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«EIKASMOS» XIV (2003)

Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno*

He was anxious that his library should not


survive as a whole, lest a too busy piety should
gather from its margins and publish as his
emendations what he elsewhere called ‘the mere
guesses which we all jot down in our margins
simply to help us take up the thread of thought
tomorrow where we drop it today’.
(A.S.F. Gow, A.E. Housman. A Sketch together
with a List of his Writings and Indexes to his
Classical Papers, Cambridge 1936, 23)

My margins contain a lot of absurdities that I


hope will never be revealed.
(R.G.M. Nisbet, How Textual Conjectures are
Made, «MD» XXVI [1991] 72 [= Collected
Papers on Latin Literature. Edited by S.J.
Harrison, Oxford 1995, 343])

The quality of a critic is better judged by his


Hermann Koechly bad conjectures than by his good.
(D.L. Page, Richard Porson (1759–1808),
«Proceedings of the British Academy», XLV
[1960] 9)

*
Ho studiato e trascritto le congetture del Koechly nei mesi di dicembre-gennaio 1999-
2000 all’Universitätsbibliothek di Heidelberg. Ho inoltre consultato, alla Biblioteca Universitaria
di Padova (inv. nr. 107 b. 175), l’edizione della Parafrasi di Émonde Toussain (cf. Accorinti
1996, 7 n.* e le puntualizzazioni in merito di Pontani 97 n. 24), provvista di annotazioni del
Nansius (François Nans, Veurne 1525?-Dordrecht 1595) e del Cunaeus (Peter van der Cun,
Vliessingen 1586-Leiden 1638), e ho fatto brevi supplementi (cf. 313) ai dati già riportati con
cura da Filippo Maria Pontani, «Museum Patavinum» I (1983) 361-364. Desidero ringraziare in
primis Enrico Magnelli (Magnelli*), Camillo Neri (Neri*), e poi, per assistenza scientifica e
pratica, Gianfranco Agosti, Mariangela Caprara, Emiliano Gelli, Filippomaria Pontani, Michael
Stanske, Barbara Zipser. Sono sentitamente grato a Domenico Accorinti, per avermi facilitato la
lettura della sua tesi di laurea sul canto 19 (cf. bibliografia) e a Francis Vian (Vian*), che mi ha
comunicato per lettera (8.1.2003) precisazioni e suggerimenti.
260 DE STEFANI

1. Cenni biografici

«A distinguished if forgotten predecessor»: così definisce il Calder III il filologo


cui dedico le pagine che seguono1; la definizione è condivisibile: il Koechly non è
tra gli studiosi più noti, pur essendo ancora scientificamente vivo, come vedremo.
Hermann August Theodor Koechly2 nacque a Lipsia il 5 agosto 1815 da Heinrich
August, precettore e librario originario di Trebsen (Muldetal) e da Charlotte de la
Garde3. Conobbe Gottfried Hermann già da bambino, come racconta Ernst Böckel;
poi, quando si recò alla Fürstenschule di Grimma (1827-1832), ove si procurò una
solida educazione umanistica, ebbe come insegnante di greco Eduard Wunder, un
discepolo del Hermann. Finalmente, negli anni universitari lipsiensi potè attendere
alle lezioni del «Criticorum Princeps» in persona (1832-1834); e nel giugno 1834
fu accolto nella Societas Graeca, dove esordì con delle congetture all’Elena (con-
futate una ad una da Theodor Bergk).
Negli anni 1837-1840 il Koechly ricoprì una cattedra al ginnasio di Saalfeld e
successivamente insegnò alla Kreuzschule di Dresda (1840-1845)4. Inseritosi perfet-
tamente nel vivace clima intellettuale dresdense, il Nostro iniziò a caldeggiare una
riforma della vecchia scuola secondaria: il suo obiettivo era quello di eliminare pro-
gressivamente la composizione in latino in favore del tedesco; di storicizzare lo studio
degli autori classici; di promuovere le scienze naturali; di rendere laica la scuola.
S’impegnò anche e con successo a favore dell’introduzione dell’educazione fisica.
Nel 1848 lo spirito di libertà soffiava con forza in Germania, e soprattutto a
Dresda: il Koechly partecipò allora a moltissime assemblee e, con mandato ufficia-
le, alla prima riunione generale degli insegnanti tedeschi (Eisenach, 28-30 settem-
bre 1848). La battaglia per la riforma della scuola assunse progressivamente un
carattere politico e, mentre moriva il Hermann – e, con lui, la Sassonia settecente-
sca – il Koechly era sempre più influenzato dal clima di entusiasmo che sembrava
dover presto condurre all’unificazione della Germania. Nel maggio 1849, dopo la
fuga del re da Dresda, fu lui che annunciò la composizione del governo provvisorio
della Sassonia – e la scelta dei membri fu forse influenzata proprio dal Koechly.
Poco dopo, i Prussiani soffocarono nel sangue la rivolta di Dresda: il Koechly
divenne un fuorilegge, e scampò per un pelo all’arresto. Come altri illustri filologi

1
In W.M. Calder III-D.J. Kramer, An Introductory Bibliography to the History of Classical
Scholarship Chiefly in the XIXth and XXth Centuries, Hildesheim-Zürich-New York 1992, 212,
a proposito dell’unico lemma riportato, le Kleine Philologische Schriften. Il lemma è tuttavia
privo di un importante dato bibliografico, la biografia del Böckel.
2
Spesso il suo nome si trova stampato Köchly: ma nell’ex libris dell’edizione passowiana
di cui tratto (cf. 270-272), probabilmente di mano del Nostro, si legge Koechly, e questa grafia
adotto nel presente lavoro.
3
La famiglia della madre apparteneva alla colonia francese di Berlino, nella cui vivace
atmosfera intellettuale il Koechly visse parte degli anni della fanciullezza.
4
In quel periodo fu anche precettore dei figli del principe Giovanni di Sassonia.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 261

(Otto Jahn, Moritz Haupt, Theodor Mommsen)5 pagò di persona la sua avversione
all’ancien régime, e si ritrovò esule: attraverso Amburgo pervenne a Bruxelles,
dove fu raggiunto dalla moglie, Anna Rosalie Saling. Lì riprese a studiare e a
pubblicare, quasi per sfida6; a Bruxelles compose anche il suo progetto di riforma
della scuola7, e condusse a termine vari lavori filologici8. Nella primavera del 1850,
soprattutto grazie agli sforzi dell’amico Zschetzsche, vinse un posto all’università
di Zurigo, diventando il successore di Orelli.
Il periodo svizzero (1850-1864) fu – riconobbe egli stesso – il più sereno della
sua vita: a Zurigo organizzò un seminario molto seguito, e accompagnò il lavoro
scientifico con i progetti di riforma scolastica9; riuscì a coinvolgere un altro pro-
fugo, Friedrich Wilhelm Rüstow, in varie imprese editoriali10 e partecipò con en-
tusiasmo alle iniziative della Antiquarische Gesellschaft, un autorevole circolo di
antichisti locali11. Nel 1859 gli fu conferita la cittadinanza zurighese, in riconosci-
mento dell’impegno didattico e scientifico.
Spinto dalla nostalgia e dall’aspirazione a un uditorio più vasto, nel 1864
accolse l’invito dell’università di Heidelberg12, dove ricoprì il ruolo di professore
ordinario di Filologia Classica e co-direttore del Philologisches Seminar. Il nuovo
impiego, tuttavia, gli recò molte frustrazioni, a causa della gelosa ostilità dei col-
leghi. Nel 1874 gli allievi heidelbergensi e zurighesi lo onorarono insieme con il
Doktorjubiläum. Alle elezioni per il Reichstag si presentò nelle liste del partito
progressista.

5
Pure il Mommsen, perduto il posto a Lipsia, insegnò, come il Koechly, a Zurigo, anche
se per poco tempo (1852-1854).
6
«Nec taedebat adversariis, quos in gymnasiorum quaestione expertus eram, ostendisse,
eorum armorum, quae olim Hermanno duce tractare didiceram, usum nondum me deposuisse»
(praefatio a Manetone, p. VI); «die Herren werden sehen, dass ich über Demagogie und Pädagogik
Kritik und Grammatik nicht vergessen habe, und dass nur einige lumpige Monate in der Verbannung
hinreichen, um ein Paar Werkchen hinauszuschleudern, die mir meine Feinde nicht sogleich
nachmachen» (lettera citata dal Böckel [senza destinatario] 131s.).
7
Uscito a Lipsia: Einige Gedanken über den Religionsunterricht bei der neuen Organisation
der Schule, Leipzig 1850.
8
Cf. infra, 264-267.
9
Über die Reform des Züricher Gymnasiums, Zürich 1859.
10
Il Rüstow (1821-1878) fu un prolificissimo autore di libri sulla strategia e le guerre.
Ufficiale prussiano, poi arrestato a causa di un libello libertario, fuggì in Svizzera, dove divenne
cittadino zurighese, e fece parte dell’esercito cantonale. Combattè con Garibaldi a Capua e al
Volturno e, dopo il 1870, approvò la nascita del Secondo Reich. Ma rimase in Svizzera, dove
ottenne una cattedra di scienze militari al politecnico di Zurigo, che gli fu in séguito tolta: questa
e altre amarezze lo condussero al suicidio.
11
In Svizzera ebbe inizio anche l’amicizia con Otto Ribbeck, dal 1856 professore all’uni-
versità e alla scuola cantonale di Berna.
12
Aveva già respinto nel 1862 le offerte dell’Università di Kiel e dello Johanneum di
Amburgo.
262 DE STEFANI

Il Koechly morì in conseguenza di una caduta da cavallo sulla piana di Mara-


tona, dove si era recato – nel suo primo e ultimo viaggio in Grecia – assieme al
principe von Meiningen13. In una sorta di epilogo virgiliano, cercò di tornare, sof-
ferente, in patria, ma morì a Trieste il 3 dicembre del 1876.
L’incontro con il Hermann fu per il Koechly un evento capitale – non meno che
per molti altri giovani sassoni. Non c’è dubbio che i due fossero estremamente
diversi per formazione, e non solo per cause anagrafiche: l’uno razionalista e kantiano
(come in séguito anche Karl Lehrs), l’altro «eifriger Hegelianer»14; il Hermann,
tipico intellettuale ‘federiciano’, leale allo stato ma in fondo estraneo alla politica;
il Koechly, socialmente impegnato, vibrante oratore, proteso verso il cambiamen-
to15. Eppure, l’institutio ‘settecentesca’ che il Koechly aveva ricevuto si rintraccia
agevolmente nei suoi scritti: il latino fluente, la facilità nel congetturare e infine –
tratto di per sé negativo – la sostanziale estraneità alla linguistica storica, gli ve-
nivano dal Hermann, di cui, per altro, non rinnegò mai il magistero. È anzi interes-
sante notare come al Hermann si sia richiamato anche all’inizio della sua battaglia
pedagogica nelle aule della scuola secondaria, di cui riporto un episodio, di dram-
matica attualità:

Wenn Sie mir da über die notwendige Beschäftigung mit pädagogischem Unsinn klagen,
so kann auch ich – freilich, Gott sei es gedankt, nur aus der Vergangenheit – davon ein Lied
singen. In Saalfeld war unser Rektor, sonst ein gescheuter und tüchtiger Mann, sehr für
dergleichen eingenommen: da hatten wir einen sogenannten pädagogischen Verein, wo bloß
solche theoretische Dinge, Lehrgänge, Methoden etc. durchgenommen und besprochen wurden:
da bin ich sehr oft mit meinen ketzerischen Ansichten in Kollision gekommen. Ich erinnere
mich immer an einen Ausspruch von Hermann, der einmal über diese Dinge zu mir sagte:
«Wer nichts von der Sache versteht, der schreibt über die Methode»16.

2. I meriti filologici

I frutti più durevoli della filologia del Koechly si ritrovano probabilmente nelle
edizioni e negli articoli di coniectanea, che si iscrivono nel discepolato hermanniano:
quelli che egli stesso – prendendone le distanze – chiamò con bonaria ironia «die
alte Zopfphilologie», ‘la vecchia filologia codina’17.

13
L’incidente fece precipitare una già precaria salute minata da una malattia alla vescica.
14
Come lo definì l’amico Arnold Ruge (Böckel 30).
15
Il Hermann non biasimò affatto le iniziative politiche del Koechly, ma le considerò
sempre con distacco e forse diffidenza: in ogni caso, si limitò, dopo gli studi universitari, a dare
consigli scientifici e a esortarlo al lavoro filologico (ma lo appoggiò anche concretamente perché
trovasse un’occupazione a scuola).
16
Lettera al rettore Spitzner a Wittenberg, 27 marzo 1841 (riportata dal Böckel 23).
17
Böckel 131: nell’espressione non è assente, direi, anche una sfumatura di polemica po-
litica (verso l’ancien régime), che nell’accezione dell’aggettivo italiano è oggi prevalente.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 263

Innanzi tutto, la tragedia. All’Ifigenia nei Tauri il Nostro dedicò cinque contri-
buti, in séguito raccolti nel primo volume degli Opuscula, ricchi di congetture co-
raggiose ed osservazioni acute; il sigillo del Hermann è ben riconoscibile nel metodo
di questi lavori18. Anche la scelta del tema è chiaramente legata al maestro: l’Ifigenia
era stato l’argomento del primo corso hermanniano seguito dal Koechly a Lipsia,
un’emozione che gli si fissò indelebile nella memoria, come ricordò il suo biografo19.
Gli Opuscula contengono poi vari articoli di adversaria a poeti tardi. Fra gli
interventi più duraturi si devono ricordare le congetture ad Oppiano (e Apollonio
Rodio), offerte in occasione del compleanno del Hermann (28 novembre): anche la
recente edizione oppianea di Fritz Fajen (Stuttgart und Leipzig 1999) ne accoglie
alcune nel testo20. Importante deve ritenersi anche la memoria su Trifiodoro, i
Beiträge zur Kritik und Erklärung des Tryphiodor 21.

