri contaditii Manuscent , v. br. Brancicato, Malmeg-
ctiiamano Nibbia tutti i vizj si fatti dei vegeta*
bili, che о ne guastan le foglie, о ne consumaoo giato. V. Maslinàa nel Voc. — Figh
i semi e i frulli. 1 Pavesi e i viciai Circumpa- manuscent, disse il Maggi. — V.
dani dicono Marin un tal malore, e Marinan le Manz (in), 1." sig., a ch'el par on fasan
piante che ne sono ailette , ed è come dire — ara- agg. Affagianalo ( Aretino , Ipocrito ,
morbate da pestilenzioso vento marino, — che fe
^Africo d'Orazio appuolo. a. II, s. 8 ). — V.
È questa Manna, secondo che a mcpare,l,£/- Mànz (m), Vol. Ill, p. 44, c. a.*, г. 1З-14,
reào rubigo dei Naturalist! moderni, la quale con a Felta de meza agg. Meta di culaccio j
siste in un ammjsso di fungbetti microscopici che a Ponta de culalta agg. Groppa di culaccio.
«i prrsenlano sotto forma di macchielte polverosc, Nella stessa colonna, riga sestult., agg.
graoellose, giallicce. — V.
Sagnaccio ? Rognonata ? Cioppa d'arnione ?
Manna (in), 4-° sig., corr.= Quella ru- Manzée, v. cont. ... Quegli che governa i
gine rancia e densa che si vede su i manzi quando sono da maceilo (i bœu
rami d'ogni generazione di rose e che de grassa).
qui è della Mela ta de' rosaj , è altra Marabô (in) agg. Il Carena nel suo Pron
cosa dalla Spugna délie rose о Bede- tuario (pag. go) dice che il Marabii è
guar, da altri dello Ciüffolo, Riccio о piumino che si trae da quella Sgarza
Galla capelluta. Queslo è un aggregalo africana che ti Ornilólogi moderni chia-
di molle galliiz¿e Ira loro appiccate e inano Ctcogna algala.
coperte per di fuori di cerli peli da Maragnoliu ... Picciola roaragnuola di fie-
prima verdi e poi traenli ai tanè, in no, ec.
ciascuoa délie quali galluzze sta rin- Maramáo ... Esclamazione ammirativa e
chiuso un picciol baco nato dai semi spesso negativa , e simile al Metre-
depostivi dal cinipe della rosa in seno gnao dei N ipoletani (Basile, Lo Cunto
a certe iutaccalure ivi falle da lui Stes de li Cunlt, ec. Jörn. V, Tratenim. I.°).
se. — Hanno qualche simiglianza a un — Te crédet ti de ciappall eh? ... Ma
balúffolo di lana o di capelli, donde ramáo. Tu pensi coglierlo eh? Vin-
il nome lorn; с non fanno, ch'io sa ganni. — E spesso questo Maramao è
pin , che su la rosa canina. — Noi Ii accompagnato da alcun gesto correla
cliiainiamo non Manna , ma Rizz de tivo.
la recusa del coco. — V. Maramáo díctamo anche il Gatto par
Manlàcca dicesi da varj del contado, e lando со' bimbi.
specialm. verso il Novartse, quello che Marcadètt (in), 2° s¡g., ad Avè pien el
i Bresciani e i Mantovani dicono Mau- marcadett agg. « Aver pieno il sacco »
tegnarœùla; ed è c[ue\\'Appoggiatojo (Luigi Pulci, Morg.j с. XIX, s. 1З2
che in varie case si vede tutlora da e i44 )•
banda di alcuue scale per appoggio di Marchés (in), 3.° sig., corr. = Meslruo
cbi le pratica. — in — Mestrui t= ; e agg.
È la Mantàccola dei Pavesi. — V. .. un monte di letame
Manlècca de semi freddi ...Specie di man T'aipetta, manigoldo, sprimaccialo,
teca médicinale in cui entraño i cosí Perché tn muoja a tue sorelle allato
Questa saranno quella
delti qualtro semi freddi. Che, mal vivendo, li faran le spese,
Mantègna. T. dei Mural. ... Quell'oggetto E '1 lor, non quel di Man tova, márchese.
qualunque che s'adopera per tener Bcrni. 4'вя. сол(го VArttino.
MAR ( 112 ) MAR
Marthel!, dimin. di Marco úsalo verso il qualila » (Traft, dAgr. [, 124). P.e.,
Cremascojjra not piit communem. Mar- Una sciifletta 111 di aun ordeuari la d.»
Cbin. — Тгя san Marchen e Crosetl on duu stee ; in di aun che la spiga la
iuvernetl ... Proverbio clie odesi ¡11 quel- g' h;ia la marenda, ne da duu e mezz.
la parle del coutado che avviciua il El forment carton ne dà liua trii, e anca
Cremasco; e vale che Ira li ultimi d'a- pussee. — NR. La scaffetta si fa d'un
prile (i5, S. Marco) e i priini di mag- numero determínalo e costante di со-
gio (3, Invent. S. Croce) la siagione voni , cioé di 24. — V.
lalora incrudisce fuor del tenor ordi Marendada. Aggiunlo di spiga, e vale
nario di primavera; proverbio riuscilo Tulla plena, spiga che ha la Marenda.
verissimo in quest' auno i85o, iu cui V. i. q. G. — In di ann bondanzios la
il 7 di maggio, come slo «envendo, non spiga l'é merendada. AV./i anni ebon-
autora tocchiamo il tempéralo, e ab- dost la spica rende mertlo esttberanle
biamo ghiacci nollumi e brinate forti. alie faliche del contadtno. — Qnesla
Marci e Marsci ._ Altivamente úsalo, e merenda aduuque è come dire il so-
parlando di terreui, vale: Fare (cor pramerito, l'intéresse che il campo a
reré un velo d'aqua contioua sopra uu grano rende sopra la rendita ordinaria.
terreuo disposlo in modo che quella — V.
non vi slagni mai ; — con ció si viene Marendon. Dappoco, Coglione. — V.
a formare quella sorla di prato jemale Marènna de Spagna o Peveiou de Spa-
che noi chiamiaino Marscida, V., la gna. Peperone di Spagna. II Solanum
quale in Toscana non ba proprio no pseudocapsicum Lin.
me, non essendovi, ch'io sapia, la cosa. Maresciáll (in), sig. 2.0, agg. Castrapor-
Usando pero i Toscaui la vocefrácido cellt.
per eccessivameute molle e bagnato , Margárich. Margarina. Si olticne Saponi
non si potrebb'egli a un bisogno fog- ficando i grassi di monlone, di bue e
giare su quella la frase Fracidare un di porco., e, con maggior semplicita, ilai
terreno, per Introdurvi una certa quan- grasso dei cadaveri umani e dall'olio
tilá d'aqua scorrenle continuamente , doliva. Se ne fanno cándele, che rie-
si che vi producá erba nella siagione srono pero meno trasparenti delle sica-
jemale? Altri se'l vegga. — V. riebe.
Alaregnœù per Maragoœù. V. nel Voc, Margarina. Margheríla. — A santa Marga
Marenda, v. valsass. Figuratam. Sa oto, rina s'han de vedé (i castègn) loutan
Cogita. — V. ona picea ... Dettato de' contadini e
Marèiida ... I contadini brianz. con ben montanari brianzuoli со' I quale ten-
adalla metáfora chiamano Marenda i dono ad avvisare che il castagno deve
due ordini (sticht) mediani delle spi- avère il frtilto già visibile a qualche
ghe allorchè nelle buone anuate rie- dislanza poco innanzi la meta di giiiguo,
scono pieni di belle e sode granella , se ba da prometiere buou ricolto.
le quali nelle annate tristi o sol niez- Margase, ec. , per Melgase, ее. V.
zaiiamente buoue, non allegando per Per iseberzo i contadini chiamano
fallita fecondazione, ne lasciano vuole Margase anche il focíle dei militari.
le glume. — Onde Spiga che porta la Marl (ш) agg. El marl el g' ha i dcnl
marenda vale a; Brianz. Spiga compiu- de can, se not mord incocu el mord
ta, spiga le cui glume o caselle sonó doman ... Lo suol dire cbi sconsiglia
lutte piene de' loro cbicchi, delle loro ипн zitella dal maritarsi.
granella; spighe che il Crcscenzi di- Maridáss (in) agg. Chi se marida ron
rehbe venule a mérito: и Quando il nient finua a la mort s'en sent ... Ma
(teireno) caldo secco si inischia all'u- ritarsi poveri e indolali è male.
mido e al íreddo , si la un tempera Marin, v. del В. M. e del Pav. ... Mali
mento e al lora le piante vengono gna influenza pórtala dai ven 1 i che ven
a mérito; e (quella terra bonifícala me gono dai mari di mezzodi, e sparsa so
diante un tal temperamento ) muía le pra ogni generazione di vegelabili, per
selvaliche proprietà nelle domestiebe , cui le verdi foglie intrisliscono e sec-
cosí urllaquanlità de'frulti, come nella cano, e le frutle diveoute guaslc e im-
MAR ( i i3) MAR
bozzacchite cadouo. — Engine, Tiebbia, plici castagne che e' venda, è sempre
Mdume о Malume? Rubigine, Uiëdine? delto Casteguati ( Succiolajo). — V.
— Ha il Marin un sign if. più esteso Maronéssa, v. c. verso il Comasco ... Spe
che Dun ha la Manna Del senso di ru- cie di caslagna minore del marrone e
gine del grano. — V. niaggiore della caslagna propriamenle
Marina (/л) agg Veramente diciamo Ma- delta.
rioà el cœur d'ona cossa — S. Marossée (in), dopo Sensale, omelti la
Blarioàa. Annebbiato, Afato, Guasto, Im- voce Cozzone. — Omelti pure le parole
boziacchito, latristito, Malи mato ; Of Dallo spagn. Marroze'ro.
feso e malcomió dal Mmin. — V. Mársc, agietl. di Ball. V. i. q. G.
Mariuàss. Annebbiare, Malumarsi, Inlri- Mársc (in), 4-° s'o > aêS- Vess marse de
stire j Guaslarsi le frulle , Ii erhaggi , vun, o de vœuiiiia. Ensere innamorato
le biade, le foglie di qualsiasi piaula frdeido, Esscrne coito spotpalo. — V.
per Debbia, rugine (Marin). — V. Mársc; e, secando gradi, Marsciott, Mar-
Mansch, che si dice anche Marèsch. Gilín scion, Marsciotlent , Marscionent. Ag-
chelo, Giancaja, Cariceto. Ltiogo uli giuuto di lempo Piovoso, Molle, Frd
ginoso o aquitriiioso ( sortuinôs ), uel eido, MoUiccio, Fracidiccio, Mollaccio,
quale non fa altro che giuochi, < ái ici, Umidaccio. — Aggiunlo pure di ter
cannucce, life, e simili piante palustri ; reno, che, per mollume e bagnamento
— dal latino Mariscas e Mariscum , cagionalo da pioggia, sia fiácido e fau-
die è una specie di giunco grande ou- goso. — V.
de si fauno stuoje, sporle, ее. — V. Marsci oti Ierren, transilivam. úsalo per
Per estensione, si dice Marisch qua- Mandarvi su un velo d'aqui costante,
lunque terreno non cultivo, e di nés- a fine di fame un prato marcitojo (ona
sun utile produlto; e in qnesto senso marscida). V. Marc! e Marscida nel
cquivarrebbe al Glabrelo ricordalo da Voc. e i. q. G. — V.
Columella (lib. Il, cap. ix), che nui di- Marscida (in). Vorrebbesi qui notare che
гетто ter/en pelaa, zerbid (ex-herbi- il nome Marcita non viene gia dalle
dum?) — V. mahane e márcide esalazioni, le quali
Manniuiia de boseb, v. dell'A. M. Musco. in effello non ci sono; ma si viene
Mucor, Mucedo Lin. dalle voci affatto tioslre Marsc (mulle
Marmotta, v. cont. Bronlolare, V. Bar d'aqua) e Marsci in senso di Adaquare,
bolla net foc, Bagnare, Bender molle un terreno со '1
Marócca (in) agg. I Brianz. iisano qupsta farvi scorrer su aqua (V. Bérra, Dits,
voce anche in sigtnf. di quantità grande su le marcile). —• V.
di robe; come i Toscaiii ancora mano Praa de mezza-marsclda ... Quelle
Moróme cosi per ogni rifiuio di mer che viene irrígalo si all' invernó, ma
ca mía , готе per quantità grande di seuza orario cerlo e continúalo, e perció
die che sia. — V. di raccollo pure malsicuro
Äl.ndgiia о hogiia, v. с. br. ... Difettosilà Marscida (in), sig. 1 agg. e corr.c= Ag
dri cavólo verzolle consistente in una giunlo di terreno. Uliginoso, Omidoso,
escrescenza rapacea tulla bemoccoli e che lungaineule ritiene l'aqna o per
latíala nell'inlerno la quale si parasita soverchia tenacita , o per particolare
appena sopra Ierra su 'I gambo del ca disposizione del suolo. — S'egli sarà più
vólo, e lo fa iiilristire. che molle, si dirá piullnstu Motaccio ¡
Mai du [crodell] (in) agg. Colado. Caslè- e Filta se il natural moliere di esso
giia croiltlla , o cruvéla, come dicono sarà tanto e tale da non reggere il pie-
su i monti di Nava. Caslagna culatia, de di chi vi entra. — V.
o, assolutain., Colatia( V. Glierardmi, Marlnràila, v. с. br. sinon, di Basgiauàda
6u¡>plim. ). — V. (Carbelletia).
Maronée (in) agg. In cilla si prende par- Marùi-eh. Caparbio, Di sito capo, Leggiajo.
ticobnneule per Bruciatajo, e piíi spes- Maruvèscia, v. coni Maturaiiza. Ciappà
so per venditor di castagne in genere la maruvescia. Venire a maluranza.
quali esse si siano. — In Brianza non Marzelliaoa doppia ... Specie di slofia di
<:' è il Maronée, e, o marroni o sem- scla.
Vol. V. i5
MAS ( 1 14 ) MAT -
Masarb (in) agg. Masará la loss, el galar, suono di Masoccà. Allro errore è il
cl freggiô. Risohere, Rammollire la tosse, cliiamar participio fitpiauxa quand' è
ilcatarro, ec. Per emollienli о per caldo perfetto.
far si che la tosse, ec, d'aspra e secca Masoccäa. Strafalto, Stracolto. Divenuto
si facia lolerabile. II Macare de' Mar- inencio e disfatliccio per troppa cot-
cbigiani. tura. — V.
Mascaba (in), a.0 sig., agg. Reslà de mas Massa о Formagèlla ... I funditori di ra
caba. Àimanere altonito , Restare di me chiamauo cosi quel pane, о quella
stucco. — S. focaccia che si dica, di rame ch'esce
Mascàrpa (in) agg. Forse dallo spagn.JÍÍM fuso délia forma, e si passa poscia al
cherpa (assai sciocca, insípida). maglio perché lo lavori alla grossa.
Mascàrpa e Mascarpinna (a) nelle G., dopo Massai, v. cont. ... Falcetto male affilalo.
giomi, agg. allorchè nou sono sálate Massajà, v. cont. ... Ritagliar maie, Polar
quanlo si richiederebbe. Alcuni la chia- maie, Non fare i tagli netti.
luauo auebe Malmina per qualche si- Massarizzi , sust. m. s. F. lo stesso che
niiglianza cbe lia con la Mehna, ec. Massaría, i.° sig. Società colonica,Co'
— V- lonia parziaria. — V.
Mascarpôn (in) corr. = Mas cher z=ia = Massée (in) agg. Massaro, Cullivalore,Co~
Mas que —. lono (V. Borghini, Delia Chiesa e Vesc.
Màscliera (in), Vol. Ill, p. 63, c. a, r. 7, fior.). — V.
agg. со 'l Ciccantóne dei Norcini, ec. Le Communilà del suburbio (i Corp-
MaAiott (in) agg. Maschioccio (Lambru- sanl) sono chiamale a Siena le Masse,
sebini). MaschXo vegnenloccio, contra- onde forse il nome di Massajo ( Mas-
rio di siento. — V. see), lavoratore di terre a mezzeria, a
Masgée (in) agg. Aucbe dices! Piaña da' colonia. — V.
Brianz. — V. Mdsler, v. br. ... Çosl chiamano quella
Masiii (in), a.° sig., agg. Molinare. — V, pallottola su la quale si pongono i de-
Masóla (in), alle parti, agg, Mas'c. Pigna nari nel giuoco cbe pur dicesi Master.
a spire, Noce. ~ Tazzia. Tramoggia Chi, tirando in quella pallottola con
c= ... Campana cou iutaccalure — uu'allra, ne gilta i denari, vince tutti
Mánegh. Manovella ( * tose. Carena, i caduli riinasti fuori della periferia del
Prontu. р. З80). masters quelli in vece che sono an-
Masólo, a.° sigo., e Spolatlon (in) correggi dati sollo, si r¡ pongono su la pallottola,
cos\— \ Masnin iudicano coinmuuauza e rifassi il giuoco. — V.
di muro allora soltaoto quaodo tro- Mastrófol (in) agg. 1 Vocabolarj italiani
vausi da lutte e due le parti. Quaudo registrano Struffb e Strûffolo uel pre
non sono die da una parle, allora av- ciso signif. del Mastrofol del Var. mil.,
visano che il muro è proprio di quella voce tullora viva vivissima in Brianza,
parle dalla quale essi Irovansi. — Tom. dove Mastrofolón vale piuttosto Sciai-
Guerrino, cbe deve far testo in si fatle lo, Sciamannato, Scomposto negli abiti,
cose, dice a p. 1З8 del suo Euclide in che Babbione, Inelto della menle, ec.
Campagna : « Questi muri di cinta si — V.
couoscono di cbi siano, dalle spolatine Matinàda (in) agg. E lo dicono eltresl del
ь sassi vivi cbe in essi si fanno e si Cantar degli uccelli a'primi albori
pongono, poiebè di quella parle si do- quando empiono il bosco de* loro con-
\ranno giudicar proprj dove sono esse centi, e rallegrano d'essi i loro piccini
spolatine, о siano masnini : se saranno giacenti nel nido prossimano.
da ambe le parti, giudicherassi il muro Matt (in), a." sig., agg. A bait on matt
esser commune ». —■ V. el deventa pussee matt ... Il rirnbrotto
Masoccà (in) cancella la parola infarcirsi, umaro inasprisce e non sana; le per-
e corr. t= Il verbo usait* non volle cosse diseducano in luogo di educare ;
mai dire Infercio , ma In medio sum. solo la correzione seria si, ma disacerba
Quivi si è confuso il verbo ucaxbu con e paterna, corregge.
(uvín; ora /литой nel perfetto fa fis- Mátt, ogge«. di Vin. V. Vin i. q. G.
реатмха, cbe ha nulla cbe fare со '1 Malla [Ooa] de vuo. Un pazzaeckione.
MED ( i .5 ) MEL
Mallàbbi. Nel contado verso il Comasco Dottoi de medesinna. F. in Dolldr
alcuni chiamano con questo поте lo nel Foe.
Stelo del grano sa ra ce no {Polygonum Mèj noi diciamo impropriam. in città i
Fagopyrum) che i piii dicono Frajausc. semi del cost detlo Giavdn(f. nel Foe),
F. net Foc. trovandoli commisti al riso brillato al-
Nadarán per Mattdn del formenton. У. lorchè si monda per usarlo in zuppa.
Maltón nel Foc. Mèj [Meglio] (in) agg. Fava mej con quij
Maltarólt. Sordone (Savi). VAccentor al danee ... Modo scherzevole per censu
pinas di Beclistein. rare chi a mensa ci dia a manglar
Mattazzin ( Maggi e i vecchi Brianz. ). fave, quale cibo troppo vulgare. — S.
Matlaccino. Giocolatore e Saltatorc con Mejàna dicono impropriam. nel contado
niaschera. — V. i semi del cosi detto Giavón ( F. nel
Matterdn per Mattdu del formenton. У. Foc.) résidai nel riso brillato.
Mattdn nel Foc. Meláto. Metalo, Piacevole, Cerimonioso,
Mazzagàtt (i/i), dopo i54 e I, agg. e H, ec. Mellifluo.
186. Melga (in) agg. Tre sorte cultiviamo noi
Mazzèlta [ Impiorabaa a], lmpiombalo a di questo cereale:
mazzuolo. 1.' Melga de scov; — ha pannocchia
Mè |Hoo trovaa el mè] (in) agg. con luughi e sparsi panicoletti che la
Ob quests vol ta fao ben rhiamato il mïo! rendo no atta a fame scope;
2.a Melga de mez¿; — ha pannocchia
L'ho chiamato per ajulo, ed al vedere
Et n'ha bisogno più cbe non ho io. con panicoletti raccolti e strelti all'asse
Fagiuoli, Aime, p. 207. edii. della medesima;
di Amsterdam. — V. 3.a Melga negra; — ha pannocchia nú
sparsa, lié mol to ra eco lia. —■ I semi di
Méda (in) , 3.° sig.j nota che il carro mi- lutte e tre si danno a' polli e a'porci.
láñese di legna è una catasta di sedici — V.
braccia cubiche; — e pero, se uua ca Nota che Barba a' Briantéi vale cosi
tasta è larga 4 braccia, alla 4 e lunga6, la pannocchia della mélica o sagina ,
dev'essere eguale a carra sei e non a come quella del pánico, del miglio, e
(jualtro, se uon erro il conlo. — V. simili; e ch'essi dicono Barbill i molti
A Méda de fassinn , nelle parti, agg. panicoletti onde le dette pannocchie
Cavall. Comignolo — Cappa o Capell sono composte. — V.
o Capelliiina. Pioventi i due. Ad Andà-giô per la melga agg. Figu-
Medà per Immedà. F. nel Foc. ratam. Andaré io ruina, Aver mandato
Medegà. T. de'Forn. ...Canalulti, piauel- a male ogni cosa sua. Aver fatlo am-
le, e simili, posti su Г aja a seccare, bassi in fondo, Esserefritto, spiantato:
talora per troppo sole screpolano fre- Esser ilo per le fraile.
sclii. Rilurare Ii screpoli con poltiglia Povcre poésie, son per le fraile i
argiilacea è Medegà i copp, i lavcll, ec. Salvelli, Amantt ä'una Mora.
Uinsanicarli?
Medegàss. Drovà del so de medegass. Ri- Dicesi anche spesso di donna che sia
metterci del proprio in cbe che sia. cáscala fraie vecchie i che abbia dalo
Mèdegh (in) agg. L'è proibii del mèdegh nelle vecchie, nelle scartatc; la cui bcl-
(o, perché la frase corre ordinariam, lczza с freschezza sieno ile in dileguo
nelle bocchc civili, del mèdich) ... Frase per Ii anni che le hauno falto somma
communissitna Ira noi per accennar su le spalte. — V.
che un taie non potra pérvenire a fare Melgàda (я) nelle G. agg. Saginella. F.
la cosa onde si ragiona, o ch'clla non Formenlonada i. q. G, — V.
potrà succederc a quel modo che un Melgàsc (in) agg. Le parti: Candn. In
dice, ec. terned/ = Groppo. Notti.
Speccià a ciamà cl mèdegh. F. Gas- Melgàsc/wMelgdo, Melgonin. F. nel Foe.
giolt i. q. G. Mclgascde, ec. (in) corr. ~ graulurcali =
Medesinna. Maticina. La scienza medi in — granlurcúli.
ca о del medicare. Melgasciàda, v. br. Chiudenda, Chiusa, о
MEN ( i .6) MES
RJparo di siepi falle di saginali , o di imponuntur his collarial quae vocantitr
granturcúli. — V. milium. Varro , De re rust. lib. 11,
Melglièlta ... Cosi chiamiamo un'erba che cap. ix. — V.
infesta i prati specialen, del Creiinuiese. Menùder [T. d'Agric. ] (in) avverti che
Gella radici piú grosse di quelle délia oggidi solio la voce Menùder non s'in-
erainigna, e melle foglie cosí grandi, tende altro che le Semente serolintf
come quelle délia maiza sorda de' fossi и lulle quelle, cioè, che si fanno su'l
(Palmea, Battacc). — V. terreno dopo lévala la prima racrolla
Melgdn (a) nelie partí, dopo Barbis o nelPistesso anno ... I seini poi che so-
Cavij, agg o Barba. gliono usarsi per quesie sementé sono:
È scorso un errore di stampa de' pih fagiuoli, miglio, paníio, grano siciliano
curiosi. CoA come fu sbagliato il sub- (formentnnln, cinqiianOn), grano sari-
alfabeto, anche la semina deU'osl*u e ceno Ifidjna), sagina e rape» (Laslri,
del maggengh vi è nótala a rofescio. Si Agrie. II, 271). E perócancclla ivi me-
corregga come segue: desuno le parole = biade marzuole.
Melgon maggengh, ec. Si semina da — V.
DOÍ fra marzo e aprile. Mercal (in) agg. Vardass del bon mer-
Melgoa oslaD, ec. Si leniiua fia noi caa. Guardarsi dalle buone derrote ;
Ira inaggio e giugno. ché sollo il vil prezzo bene spesso si
Mcuim [La]. Vocz infantile per Mamma. nasconde frode. — V.
Madre. Mercan! [de pell d'inguill] (in)agg.u Mer-
Memoria (in), sig. a.°, agg. Ad eterna rei calanle che schiaccia noci e vende gu-
memoria ...Frase latina che, stioppiata sei a rilaglio » (Boccaccio, Decant.
a questo modo, adoperiamo frequen- Giorn. VI, Nov. X.) — V.
tem. per dire A memoria durevole , Mèrda (in) agg. Ann de erba, ano de
eterna. merda. V. Ann i. q, G.-
Mena (in) agj. El lemp el mena. XI tempo Tender come la iiierda ...Tenerrimo,
è lurbinoso , tempestóse; si rabbuffa, Molliccico. Tulli modi bassissimi e
minaccia bu/era. — V. propi j de' conladin!, come quelli che
Menalla adree. Tirarla in lungo, Non vers.mo sempre in si falle concimaje.
uscirne: р. е., parlando d'un ammalato, Vess Ira el cuu с la merda. V. Cùu
L'è lina de st'uiverua che la roèna adree. nel Гос.
— V. Vorc parla se s'avess de di merda ...
Mm necio, v. br. Torcicollo , Capitorza. Voler chiacchierare ad ogni costo.
Uccello; lo slesso che Siorlacoll. V. Meregdn e Meregonin in qualche parte
nel Voc. — S. del contado per Melgon e Melgoiùo.
Menadór per Mener [fíandello]. V. nel Voc. V. nel Voc.
Meiidicch (in) agg. Poveretto, Misero. Merigg ... Gruppo d'alberi frondosi su
Il Brian/., usa figuralam. quesla voee pe' pascoli motitani, dove Ii armenli si
e il suo diioin, Mendíchln , per Mm- raccolgono a passar l'ore calde, il me-
gherlmo, Sparuto, Afatuccio; Debolc, riggio. — Vale anche il tempo e lo stalo
Scarno, di scarsa salute. — V. di questo ri poso. Di qui: Meriggià. Me-
Mendicitàa [Она] per Un mínimo che. Un riggiare. Riposarsi nel suddetlo merigg.
frullo, ее. V. Miseria nel Foc, a.0 si- V. Amoiisc Í. q. G. — S.
gnif. — V. MeVit [Fass di merit, ее] (in) agg. Far-
Mendin [Ou], susl. m. ... Un picciol ri sene grado con uno (Marhiavelli e V.>r-
ñiendo. chi). Gratuirselo o Gratificárselo со 'I
Meneglnuua [ Figuraient. ] (in) agg. Car- rendergli alcun servizio. — V.
piccio, Dirotta, Rifrusto. — V. Alerta acquirceu (in)corr.~ II Merlo aqna-
Menestra (in) agg. Mej mineslra гага che juolo è il Turdus arundinaceus di Liu-
polt spessa. У. Pdlt i. q. G. néo, che è beu diverso dal Martin pe-
Mènn (in) agg. Coliare da cane, di ferro scatore.— Omeltasi quanlo nelle Ginn
con punie. Verrebbc mai dal lat. Mil- te. — V.
lus о Milium che significa la stessa Merlo. V. Badée nel Voc. — S.
cosa? [ie vuhterenlur (caues) a besliis, Mes (in) agg. In trenl'ann e Irenla mes
MKT ( i 17) MEZ
torna l'acqua ai sœu paes. V. Acqua lanto ftintis celebrare, quanto cadaver
«'. q. G. eßerre de' Laiini. — V.
In fine agg. Vedausi anche i dcllaii Mélt [Parre, Notare, Segnarc] (in) agg.
regislrxti in Èrra i. q. G. Meliere, su l'aulonlà del Berui e del
MesVm, v. 1>г. V. Mesturla i. q. G. Sansuvino :
Mèssa (in) agg. L'è on pezz che l'è foeurn Ihi sol Don СЫлго mette la lerifltira,
sta messa? « Quanl'è ch'ella entró E quest'allro f./lletto, ec.
questa inessaï» (Malt. Franco, Son.) Orl. tm. с. IV, st. 5.
— V. « Toloméo , fave liando delP isola di
Messizia (in) agg. Se te vœu che la mes- Malta, melle che il templo di Ginnone
sizia se manlègna , она man vaga e fosse, ec n (O/ig. de' Cnv. p. i54). —
l'ollra légua ... Del la I o bri.mznolo, come Cossc mdttel el Ciaravallin ? — El melt
dire elle l'amicizia si mantiene di re bell temp per lutl sto quart. — V.
ciproca oiTic-j . — S. Mèlla [Dil la] (in) agg. Dure la metida a
Messô (in) agg. Cnrrisponde eziandio al uno. appuntando ogtii cosa cite e' fai ia
Me>cirôba de' Toscaoi, d'onde si versa o dica.«Fare il ser Appuntitio >• (Ma-
l'aqua per lavar le maiii. — V. nuzzi, Diz.). — V.
Slesiee (in) agg. Guaslà о Rovinà el me- Melles [Metles-gió] (iti) agg. Melierst a
slee a vun. Torgli il monopolio del- lelto ma lato. — Quítidi
ГаПе. Esercitare il medesinio mcsiiere Melless gió del bell e del bou. Am-
che un altro, si che a questo si ven- malarsi seriamente, gravemente. — V.
gooo di niolto sceinando i guadagni. Mentida. A.ipetlo, Aspcllativa, Vista, Ap-
Ruinare altrui il mestiere, dicotio pur parenza , Speranza. II proinetler bene
i Toscan! iu queslo senso. — V. o male, molió o poco o nulla di clic
Mestura [El] ... Con questa voce deno- che sia , secondo lo slalo e le condi-
tianio le verzure che si aggiungono al zioni della -cosa. Per mo1 d'eserr.pio :
riso da mineslra. La mello la de la campagua l'c bi lla,
Mesturln, v. br. Panetto di farine com- la prometí bondanzia. L'aspellO dulla
misle e, per lo più, di grano e raaiz. campagna dà da sperar molió, promette
— Alcuni lo dicono Mes'cln. abondante raccollo. E di grande, o di
Metónica. Narciso siiperbo. poca, o di nessiuia uspettaliva. — V.
Melt, pari, di Tegoli, V. Cdpp i. q. G. Vale anche Asselto della persona,
Melt (in) agg. Mettcs-adree a fa , scriv, cioè, Maniera di veslirsi, abbigliarsi,
ее. Accingersi a Jare , scrivere, ее. assetlarsi accoociantente, le Vestí alia
Prendere o Imprendere a Jare, scri persoua. Franc. Toilette. — V.
vere, ее. Mèzz (in), i.° sig., agg. Ligàa a mezz a
Melt a slà via vun. Valere, o Sape- mezz V. Ligáa 1. q. G.
re, o Potete più d'alciino. — S. Sofíilla mezza mezz. V. .Soffitt. i.q. G.
Mell-gió ou bagaj. Corteare un bim Vess de inc/t. Tramezzare. Tra
bo. — S. Cecch e Podrió me par che ghe fuss
Mett in lelt vun ... Ajutare »Itri a de mezz María. Credo cite fra Ceceo
roricarsi, usandogli dieiro le cure da e Piero tramezzasse Marta. Quusto modo
ció. S. è tollo dalla Crónica ant. del Morelli.
Melt-sù ... Dices! del principiare varj A De mezza lacea agg. V. anche in
lavori: come ordire, lire i primi giri Ta cea. — S.
aile calze, ec. — S. Mezza-conversa. V. ConvèrSH i q. G.
In Mell-via [ Sepeliré ] agg. Vcss Mezzaj, o Porscell de mezza grassa. Ma-
incltuu via col pann biao<:h e la co jate mezzanamente grasso, mezzo gros
rono*' de Бог. Essere morto .vereine. so. — V.
— V. Mezza-marscida. V. in Martcida 1. q. G.
Melt-via cont la cro's de legn, fr. br. Mezzanèll (in)7 sig. agg. Mezzanino.
E lo slesso che Melt-via per caritaa, Mezza-parlida. T. di Giuoco. V. Partida
cioc, Far le esequie a un cadavere i. q. G.
senza niente di pompa, e affatlo gra Mezzaràll (in) agg. o corr. Da'Pavesi il
tis. — Nota che il nostro Melt-via vale Vispislrello è chiamato fíntlavóla. —V.
MIR ( ií 8) MOC
Mezz'ari. T. de' Mural, e Legn. — Mezza miracolós. Un Santo operator di mi-
fioeslra, che talora è anche meuo di racoli.
mezza, che si fa sopra le portine, ее. Miróld (in) corr. = II Pavese dice Mil'o.
— V. — V.
Mezz'omm. V. Omèssa í. q. G. Miros, v. br. ... Che ha occhio sicuro in
Miccbelrifài (in) agg. Li Spagnuoli dicono pigliar la mira giusta, in aggiustar bene
Mejetrefe per Medico falso, Medicon- il colpo al bersaglio. Imbercialore j il
zolo; e, con es tens ion di signifícate, cui contrario direbbesi Sbercialore ,
per Imbroglione, per Uomo che s" in- Sbercia. — V.
framclte, Mis'c. Meschino, Povero, Gretto. Ma non
Miccólt perVao de Comm. V. Pàn í. q. G. si dice dello spirito, bensl del cuore,
Micbée ]Fà san] (in) corr. = Portar via del corpo e della roba. — S.
= in = Trasportare. Mis'cia. V. Mès'cia nel Voc. — S.
Mice (in) agg. Chi tœu miee a honora Misemise (in) avverti. Forse, piuttostn
coi sô 6œu lavora ... Dettato contad. che dall'ingl., abbiamo ereditato que
br. di tutta verilà e bontà morale, e sta voce dal tedes. Mischmasch, Guaz-
di piana intelligenza. zabuglio, Miscuglio.
Migliàja dice il nostro vulgo idiolicam, Miserœù, v. с. br. Mingherlino, Scriatello.
per Febre miliare. Miserolln. Mingherlinuzzo.
Miglionètt. V. Mïonett nel Voc. Miss, v. br., per Mostró, Maestro. Voce
Milan (in) agg. E testée a Milan? o vero usata premeltersi ai nomi proprj di
E cont sli abilitaa te stee a Milan? ... Muratori, Legnajuoli, e simili: p. e..,
Ironía con cui si rimprovera altrui dap- Miss Pool, Miss Peder, Miss Andréa
pocaggine e inettitudine, e special m. se in luogo di Master Paol, ec. La si va
il rimproveralo si tiene per da quaU pero perdendo a giornate. — V.
cosa. Misùra e Mesura (in) agg. Mesura de
Mitanes (a) nelle G. agg. = e muta A- bocea. V. in Bocea i. q. G.
miens = in ~ Soi ins. — S. Mesura de bocea e filett. V. in Filèlt
Millésem (in) agi;. Avègh-sù cl millesem ... i. q. G.
Dicesi d'abili, о simili ,> di disegno e Misurâ e Mesura (<>i) agg. Mesura tre
colori si distinti, che chi una volta li vœult e tajá 'na vœulta. Misurar Ire
ha veduti, più non se li dimentica, volte e tagliar una.
e par che dica: Faron fallt nell' anno Mitàa (in), sig. agg. Pan a mitaa. Lo
laie. — S. slesso che Pan de mistura. V. in Pan
Mincidn (in) agg. La quaresma e la pre- nel Foc.
son hin faa per i mincion. V. Quares Mitazidn, v. br. // dovulo, Il giuslo , Il
ma i. q. G. convenevole , Il dovere, La parte, la
L' è mej vess mincionaa che vess misura che a ciascuno è dovuta o tocca.
mincion ... Torna bene esser tenulo — V.
baggiano, ma non rosi l'esserlo. Mitriôtt (in) nota che il Brianzuolo usa
Mitiere [Andà a farsi] (in) agg. V. la II. il positivo Mitria costantemente per
Nov. del Fortiiii , Ira le Nov. d'Aul. Codione, Codrionc, Coccige. — V.
sen. , dove è spiegata questa voce stra- Moccà (in), n.° sig., agg. Moneare, Far
niera. — V. moneo, Mozzare, Mutilare. — V.
Mira (in), i.° sig., agg. Imbercio. È cosi Moccà i pároli. V. Parla mocch in
l'atto dell' imberciare, mirare, affissar Mdcch nel Voc.
l'occhio per aggiustar il colpo al ber- Mdcch [Parla mocch] (in) agg. Che di
snglio, come quel segno che è nell'ar- cesi anche Moccà i pároli, e avverti.
chibuso per facilitare l'imberciar bene. Queste frasi non sono esatlamente tra
— V. duite da Scilinguare , se questo verbo
Tœu la mira. Imberciare, Porre о significa Balbellarc, come dicono i Diz.
Prender la mira, Mirare. — V. della lingua. Il nostro Parla mocch
Miracolós. Taumaturgo, Operalorc di mi- propriamente consiste nel non pronun-
racoli. Nel Diz. manca di questa acce- ziare inlere o ben nette e spiccale al-
zione la voce Miracoloso. — Ou Saut cune sillnbe, massimamehlc quelle nelle
MOE ( i 19 ) MOL
quali entra la r, o ció av venga per • Mola o Mácina verticale; Fond l'ori-
uatitral difetto della liugua de'parlanti, zontale; Balésler 1' ámese di legno о
о per affeltazione e mai vezzo. m Far baslone con che si alza la mácina ver
le parole mouche , Sinozzicare le pa ticale per sotloporvi i semi; Serva о
role m ( Machiavelli); к Maogiarsi le Servitor una specie di paletta che gira
parole » (Varchi) ; « Nod séguiti quelle con la mola rásente il fondo, e serve
matrone che parlando per vezzi, striu- a cacciarle soltó i semi che scappano
gendo le labra e dimezzando le parole, di quà, di là, a ció che tutti vengano
ее. »» ( Cavalca, Vulgariz. dell'Ep. ad bene infranti. — V.
Eust. p. 45i, ed. Silv.). — Nè il nostra Môgn ... Un seguo di tinto. V. Monti, Voc.
Moccà i pároli equivale al Parlar fo- Com.
gnalo, o Fognare, od Elidere alome Mognà. T. d'Agric. (to) agg. Diverso di
lellere dentro le parole, il che non fassi signif. ma vicino d'origine e di scopo
nè per vezzi, nè per natural difetto di é il verbo Miagolare usato da Vitale
chi parla, ma si per I' indole propria Magazzini per Ripolire il pedal della
di alcun dialetto, ec. — Y. vite dal musco che potesse aver con
Modell (in) egg. Tœù-giô el modèll. Ri' tralto, e levare e recidere (sempre rá
dürre dal modelloje, in generale, Pren sente al pédale) ogni seceume; il ehe
der esempio, modellar che che sia sur fassi di marzo mentre si pota la vite,
un dato modello. laddove l'operazione del Mognà (Spol-
Modesiinna per Respetlœùs, si rifada lañare, Scachiare ) si fa di maggio,
cosí ~ Modestinna. Modeslina (* tose. dopo che la vite abbia messo fuori i
Carena, Pronta, p. 83). Striscia di getti novelli. « Ottimo è miagolare le
panno lino con guernizione nel lato viti con un guanto di sovatto, stroplc-
euperiore, che portauo sopra il seno le ciando loro tulto il gambo » ( Cultiv.
donne, Specialmeute quaudo il vestilo tose, mese di marzo). II guanto di
sia inolto scollalo e aperlo su '1 da- duro cuojo serve moho bene a togliere
vanti. V. anche Respetlϝs. la vecchia buccia della vite, che, secca
Modula i êr de ris ... Verso il Lodigiano e screpolata e mezzo da quelle pen-
è detto cosí lo Spianare, cioè со' ba- zolanle, è nido e ricovero d'insetti. Av«
dili ridurre a piano regolare le porche verti che la mognadura si fa dilicata-
nelle risaje. E officio delle cosí dette mente con le dita mentre il getto è
Fenêr, fienajuole, o Faneuses de' Fran- teñera. L'una e l'altra pero delle due
cesi. operazioni tendono a ripolire la vite di
Mceud o Ferr di cdpp (to) agg. Ferr di ció che in essav'ha d' inutile e d'im«
copp con poca campanna ... Forma da pacciante, affinché la venga via più bella
tégole poco convessa a' suoi slremi. e prosperóse. — V.
Mceùja. Mdcero, Immollalura. — Onde Moja (in), sig. 3.°, agg. СЫ bisogna moja.
Mazz o Fass de mœuja. T. de' Li- Qui o bere o affbgare. Dicesi di chi
ziajuoli ... Fascio di lino da immollare, è sforzato dalla nécessita a fare una
da metler in molle. Sono questi fasci cosa che per altro non vorrebbe fare.
o mazzi formati da 36, о il manipoli, — V.
o vuoi brancale di fusti secchi di li Moinà (Maggi). Far moine, Ammoinare,
no, che, strettamente legati insieme Far vezzi, carezze, ec. — V.
con ritorte di vinco , formano come Mola (и), sig. io.°, agg. Molà dent с
una ruota, e battuti dalla parte delle Pella dent, sottintesavi la vanga, vale:
radici, si mettouo a macerare ne' ba- Vangare a due púntate, cioè, Falta una
gni a ciô préparât!. V. Stippa i. q. G. púntala , ricercare con la punta délia
— V. vanga ancor più addenlro il terreno.
Mœùla, sig. 3.°, riforma c= Che altri di- — V.
cono Molàzza. Luogo e Istrumento che Moleràtt, v. с. di Viganó. Cavalore (nelle
serve a infrangere i semi oleiferi per cave dell'arenaria delta Molerá).
estraroc poi Г olio, mediante la près- Molgiùda (in) agg. Munta (Ridolfi, Alti
sione del torcbio. Trapeto, Frantojo, Georg. XVIII, p. 45). «Due vacebe mon-
Jn/ranlojo. — Masna chiamiarao la gáne davano libre 37 di latte nelle due
MOL ( i o ) MON
munie cumúlale d» ciascun giorno. » Scorlellà la molla ... Tagliuzzar la
— V. malla col cortellasc o sia col seiabel
Moliii (л), i.° sig., in fine delle parti con: per a (linaria. '
— La Batlirteula, che с quel legno ¡I Tajà-giô la moin ... Con le mani le
quale, inosso dalla inacina-copercbio, var tanta malta dal paslone, quanta se
scoote contiuuamente la tramoggia a nc vuol porre nella forma.
ció che ii'esca il grano, è propriam. Cortellasc de la molla o Sciabel de
la Batióla de' Toscan! ; e i Ferr, deîli la molla ... Si usa a lagliuzzare e af-
auche i Canipanitl, sono ció che i To- linare la malla.
scaiii chiainano Tcnicnnella o Hollóla, La molla Г ha faa i codignon ... La
la quale, come il grano è inacinato tullo, malta ha falto crosla.
cade nella tramogt>ia , e со '1 rumore Mdllo (in) aggiungasi che v'è per lo meno
che fa ne avvisa il mugnajo. — Ten- anche in qucsl'altra frase Gguratam ...
tennella cbiaiiiasi pure quello che noi El voeur di molió. Importa assai, Fa
diciamo Carell della ruóla che melle gran peso in bilancia. — S.
in molo la mácina. — V. Molnâs. V. Prej de Mollrâs í". q. С. — V.
Da a moliii. Darda macinare. — Fi- Moment (in) agg. A momenli. Quasi ,
nyiratani. Da a inoliu per eliugerl el Quasi che, Per poco che non. — A sen-
soree. Gillare , Consumare malamente till lu, a momenli el g'ha reson tu.
il falto suo. — V. Quasi, a suo dire, è egli quel che hu
Molíase, Mollasridn. Contrario di iodo, ragione ; A udire lui, diresti quasi, er.
gagliardu edi forze grauite. Fiaccaccio, — A moment! el gh'aveva nanea du
Fralaccio^ Fiaccone. « Sapi che simili bev. Non avea quasi di che here.
noinmi (grossi e bellocci) son poi fia- Mominna (in) agg. I Brianzuoli daniio
lacci, e, come banoo duralo un po* di queslo nome a quella come pellico!»
falica, appena si reggon rilli » (Com- leñera che si forma su le caciuole (ro-
pariiii, // Peregrino, a. II, se. 5 ). — V. biolitt, formagltl) alcuni giorni dopo che
Molimin [On]. Una mollicolina. V. Mollin son falte. — V.
ncl foc., i.° signif. Moucècch e Frala (in) agg. Tanto Ii uo-
Mollitt de fórmenlo» (in) agg. Tátoli delle mini che le donne dei monti di Gar-
pannoecliie. Cosí 1¡ chiama Cosimo Ri- zeno, Traversa, Dosso del Liro, Livo,
dolli là dove parla dello Sgranalore l'ellioj Stazzona e S. Gregorio, sovra-
mecánico da formenlonc, a p. 118 del stanli aile cosi dette Tre Pievi di Dongo,
vol. XIX dorn. agr. tose, e allrove. Gravedana e Domaso, chiamansi Mon-
— V. cecch perché i loro monti sono detli
Molla (in) agg. Lavorà suttil in molla i anche Monli fraucesrhi (Mont cecch)
Yoltin, i mur, ее. ... Meiler poca malla dai frati francescani che avevano con
ira maltone e madone ; andar parco di venio in Dongo. L'ahito che indos.sa-
malta nelle loro commissure. no, che è un pannilano bruno, strelto
Molla [T. de' Fornac] (Úl) agg. Molla de in cintura da un largo с ín tolo di enojo,
quai ... Malta rimpaslala con materiali e cuppello di feliro » gran falde, fu per
giá conformai! e non cóllisi peri he rui- voto in occasioiiK d'uua peste nel sec.
liati dalla piova ; mrglio aflinala, ma XVII. У. anche Mouli , Voc. Com., in
j)iù dehole della inalla vergine. Moncèca.
Molla levada ... La malla vénula trop- Mond (in) agg. A sto mond chi veeur vess
po «ppiccaliccia perché lasciala a le un nominaa besogna fà o ben o maa. V.
di prepárala sema adoperarla e perció Nominàa i. q. G.
come lievilala. Conviene rimpaslarla De slo niond no se ne cava on figh,
alquanlo per sanarla. n vero она maladelta ... Al contrario il
Fà síi la molla, Zappà la molla ... Gelli (nella Sporla), pigliando il mondo
Inlridcre la malla con la marra. per un altro verso, ti dice: Da queslo
Impasta la molla ... Trameslare, in mondo non si cava allro, che cavarsi
lridere la malta. le voglie clie allri puó. — V.
Scarrellà la molla ...Da) cavo Iras- 1 donn hin la lin del mond, V, Don»
portare insü l'aja la malla a carrettale. na i. q. G.
MON ( i2 i ) MOR
Slo mond mitaa cl va de per lu ; d'aliso, non è allro che 'I Giglio, giac»
de l'ultra mitaa, on quart el se fa anda cbe Aliso e Giglio sonó una cosa me-
roDt el coOj e Toller a cazzott e pee desima. — V.
iu del cuu ... Il mondo è un coso toudo Mônscia (in) agg. Invíd de Monscia ...
che rullando va da sè. Invito fallo di mal animo e in modo
A Tutt el mond le paes, agg. Vale che uon riesca ad effetto. и Hai tu
aucbe che v'è il suo male e il suo bene pranzato?— Si. — Spiácemi, voleva in-
da per tullo; e che tal vizio che nel vitarti. » — Se rispondi: и No — Gli
nostro paese notiamo, troveremmo pu è tardi, sai? Chè non t'avvíi a casa?»
re in altri paeii , visitaodoli e consi — S.
derándola — S. Monsciir ... A Somma chiamano cosl una
Mondaría. У. Contèssa i. q. G., ed agg. specie di paleo (birlo) cónico, senza
La Cuoca: scanalalure, senza punta férrea, cbe nel
Che par a la coolem Mondaria centro delta sua base ha un legnuzzo
D\»vè aaraa soll cíav ta di cardent, te. per cui mezzo si fa roteare.
Gariooi, Batmcont., at. a3. — S. Monta (in), sig. a.0, «gg. Diciamo più so-
Mondèll (in), i.° sig., agg. Di frumento vente Monta la guardia. — S.
detlo mondell noi ne abbiamo due spe Monta (in), sig. 3.°, agg. Monta on orelogg.
cie: una è quella che si descrive uel Caricarlo. — S.
Foc.j l'allra, oltre all'essere senza reste Montàgna (in) agg. Quand la inontagna
(onde ha il nome), fa spiga, granelli e la g'ba bindaa o fassaa-su el coo, de
paglia quasi rossicci, rende più del- 11 a on qunj di g' hemm l'acqua ai
l'arislato in misura , ma pesa meno e pee; o vero, prest g' hemm l'acqua ai
dà farina scuriccia, e pero in coin- pee ... lnteudi la cima fasciata di nu-
iiiercio vale meno. — V. % bi indisio di pioggia vicina, di rauta-
Mondèll, sust. f. pl. Dicono su '1 Verbano zione di tempo bello in piovoso. — V.
quelle che i Briaiiz. dicouo Borœul, e Monlauéll ... Uccello che è la Motacilla
sono castagne arroslile iu padella di rubelra Liu.
ierro bueberata e su la Gamma; o vero Monlarùzz, V. br. Monzicchio , Montón-
iielle brege с poi uella cenere. Brucia- cello, Cúmulo, Támbalo, Monterozzolo.
te, Calde arrosto. — S. — V.
Moneda (in), i.° sig., agg. Costa ona mo Moulura (in), sig. dopo in fuori, agg.
neda. Valere un occfiio. e dal Zannoui: « La gli ando polila;
Moneda (in), 2.° sig., «gg. Guzzà la moneda. e' si trovo da vender la montura e 'I
1 conladini brianléi corne usano Guzzà focile, e lui si vesti da contadino ».
i brent ( V. Guzzà, a.° sig.), cosl le (Ritrovam. del figl. a. I, s. 3). — V.
inonete, e vale, figuratam., Recare al Mdra (in) agg. Giugà a la mora el fiaa ...
giuslo il valor abusivo o platéale di II Porta lo usó per Avvicinarsi a morte,
esse j Pareggiare , Ragguagliare il va e forse a cagiou d'asima. — S.
lor di piazza con Veffeltivo delta la- Mora [T. forense] (in) agg. Interess de
liffii. Di qui è nata la locuzione mora. Interessi moratorj, o sia quelli
A guzzalla. A recaria in oro, A ri- che incumbono al debitore che non
dnria al netto; p.e.: Con sti mooed paga , ad indennità del suo creditore.
alleraa el par cbe se ciappa tanli lir, — S.
e pœu, a guzzalla, vegnen a resta poch Mora ... Con questo nome i Brianz. chia
- de che. — V. mano quel mal effetto che fanno ai
A Trà in moneda agg. Recare in bozzoli le grisalidi mortevi dentro di
ispiccioli; a moneta di spicciolij a ma negrone, le quali, spappolatesi , vi ti
neta spiccia. — V. distendono a guisa di pátina su I'iu-
Moiieghèlla e Monegtiinn (in) nota che lerua párele del bozzolo, e lo fanno
il vero nome, in lingua, di questo liore esternainente apparir moro. —» V.
d'un bell'azurro è Cidno minore, cbe Morbélt. Cosi chiamano in varíe parti
in qualclie dialelto di Toscana è dello delta Brianza il Mal del groppone nei
Bultiségohi o Balüsécola, e Batlisuo- volalili. V. Smorbiœù, siguif. a.°, nel
cera. — II Fior-aliso iu vece, o Fior- || Voc. e i. q. G.
Fol. V. 16

-
MOR MOR
Môrd (in) agg. El mari el g' h», ее. У. tagli fatti a dovere per la prosperiti
Mari i. q. С. del gelso e di qualsiasi pianta ancora.
Morell de grana ... Specie di panno. — II taglio dev'essere fallo cou ferro-
Morèlla. У. Palusèlla i. q. G. ben affilato, a piano alquanlo inclínalo,
Muri [ Anda o Vegnl-via nioreod] (in) con un sol colpo si che rest! 11 bello,
agg. У. anche Moréod. liscio e netto d' ogni bava e scabrezza
Lassa morí l'acqua Idrbora sora on e di quelle smozzicature che talvolta
terreo ...Lasciarvela stagnare per qual- restaño de' rami mal taglíatí , le quali
tlie lempo, acciocche la vi depóngala poi, seecando e infracidendo, guastano
sua grassa e féconda bellelta, e nello la piaula. — V.
Messo tempo lo colmi. II Tauára cbia- Moronént , v. c. br. Ricco di gelse. —
nia quesl'operazioue falleggiar Vaqua Fceuja moronenta. Foglia morajuola t
túrbida sopra un terreno. — V. morajolosa ? Foglia pieua di more gebe
Morí la barba. V. Barba L q. G„ ЪУ più che il dovere ; segno di bella fe-
signif. racità nell'alber», di danno al cultiva-
Morí fceura ... Dices! de'cereali * tore de' bachi da seta , perché la fo
dell' erbe clie nel campo o nel pralo glia cosí falta rende menu di quel che
inuojono di mezza alle aine, e vi 1л- si vuole dat gelso, e pero dà minor
sciano degli spazj vuoti. Far piazie. frulto utile pe '1 baco.
<> S'egli avvien ... che vada la stagion Mors {in ), nel le parti, a Slanghella agg.
calda e asciutta inulto, il grano ribolle Predella.
e si perde , e fa piazze iie'catnpi w Morsellio. T. dei Murât ... Dimin. di Mor-
(Magazzini, Cultiv. lose, giugna). — V. sèll. У. nel Уое.
1 Brianz., per dire cbe dall'avarizia Morsèltn ... Nelle trombe prementi è quel-
о dalla dure zza di cuore d'un laie Don la specie d'orli che sí fermanocon dop-
è da attendersi punto di soccorso, nè pía vite, e servono a collegare fra loro
uu mínimo servizio, usano questa frase le canne délie trombe.
ili mezza ta: Se podarev morï, о erepà Morselldn. T. de'Tromba;. Briglie? Quel
de quell тал: cioè, Tu polresti mori le specie d'orli fus! con i due tubi che
ré, che e1 non si moverebbe a prestará fu miañóle trombe idráuliche, cou quat-
un ajuto al mondo. — Non è qui da tro fori per passarvi le viti che si ser
lacerai cbe il Davauzati (Ann. lib. XIII, rano cou dadi framezzati da aniraelle
num. xvi), per eufemismo, chiaina quel di cuojo.
mule il mal caduco. — V. Morl (tu) agg. I strèpit de la mort, o>
Muriggíorin de l isera ... Topolino da ri- l'ultem slrèpit.o i stramazj de la mort.
saja; il Mus minutas di fallas. У. Stramazz t. q. G.
Moi nee (in) agg. A dure un po' di baja L'è la Mort che ghe dà i butt. Frase
a'muguaj, supponiam che il gallo, can cont. sim. alla cittadina EI vœur muri.
tando, dica: In paradis j — e l'auitra: У. Morí nel Уое.
Quand? quand? — e l'asino: fio mai, In Fa la mort di agon corr. Signi
no mai. — V. fica piultosto Moriré lentamente e a
Mornéra o Malstra per Erba mornera о siento (a storia d!rebbe il Cesari). —
di рогг. У. nel Voc. e i. q. G. Onde Fa jà la mort di agon vale, fi-
Moi ôid (in) agg. Erba di moroid. У, ¿i ba guratam., quantoTegni su la corda, ec.
i. q. G. — V. e S.
Morón (in) a Moron (îorii agg. e osserva Mort [sust. m.] (in) agg. A toccà on mort
e= Moro o gelso fiorajo dicesi quello se suda minga i man ... Ubbi'a , fra le
che fa solamente fiori maschi o sta- taule, ridicula la parle sua.
miuíferi; Moro o gelso morajuolo quello Vess nauch bon per la noce di mort.
che melle sollamo fiori femine o pi- У. Noce ». q. G.
slillíferi, e produce more o gelse. — V. Mort [aggell.] (in) agg. Tràss mort. Fin~
A Moron pi a sen liu agg. Л 1c un i lo gersi murto, Far mostra d'esser mono.
credoDO il Mûrier rose dei Frances!. A Dass per mort, agg. Giudicarsi
Taj mal faa, moron ruinaa ... Prov. morlo. (Mail. Villani, Stor. lib. IX, 44)
agr. che li avvisa dell'imporlanza de' к Yedendo nelle inani di cui era e il
mos ( la $ ) MUR
duro partito, giudicossi morlo » (cioè, Rassegna; voce tedesca, in cui la pro
si tenne cerlo d'esser menait) a morte). nuncia supprime quasi la g. — S.
— V. Molla (in), i.° e a.0 sig., agg-. Nelle en
Mórt, aggctl. di SolTut. V. SoiThl i.q. G. tiche carte del nono e décimo secólo
Mort hianch e Mort pass, aggettivi di si trova usato Molla de Ierra e yàsone
bachi da seta. У. Pass ». q. G. i nd ist in tarn . per Zoila, o Piota ( У. An-
Moria (in), dopo Senlinella, agg. Brocea. tichilà longob, milan. , II , 364 e 65; e
— Per Brocea morta lalora inteudia- Du-Cange , Glossar, in investitdra et
mo tullo l'iusierne de' rami che morli vaso, p. 886, col. 1 ). D'onde forse il
о mezzo vivi si levano dagli alberi nel- Gazon de' Francesi, significante il me-
la potatura; e tal' altra inlendiamo il desuno. — Ona motta de geni , de
medesimo che Brocea secca, quale ve- omen, de donn, e anche de coss, noi
desi nella slagione che, cadule le fo- diciamo per Moltitudine, Frotta , Ra-
glie e arréstala la vegetatione appa gunata di persone , ec. Aulicamente ,
rente, non si distingue ell'occhio da a' tempi délia República milane.se ,
quelle che è veramente morta e secca. chiamavasi Motta il celo medio. « Co
У. Comprà о vend a brocea secca, in loro che alla mercatura attendevano
Brocea nel Уос. — V. ed alia negoziazione о ad alcun' arte
Toeulla o Ciappalla morta. Lasciar liberale, Mahilirono con Ii altri ricebi
andaré due о tre pani per coppia, Non ed agiali cillaclini un' allra credenza а
istar punta a punta, Non contestare. società , che Motta venne appellate;
Mortal (in) agg. L' è nanea sto mortal, nome probabilmente derívalo dal Sam
modo cont. brianz. Non v'è malaccio. sone Mole, che Congresso o Adunanza
É come dire: Polrebb'essere molto me- s' interpreta ( Du-Cange , Glossar, in
glio, è vero, ma pero gli è mezzano; Mota) ». Anlich. longob. milan. II, 3a5.
e s' applica a persone e cose in ogni — V.
numero e genere. — L'è nanea mor Multa. B'ica, Barca. — Igregn van in molla.
íala. È belloccia. — Hin nanea sto mor Fà la molla. Abbarcare , Abbicare
ía i. Sono discreti, mezzani, bonini, bel- su l'aja.
lucci, e sim. — La cera l'è minga mor Mùcia, e in qualche luogo Mùggia ...Sorte
tal. La cera è discreta (che diciamo di rete. У. Monti, Уос. Com.
anche — L'è minga el diavol, overo Mudazión (in) agg. Noi 1' usiamo quasi
L'è minga slo diavol). unicam. parlando del lempo.
Mosca (hi) agg. Tutt'i moscb pezzighen ... MùtT (a) agg. Feni mulTa ona cossa ...
Ogni concorrenle danneggia; A qual- Finiré che che sia in modo che non
Irino a quatlrino la lira se ne va. Par lasci contento e consolato. Lasciare
lando di bolegaj, è deltalo communis*, a bocea amara, Lasciar cattivo sopón
per iudicarc il danno che ogni nuova in bocea :
bolega di genere idéntico arreca alle . . . Tuce i spass del mond (bissen lulliTj
già esislenti e vicine. E &" lian pur quai savor,
Mosca. Mosca, seconda Capitale délia No lasten mai sagott rhi gbe sta sn.
Russia. Maggi , Cons. Alenegh. a. IH,
Fà el guadagn che ha faa i Franzes .. 7- - V.
in Mosca. У. Guadagn f. q. G. Mugoff, v. valsass. Gamba. Onde
Mosca, v. br. Picchietlare , Brizzolare , Ben mugolTàa. Bene plántalo insu le
Puntcggiare di più colori, a mo' di ca- gambe , Che ha sollo di belle gambe e
cherelli di mosche. — V. sode. — V.
Moscatèll imbriagh. V. in Uga i. q. G. Müll (in), i." sig., agg. Mull de TOspe-
Mossin, e Mossîlt al pl., v. br. Moschi daa. Bastardello.
no, Moscino, Moscerino, Moscherino, Mûr (in) agg. Se l'è nívur, la ciav sul
Mosciolino. — V. mur, ее. У. Ciàv i. q. G.
Mostàcc (in), i.° sig. , agg. Moslacc de Murcia!, v. br. cbe s'usa solo al modo
negà cinqu sold alPosl. Sfacciato, Im imperativo. Уа1 via, Escimi dagli occhi,
pudente, ec. — V. Tógliti di qui. — Equivale allonge
Mostrôn[T.nii!il.] (in) agg. Di Muslerimg, de' Latini. — V.
NAN (« 24 ) NAT
Murèll. Muriccia. Quella po' di muratura ralisti, fréquente lungo i prati marcitoj.
a secco onde si ricingono su '1 suolo Mùso [Vess ou] (râ) agg.
le pároli laterali e di fondo de' capanni Qoelli che me'stano presentemente
camperecci di legao e paglia per di Oh! che le pajón noüii ?
fundere dall'umido tcrragnúlo la supe- G. Giusti, Disccrji che corr. — V.
riore impaglialura délie pareil e dare Muslùra, Mustorà, Musturon, ec. Voci del
sempre maggiore solidilà al capanno. contado per Mistura, Mestura, Mcstu-
Murèlla. T. de' Fera. ... Muricciuolo so- ror», ее. V. nelVoc. — Trà » musturon.
vraposto al muro maestro délia fornacc. Sossoprarc, Scompigliarc, Mandare in
M user и цп о Topin ... Toporagno a coda miscuglio.
quadra; il Sorex tetragonurus Herrn. Múlov. T. Leg. Mùluo.
Non ¿ infrequenle ne' prati marcitoj e Mulus. L'usiamo nel modo macrlieronico
varia net colore del pelo. Cuius mains et non barbottarerunt, per
Muséràgn d'acqua ... Toporagno a- ingiungere all ru i che lacia, nè si dolga
quatico; il Crossopus fodicns de' Mu lu- di ciô che gli avvicnc. — S.

Nà Hicono quasi sempre tutti i conladini Nafknz [Frutto] (in) agg. Narànz amar, o
dell'Allo Milanese in vece di Anda. Armèlla. Arando forte.
Andaré. E quests smozzicatura usano Nariggiàa (in) corr. Narlgia, chè cosí odo
in tulle le uscile di questo verbo, fuor- chiamnrla i Muguaj, e i Ferraj che la
chè in quelle del presente cosi affer- fauno. — V.
mativö, come congiuntivo, dove, qual Nâs (in) agg. Nâs de bée, N3s montonàa.
verbo anómalo, piglia più voci da An Naso da montone, Naso pecorino. — V.
daré e da Vádere. Da Nà vengono Na Rescïà-sù el nâs. Torceré il grifo, il
va, Andava¡ — N.ia, Andalo; — Nerum, muso; Disdegnare, ее. — V.
Andiamo, imperat.; — Nee, Andate, im- A Reslà con lauto de nâs agg. Rima-
pera t. — Il Nare dei Latini, che val пег со 'l Hanno e con le beffe, di cosa
Nuolare e che Yirgilio [Georg, lib IV, sperata e non coiiscgui'ta. — V.
v. Sg] usù anche per Volare, ha a far Vegnlla mosca al nâs. Stiztirsi, Mon
nón poco con questo Nà rusticano. —V. tare in colera, Venire la muffa al naso.
Nàa. Participio rusticano per Andàa. V. — V.
poco sopra. E lo usano anche altor- Nasélta (in) agg. eNasrssa, snst. fem.
(piando la voce assume il senso figú (MHggi). Pali la nasetU. Essere sc/iit-
ralo: Ve lutta robba nada ; hin dance zinoso, Recaí si ogni cosa a sctiifo, Es
naa, cioè È tulla roba sciupala; sonó sere sospettoso , peí matoso. — V.
quattrini sprecali. Nàss (in) agg. Avegh i pee che vœuren
Nagólt e Nagólla (in) agg. Ii Finanz, dice nass del frfgg. V. Pc I. q. G.
Negolt, conservando puro il ne del la Nassa. Rete da pescare che abhia il ri-
tino ne gutta. — II contrario di Negotl troso; voce úsala non so se nell' alio,
è Vergalt , e i diniin. Vergolùnna e cerlo oel basso Milanese. E pure di
Veigolttn: Qualcosa, Qualcosellina.— V. lingua. — V.
On ver nagoll, o Quell ver nagolla. Nàla (in), Hopo Formaj magher, agg. Ca
Nientissimo, Siente affatlo. rio sburralo.
¡S'iinca, Nanmó e cosi Guànch e Gnamó, Nairn (in) agg. Tanára ( Cittad. in villa,
essendo voci composte della negativa p. 172) scrive: <• II coció leñero, o
Nè e Non e degli avverbj Anche e Mo, ver tomino, vogliam dire raveggiuolo,
atiderebbero scrítte cosí : N' anca , etioeesi da per sé olliuiaiueule alio
N'anch e Gu'anch, N'anmô, Gn'auió. spiedo, ec. » — V.
— V. Nulla, v. cont. ... Negli alberi è il nome
Nànna, aggclt. di Pianta. V. in Pianla dei nodi grossi e preternaltirali.
nul Voc.
NËB ( is5 ) NET
Naturalista. Naturalista, Naturale, Scril- Nebbiozzàa. Annebbiato. — V.
tor di malerie nalurali. Nedrugà (in) agg. Vale anche governare
Navéll (in), sig. 3.°, dopo Bevirocù, agg. bimbi, cioè, lavnrli, veslirli, peltinarli,
o Albiœù, o Aibiœù, o Elbifleù. cibarli, o sia Nutricarli, che corrispou-
Navèll, v. ant. Orecchino cimbiforme. de al Niidregn, e che è il senso pro
Navlgli {in), Vol. Hi, p. i66, a.', r. 48, prio dclla parola, taciulo nel Foc. — S.
agg. e corr. = Teníalo (it Naviglio di Negà (in), sig. agg. Negà del cald.
Padeilw) a'lempi di Lodovico il Moro Affogare dal caldo.
per opera di Leonardo da Vinci; riten- Negótt e Negotla , v. br. , per Nagôlt «
tato soltó Francesco I re di Francia Nagolla. V.
dagli iogegneri Missagtia e Delia Valle Negôzzi (in), sig, 4Л agg. Negozzi squa-
( 1 5 1 5, ec. ) ; ripiglialo il progetto nel jàn l'è mezz sassinàa , dice il Brianr..
i5j4 • e> >nsu 'a fino di quel secólo allorchè raccoinuianda allrui accorgi-
postavi mano , fu coiiduttu su '1 dise- niento e si'crelezza nel comlurre un
gno e sollo la direzioue dell'ingegn. affare , se lo si vuol meuare a buon
archil. Gius. Meda quasi n coinpiuien- (ine. — V.
to; ahbandonato per la miseria di que' Negrera in qualche parte del contado per
tempi, e rimaslo rosi in abbaiidono Scnrlϝsgia. V. nel Voc.
per quasi due secoli, ripreso finalmente Nencuràss dicono alcuni del contado per
nel 1773, fu compialo nel 1777. — V. || Raucuràss ( Lamentarsi di stalo fisico
Nàr.a e Nazza, v. br. Nocchio; Bcrnocvhio e morale). V. nel Voc.
di varia grussezza , simile ad novólo, Ndr per Ncgher diciamo nelle sote frasi
che protúbera al basso de' pedali dei Café пег. V. in Café nel foc. ; Ner
vecchi castagni, dai quali si slacca fá fumín. V. Fumín de ras nel Voc. i e
cilmente., percotendolo in isbieco cou Ner galla. Nero cupo. V. anche in Co
alcuna pielra o cosa simile. I ragazzi lor nel Voc.
ne fauno palloltoline per i loro giuochi. Néscio. Voce latina úsala anche nssni
— Per similitudine , dicesi di Naso communem. tra persone cuite net sc
grande e grosso ; Nasone^ Nasorre, Na- guenti deltati:
saccio. — V. Nescio vos. Non vi conosco; ed an
Nazott. Figuratam. Naso grosso, ma al- che, Non ne so nulla.
quanto schiacciato. — V. Per verhum nescio solvilur omnis
Nazólt. Chi ha si falto Naso. Nasacciulo, quaeslio ... Con l'allegarsi ignaro di che
¡fasuto. — V. che sin si fa cessare ogni disputa; e
Nè (in) agg. A denotare Cosa incompiuta, spesso anche nel signif. di // negare è
rimasla a mezzo, imperfetla, adnperin- il fior del pialo.
mo il participio passnto insieme со 'I Néscil ... Voce latina che usiamo nel dett.
futuro infinito dei verbi, ambo prece- Fà noscit. Par fiasco. La frase è tolla
duti dalla negativa Nè. — No semm alie scuole ove dicesi aver Jaa nescit
nè pagaa nè de pagàs No sont nè vestii di chi non ha suputo afta l lo la lezione.
nè de vestï. Nesià, V. c. br. Allcstire, Preparare, A-
ftèbbia (in) avverti che le voci Scigliéra, giarsi e Adagiarsi di alcuna cosa; For-
Ghiba, Caligo non sono di gergn, corne nirsene, Serxúrsene. Da Asiare, v. a., in
quivi è detto , ma di puro dialetto. senso di Fornirsi agiatamente di che
— V. che sia. — V.
Nëhbia (in), 1.° sig., ai'verti. Dai Pnvesi Nùspola senz'oss. Nespola serna semi ,
e dai loro vicini Circumpadani è delta sema nóccioli.
Malinf e Marinàa dicon essi quel che Nètl (in) agg. Tajà-via nelt come 011 porr.
noi diciamo Nibbiàa e Nebbiàa. — V. V. P6i r nelle G. al Voc.
Nehbiözz o Nibbiözz, dimin, di Nobbin. Nettafdnd, e piit communem. BoHóra ...
Nrbbia, о Nuvoli ieggieri quasi corne Specie di relé da pesca a magüe slret-
nrbbia. tissime di filo canapino, divisa in due
Ncbbiozzàss, Nebbiozzass-sù. Anncbbiar- alie lunghe forse olio 4>racca Tuna,
si. Annuvolarsi leggermente il cielo , munite di funi falte cou la scorza di
la montagna, ce; e quindi liglio,e terminante in una coda a sarco.
NIM ( la 5) NOC
Alla bocea ha un olre. Nettafondi per Nimo, che da qualche antico scrillore
ché netta via dal fondo ogoi più pic fu usato per Niuno, latinam. Nemo, ha
colo pesciolino; Bottera perché preda pur a far qualche cosa со '1 nostra Ni*
ghiozzi (botris). met. — V.
Neltàss. Figuratam. Pagare tutti i suoi Nisciœùla [Frutto] (in) agg. Il Crescenr.i
debiti. Sbrattarsi. — 1 debiti sooo veri chiama Scoglio la sgorhia di nisciœul.
Jmhralli. — V. « Manifestauo (le nocinole ) la loro
Nïarœù. Riforma Variicolo cosí =: Nïarœù. malurità quando da' loro scoglj si par-
Nidiace, e, contadinescara., Guascheri- lono » [cioè, si slaceano naturalm.]
no. Propriam., aggiunlo d'uccello che si (Tratt. a"Agrie. lib. V, cap. 3). — V.
rapisce со '1 nido o senza per poseía Niscioeùra de bosch. Bacilcola.
a llevarlo in gabbia. I Voc. di Padova Nissùn (in) agg. Gocubb pu nissun. F.
e Napoli dlssero auliquata la voce Gϝbb i. o. G.
Guascherino. Alberli e Cesari con biion Vess о Pari fiœu de nissun ... Non
senno le omisero quella nota d' anti- avère chi si curi di t;oi; e dicesi per
quata. 10 più di chi sta malissimo a vestili.
Piinsc (in) agg. Andà fœura del nïasc. An. Niver e Nivol (im) agg. Ni ver come on
dar fuori de1 covacci , cioè, fuori di pedù, Гг. c. br. Nuvolissimo.
casa, fuori del paese. II Bern i oel Co- Nivigà, v. c. , per Navigà. F. nel Foc.
pit. al Card. lpp. de' Medici: « Por- Niviri, per Naviglio, dicono i contadini di
tovvi (il desiderip di gloria) in Unghe- Gorgonzola.
n'a fuor de' covacci ». — V. Nivol (in) agg. Nivol d'acqua. Nuvoloni.
Nïasciass. Accovacciarsi in un covile, in Nuvoli deusi, prossimi a terra, e mi'
un lelio, in una cuccia, ec. — II suo naccianti pioggia,
contrario è Desnïasciàss. Scovaccia- Nivol de frece ... Nuvole alte da terra
re, Uscir di covo, di covaccio. — V. mollo, bianchicce, e corne addossale
Nidtíu. Gran nido. fra loro.
Nitínt (in) agg. Vessegh ona cossa per Nivol de nev... Nuvole bianco-cineree,
nient. Disgradare, Stimar meno o nienle conglobate a brevissimi globi, e mollo
che che sia. — Quest si cbe l'è vin I, о alte da terra.
vero Quest chi si che l'è vinlj el Mon- Nivol de tempesta ...Nuvole rade, ci-
tarobi el gh' è per nient. Questo è un nericce o gialline, che sorvolano quasi
vino che disgrada il licitare. « Iniagina- dissi sbrandellate ai lembi délie nuvole
luvi che '1 lempo del earucvale ci stia temporalesche.
per niente » (Alanagi, Raccol. Lelt.fac. Nivol de temporal ... Nuvole buje, o-
p. З4З). — E, figuratam.., scure, tetre, che minacciano temporale.
P^sco la mcnle d'an si oolnl cibo, Nivol de venl ...Nubi allistale. F. Gat-
Cb'imbrosia e oéltar aon iavidio a Giorr. lôo, 3.° sig., nel Foc.
Petrarca, Sort. 161. — V. Nivoldn (in) agg. Slargass adoss a vun
Nient nient che, ec. (in) agg. Panto el nivolon (Maggi). Figuratam. Crescere
punto che, ее. — V. 11 da /are, i pensieri, le cure, ifastidj.
Nigher, al plur. Nigri. Forma latina rima — V.
ste ancora viva ne'contadini briantéi Nivùr. Nel Milanese alcuni contadini a-
solíanlo perú per cerle cose. Cosí di- sano dire Nivùr per rimare con Mur
ranno: Cosse g'helt in quell cavagnœu V nel proverbio: Se l'è nivùr, la ciav sul
— G'h00 dent di figh nigri. = De che mur, ec. F. Ciàv i. q. G.
color l'è la radis de quell'erba? — L'è N0 (in) agg. Fà si e uo elsd. F. Sô i. q. G.
nigra. — V. [Di de no] (in) agg. Disdire che
Ni'inel (a) nelle G. agg. Anche si dice : che sia. Per esempio :
Nim e Nima al fem. E lo slesso che Va domaiidegh on piasè, che '1 te
Minim e Minima, troncátavi- la prima disa de nol
sillaba. — Nima che. Appena appena Va1 ebiedile un pîaecr, ch'ella il disdica.
che , Punto punto che ... Firentuola, Betlez. «ЬМ'/лмм.}— V.
On nimel, On nimelin. Un mínimo N6cc (in) ngg.Vess nanea bon per la norc
che di ... , Un non nulla , Un punto di ... di mort ... Non piacere, Non valere
NOM ( i 27 ) KUM
nulla. Lo dicoDO specialmente le donne Nos [Jibero] (in) agg. Nos de me missee
di sposi che non vadano a genio. (nonno), moron de me pader , e vit
Nodà (in) agg. Fà i perlegbelt ... Pro- de mi ... Prov. brianz. indicante Teta
in lamente consiste nel sollevare il cor- che dovrebbero avère le dette piante
po dall'aqua più che in qualunque al- per trame frutto notabile in quantità
tra maniera di ouoto, il che si Га co'l e qualità. — V.
battere délie mani alterne delt'aria su Nos [Frutto] (in) agg. Nos stoppa. Noce
l'aqua, facendovi cosi maggiore appog- sana e buona. È il contrario di bûgia,
gio. E ron questo modo si va più. ve- vana, bacala. — V.
loce, e meglio si vincouo le torrent! [Nos strencia] (in) corr. z=z La noce
per la minor presa che si dà all'aqua malescia propriam. non è la noce stret-
su 'I corpo. — S. <a, si bene è la guasla e tralignata in
Fà i spadlnn ... Nuotare su '1 fianco, sapore disgustoso e nocevole. — V.
fendendo 1' aqua со '1 braccio delta INovèi e Novellilt dimin., sust. m. pl. I
spalla sominersa e batiéndola contem contad, brianzuoli cliiamano cosi tanto
poráneamente con l'altro sollo il petto i loro figliuoleiti finché sono leneri,
e la pancia per spingersi avanti. — S. quanto li aniraali giovini e le giovini
Nceùv [Nœuv noveut] (in) agg. « Nuovo piante; nel che si riscontrano со' To-
d'impianlo », dice il Pananti nel Poeta scani. — V.
di teatro. — Y. Novell (in) agg, Cominciamento, Principio
Noll (a)nelle G. agg. Fa on bell noll.dello di qualsiasi cosa o facenda. I Filatojaj
ironicam. Fare un bel bollo (fior.). — V. quando dicono assolutam. Al novell iu-
Лота (in) agg. Dallo spagnuolo No mas, tendono — Al cominciar del lavorare
Non più; e pcró Domà n'è corrozione la nuova seta. — V.
più che ringeulilimenlo. — S. Chi no ghe n'ha al novell, ghe n'ha
Nominàa (in) agg. A sto mor/d cbi vœur minga tutt 1'ann. Figuratam. Chi non
vess шшипаи besogna fà о bea о таа. ha senno da giovine, non ne ha più
Proverbio di chiaro significato: in sua vita. — V.
Seggentlo in piunia, Camp de duu novej ... Dicesi quel
lo lama non si vieu, nc soltó coltre. « campo che , dopo il frumento , ha
Dante, Infer., с. XXIV, v. 47-48. pórtalo ¡inmediatamente nel inedesimo
Nominativ (in), dopo principale, agg. Man anno altro grano » (P. Lavezzari, Di-
ca il più, il meglio, l'essenziale. fetü delVAgvicul. milan. ). Potrebbesi
Nômm (in) agg. 1 contadini briantei in dirlo Campo risloppiatOj o ringranato?
molli casi a Nomm premettono la par- — V.
licella и ; cosi, per mo' d'es. : Com'het [Л1 novell] (in) agg. « Insii la ricolta
in nomm? — Ho nomm Cilio. t= Che valse lo stajo del grano soldi venti n
nomm g' haj raetluu al bagaj che v'è (G. Villani, Stor.fior.). — У.
nassuu? — G'hann mettuu in nomm Novellós. Novelloccio, Vegnenloccio, Ш-
Jacom. — V. goglioso; che è da crescer tostó. Di
Avègh ona cossa o ona personne el cesi propriam. di polldoi, vet toni, pian»
nomm con lee... Frase ellittica usata da' te novelle, ec, di bella e vigorosa ap-
Brianléi a siguifícare che il nome pro parenza. — V.
prio d'una persona od'unacosa esprime Nozzinna (in) agg. Propriam. parlando,
il carattere, l'indole, le qualità di essa. per Nozzinna noi intendiamo un boc-
Uno, per mo' d'esempio, dirá: Quella concellioo di pane regálalo con alcun
tosa Гè fresca e bella come ona rœusa pocolioo di pietanza , ad oggetto che
che comenza a s'eioppà fisura. — Rî- i bimhi, schivi del pane asciutlo, per
sponderà un altro: La g' ha el nomm quel po' di ghiotto se ne faciano cibo.
con lee (se la ragazza avrà nome Ro È voce oggidi quasi morta. Forse è
sine).—El tal Tèon tomm, l'è ona gior- come dire Nozzoline di pane e pietanza.
gia, Г è on lazaron, ее. — E, s'egli avrà Nudregà (in) agg. V. anche Spazzà.
nome Tomaso, Giorgio, Lázaro, ее, Nùmer (ut) agg. Numervuo. Sinonim. di
si sentirá tal uno soggiuogere: LI g'ha Giuridegh e Garanlli in senso figúralo.
el nomm con lu. — V. V. il Voc. eleG. '
ODI ( ,28) OEU
Vcvss f.illaa in (jener, numer e cas. ¡jiungere al nome numérale la locu-
V. Cas l 'Г. grainiiiat.] nel Voc. zione De numer. Per eseinpio: Éreu
II Urianz., qiiaudo vuol esprimere il Irii umen, propri domà Irii de uumer.
numero preciso di che che sia, » to- — Quanti pororó el l' ha daa? — Me
glier ogui iiidelenniualezza , suol ag- u' ha daa quatter de uumer. — V.

O O' [O largo е cálcalo ]. Crido di tri : A porta odi al fredell, a tegni odi
gart iiiicnlo , di disapprovazioue. Non al prossim, ec, sefà peccaa. — V.
fare, Sia, Ma!. — V. GVùcc (At) agg. Acqua d'œucc (Maggi).
Öcc» [Giusà a I'] (in). Vol. Ill, p. 184, Pianlo, Lagrime. — V.
c. a.', r. 49» Лоро giuoco, agg. che si Audà-fceura di œucc de vun ... AU
fa da' ragazzi cosí: Tie staimo sollo loutanarsene; p. е.: Va m m toeura di
rurvali a mo' di cavalli, appoggiando œucc. fa' ne di qui, tanto ch' io non
quel davanti il capo, poniauio, a una li veda. — V.
lavóla о ad una scrauiia, e Ii altri due Erba del mal d'œucc. V. Erba i. q. G.
l'un dietro all'altro alla groppa del vi- Sgaraltà о Slargà-fœura i œucc. Sgif
ciiK>. Uu quarto d'uu sallo monta su sciure li acchi (G. Ciusti, I Disc, cite
la sebiena de! primo, poi del secoodo, corr.). — V.
poi del lerzo, ее, e vi sla su, facendo il Tri a torna i œucc. Dar Vocchio in
cavalliere, linché quel lerzo, ec, grida terno, Dar (Cocchio. Ciliar li occhi su
Occa. —t Allora il cavallier disceude e le persone che ci slanuo inlorno , я
va sotto a far da ca vallo; l'aliro, sal- fine di tróvame una che si cerchi, o
laudo, vi monta su; e cosl il giuoco che ne piacia. — V.
continua e dura fin che piace. — V. Volià-viaiœucc... Rirolgerli throve.
A Coll d'occa agg. Dicesi anche quel — V.
Iralto di canale du' molini piegato a Voilà i œucc iu dent .„ Travolger
•no* di collo d'oca, pe '1 quale l'aqua Ii occhi, iiiorendo. — V.
precipita e balte su la ruota, e la l'a Ad Otíucc in pee, nelle G., agg. Occhi
girare. — V. ardttij destosí, vaghi, gliiolli di guardare.
Octtètia (ad), in fine ove dice = fiel pe E il contrario di Occhi bassi, atterrati,
larla v=,corr. z=. nello spiumarla. clniii, modesti. — V.
Ôdi e Oeùdi (in) uola che il Brianzuolo Oi-ucc [Scandelle] (in) agg. e, seconde il
nun la sinouime queste due voc.i. Usa Voc. di Napol'i, Scandelli.
la prima a significare il contrario di Oeuccpollin (in), i.° sig. , agg. e corr.
amare, di carilà; la seconda a signi Terreno di polla. E terreno dove sono
ficare noja , fastidio , nausea, stucclie- molle vene o polie d'aqua. — La vo
volezia, schifo, svogliatezza. Dirá, per ce Caora si trova usata usatissima da'
ino' d'eseuipo: A sla li lull el dl a fa scrillori toscani nel senso di Aggallato,
ncgolt ven in ceudi la vita. Lo stare di Pratcria che sla a galla, o, direoiino,
iu ozio lullo il di fa venire a uoja la notante, ne' padttli e ne1 laglti ; cosa
nita. El pan el ven mai in œudi, e la ben diversa dal aoslroOeuccpollin.it Le
carna si. La carne slucca, o la viene isole nuotanti o cuore о aggallati e
a fastidio; il pane non mai. El me l'ha pallunii sono iu copia nel lago di Bien-
mellada talinent in œudi, che no son pu lina » (Targioui Tozz. Gio. Valdin. I,
cossa J'ann. E* me n'ha svoglialo tal m - v.
mente, che non so più che farroene. — Oeùdi. Equivale ad Cvùgia. V. n. G. — V.
lu questi casi, e simili, il Brianzuolo Oeuh 1 ... Espressioue eUitlicissima cou
usera costautcin. œudi с uon mai odij che molli sogliono troncare a roezzo
laddove ustrà sempre odi in questi al- uua frase, un periodo, lasciaudo che
OEU ( i 29 ) OMB
Ii ascollaiili iuteiidano da sè il reslo. quello dclle uova corrolle. — V.
Per lo più chi l'usa il fa per uon aver Oferta (in) agg. Al Sant se ghe fa Го-
pronle le parole e le maniere di dire ferla ... Nella ricorrenza del proprio
accooce a compiere la frase. — V. giorno onomástico i più usano rega
Oeuhl Olter. Jniipiù, Bfolto mollo, lare d'asciolvere , o simile, i parenli,
Anzi à!avvanlaggio. — V. li amici, i dipendenli; chi non vuole
Si, œub! ... Aggiugue furxa all'affer- farlo, allorche n'è richiestö, risponde
mal i va. Si, senz'aUro} Si certamenle. со '1 deltato qui sposlo , come addu-
— V. rendo a suo pró 1' usanza che s'ha
Oeùli o Oli (in) agg. Crià oeuli , œuli , d'oQerire nella ricorrenza onomástica
che la tueca l é rulta (Maggi). Ctridare d'alcuu Sanio, e volendo inferirnc uu
ajulo, ajulo!; Cridare accoir' иочю! dirillo ad esser regálalo, anzichó re
— V. galare.
El maugiarav l'autibidoeu coudii Ofii (in) agg. Ofrl on giurament. T. for.
d'ueuli. V. Anlibidoeù i. q. G. Vale: Addutto uu falto in uu giudizio
Oeùser e Oeùsel, v. pav. e délia Bassa civile , offerirsi a giurarlo a comple
mil. t'bulo. — V. mento di prova. — S.
Ueùv (in) agg. Oeuv che cania de garott... Oggln (¡n), 3° sig., agg-. È quello che
Frase con cui le coutadine brianzuole dicesi dai Franc. Chambre à louer.
ilcuolatio quel suou mulo che maridarlo Oggllt ... Nome che i pescivendoli e i
le uova covalicce se agítale Ira loro pescatori danno ai pesci argentiui (ar- .
allorcbè le sono prossiine a esser bec- borell) appena nati.
cale dal polciiio che sla per isbucaroe. Olcèll. Uccello. i, voce rimasta Dell'all.-i
Oeuv ciùccb, v. br. V. Oeuv cucch Brianza, che uel plurale fa Olcli. — V.
ncl Уос. Oliólt. Oliaccio.
Oeuv col câlin, v. br. Uova sceme. Oliva [ Frutto ] (in) agg. Se i oliv grap-
Ad Oeuv cucch agg. Barle (Pauanli). pisseu in mnsg , prepara el campasg;
— V. se grappisseo in giugn , prepara el
Oeuv che ciocca. Uova uon pieue. pugn ... Prov. commune fra i coutadini
Uova guazzanli. — V. dclle costiere leccensi e lariensi , il
lu Oeuv del carleltàmro agg. Uovo quale significa che l'allegar dclle olive
co'l panno (* lose. Carena, Pronlu. in maggio ne presagisce buon raccol-
p. 427). lo; ¡11 giugno, caltivo. U Vettori (Culliv.
Oeuv pizzàa ... Le couladine brianx. oliv., p. 160) dice che « II cascar de'
chianiano cosi le Uova covalicce allor fiori dell' olivo, qiiando le lor foglie si
cbè le riconoscouo beccale dal polcino spiccano l'orale, e il vero segnale che...
prossimo a sbucarue. E talora dicooo ne sará sempre buona ricolta». II Cam
Han anmb de pizzass, ad indicare che pasg su quelle costiere é la Gerla (У.
il polcino non vi ha per anco dalo di Monti, Уос. Com. in Campùsc).
becro. ancorchè talora le senlano can Oltàn. У. Vollào i. q. G.
ia de garott. У. più sopra. Ollàna , sinon, di Voltàn. У. nel Уос. ,
Oeuv scornbizaa, o scurubizàa, o cd in Monti, Уос, Com. in Oltàna.
scrubizàa. Uovo guasto, il cui luorlo Oltanàzz. У. Voltàn ('. q. G. e Monti,
si spappoli e cominci a puzzare. Uovo Уос. Com. in Oltanaza.
guazzante? Uovo frdeido. — V. Ombrètta (in) corr. ed agg. Fa casco о
In Oeuv slrapazzaa agg. Les œufs caschin chi, entrando, muta tutte le car-
brouillés dei Frauc. te, salvo una; cdschera chi tulle, eccello
■a» Chi no cura, s'induriss i icuv cine; rascón chi lutte. -'Entro a vunna,
(Maggi). — Proverbio: luíanlo che tu a do, a Ire sono termini del Tarocch
badi , l'occasione passa. Chi non sla ombre, e simili, ma significano in vece
con Ii occhi apcrli, la buona occasioue leñero tulle le carte, fuorchè una, due,
gli scappa. — V. Ire che si cambiano con altre determi
Odor d'ceuv marsc. Nidóre. nate , già in mano d'allri giocatori.
Savè, o Senil d'ceuv marsc, de niaa. — A solo significa iu ambedue i giuo-
Essere nidoroso. Avere odor simile a chi uon mular carte, entrando. — S.
Уо1. У. '7
OMM ( i ) ) ONI
Omèssa, v. с. br. Omiciatlo, Vom da poco Omm san el pissa come on can; cioif
о da nulla. Lomo di poco vigore, spe- Facile e netto. — V.
cialm. corporate; e lo dicouo anche Quell l'è on omin! ... È persona
On mezz' omm. di gran conto, di gran vaglia, di gran
Oinètt (in), sig. io.°, agg. Atlaccapanni, valore, di gran mérito. Quello è un
Attaccaveslili (Carena, Pronta, p. 214). uomo come va ! — V.
Ométt o Legn a vit. Gruccia = Archi Ómnibus di can ... Carretta a mano co-
= ... Fusto = ... Vile. verchiata e finestrala in cui li uoinini
Ométt de carta. Fanloccio difoglio. — V. a ció deputati rincbindono i cani va»
Oinelt del Signor (in) agg. ganti in cilla, senza musoliera, da loro
.... un ccrlo omaccio di quei di Dio. accalappiati, per condurli alia canaltería,
Beroi, Cnpit. nil un amicO) dnvc li ammazzano se i padroni non
Poslsrritta. — V. vaimo a riscaltarli.
Oineltœù, v. с. br. Omiciatlo, Ometlólo. OiuiVri, Ondée ... Un succedersi di molla
Uinm (in) agg. L'oram di figli. Ser tutle- e grosse oxide l'una addosso all' alt ra.
salle. — V.
Omm bon de melt dove passa ois- tíngia (ill) agg. Vess li d'inninzà cont
sud. Uomo dappoco, Inetto, Senza azio- on'ongia. Frase cont. verso il Comasco.
ne, Inerte, Buono a nulla. — V. Essere grasso bracato.
Omin de conclusion.' Uomo di conto, Ougia. Solc/ielto, Fossicina larga quanto
di vaglia, di sennó. la grossezza d'un' unghia cálcala in
Ad Oinm de parer agg. E , scherze- cosa cedevole, — Oode
volra., Uomo , o Ceivello da slaluli ; Formenton de l'oogia. Cosí chiamano
da riformare statuti. — V. i contad, brianz. quel grauo turco i
Omm de rialtau j Omm real. Uomo cui granel!; batino in cima un solchetto
reale, cioè schielto, sincero, léale, ve- come d'unghia ivi dentro premuta. Alia
race. Cosí descrive il Maggi si fatli vista par quasi crespo e striate per in-
uomini: . compiula slagionntura, nía essi lo prc-
feriscono, per ció che fa meglio e per
Omen de rialtaa, nu dû polilegb, qtiaulità e per qualità. — V.
De di el so roaa, el so bcn Ongià. Rluovere spingendo innanzi. So-
Senza pensa pu mnani \ spingere alcun forte peso, come qual-
Ma se de fa on serviii el gbe ven,
Fan pu fait che crcaaz. ebe gran rnasso o trave, con quell'e-
Su V Ruq, p. 70. — V. slremilà della leva che chiamiamo On-
gia (Penna, Taglió), mettendo con que-
Omni de spesa. Dicesi per lo più sla il peso a lieva e poi cacciandolo
d'un gran maugiatore. innanzi a forza. — V.
Omm de lœu e de melt. Uomo ar- Ongià o Ongià adree on somee , e sin.
rendevole, clie si accommoda a tutto T. de' Maratón, ec. ... Dar di leva ad
fácilmente. — V. un trave, ec, per farlo scorrere innanzi.
Omm fodraa. Figuratam. Uomo dop- Oogin ... Nei Gssfpedi, e specialin. nei
pio, Versipelle, Furho. — V. bovini, è quella escrescenza cornea in
— El sô de fevree el manda l'omm cui si prolunga (alora una délie due
in del carlee. У. So i. q. G. metà dell'unghie. Se non si recide, r¡-
L'omm el viv de l'omm. — Dicono i piegandosi , serve spesso d'inciampo
cont. brianz. ; con che vogtion essi all' andaré, e causa lalora l'nzzoppare
dire, che l'uomo è animal socicvole, della bestia.
perdu l'un uomo lia bisogno dell'altro, Ongiùda. Ugnimento, Untala. — Di on'on-
e tutti campano di reciproci servigi. giuda ... Figuratam. Percuotere mala
— V. mente. — V.
Ogni omm l'è faa a la soa manera. Onlsc (in) agg. Oniccio per Ontano disse
» Tanti sono ne' petti coslumi, quante il Vinci a pag. 449 del MIO Trait. Del
sono nel mondo figure d'uomini ; il sa- moto e mis. delF aqua. « Li pali (per
vio a tutti si sa acconciare » (San Con- Jare palificate ) devono esscre grossi
cordio, Ammacstram.). — V. dal terzo al mezzo braccio , с lungbi
ORB (.3i) ORE
circa due hraccia e mezzo , e devono lucchese: Se t'hee pers el didaa,. t>a'l
csserc di quercia, о onlano, cioe onic- a cerca. — S.
cio, e sopra luttosiano verdi. Ho visto Orbisœù (in), sig. 2.°, correggi = Gias-
rifoiidare alcun pezzo di muro vecchio sœu es in = Giazzœu, che appunto si-
di Pavía, foudato nelle rive del Tirino, gnifîca Fragile. — S.
e Ii pali che vi si trovarono, quelli di Orcellàtl. Occhieggiatore , Vagheggione.
quercia erano ncri come carboni, quelli Che sbalestra Ii occhi in quà e in là
che furoDo d'oniccio avevano un russo curiosamente. — V.
corne verziiio, erauo assai ponderosi, e Orcellaltà (ad) agg. Civettare, che è qiiel
duri come ferro. » —- V. guardare curiosamente quà e là che
Onor (in) agg. A s. Vítor Irá- finura la fauno le civette, i civetlini e i civet-
bUtncheita con tult'ouor. V. Biaucbèlta toni , in cerca di oggelti cui vagheg-
i. q. G. gino. — V.
A Con lutt'onor agg. Debilamente , Ordena, v. br. Acconciare со '1 burro
De jure, Seconde il giusto , Con ogni strutto la polenta ridutta in fette, о in
securlà. horcón!. Onde
Ora e Besôrà. ... Oria carna de manz che Polenta ordenada. V. in Polenta i.
la sa de bon che l'ôra (o, besôra) de q. G. — V.
garúfol, caonella e malvasía (ti contad, Ördin [Fa per o cont], fr. cont. ... Fare
briani. dice malmasía) (Maggi). — Da aggiuslalamente, ordioatamente, bene.
Ora in senso di aura; e pero Ôrd e Oregèlla per la violett, v. ant. ... Forse
Besôrà vale qua uto Spirare , Esalare Oricella?
odore di, р. е., garolani, caonella , e Orègg ... Nelle Salle de ramm coe'i dette
simili. — V. de Segg e de Sidell si chiamano cosi
Orada. ... Spazio d'un'ora. Traita o Ti quelle orecchie nelle quali lerminano
rata d'un'ora. Per occasioue breve, rá i duc slremi della bocea. Si trovano in
pida e fugace. — Basta domà che me tutte le ciótole nelle quali, lavorate che
cápili on'orada bonna, o vero Che vè- siano, si assicura ¡I inanico, mentre in
gna quell'orada, e pœu lassa fa a ml. allri arnesi le orecchie sono di riporto.
Solo che mi si presentí il deslro, il mo Orèggia (in) agg. Orecc linn e sentoriv.
mento buono, e vedrai se io so tisarnc, Orecchi di spia. — V.
o vero, se me lo lascio scappare : Fà vegn i orecc. Frase cont. verso
Тил quamxumque Deux tibiforlunavcrit horam, H Contasco sinónima del milanese Fà
Grata sume manu y neu tlutcia ilifftr in annum. vegni i corni o i mincion, e sim. V.
Horatius, Epist. lib. I, nel Foc.
epist. п. — V. Innen l'é el mè dlj vuj lira i orecc
Oiàri (in) agg. Orari di àcqu, che diccsi a chi vuj mí ... Dettato scherzcvole con
anche Rœuda. T. Idr. agr. Quindi l'es- cui s'accompagna l'atto reale di dare
pressione : In rœuda de tanti dl, de una lieve orecchiata al corhpagno da
tanti or; per dire che ogni tanti giorni chi allega un tale diritto, perché ricorre
si ha per tante ore Puso dell aqua d'uua in quel giorno il proprio onomástico;
data rogia, ec. — V. e lalora con intenzione allresí che il
Orba [Viv a l'orba, ec] (in) agg. II suo compagno abbia a pagargli la festa.
contrario è Viver chiaro. usalo da Ode- In Quand el galt el se Iecca, ce,
rigo di Credi ne' suoi Ricordi (Arch. corr.=. Quand el galt el se frega, o
Stor. ) , per Volerci vedcre nelle cose. vero el se lencia, ce. — V.
11 medesimo Credi usó spesso Chia- Voré vegni i orecc! Frase negativa
rezza per Sicurezza, per Documento cont. verso il Comasco ... Appunto egli
chiaro e sicuro. — V. vuol venire! lo ti so dire che vorrà
Oi-luira (in) agg. Parlando di polcini, Ce- venire I
caja. Malore che viene agli occhi de' Oreggia de rait (in) agg. E la Myosotis
polcini, massime a quelli che son uati palustris dei Sisteinatici , conosciula
d'estate. — V. comuiunem. sollo la frase : Non ti scor-
Orbisœù (in), sig. 2.°, agg. Anche da uoi dar di me. — V.
dicouo con inulta simiglinnza al d, lio Orèggia de sanl'Ambroeiis o Carninna о
PAC (.За) PAD
Camélia (allra) ... Specie di fungo die Orticcb (in) agg. Verribbe mai dal laliiini
è la fistulina hepática di Fries. Unica od Eruca, signilioanle propriam.
Oreggin de velù, ras, lana de Lion? il gorgoglione rhe rode le fave, e, fi
Camauro? . guralam., un nomo slupido, balordo,
Orcggióu (in), sig. i.°, agg. Ogni boscoti a tui la moglie fa fallo? V. Ercur. ad
el glia el so oreggiun. Dett. conl. lirianz. v. 276. Sat. vi Juven. vol. 1 cd. Taur.
Le siepi hanno orecchie e odonoj Le — V.
siepi non hanno occhi, ma oteeclne si. Orolùgg o Orelógg (in) agg. Pronl comè
Di cliiaro s ig и i f. on orelogg ... Puntúale , Iiiimancahile,
Oreggiou (in), 2." sig., agg. E negli uo- e special.n. a' convegni e per Г 01a
miui equivale a Gandido. V. nel Voc. pri' lissa.
Oreggion. Sinónimo di Anlefiss. V. nel Oriigón o lección. Lamia rossn e bianco.
Voc. Ospedàa [di cavaler] (in) agg. A' Rrmn-
Ôrgben (in) agg. Scala d'orghen. V. Scàla zuoli siguifica l'insieme di que* bacbi
' i, q. G. slremenziti e mezzo malali, che, rima-
Orgirœùla (in) agg. I Mandellascbi cliia- su' dopo i belli e sani già montad alla
mano iu vece per questo uome quella frasca, si ritirano insur un graliccio a
specie di Coltellozzo di legno со 'I parle e quivi si mandano al bosco
quale soglioiio affettare la polenta. a Glare quel bozzolo о falloppo ciie
Orïàn (in) agg. Oro, Quatlrini, Pecunia. — c' possono. — V.
Ghe vceur l'Orïan per tusscoss. Ogni 6ss de mort (m) agg. Il Magnlotti iu una
cosa vuol denaro. sna lellera al Redi del 16 di fehrajo
Origen (in), dove dice ~ loltene que! =: del 1682 verso il fine ha in qucslo si
corr. гз lolline quellt. gnif. Ossa di morto.
Oriii [A] (in) nolle G. agg. Figuralam. , 6ss de stringa. Piomhini da cordcllinc.
jéppena appena, Leggei mente, Un poco. Ossèll о Forcèlla (in) agg. È il complesso
Омргусо i precett insci a orín. délie due clavi'cole árcate dello strrno
Maggi, Rimr, p. 2З1. — V. carénalo degli uccelli, le quali riunile
Orinna (in) agg. Erba del maa d'orinna. simigliano alla grossa un V.
V. Cliiclu'ngen nel Voc. Oslaría (in) agg. La terra la va minga
Ornigà (in) agg. È voce ancor viva in a Tostaría. Térra i. q. G.
Rrianza. Forse viene dallo spagnuolo Ostensóri (ad) in fine dclle parti , dopo
Hormiguear , Bulicare o Brulicare co Crocetla, agg. r= Coo d'angiol. Tesline
me le formiclie; Forinicolare. Hormiga d'nngioli c= Sfera ...
spagn. Formica, — V. Osliglia. V. Kîs i. q. G.
Ornigamént. Brulichio, Formicolio . Quel O.stiii ... L'Oste giovane.
seulirsi iulernaroente uno spesseggiato Ovélta , plur. Ovèlt. Cuffta , Berrelta di
movimeoto come di formiclie, о simili, bnmbagia o di lino ( V. Moiili, Voc.
che vadauo per (utti i versi. — V. Com. in Ov'tT*).