18
Emendationum in Euripidis Iphigeniam Tauricam pars I-V, Index lectt. in litt. univ. Turic.
MDCCCLX-MDCCCLXII = Opuscula I 500-579. Nei cinque lavori sono trattati occasionalmente
anche passi di altre tragedie, come l’Oreste (Emendationum […] pars III 12s. = Koechly 1881,
536s.). Il Koechly – direi – ebbe sempre una maggiore confidenza con lo stile epico che con
quello tragico; ciò nonostante, spiccano anche qui buoni interventi e un eccellente senso critico:
così l’espunzione del v. 38 (Emendationum […] pars I 9 = o.c. 505s.: il passo è vessato, e va
espunto anche il v. 39, come ha dimostrato il Diggle, Marginalia Euripidea, «PCPhS» XV [1969]
58 [= Euripidea. Collected Essays, Oxford 1994, 31s.]); il riconoscimento dell’eccellenza della
congettura del Badham al v. 100 e della problematicità dell’epico oujdovn (o.c. 12 = o.c. 507s.:
anticipando in questo un’obiezione del Weil); al v. 240, la proposta govou (o.c. 14 = o.c. 510;
l’intervento era già del Lenting; cf., tuttavia, Platnauer, ad l.); al 942 e[st` ejmo;n povda per e[nqen
moi è un buon progresso (o.c. 19 = o.c. 514: e[ste già il Badham [Eujripivdou `Ifigevneia hJ ejn
Tauvroi". ~Elevnh, London-Edinburgh 1851, 24]; ejmovn già il Hermann [Euripidis tragoediae, I.
Pars III. Iphigenia Taurica, Lipsiae 1833, 104]) – e meriterebbe di essere ricordato anche crhvsa"
al posto di eij" ta;" al verso seguente (il Koechly ebbe presente l’edizione del Hermann, cui
attribuisce ejmovn: lamenta, invece, di non aver avuto accesso al Badham [o.c. 5 = o.c. 501s.]); la
trattazione del locus desperatus 191ss. (Emendationum […] pars III 11-17 = o.c. 535-540) è
eccellente: suggerisce di togliere il punto fermo al v. 192 intendendo dineuouvsai" i{ppoi" ptanai'"
come riferito ai cavalli del sole (così anche il Platnauer, ed è l’ipotesi più verosimile), e di
accogliere l’espunzione di d` (Bothe) al v. 193.
19
Böckel 12 e 14. Il Koechly pubblicò anche una riedizione aggiornata dell’edizione sco-
lastica dell’Ifigenia a cura di F.G. Schöne per la serie di Haupt e Sauppe.
20
Coniectanea in Apollonium et Oppianum: Viro perillustri Godofredo Hermanno praeceptori
patrono patri diem natalem a. d. IV Cal. Decembr. a. MDCCCXXXVIII pie et reverenter gratulatur
A. K., Lipsiae, 12-54 (= Koechly 1881, 308-337). Il Koechly è tra i pochi filologi che hanno
avuto l’onore di venire spesso citati nell’apparato delle edizioni di Oppiano: ciò si deve in parte
al fatto che non molti vi si sono cimentati, ma anche alla difficoltà ad intervenire in una tradizione
così contaminata e ricca di variae lectiones. Sugli interventi del Koechly, si vedano i giudizi
positivi del Fajen nelle Noten zur handschriftlichen Überlieferung der Halieutika des Oppian,
Mainz-Stuttgart 1995, 15, 56, 195 (non poche congetture sono invece respinte e si veda anche
J.-M. Jacques, «Gnomon» LXXIV [2002] 594 n. 10).
21
«Archiv für Philologie und Pädagogik» V (1839) 349-382 (ristampati nel secondo volu-
me degli Opuscula [Leipzig 1882], 90-127). La memoria fu stimolata dallo studio dell’edizione
264 DE STEFANI

L’editio maior di Quinto di Smirne uscì nel 1850 presso Weidmann. Suscitata
dagli incoraggiamenti del Hermann22, era già pronta almeno dal 1843; le distrazioni
legate alla riforma scolastica e la tragedia del ’49 ne dilazionarono la pubblicazione.
Provvista di ampi prolegomena (I-CXIV) e di importanti note, arricchita da un’ac-
curata collazione di un ms., il Monacensis gr. 264 (M)23, l’opera, che sostituì le
precedenti edizioni di F. Siegfried Lehrs24 e di Thomas Christian Tychsen25, ha
un’importanza capitale nella storia degli studi su Quinto26; soprattutto le osservazio-

del Wernicke. Vediamo alcuni casi; v. 87: uJpo; [F: ejpi; b] fu congetturato già dal Koechly 350
(= 91); v. 203: il tràdito poqevonte" è in effetti sospetto, e proqevonte" del Koechly (avanzato
sulla base di Joh. Gaz. II 152 e ora accolto da U. Dubielzig, Trifiodwvrou `Ilivou a{lwsi". Triphiodor:
Die Einnahme Ilions, Tübingen 1996, 163s.) è il primo degli interventi menzionati dal Livrea in
apparato (an ptwvssonto", con la costruzione di Euphor. fr. 44,2s. Pow. e Nonno [passim]?); v.
362: a hJ d` ou[t` eij" ajgevlhn potidevrketai il Koechly propose pavlin e[rcetai, ricordato dal
Livrea (ma forse l’intervento è banalizzante rispetto al testo tràdito: «non vi volge più lo sguar-
do» = «non ci pensa più»); 403s. Di'a Poluxeivnh, se; de; patrivdo" ejgguvqi gaivh" / keklimevnhn
ojlivgon dakruvsomai: il Koechly ritenne corrotto ojlivgon, sulla scorta del Wernicke, mentre esso
è probabilmente giustificato dall’affermazione seguente (406s.), ovvero che a Cassandra è riser-
vata la sorte più amara, di morire in terra straniera; v. 623: lo scetticismo del Koechly sulla sanità
di kuklwvsante" è condivisibile, anche se il rimedio da lui adottato (inversione di kuklwvsante"
e purgwvsante" [v. 622]) non semplifica molto le cose; forse kuklwvsante" sostituì, sollecitato
da purgwvsante", un verbo totalmente diverso (e.g. qwrhcqevnte", ma si veda il Gerlaud, ad l.);
v. 625: qh'ra" deimalevou" è probabilmente sano (ed è conservato anche dal Dubielzig, pur con
molte proposte alternative in apparato), anche se il paragone è introdotto in modo assai brusco:
deimalevou" ejlavfou" dello Schäfer, approvato dal Koechly (e già dal Lehrs), non è risolutivo.
22
Cui è dedicata, assieme a Franz Spitzner. Il progetto era stato scelto dal Koechly, ma fu
grazie alle esortazioni del maestro che il Koechly vi si accinse: «postremo consilium in dies
stabilitum Hermanno, quem optumum mihi fore suasorem sciebam, aperire ausus magis etiam ab
eo, ut impigre in proposito persisterem, sum confirmatus» (Koechly, Emendationes et adnotationes
in Quintum Smyrnaeum, «Acta Societatis Graecae». Ediderunt A. Westermannus-C.H. Funkhaenel,
II, Lipsiae 1840, 163).
23
E poté riportare anche le lezioni di N e P per i primi 25 versi del libro I, oltre ad utilizzare
due mss. di Bruxelles; altro materiale dal Parrhasianus fu utilizzato dal Koechly per la minor:
cf. F. Vian, Histoire de la tradition manuscrite de Quintus de Smyrne, Paris 1959, 8.
24
È la famosa didotiana degli epici, Hesiodi Carmina. Apollonii Argonautica. Musæi Carmen
de Herone et Leandro. Coluthi Raptus Helenae. Quinti Posthomerica. Tryphiodori Excidium Ilii.
Tzetzae Antehomerica, etc., Graece et Latine cum indicibus nominum et rerum ed. F.S. Lehrs,
Asii, Pisandri, Panyasidis, Chœrili, Antimachi fragmenta cum commentariis aliorum et suis adiecit
F. Dübner, Parisiis 1841. Sul ‘piccolo’ Lehrs, cf. infra, n. 31.
25
Quinti Smyrnaei Posthomericorum libri XIV. Nunc primum ad librorum manuscriptorum
fidem et virorum doctorum coniecturas recensuit, restituit et supplevit T.C. T. Accesserunt
observationes Chr. Gottl. Heynii, Argentorati 1807. Il Tychsen dovrebbe essere il teologo (1758-
1834) che divenne famoso per un suo popolare manuale dell’arabo (Göttingen 1823) e per essere
stato il professore di W. Gesenius e di Ewald. Come ricorda nella praefatio, durante un viaggio
di studio attraverso l’Europa (Francia, Spagna, Lombardia) aveva raccolto materiale ms. per
l’edizione di Quinto (altri dati aveva già reso pubblici il danese Schow).
26
L’utilità dell’opera ancor oggi ne ha giustificato la ristampa presso Olms.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 265

ni metriche e linguistiche dell’introduzione27 furono «unzählbar […] und unschätzbar»,


come rilevò un autorevole recensore28. Anche la costituzione del testo rappresentò
un grande progresso, benché risentisse della tendenza – piuttosto spiccata nel Koechly
– a diagnosticare lacune29. L’editio minor teubneriana (1853) fu dedicata a Karl
Lehrs, con cui il Koechly intratteneva da tempo un amichevole carteggio30.
La prima edizione di Manetone a cura del Koechly – datata Bruxelles 1850 –
fu inclusa nel volume didotiano a più mani che contiene i Bucolici e i Didactici
(Parisiis 1862): il Teocrito dell’Ameis, il Nicandro e l’Oppiano di F. Siegfried
Lehrs31, l’Arato dello stesso Koechly e altri poeti minori (Massimo, Andromaco,
Damocrate, etc.); il compito, commissionatogli da Friedrich Dübner32, si concretizzò
rapidamente nella seconda metà del ’4933. Il Koechly, che non aveva mai amato
collazionare34, e che condivideva – si direbbe – l’indifferenza del maestro verso lo

27
Libro II dei prolegomena, De versu et numeris Quinti e De dictione Quinti (va detto che
già il Tychsen, o.c. aveva premesso all’edizione una Commentatio de Quinto Smyrnaeo eiusque
carmine [XIX-CVIII] in cui aveva trattato anche dello stile di Quinto, ma in modo molto più
cursorio e assai meno sistematico).
28
Lehrs 1852, 322.
29
Si veda il giudizio del Vian, nell’introduction all’edizione di Quinto (Quintus de Smyrne. La
suite d’Homère, I. Livres I-IV, texte établi et traduit par F. V., Paris 1963, LI n. 1). Questo metodo
era già chiaro nella De lacunis in Quinto Smyrnaeo quaestio, Ad examen publicum dd. III-V. mens.
April. a. MDCCCXLIII. actumque declamatorium […] in Gymnasio Dresdensi concelebrandum
humanissime et observantissime invitant rector et magistri 3-31 (= Koechly 1881, 352-375).
30
Cf. Böckel 151-158. Il Lehrs (Königsberg 1802-1878), di famiglia ebraica, ebbe tra i suoi
professori a scuola Karl Lachmann, e fu poi allievo all’università del Lobeck, che molto lo stimò;
durante un periodo di lavoro come insegnante a Danzica (e poi in séguito) si giovò degli inse-
gnamenti del Meineke. Dal 1835 fu professore universitario a Königsberg. È nota la sua formi-
dabile opera giovanile De Aristarchi studiis Homericis (Königsberg 18331, 18652); ricca di merito
– e lodata calorosamente dal Hermann – anche la raccolta di dissertazioni Quaestiones epicae (cf.
la bibliografia, 328), onorata poi da Wilhelm Schulze con il titolo del suo omonimo libro. La sua
carriera fu degnamente conclusa dagli Herodiani Scripta minora (1848) e dallo studio sugli scolî
pindarici (1878).
31
Fratello minore di Karl Lehrs, morì a 37 anni prima del completamento dell’Oppiano, di
cui s’incaricò Karl (cf. la praefatio, p. I), mentre l’edizione di Manuele File fu completata dal
Dübner (praefatio, p. I).
32
Johann Heinrich D., secondo l’Allgemeine Deutsche Biographie, V. von der Decken-
Ekkehart, Leipzig 1877, 440. È lo studioso tedesco, di formazione göttingense, che lavorò per i
fratelli Didot alla collana di classici e all’elaborazione del ThGL di W. e L. Dindorf, oltre a
produrre varie autonome edizioni (tra cui la celebre Anthologia Palatina).
33
«In drei Wochen vollendete er die Anmerkungen zu den fünf letzten Büchern, wozu er
in seinen Verhältnissen in Dresden vielleicht drei Jahre gebraucht hätte» (Böckel 131). Oltre alla
fulminea velocità, la qualità dell’opera è tanto più ammirevole se si pensa alle condizioni in cui
nacque: «nam ut taceam temporis angustias, ad manus mihi per maiorem angusti huius temporis
partem nihil prorsus erat nisi ipse Manetho, quum libri mei ante hos demum menses ad me
transmitti potuissent» (Koechly 1862, VI).
34
Alla radice di questo fastidio è probabilmente il tempo perso in gioventù a collazionare
266 DE STEFANI

studio dei mss.35, si trovò a lavorare su un tema piuttosto inameno36, ma semplice,


quanto alla recensio: il Laur. plut. XXVIII 27, testimone capitale del poema, era
stato infatti utilizzato con cura già nella princeps di Jacob Gronovius37; gli editori
successivi, Moritz Axt e Friedrich Anton Rigler38, si basarono su due suoi apografi,
conservati a Halle ed Amburgo39. Lo sforzo del Koechly produsse uno dei gioielli
della filologia di metà Ottocento: la praefatio è ammirevole per la lucidità e la
sicurezza nelle conclusioni40, e le note critiche premesse al poema costituiscono un

il Monacensis di Nonno (cf. infra), come rilevò nella praefatio al Nonno: «laborem taedii plenissimum
frugis fere expertem […] indefesso tamen studio in opera parum fructuosa perseveravimus» (V),
«etenim codicem Palatinum […] Monacensis experimento deterritus nec ipse contuli nec conferendum
curavi» (XIV); «neque ego hunc laborem quamquam taedii plenum subterfugissem, si ex eo
similis in emendandum scriptorem fructus redundaturus fuisset» (cioè il confronto dei due apografi
holsteniani per Manetone: Koechly 1862, IV). Ma era presente anche una consapevole polemica
contro la preferenza accordata alle lezioni mss., avversione tipica dei grandi congetturatori (si
pensi al Housman): «Ego si Nonnum “recensere” voluissem eo modo, qui novissimis quibusdam
editoribus mire placere coepit scilicet “emendari non interpolari” a se scriptores gloriantibus, ut
codicum, qui adhuc superstites sint, archetypum accuratissime repraesentarem apertissimis tantum
levissimisque mendis sublatis, profecto opus suscepissem ut legentibus difficillimum ita mihi
facillimum» (praefatio al Nonno, pp. VIs.).
35
Si veda il giudizio di S. Timpanaro, La genesi del metodo del Lachmann, Padova 1985
(prima ristampa con aggiunte), 35.
36
«Welches Glück» – scriveva il Dübner al Koechly – «dass der Manetho in Ihre Hände
gekommen ist! Es überläuft mich Gänsehaut, wenn ich mich daran arbeitend und im Finstern
tappend denke» (Böckel 131).
37
Manethonis Apotelesmaticorum libri sex. Nunc primum ex Bibliotheca Medicea editi
cura J. G., Lugduni Batavorum 1698. Originario di Deventer, il Gronovius (1645-1716), prolifico
grecista, fu professore di greco e storia e poi geographus all’università di Leida; la copia del testo
dal ms. fiorentino fu effettuata durante un suo lungo soggiorno in Italia (condedicatario del
volume è infatti Antonio Magliabechi, prefetto della Laurenziana).
38
Il bavarese Rigler (1797-1874) è uno dei grandi degli studi nonniani, con i suoi sei
Meletemata Nonniana, ancor oggi citati ed utilizzati. Alla fine della vita redasse un index verborum
di Nonno, che rimase inedito (fu utilizzato per l’index elaborato nella DDR – con scarsa utilità,
rilevò, a dire il vero, Peek I, VIII). Insieme con l’Axt aveva già pubblicato Ermesianatte.
39
Cf. Manethonis Apotelesmaticorum libri sex. Recognoverunt […] C.A.M. A. et F.A. R.,
Coloniae ad Rhenum 1832, V. L’edizione Axt-Rigler, naturalmente un progresso rispetto al testo
del Gronovius, è ancor oggi utile per l’index verborum (del solo Rigler: alle pp. 147-246), benché
non sia privo di errori (cf. Koechly 1862, IV). Tra la princeps del Gronovius e l’edizione Axt-Rigler
l’unico contributo di rilievo al poema furono le numerosissime note critiche a Manetone dissemi-
nate dal D’Orville nel commento del suo Caritone (I-II, Amstelodami 1750) e le ottime correzioni
avanzate da Eduard Gerhard, allievo del Boeckh, nelle Lectiones Apollonianae, Lipsiae 1816.
40
Un problema è costituito dal fatto che il Koechly considerò i libri II, III e VI come
composti da uno stesso autore: l’uso dello iato nelle tre sezioni è tuttavia diverso, come osservò
il Lehrs in una lettera all’editore (riprodotta in Böckel 153s.) e più in dettaglio nella recensione
al volume (Lehrs 1852, 320s.: l’autore del libro VI avrebbe fatto un uso maggiore e più libero
dello iato). Va detto che in séguito il Keydell, nella prestigiosa dissertazione Quaestiones metricae
de epicis Graecis recentioribus. Accedunt critica varia, Berolini 1911 (= Schriften 1-73), esami-
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 267

succinto commentario, tuttora di grande utilità; per non dire delle osservazioni che
lumeggiano aspetti dello stile del poeta, preziose e innovative41. Nell’editio minor
teubneriana (Lipsiae 1858) il Koechly riprese, spesso ad verbum, le conclusioni
della maior, limitandosi a qualche aggiornamento bibliografico: il Manetone fu
dunque concepito di getto – ed è ancor oggi l’unica edizione utilizzata.
La didotiana che contiene Manetone ospita anche il poema di Massimo Peri;
katarcw'n, provvisto di note del tenore e della qualità di quelle manetoniane42. Di
minore importanza è l’Arato, dove il Koechly si limitò a stampare il testo del
Bekker, premettendo in una nota qualche sua correzione43.
Successivamente uscirono le Dionisiache per i tipi di Teubner (Lipsiae 1857-
1858). Come si è detto, il Koechly si era occupato sin da giovane della tradizione
del poema, collazionando assieme all’amico Georg Martin Thomas il Monacensis
gr. 94 (M)44. Quando si accinse all’edizione, tuttavia, si basò sostanzialmente sul
testo del suo predecessore, Christian Friedrich Graefe45; l’uscita della didotiana del
Marcellus (Paris 1856) – scrisse il Koechly – «in causa fuit, ut haec mea editio
paullo serius in lucem sit emissa»46. Com’è noto, gli studi successivi perfezionaro-

nando gli iati in vari passi manetoniani, giudicò le scelte testuali del Koechly troppo drastiche
e complessivamente infelici.
41
Come l’osservazione – di grande portata per tutti i poeti tardi – sulla progressiva scom-
parsa degli ottativi in -ai" e -ai (Koechly 1862, XXs.: cf. Keydell 46*).
42
Com’è noto, la tradizione di Massimo – prescindendo dalla metafrasi pezh'/ levxei – è la
stessa di Manetone, precedendolo nel ms. laurenziano. Il carme fu reso pubblico dal Fabricius
nella Bibliotheca Graeca (VIII 415-448; IX 324-356 dell’edizione curata da G.C. Harles [Hamburgi
1804]), e su questo testo si basò il Koechly, che congetturò con grande successo. Cinquant’anni
prima, il poema era stato edito da Eduard Gerhard in uno smilzo volumetto senza introduzione
(Lipsiae 1820), ma con note critiche contenenti emendazioni proprie e di studiosi precedenti
(D’Orville, Jacobs, Wesseling) e coevi (Hermann).
43
Praefatio a Manetone, p. III n. *.
44
Cf. I. Hardt, Catalogus codicum manuscriptorum bibliothecae regiae Bavaricae, I, Monachii
1806, 503; il Koechly fu naturalmente anche a conoscenza del suo gemello, il Monacensis gr. 95
(R; cf. Hardt, o.c. 504): cf. quanto dice nel Coniectaneorum epicorum fasciculus II, Index lectt.
in litt. univ. Turic. inde a. d. XIX. m. April. usque ad d. XV. m. Sept. MDCCCLII habendarum
3 (= Koechly 1881, 399).
45
Nonni Panopolitani Dionysiacorum libri XLVIII. Suis et aliorum coniecturis emendavit
et illustravit Ch.F. Graefe, I, Lipsiae 1819, II, Lipsiae 1826. Anche il Graefe (1780-1851) uscì
dalla scuola del Hermann e fece parte della Societas Graeca. Addottoratosi a Lipsia, fu precettore
in Livonia e poi, dal 1810, ricoprì fino alla morte vari incarichi a S. Pietroburgo – fu tra l’altro
direttore dell’Ermitage – trovando nella Russia, come altri professori tedeschi, una nuova patria.
Oltre all’edizione nonniana e a vari articoli di congetture a poeti tardi, è degna di menzione
l’edizione dei poemi di Paolo Silenziario e Giovanni di Gaza (Lipsiae 1822). Le sue capacità
emendatorie furono grandi, e gli interventi del Graefe alle Dionisiache sono tra i più numerosi
e durevoli.
46
Così nella praefatio, p. IX. Nelle pagine seguenti (Xs.) il Koechly criticò le scelte del
Marcellus con un tono di bonaria supponenza, che il filologo francese non meritava affatto.
268 DE STEFANI

no di molto la recensio koechliana: nel 1878 il prussiano Arthur Ludwich47, allievo


di Karl Lehrs, pubblicò un importante articolo in cui dimostrò la dipendenza di tutti
i mss. del poema dal Laur. XXXII 16 (L)48, e questo progresso, unitamente alla
pubblicazione di un papiro berlinese contenente versi di Nonno (1907), rese neces-
saria una nuova edizione all’inizio del secolo scorso49.
Già subito dopo il completamento del Manetone e del Quinto, il Koechly aveva
manifestato alcune insofferenze verso la pura critica del testo esercitata dal mae-
stro50. Questo atteggiamento – psicologicamente comprensibile, dopo un travaglio
scientifico così faticoso – non fu superato nel tempo; anzi, egli iniziò a rivolgersi
ad uno studio dei Realien di stampo boeckhiano: assecondando un suo antico inte-
resse per il Kriegswesen, intraprese, assieme al Rüstow51, una serie di studi su
questo soggetto, pubblicando in collaborazione la Geschichte des griechischen
Kriegswesen (Aarau 1852), la traduzione tedesca del De bello Gallico e del De
bello civili (Stuttgart 1856-1858) e la Einleitung zu C. Julius Cäsar’s Commentarien
über den gallischen Krieg (Gotha 1857). Il Rüstow, che era ingegnere militare ed
esperto di tattica, si occupava dei temi più tecnici (balistica, studio delle fortezze,
etc.), mentre il Koechly esaminava con cura le fonti letterarie. Il Koechly inviò poi
la Geschichte ad August Boeckh, accompagnandola con una lettera – un po’ flatteuse –
riportata dal Böckel52.
Nessuno può negare a questi studi il pregio della novità e della lungimiranza53;
tuttavia, l’impressione che se ne ricava è di uno slittamento di interessi non ben
saldato alla fase critico-testuale precedente: una fase boeckhiana che non superò
dialetticamente il magistero hermanniano – tale sintesi si riscontrerà ben difficil-
mente prima del Wilamowitz54.

47
Il Ludwich (Lyck 1840-Königsberg 1920), professore a Breslau e poi a Königsberg, fu,
in fondo, il perfezionatore dell’opera del Koechly: prodigioso omerista, ma soprattutto esperto di
poesia tarda, ebbe la fortuna di utilizzare, per i suoi lavori nonniani, la maggiore maturità critica
fornita dagli studi sulla metrica che fiorirono negli anni ’70-’80 dell’Ottocento – molti, ed im-
portanti, di penna dello stesso Ludwich.
48
Über die handschriftliche Überlieferung der Dionysiaka des Nonnos, «Hermes» XII (1877)
273-299: cf. l’esposizione – esemplare per chiarezza – del Vian 1976, LXII-LXV.
49
A cura dello stesso Ludwich (Lipsiae 1909-1911).
50
Cf. supra, 262.
51
Cf. supra, 261.
52
Böckel 149s. Il volume fu recensito con scarsa simpatia da Theodor Bergk, «ZfA» N.F.
XI (1853) 54s.
53
Oltre tutto, si accompagnarono anche ad un’attività di critica testuale agli autori ‘tattici’,
che culminarono in edizioni, tra cui ricordo quella di Onosandro (Lipsiae 1860). La sinergia
Koechly-Rüstow fu dunque feconda di risultati, nonostante la scarsa attendibilità delle loro edi-
zioni (per Asclepiodoto, ad es., si veda il giudizio di L. Poznanski, Asclépiodote. Traité de
tactique, Paris 1992, XXVIs.).
54
Questo processo dialettico è illustrato eij" ajeiv dall’articolo di E. Degani, Filologia e
storia, «Eikasmós» X (1999) 279-314. È sintomatica la rinuncia alla discussione critica delle
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 269