Jtaccin, sust. f. Ghiotloner'ta. — V. pozzo, cioè, di Ijiiogo umido e guaz-


Pacciàcca e l'acciàcora ... Fanghiglia, e zoso per aqua che vi slagni per non
specialm. se di neve e aqua e fango. poler sfogarsi e scolare. — V.
Pacciarln, Pacciarïnua. T. de' Forn. ... Pacem abéle (in) agg. Altri dicono Spaz-
Poltiglia d'argilla che si usa a riturare zem abete, с vogliono con ció indicare
i crepacci de' laterizj fresebi. V. Me- uno Spancchia, uno che fa repuhsli
degà i. q. G. di quanto gli si melle in tavola. — V.
Pacciatôria. V. Robba i. q. G. Padcr (in), Vol. Ill, p. a35, с. t.», г." Il,
Pacciùgh (in) agg. Usiamo questa voce corr. = Mi no ss in ~ Mi-nö.
eziaudio in senso di Gitazzo, di Rim- Ad Hoo minga mazzaa inè pader agg.
PAG ( . 3) PAL
Orazio (Epodon, od. III) a chi avesse per adulazione o per esserne persuaso
ammazznlo suo padre augura il più reo gli da del signore. — V.
cilio del mondo, che, sccoudo lui, è Pagüra (in) agg. I pagíir, plur. A' contad,
l' aglio: brianz. vagliono Ombre, Anime de'
Parentis olim ¡i tfitit impía manu morti, Speltri. Larve, Mali spiriti, Dia-
Senile ftuttur fregerit, voli, e simili. — In quel palazz là su
f.dat dentis allium nocrnlitis. —• V. ghe sta mai nissun, perché lull i noce
Padimà (in) agg. mitigare. se sent andà alloma di pagur che pic-
Vess padiniaa. Esset'e abballuto, mor chen de chl e de Ii. — V.
tifícalo. Pàja (in) agg. No vorrè manlegnl vun
Padù e Padùmm (in) agg. II Po, latina gnànca a paja , m. br. ... Dicesi d'un
mente Padus , quando alio sciogliersi gran mangiatore, ¡I quale, mantellina
delle nevi in estate 6 al luugo e grosso anche di cibi grossi e di poco costo,
piovere d'auIuiiDo traboera, lascia di pur per la grau quanlilà che se ne ri-
quà e di là, fuori del suo letlo , di chiederebbe a saz^rlo, sarebbe sempre
molli paduli. II noslro Padit verrebbe di gran spesa. — V.
mai dal lal. Padus? — V. Pajàsc (in), sig. i.°, agg. Rugà-sù el pa-
Р*еэ (in) agg. In Irenl'auu e trenta nies jasc. Smunvere il sacconc (* lose. Ca
torna l'acqua ai sœu paes. V. Ácqua rena, Prontu. p. 24З). Solle vaine con
i. q. О. aiiibe le man i le foglie rimaste pigiale
Paga. Prezzolnre. pe 'I peso délia persona che vi gravito
Paga [ No vèssegb danee che le paga J snpra, onde ridurlo novaracnle soffice,
(in) agg. Valere più che non vale tulla Pojde (in) agg. Chi maja el levaa caga
foro del mondos e ¡I diciamo di cosa el [>ajee ... Lo dicono i con!, brianz.
o di persona che sia oltre ogni dire per indicare la necessilà di úserbare
un gran bene, attissima a renderci intalte le spmeuli, le scorie, i capilali.
appieno sodisfalti e felici. — Al qual Allri d icono Chi mangia la somenza
proposito piacemi di recar qui un Hat caga el pajee.
to, tollo dalla Lezione del Davanzali Nellc parti dopo Pienton agg. o
su la Maneta: « Tullí Ii uomini tra- Baslon.
vagliano per csser felici ; la felicita ere- Pajceùra (in) flgg.Morl de pajíeura dicono
don trovare nel sodisfare a tulle lor in qualche paesc del contado per Morí
voglie e bisogni. A ció fare ba la na de parí. Morirsi di parlo.
tura créale buone tulle le cose terre Pajtó ... Esclamazione verso fanciullo che
ne; tulle queste per accordo dclle genli vogliam dinoiare buono solo a scuT-
vagliono tullo Toro (e con esso inlendo liare. — Pajtô «h? Lisciar la pelle é bel
l'arieulo e '1 raine ) cite si travaglia. mestiere eh? Vote del B. M. — C.
Braman adunque lutli l¡ uomini tullo Pal (in) agg.
Toro per Comperar Inlte le cose, per Pinito c-1 pat, itrepp'j el i .1!,
appagar tulle lor voglie e bisogni , El di с la noce semper ingual.
per esser felici ». — V. Proverbio contad, che sign fien- al
Pagáa [ Prezzolalo ] (¿e) agg. Pagaa per palare ed alio spalare delle vili essere
la la spia ... Spía prezzolaia. il di e la nolle d'un tenore. — Г).
P'rS ('") "SS- ^a (>ocli • anni cbiamansi A Pàl de s'eeppa agg. e corr. Palo di
Paggi certe molle, falle a calamiitro spacco (Ricci, Calech. agr. II, 82, nota);
(V. Ferr de rólol nel Гос.), che, me Palanca. Palo diviso per lo longo. —
diante cordone e appiccúgnolo metal- II pulo peditgntiolo puó essere di spacco
lico , si lengouo appose alla cintura. si e 110, secundo ch'egll è più o ine-
Esse furouo inlrodulle affinché ledonne no grosso, e quindi o tale da poter
potessero cosí guardare le luuglie loro essere tcbhtppalo e diviso in due о
vestí dalle zaccliere. tre palanche, о in nessuna, non signi
Pàgn (m), i.° sig., agg. Sont el pussee ficando l'aggeliivo pedagnttolo allro che
scior che ghesia in dimeepagn... Cosí, la parte dell'albero (il pédale o pedaito)
scherzando, suol rispoiidcre cbi non d'onde il palo è slalo cávalo. — V.
с ricco, o tale nou si tiene, a chi o ilà (in), ?" sig., agg. Brezzare il grr.no,
РАМ (,34) PAN
Paleggiario, cioè, gittarlo con la pala nesi? « Arrivava talora una serva ¡ti
incontro alla brezza ; la quale opera- piazza con una gerletla di pamparigi,
ziooe è delta Brezzatura del grano (Gier, e ne dava uno al quallrino » (Aless.
agr. lose, ). — V. Sozzini, Diario della Rival, di Siena,
Palioua [T. de' Li veil. ] (in) avverli. Igna- in Archiv. Stor. vol. II, p. 3i 1); e poco
zio Dante perugino nel Commente al soltó spiega pamparigi per cialda. —V.
Radio Lilino usa più d'una volta la Pàn (in) agg. Pan a mitaa. J.o stesso che
voce fíiffa nel senso die noi usiarao Pan de mistura. V. in Pan nel Foe.
Palinna. — V. Pan de Comtn o Miccotl ... Pane
Palivéra, v. br. Falda, p. е., di neve; Sot- grosso, mol to soffice, e che per essere
UU slraterello o Jalda di terra, di fa ecccllentedeve avère la crosta ben col
rina, di polvere, e simili. — V. la. I Fornaj di Como lo fanno meglio
Palœù, v. br. È lo stesso che Ventolin. che Ii allri.
V. i. q. O. — V. A El pan del servi, ее, agg.
Palpàa (in), sig. 2.°, agg. J/flitto disse il Tu proverai si runic sa di sale
Petrarca pe '1 contrario di Vivace, Ri- l.o pane attrui.
goglioso. — V. Danto, Parad, с. XVII, ». 58-5g.
Palpée {in) agg. V. anche Papóle i. q. G. In Pan de mej, § Q.°, dopo Mayz,
Palpigndn. Chi, о che balte spesso le pal- agg. sottentralo pe '1 contadiname a
pebre. — V. quelle di miglio.
Paita (in) agg. Malta. La Palta propriam. In Pan de mistura si leVi il perio-
è la Malta de' Circumpadani e de' dino r= In Toscana inlendono pane di
Toscani. « Solevano li antichi nel fare grano e segale —\ per ció che anche in
le muraglie adoperare, in vece di cal Toscana da un pezzo in qua per pan
cina , la malta, cioè la terra tenace e me'scolo inlendono pane falta di fru
viscosa inlenerita con l'aqua » (Maggi, mento e gran turco (V. Sorofani, Del-
Fortifie, p. 86-6). — V. Гаппопа, р. З62, ediz. degli Econom.
El forment in la palla, e 'I formeu- ¡tal., Milano, 1808). — V.
ton in la polver. V. in Forment , si- Pan de stee ... Pane grossolano, sc-
gnif. a.0, i. q. G. condario, contrario di fine.
Paitan (in) agg. L' ama cl gran el so Pan de boll ... Pane di fior di fari
pallan. Prov. agr. br. Ama il grano na, Pane a burattello, Pan fine.
il suo pantanos cioè, il friimeulo ama £~' Qucsle due locus, sonó oraiai ándale
d'essere seininato quando il terreno è in disuso. — V.
niolliccio к quasi pantanoso. — V. Pan sant. Pan unto. — Fèlt de pan
La ranna va al paitan : sant. Fette di pan unto. — Fétt croslaa.
.... Trahit sua quemque voluptas. Croslini. Quelle feltucce che si met-
Virgilioi, Ed. II, v. 65. — V. lono sotto li uccelli a rosto, e che re
Pailón o Pallde dicono i cont. brianz. per staño inzuppate di grasso o di burro*
Moltirœù. V. in Fornasée nel Foc. — V.
Palusélla o Morèlla ... Erba che è la Ja- A Pan de sett colp nelle G. agg.
sione montana Lin.
Pampàra (in) agg. Pamparînna, Pampa- Ha' sempre sollo il bracrlo mczso pane,
rdn, Pamparónna. — Vitale Magazzini, Quel rode come un cane,
parlando délia foglia da darsi in cibo Poi giù pe 'I gorgozaul gli dà la spinla
ai bachi da seta, vuole « che sin asciut- Con Ire o quallro sorsi d'aqua tinta.
ta, granita, di morí vecchi, potendo; Berni, Лол. 1, p. 98. — V.
e non sia teneraccia, o pampalona, o Pàn [metaforicam.] (in) agg. La famm de
vetlajuola » (Culliv, tose., aprilt-, 42, ed. Lugan l'è quella che fa mangià cl pan.
Silv.).— Questo aggett. aumenlat. Pam V. Famm 1. q. G.
palona applicato a quelle foglie lenere Pàn de zuccher (in) agg. Pan bastard ...
с larghe come cialde, che noi diremmo Quel pane di zucchero rafiinato che
fojasc (plur.) de zémbola, non avreb- per mala fabrieazione riesce melà can
b'esso commune l'origine con la no dido e melà di colore gialldgnolo.
stra Pompara e со' Pamparigi de' Se- Panatlèj ... I nostri Droghieri chiainano
PAN ( i35 PAP
cosí que'Cubeui di legoo colóralo rap- Grasso, bracato, a peso «Ii carbone,
présentant! panetti di zuecbero che al- II suo caro TailHe'ii timiglia un В :
ternatam. со' torçhirlti (V. Torcèlt i. Un vero ror-conleoto, un mestolonc
q. G.) appendono sopravia le loro bo- Fallo, come suol dirsi, e messo H.
teghe a insegna délia professione. Sbuffa, cammiaa a pause e par di mota,
Pancoldœù dicono in qualche parle del Pare un lacebino quando ía la rota.
contado per Ciarèll. У. il Foc. G. Giusii, VAmor pacifico. — V.
Panéll (sotlo) agg. In panell. In lastre. Pantalón [a campanna] (ín) agg. Boccac
Lacea, Giald de cronim, ec., in panell. cio e Doni banno Calze a campanella.
Lacea, Giallo, ec., in lastre. — V.
Paul, Panias o Panniss, v. br. ... Venir Pantera (a) nel Voc. e nette G. agg. e
meno a poco a poco il lume prima di corr. =z Non è la Pantera un l m Icio
speguersi affalto. Vcnirsi gradalanienle solo, ma si bene molli tralci, о pint'
niorendo il lume. Appannarsi? An- tostó un filare più о men lungo di viti*
nebbiare? Offoscarsi? • со' loro tralci tesi e dislesi quale per
Come face al mancar delPatimcoto insú e quale per traverso e per ingiù
Lambe U aridi stami, e di pallorc sur una, diremmo, spalliera, delta forse
Vesle il luo lume ognor ptù acareo e lento; cosí о dal lat. Pondere, o dall' avère
£ gutua irresoluta, e par che amore una colal simililudine con la Pantera,
Ш vila la richiami, iufin che scioglie rete da pigliar anitre. — V.
L'ullitno volo, e sfavillando muore. Resta in figura de pantera. Rima-
Mouti, Match. Can. 1, ». 1-6. nere attonito, estático, di stucco. — S»
Ecco il panl de la lumm de' Brianzuo- Pàol. Paolo.
li. - V. Se fa boll el di de san Pàul,
Panigàda (in) osserva. L' etimología v' è S1 impiccben luce i Ultàvol.
cávala dal greco; non era naturale ca
varla da Panigh, со' i granelli del quale Proverbio conladinesco ¡I quale ha
pare abbiano qualcbe analogía quelli del pronostico di tempo, spesso fallace,
dt-lla Panigada? — S. conducendoci a credere che quando è
Panighirœù. У. Scimirceù nel Voc. sereno il giorno э5 di genajo 1' anno
Pauli e Pallida , v. br. Annaquaticcio , sia più largo, più ubertoso e di buona
Annaquaticcia, Torbidiccio, Annebbia- derrata; il che, per ordinario, rende im«
ticcio, Меъго-spenlo, ec. pazienti i ííltajuoli a spacciare a buon
Lumm j Lus, Ciar panii. Lucerna, patio e rápidamente la roba e a far
Luce, Candela annaquaticcia, pallida, denaro. — D.
che va morendo. V. Pani i. q. G. — V. Ala io ho per vero, almeno nell'alla
Panisciœù о Petasciœù, v. cont. Il frutto e media Italia , il proverbio Polvere
dello spinbianco. di genajo carica il solajo, e tale il
Pànu (m), sig. 5.", agg. Sporcà minga proclama do i tritissimi versi lconini:
duu o trii paun. Avère due о Ire panni Ciara dies Pauli bona témpora denota! anno;
délie sue purghe (Redi). Sifuerint nebulae, pereant animalia quaeque ;
Paupossóna, Panpossonöoa ...Chi amasse Sifuerint venti, désignant proelia genii ;
Si nix, si pluvia, désignant témpora cara. — V.
' di vedrrla bella e in persona, tale e
quale ell'è, la veda qui: Pàol pien ... Dicesi ad nomo assai pan-
ciuto.
La dama .... è un vero carnevale, Papéle e Palpée (in) agg. Fà papc'li per
Una meggiona di placido viso, vun. Far carte false, Spararsi per uno ;
Pare in tullo e per tullo tale e quale cioè, Amarlo tanto da far pazzíe. II Pa
Una pollastra ingrassata со '1 riso ¡ pel, carta da scrivere, e i Papéles, scrit-
Negli atti lenli ba scrilto : и Posa piano » , ture, sonó voci rimasteci dagli Spagnuo-
E «pira Semina un millio di lontano.
G. Giuitr, VAmor pacifico. — V. 1¡. — V.
Fa papéli.Figuratam. Fare gran com
Panpossondn {in) agg. Come e' sia falto, parsa, gran vista, grande spiccoj Ale
vedilo qui neU'amoroso di Veaeranda: ñar rumore, vampo. — V.
Pàppa o Pàpa (in) agg. L'è come papa
PAR ( i3fo PAR
S ist, el le periloiiiid nanea a Crist. У. Pari [Avè pari a abatl] (in) agg. — u Po-
Perdona i. q. G, levo dire e ridire, egli nou ne voleva
Pùppa [Avègh la pappa, ее] (Ai) agg. о consentir nulla » (Bocchiueri, Ricordi).
vero Trova la pappa bella e fada. — V.
Pappaquàna. Ipecacuana. Parielta, T. de' Tessil., v. br. ... Difelto
Paraboll (a) agg. Frontale da Janciulli, dell'orditOj quando due lili restaño нр-
CùQolo. — V. piccicati iu un solo , inenlre devon cs-
Paracàrr (in) agg. Paracarri (* tose. Ca sere distinli e bene slaccati l'uno dal-
rena, Pronlu. p. 12З). Se non erro, la I'altro. — V.
Paras tada o Parastas de'Greci rífe Parla (in) agg. Va de tuce i parla ... Nun
nla dal l'orcellini era da vero il uu- parlare secondo verità , ma secón. lo
stro Paracarr quando è addossalo agli l'intéresse del momento. —Anche s'usa
Slipili dei porloni. per Parlare a caso, a sproposito. —
Parida de morí, nellc G. — si rifada cosi: A l'aria moccli agg. У. Mócch î. q. G.
La Gramdglia , le Gramaglie ( * lose. Parla rar, m. br. Pallare tardamente,
Carena, Pronta, р. ю e ii). 11 com tardo e ícarsoi Prosare (cioc, parlando,
plejo de'panui iooebri rbe fauno velo asíTollar sé medesimo) j Favellare troppo
0 addobbo a1 calafdchi , alie pareil e od agio ; ßjjltere mezz'ora lia una pa
alie facciate delle cbicM in occasione rola e Г allia. Sputar perle polrebbesi
di fuuerali. dire, a un bel bisogtio, stanleclié qne-
Paradis (in) agg. El giugarav la soa рзг1 sti sacciuli , clie slanno insù 'I grave e
de paradis. Ha i asno net venlrigho. fauno caro delle lor parole alle persone,
— S. par che, favellaudo lentamente, ti ilici
Vess quell che gbe maucava al pa tano Ii tante perle quaute sono le sear-
radis ... Yenirc aluni die in aeconcio, se parole che ti vengouo sputando fuo-
si clie nulla maochi alla perfezione ri. — V.
tl'uiia cosa quai siasi. — S. Voi re parla, ее. V. Mèrda i. q. G.
Parapètt. T. de'Foru. Davanzale? Quel- Parla île popó. Parlar infantile. Madri e
iaggello clie sta sopra le bocclie délia nutriei usano со' loro bimbi un par-
mail i. lare lalora niozzo, talora per diminii-
Parasciœùla (a) in vece di — 11 lombardo tivi e Superlativ! ch'essi credono più
I'aiussola c=, faciasi e= La Parûssola adaltalo a quella leñera elà. Ne ïog-
degli aUri Lombardi; giaccliè il Mila giungo qui un indicólo più esatto chu
nese è pur lui lombardo. — V. ho potulo raccapezzare.
Paiàvia (a) nelie G. in vece di — Para-
vin vun, ее.,— si facia =J Parà-via vun Parlar infantile.
con di ball. Dice il Hrianz. per Inor- AnJà a paie. У. Pasc Carniana. la ciecifi.
piu sollo. Cavalo'n. Cavallo , an*
1 cllure ; cioè, con hollóle, lusiiigbe , Bin, Bi»in, Bijjln. Bacio. corché piccolo,
iijlinoccliiatiirc, parole artificíate l'are lifl'ù ... Ciavo (Fà). Far servo.
clie uno si parla da nui contento, che BtkèH. ЯInnato , На- Cocu, llevo.
ne resti sodisfatio. — V. tocco. Cocorin. ('ovo.
Bison, Bissiín. Pidocc/iio. Cora cora. Gallina.
Parce, sust. m. Punto di diligenza (Piedi, Bol.aa, Boliarin, Bul aron. Con* «a di»? Come ti
Opere, IV, 3 1 1 ). ¡Mella Pedagogía fe- Muir; piccolo, o sran dice ?
rularia era un bono rispariniatore di mate. Din, Didia. Dito.
sulfílale od allrelale castigo. La mano Bolid. Bevanda. Gbirujhln. Seggiolmo.
Boliu (Fà) Here. Gnamm «njmi» ( Fà ).
del Maestro ferulario sospeiideva lo Bobo. // hue. Mangiare.
stsflile alla vista d'uu parce, e il bi- Boml>nn,Bon. Pailadol- Gnào (El). II gaf.o.
laucio del bene e del male decideva ce, Art».)«. Latlin (El). Il laite.
Cacra! Porcheria. Mào, Mjramào (El). II
de' residui. Bíjc carca! No V toc- gallo,
Parenlôri (in) agg. Consorter.'a, I consor- care, die imbralta. Mèm, Minna. Mamma,
ti, I consanguinei . Aggregato di più Ca. Ilia e СассЫппа ... Mammina.
persone o fainiglie del inedesinio ceppo: Caf. riii (El). Cajfèco'l N'm, Nanàn. Carina.
p. е., A quel disnii gli'era tult el pa- ■ talle. Nanna ,
reulori . E' cera a quel desinare tutta Caj.i e Cara ( F'a ). Ca- Ñauan J(Fa). Dormiré.
rcggiare. Ninia )
la consorteria. — V. Ctirmorin. Camicittoia. Nïnee
PAR <• 3; ) PAS
Nîn, Nui m. Carino. It и er i.i о | la i. / . CirfVO. convenga »(Saccheili, Nov. 228). — V.
min. Pune. Sc.or. Tato. Part, sig. 3.°, [ No savè pu de che part
Papú, Рарапо. ВаЪЪо. Siiora. Tata. vollass ] (in) agg. и Ho ruínalo ¡I mio
Рарра. Рарра. Sc ■ . sV 1 11 il .i (In). In grem-
Раи (Anna a pate). An bnecio. Stalo ... per modo che non ho piü dove
ämie a mimmi (Ca Spassimu (Andj а). An~ mi vollare» (Caro, Lett. med. \\\, 216).
rcaj). dare a mimmi. — V.
Pepè. Scarpetle. Tele.Piglia pigtia^mpvT Párle, sust. f. Parte. Noi usiamo cosi in-
Puprfin. ScarpeUa. Tctfegn. Castagne.
Pfsrio. Piede. 'Jet in. etoeeim. tiera e italiana qiiesta voce nel solo
P¡|.¡; Folátile. Toeutœu. Ptrcossa. dettato seguenle: Chi gh'è gh'è, e chi
Pí.mii. Urina. Tolo , Tutoriii. Cu/te , no gh'è mangni la parte soa. Chi lardi
Pi.pu. Bimho, Mimma. Picciol rant. arriva, trova il diavol nel calino.
Pupt'ib. Bimha, M m m ii. l'^hinni. С/ел.
Vuri'iin. Polcino. Vennenúa. rifrmf, en Partida [T. di giuoco] (fit) agg. Fà mez-
Purrsúii. Ptilce. corche pictoIis*imo : za-parlida ... Alla Bázzica è il viocere
Ou п. tu.' Qualité sacca? di colpo meta dei punti per a vers i in
ParôlU (<"J ögg. Ch'tl disa ona parolla: . mano a bella prima tre carte di conto
cuua vœurell dämm? « Or veniamo uguali di Ire pali, о due e la malla clic
a' coulanli, e di' la tua parola e spàc- coula per la terza , о una e le due
ciati, ch'ei si fa lardi » (Alamanui, Flo malte, se cosi convennersi nel giuoco.
ra, a. II, s. 5). — V. Fà partida intrega ... Il viocere corne
I'.n ulla tasuda l'è niai SCrivuda. Prov. snpra per aversi in mano qualtro carie
Lrtauz. verstaue ciel vulg. Un bel lacere simili di conto di quattropali, о Ire с la
но и fu mai serillo. malta, o due e le due malte, se due
l'aroll che dis negotl. Parole vuote se ne conveunero in giuoco.
di senso : Partida. T. di Agricult. ... Quell' anta о
.... 1 par-oll lenca loslaniia ant die sta di quà e di là ¡inmediata
Pan giusla соше 1'ица tenta пищ. mente a un Шаге di vili.
Micjp, Rome, p. j65. — V. Partida. Spicchio (* tose. Carena, Prnn-
A Vt ss minga boo de di dó pároli tu. p. 247)- Nome di ognuno di que"
ill crus agg. •« Mon saper niellere quai- telaj di legno ripiegabili l'un su l'altro
im parole iusieoic » ( Nellij La serva verlicalmente e apribili a zigzag., onde
p.idr. a. I.). — V. si compone la scena (fiomba).
A Parolla de re agg. - Le lor {quelle Parziàlla [QTo podé]. Frase che odesi ncl
de' sensali) non son parole di re; di- cootado verso il Coinasco. Masticarla
<nun e ridicono, come lor piace » (A- maie, Non la poter ütgojare. Non sa
lanianiii, Flora, a. Ill, s. 5). — V. per tolerare lorli od oltraggi.
Pnióna. Coppollo j Schiavtna. Forse da Pas (in) agg. V¡v ¡o santa pas. fivere in
Patón (Pilólo), essendo essa una spe quiete e tranquilina intera, Vivere in
cie di cappa dozziuale sólita a porlarsi santa pace. — V.
dai Barcajuoli e dai Marinan. — D. A Fa pas agg-. Fa pas, e quel che
Farpceùla e Parpajœùla (in) agg. Bnraltá è (laa è staa :
i sovran in parpajœul , in. br. Fare Ii Oriíi faciam la pacp,
avanti di тонна Ciondoltna. — V. E quel cli'e ítalo, i llato.
tin (in), «ig. 4-°, aS8- D» Parl a vu" Salvetli, Ceceo Bimbi. — V.
d'ona cossa. Partecipargliela, Farglie.la Pàs (a) nelle G. agg. Palntizio. Olivo della
sapere ; Partiré cou es so alcuna cosa, domenica d'olivo.
a Alcuui, le cose che solamente son da Pase [Andà а]. Andaré a mimmi (* lose.
partiré con li amici, a ciase una con Careua, Prontu. p. 109).
tain) ». — V. Pasmón, v. c. br. ... Chi úslola, chi spa.
Fa pari a vun d'ona coisa, m. br. sima alia vista di alcuna cibaria.
Metier uno a parte, liante una parte Pasqua [alla] (in) agg. che i Brianzuoli
anche a lut; Divídete, Partire con esso dicono Pasqua con la frasca.
aJcuna cosa. — V. Pass (in) agg. Pass del mull. Per passo
A Quel lasst'i el fa la part a luce agg. diflicilo e pericoloso: p. е., Ghe semm
и Colui ebe 'I lullo vede, fa poi li la- nun э I pass del mull! Ci siamo noi
glieri, e taclia coûte a lui pare clic м a l ùttsillis! — V.
Fol. V. 18
PAS ( il S ) PAT
Fà on pass, o vero un basell a la gliameene ajfligere! Non ci ne diamo
Yceulta. Figuraient. Nou fare Iroppc cose pensierot — S.
a un tratlo. — V. Passion. Passione di С С.
On pass, o vero on basell dopo Toi Dominega de passion. V. Domineg*
ler, per avolta che la sia ona scala , i. q. G.
ghe se va fina in scitnn. A scaglione a Prèdega de la passion. V. Prèdega
scaglione si sale su la scala. Proverbio i. q. G.
significant die a poco a poco si viene Sellitnanna de passion. V. Selliman-
alla cogiiizione delle cose pi Ci alie, о lia i. q. G,
vero al coinpiraeiilo dei più difiicili Pàsl (in) agg. Incanlnss minga о Pèrdes
íiilti. — V. no in Гога di past ...Dicesi di questi
A Fà duu pass inanz e vuu indree fuyi-faliche o schiva-facende che non
tigg. Figuralani. Procederé lentamente sono mai prouti a' loro doveri, fuorchè
in сfie che sia, con i-ilerrozione, per- a quelle di f.ir bailare i denti. — V.
deudo a quaado a quando il guada- Past del loff ... In all une parti del
guato o il fallo. — S. coñudo e su 'I Varesino chiatnaiio cosí
Jn Vess longli de pass nota che quel lerzo pranzuccio che si la in oc-
Andaré di trapasso pare signiíicbi piut- casiorie di nozze fia i più stretti pa-
loslo quel porlainento del cavado pe '1 renti delle due fainiglie.
quale porta il piede posteriore più iu- Paslde (in), 3.° sig., agg. Alla Bassa e
iiauzi deU'auleriore die sta per levare. nel Pavrse dicouo Pasto, e moho »I-
V. Travàrga ncl Voc. — S. brgunn di signifícalo quesla voce. — V.
Pass ... Aggiunto de' baclii roorli dal cal Pasión (in), a.° sig., agg. Pasión di usej.
cino. Pastime da uccelli. Si fa di farina di
Pàss. T. de' Forn. ... Curt de pass, Longb grano turco e di bacocci (gatlozz, bor-
de pasa. V. in Cdpp i. q. G. docih) diseccali, pesti e stacciati, intrisa
Pàss e Passîn ... Le nostre donne chia- ogni cosa can рос' aqua к rimenata
mnno cosi quella specie di passante lauto che ue venga una specie di pasta.
со '1 quale si ferinaiio nel mezzo uno — V.
о più galani , uua о più gale di cas A Pasión di rossignœu agg. Si fa
tro, о simile. coure l'allro, se uon che, in vece d'a-
Passa (in) agg. Chi passa perd. V. Pèrd qua, si mette un po' di mêle e tuorlo
I. q. G. d'uovo; e, rimeualo il miscuglio, si fa
Л Passalla-foeura per el bus de la frigere cou burro.
ciav ag™. Uscirne, Passai sene pe'l rotto Paslorèll , susl. f. pl. ... Cosi chiamano i
délia euffia. — V. Brianzuoli le radicelle capillari, о quasi.
Sarà slaa quel che passa: p.e., Chi - V.
è slaa che ha rotl sla lazza? — Mi no. Palan. Buon pastricciano. Uomo semplice
— Uli m, douca el sarà slaa quell che e materiale, quielo e di buona pasta.
passa. Forse dallo spagnuulo Palan, che val
Passa {in), sig. 6.°, agg. Passa ona reson. Co'ntiidiuo che poita sc¡irpe grandi e
Far buona, Menar buona una ragione, rozzameule falle. — V.
Accellarla per valevole. — S. Pataufláiin ... Falde, lembi, e simili, di
Passadôra ... Tela che si sovrapone a' cui vogliamo notare la superfluità. — S.
soppedanei per difesa ov'è più fréquen Pàter (in) agg. lu temp de segaría no se
te il passaggio. — S. dis nè pater nè avemaria. V. Segaría
Passalègn, sust. m., v.. с. br. ... Specie di i. q- G.
Sbagg (f. nel Foc.) per fare che una Pali (in) agg. Usasi da' Brianz. per Man
piaula contorta rientri uella tila dvlle care, Non avère, о Non essere a suf-
sue compagne. ficienza; Difettare: p.e., Se la lovaja
Passera [rameeghinna] (in) corr. Passera la riva minga a quallà lutta la tavola,
che, sendo matura al voló, ha lasciato se g' hen fa pâli on poo d'ona pari e on
¡1 nido e se ue va di ramo iu ramo, poo de l'oltra (cioè, il difetto non si
di piaula in pianla volando. — V. Uscia lulto da uua parte, ma, dividen-
Passióu (in) a¡¡g. Mai passion! Non vo- dolo . si fa cbe inauchi un po' di (o
PAV 39 ) PEC
vaglia da un capo e un po" dall'altro). l'un lato, acciocché la midolla si sos
— V. tenga, e qua и to ha meno dell a cor
Patrèmm (in) nota che verrebbe a signi teccia, lauto arde nieglio e più chiaro
ficare ad patrent, suppouendosi che al nella lampana с più agevolinenle si ac-
inórente sia premorto il padre, come cende » (Grescenzi, Agricult. lib. VI,
ordine di natura vorrebbe, e che ¡I inó cap. 95). — Papiro per luci'gnolo ha il
renle vada a ricongiungersegli. E, in Muuuzzi; Pavero ha lo Spadafora, e
senso più esleso, al Padre di tutti. — S. Pavero dicouo i Veneziani alio stoppi
Palróu e Padrón (in) agg. El beo del no. — V.
patron l'è come cl via del peslon, che Fa pavir, ni. hr. Propriam. vale Ear
alla maliuna l'è bou e alla sira l'è lamiera} Risplendere di bella e viva
guasl ... Cosí è sólito lagiiarsi il con- luce; e dices! delle lucerne quando,
tadino hrianléo del durar poco e pas alluugalo e slargato il liicignolo, ren-
ear troppo presto l'amore de'suoi pa douo maggior lume del sólito. — Figu
droni verso di lui. — V. ra tam., vale Fart spicco. Fare scoppio,
Vess patron del camp e de la vigna. Fare gran mastín. — V.
V. Vigna i. q. G. Pavonazz (in) agg. Che Ira1 del pavonazz.
Pall (in) agg. Fa palt de ... Contenlarsi, Pavonmiógnol ¿ (Targ. fing. I, чд5).
Eleggersi, Togliersi. — Mi farev patl Pavonin , susl. т. , e Pavouinna fem. ...
de xtH in ca lull el di, quand gh'avcss Pollo pavonino. E noto anche ai mon -
liber a in с mœud. lo mi lorrei di stare tanari romagnoli.
vi casa tullo il di, quando avessi libri Pé (in) agg. Avegh i pee che vœuren
a mió genio. — V. nass del tVegg ... Avere i pié di là da
Palla [Fà] (in) Yess patla e pagaa. Esser fieddi.
sa e íh, corr. — Primamente si avéa a A Pé bioil agg. per sinon. A pé scolz
scrivere patl e pagaa, e uon palta e verso d Pavese.
pagaa, perché in quel modo più tostó Stà semper in fa 7. ion coi pee, coi
che in queslo si dice; poi perla cor- brasc, coi ál , ec. ... Slare in continuo
rispoudeuza italiana era nieglio metiere molo, od esercizio de'piedi.delle brac-
Restare palti e pagati (Varolii, Ercol. cia, delle ale, ec. — V.
p. 590, ediz. Coiniii.), o vero Essere A Tosù de coo per metí de pee agg.
pitlli e pagati (T. Tasso, Lett, inédit. Vale anche Far che che sia sema Trul
p. 16, ediz. Pis. 1827). lo, Tornar le tose a quel uiedesiino, e
Paltaja [In]. Per äonceiira, V.: simili.
Scoldà in !r(c, vedi: in paltaj4. Ves nè a pé nè a cavall. Essere per
Porta, Barboriii) sptrnnza rf\)rfl, aria? Non avere acconci appieno i fallí
il. 18. — S. suoi; Non cssersi per anco ben collo
Pattônna (in), sig. 7.0, agg. Stuoja. - Al cate sopra stabile fondamenío. — La
zo la stuoja cli'era all'uscio dell» chie- nostra frase è tolla da chi nel montare
sa я (Bibboni, Itelaz. te), — V. a cavailo resli Ii (qual che ne sia la ca-
Pattusc (in) agg. l'aluccio chlamano i gione) con un pié su la stall а с l'ait го
Bolognesi lu canapa più corta, che nel per aria. — V.
gramola i la, essendo poco consistente Pc [liase] (in) agg Noi usurpiamo que-
e íloscia, cade da sé(T»iiára, Econom. sla voce per Scarpa. — Dagh on poo
agr. p. 466). Moi la chianiiamo riVi, e de pé. Dure un po' di Scarpa diagonal-
i Toscan! capecchio. — V. mente.
Pavlr (in) agg. V. br. Papiro. Specie Pè. T. de' Forn. A pe d'asnin. V. Qua-
di cipero, la cui midolla si adopera a drcll i. q. G.
uso di stoppino. — и II papiro' . . . Pè. T. de' Murât. Fà soit on pè ... Dare
seccaio è inolto acconcio a uutriinento un po' di rialzo ad un ponte da fabrica
del fuoco nelle lucerne e nelle lampa- per poler continuare l'alzala del muro
lie ...Ha la sua midolla molto bianca, senza essere oblígalo a far nuovo poule.
spugnosa e porosa, la qual suga molió Scala a pè d'occa. V. Scàla i. q. G.
l'uuiidila ... Seccasi e scortícusi in mo Ресс [Melt el] (in) agg e corr. Tolgasi
do che rimane un po' di corteccia dal- l'aiticolo =el=:, e si dica solíanlo =
PEIÏ ( ijp) PEL
Melt росс. Meiler pello, Meiler mam- è alto я Urc all'amore, o chi non ne
те, Metler poppe. Come Beov. Cellini ha voglia , vada a letto a dormir de'
disse — melier persona — per crescere, sonui. — V.
farsi più grande, aumentare per qual- Schiscià i pedann de vun. Andar su
sivoglia versa del corpo; cosi i noslri le pédale allrui, Imitarla. — V.
contadiai dirono che le mante mdtlen Peder (in) agg. Pari el Peder Pipetla. F.
, pecc, per dire che loro s'ingrossa il Pipùtla i. q. G.
petto, che loro crcscono le mamme, Pedfn, dimin. di Pè. Fa pedin, in. br. ...
le poppe, il pello, la peccia per lalle Fare, in andando, poro o nessun ru
che tí si accumula insu lo scorcio délia more. Fare un leggrrissimo scarpic-
gestazione. — V. cío. — Anche usasi per Preinere destra-
Avè melluu pecc. Sbonwlare, Aver mente altrui ¡I piede per inlendersi di
le poppe sbonzolanli per abondanza di cose amorose. — V.
lalle. — Disienta ubera lacle (Virgilio, Pcddn (in) agg. Pedala.
Sgl. IV). Ladea demillunl ubera vaccae On pedon de nev, fr. cont. brianz. ...
(ld. Georg. II). — V. 'I' mía neve caduta in terra с ti r lasci
Peccia (in) agg Peccaa confessas l'è mczz campo a impronlarvi una pedata.
perdonas* ..; II solo r« „onoscere e con- Pedoiiin, v. dell'A. M. ... Picriola pedala.
fessare di aver peccato quasi ce n'as- On pedonin de bé.
sicura ¡I perdono. — V. Pedù (in) agg. Ntvcr come on pedi'i. F.
Peccàa [ El peccaa ei genera la mort ] Niver i. q. G.
(in) ац8. : Pedùzz. T. cPArcuilett. Pcduccio, Mén-
Miser cbi mal oprando si confîjj Sola, Piede di volla, ec. Quindi
Ch\)^nor slar debbïa il maleficio oceultnf linpeduzzá e Impeduzzadura, il far
Cbè, i|uando ogo'allro lacia, iulorno grida cire la voila posi su 'I peduccio. — V.
L\iria e In (erra istessa ia cb'è sepulto } Pérora (in), aggetl. di Caria, agg. F,
E Dio Га spe»so сггеЧ peccato guilla
Il peccator, poi ch'alcuil il i g'i ha iadulto, M^nti, Foc. Com. in Ptcoiu.
Che sè meilestnoj seosa allrui rirbielta, Pdl (¿i) agg Lavorà la seda in pél. T.
Inavvcdutamenle manifesta. de' Filaloj*).. Dare alla seta una par-
Arioslo^iirio-ío', с. VI, s* 1. licolare loicitura, diversa dilla trama
Stimulus mortis peccatum est. e dall'orsojo, ma che imita quest'ul-
(S. Paolo, Ер. a'Cor. I, c. xv). — У. timo. — V.
Peccatdria. F. in Robba i, q. G. Tira pussee on pel de vacca che orí
Pecciôlt , Peccidn. Accrescitivi di Pece. para de boeu ... Delto figúralo e dr
Poccione, Petloccio: p. е., Yarda che c'iiara signilirnnza. — V.
bell peccion la g'ha soll quella vaccal Pela (in), sig. agg. I cont. hrianz.
Ve' bei petloccio ch'ella ha sollo quella usano queslo verbo nel signif. idéntico
mueca! Ve' com'ella è pocciuta! — V. italiano di Peíate, Levare il pelo p'?r
Pedànna (in) agg. о Pedoua, aecresc. di iscoltatura.
Pedín. F. i. q, G. Pela e Pelua come oo zifol. F. Z.í-
Fa pedanna, m. br. ... Fare, in an fol i. q. G.
dando, rumor forte, Scalpitare, o Scal- Pela de la sét. Morir delta sele. — V.
picciar forte. — Chi noveeur fa pedin Pelador, v. c. br. ... Chi hruca foglia di
faga pedauna, e chi no vœur fa all'a- gelso.
rnor, vaga iu la tanna ... Cosi cania la Pelànda (in), i." sig., ! agg. Casacca (Tom-
fanciulla brianzuola nella canzone del mas. Sinon, in Maulo).
Sgenee (F. nel Foc. e i. q. G.): cioè, Pelaiiddn (in), i.° sig., ogg. Casaccone
Cbi non sa, о non vuol premere de (Tommas. iVi).
strámente il piede dell'amorosa per in- Petent, v. с. br. ... Aggiunto di ranno oil
tendersela con essa, che se ne vada allro ¡I quale scotta si che pela.
■l)a paglia; o vero, Chi non vuol cam- Péll (in), sig. agg. A fann ona pell,
minar leggiero e in punta de' piedi in. avverb. br. A due assai, Tult' al
(Ja pedin), si che allri non senla l'an- più, A faitea, e simili: р. е., El g lia
dar sue, vada con piè pesante e scal- on'entrada de cent zeechin, a faun one
picciante {fa pedanna). E cosi chi non pell. — V.
PEN i) PER
Pann di pell, plur. PigUarsene delle al padrone per l'uva mangiala ». — V.
salolle. — V. .Pendolera [ A ] (in) agg. II Brianz. dice
Vess fœu о fœura della poll. Essere A bindoléra , e par che dica mcgliu.
forte in colera, Essere fieramente adi- Quindi
rato, coi rucciato. Anda tutl a bindoldra. Sbrandcllarsi,
Oiia pell de lovalta. V. Lovatta ï. q.G. Andar tullo a brani, a brandclli, a
A san Vítor melt la pell al sol. F. slrambelli, a pezzi , a stracci. Dicesi
Vilór f. q. G. delle vesti che si slracciano e si di
Pell \Otre] (in) agg. Pell d'ceuli vœu} ... visorio in molli hrandelli. — V.
Cus!, per siimlil., chiainano i Brian*, le Pendolilt, sust. m pl. ... Dicesi de' biinbi,
poppe vizze e sucide, che Bozzncchio- consideiMiidoli quali appeudici с pesi
ni e Bariglioni diconsi du' Toscaui. de' genilori. — S.
— V. Peñera o, Pionera (in), 2.° sig., ag«. In
Pell. Prepuzio. Tiregh-giô lulla la pell. questo senso è anche 'Г. de'Aluiatr. e
Pellarèlla, v. a. (Ord. Ospil. Magg. del dcgli Scarpell., ed è quel denle dello
i5j8). La Pelatina, Alopecia. — Alcuni, slipite di vivo che s'incaslra nel cavo
come il medico Frapulli, sono d'avviso della soglia. — V.
che la Pellarella fosse sinon, aut. della Péng, v. cont. ¡Maturo anche d'allro, non
più moderna Pellagras ma l'opinione si.lo d'uve.
non pare bene accerlala. Penión. Opinione, Ai-viso, Idea, Credenza.
Pellàscia ... La Placeóla delle uova nelle Penna [da serivere] (in) agg. Penna che
galline. scrizza. Penna che schizza (*losc. Ca
Peloccdn.v. c. br. ... Grande scappellottn. rena, Pronta, p. 229).
Pelùcch (in), 2.' sig. , agg. Ciappà vnn Penna purgada. Penna concia (ivi).
per i pelucch. Prendere uno pe' capelli, Quell di penn. Pennajuolo. Vendí»
o vero pe 'l collares Scaricarsegli ad- tor ambulante di penne da scrivere.
dosso e mallratlarlo. — V. Penser. T. d'Agricult. I nostri conlndiui
Tirass per i peluccb. Accapigliarsi, e Irecciaj chiamano con queslo name
Tirarsi pe'' capelli.— E, figuratam., Fa quel primo nodello del gambo del gra
re a tira lira, Nnu andar d'accordo su no che s'inconlra scendendo dalla spiga
d'una cosa. — V. al pédale, e dond'esce la l'oglia vaginale
Penàggia (in), t." sig., nelle parti, dove o d' involucro ; e di quel culmo di pa-
dice Covèrc agg. che molli chiamano gliuca che único viene úsalo per Ircccia
anche Penaggin. da cappelli : e li uni e Ii allri sogliono
Osserva die in alcuni luoghi della dire che la paglia da treccia l'c longa
Brianza i conladioi dicooo Panaggia, de penser о l' с curta de penser, se
edicono meglio, se que.it o ámese, come cundo che dalla spiga al nodello roire
pare, viene da Panna. — V. più о men longo ¡I culmo. La frase é
Penaggin ... Coperchio mobile delb zdn- delle più »ingolari ed baaflinílá con la
gola (penaggia) uel quale è innastalo metal'. Fedula corla d una spanna, ее.
il peslone con la rolella da capo. — Allri estendono anche ad allro U
Penciorà (in) agg. I cout. br. lo dicono parí idéa, e dicono Ràsol curl o long/i
pure de' bac h i da seta allorchè inco- de penser per indicare nel magliuolo
miiiciano a dare segno di vita matura v ici na tiza e frequenza minore o mag-
e vicina alio infrascarsi. gíore d'occhi.
Pendizzi (in), sig t.",agg. Quelle rigáglie Pér, v. emit., per Pél [ Pelo]. V il Voc.
che ronsislono in un determínalo nu Per [Frutto] (in) agg. Per-seil-in-bocca.
mero di corbelli (cai'agn) d\iva in al Pera moscadellina.
cuni luoghi di Toscan» sono delle со- Per soinenzin , v. br. Pero sementino.
gni, forsc dal cogito in signif. di cesta. | Perc di grossezza mediocre e vemiiie
(У. Salvini./í/í/io/a:. aWArianna infer' che non inalurauo mai, e non si man-
ma del Redi ). « Viene questa voce i giano che colle e grulebliale.
(bicongia o bigoncia) dal latino bis e Peràtt, v. c. br. Perajuolo? Chi trafica
congium, che si diwe cogno, e i con- di pere.
tadiui dicono cogni nuelli che danno Percé, v. br. Parti in percé. Affettart il
PER ( i 42) PES
favellar toscano ; Parlare affèUato, le- pelare la pesca ù ricercatezza. — S.
zioso. È lo stesso che Parla in qui/ici Persónna (in) agg. Per sollomessa per
e quindi , cioè, Usar maniere e voci sonne. Per persona sostituila. E frase
che il Lasca direbbe Lascivie del par úsala fra i nostri Legali, Ragionieri ,
lar toscano. — V. Ingegneri, Amminisiralori per indicare
Pèrd (ш) ngg-.Chi passa perd ... Chi lascia c¡6 che ¡i vulgo dice on subalterno, on
passai- l'occasione non la ritrova più dipendeiil, uuo posto ad agiré in nostra
cosi fácilmente. Talora dicesi a mensa vece.
a ebi per cerimonia vuole che altri Pèrtega (in) agg. Pertega de fà-giô i ra-
prima di lui , cui locchi la voila, si gner. Ruschia? Gallinaccia? La Scar-
serva d'alcuna vivanda. piaiola de' Venez.
Perdizi. Ruina, Perdizione. Pertegdn ... Nome di lutli que' paloni che
Andà io perdizi. dudare in malora, a brevi dislanze sonó inchiodati da ci
Ituinarsij Malandare, Ridursi in cat- ma su '1 comígoolo, e da piede su le
tivo stato. — V radici de'eapanni cam perece! di legno
Manda in perdizi. Mandare in ruina, e paglia per formare l'ossatura della
in malora. — V. teltoja. Fanno oflicio di correntoni.
Perdona (in) agg. L'è corne papa Sist, Pesa-pàn. Giascino. Ministro basso del
el le perdouna nanea a Crist ... Dicesi magislralo della Orasela. — Quello che
di chi è severo, iticsorabile, iudessi- noi diciamo Direllor de la viluàglia è a'
hile, che non guarda persone, ma vuole Toscani Ministro delta grascia, Abon-
irreinissibilmenle punitala colpa. Tolla danziere, Chi presiede all'annoua. —V.
dalla nota severilà di Sisto V, e dalla Pèsca (in) agg. Lassa vun in la pesca,
fermezza con cui personalmente sina- dice talora il Brianzuolo in vece di
scherù Г abuso Ulrica che cerli mal Lases che vun se la peschi luu. La-
ouesti Regolari fucevano d' una loro sciargli la cura, la briga, il pensiero,
imagine del Salvatore. la pena di strigare alcana facenda in-
Perdona l'è de Cristian, ma desmen- tricala e scabra. — V.
tegass l'è de bestia ... Detlato mondano Pesciàn [A] (in) agg. Pedibus calcantibnt
che consiglia a perdonare si a chi ne dicouo i contadini brianzuoli per va
oifese , ma a non ce ne fidare di poi riar frase, appreía questa, seconde, clie
IroppO facilinente. pare, dai Frali Znccolanti. — V.
Perlàcca, v. br. Pcllaccia. Membrana che Pesción ... A' Briantéi vale cosi un Gran
si trova Ira la carne, massinie d'animal picdcy come Chi ha piedi lunghi e lar-
gioviue. — V. ghi assai. — V.
Perlinna, dimin. di Perla. Bonna pcrlinna. Pesón ... Terra argilldcea assai tenace,
Diccsi liguratam. e ironicam. a persona malagevole ad appaslarsi , ma ecccl-
inaliziosa, furba, astuta in cherniisi, lenle pe' lavori da fornaciajo.
cioè, iu estremo grado. Bella gioja, Pèss (in) agg. I contadini hrianz. declinano
Faiitino, Ríndalo. — V. il nome Pèss al plurale per Plssj noi
Pcrsciinm (in) agg. Tra-via el perseimm. eiltadini diciaino Pèss iu ambo i nu-
Uscir di donzellatico ? ineri.
Pèrsegh [FruUo]. In Persegh gniff corr. Banca del pess. V. Pessée i. q. G.
— Pesca gialla , - Pesca carota gialla. El pess l'è bon in quij mes, ce. f.
La pesca sanguigna o di sиgo rosso in soltó Erra í. q. G.
dial, milan, si chiama Persegh biedrdv. Pess del diavol. Lo stesso cite Scàr-
In Briauza pero questa pesca è delta dola. V. il Гос.
Caiôlola, giacchè quivi Carôtola si dice Pessée (in) agg. Il Prsciajiiolo ambulante
la Barbabietola rossa, e Gniff la Ca che vende pesce fresco da noi è dello
rdia gialla (daucus carola). — V. Quell del pess ¡ ese ha bolega a vento
In A Tamis pe'legh el ligh, ce. Credo in pesebería dicesi pure cosi, ed an
esprima una massima machia vcllica, che Pessée, come dicesi la Banca del
cioè di far più garbi al nemico (che pess la sua botega posticcia. — Pessée
non puoi opprimere) che non aU'aini- o Salumiér in vece nomiuiamo posili-
со: in fallí с naturale pelare il Pico; vam. il Bolcgajo che vende pesci in
PET (i 43 ) VEZ
Sabmoja ed ogui specie <l¡ salumi qua- A La ca di pin, ее, agg. Il Porta (nel
dragesimali , come acciuglie, caviale , Fraa Conduit) la cbiama el magazzin
■npsciame , tonno soll' olio, olive sol- di saresilt. — V.
l'olio, limoni, rápperi, ее. Peltarùtt (in) agg. Pelón cbiamano ¡ con-
Pessilt (in) agg. Fa-fceura i so qualler lad, brianz. quelle fatto di scorza di
pessitt (Maggi). Snocciolare i suoi Quat castagno o di gelso, quando sono in
tro bezzi. — V. succhio. — V.
Fa sbignà feeura i pessilt a vuii. Pettcàvra (in) agg. Li Aretini lo dicono
Far isborsnre, Far snocciolare, Far Mal del forcone, e i Medici con nomi
sgatligliare allrui i sonajoli. — V. dotlriiiali Spina bifida e Idrorachia.
Pessonéra (in) agg. Pesciajuola (*losc. Peltegàscia (in). Vuolsi osservare che il
Carena, Pronlu. p. 354)- — VAnima о Muratori cita un passo degli Statuti di
íiavicella (Id. ivi) ne forma Г interno. Alodena, dove certa lana, inferiore a
Peslón. Stanlujo nelle iroinbe. Ha ¡a sua quel la di pécore e d'agnelli, ¿ detla
braga de peston con nos. lana de petegaliis : Nullus ... audeal im-
Pelàcca (in), sig. a Islrument de pe- miscere aliquod pilum de hove, vel da
lacca agg. Istrumcnlo da penna (Speron capra , vel de asina , vel de hirco, de
Speroni, Cura /am.). — V. caprelo, vel de cane, vel lanam de pe
Pelase (in) agg. Per Patlume, Pacciame, tegaliis , cum lana de pécora vel de
Capecchiaccio. Parlandosi di cánapa, il agnel!¡no, ele. (Dissert. Anlieh. Hal., II,
Tallara bolognese lo chiama Patuccio: 43o). - V.
р. е., Quest ann el cánev el m'è andaa Petuflàss-sù. Baltersi.
lull in petase, n' ho cavaa nient. — V. Petulànzu (in) agg. L'invidà l'è creanza,
Pelascioeù (in), j.° sig., agg. Abomaso. e el taccà o el zetlà l'è petulanza ...
Quarto stoinaco degli annual! rumi- Proverbio de' contadini brianz. со '1
tiauti. quale, chiamati da vol a parte delta
Pelasciœù per Panisciceù. V. i. <]. G. vostra merenda, o cena, о simili, vi
Petèll, v. br. , lo slesso che Petin. Mi ringraziano schermeudosi d'accetlare.
dan, Spizzicuccio, Spizzico. — V. Le fanciulle poi traggono talora il del»
Cagà a pelrj. Cacare a spizzichi, tato a tradire il secreto del cuore с
Scacazzare, Mandar fuora Ii escrementi obedire a un tempo al pudore ; e in
in più tratli e iu più luoghi e a poco allora il Taccà sta seinpre in iuogo del
per voila. — V. Zetlà.
Petigrl (in) osscr\>a. II vari (vajo) è, an- Péver (in) agg. Pever in mezza granna ...
clie secondo il Vocabf, la pancia dello È ¡I pepe acciaccato si, ma in franlumi
slesso anímale, di cui ¡I petigrl è il più grossi che non sia queWo roll о in
dosso. Nella Crónica piacenlina cilata tocch. Si pone Ira Ii involli de'panni
dal Verri, a proposito dclle nozze del lani, come quello in granna negl* in
figlio di Federico Barbarossa con Co- volli délie pellicce, per guarentirli dalle
stanza di Sicilia, leggesi: Grixiorum et tanne.
variorum , etc. ( Sloria di Milano , I , Peveràscia (in) agg. Il Soderini (Degli
a56 ). — S. Orti , p. 106, ediz. Silv.) la cbiama
II greco Phaios corrisponde a color Centone, Alsinia e Orecchia di topo.
bianco misto di пего. II Muratori nella — V.
Dissert. XXXiri su le Anlichilà italia- Peverascina ... Specie di peveràscia cbe
ne (vol. III, р. З95 ) adduce un verso infesta i lerreni semiuati a grano; ha
del Nazianzeno cbe in latino suona : fiore minuto e sla bassa terra terra.
— V.
Ex albo nigroque mixta natura colorent Peverascidn ... Altra peveràscia che pur
Phajum (cioè Fosco) parit. infesta i graui, ma s'alza più dell'allra,
Pelonée, v. br. Coreggiero, Scoreggiatore. ha foglie più larghc с pelóse, e iiori
— V.
Pèlt e Pitt (in) agg. Savè tutt i pelt, о più visibili. — V.
vtrOj ogni minem pett cbe se fa in Peverdn de Spagna per Marènna de Spa-
paes. Saper lutte le pisciaje del paese. g na. V. i. 7. G.
Pézz (in), agg. N0 gh'c più peu de met
— Y.
PIA ( i\ í ) PIA
lígli dice il Bilanz ; per E' non c'è r¡- Piauélla (¡n), i." sig., agg. Pianella per
l>oro, Elt'è spacciata. Actum est.— V. Alallou solide, ce é pur voce loscana.
Peziigà (m), i.° sig. , agg. e Pizzigà. Oa/i — V.
altrui un pizzico, un pizzicotto j cioè, Piangin, aggell. di Sáres. V. Sáres i. q. G.
Stringergli foi le cou due dila la carne, Piano (in), sust. in., agg. Piano, parlando
si che ne seota dolore. È più. di molto di piani di guerra o di altre operazioui.
clie Palpeggià. — V. Piánta (in) agg. Brasciáda, o Pianta de
Pezzigà (iff), sig., agg. Pigliarsi di che hrnsciada.T. d'Ingegn. ... Piauta di tan
che sia un pizzico, una duse modérala, ta grossezza qnauta cape uelle bracciu.
ее: p. е., Pezzigà on soguelt , on'o- — V.
relta de sogn, ec. Prendersi, Torsi un Piauta d' asta ... Diccsi communuiu.
sonncrello, un'oretta di sonno, ec. de' gelsi (moron), e sonó quelli и'
Sc in di ceucc senti i lorniiflh, ' quali si dà un tronco di tre brarcia
On sognin nol me despiâs , 0 Ii intorno. Sono il contrario detie
Piunli A ronch e men neuigh piaule папе e dei Moron de seeppadn,
Uurorclla in santa pâ*. 1 quali si Ironcano presso Ierra. — V.
Alaggi, Tt-alenim. in villir, A Pianta dolza cd a Légn dolz agg.
si. ïO. — V. Pianta bianca, biancuccia (Laslri e I\ic-
Pià (Ht), sig. !.°, a Pia, para, vollia e ti, Agricull.). — V.
inesseda agg. Fare un táppete tappele. Planta moría i» pee. Morticina ?
«• Para, piccliia e martella »fSalviui).— Piaula seccalasi ualuralmeute su '1 ter
Il Brians, dice: Dai, zolla e marietta. reno , moría di morte naturale prima
Ii Caro nel V. de' Maltaccini usa A~~- di allerrarla. — V.
zollare, altivo, per Bussare, Picchiare Pianta (//<), sig. 3.°, agg. la pianta sta
uno. — V. bil ... La femine ¿ incostant in plante
Pia (in), Ъ.° sig., agg. S'usa da' Bilanz, stabil disse bellamente il venustissimo
per Aver sapore acerbo, acido, agro, poeta (Vi ulano Zorutti nel suo Prono
Joríe, che pare iiiorda il palalo, hi lin stico pe 7
gua: p. е., On asee che pía coiné. Un Piauta, e piii communcm. Asta. Per Sla-
aceto potente, fortissimo. — V. Iura, Grandezza, Taglia, Taglio, Pre-
Piada. Bezzicala, Morsicata, Morso. —V. seiiza: р. е., Она bella pianta de don
Она piada de pan, e siin. ... (Juanlo na. Una bella taglia di donna; cioc,
se ne spicca in una volla со' denli j Donna rl¡ bella presenza e statura. —
Morso, Marsella : р. е., Tœu, ciappa; Omm d' ona pianta югшоа, d' она
Iceiiuu-via ona piada anca ti. — V. pianta granja. Uomo di mezza taglia,
Piadcsg, v. a., quasi dicasi Piateggio da di mezzana statura ,
Pialire, Pialeggiare (Contendere, Li Gigante non fu mai di magiar taglia;
tigare). Pialo, Litigio, Contesa, Taccolo cioè, di maggior statura. — V.
iCeva, El Remit e 4 Diavol). — V. Р'ЛЫааЧсоно varj Fornaciaj per Spiàrda.
Pïadltia. Bezzicatina. — V. V. nel Voc. e i. q. G.
Plaga lin) agg. Erba de piagh. V. Erba Piàrda. Hipa del fiume, Spiaggia, Spalla,
nel Voc. e i. q. G. ec. Voce usata cosí lungo il Po с I
Pian [Erpes dej. F. Èrpes i. q. G. Ticiiio, come lungo PAdda. — V.
Pianà [Erpes de]. V. Erpes i. q. G. Piatt (in) agg. Fann pien on pialt. Lo
Pianéll (a) nclle G. sostiluiscasi. Sust.m. stesso che Fann on bell piatt. V. il Vne.
T. dei Tessilori, commune a quasi O polla o lace no pö stà in del pialt,
tulla Lombard/a ... Quelle parte della prov. coutad. Non si pub avère la то-
téstala da cima d' un ruotolo di lela glie ebra e la botte piena.
clie i Tessilori sogliono rilenere per Piàlt de cardinal о de gardinal ... In
sé quasi loro provécelo ex jure. 1 più sensu di appauaggio о asseguamuntn,
temperati la sogliono limitare a circa vale Lauto, Splendide, Eccedente, co
un hraccio uoslrale. I Pianej sono a' me è lama che siano i pialti de' Prin-
Tessilori quello che Ii Scamón (V. net cipi delta Sania Chiesa.
Voc.) ai Sani, e nella scala delle nía- Vess bravo al piatt, o al tozz, o al
lizie arligiauc vaniio a una bandiera tavoliu ... Esser prude al itienar di
con essi. niascellc.
PIE (14:> ) PIN '
Pï-ivèsp, v. del В. Mil. Gruccione (S¡iv¡). s¡)orgere da un ramo d'albero, con iu
II Merops apiasler Liu. cima un bussolotto nel quai fermasi il
Piazza (in) agg. Melt in piazza vuii. Pu verge.llo, nelle cui lacche si ficcano i
blicare i fallí allrui. Far piazza de'Jatti paniuzzi ( baccheltine invischiale ). Li
mltruij Riempiere, о Far picne le piazze uccelli che passano, invilati dai rich ¡a -
d'uno; Metlerlo alia berlina. — V. mi nascosti per entro le frondi del-
Pirca. Picea... A sania Margarina s'lian de Talbero, vi calano, e, posalisi su i pa
vedé Ionian ona picea. V. Margarina niuzzi, vi restaño invischiali e presi. —
i. q. G. Coinuuque tu voglia falla qucsla spe
Picea [ Piccà-via ] (in) agg. Vale anche cie di uccellnre, ¡11 fondo cll'é sempre
Sgiaccà-via, in seuso di Gitlar via d'un un grosso palo con ¡11 cima un vergello
cofpo cke che sia, (laceándolo Bello da tullo irlo di paniuzzi, che tutl'iusieinc
ció a cui si trovi appiccalo. — V. »' assiinigtia molió ad un arboscello
Pie-caja. Molliludine di Picch , oioé di seccoe sl'rondalo, e perciô è dello Pien-
lá'igheri, di rozzi coutadini. I Pavesi ton da noi, e da' Toscani Palmone. — V.
dicono Piccaja quel cibo che i Mila- Pigarϝ ... Specie di rete con la quale si
nesi chiainaiio Punscetta q Panzclla. fa preda de' Plgh. V. nel Voc.
— V. Pignalta (in) agg. Dà-su la pignalta cont
Pircas*. Baílerti. el sciocch. Figuralam. Tirare a'suoi
Picch (hi), sig. 6.°, agg. V. Ass de picch colornbi, o Tirare i saisi alia sua со-
in Vípera i. q. G. lombaja. Farsi il male da sè:
Picchélt ... Cosí chiamano i conl. brianz. Su tlemm su la pigaalta conl el sciocch,
quel terreno rossiccio per ossido di Coss'uccorr Uecogni sc Ii va in locch ?
ferro che si trova qui e cola sollo lo Ma¡:¡;i, Cons. Meneçh. a. f,
si ritió cullivabile, che ha poca o oes- inlerm. i, p. — V.
smia coesione e tenacilà, che contiene Pignatlin (in) agg. Pignallin de tri tilt ...
pielra inorta (sass morí) ed ¿ slerilis- Pentolino di Ierra colla, a divers! usi,
siuio. — Y. che ha sollo, acció che slia sollevalo
Píccol, e al pl. Píccoi , v. br. Pietle di alquaulo, Ire peduccini molto simigliau-
scanno, di рапса, e simili. — Scagn de ¡i a Ire capézzoli. — V.
tri píccoi. Trepiede , Trípode. — V. Pignolélt, aggett. di'Formentdn. V.i.q. G.
Picrozzélt del coo ross. Ucccllo che è il Pigótla (in) agg. Giugà con la pigolta.
Picas minor Lin. Giocare a pupacci. и Per allro l' a-
Pitíga in signif. di Bosia (doppia). V.nel vrebbe voluta , che per giocare a pu
Гос. pacci con esso lei » ( Tassoai , Note
Píen [susl. m. fiipieiio] (in) agg. Pien de alie Rime del Petrarca, p. fói. Venezia.,
la lunna. Plenilunio. ■74'). - V.
Fa el pien I» huma. Fare o Estere Pila (in), sig. 2°, dopo Piatlo, agg. Ca-
plenilunio, Esserc luna piena. — V. pilello.
Pien [aggelt. Pieno] (in) agg. Pien come Pilallélla (in) agg. Talora significa peggio,
ou bisueu d'avi, Ir. cout. Pieno zeppo. cioè Sgiialdrinella sudiciotta. — S.
Picola (in), 3.° sig , a Pienta-li socch, ec, Pilo» de legua, v. br. ... Una piocola ca
muía = socch = /л=з soga; ed agg. V. tasta, d'ordiuario iu forma cúbica, che
Soga e Fusell» nel Voc. e i. q. G. — V. diremmo anche Medotta e Medott. — V.
l'ienlass (a) nelle G. agg. Pienlass coi Pin ... Verso il Comasco è nomc genérico
pee, o coi gamb per ari. Avanzare i che si da ai fanciulli.
pié fuor del lello ; Venire in basso sta Piucirceu (in) corr. II Raspollo dimenli-
te, Afetter meno di nulla in avanzo, A- çato dal vendemiatore uon è un sem-
vanzare dei debiti, ее. — V. plice deino d' uva, ma si bene un ra-
Piernón. Lo slesso che Cologuèll (de' ca- cimoletlo, un grappolinoj — e pero si
pauni cainperecci). V. i. q. G. omella da Quello lino a Raspollo. — V.
Pieiilon. Ritlo. Nelle bilance ferme su i Pi 11 цi &сс 11 ... Soprabito taglialo я sacco, túr
Iianchi délie boteghe è AReggibilaitcia. balo in vita e lungo ; ora fuori d'uso.
Pienlon (nelle G.) si corregga cosi: Per Piuzágola ... A Sómma dicono cosí ¡I 110-
alcuni Uccellalori è quel palo che si fu slro Birlo, E cónico, scanalato, cou
Vol. V. «9
PIT ( I {6 ) PIZ
punta di ferro al verlice, e si b ro duca dielro: р. е., Balista el g' ha a
teare cuu una coi'della che s' aggira dree ona pillada de bagaj. — V.
mile scanalalure. Pittùra (in) agg. Andà de pittura on ve-
Piœùcc, v. br. Il germe, il córenlo della slii. и Ti sigilla per l'appunto quel
castagua. Piólo, quando coiiiincia a vestito » (Tommas. Canti pop. loscani,
innovare , ad allungarsi spuntando ; р. rij).
d' onde il verbo ùnpiolire , parlando Pillùra [Céder de la]. V. Céder i. q. G.
tlclle castagne che cominciano a ger Più Si rifada l'articolo cosi. = Più di
minare (a germejà). — V. cono sempre i conladini brianzuoli per
Piœùv (in) agg. Doman Г lia de piœuv. il ciltadino Pu (V.). Noi diciamo En
Frai» cont. sinon, alla cittad. El vœur vuj pùj essi An vœnj più.
inori. V. Mori ncï Foc. Piùma («),3.° sig., agg. Non solo la messa
Se piœuv a S. Giovann, ее. V. Suce dcWannala negli alberi cedui, ma ezian-
ï. q. G. dio la rimessa della medica, del trifo-
Pioggéra. Fiiriàti? S'cioppà la pioggéra. glio e dell'altr'erbe dopo una segalura
Jmpidocchire, Venire ftiriaco. chiamano Piuma alcuni, allri Bavett (V.
Piola, Spiôla e Spiœùla (Hi due sillabc), i. q. G.), che è quel che i Toscaiii di-
V. br. Piaslrella, Lastrnccia. Sasso cono Guaime. — A proposito di quesla
pialto e Iraenle al circolare , di cui i piuma notisi che i Rotanici chiamano
ragazzi si servono per giocare in vece Piumelta о Piumiccinola quella parte
délie pallottole.Quindi Giugà ai spiœul. del seme che, germinando, si erge all'a-
— V. ria e diventa il fuslo della piaula cá
Piolín e Spiolin Piastrellina. Cosl chia- scenle. — V.
masi specialmcnle quello con cite gio- Piuinà, verb. n. Rimeltere a guaime (Da-
casi al giuoco del Mond. — V. vanzali, Culliv. tose). Ripullulare I'er-
Piombhna ... Nel conlado verso il Coma- ba ne'cainpi e ne' prati dopo la prima
sco danno queslo nome agli stillicidj segatura. — Talvolla si usa atlivatn. e
cbe sono lungo le pároli délie stalle e vale Far pullulate. — S. e V.
de' solterranei. Piumètla e Piumina ... Cosi chiamano i
Piôlta. Lo stesso che Scàrdola. V. il Voc. Brians, un musco giallolino с molle
Pipètta [Pari el Peder] ... Esser grao fu- che copre ¡I terreno ne' luoghi bassi
malore di tabacco. e umidi; il quale dicono essere indi-
P'ippa (in) agg. Ficeul d'ona pippa! Corpo zio di poca forza nella terra a dar fru
di bacco! mento. — V.
Picola. È quella spina, dirá cosí, del lo Piumista (in) agg. II Carena (Pronta, p. go)
slípile, che entra nel cavetlo della so- dice che in Toscana si chiaruA Pennajo
glia. Allri la dicono Peñera. V. i. q. G. e al fem. Pennaja, e che aolicam. di-
— V. cevasi anche Pennajuolo.
Piss. V. Pèss i. q. G. Piumilt ... Planta e Gore che è il Oian-
Pissacàn verso il Comasco, il Lodigiano thus plumarias Liu.
e il Novarese, dicono quella Rana che Pivèll (in) agg. La lingua italiana antica
noi chiamiamo Fráa, o Saltafràa, o ha Pivo per Bardassa. V. nel Voc.
И juna de praa. V. in Шиша nel Voc. Pivèlla (in) corr. — Citta — in =: Citta.
Fissón, aggell. Dicesi di ció di cui sia Dal lat. Paella. — S.
siuonlo il colore. — S. Pizdn \]>er Rrusàdu] (in) agg. Quella che
Pistagiià (in) agg. Dicesi piu /renuente noi chiamiamo Brusada, Pizon e Fa-
mente Impistagnà. — S. gascinna è della Pizza dai Romani,
Pill (in) , sig. a.", avverti. Non si puó Schiacciala dai Toscani^ Crescents dai
ammeilere che valga per Piedi. II primo Bolognesi, Placenta dai Lalini, con mí-
eseinpio citato nel Vocab. non è esalto: slovi per lo più qualche frutto onde
dicianio Fa el diavol coi pee de dree. variante il gusto, e talvolta condita cou
— Nel secondo pitt val pur sempre alquaulo di burro, ее. — V.
petit e qui, per sineddoche, culo. — S. Pizz o copp (a) nelle G. agg. Giugà a
Pillada (in) agg. Per simililudiue, dicesi pizz o copp, giuoco br. ... Avvertasi
di una numerosa ügliiiolauza, o di una ionanzi tralla che il pizz è la punta
brigalella di ragazzi che uuo si cuu- del uocciolo, e il copp (torse dal franc.
РОС ( i 7 ) POL
СОирв) è la parte oppofta, la quale è di buona voglia. ; — V.
ol lusa e come mozza. Il giuoco poi si Pocclcch ... Diciamo a chi mangin poco
fa in due, dc'quali l'uuo, cb ¡uso un e a siento, che va intignemio cosí da
nocciolo nel pugno, diiuanda all'allro: svogliaticcio qualciie morsello di pane
Pizz о copp? ; cioè, Indovina se il uoe- nella parte tímida del piatto (póccia).
ciólo clie ho slrcllo in pugno с volto Onde il verbo
con la punía imù, о non è. — Se il Pocciccà, dimin. di Pocciá. Mangiucchia-
compagno indovina, vince il nocciolo; re. Mangiar poco e senza appelito, con
se non, ne dà uno de'suoi ail' altro. nausea del cibo; che si polrebbe Ira-
— V. dura: in Pocciccliiare, dimin. di Poc-
Pizza (in) agg. v. br., per Dezzicare, Рип- ciare, ove si dallasse solo di bever a
zeechiare, Punzellare. — V. zinzini con un fare fastidioso e d'inap-
Figuratam.,/w Melt-sù (Aizzare) di- pétente. — V.
cono varj del contado. V. in Moll nel Pocciyh e Poccigà son meglio delti che
Voc. Pocclcch e Pocciccà. — S.
Pizzàa ...Punzicchiato, Piccliiellato di pic- Podà (in) a Brovà agg. Bruscare, Dibru-
cole punture. — V. scarcj cioè, Togliere al Iralcio da la-
Pizzàa e Pizzàss. V. Oeùv i. q. G. sciare i brúscoli e friiscoli, che souo t
Pizzigàda, sust. fem. Bezzicala, Beccata, tralciuzzi laterali inulili , e i caprioli
Pizzicato j cioè Ferita fatla со '1 becco. o viticci. — V.
« E cosí rimase (la cornacchia) ignuda Nota che Magna non vale già Cimar
e vergognala; e in tal maniera (i pa- con l'unghia, ma si bene Levare con
vont) corressero la sua superbia, e con V unghia ¡aterí elcuni Indo novellini
molle pizzicato, ec. » (Vulg. ant. d'E- e leneri, quando la vite ne ha troppi.
sopo, Fav. 36). — V. — V.
Pizzigdn ... Melle íilande è Palto con coi A Remonzà agg. che noi diciamo an
le traltore cavano il (¡lo dai bozzoli che Tondà, Pielondà, Giuslá. Rilonda-
che rimangono inoperosi nella caldaja. re, Pareggiare, lagliaudone le estre
Plebánna, aggctt. di Congregazidn. V. ñí! tú, ec. — V.
i: q. O. Podé (i/i) agg. Podé dilla, Podé cuntalla
Plocch ... Sasso, Pielra informe anzi gros con vun. Poler compelerla, Non cssere
se die no. Masso, Ceppo, Cioltolonc; da meuo di uno. — V.
anche Grossa scaglia di pietra (Franc. Podih, v. del B. M. e del Pav. Potato
Bloc). — V. re, Vignajuolo, — V.
Pócch (in) agg. A stremare l'unilà al di Podirœù e Codiroeù sono a'vignajuoli
soltó di quel cb'ella ¿, o nel lempo o brianléi quella teca di legno a mo' di
nel quanlo, o ce, usiamo aggiungerle rassettina, nella quale essi ripongono
l'aggettivo рбо, pocch, росса in Г una о il pennato o potatojo quando vanno. a
in I'altradi quesle forme: Un pôo d'ona polare, e che se la cingono alia vita
i œulta che me cdpita de be'ren an Ые- con una correggia, lasciandosela pender
ce'r, ecy o vero Она росса vœtilta che giù su la coscia. — V.
me cdpita, ее. — On páo d'ona gajinna, Poggiapossàd (in) agg. Cavallello o Pon-
o vero Она росса gajinna che те fava ticino o Rocchctlino ("tose. Carena,
Vauv luce i di, sta noce me i ha man- Prontu. p. 5yo).
giada el mdrlol. — V. Pojauéll, dimin. di Pojan. V. nel Voc.
Pócch, Росса, Pochin, Pochinna ... Par- Pojàlt (in) agg. V. Monti, Voc. Com.
landosi di persona, Magro, Sottile, Po Polà, v. с. br. sinon, di Poporà. V. nel
co , 3íingherlino , Magrino , Sotlilino , Гос.
Pochino. Diciamo pure in questo s¡- Polárla. ¿o slessoche Pillàda (Г. nel Voc),
gnif. Miser, Miseria, massime se, ol- perb quando la covala de' polcini suc
tre alla pochezza delcorpo, c'è anche céda per parte di una tacchina.
scarsezza di forze e di salule: Pochin Polc'ula (in) agg. Polenta dura fa i boccoii
e Miserin li allarghiamo a significar bon ... Dellato che indica squisita la
pure scarsezza d'inteltetlo. — V. polenta se dura, compalta, beu cotta.
Pocciccb, V. br. Dappoco, Inerte, che fa In Pedente ennscia awerti. I conl.
si qualchc poca cosa, ma n¿ bene, nú brianz. dicono piulloslo Polenta aide
POM (I 48) PON
nada. uNoa li lasceróloccare altro cibo, Pommaranz, pl. Figuratam. Gale,
se noo di quelle che coo le mie mani Gala (Maggi). — V.
avró ordhialo per me » [cioè, prepa- Pùinni d'Adam m ... Il cedro moslruoso
ralo e accoocio per me] (Cavalcanti (Citrus decumana Lin.).
Gio.i, Islor. fior. Il, 5î6 ). Qui ordi- PoVnpa (in), i.° sig., agg. Sfarzo, Gala,
nato non vuol assolulam. dire acconcio Sfoggio, Lusso, Splendidezza in ognt
■со '/ huno o con l'olio, come lo vuol genere, ma più specialm. in vestimeuli.
dire Vordenada, aggiunlo a polt ola; ma Usanza suntuosa. — V.
vi si accosta di molto. — V.' A l'a pompa agg. SJaggare, Sfar-
Polu T. de' Forn. ... Rioeltarc e lisciare zeggiare, Star su le gale. Esscre in ga
i talerizj con le sole mani imbaguale. la. Far gala. — Fa pompa d'ona co.ss-.».
Pididèc e Fà de polidór ... ¡Ncl contado Fai ne pompa, Far gala di che che sin,
verso il Comasco lia signif. diverso, e Farne mettra. — V.
vale Fare da gatla di Alasino. Pompisia, v. br. Vanagloria, Pompa vana,
Pollina ... Andar raccogliendo per via Baria. Anihizione donnesea, Gala,SJav-
stereo cavallino e vaccino da ingras- zinsilà, Usanza suntuosa di vestiré.
sarec poi A terreno. — S. Nota che nella Pompisia è più vanilà
PeUin-àtt (in) agg. Paladino. Contad ino e scioccbeiza , che non nella Pompa.
die con 4a pala va raccogliendo per lu — V.
slrade il coario, quale e' siasi, e non Sla su la pompisia. Vestiré suntuo
di sola cavallina. — V. samente , Sfiggiarla in vestili , Fare
Poipettinna, figuratanu parlando di galli, sfoggio, Strajhgglare, Sfarzeggiare, Star
per Rati. V. itel Voc. su le gale, .vu ta galantería f Galanteg-
Pólt (í«) agg. L'é poli intens. È lo slesso ginre? — V.
che Moneda iutesa. V. in Moueda net Pompon ross ... Fröre dell''Amaranlhus
Voc. — V. cándalas Lin.
Mej minestra rara che polt spessa ... Pónl (in), 4 ° sig., agg. Andà a pont ...
Delt. cont. brianz. clic acecuna alia Pervenire a quella parle di Ici t ига
migliorcondizione e nudrrtura che tro- dove uno possa fare pausa. Lassen!
vasi nella znppa di risi al paragone delta andà a pont dice il Prcte che sla re
farinala con marilaggio qualunque. citando I' officio diurno allorchè allfi
Pdlt, che atlri, come que' di Busnago, gli si fa incoutro con qnalclie doiaand».
chiamano Sea Tôt ta — Farinala di farina Pdnl (in), 5° sig., agg Tegni el pont.
di grano turco commista a cavoli e fa- Stare su '/ punliglio per orgnglio. —V.
giuoii. Pónt (от), б.° sig., agg Pont a croscd ...
Polla (от) agg. O polla o lace no pô stà Punto a trina che si fa con l'uncitiello
in del pialt. V. Piàtt L q. G. cost dello croscé per lavorarue cuflW,
Poltrogna (a) nelle G. agg. lndozza. V. gurrnizioni, colletli, ec.
Bmllùra, signif. a.0, ncl Voc. Pdula [T. dc'Macel.] (от) я Pdnta de
Pdlver (in) agg. Fonnenlon in la polver, culátla agg Groppa di culaccio.
ее. V. in Forment, signif. a.°, i. q. G. Ponlà (in), i° sig., avveili. Si dice laato
— V. del primo spnutare sopra Ierra dei
Pomèll "(от), sig. 8.°, agg. Meluzza (Ghe- serni, quanto del primo sbocciare d'un
rardiui, Snpplim. in Meluzza, § I, ci getto, d'una messa, d'un pollotre dal-
tando il Trait, délia Pitt, di Cea. Ceu- l'occhio, dalla gemma, rUI bottone sir
nini). — V. per Ii rami, luugo- il tronco, ее. — V.
PotnèHa ... Cosi assolutam. chiamasi da' Dicesi pure do' bozzoli che bann«
Brianz. una specie di mêla tondeggian- dentro la crisalide gift infarfallita ,
te, di an bel rosso, piccoletta e di una ció che si conosce dall' aver cssi ¡n-
polpa se uon teñera, certo -roeno sta umidila quella punta dove ella ha la
gna di quella di molt'altre specie. — testa; la qual cosa é seguo della sua
Uso l'aggetlivo stagno, avendolo usato vicina nascita. Que' bozzoli noi dicia-
anche Leonardo da Vinci nel preciso mo che Comineen a pontà, cioè cire
signif. di sodo. — V. dauno segno, per quella punta iuumidila
PommaTaaza. Mela arancia. dall' итоге aquoso che Сsee di bore»
POR (i )) POR
alla farfalla, che qucsta è Il peraprirsi Porlezzintia [La). Grccale —, su 'I Lago di
il vafe© e sbocciare. Questo ferare ¡1 Lugano.
bozzolo e sliocciarne le farfalle, no¡ lo Pôrr (in), sig. 1°, agg. Erba di porr. V.
esprímiamo con le verci ffàst iparpaj, Erba majestra ncl Voc.
V^gne-faTHYa i pttrpaj, Sparpajàj e ¡ Poriàna, v. br. ... Specie di aglio, o ct-
Tostasi Sfalfallare. — Y. polla selvática, che infesta ¡1 frumento.
Poní ¡ta. Pomada. Aggiuirio di Gallella. Ha foglie simili a quelle del porro,
Ня <lue diversi sigiiilicali : !.° Gallclta onde il nome. — V.
рПМаЛа (liciamo qirclla che Halla pun Porstèll (in) agg. Ou porscell lecnrd el
ta inumidita moslra essere 11 per isfar- ven mai grass. Carite tirante fa buon
fallare ; i.° pautada diciamo aitfhe qirel- Jaule. I cibi grossi e nun delicali fauno
la ■gállala che, per essere dal l»»co coniplessioue più robusla ( G. Giusli,
mal verala , ha una délie punie «1- Prov. lose. p. 3nj).
qtianto «perla e un poco pitl sporgeute Seappaa el porscell, surà el stabbiell.
•dell'aUra. Si lalti hozzoli a p. 191 del ho slesso che Seappaa i bu?u , sarà la
rol. II, col. 2.*, sonó dvHi con lo slalla. V. Stàlla net Voc.
spunto su l'aulorila -del Gior. agr. tose. Porsci dicono i Cbntadini del B. 31. quello
— V. che allri del contado chiamano Stab
Pôrtzegh ... Specie di conferva lacustre biell d'on porscell sol. Porcile.
che serve di cibo special m. alle anitre Porla per Dazti. Porte délie citlà múra
seivatiohe. te. In Milano abbianio le seguenti :
l'do (hi) agg. On poo luce i di iA coo de Porta Hcoxa Porla Orientale. — Porta Той.
l'anrï niel savarii poro di. Molli pochi — Porla Konianna. — Porla \Tigcntina. — Porla
Janno un assai. Ltidoviga. Porta san Celso. — Porla Ciiu:i *
Popeeù (in), t.° »ig., agg. Fa gingliitl el Porla Ciña о Porla CffKcb о Porta Sncsa о Porta
porrfleu di oenec. Occhieggiare , Fare Marrngo. Porta Tictane. — Porta VeTseHioa.
sgaardi allegri, Dare ocelúate amorose, Porta УегсеШпа. — Djziètt o Porlfcll (ora
ее. — V. chiu.so). 1— Porla Seinjtiort. Porta tteWjircv
Popóla (in), i * sig., agg. Anche i Laiini delta Pace. — Porta ТепЦа. Porla Traaflta.
dicevaula Pupa « Pápula. — V. {V. Teo'aja net Vt>c, 4.0 signif. ). — Porla
Popolànn (я) в dello V. Retrace; védalo С*п>Ыяа о Coroàsna, о Porta Slravàrca. Port«
Comàsina. — Porla Ncpuva. Porta IViiova.
Retràxc, tu Sei mandato й vedere Re-
fóss; Refóss ¿ spiegatO per Propagiria- Porta (in) agg. Porta un (ioeu a vcetttina ...
zione, l'Alto del pro paginare, £= Ora è 1 rontadini hrianlei per dire che una
da notare che Popolann , susl. f. pl., tale ha partorilo, usano dire oiiestain.
propriam. sono que* vigorosi e bei pol- e coperlajn. (massiuie se vi son pre
loni o Irarci che rtmeltono le vît t vec- sentí de' ragazzi ) G' hann porta» on
chie da pie, i qnali s'usa propaginare fiœu. — V.
dove occorra per rinovare e niante- Portalla Sora vnn. Vtncerlo , -Чире*
nere la vigna e la panrala. La Retrae- rarlo, Vanlaggiai lo, Avantatlo. — V.
cia propriam. è il t ra I с ta che si pro- Porta [ Richiedeie , ec] (in) agg. Esser
pagina , il quai ptió estere cosí una cagione, Esseie di tal natura o i'ondi-
pupolanna, cioè pollone nato al pié zione che ...
delta vite, come un tralcio nato in alto Lo silo tti ciaserjria valle porta
su 'I pédale. Il Refoss poi è propriam. Che Puoa cosía sur¡;e e t'attra secroîe,
la fossa che dal lirngo dove manca una Danle, Inf. с. XXIV,». Зу4о. —V.
o più vili к si tira alla vite piii victua Portabombón. Portadotci (* tose. Carena,
che abbia di molli e buoni tralci (po Prontu. р. З97).
polann), i qtiali con quella si coricano Porlaholtègli (in), sig. 1 .°, agg. Pnrta-
in essa fossa, lasciandone uscir fuoi i bottiglie (* tose. Carena, Pronlu. p. ?>~S).
uno della terra dove ia vite mancava, Poitáda (in), sig. 6.°, agg. Maziadura\a
nu allro dove la propria vite era, ее. » dicon anche i noslri Ingpgneri. — V.
(Davanzali, •Cuhiv. lose.). — V. Portafarinna. T. de' Fornaj. Lo stesso
Готсп (in) agg. Al tore bcv tult i porch. che Scimo o Sornó. И. nel Voc.
V. TotrC i. t¡. «. Porla maulèll. f.Omèlt nel r^íic^signif.to."
POS ( i5 о) РОТ
Porlamol'in (in) agg. Portampolle, Le am s'egli avviene (e in qucslo clima non è
polle, Oliera (* lose. Carena, Prontu. rarochc avveoga)che a primavera aván
р. З77). zala una gagliarda brina mandi a male e
Portaombrell (in) agg. Posaombrclli (* tose. dislrugga quel primo germoglio, allora
Carena, Pronlu. р. З9). il pos' occhio , V occhio sussidiario si
Porlapènn dicono molli anche per Pen- muove, si sviluppa e viene a surrogare
najuolo. il perdulo; e cosí de' gelsi non per
Portaslècch (in), sig. 2°, agg. Portastecchi díame aíFatto la foglia , e delle viti i
(* lose. Carena, Prontu. р. З7З). Iraki novelli con qualche grappoluccio.
Porlavivànd (in) ngg. Porlavivande , Pa- — V.
nierone da pranzi, Vivandière (* lose. Possa on praa. Appianarlo со 'I rullo (ri
Carena, Pronlu. p. 55G). I gol, boilon). — E il rullo un cilindro
Porlèja (ш) si cancelli Chiudenda. t= La pesante di legno sodo o di sasso che si
Chiudenda o Clausa (delta lia' Pavesi ía rololare o rullare su 'I terreno per
edai loro fratelli oltrepadani Ciovenda) assodarlo e spianarlo mediante la pres-
è la siepe che circonda, e cliiude, e sione, e cosí rimediare al difello di li-
ripara i cam pi e Ii orli, laddove Por vellazione. — V.
teja è propriam. Vlmprunata che cliiu Posson [O chiusi], v. pav. Spintone, Vr-
de solíanlo la callaja, che è quelle po1 lo, XJrlone, Punzone. Forse dal Poussée
d'apertura che si lascia nulla siepe in frauc. — V.
luogo opportune per entrare ne'eampi Pósl (in), sig. ogg. Stà ferma al post ...
o negli orli, e per uscirne. — V. , Qucslo modo da noi è preso iu una
Porlejin (in) agg. Porlejln di gabbi ... accezione più ampia che non sia la sua
Sporlelletlo, o di sopra, о dal lalo délie signifie, positiva ; e vale Non anlive-
gabbie, pe '1 quale vi si mtlloiio den nire, Non fare i primi passi in che che
tro Ii uccelli. — V. sia; aspeltare d'esserue ricercali; non
Porlejin si cbiaina pure quell' allro audare a dir Vostu?, ma aspeltare chi
sportellino sempre al lato délie gabbie ue venga a dire G* hnstu?
grandi , per trame fuori e maudarvi Vauzà de post. Promuovcre.
dentro il beccatojo (mangirœu , man- Vanzass de post. Lsserc promosso.
giroltii), e il beveralojo (bevirœu, bevi- Posta (in), 4*° sig., agg. Bonua posta ...
rolin) , che è quell' aruese a loggia di Vess oua bouna posta. — Per aiilifrasi,
cassellina ove si dà da beccare agli Essere una buona lana, una lana finit ,
uccelli, ec. — V. un Jantino, un b'mdoloiie, un furbaccio
Porzîl ... Per que' del В. M. с lo stesso in chermisi. Essere scaltro e malizioso
che lo Stabbi, Slabbiœu, Slabbiell de' iu est remo grado. — V.
Brianzuoli. — V. Posta (in), y.° sig. , osserva e nota. La
Porzilono e Comuna ... È la Gran porche- lingua ba ne'Diziooarj Essere, о Sta
reccia dove sla la massa dei porci. — re a posta di alcuno , per Essere ai
La Basta propriam. é il porcile dove commandi di quel tale, Esserne depen
s'iugrassauo. — V. dente, ees nou è questo mudo più
Ptís. Posdomani. Usiamo pero la voce prossitno al noslro per tullí i versi ?
solíanlo nella frase Doman e pos. Do- — V.
iiiani e posdomani. Poslasciœù (in) agg. Vedi anche in Im«
Posa [per Pappasciància] (a) nelle G. agg. pieghetl nel Voc.
Forse ci veDne dalla greca voce тгот<{ Postee de grass ... Venditore di grasciue;
(Posis) pozione, bevanda , esseodo la per distiuzioue dal semplice Postee
uoslra posa una pappa auzi liquida che (Grannlino).
uo. — V. Potrida (ir) osserva. Questa singolar fraie
Posœùcc ... Cosí chiamano i noslri con- del Maggi mi pare presa dagli Spa-
ladini quelle gemma od occhio di ri- gntioli, presso i quali Olla podrida si
serva che si trova accosto alla gemma gnifica una vivauda simile in ciù alla
principale, e che riman chiusa o solo Cazzœùva , che è un insieme di più
alquanlo si svolge quando germoglia cose; e pero indica quasi communaii-
e viene iuiiauzi la priucipale. — Ala za, socielà. Nota che il Maggi visse iu
POV ( i5 «) PRE
tempi che to spaguuolo rloveva essere Poverin (in) agg. Chi cttra l'useUm l' è
piit présenle in Milano che um non sia. semper poverin. V. "Usellin i. q. G.
— M. Pózz (in) agg.
Pottoràa in alcune parti del contado per Id Во о tard o prest
Poporàa. У. nel Уос. Del pou se cava el ver,
Poih'ign ... Simile al Pacciitgh ( V. nel Purchè abe sia la corda e i rampiner.
foc), roa più iodo. — S. Maggi, Fais. Fit. a. Ill, s. 8.
Póver (in) agg. A nebe si suol dire a* no- А1Г uomo accorto la verità non mai
Mri amici e parenti defunli nel ram- s' asconde. — V.
meinorarli. ... Vorè inverti i pou de sott in M.
Esprime lalora compassione, о nitro Maggi, I. Agg. Cons. Menegh., p. too.
simile affelto di teuerezza, seconde i Voler fare Г impossibile. — V.
casi. ' Pràa (in) a Praa sud agg. Con nome im
« II cav. Mariiii, leggendo VArianna proprio diconsi da molli anche i Prati
di Ollavio Rinuccini e ammirandola , che s' irrigano soltanlo nella stagione
arrivalo a que' versi estiva , la quale è calcolata dal a5 di
Se tu sapessi, obiinè !, corne s' aiTanna marzo all' 8 di setiembre d'ogni anno; o
La povera Arianna, ce. , ció per distinguerli dalle marche. AU
interrogó Г autore perché in vece di cuni li dicono anche Praa a la rivol-
povera non avesse piuttosto detto mi tana,yö/'ie da Rivolla, paese su ГAdda
sera, che a lui' pareva più nobile. Al dove prima per avvenlura furono cosí
che rispóse il Rinuccini : ... Sapiale che cultivati.
appresso di noi è molto più affelluosa, A Dà l'acqua ai praa agg. Metafo-
compassionevol e propria la voce po ricam. significa eziandío Piungere.
vera che misera} e in questo luogo Cbi Га de la quaresma carnevaa ,
vale non povera di ricchezze, ma priva O al ronlrari , no Га nagotl do ben ,
d'ogui contenió , ed usasi in cotai si In temp de sorà i vera da Pacqua al praa.
gnifícalo per compatir chi che sia ne' Maggi, Cons. Menegh. It. Prologo. —V.
suoi Iravagli , e non per dichiararlo P ra dee (in) agg. I Mercalanti. V, Restèll,
niendico, quando foss' anche un póten 4." signif., nel Voc.
le monarca »» ( Dali , Pre/, univ. alle Praga. Praga, capitale della Boemia. —
Pros, fioi: p. i б, Venezia i y5 1 ). L'è consiglier de Praga, ее. V. Con-
Che lanli inganni aduna siglidr i. q. G.
Contra le Sciuplirelte Precàri (in) agg. v. dello stile culto. Pre-
Fuvcrc douaellette. cario, Per a tempo. In stile cootadi-
Redi , Arian. infer. nesco Placdri.
{V. le Annolazioni del Salvini e del Precàri, sust. т.... T. proprio dei Legali,
Bianchioi ) *— V. degl'Ingegneri, e simili. Dirillo per a
tempo; concessione di che che sia per
Pover Ierren. Terra sterile, Che dà a lempo , rivocabile a libilo del coa-
poco o nessiinfrullo, Infrultifera. — V. cedenle.
Pover de spirel, de cœur. Sema spi- Prèdega (In) agg. Predega del venerdi
rito, Senza coraggio, Che non ha pre- sanl, net paesi del contado prossimi a
senza di spirito, Che si périta per poco, diócesi romane anche Predega de la
ее. Il pavero di spirito dell' Evangelio passion. Passione.
non è già Г nomo che ha difetto di spi Pregà [Fàss minga] (in) agg. Non aspet-
rito, in qualuiique signifie, si pitjli lal tare tratlo di corda (Berni, Lett, ad un
voce, si bene è colui che eziandfo in amico, Postscritta ). — V.
mezzo alle ricchezze ha lo spirito della Prégn, aggett. È molto in uso a' cont.
povertà , è umile , modesto e savio , briantéi in senso di Pienissimo , di
usando sue ricchezze dirillamenle e a Zeppo, di Zuppo; A'lnzuppato, di Ben
prô de' bisognosi , non vanamente git- bene imbevuto. — V.
tandole e in matte spese. — V. Prèja (in) agg. Preja grisa. Pietra bigia
Poveràsc. Peggiorat. di Pover, aggett. di Figgiù- Serve per modanature ed
( Balestrieri, Figliuol prod. ), — S. ¿ suscettiva di polimento.
PRE ( 15 a ) PIIO
Prej dc Beola ... — Granito vcnalo o t Pril per Aprile iu qualche parte del con
sia in tavole, du a Ici) n I chiamato Serizz, tado. — lu Geradadda, p.e., dicono:
ma più communeineiite Beola dal vil- Pril prilcll on di cald un di fredd.
lagg'io di qtiesto nome Delia Valle d'Os- Aprile or piange or ride.
sola, dove souo It: cave. Quests pielra, Prilelt. У. Pril i. q. G.
che faciliiienle si laglia seguen.de- I'au- Primavera , 2° sig. , [ Fà la] (in) agg.
da meato delle vene, e se ne fanno di « Vaghi uccelletti di vagbi colori e for
belle lavóle, difticili a spezzarsi e di me svrrnavano di dolei melodic che 4
lunga e larga superficie, ¿ di graudis- nulla ( ultra ) dolcezza si polrebhero
shno uso nel noslro paese. — V. assiinigliare » (G. Cavalcauli , Isloria
Prej de Moltrás. Ardesie tegnlari ; fior. ). — V.
che prendono ¡I nome da Moltrasio su Privalista ... Chi studio sotto Maestri pri
la riva désira del Lago di Como, dove vat! le malcríe per le quali esiste corso
sod le cave di si falle pielre , delle publico De' licet, Delle universila, ec,
quali trovausene cave anche a Blevio Prϝsa (in) agg. II Gior. pgr, tose. ( vol.
posto quasi di contro su 'I medesimo XXI e allrove) la chiama Bruce, allri
Layo. — Servono a coprir teilt, a far scriltori d'Agricull. Prace, Verrebbe
soKogroude , te. ( Amoretti , Fiuggio mai qnesta Prace dal gr.7rjoao-ia(pr«s¡a)
ni Ire Lághi). — V. che vuol dire appunto Ajuola d'orlo ?
Prejàmtn. ¡'ietrame. О tarse che viene dal lal. Prorsus ,
Prelibataménl e Prelibàto ... Flicono an- prorsa.) prorsum (per diniio, dirilta-
rlie fra Doi per intension di signif. le mente liralo о condullo), onde i Prorsi
persone cuite per Squisitaineule, Squi- limites degli Agrimensori romani ( У.
stlo. — On boccou prelibato, Se man- Festo); о più verisímilmente pur dal
gia prelibalameul. lal. Prvsitutn (da pro e satum), lo spazio
Preponía e Preponlàa (in). La versione scniinalo, che è appunto la Profusa,
credo sia Impuntire e lmpunlito. — S. la Porta, la Prace. — V.
l' oparaaione del Prtpontn h doppia ; Prccuva, 3." sig., [Dana la procuva come
prima k1 imbollisce e poi »1 impunta j e pero W Robert] (in) osserva. Crederei che la
«rrsioM inters »areMte Çuçire di trapu/tfo , o strana frase venga dall'állra a bastanza
Tupuntare Vimbotiila. — V. uoia : experto crede Robertos e valga
PrepoHlin (in) agg. Collroncino í* lose. proprio Darne la prova per credibile
Cureua , Pronta, p. 246). esperienza fatta. — S.
Fresón (in) agg. La quarestua e la preson Proibii (in) agg. L'è proibli del roedegh,
hin faa per i miucion. V. Quarésnia V. Médegh Л q. G.
i. q. G. Prónt (in) agg. Pronl comè on orelogg.
Preslá. Prestare, Dare a prestito. V. Orolôgg i. q. G,
Presta fed. Credere. Prrinia (in) corr. Non solamente vuol dire
Presta on gitirament. T. for. .„ Pre Prcgna, m» di più lnollrala di molto
stare un giuraniento iu giudizio uelle nella pregnezza, я cui maucano pochi
volule forme. — S. giorui a parióme, Prossima a jare,
Presliuée [ira i lavoranli] (in) sotto Scimô che La g lia pocch a ja, come dicou
agg. o vero Porlafai iluta. essi i coutadini. —■ Y.
Piel (in) agg. Carel i i II o Capellilt de prêt. Prosa la terra. Fàgh denier i pneus in
У. Honcàsgen nel Vue. d'oti terren. Apporcarlo. Disporre un
El Prêt de cà ... Ha signifícalo dt terreno arato iu porche e solchi per
Cappellano prívalo, di Ajo, di quill'io- poi seminarvi. — Per Ii Ortolani il
dividuo della famtgli.» che è prcle co Prosà vale non solo Ordinäre la terra
abitante cou cssa, ec. in ajuole, ma eziandío Porre o Tras-
Rybba de pi el, ее. V. Rôbba i. q. G. porre nelle ajuole Ii ortaggi altrove
Prdler propter. Cosí cola. Lo slesso che seininali per guadagnar tempo e spa
Tantum quantum. Latinismo tollo ad zio; — cosí per loro le Verdur prosaa
Ennio neW Iphigenia с úsalo da molli sono quel li ortaggi, p. е., i cavoli , i
Milauesi culli per indicare incertezza , peperoui, e simili, traspianlati dal se-
iiKzzauiiá, ç simili. meuiajo nçlle ajuole, a distintiontj di
QUA ( . 53 ) QUA
quelli che sonó seniplicemeule semi- in chennls\H o di selle, colle — V.
iiiili с пои per ancora dispos! i e or Putóst (in) agg. Questo avveibio se va
dinal! come devouo stare sino »1 tempo unito ad aggeltivi ha la proprietà d'in-
die sou buoni agli usi delta vita. — V. dicare mezzanilà délia qualità espressa
Prosœù , anzi che Prceus , dicono dove da essi; e gli fanno rispondenza ¡ di*
le terre sono moho lenaci , e devousi miiiulivi italiani desinenti in ello, ello,
perció fare più streite e più frequenti iccio. — L'ù pntost grand. È grandi-
le porche e le ajuole. — V. cello. L'è pulosl smorl. È smorliccio.
Provèrbi [ I proverbi fallen minga ] (in) — Il Brianz. dice Piutost.
agg. Il Brianzuolo mette anche la ra Pultàsca. S'usa spesso corne aggeltivo
cione per cui i proverbi non fallano , nel senso di Grande, di Ecccdentc nel
dicendo, perché g'^iann mclluu cent genere di quella cosa di cui si parla.
agn a fai. — V. Cosi il Porta nel Sonelto Marcanagg
Pùglia. К Ris i. q. G. i politecli seccaballl conchiude:
Pùgn (in) agg. Se i oliv grappissen in . . . Col noità il'oD til a l'oller
giugn , prepara el pugu. V- in Oliva 1 tlurezz di travers (Je/ hast), rcQssir'i
i. q. G. Od ipelaneot pullasca e nagolt oller.
Pùpla. Nel В.- M., Pav. e Lumellina vale Si avvcrlisca che qiiesla voce palla
Cima rosi degli alberi, corne deU'erlie. sen, messa dopo il nome, figura aggel-
— Anche vale Cima o Ciuffo dei ca- livo; messa prima, pïglia allro valore
pdli délie donne e délie penne delle с coslriillo: cosi, per mo'd'es., dicia-
gnlline su ;l capo. — Quale di quest! mo : G' hoo ona fatum pullasca , e
due setisi sia il proprio e quale il fi G'Iivo ona pullasca d'ona Jamm j —
gúralo, no 'I so. — V. Franzeschin V ha faa on romanz pul-
Puresèlla [Cl]... Il lotlo, che per molli tasca , e L' ha faa on pullasca a" on
è un pulciajo. — S. ronianzj e non mai ona pullascafamm,
Piirgànl (in) agg. Purgant de cavall. Fi- on pullasca lomanz, — V.
guratnm. , Purgante bestiale arcifortis- Piivióu [srtlvádogh] (in) agg. Cosi ehia-
simo corne sono quclli die si tlatino miaino anche la Columba amas Lin.,
ai cavalli. che nidifica pure fra noi ed è la Co
Pnritäa (a) nellc G. agg. Ona bonna pu lon» bella di Sil v i .
ritan ... Cos! rhiamasi irónicamente da' Puvionitl, nelle G., riforma. Poppclline.
Briauz. Un Irislo di quei fini, Un furbo V. Puviou de Bust nel Foc. — S.