A Zurigo, dal 1850 al 1863, il Koechly si rivolse allo studio della struttura
compositiva dei poemi omerici. A pochi anni dalla morte del Lachmann, e nel
periodo di piena attività di Adolf Kirchhoff, era difficile non essere analitici: il
Koechly lo fu in modo drastico e con la consueta passionalità55, prendendo posizio-
ne sulla Quaestio in numerose disputationes e dissertationes, raccolte nel primo
volume degli Opuscula56. Secondo i principi analitici è organizzata anche un’Iliade
«scholarum in usum», senza note né apparato, che il Koechly diede alle stampe nel
186157.
Nel periodo heidelbergense, oltre al primo volume di un’edizione esiodea condotta
assieme a G. Kinkel (Leipzig 1870), il Koechly scrisse anche una biografia del
Hermann: un lavoro importante e ricco di pietas, ma un po’ superficiale58; l’opera
fu accolta con freddezza dagli specialisti59.
Un bilancio sull’attività scientifica del Nostro deve fatalmente misurarsi con il
verdetto negativo di un filologo ben più grande, il Wilamowitz:

fonti, che avrebbe compromesso la fruibilità di questa produzione da parte del grande pubblico;
cf., ad es.: «namentlich haben wir im Texte selbst jede Erörterung specieller Art vermieden,
haben denselben von allen lateinischen und griechischen Citaten frei erhalten […] und auch
letztere in einer Weise bearbeitet, dass sie mit Ausnahme des rein philologischen […] Elementes
für Jedermann verständlich sind» (Einleitung cit. Vs.). Di questo percorso di avvicinamento al
Boeckh è chiaro documento una lettera che il Koechly gli scrisse in occasione del cinquantesimo
Doktorjubiläum (riportata dal Böckel 177-179): «Ausschliesslich in Leipzig und zwar vorzugsweise
von dem unvergesslichen G. Hermann gebildet, lief ich allerdings Gefahr, in die von dem grossen
Meister so energisch und genial verfolgte Richtung nach bekannter Schülerart einseitig und
kleinlich mich zu verlieren, ein ausschliesslicher Wortkritiker und Wortphilolog zu werden. Das
Studium Ihrer Schriften, auf welche mich Wachsmuth noch früh genug hinwies, hat mich vor
dieser Gefahr bewahrt». Una causa dell’allontanamento dal metodo del Hermann fu anche la
lettura entusiastica degli scritti di Karl Otfried Müller (Böckel 40s.).
55
Accettò volentieri la definizione degli analitici di Kleinliederjäger, mossa loro dal Nitzsch,
rivolgendo agli unitari quella di Einheitshirten (De genuina catalogi Homerici forma dissertatio,
Index lectt. in litt. univ. Turic. inde a d. XXV. m. Apr. usque ad d. XXIV. m. Sept. MDCCCLIII
habendarum, 3 n. 3 = Koechly 1881, 21).
56
Pp. 1-212.
57
Iliadis carmina XVI. Scholarum in usum restituta ed. A. K., Lipsiae 1861. I canti sono
dissolti in varie ‘rJayw/divai’ fornite di titoli (Mh'ni", Litaiv, “Oneiro", `Agorav, Boiwtiva h[toi
Katavlogo" new'n, etc.).
58
Gottfried Hermann. Zu seinem hundertjährigen Geburtstage, Heidelberg 1874. Come
appare dal titolo, si tratta di una conferenza, accompagnata da un ricco corredo di note (circa 220
pagine di citazioni da lettere, conferenze e poesie). Il libro è animato da un’accesa passione per
il maestro, e non di rado s’incontrano elogi giusti nella sostanza ma estremi nella forma, persino
per il gusto del tempo: «wohin Hermann blicken mochte in seiner Wissenschaft, erschaute er
gleichsam ein wüstes Chaos […]. Hermann war der schöpferische Geist, welcher Licht und
Ordnung in diese Massen brachte» (23), e così via.
59
Si veda il giudizio di sufficienza di C. Belger, Moritz Haupt als akademischer Lehrer,
Berlin 1879, 10 n. 1, dichiaratamente ostile a p. 21 n. 2.
270 DE STEFANI

H. Köchly verdient wegen seiner Leistungen kaum eine Hervorhebung, denn seine
Kritik ist wild, wenn er auch einzelne gute Einfälle hat. Was er an der Ilias nach Lachmann
versucht hat, ist nichtig, und die Ausgabe der griechischen Kriegsschriftsteller, die er mit
Rüstow als militärischem Fachmann machte, ungenügend, nicht nur weil die handschriftliche
Grundlage fehlt. Aber er hat ziemlich allein etwas für spätgriechische Epik getan, wo man
z. B. im Manetho noch auf ihn angewiesen ist60.

Pur nella sua caratteristica suntomiva, questo giudizio è corretto61, nella sostan-
za, e riflette la perplessità di un’epoca filologicamente più smaliziata ed educata,
a cui le congetture del Koechly dovevano apparire, in più casi, futili virtuosismi.
Ma sarebbe ingiusto limitarsi ad attribuire al Nostro soltanto una conoscenza del
greco in astratto – alla maniera, ad es., del de Pauw62; il Koechly ebbe anche una
profonda padronanza della lingua dei singoli autori che pubblicò, come mostra, se
non altro, la tuttora preziosa introduzione al Quinto maior. Questa attenzione allo
stile individuale degli scrittori gli venne certo dal Hermann, anche se poi i suoi
interventi mancarono spesso della genialità di quelli del maestro e furono talvolta
simili a quelli di studiosi troppo intemperanti come Wakefield o F.W. Schmidt.

3. Le congetture alla Parafrasi

Nell’Universitätsbibliothek di Heidelberg è conservata una copia della secon-


da, postuma edizione della Parafrasi curata da F. Passow (Lipsiae 1834), segnata
«Cod. Heid. 365.214». Il volume è ricco di annotazioni marginali a lapis nero e blu
e a inchiostro nero e rosso. La mano che vergò le note è la stessa che, sul foglio di
guardia, trascrisse due riferimenti bibliografici al poema nonniano e segnò una nota
di possesso: H. Koechly.
Il Koechly, editore del poema maggiore, non pubblicò mai la Parafrasi; anche
se un esame perfino cursorio dei marginalia dà l’impressione che avesse in animo
di farlo: tali e tanti sono gli interventi al testo e l’attenzione critica con cui lo lesse63.

60
Geschichte der Philologie, Leipzig-Berlin 19273, 63 (trad. it. Storia della filologia clas-
sica, Torino 1967, 123s.). Significativo anche l’accostamento di Hermann Fränkel, secondo cui
a volte bisogna «intervenire spregiudicatamente, nello spirito di un Brunck o di un Koechly. Una
volta dimostrato che abbastanza spesso il testo tradito è corrotto, per principio dobbiamo diffi-
darne in ogni passo» (Testo critico e critica del testo, Firenze 1983 [ed. or. Göttingen 1964], 45).
61
Fa una certa impressione constatare che, per Manetone, la situazione è ancora quella
rilevata dal Wilamowitz.
62
Questo era scritto già nel suo percorso scolastico, se si pensi che, congedandosi dal
ginnasio, concepì un poema di 274 esametri in greco sulla morte di Brasida (il Böckel 8 ne riporta
i primi tre versi).
63
Le note diminuiscono di numero man mano che ci si avvicina alla fine del poema: segno
di stanchezza, probabilmente (o di noia).
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 271

Ora, August Scheindler64 menzionò più volte, nell’apparato della sua edizione
teubneriana (Lipsiae 1881) «Koechly in marg.», così come «Fritzsche in marg.»:
ebbe dunque accesso al volume passowiano annotato; la segnalazione, tuttavia, è
selettiva, naturalmente soggettiva – e non sempre felice65. In alcuni casi omise di
riportare le congetture più acute; in altri, come si vedrà – non pochi, hélas – egli
attribuì a se stesso nell’apparato correzioni cui era già pervenuto il Koechly66.
Nel 1860 il Koechly tenne a Basilea una comunicazione sui rapporti tra la
Parafrasi e il Vangelo di Giovanni: un intervento importante, vòlto soprattutto
all’individuazione di lacune nel testo nonniano e a circoscrivere il modello giovanneo
usato dal poeta67. Dato che nella conferenza egli avanzò alcune congetture palmari
che non ricorrono nei marginalia al Passow, dove si legge, in un caso, una proposta
meno convincente, si direbbe che i l c o m p l e s s o delle annotazioni (a lapis
nero) sia precedente a quella data68. Nelle note manoscritte, il Koechly cita l’arti-
colo del Koch69 e – soprattutto – la recensione al Passow del suo maestro70. Gli fu

64
Lo Scheindler (Kasten b. Engelhartszell [Alta Austria] 1851-Mürzzuschlag [Stiria] 1931)
fu professore nei ginnasi dell’Impero, a Brünn (Brno) – dove pubblicò l’ottima Quaestionum
Nonnianarum pars I [Brunae 1878], importante per lo studio della correptio Attica in Nonno –
e poi a Vienna. Scrisse inter alia vari testi per l’insegnamento del latino, tradotti anche in italiano.
65
Questo vale anche per gli interventi di altri: ad es., a 6,114-116 ajlla; poluplanevessin
ejavsate suvndromon au[rai" / dai'ta tacu; fqimevnhn kai; ajnuvssate ma'llon ejkeivnhn / eijlapivnhn
mivmnousan ajeizwvoio trapevzh" = Joh. 6,27 ejrgavzesqe mh; th;n brw'sin th;n ajpollumevnhn, ajlla;
th;n brw'sin th;n mevnousan eij" zwh;n aijwvnion, lo Scheindler menziona ajrevssate del Marcellus,
benché sia chiaro che ajnuvssate rende l’ejrgavzesqe giovanneo: il parafraste scinde il versetto
con una sorta di endiadi, in cui il mhv è reso da ejavsate.
66
Questo comportamento può attribuirsi alla fretta (non so per quanto tempo lo Scheindler
ebbe a disposizione il volume) e alla distrazione, cui tutti gli editori critici sono esposti (ad es.,
a 5,34 ajkamavtw LV : kai; kamavtw/ cett. et edd., lo Scheindler dimenticò di segnalare che già il
Hermann aveva congetturato ajkamavtw/ ... ejpwmivdi: questo andava notato in apparato; sviste di
questo genere non sono rare). Che l’editore austriaco avesse poco tempo a disposizione, mi
sembra dimostrato dalla frequente menzione dei marginalia del Koechly nell’apparato dei primi
canti (l’ultima menzione è a 4,188), rispetto al totale silenzio nei successivi: come se avesse
dovuto affrettarsi, e si fosse limitato a trascrivere solo gli interventi all’inizio del poema (magari
scoraggiato dall’elevato numero delle note). È anche possibile che lo Scheindler avesse corretto
già da sé alcuni passi, e poi scoprisse, compulsando il volume, che il Koechly lo aveva preceduto:
sappiamo che la raccolta delle congetture inedite è una fase che un editore affronta per lo più alla
fine del lavoro. Se così avvenne, fu disonestà, ma veniale (e umanamente perdonabile). In ogni
caso, il giudizio positivo sull’attività ecdotica dello Scheindler (cf. De Stefani 76) e il rispetto
per lo studioso rimangono inalterati.
67
La memoria basileense riscosse un grande successo, al punto che l’ateneo di Basilea gli
chiese di entrare nel suo organico, quale successore del Roth: il Koechly rifiutò sia quest’invito
sia uno analogo di Berna (Böckel 206).
68
13,22 (makthvrion) e 17,35 (proaspisth'ra"): cf. infra, 315 e 319s. Per il primo caso, il
Koechly nelle note manoscritte offre una proposta diagnostica che conduce alla soluzione.
69
Su cui diede un parere piuttosto severo nella praefatio alle Dionisiache, p. IX.
70
«ZfA» CCXXII-CCXXV (1834) 987-1002.
272 DE STEFANI

tuttavia ancora ignota l’importante dissertazione di Arthur Ludwich del 187371,


mentre gli pervenne l’edizione del Marcellus72, ma non subito: le congetture del
Marcellus sono scritte a lapis blu, e, dove il Koechly constatò di essere stato anti-
cipato dal collega francese, sottolineò a lapis blu il suo intervento (vergato a lapis
nero). Posteriori alle osservazioni a lapis nero sono anche alcune note a inchiostro
nero e rosso, con cui aggiunse le congetture del Hermann (inchiostro nero) e can-
cellò con un tratto di penna alcune delle sue idee (inchiostro nero e rosso)73.
In quanto segue, riporto tutte le congetture del Koechly al poema, segnando
con un asterisco * gli interventi inediti, cui dedico maggiore attenzione. Per esigen-
ze di chiarezza, premetto in più casi il passo nell’edizione del Passow, su cui il
Koechly lavorava: ma, nella discussione della congettura, aggiorno – ove necessa-
rio – i dati con l’edizione dello Scheindler e la bibliografia successiva. Ometto di
riportare le note in cui il Koechly si limitò a trascrivere le correzioni del Hermann
e del Marcellus e tralascio le osservazioni al Vangelo di Giovanni (per lo più
proposte di seclusione), che lo studioso fece confluire nella memoria basileense74.
Non cito le mere correzioni ortografiche, come eijsovken (p. 16 = 2,33) per eij"ovken
del Passow o a[ndra (p. 22: 3,25) per lo scorretto ajndra;. Ho già reso pubbliche le
congetture del Koechly al canto 175; inizio dunque con il canto 2.
Le note koechliane non rivoluzioneranno certo gli studi sulla Parafrasi, ma, in
molti luoghi, dànno una nuova facies testuale al poema76, raggiunta certo attraverso
una disciplina che il Nostro – al di là delle polemiche teoriche – osservò con fedeltà
per tutta la vita: «was er aber daneben in Hermanns Schule ausgebildet hat, das war
die unerbittliche Genauigkeit der Interpretation, die von keinem vorgefassten Urteil
verdunkelt streng vom Buchstaben ausging, methodisch nach Grammatik, Sprach-
gebrauch, Zusammenhang den Text untersuchte und dann mit zwingender Notwendig-
keit die Deutung des Gefunden oder die Heilung des Verdorbenen fand»77.