Quilder [I madonn slan ben Síl\] (in) agg. lina lagliare ¡1 mallone per piano onde
Di donn (dice il Briantco) ghe *n vojur fume un cúneo grosso.
doma dó per ra, vunna viva с l'oltra Sinussà cl quadrell ... Tagliarc il
pitturada sul mur. Delle donne una per mallone per lato onde averne un cú
casa chi vi vuole la pace. neo sollile.
Donne с oche , lieniie pocbi*. Tajá el quadrell a pè d'asnin... Bi-
G. Giusli, Prov. tose. p. 101. — V. partire ¡1 mallone с lagliar diagonal-
Quader (in) T. d'Agricull. agg. II Vellorí mente i due mezzi per usarli ne' со-
cliiama Quadri cosi ■ piccoli sparli- minci d'un ammattonato a spinapesce
menti quadrati degli orli e de' giardi- 0 nel!* impeduccialura d'uun vôlla.
ni, come i grandi dei campi. — V. — Quadrej a chignœù. Mi sembra-
Quadrèll (in) agg. 1 Muratori nel rom no i Quinternini e i Seslini che ho re-
peré i matloui per adallarli ai loro la- gistrali nel Vocab.
vori usano le voci seguenti : Quadrej a muràsc ... Diconsi anche
Scartá el quadrell ... Cou la martel- 1 Quadrucci distecati e allogati ben ri-
Vol. V. 30
QUA ( 1 54 ) QUA
stretli (ra loro sotlo i portici fttligui perché in Val Suriana il pistilo è dcllo
alia fornace. Bobia, altrovc Bovuja^ e in Greria
In Quadrej albàs «gg. Molli Ii chia- o/io/Sia{ (sic), cosi dal pisello li si fa
mano anche malcbtt o malcreitcc, e si d' un tralto venir fuori non pur le
UJauo, non come dissi equívocamente roblóle di Lecco e i robiolini di Mon-
ik " fonciameuti e ne' luoglii umidi , ma tevegghia , ma tulla quaula 1' Orobia
si sfrarjtuinali e intrisi nel maslice da Ierra di qui e di là dell'Adda, e d'o-
iulonacare i luoglii umidi che diciamo gni sorta roba. — Né veramente tulla
Bot'um , o vero ne'lavolati, ne' muri questa nasce dal pistilo , perciocché
di Iramezza e nclle parti délie fabriebe Vipoßoi de'Greci é un legume che ha
intno suggette all' uinido. qualche siinigliauza со 'I pisello, ma
A Quadrej fariceù agg. Fcrrdggini non è questo. L'Orobo , chi no '1 Is
( Soderiui , Agricult.). — V. pease, è VErvum e VErvilia de' Latini,
Tra le di/cltosità agg. Quadrej con è il Moco e '1 Vèggiolo de' Toscan i ,
la barba о coo la bava... Matloni con la Robiglia dell' anlico Vulgarizzalore
incrostature, sbavalure, ce— Quadrej di Palladio, il RnvigHone del Maltioli,
con la Scarpa ... Quadrucci mal riqua- e l'Jngrassabue degli Agricultor!. — V.
drali. — Quadrej scannaa o Iropp scar- Quajùtl (in) corr. 1= Quagliolta =z in s=z
taa ... Quadrucci Iroppo assoltigliati. Quaglia giovane.
A Meda de quadrej agg. Matloni ac- Quajotlée ... Uccellatore di quaglie con
calastali. Pion si dice Meda se non se reti e trainagli. — V.
dei colli. Quàl [ Per la] (in) agg.
Quadrèlt (in), 6." e 7° sig., agg. A quesla Ella , non per off<*mlerb,
voce usauo molli, per fars i iuteoder Ma non è per la quale.
ineglio, aggiugnere l'aggett. superficial, G. Giuili, Oise, che corr.
о corporal (corpóreo), secondo che si Cioè, non è alla al posto dijficiletto che
tralla d' un vero braccio quadralo , o desidera. — V.
d'un braccio cúbico. — V. Quarantin (in) si ometla la parola a
Quadretldo. V. Liscdu i. q. G. maggio.
Quàja (in) agg. Quaj de visla ... Quelle Quarùlla (in), sig. a.0, agg. Pellà ona que
che si ineltouo su per lo slollo a can rella a vun de . . . Criminalmente ас-
tare, a far da richiaino, da ziiubello, cusarlo, Querelarlo di Porre, Dare
acciocché l'altre caschino nclla ragua, querela conlro di uno, ее. — V.
nel tramaglio. — V. Quarésma (ib) agg. La qiiaresma e la
Molla de quaj. V. in Molla [T. de' preson bin faa per i miucion ... Prov.
Furnac] i. q. G. . di piaña iulelligenza, il quale prova
Quajó de Bírghem, plnr, Granelll, o sia disgrazialamente a sufficienza quanto
Quelle cose che pendono da quell' al- poco valgano presso li accorti vulgari
tía, come giá li disse una Monna Onu cerle isliluzioni allorcbè manca l'edu-
sta ricordala dal Caro (Apología, p. cazion del cuore.
g8). — È voce propriatn. bergainasca, Quàllcr (in) agg. L' usiamo noi spessis-
úsala da' Brianlei quando, di ripicco e sime volle in signif. di Pochif e se an
scherzando, rimandano a que' di Ber co meno, sosliluiamo Db o Duu: p. es.,
gamo il Bagià, di che i vivad Bor- Hoo mangiaa quatler caslegn, duu be-
tolini, pur scherzando, regalano i sa- Scott. Hoo tajan do piant, e simili. —
luti che e" fanno a' loro buoni amici Ancbe l'ital. ha Quattro.
Ambrosiani. — Chi, a proposito di Ba In duu a ou capon, ее. V. Caprin
già per Milanese, volesse aver di belle Í. q. G.
e peregrine uolizie, legga un arlicoletto Quattr'ass (in) agg. Il Monti nel foc.
mullo erudito sollo il litólo Badiana in Corn, lo definiste « Barchella di fondo
certo libretto uscito di fresco in Berga pinito, senza chiglia, senza tinione né
mo (i855). Quivi per prima cosa s'iui- vela, quadra in prora e in poppa, non
para che Bagià vuol dire Baccello non veloce, ma sicura su l'onde «1. — I dali
pii» di hagiana o fava grosse e fresca, ma sono veriticri; ma il carattere princi
«i di pistilo immaturo e rigoglioso; e pale di questo guscio non è Г ellissi
RAD ( i 55 ) RAG
proprinm. della barca, si bene il cono Quest (in) agg. Ghe voeur de quest (toe-
Ironco. candosi in cosi dire la fronte со 'I dito).
Qualtrin (in) agg. Qnnltrilt Iraa via, traa E ' ci vuol cervello; Ci vuol senno; Ci
al diavol. Quattrini arrandellali : vuol ingegno, e simili. — V.
Per me queste Comedie Olí I per quest:
Di fesle с til soMjti Oh ! per coteilO| a pcrdermi
Son perdilempi, huhbole, Ci si gnadjgnj un tanto.
Quattrini arrauilelMi. G. Giusii, Dite, che corr, — V.
G. Giusii, Disc» che corr. — V. Quièlt [aggetl.] (in) agg. Quielt come on
Quejcôss (in) agg. Chi g'ha el goss, g'ha agnell, о come on angiol, о cornu ou
quejeoss. V. Góss i. q. G. bée ... Chelo come olio.
Quèll (in) agg. Quell del tal ... Cosí sen- Quinquina, verbo. Indugiare per irreso-
z'altro vale a' Briaiiz. il podere, il luo- lulezza, Dubiare, Tentennare. — S.
gOj il campo, il hosco del laic: p. е., Quist (in), 5.° sig., agg. e osserva. Quando
L'bann cattaa che 'I robava in quell si usa Quist per Denari, si accenna lo
de Peder. L'hanno coito che'l rubava snocciolar di questi, stropicciando leg-
insii quel di Vietro. — Queslo modo germenle il polpastrullo del dito gros-
l'obbiam commune со' Toscan!. — V. so su l'indice. — V.
Quella donna. V. in Donna i. q. G. Quistà (in) agg. Per Trovare.
Quel là a volt. SanCalto; Dio, ad- Quista. Per Cógliere , Imbroccare ,
ditando, con I'alzar della faccia, il cie Imberciarc ; Dar nel broceo, ncl segno.
lo. — V. — V.

Raa, v. с, per Aràa. V. nel foc. Radisàa, e Radisarœit dimití. Maglidlo


Ribbia (in), 5° sig., agg. Ralto? Corienlc? radicato, Barbatella. Diccsi anche di
Ràbbia de fregg (in) agg. Verso il Co- qualsiasi tálea, o tallo, o piantone bar-
masco chiamano cosi le Nuvohiglie rade bato da trapianlare. Lal. Viviradix fein.
che veggonsi d' invernó alla soinmità — V.
dei mouti. Rafreddàa e Rafredddr (in) agg. Rafred-
Rabbiàa (in), sig. a.0, agg. V. Asée. dor trascuraa ... Dicesi d' una infred-
Raccàgna (in) agg. I Piaceutini chiamano datura cui non siasi rimediato, e cho
Racche\e Vinacce. Dal piacentiiid sem- sia degenerate in peggio. E notisi quan
bra quindi provenula di fresco Ira noi ta rispondenza di proprielà esisla an
questa voce per Aquavite. che ne' vernacoli. Le persone civili u-
Ràd ... Dicono con voce slranierx alcuni sauo aggeltivare la voce culta Rafred-
Fornaciaj per Raschiare, о Lisciare , dor con la pur culta trascuraa perché
o Ripolire i laterizj со '1 rasçhiatojo о valulauo e fácilmente soggiacioiio per
lisciatojo (stèccola). delicalura di temperamento alla circo-
Radis (in) agg. Raïs, Raison, Raîsott di stanza rappresentata da quelle voci; i
cono i contadini brianz. — V.' vulgari , о più robusti о men curanti
A Canevér di radis agg. Caviér pl. di essa, non diranno mai trascuraa
e Caviéra al sing, dicono i Urianz. — un loro lnfieggiâ o Freggiô.
Barbata, Barbicaja. — Correggi la splc- Ragg [Vess on] (in) agg. Quando si dice,
gaz. délie Canevér, e di', che queste è sempre in senso propizio. — S.
sono le sottili barboliue estreme délie Râgiol dicono alcuni del contado per Rà-
radici, e non la corona di esse. — V. sol. V. nel Voc. e i. q. G.
In Radis matronua agg. Barba mae Ragnor. V. Balducchin de salamm i, q.G,
stra e, assolutam., La maestra (Da- Ragnéra [Kiguratam.] (in) agg. Diciamo
vaiizali); FilUignola (Paoletli). — V. || anche ogui stolTa troppo debolc, hg-
RAM ( io 3 ) Г.ЛМ
¡H* giere, Irasparcnle, di pochissiir.n pan Slrnppà de ramm e de radis. V. Uadis
no; eil anche le vesli, o simili, clie ue nel Voc.
son falle. Она ragmra (l'on vestü, (l'on A Ràmm staa insedii cancclla — Ri-
veil, d'on scossaa, d'on pcrcall, d'oii mctliticcio e Rimessiticciozzz., e melli ia
fazzolèlt , ec. La Pampaiina de" Co veto — Ramo d'inneslo o d'Insito, Ra
ntaseni, mo domestico. — V.
Ragó (in) agg. Figuralam. Per Noja. Ramm [Лаше] (in) agg. Ramm mazziss
Kaja (in). Opino che significhi puníoslo quader о Baston quader. Quadrollo di
Riga clie Raggio. 11 Franc, (lice Raie rame? Rame quadro? E simile al Ferro
per Riga, lo Spngn. Rayar per Rigare ; quadro.
ond'è che Raja uell* addullo esempio Rampa (in) j dopo Zampa, agg. pero il
mi suona piulloslo Cositera che Din- Voc. di IVapoli nota che nel dialello
loi ni. Tullavú . . .? — S. fiorcnlino s'usa anche Rampare pec Ar-
Agg. che lo Spagn. ha Raya pur rampicarsi.
per Confine d' uno Slato; oude Ceitle Rampinéra (in) agg. Bulla la rampincra.
de raya, Confitianti. — V. Figuralam. Giltur tamo, Ciliar la tete
Ramálegh e lleniálich, v. hr. susl. Oilorc per pescare qualche utile. — Bulla la
di muffa, di muffatíccioj Silo di baca, rampincra a la sidella, disse il Maggi
и Seusazione spiacevole di odorc pro in signif. simile, ma più intenso. Giltar
prio (lei luoghi chiusi o solicrranei, Punghia,Gittar l'uncino a Uncicare,
dove l'aria imprégnala divapori aquosi Arrapparc, Arraffare. — V.
si Iralienc pur del lempo e , per cosi Ranipinetldii (in) agg. In Brianza lo di-
dire, impaludisce. Più o meno aculo cono anche Scetvibtt, ed è diverso dal
riesce queslo sito di huca sccomlo che Folciolt in queslo che non ha ricurva
più o meno di uinidilà si Irova nel la cima, ma dirilta e tronca, e usasi
vano della huca, ее., o vi Irasudi dalle ad aguzzar pali e a simili failure; a
pareli, o vi si accaglii sopra per la far la quai cosa iiiipi'dirchhe la ricurva
freschezza del luogo » (Targioni Tozz. cima (el rampin) del Rampinetlón о
Gio.). — V. Scerciölt. — Y.
■Save de rania'lich. Saper di múcido?, Ranipón, Raniponéra, Ramponin e deriv.
di muffa, Sitaic di huca, di luogo chin dicono i Brianz. per Rampin, Katupi-
eo e bujo. Saper di rugine (di raine nér», Rampinélt, ее. Г. nel Voc.
arruginilo): <■ lo gioclierei ch'egli li Ranipdii [T. d'Agricull.] (in) agg. Che
(soldi) ha leuuli venli anni al bujo, cosa sia vedasi in queslo passo di Paolo
in modo sanuo di rugine » [lant che Lavezzari. <• Non poleudosi Poperos*
sanu de rainálich] (Gomparini, II Per cultura (cioé, (judia che consiste in tie ,
egrino, a. II, se. i4)- Ь propriain. il o quattro solchi, od araturc) premet-
Redoleré situm de' Lai. E Vire per ¡oca lere ad ogui seminazione, vi si sosli-
senla situ di Viig. (jEnetd.Vl, v.$6i-6¿) luisce il bivoro a ïampone, consisleule
si tradurrehbe da un Brianz. Andà per in una sola aralura, la quale vieue ese-
strad, o per lœugli orrid, tutl a spin e guila ídIoi'iio a due capi singolarmen-
che sputza de ramátich. — V. le, cioè al frumento e al grano turco;
llámenla, v. pav. I ritagli de'corami con è Ihvoio più ilehole della cultura (ope
tulla insieme la spazzatura delle cal- rosa) iu online all'ellello di rainmorlii-
zolen'e. Dal Ramentum de' Lat. — V. dire la Ierra, e tórle il naturale crudic-
Rauiètt [Maa del] (ib) agg. (che altri di- cio. L'interinedj che si seminauo Ira 'l
cono anche El maa del falchelt, o El frumento e'l grano turco (come verze,
falchelt, o El maa del hacchetl). rape, cicória, Jagiuoli, ec.), devono an
Si dice avère il gelso quesla mala- che questi esse re preceduli dallo slesso
lía quando, per male potalure inlrislila lavoro » [a ram/ione] (Dei difetti del-
tulla la piaula e innanzi lempo invec- l'/lgricull. milan, nel vol. 1 degli Allí
chiuzzita, melle in ogni sua parte со- della Società patriot.). — V.
tali ramuzzi, simiglianti piulloslo a spud Lassa el Ierren a rampon ... Mieluto
che a schieUi raniicelli. — V. il grano, lasciare il campo seuza quel la
Ràmin (ik), i." síg. , agg. Strappàss о cultura che il Lavezzari chiama ope
RAS ( i ;) RAZ
rosa, и Itaccollo II frumento (semùiato si manifesta per alcune gocciole di
iiell otlavo mino delta rotazione), vi si ragia stillante dai rami o dal tronco.
fu cultura pe'l frumento del uouo anno, Dupo l'apparizione di quclla ragia la
o pure si lascia ¡1 terreno a rampone, pianla va' a poco a poco perdendo del
cioé senza cultura, e ne] nono anuo, suo vigore. Noi abhiam preso quest a
dopo averio iugrassalo, vi si semina voce dai Bresciani della Riviera salo-
forineulone. — Por metiere a riso que- diana. — V.
sli lerreni si scelgouo quelli lasciati a Rusol (in) agg. Rasol curt o longh de
rampone » (Lavtziari, loe. cit.), Vuolsi penser. У, Penser i. q. G,
notare che cultura in questo passu ha Raspa (in), sig. 4-ei аёв- Ferro in asta
un signif. tulto particolare alia nostra ricurvo che serve a' Fornnj per spaz-
Agricultura. — V. za re ¡1 forno dalle brage e dalla cene-
Ramponà (in) avverti. Ramponà è rlare re. — S.
certo risallo ai fi rri ; A/ctt i ciod de Rait (in) agg. Chi no mantea i gatl, ec.
giazz è metlere cerli chiodi con la V. Galt i. q. G.
capoccliia sporgenle, a scopo Puno с Tant per rail e passer, m. br. ... Un
l'allro d'assicuraruc il caininiiiar su 'I fatlore di campagna ncl render couto
ghinecio. — S. del granajo, vcdulatche mancavano al-
Ranea (in), i.° sig., agg. Dicono i Pavesi cuni sacchi di frumento a compiere il
per Estirpare, Strap/шге , Schiantarc , quauto vi se u'era riposlo alia raccol-
Svellere. Vcrrebbe mai dal Raneare de' ta, ebbe súbito tróvalo che quel lanío
Laliui, che pur signiiica llerbas inuti che mancava, l'avevauo mangialo i to
les fruticesve noxios evellere? — V. pi e le passere. S'usa scherz'osam. que-
Randa. T. dei Murât. ... Fuuicella armât i Sla espressione per indicare certe spe-
d'un chiodo onde servons! per drscri- sc délie quali ne' rendi-conti nou si
vere l'ellissi di una voila sliaucata. saprebbc rendere buoua ragione. — V.
Ranoa (in) agg. У. anche i dettali regi- Ravàda ... Ziuppa di sole rape.
strali i. q. G.sotto Eira e sollo Paitan. Ravaltlée, v. del B. M. Cúmulo, Barbd-
Raprgà (in) agg. A vora che s'è raa, о glio, Quantità. — Che ravaldee de uev!
aran, s'è rapegaa ... Frase figur. cool, per Oh quale strelta di nevé!
esprimere lo stalo di uudiià a cui si Ravarju (in) agg. Anche è detto Raperi-
ridurrebhero quasi tutti i contadini se no, Raparino, Raperúgiolo, Rapaiuolo,
pagassero sempre per ¡atiero i loro dal piacergli i semi delle rape e de'
dehili. ravicci. — V.
Ràr [sus!, т.] (in) agg. Rar in camp, о in Raviœù (in) agg. Il Pulci (che scamhió
campagna, e spess in del coidar. Dell, in IAdoca la nostra coutadinesca Li-
hr. equivalente alfaltro Formenion rar, stroccd) parló anche de'noslri Ravioli
polenta spessa. У. in Melgöu nel Voc. nel suo Sonelto cítalo dalla Crusca
Rasàa, aggctl. di Capón. У. Capon heu in questa voce; ma i Ravioli come Ii
capouàa nel Уос. ¡ ed ivi agg. questo dehuisce la Crusca sono tull'altro che
aggeltivo. i nostri Raviesil ; о pure a tempo del
Rasàa, che anche diciamo A fil de mur. Pulci i Raviœu erano come quei da
A muro (Carena, Pronta, p. i(it), Uscio Genova. У. Voc. genov.
a muro; quello la cui imposta pareg- Raviscidn foreslec. Colsat. Formenlon del
gia la párele senza aggclto nessuno, e raviscióu. У. in Formentön i. q. G.
lalora con lapczzería continuante. Raza [Z dolce j ... Cosi chiamano in al-
Rasaiœù dinún. di Rasa [Ragia]. Ricliic- cuui luoghi del basso contado il ser-
co,Orichicco. Malatia degli alheri gorn- menlo del rovo, della rosa canin», del
■niferi che fanno frulle da osso inun la vilalba, e simili. È voce che viene
dóla). Consiste in un trasudameolo dal vicino Pavese. — V.
morboso di gomma che puó conduire Ràzza (in) agg. De honna razza. Féconda.
a perire anche tulla la piaula , uon La Semcnzaiola de' Venez.
che il ramo che n'e preso. — £ spe- A Vess de bonua razza agg. Figliare
cialmente malatia cui van suggelli i a doppio, Esserc polipara. — 11 Brian-
liinoui с Ii allri agruini si fallí, la quale zuolo , parlando di coleste che non
REB ( i 3 ) REB
perdono lempo e die ad ogni parlo nai ntolto ,• ma pure mi riuseï di ritrarmi
ti danno un liglio eon un allio sopra in letto. l£ daj e daj me sont rebella» a
mércalo, suol dire Che rdzzen come i riva. A grande siento mi rilrassi a riva.
conili , о с' hin tie razia decoiiili, i Rébes , v. del В. M. ... È lo stesio che
quali parloriscouo selle volle alTanoo Slavàzz (Lapalo, Lapdzio). V.nel Voc.
e setle nati per volla, dicono. — V. — V. •
Razzaláss e Razzalass-sù (a) in senso di Reboccà (in) agg. Reboce» a rasa preda
Migliorare di salute agg. Rincalzarsi, ( cioè a sass rasa» ) ... RinzalTare alla
Rincarnarsi, Ravvalorarsi. — V. giossa in superficie il múralo di pie*
Rè (in), Hopo Rè, agg. Testa coronal». tranii senza fare uso di spianaloj».
Ou'acqua a soa station, ее. V. in Reboccà-soll a fralazz ... Rinzaffare
Acqua [/'<<><-<!] f. q. G. e dure di spianatoja.
He di ciolatl. Sopi intendente a tutti Rebùff (in) agg. Rimbuffb с più che Btiffi)
i succiolaj (Salvtlli, Росfie burl.). — V. e Buffata ; propriam. è quel gagharïlo
Ad I lie Mag agg. Fa el gir di Re buffar del vento che porta con impelo
Mag ... Maniera burlevulc di riinpro- in faccia Г. •■in» o la neve. — V.
vcio a clii, mándalo per una commis- Rebuff». Rimbuffare ; Rabbnffkrti l'aria
sione, s' indugia pi ù del dovere a ri- gagliardanicnle. II rabbruscarsi del cie
tornare, tenendo il mandante in una lo è un commoviinenlo «l'aria minore
viva aspeltazione. E si dice per lo più essai del rimbuffb. — V.
quando clii ¿ mándalo, anzielte ballere Rebugà (in) agg. In Brianza propriam.
la slrada «tirilla , ne pigli una lunga significa: Recise le parti Iroppo rollo
ed obliqua (la tmuja-sii a la longa). d'un» calzt (che per lo più sono i la-
Re Mag. Figuratam. Boto, Botacchio- loni), rifarlt di nuovn со' ferri. — Fi
lo, Scinplice, Stupido, Basoso, Senza guratam. e per ischerzo. si dice Re-
moto, come un re da presepio. 1— V. bugada una colonna, una statu», una
Rebàlt (in), -." sig., agg. Rebalt indree. cosa . alla qualn sia stala rifatta o ri-
Ripiegare, Tornare imlielro. — V. mess» di ntiovo ticuna parle da pié.
Rebaltidúra. Risarca. Su'nostri laglii è — Avverlasi che Risprangare vorrebba
cosi delta In Ripercussioiie délie onde dire solíanlo Racconi iarc , o Rabber-
dalla costiera. WAntimama de' Vene- ciarc le rotture, ricuccndolc con puuti
ziaoi. larglii come spranghelte ; onde il Berni
Rehalló» (in). Giova osservare che que- Chi avesse о ирсам rhí avesse
sta voce mollo si assimiglia e di suo- (Jo pjjo <li calze ili messer Andrea
no e di siguif. al Rimbatlo e Rim- cU'i'gli a vea
batlone di vento, che ù quella ventola Mandate a risprangar percliit eran fesse.
che dà ad un Iralto in che che sia Sott. XX, edia. Class.
dalla parle opposta. — V. E Rimpc lularc non significherehbe al-
Rebecca (a) agg. Giocare alle riscosse, tro che rifare il pedule, parle détermi
tolla la metal', dal riballere la palla; nai» délia calza; lailiiove il noslro Ra-
Rispondere in modo da nun restar so- bugà propriamenle significa rifare cosí
prafalto. — V. il talone come le slaffe e il collo dell.i
Rebeccàss (in) agg. L'usiaino per Lava- calza , lino al rilacimento del girello
rare di rimbeeco3 di ripieco i Ripiccarsi dell° iiiiboccatura, o rinibocchetto che
( Ripiccare chi ci picea); Ricallarsi ¡ se 'I dicauo. — V.
freiere la rivincita, la ríscossa ; Render ebùj (in), a." sig., agg. e corr. Le con-
la parigliaj Rimordere chi ci morde. ladine dicono Rebuj il far bollir la
— V. cenere null' aqua; e Col quando non
Rebella. Nel B. M. vale anche Tram a si fa che versar l'aqua bóllenle su la
gran pena, Cavare a gran faitea, Ri- cenere, si che, passât» pe 'I cénenle-
avère a siento. El bó i'era borla» dent ciolo o lelo che la sostiene, va a im-
iu d'on fopp ; ma l'hoo rcbellaa-fœuia bucalarc i panui sucidi che trovansi nel
mi de per mi. — E l'usano corne veibo solloposto vaso. — Quindi Fa su on
reciproco in pari signif. (ilr hoo d»a côl vale Versare aqua bóllente su la
laut, che me sont rebelha iu lecc. l'e- cenerala. — V.
RED ■( 5y ) REG
Recalca. T. (Ici Uiseg. Calcare. lum diinin. <li Rull um, ámese di ferro
Rrcàlch. T. dei Diseg. Calco. a uso di scavare la Ierra. — V.
Recalled (i'i) agg. Endicajtiolo, Incellato- Redacquée (in). Forse la defiuizione di
re, che compra e riveude comeslibili, qiieslH voce si è confusa con la co
eue ne fa incetla, tlie ne fa éndica, meóse Acquée. V. in Monti, Voc. Com.
ammasso, raccolla. — 11 Barullo de' Redefóss (in) agg. Capofossol Fosso
Toscaui è cola! clic in piccolo compra principale. « Nessuno passi i redefossi
e rivende grano; esso gira per la cam- senza l'assisa délia citlà » (Cosí nella
pagua a comprárselo ti ai piccoli pos Grida del 5 di novembre del 1448).
sessor! e dai inezzajuoii, lo carica su Eraoo i fossi principali che cingevaiio
la sua vellura e lo porta ai inercali; e la nostra cilla. — V.
fa suo guadagrio più su la vellura elle Rcdesin ... Fabricalore di reti. — S.
su 'I grano raccallalo. Quiudi il verbo RtTendin (in) agg. Ve n'ha anche di grandi
Baruliare, esercilar l'une del rivendu- a due manieni, e si inaneggia da due
gliuolo di grano, riso с legumi al mi segalori a fronte l'un dcll'altro.
nuto. — V. Relilàda e Refilé, ftimbrotto, Romanzina.
Recava. Copiare, Trascrivere. Recava on — S.
ricainm , Recava она lellera. Copiare Refossà (in), sig. s.", agg. Refossà ona
un ricanto, Trascrivere una letteia. vigna. Ripasttnare, Diveglicre o Rifara
Rcciáppa. T. d'Agrieult. ... Seconda mar- le fosse in una vigna vecchia per r¡-
cita, o sia Praio marcilojo siluato in- mellervene una niiova. — « Per rino-
feriormente a un allro., del quale ri- vare la vigna meglio è sraclicare le
chiappa o piglia Taque che ne scolauo. viti vecchie dal basso delle lor radici,
— V. e dopo due a nui, lasciato stare il ter
Reciára ...Specie di rete. V. Monti, Voc. reno rotto a quel modo, ripiantarle di
Com. nuovo, scassando il terreno e facen -
Recioccà, rfonáe Reciôccli, propriam. vale dovi di sopra la nuova vigna » (So-
Suonare di nuovo, Rinloccare la ciocca, derini, Delle viti, p. g3). — Da solum
cioè la campana ( che cloca dissero i fossione rcnovatiim. I Laiini a и t ich i d¡-
noMri vccclii, e cloche dicono tutlavía cevano Repaslinare vineas quae refodie-
i Franccsi), riebiamando i più tardi banlur. . . Nunc quidquid emoti soli vi-
alie sacre funzioni, ec. — V. neis prœparatur, repastinatum vocanl.
Reçoit [sust.] (in) agg. 11 Bini luccbese — Columella, Lib. Ill, cap. xvin. — V.
chiama Bacacci, Suiichella i fondi delle Réggia. Regia. Pari ona reggia ... Dicesi
caldajc, cioè i Reçoit. — V. d'un casone bello e commotio.
Recolta, aggett. di Zèner. V. riel Voc. La Reggia oratoria ...Nome d'un
Red (in), dopo Bollera, agg. Bugiaz o B¡- Trattalo alfabético delle materia per
ghèzz; dopo Mapp agg. ¡Seltafoud; dopo tinent! all'Oratoria intilolalo Regia ora
Ramùscia agg. Reciára, Redacquée, toria, úsalo nelle Scuole nel secólo pas-
Restèll; dopo Rozzceu agg. Sora-érba, salo.
¡Slramhucchinoa, Slravacchelta : ecorr. La Reggia paruass ... Nome d'un
z= Ollrana o Vollran = in =. Ollàtia Lcssico prosodiaco latino intilolalo Re-
o Vollao. gin Parnassi, che usavasi nelle Scuole
Borla in la rëdj o Borla in la red del secólo scorso. — Sludià la Reggia
come on merlolt ... Figuratam. dicesi oratoria, la Reggia parnass ...
di uno facile a inoamorarsi. Cascarci Reggiùa. V. Resgiàa i. q. G.
come una pera cotia , Essere cottojo, Regina e Ragioà. Fare e Rifare le ca-
cascatojo, piùggini (c/iun). — V.
Regiuadôr. Caprugginatojo. Slrnmentoco'l
lo, che son più caduco cue ила pesca, quale si segnano e incidono le caprug-
Più tenero di к hiena asiai rb« un gallo,
Son del fuoeo d'amor sloppinu ed etca ; gini. — V.
Rispoii a lui, ec. Ptegnœi'da. Idiotismo di alcuni Muratori
Berni, Leutra ad un arnica. — V. per Legnœùra. V. ncl Voc.
Regœùcc, e alJem. Regceùccia. Raccolto,
Redàbol {in) agg. Pare dal lat. Rutabu- Raccolla. — V.
REM ( iGo ) REP
Regfei'tj [lost. in.J (in) ngg. Al regccuj. EVemenólt , v. Ьг. Ш poco, Neghitloso,
Л novella. — Sul rcgteuj. Su H far 1tifingardo, Inerte, che sla l¡ mezzo ag-
délia ricolta. — Soit al regoeuj. Nclla gnrehiato; Acquaccliialo ¡ che dicinnio
stagione prossima al ricollo. — V. anche Reseioll¡ e Rescibtt e Rescïon
Regojuu , e al fem. Uegojuda. Raccollo, cliiamiumo nnche i bachi da seta infra-
Racculla, ec. — V. tili. — V.
Régola [Servi iu regola vun] (in) agg. Reinià. F. Rumià net V~oc. — S.
Irouicam.: Rcrriondadúra ... Traliaudosi di alberï ,
Non Viida in colera ; vale Riiietlatura, Ripolitura, Dibrusca-
Ii . Ii, saro un., bestia ; tara de rami seccaginosi, superllui e
Ma lei già mezzo schianlali. — V.
Ci servi oelle rególe ! Reinondinna [Aria] (in) agg. Vale che lia
G. Giusli, Disc, che corr. — V. appeüto, rimondindo lo stomaco. — S.
Rcgóada ... Usasi quest* voce parlaudo Rémora (in) es a (Gh.) t= sosliluisci =
dolía varia grossezza de' pali. — Onde (Forcell. — Voc. di Napoli).
Pal de regouda ... l'ulo del diámetro Remîtscia ... Specie di rete iu uso su '1
da once 2 a 3 circa. È detto nuche Pu/ l.ario. F. Mouli, Foc. Corn.
tie s'ceppa dopptu, spaccandosi iu quat- Rend [in senso di Rigcllai t, Rccere] (in)
tro palanche. — V. aes-
Regotidèll ... Voi.so il Comasco daooo L'è in de! ren.l el stoppln,
qucslo uome alia fariua di grauo turco CbVl glitt rnjla.Jisevj la candirá.
' niacinala alia grossa. Maggi, t Agg. Cons. Menrgh. p. roi.
Rcligàa e Rcligatnciit. T. degli Ornal. È lo slesso che il prov. brianléo: Clii
ed Л rob. Panconcellalura? lnlavolatu- no pensa iuoauz, despeeù sospira. Chi
ra? — V. prima non pensa , in ultimo sospira ;
Relia (in), dopo Fiorentiui, agg. Tra i Pra- cioè, aile conseguenze si duale. — V.
lesi Coccodrille; Ira i Pisani Lipaj fra Rcngh. Arringo. Luogo dove si parla al
Ii Aretiiii Sevilla. publico. Parlamento.
i Brians, la chiamano Fits, dalla si- Avè sonaa rengh. Figurntam., vale
miglianza che lia cou un fuso commu- Esser ruinato a/fatto , Aver falto ли-
ne. l'are sia lo Slômbolo di Fra Jaco-
pone, per simigliare a un sactlolo о bassi in fondo.
Iraicio laglialo corlo, delto Stùmbol ne' Hoo sonaa rengb in luce i guis,
Son slr.ippa.la Je ram с de radis;
paesi d'Oltrepo e altrove. — V. Insci resta ingannaa
Renia (in) agg. Reina indree, o a cuu ila Cbi per trova dance va gió Je slraa.
dree. Sciure со' remi, fogare a ritroso (Vla^gi, Cons. Mi negh. su 'I une. — V .
e all'iudielro, liraudo il mu ni со de! Rengbl e Irreoghi i dine, fr. br. Allegare
reino verso la рорра с spingeudo l'a- i denti, Renderli ebeli. Effcllo che fauno
qua con la pala verso la рта. — V. ai denti le fruité acerbe, e qualsiasi
Reinátcgli. II fllaggi disse fíguratam. Fita allra cosa agrá che si mangi. — V.
rtmdlega per Vila solitaria, romitica, RépMI, v. br. T. de'Tessit. ... Lino d'in-
o vero ¡i nomo singolare, strano, melan lirna qualilà, Lino di scarto, o tale iu
cólico , fantástico. — 11 Hematico de' origine, o divenulo cosí per troppo
Diz. dclla lingua ч-л\е Reumático, e, per
rslensioue, Fastidioso , Malagevolc , Repeusa. inalmenirlo. — V.
Ripensare. Lo usiamo solo ne'
Fantástico , che ha niollo а Гаге co'l due modi seguenli : Hoo peusaa e re-
Remategh del Slaggi. F. Ramátrgh i.
pensaa; Pensa e repensa.
q.G. — X. Repella (/л), sig. omellasi la voce
Remeda. T. de' Bosc. e Cout. . . . Disfare, Brillare, e agg. Noi lo dicianio frequeu-
all'approssimarsi dell'autunno, la ca letn. per quel Trar de'piedi che fauno
tasta dolió legne accalastale uella ver- i bambini per non volere star form i a
Data antecedente, e rifarla di nuovo quel sesto che Ii vorrebbe la nulrice.
|>er impediré che le legue vengano a Ropellà (in), a.0 sig., rigg. Nel Fiaggio di
deteriorursi ove non si dia loro que- Artigo FH, vulgariz. da Bonacusa da
sia smossa d'aria. Rifar la calaíta? Pisloja, lu trovi il verbo Ripitarc iu
Raccalastare?
RES < iGi ) RES
un senso che motto s'avvicina fil no- Kesrjn (in), sollo De resóa, agg. Ragione-
siro Repella figue: « Si ne lu grande volnienle (Lor. de'Medici, Islruz. alfiglio
nioruiorare e ripilare io fra li cilladi- Giovanni, créalo Cardinale, in fine),
ni, e forte cominosse li animi loco »> l treiilatrc resoii d'Arlecchiu. Qual-
(tina grossa imposta di pecunia). — V. siasi ragione decisiva e capitale. — Ar
Rcquïà dicono i cont. brianz, anche per lecchino, cliieslo perché uon sparasse
sinónimo di Stà réqui, Slà quieit (V. i cannoui, d¡sse ! Per 33 ragioni; i.'per
net Vac.) — Requia dicono ad ogni mi non aver polvere ... Al che fu inter-
nuto le madri contatline ai loro liiuibi rollo, perche dopo essa ogn'altra ra
uabissi e facimale da' quali non sanuи gione era supeifiua. — S.
tarsi obeclire punto punto. Per Conlesa , Quistione di parole.
Rc.sca (im), 3." sig. , agg. Dicesi da varj Quiudi
cooladiui del В. M. (p. e. , a Trezzano) Avegli di resoncon vun. Aver parole
cosi la pula come la resta del grano; coa uno, Contender seco ¡ Venir a con
e verso il Comasco Resca è assolulam. tesa, a contrasto di parole con uno. —
inlrsa la sola prista о Resta del grauo. Ben diverso, come si vede, dal Resonà
У. Forment e Barbis nel Voc. con vun, insemma a vun, ec. — V.
Rcschèe {in) agg. Bultaccio. — V. Uesporscin dicono in qualche parle del
Rcschireù, v. c. Pula, Lappa, Lolla. contado per Zuccóriiu sahadegb. V.il
Rescocúdes (in) agg. I contad, brianz. Voc.
usano questo verbo anclie in siguif. di Reslà (in) agg. Reslà-dent in del fice, m.
Aver agio, Avère spaiio, sia di luogo, c. . . . Mou poler sodisfare per ¡atiero
sia di tempo: p. е., Melt pussee insu il fitto di graui , o simili, dovuto dal
la ruzella , se la cavagua о la seggia colono al padrone.
I lla de poitô reseceudes. Picea piit su Resta li inult. Lo stesso che Restà iu
la carrùcola, accib che s'abbia tanto bolla. Rimaner II in tronco (G. Giusti,
di spazio da poler vuolare la secchia Disc, che corr.). — V.
delta malla, о il corbello dei maltoni, tiesta tengiuu. Avère a avère, disse
ее. — V. il Berui, senza sperauza di ricüpero.
Resega ... T. di giuoco. E' si fa quaudo — S.
due, clie non sono naturalmente со- Reslèj, sust. m. pl. ... A scemare la
spiranli nel giuoco, s'accordano a métier precipilazioue délie piovaue per un
in mezzo un lerzo; il cbe lalora è le- telto di lunga traita se ne divide il
cilo, lalora è l'rode, secondo i giuoclii coperto in sezioni, fra le quali si pra-
ed i casi. — S. ticano dei cauali trasversi inclinati a
Rcsegdn (in) agg. tu duu a on capon с zigzag pe' quali accogliesi l'aqua pio-
in quai ter a ou resegon. V. Capdn vente dalla seziou superiore, e Irapassa
i. q. G. poscia aile gronde per due о più canali
Resegoll [Cordass come i] (in) agg. Viene longitudiuali fatti nella sezion soggia-
■la ció: che colesti agiscouo senipre cente. Il bravo ingegnere Merliui li
pe 'I verso contrario; chè quaudo uuo chiama Scaglioni.
lira, l'ai tro spigne. — S. Reslèll (in) corr. Il settiino articolo su
Rósenla [Bésenla -giù] (in) agg. Sciabor- questa voce dev'essere appiccato al
darej che è quel diguazzar che si fa primo, di cui è parle. — S.
con lorza i panni, per levarne a liai lo Reslèll. Sinon, di Guada (rete). V. in
e bene il raimo. — V. M o ti I i, Voc. Com.
Resg de Г orglieii (a) agg. I Diz. délia Reslelliuàda ... Un colpo delta cosi delta
lingua ci notano Regge per Porta, voce Restellinna.
ora disusata. — V. Reslóbbi (in) corr. e= Ristoppio = iu =r
Resgiàa о Reggiàa. Lástralo diferro. Uss Restoppto.
resgiaa. Uscio lástralo di ferro. Reslóbbi (a) nelle G. agg. VAger о Terra
Resïà ... A' Brianzuoli significa llosicchia- i estil/ilis de' Uustici latini, è la stessa
re, Rosicarc, Venir a poco a poco ro- cosa che it noslro Reslobbi. — Resli-
dendo aleuna cosa dura; Denticchiare. bilis ager fit qui continuo biennio seri-
— V. lur farreo spico ( aristalo ) , quod ne
Fol V. 31
REU ( iG ) KID
fini, söhnt qui pimdin locnnl, excipere Rica mm (in) ngg. Si rieama in tre modi:
(Fcstus). — V. i.° a telar (a Iclajo ), assirnrando la
Restobhià (in) agg. Risloppiare, Seminare slolfu sopra un congegno di quallro as-
a grano un terreno per due anni di sicclle; a.° a tambor (su 'I Idmbolo),
sequilo. — V. assicurandovela sopra un cercliio con
Resiobbià, v. del В. M. Respigolare? An correggia; 3.° in man, riufurzandola
daré alla busca délie spiclie io campo con una Codera di grossa carta, o sul
già spigolalO. — C. c<i7iewi(canavuccio, burallo, filondenle).
Relègn [Andà de] (in) ngg. Il noslro po — Le a 1 1 re maniere di riraino sono о
pólo Irnsse quésto detlalo , e l'allro dal puolo o dalla materia che vi si
iilénlico Vess de Relègn , dal îiume usa; e quindi non puù confundersi ¡I
d'un» terriccitiola giaceule nel diitretto ricamm a tambàr cou quello a cadenïn.
di Codogno nelia provincia di Lodi е — S.
Crema: Fombio con Relegno. Ricchèzza (in) agg. On'acqua a soa sla-
Relt'ng. Rilignere. gion la var pussec che tiill'i ricchezz
Retengiíiii. Rilinto. del re Faraón ... Dello del basso e dcl-
Retirá (ill), i.° sig., ngg. Relira o Reli- l'alto contado di cil. signif.
làgh а она personna, а ona cossa. AV- Ricésla [Vess li a la ricesla de vun] (in)
migliarle, Rilrnrre a . . . o da una per agg. Esserc a conlo di uno, Esscre ap-
sona ; Far rilralto da . . . o ad . . . ; parecefuato e pronto sempre ad ogni
Rentiere simiglianza di ... El tal el sua richiesta, — V.
relira ben a la f'accia de so pader. Ri- Rid (in) a El farav rid i pollin o i sass
trae mullo, o Fa ritratto da suo padre. aS8-
— V. lo ti v. ilir che jVlb se lo melle
Retraa (я) nelle G. agg. т., Relràda, f. Dinanii un nom per volcrlo uccellarey
Rejeito, Non curato, Non coutnto piii Che 1л firabbe riiler le cirette.
nicnle. — К lo stesso che Traa in des Fireiixiii>lj, fírllezze dvlPlnnnm. — V.
part. — Chi si vu?, cossa fee in su, c»? A Fà la bocea de rid agg. Far la
— Demandai a una poverá veccliia bocchina da riderc (Zannoni, Scherzi
clie slava lilando su l'uscio d'una casa: com.).
— Mi cunti più iiegoll; sont ona po- Fá bocea de rid a vœiir a vceur.
vera veggia reliiiila de luce. — V. Fare ар/tena segno di ridere, Appena
Re! ràcciu, v. br. Propagine, Ramo o Tral- sorridere. E lo siesso che Fà guiflin.
ció propaginato. V. nel Voc. — V.
Fa oua relraccia. Propaginare. Corl Fà salla la panscia del rid. Smam-
eare sotierra un ramo di planta o Iralcio marsi. — V.
di vite, seuza lagliarlo il.. I suo pédale, Rid, sust. Riso. El rid. II riso. — La
ncciocclie germogli, e cosi rinovi e g' ha ou certo rid, che la pias. Ell' ha
mantenga la vigna, ce. — V. un cotai riso insu la bocea , che la
Retrait (Baleslrieri) per Rilràlt. V. i. q. G. piece. — V.
Rctrórs e Reíros, v. br. Vórtice d'aqtta, Rid cojonalôri. Riso sardónico. — El
Rigiramenlo d' aqua in sè medesimaj g* ha su la bneca on rerto rid che 'I
Ritroso, Rilrosa. Rcvertigine disse Leo par che 'I cojôni. Egli ha sempre su la
nardo da Vinci ( Tratt. del molo e bocea un cotai riso che pizzica di sar-
mis. dell'aqua). — V. cdslico, d'irónico, d'insultante, ec. — V.
Rellcir. Mansionario. El Retlór di Grnz-
zi, de S. Nicolàa, de S. Sebastian, e Diverse maniere di rtdere secando il
sim. Maggi, Cons. Menegli. a. \\, In term. II.
Réussi (in) agg. Quell clie butta renssîfs, Rid a balluda, о Rid de scorbalt...
fr. conl. verso il Comasco. Avvtnga Queslo riso è proprio, dice il Maggi,
clie pub, Avvenga che vuole. Di omen reposaa,
Reussida. Riuscita, Successo. — V. J "К m muí. - Ii e prtulenl,
Fà bonna o cativa reussida. Far Cite per poch по se slár¿hcn ;
buona о mala prova , Riuscir bene о Itideii i)ii.ij vreullu, ma ghe vcenr i árghen.
male, Corrispoiidere o non correspon Rid a syûir. Riso a strillij Riso in
deré all'uspetlaliva. — V. falsetto.
RIG ( i »3 ) RIS
Rid bofla-in-póll. Riso a buffi. Rigol (in) agg. In Brienza è un'Ajuola
Rid bulla-spua. Riso a pioggia-vento 0 Lisia di terra anzi slretta che no,
(Casa, Galatêo). lungo i muri e i qiiadri degli orti, al-
Rid calcàa, о Rid de luserlo'n ... quanlo più alla del restante terreuo.
Riso compresse e chuto, proprio, dice Pröda, Prodicella. — V.
il noslro Alaggi, Rigón. T. de' Munit. ... Slaggia che s'in-
... De i|UÜ elm no se senl gnanch, alza ai lali di un muro in álzala per
Ma сЬй strengen ¡ pugn, sb.itlcn i pce, assicurarvi 4 (ili della dirillura.
Se regelten i livor юга i dene, ce. Rima (in), I." sig. , agg. Fà ona bella
Rid caragndu. Riso specorone, Riso rima seiiza pensagh prima ... Uiciamo
a belali. quando ci accade dire due parole я
Riil CHvallln, о Rid in tr/pola. Riso poca distanza che rímino fr» loro. — S.
cavaUino, Riso a nilrili, che siraiglia Figuratam. Venir falle due cose si-
al uilrir del cavallo. ' mili in un medesimo Iratlo. — V.
Rid roslii. Riso melancólico, mormie- Rima, V. br. ... Cosi chiamano i contad,
roso? accompagnato da certo sl'rigoli'u brianz. un malore che viene alie vac-
del fialo. che, il quale dicon cssi derivare da
Rid sgavasgcnl, о sgavasgiàa, о Rid umori che si generan loro nelle gambe,
de cuccagiia. « Riso garzoaevolmeiiie 1 quali, pnrlatisi dalle gambe alia tesla,
sparlo, e feininilnienle dirolto и (dice fauno andar a maie le povere beslic;
San Coucordio). Riso gavazzoso, sga- e prima, come ne son prese, van bar-
nascialo, spappolalo, scroscianle, colloni e larghe di gambe, e poi s'ac-
Clic per ciappà el spasjon lull in d'oo Gaa, cosciano (sc lassen gio)j venule a que-
Fa slargà el canarutx «.orne on lioceaa - (/oc. ci/.). slo termine, si dà loro insù la tesla
Rid sgiaccàa, о Rid del inartvllctt. per cavarne pur qualchc cosa dalle po
Risomormoroso, strepitoso? Riso span- che e magre carni e dalla pelle. —V.
to, Riso a scroscio, Riso di clii balte Rimcssa. Arbitrio. — V.
in pressa in pressa e tullo a lorza di Mett ona question, ou afari ¡n ri
pello. mcssa, o rèmissa de vun ... Rimelter
Rid stramenàa. Riso smammalo, di un afTare, una difTereuza all' arbitrio ,
rollo, snianioso, proprio di chi si di- alla decisione d'un talé". — V.
mena tullo e gilta le hraccia dt qua e Riinèttes (in), i.e sig., agg. Cosi assoluto
di là, с si lascia andar addosso al cotn- si usa in senso di Rignadagnare , Ri-
pagno. — V. cuperare il perduto. Riaversi dalle spcs9
Riferl (in) agg, Riferi on giurament. T. filie, ripigliando denaro. — V.
fur. Noi diciamo Riferire un giuramen- Riña per Runa o Ruina dicono alcuni
to, e vale, rilorcerlo a chi ce l'ha de- Fornaciaj lo Spostarsi, lo Scorrere l'un
ferilo, slidandolo a giurar luí ¡I falto su l'allro Ii dnibnci uella furnace o in
da lui recato in mezzo, in vece di giu pigna.
rar uoi il contrario. — S. Rincressimént (in) agg. Usalo da'cont.
Rida (in) agg Aiidagh de riffa, Pari che brianz. per Principio di male, Indispo-
la ghe vaga de riíTa. Toccargli di santa sizione di corpo, Mala voglia. и Slato
ragione, e sim. un Ijuoii pezzo in camera ... si senil
Rigarœùla, che Ligarccùla allri dicono ... unpoMi mala voglia » (Lasca, Novelle),
E un'erba convolvulácea che infesta i — V.
frunienti, uvvollicchiandosi loro allomo I Vi ucuru Ss (in) agg. V. br. •
e lirandoli giù a Ierra. — Pare sia la Cbi пи ргпи la malina
Crecchia de' Toscani (fiior. agí: lose.) А b lira se riocura.
с il Creech dei Pavesi e degli Ollre- M.i^i, 1. Agg. Cans. Menegh., p. loo.
padani. — V. Prov. di Iroppo chiaro signif. — V.
Rigó, v. valsass. Scoscendimento, Frana, Rioitiu [de la eoronna] (ш), dopo Siellin,
Smolta, Sinollamento. Se la Ira na è in- agg. о Bibin. V. i. q. C.
cávala più che пои è un semplice rigo Ris (m) agg. Ris bianch. Riso bi Hiato,
o rifo, la cbianiauo Canal, susl. fein. svestito. — S.
- V. A Ris de la Gumía agg. Qlicslo ri-
ms (.164 )' ' RIS
so; la cui cullivazione s'è ora (i85i) Bramadora del ris. Scorzatiira dd
mollo eslesa in Lombardia , massime riso. — V.
là dove non hanno aqua bastante per is \X11ppa] (in) agg. Ris in paella о pa-
cultivare vaut;>gg¡osamcnle il tioslralc, ¡ella dicono i ronladini brianzunli in
è detto coininuueniente dai Filtuarj e vece di Risblt. Riso acconcio cou burro
dal Lislipo dei prezzi délie granaglie e cipolla lagliuzzala. — V.
Ris beiion ; allri lo dicono Rit melon, Ris loogh ... Riso eolio ollre il do-
e toson, cioè, scnza reste. Riso zueco? vere si che le granella veramente s'al-
Riso mùlico. — E cbi, non sapendonc lungann ; non pero afTalto slracollo (o
»Uro, fa venire ogni bene di Uio dalla masaraa).
Puglia, lo dice anche Ris de la Publia. Ris stago ... Riso coito si ma che di
- V. al dente.
Ris de prima sort. Colalura. Cosí lo Ris stagnin ... Riso ancora durello,
cbiama il Laslri (III, 216); noi lo di- quasi eolio.
remmo Crodcll, il più bello e più gros Ris-e-fnsoeü, figuratam. in forza di sust. ...
so. — V. Оцш mescuglio di cose mal rispoudenli
Ris de la Puglia, о secr-Ц o inocc, о Ira loro per diseguaglianza di suslanxa
chines. V. qui sopra Ris de la Chinna. o di forma. E dicesi nuche parlando de'
Ris d'Osliglia. Riso ostigliese. Per bachi da sela: On ris-e-fasreíi de cava-
avventura è il miglior riso del mondo. lee o de bigatl. Un mescnlurnc di bachi
Rcgge alla navigazione, ed è ricerrato sgtiagliati, grandie picetni (Lambruschi-
anche fra noi per seminarlo nelle ri- n¡); dettato ehe è un mal proiioslico
saje di prima annata nelle qiiali il no délia loro riuscita.
stra riso commune va fácilmente sug- Risà, v. del В. M. che ti usa nella frase
gelto al brus. Forment de risa, o Ponneut de rain-
Ris di strij. Sedo. Pianticella che è pon ... Significa Grano nascenle in quel
il Sedam album Lin. campo che I' anuo innanzi era risaja.
Andà in gentilomm el ris ... Gergo Ogotino Sa che le nostra Risa je non
dei risajùoli deile nostre bassure il sotio vallive, cioè sempre risaje corne
quale significa lo svanare délia spiga quelle dell'Osligliese; ma si alternant!
del riso in pianla, il metiere la spiga o a vicenda ora a grano ora a riso.
con glume vilote di grano. — Ob quaiiio Rise [ Fà-fœura, ее] (in) agg. Scardaiv ,
gentilomm clie gh'è mai in sto ris! Oh Diricciare.
q liante spighe vane in questa risaja ! Rilcèll о Riscin chiamano varj cont. , e
Lassà ou Ierren in stobbia de ris ... specialm. delta parte montuosa del can
Vale lasciarlo in fine di locazione a tado, quello che noi in cittA nominiamo'
risaja com'era l'annor о Ii aoni avanli; Scovioètl di pollin ( У. nel foc), dir
cioè, non avviccudarlo con altra culti- perché in qualche modo stniigtia al
vazione. — V. Híhccii delta caslxigna. V.
Bianchi el ris. Bianchirlo « levargli Riscélt o Riscin ... Nella castagna tralla
la seconda sottilissima e più allaccata del riccio è quel po' di fiocchelto che
\cste o buccia со '1 mezzo dei peston>, ha in testa, il quale termina in una
che, tnossi dull'aqua, lo rivollaiio den deciua o poco più poco шепо di lire vi
tro a vasi inca rati nel legno o nel шаг- spine pugniticce.
то. Da questa seconda lavorazione si Vóst gh'é el riscetl e se lira on fu-
lia un genere che i Toscani chiamano sell. У. Fusèll i. q. O.
farinaccio (e noi bullón), utile per in- Riscià (in) agg. У. Rizzà, 3." signif.
grassar polli e majali, produite dalla Risciadin. Selcialore , ci sia , o non ci
suddella seconda veste » (Lastri, Ш, sia nei Diz., ê pur sempre voce ita
21 4). - V. liana , e regolare. Se da Maogiare e
Brama el ris. Scorzare il riso greg- declare , si fa cacciatore, mangialore,
gio , cioè Spogliarlo со 'I mezzo del perché non da Selciare selcialore?
brillatojo (pila) délia sua prima dura Ris'cialla (in) agg. Avveuturarsi a che
e ruvida veste о loppa (Laslri, III, 210 che sia, Correr la posta, Risicare che
e seg.). — V. che sia, Fare una cosa raccommaiidaii-
ROB - ( i65 ) . ROC
dola, pii'i che si buon giuilizio, alia L'è robha de cas. У. Cas i. q. G.
. sorte. Ona robba (o cossn) de pocch. Modo
Risdn. F. Risrèlt i. q. G. avverb. Un poco, Un pochino, Qual-
Uisoœù. Cosi <la Riscià clicoiio i Brian- che cosa , Qiialcosellina , Poca cosa.
lé i il Sekialo, Г'Acciottolato. — V. Besogna slongall anmó ona robba de
Ri.so'ra [aisturia] (in) agg. o meglio Ri porch, se te л reut che ... E" bisogna
sers de ara. Risnja alalia. Risnja che alliingarlo quahosellina ancora, se vuoi
si lavera con l'aralro, a differeuza di che , ее. — V.
qiiella clie non si piló lavorare allmr.cn- Qiiando vogliamo svilire alcun che
li die cou la zappa e perció delta Ri- di pregio, od una somma o moneta di
sera de zappa, perché, non reggendo la qiialche importanza , diciamo esserc
terra il peso de' buoi, per esscre seni- quella Ona robba che se ved gnanra,
pre molle e fitlosa, с forza lavorarla con o vero Che l'è súbet andada, o vero
la zappa e со' zapponi. — V. Che l'è appenna assee per bcveii on
Uselliu de risers. F. Itisirœù i. q. G. got! I Ch'clla è un asciolvere;c\oè} che
Rishccù о Usellin de risera ... Uccrllello basta appena per una collazione. — E
che è la Motacilla aquatica degli Or- il Belliucioni, parlando d'un gran man-
nildlogi. gialore :
Rilràtl (in) agg. Induvinà on rilralt ... To- ... Se la torre di Bjbi По
gliere la sunlgliauza d'uuo in faigli il Fosse piena di roba . . .
rilratlo. — S. E1 dircljb*. : Che è quisto?, un fegalello? —V.
Retrait tolt-via , e altrove Tœu-pi à Robba de Prêt, carna de bô, tira
a niaraviglia, disse lîalcslricri per Ri chi pô ... Suslauza di Prèle citlà a sac
lratlo simiglianlissiino ail' originale. io. — С.
— V. Robba pacciatdria (o mangintôria )
Riva (in), sig. agg. La Riva in quai- l'è minga pecratdria .... Deltato assni
che modo è anche da noi sostituita al commune fra i noslri rouladini cosi pia-
Lido italiano. nigiani come colliginni со 'I quale rssi
Rivoltùna [A la], aggell. di Pràa. V. i. q. G. inlendono scusarsi d'ogni loro maeen-
Rizzà e Rizzà-sii, per Rebocrà su on mur. lelleria e d'ogni lor furto in materia
T. dei Murât. Arricciare. — V. di eiharie, fruiti, ее, ее, asserendo
Rizzadura, per Ileboccadura. T. dei Mu parvilà di materia là dove non è.
rât. Roz¿a iiicrostatura, Arricciatur.i. Robba robada fa minga durada. Ma
— V. le parta male diliibimtur ( F. La robba
Ri/.zolcnl, v. br. Ricciulo, Ricciutello. — V. di oller, ее, net Foc. in Rôbbn). —V.
Roahbi (in) agg. Hedabolo (Gallo, Agri- A Tràa-dree la robba agg. Abbac-
cult), Riavolo? — V. chiarla, Fume un abbaccliio. Venderla
Robà , 2.° sig., e Mena-dent (in) corr. a vilissiiuo prezzo , che i Brianzuoli
lN'on è ció che dice I' Antore , bensi dicono S'cioppeltalln-via. — V.
Cucire due u Ii diseguali in modo che Robba seco. T. d'Agricull. Scccume, cioè
da capo non tie avanzi punió, с ció foglietle , fr.<sca , pnglia, Strand, e si
cucendone uno piíi lirato e Taltro piu mili che, fallí »erchi, si danno in ribo
lento. — S. al besliame. — V.
Rohàa (in) agg. Cossc le see?, roban? ... 1-0 Robiœùla (г'я), sig. 3.°, agg. Forniella о
diriaino di cosa che ne cada di mano Foimclla (* lose. Carena , Pronta.
tteratameiileí bel modo e inórale come pag. 5'27 ).
quelle che tende a mostrare la cadu- Rdcca [ Vess corne la rocca e cl fus] (in)
cita de' mali acquisti. agg. Dicesi del vedere douna pierio»
Rohaparadis (in) agg. « Un sempliciotlo e uom grande accompagnai! , o vero
di qurili che vauno i» paradiso per a rovescio.
non poter far altro <> (Caro, Com. 3o). Rocchetlée ... Fabricator di rocchetti.
Róbba (in) agg. Bello e veriliero delMo Rèccol (in), Vol. IV, p. 65, col. i, r. Ъд,
è il segueule : Roba mai fece иото, nota che la Bressanclla non ha ber
nía l'uomo Ja la roba (Paciólo, Aritm. ieselte ai qualtro angoli, pigliando ber-
161). lesca ncl svnso che le dà il Davan
ROE ( il ) ) ROM
zali là dove parla del Bosclietlo del еле, со' li Anatomisti). Quel cerebio
lordi. — V. rosco e spesso picuo di grumolelli cbe
Rodànna (in) dove dice — per pni = circonda il eapezzolo délia poppa.
leggasi e= per indi, e «gg. V. Fá la Rdgora (in) agg. Intend ora rogora per
rœuda i. q. G. in Rœùda. on Castan. Pratt с. br. sinon, di Capi
Rodcgà. Frequeulativo di Râdeie. Figo- rumina per Ionium. f.Rc'imina nelVoc.
rulaiii. Importunare , Nojare, Tôrre il Roi, v. del basso contado. Gitinco ango-
Capo , lujracidare : p. e. , Te me ro- loso a fior giallo. Cipero Jlavescente.
dèghel. Tu m'injrdcidi , Tu mi vieni Fa utile risaje с le infesta. Qucsl'erba
a fastidio. — Y. palustre, mangiata dalle pecore, crc-
Rœùda [Fà la] (in) agg. Fogare ; со 'I quai desi facia venir loro quel male cbe pur
veibo, nssolulam. ushIu , esprime ¡I Roj è detlo. — V.
Salvini quell'aggirarsi drgli uccelli ma- Rój ... Specie di cipero che è il Cyperus
scli i, e de' piccioui sprcialin. , e quel Monti Lin.
diballer clell' ali che e' fanno intorno Rôj e Rnjàa , v. br. (in) corr. c= Signi-
nlle lor femine , preparando» all' ac- lican ben allro da Loj e Lojaa pur
rqppiaineulo. — V. voci cnrrenli in Briatiza, dove Rojaa
Rœùda. T. Mecan. | Rœùda a srgg. ] (in) è preso per Malaticcio, Cagionoso ,
agg. Ruota a casse la dice Leonardo Malsaniccio, Morbisciato. — V.
da Vinci (Del molo e mis. deli nque). Rojàss, V. br. Coin i иt in te a sentirsi maie.
— V. Chiocciare, Cro< ciliare , /immalazzar-
Rœùda. T. d'Agricult. Rotazionc agraria, si. — Ballisla Г lia comenzaa a rojass
Aivicendamcnto. Il succéderai di vc- Il adree a san Marlin, e el ghe n' ha
grliibili diversi uella cultlvazioue d'un avuu per qualler .mes. Battista si pose
campo, si che luno prepari il terreno a letto là intorno a san Maiiino, e
all'allro a prosperarvi bene. — V. n'ebbe una tirata di qiiattro mesi. —V.
Rœùda. T.ldraul. Agr. Suddivisione délie Roniànna (in) agg. jiggttt. d Indivia ,
aquo d'irrigazioue fra i diversi utenti, Lalti'iga, Lima. V. ncl Voc. e i. q.G.
dirigendole loro per mezzo d' iucastri Disuà a la roinanua. Convilo di coin-
in uni li di paraloje. — Secondo la natura munellii (Manuzzi), in cui ogni com
délia rolazicine agraria e la diversa co mensale dee provedere qualclie cosa,
pia dell'aque si slabilisce un cerlo nu o vero pagare il suo scollo. — V.
mero di giorni (clie chiamasi ruota), Romenà , v. lodigiana per Runà. V. nel
durante il quale si rinova sempre ron Voc. — V.
lo stesso ordine l'uso temporario délie Rùmma (in) corr. la cilata cantilena cosí:
uque. Suddivisa la ruota de' giorni in Gh'cra ona vasalla on omni с ona donna
ore e frazioui d'ore, si assegua a cia- Che anilavcn a Homme
scun utenlc un tempo proporciónalo Coni vi sat-tb in ipalla :
alle rispellive couipeleuze (Lombardi- Hoo de cuntjlla —
II I inliotiiie nalur.eciv. dclla Lomb.). Gb'era ona vo'iiha on emm с ona donna
У. Orari di acqu i. q. G, — V. Oie anilavrn a Komma
Roansa (in) agg. Figuraient, i liriauzuoli Cont el laccfa in soallj ,
rbiuinauo cou queslo noine i Voittci Gb1 è «odia опл mw'j in del ruu ,
d'aqua, i Rilrosi и Movinieuli a ritrti- Ilm burlaa già lull e dnu :
Hoo de cunlallai* ■— 8.
cine, quali son falti dall'aqua ue'gorgbi
de' liumi. Con queslo niedesiino nome Romp (in) agg. Ronip i secc. V. Seggia
cbiainan pure Va Polvere raggirala dal i. q. G.
vento a maniera di vórtice. — V. Rompes el coo. V. in Coo L q. G.
In Rœusa del coeô corr. I Gratia- Romp ncile G. corr. — Rompia , sust.
cuu (Grattacúli) non sono già i calici m.... Sono propriamente le Trulciaje (i
nudi dclla rosa canina, si bene i rossi Tiós) che si (endono da un arboscello
pericarpi caruosi , rimrislivi nudi del all'allro. — Rumpi genus tradúcum in
calice e délie allre parti delta fruUiii vitibus. Varro. ( V. Tros i. q. G.) —
razioue. — V. Nell'arbuslo itálico i tralci si lasciano
Rœùsa. Areola ( cosi Г Albert! , Dizion. cader rari, liberi e seiolli giù dallar-
RON ROS
bnscclto su oui si manda la vile. Ncl Lidnsgiu о Rciggia (in) agg.
gallico ( die è proprianicntc il mila- Roggia usô Leon, da Vinci a pag.
nese , a delta di Columella, lib. V, Del moto e mis. dell'aque: « Ra-
гмр. vu ), si tirano le trnlciaje ( cioè, guna per rogge un laghetlo d' aqua ,
i rumpi ) da un arbosceilo all'altro a e stoppa cou terra la bocea С e la
nio' di festoni. — V. bocea E. » — V.
Rompandt. 1.a Nocciolaja. Uccello ebe Plinio ( Hist. fíat. XXXIII , ai )
è il Corvus caryocalactes Lin. chiama Arrugiae le fosse sotterrance
Roinpalèsla ... Specie di giunco (Typha ?) d'onde iu Ispagna si cava va l'oro , с
— С. Corrugi le aque artificiosamente con
Runa (in) agg. che i Lodigiani dicono duite giù dalla schiena de' monti e fai
Romenà. — V. te penetrare nelle cave dell' ого a (¡11
Runa. V~. Runa nel Voc. e i. q. G. di lavarlo. SI queste voci , come più
Runcb (in) agg. Dal lat. Ituncare , che altre úsate da Plinio là dove parla
vuol dire Eslirpar rovi, erbacce inuli- délie miniere aurifère délia Spagua ,
li, spini, bronchi, rodicoui , с simili, voglionsi proprie dell' aatica lingua
da un terreno ¡oculto o Irasandato per spagnuola.
ridario a cultura, sementarlo e plan Che la voce Rónsgia provenga fra
tarlo di leini e di piante Ulili. E sic- noi e i nostri vicini dallo spagnuolo
coine il iniglior produite che dai colli si ce ne danoo qualche fede, sebene in-
possa Irarre è il viuo , cost ne' colli diretla, Ii Slatuli di Pavía, cos! del 1 4 7 4
ad ogiii altra cullivazione si è preferita come del 1 5 1 5 , ue'quali a § 34 De
quella delta vite : di qui le locuzinni di regimine potestatis, e § l33 de' Civili,
RuneIi , Roncheil , Ronton e Roncaja leggiamo sempre nominate aquas, ciu-
per Vigne in poggi a ripiani o gradi- sas, conductus aquae Jacios causa ad'
nale, locuzioni ilivenute specinli e pro aquandi aliqua praedia,'fossata, alvea,
prie da generali che dove-van esscrc da ее, ec. ; ma non vediaino giammai
prima , cioè per qualunque terreno falla parola di rogge. E in vece dopo
roncato, divelto e cultívalo mediante la dominaziouc spagnuola troviamo
qutllo slruinenld di ferro che Ronco tosto, per non uscire dalla slessa Pa
e Roncone pur si chiamaj d' onde i vía, una Roggia Carona, la quale en
udini di Ronco e Roncaglia che re tra in cilla presso Porta San Vito, e
staño lultavía a diversi villaggi e casali non cortamente a solo fine di adaquar
posti in piauura. — V. prati; e a pochi passi di là una Rog
Rdudena [Caga pussee on hô che cent gia, cosi delta delle frue, de' Padri di
ronden] (in) agg. Assai più vale un S. Salvadore.
Sol che mille sidle (Pasetli, Proverbj. Ronzon, v. c. br. ... II virgulto semile-
Ferrara, 1610, a pag. oi5g ). gnoso del pollone del gelso spoglialo
. . . j>iù ila un fiume graucle che da un rio che sia della foglia.
Poiso iperur di prendi-re, ь1 ¡o poseo. Rosa [Maa de 1а]. V. Maa rdss in Màa
Aiiotto, i'nt. ИИ. — V. i. q. G.
Rotii'iglia ... Pelegrina, o Sarrocchino Rosmarin (in) agg. El rosmarin nol fa
délia golella su la quai vengono adat- ravise (Maggi). Non degenerare dall'in-
tati i collarini de' Preti. — V. dole generosa de' suoi maggiori. — V.
Rondón (in) agg. Ross, aggett. di Màa. У. i. q. G. in Màa.
Rondón biauch. Rondone di mare Rossètt (in), sig. simuti la spiegazione
(Savi). Il Cypselns melba di Vieillot. come siegue: e= Spalmatura d'ossido
Commune alla Madontia del Münte di ferro ed olio con la quale s'inunge,
sopra Várese, hen assodala che sia, la corteccia cir
Roula (in), sig. Q.°, agg. Raggiro. culare del Cacio lodigiano (Formaj de
Savè la rouf* giusta, frase c. br. granna), onde guarentirlo dall'umidilà,
Conoscere con precisioue corne slà la impedirne l'evaporazione e guardarlo
cosa. In ital. abbianio la voce idéntica da ogni causa- slruggitrice. Pari spal
e di idéntico signif. ne 1 1 u frase Con matura ed a pari scopo si fa ai cosi
fessor la ronja giusta. detti olracchiui. Caciaj e Pizzicagaoli
ROV ( i ) RUG
Гш.то .-niche sopra caoi non uoslr.ili vedee (Roveto) una piaula di rovo che
[нг dar loi o l'aupareiiza di vecchi. Di- gitli in qua e in là più serment! , e
cesi Ilossetl perché riesce rossaslra. Rcvdda uno di qucsli ferment! ; e llo
Bossèll di rœùs ... h' Uredo rosae conti- ved al plur. vale tanto roveti, quanlo
foliae. sennenli di rovo. — Vuolsi qui fare
Rossella. V. Biancbella nel Voc. — V. una correzioue al testo e dire, che il
Rossuinm (in), i.° sig., agg. Figuratam. Rovo di macchia, qúello, cioé, che da
usasi da' Brianzuoli per la parte mi- le inore, non è il Riibus idáeus I .ni.
gliore di che che S¡a: р. е., Sto qua- (Lainpone, Fambrosa), si bene il Rtibuf
der chi de terra Гс 'I rossuinm de tulla fruticosul di Lin. — Raza dicono Ii
la possessio!). Qucsto campo с il tuorlo Oílrepadaui ex-paves¡ ¡I semiento Spi-
di tullo il podere j — chè tuorlo nsano noso di questo rovo. — V.
pure figurnlam. in qucsto senso anche Rovedàda , v. c. br. Spinata. Ferita di
i Toscaoi, preiidendo e noi e loro la apiñe, di rovi.
similitudine dall'uovo ( У. Bandín! , Rovedce nclle G. corr. t= Rovedce. Ro
Discorso econom.). V. Scirceu i. q. G. veto diciamo un luogo pieuo di rovi ,
- V. e Prunajo dove sono molli di que'
Rostí posit, /а da me spiegato male nel pi uni selvatici e spinosi che adope-
Voc. Leggasi in vece come siegue: = riamo a uso di siepi. — V.
Rosti. Frigere. Cuocere in padella con Rovèrs. Dicono i Brianx. per Paturnioso,
olio, burro, strutio, о simili. Fà rostí Túrbido, Di mal итоге, Cite suona л
on para d'œuv, Fà rosli el fMegh , el matlaiia. — V.
pess ; Fà rosli i zucchelt. Frigere un Roversô (in) nota. Lo dicono Rovescialo-
par d'uova, il fegato, il pesce , i zuc /<>, nlnieno dollrinabnenle. — S.
chini. E scopo d'ogni maniera di aratri di
Rusti, per Arroslire propriam. detlo, romperé la terra e voltaria sollo sopra,
cioé Cuocere о Cucinare arroslo su lo rovesciarla. — V.
spiedo, su la brace, e simili, uni no '1 Rùl'f о Rù (te) agg. Pesa pussee on slron¿
diciamo, e, voleudo significare tale idea, marc! che uè on gerla de rù. V. Stroax
ciiciaiiio seinpre Fà a rosi. Melt a rost, i. q. G.
Fà andà a rostj aoa niai üostl o altro Ruffà, v. br. Gra/jUare, Sgraffiare. Lace
verbo. rar la pelle con l'unghie. — V.
/ pssci anostili vaglion meglio che Ruffàda, v. br. Sgraffio, Sgraffione, Sgraf-
t frllli dice l'Aldobr. Il che prava fiala. Propriam., quella Ferita che fa il
che la frase // pesce s' arrostisce in galio con le uughie; figuraient., pur
padclla del tema d'Ar.ROSTiRS è delta Mallratlamenlo , Aspra accoglienza ,
per estensione, nia improprinm. Pesci troppo sgarbala, ее. I DÍ2. délia lin
arrostiti sonó i colli alio schidione о gua hanno Riijjata in questo medcsiiuo
su le brace; (Villi, quelli colli a burro s < ■ 1 1 s о . — V.
od olio in padella. Rullald (te) agg. Forse quesla voce ha
Rnslida, sust. f. Frilta, Frigimento, Frit- origine áulica in queirOuofrio Rufaldo
Iura, Friito. che lu uno dei capitani di Francesco
Roslb [ Arroslilo ] corr. Roslii. Frit- Sforza, e, per quaulo si sa, arrischiato
to. — Trii ceuv roslii. Tre uova fritte. e valen le soldaio.
Rólta [A rolla de coll] (in) agg. « Ven- Arrujaldarse ha la lingua spagnuola
nono (venncro) verso Pisa a rolla » per Andaré alla brava, Acconciarsi il
(vjino Cappoui, Comment., ec). •— V. Vestilo e la spada come fauno i bravi J
Rot lina. T. d'Agrieult. Terreno áralo, a e Arrufaldado per Bravo, Smargiasso,
vangalo, cioé, rollo dallara! го о dalla Spaccamontagne, che porta il cappello
Yanga. — S. e 'I veslilo alla brava. — V.
Soineoà lin о formenton su la rot- Ruffàss e Ruffàss-su. Sgrafftarsi l'un l'al-
Iura de praa a codega veggia ... Kollo tro. Stiacciarsi la pelle con l'unghie;
con l'aratro it pralo vecebio, scuiioarvi e, per estensione , Spellicciarsi, Farsi
lino o grano turco. — V. una spclliccialura. — V.
Ruvúda (in) agg. 11 Brianzuolo dice Ao- Rugà (te) agg. .Significa pur Nojare, In
RUS ( i 9) RUZ
frncidare, Venire а по/я, a slomaco , ■nedesiino , ma con più forza. — V.
a fastidio; Importunare. — Те mu rú- Buscà, v. br. Procacciarsi con industria,
ghel. Ta m'infrácidi. — 4V. Buscarsi, ec. Dal lal. /Eraseme, che
Buga in di lest. V. Test í. q. G. spiegasi per p'ecunias undique malis
В liga. T.agr. cont. dell'A. M. Chisciarc? ai tibus eolligere. — V.
Railere? II ripetere una sarcbiatura Гга Riispà (in) agg. Figuratam. Trarre a sé,
la prima (el Piccà) e la lerza (el Re- Avvantaggiarsi con industrie poco one-
golzà) allorché nuova malerba lia in- ste; Arraspare. Tolta la metáfora dal
vasa la pianlagione del grano turco. razzolar delle galline per trovar da
Ruina (in) agg. o Huviuà. — Ruvina de pè beccare. — V.
iu soiniii. Metier in fondo affiilto, Man Ruspaddr. Che arraspa, Che ruspa in
dare in perdiziortc, in estreñía miseria; senso figúralo. — V.
Ruinare da capo a fondo. — V. RuspadoVa :
Ruiuu o Ruvlnn, plur. Quantilà grandi, . . . raipadora, che luttcou
esorbitanti. — Ghe n'è di ruinn (Mag- L'ialJiiava per lee come fa i berl.
gi). — È lo stesso che Ghe n'é de fa Maggi, // testamento di Pttmponio
lece ai ravaj. V. Lécc nel Voc, sigulf. Donitina Tirinnnzi, у.чВ. — V.
3.° — V. Rustegà-su. Si rifaría l'arlicolo cosí =
Rumiadura, sust. fem., v. C. ... II ruminate Parlare altrui villanamente , con acer-
la roba ruin i nata dall'animale bovino. bez;a e rustidla. È olquanto diverso
Rùmm (in), Q." sig., agg. Propriam., quelle dal Cascià-sù. V. Cascià nel Voc.
Romba o Rumor di tuouo lonlano e Ruvà, corrtggasi come segue r=Ruva, e
continúalo che accenna catlivo lempo- Buvàa partie. II contadino briantdo
rale. — V. dice Ruvà per Rivà (V.), come Sciumm
Runa с Runa-gió (in) agg. Vflrrebbe mai per Sc'unm , e cosl moite a I Ire voci ,
da Rúere, da Ruina ? —- V. niutando volentieri 1' / in U franc. ,
Riinàa o llouaa, sust. m., v. c. dell'A. M. che non .mulerebbe se VU si dovesse
Frana. pronunciare toscanamente. — V.
Rùsca (in), sig. agg. Coccio, Guscio Buza, v. br. Pontare, Volitare e Puntare.
(parlaodosi de' lestacei): р. е., Gam- Per far forza nel mandar fuorí li escre-
barilt de rusca léndera (Maggi) — V. menti dal corpo. — V.
Rusca del ris. La seconda buccia, che Ruzàss, v. br. Urtarsi affbllandosi, AffoU
ilicesi anche Bulla, come Ruscón e Bul tarsi, Urtarsi in folla. Spingersi e
lón e Bulliu dicono la prima scoria rispingersi li uni li altri, Calcarsi e
dura ed aspra. — V. licalcarsi come nelle grao folie avvie-
Rusca (in) agg. Levare la buccia (rusca), ne i p. e. , Gh' era tanta gent a la
Dibucciare, Dipellare. — V. Madonna del Bosch? — Od fulmen!,
Avegh de ruscà. Figuratam. Aver se ruzíven da tutt i part. — V.
che ugnere, o da ugnerej Aver da pen Buzà-su e Cascià-su a ruzon. Suspingere.
sare seriamente, Aver da Jare e da dire Spignere insù a urtoni. — V.
assai. Dicesi di casi e di affari fasli- Bùzz [Figuratam.] (in) agg. Minga tant
diosi , ne' quali sia da brigare e alfa- rùzz ! Eh!, signorino, meno baldanza I
ticarsi molió. — V. Meno ardirel Piano, chà non si levi
Avègh de ruscà de 1' aj ... Vale il troppa polvere. — Y.

Vol. V. 32
SAJ SAL
( '7°)

Sia (in) agg. Sal grosto ; Sale minuto Sajoitola. Figuraient. Tosa magra, lunga
( Segni, Stor. fior., I, З19). e snella. Locusta chiama Teocrito una
El bus de la saa ... Quel vano che fanciulla magra e sottile; e il Gozzi
si Га in un lato del camino da cucina (Ахти. XU):
per allogarvi la cassetta del sale. Л1 grao marili iVITcrian 1* noue ,
Avegh minga cinqu sold de compra Non di locuste ognor creKiute a siento
la saa. Esset e povero in canna, senza lo guaine d1 imbuili .... — V.
nulla al mondo , mancante délie cose Sàla (in) agg. Sala del Capitoldo. F. Ca-
più necessarie alla vita. II sale a' po pitolun i. q. G.
verissimi è il principale e il più délie Salaa (in) agg. Pároli salaa-, Oo parla
yolte l'unico condimento. V.
Sabbiioa (in) corr. = Aggett. di Terra salaa. Molli arguti, piccanti , vivaciy
da Fornaciaj. F. Térra magra in Térra saisi. — V.
Sa Iii m m (in), sig. agg. Sa la m m de
per lavori figulini , nel Foc. basletta ... Salame di grossa qualità ,
Sabbijrϝ. T. de'Forn. ... Pielruzza esi-
siente nell'argilla o nella malta. che i Pizzicagnoli tengono in moslra
Sàbet (in) agg. Vess nassuu in sabet... supra tafferíe (baslett). — V.
Seutesi verso Somma, e vale Essere Balducchin de salamm. F. Balduc-
sciocco , l' ilal. Esscre nato in dome- chin i. q. G.
nica. Salamm (in), sig. a.°, agg. Figuratam. ,
Sàcc, v. br. Sazio, Stufo. V. che anche die ¡amo Vess propri on sa
Siech (in) agg. A bocea de sacch, m. c. lamm de fidegh о on salamm de testa.
Alla grosso. Alla larga , Senza guar Saida (in), t.9 sig., agg. Saida a gropp.
dar minuzie. F. Groppl i. q. G.
Dàssela in del sacch (in qualche Salèona (in) agg. F. Monli, Foc. Corn,
contado). Mellersela a éntrala (Lipni, in Salèna.
Malm. е. VII, s. ai ). Salesàda, v. c. e br. sinónima di Sare-
S'el castan el fioriss de magg , eg. séra. F. nel Foc.
F. Pùgn nel Foc, i.° signif. Salmceùria dicono nel contado verso il
Siech de nott, ec. (in) agg. Sacca da Comasco per quella che noi diciamo
nolle ( * tose. Carena, Pronta, p. ao5). Sallnna ( Salamoja), ed hanno la frase
Signer [per Rustegdn] (im) agg. Forse Saraa comè la salmœuria sinónima del-
da Sagro specie di falcone, che rispel- la nostra cittadinesca Salaa come oua
lo alle altre generazioni di falchi liene brisa ( amaro di sale ).
del rozzo. — V. Salt. T. ldraul. (in). A Salt de gall agg.
Sajáltola. Dicooo slorpialamente i eon- Metiabotte [Tombfo] ( Targ. Fiag.l,
tadini per Sciatica , lschtade. — V З71).
Sajottola (in) corr. — Sajottola è voce Sœul a salt de gall. F. Sœùl i. q.G.
non già di alcuni Brianzuoli prossimi Salta (in) agg. Salla-sù e Torna a sallà-
al Bergamasco, ma di lutta Brianza, sù. Risaltare, Ribaltare aII'inst». II lat.
ed è antichissima cosi in Milano, come Resilire. El stracchin di legase el salta-
nel contado; — e significa non Grillo sù anmô. Il pane délie vinacce rigonfiay
vero, ma si bene Locusta, Cavatletla, risalla, toma insu.
e grecam. Acide. — Veré locuste o Salumiér. F. Pessée i. q. G.
cavallelle erano quelle sajotlole che Sal ù m m (и) ngg. Salum i quadragesimali
infestarono le campagne di Lombardía ( R. di ).
nellanno i54a ricordate dal Burigozzo Salvà (in) agg Fa on poo delutl per salvà
(Cron milan.) e dlJ yerri £ l'anima... dice il Brianzuolo di questi
mi. 1, 449). _ y. che per tirare innanzi la vita allegra-
menle e alia meglio che ponno senza
SAM ( i 71 ) SAR
Sudare sollo la falles , non si fanoo Sàn. T. de* Setajuoli. Fà san ... Ne' fi-
coscienza di darsi ad ogui arle illecita latoj o lorcitoj délia seta si dice che
che veoga loro commode al detlo sco un lavorante Pha Jaa san quando ha
pe. — V. ratlaccatn i fili, o capi, che ne' válichi
- Salvaiid et batte'sem, el lal 1' è ona a lui affidali s'erano rolti. — I vecchi
bestia, l'è on porch, l'è, ее. Salvo il Aritmelici chiamavano sani i numeri
battesimo, o vero Con riverenza al bat- che ora diconsi interi. — V.
tesimo , ha pià delta bestia che del- Suncarlio ... Fiore detto anche Grisantée
V uomo. — V. о Grisantèmol.Beacbè etimológicamen
Salvand el caraller, o vero, scherzo- te questa voce significhifiore d'oro, de'
Sam., Salvand quell cli'el inaneggia ... sancarlitt ve n' ha di più colorí. Fio-
Salva la riverenza dovuta al caraItere, risce in autunno iuoltrato, onde è det
al grado, alla dignità, ее. Usasi pre- to Sancarlin da San Carlo (4 e" no
meltere a frase che toroi a biasimo vembre ). — S.
d' alcuno che sia costituito in qualche Saoèlla ... Nome di quel viscère (ovaja)
dignità, come Sacerdote, Magistrate, che si cava per incisioiie alla scrofa
ее. — V. che si vuol ingrassarc da macello ren-
Salvàdega [aggett.] (in) agg. di Lumàga. dendola iuetta alia gencrazione.
V. i. q. G. Cavagh la sandia о Sana e me-
Salvàdegb [sust.] (in) agg. Se el salva- taforicam., Cavare il midollo altrui.
degh l'è in pee, el casciador che no 'I Sanèlla dicono alcuni anche alla Ro
se setti (Maggi). Sattere il Jerro mentre sa delle gnlline ehe castrano a ngual
è caldo. Al venir dell' occasions nun fine.
ti stare con le mani a cíntola. — V. Sanfedelln ... Nome commune del Gra
Salvàdegb, aggett. di Fœugh. V. i. q. G. nito bianco (Mijarœù bianch) a grana
Salza (in) agg. Salza a la pánnera ... Salsa compatta e assai duro che vedesi nelle
di panna tirata densa e con erbe aro rotaje delle nostre contrade più sug-
maliche. gette a' carreggi. È cost detto perché
A Salza d' inciod agg. Ac ciugata , proviene dalla Cava di pari nome al
sust. f. (* tose. Carena, Prontu. р. 4^о). lago di Mezzola.
Salzéra (in) agg. Salsiera ( * tose. Care Sangu (in) agg. Bel sangu, per Bella car-
na, Pronta, pag. З72 ), e cancella la nagione, florida e sana^ cioè indicante
Nota interrogativa. buooa salute. — In quelle ca, rimen e
Samaritànna, sust. f. V. Séggia a la sa- donn, g' hann tuce on bellissem sangu.
marítanna i. q. G. — V.
Sambrúcca (in) agg, Delle doppie se ne Gotl de sangu. V. Gardinalltt nel
fanno di due specie , cioè le orizon- Voc.
tali e le verticali. Le prime si fanno Sansdn (in) agg. Figuratam.. Un Ercole,
per il largo nel giro délie vesti, ec. , Un fortissimo.
onde accorciarle se troppo lunghe, sen- Sànt (in) agg. Al Sant se ghe fà l'oferta.
za scemarne Г inlerezza, e queste noi V. Ofèrta i. q. G.
diciamo Sambrucch; le seconde si fan Santi chisma il nostra popólo i de-
no per il lungo délie vesti, ec, all'ef- nari, o dall'uso, ora in più luoght die-
fetto di ristrignerle nella parte ove si messo , di cooiarvi 1' imagine di un
fa la doppia senza scemarne l'inférez- santo (come a Venezia quelle di san
za, e queste noi diciamo propriamente Marco, a Firenze di san Gio. Batt., a
Bosij o Piegh. Milnoo di tant' Ambrogio, ec. ), o dal
Osserva. Non è propriamente la fil- poter con essi far de' miracoli più che
M dei puntl radi che , ec. , ma si la non ne fanno i Sanli. — V.
piegatura fatla alla veste e fermai* con Sara (in) agg. Scappaa el porscell, sark
quei pnnti. — V. . el slabbiell. Lo stesso che Scappaa i
Sambruccâda , v. c. br. JRamanzina. V. bœu, sarà-sù la stalle. V. Stalle nel
Fclipp nel Voc. Гос.
Sainbrucchètla. Baslolina (* tose. Care Sarà-SÙ areut. Chiudcr affatto un
na, Pionlu. p. J?). use», non perô a cbiave né a cale-
SAV ( »7 ) SBA •
naccio, roa solíanlo si che le inposte fossile, oggi [il agd'ollobre del i S47 ]
aderiscano, si toccliiuo, si combacino la trivella ha tíralo su a i6 braccia di
l'una l'ail га, о vero со 'I ballilojo dello Irívellatura dal soolo un saggio di que-
etipile ove I' uscio sia ad una sola sla Savonetla eguale alia da me de
imposta. — V. sorilla, ma di colore turchiniccio smor-
Sarada, o Serrada o Gu¿glia. Sinon, di to. — Gin da più gioriii non viene ni
Guija. V. riel Гос. tro che queslo. Sana bella che sí sco-
Saraméut [de gola, ec] (in) agg. Asiina, prisse la Savoníria essere la base sot-
Asma. Dificultà di respiro con rus- lana dell'Arenaria. V. Sass de la Lumia
sameulo e síbilo. i. q. G.
Pali el saraméut. Essere asmático, Savor (in) agg. Anda lull in savor, come
Patire d'asma — Y. on pomni cott in la scénder ( Maggi).
Sàres o Sales (in) agg. Sàles gobblo ... Imbietolire, Venire in dolcetza, in le-
Salice ebe non si leva in alio, ma si пегегга, Hintenerire. — V,
acceppa a lior di Ierra e melle rami Savorîi (in) ngg. Fíguralam. Esprime eer
copiosi, flessibili molto e lisci. — V. ie buoiie qunlilà di cerlí og¡¡ell¡: р. «-.,
A Sares píangent agg. : Ed anche /ra Veggclt savorlí. Fecchio rubizzo e vi-
i contadini, specialm. in Brianza, Si vnec. Diseurs savorîi. JJiscorso sugoso,
les piatigin. brioso. — S.
Sartàgna (in) coir. ¿ la Silvia cinerea Sbneíoccá (in) agg. Bailare nel signíf.
di Savi e di Douap.; e la Sterpdzzola di Non ¡slar alcuna cosa ben ferina
de' Toscaní. — V. dentro quella nella quale dovrebbe slar
Sass [de la lumia] (in) agg. Dello cosí salda. Noí ¡n queslo senso díciamo au-
perché dicono che, esposlo alia scarsa e-lie Ralla denl o dénier. — V.
luce della luna, súbito si acinglie e Sbadftgg dicono alcuni per Sbàgg ne' varj
dísfassí. Cusi queslo sasso, come allí i suoi signif. F. nel Foc.
si fallí , è dello anche savonetta dal Shadaggià ( Usalo dul ilaggi ), Sbadi-
suo colore, sírnigliaule a quelle del sn- gliacciare, Sbadacchiare ad ogni tralla.
pone. F. Savouèlta í. q. G. — V. — V.
Savè (in) agg. Cou men s' en sa pussee Shàgg (in) , 4<° sig. , agg. O anche ne7
ben se sla, e con inen s' eu dis pus» terrapieni e nelle escuvazioni per fon-
aee ben la va ... Deltato cont. di piaua dómenla onde tener allargalo il cavo
inlelligenza. e fermi i due lali del terrapleno.
Savè minga dove anda a lœu vun. Sbaggia el carrelt o i rœud (in) ngg.
Non raJRgurare , Non ra\ visare uno? Raziare per Fermare una ruóla del tar
Non saper riconoscer uno a' lineament ¡ ro, a fin (Ii I ra I смете il molo, seen-
della faccia, Aver perdtiló la memoria" dendo , vien regislraln nel Dizionnrio
della fisionomía di uno. У. anche in del Manuzzí. Da Huzza, о Ratio, che è
Tœù nel Foc. — V. quel pezzo di legno che vn dal mezza
Ad Audà a savenn nelle G. corr. della ruóla al cerchio di fuuri,ec. —V.
Propriam. a' ragazzi briauzuoli ne' lor Sbíigli (in) corr. F. Sbiilí. — S.
giuochi délie noci e simili vale PigUare Sbali. Sbaglio. F. Fall.
il tratloj cioc, Tirare la propria noce Ciappà in sbali. Prendere in fallo.
o pallollola a un dalo punto, о segno Sballoná , V. br. Essere uno sballone, un
fallo in Ierra, per vedere a chi locca carotajo j Plantare o Piccar carote ,
essere il primo a tirare ; ed è primo Sballare. — V.
chi va più presso a* quel segno. D'onde SbàU (in) agg. De sbalz. Di sAbito , In
auche a' Toscaui è venulo il Toglierla un Ira lio , A dirittura, Di colpo. An
o Plncei la ad uno del Ira lio , о della che vale Del tutto, Affatlo, Senz'altro,
mano, per essere prima d'uno in che Assolutami ule, Senza Jallo: p.e., Ona
che sia. — V. niilaa de sbalz hiun morí. Una buona
Savouèlta, Sa\ouin, Savonluna (in) agg. ntelt'i senza Jallo son mortL — V.
Nella iudagiue che si fa dal chimico Sbalzigà, v. c. br. Balzellare,e, fíguralam.,
Siaguoli e Comp, al Fonianone presso Alternar fede , Intervenue 1' ordíne
Uissaglia onde trovar lignite о carbon consueto in che che sia, Andaré a bal-
SBI ( 17 3) SBR
ti; e , se Г înlerverlimetilo è grave, S'usa Bliebe per Esserc vicino a mori
Anilare a bnlzi di goinítolo. ré. — V. ,
Sbanrà (in) agg. Dcporre, Degradare. Sbiggia (in) agg. Shiggih-fwura per Scap-
Privare d'une digiiila, d' una carica, par fuori, Far capolino, Stare a spor-
d'un iinpiego. — V. tello, Affacciarsi cost mezzo alio spor-
Shancà. T. Idraul. Per Disfare il banco, tello, Moslr.-irsene un poco:
0 la henchiría d'un argine, d'una spon- Gbc iMi^ia-fonn on poo de «ЮтгцЫп,
cla d'un flume, ее. — V. В on oller poo el ghe reala solt srondua.
Shanfà (in)agg. Tronjiare, che propriam. Grotai, Pinyin >í'..ro, par. II, it. lo)
vale Alisare : e il Tum, Gemí. с. IV, at îi. —V.
Che più del soli lo SbilzarœùU, v. br. Zawpillo, Getto, Spil-
Sirinle i impctlite f lo, p.c., d'aqun, o di saiigiie che spiccia
Fiacclic IroHiavano con certa forzn du piccol foro. — Scl.iz-
E ¡nitolenaile. zarólo disse il Vinci più d' una volle
G. Giusii, Ln Serltta^ par. !. — V. uel Tratt. del Moto e mis. deltaqua.
Sbarhisàa, Sharhisént ... Lordo e sconcio Vegnl-fœura el sangu a sbilznrœula.
il viso di sfregi, ec. — S. Spicciare in zampilli (Uedi). Andame
Sbassh (in) agg. Sbassass cl cervell a vun. il sangue a enthielte ? — V.
Impazzire , Perderé il ben dell' intel- Sbindellà, v. br. Sbrandellare, Slrambel-
letto, Aver ditto le ccrvella à rimpedn- lare; Dividere in brandelli, in lunghi
lare, a rifare ; Dar uelle girellc, Arel e stretti brnni, о slrisce corne bendel-
ad uno il ccrvetio dato la voila. — V. le, о fett ucee: p. е., Fceuj de foi men
Sbàlt [Shalt fœura] (in) agg. Sbalt foeura ton sbimlellna da la tempesta. Dice
1 pagn, m. br. Immollare e poi Sein, moho di più del seniplice Sfrisà, par-
bordare , o Diguazznr foHe in aqua lando di fog I ic e di bucee d'alberi,
pura i pannilini bucidi prima di far — V.
loro sopra la prima liscivn (го/ mort), Shoggià, v. br. Butterare , Screziare di
a fin di rammollirne le macebie. —V. bútteri. — V.
Sbatldn. V. Sballùda i q. G. Sboggiàa (in) agg. Bmnetto Latin! ha
Sbaltùda (in) agg. sud. f. Dagb ona sbat- usato Bógia per Bollician, Puslulctta,
luda e, seconda parti del contado , d'onde forse il nostro Sboggiaa di va
anche Dngh ou sb.illon ... Le conta- ronil, o variceul j come dice il Brian-
diñe intendono per quesla frase 11 la zuolo, non essendo altro il vajtiolo che
vare un pannolino alla grossn , anche pustule marciose più o men pregnanli.
senza iusaponalura, occorrendo. — V.
Sbergnècch, v. br. Usasi pin spesso ncl Sboggiàss. Restar butterato, scretiato di
modoavverb. In sbergnècch. A sghembo, bullen, di quelle picrole cicalrici che
A sghimbescio, A sbieco , A schiancio. rimangono allrui , specialmenle su 'I
— V. vollo, dopo il vajuolo. — V.
Andà in sbergnècch. Andaré a sbie Sbpllettà. T. de1 Cacciat. Sparare, o Ti
co s Andaré storto , sciancato , a Ira. rare all' uccello, ma qutslo esserc ilo
verso, о per ischiancio. — V. a suo viaggio, encorche abbia locco
Vardà in sbergnècch. Guardare stor- qualclie pallino ; quasi dicasi , Dargli
tómente, a traverso, obliqnamente, sbie- bollella o póliza in segno di avtrgli
comente , a sbieco. — V. accordalo licenza di andarsene, di pas
Shcrlà-giô (a) nelle G. eorr. Vale quanlo ser ollre. — V.
Strascià-gib a la pesg , in senso di Sbolsi. Sinon, di Sbolefc. V. il Foc.
Schianlare, Scoscendeie, Strappat-e con Shovascià, v. br. Inliídere , Imbratlare
violenza panni, rami d'alberi, e simili. cite che sia di bovina; Imbiuiaie, Im-
— V. piastrare. Figuratam. Pare un imbrnt-
Sbcrtonà ... Zurconare ? Mozzare assai to, uno scarahocchio di pillura (ona
corli i capelli. — S. sbovasciada o bovisada). — V.
Shicoccà. Da Bicocca [Aicolajo]. Figu- Sbrànz, pl. Voce più pav. e ollrep. che
ratam. Balcnare, Vacillare , Girare il mil. Rebbj , Branche, Rami délie for-
capo come un arcolajo; Aixolajarsi. che , de' forcoui, e de' bidenii che
SCA ( 17 4 ) SCA
s' iisano 0 lavorare ccrte terre. — V. Cange ). Anche oggidi nell'A. M., dove
Sbrevaggià , v. br. Dj Breva (ventipió- i Parochi godono délia décima, questn
Tolo) venlo gagliardo e freddo" di le- ordinariamente é loro págala non a
Taule, che d' ordinario mena pioggia. ataja o a moggia di grano bello e mon
Venleggiar con fragore e conforte sco- do , si bene a covoni , uo a a5 de' quali
tímenlo degli alberi. — V. formano una Scafelta ( Scafiglio o Sea*
Sbrocca e Sbroccolà (in) agg. Da Broceo filo). — Quando, nel laglio de' grani,
nel signif. di Germoglio, Rampollo, о il cielo minaccia , conviene esser solle-
dalla medesima voce nel signif. di fra cili a metiere i covoni in scafa. — V.
sca che si dà a manginre al besliaiue, Scafotta ... Dicono alcuui conladini del-
è a noi venulo il noslro Sbroccolà , ГА. M. quelle Farinata che i più di
clie è il Rodere с Starcar che fa con cono Poil quando sia falta di farina
la bocea il bestiame le foglie e i га- di grano turco mista con fagiuoli e
rooscelli per pascersene. — V. cavoli.
Sbrofla (in) agg. Lo diciamo ciel gallo Scagnan'a. Seggiolame ( * lose. Carena,
quando irrítalo miuaccia di morderé Prontu. p. 200 ).
e ferir con l'ugoe, mandando fuori a Scagnèll. V. in Cossin 1. q. G.
scosse il Hato a modo di chi sbruifa Scajàa e Scajent ; al fem. Scajàda e Sca-
dell'aqua con la bocea. — V. jenla. Ronchioso, Sclieggioso, Scheggia-
Sbroflon о Triôtt ... Su 'I La ri o cbiama- to. Dicesi di rupe, di leguo, e simili. —
DO cosí quelle specie di Pesce che è Aggiunlo a voce, vale Rauca, Arran-
il Leuciscus pauperum De Fil. lolala, Rantolosa, Arrangolata. — V.
Sbrusalla, v. br. Abbruciacchiare , Leg- Scajàda, v. c. br. fulmine, Fólgore, Saet
germenle abbruciare. Usasi spesso per ía. Espressione piena di evidenza, che
indicare quell'effetto che fa la brina su li fa vedere e seulire a un Iralto lo
le tenere foglie pur mo' nate quando scoppio e la ruina del fulmine, il qua
nelle fredde nolti d'aprile e talvolta le, percoteudo in cosa dura, te la man
anche di maggio ne son colle. Disec- da, in men ch'io 110 M dico, tulla quan
care e Bruciare dicon anche ii Agr. ta in iscaglie e schegge. — V.
tose, in simili casi. — V. Scajadura. T. de' Mur. Rini&ffo j il che
Sbusàss (in) corr. = ( de' legnami) =э si fa, riempiendo di sverze (scaj e sca-
in =a (de' legumi ). — V. jeeu) i v a 11 i che sono Ira pielra e pie-
Sbùtt. Urloj Spinta, falla con impelo e Ira onde son compost! i muri. — V.
violenza. — V. Scajapèss. Sœul a scajapess. V. Soeùl 1,
Sbuttdn. Urtone, Spintone. — V. q. G.
Scàfa. V. Scalèlta 1. q. G. Scajàsc (in) agg. Bullaccio. — V.
Scafelta (a) nelle G, agg. Barca. tCaval- Scajàss. Svcrzarsi, Scheggiarsi, Spiccarsi,
letto : Massa di covoni (di spighe dice о Rompersi in isverze, in ischegge, in
erralamente il testo ) prima di abbar- pezzuoli. Dicesi de' legnami e délie pie-
carli : Cavalletlo dall'accavallare un co- Ire. — V,
voue sopra 1' allro » (Salvini , Anno- Scajotla, v. br. Aggiunlo di vacca mollo
taz. alla Tancia). — Di qui forse ha ossuta , ma non raggiunla di came.
origine si fatlo nome, slante che Sca- — V.
pha significa appunlo barca o schifo. Scàla (in) agg. Scala a pé d'occa... Scala
— Negli anni ordinarj la. Scafelta rende a chiocciola ma senza aleun piaucrot-
intorno a due slaja di grano ; negli auni tolo, tulla continúala a gradini egual-
poi che la spiga porta la co.si delta mente larghi da capo e strelli da га-
Marênda ( V. i. q. G. ) ne dit fino a dice.
due e mezzo e più. — Lo Scafiglio , Scala d'orghen ... Scala di legno che
misura di grano che riusciva nuova a in luogo di ßiuoli ha tante assicelle
Vincenzo Borghini (Opere, IV, 4З1 e inclínate infille in due stipili pur di
seg. ), è forse la medesima cosa che legno.
la Scafelta de' Brianzuoli. Scapilus (o Scnlàss (in) agg. Stalàss minga per Ascass
Scaphilus ), mensurae frumentariac spe minga. Non arriscliiarsi , Non osare.
cies, eadem forte quae SCAPHA (Du- Sculcidn. È lo slcsso che "I Scolcion de'
SCA ( i7.?; ) scA
Briiinz. , cioé Calcio «!' erba indurilo, ficato con Scamúzzolo с Scdmpolo ¡ e
o di suffrutice taglialo alquanto sopra con i'autica voce Scame significante
Ierra. — V. i stoppia , avanzo delta paglia ritnusto
Scalciüu , che taluni ¿icono Scardn. Quel su 'I campo. — V.
po' di legno secco cbe resta al di sollo Scamón, v. del Pavese e del vicino 01-
del taglio d'un Iralcio, o d' uu ramo, trepó. Catorcio e Catorzo ¡ Zincone
allorchè queslo non è stato reciso af- e Zingone. £ quel po' di mozzicoue
fatlo rásenle al tronco, o al ramo mag- che rimane presso de' rami troncati ,
giore. Catorzo , o Catórzolo. Scaniúz- il quale , seccato che sia, se no '1 si
tolo? — V. leva potitamente, Га perderé il rigoglio
Scaldalèll (in) agg. Striscionej perció che alla pianta. Di qui il verbo Incator-
cou esso si sralHa il letto , o simili , zolirc , per Dare addietro , Iutristire.
slrisciando ( Lambriischiui , Bac/ü da — V.
seta ). — V. Scampi (in) agg. El m' ha lassaa de viv
Scaler. Scale'e? Nel ooslro grande Archi- fin che scampi. V. Lassa [ Testare ]
vio notarile Г iogegnosissimo sistema i. q. G.
di scale per le quali si pervieoe ad Per scampà on pezz ghe vceur bon
ogni palcbelto delle varíe scansíe con- zoccol , bon broccol , bon cappell e
lenenti Ii atti nolarili. pocch cervell. Cioé , per campar sano
Scaligà e Scarligà , v. br. Sdrucciolare, un pezzo — piedi asciutli, cibi ve
Smucciare. — V. getal;, testa coperla e pochi pensieri.
Scaligdo , v. br. Figuralam. Spilungone, — V.
Períicone disutile. — V. Scampaliv , eggett. Serbatojo, Serbevole.
Scalin (in), i.° sig., agg. Trà-giô vunna — S. — Serbereccio, Da serbare. — V.
del primm, del segoud, del lerz sca- Scanchinà (in), i." sig., agg. Da Canchen
liu ... Ne) В. M. equivale a Fare la (Gánghero, Cárdine ). Scanchinà on
prima, seconda , lerza publicazione di uss. Sgangherar mezzo un uscio, Pres-
iiozze per una fidanzala, e dices! solo sochè scardinarlo, Sbandellarlo. Quast
delta donna. I Parocbi campaguuoli di svellerlo dai cardini, ec. — V.
quelle parti fanno la spiega in cornu Per estensione si dice anche Scan
evangelii, senza montare in pergamo , chinà on cadennzz, on ciod , e simili,
e leggono ivi pure le publicazioui su Slorcere un calenaccio j Dimergolare
la predella dell'altare a cui s' attende un chiodo , cioè Dimenarlo in quà e
Sempre per due о Ire scalini. in là per trarlo da legno o muro o al-
Scalio. V. in Sèggia a la Saraaritanna tro, dove sia filto. — V.
L q. G. Scanchioàa (in) agg. Propriam., vale Che
Scaloss (in) agg. Propriam. é la parte ha i gangheri smossi , non ben Jermi,
cbe sceude e s' abbassa Ira Г uno e tenlennanti. — V.
l'altro dosso, o rialto. Quiudi la frase Scàud. T. delle Scuole. Scandere i vertí.
Vest lutt a doss e scaloss vale a' Brianz. — S.
Esscre una cosa mal piaña , lutta in- Scandriàa, т. с. verso il Comasco ... Ag-
eguale, un su e giù, un alio e basso. giunto di Grano incalorzolito, mal pie-
— V. no, mal compiulo.
Scalzinà (nelle G.) corr. =3 dice il Brianz. Scannà el formenton ... Sgranare ¡1 gra
in vece di Scalzà. Scalcheggiare, Jppo- no turco con uno spuntone spinto dal
star calci. Calcitrare, Caldcare : p. е., grosso alla punta tra una fila e l'allra
L' è ОМ bestia che scalzina. È una delle granelle. — V.
bestia calcilrosa. — Y. Scannáa (in) agg. Figuralam. Prezzi scan-
Scamdn [T. de' Falegn.] (in) muta Cop- naa. Prezzo vile, disfalto; si basso che
poni, cbe sente troppo del Tráncese, il vendilore poco o nulla guadagni.— S.
in Scidveri. — V. Scannàa, aggett. di Quadrèll. V. in Qua-
Scamon e Seamolt (in) agg. Queste voci, drètl i. q. G.
nel seaso di ritagli , di avanzi , cbe Scannàa de filelt. V. Filètt i. q. G.
diciamo anche Busca/ e Slrataj, hauno Scannàa de fond. У. Ftínd o Ciiu i. q. G.
molla siraiglianza di sueno e di siguí- Scauncin (in), i.° sig., corr. Lo Scannon
SCA ( ij ) ) SCA
de' Brians, è puníoslo un Boiratello Scarpa (in) agg. Scarp de scimoss. Scarpe
che uua Couvalle. — V. di feltrelli, cioè di vivngni di pannilani
Scannen (in) , 2." «ig. , agg. Scaimalura (Manuzii, Vocab. itttl. ). — V.
( Lnstri, Agrie. ). — V. A Scarp sialcagnan agg. Scarpe a
Scansli e Scassii (m), l.°sig., egg. Forse cianta, a ciantella, a cacajuola ( йог.).
Scassii proviene dall'ital. Casso, cioè — V.
che ha poco Cosío, poco pello, come Scarpa, pari, di maltoni. V. Quadrèll i.
ñola ¡I Monti., Voc. Com^ nel Suppliin. q. G.
Scansîi e Scassii (in), 2." sig., tigg. Sguinzo Scarpa (in) apg. Sciarpare , Scinpnrc ,
chiamauo i conladini toscani il corpo Scipare, Lacerare. — V.
vuoto degli animali ( Lumbriiscbiui., Scarpà-giô. I Diz. delta lingua met-
1 bacIii da seta, p. iQi). — V. tono Carpare e Carpiré iu signif. di
Scanzèll. T. de' Mural. Alzala di muro Lacerare, di Slrapparc e di Scardas-
in coslruzioiie. satc. Di qui il iioslro Scaqtà e Scaqià-
Scnuzellàdn. T. de' Mural. Alzalura di gib. - V.
DlИГО. A Scarpa она niacin agg. Levare di
Scanzellèlt. T. de' Mural. Picciola alza- nido Ii nccellini, che par meglio che
la. — Se è picciolissima, la dicoiio più involarli (com' с delta sotto Niàda nel
parlicolarnienle S'ceppùda. Vbe. ). D'ordiuario in ció fare si strac-
Scapdll, plur. Baje, Panzane , Frollole, ria e geliasi via il nido, onde il noslro
Cianceitille. — V. Scarpa. — V.
Scappà [ Scappà-via] (in) ngg. Che dicia- ^^5^ Lo Scarpare nsato «lai moderni Italiauï
то anche Diighèhi o Daghen она fella. vale Fare la Scarpa a un muro, a uo arginc, or.
Scippàda (iw) ngg. Fii di scappad ... AU — V.
lontanarsi dal fare il suo dovere, de- Scarpa (in) T. d'Agric. agg. Sbronconaie,
viando ad allro, che il Caro direbbe cioè Purgare dai bronchi, dagli sterpi
Far délie carrière. — V. e dalle radici un terreno inculto о a
Scàrdola e Scàrdova (in) agg. Da nltri hosco, che si voglia cultivare a grano,
PescivuDdoli queslo medesimo pesce è a gelsi, a vigna. — V.
chiainalo Scardoll о Sgdrzola ( V. in Scarpacavij (iti) agg. Andà ona cossa,
Mouli, Voc. Сот.), o Pióla o Pess del p. е., ou'eredilaa, a scarpacavij. Andar
diavol. Veramente è il Cyprinus cri- divisa Ira molli e alla peggio, Andaré
throophtalmos Lin.; nia è generalissi di rufГа in raffa. — V.
mo fra Ii Itlinlogi l'errore d'appellarlo Scarpadura. Seoscenditura , Soltura ,
per Cyprinus brama. Slracciatura, Lacerazione. — V.
Scarrgaddr (in) agg. liisciaqtiatojo. Scarptgnaa (in) agg. II Maggi ha il verbo
К corr. Lo Slioratore (Sfiorador) è Scarpignàss. — V.
diverso dallo Scaregador, il quai non Scarrellà ... Trasportare che che sia a
scarica a Gor d'aqua. — S. cnrretlate. Voce affine a Scaroccià.
Scariouée, v. c. dell'A. M. Pruneto, Prit- — V.
naja, Prunajo, Spirtaja, Spinujo, Spi- Scàrs (in) agg. Scars de bocea. V. Bocea
neto, Vepreto. i. q. G.
Scarliga, susl. f. Quel canale, per lo più Scarsilàa. (in) agg. Scarsitaa d'ann, bon-
di pielra , che ponsi obliquo fra la daaza de vista. V. in Ann i.q. G., dove
bocea del resso e quella del botlino correggasi = Scarsità = in t= Scar
per dare agio alle fecce di scivolare silàa.
immediate dal ccsso nel botlino. Scartà (in) agg. Sceverare dalle proprie
Scarlight'ra. Lo stesso che Scarliga (V. carte, in certi giuochi, taluna per non
nel Voc. ) ma più prolungata. usarne, e ció con diversi scopi e leggi
Scardn. Steccone. seconde i giuochi. Da questo lo Scartà
beards (in), sig. a.°, ove dice = senso Ilagalt, e il a.0 signif. acceonato nel
Hascherozo = correggi cosi ca senso о Voc. — S.
assai affiue Asqueroso, che disdegna Scartàa, pari, di maltoni, ее. V. in Qua
tulto, che ha a nausea lutto, Faslidio- drèll L q. G.
tus (Galtet nella voce). ScarUdùra. Riforma Г articolo cosí =
SCÀ ( 17 ; ) SCE
Srarladùra e al plur Siarladùr. T. tie' di mclarancia, per poco indispetlisce.
Korn.... Outilla mulla avanza loor dél — V.
ia lumia dal laleriziu in cssa model- Scazzulà, v. br. Mestare e tramenare con
bio; Avanzo chu si leva a mano e si mcstola le vivaude colle о che si cuo-
rilitilla su 'I pastone (moltira'U) die ¿ сшш, ее. — V.
da talo al cavallclto. Scazzulà. Scodellare.
Scartagg'tfn de banca ... Grande scardas- Scéch с non Scicch dicono i Brianzuoli*
so, e perciô bene impancalo. parlando del vino coperlo, torbidiccio}
Scaisa [T. d'Agric. ] (in) agg. Sbronco- il cui contrario è Límpido , Traspa
nnre, Divegliere, die propriam. è quel rente j Tirulo. Pare venga da cieco.
Л. 11.11 с die si fa la Ierra dei bronchi — V.
e dec,l¡ slerpi, divcglivndo e scassando. S'ceucà, v. c. Sbiecare , Torceré , Sghem-
— V. bare ? Torceré che che sia dalla sua
Scalellá. Saltare, ¿dudare a salti, a balzi; riirczione, sia per lasciarlo come si è
Traba/tare. — Uicesi figuralani. di cosa lorio, sia per farlo passare onde al-
die, comeérpice e simili, strascinata per Iriinenli non passerchbe. — S. .
Ierra, sallelli all'incontrare d'un sa.sso, S'cencass. Sbieiarsi, Torcersi, Obliquare,
d' una zulla indurila, d'uuo slerpo ( P. Schencire, Schisare. S'usa in signif. di
Lavizzari, Dif. dclVAgrie, mil.). — V. Scansare, Evitare, Schermirs¡} iuquan-
Scaiiju'ti , v. della Bassa vicina al pave- to che piega la persona l'iioin che mira
se — ... Scalijón e Sgaron significant il a ripararsi da qualcbe colpo. — V.
mcilesiino, se non che il primo è del- S'cench, v. br. Sbicto, Storto, Schincio,
l'allro assai piii corlo, senzn Гаг dif- Sghendio, Oblií/uo, Traverso, Schian-
ferenza da grossezza a grossezza e da cío. — Onde
piaula a piaula. Aíozzicone. Smozzica- Andà s'ceuch. Andaré a s,chiancio,
lura, Calazo, ec. ; quel che rimarle in ischisa; üchencirc. — V.
della cusa mozXala, quel po' di legUO S'ceucou, v. br. Non s'usa che al modo
seceo (he del minor ruino o Iralcio la- avverb. : lu s'cencou. A sghembo, A
glialo rimaue pressu al ramo o iralcio sbieco , A traverso, Obliquamente, A
vecchio. — V. schiancio: р. е.. El va lull ins'ccncoti.
Scalollu (in) agg. Scaloliu de la drogaría. E va tullo torio della persona. — V.
Figuraient, e schcrzosain. fíossolo dclle Fa ona cossa in s'cencon. Furia a
spezie, 11 culo. siento, a mal agio della personas ed
Siaiiighcïa, v. br. Sdrúcciolo (di ghiac- anche Avere appena tempo di farla, —
cio ). — V. Vedé 011a cossa in s'cencon. ycderla
Scalliva (in) agg. Cattivire uno. — V. cost di trayei so , per ischisa , non di-
Scaillvaa. Accivettato. Uicesi dell'ucccllo riltamenle. — V.
che ha provato la civella e la pauia. Scenderada (in) agg. La Céntrala dei
К mclafuricain. , vale Canto, Jicso iic- Diz. ilal. è quella cenere che, posta
vor'.o dal proprio pericolo. — V. su '1 cenerácciolo, serve anualmente
Scavalca (in) agg. Significa pure Passare pe :) bucato mediante l'aqua bóllenle
di là di cheche sia, alzando l'una gam che vi si versa sopra. — V.
ba e slando l'altra ferma a Ierra. Unde Scendeidn. Ceneraccio? che si adopera
Scavalca una srès, un inurcll, ou ba per concime. — S.
llon mcliuu a travers > vale Travali- Scéuoa ! [Quist da], Esclamazione che nel
cart o Trasaltare, o Saltar ollrc una contado verso il Comasco viene sosti-
siepe, ec. — Lo Stravalcare degli Are- luila alie noslre cittadinesche Cíppeli
Hai (У. lied i , Уос. arel), che vale merli !, Coco !, ec. , e con pari valore.
l'assar di ¡opra con un pié per valla, S'ceuna (in), sig. 4°> a Avéghela iu la
ciirrisponde a pencllo con lo Scavulcá s'cenua agg. o Tœulla-sù in la s'ceu
de' Lombardi. — V. na. — S.
Scuzdu. Pesce. У. in Monti, Уос. Com. A Dàghela in la s'cenua agg. Servir
¡3cazios (a) nelle G. agg. Anche vale clic nel coscetlo (* lose).
lira al superbo; Superbiente, Dispetloso, S'cenua о Schènua. T. de' Fornac. ...
Intrattabile; talc cite, puxzandogfi i fior Ncgli éuibrici , canaletti , ec. , e cosi
Уо1. У. аЗ
SCH ( 17 8 ) SCI
della la loro parle rli mezro la quale si Srhiscctta [ Giuga a la] (in) agg. A un di
guol lasciare |>lù grossi del rcslo per presse è quel medesimo che i fanciullî
averti più con.iisiriiti. di Valle Muggia thiumano Calcavégia.
Scèpp \HIacigno] (in) agg. Liingo l'OIona Schiscialimdn (m) agg. Slrizzalimonî
è délia Gass. V. i. q. G. (* lose. Carena', Prontu. p. З72).
Sccppàda. T. de' Mural. V. in Scanzel- Schisciàss-giô, e conladincscamente Scu»
lélt i. q. G. sciáss-gió. Acquallarsi , Accosciarsi ,
Scerciult, Scersciùll e Serciôll. Cosi chia- Accoccolarsi , Acchtocciohirsi , Farsi
inauo i Brians, quel Falciotto con che piallo , Appiatlarsi , Chinarsi a terra
essi agilizarlo i pali da palar le vili , più ehe si puù per non essere visto.
ed arroccliiano i pedagnuoli (regondln) — V.
da arderé. Diconlo anche RampincUón. Sthiscialla (in) osseiva. Ha significanza
— V. moho più forte che non il semplice
Scernígora, v. с, Nome commune all» Schiscià. Ond' è che dovrebhesi Ira-
Diaitaria tanguinalis Lin. ed al Pañi- durre in Scofacciare, Sfracellare, Dis-
сит sanguinale Lin. Jare infrangendo; in nessuno de' quali
Scerrè e Scerréa. Cerreto, Cén ela. Luogo verbi perú si sente !a forza e l'espres-
pianlato di cerri, bosco di cerri. In sione del noslro Schisciatlà , che si
liria nza ci sono casali e communelli gnifica ancora più del Spettascià. — V.
che hanno quesli nomi, dove, se non Schiltàgg (a) nelle G. agg. У. S'cioppètl,
ci sono più bosclii di cerri , c'é perú u.° signif., nel Foc. — S.
ancora di questi alberi qunnlo basta Schiltaggia. Schizzettare. — V.
per atlestare quel che crauo que' luo- Schittarèlla e Schitlarœùla ... La malla
glii un tempo. — V. troppo polligliosa : v. scherz.
Scerrlsc , v. c. br. Cerro. V. Scérr nel Sehilligà (in) agg. Esser lúbrico. — I rann
Гос. schillighen-l'œura di mau. Ле ranesono
Scés (i'm) agg. Fann anca i scés. — Esserei sdrucciolcvoli, lübriche, ее.
grande abondanza, Esserei maceo еГипа Schillighént. Lúbrico. — I lumagolt, i in-
cosa. N011 s'usa pero che parlando di guill, i rann hin schiltigheul. I luma
produit! délia terra: р. е., Nel 1847 cóni, le anguille , le ra ne sono sdruc-
liaun faa galelt anca i scés. — V. ciolevoli.
Scés ... Nei Cassolt di legno e paglia è Scia (in) agg. Vess scia, fr. cont. Esser
tullo quel ricinto di impaglialura di pronto, all' online, presto, maturo, e
segala che tiene le veci délie tre pa simili.
reil d' álzala che vi saiehbero se il Sciàmpa [de gaijuna] (in) agg. Scrivere
Cupauno fosse in coito. alla sciam/ianata. и Mi diletla ollrc-
Scéves (in) agg. Vess come el lecc del modo quel voslro scrivere alla scinm-
Scevcs, doma sass. Essere un greto , panata, a capo ingiù, a capo insù, per
tullo ghiajai Un terreno tullo ghiajoso, il lato e con cerli penlácoli di necro
greloso. — V. mania м (Caro, -LeU, vol. I , p. aa4).
Schigásc (in) agg. Avè el schignsc... Di- — V.
cesi propriam. dei polli allorchè por- Sciampà, per Brancicare. — V.
lano i frascoui; nía si allarga cziandío Scianipà e Sciampà-sù, v. br. Ghermire,
agli uomini, e vale Scorrere il t'entre, Bramare, Abbrancure. Propriameute
Aver flusso di ventre , disenteria , ce. Pigliare cou le zampe, con li arligli ,
— V. Arligliare; e, per estensione, dicesi
Scliirpà она tosa ... Dare di schirpa a del proulo e súhilo pigliar con le mani
una fanciulla alcune lingerie, ее. che uom facia cosa poslagli innanzi.
Schisc(i'rt) agg. Slà-ll schisc e renscïùa-sù. Carpiré, Afferrare, Citrffare, Acciuffiare.
Starsene li tullo acquacchiato, o vero — V.
ranicchialo e tullo in sc rislretto. — V. Sriánscia. Ciancia.
Schiscèlta e quasi sempre al pl. Г schi- Sciauseia. Cianciare. Noi pero intendiamo
scètt. T. de' Urogh. ... Nome délie gra- specilicain. Г t ul r ar a eicalare di tullo
nella di cacao vuote e di sola buccia, e di tutti e da per tutto ove meglio
deHe quali si fa gello. sarebbc lacere.
SCI ( »79) SCI
Scianscion. Ciancione, Cicalone. cliiamano i Brianz. lo Scapo o Tallo
Scianscionna. deficient, Cicalona. che porta in capo i semi non purdella
S'ciaron d'acqua. Cos! cliiamano i Brinnz. cipolla, ma e dell'aglio, e del porro,
quelle nuvole piorne (pregue d'aqua), e di simili piaule bulboso. —- V.
biaocaslre e minacciauli súbita piog- Ou aj e scigoll che no l'é bon né
gia, come le si veduuo d'estate ш oc- crud né coll (Maggi). Un'agliata , Una,
casione di temporali. — V. cipollata, Una pappolata insípida. —
S'ciaro'n de sd ... Fulgor grande e im Figuratam. , dicesi di un discorso lun-
proviso di sole quando, coperto il cielo go, nojoso, sciocco e confuso. — V.
di nubi lemporalesche, se ne rompe Scigdlla [per Orologio ] (in) agg. La
lutto a uii tratlo laluna e lascia da chiocciola ( Pananti ).
quel rollo srappar fuori per un islante Scigollada (in) agg. Figuratam. PappO'
un raggio di sole che abbaglia e pare lata, Ciancia. '— V.
più gagliardo sotto quella sciira nu- Sciguelta (in) agg. A beech de sciguetla,
volaglia. — V. che anche dicesi A fojetla ... Aggiunto
Sciavátla (in) agg. Trà-giô i scarp in de' battenti o battitoj ( Common de'
sciavatla. Metiere le scarpe a pianla, Legnajuoli briantéi ) d' imposte di fi-
a danta, a calcagnino. V. in Scarpa nesti e quando son fatli a mo' di cor-
iiel Voc. uirelta genlile simile olla fogliella ehe
Sciavatla (in) agg. Ciabaltare in senso di si fa alie corn ici de' quadri là dove il
portare per casa ciabalte a uso di pia- quadro s' incastra in esse. — V.
nelle, quando si creda che r.on metía Scigiieltón (in), sig. agg. T. de' Ma-
conto di farle racconciare dal Ciabat- cel. Cordesco, Cordesca. Cosi a Roma
lino (Carena, Prontu., par. Il, p. 53g). e nella Maremina toscana chiamaiisi i
— V. vilelli di ollre a due inesi e non man-
Sciavattin (in), sig. 3.°, corr. Commune- lenuli sempre a latte; laddovc Mon-
■nenie queslo nome è da noi dato alio gane ivi cliiarnaoo le vilelle che per
Scaiafaggio d'aqua, o fia al Dilisco molli niesi souo slate coslantemeute
píceo ( Hydrophylus piceas Fabric. ). mautenute e ingrassalc со 'I latte. — V.
Forse altri dà lo stesso nome al Mo- Sciguróa. 1 Varesini cliiamano cosí li
nocolo apodo Lin.; ma, fnllomi por Scolopncidi in generale, e specialm. il
tare due lipi de' nostri Sciavattin , io Verderello (Savi ). Totauus glottis Lin.
li bo riconosciuli veri Scarafaggi d'a Scigiudn gross. Pitlinin reale.
qua. Si igurdn pisciuin. Pittima piccolo.
Sciavattdn (in) agg. L'usiamo anche per Scilöria (in) agg. Dal franc. Sillonner. Far
Chi slrapazza il mestiere , Che opera solclii , Soleare. — V.
alia peggio ; Ciarpone, Strapazzoso ; Scilóster [pasqual] (in) agg.parti: Ciod...
Acciarpalore usa lo Spadafora in que Le cinque grana d;iucenso,fC У. Ciôd
slo senso. — V. í. q. G.
Scicch (in) agg. V. Scéch i. q, O. Sciina (i«) ng-g-. Scima He robba ... Roba
Selceb. Voce vénula in uso pur di fre perfctta, squisila, otliina.. Cima, in si-
sco [dal ledes. Schick, ital. Aggiusta- gnif. di eccellenza d'alcuna cosa, è
teiza\, per dire Gran ton, Gran moda, melaf.inollo usata in nostra lingua.—S.
Gran gala; cioè, maniera elegante e Scimbiocch o Sanibidcch (in) agg. Sugo
squisila di accoticiarc che che sia. — V. disccndeùle delle piante, detlo da De-
Scigà. Olturare, Accecare. — V. candoll Sugo nutrilizio, da Grew e da
Scigà la spinna del vassell. Accecare Duhamel Cambio. Qneslo sugo è alle
il cannello délia botte, inlroducendovi piante quel che agli auimali è il san-
alquanlo di stoppa per diminuiré il eue. E rincliiu.so in alcuni vasi proprj
gelto del vino. — V. della corteccia. — Figuratam , lo Sper
Scigalcc de la Bressanella ... Cosí chia- ma animale. Onde
masi ¡I coperlo fraséalo di quell' an- Mtcuves el sambiocch avun. Entrare
drone sotto il quale è tesa la ragua. od Essere in concupiscenza , in caldo,
- V. in итоге. « Essere In succhio il mel-
Scigótla (in) agg. Bi'gol de scigdlla. Cosi loirajo » ( Burciliello ). — V.
SCI ( i 80 ) SCI
Quand silga el sambiocch, la Ierra csprimere prontczza in fare che che
la slà mossa anca a piœuv pocch ... Sia. — V.
All'aulunnu il terreno serba fácilmente: A Slà semper cont el s'ciopp mon
Г umidorc per I' alluugarsi delle uolti tea agg. и Avvczzo a esser sempre
e per le guazze aboudaoti ebe ne con- iugaiiuato, lien sempre carica la ba-
seguono. lcstra contra i niinici » ( Alamanui ,
Seimes (ín) agg. V. Erba di scimes i. q. G. Flora, a. I, sc. 4 )• — V.
Scinn'àllola ... Dicono i Brianz. a donna, S'eiopp [Figurataui.] (in) agg. Anguilla.
ma più spesso a ragazza, magra, spa- S'cioppellà (in) agg. S'cioppellà del .sö .
ruta с lutta niorsicaluie di pulci e ci- Fr. cont. verso il Cornasco.í'iít;' ел/л'»-
inici. — l.a Cimiciatlola dei Diz. è una sio a tullo Vardoie del sole.
specie d'uva del color delle cimici. —V. S'cioppellà l'aria (in) agg. Coss che la
Scimiœù, che ¡Moibin anche dicesi. Figu- s'cioppellà Гапа, in. br. Cose scprct-
ratam., Sciinío, Scriatello, Sciancatello, mano , maravigliosc , strepilose , che
AJalaccio, Лесе, Sparutello, Tristan- fauno laie uno ilrepilo che I' aria ne
zvvio, ¡\lorbisciaio, lnfermiccio. — V. eeheggi. « Pareva che l'aria sbigotlisse
Sciiniiccù (o l'iinighiiœù ) ... Uccelletto per le lern Lili voci che liscivano dalla
rbe é I« Л/o'acilla i ubicóla Lin. inultiludiue »(Gio. Cavalcanli , Islor.
Scinid.ssa (in) agg. Figuratam., Gtunta , fior. I, 181 ). — V.
Ag^innla, Appindice, Supplinicnlo. — Sciorà-gio vim, fr. br. Scappcllare, Sber-
Onde reliare , Inchinure Obsequiosamente ;
Га la sriinossa a ona cossa. Supplirc, cioé , nel salulare uno, Iratlarlo юн
Dar compimenlo. Aggiugnere « be <hc termini e modi ossequiosi, come s'usa
sia per supplire a ció ebe manea. — V. со' signori, fnigli lutte le dimosirazioni
Scingéli. Per Sórcolo, Sprocco, Messitic- d' inferiore a supeiiore, sempre perú
cío, Mensa, Pollone, Vermina , Уег- con caricatura e quasi beffa. — V.
guzia o Bucehetla, onde si fauno le Sciovalla dicono alcuni per Pettegàsria.
rilorle con ebe si cinge e slrigne fa- У. nel Уос.
Stella, siepi, e simili; è voce fréquente Seil ésa [1 desgrazzi, ее] (in) agg. II Ma.
irella bocea de' couladini brianlci. —V. galntli in una sua Lcttera del 28 di
Scingellada. Viminata, Graticciata. La- ollobre del 161)9 al mai t hese Carlo Hi-
voro idraulico fallo di vímini с di sol- miccini in principio usa quesla frase.
lili perliebe (sciiigej) inlessule a pall Le specie consimili sono come le ctlicge
fill i vcrtictdnicnte contre le ripe de' che, a tirai ne sit una, ne vengono tuile
fiumi per soslencrle, о per sosteuere le a lire.
qualsiasi terreno in pendió, acciocc be A L' bon cognossuu sciresa. agg. Il
lion si sroscenda e Irani. — V. modo del Rosini dirrbbesi prévenue
S'cioccbellà (я) nelle G. agg. Sciaborda- <\n\\'Olim truncus eram ßculnns, inutile
re: p.e., Ne' vasi pieiii-pieni Г olio lignum di Orazio ( Sal. vin, lib. I ). —
lion si sciaborda, non si diguazza. — V. Del 110Jim puó assegnarsi Г origine а
Dicesi di briàco, e vale Hálenme, quell' inlaglialore che, serbaudo poco
Tenleimare, Feggersi maie su leg-imbe. rispello ad un Cristo da lui intaglialo
Sarebbe in qiieslo caso diniiiiulivu di in legno di eiliegio, seusavasi, riictti-
Cioccà. — V. do : L' hoo cognossuu sciresa. — S.
Scion dicôno malamente alcuni per S'ióa. Scircsceula. У. Arbarœula in Seil ésa m l
У. riel Уос. Уос. — S.
S'ciópp (in) agg. Ball de s'eiopp. Figu S'cirla (in) agg. Filare, Ordinanza. — V.
ra la in., Pílale, Pdlácole , Cctlteiclli Meli in s'eirla. Schierare, Attclare,
duri, che, poiizando, manda fuori cbi Meliere in ordinanza — V.
ha difíicullá di benelicio del corpo. — Mettes in s'cirla. Schierarsi, Afßarsi1
Onde Mellersi in Jila, ее. — V.
Fa balldc s'ciopp. Esscre sti.ico, Ona s'cirla de plant. Un filare (tal-
Paliie di SIÍIÍl hezza. — V. bt:r¡, « Una scbiera d'alberi » disse
Conic on s'cinpp ... Siniilittidine che Cresceiizio. — V.
taluni iiMDO ad pgui pié sospinto per S'cirla. T. de' Vangilori. Vale Una
SCI ( 1 8 i) SCI .
lisia di terra che si sla lavnrandn, larga per Scisciàa di strj. V. in ■ Stria nel
qtiaiito не pigüa una langa e mezza. — foc. — V.
Onde Orta s'cirla e mezza (Ire vangate) Scisciitllola. Dicono i Brianzuoli a un
fà on ant, e trii ant /ami una prœusa Magheruzzo di sparиta presenza ; a un
(poica). — V. Scisciœli, a.° signif. V. nel Уос. — V.
Scirueù (in), i." sig., agg. Palla, Paltone Scísoiola. Chiama il contad, hriaiiz. la
10 <1иатя il Soderini ( Trait, degli Orti, Jl/ignatta, la Sanguisuga. — V.
p. lot, edie. Sil v. ). и Quaudo i cavoli Scislèrna (in) osseiva. Auche i Milanesi.
uvraniio fallo la palla soda, táglisi in ed i Brianzuoli l'tisano per Pozzo dV-
rioi-e (inn a mezzo, perché con più qna. È usuale dire: Acqua de scislèr
i'acililà dia fuori il lallo a fare il .se na. — S.
ine. >• — и I cavoli cappucci cresciuli Sciiichiroeù ... Nel contado verso il Co-
in grosso pa II one, ее. » ( Id. ibid. p. gí). niasco chiamano cosí i Serment! infer-
— Li Orlolani pavesi chiamano Testa micci di vile che il vignajuolo pota
11 Sciratu de' Milauesi, e l¡ Ollrepadaui per averne di meglio al niiovo aono.
Gtibús. — V. — Sciuchiratù dai comasco Sciucà per
Fà el sciroen. Cestire, Acceslire, Ag- Scapitozzare, Scoronaie.
grumolare , Far broceólo, che è quel Sciumà el forinenlon, fr. c. br. V. Fà i
niiMCliietlo di getti o pipite o lalli ser- lior in Fiór f. q. G.
rali insieme nel mezzo del cavolo-liore. Sciumei, v. c. br., per Somes. V. nel Foc.
— Vine, Borghiui otila mó Grumo la — V.
bocciii o bntioue del dore; — Grumo- Sciùmin, fem., v. с. br. Estremità del-
losa disse ¡I Salfiui una piaula hoccia, l'allezza di che che sia. Sommo, Sont-
Inzza с tulla raccolla in s¿ come broc milà , Cima , Pella , Colmo , Punta ,
eólo di cavólo; — e i Diziouarj del la Zúccolo, Cucuzzoloi Sômmolo, ma que-
lnigua, dicendo clie « il Grùmolo è il slo dicesi più particolann. délia punta
taule (cioè lo slelo o gambo) dell'erbe dell'ale. — In sciuinm a on tocch guzs
qiiando è leñero, e peiciô mangiabile n, de monlagna. » In cima al cticûzzol d'au
10 identifícherebhero co'l noslro Gar niacigno я disse il Caro (Lett. 1, to).
zau. — Il Grumolo propriam. sarebbe — V.
11 cenlro del Gesto (Sciratu) de' cavoli, Sciùmm. Presa cosi assolutam., a' coni»-
laiiugbe e simili piaule erbacee; e il dini brianzuoli importa que' tralli de1
tiuruiolo (Garzau) sarebbe il lallo, la gambi del meticône o grano turco, che
teñera inessa dell'erbe quando sonn souo Ira la spiga ( latuva ) e il tior nia-
ancor- lontaiie dall'andare in semenza, schio, i quali sono da essi, per difetto
ed anebe il lenerume délie piante ein-, di mangiuie, troncati menlre sonn an
tnalliraiido, divenla poi legnoso. Iii cora verdi, e, fatlili seccare, vengono
qui il veibo Ingarzolire e Ringarzoliie. riposti e serbali per nutrimento ver-
per Tornar gioviiie , garzonc. — V. nereccio del besliame vacciuo. — I
Sciroeù. Figuratam., dicesi la parle mi- Brianzceu ma nieguen d' interna i so
gliore di die che sia , e specialmenle vacch a sciumm , a spololt e a fojett
dei Ierren!. I Toscan! la dicono Tuorln tiijàa e bagnàa lonl on poo d* acqua
( У. Bandini , Discor. Econom. ). — biaura scoldada. I contadini di ¡¡lian
Cerro e Tuorlo chiamano Ii Scarpel- za , durante Г invernóla , governan le
liit* loscani la parle più addeutro délie loro vacche con cimalure di mclicali ,
pierre. — V. con ¡sfoglj,Jbgliame secco ( di grano
Scirón ... Piaula di basso tronco ne' bo- ■ turco), tnneiala ogni cosa e baguala
schi d'alberi d'alto fnslo. — V. con aqua bianco alquanlo calda. — V.
Scirorln (in) agg. Il Tallo, propriainente, Sciùscà, che anche dicesi Zuscà, Sciurcâ,
che esce dalla palla de' cavoli a l'aie Gnuccà, Madrona, per Scape:zare, Sca
il seme, a senienzire. — V. pitozzare, Scoronare, Zaceare. — V.
Scirdssa (in) agg. ed anche Quella po- Sciùsch e Zùsch, v. pav. per la mil. Gàb-
Sulura di reua che lasriano i laterizj ba, lo-ic. Capitana. Albero svapezzato4
colli inst! 'I liiogo ove slcltero. poluto a capilozZR, a corona, cou tu-
Scisciàa de la veggia iliconn i ßrianz gliali i rami sino al tronco. — V.
SCO ( 182 ) SCO
Scivéra (in) agg. Gerlo grande fallo di dictarum proprieta tum , vel pctiamni
slercoui. Forse di qui il Maggi pi);lió terrae dare volant el intendant titulo
l'idéa d' usarla per Dorso. V. in Ga- et ex cansa permiilationis seu cambii
sciéra nel Voc. — S. trigintasex brentarum vint singulis an-
Stravaccàla scivéra. Figuralam. Sdia- nis. — Cosi in un Islruinento di Glto
jarsi , Lasciarsi andar là da st ractо perpetuo del ii"Ji. Anche Irovasi pro
con tinta la persona , ее. — V. incontro in vece di pro excontro. Ora
Scócca (in) avveiti. Ora s' iniende per dicono pe'l correspetlivo di ... — V.
Scocca quella dalle funi ; all'allra dia- Scopèll de momee bolláa. У. Scoppella
1110 no i pure il nome d' Allalena. —*S. i. q. O.
Srϝccia (in) agg. ... E cosl chiamtno i Scoppazzuu. Che ha gran cappa , Che
Legnajuoli brianz. la vile feniina délie ha coppa larga e raggiunla, Cappa da
loro morse. — V. Zoccolante. — V.
Scœùccia , v. de'cont. br. Scotta, il sicro Scoppella, v. br. Bózzolo, Coppella? Mi-
che avanza alle caciuole, quand' esso s-ura del Miignnjn, con la quale pigli.i
è coito. — V. parle délia farina macúlala per iner-
Scoeùd (in), sig. 3.°, agg. Scœùdes la cede dell.i sua opera. — Onde
sogn ( Birago , Men. a la Sen.). So- Scoppella. Bozzolare , Sbozzolare.
disfart il sonno. — S. Tórre со '1 bozzolo , o coppella , la
Scceùla (in) agg. Lassass mena a scœula molenda ( preño della maculatura in
de vun. Lasciarsi menare pe 'l naso ¡ farina ). — V.
Lasciarsi aggirare dai contigii di uno. Scoppello è inisnra de'grani in uso a
— V. Bassignaiia ( ex-priiieipalo párese ) e
Scolcidn (/л), 6.° sig., agg. Stecco. altrove fin da tempi anlichi , come si
Ctmminun'Io talvolla ре 'Л poderc, puñ vedere negli anlichi libri de' conti
Ënlra uun ilcvro al villancl nrl piede de' Monaster!, ее. — V.
Clic le alclle tlx di gli fa vederr. Scorbátl [Uccello] (in) agg. Srorbatt del
Birni, Cepll. ilell'yfgo. becch ross. Craccfiio J'orestiero (Savi).
Scalcion lo ebiamano i Pavesi , da É il Pyrrlwcorax graculus di Tem-
Calcio per Piede de' graminacei. — V. minck.
Scolcionàda , v. br. Вroccata ^ Puntura, Scorbéra e SgorhtVa ... Chiamano i Brian
Trafilta, Trajillura di broceo. Kola zuoli quell« coi bella o paoiera ovale
rlie a' Brianzuoli Ii Scolcion (Brocc/U, di vi'mini ben fini, alquaulo compressa
Slecclii) seno i pungenti avanzi délie nel mezzo dove è il niaiiico, nella quale
sloppie e délie canne tagliate rásente essi porlauo il grano menlre il van
terra. — V. seminaudo. — V.
Srolcionéra (in)agg. Scolzoncra todesca ... Scorhon (in) agg. Con queslo nome noi
La Oenothera biennis Lin. chiamiamo quei cesloui о panieroni
Scolèlla ditono ncl contado verso il Co- cilindrici tessuli di sodi vimini , ne'
masco pe 'I citladincsco Dotlrinctla quali si Irasporlano i bozzoli a dislanzc
( V. il Vocab.). A quel modo die in notabili. — V.
quasi tullo il contado dicouo Scceula Scorli [Scorli-sù] corr. Propriam. varreb-
alia Dollrina cristiana. be SoltoscttotcrCj Scuatere di soltinsù,
Scolmàgna , v. di Gbiaradadda. Sopra- il lat. Succussarej ma communem. noi
norne. Frauc. Sobi iquet. — D. — Ha lusismo come sinónimo del semplice
viso di gergo. — V. Xcoili. — Scorli-sù ou fiœu per fagli*
Scollà. Per Asealtare dice il Brianléo ad desmett de legni cl liaa.
ogni pié sospinlo, e Scollaie dicevaoo Talvolla dicianio Scorli-sù per Slra-
anche molli de' Trecenlisli. — V. pazzare, Rimbrollare.
äconca. Dicono i contadini per Scoccà, Scorobbià'e Scorohbiàss el lait. Infor-
i.° signif. V, ncl Voc. — S. zarc il latte, quando per mala r.uslii-
Sconler e Scdulro. Per Cambio, Permuta dia di esso о délie vacche fermenta ,
usa il con!, briíinz. E voce usata nelle iuacidisce e si fa malsano. « Sia av-
veccbie Scrilture di contradi, о lslru- verlito il Vaccajo di tener sempre il
menti: p. е., Pro loco et excontiv lalle in luogo il più fresco che sia
SCO ( ií ) scu
possibilc , cliè allrimciiti inforza, va thai 1er la panu.i per farlu motilare (fà
innle в fa ¡I burro di caltlvo odore « el lallimel), o per sballere le ciliare
sa pore» ( l.astri, Del Cuscinajo, mese dcll'ova.
d'.iprile ). V. Lace í. q. G. — V. Scovina (in) con; = II Pescare de' hoz-
Scoria (in) agg. Fà scoria a vuo , e Scor zoli uell'aqua nun é la slessa cosa che
ia vun. Sovvenirlo , Sussidiarlo , Aju- 10 Scovinài, cioè batlerli e sfregaccio-
tarlo, Dargli spalla, o di spallaj For- birli со 'I granalino (scovin ). — Si
tiirlo, Provecerlo di denaro, o di roba, pescano i bozznli allorclió se ne luffa
Hccioccbè possa Гаге i fallí suoi. — II e rilufTa il mazzo e lo si agita dentro
Fare scoria ad alamo de' Diz. ilal. l'aqua, e lo si trae e ritrae fin a tanto
yule Fargli la guardia. — V. che, lasciata nelle inani della trattora
Scoria ... Kelle filande è quel po' di boz- lutta la ragnatura e la borra, ne resti
zoli di ricambio che si lengono pronli 11 netto il Ii lo buono с sodo della pura
su 'I coverchio del fornello per aggiuo- sela da mandare su 'I uaspo. — II Pe
gersi alla Strusada. V. i. q. G. scare de' Toscan! corrisponde adunque
Scorlcllà. T. de" Foruac. V. in Mtílla i. a quell'operazione che noi chinmiaino
q. G. Strusà (Slrascicare), la quale vi en do-
Scorlella-sù vun. Accollellare, Stileltare, po lo sfregare o stiopicciare (scovinà)
Ferire, Tra/igcre di stiletto, di coltello. che si fa con la scopetla i bozzoli per
— V. riunirli e fórmame il mazzo. — V.
Scorusciaa. Scorrucciato , Corrucciato. Scovioèll (in), i." sig., agg. Giugà al sco-
V. Vess lull domà venin. — V. vinett ... Specie di giuoco nel quale
Scorusciass (Maggi). Scorrucciarsi, Scor- uno, bendalo Ii orchi, sta in un cer-
rubbiarsi, Adirarsi. — V. chio che Ii allri , Icnendosi per ma
Srossinna I In]. Vezzrggiativo che usano no, gli fanno d'atlorno; ed egli ármalo
uulrici e madri co'lor bambioelli per d' un granalello tocca e palpa come
dire In grembo. — Scia , veu-cbi id puü con esso la persona di laluno del
scussinna. cerchio per indoviuare chi sia : se l'in-
Scoltaa (in) agg. Erba del maa scoltaa. dovina , entra Ira que' del cerchio, e
V. Elba i. q. G. Г iDdovinato passa al suo luogo ed
Scdva (in) agg. Erba di scov. V. in Erba officio. — S.
i. q. G. Scrima (in) agg. Trovagh la scrima ...
Scovà, Scovina. T. de'Selajuoli. Batiere Trovare il verso , la via di fare cbe
i bozzoli, cioè, spnzzolarli e slrolinarli che sia. Trovar la gre'tola? — S.
con la scopelta lanío che, liberna délia Scriv, ironicam. fia i conladini, per Ven
ragnalura e bavelln cbe Ii inviluppa , gare. Comenzee si a scriv? Incomin-
«i Irovi il capo del filo sodo da ¡aviare ciate a vangare?
su'l guindólo. — V. Scrósc, v. br. Crocc/tio; Chioccio in senso
Scovaggiœùla , v. br. Donna oziosa , gi- di cagionevole, malaliccio. — Onde
ronzantc a ogni fesla, ec. Fà el scrosc. Essere crocchio, o
Scoveüa per Didèlla. V. il Voc. chioccio; Chiocciare, Crocchiare, Por
Scoviu \ fwre del grano turco] (in) agg. tare i frasconi, Essere malazzato, Co-
А Г è vorn de la el scovîn quand el minciare a senlirsi male, dandone ¡o-
borla giô el florin. V. Fiorln i. q. G. dizj con ramarichj e slandosi chiollo
Scovîn. T. de' Laltaj, e de' Cuochi cbe e accoccolato, come chioccia covalic-
lo dicono anche Battlœltv. - Frusta , cia. — V.
arnese composto di una о più canne Scrözzol. Vale anche Grucce. — S.
r¡ fesse in cima e allargale, o vero di Scri'ipol [ Fassen minga , ec. ] (in). Non
ulcuiie baccbelte o slecche di legno, corrisponde il Rulare a man salva ,
legale insieine all'un de' capi. Pailón- che significa impunemente: laddove la
ciño, arnese falto di più fili d' oltone frase trail ulln vale: Rubare senza scrw
ripiegali in lunghe maglie , rigonlie poli, senza farsene coscienza. — S.
nel inezzo, с fermate a un manico di Sruccà (ш) alla frase = Avè scuccaa, ее.
legno « ( Carena , Prontu. par. II , p. = agg. Essere spiovuto per uno; Es
543 ). Servouo si 1' una e si Г allro a sere finita, Non esserci più riparo. —V.
SCU ( i 34 ) SE
Scnccàss. I.idnzzare , Intrislire , Ituboz- délie cose ordinarie e commun!; Voler.
zuccliiie, Incatorzoliie, Invecchiuzzire. Irascegliere il meglio lia il bello e il
Dicesi delle piante pi ù che dcgli ani buono, sempre perô cou afiettala de-
mal!, quando per qualche difello non licalurn. — V.
crcscono, non probltano, lion vcngono Scuinelàa... Di difficile contenlatura; So-
più iunanzi belle e rigogliose. — V. verebiamente delicalo; Pressochè in-
Svudéll de Tomo ... Su '! Lario, e spe coulentahile , ma sempre cou affetla-
cialin. a Como, sono dette cosi per zione. — V.
isolierго quelle bardie lornasche le Scurœù (in) agg. Scuiœu del cœur disse
quali nun male simigliaoo uu guscio inollo felictnitule il Maggi per I.B par
di tartaruga. te più riposta, più secreta del cuore :
Seudèlla e Squèlla (in) agg. Ubingià tuce Meciinlen pœù ihe [on stroleptt] a lureelgho'iIÎMiva
a 'na seudèlla. Figuratam. Più persone Giml com' even cl geni e i rostuifi,
accordant a Jare, la medesima cosa j Cumè ic Patea» vist cont ona luoi
e pigliasi sempre iu mala parle. — In In del iruicPU tlcl rceur loll quel che gh' era
stuso proprio, Fare tulli ad un pial- No |;h' ê secrcU d'ioduvinà |>ù cerl [rtW Ht/],
tullo, disse il Bern! (Sou. IX, p. 107). Perrhè el nosl <ceur no I' è mai Uni avert,
— V. Cumc quanti V a in leería.
Scùina e Scùrnma ... Dicono sprsso ¡ con- Maggi, Гол*. Menrgh. a. Il y
ladini ( in s< nso opposto al valor délia lateral. 2, p. 67. — V.'
voce) a que'baclii da seta che prinii Scuscià, Scusciàa e Scùsc. Dicouo an
svrgliaronsi dalla muta e vispi e fio- cora i Brianz. in vece di Seltiscià, er.
rili si lasciano sollo i compagni an- Parla scusc. Parlare schietto e allu
rora neghittosi e sonnolenti , i quali spianacciataj Parlare siiocciolalamenle,
couipagui poi essi conladiu! chiamano con elïicacia , con molla espressiont' ;
per traslazione Lecc. Se la muta è bno- Spremere chini amenté il suu concetto:
na, s' lia ad avère inolta scuma e poco S' io avaui le rime e aipre • rhiocce,
lecc.
Scumà i ravalée (in) osserva. A' Biianz. lo premerei «Ii mío couretlo il suco
questa frase proprinm. vale, Dopo le Più plenamente.
dormite, levare i harbi d'insù i letti Daole, Infer, с. XXXII, v. i a 5. — V.
с riporli su allri gralicc! sgombri e Scusi iàss-gio. V. Schisciàss-giô í. q. G.
polili. E perù dicouo: Scumà i cava- Sdcgiifjs. Dicono i uoslri couladini a pian
lee de la prima , de la seconda , de te che fácilmente patiscouo per freddo,
•la, cr. Arcade perô che, meulre si fa per venli, per i.ebbia, e simili météo
quesla operazione, si fa anche quclla re j ml quai senso usó il verbo Sde-
di truerli radi su i nuovi graticci e gnare Bern. Davanzati: « L'abete e 'I
di scarlaroe li sleiili ed infermicci , cipresso riniondi sdegtiano e nou van-
Knu giltarne i leltajuoli , quelli cioc no più innanzi » (Cultiv. tose. p. 2Ô5).
cbf, assopitisi per li ultimi, rimangono — V.
su i letti o ancora dormieiiti о mal Sdoloia (я) nelle G: avverti. Propriam.
desti , molli de' quali poono essere s'usa per Sfogare ¡I dolore in gennli e
saui e vigorosi al par degli altri.—V. pianlo sospiroso. II Dolorare dei Diz.
Scumàa. Schiumato. ifal. ha pur queslo signif. — V.
Scumàda... L'alto dello schiumare. I Diz. Sdùcc , Sducciàda, Sduccióu , acérese,
¡tal. non ri'gi.slrartiiio fin qui nè Sellin- v. br. Spinta, Spintone, Impulso, So-
mala nè Schiumamcnlo che sarebbero spinta.
«ocaboli corrispondenti al noslro. Sduccia. Spingere , Sospingcre ; Rimuo-
Selunada. T. d'Agricult. I contadiui chia vere, Cacciar oltre a forza, Sducere.
mano prima, seconda, terza, ce, Scu- — V.
mada la scella ch' e' fanuo de' bach i Se (in), i.°s¡g., agg. Se l'ho dilt mi, che
al cessare délia prima, seconda, terza, Teva de anda insci, — che, р. е., Se-
te, dormita o muta. bastópoli a vora d'in fin i Russi I even
Sc unitlà e Scomelà, v. hr. ... Fare il de- de perd I — Quel se, come si vede,
licato, il lezioso; N00 si contentare aggiugne di molla fonça alia frase.—V.
SED ( i > ) SEG
Sc mi l' bo dill , se mi I' ho faa , Iii ti à seda. Ti altura, Dipanatura,
se mi, ее. , die pce и da moi i cili su i Dipanazione, Filanda. — V.
dun pce! — Forle maniera d'aífer- Tra denl (i gallell). Pescare, Fare
inare, allootanando da sè ogni sospetto la péscala dei bozzoli; cioè Immnllare
di menzogna con l'iinprecazione a sè i bozzoli nell'aqua calda; batterli con
di grandi svenlure: la scopelta ( scovinà ) per rirercarne
ST i* ^ disti mai, ch1!1 venga in odio a quclla le bave; с, (alione un inazzo, agitarlo
Del rui amor vivo . . . nell'aqua, rilidfarlo e slrascicarlo (strtf
S1 i1 'I dilti, ch1 c1 mici di lian pocbi e reí sà), lanío die, raccolie Ire, quallro,
cinque e più bave insieme, secondn
S1 i1 Jl dilti , cielo e terra, uomini e Dci che si vuol sela fina, inczzana, o ton
Mi lian contrarj . . . da , di qiipsle se не Га un sol (ilo o
S1 i' 1 dilti mai, di quel cb1 i1 men ferret capo , il qtial , passalo per la trailla,
Pirna Irovi qucal' aipra e breve via. la croce e il va-e-vien¡, s' avvolge in
Petrarca, Cam. XXXIV. - V.
fine al naspo. — 11 niazzo, o gruppo
Se [pron. per Ci] (in) agg. Queslo no- delta péscala, è i\ grappolo dc'bozzoli
slro Se s' aliácea fra noi apocopalo lemili in mano per le fila delta seni-
agi' inlinilivi de'veibi Iftlora con una, gliella (slrusa e slrœusa). — V.
Ialora con due esse, con signif. lalvolla Seda usano i Fornaciaj in un senso cu
di Si e lalvolla di Ci: p. е., Quand rioso del quale vedasi in Térra i. q, G.
Г è cli'emm de vedess, de scrives, ec7 Seiliàa, v. br. Aggiunlo di niestiere che
(guando sarà cite ci vediamo, о pure tiene V uomo che lo esercila , semprc
Quando avremo da vederci, scriverci, ferino a un luogo, quasi dica assedia-
vc. — A parlass l'è mej che a scrives. lo, Sedentario. — V.
/'/'/V vantaggia il parlarsi che non lo Sediinm. T. degli Ingego. Riséilio. — El
scriversi. g' ha du, tili sed i m ni de ca. Egli lia
Si'ccà (in), i.°sig., ngg. Sercà-sù. Inari- due, Ire risedj di case. -— V.
dire, Seccare. L'è seccaa-sù lusscoss. Stidol (in) , i sig. , agg. ed anche nu'
Secrà-vi'a. Diseccarsi e svanire. L'è piedi ; qtiestc i coiiladiiii dell' A. M.
seccà-via i crosl. chiainano più specilicatain. Corengiœul.
Scrcà (in), a." sig-, agg. Infracidare, Tur V. il Vac. e q. G.
re il capo: Sédola. Tiglio délia can apa, del lino, e
Voi, madonne, mi parc sim. — Loogh de sedóla, Curl de se
Che siatc mollo lien topra pagalr, dóla. Di liglio lungo, Di liglio breve.
Pero, di gratia, non m' iiifracidale. Sedds. Di tiglio lungo, parí, di canapa.
[ Fee pia*e, no me seechec. ] Sega [ lil ] per la Si-ganda. V. il Foc.
Bcrni, Son. XXVII, p. 1*5. — V. Sega i lu e Segànda (in) agg. In leinp de
Seda (in) agg. Segaría no se dis nè pater nè avema
Seda havosa. Sein tensa nerbo , ebe ha pora ria ... Prov. contad, il quale accenna
n nessuna cnnsitlenaa. — V. che a tempo délia messe del grano il
Seda croja. Scia cruda, che ti rompe fácil la vorn è cosí incalíante, falicoso e pro-
mente. — V. Initio a tanla parle délia giorriala, elle
Seda de doppi , e semplicem. Dc-ppi. Terza- non lascia quasi campo a dire le ora-
netla ( Gior. agr. ). — V.
. Seda grimellosa. Scia groppoja, broccosa, pienj zioui délia .sera, rotli come sono i
di hrocchi [grímei]. — V. couladini dalle fatiche e cadenti dal
sonnn.
Mestee de la seda. Arte del Seta- Seggce (in) corr. = Sallà-giô del seggee
¡liólo. — V. — ш c= Sallà-sul seggee ... I Brianz.
A Provina la seda corr. rr liglio = dicono che salta sul seggee quella ra-
in = litólo. — V. gazza che , vénula insu i quindici о
A Tri seda agg. Dipanarc i boztoli; sed ici anuí , la comincia a Ja ¡a g/cî-
cioè Trarre il iilo sérico dal bozzolo; vena, la pulcella da mari lo; di clic è
quasi dicasi disfare ¡I gomilolo ( lati segtio il pigliarsi cb'ella fa la cura di
nan), panas), svolgeudouc il sérico li- tener semprc ben provedute d' aqua
lo. — V. le secebie , i cerebj e 'I manico délie
fol. V. ai
SEG (186) SEL
qiiali, da lei ogni dl slrofinali сон ria delle giornale che e' (anno in scr-
reu», risplendono si clic piijono d'ar- vigio del padrone. — V.
gento. — Di qtù il dettato Sallà-gib Ségra о Ségher (in) agg. Lassa corr i
del pollee per monta sut sergce, cioè, belli per la segher ... Metafóricamente,
Uscila di fanciullczza, entrare nell' età Non aver cura del suo , Non pigliar-
nubile ( Cosl avvertasi in Police ncl sene alean pensiero :
Foc ). — V. Cojj1 ocrorr rincuran di nivol oeglier,
Sèggia (in), t.° sig., agg. Romp i segg. Se lásaera .rorr i b«*sli per la aegher?
Lo slesso che Romp i squell, Romp Maggi, Cons. Mentgh. I. I,
i lesser. У. Squella net Voc. — V. interra. I, p. 46. — T.
A Vegni-gi6 l'acqua a sere, in vece Segriggiœùla (in). Non è essa il Serpillo?
di —mazia Siangan scrivi = mazz' a — S."
stanga , o vero , mazza a ¡langa. La Non è. Sono lull' e due erhe odorose, tutl' •
mazza a stanga è uno strumento per duc apparlengono alla medraima claise e al me-
alligner nqua con secchia, cli'io credo dt-simo ordine di Linm'-o ; ma sonu ben JîverM
il medesimo che Va mazz' a cavallo, o Pirna dal!* allra. — La S.'griggianla (Ei-ha pep*
sia la cicogna, o cicognóla. — V. с Sanloreggia de* Toicani) è la Snlureja hortem»
Séggia (in), 2." sig... agg. Seguía de min- sis di Linn. J e il Serpillo h il Sermollino de1
ua , Seggia de slee ( Sgiazz e Sgiazza Том-ani (Thymus serplllum Lin.), с Timm sal-
dei Pavesi). Seccliie maggiori delle vadegh de7 nostri foreai. — V.
ordinarie, délia tenula d'un» mina, e Segrinà Ifiguralam.] (in) agg. Digrignare,
di due, con inanico di ferro, ec. — V. slorcendosi délia persona. — V.
Sèggia a la samarilanna chiamano i Ra- Segriz/.i, v. br. Propriani. Zigrino, Pelle
niieri quel secchio di rame die ogui ruvida e lutta a granellini ; ma non
allro dice Samarilanna o Sidella a la s'us» da' Briantéi che in senso (iguralo
samaritanna. Quell'orlettalura convessa di AJJanno , Ângoscia , Compassione ,
che Imnuo poche dila sotto la bocea Melancolía, Tremito di /reddo, Tra-
si dice con partiiolar nome Scalin. vaglio d'animo. Forse dal franc. Cha-
Sègn (in), 1° sig., agg. Al maggior segn. grin (ângoscia, pena). — Quindi
Sommamente, Al maggior segno. — V. Hell segiizzi. Fare ribrezzo, Metier
Per segn de verilea. V. in Veritaa. freddo nell' animo, Fare о Metlere
Sègn [ Bersaglio ] (in) agg. Tira fœura compassione. — V.
del segn. Sbcrciare , Non cogliere uel Segurón o Siguron. V. Sciguron i.q. G.
broceo, o segno. — V. Séj, v. с. br. , sust. m. Ascella. Sotl a
Sègn. Assolulain. Calcino. — S. on sej. Sotto un' ascella.
Segn tare»» ... Quando, non indu- Sella, v. valsnss. ... L'eslrema linea délia
randosi al tullo il baco, iinpulridisce, rima d'un monte dove si congiungono,
scoppin e s' iucolla al bozzolo. 11 che od hanno principio i due versanti. — V.
fa perderé molla seta alla traltura. — S. Sella voltada in sù ... Quel po' di
Segn deslaccaa ... £ il contrario del avvallameuto che a mo' di baslo-ro-
tacata. — S. , vescio è nella dnppia cresta d'un mou
Sègn e Seguin. Usiaino noi per Cicatrice le: p. e,, Passa sù la sella, Passa freu
e Cicatricetla. la sella. Travalicare il monte. — V.
Segna (in), i.° sig., agg. Che anche di- Seller (m) agg. Seller stopp ... Sédano
cesi Desegnà per Esscre segno, iiidizioj со' gaiiibi pieni.
Indicare, Accennare; Fare о Dare se- Seller lodesch. Apium graveolens.
gnale che indue» proguoslico , con- Sedaño rapiño, Paridas rapaceum.
gbicttura di casa che ha da succcdcie. Seller lurch. Sédano rosso.
— V. Scllerin salvadegh ... Erba che fa nel
Segnà o Notà i giornad. Intaccare frumento e (o infesta : ha fiori gialli
la pelle, Scorlicare, ce. Dicesi, scher- e l'oglie simili a quelle del sddauo com
zando, di Barbiere inesperlo che ncl mune. — V.
menarli il rasojo su la laccia ti 1» tac- Sellentt (in) corr. Non dalla figura che
rbe a rao' di quelle che fauno i con- hnuno sono cosl chiamati.si bene dal-
ladini ucllc Ugbe (tasser) per memo l'avere per anima scini di sédano. —V.
SEN ( i¡ 1) SFA
Sclvarœùla (in) agg. Ne' monti comaschi Será (In , v. In ri cuse. V. Gcèjk in Monti,
la dicono Casonêra. Voc. Com.
Sèmma (in). Con pace del Varron mi- Serdu (in) agg. Sere'n come on ccucc de
¡mies , parmi che provenga da Semis, pess ... üicoiio i Briauz. per un cielo
Mezzo; etimología che si adalta ad ogni di nolle chiarissiiiio, d' Un seteno che
suo signifícalo nieglio di Semtl. — S. smaglia. — V.
Fo osscrvare a proposito di qucs'a тоге, Servitorèll (ill) agg. Talora si estende an
clic in un áulico vulgarizianieulo mt. delta Regola che a denotare ogni persona che scen-
di S. Agoxtino, che ora trovasi nella Bibl. del- de con allri a servitù qualunque mal-
rUniv* di Pavía, la frase una volt* la stttintana conveniente alla propria condizion re
(seme! in hebdómada) - leggesi tradutta in - Sema lativa.
la setttmana. — Ecco il passo : N.° i3 « Quests Servizzi (in) agg. A fa servizzi brusa el
Becola lis legiula sema la satlimana ... Acciocchè cuu per trii di. Al seivigialo corre
voi potable eiirartl in queslo lihrieciuolo st come dietro l' ingrato. «Nimia cosa è piít
in uno speccbio , et acciocchè per dimenticauza
voi non laicialc stare aleuna cosa, quesla Regola breve j nimia ha vita minore che la
sia letta sema la settimaoa in publico ft. Da molte memoria de' bcuefîcj , e quanlo sonó
\oci с dcîinenzc e forme non affatto proprie dei maggiori , lanío piti (come è in pro
dialetti toscani, si crederebbe che il Tradutloie di verbio) si pagano con la ingratitud i-
quests Regola sia un lombardo. — V. ne » ( Guicciardiui , Slor. d' It. lib.
Sempilernln. Perpetuino. Fiore che é la XVI, р. 4б7 ).
Gomphrena globosa Lia. Sessanlciina de Cremma. Pezza di tela
Séa (in) egg. Se Г è níviir, la ciav sul 0 Rutólo di 60 braccia: cosi i Pavcsi
mur; se l'è seren, la ciav in sen. V. chiainano Vinlenna un ruotolo di tela
Ciav L q. G. lina o canapina di 20 braccia, quello
Senavra (in), a.0 sig., agg. Sennvra pare < lie nui Milanesi dician!? Caven.
detla dal motto : Ex grano sinapis , Sel (in) agg. Avegh ona sél che la se
omnibus oleribus minimo , fil arbor ved per aria :
( S. Malléo, cap. XIII, v. 3t e 3a ). Avcva una gran scie il poverino
Quesle parole si lessero sotto uu'an- Palito un pezzo, с vederab quasi.
Fireuzuob, Capil. delta jefe. — V.
tica dipintura a fresco su la cantonuta
del muro che dà verso la strada ac- Sèlt (i/i) agg. Seit, dersctl e vinlisett hin
cenuanle per P. Tosa a Milano. Un tal 1 uümer di dounelt. ... Luna velas ve-
motto fu assuiito dai Gesuiti, già pro- tetes, juvenes nova luna reputgatj qui
prictarj di questa Casa prima del ai ha radice il uostio adagio vcruacolo.
di luglio, 1770, a denotare il rápido Sellà-giô. Metiere a sedere chi per eta
incremento délia loro Faniiglia per o per inferiiiilá non è capacc di se-
tullo l'orbe católico, nou appena nata deisi da sé. — Scltel-gié quel bagaj.
ed istituila dal Lojola. Cosl dopo il Melli a sedere quel bimbo.
1770, quaodo il monastero venne per Sclliiiinnna (in) agg. Giœùbbia vegnuüa,
Maria Teresa traniutato in publico seltimanna perduda ... Fatto giovedi ,
manicomio, il vulgo о la consticliidine siaino alio scorcio dclla settitnana.
approprié il nome di Senavra e alla Seltimanna de passion. Setlimana di
Scuape с alla Casa de' pazzi. — D. passione. Quella che precede la Sel-
Senlorii e Senloriv (in) cancclla Senlac- liinana santa.
chio e Sentacchioso , voci brutte per Sellin [ On ] , v. del contado. Sedilctto?
tutti i versi, e soslituisci Sensivo, Sen Quel sediie qualunque, o erboso o
sitivo, Sensibile. — In queslo passo: ligneo o di pietra, che si trovi alto a
pnsarsi vuoi lungo vie o ne' giardini
Al pOYer sentorii Pfc cl pesg magon o simili. — 1 Comaschi dicono On set.
Quand sora el rest cl f.in srtisè el buffon. Sétt-in-bocca. V. Pér i. q. G.
Maggi, Concors di ñíeneghill, p. Sevesin, sust. in. Specie di relé, forse
Chi Iraducesse AI povero senlacchio, cosi detla perché úsala per pescare
ec. , si farebbe cueuliare da lullo il nel fiutiie Sevcso. Peré V. questa voce
mondo. — V. in Monti , Voc. Corn.
Sciizarèlla. V. Sùuzara ncl Voc. Sfacciùa (in) agg. Parlaudosi di fincslra,
SFO (i 3 ) SGA
di buleoni, ее, ... è un flggiunto die Ii Sfojin e Sfojccü. T. d'Idr.... Componen-
dice suggelli alla indiscreta cuiiosilà dusi le cateralle (incaster) di pin pezzi
rii ebi lia facile troppo la vedilla per Sovraposti l'uno all'allro, di questi se
cssi lull' interno delle case, ее. ne pongono o se ne levaiio or pin or
Sfïmnuss, V. br. AJJaticarsi, AJjaccndarsi, nieno, secondo ebe si vuol che passi
Durar grande e Iravngliosa fúlica; Ar- piú o meno aqua. Caterattini? — V.
rabaltarsi , í'foitarsi. — V. Sfondráss. Figuralam. , dice il Brians,
Sfarinàss. Figiirnlam., dicesi dei Icrrcni per Sbonzolare , ÂUenlarsï , Creparc.
leggieri e l'.icili a disfai si, a ridursi ila Cadete Ii inlestini nclla coglia. — V.
sé iu polvero. Sfurinarsi, Spolverarsi, Sfrascà-fœu o fouira , Гг. br. Vale non
Polverizzarsi , S/arinaceiarsi. — V. Solo Levar a una pianta parle cli-IU'
Sfaiinéni. Aggitmlo di terreno cbe si sfa- frnscbe die la iugonibrauo, Disminuir,
rinacciu, S/nrindcciolo. — V. Di>fi aseares ma eziaudio scmplicemeii-
Sfcrla e Slriisc (in) agg. Strappo, parlan- te Ilimovere cou le niani frasche da
trosi di panni ! р. е., Bandera a sferli frascbe per aprirsi un passo, ec. — N .
(slrasrimla ). hundiera a strappi. — V. Sfi asi , e al fern. Sfrasia . Sfaiinricciolo;
Sfcrla (in) agg. Propriam, Sferlà o Sferolà che si scioglie, che si sfariua, Sfan-
vale Ütiappare, Seliiantare le messe (i nabile, Friabile; e traltandosi di frui
fcrol ) degli nlbcri , slracciaudone la té, di carne ben colla, e simili, vale
scorZM со '1 tirar giù alla peggio; e Che non legge sotto il denle. — V. ~
perö diciamo piullosto SJerià-gib che Sfrasiàss, v. br. S/ariiiars¡, Sbricciolai si,
il scinplicc S/'erlà, — V. Sfariiiaeciarsi. Disfarsi iu briccioli ,
Slidcgù (in) altivo. ïjcgatare propriam. Hidursi in polvere я guisa di fariua,
vale I raneóla un corpo il fegato, ro Non reggere sollo il denle. — V.
mo Sviscciaic, cavarne le viscère. — Sfràz'i (in) agg. У. Sfrasi í. q. G.
Figuïalain., Sfidegass e Sviscerass s'u- Sfriuz e Sli c'nz [ Fa ]. Fare tpèrpero ,
sano per fare ogui suo possibile per sciiipo, ec. — S.
ni denle amoie, per eccessiva affezio- Sfrisin. Lieve caherilura.
ue. — Onde Sfnsouà ... Figuratam., dicesi dell'andar
Vess slideyaa per vun. Esscrue s/'e- del fulmine a guisa ili naslro sciollo
gallito, svisecrato , appassionato , spa- с svcntolanle. — V.
símalo. — V. Sfrizzà-via (Maggi). Lanciare, Gillare,
Silera, v. br. Pompa, Gala, Sfarto^ Sfog- fuellare. — V.
gio. — La luí la inercia in gran síi^r». Sfroiizonà (fi) m ile G. agg. Sfrombolnrc.
La late veste sfoggialo, suntuosamente, iigiijùsc e Sgavùsc, v. br. Torso, Tór
con grande sjai-zo. — V. tolo. Ció die riinane delle pere, mde,
Sfilozzàss, v. br. Sfranglarsi, S'filaecinrsi, e simili fr utte, dopo averne lévala tul
Sfwecta si. Dicesi de' bozzoli nial falli, la la polpa. — V.
il lessulo de'qualí, meulre se ue svnlyc Sgajusciá cSgavuscià, v. br. Per similit.,
il filo, slraccia с sí disfu iu piú filáu- vale a' Briniiz. qiianto Rosiechiare, Ra-
ciclie bavose. — V. sicare, Denlicchiare clie cbe sia a quel
Shorù '(in) nota. In seiiso di Coglicre il modo cbe fa colui il quale со' denli
lueg'lio di die cite sia dirai Sfiorai eaOzi vada levando a' lursi delle fruité, p. е.,
rhe S/iorire. — Sfiorare per Cogliere о Ii ulliini riinasugli di polpa. — Cosse
lugtiefe il Gore, guaslare al liore la sgajuscelï Cosa vai lu rosicc/iianiL ?
sua beflezza ; — с dirai Sfioríre intran — V.
sitivem, per Perderé il liore, il mi- Sgalà (in) agg. Veirebbe mai dallo spa-
g'Iiore, il plu vago délia belli zza. — V. gnuolo Desgajar, die vale propriam.
Sfojàd, v. c. br. Lasagne grosse. St/narciarc, Romper i ami, da die Gajo
Sfojusciún, v. br. Appallont , Abborrac- iu quella lingua significa Mam¡cello ,
ciatore; Ciaipone ; Clie s' alfolla e fa lli anca , Ramo forcellulo , Ciocca con
in fret ta e male; о che pare facia mob siicjoglie с Jiiille? — I Pavcsi dítono
lo e non fa, come ebi, Crusciaiido in Sguarà ( Sciarrare). — V.
un inuccbio di foglie secebe, leva grau Sgauzèll. T. de' Mural. ... Tanto muro
rumore e nicnlc, accapezza. — V. quautu puô falsi seiiza alzar ponte
SGA ( 189 ) SGE
Sgark Uso ¡1 Müggi per Fallire, Spacciare il terreno, Menar forte le
Cate : seste. — V.
Col Sipnor, íp »Ьг dec gtisl , Sgaidn. T. d'Agricull. V. Scalijdn 1.17. G,
Su игнг tlVs« prcmija £ Sgarón [ Figuratam. ] (in) osseiva. IIa lo
CoDl el moud ingrat , ingiitst Spaguuolo Desgarro per Smargiassata.,
Quant pu se ■r\<r Га Iih. a'inconlra man. Shravata; e Desgarrador per Bravac-
Cur Г С 4I gUSl tlcl S:.i,. [, cio, Sparcone, Shravazzone. — Anzi
Slabcl г pirn tPanior, che mai nol spara ; ehe da Sgarl о Sgarà, io sospetlo che
El цмь! di ilmcn Ml- una lirihara* il nostro Sgaron venga da quelli sniar-
[ Cioti Ve on dent г fa-иra, с V muda enprizi giassi di Spagnuoli che , ruinandoci ,
da la tira я la matinna. ]
Magçi, Concors di Meneghitty la spaccarono in queslo paese per quasi
,.. I«. - v. due secoli. — V.
Sgarzin... II frutto del Dipsacusfullouum
Sgaravilli ... Uisrgno e simili, in cui spic- bin.
chino forme о colori, ma senza guslo Sgarzœù e Sgarzolà (in) agg. P.Garzœii
nè armonía. — S. i. q. G., 1° siguif.
Sgarhà. T. degli Ingrgn. i<!r. ... I.avoro Sgàizola, pesce. V. Monti, foc. Com.
elle si fa due voile Г anno ai canali Sgarzulà, v. c, hr. Pari, di foglia, è l'alto
di scolo , e consisle in rasselliirnp le di slaccarla dal virgulto legtioso del
spoixle là dove è alcun guaslo o. per pollone del gelso.
frUN) о all ro. — V. Sgarzolôsa. Aggelt. di Arbora. V. i. q. G.
Sgarbadùra ... L' alio dello seal bare un Sgasgèlla , Gasgetta , Sgazzella e Triu-
cúnale di scolo. llassellatuia ? — V. gosua. A' Brianzuoli questi iiouii si-
Sgarhellà (in) agg. Л sgarhelln-uàs , m. gnlficauo il medesimo uccello, che è
avvrrb. hr. In furia , Affollatamente , I'Averia cenerina, o Agazzella, о ferla
Eccessivamente. — A scarpeUa naso ga-zina de' Toscani ( Lantus minor
dicou anche i contad, loscuiii in quesio Liu. ) , conimunissima fra noi e che
medesimo senso. — V. nidilica non pur ne' cainpi, ma e nc-
Sgarhellà i reuec. Sciarpellare. Tirare gli orli e ne' giardini. — V.
in hasso con le dila le palpehrc di solto Sgaùsc (in), sig. agg. Significa n'
о per leurre hen aperli Ii occhi, о per Brianz. anche Torso di pera, di mêla,
diformarsi il viso. — V. ее. V. Sgajùsc i. q. G. — V.
Sg.trhcjlàss (in) agg. Sgarbellass i ceucc. Sgaùsc (in), sig. 3.°, agg. E rosi di rape
Arrovesciarsi le palpehre. — V. e di ravimelli, ramobeci, ec. Proprium,
Sgareltdn ... Su i laghi del Varesino è la parte erbacea délie capitate o délie
nome genérico dei Lari. hnlhifere.
Sgargài, v. hr. Soi nacebio , Spulo cil Sgaviisgénl. Sganascianle , Smascellante.
lai roso, Acatárrala. — V. Uioesi del riso sg.ingheralo si che li
Sgargajà nelle G. si rijacia cosi c= v. hr. guasli, che ti sloghi le mascelle. — V.
Somaccltiare, Scatarrare; cioè. Mandar Sgazzélla (in) agg. V. Sgasgèlla i. </.- G.
luori, spurgandosi, spuli calarrosi. II. i S'gecchiu. V. S'giarchin nel Voc.
la li ngna spagn. Gargajear in quest о Sgenée o Sgintíe, alla col. 1.% г. 53, sciivi:
medesimo siguif. , come ha Gargajo Insu le m ore delle luughe iiotli di
per Somacchio, e Gargajoso per Sor- quel niese le giovani contadinc, uscile
nacchiatore} — Sputacchione, Sornac- fuori al sereno о sù Г aja о sur un
chione, Sornacchioso. — V. poggetlo о sù quah he allana (baltrc-
Sgargnjuii. Acérese, di Sgargài. Sornac- sea ), ivi a lutta gola si danuo a can
í/чопе. Anche vale Uoino ciie seinpie tare la croethia che dal mese chia-
soniacchia, che, losseudo e spurgiin- mano Sginee. Nel cantare hanno Ira
dosi, ti fa di gran sornacchj. — V. loro una quasi rominandiilril e, la qna-
Sgarle , susl. f. pl. , v. valsass. Gairhe le , dando il tempo, è la prima ¡>d iin-
liinghc e sollili. Balcslri, Picciuoli tli porre (я intimare) quel lanío ; ed im
ciricgia. Lat. Gral/ас. V. Sganzerla. — posto ch'ella ha, lutte Je allre al calar
Onde della sua vore come un roto rispondo-
Sgurlà с Sjarolà. Daila a gan.be no, ripigliaudo e cuutiuuaudo la bifolia
SGE ( 190 ) SGE
compresa in due versi accordât! a cop- In sta rostrada gh'è on ramin che Гита:
pia per piccole assonnnze. Per un aag- L1 è 'I cor de llariia ehe ghe consuma.
gîo a chi si diletlasse di si Tallo ge Ob, se 'I consuma, lassei consumare !
liere di poesía, se ne dà qui una ser¡e¿ L1 с 'I cor de Mari in ehe vol andaré.
di slroíe, le quali ci enirauo sempre In sta coulrada mi gbe pajil poro :
o quasi sempre in quesle nollurue Gb* è Perba volta die me dà al ginoerhio.
E lee la m1 ba rispost questa ragatza :
cantilene, varíate e allungate piíi o Passa de sp< ss ebe P erba sarà has¿a.
incno second o i luoghi e le usanze Vorria vess ol padrón de sta conirada,
diverse da un luogn all* allro. II bac- Che Perba volta la farev tajare. —
cano maggiorc e piíi continúalo si fa Vorria vess a voll come Ii stelli
insu la fine di Geuajo iutorno a un - Per remira i tosanи quai è î pi ù belli!
iáló. — V. Vorria vess a volt come la luna
11 Sacrisla di Monletegghia, mezzo Per remira i tosann а типа a vuna. —
poeta, m' lia accom pagnato il Sgcnc'e A se spartiss la barra da la riva, ("*)
che si canta là su con quesla prefa- E Ve parlií ol ron fori, anima mia ;
La se spartiss, v lu nol m* ha paríalo:
zioncina. Vardee che bull confort el m' ha lassato !
L' V quesla la camón — Che canten i tosann El m4 ha lassaa on confort e on conforlinoï
Su la 6n de Sgenee — De fœura a la serenna , El m1 lia lazzja ol mio ror col hindellino*
Anca quand gh1 fe la nev, — Inlorna a on bell falb Quel bindellin rbe P eva rosi stretlo,
Faa de melgase e spitt, — De rovéd e pattusc \ El m' ha hzzaa ol mio cor coi so bcllezzi. —
E, ballandegh iutoroa, — Tuce canten rome mulle: Ve do la boona lira, rosa fresca,
Brusém Sgrnee che:l va - Che1! va, « he1! va, che1! ' a, A rivederri dommalina a messa j
Bruicm Sgenee ecaulém: - Sgrnee Vv a míja, andern. A riveder la prima 0 la si-gonda ,
El va (•) Sgenee de la bonna ventura, Quclla del sur Curai Pi la più longa. — V.^
Mo so o¿ maridaa, nc impromcltuda • Alla coL 5.a, r. 36, lio per male in
Ne impromctluda, с u'anca de impromcller, terprétalo il passo del Maggi:
Donià the ho de baratía ol pan net to. .... On bison de sora via,
De baratta ol panncllo ron la íranxa Ma soil contra sgçnee ben a la via,
Per sugà H ocei quando che i тс pian^ia dove sgenee è piglialo per fivddo in
De baratía ol pannetlo con Ii fio»" tenso , e non ha punto a fore con la
Per suga Ii occi quand no Г00 a Painoii. — fron ola о canzone che le foroselte so-
Dcrvií quclla fiocslra inlavellaila, gliODO in quel mese cantar di nolle,
Lassém VfJè la notl inscrcnada : lo iraduco quel passo cost : Una ta
Lassc'm vedi* la luna a fa splendor, naca ( on pailón) di bigello di sopravia,
Lussem vedé la fin del me amor. —
Mí, a slà. chi, a vedi infîn a Roneo: ma sotto ben soppannata e imbottita
A vedi oí me amor che "1 par on Conto j contra il freddo, contra genojo (mese,
Se lu Pè un Cooto, с mi sont1 na Conlína : în cui d' ordinario il freddo é più ga-
Se lu P è riech, e mi sont poverina. gliardo ). — V.
Sa lu P is riech e el g1 ha d1 Ь roba tanta, A picnlà i fav de sgetice se ià on
E mi sont poverina с la me manea. bell favee. V, Fàva i. q. G.
ifli, a stà chi, a vedi infin a hilo! QuatCa sginee ... Esser le ultime a
A vedi ol me amor che 4 fa binde.Ho; cantarlo nclle gare che si riscaldano
Se T\ fa bindcllo do oro o de argento, Ira un crocchio di fanciulle d'un 1иоцо
O se le fa per mi ... el trà via ol tempo. e quelle d* un altro. Per es. r= Dà la
El ttà via ol tempo e la fattara, luna sul pajee — L5 ein m quallaa a
О se le Га per mi ... so improracttuda. —
In del mc ort si '1 gh1 ù она pergolctta, quij de Verdee. O vero: Bait la luna
Gh'fe su ona fceuja verda, v Poltra secca. là Stil praa — L'erom quattaa a quij
Quel la vcrda la fa innamorare, de Meraa, Overo: Chi gh'é gent che
E quclla secca la farera crodurc. — sa de musch — L'einm quattaa a quij