71
Beitraege zur Kritik des Nonnos von Panopolis. Von A. L., Programm des Königlichen
Friederichs-Collegiums zu Königsberg in Pr., Königsberg in Pr. 1873. È significativo, inter alia,
il caso di 9,64, dove, accanto al corrotto u{lhn, riportò solo «e{drhn c. Herm. l. c.» e non il palmare
ijluvn del Ludwich (o.c. 128).
72
Paraphrase de l’Évangile selon Saint Jean par Nonnos de Panopolis, texte grec, rétabli
et corrigé par le Comte de Marcellus, Paris 1861.
73
Come avevo già osservato in De Stefani 79, gli interventi a lapis nero sembrano frutto di
un primo attento esame del poema; ciò non comporta, tuttavia, che il Koechly le abbia vergate
tutte nella prima lettura: ad es., la congettura eujsebivh" ajroth'ra a 3,121 (cf. infra, 280) presup-
pone la conoscenza di euj. aj. a 4,173.
74
Anche nell’edizione del Passow, come poi in quella dello Scheindler, è stampato in calce
il Vangelo.
75
Cf. De Stefani passim, e nell’Appendix coniecturarum 102.
76
Un risultato utile, direi, dato che una nuova edizione completa è un desideratum, assolto
– ma solo per canti scelti – dalle edizioni del Livrea, dell’Accorinti e del sottoscritto (e, tra breve,
dell’Agosti e della Caprara).
77
Böckel 14.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 273

Canto II
p. 1578
v. 19 crhivzei gavmo" ou|to" ajlexikavkou sevo fwnh'"
Il Koechly tenta ajexi?* È un lapsus, perché entrambi gli agg. sono bensì attestati in Nonno,
ma è proprio ajlexivkako" che il contesto richiede: urge un miracolo, per rifornire di vino
i convitati.
v. 21 kaiv oiJ Cristo;" e[eipe: tiv moi, guvnai, hjev soi aujth'/;
hjdev* Koechly (lapis nero, preceduto da «NB» in rosso). È evidente che questa congettura
fu suggerita dal confronto con il Vangelo: kai; levgei aujth'/ oJ `Ihsou'": tiv ejmoi; kai; soiv,
guvnai; (Joh. 2,4). Tuttavia, Nonno non utilizza hjdev, e per questo, probabilmente, l’interven-
to non fu ricordato dallo Scheindler: «Caeterum nec hjdev est apud Nonnum. Quare notissimo
Evangelistae loco tiv ejmoi; kai; soiv, guvnai; qui sic legitur in paraphrasi (B, 21) tiv moi guvnai
hjev soi aujth'/; si cui in mentem veniat hjdev supponere reprobabitur. Apparet potius Nonnum
intellexisse illud hoc modo “quid hoc ad me vel ad te pertinet?”»79. Anche i ‘Nonniani’
fanno di hjdev un uso parco o nullo 80. Nella scelta della disgiuntiva, da parte del parafraste,
possono anche essere intervenuti criteri esegetici, come ritiene ora il Livrea, ad l.
v. 22 ou[pw moi pumavth" drovmo" h[luqe kuklavdo" w{rh" = ou[pw h{kei hJ w{ra mou (Joh. 2,4).
puvmato" Koechly (lapis nero). La congettura si oppone alla tendenza di Nonno – osservata
dal Tiedke – ad evitare i proparossitoni dinanzi a cesura pentemimere: lo ricordò lo stesso
Scheindler, sia in apparato che nell’articolo che accompagnò la sua edizione, e per questo
non accolse l’intervento81. È probabilmente questa necessità metrica a condizionare la facies
sintattica del verso, che dà ad w{rh due attributi, mentre drovmo" non ne ha nessuno. D’altra
parte, da tempo si è rilevato che è in generale rischioso correggere sulla base di quest’esi-
genza di ‘simmetria attributiva’: lo sottolineava, ad es., Leo Sternbach82. Si veda del resto
un passo simile della Parafrasi, citato dal Livrea, ad l., in cui lo sbilanciamento è ancora
più marcato: ejpei; qanathfovron aujtw'/ / ou[pw loivsqion h\lqe qeovssuton i[cnion w{rh" (8,35s.).
v. 24 Cristo;" o{per levxeien: ajmoibaivw/ d` ejni; toivcw/
ejpi; Koechly, Marcellus. Lo Scheindler accolse la correzione, stampando ejpi;. Il Koechly
aveva proposto ejpi; nella prima fase delle sue annotazioni (lapis nero); la congettura fu poi
rilevata con inchiostro rosso (cioè confermata) e sottolineata in blu (ad indicare la coincidenza
col Marcellus). Come fa notare il Pontani, la correzione si deve in realtà già a Daniel Heinsius83.
v. 26 e}x e[ssan, triva mevtra kecandovte" eujrevi> kovlpw/
comma post kovlpw/ pos. Koechly (lapis nero). La virgola dopo e[ssan non compare nello
Scheindler.

78
Discuto in progressione gli interventi secondo l’ordine del poema, riportando la pagina
dell’edizione del Passow.
79
Lehrs 268s.
80
A. Ludwich, Textkritische Noten zu Paulus Silentiarius, Königsberg 1913, 14.
81
Scheindler 17; Id. 1881, 224.
82
Meletemata Graeca, Vindobonae 1886, 167-174.
83
Pontani 96.
274 DE STEFANI

p. 16
v. 33 navmato" ejplhvsanto diavktoroi, eijsovken aujtw'n
u{d Koechly (inchiostro rosso). Cf. ad v. 38.
v. 36 cionevhn h[meiye crovhn eJterovcroon u{dwr
Così il Passow e i mss. Il Koechly propose rJoh;n (lapis nero). La soluzione, fuh;n, fu data
dal Wernicke84, la cui correzione fu accolta dallo Scheindler e ora anche dal Livrea85.
v. 38 u{dato" ajkrhvtoio fileuvio" e[pleen au[rh
navm Koechly (inchiostro rosso). La congettura è collegata con quella del v. 33 a mezzo di
una riga: il Nostro pensava evidentemente che i due termini si fossero invertiti nel corso
della tradizione: u{dato" ejplhvsanto diavktoroi (33) e navmato" ajkrhvtoio fileuvio" e[pneen
u{dwr (38: cf. infra). La modifica eliminerebbe l’espressione – problematica ed ossimorica –
u{dato" ajkrhvtoio dell’acqua trasformata in vino86. Il testo tràdito è giustamente difeso da
ultimo dal Livrea, ad l.
ibid. e[pleen
Il Koechly avverte: «scribe -n-» (lapis nero). Il Passow stampava ancora e[pleen, pur ricor-
dando in apparato la correzione e[pneen del Wernicke, che il Koechly, annotando, mise in
rilievo87. In séguito, con l’appoggio di un importante testimone (L), lo Scheindler restaurò
il necessario e[pneen; ma il suo apparato è impreciso, e il lemma va corretto in tal modo:
e[pneen L, coniecerat Abram, ac deinceps Wernicke] e[pleen cett. Anche il Livrea accoglie
l’intervento, e lo sostanzia altresì con l’ipotesi che l’uso di pnevw contenga delle risonanze
cirilliane (ad l.).
v. 39 oijnwph'/ d` ejkevleusen a[nax shmavntori fwnh'/
oijnocovoi"? Koechly (lapis nero) = kai; levgei aujtoi'" [scil. toi'" diakovnoi"] (Joh. 2,8).
L’intervento mirava a spianare l’audace oijnwph'/ ... fwnh'/. La congettura koechliana è sicu-
ramente migliore del più volte proposto oijnovpth/88, ma la paradosi è ben difesa dal Livrea,
ad l., che cita inter alia un significativo oi[nopa nivkhn (Dion. XIX 194)89.
vv. 45s. uJdrofovro" dev / h/[dee lavtri" o{milo" = oiJ de; diavkonoi h/[deisan (Joh. 2,9).
Qui lo Scheindler, che non differisce nel testo dal Passow, ricordò nell’apparato cutrofovro"
dello Struve, aggiungendo: «quod probant Tiedke I 43 et Koechly in marg. etc.». Precisia-

84
P. 115.
85
Il Pontani 98s. discute le varie proposte al passo e avanza – con riserve – cohvn.
86
Su un’altra espressione ossimorica della Parafrasi, cf. infra, 306, 313 e 316.
87
«e[pneen W. ms.» (cioè, nei marginalia del Wernicke all’edizione del Sylburg, inviate al
Passow da C.G. Zumpt, come ricorda N. Bach curatore dell’edizione passowiana, uscita postuma,
p. X).
88
Già il Sylburg (Nonni Panopolitani Metaphrasis Evangelii secundum Joannem versibus
heroicis: cum ms. cod. Pal. collata; Brevibus notis illustrata: Verborum Indice aucta: Rectius
aliquot in locis versa Opera F. S. Veter. Ex Hier. Commelini typographio, A CH. 1596 [Heidelberg],
ad p. 20), poi il Marcellus.
89
Il textus receptus è difeso anche dal Pontani 99. Ottime osservazioni in difesa di oijnwph'/
– da lui congetturato in luogo del vulgato oijnwvph/ – già nel Wernicke 120.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 275

mo: «cutro- l.c. Str. p. 22» è bensì citato in mg. dal Koechly, ma non so se si possa dire
con ciò che egli l’abbia approvato90.

v. 46 h[/dee lavtri" o{milo", o}" uJgrocuvtwn ajpo; kovlpwn


d* Koechly (lapis nero). Più un dubbio estemporaneo che una proposta di correzione.

p. 17
v. 50 pa'" me;n ajnh;r prwvtiston eju?croon oi\non ajfuvsswn
uJpevrteron* Koechly (lapis nero). Probabilmente la proposta fu cancellata quando il Koechly
si accorse che uJpevrteron ricorreva pochi versi dopo (53).

vv. 59s. dicostasivhn de; menoinh'" / h[qesin ajklinevessin ejpistwvsanto maqhtaiv


«lac.» Koechly (lapis blu). La lacuna dopo il v. 59, indicata poi dal Koechly nella Dissertatio91,
era stata già diagnosticata in un marginale a lapis nero e ribadita dunque a lapis blu. La
ragione dell’intervento è nella scarsa perspicuità del testo, che non corrisponde del tutto al
modello: kai; ejpivsteusan eij" aujto;n oiJ maqhtai; aujtou' (Joh. 2,11). In calce alla p. 17, il
Koechly diede la seguente proposta esemplificativa: «Post 59 deest tale quid hjerivoi" rJivyante"
....... ajhvtai" vid 114.3 191» (inchiostro rosso); nell’edizione del canto 1 ho avanzato un altro
possibile supplemento, di stampo nonniano92. Lo Scheindler accolse la diagnosi del Koechly,
mentre il Livrea, nell’edizione del canto 2, avanza ora un intervento interessante: dicostasivh/
de; m. ktl. Secondo questa congettura, i discepoli, pur esitando, credettero, perché il loro
animo era saldo; Nonno evidenzierebbe in tal caso un contrasto tra la menoinhv, mutevole e
influenzabile dalle circostanze, e gli h[qh, che erano saldi (non per niente, Gesù li aveva
scelti, perché ne conosceva l’indole: cf. la mia nota ad 1,161 sofw'/). Se non si vuole difen-
dere il testo tràdito, intendendo dicostasivhn de; menoinh'" (per cui Vian* mi segnala Dion.
IV 65 dicostasivh/ de; menoinh'") come «animo incerto»93, si potrebbe anche tentare: dicostasivhn
de; meqevnte" (regolare nella posizione ∪ 6 ∪: cf. Peek, s.v. meqivhmi).

vv. 61s. ouj me;n a[nax dhvqune pevdon Kananai'on ajkou'on / numfidivhn meta; dai'ta mequsfalevwn
uJmenaivwn = meta; tou'to (Joh. 2,12).
Questo il testo del Passow, che accoglieva ajkou'on (Juvenis) per il tràdito ajkouvwn. Quanto
a quest’ultimo, è evidente che è corrotto, e che, al suo posto, si desidera un verbo di
movimento. Le congetture marginali del Koechly sono numerose, benché lo Scheindler –
che stampò nel suo testo ajmeivbein del Fritzsche – ne ricordasse in apparato solo l’ultima:
ajravsswn* (lapis nero), oJdeuvwn* (lapis nero), ajluvxai*, eja'sai? (inchiostro nero). Ora il
Livrea congettura e pone nel suo testo oJdeuvwn: la proposta – che ha una notevole aderenza
paleografica – riceve nel commento ad l. varie conferme dallo stile nonniano; è confortante