(*) N. B. Dal principio sino alla metà del mese Missaglia , di Brivio, di Ol$inate¿* di Oggionno.
si cania: El vee o ven. — Per quellt) ей1 io so , — V.
uso dt questa croechia e anticot e lo conosco pra- (**) Questo e i versi segaenti3 e eos} i prlmi do-
¡trato nelle pievi di Pimercato , di Trezzo , dt rfící, non si omettono mai.
SGR (.9O si
de Ccrnuscli. O vero: Crijn la Nonna Sgraná o Fii-giô el formenton eon la
e baja i can — I/emtn «¡iiallaa a qui] grallirœùla ... Sgranure il grano turco
ile I'agnan. c= E cosi lincliè dura il con quell' arue.se cliiainato Graltirceu-
baccano, secoiidochè le faiiciulle d'un la, che consiste in un asselto qua-
villaggio credono d'aver Irioiifalo [d'are drilungo con iu mezzo un quadratello
i/ualtaa sgenee] sopra allre d'allro vil tutto irto di deuti di bosso saldamenie
laggio. — V. in esso infini; contro i quali premendo
S'gevdu e S'gcvonin. V. Giavün ¿. q. G. e sfregatido le panuoccliie o spighe del
Sghijon , v. del B. 51. с più pavese die grano turco, se ne staccaqo i chicchi.
noslra. Scagiione? Sdnicciolo, Ciglione, — V.
Ripa, Luego in pendió. — V. Sgrigna. Sgrignare, Sghignare , Riderc
Sgiacrà (in), sig. agg. Sgiacca in fac- con istrepilo. — V.
cia o su la faccia ona cossa che la Sgrignózz. Sghignazzamento, Sghignazzto,
lia piitusl tendera, come dire ficlii ma- Sghignazzata. — V.
turij pen weite, mêle colle. « Л ÍTril- Sgrigolà e Sgrigolàss (a) nelle G. agg.
I rilare nel viso » ( Caro, Commente Sgrigolà e Sgrigolass del piase. « Col-
al Moka ). — V. leppolarsi tullo d' allegrezza » ( Caro,
Syiaccóniia. Ciaccóna. Specie di bailo Commen. р. да ). ¿indar in broda di
oggiclj uscilo d'uso. súcciole. — V.
S'gialfá-sú on mur con la cazzœula. F¡- Sgrùgn, Sgrugndn, Sgrugnonscln ... Per-
guralain. Arricciarlo alia grossa. — V. cossa data con mano su '1 gruguo ;
Sgobbignadíira. Chinalura, Cuivatura , Sgrngnone. — V.
Plegatura della persona in basso. —V. Sgrùsc (a) nelle G. agg. Renaccio, Re-
Syobbignàss e Sgobhignass-gió. Chinar- niccio , Terreno greloso. II Salvini
si, Ingnbbirsi, Piegare in basso la per ( Annolaz. alia Fiera) deliuisce la Ca-
sona, Curvare! cou la persona: p. е., tapecchia и Luogo di mputagoa sudo
El va g n> luit sgohbignaa. E' va giù e inculto ». — V.
gtu tullo curvo della schtena; E" se ne Sgrùvia, v. sviz. ilal., aggelt. di Terra
va acquattato , tullo chino e quatto. da Fornaciaj. V. Térra i. q. G.
— V. Sguazzà e Bettolin (in) agg. Sguazzalla
Sgollc'ra (in) corr. и Colone dovrebbe al bettoliu del succ ... Farla magra
leggersi cosi ne! Saccbelli (Nov. io5), mente per difelto di bezzi. — V.
come nel Patal'Go (6), in vece di gat- Sgueiciá (in) agg. Sgucrcià el capel! ...
tone m (Ainali). — V. Portar il cappeltorto insur un occhio
Sgonfion (in) agg. Sgonfioti de rid. Scro- per darsi aria di bulo.
scio di risa. — S. Sguisl (in) agg. Forse da Guisa ¡o senso
Sgorgiáda (a) nolle G. agg. I Diz. della di Forma, Fatlezza, Figura, Apparcnza
lingua hanno Gorgionc ( da Gorgia , esleriore. Onde Sguis) è quasi come
сапна della gola) per Gran niangia- dire Ragguisire, cioô Rqffigurarc , Ri-
tore, o Beone che iiig orgia largamen conoscere uno alla guisa, alla figura,
te. — V. alla forma, aile faltezze. La lingua ha
Sgozza [О cliiuso e Zaspre] usa il Brian- Disguisare per Conlrafare, Nascondere
znolo per Apoplessia, Colf/o apoplettico, la propria guisa, figura, ec. — V.
Accidente , o Caso repentino di apo- Sgurà (in) agg. Questo verbo e il suo
plessla, Gocciola. — Al tal gh'e cascaa verbale Sguràda vaglion anche Rinet-
la sgozza. Ebbe un colpo d'apoplessia, tare, Ripolire, Rineltatura, Ripoliiione
Gli cadde la gocciola. — V. d'un fosso o calíale со '1 fargli scorrer
SgralHgna [per Rubare] (in) agg. Jrsene dentro l'aqua con qualclie velocità do-
in Levante per Graßgnana : po che se ne son lévate le erbacce e
Fallo questo [.ipogttala ta casa], che resta Г l' inlerriinenti. — V.
Sgùrgia , v. br. Segrenna ( Firenzuola ).
Per Grafßgnaoa in Levante Lcn rarichi. Diccsi di persona magra, secca , al-
Arioslo, ¿Yecrom. a. Ill, sc. 4. — V. lampanata. — V.
Sgraflignàda (in) agg. Ruffala, Sgrqffione. Si (in) agg. Talora affermiamo con £1
- V. H (Scrivo et questa nostra contracta affer-
SIG ( '9 a ) STZ
mat¡va, ancorcliè iioi profertndola tion jj cioè, che non se ne puó trovar di me-
laciaino sentir quasi allro cite una n sj> i - glio. — V.
razioue nasale, se mi è lecito tosí «lir A Lavdra pussee el diavol che nè
ia, die parleeipa di quelle due voculi). el Signor... equivale piutlosto il Mulli
'Га lora anche allei niiaiiio cou un'allra sunt vocatt, pauci vero electi. — S.
aspirazioiie che suotia quasi Ulm, ac- A Fà ah Signor! nelle G.agg. « Far
coinpagnandolu spesso con un lieve Gesù con le duc mani » (Paitan. Poet,
incliinar di capo. — I Brit>nzuoli (come teal. t. I, с. XXIII, s. 34 ). — Y.
lio accennato a su o luogo) dicniio S'. Sigùra! (in) agg. Negazione irónica. Oh
Ali si! ... Frase da pochi anui di- si!, Oh súbito!, e simili maniere che
venula fra noi iulerealare in bocea di vagliono JV¿ anche in sogno:
chiuuque ascolla cio die voi elite t con Almanch Гее sigurtaa. —
le orecchie, avendo la menle dellc mil- Sigura ! PcAg che pese,.
le volle le 999 a lull' allro. Maggi, I. Agg. Cons. Menrgtt.,
Fa si e uo el Sô. I.o stesso che Giugà p. 1 07. - V.
a «coudes el S<5. У. in Sô net Уис. Simon (in) agg. El di de san Simon loder
Se uol fuss perché si, mi dircss, mi и mouton. У. Lodera i. q. G.
faress, mi, ec. : Simou , legnîi drizz el lampion ...
E se non fosse perché si , dirci , Dicesi per ischerzo a chi lieu il кипе,
Ester vui lante maschere, e non lei. e spesso anche figuralam.
Salvctli, Amante iTiina Л/от. — V. Siiucr (in) agg. Andà-via sincer. Л'о/i.
Si, el ven ad est ; Si, doman maliuua. vi andar con frollole (Sacchetli, Nov.
Non vien piii, AJai, Non mai; í>t , ull. del II vol. ). — V.
dommatina : Sincer, v. c. br. Mon punto alterato dal
LI ven adess; boo bel pari mi a suragià. vino.
Sinighett ... Sant Sinighett, trii di dope*
ei mee dim laller ? el giudizzi. Alle Calende grec/te.
Saraven m il chi a mesV7 Si, domatlina. Sinister. Vedine signif. speciale sollo
Ko I' oecorr аГГаппам. Dritt f. q. G.
L1 è i'üitiE el lecc del Steves, domà sass Sira (//1) agg. Podé di bolina sira de
[avendo in un saccftetlo^ in vece di Jenaro, mezzdi. Aver Jallo amhassi in fondo:
tróvalo solíanlo WflI/l]. CM se rediiss a 1' and'a río cot só,
Надо, II. Agg- Cons. lUeneg/i., Ven lcni]> chi* de mezxdî el dis bona sira.
f. i2\. — V. Maggi, I. Agg. Cons. Jtíericiili.
Si.i [ susl. ] (in) nota e con: II Ciglioiie р. 10Î.
dr Toscan! è la parte che iioi diciamo Aver già mandato a male tullo il fallo
Riva o Cosía, laddove la Contia o Sin suo che si è appena giunto A mezzo
è la parle piaña che corre lungo il piè del cammin di nostra vita. — V.
délia riva (del ciglioiie). — V. Scoeul de la sira. V. in Scœùla ncl
Sirul (in), al § ttBS- " Rc^i une Гос.
sua I.) llera del ri di giuguo del i()S8 Siss. Se/, numero. Voce franc, per Ses,
и Dom. David (Op. V, 300) dice : «Se úsala nel giuoco della Mora. — S.
Ella tornera al sicul eral di prima, non Sist. Sisto. — Íj è come papa Sis! , el
.solo non guarirá, ее. n le perdonna nanea a Crist. V. Perdouà
Sidèll. T. de' Trombaj. Catino? Il reci í. q. G. . .
piente di métallo in eni si raccoglie Sillv o Sultil (in) agg. Sitiv de legnamm.
Г aqua iiella tromba. I Lodigiani lo Figuratam. Accorto , Cauto, Astuto,
dicono Sedèll. Fine , Sagace ¡ contrario di Grow de
Sldèlla (in) agg. Sidclln a In samarilànna. legnamm, di Malaccorlo:
/'. Sèggia a la samaritànna i. q. G. Hin persono in del cred on poo corriv,
Signor (in) agg. Che... Signor!... Escla- Kl so legnamm nu pecca de sittiv.
inazione di uiaraviglia, o piutlosto ma lYJagsi, Cons'. Mtitrgh., a. II,
niera ellillica espriiueiite eccesso : p. с , iolerm. 2, p. 68. — V.
£1 tal l'è d'on bon, che ... Signor ! Il Sizilien , aggelt. di Só e di Véíper. У.
taie è tanlo buono, che, Dio mió!... ¡ i. q. G.
SLO ( 193) SMO.
S'ainà, detto alla brianz. Slarg/ieggiare , cali> dal suolo сип la zappa (piola,
Allargaie, iu senso di Henderé facile zulla erbosa , cotenna di prato, gazon
il muoversi di cusa che s' aggiri su de* Francesi ), come una quantrtà in-
perno., slargando il foro ch'eMO perno delerminala di si fallí pezzi o pióte o
riceve. — V. rdiiche, che, o sole o commisle a ri-
SlambroUà el stùmcgh. F. Slavaggià nel cavu di fosse e ad allro pattuine , si
Foc. — S. rammaseano , acciocchè fermeutioo e
Slaigà (in) ugg. Slargà la gradisella al faciano ingrasso. Quindi
rid. Ritiere sganghei atañiente, Sniascel- Fà slozza. Scotenuare con zappa i
iarsij Sganasciar dalle risa : lali delle strade , i sentierí , e simili
i in cornil i barchireru quaud, in quell meotcr luoghi coperti di erbe quali si siano,
Che ?in Lon icul, «he dan tulla la vella, per fame ingrasso. — V.
Anrh lur 6u giù in del vcDler Slozza (in) agg. Anziehe Ricavar fosse,
Tutu tUrghcn al rid la graduelle. significa piultoslo Dizollare un pralo,
Maggi| Сопл. Mentçh. a. Il, un pascólo, uua ripa erbosa; Spiotare?,
interim 2, p. 70. — V. Scolicare, Scotennare figuraient. — V.
Slaigacceùr (in) eigg. Da Diastole (dila. Sluineutàss. Dicono i contadini br. per
laziooe ordinaria del cuore ) chiama- Mandar fuori sommessamente e iuter-
vauo Ii antichi Melopéa diastdltica rottamenle voci lamenlevoli. Dolarare,
quella música die rallegra, e, rallegran- Fignolare, Nicchiare. — V.-
do , allarga il cuore, al contrario di Slùscia (in) osserva. Mi pare pioggia non
quelle che lo 'rallrista e lo ristringe mollo furie. La forte è Slenza. — S.
l che la streng i bitscccJi ] , la quale Smagulcià, altivo, v. с. Tramestare zup-
dicevasi sistallica , o sistolica (suga- pe, insulate, o simili , per modo che
cœuri). — V. le si impiastriccino o appassiscano ma
Shngaliàa, sust. m. ... A un di presso lamente. Un bambinello che со '1 cue-
quel medisimo clie lo Slargacϝr, di cliiajo , e , se occorre , anche con le
tui Tegg»si nel Fóc. e i. q. G. dila, malmena la zuppa, sente dirsi
Slavaggià (in), a." sig., agg. Diluiré, Ren dalla mamma: Smagolcia minga quella
der piu fluido uu итоге , una cosa li minestra. •
quida quale si sia. — Figuralain., Sner- Sm.ilvèzz , aggett. Dicesi cosl d' animal
v'are, AJJloscire, Ammencire, Slombare, bruto, come di faiiciullo malavvezzo,
Allomare. — V. avvezzo cattivameule. Vale qualche co
Slavigià, v. br. Dilatare, Allargare smnn- sa meno di amraaliziato.— Trattandosi
giando, corrodendo a poco a poco che di uccello, si direbbe accivetlalo, cioè
che sia che tenga più о шепо del duro. reso accorlo dal pericolo corso. —V.
— V. Smalvezzà (in) corr. E meno di Smalizià,
Slavigià dicono nel contado verso il Co- e lo diciamo per Allevare un ragazza
masco pe:l nostro milanese Slavaggià con caricature, о male abituatezze.
(Dilavare) F. il foc. — La voce è Smarrizj. Disse il Maggi per Smarrimen*
minasen, leggendosi nel Focab. Corn. to, Smarrigione, Sbigottimcnlo. — V.
del Monti; ma ivi manca il signif. in Sinalinàss ... Levarsi , o Uscir di casa la
с 11 i questo verbo s'usa dai noslri cou- mane per tempo. — S.
tadiui subcomensi, cioè in quello del Smatluzzl, v. valsass. Scarmigliare, Ar-
Dilavare che fanno i caropi (lavai-gib) ruffare , Spennacchiare , Scapigliare ,
le piogge dirolle di primavera e d'au- Sconciare i capelli a то' di pazzo, di
luono. mallo. — V. -
Slillà [Ï. di Giuoco] (in) corr. Nell'Om- Smennà e Smennàgb dénier. Scapitare,
bre spagnuole è quando uo giocatore Perderé del capitale in un negozJo.
trova opportuno di lasciar passare una — S.
mano che polrebbe prendere. Smingà vuo, m. valsass. Minacciare aU
Slilliga. Sliltdja, Sdrúcciolo, — V. cuno, alzando H braccio in alto di per-
Slozza (in) corr. e agg. Questa voce a' cuoterlo. Dal lat. Minari? — È lo ste*»
lirianz. ha due siguiücati : vuol dire so che Misará di bolt a vun. — V.
lanío uu pezzo di Ierra erboso, spic- Smonfriuà. Ballare la monferrina. — V.
Fol. F. з5
SÔ ( 19Í ) SO
Smôrbi , »ust. Dicoiin i Brianzuoli per de l'ombra, de t'iuvers. A bacio, Л tra
Smorbiaria, о Smoibiœ'u. F. nel Foc. montana. I Pavtsi cli ¡amano Solcggia
— V. un luogo o terreno esposto al sole di
Smorbin. Uso ¡i Maggi per filio, Mal- inezzodí. Solatlo, Luogo soleggiato.
vezzo. — V. — V.
Smorbiœù (im), sig. 1°, agg. (che te- El Só de fevrée el manda l'omra in
condo paesi del contado dicono anche del cariée ... Prov. con!, che accenna
Soracùu, Morbell, e taluni pure Smor- i prim i Soli su 'I declinare dell' inver
bidn e, muUan.. Gnin). Mal del groppone tíala essvre pericolosi alia salute 11 ти
lo dicono varj scriltori, e parmi non па. In campagna il calor solare si Га
impropriamente. sentir pió presto; in città si teme ia
Smorfî... Soltrarre, Cavare altrui die che vece il Sol di marzo.
sia con arle e quasi con bode. — S. A V à cl gtr del Só agg. Vale anche
Smorfidn e Smorfiónna ... Uomo e donna Tornare là onde uno s' è mosso, ma
che sa addurre allrui ne' proprj dise- per altra via:
gni e alla propria volontà, senza ch'ei d' altronde
pur se n'avvegga. Giunla P aquila al nido ond1 ella tucío.
Smorosà , v. br. Amoreggiare, Donneare, Caro, Son. a Cario J~.
Far all'amore. — V. ! I Dognnieri e i Contrab.-indieri dicono
Smorosàtt e Morosàlt, v. br. Vaghegg'ino, Fà el gír del Sô quelle merci cólte ¡a
Damerino, Sninfio, Smamiere, Drudo, contrabando che , a prezzo vilissimo)
Vago di far all'amore. — V. ventlute, se nevanno in mano di quelli
S m or sa (a), l.° sig., nelle parti agg. Le cui erano destínate. — S. — Cost cor»
ganasce délia smorsa de' Legnajuoli reggasi il § a.° di Gir i. q. G.
da' Brianz. son dette Tapp. Chiaman Fá si e no el Só. Lo stesso che Giugk
essi Scœùccia la vite femina; sempli- a sedudes el Só. V. in Sô nel Foc.
cemente fil la vite maschio; e Fèr- Perd el Só d'incceu per plang i ní-
men i pani , si delta vile e si délia vol del mes che ven (Maggi ). Perderé
scotta. — V. il ben preseute e certo per accorarsi
Smôrt(i'n) corr. in due luoghi — el man- délie disgrazie future e incerte. — V.
téa sa in ea el se manlén. — S. Só acquarceu, IV. c. br. Sole anna-
Smusattà-sù vud ... Dargli délie collate. meto.
— V. Só sizilian o Só breventan chiamano
Smusattàss-sù. Musonarsi, ec. — V. per ischerzo varj cont. brianz. la Luna.
Smusettdn, v. br. Musone, Mostaccione, Vend el Só per compra Poli ... Di
Sgrugnone, Ceffbne , Ceffatonej Culpo cono i Brianz. di coloro che si levano
dalo nel muso, nel cello. — V. lardi da letlo , quando il sole è già
Dàss di smuselton ... Darsi l'un Fal alto , e stanno in vece su di notte a
lí 0 de' musoni. Musonarsi, Sgrugnarsi, far loro facende. Far di nolle giorno.
CrffarsL — V. £' si vorrebbe risparmiar 1' olio an
Snïascià, v. br. Snidare , Scovare , Sco- dando a lelto presto, e, levandosi per
vacciare, Cacciare dal covo, preso qui tempo la malina, profittar délia luce
covo ( Niasc ) per lelto. — V. del sole che non costa niente. — V.
Soïasciàss. Scovacciarsi, Snidiarsi, Uscire Só (in) agg. Noi usiamo ( e usa anche
dal nido, dalla tana, dal covacciolo , it Florentino) preporre il possessivo Só
cioe, dal giaciglio, quale ei siasi. — V. e Sóa a bravo, bell e simili sggettivi,
So (in) agg. A san Vitor melt la pell al per dare maggior forza alia frase, co
Sol. V. Yildr i. q. G. me, per mo' d' esempio: Conl el só
Da on So a Toiler. Dicono i contad, bravo capell in testa; Cool el só bell
brianz. per Dal levare al tramontar fior in l'oggiœu de la marsiona; Coat
del Sole , che è la durale del lavoro el so bravo lóccli de pan sott sella.
d'un' opera, cioè, una giornata di la- — V.
toro. — V. Vess el só. A questo nostro modo
De la part del Sô. A solatia , A si assimiglia quest' allro de' Toscani,
mcizogiornoi contrario di — De la part che trovo usato dal Giusli Delia Fúa
SOL ( и 5) SOM
del Parmi , p. xlv: ■ Per dare а со- denaro In circolazione piu che non à
noscere , come si puô, Г aspetlo d' un al presente. —- V.
uomo illustre ai poster!, la sua sarebhe Soldáda ... Anticam. usavasi in Lombar
di pome l'imagiue iu fronte al libro ». da) per Dozzina; quimil : Ona soldada
— V. d'œuf, Una serqua d'uova; forse per
Sodisfà. Assolutam., intenciono Ira noi i ché per un soldo (quando questo ne
Sacerdoli per Dire la messa, о l'qßizio valeva otto o dieci dei presentí ) si
divino. — S. aveva una dodicina d'uova. V. i palli
Sœùja (in), 2." sig., agg. Pè de la sœuja ... (appendizie) che s'imponevano a'fil-
L'eslrema parte interiore délia soglia. lajuoli nel cinqueceuto ne' Libri de'
— V. conti di moite A mininistrazioni. — V.
Scóss de la sœuja. Plaléa délia so Solélta (in) agg. Soletla , Scappino ( Ca
glia , cbe è quel piano inclínalo che rena , Prontu. p. ao ).
vien dopo la soglia. — V. J.e Brianzuole piíi precise nel lor
Sœùl [ Pavimento] (in) agg. Sœul a da- parlare dicono Soletta la parte di sollo
roa ... Maltoualo u scacebiera. dello scappino o peclule che copre il
Sœul a sali de gatt ... Ammattonato suolo o planta del piede ; e Cappella
in cul le pianetle si posauo per dirilto ( piccola cappa) la cima del pedule che
1' una dopo l'altra. copre le dita. — V.
Sœul a scajapess... Matlonato a spina Sotíngh e Soldngh. Dicono i yalsassinesi
o a spinapesce. per Melancólico, Mesto, Tristo. E di-
Sœul a testa inanz ... Mattonalo che conlo cosi di persona, come di luogo.
riesce a spina, osservato da' lati délia — V.
stanza, ее. Sólít o Sólet (in) agg. Borlà denter in
Soffilt (in) agg. Soffitl a canlinell... Sof- di sólet vizi, in di sólet smorfi, e si-
filia nella quale le commissure délie mili. Dare un tujjb in, ее.
assi d'impalcatura stanno ricoperle da Ala noD anJó Ire pa*ii ,
regoletti о listelli o corren li ni . Cbc dic<lc un leffo nei lolití : ahí laui !
Soffitl a casselton. Soßtito a riquadri, SaKelli, Perdila rf'iin grillo. — V.
a formelle, formellalo. — V. Soma (in) , sig. a.°, agg. Lavorà a soma,
Soflitt a rnezz a mezz ... Soffitta nel fr. c. dell'A. M. Someggiare.
la quale le commissure délie assi d'im- Somàss. Diventar scemo. — V.
palcalure stanno scoperte per essore Somàss el cervell. (Da Somm. Sce
quelle assi calettate Puna uell'altra. mo di senno, Matto). Perderé il sennn;
Soffitt mort ... Soffitta a tetto, le cui Scemarsi il cervello. Confundersi ?, Dare
assi d'impalcatura fanno pavimento al nello scemo:
cosi detlo Spatzacà. Tutt ¡ di
Soffillà (in) agg. Soffitta a cassellon. For- Per somau el cervell el ghe n' lu топа.
mellare , cioè , Formellare i riquadri Birago, Donna Perla, a. 1, se. Л,
ond' è scompartito il soflilto. — Sono Cioè, tutti i di, per trarsi il cervello
le formelle lo sfoodo dei riquadri. — V. rlai gítngheri, ne ha una nuova. — V.
Sôgn (in) agg. Andà a fà el sogn. Dor Somen.'i o Somnà (in) agg. A sania Te
miré di meriggtana, Dormir meriggiano, resa se somua a la destesa; A san Gall
Meriggiare. se som na al pian e al valí. Prov.agr.
Va a dormi di sogn ... Dices! a clii br. ... Cioè, Per la meta di ollobre deve
voglia suggerirci o racconlar qualche farsi , se non è già falla, la senienla
cosa, o regalarci d'alcuua sua opinio- ( nolle terre forli e leuaci s' intende ,
ne, cui mal s'aggiusti la nostra fede. che nolle leggieri si larda , a un bi-
Inscioccbii del sogn. Grullo, Intor- sogno, sino alla fine d'ollobre ed an
pidilo e fallo immobile, come ciocco, che più in là ). — V.
dal sonno. — V. Soménza (in) agg. Chi niangia la somenza
Sold (in) agg. Per denaro in genere ; caga el pajtíe. V. in Pajée í. q. G.
Numerario, Monela: p. е., Al temp Somenzàll (in) agg. Si poli ebbe tradurló
del Regno d'ltalia correva el sold pus- per analogía ¡n Semenziere, — per non
see cbe adess. £" c era abondanza di confundiré chi vende semenze co'l
SON (j 6 ) SOR
luogo dove le s¡ seminario. — Figura- Soncll (in) agg. le parti segncnti: Quar-
tam. si seute usato da' Brianldi per tinna. QuadcrnariO) Quadernale. a
Sollucherone , Libidinoso; Pinea da Terzinna. Terzetto, Terzina.
seme; Non hiioao ad altro che a far Soppedadùra о Soppedaùra , v. с. br.
razza. — V. Ascesso interno uella pianla del piedc
Somirϝ dicono net contado per Soroe- e specialm. al calcagno , che, ventilo
rin. V. net foe. alla cute e inciso, vieue poi a emari-
Somna , Soinndri, ec. , v. c. deU'A. M. gione. N' è causa l'andar a pié nuili
per Someiià, Soraenéri, ее. V. nel lroc. su per ciotloli agnzzi, ec.
Sonà (in) apg. Sonà de viv per contra- Sopprénd, v. c. br. Allorché nel etioerrr
posto al Sonà de morí. la pulenda acrade che per difelto ili
A Sonà i campann a l'ainbrosinnna robusto Iramesh'o Г aqua soriiioiili la
e a la roinanna correggi , metiendo il fnrina lasciandola quasi che asciuMa
contrario. — V. nel silo mírleo interno, e' dicono che
Sonà (in), sig. 3.", agg. Sonàgli a vnn ... la sopprcnd. E a vittare il difetlo snl-
Senlir vivo dispiacere d' alcuna onla, lccilano chi mesla a mennrdi brac« la
o símil cosa. — La ghe sona alla ina- e lassa mitiga che la supprenda.
ladella. Egli n'è corruccialo, adontato Sora (in) agg. Anrtagh Sora н она rossa.
forte. — V. liinvenirsi, Sovvenirsi, Rihovarsi con la
Sonà (in), sig. 6.°, agg. Sonà-sù ona cossa mente; ed anche Occupaisi ad exami
a vun. Appiccare, Appeltare, Ficcare nare qualthe cosa: p. е., Ghe voo min
ad uno che che sia , aggiiandolo. — ga sora. Non intendoj Non vedo a chi
Varda die nol le soni-sù de qui] miceti о a che si accenna; Non mi ci rtii-
gross ruai coll. E guarda non l'appic- vengo. — V.
chidi quel [|<ani] grossi (Burchiello, nel Inipremiidà, о Tœu-sù danée sora
Sonetlo: Faltar , tien' qui quai unta- ona cà, on Ierren, ее. Avère sopra pc-
tre pilossi ). — V. gno, о со 7 pegno. Pijdiare in presto
Sonaddr (in) agg. L'è calliv sègn quand sopra una cosa: p. е., Sto scud l'hoo
Ja feste de hall la se fà in cà di so avuil sora ona camisa e on scoldalece.
nador ... Vogliono i Brianzuoli con Questo scudo io Г ebbt sopra pegno
quesla (rase figur. significare : Avcre il' una camicia, ее, o vero Fho avuto in
una botega penuria di avventori , e presto sopra una camicia, ec. — V.
perà poco о nessuno smercio di sue A Vess sora ona cossa agg. Par
mercalonzie, poche о ncssuue faceucle lando di Santi, diciamo: Sant'Aiitoni
ulili. — V. l'è sora al fueugh; Santa Luzia l'è sora
Sonaddr nelle G. Si canct lli alïatto, per ai œucc; Sanl Biàs l'è sora la gola;
ció cbe non ha il sigoif. atlribuitogli. Santa Polonia l'è sora ai dinc, ec, cinc,
— V. Il tal Santo o la tal Santa ha poter di
Sonàj (in), 2.° sig., agg. Sonaglio, per quel guariré da' malí dclla gola , degli oc
rigonfianienlo che fa l'aqua piovendo elli, dei denti, di salvare dagli incen-
о bollcndo ; è voce di lingua moho dj, ec. — V.
usata e regislrata da tutti i Diziouarj. Sorà (in), sig. 4-°. "gg. Andà-fœura я
— V. sorá on poo. Sciorinaisi fuori (G. Giu-
Sonèll (in) agg. è lo slesso che Zi'ffol de sli, Disc, che coir.). — V.
peil de castan, о de moron ; e , ligu- Sorà la vœuja. Passar la voglU di ...
ralam., Callizo striimento da fíalo: — V.
F. vu , toson , con toccîi maa quell flaut. A Sorà i verz agg.
Ai no&l orrgg cl fee pari on ftonell. In lerop de югд i vera dà Parqua al praa,
Maggi, Cous* Mtnegh. L'i: giual Га maa de vera, e pe*g de fen.
1. Prologo, p. 13. Maggi, Cons. Menefth. 11. Prologo, p. iS.
Modo proverbiale. — Diaesi di coloro Modo proverb. Ogni cosa a suo tem
che fenno scomparire e perderé di pre- po. — V.
gio e di hellrzza un bel pezzo, euoi Su i porti del Po lungo il confine
di prosa, o di poesía, leggendolo sgra- sardo-lombardo s' usa Sorà per Allen-
zialamciitc. — V. tarCf MoHare le corde. — Sóra la cor
SOR ( 1917 ) SOT
da: — commanda ¡I piloto al suo no secondo la loro maggiore о minor fi-
mo, cioè, Alienta la corda acciocchè nezza, ее. — V.
il porto s'accosli alio scalo, o pontone Sorti. T. di giuoeo. In partita dicesi Sorti
d'approdo.' — V. colui che giuora la prima caria d'una
Sorà (w), sig. 5.°, agg. Dir cose fuor di Bazza. V. i. q. G. — S.
proposito: р. е., Te sorel. Ta frene- Sorti fais... D'un seine onde uno
tichi. — V. abbia il re о in genere la carta mag«
Soracùu (in) agg. t lo stesso che lo Smor- giore, gioearne un'allra. — S.
bia'ii , signif. a.". V. il Voc. e,q. G. Sonó (in) agg. Anticam. Sorcotto, Guar-
Soraván, v. br. Disentíalo, Cervellaccio, пасса? — V.
Sventataccio, Scapalo. — V. Soitorèll e Sorlorin (in) agg. Gnarnac-
Soravuuá, v. br. Far cose da vano, da chino ? — V.
pazzerone. Pazziare, Pazzeggiare, Fol- Sorlùiiini (in) osserva e corr. Pollino i
leggiare. Far délie sea p pale, delle scap- piuttosto aggiunlo di terreno di polla,
palaggini, delle slravaganze. — V. che la polla slessa ; e corresponde per
Sorèlla (in) agg. La sorella de la domi- ció più a Sortumós che a Sortwnm.
nega grassa. V. Domínega í. q. G. — V.
Soi el là. V. Storeggià t. q. G. Sâssrçùl. Sottosuolo? Parrebbe volesse
Sorellàss ... Se la lingua ammetle Affra- r. dire lo strato di terra sotto il suolo
Ullarsi j perebè non Assorcllarsi, per superficiale; nia Г usiamo per indi
Jslrignersi due donne iu affetlo sorel- care i produlli immédiat! del suolo ,
leseo? — E se il Doni disse Assiroc- come cereali, erbe da foraggio, point
cliiarsi, per Farsi come una sirocchia, di terra, ortaggi, legumi, ec, indicando
cioè sorella d'un'altra, perebè non , ec.? co'l nome di Soprasuolo e Sopralerra t
— V. produtli che noi Lombardi cbiamiaino
¡5^^* E perú la voto Assorellarsi in queilo la Brocea, come foglia di gelso, uva ,
leDio fa amnieisa con ragione dal Gherardiui Del ec. — V.
sno Supplim. —■ D. Soslantà (in) agg. Figuralam. Pagar bene,
Sorengiùu o Sorengbln, aggelt. di Terra, Pagare il dovnto, Prezzare il dovcre ,
v. c. Ladînna. Leggiere. Teuere in prezzo. — Sostanlà i prezzi,
Sorengbln (in). Di' che è diminutivo di i lavoreri, i giornad, i fatlur, e sim.
Sor. Soro, Semplice, Iuesperlo, ancora Soslegni (in) agg. Figuralam., per Soslan
Selvático del mondo. — V. tà. V. i. q. G.
Sorerln ... Sollittina, picciol Soreej alcuni Sôtt (in), sig. egg- Mett sott vun
dicono anche on Soreràsc e on Sore- cont ou oller per otlegni ona cossa
rón; ma radi. V. Spazzacà net Voc. che se desidera. Per mezzo de' biioni
Sôrg (in) agg. Pollute ¡ da Polla, vena ojjficj di uno procurar di otlenere da
d'aqua. — V. un tale, ее; Farsi raccommandare, ea.;
Sorgiùmm (in) agg. In qualche paese del Impegnare, lnleressare uno per...
contado siiona anche per Aquilrino. Di bon mettaroo solt
Sorln , v. c. br. Sfiatatojo, Spiraglio, Coi Cappuscin per devenía Certolt.
Breve pertugio. Mag<;i, Cons. Menegh. a. 111, te. 7, — V,
Soriceù. V. Terrén i. q. G. Vess solt per fà ona cossa. Stare in
Soriϝrn [In] (ad) agg. Dicesi anche per pratica di Jare che che sia ( Maehia-
Essere con la sola camicia. — S.( velli); Essere in traltato di ...j Averne,
Sort [Sorte] (in) agg. Se per sort. È lo Ordinarne traltato: p.e., L'é slaa solt
stesso c/ie Se sorta ven. V. in Soria di olter vceult per loeu mice. Egli è
nel Voc. — V. staio allre volle in tratlato di malii-
Sort [T. de' Filât, di seta] (in) corr. = monio. Tizi I' è sott per vend la cà.
a ridurre in matasse rr in = a dipa- Titio sta in pratica di vender la casa.
nare , о ad ineannare, ее. — V. — V.
Sorti. T. de' Set. Assorlire (da sorta, Sottbanchér. T. de' Fornaj. Il sottomi-
qualità, condizione). Trascegliere, me nistro che accudisee al bauco.
dianía il tallo, le diverse sorte e qua- Sottmàder. T. de' Ramieri. Mella Baila
lila di seta, seconde il loro titolo, ciné, de ramm si dicouo cosi lutte quelle

i
SPA ( i 3 ) . SPA
ciolole di essa che sono pi ù prossime Sparll (in) agg. Avègh de sparti quaicois
all'ullima ciolola di foodo. Soglioiio con vun. Essere debitore di che che
essere le più grosse e in minor nu tía verso di uno: р. е., Segh'èquaj-
mero del le più soll 1 1 i . ghedun che pretenda che mi abbia de
Soltomèssa. f. Persoona i. q. G. sparti quaicoss cou ItV, cb'el me porli
Sotl-scói z, sost. pl. Cosl chiamausi quelle súbet el cunt che vuj pagall:
Bssi che si liauno dai latí del tronco Or te Гоме persona
(boni), ¡ qtiali sono i prim i a essere Che prelendeue ch' io gli avesii a dare,
eegati. — V. Arrecbi il conto, с h' io lo vó pagare.
Spadinna (mi) agg. V. anche Spazzorècc Berni, Л'ол. XXF//, p. 125. — V.
nel Voc. e i. q. G. Spasèll (a) nelle G. agg. Vale propriam.
Spàgna (in) agg. Marenna de Spagna о la lingua del proprio paesello, la quale
Peveron de èipagna. /'. Marènua i q. G. è cosi parlicolare, massiine nella pro
Spagurésc , V. br. Casoio , Tro/ipo ap- nuncia, a quel luogo, che nessuno, se
prensivo; clie di tulto lerne; che d' o- non vi ci ha gran pralica, intende cbi
gni cosuccia fa caso, si nielle in ap- la parla. Cosl i Monianari genovesi ,
preusione. — V. che si gettauo d'inverno su la pianura
Spale'ra. V. Spalltira nel Voc. lombardu a cercarvi da lavorare, quau-
Spalla (in) ngg. Vif su i spall de vun. do non voglion essere inlesi dai noslri,
Vivere, Campare altaltrui spesc, — V. parlano tra loro il linguaggio del pae
Spalla... Gascuña délie due radici su le sello. — 11 Doni, nel Commen. al Bur-
quali posa la lelloja dei capanni cam- chiello, p. i56 (Ven. 1 553) : « Questi
pereeci di legno e paglia. primi Souelli souo in una lingua che
Spallàa [aggelt.] (in) agg. Clie lia una lien del paesello ». — E veramente
spalla, o aiube le spalle lussale. « le sonó girandole di si falla sorte
Spalladùra , sust. Г. Lo ipallaio. Lussa- cli'egli c' impazzerebbe Virgilio, non
zione di spalla. In contado la voce che Servio o il Landini » (Id. ib. p. i5j).
Spalladùra è communissima , e molli — V.
sono i misleriosi sanatori di spalladur Spàss (in) agg. Vess on spass ... Essere
clie guariscooo le vacclic dello spal- agevole, commode i р. е., Lavo ra а
laio con amuleli, ec. l'ombría l'è on spass. — S.
Spallulla [Giuga a portass in] (a) agg. Spassînna [Andà a], fr. infant.... Cam.
I .Francesi dicono Porter о Emporter minacchiare, Andaré a fare un pu' di
à la chèvre moite, come leggo negli passeggino.
Essais di Montaigne (lib. II,, cap. xn). Spassiouàss (in) agg. Disacerbare i suoi
Spaiinà, v. br.... Fatto centro con la pun martiri (Ariosto, Furioso). — S.
ta del pollice Ii al gángame del bé Spaltalùn nelle G. corr. Spaltalùu. — D.
lico , ricrociure con la spanna aleono Spaventà (in) agg. Dedree la me conten
tra il peltignone , lo slerno e i due ta, e denanz la me spavenla... Lo dí
latí del ventre per sanare (superstizio- ctamo di Donna che ha' bella vita e
samenle) aleono della bruttura. Privi brutto viso. Molle donne altempale han-
legio dei seltimini , secundo le ubbíe no bella corporatura e si íanno cor-
brian/.uole. rere dietro i feminaccioli che, poi di-
Spantegàda (in) agg. SpantacaU (Maga- vanzalile, mirandone il viso veccliile,
lolli, Lett.). — V. si rimangono scaciali a nial modo.
Sparà [ Figiiratain.] (in) agg. Fare scop- Spate («), sig. a.", agg. I Mariuaj elba-
pio, Slrafoggiare, Sbraciaie; Larglieg- ui, livornesi, ce, cliiamano Pusso que-
giare in parole più die in fallí ; Mo sto noslro Spazz. Essi scaudagliano le
strare di voler fare gran cose; Fare aque a passa , cioè con la misura di
sbracio. — V. Ire braccia portale dal noslro Span.
Sparpajà. Sg(iaizarlatScialaquar!a, Spar- Osserva. Se Spàzz è Iajnisura délie
naizare, Sbraciare , Fare sbraciaie : braccia sbarrale, sarebbe la Tesa, che
Guardce là donna Zueca de trii mci appunto è lauto. — S.
Se la sparpaja Tort ; Corr. Diciamo On spazi, duu spazi,
Dorna lee- la soppeda on lera de Port. ec., de trescia, de frisa, de spagh; ec.}
IWagsi, lnterm. âtirîporon. p. ï f>8. — V non niai on spazz de ... — V.
SPE ( i 99 ) SPE
Spnzzà [о Nudregà on polasler] (in) agg. Gtnl cha no vœur penis,
¿buzzare, levargli le interiora; Sgoz- Che gbc piâï el bonlenip pu rhe i dance, ...
tare, votargli il gozzo; — e Meltel a Cbe ipcccia a ía el dtsnà,che Aorehi i gneetb.
la via , Acconciarlo ( * tose. Carena , Ilfaggi, Cons. Menegh. a. 11,
Pronlu. p. 4'7 )■ ínterin. 3, p. 70. — V.
Spazzafrulta ... Amese de' Cuocbi simile Spedeghàss , v. br. Figuratam. Snighit-
a cucchiarioo d' aciajo со '1 quale si lirsi, Spigrirsij Spacciarsi, Affretlarsi,
ravaiio i torsi délie pere, mêle, e si Spedirsi, Fare o Andaré con prestez-
mili, iunanzi cuocerle. — S. za, speditamenle. — Lo Spedicarsi de'
Spuzzorècc (a), in fine affatto dopо Ago Diz. della liogua vale solíanlo Slrí-
Crinale, agg. che l'Alberti, Diz. ene, di garsij Svilupparsi, Spigliarsi, Uscir del
ce anche sustantivam. solíanlo Crínale, piglio, della presa, della piedica, del
Corse per errore. Mella Gallería di Mi laccio, della pastoja; il suo contrarió
nerva ( V, 67) se ue vede un esemplare è Impedicare, Impastojare, Impigliare.
larlarizzalo, e nelle Opere del Vallis- — V.
nieri bo letlo la voce Ago crínale j Spedizidn. Per Gitaj per Spaccio, Invlo
111a ora non ritrovo la sede. di merci, di lettere, e simili. — S.
Spècc e Spègg {in) agg. Guardàss o Re Spegascià (in) agg. Spiegacciare. « Mette-
mirase in del specc. Speccliiarsi. È tevi innanzi uno de' vostri carloni, dove
diverso dal Speggiass-dent che ho già sieno dipinli (i Re); ed a colpi di bo-
messo a registro nel froc. nissime penellate spiegaccialeli tutti in.
Rid che ven del spegg. Riso non un tratto » (Caro , Lett. I, 248). — V.
cordiale, non sponlaneo, non naturale, Spegascià la faccia a vun. Figuratam.
ma studialo, artificíalo, afftllalo: Schiaf/eggiarlo. 11 Fagiuoli ( uel Ci-
No fee mai rapilal di;l rid di donn \ cisbéo) ha : Far de' chiaro-scurí con le
No savarii per quell (1) nocche su la faccia d'une. — V.
Se rjucl ipirel el sia lie cold nè fregg; Spègg. V. Spècc nel Уос.
Quell rid nol veo del cœur, ma el ven del ipegg. Spejàzz dicono malamente alcuni per
De quaranl' agu per Га icutl cl vosin, Spajàzz. V. nel Foc.
Kiden de rampanin; (a) Spelàja (in) agg. Ragnalura (Lnmbruschi-
Voraran fa iguanl alegher j •, aebben ni, Dei backt da seta). — V.
Per i agn gbe palpigna i lampedilt, (3) Spelliscià-sù vun con di nial pároli. Ra-
Anmö el popora di oeucc glie fa giughilt. bujfare, Fare o dare un rabuffo:
Ma te gli1 «en volonlaa de rid de bon,
Slrengen-iù i Jávor per tegnii approrav, El le ipellticia-iú coi mal pároli ,
Come la la gajnna el bus di orav. E cl te le manda-vía
Maggi , Cons. Menegh. a. 11, Coot ona viita d^oru.
interm, a, p. 71. — V. Maggi, lnterm. dell'Ipocond.,p. 167.
i Alie Maniere dt ridere secando il Maggi, E , rabuffatolo aspramente e rabbuja-
aecenoale a pag. 16a e |63 di q. G. , aggiungi to lo sguardo, te lo rimanda ; o vero,
anihe quelle di Rui che ven del spegg, e Rid de e con fronte rabbruscata se lo leva
сттрлиЬи dinanzi, se lo toglie d' attorno. — V.
Spècc portátil. Specchio a tilico (* tose. Spenuggià-sù vun, fr. br. Spennacchiarlo,
Carena , Pronlu. p. 208). Tirargli ben bene i capelli. — V.
Speccià (in) agg. Speccià che fiocchi i Spenuggiada. Scapigliala, Capiglia, Spen-
gnoccb ... Dicesi di chi impróvido non nazzala, Slrappala di capelli. — Da
pensa mai a domani , che vive di dl Penucc o Penugg, v. br. , figuratam.
in dl, che non provede antieipatamente úsalo per capelli radi ed irti per lo
a ció che bisogna, ma giornalmeute: piti, ma sempre in senso disprezzalivo.
— V.

(1) Cioe, пол potreti conoscere dal riso ¡a ¡oro (3) Li occhi comincino a smorzarsi , a perderá
indole, il loro caratlere. della loro vivacità, come fa una lampada al man
(a) Fanno risa acule come il saono d} un cam- car delV alimento.
panfilo.
SPE (* • ) SPI
Spenufîgiàss-sù. Scapigliarsi , Spennac- S, èrl (Maggi). Lesto, Destro. — V.
chiarsi, Abbaruffaisi, Azzuffarsi. — V. S|iósa (in), a.° sig., agg. Omni de sposa.
Spcrà dicono all'ilaliana i coiit. br. pe 'I Vess de spesa. Estere di gran spesa,
noslro cittadinesco Sperlà. V. nel V. per Mangiare assai, Costar molto pe '1
Speràa. T. de' Mural., linbiaiical , ее. ... vitlo, disse il Magaz¿ini (Culliv. tose.
Inlouacnto si come è detlo nel Vocab. p. 94, ediz. Silv. ). U01110 di gran pa
in Sperà e Speradùra , cioè in modo lto , cibi plurimi dice Svelonio, par
che i inatloni si vegyano cosl come lando di Galba iniperatore, il quale
furono allogali, inlonarali nelle sole îtsava Г invernó far rollazione inuanzi
commissure. — Ed anche sentplicein. giorno. V. Spes&t nelle G. — V.
Dipiato a si fallo triodo. Voll speraa, Spesciattà-sù vun, fr. br. ... Conciarlo ma
Pilaster speraa. Mur speraa. le a furia di pédale , di calci. Pren
Speranza. Hieltet e, о Tcnere altnti in derlo a calci nel sedere. — V.
isperania. V. Tegnl in speranza, in Spèss [Denso, Folto] (in) agg. Rar in
Sptràuza nel Foc. — S. campagna , e spess in del coldar. V.
Spcrauzàss. Sperare, Entrare in isperanze, Ràr i. q. V.
Levarsi in speranze. — V. Spess come i formigh. V. Formiga
Speranzôs. Pieno di speranza ¡ Clie fá i. q. G.
cilmente si leva in ¡speranza. — V. Spcssi.díira o Gidnta. T. de' Tromhaj.
Spérla [del Sô], v. c, per Spera o Sfera Snodatura, uuila con vili al bracciunln
del Sô. V. in Sft-ra nel Foc. del manubrio che sosticue lo stantnf-
Sperlà (in) agg. ScéYrc l'ollimo di che fo, e che serve ad assecondare il molo
che sia. — S. di pressione. •
Sperleccà dicono alcuni per Speluccà. Spelonà, v. br. Spetezzare, Scoreggiare ,
Figuratam., Disquisire per minuto. Trar delle coregge , dclle pela. — V.
Spcrnùsc,Spc-rnusriôn,Speriiuscénl, v. br. Fi spelonà vun. Figuralan). Farlo
Arrujfnlo, Rabuffato, Scarmigliato. Un frullare., Violenlcmenle spiogerlo a
uoiii mal pet tiualo è detto Sparniccio lavorare. Modo tollo dallo scoreggiar
<1a M. Berto ría Ostiglia Delia coro. 1 de' mtili quando si caciiano co'l ca>
Pitocchi. — V. rico addosso. — V.
Spernusccnt e Sparuusctfnt (in) agg. Andá Speltasciàa (in) agg. I cont. verso il Co-
spurnusceiil. Andaré alla Vista , alla masco lo dicono anche del denaro, e
tciatla ; cioè, trascuratamenle negli abi- vale Sciupato, Gettato, Iiultato. — Hin
li e nella acconcialura del cajio. Con danee spetlasciaa.
trario di Audà cavtzz. Andaré asselto. Spèzz l aggett. ] (in) agg. II Magalolti in
— V. una sua letlcra, del 18 di maggio del
Sperón (in), sig. 6.°, agg. e corr. T. de' 1666, a Ollavio Falconieri, ha Opere
Vign. Soéttolo. 'Гinicio tagliato corlo spezzate pe '1 noslro Oper spezz.
che si lascia crescere su '1 pedal délia Spianà./mr/. difomace, V. ForuSs i. q. G.
vile, a fine di ringiovanirla, tagliaudo Spianada [ T. Agr. ] (in) agg. Spianada
esso pédale sopra il saeltolo. — Anche (a trefœuj) de duu maggengh... Iu gill-
significa cosi il Tralcio novello potato gno la spianata medesima, conciinala
a due о Ire occhi su i vecchi tralcioni di nuovo con letame invernengh, chia-
(bernardon), come quello che Cusios niasi di duu maggengh. Le spianate
tla Columella с Guardia da Bened. che si lasciano a Irifoglio solo per
del Bene è detto, e si lascia al di sotlo Ire anni , si chiamano Erbadegh ; e
del capo che si Icnde, acciù che indi quando vi si lasciano più a lungo di-
ad un anuo linovi la vile; del quai consi Praa de codega veggia. — V.
custode o guardia il medesimo del Spianada agostana ... Raccolto il fru
Bene dice (ñola a."): « Qui sta per mento , vi si trova iu agosto bello e
saetlolo o sprone , о più chiaranieDle alto il trifoglio ladino. — V.
per tralcio mozzato corlo » ( Columel Spiauada. T. de' Murat. ... II rispiaoo
la , lib. IV, сер. XXIV ). — V. d' un muro.
Spersór (in), Vol. IV, p. 271, col. a.', Spianà-sù. T. de' Murat. ... Rispiauare il
r, 4, <fo/70sovraposto, agg. detlo tondell. múralo intanlo che si va alzando.
Sri ( 2 i ) SPO
Spiárdu o Piàrda. T. de' Fornac. ... L'al- gugglu ihe vauzava Asura el m' ba
lezzu di'l cavo da terra lattiizia. — spungiù она man. — V.
Spiarda alla, Spiarda bassa. Spinázz [Spinaccio] (in) agg. Spinazz lo-
Spiázz (in) agg. Fk denier di spiazz. È desch ... Piauticella clic è V.Uriplex
lo stessо die Anda Гоеига. — Dicesi horlensis Lin.
dei cercali, ее, che si perdono e la- Spinázz o Spiuàsc [T. d'Agr.] (in) agg.
sciano dei vuoti nel terreno. Far piaz- Propriam. è una specie di ramaccia
ze. « Il cesso è ottimo agli orzi nei falla di rami spinosi, con che, erra-
terreui freschi e umidi, altrimenli ub- macciamio, si spiana il terreno. S'usa
brucia e Га piazzc, scaldando troppo » molió oe'prati per bene cd egualmenle
(Magazzini, Cultiv. lose, marzo ад). distribuiré il leíame с la Ierra buoua
— V. che vi si sparge supra. — V.
Spiazzàda. Un buon iratto. Spiieùsser. V. Spiôsscr nel Voc, — S.
Spiegàa (in) agg. Verd spiegaa. Verde Spion... Cusí in Iii lanza chiamansi quelle
thiaro. come l'erritoje o balestriere fatte a
Spiga (in) aile parti agg. cauto alie porte delle caso ontiebe ,
Gosscit. Guaina o Vagina и qucUa foglíj che d' onde cbi ù dentro vede non visto-
ruscomle la spiga («rima rhe venga fuuri e Corisea. cbi vi si preseuta a piecbiare per es-
— Catrll o Casulla. Camerella, Follicoh, Glu servi Hinmcsso. — V.
ma, entro la qualu stassi annicrltiato il granelto. Spiriln.il (in) agg. Esercizi spiritual ...
— Srajreu о ПеясЬ sodu le Loppe o Gutci che Cosí cliiamasi quel rilirarsi che aim fu
a modo di cucchiaj rarchiudono il granello в со* per alcuui giorni iu alcuu luogo appar- -
sliluiscono il fullicolo. — Varrone ( De re rw tato e lontuno dai ruinori del mondo
tlica, lili. 1, cap. XLVill ) co>i descrive il austro per attendere ivi únicamente alla sa
Gotten delforment : — Primilut quum (spicac) lute dell' anima , mediante spirituali
orluntur ñeque plane apparent , 1711л tu/.lalenl nieditazioni e discorsi morali che piíi
lirr/ia , ea vocalur vagina, ut in qua latel con- volle al gioruo vengono leuuti da Sa-
ättum glatlium. — V.
cerdoti appositamente dedicali a si fal
Ad Avegh la spiga in del goss apg. le cscrcitazioni , come sonó, per dir
Va propriam. quel che dice Cicerone del noslro paese, i rev. Missionar) del
( XV de Senect. ) : Vaginis jam quasi Collcgio di Rhô» e com' erano i rev.
pubescent includitur. Padri Gesuiti dclla Senavra.
Ciiscià o Mett la spiga .(fleura del Spiritutuo. — Di semper cum spirilutuo.
goss ... Dicesi qtiando la coinincia a Лтиш- sempre a t lio che allri dica.
apuntare appena. Sbocciare, Uscire dal — S.
la boccia , dalle guaine, dalle fasce. E Splàccli , v. с. br. Luce, Crislallo dello
qtiibus (vagiuis ) quam emerserit , fun- specchio, che l'Ariosto nel Necroman.
dlt frugem spici (Cic. ibid.). « Tra to- (a. Ill, sc. 4) cliiama Bámbola; onde
nache e foglie che involgono fasciano figurulain. diciamo Nctt come on specc,
e riifeodon la spiga, ella si orgiinizza per Scusso, Privo, Spogliato di tullo :
e si forma ; poi si sboccia e Goriscc » Canill so hm che netto come bámbola
(Barloli). — V. Di specchio, o come uo bel haciu da raderr,
Spigi, v. n. Spigare e Spicare. Metter la lia da restar.
spiga il grano. — S. I fauciullini, dall'imagine che ci vedon
Spigorèll, v. с. Bel naccherino, Marnmo- dentro, la chiaman Popo o Popóla,
letlo, Vispellu. secondo che son íhaschi o femitie. —V.
Spin.. Nome de'pungoli del riccio délia Spceítla. T. de' Fabr. di torchj da vino
castagna. — G h' è aoda-dent on spin e da olio. Cosí appellano quel cilin
de rise in d'on pè. Le si è filio in un dro verticale a oui , mentre esso gira,
piede un pungolo di riccio. si avvolge la corda che si aliácea alia
Spinàss. Pungersi, Trajigersi con ispine. ruota délia vile femina. — V.
Quando la trafíltura si fa con allre Spolótl Un) agg. Sfoglie cliiama il Bol
rose nppuutate, dicesi piullosto Spón- len, agr, tose, li involucri della spiga
ges. — Sont borlaa ¡u d' on rovedee femina del grano turco. — V.
с me sont spiiiaa lutta la i'accia. — Ou Spolottej , susC pl. ... Glume interne e
Vol. V. аб
SPO ( s a ) SPÜ
hiandic della spiga (Lwiwa) del grano Sporl, v. br, Tallire, Pollonare, Poliere,
turco. — Legitime esterae le diciamo Rampollare, Gcrmogliare ; Coniinciare
propria ru. Scartozz o Spolotl; mcnlre ad aprirsi il bollone degli arbori e
per Fo/ett inteudiamo communemente uscirne il bulto, il tallo. Verrebbe mai
e propriamente le foglie del melicale dalla greca voce o-nopa (seine)?— V.
(melgase) che gli si levano ancor verdi Spdsa (in) agg. Eela fada sta sposa ? Fî-
n uso di foraggio. — V. guralam., È conchiuso quest' effare?
Spolliscéul (in) agg. Terren spoltiscent È ella finita questa Jacenda?
vale press' a poco quanlo Terren rooisc; Sposà. Benedire il matrimonio. ( Pelr.
cioè, ridutto in cultivo stalo per tras- Uom. ill. 56 ). Per es., El n' ha sposaa
andata e mala direzione delle aqne Г Arzipret. VArciprete Ju quelle che
dove sfreDalaiiienle correnli e dove ' benedisse il nostro matrimonio. Non
slngnanti a cagione della cattiva e dis- trovai ne' Diz. fsempj di Sposare nel
acconcia giacilura del suolo (Bollett, noslro signif. — II Codice Napoleone
agr.tosc. n.° a i , ruiova serie, p. 62,65). tornava le cose al puntino: 11 Podesla
— m Consegnate dei terreni spoilt al sposava; il Paroco beuediceva.
Mezzajuolo, e vedrcte che, se non pos- Sposàda. Sposata. Dà ona tosa sposada ...
segga buooi coll ri, la yanga non vi Nell' A. M., e specialm. in Brianza ,
sará cerlo adoprala, ed appena un la- significa Dare altriii in moglic una
voro d'aratro ne smoverà di tanto la faticiulla dótala anche di quclli ort
superficie per ricavaruc una discreta od argenti e di quelli abiti nuziali che
ги' colla ... Ma non cércale direzione la consuetudine vuole ¡n vecedati dal
d'aque, e non peusate uè meno che lo sposo ail' impalmata. La fauciulla
cou ndallali la vori si cerchi di miglio- dada sposada porta del suo al niarilo
rare la giacilura del fondo. Pero ve lino all' annello nuziale cb' egli pure
rtrete ¡n generale le piagge laseiate a dee mctterle in dilo.
colonia degradarsi sempre pe 'I corso Sposèlla dicono alcnni del В. M. per
sfrenaln dclle arpie » ( Cosimo Ridolíi , Gugèlla (inselto). V. il Foc.
Boll. cil.). — V. Sposin, aggell. V. in Did ncl Foc. — S.
Spoltisciàss (in) ngg. Spoltisciàss el slo- Spoveri. Dice il Briaoz. per Impoverire¡
mégit cont robha dolza che inetl i ver Fare, Render pavero, — \.
meil, lmpacchiuccarsi lo slomaco con Spoveri. Figuratam. Rendere meno со-
dolciumi da melier i bachi. — V. pioso ; Togliere a che che sia più о
Spónd. T. de' Ramieri ... Nella Baila de meno di ció che gli apparlienei р. е.,
ramm si chiamano rosi que' suoi seg- Spoveri de ramm ona pianta ; Spoveri
menti che dagli stremi della bocea ag- de pagn ooa figura iu d'on quader, ec
glungono alia curvatura di fondo della — V.
Filèlt (F. i. q. G.), e cosí diresi pure Spoveriss. Divenir povero, Fcnire а po-
lulto 1' alzato circolare di ogni vaso vartà; Cadere in bassa fortuna. — V.
di rame lavorato. Spregà (in) corr. Spregà e il suo fre-
Baila de spond. F. in Baila i. q. G, quentativo Spregascià propriain. vaglio-
Spongigoϝra (in) agg. Spongignϝra no Slrascinare, Tirarsi dielro una cosa
guggirœùla ... Specie di ¿{pugnóla assai senza sollevarla da terra ; laddove
piiuttila. Trassinare val Afaneggiare, Trallar coa
Spontón ... Ncl céreo pasquale. У. Ciód le iiinni che che sia. — V.
i. q. G. Spregnaccà (in), 2." sig., agg. Nicchiare.
Spórcb. Aggcll. di Pès. V. nel Foc. Propriain., è quel ramaricarsi piana-
Spdrg [ ir. fœura] (in) agg. Il Brianzuolo mente che fanno le doune quando si
dice Fà poncion per Sporgere, Avan- accosta l'ora dello sgravarsi. — Estén-
tarsi, Far punta, o puntone o sporloj desi , per similit. , ad ogni lamento e
Sporlare. — Poncion a' Brianz. v«le raniarichío. — V.
Sporgenza, Puntone, Gran punta. —V. Spuii [Casscll de] (in) agg, Cassetla da
Spóri , v. br. Mes sa > Sieh , Tallo del- sputare(* lose. Carena, Prontu. p. ai 5).
14'l'be quando vogliouo audare iu se- Spuzzà (in) agg. Comenzà a spuzzà. Fi
uicnzu. — V. guratam., dicesi di fauciulla che , ve-
STA ( 20 ) STA
nuta insu ¡ quattordici o quindici euni, quelli clin «0 ne intendono ; tante tri-
cominci a far mostra di brío e viva stizic vi si fanuo » '( Саго, Lett. Ill ,
dla, a sgalleltare , a occhieggiare e •9'). - V.
vagheggiare giovinolti. — V. A Stà П de cà agg. Insegnagh a vun
Spuzzarceùla. Sinon. (Ii Spuzzarèll. V. a slà Ii de cà. Figuratam. Insegnare
nel Уос. allrui rodare i ceci ( Salvelti, Ceceo
Spuzzclla. Dicesi di fanciulla che facia Bimbi). — V.
la scI)i fa , la leziosa , la smanzierosa. A Stà-via agg. Dimorare altrove. — S.
Sninfia , Spuzzajuola. - Per un i ¡[rallo Stabbièil (in) agg. Scappaa cl porscell ,
(di Mad. Laura) ch' io vidi una voi sarà el stahbiell. V. Porscell i. q. G.
la, mi sla impresso nell'animo cb'ella Slàbil [aggetl.] (in) agg. Figuratam. Co
fosse una tal palliduccia, floscella e stante, Fermo, Saldo, Incrollabile. —V.
spolpalella , со 'I naso lungo, il eolio Slabililàa (in) agg. Coslanza, Fermeiza,
sottile, il petto piano; spuzzajuola e Jmmobilità. — V.
cascaule di vezzi più che non era la Nclle G. corr. = tre coss =3 in c=
Ciesca di Fresco da Celáliro» (Tas- quatter coss. — D.
soni, Consid. al Pelr., Sou. 109). —V. Stacchèlla (in), a.° sig. , agg. Nelle pere
Squittà (in), 1." sig. j agg. Spippolare , diecsi Nocchioj ncgli agrumi Picchió-
Sbroccare, Squaccherare, perllire lulto la, la quale fa che appariscano corne
ció die 1' uom sa , seuza motivo di vajolali , picchieltati , о punleggiali.
pa lesa rio. — V. — V.
Srari [i piant] (in) nota che Dibruscare Slncchètl (a) nelle G. agg. Quelle mac-
propriam. vuol dire Levare i bruschi chiuzze nerirce pero che si limitan
(brúscoli, frúscoli, rami iuutili с lec- solo alla superficie e rendonla alquanlo
chi ), specie di rimondatura che si fa durelta i Brians, le chiamano Variœul.
più cou le ma i) i che co'l ferro. « II — V.
pesco da tre bdoí in là non si locchi Stacchèlt de garùfol (in) agg. Chiovi di
co'l penuato , ma con le inani si di- garojano (Gherardini, Encicl. dom.).
bruschi e levi il secchcriccio » ( Da- — V.
vanzali , Cultiv. tose. ). — V. Slacchètt de ramm ... Si dicono cosi i
Il nostro Srari (Diradare), in sign if. chiovi minori di rame che il Calde-
agr. , corrispoode aile voci ilaliane rajo viene facendo secondo suo bisogno
Schiarire, Disfamare, Spollonare, Sbroc con alcun pczztiolo di lastra che piega
care ,* ed aile laline de' Rustici Inter- e ripiega e foggia a chiovo con asta e
putare, Interradere, Intervellere , Sur- capocchia.
culare; laddove il Dibruscare [ o Di- StàfTa e SlaiTdn [di raiza] (in) agg. In
brucare ] e Levare il secchericcio del la staffa e in del station dó guee fan
Davanzati sarebbe lo stesso che YA- on groppln (dicono le donne briantée);
riditas universa recidilur di Palladio e do guee fan on torno in la gamba
( Febr. ai). Per eslensiooe pero s'usa de la colzella. — V.
da buoiii Scrittori di cose agrarie Bru- Stagidn (in) agg. On' acqua a soa sta-
scare, Dibruscare, Dibrucare, per Po gion la var pussee che tutt i ricchezz
tare e, potando, levare i rami ioulili, del re Faraoo. V. in Acqua [pioggia]
ancorchè non secchi. — V. i. q. G.
Stà (in) agg. Andà a stà! — Figuratam., Slàgn [aggelt.] (in) agg. Slagno per Sodo,
Non c'è confronto! —- S. Denso, Compalto usó Leon, da Vinci
Andà a stà in d'on sît. Rccarsi ad a pag. а^З del suo Trott del molo e
abitare in un dato Itiogo. — S. mis. dell' aqua : « Stagni sono ricetli
A Fà slà-sù agg. Fághela slà-sù a d'aque scolalizze o piovane che, per
vun ... Ingaunare uno con arle lina ; essere i loro fondi stagni e densi , la
Fdrvelo star forte. « Né anco deli'an- Ierra non puó bere ne asciugare tali
tiche (mciiaglic) vi posso dare avver- aque ». — V.
timenli, se non avete una certa pra- Ris stagn. V. Ris [Zuppa] i. q. G.
tica sopra ció; tanto più, qunnto og- Stagnin ... Dimin. di Stagn nel signif. di
gidi vi si fauno star forti ancora di Sodo. Ris, Pasta, Cania stagnin-na.
STA ( 20 i ) STE
Stada (in) agg. Glic n' ô minga domà Stàsgia de vil (in) agg. La Slasgia lia
vun d'on asen in (talla. F. Asen i.q. G. due parti : ¡I palo, che, filio in terra
Stalladizz, v. cillad. F. Slallalsc, v. cont., ai canto alla vite, la sostiene; e la ci
nel Foc. — S. ma, alla quale, lasciali i íuoi ramicrlli
Stambussa ( Maggi, Cons. di Menegh. , mozzali a Ire о qualtr' ouce ( da uni
Prol. II, p. 17), V. br. Agitare, Scuo- detti speron, e dai Toscani cornicelli)y
tere, Strabalzare in quà e in là. II si arrampicauo i nuovi Iralci, ce. — V.
Tombussare de1 Dizion. significa Dar Slàl (in) agg. Entra in lœugh e slùt <le
délie busse , Ilastonare. — V. vun. Succedere, Entrare nei diritli, ra-
Slamèlla (in) agg. Cremonesi с Casalensi gioni di un allro, ее —V.
chiamano qucsto drappo, ordilo di li Métl in lœugb e stàt de vun. Sosti-
no e tessulo di lana, Лагасапе, vuce tuire, Surrogarc, Metiere uno in luogo
regístrala ancbe nei Diz. italiani , nía d'un altro, autorizzandolo ai dirilti del
ro'l signif. di Drnppo lessulo co'l pelo medesimo. — V. '
di capra. Forsc que' Dizion. crmno e Slazidn. T. de' Livell. Posizinne , Posta
scambiano pécora per capra. Veggauo del livello. — Ancbe il Tialto o Fe-
i Tosen ni. dula die è da una posta all'alira, n si»
Stamctla. Acediana. Cioè, Accia (Jil de dalla posta del livello a quella dello
lin ) e lana. scopo. — V.
Slauipa [senso figur. ] (im) agg. Arioslo Stedricb. Neologismo ormai correnle an
uso parimente Stampa iu queslo senso: ille nclle bocche del vulgo. — Stedrico,
Pcrcbb Г opere sue di quelb alampa bggiunlo di un arido produtlo ci>n la
Vcdcre upetla il popolu ed ago^na. ossigrnnzione délia slcarina , la quale
Furioio, с. XVII, 1. 9a. — S. è uno de' principj 'immédiat! grass!
SlampéV, v. br. Lucemiere, Porla-luccr- drgli animali, e che rostiluisce quasi
na. — V. in totalità il sevo. Onde Candil sled-
Stampi. Dissodare, Divegliere, Scassarc, rich (cheanchedi'conle Candir cerógen).
ее. 1 Metlere a cultura un terreno in Cándele falle di acido stedrico. — V.
culto e sodo, come sonó Ii sroprli, Stecca (in), sig. 3.°, corr. Piíí propriam.,
le sodaglie (fírughér, Zc'rbid, Sgriiscy. ció che un aspirante in un ¡uranio dà
voce úsala ne' dislrelli di Gallarntc, all' allro perché si ritiri. — S.
Busto , Somma, dove è grande estcii- Slécra (in), sig. 8.°, agg. F. anche Stèc-
sionc di brugliicre. — V. % cota. — S.
Stanghótta [di morso] (in) agg, Predella. Stécch [Lcgu de]. F. Ronràsgcn ncl Foc.
Slangón {metal".] (in) agg. Vess on slan Sice [ Slà a tult i ) (in) agg. Essere da
gón. Stanghcggiarc. Intransitivamente, lutta botta, Stare a tullo. — V.
Procederé con grettezza e rigore. — V. Stella (in) agg. I nostri corit. deiiominrm»
Stanlérni (a) nelle G. agg. Pare die li ni rime poche costellazioni ; t cittadiui
Stantcróli dcllo Spadafora siano la Stes nessuna. F. , p. c, le voci de'primi:
se cosa, o che moho le si avviciniuo. Slcllon del di, Gaijnœur , Carr^matt ,
— V. Gionglierlii, er., F. nel Foc. e i.q. G.
Stanza calda ... Voce d'uso speciale ngli A Fà vede i stell agg. Arios!» disse
Osli, Tavernnj, ce.., cd ai Digaltiefi. — nel Furioso, с. XXIV, s. юэ;
I priini inlcndono quelln dellc sale in Che gli fee« veder girare in volla
cui li avvenlori trovano o stufa o га- Quante mai furon nacole с lumière;
mino acceso; li ullimi quella stanza e ncl с. XL!, s. 96,
gradatam. riscaldata in cui si esegui- Vide, mirando in terra, alruna slidla. — S.
sce la covatura dei bachi da sola.
Starltíngb, sust. f. pl. Stangatc, Lcgnatc, La Slell i rhe compagne la lumia ,
Percosse di peso: v. с. dell'A. M. Feuere.
A Stella Diauna agg. La Stella del
Gb' è ccrli maggiorengh di. Venere si bella insu Palba. — Lo
Che promcllcn tultco&s,
E piTu *c dan slarl>-ngh renzo de' Medici, sc piglió la sua es-
De maseajaT i oss. pressioue dall'uso, la falso per abbe I-
Magtp, // Багопе di BtrbüHia¡ ¡irla. Diana с voce rhe ha altri signif.
Prologo, p. 1 3i . — V. appartencnli a giorno; ma Lorenzo de'
STI (эо5 ) STO
Medici ccrlo intcse Luna per Diana. in giro, ce. У. Mbzz de mœuja in Маета
— s; i. q. G. — V.
Те «ее la mía Stella ... Esprcssiouc Stdbbia (in) agg. In signif. di Ficno tlop-
d'à fi el lo. — S. pialo, che null" Л. AI. si sega in ago.
Stellîii. Lo stesso che Riotlin de la co sto o setiembre, seconde che va la
ralina. У. nel Voe. e i. q. G. stagionc, pare sia il Grumercccio dei
Stcllón (<■) agg. (che più communcmcnle Toscani, il quale riel Diz. del Munuzzi
dicono tmche El S tel Ion del di ). ».- delto « Ficno di setiembre che si
Slelón (in) agg. Non venebbe per avven- sega su le sloppie ». — V.
lura da Stellio latino? — S. Lassa -gió in stobbia ... Lasciar la
A Criccador agg. Il Criccador è sem- messe già srgata iusù 'I luogo per nl-
pre un toi do preso in quel giorno о cun giorno , perché si nialuri insù la
il giorno avanli, e pero non serve al- seccía.
l'oilicio di schininazzo che un pajo di Sio'oibol (in) agg. Nel Pavese e Oltrepó
giorni al più. — V. signilica Tralcio pótalo corlo, a duc o
A Zipon agg. Il Zipon diersi anche Ire occhi al più; Saèltolo, S¡>ronc. Lo
Spïon, perché со 4 suo zip, zip-zip Stómbolo di Fra Jacopoue regístralo
spessrggiato , avvisa l'Uccelbtore the nei Diz. della lingua pure ci abbin non
su per aria passano altri lordi, e pero poco a fare con questo uostro. — Cro-
st in aliento. — V. scenzi « Iii a m л Sproni quei brocchetti
Zamhellà. Toteare. che spesao vediam venire su per Ii
Slèrni e Sléruo de la самгап». H so- pcdali degli alberi, siniiglianti a' trnlci
lajo, il palco che divide la superiore o sacttoli che vengono su ре '1 gambo
capanna (cassinna) dalla solluposla dille fill. Sli'imhol e Sgaron dicooo
stalle. — Lo Sterno délia lingua com pure quel po' di legno secco che ri»
mune è Г Impatio , il letlo che si Га mane presso il laglio ai trnlci dellc vi ti
alle Leslie nelle stalle ( sleiiiida , fler- e ai rami degli alberi, detto dal Sodc-
nidùra ). — V. rini Catorcio, o Catorzo, onde il verbo
Slerzà. Usa il Brianzuolo per piegnre Incatorzolire ( Intristire) proprio délie
alquanlo dal lato che che sia. — V. piante , re. — V.
Stcrzàss, v. br. Vollarsi cosí un poce Stonibnla. Polar corli , a due о Ire oc
dalla lwnda. — V. ■> chi, i trnlci ; Sacllolare. У. Spcronà.
Sliinà (in) agg. nelle G. — V.
Belleza* de puttann, Slo'megh (in) ag«. Sladiua el stomegh. У.
Cousei (o, parer) de poveria Sladinà nel Уос.
E foraa de fachin Ad Avegh qucjcoss snl stomegh agg.
Sa slimen on nuatlrin. Figuratain , Aver qualche cosa che ci
Non basta duiique che la cosa abbin da noja.
in sè un valore, ma la dcv'csscr an Slomeghin (in), Z." sig., agg. Mc'ltes on
che circondata da certc non so sc mi sloineghiu^o vero ou scirotl, ona pezza
dica apparenze о che allio , per cui d'argent sul cœur, a Una pittima che
Ii uomini ne facían caso. — V. vi facíate al cuore di quel massonc
Stimm [A] (in) agg. A casaccio, Scnza d' argento dclla mia comarozza , voi
fondata cognizione. siete guarí to m (Caro, Straccioni, a. II,
St into, sust. in., v. c. br. Opiniane, Idea, se. i ) — V.
Crcdenza cosí profoiidiiniciite fissa e Stongin, v. br. Rimondalore, Reciditorc,
radíenla , da parer più che altro un Potatore. DaStongià,K díresi specialm.
istinlo, una lendenza naturale. — V. de' gelsi , quando; mediante la spun-
Slippa. T. de' Linaj. Mucthio tondo di latura delle cíine che eecednno Iroppo
sei, olio, dieci fasci o mazzi di lino, с la potatura de' rami siiptillni, o roil i
sciolli De' loro faslclli о mani'poii с ap- o come che sia guasti , si rimondano
pena tratti dal bagno o maceralojo. Si e riduconsi a miglior forma. — V.
fa Ii su la sponda d' esso bagno, po- Stopp, v. br. Saldo, Sano, Inicio, Ufas-
nendo i faslelli cou le radíci nll'infuoi i sil ció , cioé scnza ma gagna o dífcllo
e le cime indeniro, Гшю soprr. Paltro che facia essor búgia nicuna cosa, со-
. STR (з 6) STR
me per lo più iodo 1¡ alberi vecchi , perché si fanno montre le vacche ving-
le frutte e epecialm, le nocí bacatc. giauo dai pascoli montant aile erbu e
— V. ai fieni dclla pianura; e di due panne,
Stóppa (in) agg. Tri la stoppa, fr. br. perché la cagliata, onde quest! strac-
Ravviarne i tiglj , distcudendola su 'I chini son fallí, contiene tulla quanta
ginocchio, per potería bene avvolgere la crema, dandosi il caglio o présame
alla rocca. — V. al latte appena munlo. — V.
Sloreggia e Slorellà. Dícouo i Valsass. per A Slracchin magher agg. Slraccltino
Entrave in amore, Essere in caldo; Ve- sburrato. ,
nire in lussuria, Lascivire. Dicesi de' Stracótt (in), dopo Jradicio, agg. Ammar-
quadruped! in generale, ancorchè Ь tellalo a mal lempo.
parola sia presa particolarm. dai tori. Stracuntàss, v. del contado verso il Co
— V. — E pero addielro corr. = So- masco. Strabiliare, Maravigliare. — A
rellà c= in =a Slorellà. senil sli robb el se stracuntava. Stra-
Stórg, v. br. Aggetl. di terreno. Compalto, biliava in ndir tali cose.
Forte, Tenace^ e perciô difficile e duro Stràda I Grosera de] (in) nota. Bivio e
da lavorare; contrario di Ladin. — AU Trivio sonó luir uno, ma il primo pare
trimenli Terren che ten la lotta. — V. più proprio del moto, il seconde dello
Storladinna , v. c. verso il Comasco ... stato. Chi per una via è giunlo in un
Pastcllo di foglia che dassi ai bacbi Irivio, si trova al bivio per procederé ;
da seta insù l'avvicinarsi delle dormite. onde si dice che Ercole si trovó al
Stdrna, v. valsass. Polenta: p. e.', Ona bivio, e che Erale s' invoca va ne' trivj.
bonna fctta de storun la conforta. — V. E ne' trivj stanno a cinguetlarc le dou-
Storniand , v. br. che s'usa nette frasi: nicciuolc. — S.
Anda storniaudj Vcss semper a stor- Stradétta de Rómma. I.o stesso che Slrada
niaud. Andaré a zonzo, Zonzarej /in de 11 omnia. V. il foc. in Strada.
dar gironi, Gironzare, — V. Stradovà (in) agg. Per estensione diccsi
Slôrt [ Ogni stort el g' ba el sô drixz ] dello Sconnettersi, e Storcersi delle assi
(in) agg. V. Drizz i, q. G. onde son faite le masserizie e le mo-
Stracannà. T. de' Selaj. Scannare, Scan- bilie. — V.
nellare , Rincannare , Svolgere il filo Stradovaa ... Aggiunto di qualunque re*
sérico di su'l cannello o rocchetlo, e cipiente ligneo da liquidi composlo di
trasportarlo ad un allro, onde più doghe, ¡1 quale, sconuettendosi più
Slracannalóri per Incannatojo su '1 o meno la dogatura, lasci trapelare il
quale si fa l'operazione del stracannà, liquido. — 'Л nu, brent, vassej, seggion,
cioè la seconda inrannalura. — V. inaslej s' hin stradovaa se fan tcgni sti-
Straccà (in) agg. Vale anche a noi Neja- bet a fagh on bon bagn d'acqua sbro-
re, Stuccare, Slraccare, Stiifare. — V.' jenta.
Straccàss. Venire sirocco de'fatli altrui, Strafilàa с Siratôrt. T. de' Setajuoli. Ag
Annojarsi, lnfaslidirsi. ■— V. giunto dcgli orsoj (organzini) al en i
Slracchézza (in) agg. Dà fœura la strac- filato ( V. qnï solto) e lorto ( V. Tort
chezza ... A corpo riposato risentir lo i. q. G.) si sono date due torcilure in
stracco che insù '1 caldo del lavoro , verso contrario Г una all' a lira , onde
del cammiuare, ее., non si sentiva. riescauo più granili e sodi. — V.
Slracchin (in) agg. Viene dall' essere le Uarticolo Filàa che si legge nette G.
vacche stanche (slracch) dal viaggio. al Voc. correggasi come segue=> Filàa.
— S. T. de' Filatojaj che lavorano la seta in
Slracchin adree al mur с forinagg orgaiiziuo. Cliianiano Filato la prima
in mezz a la strada ... Modo figiir. с torcitura che si dà alla seta ad un capo
prov. per significare che il meglio del solo, per poi binarla e passarla al íi-
formaggio si trova nel mezzo dclla for latojo dove la subisce Г ultima torci
ma, e il meglio dello slraccbino presso tura. V. Tort i. q. G.
alla crosla. — V. Strafojà (»'л), i." с а.° sig., agg. Spiegaz-
A Stracchio del viagg o de do páner zare, Piegare malamente. — V.
agg. Sono detli del viaggio appuuto Strafojà per Farfojà (in) agg. Faiiïngot-
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tare. Dicono i Diz. della lingua che L'ultimo anelito, L'ettremo finio, Va*
Farlingolto vale colui che mescola e gonia, L' ultimo transito, Vultima par»
confunde varie lingue, slorpiandole lut tita. — V.
te. E voce anlica e polrebbe correré Strapassà. Figuratam. Dicesi delle frulta,
per buona anche oggidi. l'are venga da e vale Maturare sl che se ne perde,
Fari e Linguae. — V. che ne passi il sapore. Stramalurare ,
Slraforzàa. Rinforzato, Rilorto. — V. Jmmezzire, Divenir mezzo, Venire slra-
Slrafusària (in) agg. Erba pediculare , fallo. — V.
principale ingrediente un tempo del- Slrapassàa. Aggiunto di frulto. Mdzzo ,
Г ungüento che usavasi contro la fli- Immezzilo, Slrafalto. — Tesa strapas-
riasi , al quale ora viene soslituilo il sada. Vale Pulcellona , cioè avánzala
mercurio. — V. in elà.
Slragià. V. Fà stragia in Stràgia riel Foc. Strapazzdn (in) , 1° sig., agg-. Spadafora
— S. ha Strapazzone e Ciabattone per chi
Stragiàda , Stragiamént. Disertamente) , fa male il suo m esliere. — V. '
Guaslo, Infrangimenloj Scalpicciamen- Slraporlàa, aggett. di Làcc. V.i.q.G.
toj Sconfilta. — V. Slraporlàss ... Parlando di latte, si dice
Stralùac (in) agg. Vegni-sù come on stra- allor che passa per fermentazioue alio
lùsc ... Bella fr. с. br. che vale L'ap- stato di acidità, in conseguenza di al-
parire o l'accorrere improviso d'alcuno cun difetto nelP erbo mangiate dalle
in un súbito, come un lampo. vacche, о per aqtie non buone, о per
Stramàzz de la mort ... In qualche parte cause al m osier! elie.
del contado verso ¡IComasco chiamano Strappà e Trappà (in) agg. Slrappà el
per tal nome susl. l'eslremo Dibattersi coli ai cavaj ... Spinger cavalli con car
che fa il pollame scannato avanti mo- ro 0 carrozza od altro simile su per
rirsi. Quello che noi in cilla diciamo un'erta malagevnle. — S.
/ ultem stièpit о I slrèpit de la mort. Slrappà el coli a la robba... Venderla
Stramm (in) agg. Anche iiel Milanese que- a vil prezzo. — S.
sta voce é di valore ambiguo cosi co Slrappà el coli a Госса ... Afferrare,
me in Tosrana. Nel pin de' paesi vale saltando, il collo a un' oca pendente
Slrame , cioè ogni Erba secca che si da una fune per gundagnarsela. Brutto
dà in cibo al besliame. In alcuni paesi esercizio proposto in cet te feste popo*
perú, e specialm. ne' monti, è usurpata lari. — S.
anche per Patlitsc, lello, impatlo, stra- Slrappàda [Strapped d'archett] (in) nota:
me da far lello a' besliami. Quando si adoperano le dita, che si
Fà stramm. Strameggiare ? chiama Pizzicare, non si fa punto una
Stramúd, v. hr. Tramuta , Sgombratura Slrappàda d'archett; onde mi par da
délie masserizie che si fa passando da conservare la prima spiegazione, 00a
una casa a un1 altra, Trasmutamento. questa. — S.
— V. Slrappaddnt (in) agg. Figuratam. Ciarla-
Slratnudà, v. br. Tramutare, Trasmuta tano, Smargiassoj L omo che vuol farsí
re, Mutare da luogo a luogo; da una tenere da più che non è. — S.
casa a un'altra. Differisce da Sgombra- Slrasà. V. Trasà nel Гос. — S.
re in ció che qiicsto significa solíanlo Stràsc (in) agg. A mangiall el loff, el caga
levare le masserizie da una casa che doroà slrasc. V. in Ldff i. q. G.
si lascia per recarle in un'altra che si I broccaa in guardarobba, e i slrasc
va ad abitare, là dove quello puó dirsi a l'ari (Maggi). Prov. I poveri fanno
anche delle persone:
r i la pcoilenza de' pcccali dei signori :
Fu trasmútalo d' Amo ¡n Bacchiglionc. Dut veniam corvts, vexai censura columbas.
Dante, Infer, с. XV, v. 11З. — V. Juvcnalis, Sat. 11, v. 63. — V.
Stranià. Dice il Brianz. per Mallrattare, I usej in di frascb , e i lineo, in di
Trattare con sovcrchio rigore; Stra- slrasc. V. Fiϝ i. q. G.
niare , Straneggiarc. — V. A Portà-fœura i slrasc agg. Anche
Strhns. L' ultem strans disse il Moggi vale non perderé nè guadagnare in un
(Concors di Mencghilt , p. 162), per allure ¡ Uscirnes salvo il capitale,- Uscir
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ne iti accialo, ma non Hollo o mulo. pur со 'I petliue degli Siracciajuoli о
— V. Scardassiuri, e coii ridulti la Crusca Ii
A Slrasc de la polver agg. Spolve- dice Stracci, come slracci chiama tutli
raecio (* lose. Carene, Prontu. p. ai 5). i bozzoli, quali si siano, scardassati in
A Trà-via i strasc agg. Rimpannuc- luogo di trarne il filo. — V.
■ ciarsij Riaversi dalla miseria, ma senza Strèccia , Slrecciœù, Slrección (in) agg.
che si passi alio slato di vera agiatezza. Verrebbero mai dall' inglese Street,
— V. Strada, Via ? — V.
Slrisc, aggett. Di poco valore. Anche in Slrecciϝ senza coo (in) agg. II Carena,
alrnuo degli esempj cilali net Voc. sot-- Prontu. p. 106, dice Via cieca quel!»
lo Strasc sustanl., è aggellivo, come: che non ha riuscita, e Via mozza la via
Strasc d'on mail, luoto clie a riscoutro cieca ma di pochissiina luugbezza; voci
si direbbe: Slrascià d'ona mice. — S. vive toscane.
Strascée (in) agg. Dà-dent come on slra- Slregazaön ... Uccello di rapiña eh* à il
scee. Lo slesso ;che Dà-fœura. V. in Lantus excubitor Lio.
Slrasrc'e nel foe. Slremiid. F. Slraniúd i. q. G.
Slrascià {in) agg. Mo vorrnn ona slrascià Stremudà. F. Slramudà i. q. G.
de Ii, de di, de pensa, ее. (Maggi). Strencià , v. br. Dicesi del frumento , e
Hon ne volere straccio, o vero Pion ne vale Vare la strella al grano, coa l'es-
voler sapere slraccio. — V. porre il covoue in piedi al sole e al
Slrascià (in) agg. Slrasaià-gio, e Slrascià- vento, tanto che asciuglii e secebi per-
gio a la pesg. Sc/iianlare, Scoscendere, fellamenle. — V.
Strappare con violenza panni , rami Streuciàss... Dicesi pur del grano quando,
d' allien 7 e simili. non per auco segalo, viene da un sole
Slrascià» (in) agg. Figuralam. Nüver stra- Iroppo gagliardo in duc giorui quasi
sciaa. Pluvolo a slrappi , Slrappalo riarso. « E regola infallibile che, quan
( Gior. agr. tose, Nuova Serie ). — V. do la malin ili dei graui sarà larda, ci
Slrasecolà. F. Strasceolàss nel Voc. — S. sarà carcsiia, ancorchè skiuo d'aspelto
Stralôrt. T. de' Filatojaj in sela. F. Slra- bellissimi, perché il sole Ii abbrucia
filàa i. q. G. e sirigue in due sole maline , e ( la
Stravanzà (in) agg. S'usa anebe per Pre- spiga ) non grauisrc bene» (Magazzini,
correré; Prevenire alcuno nell'aodare ¡ Cultiv. lose, mese di giuguo). — V.
Divanxarlo, CorrergU avant!: p.e. , Ho Slrcncirœù (in) osserva. È différent» da
connu la nt clic l'ho slravanzaa. —V. Slreiicitau a Carrttccio, che i Briauz.
Slravargàa (in) agg. Strafutlo, Sfatlo, So- chiamano Carell; ¡1 primo serve solo
prafalto. — V. a lar atare iu piedi il bambino, il se
Slravéul. Conliovenlo. Imposta di legno rondo a farlo andaré. — V.
aile Gnestre per difenderle dai venli Si répit (in) agg, V. Slramàzz 1. q. G.
impeluosi. — V. Slrepilà (in) agg. D'tbattersi, Contorcersi,
Strazu (in) agg. e arvetti. La Slrazza come ¿ dello in Strépit, FàAi strépit,
propriamcule с quell» sela chu brulla di nel Foe.
sin idtuni si leva с sbroeen di su'l guin- Slréppa (in), 2.0 sig., agg. Slrappatura.
tlulo per nettaroc la matassa; quella De prima slrcppa ... Aggiunto di
che iieH'incaunatura si leva dalla ma nestajuola ancora vergine.
tassa nel ravviare e rallaccare il iilo Moron de prima slreppa ... I prim!
rollo; e quclla iu line elle nel la lorcilura estirpali dal gelseto (moronéia), i quali
si trae dal rocclielto, finché si è tró s' hauno in conto di più belli e più
valo e rallaccalo il capo che s'è rollo. vegnenli. — V.
— Qiiosia sela si straccia con lo scar- Slrcppàa. F. Spientàa nel Foc. — S.
dasso, e, scardessala , si fila corne si Га Slrésa (in) corr. La costiera ove è Stresa
délia srrighella. — / bozzolacci in vece guarda ad oriente; onde parmi che
sono quelli avanzi di bozzoli e quei dovrebbe dirsi — costiera occidentale.
bacocci uon affatto spogliati che resta — S.
ño in fondo alla caldaja , e che nui Stria (in) agg. Ris di strij. F. Ris i. q. G.
chiamiauio recoil, Quesli si slracciano Stribbia (in) agg.È anche un aruese lallo
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di molli striscialoj di súghero, per Ii si vuol denotare qiianto gravi il peso
qiiali si fa passare il filo della seta , del corpo, allorchè insta il bisogno
и line di polirlo, stropicciandolo e li- d'aqdarne.
sciandolo, di tutti i broccbetti o gru- Stronzèlla ... Uuo scricciolo di fanciulla.
melli cbe vi possouo essere su. Oude — Per ischerzo lo diciamo anche as-
il verbo sai communem. in luogo di Donzèlla.
Stribbià la seda. Polirla alla stribbia. Ströpp ... Quelle ritortole che a brevis-
— V. simi inlervalli assicurano l'impagliatura
Slribi, gergo. // cibo. — £1 stribi с cl segaligna su i correntini della tettoja
scahbi. Fino e cibdria. de' capanni camperecci di paglia e
Slrigiàa ... Aggett. di campo ¡i) cui i culmi legno.
del grano siausi avviluppati 1' un con Slriibbión, per Stràsc di piall, F. il Foc.
l'allro. Slrùcc, e al Jem. Slrùccia, v. br. Spunto,
Strigozz (in), 4.° s'g-» nota. Rimaada il Strutto, Smunlo, Mághcro, Macilento,
Voc. a Zovald, e questo a Sgalisj ma Squalido. — V.
Strigozz significa Oestro, Aweduto, pon Slrufàgg, v. br. Facchino in senso esteso,
Spavaldo, ее, come significa lo Sgalis Colui che fa le fatiche più grosse. —V.
e più ancora lo Zovald. — S. Slrufaggià. Facchineggiare, Affacchinare.
Slrimed (in) agg. Struudo, da Slrinare — V.
(consumare, estenuare); voce áulica, Strufaggion, Strufaggionna ... Colui o colei
ma uou dismessa afTalto. — V. the in una casa fa tulte le facchineríe,
Slrincà. T. dei Mural. ... Slrincà el fil tulle le fatiche da facchino, le facende
significa appo loro lo Stirare dai lali più laboriose. — V.
il liio della dirillura degli alzuli. Hanno i TWani Slruffare, per Lîscia-
Slriuca-li, v. br. Dare la strelta, Ri- rc, Potire , Fregare , StriLhiare coa istruífo ; с
darre slecchito. — A quel forment gb'ó Slrujfone. — V.
vcguuu adóss el sô luit a on bou, e Slrùgg. F. Slrùcc i. q. G.
Tita slriuca-li i graun. — V. Slrùsa [T. d'Agr.] (in) avverti: La Ruspa
Strinz (in) corr. ció che ivi è delta come è lull'allra cosa dalla Ramaccia. Essa
siegúete Поте comasco áulico di quel propriamente è una « Cassetla che si
posee cbe i Cómasela odierni dicouo slrascina su 'I suolo , e serve per tras
ilolríss e noi lioUrlsa. F. Botlrisa nel portare terra da luogo a luogo, quando
Foc. e i. q. G. si vuol appianare un terreuo » ( Ma-
Slriozáll ...Melle tre Pievi su'l Lario, è nuzzi, Focab.). — V.
il ноше del Gadus lota (boltrisa) pic- Slrùsa [T. dc'Selaj.] (in) agg. Cascami è
ciuo. — F. anche in Monli, Foe. Com. detla anebe in Tosrana, « Cardatura
Sti i villi (in) agg. Figuratam. Uomo о me- e lilatura délie siuiglielle о cascami
glio Douua cbe senza riguardi cam- della Irattura de'bozzoli » (Gior. agi;
mini, o s'arrabatti per cbe cbe sia. — S. tose, XXI, Зао). — V.
Sliccùggia; ni pl. Slrogg; d'onde il verbo Strusà (in), 3.° sig. , agg. T. de'Selaj.
Slroggià-sù vun, Dagh ona bonua Pescare altivo (Gior. agr. tose). È quel
strœuggia, ooa slroggiada. Zombare lidiare e rituffare che fa la Iratl cira
uno, borbollarlo, Dargli di sode pic- Dell' aqua calda il mazzo dei bozzoli
chiate. — V. linché ne venga il filo bello e netto
Slrolrgà [ Figuratam. ] (in) agg. Gira el da inaudare su'l naspo o guindólo. —
coo. Girare il filalojo (la fantasia). La filáccica (o borra o scnighclla che
Sliollà (a) agg. In signif. di Trà-fœura la si dica ) , che bavosa , ineguale e
vun. Scozzonare, Sbardellarc. — V. broccosa si trac dai bozzoli mentre si
Sli olladùra (a) agg. In senso Л Trà-fœura van pescando (strusand), noi la dicia
vun. Scozzonatura, Sbardellatura (Ma- mo slrusa о slrœusa. — V.
galotli); primo indirizzo, primi rudi- Slrusà-sù Iropp. Pescare i bozzoli più
■neuti d'un'artc, ее. — V. di quel che bisogni. Ció si fa dalle
Slróoz (in) agg. l'esa pussee on slrooz traitoro nialcsperte , le quali insieme
marù che né on gerla de rù ... Poco con la senighella Iraggono pur una
civile ma vivido dett. cont. con cui parle del buon Glo sérico, che le bravo
Fol. F. 27
SU ( 21 o ) SUG
trattdre mandano su 'I guindólo. — V. cartocciarsi ¡ Raggriuzarsi a mo'di car-
Strusadúra. T. de' Selaj. Neltà ¡ gal. toccio. — Di qui
lelt codi она botina strusadúra... Ció Fœuja che se fa-su ; Fœuja borlceu-
che si fa e si oiliene mediante una ra ; Mpron borloeu ... Specie di gelso,
buona e conveniente pescatura, la qua o moro, detto cosí perché le sue lo-
le ti netti il bozzolo dalla sola borra glie, che sono larghe e sustanziose, fá
e non filabile ragDatura, senza alcuna cilmente si accartocciano. — V.
perdita di buon filo sérico. — V. Si а, o vero Vess sù per sù ... Non
Netlà i gallett, strusandi-sù. Nettare avere inestier (ermo, o lavoro a posta
il filo, pescando i bozzoli. Trovato me ferma; Non essere a botega. — V.
diante la scopettatura il filo ai bozzoli Sùbat o Sùbet, v. с, per Flùss. V. nel Foe.
e questi raccolti in un mazzo a mo' Subecônora. Amminislratore pe'l governo
di grappolo. lufTarli e ritulTarli e scuo- dei br.neficj vacanti e degli altri béni
terli finché non veogono belli e netti ecclesiaslici.
d' ogni broceo (grtimcll ). — V. Subeconomàa. Amministrazione per con
Strusada. T. de' Setaj ... Nelle filande si to del governo dei beneficj vacanti. —
gnifica ogni scopettatura di que* lanti Carica di Subcconomo.
bozzoli che si svolgono contemporánea Subizidn. Esibizione, Offerta.
mente in bave di sela. Sùcc (in) ngg. A la succia, A cottimo? A
Struséra o Slrœuse'ra ... Ne'paesi dell'A. somma. Diccsi del lavorare per ua
M. finitimi al Bergamasco с nome tanto fermo in denaro al giorno, senza
proprio di quella donna che lava e essere punto spesato, né pur del viuo.
governa le sinrghelle. — V.
Slrusîn (in), sig. agg. Viene da Sfru- Se piceuv per san Giovann, el suce el
sà, signif. 4Л Zonzare, al pari di Äru- fa pocch dann. Prov. br. Una buona
son, ее, appunto perché va girando adaquatadal cielo nell'ultitna sell imana
con la cesta del pane. — ß. di giugno ci salva in gran parle la
Slrùz... Sp. di rete. V.in Monti, Voc. Com. ricolta del grano turco, aucorché non
Struzià (in) agg. Vess slruziàa, o Fa di piova più in luglip né in agosto. — V.
struzzi. Slentar la vita. Sùccia [Figuratain.] (in) avvevti. Nel vol.
Struziàss (in) agg. Slrusciarsi, per Affan- II, a p. n3, col. i.*, sotto la frase:
narsi, Struggersi, è voce registrata dal Dann ona fella, tu se' mandato a ve-
Manuzzi. — V. dere in Succia, e da Sùccia in Stuàa,
Sliia [Stti/a] (in), fra le parti, agg. dove tu trovi che Daim on sluaa, od
ona succia, vale, Seccare, Annojare ,
Btisecch «le la llua . . . Andirmeni interni ее. , signifícalo che non ha a che far
delta atufa, per lí qnali paisa il fumo. S Spirant
o Spirária (Spir-árla ). Spiragtio dclla ilufa , flat niente со 'I Dachen ona fella, la qual
qnalo esce Paria calda. — Torncll della slua ... frase vnol dire Andarsenc, Carsela, Spí-
Turnello di ferro и di nulluni entro ta stula per gnare. — V.
lopuporvi scaldavivande 9 o allro a farvi cuocer Suda. Sudare, l'arlandosi d'uova, significa
fruile. — V. il tramandar che fanno alcune goccio-
Sluada ... Tra i Raffínatori di zucchero line d'umore come aqueo alla super
specialm., ed anche fra altri fabrica ficie del guscio, si tosto che volgansi
tor! di oggelti a perfezione, ai quali fresche al fuoco per averie da bere
occorre ajulo di stufa, significa quella (al lalt).
tanta quantità di zucchero in pañi od Sudizidn (in) agg. Verecondia, Vergogna,
altro che si pone in una sola volta Timidezza. — V.
ail assodarsi uella stufa. Ad Avegh sudizion agg. Esser tími
Sù (in) agg. Fa sù e su ... Ritener pareg- do, Non aver ardire, Non aver faccia
glate le partite senza stare a guardar di ... V.
per sottile; il che diciarao anche: Fà Su«a-sù (a) nelle G. agg. T. delle Sela-
chi n'ha avuu, n'ha »vuu. — S. juole. Finir di trarre i bozzoli che re
Fà-sù vun. Aggirarlo, Trappolarlo, staño ancor nella caldaja dopo Ii Ul
Cintilarlo. — V. timi getliitivi. — H Siigà-sù succède
Fass-su. Conlraersi, Avvolgersi, Ac- al TrA-gib i coo. — V.
SVA (ai i ) SZE
Sugadande. Votaborse. \ ándala all'aqua , Sgorgarla; Togliere
Sugamàn (in) agg. Figuralam., vale Un il regurgito , il ringorgo. — V.
pezzo di leguo a uso di baslonare al- Svasamént. Contrario ri'Invàs, Invasa-
trui, ove occorra. — V. ménl. V. nel Voc. L'Invàs italianam.
Sùgh (in) agg. Sugh de gamba slorla. si direbbe Ringorgo, Rincollo, ßingür-
la gergo Vino, per essere il pedal délia gito, Ringolfo, voci lutte signifîcanti
vile torio ed aspro. — V. rigonfiamento d' aque in un canale ,
Sumelèch,v. d i Ghiaradadda. Lampo, Da- arréstate nel loro corso. — V.
leno, Lampeggio. — V. Svèlt (in) agg. Usiamo non di rado que-
Sumelegà, v. come sopra. Balenare, Lam- sta voce per Furho , Aggiralore , Ba-
peggiare: p. е., El sumeléga fiss. E rattiere, aggiungendovi per altro l'ag-
balena jorte; E'c'è su uno spesso lam- gell. tropp. — V.
peggiaie. — V. Svenlrà e Sventràss, v. br. Partorire ,
Suppin (in) agg. De chi l'è quelle sup- Spregnarsi, Sgravidarsi, Sgravarsi. Si
pazza, ее. V. Supponna i. q. G. dice solo délie bestie. — V.
Suppletori. V. Giuraméut i. q, G. Sventràda (от) agg. e corr. Parto, Spre-
Supponna о Suppàzza (in) agg. gnamento. Se ne' Diz. delta lingua c'è
De chi Pè quelle euppaxza '{ . . . — Ventrata per gravidauza, non c'è ragio-
L' с de lee mader Bagasia .... — ne per cui si debba escludere SvatfnUa
L'è roè quell cuppini* in senso di sgravidanza. — V.
Fee-già ou aller miccbin. Svergellà. V. Svargellà nel Voc. e i. q. G.
Frotlolelta cbe si mette in campo ogni Sversa. Dicono i Brianz. per Inversa ,
volta cbe i santinfizza trovano troppo cioè Vollere a rovescio, Rinversare ,
per altri ció cbe riesce poco per essi, Rovesciare. — V.
о anche semplicemente allorchè ve- Svœùj, v. br. Sfondo, Sfondalo , Spazio
diamo imbaudito un zuppone inuanzi lasciato per lo più ne' lati di quai si
ad alcuno. voglia órnese a uso di riporvi che cbe
Sussl (in), la vece di = EuçexXu, о, Eot- sia. — V.
<гита{ ~( leggi c=Zuy¿Xxu e 20<7лто;. Svojacasslnn. Voce cont e aggiunto di
Spasimare dicono i Toscan! (che è Bestia di gran pasto, cbe vota il fie-
il noslro Pasma) per Desiderare arden- nile o la cassinna.
temenle. I desiderj ardenti, fmchè non Szerbà e Deszerbà (a) nelle G. agg. Di-
sono sodisfalti, inquietarlo e tormenta- zerbare dicono troppo lombardamente
no, onde è ben detto che spasima i nostri Ingegneri per Roncare, Sbron-
(pasma alla brianzesca ) chi Ii sente. conare, Divegliere, Scassare, Pastinare
— V. . un terreno inculto e iodo, una soda-
Suit. AggeU. di Pràa. V. net V. e i. q. G. glia (lombard. Zerb). II Roncare e
Svánzig [On] che anche diciamo Ou Sbronconare propriam. vale Estirpere
svánzeg e Ona svánzega ... Monela con roncone i bronchi, Ii sterpi, le
cosi delta dal tedesco Zwanziger per eríche e le piante cespugliose d* un
essere del valseóle di venli corantani terreno che si vuol mettere a cultora.
(zwanzig Kreutzer). È il terzo del fio- — Pare di qui che i Ronchi de' Brian-
riuo , il sesto del tallero di conven- zuoli siano stati li ultimi terreni dit-
zione. sodali, dai quali, per essere tutti poggi
Svargellà (in) agg. Scudisciare , Vinci- piantati a viti, è venuto che a1 Briantéi
gliare; Frustare con scudiscio, con Ronco è la slessa cosa che Vigna in
vincastro o vinciglio. — V. ^ poggio. — V.
Svasà, contrario (i'Invnsà. T. idraul. Dare
TAJ (212) TAN