90
L’osservazione è invece corretta per quanto attiene al Tiedke: «Struvius (p. 22) B 45 recte
coniecisse videtur» (Tiedke 1873, 43).
91
Koechly 1860, 8 (= 427).
92
P. 5 n. 2.
93
Così in fondo il Pontani 100-102, il quale dedica al passo un esame intelligente ed
accurato, pervenendo a difendere la paradosi («“i discepoli convinsero con sentimenti inflessibili
il dissenso del loro pensiero”, ovvero “rinsaldarono con carattere inflessibile il loro pensiero che
(prima) dissentiva, la loro incredulità”»).
276 DE STEFANI

osservare che a questa conclusione – sia pure dubbiosamente e fra interventi alternativi – era
pervenuto anche lo studioso hermanniano.
v. 65 aujto;" oJmou' gnwtoiv te sunhvlude": aujtogovnw/ dev
oJmovgnhtoiv? Koechly (inchiostro nero).

p. 18
v. 83 È la descrizione di Gesù che scaccia i cambiavalute dal tempio: ejxevcee cqoni; kevrma
polustrevptoio trapevzh" = ejxevceen to; kevrma kai; ta;" trapevza" ajnevstreyen (Joh. 2,15).
peri*? (inchiostro nero); pavli* (lapis nero). Il Koechly menzionò anche la congettura del
Marcellus polustevptoio, giudicata con un secco: «sic M». La correzione palistrevptoio
era stata proposta in margine anche dal Fritzsche, e lo Scheindler la ospitò nel testo (senza
però menzionare anche il Koechly). Il Livrea difende ora la paradosi; la Vorlage, con il suo
ajnastrevfw (accanto però ad ajnevtreyen), rende inevitabile la presenza di una radice stref-
anche nella Parafrasi, e, del resto, l’intervento del Marcellus presenta varie altre difficoltà
(cf. Livrea, ad l.). Personalmente preferirei ancora palistrevptoio, a patto che voglia dire
‘rovesciata’, un’accezione che la disamina del Livrea, ad l. rende ora – va riconosciuto –
assai incerta94.
v. 86 mhde; filokteavnoio novou bebarhovte" oi[strw/
La virgola dopo oi[strw/, presente nel Passow, è giustamente cancellata con un tratto di lapis
nero*.

p. 19
vv. 102s. o{n tini muvqw/ / friktw'/ Cristo;" e[mellen ejpi; trivton h\mar ejgeivrein
Così il Passow; lo Scheindler accolse qesmw'/ del Tiedke95, «cui adsentitur Koechly»96. A dire
il vero, questi in margine scrisse qesmw'/ (lapis nero), ricalcando poi la congettura con
inchiostro nero: il che indica forse che pervenne all’intervento indipendentemente dal Tiedke
– la modifica non è tuttavia necessaria, come dimostrò il Golega 1966, 12.
vv. 104-107 ajll` o{te dh; meta; kovlpon ajnosthvtoio berevqrou / novstimo" ejx `Aivdao palinzwvw/
tini; povtmw/ / ajrcaivhn palivnorson eJh;n ajnedhvsato timhvn / oujranivhn = o{te ou\n hjjgevrqh ejk
nekrw'n (Joh. 2,22).
Questo il testo del Passow e dei mss.; in séguito, lo Scheindler accolse palivnorso" del
Wernicke97 e ajneduvsato del Nansius. La seconda correzione fu assegnata dallo Scheindler
a «Wernicke et Koechly in marg.». A parte l’erronea attribuzione al Wernicke – che ricor-
dava invece esplicitamente il Nansius – anche la menzione del Koechly era superflua, per-
ché la congettura era a sua disposizione, essendo ricordata nell’apparato del Passow; inoltre,
il Koechly non propose affatto ajneduvsato, ma citò solo un intervento del Hermann. Suo,
invece, è morfhvn* (lapis nero) al posto di timhvn (106): intervento non necessario, ma inte-

94
A p. 63 n. 251 della mia edizione propongo polutrivptoio, ma si tratta di un intervento
cui ora credo poco.
95
Tiedke 1873, 36.
96
Scheindler 23, in apparato.
97
P. 78.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 277

ressante dal punto di vista diagnostico98. Il congetturale ajneduvsato99 è ora efficacemente


difeso dall’Accorinti, che si richiama ad un passo assai simile, Dion. IX 158 ajrcaivhn
palivnorso" eJh;n ajneduvsato morfhvn100; rimane comunque la possibilità che al passo della
Parafrasi si ispirasse Paul. Sil. S. Soph. 977 eujqu;" ejp` ajstuovcoi" kamavtoi" ajnedhvsao
nivkhn101.

p. 20
v. 107 oujranivhn, tovte mou'non ajnemnhvsanto maqhtaiv
mu'qon Koechly (inchiostro nero).
v. 110 `Ihsou'" o}n e[eipe. qeodmhvtw/ d` ejpi; nhw'/
qeoklhvtw/* Koechly (inchiostro nero), perperam, come mostra l’uso dell’agg. (cf. Peek,
s.v.) e la discussione del Livrea, ad l.
vv. 115-120. Si tratta della chiusa del secondo canto, in cui, in occasione della Pasqua, molti
Ebrei iniziano a credere a Gesù, a causa dei suoi miracoli: egli tuttavia non si fida, perché
legge nei loro cuori: peiqomevnoi" dev / ajndravsin ouj pivsteuen eJo;n novon: ouj ga;r ajkouvein /
a[llou fqeggomevnoio novqh" ejpedeuveto fwnh'", / o[fra mavqh/ novon ajndro;" ajmavrturon: e[rga
de; fwtw'n / h[/deen aujtodivdakto", o{sa freno;" e[ndoqen ajnhvr / ei\cen ajkhruvktw/ kekalummevna
favrei> sigh'" = aujto;" de; oujk ejpivsteuen aujto;n aujtoi'", dia; to; aujto;n ginwvskein pavnta".
kai; o{ti ouj creivan ei\cen i{na ti" marturhvsh/ peri; tou' ajnqrwvpou, aujto;" ga;r ejgivnwsken
tiv h\n ejn tw'/ ajnqrwvpw/ (Joh. 2,24s.). Appare evidente la mancata resa di dia;–pavnta": l’as-
senza della frase si può spiegare o con una lacuna meccanica, o con una deliberata omissione
del parafraste. La prima via fu battuta dal Koechly e poi dallo Scheindler, che propose di
supplire (con cautela): peiqomevnoi" dev / ajndravsin ouj pivsteuen <eJo;n devma". ajlla; ga;r
e[gnw / pavntwn aujtodivdakto" o{lon> novon102. Ora, lo Scheindler ricordò bensì che il Koechly
aveva diagnosticato «mit grossem Scharfsinn» la lacuna dopo eJo;n: omise, tuttavia, di ripor-
tare il supplemento exempli gratia; se lo avesse fatto, i suoi debiti verso il Koechly sareb-
bero apparsi forse più palesi: nell’edizione del Passow infatti, dopo eJo;n, Koechly postula
una lacuna (inchiostro nero), e in calce propone di riempirla parzialmente con: «Tale quid:
pivsteuen eJo;n devma": ou{neka pavntwn*». È difficile dirimere l’aporia: si potrebbe bensì
accogliere la proposta del Koechly, facendola seguire da <ajndrovmeon dedavhken a[dhn>

98
Richiama evidentemente Par. Joh. 12,71 ajneduvsato morfhvn: congettura, e non semplice
richiamo al passo parallelo, perché il Koechly scrisse solo il termine, dunque lo pensò come
sostitutivo.
99
Un caso inverso è quello di Dion. XI 234, dove il Koch 172 emendò ejduvsato in ejdhvsato.
Per l’errore, cf. anche Eust. Macr. II 14,5 (p. 22,11 Marc.) proapeduvsato] proapedhvsato G.
100
Nella recensione al Thesaurus Pseudo-Nonni quondam Panopolitani Paraphrasis Evangelii
S. Ioannis curantibus B. Coulie, L.F. Sherry et CETEDOC, Universitas Catholica Lovaniensis,
Lovanii Novi: «Gnomon» LXXI (1999) 496.
101
L’immagine è comunque diversa: Giustiniano s’incorona dopo la vittoria, come un atleta
(cf. e.g. Anon. AP XII 123,1s. = HE 3773s.); molto utile, per rintracciarne il retroterra formale,
Proc. De bellis IV 27,11 ajnadhvsasqai klevo", citato dall’Accorinti (o.c.) per Nonno e forse, data
l’accertata influenza di Procopio nelle ekphraseis, matrice dell’espressione di Paolo (assieme a
Nonno).
102
Scheindler 1881, 226.
278 DE STEFANI

novon. Resta comunque l’impressione che Nonno abbia soppresso l’inciso dia;–pavnta" per-
ché riservò la spiegazione dell’introspezione ai due versi finali del passo: anch’io, nell’edi-
zione del canto 1, tendo ora a respingere l’ipotesi di una lacuna103, e così fa il Livrea, ad l.

p. 21
Canto III
v. 8 kaiv oiJ mu'qon e[lexe qew'/ peiqhvnio" ajnhvr = kai; ei\pen aujtw'/ (Joh. 3,2).
tavca*? Koechly (inchiostro nero: la linea che lo cancella è rossa). A fianco è ricordato tovte
del Marcellus, che evidentemente il Koechly riteneva superiore (ed è il solo ricordato poi
dallo Scheindler in apparato).
vv. 17s. aijqevro" aujlh'" / ouj duvnatai broto;" ou|to" e[cein aijwvnion ajrchvn = ouj duvnatai
ijdei'n th;n basileivan tou' qeou' (Joh. 3,3).
? aJgnou'*? Koechly (lapis nero). L’intervento non è necessario, ma induce a riflettere sul-
l’espressione: da un lato, il doppio genitivo è caratteristico dello stile di Nonno104; dall’altro,
la nozione del paradiso come un’aujlhv era intimamente radicata nelle concezioni religiose
– e politiche – della Spätantike: cf. Syn. Hymn. 1,37, etc. Si tradurrà dunque: «un tal uomo
non può vedere (cf. infra) il regno sempiterno della corte celeste».
v. 18 e[cein
ijdei'n Koechly. La congettura era già stata fatta nella prima fase del suo lavoro sul poema
(lapis nero): fu poi sottolineata (a lapis blu), quando lo studioso scoprì che era già stata fatta
dal Marcellus; è quindi giusto il dato dello Scheindler: «corr. Marcellus et Koechly in
marg.».

p. 22
v. 33 sarko;" ajpo; brotevh" morfouvmenon. ajndromevh savrx
Il punto dopo il participio fu sostituito da una virgola* (lapis nero), e questa è anche
l’interpunzione poi seguita dallo Scheindler.
vv. 34-36 to; de; qei'on, o{per kaqaroi'o loetrou' / pneuvmato" aujtogovnoio pevlei kaqaroi'o
loetrou', / pneu'ma pevlei zwarkev~
Il Koechly aggiunse dopo pevlei una virgola* (inchiostro nero). In effetti, l’ipotesi di
un’epanalessi è l’unica via percorribile per salvare la paradosi: migliore comunque la scelta
– espressa con cautela – dello Scheindler, che sostituì il secondo kaqaroi'o loetrou' con una
congettura più violenta, ma stilisticamente preferibile: tetelesmevnon ajtmw'/ (Fritzsche).
v. 40 u{dati tiktomevnhn eJtevrhn balbi'da genevqlh"
La correzione tiktomevnh" fu fatta dal Fritzsche e dal Koechly in margine (inchiostro nero).
v. 43 fwnh'" hjerivh" qeodineva bovmbon ajkouvei"
peri*? (lapis nero); polu*? (inchiostro nero). Qui la tradizione non è solo impeccabile, ma
– forse – superiore stilisticamente alle proposte congetturali.