Таbàcch [Tira] (in) agg. (che i conladini Tajà (in) agg. Mesura Ire vœult e tajá 'na
dell' A. M. specialm. dicono Treppà vœulta. V. Mesurà (. q. G.
tabaccb ). Tajà-fœura. V. Stretajà nel Voc.— S.
Tàbbi, sust. m. pl., v. c. Nome genérico Tajà-via nett come on port. V. Pórr
• dei gusci e verdi e secchi dei legumi. nclle G. , e agg. Sentesi anche verso
Tàbbia (ie) agg. Tabi sono le sfaldature il Comasco.
che nascono nel laterizio allorchè fu Tàja-acqua ... Nome délia estremilà cu
composto con due pastelli di malta clic néala délia pietra verticale che frange
per la rena interposta non si poterono l'impeto délia corrente nelle partilore
unificar a dovere. idrauliche.
Tàbia (a) nelle G. nota. Gambo piutto- Tajàda .. Nell'A. M. è il nome di quella
sto dei legumi che d' altre piante er- parte d' un bosco che è stata tagliata
bacee. — Di qui forse è venuto il di recente. Nelle tagliate non debbono
Tabiàa, voce comasca, per Spazzacà, о pascolare bestie nessune.
Luogo dove si ripongono i tabi e cose Tajatriffol (m) agg. Taglierello da tar-
simili a uso di mangime vernereccio iufi, о semplicein. Taglierello ( * tose
pe'l bestiame vaccino. — V. Carena, Pronlu. p. 45o ).
Tàcca о tàcch. Tacca futla in che che Tajœù per Ràsol. V. nel Voc.
sin per qualsiasi motivo. — S. Tajón (in), sig. 4", agg. Li Scrittori di
Taccà (in) agg. Taccà bega. V. Bega i. Veterinaria la chiamauo Cancro volante
q. G. 0 Glossantrace.
Taccàa (in) agg. Per Assiduo, Diligente, Il Tajdn non è la stessa cosa che
Aliento, continuo in una cosa. Onde il Fettón. V. i. q. G. — V.
Slà taccaa al só mestee. — V. Tajdn [In], Modo contad. ... Lassà-lî el
Taccagarbùi. Azzeccagarbugli , Accatta- forment in tajon a maruvà. Lasciar il
brighe. — V. grano segato insu 4 campo a malurarsi.
Tàcch (in), 3.° sig., corr. =: cogliattori Talon. Al giuoco dell' Ombre spagnuole
= in =3 cogliáttoli. — V. vale il residuo del inazzo, distribuite
Tacebin (in) agg. Che sta insu Ii avan- le carte a' giocatori, dal quale pigliano
zetti. con cerle leggi altre carte per cam
Taccoin (in) agg. Fà i taccoin. Scrivere biarle con le proprie in cerca di mi-
almanacchi, Compilar laccuini. gliori. — S.
licit. — Fà la part del tacit ... Udire с Tambèrla. Dicono i Brianzuoli per uno
non parlare , Non dire suo avviso in che cicala assai e non sa nè che, uc
che che sia. —. S. perché. Tatlamella. — V.
Taffùs (in) agg. Per Bazzicature, Chiap- Tamberlà. Tatlamellare, Ciaccimnellare,
polciie, Ciarpe, ec. — V. Cicalarc, Ciarlare. — V.
T&j (in) agg. Taj a œucc de pess. T. de' Tombdr (in) agg. I nostri Soldati lo pro-
Vign. ... Si fa alla vile , novella spe- nunziano sovente con l'accento su Га.
cialmente, con falcelto ben affilato dal — S.
basso all' alto , opposto e vicino alla Л Tainbor descordas agg. Anda-vía
gemma , ben netto , nè troppo luogo. coot el tambor descordan. Figuralam.
— V. Partirsi sconcordi, con animi discordi.
Tàj. [T. di Giuoco] (in) agg. Al bigliardo Tanderandàn (in) agg. Chi vœur couoss
с lo Sghembo del colpo dato ad arte 01 tanderandàn ghe daga la lamm de
ad una biglia. — S. pizza in man, prov. cont. Chi vuol со-
Tàja (in), sig. 4°, corr. — Natura — in noscere un dappoco gli dia da accen-
= Stalura. — S. dere il lume e ilfuoco.
TAR ( a i3) TAZ
TandernnilaD Luzia (in) dicesi anche: ranlcllo per Giunta, per Pezzo di qua-
Soit a quell rastinott lilà inferiore , trattandosi di comesti-
Ghc slà ona veggia atria bili. — V.
Che Га lalli i pigolt. — S. Tardii dicono alcuni del contado per
Tance. Aggett. di Fóusg. V. in Fdosg i. Vólto a batió; lardo ad aver sole; cite
q. G. riceve tard! i raggi del sole. — Sl'éra
Taniu (in) omclli Tassocane. l'è tropp (ardida. II sole tarda troppo
Хапни (in), 2.° sig , agg. Audà in la tanua. a batiere su quest' aja.
Andaré in letto. Onde il modo prov. Tarèll (in) agg. Ne' libri de1 conti di due
de' Briaiizuoli e (re secoli fa si trovano sotto il noma
Clii no vœur fà а Г amor, vaga in genérico di Lcgna da fuoco certe Ic-
la launa. — V. gne special! dette Tarini, i qtiali par
Tant (in) a¡¡g. Per tant. Per questo, Per che non «¡ano nitro che i Regondin
ció. Gn' anca prr lanl vceuj andà fin d'oggidi. — II noslrn Tarell sarebbe
là su. Nè anche per queslo io voglio mai un' aféresi di Matlerello , diniiii.
ire fin là. — V. di Mollero , bastone , pezzo di leguo
De lant clie ... Da lanío che: р. е., grosso? — V.
De tant che l'eva sciur el fava el slra- Tarlabtànna (in) agg. È anche nn velo
scee: di colune leggcrissimo с clic non regge
. • . ■ . Giro со '1 paniere all'aqua.
A raccallare i cenci per la vía ■ Taroccà-già , m. br. Cadere , Andar piil
Da tanto » hVra nato eavallicrc. per terra, Venire da alto a basso pre
G. Giuili, La Veslizione. — V. cipitando. — V.
Con la corrispondenza della conp¡. Tarùcch e Taroccaa dice il Brianlco prr
che. — Peder l: è tant bon ch.' cl dis Malazzalo , Caginnevole , Moibisciata,
domà de voregh ben. — L'è tant bell Malescio, aggituigendovi per lo più la
slo sît , l'è tant deliziös e allegher, voce pover cosl : Sont on povcr la -
ch'el dis domà de slà chi tutla la vita. rocch. Sono un pover uomo malandalo
— V. di salute. — V.
Taillée e Tanl«?o (in) agg. La lingua spa- Tartan. Corr. =a Tessuto di lana ad uso
gnuola ha~ Tantéo per Hilando , Cal specialm. di scialli.
cólo, Scandaglio; — e Tantear per Tasca, sust. f. ... Spezie di gionco che è
Itilanciare, Calcólare, Considerare m¡- la Typha latijolia Lio.
nutameute il valore di che che si». Tassèll (in), sig. 6.°, agg. Zeppa da cal
— V. zar le botti. Se di pietra, ta diciamo
Tàppa (in), 3.° sig., agg. Sc/ieggia (tose. Scàja.
Crusca, Alberti). — V. Tassèll. T. de' Murât. ... Pezzo di madone
Danno i Brianzuoli questo nome a litio nel muro là dove sportano infuora
quel quarto di coul'essionale che Grat- altri maltoni.
tirœula è delto a p. 256, col. a.', vol. II Tavèlla, Tavellîn, Tavellœù. Usa qtieste
di questo УосаЬ. — V. voci il Briauz. per Tabella, Chiacchic-
Tappascin (in) agg. Usasi anche per Uo- rone , Chiacchierino, Fraschclta , Che
mo piccolo, che si muova svelto e cam parla troppo e vanamente. — V.
mini a passi spessi e solleciti. — V. Tavellà per lo tavellà. V. Intavellàu, Iu-
Tappdo (in), sig. i °, agg. I Romaneschi tavelladùra nel Voc. — V.
in vece dicono Tappa una persona as- Tavellà , V. br. V. Tappellà, 9.° signif.,
sai «cabrita. nel Voc. — V.
Tarnbùs (in) agg. II Savi ( Ornil. III , Tavellin , t». del contado sinónima di
254 ) usa anche la voce Tarabusotto Moriggiϝla. V. il Voc.
per Giovin taralniso. Tavoletla. A' Brianzuoli è quel librello
Taramoltà... Far rumore rovistando, tra- che usavano un tempo i fanciulli in
mestando e rituoveudo masserizie , e vece dell'odierno Abecedario. — V.
simili. — V. Tavorella. Dicono i Brianzuoli per Ta
Tarantèll , v. br. Uomo piccolo с dap- voletla, Tavolella. — V.
poco. — Hanno i Diz. della lingua Ta- Tazziona (in) agg Mangià tUCC in la me-
TER (2 G) TER
minciare a essere, Avviarsi (figuralam.): ra, quanto quetlo che già slato lavo-
p. e. , El Ul el tend al tiscgh, a Pas- rato, ma lasciato per un anno о più
inatcgh. // tale comincia a dare nel in ri poso , or rilavorato, vi si rinova
tísico, nett'asmático. — El tend a l'e- la cultura. — V.
resia. Ci ha disposizione* PLzzica d'cre- A Terra negra agg-. Terra negra
tico. — V. chiamaoo fi Ollrepadani ex-pavesi una
S'usa anche per Distendere su l'aja ■ loro Ierra tenacissiina, di color scuro,
i covoni del grano da tribbiare. — V. otliraa per il grano, alia quale essi
Ténder (in) agg. Tender come l'uga. Te danno anche il noma di Garavesa.
ñera come ricotta, come giuncataj Mór — V.
bido, Molle. — V. In Terra vessigdsa corr. La term
Tender come on pomm quand el pulris dei Latin! non ha a lar punto con
slravarga. Fíguratam. Tenero come una la vessigosa. Quelle è la terra cotia e
pera mezza, come una meta Strafatta. confetla dei Toscani, disfatta dai geli
Dices! di chi afletta soverchia teuerer- e disgeli, e con ció assai bonifícala ,
xa. — V. laildove la vessigosa è Ierra caltiva ,
Teutazidn [Vess contra i] (in) agg. di che V. Vessigh nelle G. — V.
. . . . E non ci tara furia, in Terra volpalla о holpatla agg.
Sendo tutti ricette tía lunaria* Alcuui Brianz. chiainauo con questo
Bcrni, Son. IX, p. 107. — V. nome anche quella Ierra che i Ruslici
Terésa. Sania Teresa, loder a la dcstesa. latiní chiamavano cariosa , fistulosa ,
V. Lôdera i. q. G. come dire bucheraliccia, e perció árida
Térra (in) corr. ed agg. e sterile, al contrario dcU'allra volpatta.
A Terra baldinna coir. La Terre — V.
franche de'Francesi liene anzi più del In Terra [castagnola o tufacea] os-
forte che del sottile; è la terra franca seiva. NeU'Ollrepó chía mano Tqff"( O
che produce li eccellenli viui di Bor- strelto e pronuncíalo come U toscano)
gogna, la quale « parlecipa egualmen- quel terreno duro, denso e quasi indo
te délie qualilà della sabina e dell'ar- mable che i Briauz. chiamano Gestan,
gilla и ( Laslri , Agr. prat. vol. IV, e Ferrelt se contiene ossido di ferro ,
nota а р. 2З0 ). — V. il quale pare sia quel medesimo terre
Terra litiga o bughtna, v. licin., che no che Tufo è detto più volte anche
dicesi anche (scherzevolm.) Schítta- dal Gior. agr. tose. — V.
rella , o Schíttarteula. Malta teñera, А р. З87, c. i.*, r. 45 corr. = Spotto
molliccia. — V. = in = Spolto. — V.
Terra hura o buretla, v. ticin. Terra Térra [ tegulina ] (in) agg. II Fornaciajo
Irggiere deposítala per lo più ab an qualilica come siegue le varie Ierre alte
ticо da qualche liume. — V. a' suoi lavori.
In Terra coltiva agg. Fior di terra Terra argentínon ... Terra azurrognola с pío-
(Targ. Viag.Vl, 5a). Questo è il vero mctlcolc bene po' lavori di coito.
humus de' Naturalisli. Terra che g1 ha poca carta ... Terra malcom-
A Terra de scioccli agg. Figuralam., palla , che dilátala si frange per nonnulla.
chlamano i Briantéi Terra de seioeck Terra Dacca o delwla a de poca seda o sabbll-
il labaeco in polvere di caltiva qua na ... Terra renosa e di mala corla.
lilà, altrímenti Foltigia. — V. Terra fina o come seira ... Terra 6n\mma ,
In Terra missa in cultura agg. e os- luecnte , cérea.
Terra Torta ... Terra malagevole a inpaslarsi ,
serva. — II Nóvale, al dire di Servio e facile a spaccarsi o tbiecarsi oel seccare su lo
( in Virg. Georg, lib. 1 ), est ea terra, spaexo.
ex qua silva recens eradicate est, vel Terra oncia come ou bultér o che ft1 ha de U
potius in qua satum jam aliquid fail, seda ... Terra otliraa, ßuissima, che lavorala non
et quae, priusquam alia satione reno- perde compage.
velur, cessai, per annum et requiescit. Terra sgru»ia ... Terra' grelolosa, ruvida, e di
— II Novate aduuque è tanto quel ter qualilà iiiGma. V. anche Peao'n ntl Уос.
reno che, non mai stalo lavorato , si ,. Térra ( Ai deltati relativ! alla voce ) agg.
mette ora per la prima volta a cullu- || Audi a ià ttrra , m. Ьг. Moriré ; Ri-
TER (2.7 ) TES
solvent, Tornare it carpo in terra} Es- sollo; forse lo stesso che Terra oriueu-
sere posto sotierra. — Quand cl mari la. V. nel Voc.
el va a la terra, la donna la ven bella... Anda-gió d'on Ierren, d'où Ueugh.
Modo prov. de' Brianz. i quali vogliono Uscire di podere. — V.
con cío dire che le donne , morlo il Andà-sù on terren, su 00 loeugh.
inarilo, migliorauo di carni e di co Entrare a podere. — V.
lore; o vero, s* acconciauo in modo Fà anda a man , o Fà anda in cà
da parer belle florido e fresebe , per on Ierren. Lavorarlo a sue moni, Con-
poler pigliare alla rcle qualche nitro durlo a mano, cioè noo darlo allruí
nierlollo di marito. — V. a filio, nù a mezzen'a , nè a colouta
Andà per terra. Cadere , Cascare, parziaria. — V.
Andar per ierra: Metí van su on terren, su on lœugbt
Jl primo fu Rujigicr cV ando per Ierra. Metier uno a potière. — V.
Arioito, furioso, с. XXX, i. 67. — S. On Ierren che monta, che va in su,
Lo len a la va minga a i' oslaría ... metlel a roncli, a sij e conler (plur.
Bel prov. c. br. co'l quale si raccom- di Sia e Contra). Disporre, Ordinäre
niaiida il generoso concimar del ler- a ripiaiti, a scaglioni un terreno declive.
reni, facendo avvertirc che la spesa — V.
della coucimazione non va mai perdu- Reslà su '1 Ierren, su '1 loeugh. Re
la come si perde il deuaro clic spen- stare a podere. — V.
desi alla taverna ; e, se anco l'aiiuata Terrea a praa CDtrada d' Abla ...
va perduta per graudine , il concime Modo proverb, indicaule 1 che la ron-
frulla l'anoo dopo e ne' sussegueuti. dita del prato è sempre grande e si-
Quand suga el sanihiocch, la terra cura a fronte di quclla che si ba dai
la stà mossa anca a pioeuv poceb. V. Ierran culliVBti а graoi, o a gelsi, o
in Scimbiocch f. q. G. a vigne, ее. — V.
Quand te sec in terra, ferme! ... Di- Vess-sù s'uo loeugh. Esser a podere.
ciamo scberzevolm. d'alcutia cosa che — V.
casciii di mano e non sia fragile, co Terrciicssa. Terrenello. S' usa d' ordina
rne dire : Peggio che andaré in terra rio al plur. Terrenèss. Terrent magri,
non pub avvenirti. — S. slerili, di assai scarsa rendit?. — V.
A Vess minga degn de basa la ter Terrózz. T. de' Pitt. Quel terreno dipiuto
ra, ce. Noto che differisce dall'altra : su 'I dinanzi dei quadri, e i suoi ac-
Dovarissev basa, ce., e che ¡a prima cessorj di pielre, erbe, ее. — S.
spiegazione vale per questo secando Terzirϝ [Cavaler] (in) agg. V. Cavaler
modo., e la seconda pe 'i primo. Onde terzin i. q, G.
sarcbbe a Jarsene due articoli. — S. Terzolàss, v. br. Varieggiare , Variare,
Terr«5u (in) agg. Terreo bus. Terreno Divenir mischio di colorí diversi e for
buclicrato e come spuguoso per le me varie. Screziarsi, Saracinare e In*
spesse bticherclle iu esso falte dai gril- vajure dicesi specialm. dell' uva che si
li, zuccajuole, e simili. — V. fa ghezza (Berni, Capit. I. della Peste),
Torren ciôcch ... Terra che si bcvve cioè , che comincia ad annerire , ec.
Iropp' aqua, Iroppa- piova. E tcrzolass dicesi pure dello sguagliar-
Terren frece. Terreno frígido, pierio si dei bach i da seta, quando per mala
d'aquitrini. — V. custodia allri crescono ed allri restaño
Terreo indurü o motlàa. Terreno indielro. — V.
animozzalo, ammozzolalo , raggruppa- Tesa ... La dislesa de' covoni su Taja.
to, ridutto in mozzi. 1/ onde — V.
luduriss o Mollass el Ierren. Am- Forment, Uîs, Sdghera, ec., in lesa.
mozzarsi, Ammozzolarsi, Stívarsi, Rag- Vale Grano , ec., in paglia dislesi su
grupparsi. V. Molláss ncl Voc. — V. Taja per essere Iribbialo. — Direbbesi
Terren moi.se. Molaccio ¡ che tiene un' Ajala di grano, di riso, ec. — V.
del motoso, del troppo molle. — V. Tesôr (in), sig. 2.0, agg. Beliclt del Te-
Terren soriau, v. c. br. ... Terreno sur. V. Bcliètl í. q. G.
Vol. V.
TIB (ai 8 ) TIR
Tisser [Romp i] (a) nelle G. agg. per la pressura di quelle vicende po-
I/ Alberli ( Diz. ene. ) mette Avère litiche fu data la laurea quasi seuz'e-
spezzata o rotta la taglia, per Aver same, quasi dicendo Tibi quoque, tibi
uno falto tal cosa, che non possa più quoque, e non altro. Si dissero anche,
tornare in una casa. \ V. la spiegazione con un bisticcio cávalo da Novanlases,
che da l'Alberti di questo deltalo].—V. Dollor deU'ignorant assee. — S.
Tessera (in) agg. Inguara o Ingualà i Tigôcc. Voce dai Brianzuoli oriental!
lesser col cœur ... Saldare le partite usúrpala ai Bcrgamaschi délia Val Saa
de' beneficj ricevuli con la gratitudme, Merlino, e sigoiGca Gusci o Baccelli
con la grala intenzioue , non ne pe verdi e teneri acconci co'l burro o ia
tendo allro. — V. insalata (Cornitt, mil.). — V.
Tessitdr. V. Tesió nel Гос. Tila (in) osserva. Generalmente parlan
Testa (in) agg. Fà oua testa. Scagliarsi do, il Brianz. chiama Pann qualunqoe
a nuolare a capo ingiù. — S. lela Goch' cil' è su 'I telajo; giù dal
Testa [di maUoni, pianclle, ее] (in)agg. telajo e arrotolala in ventine (Cavezz
Saul a lesta inane V. Sceul i. q, G. di ao braccia), la dice Tila.
Testa. Testare. Far testamento. — Sr. — A De sira canevasc per tira agg.
Testaa, sust. m., c/ieTcstagua anche di- ed anche Nè donn nè tila a luram de
cesi. Téstala. Cosi chiamasi in alcuni candila. — S.
luoglii dell' A. M. la Cavedagna ( У. Fà pann, anziehe Jà lila, dice il
questa voce uel ï'ocab. e Gitinte). — V. Brianzuolo; e il Firenzuola anche:
Teslatnéiil(i/i) agg. Me pader e me missee E fa si iodo e si serrato il patiDo,
ni'hann lassaa per leslaineut de dà mai Da durar sembró, infin che »c oe sia.
negott a cretta. и Mio padre, mió avolo, Sopra te beltezze deli'tnnam, — V.
mío bisavolo e tulla la progeuie mía mi In Vess come la tila de sauta Galla
lasciarono per testamento ch' ¡o non — osserva. Forse dalla lela Sanga líese
vendessi a credenza, nè mi (idassi mai (del Cantone di Sangallo), lecuipezze
d'alcuuo» (Alamauni, Flora, a. II, se. 5). sonó multo Iunghe rispetlo ai uoslri
Cosí usianio dire quaudovogiiamo dis- cavezz. — V.
farci d'un importuno che ci venga ri- Tilàmm. V. Telàmm í. q. G.
chiedendo di deuaro o di roba. — V. Tinu'roli. Solubile, Cervellino. — D.
Teslimôni (in) agg-. V. Dùu i. q. G, Timouà. Indugiare, Tenlennare, Stare
•Teslimóni. T. de' Legat, di lib.... Коте irresoluto. — S.
di quelle ripiegature angolari che tro- Timorésc (in) agg. Propriam., vale Peri-
vanei in alcuni fogli A' un libro stalo loso, che sí perita, che nou ha ardí-
rilaglialo nelle margini, onde faciano, re. — V.
a cosi dire, testimonialize del seslo Típcnde ... Cosí è ch ¡amato nel B. M.
originario e marginale di esso. Dal chi fa professions di dar la caccia alie
franc. Témoins di pari signif. talpe e distruggerlc. N00 sonó rari i
TOtta (in) nelle parti agg. paesí ue' quali per ogni lalpa sia loro
Rcrusa , Aréola. corrisposto un quarto di lira.
Telt che paren dô pell d'oli. Bari- Tipooin ... Picciola talpa.
glioni cascanli. Grandi, ma flosce. Tira (in) agg. Prega el Signor, ch'el ne
Tetlin (in) agg. Dà teltin , v. infantile. tiri con lù prest. Pregare Iddio che
F. Teltà. — S. presto ci tiri a sè) ciqè, che ne facia
Fà teltin. Cosí dicono le nutrid ai morir presto. — V.
liainbini quanJo vogliouo che poppioo. Robba de Prêt, cama de bó, tira
Teltinna (solto) agg. In tellinn. In la chi pù. У. in Robba i. q. G.
grime о in grani. — Lacea in tellinn , Tira acqua. Scïare со' remi, Vogare
(iiald de crom iu lettinn , ec. Lacea a ritroso. Fare scia. Menare a ritroso
in lagrime, Giallo in grani. i reini un duc 0 tie volte, lirandone
Tibi (in) agg. Dil el tibi ... Licenziare, il inanico verso la poppa e spingendo
Congedare da un impiego. . I'aqua con la pala verso il davanli del
Dotlor del tibi quoque. Scherzosniii. ta barca, acciocobè qiicsla vada lenta
si disse de' laureali uel 1796 a' quali le u la a loctar con la punta la riva ,
TIT ( 21 9 ) TOE
chè altrimenti vi urterebbc forte con Tiglio, parmi, in questo signifícalo;
pericolo di ándame guasla. — V. corr. =3 Tiglio = i>i = Titolo. — S.
A Tira a man agg. lücordare, Men- Tobîs (in) agg. Vess tobîs. Aver le tra-
tovare. veggole, Aver Ii occhi Ira i peli V.
Tira a vun , Tirà a ona cossa. Ri- Toecà (in) agg. L'iuvidà l'é creanza, e
trarre da uno ¡ Far rilratlo ad uno , el loccà [o laccà] o el zeltà l'é pe-
Arieggiaigti, Rendcrgli aria, Simigliar- tulanza. V. Pelulanza i. q. G,
gli. — Aver simiglianza a qualche co A N0 me tocchee che me guastee
sa , Far rürailo d1 alcana cosa , ec. agg. Recede a me, non appropinques
— V. mihi, quia inimondus es (Isaia, Cap.
Tira e heslira, fiualment se semm txv, v. 5 ). Fa'ti in là, non mi ti (íc
Cardia. Fallo a lira-tira un pezw, fi eoslare, chè lu non mi tinga. — V.
nalmente siam convenait. — V. Toccà sul uoeuv... Trovare e intro
Tirà-fœura per Coguoss-fœura. V. duce novilà neIle arti, nella lellcra-
Condss i. q. G., e corr. — Coguœuss- lura., ec.
fccuia = in = Cognoss-fœura. Se no loechcm ¿til nceav, '
Tirà-lœura de baloss di dauee a vun. Quauto sia per fà rid emm rnppaa i cruv.
Sgaglicffar denari ad uno. « Perché Maggi, Cciu. Mcnegli. L Prglugo,
mi Го coscieiiza di sgaglioffarlcli (i de P. i3. — V.
nari che m'hai promesst), Ii voglio me- A Toccà-sù la man agg. Fie'ira,am-
rilare con darli la nuova che tu desi- Dare la manda, o l'ir»¿eccala. — S.
deri » ( Caro, Straccioni, a. I, se. 4 )• Tocchémela-nù , chè sémm sorell.
— V. Diamoci U mano. — V.
A Tirà-fœura vun agg. « Ha fatlo Toccàda, v. c. Un buon tratlo.
ció per tirarvi su e farvi dire » (Com- Tdech (in) agg. Vess a tdech e tdech, о
parini, Il Peregrino, a. I, sc. a ). — V. a tdeca e lotea ... Dicesi di due, quali
A Tirà-giô agg- Kelle Arii dicesi si simio, che si tocchino e combacino
Assoti¡eJtare- — S. l'una l'allra: p. е., La mia htvb"*
T'-a, pari, di Jornace, V. Fornàs i. q. G. a Idcch e tdech col b-goin- Ая mut
Tirà-giô i bocch. T. de' Forn. L'agir so- pallottola tn^'i o si bacia со 7 lecco.
verebio del fuoeo su le voile dclle boc- — V.
cbe délia iornace e farle sposlare e Todèsch, aggclt. di Seller, Spinázz, Scol-
ruinare. cionera, ее. V. i. q. G.
Tirubusción [in) agg. Cavatappi ( * tose. Tddoro bronlolon ... Ogiiuno conosce i
Carena , Promu, p. 5?3 e 3y4 ). Sue Ruslcglii del Goldoni e il suo Teodoro
parti: Vit. Chiocciola = Fusl. Fusto ( T'odoro in venez. ) bronlolone. Da
— Màncgh. Manko — ... Gruccia. quelia comedia in poi si fece commune
Il Cavatappi o ¿ semplice, о ù com anche fra noi quesla frase per deno
posta, о è я cannclla (Id. ib.). tare Un' continuo brontolalore, uno
Tiracol! (ib) agg. Nel ß. M. e nel Pavese mai contento di cosa alcuna, ее.
dassi da alcuni questo "Körne alla Cor- Tœù (ib) agg. Tœul, Tœughel, Tœùghcla,
rcggiuola (Polj gonum aviculare). — V. m. br. ,S' usa ne' giuochi che vanno
Tiragdra {in), i.° sig. , agg. Pruriginosi per punti e per accostainento di mia
ci'6i'(Parini, Il Malino , v. 79). — S. cosa maleriale a un'allra, corne nel
Tirant (in), sig. penult., agg. Tirànti Ii giuoco délie palloltole, délie piastrel-
dice anche il Carena (Prontu. p. 27 ). le, ec, ovale: Tôrre o Vtncere il puntó
Tirant (in), sig. nit. , agg. Laccetti degli al compagne, accoslandosi al lecco con
stivali (* tose. Carena, Pronta, p. 27). la propria boccia più che non è quella
Tirànt [T. de'Trombaj] (in) agg. Tirante, dell'altro. — V.
o Bracciuolo. Tœu-scià i face di olter, per Tirà a
Tilol I T. degli Slampat.] (in) avverli. man, melt man ai ... ec. Maggi, Cons.
Quclla liueella deti'enne Ii Spagn. di- Mencgh. II. Prologo, p. 1 4- — V.
conla tilde. — S. Tœu-sù e andassen. Tor su i mazzi
Titol [T. de'Sctajuoli) (in) osserva. Sollo e andarsene. — Quel tœu-su aggiugne
Sida [Proviuà la] l'Autore usa la voce di mollo al semplice andassen, che pur
ТОМ ( 2 0 ) TOR
basierebbe . р. е. , Tœu-sù e vallen. Tomás (in) agg. Pari Tomas graved. Es-
— V. ser púnanlo ollremodo.
Tœu-sù ona cossa , on' ¡dea , ona Tdnd (in) agg. Seda tonda ; De fil lontl ;
lezion, ec„ sottinlesovi con l'inlelletlo: Bobba tooda. T. de' Selajiioli ... Seta
Capirla, Impararla, Jntenderla. — V. il cui filo non è sollüe, nè gran fallu
Tœu-sù luit. Finir per intiero¡ fr. с. grosso. 11 suo contrario è Robba finna.
verso il Comasco. — V.
Vess o vess minga in cSs de lœulla Tondà (in) agg. Da* Brianz. s'usa qnesta
con vun. Esserc о non esserc atto a voce in senso di Tagliare alquanto : j».
scalzare uno; Potere о non poter com е., Tonda i cavij. Tosare cosí un poca i
pelerla con uno. Essergli di gran lunga capelli. — II Vulgarizz. di Palladio iist'»
superiore , o inferiore. — V. auch'esso Tondare le vili per Potarle.
Tœùr (in) corr. In Brianza il Tecur non — V.
è già Tintero tronco dell'alhero, ma Tondèll. T. di Casearia ... Nome di quel
solo la cima, (judia parte di esso clie disco di legno che si sovrapone alln
confina со 'I palco (caslell), là dove forma del cacio lodigiano quando ô
comincia a dividersi in rami. — Nel posta a scolare su "I lavolaccio dello
tronco i Brianz. disltnguono Ire parti : Spersor, a oggelto che, più compres
*a Sciocca ( clie dicesi anclic Sceppa, sa, si liberi meglio d'ogni avanzo di
e, booondo casi, Pedagn), la Bora, sicro.
che è la po,<e principale, e il Tieur. Toninna [ Fa ona ] (mi) agg. In questo
— V. sonso dice anche il Toseano Far ion-
Tèff, Toase ( pronuncíalo ГО come YO nina, come leggcsi nel Ricciardctto ,
loscano), v. dell' Oltrcpó cx-paveso ... с. XX, si. 57 :
Terreno duro e impenetrabile alie ra- Oh giutliiia divina,
dici. Alla descrizione clie me ne iece Chi ti tratien eonlro qucsli penersi {Frali ),
uo coutadluo, e a un pezzo di Ierra Che non li ammaerhi, s i». nc J,¡ ,„„„,„,->
lalla clie me ne mostró poi, pare siu E poi da avverlire che nel J^alello
lo slessuu,. ¡i Qesson de' Briauzuoli. nostro diciarho, come nel loscauo, Fu
— V. toninna, senza nel mezzo l'arlicolo ona,
Tognllt. Rjfaciasi Particolo come segne o assai di rado cosí diciamo. Lo slcsso
as Tognitl [I] ... Nel 1814, e anche Fortigucrra usa aurora di questo modo
alcun anno dopo, questo nome si ap- nel с. XXII, si. 64:
plicô da noi a' Soldat i ledesclii della Che se a sorte quel giorno era indovina,
Landwehr o sia délia leva in massa. Di Malagigi avria Jiatto tanninn.
La voce in origine è getiovcsc , es- Тора (in) agg. Loch come 'tin Юра. Ba-
sendo che a Genova dicono Tognœlla lordo, lntronalo, ее. — V.
un uomo sempliciotto , iuesperto. К Topelolla. Crcdevano già nellc loro ub-
per verilà que' Soldati, presi n un per bi'e i poveri couladini briauz. che ,
uno, aveano cera di scmplici piii assui gridando al caccialor selvaggio : To-
che non que' delle truppe regolari ; pelolla, Topelolla, de la bonna casein
ma j considérai! in massa , e' furtum damm on po de la tova presa, lorn
quella polenlissima leva che ognuii sa comparisse insù '1 davaiizale della Gne-
per mandare iii terra il colosso europeo slra un braccio od una roscia d'tinmo
di que' giorni. o di donna, che la nolle vegiieiile il
Tùlla о Banda (in) awerti. A mió av vi caccialor selvaggio veniva a rilorsi e
so, il franc. Tôle vale Lastra, Lámina, li in vita va a farne paslo con csso lur.
Lamiera generalmente di ferro. — S. — V.
Tollitl (in) agg. Tólleri (Menzini, Sat. v). Tôpia (in) agg. Diciamo Topia per estcn-
— V. sione anche i Berso. У, nel Уос.
Tomarell ... Nome che danno Ii Slrada- Tópica [Fà ona]. У. Trisla [FàlaJ nci
juoli a quelle loro carrelle cosí bili- Уос.
cale da poterie age vol ¡ s si mámente ri- Topiii. У. Muscràgn i. q. G.
versare nll'milielro, onde spargere sab- Torborà , v. br. Torbidare , lnlorbidare.
bia с gliiaja a ben uguali distanze su — V.
le strítlc. Allri lo dicono Trabar chill. Torliorass el sangu con vun. Gîta-
TOR ( за i ) TOS
starcisi il sarigue con unoj Odiarlo, piii cose. — Usiamo fntorcijà pur al
Averio in uggia. — V. tivamente. — V.
Tore [T. d'Agricull.] (in) ngg. Al lore Torcln ... Difcllo di eguaglianza nel filo
bev lull' i porch ... Denola la liberta délia scia, il quai consiste nell'cssero
vendemiale al lempo che si Irae In la seta qua e là più altortiglista, per
strelto dei viui ne' palmenta a' quali non averé la tintinee altaccalo al capo
ognuno credo a sé libero l'accesso. la bava d'una gnllctta o d'un giiscclto
In Tore de bottiggia corr. La Bot- per volta. — V.
tiggia >n qucsta sórle di torchio è una Tordora, v. br. Bnrbottai с lamentandost;
specie di tinuccia о gabbia a dogbe , Mormorare sollo voce ¡ Broiitc'nre.
un dito о circa distauti Puna dalPal- Forse dal verso clie la la tóVtora. — V.
Ira, cerchiala di ferro, entro la quale Torelà per Tolera. Metdtesi fréquente a*
si pougono le uve o le viuacce da conladini facili a trasporre la erre o
slringere.scorreridone il vino, alio st ríli prima o dopo la sede duv' ella ha a
gero , Ira una doga e l'allra. — V. stare. — V.
In Tôrc de preja le parole = so- Tornicbé ... Svolle di strada in monto
vraposlo all'uve — correg. in ~ che per guadaguare spazio, e sccndere o
medialuineule preme il pane delta vi- salire seriza troppo pendió. — S.
naccia. Torotoldla (in) agg. II Gherardini (nello
D.i la proja al tore ... Muovere il foci e Man. 11, 678) dire che qucsli
pressojo in modo che il macigno s'ag- Violitimpanisti si chiamavano dal 110-
gravi mediatamente su '1 pane dellc slro popólo Simona. Forse cosí « ra in
vinacce. paséalo; ma la nenia ch' egli arrera
Torcèlta , sust. f. ... Propriain. , Piccol in (Ittel passo io non so d'averla sea-
torchio. tila da essi, dal popólo si.
1 noslri Droghicri pero cbianiano Forse in Toscana è detlo Torota-
specißcBlam. cosi que' Torchielti di lello. Almeno il Zuccagni I' usa cosí
legtio che alternatam. со' Panaltej (V.) senza più uella Corog. d'llal. IV, 1077,
nppvndono in fila sopravia alie mostré e, vedulo il luogo, non parra strano
di bolrga, quasi ad insegua delta loro il inio furse.
professione. — ftJell-l'œura i torcett ... Torrèlta, v. br. Sqllo questo nome corre
s' in tende il complesso di tule fila. il complesso di doe nóccioli di pesca
Torcía (in) osserva. 1 Brianziioli hanno nel giuoco de'nóccioli. Cinque nóccioli
Torem, bisillabo, с Toi d'à o TorcijA, accaslrllali fauno on gasta ¡ due, она
trisillabo; il primo nel senso di Spre- torrèlta.
mere, slringendo, le ave со '1 torchio, Torrîn ... Quel pilaslrino tronco che s' in-
e il seconde nel senso di Torcigliare, alza su i telti per impiantarvi 1' asid
Atlorcigliare, fréquentât, di AUorcerc. del parafulininc.
— V. Tort (in) agg. Avegh minga lull' i tori ...
Torcïanient, Torcïada. Divincolamcnlo, Aven-i pur qualche ragione; non ave-
Scontoi cio, Contoriione, Contoreimen- re il lorio alfolio alíalto.
to. — Torceré e rilorcere le membra Tórt. T. de1 Fdalojaj , che si riferisce
per dolore che si senta. — V. lauto alia torcilura delta tr.-una quaulo a
Torrija». Attorcigliato, Contarlo. — V. qui lla dell'orgaiizino, avverteuilo perú
Torcïàss о Torcijàss. Dicono i Brianz. che il torio che si dà all'organzino <:
per Divineotarsi , Scontorcersi , Altor- seinpic in senso opposto a quello del
cigliarsi , Contorcersi, Rilorcersi, Ar- tilato. V. Filàa sollo Strahlaa i. q. G.
roncigliarsi : р. е., El se torrija come Tos e Tosóii (in) ossciva. Tos Ja Tosou
on bíss. I? si divincola, si arronciglia al plur. Лип si dice l tos , ma / to
come una sope. — V. sen. — V.
Torcijàss e Inlorcijà.ss. Aggrovigliolarsij Tosa (in) osserva. I Diz. ¡tal. registran»
Atlorcersi lo spago, il filo, e simili in allresi Tosa , Tosiuo , Tosella come
sé slcssi per essere troppo lorli. — voci lombarde. — .Sono voci nuche lo-
Vale anche Avvolgcisi iusieuie due o scauc, poithe le adoprano li srrittori
TRA ( 222 > TRA
loscsni scnza allusiooc al ilialetlo lorn- Trà-indrce. Smettcrc. Cont i pagri
llardo. Luigi Pulci, parlando delta slra- che trà-indree la padronna se vestiss
ge di Saragozza, Del Morg. c. XXVI!, la donzella. Le donzelle si rimpannuc-
si. 34З : ciano con le vesti che smelte la pa-
Lo dünne e le tosette acapigliate. drona.
Trass- fœura. T. di giuoco ... Gio-
Toss (in) agg. Masará la toss. V. Masará care tulle le proprie carle forli da
i. q. G. principio, in guisa da lasciar po¡ li
Tolloràa о Tut loi àa, v. c. verso il Co- bero il campo all'avvcrsarie. — S.
masco. Manonwsso, Guaslo. A Trà-via el coo agg.
Tùzz. Voce usa in net B. M. nelle Jrasi: Or che díavol ha a far qui un mío pari,
Vess bravo al lozz. Sparecchiar per ven- Haii'cgli a dispeiare e giltar via?
ti. Dull a la prœuva al lozz Essere Beroi, littoe, p- 75. — V.
uno sparccthia, un pappacchione, un Quesla frase significa auclie Rinegar
gran mangialore. — I Brianzuoli, prr la paùcnza: p. е., Mi Irarev-via el coo
dire die uno mangia inolto e di tullo quand peusi ebe i omen se pérden in
quel die gli si melle innanzi , usano sti rose. Io darei del capo nel mum ,
Per mangià, tel do a la prœuva —, tulla o vero Io darci Г anima al nimico
lu li ase (lai sensali di besliume vaccino quando pensó che li nomini non si
с cavallino. — V. satino tener dal Jare cosí pazie cose.
Tía [Dà a] (in) ossen'a. Propriam. noi — V.
diciamo traa e non trà. Onde Dà a Trà [per Scalciare] (in) agg. No podé nè
traa pare sia un' ellissi di Donan on trà nè pïà. Non poler Iran с (calci) nè
irait attenzion, Damm on trait oieggia, maniere. Maniera figurilla , tolla dal
Damm on trait ascoll. — V. legare i muli si che non possano far
Tià [Verbo] (in) agg. Si usa da' Brian- male nesfuoo a cbi loro s'appressi ; e
lt!i per Giudicarc, Dichiarare, e simili: vale Essere per tutti i versi impedito
p. e. , l.'hanu Iraa sostegu de famigliu; di poler fare .altrui alcun danno. — V.
— L'Iiann traa ma il, e iusci Г bann Lighela ben e Iásscla trà. Lépala
sa I va a. — V. bene e lasciala traire. Figuratain., vale
In Trà bauscia agg. Figuratam. Gon- Accommoda bene i fatti luoi, e seguane
gotare. — S. che vuole. — V.
Sollo Trà-fœura agg. Giugà a Irà- Trà. Dctto d'nna bolle, d'un tino, e ¿í-
fœura о trà-fœu. Posta una noce nel mili. Conteneré, o medio Esser capace
niczzo d'un encolo descrilto in terra di tanto: р. е., Quelle tinua la trà dès
e sovr' essa una moneta , cbi a una breut. Quel tino pub dare dieci bréate.
couvcuuta dislauza lira con altrc tioci — S.
a qurlla inuueta , perde tulle le noci Trà a vun (in) agg. V. anche Tira a
geltatc in fallu; с guadagna la moncla vun in Tirà i. <]. G.
(piando, edítala bene, la gctla íuori Trabatlèll (in) atig. La voce mi sembra
del circolo. — V. venulaci da¡ Bologuesi i qiiali chiama-
Sotto Trà-gio agg. Trà-gio i coo. T. no Terbadell un piano di legno(diee
(Idle Setajuole. Vale: rotti i capí, ces il Ferrari nel suo Vocab. boiogn.) che
sai e dal lavoro; il che si fa ogni voll a serve di passaggio. E forse ci venne
i he si leva il guindólo dal molino. — pórtala dai Festajuoü (parador) bolo-
Fi'i-sù i coo, al contrario, vale: allac- gnesi die nel nostro Duomo dibero a
cali i capi ( o lili) a un traverso del luvorare assai voile di loro professio
guindólo o «aspo, dar coniinci iiiienlo ns, e nécessita di scrvirsi di simile
a un'aspata. — V. ajulo ascensivo.
Trà-gio vun de Prior, de Muester, Trabescà (in) cancdla Imbei leseare e
de Depulaa , ce. Diporlo , Dimctlcrlo , inelli Trcseare , Frugarc, Frugolare ,
Degradarlo, Privarlo dclla carica, del- Traficare, Maneggiare. Il Buouarroli
V impiego, di Priort, di Maestro, di (Fiera, g. IV, a. III, sc. 6 ) usa In-
Deputalo, ec. — V. trabescare in uu scuso che a me pai e
TRA 2З ) TRÁ
s'accosti tanto o quanto al DOStro Tra bombo: S'gigh s'giagh scoppio di fru
in-seà : sta o di pálmala su '1 sedere : Slipp e
lo W> piultnsto slapp sonó suoni di colpo di mano
Per un fuscel ch1 abbia di renci in velU aperla su 'I viso o sopra altra parte
Un viio o bello ü brutto feminile ; carnosa: Slinfela accenna taglio rápi
O p^r un arcolajo do: Zónfeta una tambussata di basto-
O uo lucernier Ja capo a píe teftito ne. — S.
De' panni d1 una donna inlrabcsrarmi, Tràccia {in)j sig. agg. Traccia diciamo
Che per quel che si fia , cli1 altri diletto anche il Trapassetlo o lo Scacchino
Cbiami o piacer gli paja, speoder uo'uocia ne' tessuti qualunque.
Giammai di tempo, ее. Le donne brivnzuole dicono Fragia
Qui Vintrabescarsi per donne quali si e Fraccia. — V.
siano, belle о limite, giovani o vecebie, Traguàrd. T. de' Mural. Fessure che si
piutlosto clie spendere un' oucia di fanno nelle (abriebe per (issare una
tempo per altri diletti e passalempi , linea dritla. — Traguard largb, Tra-
non pare che significlii innamorarse- guard strecc ... Cos! si chiamano
ne , come interpreta il Salvini nelle fessure secondo che sono più о men
Annotazioni , ma si bene passare il larglie. — Livell a traguard. Livetto a
tempo, i resentido, frascheggiando, cian- boccia per (issare le linee dritte.
ciaudo eon esse. — V. Tramezzaddr, v. br. Mediatore, Mezza-
Tmbeschin , v. br. Frùgolo, Friigolino. tore, Cbi si mette tra due a Gn di
Dicesi de' (anciullini che non stanno conciliare un aecordo. — V.
mai fermi. — V. Tramm. Correggasi come siegue.
Trabucchèll per Totnarèll. V. i. q. G. Tramm... Propriam. , Persona che
Trace, v. br. Usasi da' Brianzuoli nel nell' andatura , nei gesti , nel vestiré,
m ocio Âvè trace e vanlagg. Avère ire e quasi anche nel viso e nella cera
/■uni per coppia; cioè, Aver vantaggio moslri disadallaggine e rozzezza misla
grandissime, Aver doppio guadagno. a buona dose di stupidilà. È appella
— V. tive d* oge'i genere, diceudo noi V à
Trace. Voce loríense per Getto di rete, on pover Iramm cosi ad nomo como
Relata. V. Monli , Voc. Com. a donna, escludendone i .soli fanciul-
Ti accagnolt (in) agg. Quadrate, Traver lelti. Pare una stroncalura del Bal-
so, fíen compressej Tetrágono. Chi sa tramm ed anebe una sftimatura di esso
che non venisse da quesl'uttiina voce? ( V. questa voce nel Voc. ). Nel vul
II Tetrágono deve aver qtiadre e ben gare illustre troverebbe riscontro se
compresse le membra per poler resi- condo gradi ora nella frase È un tron
stere da forte ai colpi quali si siano. co, ora nell'altra È un pezzo di carne
— V. con Ii occhi, ora nell'altra È un sacco
Traccheta (in). De' molti suoni imitativi vestito. Fin anco il cretinismo ha di-
qui menzionati è poi diversa l'appli- ritto a una porzione del noslro Tramm.
cazione. Tacch laccli è suono spicca- Tràpen (in) agg. Trapén ingles. T. degli
lo : Tecch tecch più aculo non vió Scarpel. Specie di trapano.
lenlo : Tôcch tôccli più profondo e Tràppa, v. bergam. Traich da tendere,
soinmcsso: Tarlaccli e tarldcclieta sono che i Brianz. chiamano Mena, e Trós
corne un suono di due suoui, tuaggiore ( Tralciaja ) se è falto di due o più
il seconde, come di eh i apre a furia tralci intrecciali insieme. Forse vienes
un cbiavistello : Ciaff" e cidffbla è suo dal tedesco anlico Drepen , tendere ,
no di cosa endeute in aqua о in mota .d'onde poi si formo Trappa che nelle
o polliglia : Pataton, patatónfata, tón- Leggi sáliebe (Tit. Vil) è lo slesso
fota, è capitombolo o percossa su cosa rhe Trappola. Di qui il sassonico Trep
molle : Tdcchcta esprime apparizione pe, il Trappe de' Francesi e il Trapp
improvisa : Pajf , pàffela, e pónfela degli Inglesi. [V. Muratori, Anliclt. It.,
esprime un colpo come di roano aperta, H, agi. ] - V.
ma pônfela lia più del grave: Tracch è Trappola (in) agg. Trappola de rait. Di
rápido с sect o : Traach iucbiúde lim- cesi d' nomo leggiero, Girandolino ,
■ .

TRE , ( ? Ь4) Tfci . .


l.eggeriieolo , Solubile. Anclie dicesi Th'hioI, v. br. 7Ve'mi'ío, Tremore. II Tolo-
d'uom facile a mancar di |>arol». — V. inéi usó trémolo sustantivara, iu quesio
Trascuríia, aggeU.di Ilaffreddtir. V. llaf- senso. — Avegh adoss el tremol. Tre
freddàa i. q. G. mare, Tremolar tulto. — V.
TravàccB. T. idraul. che dicesi anche Trepósla , per Vérga ( Correggiato). V.
Brija , Slramazz , Traversa. Pescaja; nel Voc.
Calamita di trabocco. — V. Treppà (in) agg. Treppîi-fœura. ¿calzare;
_Travaccador,
. , Лl V.r, la
. voce preced.j — V.
\r Cavare allrui i calcetli, cioé, Trarj-li
iravacclun. ) di horca astutamente ció che per allro
Travaccó. V. Slravaccaddr nel Voc. — S. ci non direbbej Scavare seal tramen lo
Travaja. Travagliare. li allrui senlimenli, Ii altrui secreti.
A Travaja el !emp nclle G. agg. - V.
Hanno i Diz. dolía lingua Jl mare Ira- Trèsca (in), t." e a.° sie;., agg. Lasiri
vaglta, per dire che il mare è agita (Cultura e manifall. del riso, III, 21 1
it» ; // vasccUo, la nave travaglia, per e 21a) dice sempre Tribbia 1' opera -
dii e che diflicilmenle pito muoversi e zione che noi diciamo Tresca. La Sterlet
far cammino. — V. del grano (forse da Sternere) è pro-
Tiavasin (a) licite G. corr. =. grassi =: priam. qtiella che i Brianz. chiamano
in => graspi. — V. Pajœu, ció sono i eovoni da tribbiaru
Travcrsngna o Cannecc. Aquajo. Sonó dislcsi SU 1' aja (ájala). — V.
Ii aqua) spessi canalelti fatli a traverso Trescnlo, dice il Briamuolo in molli casi
i cainpi и che pigliauo l'aqua dai sol- per 'Present: p. е., Scappa. la vœuja
chi e Ib mandauo ai latí iu fósse sco- Ionian treseiito mija (Maggi). — V.
pcrlc, e quesle la meltono in chiassa- Trèzza (in), sig. cancella il due. — S.
juole falte con iiiteudinicuto in luoghi Triada (a) agg. La triada del heveron.
opportuni » (Davauzati , Culliv. tose). // segalo, La trita ( Gior. agr. lose.
\. — passim ). — V.
Trebnccà ... Passare al saggiuolo le mo Triccli-e-lràcch (in) ove dice e= ne'giorni
líсte d'oro per verifícame il peso. di passione = leggasi — nel triduo del
Tri. buceada, sust. f. ... Dagn ona trebuc- ta morte di Gesù Cristo.
cada ... Passare al saggiuolo la monda Tilfola (in) agg. Trifola rossa. Tartufo
alia presta per verilicarne il peso. rosso.
Trèdes (in) agg. A\egh I redes ceuv per Ti iicanldn (in), sig. 2.°, corr. = Oroban-
doiizenna. V. in Oeùv ncl Voc. che — in =z Polygonum convolvulum.
Trefceuj [ladin in ispecie] (in) agg. E, as- - V.
soluUim-, Ladiu. È piccolo, a fiar bian Ti Inca [Nœuv de] (in) agg. « Una veste
co; tulto inangiabile dal bestiame: è nuova , nuova di trinca, è diventata
il più dole e , dtgeribile, impiuguante uno strofinaccio » (Nelli, Comedie, vol.
cibo per le vacchc , ond' è che som- I, com. I.', a. I in fine). — V.
m i nisi ra il latte più accoucio per il ca- Tringôsna (in) agg. v. br. sinónima di
cio. II trifoglio a fior rosso in vece, per Gasgètta, Sgazzetta о Slragàzza. V.
la fibrosila legnosa del suo fosto, non qitest'ultima voce nel Vocab.
puo essere tullo mangialo. — V. Trionfii. T. d'Agricult. Allignar bene,
Trefceujnua ... Trifoglio che taglisi di se Tallir bene , Esser rigoglioso. — S.
me, cioc nell'anno in cui fu se m i nato. Triunfa. T. di giuoco... Al giuoco del-
Tremaggiàda.,. Getto di tramaglio. 1' ombre vale qncllo che a' taroceIii
Tremtindo dicono i nostii contadini a ogni Taroccà. V. nel Voc.
cosa mirabile, badiale, stragrandc, che Tr¡ólt(/n) agg. V. Sbroffon e Trull /. q.
facia slrabiliare. Che tremenda stan G. ; ,e Monti, Voc. Corn, in Tbèi.
za! ... e vale OA stanza magnifica ! — Triôïz , v. br. Minuzzolo, ec. Ma s' usa.
Que' da Tirano in Vultelliua usano cosi più spesso per Tritume, aggregate di
in buouo come iu reo signii', la voce cose trilc. — V.
Orcndo in pari valore. Ti iozzà. Strilolarc, Xfraccllare. Fréquen
Tremirœù (in) agg. Tremolante ( Targ. tai, di Trià. V. nel Voc. — V.
Viag. I, io4). Triozzàa. Tulto pesio e frito, —• V.

t
TRO "( 2 25 ) ' TRO
Ti ¡pilla (in) agg. Brillare. Dicesi dello di Essere qualche voce di che che sia.
spesseggialo agilar doll' ale che fa un — V.
uccello quando è Ii per posarsi sovra Trdnch (in) osserva che Tronch de strada
qualche cosa. — Piccett che tripilla sul è voce técnica per Tratto di lirada in
haccheltou. Pettirosso che brilla su 7 coslrnzione, o in restauro, o altrimenti
panione, disse Paiianti (riel Ciuoco dél considérala in via d'arte. — S.
ia Cive tía ). — V. Tronéra, Feritoja. — S.
II Brianzuolo usa spesso quesla voce Trôpp [dal franc. Troupéau] (in) agg.
noche in senso frequenlativo di Scal- Л'о! diciamo cosi On tropp de omen ,
pitare: p. e„ Quij bogaj ne l'aodà su de donn, de bagaje come On tropp de
e giô de quells piaola de marenn han r.avaj, de pégor, ec. — V.
trepillaa lutt el Ierren là inlorna. — V. Troppèlt (in) agg. Troppello, 'Drappcllo,
Triple (<i) /telle G. Deve dire duc , non Brigalella, Piccolo bronco, seconde che
Ire inallonelle, che è il rilorno del Re- si parla di persone o d'animali. —. Se
doppi о del Doppiett. Quello che rim- i Diz. délia lingua registrano il dimi
bnlza da tre maltuuelle suol essere il nutivo Troppello, perché n'en si polrà
Gir. — S. usare il positivo Troppo per Brancö,
Trissèlt (in). Delle voci Ndpola, Tre cost, ее? — V.
ее, qui cilale, apparlieoe al (reselle Tros (in). Nella legge Зоо.* di Roten re
Ñapóla solíanlo, le all re alla bazzira. longob. si trova la vore Iratte'em per
Be'rtol poi vale in arabedue i giuochi tralcio. Pare indubilato che da Tra
per l' 8 , il g e il 10 di ciascun seme; dln tradheis Iragga origine il nostro
forse si traduce bene per Cartacce, Trôs. A tradux lévalo il d 'mi resta,
ma cartacce signiGca per lo meno an trattx, rhe, contralto il diltoogo au in
che Scarloffi. V. net Уос. — S. o (coui'è avveuiito di moite voci latine
Tróll. V. Trùll i. q. G. passait' nella lingua che parliámo), di-
Tromba (in), (ra le parti , agg. venta trox. E notisi che il tradux de-
SiJell о Recipient. Calino ~ duna a spirant. gli Scrittori latini di cose rustiche si
Ttiha aspirante = Cilioder. Cilindro di bronxo gnifica precisamente quel tralcio o Irai-
coo Stantuffo ~ .... Puntone ntW alveo — .... ciaja che ne' rompdtini si tira da un
Tubo forato ov1 entra Г aqua S Bulljum n :' arbuscello all'allro, o dal eolio della
Recipiente ove si ferma l'aqtia aspírala.
vite al palo cui si tende e lega ( V.
Le parti delta -Tromba premente Varrone e Columella, De re rustica: il
sono : primo al capo vui del libro I , il se
Cilinder. Brenzina , Corpo delta tromba — conde al capo vi del libro V; e Mu-
Peatón. Stantuffo ~ Giffugh. Уalvola, Animella ralori, Anlich. Hal., Dissert. XXXIII),
— Botlasciœù o Sidell. Catino S Morsetla.
Brigtia — Braseioru. Bracciuolo r: Cann. Doc- — V-
cioni zz Mener. Manubrio — Asta. Verga In A san Giorg dà la volta el tros
Leva. Lieva ~ Polles ... =: Manelta o Rampin si osservi che il giorno dedícalo a san,
o Braga de leva cuo spinna. Gáng/tero? ~Spes- Giorgio, cadendo il ?4 d'aprile, ta vite
aadura o Gioota. Suodalura S Braga de peston non ha ancora né ti os né tralci da po-
roo nos ... ~ Cambra, Cambrón. Slaffa, Smoria ter vollarsi ail1 irjgiù , perciócché ap-
— Telar ... =; Incassadura. Biceicueo — Gatlfj peua comincia a germdgliare di que'
o Cossinitt o Cbigooeu. Ralle S Cavalolt ... giorni. — V.
Se ne vedano le definizioni alie ri- Trosa. Tramestare, TramuUtre. — S.
spetlive voci Del foc. e i. q. G. Trottin (in) agg. Irrímuláss-li su cjuell Irot-
Triin, v. delI'Oltrepô ex-pav. Propriain., tin d' asniti ( Maggi ). Oslmarsi iu far
Mattone crudo indu rito dal sole o dal poco, o Unto come nulla. — V.
vento. Estcsamenle, Terra dura come Trova ... Noi usiamo per Visitare — L'ô
mattoni. — V. vegnuu a trovamm. Venne a i>edermi.
Trooà [Figuratam.] (in) osserva che Вис- — Va a trovall. Va4o trova. V. Vi-
cinnre con due ce , significando publi sita i. q. G.
care che che sia a suon di búceina, di Trozzimànn (a) nelte G. agg. U biz. ilal.
tromba, non è précisant, il contrario del Manuzzi ha TrOizo jíer Atlrüppa-
di Bucinarsi con un с solo net senso mento di gcnlé sediciosa , signifícalo
Vol. V. *9
UGA ( 226 ) UGA
che ha qualche analogía со 'I Trozzi- пес minus aestivis putrescere caloribns
mann de' Brianlei. — V. ac resolví? и Qual см II i valore, se hen
Trùcch (in) distinguí il гогго. Pilone , mediocre , non sa che anche il tofo
Pistone , dal ferrato, ее. Mazzeranga. durissimo о il carboncello come sien
Trùi. У. la voce seg. e Monti, Foc. Com, dirotli e sopra Ierra ammucchiati, per
Trùll. Riforma l'articolo cosi = Trùll ... tempacci e gelo e per eslivi calori si
I Pescatori e i Pescivendoli conoscono sfarinano e sciolgono? » ( Trad, di
sotlo queslo nome , o sollo quello di Rened. del Bene). У. anche Palladio,
Trbll , Trùi e Triolt, Ire affinlssime lib. II , cap. ни. — V.
specie di leucisci che vivono nelle I Lombard! chiamaiio luffquelle pie-
aque del Lario e del Verbano. II De Ira bucherata che si adopera nella eo-
Filippi le dislingue per Leuciscus pa- sirnzione delle grolle in giardini di
gellus , L. scardinus e L. pauperum. piacere, ec. ( V. anche Monli, Уос.
Well* Ictiología comasca del ch. Mau Com, ). Onde
mio Monli , a p. 18 e 19 , si ha di Tullera ... Cava di tofo ¡o senso di
fusa notizia di quesli pescialelli. pielra ronchiosa, spugnosa, eo., di che
Truscià (in) agg. Frusciare, Rrigarsi. An Son falte le vóite uaturali e artificial!
che ¡I Frummiare dei Diz. lia qualche delle grolle. — V.
analogía co'l ooslro Truscià. — V. Tùrch (in) agg. Febrar Pè curt, ma l'è
Trussumàn, v.c. verso il Comasco. Chías- pesg che on Turcb. У. Febràr i. q. G.
so, Baccano, Rumore, Rumorío, Lagnio e corr. — un r= in — on.
rumoroso. Tur-duu. Dice il contad, brianzuolo per
Trùla o Trùlta (in) dopo fario agg. se Tutti e due. — V.
di Gume; e Salmo trulla, se di lago. 11 Tutla-chc-mànca (in) agg. « A tulto il
primo dicesi anche da noi Trulella de meno » (Aulico vulgariz. delle Ep. di
fiumm. Seneca). — V.
Tuff (in) agg. Del tofo in senso di terre Titttùniia (in) agg.
no árido, sodo e duro parla Columella E vo' potelé batiere,
(lib. III, с. xi, segm. 7): Quis vel те- Vo1 potete annaipare ! ...
dioeris agrícola nescit etiam durissimum lmpegnarci la moglie ,
topltum (gesson mil. ) vel carbunculum Le 6gliole... è tuti'noa!
(ferrell) simulatque sunt confracti et G. Giusli, Oise, che corr. — V.
in sumто regesti, tempestalihus et gelu L'è tullunna. ЛГол c'è rimtdio. — S.

U per V nella frase Al temp de Carlo U Ad Uga inzaga agg. Specie d' 11ra
per significare Al tempo di Carlo V, che ha molta simiglianza con quella che
A' tempi andati. — S. diciamo Bressannaj ultima per vino;
Ùga (in) agg. Uga altezza de Cipro. ci viene dal Bergatnasco , dove abon
Ad Uga bottascera osserva che non da. — V.
ne è sinónimo la Rossera, о Pion ros- Uga magra. t= Levisi dai dettati, si
sera. У. i. q. G. — S. mella fra le varietà, ed agg. Di íiocine
Uga cagoa. =3 Si levi dai dettati e consistente duro e di poco reddilo.
si collochi Ira le varietà. — S. In Uga merlinna avverli. Non è VU-
Uga de san Giácom _. La Fltis vi- sellina, o, come dicono i cont. br. ,
nifera praecox Targ. Orcellína , si bene una luit' altra spe
Uga di usellitt ... Sp. di uva dolce a cie d'uva di color ñero come penna di
graspo rosso e acini mezzaui. merlo quando è ben malura, di grap-
Jn Uga grassa agg. di Cocine gentile poli e acini mezzani , oltima per vino,
e poco colóralo — la Rossera, la Guar- vénula a noi dal vicino Bergamasco.
nazza, VOvadegh seltembrin , la Mar- — V.
gellana sonó uve grasse. Ail Uga moscatèll agg. Moscalell im-
USE ( 22 ) uss
briagh ... Uva assai dolce a mangiare dell' uccellatura ma senza accecarli ,
che si pone sol ne' giardini e in роен mellendoli in chiusa insietne con li
quantilà. Da noi prova bene mandata accecati.
su Ii arbori, all'aria e al sole. Fa grap- Usej maester ... I canlajuoli ammae-
poli mezza ni, acini color di rose, ec. strali.
— V. Used ciappaa in la red, in l'archett ,
Uga piona о Pion, Africogna. Spe sul bacchelton , ec. Uccello presiccio
cie d'uva che fa grossi grappoli e grussi ( Pananti, Civelta ). — V.
nein i e iilli, ma, non malurando mai In Usell de brocea osserva. Sarebbe
bene, ha sempre un sapore acerbo ed inai^ lo siesso che Uccello ramingo , о
agro. Di qui il nome di Pion , signi- ramdce, cioè, che va errando di ramo
ficando ai Briantdi la voce pïà — aver in ramo? — V.
sapore acerbo si che morda la lingua. Usell de niada. Uccello nidiace, gua-
— V. schcrino. — V.
In Uga sammartinna avverti. 11 So- In Usell de reciamm agg. Richiamo
derini la chiama Agresto, и I Iralci ri- (assolutam. ), Alleltajuolo. — V.
niessi conducouo non uve , ma agre — I usej in di frasch, e i fiœu in
ste » (p. 168, ediz. del Gondoliere). di strasc. V. Fiœù i. q. G,
— V. Negli Slrambotti dei Rozii a fog. 48
Umor malinconegh (¡n) agg. o negher. — leggesi
Dà el Lioneln 11 a l' umor negher col Cbc son tre cose assai pericolosc :
pencil mojaa in l' incioster de color L1 Ucrelli in mano a' Cilti,
celest ... ( Maggi). Rasserenare il viso I Fiasrhi in mano ai Lauzi,
incupilo dall'umor ñero. — V. E le giovaoi Mogli in mar.o ai Veccbi.
I n ich ( L'un ich Г è a Hi insci] (in) agg. Uselladdr [de parasciceul] (in) agg. Fi-
« La sua sarebbe di ... » (G. Giusti). guratam. , Uomo da poco , Uomo da
« La vera è di ... » ( Soderlni , Delle cincinpótole. « lo sono uomo da altro
vili ). = V. che da cincinpdlole и (Celli, Errore ,
Cossa unica , per Cosa stupenda , а. I, sc. 1 ). — V.
maravigliosa, eccellente, magnifica; che Usellin (in) agg. Usellin de risera. V.
non ce n' ha ultra délia sua specie. Risirœù i. q. G.
— V. Uga di usellitt, V. ßga i. q. G.
Usà (in) agg. Usann ben, fr. br. Usu- Chi cura l'usellin l'è semper pove-
fruirne, Usufruttarne, Gioirne, Coder- rin ... Chi vive di caccia vive povero.
ne: p.e., Se te faree a me mœud, te L'usellin sul piatt ... Meglio è frin-
n'usaree ben anca tl. In quella cà tuce guello in man che tordo in frasca. — S.
ne Vilsen heu. Tutti partecipano a Usell'mna (pesce) (in) agg. Nome del Co-
quello che c'è di bene. — V. bile barbotóla efangoso o termornetrico
Usann inaa. Andame co'l malanno; di Linnéo. — У. anche Monti , Foc.
Non averci parte al bene: p. е., Fceura Com.
de lù e de lee, tuce i olter n' hann Vjsma, susl. f., v. hr. Odore, Sito, Usía.
usna semper nina. Eccetto lui e Ici, Dal greco Oïfijj, odore. — Y.
tutti li altri non ci ebbero mai un bene Usina (in) corr. =3 oo-fAÔc — in = ouu¿.
al mondo. — V. Cso (in) agg. Per so, per me uso. Per
Usaa, v. c. Vess usaa o Vess minga usaa suo, per mió consumo (MagaloUi, Lett.
de là ona cossa ... Averci pratica o no. — G. Targioni. Tozz. ). — V.
Usanza (in) agg. Fà pussee » ona ca l)ss (im) agg. La galella 1' è quella che
tiva usanza che ona s'cioppetiada ... ten averl Г uss lutt 1' aun. V. Galêtla
La forza dell'uso è lerribile; Schianlar i. q< G.
le usanze è cosa difficilissima; e se le  Uss agg. Lassa sari Г uss a chi
sono cattive, vedi se il proverbio ha - ven dopo. Chi vien dietro serri Puscios
ragions. Lasciar indielro uieule all'erede. — V.
Usèll (in) agg. Uscj de vista ... Cosi di- Sas» de l'uss. Babbione, Tronco, co
consi per contraposto quelli. uccelli me disse il Gozzi iu un suo sermone.
cinlajitoli che si allcvaoo per servigio - S.
VAL ( a 28 ) VAN
In Uss rasaa agg. Usch a muro per un tempo determinate dell' aqne
(* tose. Carena, Pronta, p. 161). di canali o roggc destínate all' irriga -
/л Uss, o Us'c agg. Vess quell che zione. — V.
ten avert i uss in d ona ca, — m. pr. br. Utenta ... Cousorzio, Sociela, Unionc de-
— Essere Túnico sostegno d'una fami- gli Utenti le aque d'un canale. Hanno
glia, ciuè, quello che, со '1 suo senno, si falte società i loro particolari statut i
con la sua industrie, со' suoi guadagt.-i e le loro amministrazioni per regola me
tiene in piedi una casa. — V. I le spese occorribili. — V.
Ulénl. T. idr. agr. Chi ha diritto a usare

Vàcca (in) agg. Bassa de costa ... Che ha niera, separandoli dai leggieri, vani e
la coslolalura depressa : questa sara cattivi con lo scuoterli e gitlarli all'a-
aboudanziosa di latte, ma non s' iu- ria o al vento, e raderne via cou mano
grasserà mai più che tanto. la moudiglia che viene di sopra. — V.
Curta o sciattolta de muson ... Che Vail [susl. f.] (in) a Tult a vail egg. Vess
ha il muso raecolto e tondeggiaule : lull a valt e doss... Essere aspro, î li
questa (quando abhia mórbido e line eg11a1e di superficie, scabro, montuo
il pelo, belle e bianchicce le corna, so. — S.
larga il petto , qualila с h' essa ha or Vàll, sust. т., v. br. Per Valle breve e
dinariamente ) questa, dico, farà bene piuttoslo strelta, per la quale o acorra
assai per tulti i rispetti. V. Scajotla o vi Slagni aqua. Vallo di Serchio chia-
i. q. G. masi una parte del piano di Pisa.
Longa de muson ... Che ha il muso « Concedette ... che s'aprisse in mare
sporgente e aguzzo: questa nè inaugia una bocea di бате morto (scolo único,
bene, né fa mai bella prova. reale e naturale di tutto il Vallo). »
Redonda de costa ... Che ha la co Caslelli, Jotorno ¡' арrire ta bocea di
stolatura rilevata e tondeggiaule : que fiante morto in mare. — V.
sta verra via bella e grassa, saià buo- Vahpasla (in) agg. La valmasia la melt
na latlaja e farà anebe per il beccajo. el cuu a la via ... Dettalo villereccio
— V. со '1 quale i uodri colligiani avvisano
Vacca matronal. Vacca grossa. utile l'uva malvagi'a a muovere il corpo.
In Vacca sucera agg. о che non dà VaUxùggia , Valoeuscia , v. c. delf A. M.
latte perché prossima al parto. liolro, Borro, Borronç,.
Valcnza [ Tiralla coi cord de] (in) agg. Valsuda, v. br. Prezzo, Valsenle, Valore,
Tirarla su со' rafft (Pananti, Poet. í<nt. Valuta. Ció che vale , che costa una
vol. I, с. xi, s. i5). — V. cosa. — V.
Valeuzièun (in) corr. =3 Sloffa e= in = Válvula (in) agg. Valvol lavnraa a hac-
Spezie di merlello. — S. chetla. T, de' Trombaj... Specie di a-
Vitt [ Vaglio] (in) osserva. Vail, Vann iiimelle a acudo.
о Corbella a me pare siauo in foudo Vauga (in) agg. Venga de seit, de volt,
la stcssa cosa che 'I Vannas e 'I Capí- de uceuv boj (sing, boll), ce, vale a
siciium de' Laiini (V. Columella, De dire, Vanga lunga selle, olio, nove
re rust. lib. Il , с. ix: ) , e il VaSôojo once, ec. Viene dai bolli о march] con
de' Toscan! , cioè a dire una Specie che vi si contrasegua la sua poyata ,
di cesta larga e tonda cou fondo pia ogiiuno dei quali indica uri'oucia. — V.
no Gtlameote tessuta di sotlili strisce Vaulà o Veulà [T. d'Agiivull. ] (in) si
di vinco con sponde o spullellc per avverla e noli che il Ventilabro della
due terzi circa dej giro e per un lerzo Lingua паи è il nostra Ventoraa ( /<-
senza; il quai ámese s'usa per mon ventador degli Spa.gu.J¡, si bene è quel-
dar grano, li'gunii e semi d"uam ma Г aruese che uoi chiamiamo Pala, и
VAS ( 229 > VEG
Palott de palà. Il frumento si monda sito le bolli, risciaquandole con aqua
su l'aja con la Pala о Palott giltandolo calda mista a vino in cui siansi fatte
coDlro 1* aria i ai vanta o venta со '1 bollire foglie di pesco, di salvia e sale.
Ventoraa , che pur cinemas! vann , о — V.
valí, o corbella, agitándolo e facendolo Vece (in) agg. Quell Vece che fa la barba
sallare per aria, si pero che lorni an al roej. Dominedto , // Padre Eterno.
cora su '1 ventoraa (vassojo). — V. E a melli (i coss) con reson Je parí l>e¡
Vanzà (in) agg. Vánzel quajcoss de rai ? Ghe voeur quell Vece che Га la barba al mrj.
— Maniera viva, che s'usa per dire — Ma(íH¡, Ptr una mascheratííj
10 non ti sono debilore nè oblígalo di р. аба. — V.
nieole. — 11 Berni , San. XXVII , p. A Vece balolta agg. Vecchio barullo
124> ha un Irallo simile: (Toscani). — V.
• • • • Che è il vostro rejlo l Vece come la lunna. Pili vecchin di
Recale i libri e Taciam coalo preslp. — V. Mallusalemme. V. in Lùnna i. q. G.
Vauzà e Vanzàss de post. V. Post Vècc [aggettivo] (in) agg. Ciappa del vece.
í. q. G, Dicesi degli alberi e degli auimali, che,
A Vanzass i pee foeura di scarp agg. se ben non abl>iano di molli antii, pur
Yantas* i gdmbet fœura del sgiaccbé... piglian aria e fare di »tenlali e di vec-
Non che metler nulla in avanzi , ma ohi. Invecc/iiuzzire , Inveccliiuzzicare ,
per-derci tanto da impoverirue. — V. Intrislire , Incatorzolire , ¡Muttecchire,
Vardà (in) agg. Varda la gamba ! Nè men lmbozzacchire. — V.
per sognol: p. е., Parér si, ma danee Vedé (hi) agg. L'aveva oua set che la ve-
o sigurlaa, varda la ¡¿ainba! Pàreri si, deva per aria. — V, Sét í. q. G.
ma denari о sicurtà, do/najiil, a vero Véder di feuesler [Véder pauaa ] (in)
— A rivederci!, — o vero — Dio me agg. Velri ghiacciati ( * lose. Carena,
ne guardi I -™- V. Prontu. p. 166 ).
Varda a no fait m.iat— Diciamo a Vèggia [aggett. f.] a novilaa veggia, dopo
questi che, leneiidosi da mollo, par = Tu non avrai le calze ~, agg. le
loro di Гаге uu gran che quando fauno quali si usava un tempo di regalare a
cósala più facile del mondo. — Quan cbi porlava alcuna buona novella. — V.
do che tu non sbdnzoli a levare que- Aggiunlodi breóla, vale quauto Bren-
slo paniere che nun pesa ti e libre I ta tiioltaj o sia bneiila di 96 boccali
— V. precisi, misura che si pralica da San
Vardà vun o vunua, o vero a тип о Martirio in là, da poi che il vino ha
a vunua, m. br. VagUeggiaiia, Porte falto la posatura delle fecce. — V.
11 ocelli addosso amorosamente, Rimi- Vèggia [in forza di sust.] (i'n)ogg. Figurai.,
rare, Contemplan affetlunsamenle e con per Qmiresimaj onde la locuiione Tajá
diletto. и lu coslui coiniució a guardare o Resegà la Veggia, per Fesleggiare con
la ligliuola » (Gio. Villaui ). — н Со- qualche bagordo il mezzo della Qua-
inincio costui a guardare la ligliuula resiina. Auche nell' italiano è la frase
dell'Imperatore, ec. » (Peeorone). — V. Segare la Vecchia^ e si ha uu libro
Vaiés [Anda de] (in) agg. Andaré pei stauipalo dal Marozzi iu Forli il ■ 749s»
le fratte (in ruiua). — V. intitúlalo Invito a segare la Р'есеЫа
Vas. Figuralarn., Caramogio; Nanerotlolo; nella città di Forlimpopoli, l atino '749
Piccindco. « Coslui per essore mollo [del P. Ghiai ]. — V. ncl Diz. di of>.
grasSO e di sialura piccolo lu cbiaioalo Anón, e Pseudon., ec, del Melzt, vol. 11,
Conchino » [ mil. Navatcioll | (Nota pag. 4 1 • sotlo la voce Invito. — D.
alla st. 6 del 111 cant, del MaUnanlUe). Veggia a' Brianzuoli e ai Paeesi è
— V. lo stesso che Gibiguuua, c/ie net Ne-
Vassell (in) agg. El cauta. Canta ( Ca croman, deli Anosto ( a. Ill, sc. 4) e
rena, Pronta, p. a65). È vota o quasi. delta la Báiuholaj — V;
—■ £1 canta minga. È muta (Id. ib.). Vèggia [ ¡«sello I (in), agg. Sciseiaa d»! la
E piepa. veggia. Parlando m авизо proprio di
Fà-su la bugada al vasaell. Fare la fruue, A/aio, Afatiecio, A/atucdo, In-
stu/a. alta baile j cioè, purgare d'ogui trislito , Seriólas e in scuso. figúralo,
VEN ( a 3o ) VEN
parlando di fanciulli stenlati e poco caso direbbesi italianam. Andar a vi-
vegnenti, Trislanzuolo, Indozzalo3Affa- gnone.
turato, Stregalo. — V. Vendembià (in) agg. Vendembiagh den-
Veggiadaa. Veluslà. — S. ter in d'on vasscll о in d'ona liana ,
Yeggidn chiamano alcuni contadini quel- fr. br. Farvi bollire il mosto per bo-
l'insetlo che altri dicono Vèggia (V. nel nificarneli. — Anche il Soderioi usa
Voc. e i. q. G.), e noi in ciltà Seimes Vendemiare dentro ¡o questo senso :
salvádegh. V. nel foc. « Ogni vasello da vino o tini si cu-
Vegoi (in) agg. Fà. vegni ona cossa : p. es., rano со 'I vendemiarvi dentro » [Deila
Fà vegui famm, appelilt; — Fà vegni Vile, p. 202]. « E nelle bolti nuove . ..
nivol; — Fà vegui scur, ec. Eccilar vi si vendemii deutro , e accanlo vi
la Jume¡ Provocare, Aguzzar Г appe s'imbotli « (Id. ib. p. aoo). — V.
tite j — Annuvolarc; — ¡tendere scu- Venerdi (in) agg. Predega del venerdi
го, Oscurare , Induire oscuriùï , ее. sant. Passione.
— V. Véng (in) agg. L'usiamo per Prepondere,
A Fà ¡ robb va là che vega agg. Trabnccare, Tracollare ; Perderé I'e-
Il Briauz. suoi aggiugnere a dar mag. quilibrio, quando un peso la vince sur
gior forza — Tœu su quell lego. — V. un altro, traboccando di là: p. е., El
Vegni [per Riuieire] (in) agg. Vegni ben s'è casciaa tant in freura de la barca
ou lavorà, ec. Riuscire o Riuscir bene a vardà , che la lesta I' ha vengiuu, e
un lavoro, ec. — S. l'è borlaa in del fiumm. — V.
Vegni ben on s'ciopp ... Adatlarsi Véngila [T. de' Fornaj] (in) agg. Vantag-
uno sebioppo alla gnaucia, alla mira, gio, Vanlaggino. — V.
ее. , d'alcuiio. — S. Vennà ... Cosi chiamano Imbiancatori e
Vegni fada. Sortire Гintento, Succéder Inverniciatori 1' imitare lé vene d'un
i>ene, Venir falla, Riuscire. — V. legno о d'un marmo. — S.
Veni [per Valere, Costare] (in) agg. Usano Venôn. Poli el venon ... Nel contado
Venire anche i Toscani. « Moho male verso il Comasco lo dicono di quel
Ii pagano, chè del lavorío che viene (Jo Terreno in cui sogliono crescere misle
did, ne danno otto » [di quelle monete со '1 grano piante avenacee o involú
di cui qui si tralla] ( Giuo Capponi , crate come l'avena, e delle quali non
Tumulto de' Ciompi ). — V. si possa quasi mai liberare.
Vegoi [T.d'Aritm.] (и) agg. Fà vegni-fœu- Vént (in) ñola. La Breva a' Brianz. è il
ra i sohl, i danee, ec. Eslrarre, Cavare i vento freddo e apportatore d'aqua che
soldi, ее, dalle lire; e si trasporli soltó solfia da_ levante; e quando essi dicono
questa sede la y.' frase Vegni fu:u ra Vent assolutamente, inteudono sempre
o pag. 486, col- î." verso il fine. qtiello che apira da ponente, ordina
Vèll [crepp lise] (in) direi che sia uno di riamente apportatore di bel tempo.
que' veti che si fanno da increspare, — V.
ma non crespato. — S. Vent Meiidrison ... Puó valere per
Vélla (in) agg. Audà el cœur a vella Levante ai Varesini , pe '1 resto del
( Porta ). Ballere U cuore velocemente. Milanese no. — S,
— S. Veot o Vent dritt, su '1 Verbano
Faa a vella. Volubile, Instabile. vale Borea, ec. — O vent o parent o
Vèlla. T. de' Forn. V. Baràcca Í. q. G. padrón malcontent ... Cosi dice il vul
— Melt vella. Alzar leuda o trabacca? go quando un tizzone soffi rombandu,
Vend (in) agg. Vendes in galera. Assug- quasi accenni a vento che voglia le-
geltarsi per guadagno ad una vita da varsi o da congiunti presso ad a rri va
schiavo. — S. re, od a rimbrolti di padroni che so-
Veodaisc, v. c. Vendereccio. vrastino a domestic!, — S.
Vendéinbia [ Andà in vendembia ] (in) In Vent Tivann nota. Non so se an
agg. о meglio, 11 girar per le vigne in che in Vallellina ci sia un Pian del
tempo délia maturanza dell'uve o a di- Tivario, certo io so che c'è in Valas-
porto e per coglierne qualche grappolo, siaa. — V.
о a fine di rubar uva. In quesl'ultimo A Che bon venl! ngg. « O Tonchio,
VER ( 2З . ) VES
che buoDO spirito ti mena quà stama- Vermeggià. Dicouo i Brian z. per Perdeg-
ne? n — Alamanni, Flora, a. 11, se. 5. giare le erbe e li alberi, Vegetar rigo-
— V. gliosamenle, Meiler germogli, Joglie в
Yént ... Fuñe con cui si guida per aria polloni gagliardi e belli. Pare venga dal
un corpo che con altre i'uui si facia lat. Pernare, Pullulare , corne fa di
scendere o salire. — S. primavera ogni vegelabile, e forse è da
Ventolin , v. br. ... Piccola pala che si pronunziarsi Vernecc e Perneggià, co
adopera al torchio quando si fa il vino, rne si sente in bocea di alcun coula,
ed ha un mauico corto con un come dino, mentre altri dicono Verdece (ver-
occhiello sotto per farvi passare le dita. decchio) e Perdeggiàj — e queslo par
Vér (iл) agg. Quell ver nagotla. V. Nagölt più verisimile. — Y.
i. q. G. Vermeggià ... Disse il Maggi per Es-
Veráll. T. de'Trorabaj ... É una specie di sere vermiglioj Essere d'un bel rosso
Viera o Gliiera di ferro che ricigne acceso, propria m. chermisi:
l'estreinità délia canna sotto il cilindro Per ía od rois che vermeggià e no slrafîamma.
vuoto o camera in cui lavora lo stan- Ballramina vestlta alla moda, p. 182.
tuffo, e, slargandosi orizonlalra. all'iu- Vermigliare , per Colorir di vermigiio,
fuori, lo sostiene. — V. hanno i Diz. ilal. — V.
Vérd [Verd induggia] (in) agg, Verdin- Vers [ira le voci con le quali ci volgiamo
dugio (Cecchi, Proverb} toscani, p. 85). alle bestie] agg. per allettare
In Verd verdisc osserva. Non si u- i Porccllini ein tin.
serebbe, generalmente parlando, che per ¡scacciare
in senso di fresco, contrarío di secco.
i Nibbj toa, o vero 000.
Nota ebe li aggettivi con questa desi-
- nenza in isc non si usano mai soli, per istizzire
ma sempre unit! al loro positivo: р. е., i Diodj too.
Presch freschisc, Fregg Jreggisc, Seech Veriabièll , v. com., per Bertavèll. P. nel
secchisc, e simili; e in questa forma Рос.
hanno forza di superlalivi, laddove Vérz (in) agg. Fà bon i verz a vun, m.
nella lingua commune la desinenza in br. È lo slesso che Fagh bonna Гас-
iccio ha forza diminutiva, e pero fre- qua. — V. in Acqua ле//е G. — V.
schiccio , verdiccio , freddiccio , ec. , Polpett de verz. Lo slesso che Verz
vagliono alquanto fresco, un pocheUo repien. V. nel Voc.
freddo, ec. — V. Verz in insalatla ... Cavoli verzotlt
Verd ... I Foruaciaj danno queslo ag- allessati e condili con olio ed aceto.
giunto ai loro mauofalti, quando sono Verza, sust. f., dicono i Brianz. ре Ч по-
ancora troppo freschi per reggere al stro Verz,. sust. m. P. il Рос.
trasporto dall'aja alla fornace; e dicono Verzètla ... Nome del Cucubalus Behen
Copp verd, Quadrej verd, ec. Lin.
Verddn \per Galbée] (in) agg. Nel B. M. Yèsch [ Cann de ] (in) aw. e corr. = I
e nel Pav. cosl chiamauo quelle cbe Panioni о Vergoni propriamente sono
altrimenti diciamo Amorolt, i Tose. quelle verghe impartiale che noi chia-
Calentuolo, i Naturalisé Clóride. — V. miamo Bacchelton, laddove le canne
Vergèlla de ramm. Verzello di rame? È sono le custodie, о, come dire, le guai-
simile al Verzello di ferro. ne nelle quali si guardano i panioni. —
Veritàa (in) agg. Per segn de veritaa ... Paniaccio, о Paniacciolo, poi si chiama
A leslimoniauza del vero, A indizio la pelle nella quale si rinvolgono lo
del vero. paniuzze (baccheltinn) quando si levano
Vermècc, o piultosto Verdècc. Verdeg- dalle tacche dei vergelli per portarle
gianle, Rigoglioso, Pieno di vigore. Di- altrove. — V.
cesi délie erbe, specialm. in primavera, Vesciooàda , v. a. Daz. Mere. ... Veccia.
quando cominciano a muovere e venir P. Vèscia nel Voc. ч
via belle vigoróse, e d'un verde bruno Vescionàda. Pecciato. Campo seminato a
che dà indizio di molla forza e viva veccia.
dla. — Y. Vcscionént. Veccioso, Pecciato.
VES ( 23 2 ) VIA
Vesigà úsalo da' Brianz. per Vessigà. V. non è chiara, non è indubilataj — hi-
nel Voc. e. i. q. G, sogna accerlarsene alla prova, cod l'es-
Vesigà on poo de vent, о on grízzin perienza. — V.
d'aria. Asolare, « Tirare una bava di Vessu, V. a. Vescia, Lofla. — Figurata m.,
vento » (Caro, Am. past, ragiooam. ИГ, ¡ rn-r Cosa di niiina conclusione. Onde
p. 94). - V. Fà ona ves in (M'aggi). Concludcr nulla,
Vesin (/и), dopo piccolino, agg. Davariza- Riuscire a trulla, Far fiasco. — V.
ti, al contrario, non approva « il pro Vess'rga (in) ägg. Vessiga d' ambizioti.
verbio che vuole cite ni ponga l'oiivo Vomo ambiziofOj о pi tu tost 0, vanitoso,
grosso e 'I fico piccoliiro; per ció clie ventoso , gonfio di jattaUza. — Cost
non meno il ramo del fico che il pian- cbtairta com felice espressieoe К uo-
tone (deiC olivo) vuol esser grosso, e mini si fatti il Maggi:
quanto pin grosso è, tanto più grosse Bin vessigb d'ambizSon, cbe quant pa vceurea
e gagliarde messe fa, ... convenendo | Tcgnl ta grafilaa ,
die quale ciaschciluna cosa è, tali rpe- Ра Гиг! ghe scappa la vrnloiilaa.
re escaño da lei »• ( Cultiv. lose, del Corns. Mtnegh. a. Il, înterm. j,
Fico.). — V. P. 7.. - V.
Vesper sizilian ... Tutti satino che cosa Vessigà (in) agg. Significa pure Aliare;
fu il Vespro siciliano; la frase si usa Rigirare, Ritmare, Voleggiare altorno
lultora anche Ira noi per indicare stra- a che che sia.
ge grande, macello grande, e speeialtn. Vivcmm brn, vivemm prest, chè quell teghez*.
sc per tumulto, sedizioue, guerra civile. Che ne vei»ig& alloma del copia ,
Vèss (in) agg. = Noi, interrogando, pos- Fori el po la de baja per on prta , —•
poniamo il prounine personale, afligen- Ma Г è viiio.
dolo al verbo Essere, Avere, ec. : р. е., Boni, 0.t> VIII, pag. lia. — V.
El? — Ele/ - Éveil— Évela? — El VelsigOtla. Fare il permaloso, lo schi/il-
siaa? — Sarai ?, Sarála? — Él lùu? toso, il fastidioso , il difficile da con
È egli lui? — Éla lee quella che fá tentare. — V.
de sli coss? È ella lei quella che, ec. Vesta [Chi ¡mpresla, ее.] (in) agg. V. in
— Évela poca lee? Era po' let? — Impreslà nel Foc, e leva i puntini e
Mella Lingua il pronome personale, ht dichiarazione che porterassi in Im
»Horche s'interroge, non sta in forma preslà.
d'affisso , si vien dopo il verbo, ma Vrstli (in) agg. Vcstli dè sposa. Abito
distaccato : р. е., На egli falto? — Se' nuziale.
tu /ínflalo?, ее, menlrc noi diciarao — Уen. Uso, Costume, Modo di procederé.
Hal fa..? — Set audaa? — V. Onde
Vess bula. Figuraient. , Mon esser Muda vezz. Mular cosíame; e il
vera una cosa. Esserefalsa una voce, modo proverbiale San Giovano muda
una notizia, e dicesi di quelle che si vezz:
spacciaho allomo da i parabolaiii. E Come careca che Гега ,
metaf. presa dalle noci bacate , le
qiiali sonó bilge e vané, al contrario Fu inviziaa coi careza,
délie sane e buone, le quali sono Ne ghe Ги mai manera a mudà vezz.
stoppa onde suol dirsi : In temp de Maggi, Cons. Itítnegh. I. Agç.t
guerra bin piissee i bûs che i stopp. p. 10». — V.
— V. Vezza , v. br. Cagnetta Calda. — V.
Vessegh de faglien., tn. br. — Fa- Vezza , che S vezza anche dicesi. Figu-
gheu, nel giuoco delle palldllole Spe ralaro., Donna da vezzi¡ Che fa la vez-
cialm., vale: — Pigliar la misura della zosa, Moiniera, Sninfia. — V.
dislanza che è da due о più pällol- Vezióna. Accrescitivo di Vezza. — V.
tole al leeco. quando all' occhio paré Via (in) agg. Per áriam via. Forse dal per
che non ci sia diflercuZíu Onde il mo áliatn viatn de' Blagi ; ma non signifi
do di dire: ca, Coiné quivi, per altra via, benst
Gh'è de faghen , in senso è propr. s'usa per una llotizia vénula non si
e figur., per lui cWft bon í ebrta , sa ben d'onde, quasi veüuta su l'ait
VIL ( a 3 ) vín
de) vento, ¡u somma, per le vie del- -tanto diciamo all' italiana Vile: р. е.,
Г aria. — S. 'fe see on vile. Uom vile che sei.
Per via de ... Per mezzo di . .., Per Vilàn (in) agg. Ghe n' è annió de sli vi
Cagione di El Г ha avuu per via tan de confessa ?... Dettato communis-
del tal. L'ebbe per mezzo del tale. simo nelle noslre hocclie ogni volta
A Melt a la via agg. La Crusca ti che ci vediamo innauzi continuare la
dà Metiere alla via nel medesimo si sequenza di più oggetti da lavorare о
gnifie, che l'usiam noi, cioè di Metter spacciare, che desidercremmo già al
а о in ordine, in punto, in pronto, iu suo fine. Anche ne' giuochi di carte chi
arnese. — V. deve rispondere a più carte d' uno
ïegni a la via. Teuere alla via, cioè slesso palo e no 'I puô, usa il dettato.
Teuere a ordine , Avère in pronto, in Villanle'e. Villanlcrio, nome d'una terra
punios Teuere ben assetto: p. е., Missee del nos! i <> contado che al Maggi ( nel
Felipp el ten a la via quell so vignceu, primo verso delle oltavc a un Padre
come 'na popóla. — V. girolomino su 7 furto nolturno Jallo
A Tirà-via agg. Usiamo anche per nella Sacreslia del Collcgio di S, Ci-
Partirsi , Camminare, Tendere a . . . , rolamo, p. a58) somministró lo scher
Andaré a suo viaggio. — V. zo: Crcauz de Villanlee. Vdlanie, Ma-
Viàa. Avvezzo, Asmefatlo, Avviato. lecreanzc.
Vialber (in) agg. Per similit., è delto Vin (in) agg. Via bocato. Vino abboccalo.
Vidlbera un ornamento, sia di rilievo Vin che raspa el canaruzz ... Vino
e métallo, o sia dipinto, che corre tor- brusco, acerbo. — Diccsi pur di qual-
cendosi e ritorcendosi a guisa di vi- siasi frutta acerba ed agrá. — V.
talba lungo, poniamo, uno stipite, ec. In Vin de grasp corr. ~ 11 Mczzo
— V. grappolo è un vino scelto, sopramano,
Viccidria, v. c. br. Per Forza vitale. Vi generoso, falto di mezzi grappoli della
gore , Possa che sostiene с consolida parle più vicina al picciuolo ( V. Da-
la vita. — V un vecchio infermo e vanzali, Culliv. tose. p.a3o-5i); laddove
svigorilo affalto una donna brianzuola il Vin de grasp è il Graspio de' Pa-
mi diceva : V e impossibel che 'l se vesi e dello Spadafora e il nostro Cu-
rebella-su, perche nol ¿ha pit viccioria spi, che in generale è seinpre di qua-
in corp. — Frigent effelae in corpore lilà inferiore. — V.
vires ( Virgilius, jEu. lib. V, v. З96 ). Vin de li ii. È lo stesso che Cior-
— V. linna, Cicciorlaja. Chiarello , Vinello ,
¡Vicidria. Usa il Briantéo per Felice suc- Ai/uerello. Vino debole per sè о per
cesso. — V. essere annaqualo. — Figuratam., Dis
Porta vicidria. Riuscirc felicemente curso prolisso, stemperato e nojoso;
in alcuna facenda. — V. dilavalo, annaquaticcio. Onde lmbria-
Vidètta (in) agg. V. Vidlnna nel Voc. gà col vin de trii per Seccare, Nnjare
Vidór (in) corr. e agg. II complesso delle con discorsi si falti. — V.
viti d' una vigna. Vítame : p. e. , In Vin de-volt, Vin de messa. Viuo leg-
quell lœugh gh'é on gran bell vidor. giero, senza nervi. — V.
In quel terreno c'è un rigoglioso víta Viu fua , Vin madur... Vino, ncl
me. — V. quale со 'I tempo (che, secondo vini,
Viénda, v. c. verso il Comasco. Avvia- puo essere più o meno) si sono s volle
mento, Pendió. — Cattà la vienda. e stabilité quelle condizioni o qualità
Prendere un'abituazione (on lecchett ). che lo fanno essere perfetto nel suo
Vigua (in) agg. Vigna spessa ... Quella genere , e quiudi atlo ad essere be-
vigna che occupa tutto il campo per vuto. — Vino che è nclla sua beva,
sc. Rara fia noi. — V.
Vess patron del camp e de la vi In Vin lámped nota che puö un
gna ... Esser padrone assoluto. vino aver di molto colore, ed essere
Vil [ Vil d'auiin ) (in) agg. Volcndo poi luttaviu Limped, cioè limpide, tíralo,
tacciare di villa qualcuno, allora sol- trasparente. — V.
Го/. Г. 3o
VIO ( 2 34 ) VIT
In Viu receñí o rízzeut nota che puó Vípera (in) agg. La vípera la g" lia Г ass
esser razíenle e piccante un vino cosi de picrh in sul coo dicono i contadini
bianco come rosso. — V. del В. M. con aperta superstizione.
In Vin superbo o conl i bafíi agg. Vira (in) agg. Vira vira (cosi ripeluta) è
II Porta nel Brindes lo dice Bnffios. voce con che le donne chiamano le
In Vin xerb avverli. Si vorrebbe oche al pasto od al pollajo. — V.
piuttosto Iradurlo in Vino ancora gio- Virginia ... Specie di sloffa di seta.
vine, non ancora Jallo, Vino immalaro, Virlù (in) agg. No gh'è erba che varda
cioé cbe non è ancora venule il tem in sù, che uo gh' abbia la soa virlù.
po delta su» beva, se bene, in quanlo V. Erba i. q. G.
è vino, sia buono , anzi ollimn, e fallo Visament. Avviso , Avverlimenlo , Docu
secoudo lutle le migliori rególe del- mento. On visament a temp l'è on bel-
lJ arle. — V.
1' inuanz ( Maggi , Cons. Menegh. I.
Avegh i baffi de vin ... Aver 4» p- 99 )• — v.
quella semiluna vinosa su '1 labro su- Viscardin ... Specie d' uccello cbe è il
periore cbe vi rimane allorcbè ail ri Tardus torqualus Lin.
bacia amorosamente la tazza. Quello che Vis'céra, v. br. E lo stesso che Vtscàrda.
i Valtellini dicono Avè el rodèl. V. nel Гос. — V.
El lace Г è pussee fort del vin. La Vis'cia, v. c. Vtnciglio, Scudiscio, Vin-
natura pub pià dell' arte ( G. Giusti, castro , Bacchella forse di vinco, sal
J'rov. tosc. p. aoy ). do. — V.
Lassass ciappà del vin ... Maniera Vis'cià-sù. Scudisciare, Percuotere
garbata che s'usa da' Brianziioli, quan di scudiscio. — V.
tiо vogliono attenuare il fallo dell'aver Visita ... Noi usíamo nel solo senso me
uno bevuio troppo più del bisogno. dico, chirurgico. Traducíame in vece
— V. l'ilal. Visitare, se amichevole, per
Quand se melt el vin in di seggion, Trova ¡ se cornplimenloso, per Fagh
l'anu adree el par bon. — Ciô,es- visita.
sendo segno che se n'è fallo poco, Visillnna (in) agg. Noi per quesla voce
fa che si trovi buono anche quello che intetidianio cosi una visita di breve
negti anni d'ahonda uza si sarebbe poco permanenza, come una visita di per
o nulla cúralo. — V. sona gentile, amoreggiabile, ec.
Vess in del vin de Irii. — In senso Vissigà. V. Vesigà i. q. G.
largo, vale Essere in basse aque, in Vissinèll ... INel distrello di Saronno chia
basso ítalo t mano cosi la Polvere raggirata dal ven»
Ah che via to a maniera di vórtice:
Limped , viv e lavorii ! Como la reua quando il turbo spira.
De quest chi in del vin de Irii Dante, Infer, с. 11!, v. Зо.
No fjhe u1 è propi mai alaa. Vista (in) agg. Bass de vista. Dice il
Porta , Brindes, p. i6g. — V. Bríaiildo per Corlo di vista , Miope ,
Vinlènna. Specie di tela. V. Sessanlenna Losco. — V.
de Cremma i. q. G. A Shassass la vista a vun agg. Di
Viœùla (in) agg. Tœù-sù la viœula, e venir losen, Illoschire , Appannarsi la
Jnvià la viœula. È lo stesso che Tœù-sù vista. — V.
la scarliga. V. Scarliga nel Voc. — V. Scarsilaa d'ann bondanza de villa.
Violdn [Fiore]. Cosl assolulainente delto, V. in Ann i. q. G.
vale a' Brianz. il fiore délia vinca , о Usej de vista. V. Usèll i. q. G.
perviuea, pur delta da loro Pervinca. Vil (in) vol. IV, p. 5i3, с. t.', r. to, là
— Con l'aggiuiitivo di gold с a' inc- dove dice — Legname, e со 'I Davauza-
desimi il fiore della primolelta ( Pri ti Osso —, fo osservare che ilDavanzati
mula veris). — V. non chinitia osso giaintnai il legname.
Violdn de gales. Figuratam., Uomo dap- o i Iralci legnosi della vite; bensi
poco, Tenlennone. — V. in pin luoghi da, il nomc di osso al le-
Vioronàda ... Arcala di violone ; e, fi gno d¡ qualsiasi allro alhero diverso
guratam., Minchioncria , Corbellcria , dalla vite, considerandoue la huccia
Scioccheria, Baggianala. tome la parle carnosa di esso. — V.
VIT (2 5) VOL
A Tœù-indrec ona vit agg. « Ridur di Ruinio, per Gran quantilà: p. е.,
corta una vite » ( Davaiizati , Cultiv. Gh'era tanti prêt a quella festa? —>
lose). — V. Ghe n'era on vituperi. — V.
Vil (in), signif. agg. Fàa a vit. Híta Viv (in) agg. A nominal! come viv ... Par-
los e, figuratam., У. Desuodàa i. q. G. lando di persone défunte, è una figura
Vilür. Viltoft. di concessione. — A noininall corne viv,
A S. Vil or trà-fœura la biaticlietla l'era on poo sor ... Con reverenia, egli
con luit onor. У. Biauchèlta i. q. G. era pur paziiecio.
A S. Vitor metí la pell al sol ... El m' ha lassaa de viv fin ehe scam,
Prov. de' contadini brianz., indicante pi. У. Lassà [Testare] i. q. G.
la caldura sólita inforzare ne' loro colli Me basta che se poda viv. Mi con-
сип l'avauzarsi del inaggio (all' 8 del tentó cite se ne possa cavare (p. е.,
quai mese ricorre la feslivita di quel da un trafico, da un terreno, da Uil'in-
Santo). dustria) tanto da poler vivere. — V.
Villa (m) agg. Melt la villa in abandon. Sonà de viv. У. Sona i. q. G.
Dice il Briauzuolo per Non contar pin, In Viv del so agg. , cioé di reddito
Aon Jar pin. caso delta vita, Esscre e senza guadagnn d'arte, di professio»
risolulo di moriré ad ogni pallo: ne, di coMimercio.
E mesao av¿a la tita ¡n abbandoiio. A Viv de spiritussaiit agg. « Vivere
Lui^i Putei, Morg. c. XI, s. loo. di polpe di miracoli »(Raspelt, Sonetti).
Qui pero vuol dire Si dava per morto, — V.
lia che era giá in mano del boja , e Viva, aggctl. ifAcqua. У. i. q, G.
non vedéa modo ué vía di salvarsi. Vizzi (in) agg. Dagh di vizzi a vun. Av
— V. venarlo male , Fargli premier vezto,
A Podé, o no podé fà la villa agg. e preso in mal seuso. — V.
con: = Potet e, o non poler durarla ; Уено in seuso di Uso, Abito, Con*
Potere,o non poterci vivere, sottiuiésovi suetudine, Costume cerlo non lodevole,
con qnella fatica, con quella spesa, con se bene non sempre malvagio e reo.
quella perdila, e simili: р. е., Se ghe « Queslo too vizio dfl levari! in so-
fuss on goll de vin, laut se podurav eno . ■ . ti dará una voltu la mala ven
fà la villa. — V. tura » (Boccaccio, Decamer.). — V.
Se te fee inscl [se te tret via, p. е., Vœùja (in) agg. Sora la víeuja de fà ben,
luit coss al giœugh] che vilta faremm de studia, ce. [Maggi]. Scappare la vo-
de chi inanz? Se tu fai cosí, di che glia di ... — V.
viverem noiî — V. Vœùlla (in)agg. A vœull a voeult. Di quan-
Villa [ Corpo, Imbusto ] (in) agg. Porta do in quando, Di tanto in tanto (lat. In-
ben la vilta. Avère bel portamento délia terdum). — V.
persona , Alleggiar bene o bellamente Mesura tre vœult e taja 'na vceulta.
la persona, in audando o slando; Aver У. Misurà i. q. G.
bello e leggiadro movimento, ec, delta Ona росса vœulta. Una volta sola.
persona. — V. — V.
Stà-sù in vilta ... È alquanto diverso Vôga tin) agg. I Comaschi la dicono Ova,
dallo Stà in su la villa, registrato nel i Valtelliucsi Rolna, varj Tirolesi an
Vocab, Questo vuol dire Portar bene che Golp, que'di Valverzasca Coradóo,
la persona, Avert bel portamentoj lad- e i montanari del Friuli ¿Martor о Me-
dove il primo significa Andaré o Slare nadbr.
diritto e in petto, impellito, inlero. — V. Volant, о Volàn „. Cercliio di legno o di
Vitt d'inorbiss dicono varj contadini, ghisa che, inlisso sopra assi rolanli di
specialm. verso il Comasco, per sino- machine, e rolando con esse, ne man-
nimo di Vill de lader. У. il УосаЬ. in leiigoiio coslHiile la velocilà. — S.
Lader. Voleuiàa [Fà pari e volonlaa] (in)' agg.
Vilt,a (Fà) ... Ajiitare a smiiovere massi, Il dividers! de' béni iii una famiglia,
Iravi, ec. Dicono anche Fà fadiga. facendo cosi ciascuno sua voloulà, e
Vitupéri (in) agg. II cont. brianz. usa pigliando la parte propria. — S.
qiiesia voce ш signilicalo di Stibbinso, Volenlcra (in) л™». Dachen volentera ,
VOL ( 2З6) VOS
fr. coiil. dcll'A. M. Darnc largamente, Voluù (in) agg. S'usa Ira noi anche in
Ahondare. queslo singolare signif. L'ha voluu ino-
Volovàn (in)agg. Dal franc. Foie au vent, ri! Egli fu per moriré. Fu a un pelo
perche leggiero, per essere di pasta per moriré.
sfoglia, semina volare al venlo. — S. Vdra («и) agg. A vora a vora, fr. c. verso
Volpinna ... Aggiuuto di terra, la quale il Comasco. A pena, A mala pena. Lo
è una belletla (delta da noi litton) mista slesso che VA vceur a vœur de' Brianz.
con alquanla argüía. Terra bellettosa? У. Voeur nel Уос.
È pua délie due terre di cbe abonda Vorè (in) agg. Ne vuj trii, qua lier, ее,
la Geradadda. — V. come ti, o di toeu pari. — Maniera che
Volt e Avôlt (in) agg. Andà avolt. Figu- sente, seconde casi, della millaateri i ;
ratam.,Traltar di cose che trascendoiio cioè, De'tuoi pari ne fo star Ire, ее,
di molió le ordinarie; Andar alto , come niente; non Ii vedo, me Ii nun-
Andar nelle nuvole. — V. gio in insalata. — V.
Voilà (in) agg. Voilà ona robba o Mu- A L'è propri quell che ghe vœur
dagh el sil o el post. Fr. figur. cont. agg. È il caso, il casissimo , È motto
verso il Comasco ... Rubarla. a proposito. — V.
^íVoltá-solt agg. Figuratain., Mancar Vœubbia ce sia , m. br. Sia clii si
di parola, Prometiere e пои altenere: i'Oglia. — V.
Lunga promesta coo I'allender corlo. Vorè o no vorè, l'ha de vess iusci.
Dante, Infor, с. XXVII, no. —S. Ora ? Uíto^na striderci
A Vollass-indree agg. V. Indree í. O Tolere o volare.
G. Giusli, I Disc, che corr. — V.
Voltà-via di micch. Lo slesso che Vos (in) agg. Vos de ferr e strasc. Disse
Voilà-là di loccon de pan. У. nel foc. il Maggi per Vociaccia slridula (Yds
in Voilà. de strascee. У. nel Уос). — V.
Voilà. T. de'Carroz. Far la voila. Vos scajàda ... Dice il Brianz. per
Voltàn (in) agg. Relé da pescar truie rhe Voce rauca, aspra e chioccia, che noi
da allri é o fu delta anche AlUína, diciamo Schejada. V. in Vos nel Уос.
Ollán, Ollandzz, e Volitan. — V.
Voltiu di bocch. T. de' Forn. ... Volli- Vosà (in) agg Vosà ona personne, on
ctlle che si fanno agli abboccato; della fait. Usa il Brianz. per Divulgare, Cele-
fomace , alie un quallro decimelri da biare, Decantare, Publicare lodando,
Ierra , le quali servono d' ap|>oggialoj Parlarscne motto. E aolicam. Famare,
alie legne che vanno abhruciando. — cioè, Metiere, o Rccare in fama, in
Vollidn (in) agg. Raggiralore. — S. rmomanza. — Ai soeu di la lal l'era
Vollrao. V. Voliàn i. q. G. vosada come per la sova bcllezza; —
Volúmm (a) nel Уос. ed a Valùmm nelle El lal l'eva vosáa per on omm de parer.
G. agg. Fá volumm. Figuratam., Fare A' suoi di la tale era motto decantata,
gran moslra di sé, Fare gran comparsa, celébrala, rinomata per la sua bellczia;
Essere appariscente : — II tale per la sua esperienza, sapicn-
... I cou del mond che in su la pruma гя, ее. — V.
Fan volumm, ma a la fin gh'è domà scuma. Vosàa usa il Brianzuolo nella fr. Vess
¡Vla£g¡ ) Canzone jopra 1 Л'<м/, vusaa. Essere in fama , in voce di ... ,
p. 194. — V. Essere famigerato, famoso, rinomato;
Mena volumm. Figuratam., Slrafng- e diecsi cosi in bene, come in male.
giare, Accrescer mole, Rigonfiare, Dar — V.
rilievo e ricrescenza. — Dicesi, per lo Vosolà, verbo, e Vosolamdnt, voci br. E
più, di vestito di donna, vaiilaggialo propriamenlc quel Mormoreggiare in-
nelle pieghe e nella miiura., si cbe slia, dislinlo di molle voci lonlane. — V.
per una certa rigidezza della stolfa Vosolà i oregg. Bucinare, Zufolare
onde è fado, largo e disleso all'iufuori; li orecchi, Pulir zujolamento negli o-
il che fa parère la persona che l'in- recchi. — V.
dossa di rnaggior volume che realmen Vosolamenl d' oregg. Bucinamcnto ,
te non è. — V. Zufolio, Fisehiamento cCorecchi. — Y.
ZAP ( ЭЗ7 ) ZAP
Vrfst (in) agg. Vöst gh'è el riecclt e se una, nel preciso seDso che 1'iisiam noi,
fira on fusett. V. Fusèlt i. 9. G. l'usano pur anche i Toscam: « На
Vim (in) agg. Numer vun. V. Nùraer i. q.G. falto lega со' Pisani d'essere a una con
Vunua (in) agg. Fann vunna. Dicono varj tre a'Fiorentini » (Portoveneri, Memo-
contad., e specialm. verso il Comasco, ríale, ее, atWArch. stor. (to/., vol. Vf,
per Cacare. p. Заа). — V.
A Vess tuce a vunna agg. Esscre a

Zjflaùlt. Mangione, Pacckione , Divora- pa de Lcgnamee de vassej è VAscetta


tore, e sira. Figuratam., Uno che lutto torta, de'Toscani, la quai serve a la-
piglia, cui tutto serve, ec. — S. vorare nel concavo délie doghe. — Asce
Zaina (in), sig. a.0, agg. Ona zaina d'on a zappa è uno struinento in forma di
omni. Una conca fessa. V. in Càrr zappa con corto manico di legno, ma
(Tira-là pussee, ec.] nel foe. non è curvu. — Un altro simile slru
Zampèll (in) agg. Melt vun in d'on zam- menlo, pur non curvo, con manico di
pell, m. br. Metterlo in un intrigo, in ferro, si usa a raschiare le boni per
un imbarrazzo, in pericolo dUnciampa- polirle dalla gromma, detto da' Toscani
re. — V. Ascia e Rasièra, e da noi Raspina.
Zanl'orgna (in), sig. osserva. La Sam- — V.
pogna de' Toscani propriameote è il Zàppa e Zappan'i. T. d'Agricult. Cosi
Piffero o Zufolo rusticano , fallo di chiaraasi tanto quella determínala рог-
scorza di castagni o di gelsi , tralla zione di campo seminato a grano turco,
inlera e snda da i lor polloai quando che l'affitlajuolo assegna a' suoi brac-
sonó in succino. — Zinfonia chiamano cianti da zappare, rinçai/arc, racco-
i Toscani l'oryanelto di selle canne, o glierne le spighe.spogliarle e sgranarlc,
bocciuoli di canna. — Zampogna cln'a- quaalo quella parle di grano lurco che
masi anche la fístula o cannello ani- tocca a ciascuno per si falli lavori, U
mellalo pe 'I quale si dà fíalo alia cor quale suol essere il lerzo del racrollo.
namusa. — I Brinnz. dicono Zinfómia Una Zappa suol dare da 5 ad 8 mog-
anzi che Zanforgna. Ne' Diz. ital. tro- gia di graoo, secondo li anni. — V.
vasi Cinforniata per Tiritera. Par na Zappà (in) agg. Al grano turco i conla-
turale che ei dehba essere anche Cin- din! dell'A. M. dauno ora duc, ora ire
Jornia, e Cinforniare, dalle quali voci sarchiature. La prima e inevitabile spe-
denverebbe la Cinforniata in senso fi cificano со '1 nome di Picea; la secon
gúralo. — La Ribera o liibéba è piut- da, che fanno solíanlo allorcbè miova
losto la Chitarra italiana , slrumenlo malerba ha invasa la pianlagione, chia-
a corde; e il Ribêchino, Chitarrino, mano Augà,' la tersa, in cui rincolmano
ec. — V. la piant.i, dicono Regohà. I Diz. ital.
Zapalla (in), sig. a.°, osserva. Nelle Vite fanno una coufusione di Sarchiari, Zap-
de'Frali Francescani e nel Glossario pari, Marieggiari , Chifciari e Raderi,
del Du-Cange son detti Sóbate i Sandali che è una maraviglia. Ma, se non erro,
che solevano calzare i detti Frali, onde il noslro
venne Sabatato e Insabatalo, e fors'an- Picea è da tradursi per Zappare o
che il noslro Malsabbadaa, per Mal in Sarchiare ;
ámese, Mal cálzalo. V. Malsabbadàa Ruga, per Chisciare o Rada с ;
i. q. G. — V. Regolzà, per Rincalzare.
Zappa [de gaja ] (in) agg. Zappon da Zappèll (in) agg. Bon de melt là sul zap
ghiaja. pelt de l'us'c ... Essere un dappoco ,
Zappa [T. de' Boll.] (in) osserva. La Zap senza energía , che non sa prodursi
ZEN ( 2З8) ZIN
nè farsi innanzi nel mondo. — V. Zêner (in) agg. Zèner recolta, v. a. D.iz.
Stà semper sul zappell de l'us'c, fr. mere. Ceneraccio, Cenerala,
br. Non si dipartire mai da casa, Non Zèrb (in) agg. Zèrbid usiamo dire piut-
cavar mai piè /йог délia soglia. — V. loslo; e cosl ne* veccbi slrumenti tro-
Zappellàa , v. с. verso il Comasco ... È viamo Zerbidum per terreno sterile,
aggiuuto di cielo sparso di larghe nu- selvático, ее. Zéibido e Gêrbido di
vole. V. Ciel fà lana nel Voc. in Làaa. cono i noslri Ingegtieri, italianaodolo.
Zècca(m), sig. 2.0, corr. L'animaluzzo che — Pare venga da ex herbidus locus ,
noi chiamiamo Zecca è una specie di cioè luogo nudo e crudo , senz' erba
acaro, ed è lull'allra cosa dal (afano affatto. — V.
(assillo, oestro). La Zecca ba otto piedi, Zero [Zero-via-zero] (in) agg. Abacore di
due ocelli laterali, sorbitojo piccolo ed ten. — V.
h spro, due zanne с le antenne selolose. Zèsla de la legna. Cesta da ripor legna.
Si atlaccB ai cani, alle volpi e ad altri Secondo qualilà è nomínala variamente
animali, ed ingrossa per succiamento dai Toscani , a quanto dice il Carena
di sangue. — V. (Prontu. p. З26). Di vimini la dicono
Figuratam., dicesi di persona ávida Paniera délie legne; d'assicelle e spesso
cbe s'attacchi a chi u'ba e non lo lasci coperchiata, Cassa délie legne j di le
lin che nonl'ba tulto succialo e sniunlo. gno gentile e quasi mobile elegante,
La Zecca l'é laceada,- o vero El ghe s'è Cassina o Caminiera.
taccaa a la pell come ona zecca. Zètt [ de' Filaloj ] (in) agg. Alcuni lo di
(La mignatla il alla pelle, ne levarsene cono il Fa-e-vieni,
Vorra nncbè di ааацие vi lia цоссю1а). Zelià ( Z dura), v. c. Jcceltare. L'iovidà
Arioiio, fíecrontan. a. Hl, sc. 4. —* V. Г è creanza, e et zeltà 1* è pelubnza.
Zècca ... Sp. di relé. V. Monlij Voc. Com. V. Petulànza i. q. G.
in ZecHK. Zibii. Zirlare, Subbiare. Dicesi specialm.
Zeccbiu (im) agg. Pari robba de la zec- dei tordi che inaudano fuori il zirlo
chin. Avere un viso da rigögolo (galbee), (zi zi). — V.
dl colora"oro ¡ Essere impolminato, —V. Zilfol (in), 2.0 sig., Pela e Pelàa corne
Zeiiibol (in) osserva. La Zémbola non è on ziffol, fr. c. br. Raso,'Pelalo affatto.
un solide rimettiliccio di piauta, si be A Ziffol o Sonell de primavera agg.
ne, almeno a' Brianlei, è un pollone Sampogna lo dicono i Toscani , e 111
rigoglioso e vegnenloccio. — Zembola queslo senso lo registra il Manuzzi nel
è più cbe Garzau, daccliè con queslo silo Diz. — V.
nome si chiama cosl il leñero pampi Zila (in) agg. Zila de compiment ... Spe
no o germoglio délia vite, corne l'an- cie di cera lavorata assai fine.
cor leñero polluucinu о germoglio di Ziinbaldfi e Cimbarda ... Сом cbiamano
qualsivoglia albero, frútice, suiTrulice, i Carrellieri (Baree) quel lettuccio pen
erba. Il Garzau, cresciuto a cerla gros- sile che si suol appeudere sotlo le
sezza e lunghe<M, e acquistala durezza bare o carri-a-hara per uso di ada-
di legno, prende il nuine di Zembola giarvisi e dormiré. — V.
in tulle le piante, fuorchè nella vite, Zimbol. Dice il Briaiizuolo per Cembalo.
"•ella quale il Garzau, divenuto tralcio, — V.
prende il nome di Mana a di Coo. —V. Zin nel В. M. per Porscèll. V nel Foc.
Zembolàa ... Ricco di polloui, e direi Grass come on lio. Grasso bravato.
quasi Pollonulo. Zin zin ... Verso con cui s'allettano
Zemboldo e Zembolùit (in) agg. Figura i porcelliui a euliare nello slabbio, ec.
tam., dicono i Brianz. di un gioviuello Zing (in) agg. и L'esperienza ci moslra
0 ragazzo rigoglioso, da crescer loslo, che il riso seminalo su i campi (che
vegnenloccio. Anche Pollastrone cre furono Гаппо innanzi) a frumento rie-
sciuto iniutnzi al tempo. — V. scc felicemente; laddove se tu lo se-
Zéna. У. Bocea de baila de ramm i. q. G. mini su i campi del grano turco, o di
Zendaliuna (in) agg. 1 Bulognesi chianiano due uovelli, cioc in quell i cbe dopo
Pannarôn questa specie di paralo che il frumento abbiano portato inmedia
1 Toscani direbbero Drappcllone. tamente nllro grarjo (come miglio. pa-
ZOJ ( a-3tj ) ZUC
vico , formeiiloiiino ) , non suol pro sposa ( Monaldi , Diario ) ; mandarle ,
sperare, e soggiace alle nebbie non cioè, l'asluccio, о cassettina dove stan-
solo, ma anche al zingo » ( Paolo La- no rinchiuse le gioje che le suol do
vezzari, Difetti dell Agrie, milan.). — V. nare lo sposo. — V.
Zinzánega e Zanzáuga ... Erba che Га Zollà (in) agg. Mzollare usó il Caro
una radico tuberosa molto amara. — (Maltaccini, V) in senso di Bussar
Figuratam. , per Tossico: uno, Picchiarlo corne va:
fan e te lo scrollo
Bellin bcMÍD tul Tolt , Non fiiova, 0 tu lo sirozza, od io Paazollo. V.
E in l'iitcst temp tollman Zopp (in) agg. Cavalce zopp... È lo stes-
Ve mellen la tiniáocga in la polt. so che Terzolaa. Вас/ti sterzatij Me
Maggi, Ли la falsa felicita del scolanza di bachi sgiiagliali ( Lambí u-
mondo, p. 260. schini ). — V.
Avère il melé in bocea, ed il rasojo a Dai segnati da Dio Ire passi indrío,
cintola, Dar buone parole e trisli fatli. da on zopp voll. — Prov. di ch. si-
— V. gnif. — Ma noudimeno qui convien
Ziuziga e Zinzinà (in) agg. Succhiellare. avvertire со 'I Pallavicini ( Del Bene ,
— Zinzinand con la man, tira su i cart lib. II, par. I, с. XXIX, р. 2З0 ) che
per i pee (Maggi). Succhiellare le car « i ciechi e i segnali non sonó peg-
te (da giuoco), tirándole su a poco a giori degli allri , ma più osservali ,
poco. — V. perché minori di numero e più riguar-
Ziiizinguel (v. ant. usata da] Maggi ). devoli per aspello ». — D.
Finlerie, Fiiizioni. Zoppàss (in) agg. Zoppass i cavalee, che
Zio (in) agg. Vess о Fà el zio Bacch diciamo anche Terzolass. Sguagliarsij
V. Bacch í. q. G. Slerzarsi ( Lainhruschini ). — V.
Ziϝ. Migliarino di padule (Savi). Spe Zdrla [Z dura e O chiuso], v. c. br. ,
cie di uccello che è VEmberiza schoe- sinon, delta nostra milanese Pettegà-
niclus Lin. scia. У. nel Уoc.
Ziplócch , v. br. Bagge'o, Baccello, Ba- Zorlàa , v. с. br., per Impettolàa. V. nel
chiocco. — V. Foc.
Zirógeu, aggett. di Candil. V. Steáricb Zorlada e Zorladura. Impiltaccheratura,
i. q. G. l'essere inzaccheralo. — V.
Zilti [T. Teatr.] (a) nelle G. agg. Più Zorlàss , о luzorlàss, v. c. br., sinon.
spesso vale un seguo di disapprove- d' Impeltegolàss. V. il Voc.
zione ad uno spetlacolo, ma meoo vio Zorni (in) osserva. Pare veuga piutlosto
lento del Fis'cià ; e si Га appuulo con da Giorno (Zorno, alla venez, e lomh.
quel semifischio che si usa per Гаг la aut.). Guarniré di splendidi ornamenli
cere altruî , Corse perché giusto si vu- d'oro e d' argento e gemme, si che il
glia iinporre silenzio a chi volesse ap- guarnilo splenda come un bel giorno
plaudire. — S. sereno. — V.
Zoccora, v. c. Zoccolare. Camminare fa Zùbo e al pl. Zùh! ... Nel contado verso
cendo rumore со' zoecoli. — Oggi sol il Coinasco danno questo sopranome
íanlo (4 di giugno, 1849) no "dito la a' Montanari genovesi e piacenlini che
voce Zoccorà qui in Oliva, e ripelu- vi scendono ad eseguire i lavori agrarj
luiuenle e da più. E in tauli anni о di molla fatica. Trenùn e Resegblt li
non vi posi mai mente о non mi venue chiamano io «lire parti pur del iioslro
mai udita. Perció torna inutile la pe- contado. V. il Voc.
iiTrasi equivalente che registrai sollo Zùcca (in) agg. Zueca santa. Zueca dal
Zôccoa auni sono, perché non cono- t ollo tol lo delta groguopolenla. Zueca
sceva quest' altra propriissima voce. a cedrato.
Zoifreghclt (in) agg. Ruga cou zoffreghetl Fa zueca busa con vun. Urlarsi l'un
in scénder colda. Figuratam., Aggiu- capo con V altro di due ebe trovansi
gner olio, о legne secche al fuoeo. —V. appresso. — V.
Zôj (in) agg. Dagh , o Mandagh i zoj a Zueca de gravalon. Vespajo, Vespelo.
la sposa. Mandare il forzierino alla e precisam. quello peudolo da rami
zuc ( 24 ) ) ZVA
d' libero o appoggiato a ceppaje in di (erra o d' albero , lo dicono Tana
cui abilano vespe o calabroui. — II de vesp.
Redi dicera che difïerenti di lavoro Zueca e Zuscà. Dicesi verso il Paveso per
iodo i vespeti. Quello che qui io Gabbà. Scapezzarç. ( Ivi la Capitozza
Brianza dicotio Zueca, e ch'io ho qui è appel lala Zuccli ¿ Züsch e Sciusch )
sott'occbio, è uu lavoro de' più raira- Fare zueco uu albero , levandone la
bili a vedersi. cima e lutte le rame. Zueco chiamaoo
Zueca de vesp. Qui pure distinguono i Toscani il grano losello, il graDO
le differenti abitazioni vespajose. Se senza resta ; e Zuccone chi ha il capo
grande e peudolo da rami d' albero , privo di capelli. — V.
o appoggiatovi e per lo piü stanza di Ziùcch, dimin. Zuccliéll, accrescit. Zuc-
calabroui, lo dicono Zueca; se piccino cóa. Eminenza, Sommilà di inonti ;
e allaccato a ripe o case, Zucchin de Estrema cima, Pizzo, Cucúzzolo, Züc~
vesp , e per lo più é stanza di vespe coló. — V.
lerragaole; se allogato iu alcun buco Zvánzeg per Svánzig. f, i. q. G.
»

DISSERTAZIOIVE PRIMA

NOZIONI FILOLOGIGHE

I НТО RHO

AL DIALETTO MILANESE

Fol Г. 3i
DIALETTO MILANESE

§ i. Popolazioni che lo paríanos estensione e sfumature per le quali


si va confundendo со' Dialetti vicini.

« JL confiai entro cui si parla il linguaggio milanese e li altri suoi


affioi , rappresentano tultora la geografía dei secoli romani. Inosservalo
all' Europa, quest' idioma è paríalo da oltre un millione di popólo (i). »
Pretto si ode in cilla, e specialmente nelle parti più abítate dai popolani,
come sonó la Porta Ticinese , la Porta Tosa , la Porta Gomasina , il
Mercato (Ferzee), e la più parte di quelle conlrade che, per essere
stale il deposito del cavaticcio del Naviglio che forma cerchia alla città
propriamenle delta, fu roño denominate terraggi. Nelle allre parti
délia città è paríalo con più o meno schieltezza, secondo la maggiore
o la minor cultura delle persone. Tutti perö e popolani e signori
hanno abitualezza di parlar sempre il dialetto in qualunque siasi oc-
casione. Fuori di ciltà , cosi ne' borghi come ne' suburbj , si ode
ancora abbaslanza scbielto. A poche millia più oltre continua tuttavía
quasi idéntico nelle frasi e nei vocaboli , assumendo pero la forma e
la pronunzia rusticana. Verso nord-est sfuma nel Brianzuolo; a nord-
ouest nel Comasco ; a ouest nel Verbanense e nel Novarese, a ouest-
sud nel Pavese, a sud e sud-est nel Lodigiano; ad est nel Bergamasco
pianigiano. Le lingue si estendono più o meno secondo il dominio
maggiore o minore delle genti che le parlano (2). Perciô il Ducato
Milanese, cui altre volle soggiacevano ben più altri paesi che non quelli
cui è slremata oggidi la nostra provincia , estése il vernacolo nostro
anche nei luoghi che sonó per accennare; c, non ostante la cessata
dominazione, lasciô in quelli tanta parte del proprio caratlere da
doverneli considerare come suoi suddialelti. Tali sono il Pavese , il
Comasco, il Brianzuolo, il Luganese, e qucllo di moltissimi paesi delle
Riviere del Verbano, del Lario, del Ceresio. Quasi ancora dipendenti
pe' vocaboli se ne polrcbbero dir«: ¡1 Novarese , il Vigevenasco , il
Lumellino , e più ancora il Lodigiano e il Cremasco ; un po' meno

(1) D.r c. Caltaneo, Inlroduzione alie Nolizie na t uralt e civili su la Lom-


¿ardía, pag. cxi (Milano, Bernarüoiii, 1844).
(2) Toloraci , П Cesano, pag. 14.
l'Intragnino e il Bregnasco; ma la diversilà nella pronunzia ê cos
fatla che ho repútalo raeglio noverarli sotlo allri slípiti. II Valtelliiic
in vece parmi non male ascrilto alio stipite noslro per la molta affiiiit;
della sintassi, e perche oggimai non più numerabiie fra i veruacuí
valligiani-italo-svizzeri; e ció ad onta della molta varieta correnle fra
noi e li Alti Vallellinesi specialmente in fallo di vocaboli.

§. 2. Origine, Progressi, e Mulazioni awenute di tempo in tempo.

Varj dotti si sono applicati a indagare quai parte abbiano avufo


Г idiomi gallico , céltico , greco , latino nella formazione della faveila
che i nostri maggiori parlavano ne' secoli laziari (i). L' erudite loro
investigazioni non riuscirono pero sin qui appieno sodisfacenli , e
Г argumento rimane tultavía suggetto a non poca dubielà.
Se io volessi risalire a que' tempi per derívame l'origine primigenia
del noslro dialetto milanese, di poco più che di seiuplici coiigeltiirc
potrei pascere i Ieltori; e la nebbia dei tempi с troppo íilta perche
la via congelturale si presentí infallace e secura. Ncl noslro dialetto
(fu asserito non senza parte di venta) le origiui cellühe si mauifeslann
ne' suoni (2), le romane ncl dizionario (3)^ lievi solchí longobardici
appcna vi si discernono (4); e ancora inesplorale vi giaciono le tracée
di qualche cosa che fu più antico e più nativo dei Romaui e forse

(1) Verri e Ciulini nelle Storie patrie, Denina nella Clef des Langues, e non
pochi altri. Più che tutti poi il Monti ne) suo recente Focabolario dei üialetti delia
città e diócesi di Сото.
(2) Qui pare ebe si alluda alle lerminazioni de' vocaboli per consonante , per mollis-
simi de1 quali noi differiamo in questo raralterc dalla lingua latina, e сопгеимшо c»n
la céltica e a più voci unisone Ira il céltico e il milanese, nelle quali i Lalini ¡nlrodus-
sero dirersità, coraeôr, Tàr, с simili, che i Laiini voltafono in Aurum, Taurus, ее.
D'origine céltica sembrano pure le nostre voci Alp , Brugh, Brisa, Fö, Syruol,
Lusnada, Mi, Mteca , Pilella, Ti, senaa laccia nessuna di stiracchialura, e forse
più allre fra quelle tante che il Monti vuol pure tali mWIndice comasco- etílico die
leggesi da pag. 459 a 4G1 del suo erudito Vocabulario Comasco più supra citato.
(5) Si allude qui cerlamente alle infinite voci latine rimaste nel noslro diaMlo, sia
a commune con li alln dialetti ilaliani, sia esclusive residue fra nui (сите Sidtllu,
Medinna , Prestin, Predesé, Vtrzee, Pasqaee, Sbergnà , ее, Silula, Aimti.u,
Pistrinum , Pascua, Spernere, ec), delle quali buon numero si leggnno nel Parmi
lailanes, e infinite più allre ne potrei qui addurre, se non repulasai superfluu speci-
ficare cosa cue ogni lettore puó senza più esemplilicare da sè.
(4) Prèle Antonio Giandolini nella sua Istoria della fita Civile con uno slile tullo
suo diceva già nel 1783 che il primo fermento della lingua nostra vulgare
naque unttizzandosi , longobartlizzondosi , gotizzundosi. — Luiigiibardica о
gótica pare ( seconde il Muratori, Ber. Uni. I, 570) la voce Burba per Zm, cliè
nel latino gótico di quelle genii dicevasi Burbattus. — Anche la fraac l)à й vada
forse rimonla sino al longohardico Vare wad iam.
245
dt'i Celti (l); il che accenna, se non erro, alia lingua del Juras che,
al par délia formazioiie jurassica pe' i Geologi, avrebbe ad essere pe'
Linguist! il primo letlo idiomalico posdiluviano (2).
Oggimai pero sembra provato che ogni lingua principale d' una na-
zione abbia coevi i proprj dialelti. II che imporla aversi a considerare
primordiale per ogni noslro vernáculo solo quell' época uclla quale
riconosce i suoi primorclj la lingua italiana , falta astrazione da ogni
traccia più o men risentila di piú antiche slirpi che in essi apparisca.
lucomincerö dunque a disaiúiuare il noslro dialello milanese da si falla
época, la quale ne sommiuislra alUesi le prime scritlure che ue tesli-
inoniano Г esislenza. —
È credenza generale che anche ne' secoli immedialamentc posteriori
al mille la lingua paríala in lutta Italia fosse tultora una Lassa lalinilà
che per anneslameuto del golico e del romanzo andava sempre più
assumendo forme foriere d'una nuova lingua prossima a nascere. Queslo
linguaggio semi-barbaro tanto più si discostava da ogni buona lalinilà
qiianto maggiori erano stale le relazioni cou Ii stranieri e la loro stanza
nelle varie parti d' Italia. A quell' epoea impértanlo Milano , già da
gran tempo stata suggella al dominio piú o rneuo dirello delle geuli

(1) Cosí nclla IntroduzioM alie Nolizle naturali e citili su la Lombardier


pag. ai.
(8) Nel f'oeabolario jurassien di M. Monnier di cni ¡o lio paríalo nella Biblioteca
itutiuna di febrajo del 1852, forse più anliclie e native del céltico, ec. , suuo iiiulte
delle voci segueuli nosue o de1 nostri viciai:
del Jura El Milanese El Italiano II
Datte Вott Coccio (da gíocarc alie nocí)
Il y a belle lurette L'e Ii bella È gran pezza
Bcsiner Veainà, Vesigà La vornrehiare
G reliions Sgalfîoii Ciliegie niai'rhiane
Gregnoii Grigmeu Uiliccio di pane
Gnja Ghiaa Fungólo
Josù ! 0 Yeu ! Jœù ! Ub! Capperi!
Magnin Maguan Calderajo ambulante
Metlu Mettuu Messo
Bougnaaser Rogna Brontolare
Slu ki Costù-clii Costui cbe è qui
Tavan Tavan Tafano
Tepe Teppa Mosco
Cocoler Briamuoto Cócora Ver.7.egg¡are
Darie Daré Ultimo
Faire du temps Fa temp Far temporale
Jon Jon Uno
Katevolate о Pavest Mexxa-ratu Pipistrello
Volant-Kette Vtrbancse Ratta-vnla
Bernau Koi/iex Bernard Pala ila fuñen
IVcc Pis Mamma vaccina
Botce Alvernist Bouséc E¡>ci iim-nto
Buida Buée Raímala
Brasi Brasil Caí bonigia
Bell' eben Bel ebin I>i inulto
Bugà. Bougonner Brontolar del tuono.
246
nordiche, avcva anneslato nel proprio parlare voci e maniere ollra-
montane in tal numero da svisare quasi affalto anche i' incondita sua
latinité.
Tale sembra che fosse il nostro stato per rispetlo alia lingua par-
lata , allorchè nel secólo хш i poeti d'Italia vennero a grado a grado
sollevando il parlare alla cultura delle letlere romanze e provenzali ¿
с donarono al paese una lingua lutta sua, non ultimo impulso al
riíioriiuento delle arti e delle scienze sotto il nostro cielo. II nuovo
idioma si callivö ben tostó in ogni parte della Peuisola le penne dei
lelterali, i quali prestaronsi volonterosi ad ajularne lo sviluppo, e di
fúndeme Г impero. Non ultimi concorsero a ció i noslri. Pietro da
Bescapè , per rozzo verseggiatore ch' e¡ fosse , pure arrecô all'uopo il
suo tributo fin dair anno 1264 (J). E cosí nell'anno 1290 Bonvicino
da Ripa ajutava tra noi la difusione della lingua vulgare scriveudo in
essa prose e versi (2).
Ora è necessario far ilistinzione fra il dialetlo milanese paríalo, e
il dialetlo milanese serillo. Quel primo, che alPepoca di Fra Bonvicino
s* andava formando, divergeva cosi dall'antico bárbaro latino-golico
come dal nuovo vulgare italiano che s'ergeva a bella vita specialmente
in Toscana, e cerlo era già in uso nelle bocche popolari. 11 dialcllo
serillo non si puö dire che esistesse, giacchè le tracce che se ne veg-
gono, sia nelle carte lalino-barbare, sia nelle scrilture vuigari di que'
tempi, non fanno altro che testimoniare come li uomini sonó sempre
quei medesimi in ogni cía. Anche oggidi noi vediamo le scrilture dei
Legali, degl'Ingejneri, degli Agrouomi lardellate, benchè italiane, con
infiniti vocaboli del vernacolo a ciascun d' essi parlicolare, sia per
desiderio in alcuni d' essere meglio intesi dai loro compaesani , sia
per ignoranza in altri delle voci italiane corrispondenti , sia in gene-
rale per difetto in Italia d'unilà glossica nella parte tecnológica della
favella. Che piú ? Nelle Stesse scrilture di mera lelteratura incorre cosi

(1) II ms. di questo verseggiatore vedesi nella Biblioteca Archinli (*).


(2) St vegga in proposito la Biblioth. Script, medial. delPArgelati, lomo III, p. I22G,
с il Prodromus de Studiis mediolanensibus del Sassi a pagg. 30 e 51 del toaio I
di della Bibliolheca. — I versi mss. del Bonvicino sono un Poeinctto intitolato Le iîO
corlenie esistenle nell' Ambrosiana ( N, n-° 91> in-4, pacte superiore) e altre varie
l'ocsie ivi pure esislcnli (T, n.° iO in-4, parte superiore). Questi versi sono cerla-
ineiite di Fra Bonvcxin da Riva, e ne conviene anche il Tirabosclii (Storia della Ltl-
terat. ital-, IV, 61в, ediz. de,' Class, ¡tal.), abbeneliè perú egli inclini a crederli scrilli
nel 1450; il che mi avrebbe quasi faccia di vero se troppo non vi contradiccssc la
iscrizione scpolcrale del Bonvicino riporlala dall'ArgclaU, la quale assegna tull'allra età
al medcsiino.
(*) Il PoemeUo inédito di Pietro da Barsegapè с Le tinquanla cortexie da tamla de
Fra Bonvexino da Riva uscirono in luce qucst'anno |856 per cura di B. Biondclli e со'
lipi di Gius. Bernardoni di Gio. — D.
з47
falto difello, oniaggio alla moda, per non dire di peggio. Lo stesso
accadcva a que' noslri anliclii. Chi schiccherava latino per dovere délia
professione lardellava le sue scrilte con le voci di quel vulgo a cui
servigio le stendeva. Chi applicava a scrivere nel nuovo vulgare , non
trovando ancora códice e leggi che lo regolassero , ancorchë usasse
diligenza per conformarlo alla lingua madre, pero in fallo di vocaboli
ricorreva o ad allre lingue sue figlie od affini, od anche , al corrolto
idioma semilatino e semivulgare già in uso nella propria provincia, с
quelli allogava nelle proprie scritture vulgari, primo testimonio scritlo
de' vernacoli connascenti in Italia con la nuova sua lingua. A questo
modo opero anche il nostro Bonvicino da Riva. Scrivendo i suoi versi
nella nuova lingua vulgare, vi annesto voci e modi presi ad imprest¡lo
dal parlar popolare dei Milanesi del suo tempo, lasciandoci cosi uno de' più
antichi leslimonj scrilli del nostro dialelto (1). É pero osservabile come
ne' versi medesimi insieme alle voci esclusivamente noslrali esislano
molle altre Ie quali hanno colore di veneziano anlico. Jpareyiao, Se-
(jniao, StravachaOj Apodxao, ec. (Apparecchiato, Segnato, Sdrajato, Ap-
poggiato), presentano una desinenza tutta véneta, e lonlana onninamcnle
dal carattere del parlar milanese. Poxet Dodexe, Croxc (Poi, Dodici,
Croce); Sporze , Pizeno, Lezere, Zoxo (Sporge, Piccino, Leggere, Giù)
sono di conio, se non pari, affine. Queste ed altre simili forme singolari

(1) la qucsti versi di fallo trovansi Ie voci seguenli :


Bonvicino Berdugare ' Bordegà Sozzarc
Birxeliar Besià Friziare
Bochonar г г. i Boeconà Mangiare
Cighera Scighera Nebbia
Esser devixo о в ~ Vess duvis Sembrare
Fcrguje Frcguj Briciole
Mencstrar Menestra Scodellare
Nagota 5 SS Nagott Nicnte
Beschignar Retchigoà Spelacchiarc
Squellc в1 Squell Scodelle
Stramiss i Stremiss . Impaurirsi
Cugial A°ÍSS о~ Cugiaa Cucchiajo
Fregio ч о Fregg Freddo
Invegi с о 2 Inveggi Invccchiarc
Lnxl Lusi I Rilucere
Oregic ^•5 о Oregg I Orecchie
Cbiloga , Chiloga ' Quici
Da provo D1aprœuf i Da presse
Dcré Derc Ultimo
Dingi Ding J Dente
Inloga o Illoga Iloga I Lici
Lcngier 3 Linger Leggiero, Tenue
Oltro , Olter . Àltro;
с moite più attre consimilt ebe ognuno polrebbe a un libilo risconlrarc ne1 mss. am-
brosiani, с che troverebbe simili all' italiano contemporáneo, come numeróse ad altro
uopo trovó il Monti le comasche mW Indice comasco-fiorentino che pose da pag.
427 a 458 del suo Vocab. Comasco più addielro citato.
з4в
che trovo ne' versi del nostro m ¡tañese Bonvicíno, trovo pur anche nelle
ecritture piernón tesi, geuovesi, comasche, ec. , del suo tempo. 11 com-
plesso di queste forme cosí sculpile vcneziane non si ritrova generale
ne' vernacoli contemporanei delta Bassa Italia. La quai cosa induce in
una di queste credenze, o che scriltori dell' Alta Italia nel deltare il
nuovo vulgare conformassero i loro latinismi al suono vcneziano, come
il più antico già predominante nella Cispadana , — o che ivi fosse
cerlamente già parlato quell' ¡brido linguaggio semilatino e semivulgare
di suono in parte più risentito e più aspro che non quello della ri-
inanente Italia, e questo li scriltori inscrissero nolle loro pagine slese
nella nuova lingua. Per sicuro cotante simiglianze communi a tanti
nostri vernacoli in antico, e scomparse in essi da poi, lestimoniano
che la favella popolare di que' tempi era una in tulte le nostre genti,
una specie di lingua franca come sogliono essere tulte le lingue di
transizione, e come fu la romanza per cccellenza.
E parmi che di questa idéa vengano a conferma anche più testi
antichi di lingua , nei quali pure si riconosce una certa tendenza ni
venezianismo , ancorchè non cosi sculpita come nelle stampe cis-
apennine. Nel solo titolo dei Beali di Francia ( che Celso Ciltadini
chiamava opera antichissima e delta prima lingua della toscana favella)
Iroviamo cinque voci tutte vive anche oggidi nel dialelto veneziano :
se comienza, Franza, lezende, fioli — s' incnmincia, Francia, leggenda,
figliuoli. — II che prova come acutamenle vedesse quel buon ingegno di
Pielro Napoli-Signorelli allorchè ad allro scopo disse « creder egli che
nell'origine degl' informi dialetli moderni , e specialmente nel fer
mento dei secoli x e xi , fuvvi di nécessita molta simiglianza ne'
parlan » (Stor. crit. de' Teatri, III, 42).
Delle quali lingue franche, tacendo pure del franco véneto della
costicra occidentale adriatica , noi abbiamo vivo esempio nel parlare
de' Comici e più ancora in quello dei Soldati italiani, i quali, per quanto
siano di paesc diverso, affettano, dirô cosi, tutti un loro parlare uniforme
di cemento italiano tutto a ciottoli di moltiformi idiomi. Il Brunacci (1)
fece osservare che un luogo del Padovano il quale nel 1222 si
trova nominate Monlescalbato , nel 4245 è scritto Montescaibao 3 nel
4299 Moscalbb, nel secólo del 1300 Moscalboto, nel 1301 Moscalbao,
soggiungendo che di que' tempi succedevansi mille mutazioni, sillabe tron-
carsij lettere sconßgersi, parole sfigurarsi, gran licenze nella modificazione
de' vocaboli.
Nei secoli xni, xiv e xv, le Republiche di Toscana e quelle di Ve-
nczia e di Genova , libere più che ogni allro paese d' Italia nel loro

(l) Lezioni su le antiche origini della Lingua vulgare de'Padwani, pag.


XXV (Vencíia, 1789 ).
з4э
govcriio interiore , e usan Ii negli urringhi с nelle ziende publiche de'
proprj vernacoli , aprirono belia via agli scrittori del paese di cultivare,
que' priini un veniacolo che già volgeva a lingua illustre, e i secondi
quel loro dialctto speciale. Non accadeva lo stesso fra noi, dove il go-
verno ducale, non mai libero affatto dall' alio dominio straniero, trai
tante Ii affari net chiuso dell' aula anziehe ne' publici arringhi, faceva
necessilà agli amministratori Г uso délia latinità semibárbara , come
semibárbaro continuara il vernacolo lasciato relaggio al vulgo. Di qui,
montre in Toscana i dotli volgevano ogni loro cura a ripolire il vul
gare illustre che fin di queJ tempi perveniva a quell' áurea condi
cione che ognun sa, i noslri dolti, continuando a lalinizzare, trascu-
ravano la nuova lingua , e il popólo audava sempre più traboccando
nello storpio dell' incondito suo vulgare.
Ampie tracce di questo incondito parlare in allora plenamente for«
mato rilroviamo del Í480 nella Letilogia di Bettin da Trezzo. Questo
scrittore, che pure protestava di scrivere nel vulgare illustre nazionale,
fa uso di frasi e voci e suoni affatlo divergenli da quello e di viso
tulto nostrale (1); al modo medesimo che mollissime se ne trovano
anche nelle nostre Islorie patrie del Corio.

(I) Tali sono:


Benin da Trezzo Milanese odierno
Adasio Adasi Adagio
Bayliti Bailii Baliti
Besialo Besiáa Mono da intetti
Bordoli Bordϝ Mascbera ....
Borsinari Borsinee Borsaj
Brenta Brenta
Brusare, Brusore Brusà., Brusor Bruciare, Bruciore
Camisia Camisa Cainicia
Cantaraoa Cantaranna Cbiavica
Didali per cusiré Didaa de cusí Ditale per cucire
El El II
Foliatura Filidiira Fissura
Fídeghi Fidegh Fegati
Fornito Fornii Finito
Galuppi Galupp Garzonotti
Ingenuggio (M' ) M' ingenœuggi M'inginoccbio
Lagietti Laccett Animelle
Lignamari Legnamee Fallegnami
Marsupio Marsupi Postema, figuratam.
Mascherpa Mascarpa Ricotta
Mrssedare Messedá Mestare
Mi Mi lo
Obiatc Obiaa Ostie
Pan moyno Pan moijn Zuppa in vino
Polt Polt Farinata
Postéri Postee Farinaj
Ravioli Raviceù Tortelli
Sailso Saus Segugio
SMraria Sbiraría Birrería
Silionna S'cenna Schiena
Sros»alo Scossaa Grembialc
Scriza Scrizza Scricchiola
Slofen (Gir a) And!» a sloflen Andar a dormiré
Vol. V. 3i
2ÎO
A quest' época rîfioriva Ira noi lo studio délie lelterc greche, e fre-
quenti s' introdussero pure nelle scritlure vulgari i Grecismi, dei quali
parecchi si resero íamigliari anehe al vulgo , acerescendo cosi quel-
Г antico retaggio di greco che Ii Orobj legarono, seconde varj dolti,
alte noslre genti , Grecismi dei quali il Capis, il Milani, e P Albani ne
fecero accorti con Г operetta di cui dirá pin innanzi.
Come nella formazione della lingua illustre cosi anche in qnella del
noslro dialetlo ebbe altrcsi influenza non poca il parlar provenzale.
Diró anzi che se questo idioma arrecí) frasi e vocaboli alia lingua il
lustre, al nostro dialetlo contribuí , ollre a quellt, anche suoni e desi-
lienze per le quali noi, dissimigliando affalto e dal latino e dall'italiano,
conveniamo tullora di molto co'l parlare della Provenza (4).

Betlin da Trtzzo Milanese odierno Italiano


Spionave Spionk Spiare
Sqnaquarar Squaquark Squaccherare
Stravargö Stravargia Stioralo
Streshora Strasora Fuor d'ora
Sutto Suit AsciuUo
Tasa Tasa Tacia
Tayadini Tajadin Tagliatelli
Tegna Tegna Tigna
Tu
Usedelli Usadej Utensili
Visperio Vespée Vcspajo
Zanzar Scianscu Cianciare;
oltre ai numerali undes, dodes, tredes, sèdes, desdöl o desdoet, e a mollissime più
altre voci e frasi che omelto per non dare iir troppe lunghen'e.
Anche nel Vocabulista ecclesiastieo di Fra Gio. Bernardo Savonese, stampato in
Milano dal Packet nel 1789, trovansi assaissime voci di pari natura, come: Asselarse
(seltass, sedersi), Bèllora (donnola), Brancada (man piena), Brusca (bragia),
Cámola ( tignuola ), Cáncano (gánghero), Cognossuto, Cressulo, iïassuto, Copo
(lególa), Despresio, Dessedare, El, Fidigo, Gera, Gíaldo, Impressa, /¡igualare,
Meda, Messedare, Mezèna, Molgere, Prestiño, ñangognar, Scorare , Seda,
Temporito, ее, ее, ec.
* (l) Ecco esempj di voci noslrali di origine provenzale:
Milanese Provenzale Italiano
Agnus Agnus Breve
Sobàa Bobo Male, Búa
Bofla, Boffelt Bouffar, Bouffet Sofllare, Soffietlo
Braodroaa Brandon Tizzone
Brustià Brustiar Spazzolarc
Ciapottà Chipoutar Lavoracch¡are
Dervi Durbir Aprire
Durit (El ) Davis o Ada vis ( M' ci ) Parmi
IncioJa Anchoyo Acciuga
Incœu Enqu'buy Oggi
Lappà-sù Lipar Lambire
Maslinà Mastrinar o Mastriguar Mantrugiare
Minin Minetto о Minet Gatt i no
Moccà , Móccb Mocuar, Moue Spuntare
Mola Anioular . Arrotare
NafCondoQ ( De ) ])' escoundouD Di celato
SeНам S' assetàr Scdersi
Spei'longà Esparloungar Prolongare
Tntard Tcstardo Cocciuto.
a5i
Ne! secólo xvi, il noslro dialello, già corrente con forme parlicolari
appo il vulgo, incomiiiciö a trovare clii lo scrivesse in tulta la sua
inlerezza, e si occupasse di petfezionarlo, e svilupparne ¡ caratteri
ortologici e le etiniologíe. Sonó di queslo secólo la Seena in vernacolo
iiostro inlrodulla nella Farsa asligiana dell'Albione, le Poesie niilanesi
inserite dal Lomazzo ne' suoi Grolleschi, le Poesie di Fabio Várese,
le liliniologíe del Varón milunei (i) e il Prissian de Milan.

Suoni provenzali sono i] d adottalo fra no¡ come in Provenía ¡n hiogo del l, come in
Saluda, Madura, Marida, e cenlo altre voci consimili. E cosï il g adoltalo in Iiiogo
del с, р. е., Mastegà, e simili. Dcsinenze provenzali sono ri in vece di rio ed i
in vece di io, come Misteri, Parlatori, Prorerbi , Suppiizzi, ce; isia in vece
«feria, come Net lisia, Balordísia, ec. ; er in vece di ro, come Weiter, Svpolcher,ee.
Prepositiva alia provenzale è il noslro Des in Iiiogo di Ois, Dt o S, come Descaresà,
Descresta, ce. E più alIre su queslo andaré, délie quali dirö più difusamente ncl §
scgucnle, parlando délie proprielà speciali del noslro dialello, e nel § S.
(1) Alcune di queste etimologie sono traite dal latino; allre dal greco. È innegato
clic per moite di queste ultime si puo dire quel medeeimo che diceva De Caily ce
bando inlorno aile ethnologie inenagiane (*); nia di varie si puô asseverarc clic sono
verilierc. Acccnneró qui alcune riferibili aile voci tultora vive Ira noi in cilla, rimet-
tcmloiiil per quelle rusticane, onde è lessulo quasi tullo Г Etimológico del nostro fiaron,
alla seguente Disserlazione Del suddialetto brianzuolo, cd omellendo le conimuni
anille alla lingua illustre.
Milanese Italiano Greco
Anconna Tavola dipinta h/.ыч
Basell Gradina ßxerte,
Erbion Pisello apple,*
Migan ! Dio volcsse ! [ix/.apioç
Mocea Visaed
Najna Seh'no (specie di conferva) MÍO*
Pédegh Lento festin
Peston Fiasco ÎTlOTOï
Rud Letame pwno;
Spettasrià Scliiacciare
Trabescà Saltabeccare •e(caria
Tôma Capitorabolo 7ГТ0)(*0С
Usmá Odorare ¿au.il
Voci latine tultora vive Ira noi с ignote ncl vulgare illustre sono, p. es., le srguenti :
Milanese Latino Italiano
Gremà Cremare Abbronzare
Mediana Amila, Amilina Zia
Pasquee Pascua, etc. Plazzalc erboso
Prettin Pistrinum Forno
Slx-rgnà Sperncrc Sbeftar*.
Sidclla Situla Seccbio.
С) Alphana vient rf'Eijuus sans doute;
Mais il faut convenir aussi
Qu'en venant de ta jusqn^ici
It a bien changé sur la route.
Voltaire diceva che i Dizionarj debbono escliidere lutte le elimologfe troppo pueiili о
traite da fonti troppo lontane e pereiô troppo dubie.
• 2D 2
Perö, se bene per varíe forme grammatical!, pe' suoni aspri tl¡ lettere
e sillabe, e pe' vocaboli o d' antica stirpe o di affigliazione esclusiva
il nostro dialello già si dissimigliasse a quest' época dal vulgare illustre,
pure sia per le molle voci greche, latine, romanze adottate a commune
nei due idiomi , sia per la piü piaña sintassi commune in essi antica-
mente, sia per molte forme grammatical! rommuni, la distanza tra il
dialetto e la lingua non era si grande quanto venne di poi ne* secoli
susseguenli al xvi. Le vicende politiclie cui soggiaque il noslro pacse
dalla passala di Carlo VIII in poi, le guerre sanguinose onde fu teatro
fréquente, la dominazione francese , breve tli falto, ma diuturna per
Г influenza délie mode e del commercio , la lunga dominazione spa-
gnuola, la pur lunga ledesca, e il vivo trafico con le genii svizzere pré
alpine ed alpine, introdussero con idée nuove e proprie d' esse genlï
anche i loro vocaboli relativ!, e spensero allrcsi molfe voci e frasi no-
slrali e ilaliane sosliluendo loro i sinonimi ollremontaiii. Anche al
tempo in cui il Maggi cominciö со' suoi versi ad ¡Ilustrare il ver-
naeolo nostro, noi lo troviamo assai più simigliante al vulgare illustre
che non sia slato mai dopo. Le voci antiche rimaste a questo si smar-
rirono appo noi; la sinlassi piaña, regolare, senza permutazioni rimase
ferma nel nostro idioma, e in vece dovè cederé in quello melà del
suo dominio alla irregolare ; alcune forme grammaticali rimaste ferme
in quello si smarrirono affalto nel noslro idioma (l). In vece più suoni

(1) Credo non inutile annoverare qui alcune voci e frasi esistenli nolle opere del
Maggi, simili affalto nel vulgare illustre, с dopo il suo tempo perdiilesi cosi nelle uoecta
del noslro populo corne nelle stampe e negli scritti nostrali, e state cangiale in attre
diverse, di visu ma identiche di signifícalo.
Уod drl Mnggi Simili aile vulgari conlemporanee Sostiluite dopo il Maigi
A la sprovista Alla sprovista А Г improvisa
Alba e Aibasia Alb.igta Aria , Superbia
AsroH (Dà) Dare asco! to Dà a Ira
Aspeccià Atpettare Spelle о Specrià
Avvegni A venire Suited o Succed
Вagoid Bagordo
Brama Bramare Drsidrr.H (único usabilr)
Brandorià Baldonare Fa bandbria
Brava Bravare Cria
Buttind&M Sallaiiiiiidotfto Gabán
Caleu Calesso Birbin
Canester, Canrstrcllin Canestro, Canestrellino Cavagnœô, Cavagnorîn
Саисса Casarca .... (c'è rimasto Casacchin)
Cave'den (peser) CavéHine Cavezzàl
Chaed о Cbafsg Accadrre Siizzed о Succed
Ciambcrlucch Zamhrrliiceo Farioeù
Cócc Corchio Caror.ci»
CcBdri Ciiojo Coràmm
Comodadnr Acrommodalore
Compidament Compiulamrnte Del tutt affacc
Cresta Crrsla Scuffia
Crestada Crestata Сrosta
Dcvcd, Devedà Divieto, Diviciare Proibizion, Proibi
253
e pîà desinenze prima di questo tempo disformi si conformaron© a
quelle del vulgare illustre: come, a dirne pur una, fu la desinenza

Voci del Maggi Simili alle vulgari contemporanee Sostiluile dopo il Maggi
Fantesch Fanteacbe Serv
Fœusg, Forogia Foggc, Foggia Moda, Usanz
Forfant, Forfanlaria Ftirfanle., Furianlerta Birbon, Birbonada
Fusg o Fusgi Fugire Scappá
Ghindes (•) Guindólo Bicocca
Gramma Grama Poveietta, Desgraciada
Gravczz Gravezze Agravi, Tais, Pes
Imputa Imputare Tragi» adose
Millia roillianta Millantanrila A tnjera a mjera
Para (Anda a) Ir a parare Anda a feui
Parentella (Fà) Far parentela Fà parentori
Piase'vcr, Piascvermens Piaeevolmente Cont i dolz
PilTcrada, 1'iiTcriia Piflerala
Present Presente (dmio) Regiill (único usabile)
Ramáregh — Ris = Hincnrass Ramarico = Riso 3= Rineurarsi Magou — Kid =: Peotiss
Uepropri Rimprovero
Sbadagg, Sbadaggia — Sem- Sbadiglio,Sbadigliare=Scem- Sbaggià, Sbagg — Goffan'a
pietaa piaggine
Sbarrà Sbarrare Stanga
Soiià rengh Sonar ad arringo
Stà in barba de galt Stare in barba di mieio Anda de prêt
Stambussà, Stambussaa Tambusiare, Tambussato Bultoná j Buttonàa
Veiitur Venture Fortunn
Visament Avvisamento Parer
Zambriàqucla Zarobracca Sguansgia.
Parecchie di queste voci leggonsi freqtienti anche neíle Poes/e del Birago, il che fa
credere che solo più tard» cedessero il luogo alie soslituite della terza fila.
Maggi fulgure antic* Milanese odierno
Abbassà Abbassare Bassà
Adess adess Adcsso adesso Dessarfess
Cader Cadere Borlá-gi!>
Maní, Manii Ammanire, Ammanitu Prepara
Miolla Midotla Nidolla
Parocrhian Parochiano (per Paroco) Curat
Pass, Paturgn Paseen-, Pattiniia Pascóla
Racconzk Racronciare Reconecta
Sciansciá Cianciare Cicciarà
Sepp Seppi Hoo savuu
Seoruscias» Scorrurniars) Anda in collera
Seos Ascoso Scondtiu
SoTCni Sovente De spess.

Modi ceccki mu tat ist яе' moderni.


I jliase quasi sempre il Maggi per h I più antiebi dissero A o vero Mi come
noi, beuche Mi generi confusione.
Par Per
Daa da la Daa de la¡ e pure Pe vorría esser riser-
vato al genitivo.
Fà da cojan Fe de, ее.
El la pasaara nett» El le passera netta
£1 od Ol Bl
El fe V ha faa.
(*) Bao fucsia vece anche il Balettrieri, na certa per remmra a) Maggi, воя per roce «та.
a54
enna che si ridusse inna , dicendosi Quejcossorinna , Fiorenlinna, Fer-
zellinna, ее, , quando in addielro dicevasi e scrivevasi QuajcossoretttUL*
Fiorentenna3 Fercellenna, ее.
11 Maggi medesimo contribuí pure assaissimo a consacrare nel ver-
nacolo gran numero di Spagnolisini, che la dominazione ispana, sollo
cui egli pure viveva, aveva già resi commuai fra il popólo. Molti ra-
dicarono si da conservarsi vivi anche oggigiorno, altri rimasero nelle
sole scritture contemporanee a quella dominazione, e, со 'I cessare
delle usanze da essa introduite, vennero o di colpo o a poco a poco
perdendosi affatto nel nostro vernacolo. Soggiungerö in calce parecen i
esempj delle voci cosí della prima, come délia seconda specie (1), с

Italiano anlicbe e milanesi anche odíeme sono le voci Osla, bedelía, simili al
Se Irovi Polla belli ,
Fingt di non vedella.
Di Fr. da Barbcríno.
Legnamee che il Bellincioni scriveva Legnamaro, lirato a cio dalla lunga stanza che
fece Ira noi. Cosl .Vujester, Majestro; Tronà, Tronare; Paturgna, l'aturnia.
(I) Spagnolisini vivi tullora Ira noi cd espressi per altre formóle nclT italiano sono
i seguenti :
Milanese Spagnuolo Italiano
Acqua (Trass а Г) Esrharse a l'acqua Uscir del manico
Adehala Giunla di prezzo
Alamar
Alt e bass Alti baxos Avvicendamcnto
Antigament Antiguamente
Antigh Antiguo
Assentáa Assentado (signif. affine)
Baraonda Barabúnda Viluppo, Intrigo
Blandura Blandura Blandizíe
Bon (De bon e) De bueno a bueno D'accordo
Borador Borrador Bozza
Cagón Cagón Cacacciano
Ciappagh amor Tuyer amor los unos alos
otros
Coeur (Quattass el) Cubrirse (a uno) el coraron Slrignere it core
Cometía Cometa Aquilone volante
Compleamus .... Compleannos Anniversarío natalizio
Contéj Consejo
Conseja Aconsejar
Danée Dineros Denari
Desasí Desasco
Desavogo Desabogo Sfogo
Despediss Despedirse Spicciarsi
El El II. Lo
Festa (Vestii de la) Fiesta (Vestido de la) Abbiglíato festerecciaznente
Filera Hilera
Fogôs Fogoso Impetuoso
Gattón Gala Nuvolc montanine
GenefTa Cenefa Palchetto da cortioe
Ghiàa Gbia Fungólo
Gionta Junta Giunta
Grida Grida Edilto
Inveggií Envejeció Invecchíato
Lócch Loco Stordite
Lotton Latón
з55
dal buon numero de' primi si vedrà il motivo per cui Joan Cordara

Milanese Spagnuolo Italiano


Lollonee Latonero
M Anega Manga Branco
Mantíglia Mantilla (las mantillas)
MantiglioD Mantillón
Menus Menudos Li entragni
Merinos Merinos Pécora spagnuola
Mócca Muecha ?
Mocciglia Mochila, Mochilero Zaino
Montón Montón Mucchio
Montón (Л) A montón A carra , A quanlita
Montonta1 Amontonado Ammucchiato
Muletta Muleta (gruccia)
Ningún (a. con/.) Ningún Ncssuno
Oinin He spirct Hombre de espirito Uom coraggioso
l'anposs Pamposado Poltrone
Papeletta Pápele Sopracarta
I'atati (I) Batatas Pomi di terra
Pktta Pato, Pala
Pccc Pecho (signif. affine)
Pendenza Pendencia (signif. a/fine)
Perarií Perrería Improperio
Prscuzri Pescueco ( signif'. traslato ) Far collottola
Piazza Plaça Posto
Piazza (Tanna Placa de armas
Pleit Pleyto Piato/Guajo, Lite
Quart Quarto Appartamento
Kaja Raya Periferia
Rrcatton Regalón Rivendugliolo
Ilrgia o Resgia Reja Lastra di ferro
Reson Razones Discorsi
Robà Robar Rubare
Kosciada Rociada Aquazzone
Rosgia Arroyo
Salza Ensalçar (per antllesí)
Savè de bon Saver bien Mandar buon odore
Seansci* Cauro ?
Sciatt Chato Tozzo
Scur come in bocea al loiT Boca de loro Bnjo fitto
Scusa Excusar Far di meno
Secudl Sacudir Scuotere
So (Avegh nient del) No tener cosa suya Non posséder nulla
Soniejà Semejar
Spiret Espíritu Coraggio
Stacchetta Estaca, Tachuela Chiodo
Stranoccià Trasnochar Star álzalo la notle
Strasudà Trasudar Sudar grandemente
Stravaocà Estragado (costumbre)
Strrcc Estrecho (ció) Stretto
Stremit», Stremizzi (*) Estremuerse Impaurire
Taniéo Tanléo Valutazione a occhio с croce
Tapaa Tapado Vestito molió
Tëccià Tejar Mcttere il telto
Teppa - ■ Tepe Piota, Zoila erbosa
Testa de feir Cabeça de fierro Prcstanomc
Tomates Tomate Pomidoro
Troppa Tropa Truppa
Vappo ? Guappo GonGanugoli
Vèmm, e nel contado alto Vamos Andiamo
Vamm
Viôlter Vosotros Voi (-)
Zaceara Xacarear Litigare.
(•) So non • dal lat. Tremiscerey o Contremiseere.
(") Muí non |>uuuino rapprescolar qucili pluraU te uon cou la voce cilali alia ipagnuol».
s5G •
diceva , pero con troppo Urga induzionc, che il noslro vernacolo è
siuiile assai al catalano (1).
Vennero in seguilo i Francesi, i quali nelle brevi loro dominaziont
dei secoli andati , e con le loro mode e со' loro produUi industrials
introdussero nel nostro dialello infinili Gallicismi , i quali diedero lo
sfratto ad a lire voci nostrali identichc , о s' introdussero nuovi rap-
presentativi di nuove idée da quelle gcnli impórtate fra noi (2).

Spagnolismi morti fra noi sono i seguenti:


Milanese Spagnuolo Italiano
A mpar Amparo Proteiione
Caldariglia Caldarilla Cassetta
Despoeù Despues Dopo, Dtpoi
Galan Galano Nastro, Cappio.
Goriglia Gorilia Cuitare
Infado Enfado, Enfadar
Infant Infante Infante
Itilier (Fonzion de Г) Entierro Sepollura
Interraa Interrado Sepolto
Mascajà i ou Machar o Machacar A m maceare
Masgalan Masgalatio Galantísimo
Master de camp Maestre de campo
Mazzalodos Mazzatodos Rodomonte
Merced Merced Paga, Salario
Moda Muda Muta (car.)
Pápele Pápele Carla
Sussicgh Sossicgo Sussiego
Veadur Veador Visitatore
Tali Tahalí Cmturooe
Terz Tierce oggidi Keggiuieolo.
(I) Veggasi il Corrier müanese delle Vame del 28 di novembre del 1838. La
servilù alie Spagne commune a Napoli e a Milano, e il conseguente passaggio di alcuui
impiegati da quella alia nostra cilla non infrequente nel seicento, introdussero altresi
nel nostro vernacolo alcuni Napoletanismi, come sonó, per cítame pure qualcuno, Am-
monona, Bértola, Chirecoccola, Clavario, Gronna, Inciricciare, Popàlla, Scer-
pia, ec. : voci continue nel Penlamerone del Basile, e forse non più vive nel par
lare odierno napolelano. '
(í) Ecco esempj di questi Franzesistni anteriori fra noi alia dominazione franzese
del 1796.
Milanese Francese Italiano
Alón Allons Su via
Articiocch Artichaut Carciofo
Barolé Bas roules Calzc arrotolatc
Bocché de iior Bouquet Mazzo di fiori
Boetta Boite Stagnuolo di tabacco
Buró Bureau Offizio
Ca bare' Cabaret Vassojo
Categan Cadogan
Coppé Cuppè
Cose, Coccétta Couche Lettuccio
Desabusáss ( utato Se désabuser Disingannarsi
dal Maggi )
Erissón Hérisson Ricciaja
Fiinfer (No slimà on), úsalo Fanfare ?
dal Maggi
Passali noi sollo la dominazione austríaca , le relazioni con la Ger«
mania, le guernigioni tedesche, le ándale a Vienna dei nostri signori,
e con essi délie loro servitù, ebbero forza d' inlrodurrc nel vernacolo
nnslro non pochi Germanismi ; ma, per Г indole opposta dei due
idiomi, in minor numero certo de' Gallicismi e degli Spagnolismi, encor
ché quasi tullo il secólo xviu perdurassero le cause che doveano pure
inlrodurli in quanlità maggiore (i).

Milanese Francese Italiano


Foèlt Fouet Scudiscio
Gabriele Cabriolet
Manto (de seda), anti- Manteau
cam. dal Maggi
Méltor, Mctrèss Maître, Maîtresse Padrone, Padrona
Minué Minuet Minuetto
Moletton Mouleton
Mordoré More-don:
Padedù Pas de deux Passo a due
Panaris Panaris Patereceio
Papagrand Grand-papa Nonno
Pcrtérr Parterre
Pianca Planche Assone
Piroétta Pirouette
Pléit Plaide Piato, Lite
Plcurrùs Pleureuses Sopragirelli i?5S8
Pomada Pommade Manteca
Rampa Rampe Erta
Sorace Sommier Trave
Strasii Transi Assidcrato
Tiraboscion Tire-bouchon Cavaturaccioli
Toppe Toupet Tuppè
Trumó Trumeau
Zignón Chignon Specie di peltinatura.

(1) Ecconc cscmpj:


Milanese Tedeseo Italiano
Aidùcch Heiducken Aidúca
Bàghcr Wagen
Cainerlaccài Kammerlaquai Cacciatore
Crèn Krein Rafano
Crovatt Kroat Croato, Militare
Fdrt Furth Tura via
Fraiter Freither Vicecaporale
Frkola Fraol Donna
Lobbia Lanbe-bia Loggia
Palrânna Patrontasche Cartocciere
Peccher Pecker Tazzone
Polizzài Polizey-gardc Guardia di buon goveruo
Rani KrampiT Granchio
Rianna Rinne Str&scia
Salcraot Sal craut Cavoli salati
Sbrojà Brühen Scottare
Schinca Schinke Stinco
Scóss Schooss Grembo
Sgura Schuren Strofinare
Slandra Schlanders О Landra
Sleppa Schleppen (,**) Gran fetta
(*) In Tirólo paese ntl Circulo di Bolsano. i
(•*) Eumioati Lene i varj iigoißcjti noitri e teduchi di qDtill vote, li voira la veriti dell'crigine.
Vol. V. 33
з38
In questo mcdcsimo secólo, al migliorar delle istituzioni ctvili ed
ecouomiche, andö compagno il rifiorire degli slndj relativi cui la Iroppo
vacua doltrina scolastica dovè finalmente cederé il campo. Risurse
pure lo studio del vulgare illustre e d'una poesía meno vota dell'ar»
cadica, la quale anche nella rediviva Academia de' Trasformati a stento
si ma quasi a forza andó perdendo terreno a fronte di esercizj più
frutluosi. Birago, Balcstricri , Tanzi vennero consacrando nelle loro
poésie li acquisti falti vie via dal vcrnacolo paríalo, lo ripolirono con
quella lima dolce che única sa far concordi uso e filosofía nel trasferire
l'idiomi dal parlare alio scrivere, e lo prepararono a quell'apice dî
pcrfezione cui scppe condurlo all'elà nostra il principe dei noslri poeli
vernacoli. Su 'I finir del secólo la nuova dominazion republicana fran-
cese introdussc nuovi modi (í) gallicani dei quali novero grande si
ritrova nelle infinite poésie popolari di quel tempo. Co'l finir del secólo
si spensero affatto varj suoni e varj modi grammatical!. Cessô, p. e». ,
il suono del diltongo аг (andœ, stm, et., ándalo, stato); cessô il pro-
nomc i per eglino (¿ senten, i veden, i se fan emus, sentono, veggono,
si fanno cuocere); scomparve il passato remoto dei verbi (el vens, fondé, ее.,
venne, audô, ее); e furono sostituili l'a apertissimo rappresentalo da
due aa (andaa, slaa); lor o qui],' cd ¡I passato semplice (l'è vegnuu, П
andan) usato indifferentemenle per ambedue le sfumature di quel tempo
verbale. É perô probabile altresi che lai suoni e lai modi fossero già
scomparsi da assai tempo nel parlar popolare délia città, e si mante-
nessero nelle scritture fino al secólo susseguenle, о per l'abituazione
commune agli scriltori in ogni idioma di seguiré nelle scritture più
presto le usanze grammatical! già consacrate dai loro anteeessori, anzî
che l'uso vivo e popolare del loro tempo, o per la falsa abituatezza del
più dei poeti vernacoli de' tempi andati in ogni parle ditalia di scam-
biare per parlar popolare cittadinesco ('idioma del contado, ove quei
modi si conscrvauo tutlora in gran parle anche oggigiorno.

Milanese Tedesco Italiano


Slöffen Schlafen Dormiré
Sterz Slerz Sterzo
Storà Stören? Fare «toriarc
Strivall Stiefel Stivale
Trinca Trinken
- , Bevazzare
....
Zicch Stlch Micino
Zorócch Zurück Addictro
(I) Ecconc esempj: Bombé, Bonê, Brancàl, Brelell, Buró, Calaré, Canapé,
Cavalierman, Comilaa, Coo a la brutuss, Crovatta, Decrottœur, Deligenza,
Dormœùs, Duscèss, Fanfaron, Fiaccher, Forgon, Giandarma, Giundarmaria,
Gilé, Macro (duró poco), Mistitró, Pandan, Pantalon, Papié maneé, Papigliott,
Parur, Percall, Plafón, Plumé, Ramasg, Bandevó, Bespettœùs, Bold, Sancu-
mu Scemisetta, Sciarabàn, Sciffón, Sciffonéra, Secreter, Sortà, Tricoté, Fisavi.
25g
Sursc finalmente il secólo xix, i cu¡ primi Ire luslri furono senza
dubio i più lieli e avveulurali che mai vedesse la nostra patria, ove
si rifletta alla brevità del tempo in cui il Regno d'Üalia, benchè sug-
getto alTallo dominio franzese, ebbe forza di proinuovere Ira noi in
un súbito infiniti progressi d'ogni specie. Quel Regno, ebiamando
iiella nostra i migliori ingegni délie tante cilla che la riconoscevano
capitale, e non pochi di quelli che nelle altre parti délia Penisola as-
suggeltate al dirello dominio franzese, quasi insofferenli di quelle, ac-
correvano alla patria commune, promosse infinita di idée nuove, e taie
suscitó fra noi nuova vita, che fini di ripolire il noslro \епцсо1о, e
senza togliergli il suo caraltcre naturale sollevollo dalla vacuità délie
parole alia sodezza del pensiero, e lo feee capace d'esprimere con ogni
piena d'affelto le passioni del cuore sotto la penna del Grossi, coa
infinito atlicismo le idée generóse e gentili sotto quella del Bossi, e le
scullûre d'ogni genere sopratutto alio stilo insuperato del Porta.
Le istituzioni italiche e le genli che frequenlarono Milano a tempo
di quelle, co'nuovi modi e co'nuovi vocaboli che introdussero nella
nostra citlà, resero più communi nelle classi culte del paese, che pur
usano parlare sempre il vernacolo, copiosi Italianismi. Alcuni di questi
trapassarono dalle classi culte anche al popólo, e furono quelli indicanti
nuove idée, nuove usanze, nuove sfumature di sensazioni. Altri furono
costantemente ricusati dal nostro vulgo, e furono per la maggior parle
quelli di pura forma e già rappresentati da modi e termini vernacoli
corrispondenti e più cónsoni all'uso noslrale ed al complesso caratle-
rislico del parlar milanese. Del dialetto cosi ripolilo e arricchito, senza
perô lederne mai le caratteristiche speciali rimaste inconcusse nel parlare
dei nostri, e specialmenle dei popolani, porge continuo incensurabile
esempio il Porta in tutte le sue poésie (4). Dopo di lui certa licenza
si venne întroducendo e di troppi Italianismi, e di troppe lesion i di
varie forme grammalicali; cosicchè v'è argumento di temeré che, dove
cssa licenza venga progredendo anche ncl nostro vernacolo, possa in
progresse di tempo avverarsi quella decadenza che per consimili molivi
sembrava temibile pe '1 dialetto veneziano al Boerio. Б di falto il nostro
Rajbcrli, surto a compensarci in gran parte délia perdita troppo precoco
del Porta, ricco d'estro poético, vividissimo nel penelleggiare, robusta

(I) E solto questo rapporto dell'alterar le forme grammalicali, una voila che siano ben
fermate, non niai in quello dcll'escludere i nuovi vocaboli resi necessari dalle nuove idée,
che ha ragione Voltaire, il quak; disse : « Toute langue étant imparfaile il ne s'ensuit
pas qu'on doive la changer. Il faut absolument s'en tenir à la manière dont les bons
auteurs l'ont parlée, et quand on a un nombre suffisant d'auteurs approuvés, la langue
est faite. Ainsi on ne peut plus rien changer à l'italien, à l'espagnol, à l'anglais,
au français sans les corrompre; la raison en est claire; c'est qu'on rendrait bientôt
inintelligibles les livres qui font l'instruction et les plaisirs des nations ».
. . збо
ne* concetti, frisante ma urbano nella correzion del coslume, in questo
solo è nótalo da alcuni dell'offendere talvolta la naturalezza, la planes»,
la sebiettezza del vernacolo noslro con certa mistura d'italianità (i)

(1) Alcuni di questi ncologismi italiani, che ¡1 vivacissimo scrittore profunde nelle sue
poésie vernacoie, non sono infrequent! anche nel parlare odierno de1 nostri concittadini,
e ció per le ragioni piu addielro espostc; molli allripcró, o inusitati aifatto, о conlrarj
all' indole del vernacolo, sono onninamente ricusali dal parlar im láñese commune délia
giornata. Esempj délia prima specie sono nel Marzo 1848 (una délie poésie più belle
e animale del noslro Parnaso, e per ogni riguardo tulla vernácula) i seguenli:
Pag. dal neologismo itálico non affatto innsilato
Mario ira not, та diverso pero sempre dallo . Schietto milanese anche odierno
19 A vedé de cavass de sti tniseri A vedè de lœuss-Jœura de sti miseri
»4 Vitej (anche il popólo trovo utile la Vedej
voce a levar l'amùiguiuï del si-
Ífiif. nella sua).
la Fenilla
Ora adattada per no fass fis'cià. Ora, ее, per no fass la adrec la minee.
19 e pass . Alter Olter
» Disperaa, disartnaa, e sim. incipicnti Dcsperaa, Dcsarmaa, ec. (il pop. prefer.
per dit des)
Cittadinanza . . . pacifica de cœur Cittadinanza > . . tutta pas, bonna bom-
basotina
aJ Rauch de vôs Con gib la vôs
a6 Predestina Voce lutovas in passato Destina
Sminul Smeiiui
Orgasmo Voce nuova
Selciaa I sass di contrad — o, rutticanam. , El
risriol, La risciada, La rizzada
So Circola Gira, Anda interna
33 On mist de legría, de convulsion
La parlantína
Angùri Ingerí
36 L'è ona virtù che ve avvisina a Dio
Seggion, holt e mastej Bólt (neologismo dei Droghieri)
Diiuanda, Domandà
40 Riposta Rcpossà, Quieta
И Volta Vreulta
4i Han trovaa de slà quacc (') Han stimaa ben . . . .
m Avè dominaa tu Vest staa padrón de
44 Bisogna Besogna.

Ed ecco esempj délia seconda specie, tralli dalla slessa Poesía:


Рае. del Neologismi italiani lutlora rifiulnti dallo Schiello ed esclaslvo parlar
Магм milanese odierno
il ttrenc el slraforzin Streng el slraforzin che me fà sollà i
Che me fà schizzà i œucc foeura del œucc fœura del coo , о sbilzà о
coo ('*). sbottl (non mai schizzà).
|3 Borland al lecc de bravi giovinott Borlandegh li al lecc de tanti bravi
giovenott
•» A Padova e Pavia A Padova e a Paria
(*) Forte qnl il poeta volle sebertare su 'I Germanismo corrispondente Wir haben su bestimmen ge
funden, ее. ; cioè, lelleralmeote, Noi abbiemo tróvalo di determinare, er. : italianamente, Noi abbiamo
giadicato opportuno, о simile, di determinare, ее. — Se cosí fosse, a muute.
('*) Scbiisà e 1711Í ben detlo alP italiana per la maggior verità dcU'idcaf ma la voce i insolente net
tnUanete, encorche no '/ siano Scbiuclt e dérivait.
senza bisogno о utile relativo assoluto. II che, se non erro, deriva in
gran parte dall' essere le poésie dello scrillorc pensale talora , prima
che iu milanese, in quell' italiano ch' egli scrive con la festività che
ognuno conosce (a). La qual medesima cosa doveva pur accadere anche
al Maggi, se osserviamo alie perrautazioni e al difetto di affissi prono-

Pag. del Neologismí italiani tuttora rifiutati dallo . • . • Schielto ed esclusivo parlar
Marzo milanese odiermo
■4 L'è mollaa-via quirlt quiclt El se Vé cavada quiett quirtt (*)
Intra '1 mezz di e l'ora Intra el mezz di e la vunna
16 Satisfacía Sodisfada
Convocadura Convocation?
•3 Gángher Canchen
«9 Sueffada a scoeud tntt i petitt SuefTada a scœudes tntt i petitt (**)•
Corsia tulla festosa e d'on eíTclt Frase italiana che vorrebbe tuU' altro
Г'ю per vollarsi milanese.
31 Ai nost e so nemis nemis e ai nos 1er
25 Lontanament Sust. inusitatoj a un bisogno , Slonta-
nament
Che al poctta ghe rugfapn el talent Che ghe rughen in del talent al poctta
Г orgasmo de l'azion Frase anümilanese aJJ'alio
El slingeriva a oeucc la situazion
lu pericol de la mort In pericol de mort
3 Crodà abass Crodà, assoltilam., o Crodà-gi6
33 In sit fceura di pee In di sit о In certi sit, ec.
3g Col crocefiss in ari Col crocefiss per ari
4o L'c ona tal fda de latanni L'e ona fila tal de latanni
13,17,33 Parece casin, parece pont, parece Paricc casin, pont, bambin (***)
bambin
4З Radoppialla Redobbialla
16 Giust desideri Desideri giust
4o Sta magra filastrocca Sta filailrocca magra
4a De vedé scalcagnada a De vedé la padronna scalcagnada a strug
struggiona giona come ona povera serva
Come povera serva la
padronna
4З On soll stendard On stendard soll
16 Che rid sott ai barbis, Clic la rid o la me guarda
O me guarda, ее. 1Ш
91 Come |>6 la cittaa Come pódela la cittaa
On popo del tal che réussira I On popó ch'el réussira
storia i ïвS Storia che Pandara fœura pù, ее.
Che andará fceura pù de la I v; s
memoria огs oí,-»
q -с
E pariva de lc'gegh sù 5-u E el pariva, ее.
40 E che parla tiopp ciar 1 E ch'el parla tropp ciar
43 Femm che sia nostra on' ar s as 5s Femm che la sia nostra on'armada
mada z п к EL
44 Podeud viv del »ö cerca on s г i S Pndend viv del sù, cl cerca on patron.
padrón

(л) È curioso Posservare come quelle stesso scrillorc che pensa le poésie milanesi
in italiano, concepísca poi in milanese In care suc prose italiano. — D.
(*) Fra Molls e Quiett i contrasto. Molla «: Fugir a furia.
("*) Secano*, cosi assoluto, si usa solo attirnmente, non al reciproco.
(*•*) Al maschile, sempre Paricc. Al ftwinile^ Parece dono.
262
minali in esso frequenli, с accadde, benchè rare volte, anche al Porta
nel primo suo poetar milanese (1).
A queste variazioni caúsate dagli indicali motivi sono per ultimo da
aggiungersi quelle che il popólo viene di suo capriccio ¡nlroducendo
senza che lalora se ne veggano positivamente le origini, e senza die
ne soffra punto la natura intima del vcrnacolo. Di queste variazioni
che dair un decennio all' allro va nao alternamente spegnendo certa
voci o reudendone l'uso infrequeule, e sostiluendone loro tull'altre,
abbiamo esempio, pognam caso, in quesl'ultimo decennio le voci Ga
ranta, Pelando, Barabba, Raccagna , Marengh sostituite alie coramuni
nel decennio antecedente Giuridegh, Sguánsgia, Rabatt, AcquaviUa o
Rabbiosa, Marenghin.
Nei dodici volumetli del noslro Parnaso, che io publicai nel 4815
con le stampe del Pirolta, ognuno ha modo a riconoscere fácilmente
le variazioni accadute nel nostro vernacolo dacchè fu incomincialo a
scríversi infino alla età nostra, per quanto sia alla natura sua, ai voca-
bolij ed alio Stile in generale.

§ 3.° Proprietà speciali e Diversità principali {ra il dialello


e la lingua illustre. — Tavola grammaticale análoga.

Il Cellini, buon giudice infestività, chiamô giulivo il nostro parlare (2),


с il Cinelli gli diede pari Iode (3). Dante lo ebbe in poco favorc(4),
e a suo tempo il nostro vernacolo, non anco ripolilo dagli scriltori,
meritava certo quel disfavorc, se ne giudichiamo dalle poche tracce che
ne conservarono le carte vulgari délia sua età. Montaigne pure ne fu
poco contento (5), e a tempo suo egli pure non avea torto. Se è vero,
i come io pur credo, che le lingue siano onorate per Ii scrittori utili che
ne faciano uso (6), certainente il nostro dialello non dovè incominciare
a riuscir acectto alie persone giudiziose, se non al comparire délie Co
medie del Maggij le quali, come ben disse il Parmi (7), furono da lui

(1) Di questi mendi, onninamente contrarj all' indole del nostro vernacolo, si la
esempio nel Brindisi del 1009 per le Nozze napoleoniche, e nel Temporale;'
nelle poésie posteriori non se ne vede più ombra nessuna.
(3) Vita, tomo II, pag. 121.
(5) Biblioteca volante, tomo IV, pag. 44S, ove parla d' una poesía in vernacolo
facchino stampatasi qui nel 1716.
(4) Vulg. Eloq.
(8) Journal du Voyage en Italie.
(С) Toloméi, II Celano, pag. 15.
(7) Leltera I.* a Branda, p. C2.
2G3
sr-rílle per islru/.ione del nostro popólo , e rîscossero non poche lodl
dagl'inlelligeuli d'ogni paese, cosi per le grazie dello stile come per
riiiflnila moralità resa piaña e gradita ad ogni classe di leltori. A mezzo
il secólo scorso il Barnubila Paolo Onofrio Branda e qualche suo fau-
torc ne feccro strapazzo imineritato, e di ripicco non tutti meritati
elogi ne profusero i propugnalori (J). Nell'opuscolo citato poc'anzi il
Parini , non sempre moderato verso la persona dell' avversario, lo fu
nel parlare dei pregi del nostro vernacolo. « II caralterc principale del
dialelto milanese (dice l'esimio Scrillore) è lo stesso che quello délia
t'ente che lo parla, anzi è origínalo da questo I Milancsi sono
ilislinti presso le altre nazioni per la semplicilà, la schietlezza dell'a-
nimo, la nuda ed amorcvole cordialilà Questa medesima schiet
lezza e semplicilà pare che esisla nel vernacolo inclínalo spe-
tialmenle ad esprimere le cose tali qualí sono senza troppe
maniere arlifiziose del dire Chi più d'ogni allro riconobbe que-
sl'índole del parlar milanese fu il Maggi, nelle cui Comedie, tulle moralî
e islrullive, si manifesta chiarissima. Nella Parafrasi délia Parabola del
Figliuol prodigo anche il Baleslrieri poté, appunlo per Г indole d'esso
idioma, tullo esprimere quel soave affelto, tulla queH'aurca semplicilà
the ricercava 1' argumento. ( In mezzo perö a questa semplicilà ....
il vernacolo si mostró anche suscetlivo del fantástico с del sublime
dclla poesía nogli scritti del Tanzi tutli robustezza di pensieri e di
imagini). Queslo vernacolo in somma si mostró capace delle
veré e solide bellezze della poesía . . . . e Iode meritano i Mílanesi
dcll'averlo sapillo volgere a si vanlaggioso fine, come è quello di am-
macslrarc e di corrcggere il costume, .... servendosi della poesía
meglio che non siasi fatto assai volte in altre lingue »(2). Quesle verità
dette ora è un secólo dal Parini , non rifulgono esse di vividissima
luce ai noslri giorni nelle Poesie del Porta, del Grossi, del Rajberli? —
• Neí suoni cordial! с schielli del nostro dialelto, dice Callaneo(3), si

(1) Negli Scrillori d'/talia del Mazzucchclli leggonsi minutamcnle spccificali i


liloli di più die CO opuscoli venuli in luce per cagionc dell'acorrima conlesa nala in
queslo proposito. Ciù dopo la biografía del nranda. Li opuscoli slessi raccolti già in 7
volumi da Francesco Bcllali soltó il litólo di Brandana esislono oggidi пеН'АтЬго-
siana come parle della Biblioteca lombarda. Uimctlo ai medesimi cliiunquc ami Icg-
gére quanlo fu serillo pro с conlro al nostro vernacolo, quasi sempre perô con Iroppa
esaggerazionc, da quei baltaglieri a' quali U Gorerno con savio accorgimenlo troncó da
ultimo ogni gara di trionfo.
(2) In queslo bruno della Scrillura precilala del Parini (pag. Gl a GG) no omesso
alcuni passi, с muíala o aggiunta qualchc parola per rallaccarnc le parti staccale. Nc
por ombra pero è allcrala della sustanza del suo dire. I passi omessi sonó quelli ebe
mi parvero inesalti; pognam caso, quello in cni lascercbbc supporre il noslro vernacolo
scevro di Iropi с Iraslati, il die с onninamcnlc a rovescio.
(S) Nella Inlroduzione airOpcra già cilala nclla nota 2.a del § 2.° di questa Disser-
laziono.
264
palesa gran parle délia nostra indole più sincera che insinuante » , e
quesla pure sarà riconosciulu verità da chimique osservi imparzialmente
quale mistura d'ingenuilà с di franchczza si ri le vi nel nostro parlare.
Caratlere üitenso de! nostro parlare è allresi la divizia somma di
proverbj с di traslati , divizia per cui (se ne giudico dalle mie let-
ture che sole potei, pe' miei vincoli d'officio e di salute, usare a prit de'
miei sludj su i vernacoli d' Italia) superiamo ogni altro. I primi, ridu-
eendo aforística la scienza ¡atiera delta vita , tengono luogo appo il
nostro popólo di lutte dollrine economiche, civíli, poliliche, morali; i
secondi fanno viva dipinlura de' concetti d'ogni più fredda mente, d'ogni
più pósala ragione. E poco importa che i traslati medesimi siano tratti
da fonli che lascino vedere qualche nostra debolezza (l); sempre e'
servono a dipingere, a sculpire idée che senza essi rimarrebbero smorte,
sbiadate, senza rilievo; sempre fanno più poético, più animato il nostro
parlare.
In un'opera francese, che per due terzi discorre di lutt'allri paesí
che non di quelli nominali nel suo frontispizio, scappó delto all'autore
che la parola Minga è base del parlar milanese (2). Se non fu meschina
anlílcsi della Lingua d'oc, e della Lingua del Sipa o del Brisa, io non
saprei come entrata in quel cervello oltramontano: forse nelia forza che
it Minga ha d'intrudersi tra verbo e preposizione, quando quesle due
parti del discorso hanno signifícalo complesso, come Andà-sù, Anià-giô
(Salire,, Scendere), senza alterarle punto, parve a lui di trovare quesla
base, ma con poca fermezza certamente. Nel parlare с certo che cadono
frequentissime le voci indicanli affermazione o negativa; cd il No espresso
assai volte per Brisa dai Bolognesi e per Minga da noi debbe ferire
l'orecchio d'uno straniero; ma dedurne poi la massima che quelle voci
siano base di que' vernacoli è cosa tutta strana. I Brianzuoli usano af-
fermare со '1 mero sibilo S" in vece del Si; ma chi mai oserebbe dire
per ciô che la base del parlare brianléo è la S cosí sibilata?

(1) È inutile che io ripela qui ciô clic già dissi a pag. xxxix, ce, dclla Prefazione
al mio Vocabolario Milanese-italiano del 1859. Ricorra a quelle pagine chi de-
siderasse spiegazioni in proposito.
(2) Rome, Naples el Florence par M. de Stendhal. Parigi, 1826, vol. I, p. 182.
Il generalizare rade volte è che non conduca ad errorc. Anche i rimprocci amarissimi
fattici in publico parlamento a Londra da lord Brougham, in proposito délie slrane
vkende poliliche de' noslri giorni , perché troppo generali sanno d1 ingiusto. Meglio
avrebbe delto quel Lord se avesse asserito clic nel nostro blasone meritereuiuio iscrilte
a perpetuità in un campo le parole
Stulle moti XV Kai. Aprilis mdccciu,
e ncirallro
Slulte immoti x Kal. Aprilis mocccîl.
э65
Propriété particoluri grammatical! sono le scguenti. Iticominccrô dal-
V ortología. Nui Mílauesi m l proniinziure il più délie voci polisHIabc
sogliamu essere nvari di doppie consonanli nelle loro sillabe medie,
ammeltendole in veee assai volle nelle iniziali e nelle flnali de' voca-
boli cosi piani come tronchi. Per lo che laddove i Toscani pronun-
ziano Accorda, Carattere, Caratterizzare, Cuccagna, ее., noi, insieme
vu 'I più (Idle genti cisapenninc , pronunziamo , chi ben ne ascolli ,
Acàrd, Caràler, Caraterizà , Cucàgna, ce., e dove essi dicono Latte,
lidlOj Svcchio, Cavicchio, Boccia, Groppa, ce. , anche noi pronunziamo
Làcc, Dell, Sècc, Cavité, Bôggia, Cràppa, ec, largheggiando in simili
addoppiaturc. Perö nella pluralilà délie slampe vernacole milanesi, già da
ollrc due secoli, scrivonsi le voci con la sdoppialura ail' italiana, facendo
leggerc agli stranicri le cose nostre con tutt' altro suono ch' elle non
s'abbiano in reallà. Tirato a forza dal vero, avventurai io di melter
d'aecordo pronunzia e ortografía in alcune voci di si fallo genere,
scrivendo, peres., Barzelèlta, Achs, Acùsa, Capara, с non come le si
veggono per lo più scritle Barzellèlta, Access, Accusa, Caparra, ma
lasciai Boggin, Buffôn, Cactiadôr e altrelali voci scrille per tal modo,
ancorchè in realtà si pronunziino da noi per Bogxn, Bufón, Caciador, ec.
L'A ha Ire suoni fra noi : riiuesso, vibrato, stcinperalu. Indicasi il
primo lasciandolo senza segno, il secondo coll* accenlo grave, il terzo
co'l doppio a.
\' E ora ci suona chiusa , ora aperta, ora stemperata -, segnasi la
prima coll'accenlo aculo, la seconda со 'I grave, la terza со '1 doppio
с quando ella ci suona apcrla e slemperala a un tempo si nota cou
la dieresi.
L7 ha Ire suoni: rimesso, vibrato, stemperato: il primo si conosce
daj non aver segno alcuuo, il seconde dall'accento grave, il lerzo dal
doppio t.
Anche ГО ci suona ora chiusa ed ora aperta. Segnasi la prima con
l'aecento aculo, la seconda со 'I grave. Trovasi anche in qualche stampa
milanese cosi antica come moderna segnato il primo suono со '1 dit-
tongo franzese ou, ed il seconde coll'accento acuto: usi mal accelta-
bili ove allri vi ponga riflessione punto punto. — Dell' о chiusa scii-
tonsi pure due altri suoni particolari fra noi: l'uno vibrato, e per lo
più ne' monosillabi, come in .So (sole); I'altro stcmperalo come in Soo
( io so). Accenuasi il primo coli' accenlo circouflesso; il secondo con
la doppia vocale. Di questo secondo parve ad alcuui dare buona rap-
presentazionc scrivendolo dittongato pure alla franzese, ou. Ma s'e* ri-
guardano al come proferiscono i Francesi la parola Cou (collo) e a quelle
ron гм i noi proferíanlo la voce Coo (testa), vedranno in un súbito come
la lore maniera sîa faba e da non imitarsi. Allri lo scrisscro Cô, ma
M-nza porre mente al suono vibrato già delto sopra di Sô e simili,
Vol f. ">i
aGG
al quale non si saprebbe poi con quale allro segno soccorrere. Nè si
creda che questo doppio o, Irovato nel contesto del libro senza Г ao
cento che gli si appone nella sede alfabética, possa essere letto con
quello sdoppiamento di vocale che sentesi nelle voci italiane Eoo, Coo,
Coordinólo, ее, giacchc abituali come siamo a trovare quel la sdoppia-
tura italiana solo nell'o aperla, e a fare quel prolungaraento di suono
niilanese sollanto ncll' o chiusa , non è da credere cosí fácil cosa l'e-
q invocare , come no 'I puô essere nel niedesimo contesto il leggcre
nun accentuate Го di qualunque suono con la debita pronunzia, dacchè
anche nell' italiano siamo avvezzi a fare altretanto.
L'U, encorché simile di figura all'u italiana, suona sempre tra noí
alia franzfse: talvolta pero rimesso, tal altra vibrato, e tal altra stem-
perato. Nessun segno indica il primo ; Г accenlo grave il secondo ; il
doppio u il terzo.
Noí abbiamo un suono ignoto alia lingua illustre della nazione, cd
è un misto di o, di е, е di u noslrale^ e questo segnasi co'I tritlongo
fraílese OEU, giacchè si proferisce da noi per appunto come lo pro-
feriscono i Francesi. Taluni rappresentano questo suono со 'I semplice
dittongo franzese EU; ma oltrecuè questo ha suono più vibrato che non
sia quello del nostro OEU il quale trae alio stemperato (per lo che
più s'approssima al piemontese a s' péul nen che non al milanese par-
pœùra), oltrechè molli, iniin dal Maggi , usarono di preferenza quel
trittongo, pare necessario usarlo per non indurre ambiguilà in que*
casi ne'quali Y EU s' ha a pronunziare disteso, come in Reuma, Réussi,
ее. , che noi proferíame Rè-uma, Re-ussi , e non Rœuma, Rœussi. —
Questo suono OEU poi talora si pronuncia da noi rimesso, e tal altra
vibratissimo; segnasi il primo coli' accento grave, il secondo co'I cir-
conflesso.
Noi abbiamo divizia di suoni prolungati nelle sillabe finali délie voci.
— Alcuni di questi suoni simigliano quelli che sentonsi in ogni bocea
italiana allorchè legge le esclamazioni Ahl, Dehl, Dahl, Ш, Uh\,
e questi si rappresentano dal più dei nostri scrittori vernacoli co'I
raddoppiare la vocale , poichè Г h anche fra noi è riservata ad altri
officj. Perciù chi leggerà la voce Miscée ( facile pagatorc degli altrui
scotti , buon Colombo da pelare ) avrà a proferirla come s' ella fosse
scrilta italianamente Misceh , non corne s' intenderebbe italianamente
Miscée per bazzecole. Cosi, per es. , nel nostro Vorxi (voleté) i due i
non suonano corne quelli délie voci italiane Restii o Varíi, ma come
sonerebbero in Forih se cosi si scrivesse. E cosi la voce Boàa (granchio
tenero) s'avrà a leggere non co'I suono che avrebbe nell'italiano Boa
(Boa constrictor Lin.), nè con quello che avria Boava se dal latino si
trasportasse alia pronunzia contadinesca toscana , ma con quello che
avrebbe italianamente serillo cosi Boa It. — Altri di si fulli suoni pro
267
lungati simigliano a quello che sentesi nell'ilaliano Ve, e quesli, in-
nascenli da vocali susseguite da consonanti , si distinguono cod la die-
resi come Oh diss. — Allri di tali suoni per fine sono simili a quelli
che sentons! nelle vocali italiane pronuncíate aperte, ma con questo
che dove Г italiano balte il suono su la vocale, il miianese lo stempera
e ne slrascica picciola parte su la successiva consonante. Cosi Ràna ,
Sènaj Mina, Sadna, Lima sono da noi proferite con quello stempe-
ramento di suono che sentesi nei noslri plurali Rann, Minn, Lunn, ее;
е di qui с invalso Г uso generale di segnare questo suono co'l rad-
doppiare anche nel numero del nieno le consonanti susseguenli a si
falte vocali. Scrivonsi Pàppa, Grècca, Scimma, Euràppa le voci Papa,
Greca , Gima , Europa , e Campànna , Estrèmma , Cadènna , Berlinna ,
Corànna, Fùnna le voci Campana, Eslrema, Galeua, Berlina, Corona,
Una, le quali s' hanno poi a pronunziare non già sdoppiando le con
sonanti corne farebbe Г Italiano, ma facendo sonar la vocale antece
dente insieme con esse a quel modo eh' ei farebbe se avesse a pro-
nunziarne i plurali Campann, Estrèmm, Codean, Berlimi, Coronn scrilli
in questa guisa. Inutilità, se vuolsi, perche non è la consonante che si
raddoppii , ma si la vocale che , pronunziata apertissima , dà un tal
suono; pure è inutilità di uso invalso e si lascia correré.
II С anche ira noi ha i due suoni, dolce ed aspro, che ha in ita
liano, talchè in Càn , Cent, Che , Chi, Cilinder, Covà , Curlà e simili
il С s' ha a leggere a quello stesso modo che si legge in Cane, Cento,
Che, Chi, Cilindro, Covare, Currare. Nel nostro dialetto perô il С ha
questo di particolare ch'ei si trova assai volte a contatto co'l nesso
OEUj e più spesso ancora a finiré le voci o semplice o addoppialo.
Se il С precede VOEU ha suono duro, e se lo siegue, dolce. 1 С di
suono dolce, semplici o doppj ch'ei siano, in fin di parola si lasciano
tali quali senza più ; ai С di suono duro s' aggiunge un'tf. Molti vi sonó
i quali usano del tullo a rovescio, e vogliono che il С in fin di voce
suoni duro, aggiungendovi apostrofe od altro segno ove occorra in
dicarlo di suono dolce ; e per avvenlura fauno questo anche nel più
degli altri vernacoli ilaliani. Perô il compitare e il sillabare di tulta
Italia nomina Ci o vero Ce questa letlera anche in quelle voci nelle quali
essa deve suonar dura (per lo che Bianc e verd sillabato non soue-
rebbe mai Bianck e verd, ma Bianceverd); e di qui la nécessita d' in
durare il с coll' Л anche nelle finali, onde Bàcc, Осе suonino Bocee ,
Occhi, e Bocch, Occh, Bocche, Oche; Sècc, Mócc, Múrc, Trace, Mane,
Anc suonino Sccchie, Mozzi, Marcio, Tracce, Manee, Linguelle da
slrumenti da fiato, e Sècch, Mácch, Màrch, Tricen , Manch , Anch
suonino Secchi-e-o, Smorfie, Marche, Tranche, Manco, Anche.
Il G è fratel gemcllo del С anche nel noslro linguaggio. A pari
fattezze pari natura ; ció che dissi di quello si consider! dullo auchc
268 •
per qiiesto. Cosí, p.e., Corêy siiona Correggere , Cbreqh suona Giiar-
dinfante, с simili. Accade pero nel noslro parlare ch'ci capili in punta
di voce con un suono che vuole a forza compagno VU, come in Sangu
(sangue), e simili. E siccome in questo caso la voce suol essere con-
tra/.ione di voce italiana, cosi in questo solo caso e in un allro af-
falto idéntico VU ha privilegio di quasi sonar fra noi alla toscana e
non alla franzese.
Dett'H si serve anche il noslro dialelto a quel modo che la lingua
illustre délia nazione. Segna i suoni intorjettivi, inaspra il .suono del С
e del G, e va innanzi a quelle uscile del verbo Andà le quali vo-
gliono essere distinte da altre veci che la simigliano di forma.
Lo / ncl nostro vernacolo ha incarico di rappresentare quella diver-
silà di suono che passa, verbigracia, fra Mai (giammai) e Maj (maglio).
Spesse volte ha compagno 17 per ben rappi-rsenlnre tullo quello ¡alo
a cui noi Milanesi ci lasciamo andaré allorchè ' proferíame certe voci
come Usij (uccelli), Bij (Bigli), e simili. Ogni volta adunque che il Icttore
s'incontri in esso /, figurisi un / ilalia.to slemperulo; slemperalissiinu
poi se ha da lato anche un t.
Noi abbiamo una iV strascicata la quale in certe uscite dei verbi
pare quasi rappresenlativa di quel Ironcamenlo che sogliamo far loro.
Stan, Cantaran (slanno, canteranno) suonano ion quello slrascico d'enne
finale, con una quasi compagnie di E muta, e non con quella vibralezza
che avrebbero in italiano le medesime uscile cosi tronche. San (sano),
Sann (sane), San (satino), ecco Ire suoni affatlo diversi.La N scempia
finale suona sempre alla franzese, e non mai con quella vibratezza che
suol avère l'If scempia finale italiana. Pàn, Men, Fin, Bon, Nissùn
suonano Ira noi, non corne sonerebbero cosi Ironchi in italiano, ma cosi
come pronunciano i Francesi Milan, Bien, ec. Queslo è il sud suono
naturale; se ne dislingue il vibrato con la doppia enne, come in Sànn,
Rènn, ec.
Del Q altro non è da dire se non ch'esso pure, come il G, quando
è in punta di voce siiole essere serillo anche Ira noi coll' u dielro ,
e coli' u proferito alla toscana.
La S anche noi faciamo sentiré ora sibilante, ora no. — Abbiamo
allresi divizia di S susseguile da С e G cosi in principio come in fine
di voce. Talóra questa Se o Sg suona dolce o molle, talora sibilante,
talora aspra. A distinguere questi diversi suoni s'è adoltalo il parlilo
di scrivere semplicemente Se e Sg quando hanno a proferirsi molli ,
d'interporre un'aposlrofe fra quelle due consonanti (Sc, Sg) quando
s' hanno a proferiré sibilanli, e d'appiccarvi an' H finale quando hanno
a sonare aspri.
Anche della Z noi pure abbiamo i due suoni aspro e dolce: li an-
tichi avevano assegnali speciali caratleri nelle stampe (s z aspro, f »
~*6g
dolci); oggidi с afiî data in generale al buon giudizio de' lettori I«
dislinzione dei suoni rclalivi.
Anche noi abbiamo ledere affini, adoperate lalora da alcuni promiscua
mente ed anche con improprielà. OEùv, Find, Quand. Fiàgg, Mostàcc
sono scritü ordinariamente cosi, ancorchè alcuni, per l'affinità del V,
del T e del G eoWF, со 'I D e co'l С , usino talora scriverle OEùf,
Vint, Quant, Viàcc, Mostàggj e ció perché scrille a quel primo modo
si ravvicinano alla lingua illustre senza tradire la pronunzia vernacola.
Did in vece scrivesi e non Dit, corne fanno alcuni allri, e questo per
che slipite di Didhi, Didôn, Didàa, Didèlla, ее.; Cœùgh e non Çœùch,
perché n'escono Cœùga, Coghiny Coghètt, ее. Lo stesso dicasi di Gœùbb,
Robb, ec, chè maie scriverebbesi Gœùpp, Ràpp, ее., ее.
Anche i nostri verbi milanesi hanno la proprielà di assumere molle
e svariate accezioni susseguiti che, siano immediate dalle diverse pre-
posizioni. Proprielà latissima nei dialetti e di nécessita in essi perché
meno ricchi di verbi aveuli in sé soli la doppia forza del verbo e délia
preposizione. Cosi Mètt unilo a Su, Gib, Fia, Fœùra , ec. , mula la
positiva accezione di Metiere in quelle di Indossare, Deporre, Riporre,
Etporre, ec. Quella susseguenza di preposizione al verbo (che le sole
voci affermative Prbpri e Minga hauno facultà d'interrompere) va se-
gnata con una lineuzza che unisca le due voci , scrivendo sempre
Melt-sù , Mett-gib, Tegni-sù, ec. ; e ciô per differenziarla da quella in
cui la preposizione si riferisca non al verbo ma ad altra parte del
discorso, corne, p. е., fra El me ten su ta corda e Tègnem-sù quella
corda.
Riassumendo le cose fin qui dette, risulta che all' elà nostra (4)
a suona ritnesso Sta, dama. Questa, Chiauia.
à suona vibrato Stâ, Pà. Slare, Padre,
e suona rimesso Me, De. Mi, Di.
é segna e chiusa ....... Asèe, Siée. Aceto, Slajo.
è segna e aperta Mè, Tasè. Mio, Tacere.
ê segna e aperta prolungata . Oh dëss. Ohibô.
i suona rimesso Mi. A me.
» suona vibrato Mi, Si, Di. Io o Me, Si, Di.
ô segna о aperto Cor, Or. Coro, Oro.
о segna o chiuso Dolor, Onór. Dolore, Onóre.
ó segna o chiuso vibrato . . Sô, Sole.
u suona rimesso Comunal. L'u del franzese
Communal.
ù suona vibrato Virtà. Come il franz. Vertu.

(1) Dico airela nostra perché dellc varíela passale di pronuncia e ortografía si
veurà cenno net § 8.° délia presente Dissertation« soltó i norai Biffi^e Balestrieri.
270
œu ed œù . : . . segnano suono misto d' Oj e, ed « rimesso e pronun-
ziato alla franéese. Bonœur, I tœù. Sorte, I tuoi.
œu il medesimo suono vibratissimo. Tœû. Togli, To', Prendí.
aa,ee, it, 00, uu segnano suono prolungato 0 stemperalo che si dica ,
chiuso nell'e e neil'o, alla franzese nell'u. Andaa,
Andee, Trii, Sentiroo, Feduu. Andato, Andate, Tre,
Sentiré, Vedulo.
bb, ce, dd, e sim. segnano suono prolungato parimente nelle vocali cui
sono annesse, senza pero che siegua sdoppiamento
di consonante.
c,ccin fin di voce suonano dolci Fane, Bocc. Fanciulli, Bocee.
eh, cch finali . . suonano duri Manch, Bocch (mank, bok). Manco, Bocche.
с e ce innanzi œu suonano duri. ....... Cœur (kœur) come nel franz.
с e ce dopo œu . suonano dolci Bœucc (corne l'ingl. Much).
Buco.
g, in fin di voce suonano dolci Rayg, Sagg. Raggio.Saggio.
gh in fin di voce suona duro, meno pero del с. Rangh , Laugh. Rango ,
Luogo.
ge gg innanzi œu suonano duri Gœubb (come noli' inglese
Gur). Gobbo.
g e gg dopo mu suonano dolci Bœuggia. Buca.
gu finale .... suona come sonerebbe in . Sangu'alto cosi serillo ita-
lianam.
h suona aspírala in Eh, Ih, Oh e sim. come in
italiano.
= è muta in Hoo, Ha, Han, ее. Но, Ha,
Hanno.
j suona per due i raccolti . . Bej. Begli, Bei, Beii.
ij suona lo stesso, ma più slemperato. Gaijna, Trij. Gal
lina, Trito. — Talora stemperalissimo, perché altro
suono noi proferiamo dicendo Formajtrij (cacío trilo),
ed allro — quasi triij — dicendo Mi Irij-gio el formaj
(io trilo il cacío).
qu finale .... suona come sonerebbe in Cinqu'anni, Cinqu'inm all'ital.
se, sg innanzi о, о, и suonano duri come in ital. Scala, Scorta, Scura.
Scala, Scorta, Scura. Sgabèll, Sgonfi, Sgussâ. Sgabello,
Sgonfio, Sgusciare.
= = innanzi eedt suonano molli o dolci come in italiano. Sccmpi, Scialá.
Scempio, Scialare. Sgenée, Mercsgiàn co'l suono fran-
cese di Jenée, Jean.
= = finali e susseguenti u qualunque vocale suonano sempre dolci come
il сЛ o il j franzesi. Omàsc, Infèsc, Rise, Côscia, Lùscy
Crϝsc. Omaccio, Impiccio, Riccio, Cuccia, Luccio,
Crocchio. — Gàsgi Pésg, Bósg, Rùsg, Mœùsg. Gaz-
zere, Pcggio, Gore, Rugge, Moggio.
t'c, $'g iniziali, medie u finali suonano serapre sibilanti. S'cèra, tfcirla.
Scliiera; S"gelà, S'giandà. Disgelare, Schianlare. —
Bas'c, Mès'c, Mis'c, Mus'c. Raschio, Meschio, Mischio,
Muschio. — Tiras'giaff, Des'gelà. Disgelare, ec.
sch,tgh iniziali, medie о finali suonano sempre aspre о dure} Sch come
se fosse scritto sk. Schinna, Schivà, Peschéra, Bal'
tresclùn, Fiàsch, Rèsch, Lischt Môsch, Büsch equi-
valgono a Skènna, Skivà, Peskéra, Baltreskin, ec. —
Sgh come nella voce italiana Sgherro.