103
P. 5 n. 2.
104
Si veda la mia nota ad 1,92.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 279

p. 23
vv. 50s. `Israh;l su; mevn ejssi didavskalo", ouj noevei" dev, / ajllav se tau'ta levlhqen, ejmh;n
d` oujk oi\sqa menoinhvn = su; ei\ oJ didavskalo" tou' `Israh;l kai; tau'ta ouj ginwvskei"; (Joh.
3,10).
Dopo ouj noevei" dev il Koechly propose un segno interrogativo «;*» (inchiostro nero), che
revocò barrandolo e collocandolo alla fine del v. 51 (dopo menoinhvn). In effetti, il passo
nonniano – e quello evangelico – hanno un tono interrogativo, e non c’è alcun bisogno di
particelle, per introdurre la domanda: cf. 1,206s.
vv. 59-64. Il passo è complesso: ajplanevwn dev / ei[ tina mu'qon e[eipon ejpicqonivwn cavrin
e[rgwn, / kai; tovson uJmeivwn barupeiqeve" eijsi;n ajkouaiv, / eij stratih;n pterovessan h]
aijqevro" e[rga bohvsw, / ma'llon ajpeirhvtoisi povqen peivqesqe menoinai'" / oujranivh" ajivonte"
ajqhhvtou fuvsin u{lh"; che corrisponde a eij ta; ejpivgeia ei\pon uJmi'n kai; ouj pisteuvete, pw'"
eja;n ei[pw uJmi'n ta; ejpouravnia pisteuvete; (Joh. 3,12).
Il genitivo ajplanevwn riferito agli ejpicqovnia e[rga (60) può risultare difficile e apparire una
corruzione generata dall’influenza del precedente ceivlesin ajplanevessi (3,55). Di qui
l’ajdranevwn del Marcellus e l’ajstaqevwn* del Koechly (inchiostro nero), accompagnato
dall’indicazione «100», in riferimento al seguente ajstaqevwn gevno" ajndrw'n (3,100). Altre
due note marginali intendono spiegare il termine tràdito: «opp. = certus, quae fertis» e «auf
mu'qon»; mentre la seconda spiegazione, cioè il tentativo di spiegare ajplanhv" legandolo a
mu'qon, non regge, perché costringerebbe ad una difficile correzione, la prima esegesi del-
l’aggettivo appare convincente; ajplanhv" vorrà dire ‘stabile, certo’ (pass.) oppure ‘che non
svia, che non può condurre in errore’ (att.).

p. 24
vv. 69s. o}" ajsteroventi melavqrw/ / pavtrion ou\da" e[cwn aijwvnio" aijqevra naivei = oJ w]n ejn
tw'/ oujranw'/ (Joh. 3,13).
aijwvnion Koechly (lapis nero). La congettura non è necessaria.
v. 72 daknomevnwn u{ywsen o[fin dhlhvmona fwtw'n
Accanto a craismhvtora (lapis nero), il Koechly aveva proposto anche khlhdovna* (lapis
nero). Anche lo Scheindler considerò dhlhvmona corrotto, e congetturò e mise nel testo
lhqhvmona, «vergessen machend, lindernd, helfend»: un intervento quanto mai audace –
lhqhvmwn è una pura glossa esichiana – e non necessario, come fu dimostrato in successione
dal Golega105, dal Livrea106 e dal sottoscritto107.
v. 77 o[fra min o}" devxaito novou peiqhvmoni qesmw'/
devxoito, dubitanter, il Koechly* (inchiostro rosso). Lo Scheindler reperì poi devxoito in L,
rappresentante di uno dei due rami della tradizione del poema. L’intervento del Koechly,
che non conosceva la variante di L, è dunque anticipatorio, e andrà menzionato.

105
Golega 1966, 13.
106
Towards a New Edition of Nonnus Paraphrase of St. John’s Gospel, «Mnemosyne» XLI
(1988) 320-322 (= Studia Hellenistica, II, Firenze 1991, 486-488).
107
Nonniana, «Philologus» CXLIII (1999) 339s.
280 DE STEFANI

p. 25
v. 83 o[fra min o}" devxoito, metavtropon h\qo" ajmeivya"
Qui il Koechly aveva proposto in margine devxaito* (inchiostro nero), come anche il Fritzsche:
con sorprendente immetodicità, lo Scheindler menzionò nella sua edizione solo il secondo.
v. 85 zwh'" oujranivh" aijwvnion eij" coro;n e[lqh/
Il Koechly avanzò dubitativamente qrovnon?* e crovnon?*, accompagnando quest’ultimo con
l’indicazione «169» (= 3,169 suvgcronon aijw'no" palinauxevo"). Ma aveva parimenti anno-
tato (lapis nero), verosimilmente in séguito, «6,161» cioè zwh'" ejssomevnh" aijwvnion eij"
coro;n e[lqh/, che tutela sufficientemente la paradosi108.
v. 90 o}" dev min ajplanevo" kradivh" meilivxato qesmw'/ = oJ pisteuvwn eij" aujtovn (Joh. 3,18).
uJpedevx?* Koechly (inchiostro rosso), scil. uJpedevxato. Benché la congettura possa appog-
giarsi a 1,32, deve dirsi non necessaria: meilivxato è difficilior.

p. 26
v. 111 aJgno;n `Ioudaivwn uJpeduvsato kovlpon ajrouvrh"
ejpebhvsato Koechly in margine (inchiostro nero), come ricordò lo Scheindler in apparato.
vv. 120-122. Siamo alla descrizione degli exploits battesimali di S. Giovanni Battista:
ejkuklwvsanto de; laoiv / eujsebivh" e{na fw'ta kai; ojyinovw/ metanoivh/ / ajmplakiva" nivptonte"
ejfaidruvnonto rJeevqroi" = kai; paregivnonto kai; ejbaptivzonto (Joh. 3,23).
ajroth'ra* Koechly (lapis nero), al posto di e{na fw'ta. Sia il Passow che poi lo Scheindler
offrirono il testo riportato; l’editore austriaco, tuttavia, menzionò in apparato eujsebivh/" del
Fritzsche, e due interventi del Marcellus, commentandoli con tono scandalizzato: «Marcellus
eujsebivh" e{nek` a[ndra*(sic!) sive eujsebivh" dia; fw'ta». Avrebbe forse potuto menzionare
la congettura del Koechly, che troverebbe un sostanziale appoggio in 4,173 eujsebivh" ajroth'ra
kai; ajmhth'ra, in cui, tuttavia, i due termini relativi al raccolto sono funzionali al motivo
delle messi sviluppato in quella sezione. Forse geneth'ra (che godrebbe del sostegno di
4,205 mhtevre" eujsebivh" qiaswvdee" h[gagon w|rai) sarebbe – solo leggermente – più pros-
simo alla tradizione. Il Golega ritenne di risolvere il caso modificando in eujsebevw"109, ma
e{na fw'ta, isolato, è problematico, anche se lo Scheindler acutamente rilevò che perno del
luogo era l’opposizione – tipicamente nonniana – laoiv/e{na fw'ta, cioè molti/uno110. Qualora
si lasciasse intatto eujsebivh", resterebbe poi da giustificare un’espressione come fw;" eujsebivh",
«uomo di pietas» cioè «uomo pio», che ha invero l’aspetto di un drastico semitismo111.

108
qrovnon*, oltretutto, è poco adatto, perché non si parla del ritorno del Figlio alla gloria
precedente, ma dell’accoglimento dei c r e d e n t i in paradiso. Perfetto dunque coro;" aijwvnio",
la ‘schiera eterna’ dei beati. Sulla latitudine d’impiego di corov" in Nonno, con riferimento a
questo verso, cf. Wernicke 90s.
109
Golega 1966, 14.
110
«Die Überlieferung ist so zu erklären: e{na steht im Gegensatze zu laoiv, sowie sonst
pavnte": Schaaren umströmten den e i n e n Mann der Frömmigkeit» (Scheindler 1883, 229).
111
Cf. W. Gesenius, Hebräische Grammatik, völlig umgearbeitet von E. Kautzsch, Leipzig
28
1909 , § 128 s-t.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 281

p. 27
v. 129 leptofuei' lasivw/ pepukasmevnon a[ndra citw'ni
aujtofuei'* (lapis nero) propose, dubitanter, il Koechly, aggiungendo l’osservazione: «zu
muvqw/»: riferendo, cioè, leptofuei' al precedente ejmeilivxanto de; muvqw/ (128), un enjambement
del tutto improbabile112. La congettura non è necessaria, giacché aujtofuei' romperebbe
l’unità pittorica del verso, con cui Nonno volle descrivere l’aspetto disadorno del Battista;
tra l’altro, leptofuei' lasivw/ produce un’allitterazione, figura quanto mai cara al poeta113. Il
Koechly fu forse indotto alla modifica dal desiderio di caratterizzare il citwvn di Giovanni
come ‘naturale, non artificioso’, ove leptofuei' sembrerebbe evocare dei panni sottili, dun-
que elaborati114. Ma Nonno voleva probabilmente dire che il Battista era coperto ‘appena’
con un mantello leggero (o ‘stracciato’?) e ‘peloso’, cioè non conciato115.
vv. 133s. ou|to" e[cwn mivmhma teou' kaqaroi'o loetrou' / baptivzei polu; ma'llon [scil. `Ihsou'"] =
ou|to" baptivzei (Joh. 3,26).
polu;n o[clon* Koechly (lapis nero). Intervento non necessario, anche se, effettivamente, a
4,5s. si legge: u{dati baptivzei (scil. `Ihsou'") kai; pleivona" e[sce maqhtav" / h[per `Iwavnnh"116.

p. 28
v. 158 mavrtura mu'qon e[dekto qehgovrou ajnqerew'no"
Come fu già notato dallo Scheindler, il Koechly ribadì in margine (lapis nero) la lezione ms.
qehgovron117, già riportata in calce dal Passow, contro qehgovrou del Bogardus, finora accol-
to senza discussioni nella vulgata.

p. 29
vv. 157-160 o}" dev oiJ ajnhvr / mavrtura mu'qon e[dekto qehgovron ajnqerew'no", / ajyeudh;"
broto;" ou|to" eJw'/ sfrhgivssato muvqw/, / o{tti qeo;" pevle mou'no" ejthvtumo" = oJ labw;n aujtou'
th;n marturivan ejsfravgisen o{ti oJ qeo;" ajlhqhv" ejstin (Joh. 3,33).
qumw'/?* Koechly (lapis nero). L’oscillazione tra questi due termini nella tradizione dei
poemi di Nonno è notoriamente grande; da questo punto di vista, l’intervento è dunque
giustificato: non quanto al contenuto, direi. È vero, infatti, che mu'qon (158) potrebbe aver
indotto in corruzione: ma l’impressione è che Nonno intendesse (giustamente?) il passo

112
In Nonno e nei ‘nonniani’ «Enjambement ist selten» (Wifstrand 138). Cf. tuttavia Colluth.
131s. (con Livrea, ad l.).
113
Per l’allitterazione del l in aggettivi giustapposti, cf. Dion. V 308 laqridivw/ ... loxw'/
(testo incerto), XI 68 leonteivhn lasivhn, XXVI 159 lwbhth;n ejkavlupte lipovtrico" (segnalati da
Ilona Opelt, Allitteration im Griechischen? Untersuchungen zur Dichtersprache des Nonnos von
Panopolis, «Glotta» XXVII [1958] 225), Musae. 297 laivlapi mastivzonte" o{lhn a{la. Un esem-
pio estremo di questo tipo è Paul. Sil. S. Soph. 648 lepta;" laotovro" palavmh/ lavi>gga" uJfaivnwn.
Cf. anche Synes. Hymn. 7,45 kai; leugaleva" a[la" (Christ : a[ta" codd.).
114
E ‘sexy’, come i multicia di cui si cinge un avvocato un po’ femminile in Juv. 2,65-71.
115
Puramente exempli gratia, si potrebbe pensare a rJaptofuei' (Vian*) o a lacnofuei'
(Magnelli*).
116
polu; ma'llon è comunque tipica espressione nonniana, cf. Livrea, ad Colluth. 162.
117
«Koechly in marg. et Kinkel l. c. 16 defendunt librorum auctoritatem» (Scheindler 33).
282 DE STEFANI

giovanneo come una professione e s p l i c i t a e v e r b a l e del credente (per cui si potreb-


be stampare “o{tti qeo;" pevle mou'no" ejthvtumo"”, discorso diretto).
v. 161 ou|to" o}n ej" cqovna pevmye qeo;" craismhvtora kovsmou
La lezione eij", ristabilita dallo Scheindler, sulla base di un’osservazione del Ludwich118, era
stata già ribadita dal Koechly in margine* (lapis nero): questo avrebbe dovuto essere men-
zionato.
v. 170 paidi; qeou' zwvonto" ajghnorevwn ajpiqhvsh/
La lacuna dopo questo verso fu stabilita dal Koechly nella memoria basileense119; la diagnosi
– giusta – era già espressa in margine all’edizione del Passow, dove è proposta, come
integrazione: oujranivhn zwh;n oujk o[yetai, ajllav oiJ aujtou'120. Nella mia edizione nonniana
ho proposto un supplemento alternativo121.