Nella parle etimológica sono osservabili le diversità seguenti:


Il più délie desinenze italiano alto, cito, Uto, ctto, utto volüamo vo-
Ientieri in acc, ecc, ice, occ, ucc idéntica in ambo i numeri. Ció pe' i
nomi aggetlivi e sustantivi. Face, Lecc, Tccc, Fice, Cocc, Suce, Tuce, val-
gono Fatlo, Lello, Tetto, Fitto, Coito, Asciulto, Tullo, ed anche Fatti ,
Letti, Telli, Fitti, Colti, Asciutli, Tulli. Cosí il popólo net suo milanese
schielto e spaccato ; chi si picea di cí villa dice in vece Fait, Lett, Fitt,
Cott, Sutt, Tutt in ambi i numeri , ed eccо il milanese civile, cortigiano.
Le desinenze delfinfinitivo are, ère, ire si troncano in à, è, i: p. е.,
Andà Slà, Vedé Podé, Senti Dori. — La desinenza ère va perd uta
onninamente: peres., Streng, Legg, Crea", Bid, ec. Stringere, Leggere,
Credere, Ridere, ce. Proprietà idéntica cosi nel parlar popolare come
nel cortigiano.
Le pari desinenze dei reciproci arsi, erst, ¿rsi, irsi mutiamo in àss,
èss, ês, iss. Amarsi, Vedcrsi, Credersi, Sentirsi fanno Amàss, Pedèss,
Crédês, Senliss.
In generale abbiamo antipatía coll* induriinenlo del с e del g che
opera in italiano la lellera h interposla fra quelle consonanti ed e od
i. Noi diciamo Gianda, Giazz, Ongia, Raggia, Gira, Ciass, Cesa, Ciod,
Cius, ее., ec., per Ghianda, Ghiaccio, Unghia, Ragghia, Ghiro, Chiasso,
Chiesa, Chiodo, Chiuso, ec. , ec. ; ed è proprietà idéntica ai due parlari,
popolare e civile. Piglia in vece quanti vuoi de' nostri idioti, fa' loro
pronunziare i nomi di Gerardo, di Cherubini, ее., e Ii sentirai dire
Gerard о Gilard, Carabin, ее. Nel contado alto anche i pronomi che,
chi vanno suggetti a qucslo odio; i vi tutti dicono Ci eel?, Ce vœutt?
Chi è egli ?, Che vuoi tu ? Questa raddolcilura sarebbe mai un avan-
zuglio d' orobismo ?
Un solo arlicolo idéntico (/) usiamo pe' nomi d'ambi i generi al
plurale. / omen, I donnj I galt, I galt. Li uomini, Le donne; I galti,
Le galle. Proprietà esclusiva ne' duc parlari e caratleristica nórdica:
anche appo i Tedeschi Die Männer, Die JVeiber ; appo l'Inglcsi The
Burd, The Burd'sj appo i Francesi Let livres. Les plumes.
I suslantivi italiani mascbili eempre terminanti per vocale о го
raccollQ da noi, sc la sillaba finale è piaña perdono le vocali finali e
finiscono i più per consonante e alcuni per la vocale antecedente о
tronca о voltata in dittongo o trittongo. Lago, Prato, Badile , Nolo „
Scoglio, Rasojo fauno Lagh, Praa, Bai, Noll, Scoeuj, Resô, e cosi. Tor-
chio, Nodo, Chiodo, Modo, Fungo, Fieno, Sparagio fanno Tore, Nœud,
Ciod, Mœud, Fonsg, Fen, Sparg. — Soli conservano la vocale i ler-
minanli in a piano, come Poeta, Poelta, ее. In atnbi i parlari cosi;
pero con qua lene lieve eccczione; per es-, Fonsg e Bai diconsi Fowj
e Badl nel corli^ianesco.
I sustanlivi italiani feminili terminanti in a stanno cosi intieri
anche fra nai. Rapa, Ruóla, Sega, Seheggia, Stalla, Secehia fanno Rava,
Rœuda, Resega, Scheja , Stalla, Seggia. 1 terminanti in e, i, о, u
perdono quelle vocali. Febre, Siepe, Falce, Radice, New, Narice fannii
Fever, Sees, Fole, Radis, Nev, Naris. Mano fa Man, ее. Idéntico uso
nei due parlari.
Al plurale i niaschili conservano sempre Г idéntica dcsinenza del
singolare Ira "I popólo rome tra i eivili : Laghi, Pruti , Badili, Noli,
Scogli, Raso;, Torchi, Chiodi, Fung hi, Fieni, Spnragi, Poeti manleii-
gonsi Lagli, Praa. Bai, Noll, Scœuj, Rcsó, Tore, Ciod, Fonsg, Fen, Sparg,
Poetta. I feminili terminanti in a perdono in vece quella vocale, di-
cendosi Rav, Rœud, Resegh, Schej, Stall, Segg per Rape, Ruote, Seghe,
Schegge, Stalle, Secchie. 1 feminili desinenli in ia al singolare, finiscono
in i; al plurale: Porcaria, Stria. Porcarij, Strij.
I sustanlivi italiani, cosi mascbili che feminili, terminanti in à tronco
fra noi finiscono in ambo i numeri nel dittongo aa. Per es. , II о /
podeittà, La о Le sanità, La gravita, La città fanno El о I podestaa,
La о Le sanitaa, La gravitaa, La cillaa. Quclli terminanti in è, », ¿, ù
finiamo noi pure in ambo i numeri símilmente. Per es., //, e / re ,
tuppè , bèi , buró , rirtù , più fanno El e I re , toppè , bèi , burô ,
virlù, pu.
Fanno eccczione alla regola generale dei plurali mascbili di cui sopra
quelli terminanti in all, ell, oll, ull, ètt, in, che al plurale fanno aj. ej,
oj, «j, Ut, itt. Gavall, Ciall, Sciall, Call, Pedeslall, Vassall fanno Cavai,
Ciai, Sciai, Cài, Pedestài, Vassai ; -Bindell, Ancll, Remissell, Usell, Pivell,
Bell fanno Bindej, Anej, Reinissej, Uscj, Pivei, Bej;-Nollj Coll, Mull,
Tùll fanno Noj, Coj, Muj, Tuj;-Omelt, Pelt, Viuelt fanno Omilt, Pitt,
Vinitt; - Basin, Basellin, Sottanin, Didin., Scarpin, Tinivellin, Guantin,
Ollin fanno Basitt, Basellitt, Sottanilt, Diditt, Searpitt, Tinivellill ,
Guantilt, Ollitt. In città abbiamo perduta questa variazion plurale
per Giardin, Spin, Pollinj nel con lado esisle ancora e dicono Zardill,
Spitt, Pollilt. — Lin, Fin rimasero inallerali ne' due numeri, e in
città e in contado.
373
Solíanlo la desiiienza ill ri mane inalterata ne' due numeri. Brillo,
Brilli; Trillo, Trilli; Stiletto, Sliletti fanno Brill, Brill; Trill, Trill;
Still, Still. Le desinenze ella, Uta feminili soggiaciono alia regola ge
nerale. Tetta, Donnetta, Felta, Vitta, Lilla, Squilta fanno Tett, Don-
nelt, Fett, Vitt, Lili, Squilt. Le pari desinenze, se maschili, rimangono
inalterate nci due nuineri: el Moletta, Poetta, Remilla, anche al plurale
fanno i Molella, i Poeita, i Remitía. Peröno Spuzzella e Caghctta, se
feminili, dieiamo dû Spuzzett, do Gaghett; se maschili, duu Spuzzetta,
duu Caghetta. I desinenti in aa, ce, tí, oo, uu, aj, ej, ij, oj, uj, œu,
œuj, rimangono eguali in ambo i numeri, e siano pur di qualunquc
genere: el Compart, la Comaa, el Becchee, la Mice, el Zij, el Coo, el
Guu, el Formaj, el Besej, Croj, el Scœuj, l'Orzœu fanno i Gompaa , i
Comaa, i Becchee, i Miee, i Zij, i Coo, i Cuu, i Formaj, i Besej, Croj,
i Scœuj, i Orzceu.
Le desinenze italiane uolo, uola cangiansi in œu, aura. Figliuolo,
Cnvicchiuolo s Figliuola, Cañtxhiuola fanno Fiœù, Caviggiœu; Ficeura,
Caviggiœura.
La desiuenza italiana odo cangiasi in ceud. Brado, Nodo, Modo fanno
Brœud , Nœud, Mœud; Chiodo, Sodo, Lodo fanno eccezione : Ciod, Sodo,
Lodo.
Nelle desinenze mutiamo spesso con imilazione provenzale il с ita
liano in g: Braca, Lumaca, Masticare, Criticare, Rampicare, Braga, Lu-
maga, Mastegà, Critegà, Rampcgà; il t italiano in d: Maturo, Saluto,
Sternuto, Moneta, Madur, Salud, Slranud, Moneda; Maturare, Salutare,
Sternutare, Madura, Saluda, Slranuda.
Le desinenze italiane ario, erio, irlo, orio, urio, pérdono tra noi Го
finale: dieiamo Calendari, Misled, Deliri, Morlori, Mcrcuri, ec. Uso
pari al provenzale.
Dal provenzale iso pare venuta a noi anche la desiuenza isia iu
luogo talora delP italiana ezza. Dieiamo Nettísia, Testardísia, Balordí-
sia, ec, a quel ino' che i Proven/.ali Nettiso, Testardiso, Balourdiso, ec.
La privativa italiana dis, o di, o s, nello schietto milanese suona
sempre des. Noi dieiamo Descarcgà, Descrédito, Descrostà, Desmentegà, ec.
Usanza provenzale; chè anche quelle genii dicono Descargar, Descre~
ditar, Descrouslar, Desmenlegar. — Anche i Franzesi anlichi scrivevano
qiicstc voci per des , ma le pronunciavano per dé; ora scrivono e
pronunziano a un modo Décharger, ec. — Oggidi molle persone civili
clicono anche fra noi Disgraziaa, Disarmaa, e simili; ma il popólo e
i più stanno fermi al Desgraziaa , Desarmaa , ec. , a quel modo che
non с persona civile che direbbc Dismonta quell vestii, Dismontà de
caroccia, ma ognuno со 'I popólo Desmonta, ec. , Desmontó, ec.
Qualcuno volle trovar proveuzali cerle noslre desinenze di compa

ro/. V. 55
a74
razionc ne' suslanlivi , p. es., Hommenet, Hommenot, Hommems (I);
poco felicemente parmi : noi diciamo Omett, Omdtt, Omasct simile all'i-
taliano Omelto, Omacciotto, Omaccio.
Proprietà speciale nostra è Г alterare second» gcneri i numeri car-
dinali Due, Tre; quesli soli ollre VUao. Duu ornen, Do donnj Trii
omen, Tre donn. — Uno, ancorchè aggettivo numérale cardinale, talora
si proferisce On (confundendolo per la forma, non pe'l valore, con
l'arlicolo indeterminativo Uno che diciamo sempre On), tal allra Fun al
maschile, Ona al feminile. Per es., Quanli ghe n'era? - Ghe n'era doma
run. — Quanti omen gh' era? - Gh'era on omm in tutt e per tult. = On
omm e duu e trii. — Duu omen pesen pussée che vun. = Она donna ,
Dà donn, Tre donn. — Tre donn di vœult varen manch de vunna. La
pratica insegna il quando vogliasi usare l'una voce anzi che l'altra.
Proprietà speciale Г accozzare in una sola voce verbo e pronome
anche in uscite ove l'italiano ha negata questa faculta. Mangiaiet, Man-
yiavel, Mangiavelaj Mánget, Fédetj Manqela, Cédela; Mangel, Fédelj
Fault, Fœurel, Fceurela. (Mangiavi tu, Mangiava egli, Mangiava ella;
Mangi tu, Vedi tu; Mangia ella, Vede ella; Mangia egli, Vede egli;
Vuoi tu, Vuol egli, Vuol ella.)
Proprietà speciale il preporre sempre il pronome al verbo in ognî
uscita, tra'ne quelle dell'infinitivo, del gerundio, de' parlicipj, degl'im-
peratlvij e di ogni uscita se responsiva. Noi non possiamo dire ait* i-
laliana Corri, Corret, Corr; Córrem , Corrii, Corren s ma si diciamo
Mi corri, Ti te corret, Lu el corr; Nun correm, Violler corrii, Lor
corren; ¡nterrogali, rispondiamo si со '1 solo verbo, per es.: Cosse te
manget?, Cosse te fee? — Mangi del pan, Foo di capiœu. — Anche l'im-
personali seguono pari norma: El trôna, El piovarâ, El fioccavaj solo
rispondendo a chi ne interrogasse possiamo lasciare il pronome, e dire
Trôna, Piovarâ, Fioccaca. — Besogna ha scossa questa legge a' noslri
giorni, e diciamo uguahnente Cosse besogna (à, come Besogna fà insci s
nia fino all' 800 i vecchi dicevano El besogna , ec. Questa proprietà ,
oggidi înalterabile , non esisteva rigorosa Ira li antichi; sempre per la
inaggior simiglianza che il vernacolo nostro antico aveva со '1 loscano
antico. Perciô il Biffi diceva: El natural sporsg squas semper a tœà i
ros par el so drizz; e il Maggi: Mi ghen doo vintott sold, lu se refßgna:
i? noi in vece dobbiamo a forza dire: El natural el sporg, ec. Lu el
se refßgna , ее.
Nella seconda e nella lerza persona singolare de' verbi raddoppiamo
anzi il pronome, e diciamo Ti te vœu, Lu el bev, dove l'italiano dice
semplicemenle Fuoi o Tu vuoi, Beve о E' beve. Se Г uscita in seconda

(I) Milano e suo territorio, tomo !> pag. 91 in fine e 98. In generale, le voci
provenzali qui riportatc sono о erronée, o serilte maie, o lonlanc dal raiïronto.
275
persona Salsee come qui per vocule с ha depo di sc voce principiante
pure in vocale, quasi per eufonía Iriplichiamo anzi il pronome, e di-
ciamo, per es., Ti te vœntt andà in tocch. Questo triplicar pronome
accade poi sempre in quesla persona seconda anche senza bisogno
eufónico: peres., Ti te manget adasi semper, per quello che l'italiano
dice spiccio spiccio Mangi adagio sempre. Quesla proprietà 0 meglio
impropriété iterativa de' pronom i senza nécessita innasce da una ca
rat leristica propria de' nostri verbi di finir necessariamente per í
(signale del pronoine tu) le seconde persone singolari in tutti i tempi
с modi, e solo a líbilo ncl futuro affermalivo , sia co'l ¿, sia senza,
se pero Г eufonía lo concede.
Noi diciamo:
Te amet Te vedet Te sentet Te diset
Te amavet Te vedevet Te sentivet Te disevet
Te ainaret Te vedarct Te senliret Te^disaret
o amaree ó vedarte o sentiree o disaree
Che te aract Che te vedet Che le sentet Che te diset
Che te amasset Che te vedesset Che te sentisset Che le disesset
Che le amarisset Che te vedarissel Che le eentirisset Che le disarisset.

II pronome italiano Foi o Fui rappresenla la seconda persona plu


rale, e tiene anche luogo dclla pari persona singolare Tu, se non vo-
gliamo troppo famigliarizzarci con Г inferiori. Noi Milanesi usiamo due
voci diverse pe' due casi: Fu pe 'I sccondo; Fióller pe 'I primo. Fu
Caterinna andee a messa, e violter bagaj andegh insémina. (Voi, cioè tu,
Calerina ándale a messa, e voi ragazzi ándate in sua compagina. )
Questo Fiolter, fra noi necessario perché único rappresenlante del la
seconda persona plurale, с un avanzo d'clichelta e di lingua spagnuola,
Fosotros. Altro avanzo di delta lingua, ma con eliebetta quasi a ro-
vescio, è il noslro Nunolter (Nosotros spagnuolo). Ho delto con ctichelta
rovescia perché, per sólito, diciamo Nun; ma se il discorso calamina
avvililivo, più volentieri usiamo Nunolter: p. es., Per la gesa nun Mi
tanes e pœù pùj — Nunolter Mitanes parem faa a posta per [à e no fà
squas semper [mura de temp.
Agli stranieri il noslro parlare suona lento, prolungato, slrascicalo..
Л voler essere imparziale bisogna dire che non hauno torio, ma con-
fessare altresi che laie caratlerislica procede da quella pacificalezza
che il Pari n i dice va nostra connaturale con verità. L'alto contado,
che ha sangue più caldo, parla il nostro vernacolo si ma con una spe-
dilezza poco nieno che franzese.
Da una medesima causa io avviso che proceda l'avversione che ab-
biaino ad ogni sinlassi irregolarc, a tulle le tante permutazioni che
la lingua italiana ha per ben accetle, e délie quali il Muzzi fece quel
276
f ampia traltazione che tulti sanno. Nui с nella prosa e nella poesía
ricusiamo lude le arditezze cosí falle, e amiamo camminare per la
piaña. Dirô più: seiubra cbe quanto più ci veiiimmo abiluando alie
padronanze oltremontane, tanto più veniinmo adotlando la sintassi
piaña, giacchè oggidi è scomparsa ogni Iraccia della irregolare che pur
si rit i-uva negli scrittori antichi e più viciai all'epoche del dominio
ducale e della conseguenle nostra autonomía (1).
Proprietà speciale è pur questa che il tritlongo œù si conservi taie
se ha sopra di sè l'accento della parola; sfumi in 0 e talora anche
in u se manda l'accento ad altre sillabe susseguenti :
da Boeù vcngono Bovatt, Bovaria, Bovallon, Bovaltell
я Brœud » Brodin, Brodon, Brodos
» Brœù я Brovazz, Brovazzell, Brovelt
» Fiœù я Florin, Fïoron, Fiorasc
» Bevirœù я Bevirolin
я Cœur я Corase, Corin, Coriuett
» Vœult, Vœuren я Voie, Vorii, Voraroo, ec.
я Tœù я Tuji, Tujaróo, Tujeva, ec. , e , per rarissima
eccezionc, anche Tœujaroo, ec. ; da Fœùdra esce Fodrà, Fodràa, Fo-
drella, ec. E nel verbo stesso che all'infinitivo perde per la della legge
il dillongo, nelle varie sue uscile io assume o lo lascia seconde la
legge medesima, ricordando cosi ad ogni tratto il nome onde ebbe
origine. Di fatto noi diciamo: Mi fϝdri,Ti le fϝdret, Lu el fϝdra ,
Nun fœùdrcm, Violler fodrée, Quij fœùdren; — Mi fodrava, ec. ; —
Mi fodrarôo, ec; — Fœùdra, Fodrée (imperativo), ее.
Ai pronomi indica! i vi aggiugniamo sempre Ii avverbj ïi , là, cht
(Quell-Ii, Qucll-là, Quest-chi); ai relalivi punto (QueU'omui, Quel la
donna, Sl'omin, Sla donna).
I numeral i ordinali form ¡ama sempre co'l cardinale, anleposlavi perù
la frase Quell di: p. es., Quell di dun, II secondo; Quell di volt, L'ol-
tavo; Quell di vint, II venlesimo; Quell di cent, II centesimo; Quell di
milla, 11 millcsimo. Fa eccezioue Primm, e cosi fino al Decim nella

(1) L'cscmpio d'un periodo, d'una slrofa, d'un adagio, serviranno qui a dimostrazione-
« L'Ariosto, addimandato da molli suoí Gh'era tanti sœu amis che ghe doman-
« amici perché alia Corle di Roma non daven a l'Ariost perchó cossa no l'andass a
« se ne andasse, rispóse loro che incalió la Cort de Romma; e lu el ghe respondeva
« era il godersi il poco in pace, che il che l'è mej god el pocch ma in sania pas,
« bramare Passai сип Iravaglio ». che nè cuit adree al sossenn in mezz ai fastidi.
ci % la fede dcgïi aroanli La fedelua di moros
ci Come V araba fenece ; L'e comp la Tenia de PArabia;
ci Che vi sia eiascun lo dice , Tuce disen che la ghe sia ,
ci Dove sia neasuD lo sa. и Ma nisiuu sa dove la sia.
ci Ognuno 1 si- di ma fortuna с fabro. >) La nostra fortunna se la ferara nun de pet пап.
277
recita de' Commandamenti, ее. ; е cost Segond с Terz ne' tocclii délie
сатрапе, ec.
I gerundj ilnliani volliamo volenlieri neU'infinitivo, preposlavi la frase
In del, ogni voila che banno in se la forza di Jntanto che. Muntre rhu,
Quand* che: p. es., Vcdcndo, In del vedèj Correndo, In del corr; An
dando, In de fondé. Che se ¡I gerundio ha in sè la forza di Siccome,
Essendo che, Staute che, not o lo usiamo simile all'italiano levalogli il
solo o finale, o lo voltianio nella terza persona singolare del modo voluto
dal discorso nel verbo preccdulo dalla frase Stante che, Siccome che:
p. es., Trattando questo libro di vernacoli, ec. Siccome che sto liber el
tralla de dialett, ec.
Decliniaino per gencri e numeri i nomi cognominali che nelPilaliano
rimangono inullerali i più; p. es., Casa Galli, il signor Galli, la signora
Galli, i signori Galli, le signore Galli; Cà Galla, el sur Gall, la tura
Galla, i tur Gaj. — Casa Parravicini, il signor Parravicini, la signora
Parravicini, i signori Parravicini, le signore Parravicini; Cà Pravesinna,
el sur Pravesin, la tura Pravesinna, i sur Pravesin, i sur Pravesinn. Se
ue ecceltuano i terminant! in a che sein pre restaño inaltcrati, come:
Cà Lilta, el ducca Litta, la duchessa Litta, i ducca Litta, i duchessinn
Litla.
Nel verbo Avère noi distinguíame le due proprielà suslanziali di
verbo semplicemenle ausiliare e di verbo denotante abbieaza o possesso
qualunqiic nel modo seguenle:
In lutte le Uscile di Avère denotante abbienza interponiamo fra
l'uscila verbale e il pronome che la precede Vaffisto gh che nell' infi
nitivo finisce in vece quel verbo compenétralo in esso: p. es. ,
Avcgh Mi g'hoo, Ti te gh'ee, Lu el g'ha
Nun gh'emm, Violler gh'avii, Lo.r g'han
Avert Mi gh'aveva, Ti le gh'avevet, Lu el gh'aveva
Nun gh'avevem, Violter gh'avevev, Lor gh'aveven
Avendegh Mi gh'avaroo Ti te gh'avaret, Lu el gh' avara
Nun gh'avaremm,. Violter gh'avaril, Lor gh'avaran
Avendo Mi gh'abbia, Ti te gh'abbiet, La el gh'abbia
Nun gh'abbiem, Violter gh'abbiee, Lor gh'abbien
Mi gh'avess, Ti te gh'avesset, Lu el gh'avess
Nun gh' avessem, Violter gh'avessev, Lor gh'avessen
Mi gh'avarev, Ti legh'avarisset, Lu el gh'avarav
Nun gh'avarissem, Viollergh'avaressev, Lor gh' avarissen
Mi g'ho avuu.

P.e., Mi g'hoo i obmccj Avegh i oreccj Avendegh di cá, ec.; Gh'aveva


set, ее.; Gh'avarissen reson,ee. Qnesta norma trova eccezione nelle sole
persona seconda singolare e prima с seconda plurale dell' imperativo:
a78
Abbia giudizzi, Abbiemm minga pressa, АЬЫее pazienza. Abbi sen no,
Non abbiani frctta, Abbiate pazienza.
In vece quando Averв è meramente ausiliario cd entra a fare i
tempi composti d'altri verbi, perde sempre quell' afíisso gh: p. es., Mi
hoo cors, Ti t'ee bevuu, Mi aveva cors, Ti le avevet cors, Mi avarev
sultaa, Ti t'avessel ballaa, ec. , Avè sbragiaa, Avend cors, ce.
Essere (Fess) non riceve quell'affisso che nel solo caso in cui signi
fica esislere: El Signor el gh'è, Mi glie sont (Dio esisle, Io esisto). Allri
pochi verbi ricevono quell' afíisso gh: p. es., Vedegh, Senligh. Federe,
Udire, se intransitivi, ec., ec. Questa proprielà commune a gran parle
délia Italia Alta , scompare spesso nci vernacoli alpiui , prealpini с
subalpini. 1 Brianzuoli, p. es., dicono Fe set, e non Avegh set, ec.
La sitiaba italiana schi mutiamo con suooo tutlo nostro in s'ei, pro-
nunziando las slaccatadal c: p. es., Schiavo, Schiera, Schioppo, Schiuma.
S'ciavo, S1cera, S'ciopp, S'ciumma.
Varie voci mutarono genere passando dall'italiano al nostro idioma :
p. es., La saa (Il sale), El cànov (La canapa), L'amer l'è orba (L'amore
è cieco), El bombas (La bambagia), El púres (La pulce), El scimes (La ci-
mice), El popœu (La pupilla), La schinoa (Lo stinco), La barbcUa (II bar-
giglio), La purisna (Il prurito), El capnegher (La capinera), El salin
(La saliera), ec. Anche varie délie frutta che in italiano sono di genere
féminité, tra noi sono del maschile : On per, On pomm, On zenzuin, On
persegh, On erbicocch , On naranz, On lazzarin, On сыпаа (Uuapcra,
mêla, giuggiola, pesca, albicocca, arancia, melalazzeruola, corniola). E
cosi pure qualche uccello: On pojan, On trèmacoa (Una poana, Una
coditremola).
É modo nostro il designare imperfezione, incomplemento, per mezzo
del participio passato a una co'l futuro ¡uíinilivo de' verbi, ambo pre-
ceduti dalla negativa Nè: p. es., No sont nè maridada nè de maridà;
No l'è nè faa nè de fdj No semm nè giustaa nè de giustà. ,
1 participj passali dei verbi d'ogni conjugazione si declinano soltanto
al feminile singolare; in ogni altro genere e numero restaño indecli-
nali : p. es. ,
El fasàn l'hoo ciappaa, l'ho veduu, fhao venduu, l'hoo ferii
I fasàn i hoo ciappaa, i hoo veduu, i hoo venduu, i hoo ferii
I quaj i hoo ciappaa, i hoo veduu, i hou venduu, i hoo ferii
La quaja l'hoo ciappada, l'hoo veduda, l'hoo vendada, l'hoo fer'ida.

Sogliamo al pronome possessive aggiungere immediate il genitivo del


personale, alcuno dirá per vizioso pleonasmo, allri per modo iterativo
quasi a francare sempre più l'idéa del possessor L'è mi de mi, L'è
là de fi, L'è sà de là o de lee, L'è sô de lor. (É mio, É tuo, È suo,
È loro). Nella prima e seconda persona plurale sentesi о non mai о
279
radissimo questo modo: L'è not! de nun, L'è vost de violter (È nostra,
É vostro). Questo pleonasmo nella terza persona singolare polrebbe
. dirai, chi volease magnificare il vernacolo sopra la lingua illustre, pro
prietà, servendo a distinguere Г ambiguo suo commune ai due generi
di persona, nel genere voluto dal discorso in cui entri.
Altra proprietà consiste nell'anteporre l'infinitivo del verbo relativo
a quella uscita di verbo con cui rispondiamo altrui per affermare cosa
alla quale pero ne occorra avvertire più o meno esplicitamente esser
niancato il complemento: p. es., Tizio mi cbiede Et vist el tal?, Set
staa a cà? , Et senlii?; ed io , ove sapia che Г interrogazione è fatta
con volonlà di sapere un esito di quel Vedè, Slà, Senti, rispondo non
già alla italiana Si o No, o vero L' hoo veduu, Glie sont staa} Hoo
senlij ; ma si bene, con proprietà lulja nostra, Vedè, l'hoo veduu; Slagh,
ghe sont staa; Senti, l'hoo sentii; ma . . . . , e a questo ma séguita poi
la sposizione del difello qualunque di quello che si dovéa conseguiré
con quel Vedé, Stà, Senti.
Paciamo délia quarla conjugazione alcuni pochi verbi che in italiano
sono délia seconda in èrelungo: Doleré, Parère, Tenere, Valere, e tutti
i loro derivati faciamo Dori, Pari, Tegni, Vari; e cosi Compari,
Sustegni, Prevari, ec.

§ 4. Scritli editi e inediti con brevi giudizj relalivi.

Pochissimi sono i vernacoli ilaliani che abbiano avuto tanli cullori


quanto il nostro, с fra quesli anche letterati e scienziali di alta fama
nazionale. Verrô qui noverando i migliori.
La Farsa del Jiracho e del Milaneiso, ее, che leggesi nell' Opera /и-
cunda dell' Alioni , è forse la prima scrillura tutta milancse, ed è dei
primi anni del 500. A due terzi del secólo incontriamo varie Poesie
inilanesi del piltorc Gio. Paolo Lomazzo, non prive di brio se consi-
deriamo i tempi. Succedono i lavori del Capis e del Biffi di cui nel
§ 5.° e i Sonelti preméssivi, indi su'l finir del 500 le Poesie di Fabio
Várese, non senza qualche pregio.
Fia li autori delle molte Poesie volanti comparse nel 600, nessuno
di que' tanli panegiristi dei papaveri ispanici pervenne nè pure alla me-
diocrilà. Nomineró, per la sola riverenza de* nomi, una Cansón milanese
crédula del Majoraggio e le Quartine crédule del Ceva, e,pcr lastra-
vaganza del fallo, il Poema milanese per Г arrivo d'un' Infanta serillo
da Onofrio Bussero.
Nelle poche Poesie volanti di questo secólo che io vidi a slampa,
in qualche comedia edita, с più ancora nelle comedie cosi dette del-
l'arte, troviamo il Beltramc (o Ballramm de Gasgian) rappresenlare
a8o
quasi per antonomasia ¡1 Milanese Pero questo Bcllrarae , che pe 'I sao
aggettivo patrio e in qualche parle anche pe '1 sao parlare semirusti-
cano ci verrebbe dipinito per un villico ignorante, non ha punto figura
rusticana in quella maschera del Bcltrame de Milan che ved ia nio nel-
I' incisioue n.° 7 annessa dal Riccuboni alla sua Histoire du théâtre
Halten a pag. 48. Forse il tipo di quella incisione fu tratto dall'abilo
che per avvenlura indossava su '1 teatro il cómico Nicolô Barbieri
detto Bellrame , ncl cui Truttalo su la comedia inlilolala Suplica ve-
diamo corne fosse prulello e beneficato da Luigi XIII re di Francia.
Comunque sia di ció, qtiest'antico rappresentante cedette il luogo verso
il 700 al Meneghino o sia al Servitor domenicale in origine , che an
che oggidi rappreseuta il noslro popolano, vestendo su le scene il ca-
rallere di servitore cittadinesco, ridicolo, pauroso, ma tullo onesta
dabbenaggine ed affezion cordiale pe'suoi padroni, e nei versi il poeta
popolano solo. Dell'antico Bellrame rimase un residuo fin verso il fi
niré del secólo scorso nella Baltraminna data quasi per la Poetessa
mitauese, e ri mane viva lultora un'idéa, mal si potrebbe dire se ru
sticana о vulgare cittadinesca , nella voce traslata di Ballramm onde
iioi qualifíchiamo la persona che nell' andaré , nel vestiré, nei modi
abbia più del disadatto e del grosso che d' allro.
Su'l fluir del secólo il Segretario Cario María Maggi onoró vera
mente il noslro dialetlo, e lo fece noto fnor di paese. // falso filosofo,
II Barone di Birbanza, 11 Mancornóle, e 1 Consigli di Meneghino come
pure i tanti Intermezzi milanesi che scrisse questo valentuomo trova-
mno lode concorde non solo appo i contemporanei , ma anche , ad
onla de* modi resi anliquati dal tempo , in tutti Ii anni successivi.
Schicttezzn, buou cuore, morale, filosofía campeggiano vivissimi ncl le
scrilture del Maggi . ne manca in esse la sátira urbana délie miseric
niaggiori del suo tempo: arli leguleje, braverie, etichelte nobilistiche,
e calappiature monacali. Anche il parlare affeltato mezzo toscano e
mezzo milanese è una censura allicissima d' un mendo non affalto
scomparso fra noi, il quale a tempo del Maggi era esclusivo nelle
classi aile del paese, e oggidi s'è difuso anche nelle classi minori. Redi
e Muratori. il Quadrio e il Becelli , Mazzucchelli, Baretti, Signorelli ,
Parini, tulti a gara lodarono le Poesie milanesi di Garlo María Maggi,
e le loro lodi rimangono tultora incontrastate (1).

(I) II Signori'lli, Storia critica de' Tealri, IV, 137, dice clic hanno moltâ pia-
ccvolezza le Comedie del Maggi, che vi si vcggono acconciamenle delineali i caraltcri
с quello sopra tullo del Falso filosofo, pitlura vera, vivace, pregevole, di cui s'in-
conlrauo anclie alia giornata (1789) Ii originali. Ele Novelle letterarie di Penezin
del 1748, a p. 11, dicono con tulla ragione che « il Maggi non riusci mai tanto come
quaiulo scrisse in dialclto milanese, e, bcnclié uoiuo gravissimo, non islinió di perderé it
proprio tempo allorchè lo spese nel sublimare il vernacolo, facendolo parlare alle Muse. »
- 28Г
Su i priinordj del 700, tacendo pur délie Poesie milanesi del bar-
nabita Supensi , délie quali feci vana ricerca, e délie Bosinate milanesi
di Gaspare Fumagalli, non ¡spregevoli e lodate dal Tanzi, comparvero
le Poesie dell' avvocato Girolamo Birago. La sua Comedia, intitúlala
Donna Perla, il suo Meneghin agli esercizj spirituali , e più ancora le
moite Poesie in forma di lettera cb'egli scriveva di villa agli amici e
ai ministri suoi estimator! , furono lodate dal coûte Gabriele Verri (4)
e dal Cantor del Matino (2), e non ¡inméritamente, se ne traggiamo
il Meneghin agli esercizj, secondo me (3), freddo e prosastico. — Verso
la melà del secólo non infelici riuscirono le Poesie del curato Siinonetta
e quelle del segretario Pielro Cesare Larghi, le quali , lodate dal Tanzi ,
voleva già publicare un lai dollor Raggi, e publicai poseía io slesso
nel vol. IV del Parnaso noslro. Fra quesle Poesie del Larghi com
pare per la prima volta anche il noslro dialelto rusticano nella nota
Serenata De già che sont chlgnoga in su la strata, ее. — Contempo
ráneo surse Domenico Balestrieri a superare i suoi antecessori, dal
Maggi in fuora. I versí milanesi со' quali era ognora pronto a cele
brare nascile, sponsali, promozioni, ec, de' magnati e dei uobili , lo
resero a cosi dire il loro ¡dolo, e la bonarietà sua connaturale, che
la sola pugnacità del P. Branda seppe alterare alquanlo, gli mantenne
per lutta la vita quel favorc. Le prime Rime da lui publícate e il
Piyliuol Prodigo sono le sue produzioni migliori; la più iunga è la
Уersione delta Gerusalemmej non infaceto sonó le Novelle , le Prose e
Ii intermezzi,- frizzanti sopra tullo le Operelle che publicó conlro il
Branda. In generale pero fu più presto verseggiatore che poeta; e a mal-
grado delle lodi dategli dal Quadrio, dal Mazzucchelli , dal Barettí, с
da altri, si rímase di grau Iunga inferiore ai veri poeti del la età no
stra. Ebbe faulori molti bell' iugegiii che fíorivano a suo tempo nella
Academia de' Trasformati cui anch'egli apparleneva, e tra questi, gio-
% i ne ancora , il Parini ; ma non gli mancó il suo zoilo in Francesco
Girolamo Curio che lo viuceva di molto non nello stile ma nella vena
satírica. Contemporáneo gli fu Carlantonio Tanzi, i cui versi publicó
primo il Parini onorandolí di parca ma giusta lode. Rícchissimo с
único saggio della lingua furbesca noslrale si trova fra questi versi.
Lo slesso Parini ed ambo Ii Storiografi nostrí , ¡I conte Píetro Verri
e il conte Giorgio Giulini, ouorarono со' loro nomi la nostra Musa
vernacola a cui il conte Luígi Marlíani e Carlandréa Oltolina tribu -
larono pure versí non infelici. Non ando gran tempo e V Enéide e il

(1) Prcfazione alle Novae Constitutione* mediolan-, pag. xxn.


(2) Parini a Branda, pag. 61. .
(5) Dove le poésie bibliche e imodkbe sogliono csser poeliche per eccellcnza, pare
a me che le ascclichc sogliano essere pure per eccellcnza anlipoelicbe.
Го1. V. 3tí
з8з
Furioso trovarono chi s'altentó a vollarne alcuni canli anche nel no-
stro vernacolo nell' egregio Francesco Bellati che dell' Ode a Silvia
del Parini (i) e di allre graziöse poésie arricchi il nostro Parnaso. 11
Itíeneghino critico del Somaruga duro nella sua mediocre censura de*
nostri costunii ben quindici anni. Tacendo della Favola di Marmontel
e dell' Epigramma di Calullo vollati nel noslro dialello dal tradutlor
lalino del Giorno, ГаЬЬ. Morondi, anche l'autor delle Haydine, Giuseppe
Carpani , uso il dialelto in varie poésie dellate dalle circoslanze dei
tempi , non scnza buon gusto e bríositá, e l'olivetano Francesco Mo
lina lo uso in bella prosa nella sua Comedia La Caccia de Barnabo
P'iscont e in quella dei Conti d' Agitate che pero gli fu contrástala. II
P. Alessandro Garioni ci diede due buone Parafrasi della Batraco-
miomacltia e del ТоЫа. II secólo si chiuse con alcunc belle Terzine
del cavallier Giuseppe Zanoja e con quella sfuriala di poésie volanti
che ogni tempo procelloso fece sempre diluviare tra noi; più utili
quasi tutte per la storia dei tempi, che non per la lelteratura verna-
cola. Come già il Garioni, cosí anche l'abbate Cario Alfonso Pellizzoni,
il conte Francesco Pcrtusati, Giuseppe Bertani , Cario Grato Zanella
e il cavalliere consiglier Giuseppe Bcrnardoni, che appartennero al
secólo scorso ed aH'attuale, scrissero di moite ed anche pregiate poésie
vernacole, tra le quali primeggiano quelle del Pellizzoni e del Ber-
uardoni.
Ma sopra tutti questo noslro secólo vide il nostro vernacolo solle-
vato al massimo fiore dalle penne veramente poetiche del cavalliere pit-
lore Giuseppe Bossi, delPavvocalo Toinaso Grossi, di Cario Porta, e del
doltor Giovanni Rajberli. Le Odi del primo non cedono a nessuna lí
rica delle tante che n'hanno i tanli vernacoli d'ltalia (2), e il suo In-
dirizzo al Principe Eugenio Bcauharnais lascia in dubio se maggiore
sia in esso la poesía o la filosofía , e manda svergognati quanti mat
indirizzi conlengonsi nelle gazzette di secoli, dicendo, con infinita de-

(i) l/1 egregio consigliere Bcrnardoni assevera che di quest' Ode (ch'cbbe forza di
far cessare imracdiatamenle la moda vituperosa d la victime о sia à {a guillotine
mvalsa di que1 giorni anche fra le noslre donne ) parecchi avevano inlrapresa la ver
sion milanese; che Ira questi fu pure Carlo Porta, di cui egli, il Bernardoni, vide
|)iù strofe in ottonarj che sembravangli bcllissimo lavoro ; ma che, vedulo per ordine del
Gorernatore Arciduca Ferdinande eseguita e publícala questa versione del Bellali, il
Porta laceró il già fatto e non ne lasciö più traccia [Per Gius. Parini , Milano, 1848 ,
pagg. 43 e 44).
(îi) 11 Balestricri tradusse pure alcune Odi d'Anacrconte ad insinuazione del Parini;
ma quella versionc paragonata con queste Odi del Bossi prova ad evidenza che d'at-
licisino difettava il primo assolutamente, abbenchè non se gli possa negare la Iode di
brio, di naluralezza, di candore с di bonaria semplicilà che gli dà Pegregio consigliere
Bernardoni a pag. 40 della qui sopra cilata sua operetta intilolata: Per Giuseppe
Parini, ее. »
283
Iicatczza e cortesía, quél vero che i suoi fratelli non vogliono mai dire
a chi ne ha pur lanío bisogno, о non sanno mai dire senza offesa di
quell' amor proprio che, forte in tutti noi fino al mínimo poverello,
deve pur esscre iortissimo in chi è rettore di tulli. — La Fugitiva
del Grossi (per dire di questa sola fra le altre sue poésie tutte belle)
schiari essere somma nel nostro parlare la propriété di commuovere
li affelti, e provô falsa l'accusa data già ai vernacoli (d'esser atti sol-
tanto ad eccitare il riso) e quasi che passata in giudicato. — Il Porta,
in cui Irovi congiunte vena poética, mente acuta, robusta filosofía., vi
videro di slile, e insuperata naturalezza nel dire, sollevô il nostro
vernacolo a perfezione, e lo dimostró capace di tutte le bellezze délia
poesía ditiranibica, dell'crolica, délia satírica, délia narrativa, e dotato
veramente di quella maschia energía, di quella mossa vigorosa che il
Napíoni (4) diceva non sempre concesse aile lingue límate. — lIRajberti,
scrittore ingegnoso, trasfuse la sua briosità nel nostro dialelto; corne
già il Bossi le Odi, cosi egli i Sermoni Oraziani fece cosa nostra con
invídiabile felicita; e со '1 Marzo 4848 ne assicuró florida tuttora la
nostra poesía, non oslante 1' immalura perdita del Porta, e l'oslinato
silenzio cui spontaneo condannolla l'amico suo di tulta la vita.
Da' tempi dell'Andreíní fino ai nostri giorni in moite comedie italíane
furono introdullí personaggi parlanli il noslro легпаео1о; moite ne furono
slese onninamente in milanese, ma semprc con poca felicita, eccettuan-
done i soli lavori del Maggí, del Molina, del Carpani, del Costa, del
Porta e del Grossi, e Г improvisi tealrali del Ventura e del Moncalvo,
iinora inedíti (a). Meno infelici riuscírono parecchi dei molti almanacchí
vernacoli che da ollre due secoli comparvero più o men frequenlí a
rallegrare il rinovarsi degli anni. Tra i quali almanacchi meritano special
menzione le ultime due streune mílanesi dei nostri giorni per alcune
saporile poésie delta vivida penna del Professor di disegno nella Uni-
versità di Padova, dottor Leopoldo Lavelli, e píúversi felíci del pittore
Giuseppe Elena onde furono arricchite. In maggíor numero più felici
tornarono quelle poésie volanti che nominiamo Bosinad, delle quali dalla
dominazione spagnuola fino ad ora raro è quell'anno che non presentí
divizia. Simili in parle alle Taranteile de' Romani cd ai Гош de' Pic-
montesi, sono ricca miniera di notizie intorno alla storia, aile coslu-
manze , agli evcnli anche minori del paese , fonti non ispregevoli di
moral popolare, e viví testimonj delle mulazioni avvenute d'età in clà
anche nel nostro parlare. I più antichí loro scriltori furono il Raiuoldi,
il Gastelli, il Maderna, il Delfinoni, il Pictrasanta, il Francolini, il Majnali,
l'Abbiati; più pregevoli il Fumagalli, il Carpani, il Costa.

(I) l/so e pregi delta lingua italiana, II, 49.


(a) Di Giovanni Ventura, altor dramático, comparvero a stampa: Amor oí figma r
avidità deli/oho, novella in ottava rima milanese; Milano, pe 'I Вг.тпЫИл, 4 824;
V il CARi/Ammoftis, versi milanesi ; ivi, per Cii»l¡plmini, iflíO. — I).
a84

§ 5. Aítlori che tratlarono di proposito, ее, intorпо al dialetto. —


Grammatiche, Focabolarj, ec.
i
Primo a Imitar di proposito del nostro vernacolo fu su Ii Ultimi
anni del 500 Giovanni Capis da Domodossola со '1 suo Varón Mitanes,
che Giuseppe Milani e Ignazio Albani arricchirono di noie ed aggiunte.
È un etimológico greco-latino-milanese che il canónico Gagliardi chia-
inava curioso ed erudito, ma per verità di pochissimo valore agli occhi
nostri odierni. Molle del le voci da esso riportate sono morte in cilla,
ma vivono tultora in Brianza. Gli tenne diclro poco dopo Giovan Am
brosio Biffi со 'I Prissian da Milan, opera inlesa a spiegare la natura
delia nostra pronuncia, e di pregio superiore ad ogni scriltura verná
cula di que' giorni, e assai ben ragionata. È tulta scrilta nel milanese
del suo lempo, oggidi troppo anliquato.
In occasion della quislione che il battagliero Padre Paolo Ooofrio
Branda barnabila suscitó со '1 suo Dialogo della Lingua toscana, in cui
depresse il nostro vernacolo oltre ogni dovere, gli uscirono addosso i
migliori ingegni del paese con un subbisso di serH ture Delle quali pur
oltre il dovere venne da essi sublímalo. Parini, Soresi, Tanzi, Bale-
strieri, Ollolina e più allri recarono il loro tributo a quella sessanlina
di opérette che videro la luce nel 1760 per tale disputa, i cui tiloli
si leggono specificali negli Scriltori d'Italia del Mazzucchelli alio arlicolo
Branda. In quesli opuscoli , e nei due pariuiani specia luiente, è falla
parola dei pregi del nostro vernacolo, non seuza lievi cenni su la sua
natura grammaticale e poelica.
Il Balestrieri già dello nelle Note alia sua Version milanese della
Gerusalemme del Tasso che publicó nel 4772, inserí varie osservazioni
su le voci e su i modi proprj del nostro vernacolo.
Nel 4778 l'abbate Carlo Vilali in un suo opuscoh su YOrlografia ita
liana e (ranease (a pag. 44 e seg ), volendo provare la ricchezza del nostro
vernacolo, inlrodusse un sonello caudato eterno che non ha altre voci,
fuorchè le mille con le quali noi possiamo dare allrui del baggéo iu «
milanese.
Nel 4814 io raedesimo publicai un Vocabolario milanese-italiano, lavoro
che fa testimonio della sólita fretta giovanile.
Francesco Bellali, nome caro alie leltere e alie dottrine economic.be
e numismatiche noslre, lasció mss. varj sludj per un Rimario milanese,
i quali esistono nel la mia Raccolta delle Opere scrilte e stampate nei
dialetti italiani. Tentativo único, ch'io sapia, in tutti i vernacoli d'Italia,
dal siciliano in fuori, с prova dell'appassionatezza eceessiva del secólo
scorso pe 'I verseggiar nostrale.
285
Anche l'egregio diplomatista P. abbate Angela Fumagalli e I'esimio
filólogo doltor Giovanni Gherardini onorarono il nostra dialetlo d'al-
cune brevi ma belle Note di vocaboli milanesi che mss. esistono nella
già cítala Raccolta che io possiedo. . - ''
Nella Collezione delle migliori opere scritte nel nostro vernacolo che
io publicai nel 4815, esistuno parecchie mie Annotazioni glossiche e
grammatical!. Piaque al celebre Giordani di presupporre che questa
Collezione non potesse essere che una Raccolta dfinezie, perché scritte
in un dialetlo e uon nel vulgare illustre. A questa censura rispóse il
professore Amanzio- Caltaneo (celatosi sollo il nome di Domenico Sol
dali). Nella Censura del Giordani che usci nella Biblioteca italiana,
tomo I, fascicolo di febrajo del 4846, pag. 473, e pin nella Risposta
del Catlaneo è falla breve parola delle proprietà del nostro parlare.
Nel 4849 usci in forma d'almanacco una Raccolta di Proverbj mi-
laneti che ricomparve a' nostri giorni (4849).
Nel 4835 Cesare Cantù publico una Qcalata su i nostri idiotismi, con
lo scopo di provare che infiiiiti di essi esistono anche nel loscano, e
molli d'uso vivo alla giornata; e ció (diss'egli poi nel Milam e suo
territorio, p. 99) per assolvere I'Autore dei Promessi Sposi dalla taccia
appostagli di troppo lombardizzare, e dall'erronea colpa affibbialagli da
un suo tradutlor franzcse d' avere serillo quel suo romanza in patois
milanais.
Nel 4839 e negli anni susseguenli io publicai il mío Focabolario
milanese- italiano, quadruplicate, e per questo lalo più utile certamente
del primo Saggio di esso.
Nel 4844 ¡1 valente doltor Carlo Cattaneo consacró al nostro dia
letlo la pagina cxi della sua magistrale Inlroduzione alle Notizie na-
turali e civili su la Lombardia. Fu breve, ma colse bene in pieno. Solo
erró dove asseri il Maggij il Tanzi e il Balestrieri avère sciitto il
milanese senza conoscerne la potenza satírica. Forse volle dire che non
lo usarono in lutta la sua potenza cosí falta come Г usó appresso il
Porta; ma certo è da accagionarsene la sola diversité dei tempi. Cosi
fu poco esalto dicendo che Parini e Bossi ç'apportarono l'eleganle abito
delle lettere e delle arti. Del Bossi non dico; ma del Parini le pochis-
sime poésie milanesi non meritavano tanto.
Ncll'anno medesinio parlo del nostro dialetlo anche l'Appendice III
alio Schizzo storico intorno a Milano e al suo territorio (torn. I, da
pag. 94 a pag. 99). Nella parle estética quell' Appendice siegue letle-
ralmente il Parini , alle cui parole consacra lutta la pag. 98 e parte
delle pagg. 97 e 99; e ció senza nè pure i ¡levare le inesattezze nelle
quali incorse il celebre Scrittore a I lora troppo giovine per non errare
in si falta materia. Se ne puö vedcre un esempio palmare nella No
ta 2 della pag. 263 di questa Dissertazione. Nella parte grammaticale
286
nota diverse voci omónime nel nostra parlare e in quelle dei Proven -
zali e degli Spagnuoli , ma con troppa mistura di vero e di falso о
inesatto. Л cagion d'es., fa il nostra aggettivo Sciait per sinónimo di
Piallo, montra vale Tono; spiega Quattass el cœur per Spezzarsi il enere,
montra vale Sentirsi stringere od occupare il cuore; Provece per Van -
taggio, mentre è Proveccio ; Baja per Confine, mentre proprianiente vale
Periferia, e più e più altre. Dice etimologie del Ferrari quelle del
farm mitanes con anacronismo singolare., ее, ec. Perö conclude bene
quell'Appendice quando vuol asserire che nel fondo dei vulgari italici
vi sono più simiglianze che non si pensi, e che dal popólo e dalfuto
vivo talara si pub imparare meglio che non dai libri.
Nel 4847 piaque a non so cbi di publicare per uso de'fanciulli un
piccolo Vocabolario tascabile milanese-italiano , e nel 1848 un allro
consimile ne publicó Eugenio Gappelletti sotto il titolo di Vocabolario
milanese-italiano-frúncese ad uso délia gioçentù: ambo Gompendj, e aventi
íl mérito di tutti i Gompendj di Vocabolario.
Chiuderô questo parágrafo coll'accennare che chi volesse sprofondarsi
affatto affatto nella trattazione di quanto risguarda il nostra vernacolo
potrebbe consultare le 22 Opere che registra il Bellati nella sua Scheda
Mnemónica, N. 23: opere tulte trovabili nella sua Biblioteca lombarda
ora giacente neü"Ambrosiana.
DISSERTAZIONE SECONDA

SAGGIO D'OSSERVAZIONI

SOI

DIALETTO BRIANZUOLO
DIALETTO BRIANZUOLO

Vendía catena di colli e di monti che alla distanza di venli millia


a nord-nord-est da Milano divide la pianura milanese dal lago di
Lecco, с quella che si conosce soltó il поше collellivo di Brianza, cosi
come Brianza è delto per eccellenza quel monte isolato che le sta nel
centro. Essa non male s'assimiglia ad un parterre montanino a quallro
scaglioni. II primo di questi incomincia a Gernielto, Lesmo, Usmate,
Piróla o Piróvana, e, intramezzalo da parecchie vallicelle, giugne in-
sino a Monticello di Casirago o poco più, e ha dietro di sé le Valli
di Missaglia e di Renate. Surge il seconde a Monteveggia , Sírlori ,
Cremella, e ha dietro di sè la Valle Fredda, la Val di Rovagnale e
quella di Bévera, e verso nord e nord-ouest i laghi d' Annone e di
l'usiano. Nasce il terzo a Brianza, Nava, Moudónico, Galliano, ее. ; ha
da lato la Valle di Greghentino a nord-est e la Valle Madrera a nord, e
porta più particolarmcnte il nome di Monti di Galliano. Il quarto ed
ultimo scaglione poi è formato dai Monti di San Ginesio e dal Monte
Büro, e ha dietro di sé il lago di Lecco oltre al quale giganteggiano
il Moncódone, la Grigna ed ¡I Resegone.
Б quindi communemente considerate per Brianza tutto quel delizioso
paese che è conterminato dal Hume Lainbro a ouest e dalI'Adda all'est,
dai torrente Ravella e dalla Vallcinadrera a nord , e da quella Via
postale che da Canónica di Lambro mette a Vimercato e da questo
borgo a Imbersago e Brivio lungo l'Adda. Due terre dette Santa esi-
stono appo questo paese, Г una presso Monza , Paltra oltre Civalc.
Una cicloidale che, da questa ultima Santa paseando per Sala, Oggiono,
Dolzago, Barzanô, Monticello, Missaglia, Osnago, Usmate, Arcore, poi
nella Santa di Monza, lascia ad ouest la Brianza comasco-milanese с
a nord-est quella bergamasco-milanese (o).
11 parlar di Brianza è (1) un suddialetto del Milanese, cd ha com

te) AUri, allargando di più i confini della Brianza, vi comprendono anche tullo quel
tratto di paese sparso di colli, di monti e vallicelle che va dalla deslra del Lambro fino
alia sinistra del Sevcso e abbraccia i distrelli di Erba, di Cantil, di Mariano, di Ca
íale, ec. — V.
(I) Questa raia partizione della Brianza è meramente glossica, e indica la qualchc
varíela che si osserva nel parlar brianzuolo, il quale da occidente trae al comasco,
da levante al bergamasco, sempre con più o men fondo di milanese. Non ignoro la
division della Brianza in Alta с Bassa che Г egregio Brcislak dice segnatasi dalla na
tura nella divisionc che nc fa per cosi dire la Valle di Rovagnate; ma la partizion
geográfica non era il caso mió nel trattarc del suo vernacolo.
Fol. V. 37
ago
muni con quest' ultimo idioma le rególe grammatical! considerate nella
loro generalita , come anco buona porzione delle voci isolate. Moite
pero fra queste ultime, ein gran parte anco la pronuncia, differiseono
essenzialmente dal milanese idioma. Li alti inonli che dividono la
Brianza dal lago di Lecco e dall' Adda formano ¡vi per cosi dire la
base del triangolo in cui ella si puó raffigurare; e in queda base ¡I
linguaggio sente più che altro dell' áulico italiano; mentre che nel lato
verticale di dcstra ¡1 parlare s' avvicina al bergamasco, in quelle di
sinistra al comasco, e nel centro fino al vértice al milanese. Alcunedi
queste differenze di linguaggio verrô vie via dimostrando ed esempli-
ficando a commodo dell* italiana dialettología, raiïrontandole со' Ire
linguaggi brianzuolo, milanese, italiano.
II parlare che io verrô qui considerando si ha pero a ritenere per
quello che sta nelle bocche delle persone perlinentí alie classi più ele-
vate anche di questa parte d' Italia, le quali o parlano italiano corrolto,
o si studiano d'imitare il dialetto cittadinesco milanese. Questa imita-
zione si va propagando anche tía i minori , giacchè sentirai il vecebio
Brianzuolo dire Síanzaa, e il giovane soslituir volenlieri a questa ottiraa
voce de' suoi avi quella più moderna milanese Casaa o Che g' ha câ.
I parlicipj dei verbi italiani dcsinenti in ato, che nel dialetto mila
nese cambiansi in aa , escono in é (œ) nel più del dialetto brianzuo
lo: р. е.,
Stato Staa Stc (œ
Audato Andaa Andè (as
Guárdalo Guardaa Guardé (аз.
La stessa mutazione subiscono le voci italiane desínenti in ale,
ane, ato : p. e. ,
Sale Saa Saj
Male Maa Маэ
Pane Pan Paen
Gane Can Chen
Fossalo . . . Fossae.
A questo proposito pero vuolsi osservare che mentre quasi lutta la
Bassa Brianza pronuncia quelle voci per si falto modo, li estremi di
essa e tulla Г Alla Brianza ricombinano nella pronuncia milanese, e
voltano quell' œ in aa , con questa sola differenza che la prolungazioae
di quei due aa va insensibilmente scemando quanto più si sale ai
monti , e scompare poi del tutlo tramutandosi in un a secco secco
su le vetle dei Monti di Galliano. Cosi, per es., nella terra dove vil-
leggiava il filosófico scrittore del Baron di Birbanza (1) sentii dir Sa
il sale; nella patria del Cantor del Malino (2) Saa ; in quella dello
storico Ripamonli (3) Sa. E siccome noi vediamo per le slant pe mila-

(f) Lcsmo. (2) Bosisio. (3) Tcgnonc.


agi
nesi de' secoli scorsi che anche nel dialello milancse dei noslri padri
quell' a si faceva sentiré come ua œ, cosi è da dirsi che quel dialelto
tulta egualmente dominasse anche la Bassa Brianza, la quale, più re-
slia del ciltadiuo milauese, non voile sin qui seguiré la moda ciltadi-
nesca e ¡inmutare la propria pronuncia. É da osservare altresi che in
queslo cambiar dell' a in œ o e la Brianza va d'accordo со '1 favellar
conladinesco e popolare dei Toscani, i quali pure, a detla del Salvini,
si lasciano andaré a queslo mendo (Í).
Le voci italiane desinenti in osso, che in milanese cangiansi in oss,
escono in œusc о œuss cosi nell'Alta come nella Bassa Brianza: p. е.,
Posso ' Podi о Poss Pœuss
Grosso Gross Grœusc
Dosso Doss Dœusc.
NeU'Alla Brianza fin la voce milanese Appôs (Dietro, Post) assume
questa pronunzia. I Rovagnatesi dicono dppϝs.
Pari mutazioue accade nelle più délie voci desinenti in ostro: p. е.,
Nostro Nost Nœust.
Nella pronuncia cantano per cosi dire alcune voci in un modo tutto
loro. Pronunziano, p. es., El vœur fà bell té-mp, Sévi da prenzi-pi ,
Evi pa-gú-ra.
Molli cambiano Г s in una specie di z. In luogo di El soo , Lo so,
dicono El zoos Volzuu, Voluto, per Vorsuu. — E il с in s: in luogo
di Processione dicono Prosession.
In luogo délia desinenza milan, er sosliluiscono ro: Fenter, Ventro;
Semper, Sempro; ólter, óltro. — О Гип о fo. О Tuno о l'altro.
»Уе ne ved, pe'l milanese S'en ved.
La desinenza italiana ore ed ere ed oro, che in milanese troncasi per
ór, in brianzuolo si inozza spesso per <5 ;
Colore Color Coló
Odore Odor Odô
Lavoro Lavôr Lavó
Cavalliere (Bómbice) Cavalér Cavalé.
L'o che i M i la nesi pronunciano largo, dal più dei Brianzuoli viene
prouunziato stretlo. Cosi , p. es. ,
Italiano Sotto Milanese Sôtt Brianzuolo Sólt
Due Dô Dó (Du toscano);

(I) « Andantino a una cbiesa che si domanda di Pretazzi, cioè di Pratacci, ncl
medesimo modo che dalle piala si avrebbcro a domandare pratajuoli quei íunghi
che communemenlc si dicono pretajuoli » (Saltini, in fine délia Lcttera che sta a p. 12
del n.° 132 délia Edizione délie Opere classiche italiane del secólo xviit). —
I.o stesso accade in Brianza, dove pure una terra che Irae il nome dall'cccellenza de1
suoi prali è delta non Praabon , ma Prebon, ed è quclla in cui villeggia la nobil
ftmiglia milanese Agudi alla distanza di un millio a nord-nord-ouest da Monticello di
Casiragn.
392
nel che la pronuncia brianzuola assai più si accosta a quelia italiana
e latina ( Sólto, Subtus).
А1Г i milanese ben sovcnte i Brianzuoli sostituiscono o immischiano
Г u francese. Cosi, p. es. , dicono essi
Italiano Arrivare Milanese Rivà Briamuolo Ruvà
Bicchiere Biccer Buccer
Ci arrivi ? Ghe rivet? Ga ravel?
Cima Scima Schimm (i)
Nuvolo Ni vol Nover
Piccino Piscinin Puscinin;
с qucsla pure ci sembra una prova dell* anlichissima condizioo de'
Brianzuoli i quali hanno commune со' Latini antichi la sostituzione
dell'u ail' i (maxumus, ec), forse ad ambedue i popoli trasmessa dalle
greche loro stirpi che l'y leggevano promiscuamente per u e per í.
All' e milanese sostituiscono talora Г i, come accade nclla voce Nebbia
che i Brianzuoli chiamano Nibbia. Convicn pero dire clic questo m endo
fosse commune anco ai Milancsi ne* tempi andati , giacchè anco nel
loro dialetto odierno troviamo alcune voci, corne Nibbiceu, Nibbiaa, le
quali riconoscer debbono per loro slipile, ancorchè morto, la Nibbia
lutlor viva in Brianza. Altre voci comprovano questa mutazione, co
me, p. es.,
Italiano Néspola Milanese Nèspola Briamuolo Níspola
Schicra S'cera S'cira
Spesso Spess Spiss
Telti Tecc Ticc.
Anche nelle voci latine essi introducono assai fácilmente qucslo lor
mendo. Nul loro bcllissimo cantare le litanie délia B. Vcrgine li senti
sempre dire Mater divotionis , Fideris arca , Mater Criatoris. Questo
mendo del sostitnir Г i all' e trova un risconlro ne' dialetti di Sicilia
e del Mautovano, dicendosi anche da que' popoli Li vilturi, Li porti,
Li scôli j in luogo di Le vetture , Le porte¿ Le scuolej e cosi anco in
varj dialetti toscani che volentieri dicono
Bicchieri per Bicchiere
Consiglieri » Consigliere
Senlieri » Senliero.
L' u milanese viene talvolta rolto in un ditlongo , cioè in ju. Cosi
pronunciano essi :
Jun Vun Uno
Juna Vuna Una.

(1) Questa voce va comparendo lungo 1 monli fino alle Alpi Carniche con qnesu
inflcssione medesima. 1 Bergamaschi с i Brescium dicono Insúm, e i Friulani Ins&mp.
293
Lo j è volenticri sostituito aoco alie consonanli d e l italiane e
milanesi (4). Dicono, poniam caso,
Gajenasc Catcnaccio Gadcnazz
Cajenna Caleña Cadenna
Gajenon Catenone Cadennon
Dessejà Destare Dessedà
Ghcja per Gheda
Maria , Mariozz Maritare, Maritaggio Marida
Pajella , Pajellin per Padella, Padellin
Stajera per Stadera.
AI с milanese e italiano soslituiscono volcntieri it g. Cosmo è da
cssi pronunziato Gosmaj mendo commune ai Toscani i quali per Co~
stanzo dicono Gostanzo, e simili.
Negli aggcttivi numerali cardinal! i Brianzuoli seguono spesso l'in-
dole della lingua francese. Cosi , per es. , dicono essi
Mille cento Mila e cent Vundesccnt Onzeeent
» ducento » dusent Dodescent Douzecent
» trecento » treseut Tredescent Treizecent;
e cosí di seguilo.
Sessantolto Sessantott Sessanta e volt Soixante et huit
Seltantadue Seltantaduu Sessanta e dodes Soixante et douze,
cccelera.
Spesso anco seguon Г indole latina , come alloraquando dicono 27
ctntenee per dir 2700; 34 centevce per dir 3400, e simili.
L'articolo maschile determinativo il, che in milanese cangiasi in el,
in brianzuolo cangiasi in ol : per es. ,
II cappello El capell 01 capell
II bue El bö 01 bo.
Le voci milanesi desinenti in ônna sono dai Brianzuoli pronuncíale
in o'na (Tazzinànna è dello da essi Tazzinóna).
Gon buon accorgimento, parmi, diversiíicano i plurali di alcunc voci
che il Milanese fa idenlici со' singolari. Per esempio,
ltal. Grande Milan. Grand Brianz. Grand
Grandi, Grandicelli Grand, Grandej Grang, Grancej
Vino, Spino, Giardino Vin, Spin, Giardin Vin, Spin, Zardin
Vini, Spini, Giardiui Vin, Spin, Giardin Vitt, Spitt, Zarditt
On cavezz (de tila) On cavezz
I cavezz 1 cavizz.

(1) Questo menrio pare tollo a prestanza da' Veneziani i quali , ancorchè non sosli-
luiscano lo j я si folie consonanli, pure, elidendo le consonanli Stesse, lo fanno quasi
sentiré dicendo Catna, Paela, ec. — II Brianzuolo elide anche altre consonanli si
mili : dice Aost in rece di dgost.
294
Li imperfetti de' vcrbi qualunque che nella loro prima persona sin-
golare Gniscono in ava cosi in italiano come in milanese, in brianzuolo
terminano in api : p. es. ,
Mil. Mi, liai. Io andava Brianz. Mi andavi
lavorava lavoravi
era sevi
stava . stavi
slrangolava strangotavi
vedeva vedevi.
Ne' futuri indicativi con valore interrogativo il dialetto milanese in
corpora nel verbo anche il pronome inerente nelle sole persone se
conda e terza del singolare. Dicesi , p. es. , Fornirér ? , FornirdL ?
( Finirai-TU ? , Finirà-ECLi? ). Il Brianzuolo eslende questa proprietà di
linguaggio anche alla terza persona plurale di tali futuri, dicendo For-
nirai? (Finiranno-EGLino?) - Si forniran'; ciô ch* è negato al Mila
nese dalla natura del proprio dialetto.
I condizionali presentí délia quarta conjugazione in est
Se sentisse S'el sentiss S'el sentèss.
Ne' participj délie conjugazioni seconda e terza spesse volte sosli-
tuiscono alla desinenza del dialetto milanese quella del dialetto ber-
gamasco: p. es.,
liai. Diviso Milan. Dividuu Brianz. Dividí Bcrgam. Dividit
Veduto Veduu Vedi Vedit,
troncando perô la í finale.
Negli stessi talvolta troncano le finali: p. es., Tϝ per Tollo, Toit
(pero in senso del Mugnere il latte).
Nel congiunlivo combinano co'l toscano
Brianz. Milan.
Guarda ch' el parlt a
n dlghi sa
» lavori a.
Scaltano pero Abba per Âbbia; Hoj, JJoja per Ho io.
Le combinazioni sillabiche italiane ci, cio, ce, che dai Milanesi son
volte in se, dai Brianzuoli vengono sincópate in un semplice c: p. es. ,
Italiano Marcio Milanese Marsc Brianz. Marc
Cisterna Scisterna Giterna
Porcello Porscell Porcell
Porcellana (Portulaca) Porscellana Porcellana.
AI Ire a rovescio, come
Chierichetto Cereghelt Scereghélt.
Le combinazioni sillabiche gia, ge, gio vengono spesso cangiate
in za, ze, zo: p. es.,
295
Italiano Ciocco Milanese Sciocch Brianzuolo Zocch
Gernio Zcrnio (1)
Ginmbone Giambon Zambón
Giaramaría Zamraaría
Giardino Giardin Zardin
Giogo Giog Zov
Giorgio Giorg Zorzi
Giovine Gioven Zoven
Giù Giö Zo.
La terza persona plurale del presente dell* indicativo del verbo Es-
sere assume due forme nel dialetto brianzuolo, una délie quali è do-
mandative, l'altra responsiva, forme cbe ignorano i due idiomi italiano
e milanese; ed ecco come:
Ei soeu quij fiœu Ii? Hin sô quij bagaj? Son suoi que' fanciulli?
Hin mee Hin me Sono miei.
La sitiaba ne e na riceve voleutieri nella bocea de' Brianzuoli un g
iniziale per giunta. Essi dicono volentieri
Gnè Nè Nè
Gigna Gina Capruggine.
La combinazione sillabica in su'l fine di parola viene tramntata alla
franzese in en ristretlo e vibrato. Gosi in luogo di
Garlino Carlin dicono Garlèn
Rosina Rosin Rosèn.
Scambiano talora il и in 6 come fauno i Napolitani , i Sicilian! , i
Bergamascbi, ее. :
Brianz. Bolp liai. Volpe Milan. Volp.
Molle voci brianzuole , diverse affatto dalle milanesi о non esistenli
nel dialetto di Milano, sono similissime all' italiano primitivo, all' an-
tico. Eccone parecebie:

VOCI BRIANZUOLE VIVENT! SIMILI ALL' ITALIANO ANTICO


E DISSIMILI DAL MILANESE

Brianzuolo Italiano antieo Milanese


Aprœuf (2) A pruovo Attacch
Astrech (3) Astrico Soffitt
Avail, Avaj Quinavalle Valí
Ballavô ( propriamente il caval- [Ballatojo Poggiœo о Ringhera
cavia falto a ballatojo) a travers a ona
strada
(1) Anche nel 14J»1 questa rivoltnra del g in z si rfleva ne' Privileg! délia Brianza.
Quindi'o il ciltadino voile raggiustarc il suono conladiaesco, о il suono del z nel monte
sostiluito al g di città data fin dal nascere délia lingua generale d'Italie.
(a) Etiandio i Friubni dicoou Dapruf.
(i) Voce puro Dapulttaaa io queslo ligoiEcato.
2f)G
Brianzuolo Italiano antico Milanese
Btblévol Bastevole, Buslabile Cbc fà fazion, Che

dura
ßiuu Abbiuto Avuu
DonUroe Bonladioso Bonasc
Calcbéra Calcara (i) Fornas de colcinna
Carcn d'masg (voce commune Calen di maggio El prim de magg
anche al suddialctlo contadi-
nesco del B. M. ).
Cold Coldo Cald
Coinbutt (Fà on) o Combullà Melter in combulla Fà tult on bolt
Compagnon ( On ) d' on omni Compagnone On omasción
Con lull1 ol Con lutto il (Novellino Monte) Cont el
Daré (A Nava il terzo о sia Гal Deretano (Postremus) L' allem
iimo tocco di messa diccsi 01
daré)
Desbratlà Sbraltarc Nettl via , Sbarazzà
Despensà Dispesa (Expensa) Spend
Devegni Divenire (Erenire) Provegni
Fighera (albero di fico, e pro- Ficaja I'ianta de figh
priamentc quelle nasceute da
ceppo senza pedale)
Fina mù Mo (Ora, Nunc) Finadcss
Fœugb Fuoco (in signif. di Famiglia) Famiglia
Gajumm Gagliuolo Derla
Gccch'ii (Immiserilo, Intapinilo) Aggecchito
Golacc o Golard Volalío Che vola
Golp Golpe (corroz. di Volpe) Volp
Guarnacc Governale, Govcrno Timón, Pala
Cunrnnscia, rvocicommuni al Guarnaccia Socca
< dialello couladi-
Guarnasciocu Vncsco del B. M. Guarncllo, Guarnaccbino Socchín
luanz. — Da mù inanz Da mo innanzi D'adcss io là
— Tœù vun inanz Meliere innanzi (Promuovcre, Tœù on scior
Arriccbire)
Indcgnàss Indegnarsi ( Ê voce forsc lom Guaslàss
barda usata dal Crcscenzi,
come avvisa il Tassoni. )
Indusià Indugiare (Baloccarsi) Dondà
Iptraj Entragni Menus
Mansciada Manciata Ona man pienna
Mardi Marti Martedi
Mason ( Aodà a ) Magionc (Casa, fu detto dcllc api) Andà a police, a
dormi i puj
Mo. V. Inanz e Fina. Mo
Moría (Si usa figuralam. ncl dclt. Moría, Morlalilà
Tè see ona moría, cioè un
nabisso, un fistolo, un ragaz-
zaccio clie non istà fermo un
minuto, ma balza quà с là di
continuo: bcllissima e calzan-
lissima frase, a parer mio- )
(О Auchc il -N'eu nWi'./'ic vctrarU un Calcara pet Focno calcinatorio.
a97
Brianzuolo Italiano antico .Vilanete
Muracbée Ammuricato, Moriccia
Núver Nuvoli Nívol
ôra öra (da Aura tramutata in Ora Arietta
nel lat. vulg., come Orum da
■durum)
Orbaga (pianU. — Laurus no- Orbáco Lávor reg
bilis Lin.)
Orcella ( Cioè un uccello femina, Uccella
e cos) chiamano l'aquila loro
insegna que' di Castelmarte
ai conGni occidental! délia
Brilon. )
Pann (Tela) Panno Tila
Piantavos Piantadoso Pien de piant , Ben
scortaa de piant
Piumasc Piumaccio
Pré Pré (Prcte) Prêt
Predesé Pretesemolo Erborinn
Quattrœusa Quadrello (specie d'equiselo)
Rancuràss Rincurarsi Lamentes
Recaggiuda Ricaggimento — Caggere Ricaduda
Renscia Ronciglio (la Roncee de' Friulani)
Sciterna Citerna Scislerna
Scivera Civéa, Civéo • • t ■ •
Selmana Seuimana Seltiraana
Soga Soga Corda. Córensgia'
Sólfer Sólfaro Zoflregh
Spcra Spera (Indice d'oriuolo) Sfera
Stall ( de massée ) Slallo (Dimora, Abítalo) La cort, La câ
Tensg Pertingere Rivà
Tila (Ona) Telo (Un) On' altezza
Trasandà, Trasandador Trasandare ( Disordinare, Sciu- Trasà, Trason
pare )
Ventraja Enlragni Menus
Zácch Giaco Bustinna
Zara Zara Peiícol
Carta in zara
Ho ereduu zarada quella
vacca.
Zenlura Cintura

Tutte quesle e multe altre voci rassimigliano pienaraente all' italiano


.íntico, ma sono perd ule nel dialetto milanese, il quale dal canto suo
Ьа tuttora molle voci communi anche al dialello brianzuolo le quali
sono simili affalto ail' áulico italiano , come sarebbero Fedella, Pagà ,
Ombría, Birœu (Pirólo), Piv o Pivell (Pivo, Bertone).
Molle voci sono egualmenle slroppiate dal contadino brianzuolo come
dal toscano, e non cosi dal basso milanese. Un esempio ne abbiamo
nclla voce Lipera per Pipera, d'uso commune ad ambedue.
Fol. V. 38
з98
Anche il con ladino brianzuolo ha commune co'l contadiuo tosca no
l'uso di dipingere alia mente la prossimila e visibililà d'un luogo in
dicate e non nominate con certa aggiun'a agli avverbj di luogo; e, al
modo stesso che i Toscani dicono Quici , Laci , Lici , esso dice Chi-
loga, Là-iloga, Li-loga. Quesla, più presto che meado, maggior preci-
sione с proprietà di linguaggio forse fu dai Brianzuoli tolta a prestanza
dalla prossima paríala de' popoli bergamaschi, a quel modo stesso che
ne tolscro altre voci, come:
Rond Novcrare . dai berg. Romnà
Vergalt Che che sia » Fergót
Fergotiin Un pochino » Fergoli ,
ed allre simili.
Qualche proverbio sentesi in Brianza ¡I quale non с conosciuto in
Milano ed è nolissimo in Toscana. Tali sarebbero, a cagion d'es., Ess
el fiœu de la mal madregna, Essere il figliitol dvlla mala malrigna; Vess
el retrodalt (milanese). Fà come quij del Lissœu: quand piœuv lassa
piœuv. Far corne quel da Pratu: lasciar piovere.
Qualche allro proverbio ha lutta quella venusta, queU'atticismo che
si desidera spesso ne' Milanesi. Taie è, per es., Desgrazia del can, for-
tuima del loff. El Signor el crea l'agnellin e el Ȉ pascolcllin. Le minga
a côrr, l'è a rità a lemp. Ogni stajera g' ha ol sà bonzèn. Mond,
mond, ben mettuu e mal regolaa. Ci pœu a pœu, e ci no pœu a crèppa.
Moite voci senlono la procedenza dull' idioma francese e non esi-
stono nel dialctto milanese. Tali sarebbero, per es. :
Desabusàss Disingannarsi Se désabuser
Fà bell assee Assez beau
Meriten Meritano Mériten
Pam - Pane Pain
Pezz'è (I) Poco è, Poco fa Pieça (franc, ant.)
Predíchen Predicano Prédichen
Rególla Régola Regule
Topa Talpa Taupe.
L'accenlo di qualche voce è affatto franzese. Tale sarebbe Fabrichen
che noi Milanesi pronunciamo in vece Fábrichem.
Qualche voce ha faccia di provenire dalla lingua spagnuola , non se
ne trovando che in quella Г idéntica affinità. Tale è, p. es., la voce
brianz. Arbej, spagn. Ârueja, ¡tal. Piselli, milan. Erbion.
Assaissime voci brianzuole sono simili ail' italiano moderno dei di-
zionarj о dell'uso, с dissimigliano da quelle idenlicbe del dialetlo mi
lanese , о non esistono alfallo in esso. Eccone buona copia d'esempj.

(I) Qucsto Pezz'è in vece di Testé non è pnnlo nuovo nci colli lucchesi, с sta
nclla bocea di moite genti colligianc di Toscana. — Pieça leggesi passim in Montaigne,
V, fia Ii altri luoghi, ncl cap. 9 del lib. I, a un terco circa.
299
Brianzuolo italiano moderno Milanese
Agnavun (I) Ognuno Ogni
An) anl (verso da ciiiamar Га- Ani ani Quan quan
nilre)
Ascort Accorto Svelto, Drillo
Astrcch о Lastrech (2) Lastrico Soffîtt
Balϝs Ballotte Castegn a less
Banda = Tiràss de banda, de Banda, Lato Part = Tiràss de
la banda de là part
Barba de la melga Barba di sagina
Bastian Bastiane Sebastian
Beverà Abbeverare
Boligà ( É voce commune in Bulicare, Brulicarc, Brulligarc Stà mai fort o requi
Vulmadrera)
Botta de la rócca Imbotte di ponte
Cagnina. V. Toss.
Camera Camera Stanza
Cannée Cannelo
Capazz (Resta) Capace (Restar) Restà persuas
Capester Capestro (Pedale da Calzolaj) Tirapcc
Capezxal Capezzale Cossin
Cavéden (pesce. — Cyprinus Cavedine CavczzaI
capito)
Concreàss Concrearsi
Congegnà (5) Congegnare
Cornacc d'on curlett de pozz Corno d'ancudine o croce (Brac- Cavicc del torncll
cio)
Costa (Poggio, Erta) Costa
Côltol Cocciuole Brôssol
Cugn Cuneo, Conio, Cogno Chignœu
Curlett Curro Tornell
Dà on gir, Dà on pass in d'on sit D;ire un passo in alcun luogo Fà on gir, Passa
Daj, zolla, martella Dàgli, picchia, risuona, marttlla Tocca e daj
Decrinà Declinare
Deserta on ïœugh(Pessumdare) Disertare Ruinà, Sassinà
Destrù Distruggere Desrazzà
Doinaltina Dommatina Doman de matlina
Doperà Adoperare Drovà
El le dopera Lo adopera El le drœuva
Fantesca Fantesca (Nastro rcggiconocchia) Serva
Parineil Farinello Baloss
Fav Fave Basgiann
Fiancuu Fiancuto Inquartaa
Fioldina Falda, Fladella Sambrucca
Fior de sambugh Fiori di sambuco Panigada
Fœuggia (A) A foggia Comè, Sul gust

(i) Auche i Ñapóletani dicono Ащпе per Ogni.


(a) Queita «осе pare «orella Jella sieiliaua Attract* (Altana, Terrano, Maeníanum , Solarium). Eisa
denota únicamente il soppalco, il ¡acunare, la sofBUa, non già il palco, almeno tra} Briaoauoli. -
(3) È una dt quelle otlime voci italiaoe che le persona appeaa superiors al contadino luppongono di
Lassa lega • da non usarsi e da lasciarsi alla sola plebe rustica.
3oo
ßrtanzuolo Italiano moderno Milanese
Forfant Furfanle BirbOD
Posch (Ombroso per foltern di Fosco
foglic)
Sul foscli (Su l'imbrunirc) Fosco, Bujo
Fossàa Fossato Fôss (Abbiarao poro
il dctt. sehen. Uà
a l'abaa Fossaa)
Franciura Frantojo
Frang Frangere Tria, Pesià, Romp
Gajard Gagliardo, Robusto Fort
Gerla (La) Gerla (La) El gcrlo
Gesœula (La) Chiesiuola (La) El gesiœù o gesiorin
Ghignà Ghignare
Giaverra Zavorra (T. med. vulg. ital.) Acquarozz
Gœubba (La gœubba a poncnt.ee) Gobba El gœubb
Gronda (Quel rialto staccato dal Л gronda
bosco che sta insù'l ciglione
fra esso ed un campo.)
Granigion (del gran) Granigione
Guerresgià Guerreggiarc Fà guerra
Guidon Guidone Birbnn
Infogolii Infocoiito Foghcnt
Ingajardi lngagliardire Diventà fort
In lora In allora Allora
Invernaa Vestii d'inv
Lcgumm Legume Lemm
Leuguacc Linguaggio Parlà
L'ha veduu ol loff Egli ha reduto il lupo
Lobbiaa Loggiato Lobbia
M» Mà (voce contadinesca usai aan- Mamma
со dal Buonarroti)
Macch Maceo Polenta
Maj Majo (il СуUsus laburnum)
Malbcccb (Malbicch al pl.) Mal becco (Caltivo becco, cioè Pizzœu
l'insetto detlo Curculio Bac
chus da' Natur., Taradore
dai Bolognesi, Asuro dal Cre-
scenzi, Arsuro erróneamente
dal Trinci, e Punteruolo da'
Toscani.)
Mantellina Mantellelta Mezz faizolcll
Marchian (aggelt. di Figh) Marcbiano
Margcllana ( Uva grassa, bofla Margigrana, Rubiola Rossera
gella)
Massera Massara Serva
Mèrza (Maerza) Marza (Surculus)
Mezz (ln sto) In questo mezzo (Fratanto) Intanta
Menzionare Nominà
Morcia Morchia Fondo Fescia o Fon-
dusc de Г olí
Moron Geisa, Mora gelsa Mocoj
Зо r
Brianzuolo Italiano moderno ' 'Milanese
Nassión (Diccsi communcmente Nazionc (Nascila, Origine)
la Nassion cii bigalt.)
Natív Nativo Nassuu a
Orbaga Oí bacca (Coceóla d'alloro, d' o-
livo, ec. )
Padumm Paitóme Paltusc
Pajarizz Pagliericcio Pajasc
Palluac l'allume Lecc de slemi
Pcdú (In) In peduli ( Senza scarpe e con A pè biott о Con
le sole calze. ) doma i colzclt
Pendoriv Pendió
Pisón (Cà de) Casa da pigione (da filio)
Pomaranz Melarancia Naranc
Porcell Porcello Porscell
Pralanell (Fonsg) Pralancllo ( Targ. Tozz. in Aga Pradirœu
ritus canipestris.)
Quattro (p. es., Quattro di) Quattro Qualtcr(Quatter«n)
Quista Acquislare (in signif. di Rag- Ciappà
giungere)
Reformo (de vassej de vinsforzaa) Rifermo, Raffermo
Roveda Roveto Mori
Saldo (p. es* Andee saldo drizz, Saldo (Saldamente,Fermamcnte) Semper, Fermo
Saldo a di insci)
Sales Salcio Sárcs
Savoridezza Saporitezza
Scassà i terr Scassala (v. lucchesc) Melt a ronch
Scigolla Cipolla (in signif. di Venlriglio) Pcrdee
S'cinch (L'è s'cinca quella sciora. Schiancfo Stort
Да una spalla storta.)
Scolta, Scoltee Ascolla {Audi) Da a Iri
Seccavô Seccatojo
Selva (voce viva in lulle le Alpi Selva
italiano) .
Selvelt (On) Selvella
Senti Sentiré (Olezzare) Save de bon
Sfregascià Sfrcgacciare Deruscà
Sgozzola Gocciola (Apoplessía) Accident
Smart Smarrire Perd
Sollevà Sollevare, Turbare, Sconvolgere
lo slomaco
Soma Soma
Somár Somaro Asen
Spacch Spacco Spaccadura
Spiumascià oí lece Spiumacciare o Sprimacciare il
letto
Stagnada (1) Stagnate

(i) In Brianta se il Confessorc niega Passolaiione alie penitenti, queste soglion dire che banno avalo
la stagnada o el stagnadtn in la sehenna, e а cerl i Confewori o Picvani (alvolla fanno it mal verso Hi
batiere con che che sia la îlagnala nul tortile, ec. Ora Dare una stagnata è modo popoUrc tокаDO (secondо
il Vartbi, Ertolanoy p, 87) per csprimere il Dar una ripulsa, una negativa.
3oa
Brianzuolo Italiano moderno Milanese
Stanzaa Slanziato Casaa
Sumase Stanziarsi Casass
Slércol Stereo Herda
Slrada (T. de' Tcssit. , apprcsso Strada
alie nubi o rarezzc del lessuto.)
T.ijœura Tagliuola Fojnera
Tégol (1) Tegole Copp
Terrón Terriccio Ruff de cà, о simile
Tomà Тошаге (Capitombolare) Fà di touiin
Tond (Fà cl) la lunna La luna fu il tondo
Toss cagnina Tosse canina ( v. lucclicse per Toss asnina
Tosse ferina)
Triavô Trialojo Triapaja
Trisell Tiïtello Rosgiorin
Trislà Ratlrislare
Va Gua' Guarda, Varda
Ved 11 Vedi Ii о colà Varda là
Vegnent Vegnenle Che ven
Veil Ii Ve'lo
Ventraja Ventraja (Exla-torum)
Verdes (Fico) Verdino (Fico) l'assilt
Vicioria Vigorfa Forza, Vigor
Vignœura Vignuola Vignclta
Volt (2) Volto (La faccia)
Ugualanza UguagHanza
Zarà (per es., La vacca Гho Zaroso, Metiere a zara Giugà.
zarada, cioè L'ho giocata,
и nieglio, arrischiala) (3)

Taluno, cui farà senso questa molla affinilà délie voci (4) brian-
zuole con la lingua italiana e con si distinto svariamento dalle con-
generi milanesi, potrà per avventura imaginare che si falle voci siano
qui state introduite da que' conladmi briantéi i quali accudiscono alla
cultivazione de'bacbi da sela fuori délia patria loro; nia io non sarei
per convenire in si fatta seritenza per due ragioni: cioè, e perché tali
voci esislevano anche prima che i Briantéi venuti in fama per si fatta
cultivazione fossero in altre provincie d' Italia invitati ad accudirvi ,
e perché anche oggidi rare voile, о non mai , i cosi detti bigaltieri
brianzuoli oltrepassano l' Apennino e veggono la Toscana. Ed io più

(l) Con pensó pero slraniuimo, cioè con qucllo di Cocci di tegole, usando poi i) nome Copp per la
Tcgola sana e intera.
(a) Voce commune a tallo il conladíaame cosi dell' Alio roma del Basso Milanese , ed una di quelle
che coDservano fra noi in modo esimio la memoria délia latinilà. Li agiali pero e i non contadioi ancha
in Briauaa crederebbero d' esser tacciati d'inurbanilk- se usassero qucsla otlima voce di Уoit in luogo dt
Faccia.
(3) Anche nei nomi : Brianzuolo Nuto per Benvenulo; Florentino Nulo ( f. Cellini, Oreßccria^).
(4) Varj modi allresi sono simili all' italiano. Tale è quelle Fà o Di di robb col
picol (piccôll milan., picciuolo Hal.) che assai rassimiglia air ital. Farne di quelle
con l' olivo o marchiane, il quai modo non eslste affatto nel dialetto milanese.
ЗоЗ
presto avviserei esser questa una prova délia generalità in che era
qualche secólo fa la lingua italiana in ogni parte d' Italia prima che
le dominazioni spagnuola , francese e tedesca venissero quella sud-
dividendo in tanti dialelti. Noi vediamo di falto che parecchie voci
brianzuole sonó tutlora communi al contadiname del Basso Milanese,
e che le voci ond' è tessuto Г Indice intitolato Varón mitones de la
lengua de Milan, da quello scri llore date come voci milanesi, sono
oggidi spenle in ciltà e vive soltanto in Brianza e in parle del con
tado milanese. Ora questc voci sono le più afßni alla lingua italiana
primitiva dei Cavalca, dei Fra Giordani e di si fatli trecentisti, e
provano che un solo e medesimo idioma affine a quella lingua parla-
vasi in tutto il Milanese due o tre secoli fa. Le campagne, è noto a
ognuno, sono le più tenaci degli usi antichi e délie anticbe memorie.
Qucsto è si vero che, mentre in Milano non si ha più ricordanza del
Contagio del 4 630, non lonlano avvenimento dal Manzoni risuscitato
alla memoria de' posteri, le campagne dell^Alto Milanese ne conservan*)
vivi munumeuti nelle Cappelline sepolcrali de' morti dal contagio alle
quali vanno tultavía orando e pregando pace, nelle contrade delte al
Lazaretto, ne' luoghi chiamati il Foppone, i quali ne' paesi di Missaglia,
di Mouticel di Casirago, di Capriano, di Rovello, di Biassonno, ed
altri molti risvegliano esclusivamente l'idéa di quel Contagio, e non
la genérica idéa che le identiche localilà ridestano nella città di Mi
lano. Nelle campagne perció si ritrovano quelli iterali segnali dell'an-
tico uniforme linguaggio che più non si riconosce in ciltà, come ne
fa testimonio anche l'allro uso che Г Alio e ¡1 Basso Milanese hanno
commune con la Toscana stessa di chiamar- le vesti dal nome del
panno ond' elle son falle. Perciö come in Toscana i contadini chia-
mano Guarnello la sollana falta delta tela cosi delta Guarnello , cosí
anche in Brianza e nel Basso Milanese chiamano Guarnascia quella falta
della tela di canapa delta Guárnaselas L'indianin quella falta di tela
pinta all' indiana; 01 stampadin quella fatta di lela slarapata ; e Ol
rigadin quella falta di tela rigata. Б come i contadini di Toscana
tengono tuttora vivo il lor Nimo ereditato dal Nemo dei loro anti-
chissimi progenitori, cosi i Brianzuoli hanno tuttavía in onore il Nin
gún trasmesso loro dal Ningulus dei proprj antenati. Anche le voci
Volt e Scolta vengono in appoggio di questa mia congeltura. Ció che
mal si sa comprendere è come, non ostaule la vicinanza alia cilla,
non estante i giornalieri rapporti che i mutui bisogni rendono vivissirai
fra quella e i Brianzuoli, e sopra tullo non oslante le annue villeggia-
ture che in ogni mínimo angolo della Brianza far sogliono i cittadini
milanesi, le variazioni introdullesi nel dialetlo ciltadinesco non abbiano
inessa radicc anche in quesli colli.
Ne' luoghi monluosi si с consérvala questa generalità di simiglianza
Зо4
di lingua quasi ogui dove. II Vannelti nclla sua Lezione su'l Dialetlo
roveretaw ce lo ha provalo per rispello a que' suoi monli. La Corsica,
la Sardegna presentano la slessa circostanza nelle loro parti montuose ,
il Monti nel suo bel Vocabolario comasco ne mostró il simile nelle
valli italiane subalpine, ed altretanto, come qui vediamo, fa la nostra
Brianza.
Parecchie voci brianzuole sembrano onninamcnte derívate dal greco,
с, non si trovando notizia di esse nel dialetlo milanese, pajono un vivo
testimonio delle aulicbissime orobie popolazioni che tennero già que-
sli colli (1). Eccone alcune di si fatte voci.
Brianzuolo Greco Italiano Milanese
Caltmón * KuXioftai (Fersor) o Kv Taléo Birlo
Ш*> (Volvo)
Dago (nome di paesc) Aáxo; (Animal veneno- Serpajo (forse)
sum)
Engncn (L') [Belix, he- 'Eyyíov (Propiu*) o 'Eyjrti- Édera Ergna
derae varíelas] vtov (Angulos habens)
Cea (Pclaja da castagne) ráu (Gigno) Peluja Rosea
Incoes Aù^fiô; (Si'ímí) Tanfo Res'cioss
tuguen (L'). V. Enguen
Listrocea !Tpa%áa pw\. pro t/jo^í» Altalena Scocca
Listroccass (Curro) Altalenarc Scoccà
Masigoll (Specie di polenta ЫатаГ, fiiaaxof (Enea),
di grano turco non afTatlo o dall'incerto Mái-ot che
maturo, fagiuoli, ec. ) denota sempre Specie
di pane o focaccia.
Merda¡»A M(/M{ Aáxo;
[Naves \Щ Naco (Scaturío) Scaturigine L*aves
Oggiono Euyetov (Terra bona)
Piaga (Vil a) UXiytot ( Transversus ,
Per obliqua spatia)
Píolon (Plantago mvjor) Пютато; (Pinguissimus) Fianlaginc Pajocchin
Scolódra * 2xóíu6/íoc (Illiberalis) Crillaja, Sec- Fond sterla, de
caggine pocca cavada-
Sia o Siec (2) 2xt¡/3¿{ (Umbrosus) Pían de roncb.

Uu riscontro singolare di pronunzia esisle fra il greco ed il brianzuolo,


ed è queslo. È noto che il gamma greco (7) pronunciasi и quanlc voile é
susseguílo da un altro gamma. Ora i Brianzuoli pronunciado a queslo

(1) Non so se dai propugnatori dcllc origini orobie sia mai stato osservato un ar
gumento piii a loro (avare ebe si puó trarre dalla cultura dclla vite. Ognuno sa che
не4 colli subalpini d'Insubria la vite è cultívala a piega e tirella e bases all' uso greco,
dove che lulti í Traspadani sogliono marilarla agli alberi all' usanza de1 Lalini. Non
pare questa antichissimo residuo d' usanza orobica?
(3) Questa voce commune a tutta t'Ait j Briania è murla per la Bassa. Dalla vella Je1 monli s rti 1. i: i -
fino a Oggiono esta ba dominio j da Oggiono in pin , stt-ndendo fino a Monia , cede il regno alla voce
Piana и Piaattta che rappresenu il Pian de roach (milan.).
ôoj
s(c»so modo W g italiano o milanese che sia suSseguíto da altro g:"
Leggere (Legg), Reggeret Correggere è da essi pronunziato Leng, Reng,
Coreng. — Non è da Iasciarsi sfugir di occhio altresi che in Meraje
si riscontrano le più singolari e pure coincidenze di linguaggio co'l
greco, quali sono quelle segnale con *. Ciô darebbe quasi a creden;
che la primazia briantéa da laluni accordata a quel burgo abbia assai
buon fondamenlo, come quelle che conserva le più antiche vestigia
dcll'orobia sua origine; vestigia che, scomparendo tiegli altri paesi
che si vauno scoslando dalla prima cresta montana briantéa da Mou-
tevecchio a Sirtori, farebbero supporre antichissima terra ferma quella
cresta e i paesi vicini o soggiacenli, e come tale abitata da gente di
• greca origine, e già lago la rimanenle Ierra fin verso i Monti erbensi
che, diseccato poscia , fú abitato in tempi men remolí da gente di
origine gallica o céltica.
Ai cultori della dialettología italiana с cosa nota che i maggiori ve-
stigi puri della lalinilà si ritrovano ne' linguaggi pnrlali dagli abita-
tori delle parti montane d' Italia e délie isole del Mediterráneo. Dalle
Alpi maritime alle Carniche, dalla Magra a Messina tungo tullo ГЛ-
pennino, nei monli di Sardegna, di Corsica, di Sicilia noi troviamo la
inaggior copia di voci pure e pretle latine lutlora far parle deH'erario
della lingua parla ta. E eos) ne' colli soggiacenli a que' monli parccchic
di si fatte voci si ritrovano, come se ne ha prova nel dialetto friulano
e in quel de' Barbelli in Pieinonle с in parecchi altri. Lo stesso è da
dirai per rispello a quesle colline briantée. Oilre a lulle le voci che
già accennammo come simili all' italiano e specialineulc all'antico e dis
simili dal milanese, le quali veslono la più parle lo aspcllo della lali
nilà , molle altre se ne trovano le quali si riconoscono al primo aspetto
per affatto latine, с non sono adotlale ne dal dialetto milanese, nè, per
la più parle, dalla lingua culta d' Italia. Ecconc parecchie:
Brianz. Latino Italiano Milanese
Agresgià Agcsis AITrellare Melt pressa
Besorà Bis olere Olezzare Slorà, Savê de bon
che consola
Cadœu Cadus Laveggio Specie de Mari м
Vas de Ierra colla
Calchéra Calcaría (Fornax) Calcara Fornas de culcinnu
Calen f /р. cs.,\ Kalendae . ■ ■ . Priinm del mes
CarenlVd'Ma^
Carece С.агссЦнп IMgKclo Liscbec
Ditam Dictarnos DiUamo l'elisciœu
Ferolùlt Ferula (iiwpla) Slecca verticale da : . . .
canestri
Fida Fides Fcdc Fed
Garin Varus Sbitenco (iodculro) Genoggin
Grimed Ginnus • • • ■ ....
Vol. F. 3a
Зоб
Brianz. Latino Italiano Milanese
Indcgnàss lndignalio, Indignan (dt IrriUzione ....
tumori , ее. V. in
Vegezio)
Inté Quid lúa (refert)? .... ....
l.irga Lurca Loglio perenne Lojett
Lisignœù ( Lisci- Lusciniola Lusignuolo Rossigoœu
niola-ϝ )
Livrà Deliberare Finiré Fem
Marc, Marsc (El) Marcor segetum Golpe, Carboncbio Negron, Carbon
Museragn Mus о Sorex araneus Sorciocampagnuolo Rati de campagoa
Niglier Niger Nero Negher
Ningún Ningulus Nessuno Nissan
Orb de latt Orbus lacle Privo di lalle . . . ■
Perlería (la vigna) Pcrferre Palare, Pedarc ....
l'ermètt Pernieare Trapelare ....
l'oit Puls, pullis Polliglia Polentinna
Pusian (Oliveto) Pusia,Posia (oieae spe .... Olivelt
cies)
Sassee Saxelum Sassaja Mucc de sas*
Sdugg Sducere, Deducere .... ....
Semina Semel Ora (Or l'uno.orl'allro) ....
Spiss Spissus Spesso Spess
Tcnsgegh no Non altingere Non aggiugnervi Rivàgb minga (1)
Tiïgà, Trigàss Tricas neclere lndugiarsi Fermà, Fermàss,
Tira in longfa
Turr, Tœùr Torus ( o tío Torrus , Pedale Bùra.Tronch d"al-
Arido) bor
Vamm Vadinius Andiamo Vemoi
Variϝl Variolae Vajnole Varϝl
Zorni Exornare Parare . • • .

Parecchi suoni sono quasi irrepresentabili:


Sgiô Giù Giô
Lof Lupo Lóff
L' hoi di L' ho io delto L'hoo ditt.
Slorlure particolari di linguaggio dissimili e dal!' italiano e dal mi-
lanese se ne osservano parecchie nel dialelto briaozuolo Tali sareb-
bero , p. es.,
Am per Gh' emm Abbiamo
Come sarant a di » Come sarav a dî Come sarebbe a dire
Con lull el ... . » Cont el . . .
Con lull' ol tal » Insemma al tal Insieme co'l tale (2)
Cornabobö r> Cornabô Lucamts cervus

(1) Ghe tensgi no dicono fioo anche a Hovcllo poco iungi da Saroino in quttto aigoi6calo. Ьл frase
per altro non paila píu últre.
(2) Con esso il tale avrcbbcro dello anche i Trecenlisli. Con esso il velo ai
capo la Madonna fascio il bambin Gcsù, dice Г áulica Meditazione delta nía tti
Gesà Cristo.
Зо7
Del pè per A lato
El gh'c Postaría я Gh'è Tostaría -
EI sil я EI savii Lo sapete
Eva и Gh' aveva Aveva
Even я Eren Erano
I se ferma я Se férmen Si fermano
I van я Van Vanno
II porten я El porten Lo porlano
La fcrmom я Férmem Fermiamo
Lundesdi я Lunedi Lunedi
Nà я Anda Andaré
Nävi я Andava Andava
Poich я Pocch Poco
Sam я Sèmm Sapiamo
Sempro я Semper Sem pre
Sinlolina (1) я Santolina
Támbor я Tambor Tambúro
Tœù, Tœuda я Tolt, Tolta Tollo, Tolla
Ve' chi я Ven chi Vieni quà.
La frase con cui si disegna il giacere d'alcuna casa o caí
un dato contado o territorio vien espressa dagl' Italíani con le parole
In quello di , giuntovi il nome del capoluogo di quel contado , e dai
Milanesi, con quel nome stesso espresso in forma aggetliva. I Brian-
zuoli s'accostano anche qui assai più alla forma italiana , benchè con
una délie più singolari storlure grammatical). Essi dicono, p. es.,
Sul Milan Insù quel di Milano Sul Milanes
Sul Gomm яn di Gomo » Comasch
Sul Meraa я di Merate
Sul Gasaa я di Cásale
Sul Montesell я di Monticello
Sul Massaja » di Missaglia
Al Barzanô A quel di Barzanô.
Nel dialelto brianzuolo sentonsi molti superlativi rappresentali dal
positivo accresciulo della sillaba t'sc с talora della sillaba in, o delta
sillaba eut, dei quali non hanno eseropio l'idiomi italiano e milanese.
Tali sono, р. е.,
Adess adessin Or ora ( Ha qualche simiglianza nella
forma con l'ital. Zitto zillino)
Bon bonent Di là da buono
Ciar ciarisc Di là da chiaro

(I) È come se un Napoletano dicesse Oh mamma mia!; e forse non viene dal mi
lanese Sania, ma dal vicino bcrgamasco Santola- OA santola mia! (Oh commar«
mia!).
Зо8
Gocen ciocchisc Culto come una monna
• Cold coldisc .. Caldo caldo
• Crud crudisc Crudissimo
Des desin Dieci per appunto
Drizz drizzisc Dirittissimamenle
Fosch foschisc Bujo pesto
Fregg freggisc Freddissimo
Píen pienisc Pinzo
Razz razzisc (No ghe n'è restaa razz razzise.
Non ne restó réspice )
San sanisc Sanissi mo
Soit sorin A un di presse.
Uno de' modi tutti proprj e caralleristîci del dialetlo brianznolo si
è il tramutare del pronome italiano e milanese Chi in Ci. la luogo
di dire
Chi vœur crédegh? Chi vuol credergli? i Brianz. dicono Ce vœul crédegh?
Chi eel? СЫ è egli? C'elco/ù?
Chi l'è che gh' è Ii? Chi è che è Ii? С el ch'è Ii?
Di questa stortura di linguaggio è cosa singolare il trovar esempio
solíanlo nei dialetti friulano e nonese , e difficil cosa sarebbe il ren
der ragionc di questa stranissima affînilà fra cosí distanli e in ogni
altra parte svariatissirai dialetti. Se pur non volessimo supporre che
ai dialetti nonése , friulano e brianzuolo siano stati somministrati dal-
Г antico franzese o provenzale CU (Celui).
I borghi più popolosi della Brianza presentano quello stesso fenó
meno glossico che si osserva nellc grandi ciltà, cioè a dire la diver-
silà di pronuncia e di voci da centrada a centrada. Cosi un orecchio
brianzuolo squisito sa trovare nell' idioma dei Meralesi tre varietà di
suoni sccondo i Ire punli divergenli di quell' amenissimo borgo, líd-
dove un orecchio non cosi avvezzo alla favella briantéa tutti Ii con
funde in una sola più prolungata cantilena che dal parlar dei vieilli
il distingue.
Una raccolta dei nomi più strani usali ne' colli briantéi ci fa рго-
messa dall'autore delle Memorie storiche delta ßrianza (i). Essa raccolta
è tuttora (1849) un desiderio.

(1) Redaelli, Notixie istoriche della Brianza, del distretto di Lecco, delta
Valeaasina e de' luoghi limitrofi da' più remoti tempi sino a' nostri giorui,
Libri dodici. Milano, 1826, pag. 145. — Bella, erudita e giovevulc opera che avrú
meritalo di trovare un Mccenate che Г avesse pigliata a sorreggere caídamente. Deb-
b' essere cosíala non lieve fatica all'autore, come lo accenna egli stesso nella nota 2
alia pag. 150, dove ricorda i più lustri (Tintittenza da luí durati nel riuveniment»
di quelle sue Memorie. Ma un1 Opera tale fu tróncala alia line del Libro quarto per
difetto di spaccio ! ! 1

FI HE
indice'*

Cenni biografici intorno all'Ab. Giuseppe Villa Pag. v


PrefaiioncelU » xv
Tavola degti Serillori e de1 Libri citati per abbreviatura in queslo volume, e
non compresi nelP Indice del volume primo » xvn
Sposizione délie sigle de' Conlributori a queslo Supplimento . .& . . . » xix
Supplimento al Vocabolario milanese-italiano » l
Nozioni filologiclie intorno al Dialetlo milanese » 241
Saggio di Osscrvazioni su 4 Dialetlo brianzuolo » 287

ERRORl CORREZIOM
Pag. 58, col. 3, lin. nlt. Gnafalium Stœchas Gnaphalium Slhoecas
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