Canto IV
vv. 1-3 kai; oJppovte koivrano" e[gnw, / o{tti qeopneuvstwn barukavrdio" ajmfi; loetrw'n /
duvsmaco" eJsmo;" a[kouse baruzhvlwn Farisaivwn
qrasukavrdio" Koechly (lapis nero). Non necessario: i Farisei sono avviliti dalla pubblicità
di cui gode Gesù con i suoi battesimi. Non altrimenti, a 17,78, barukavrdio" è attribuito al
mondo, costretto a riconoscere che Gesù si è preso cura dei discepoli.

p. 30
vv. 6s. kai; ejthvtumo" ouj pevle fhvmh: / ouj ga;r a[nax bavptizen ejn u{dasin, ajlla; maqhtaiv: =
kaivtoige `Ihsou'" aujto;" oujk ejbavptizen, ajll` oiJ maqhtai; aujtou' (Joh. 4,2).
L’interpunzione adottata poi dallo Scheindler: `Iwavnnh" – kai; ejthvtumo" ouj pevle fhvmh: / ouj
ga;r a[nax bavptizen ejn u{dasin, ajlla; maqhtaiv – al posto di quella tradizionale, fu in realtà
proposta dal Koechly* (lapis nero) e, pur non trattandosi di un intervento capitale, avrebbe
potuto essere assegnato al suo autore.
v. 11 kaiv min e[ti crevo" ei|lke di` eujuvdrou Samareivh"
ejkei' Koechly (lapis nero).

p. 31
vv. 25s. e[nqa gunh; Samarei'ti" ajeiromevnhn dia; kovlpou / hjqavda kavlpin e[cousa, methvie
geivtona phghvn = e[rcetai gunh; Samarei'ti" ajntlh'sai u{dwr (Joh. 4,7).
karpou'* Koechly (lapis nero), in margine. Si tratta della caratterizzazione della Samaritana
che va ad attingere l’acqua, e che Nonno descrive con un colore che manca nell’originale.
Si direbbe che la donna porti un recipiente ‘in braccio’, e questo dev’essere il senso di dia;
kovlpou: e infatti cf. Dion. III 85-87 kai; ajcqofovrou dia; kovlpou, / oi|a gunh; talaergo;"

118
«Denn in der Arsis braucht Nonnos eij", nicht ej"» (Ludwich 499).
119
Koechly 1860, 8 (= 427).
120
L’intervento è per altro metricamente inameno, perché il verso presenta due spondei in
successione, struttura non prediletta da Nonno, e del tutto impossibile se non nel II e III piede:
nella Parafrasi occorre 24 volte, ossia lo 0,66% dei casi, secondo i dati del Ludwich.
121
P. 5 n. 2: zwh;n ajmbrosivhn oujk o[yetai, ajll` ejpi; keivnw/.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 283

ajfussamevnh povma phgh'", / ajrgurevhn eu[kuklon ejkouvfise kavlpin ajgostw'/ (segnalatomi da


Vian*). La congettura del Koechly, in effetti, non convinceva molto122.
v. 27 kaiv min a[nax uJdavtwn ajpo; kavlpido" h[/teen u{dwr
Il Koechly appose un punto di domanda e propose pievein* (lapis nero). Aggiunse poi, in
margine, l’annotazione «cf. 47»; si tratta probabilmente di una svista per «45»: dov" moi
divyan e[conti p i e i' n minuwvrion u{dwr. In tal caso, tuttavia, i dubbi del Koechly non sono
giustificati; il verso introduce una di quelle immagini ‘paradossali’ tipiche del Cristianesimo
che dovevano risultare molto gradite al gusto nonniano: il Signore delle acque – vale a dire:
colui grazie al quale era nata la stessa sorgente di Sichar, colui che aveva creato in origine
le acque e che è comunque motore primo di ogni azione – chiese dell’acqua. Secondo i
principî barocchi di Nonno e dei ‘nonniani’, tali sentenze costituivano un concetto che
destava meraviglia; l’esempio più prossimo che io conosca al caso in questione è quello in
cui Paolo Silenziario descrive Maria, che nel suo ventre alimentò il creatore del suo stesso
ventre: S. Soph. 710s. h|" pote; gasthvr / gastevro" ejrgativnhn aJgivoi" ejqrevyato kovlpoi". Un
altro passo simile – meno elaborato – è S. Soph. 507s. o[fra sawvsh/ / nho;n ajeifrouvrhton
o{lou kovsmoio sawthvr e, dalla Parafrasi, 13,30s. uJmetevrou qeravponto", a[nax pavntessi
keleuvwn, / nivptei" sai'" palavmai" kai; ejmou;" povda", 19,85s. wjkuvmoroi dev / ajqanavtou
Cristoi'o brotoi; gegavasi fonh'e" (negli ultimi due passi il dato ‘incredibile’ era nella
storia, ma Nonno – si noti – non manca di metterlo in rilievo)123.
v. 29 dov" moi diyaloventi piei'n xeinhvion u{dwr
diywvwnti* Koechly (lapis nero). Il testo del Passow era una correzione del tràdito diyalevonti.
In séguito, lo Scheindler preferì giustamente la correzione del Ludwich, divyan e[conti (cf.
v. 45: dov" moi divyan e[conti piei'n minuwvrion u{dwr).
v. 38 o[fra pivh/" par` ejmei'o; kai; eij sevo qesmo;" ejruvkei
La correzione del Koechly, ouj (lapis nero, riscritta sopra ad inchiostro rosso) per eij dei
mss., fu accolta dallo Scheindler.
v. 41 ej" bivon ajllhvloisin oJmivleon h] Samarei'tai
eij"* Koechly (lapis nero), che lo Scheindler avrebbe dovuto menzionare, benché la lezione
risultasse poi presente nell’archetipo («eij" LV ej" cet.»: lo prova l’accordo del Laurenziano
e del Vaticano).

p. 33
vv. 75s. ei\pe, kai; ajgkulovmhtin ajmoibaivw/ tini; muvqw/ / `Ihsou'" poluvandron ejpeirhvtize
gunai'ka = levgei aujth'/ `Ihsou'" (Joh. 4,16).

122
Se mai, si poteva pensare a ejpi; kovrsh" vel quid simile: cf. l’immagine che Elettra dà di
sé in Euripide, ejn h|/ (scil. nukti;) tovd` a[ggo" tw'/d` ejfedreu'on kavra/ / fevrousa phga;" potamiva"
metevrcomai (El. 55s.) e Dion. XXXIII 95 uJyovqi kovrsh".
123
E, in generale, Nonno e i ‘nonniani’ amano costruire sentenze ricche di tali opposizioni,
cf. Dion. XXXII 142 kteiv n wn aj k linev w n iJ k ethv s ia fu' l a leov n twn, Par. Joh. 3,25 `Ihsou' "
d` ajpavmeipto, didavskalon a[ndra didavskwn, 7,190 memfovmeno" Nikovdhmon ajmemfeva, Colluth.
31 ej" gavmon wJmavrthse gavmwn ajdivdakto" `Aqhvnh, Paul. Sil. S. Soph. 197 ai|ma cuqe;n temevnessin
ajnaimavktoio quhlh'", Georg. Pis. Vit. hum. 54 Marivh" ... ajpeirogavmoio loceivh.
284 DE STEFANI

ajgkulovmhti"* Koechly (lapis nero). La correzione non disdice invero ad ejpeirhvtize e


bilancia maggiormente gli epiteti124, ma il negativo ajgkulovmhti"125 non si adatta a Gesù,
mentre è coerente col carattere della Samaritana (cf. v. 80 yeudomevnh).

p. 34

v. 94 h/|ci qew'/ crevo" ejsti; qeodmhvtw/ para; bwmw'/


qeoklhvtw/* Koechly (lapis nero), messo in relazione, con un tratto di matita, con il seguente
qeoklhvtw/ para; bwmw'/ (100): ma Nonno, che certo non rifugge dalle ripetizioni, si compiace
di questo genere di richiami fonici cum variatione126.

v. 103 iJkevsion klivnonte" ejreidovmenon govnu pevtrh/


iJkesivh/* Koechly (lapis nero). Come già si è detto, non c’è bisogno di regolarizzare il
rapporto degli attributi127, anche se la congettura introdurrebbe un verso aperto da un agg.
e chiuso dal sost. cui si riferisce, pattern quanto mai tipico di Nonno e della sua ‘scuola’,
come rilevò il Wifstrand nel secolo scorso128; la proposta deve quindi dirsi non necessaria,
ma stilisticamente condivisibile.

p. 36

v. 130 davktulon aujtobovhton ajnaudevi> rJini; pelavssa"


Il verso appare racchiuso da parentesi quadre (lapis nero): evidentemente il Koechly aveva
pensato in un primo tempo alla sua espunzione; successivamente (inchiostro rosso), fu
collocato dopo il 150 («hic 130 ponendus» annotò in margine). L’intervento è menzionato
dallo Scheindler.

vv. 134s. oujdev ti" aujtovn / tolmhvsa" ejreveine = oujdei;" mevntoi ei\pen (Joh. 4,27).
a[llo"* Koechly (lapis nero). Una corruzione potrebbe invero diagnosticarsi a causa dell’explicit
del v. 135, aujth'": l’intervento non appare tuttavia cogente.

v. 135 tolmhvsa" ejreveine: tiv divzetai; h] tiv met` aujth'"


Così il Passow: divzetai era offerto da una parte della tradizione di b (P, su cui si basava
la vulgata, e N); ma già il Nansius aveva stabilito la lezione originaria (così anche per
fqevggetai del verso seguente, corretto in fqevggeai), come ricordava lo stesso Passow. In
séguito, curiosamente, lo Scheindler attribuì al Koechly il merito di aver anticipato la lezio-
ne giusta: «divzeai Koechly in marg.»; questi, tuttavia, si era limitato ad annotarlo nel testo,
dopo averlo reperito nell’apparato passowiano. Nel caso del seguente fqevggeai, invece,
aveva ragione: «quod probat Koechly in marg.».

124
Tuttavia cf. supra, 273.
125
Cf. la mia nota ad 1,190.
126
Cf. la mia nota ad 1,105. Avrà forse notato e, a modo suo, riprodotto la nota interscambiabilità
di molte formule omeriche? Analogo problema testuale in Dion. V 5 e XLIV 86 (Vian*).
127
Cf. 273.
128
Wifstrand 133-138 (cf. anche Kost, ad Musae. 296).
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 285

p. 37
v. 154 h\ rJav oiJ a[llo" o[passe fagei'n ejpidhvmio" ajnhvr;
mhv* Koechly (lapis nero): intervento non necessario, che nacque forse dal desiderio di un
adeguamento al testo di Joh., mhv ti" h[negken aujtw'/ fagei'n; (4,33).
vv. 162s. hjnivde, pavnte" / eij" povlin ajntikevleuqon ajeivrate kuvklon ojpwph'" = ijdou' levgw
uJmi'n, ejpavrate tou;" ojfqalmou;" uJmw'n kai; qeavsasqe ta;" cwvra" (Joh. 4,35).
ajgcikevleuqon* Koechly (inchiostro rosso). Nonno riprende la menzione della città da cui
escono ondate di Samaritani baccheggianti di zelo religioso (4,144s.): è una tecnica narra-
tiva consumata, che fa il paio con quella dell’anticipazione; che la città venga detta ‘vicina’
piuttosto che ‘di fronte’, non è comunque necessario: anzi, proprio la menzione del ‘levare
gli occhi verso’ può far preferire la tradizione all’intervento.

p. 38
vv. 171s. o[fra ken oJ speivrwn kai; oJ qevskela lhvia keivrwn / caivrh/ oJmou' kai; pista;
qaluvsia patri; televssh/ = i{na kai; oJ speivrwn oJmou' caivrh/ kai; oJ qerivzwn (Joh. 4,36).
kai;*? Koechly (inchiostro rosso), al posto di kevn. La paradosi regge per il senso e il
parafraste non riproduce sempre e comunque tutte le copulative dell’originale129.
v. 182 polloi; me;n naevtai tacupeiqeva lao;n ajlhvthn
d` ejnnaevtai* Koechly (lapis nero).
ibid. qumo;n* Koechly (lapis nero), al posto di lao;n. Congettura decisiva: a séguito del
racconto della Samaritana, molti dei suoi concittadini si convertono a Gesù, polloi; me;n
naevtai tacupeiqeva lao;n ajlhvthn / pivstio" ajrragevessin ejpurgwvsanto qemevqloi", / marturivhn
ajivonte" ejgersinovoio gunaikov", / fqeggomevnh", o{ti pavnta, tavper kavmon, ei\pe profhvth"
(4,182-185) = ejk de; th'" povlew" ejkeivnh" polloi; ejpivsteusan tw'n Samareitw'n, dia; to;n
lovgon th'" gunaiko;" marturouvsh" o{ti ei\pevn moi pavnta a} ejpoivhsa (Joh. 4,39). Dal testo
nonniano stampato dal Passow e poi dallo Scheindler si ricava che molti Samaritani resero
saldamente credenti i concittadini infedeli: questo, tuttavia, non si ricava dalla Vorlage130.
Omettendo di menzionare la congettura del Koechly, lo Scheindler non rese evidentemente
un buon servigio: solo molto dopo, il Golega pervenne, indipendentemente, allo stesso
risultato131.

p. 39
vv. 186-191. Si tratta dei versetti in cui Gesù, implorato dai Samaritani, resta a Samaria due
giorni: ajll` o{te oiJ scedo;n h\lqon oJmofradeve" Samarei'tai, / Cristo;n ejgounavzonto filostovrgw/
tini; muvqw/ / au\qi mevnein: kai; pau'sen a[nax para; geivtoni phgh'/ / kai; tacu;" eij" povlin h\lqen
oJmovstolon oi\mon oJdeuvwn, / kai; qeo;" aujtovqi mivmnen, e{w" drovmo" a[llo~ ejp` a[llw/ / ojxeivh/

129
Alcune volte sì: cf. quanto annoto ad 1,7.
130
È pur vero che il seguente oJmofradeve" Samarei'tai può alludere alla raggiunta armonia
nella fede tra i cittadini (oppure all’unità d’intenti del gruppo che avvicina Gesù: supplicarlo e
farlo restare tra loro).
131
«Empfiehlt sich D 182 qumo;n für lao;n, da nur die Worte des Ev. umgeschrieben werden:
ejk de; th'" povlew" (ejkeivnh") polloi; ejpivsteusan» (Golega 1966, 15).
286 DE STEFANI

strofavliggi parevstice divzugo" hjou'". Questo sembra corrispondere, a parte la prevedibile


luxuria verborum, a wJ" ou\n h\lqon pro;" aujto;n oiJ Samarei'tai, hjrwvtwn aujto;n mei'nai
par` aujtoi'". kai; e[meinen ejkei' duvo hJmevra" (Joh. 4,40).
Il testo del Passow e quello dello Scheindler coincidono. Quanto ai marginalia, che il
Koechly abbia espressamente indicato una lacuna in margine, come scrisse lo Scheindler, è
falso: in realtà, egli si limitò a trascrivere il giudizio del Hermann: «H. c. a[i>sen, nisi hic
quoque nonnulla exciderint, l. c. p. 994». Vediamo la pericope: Nonno dice che Gesù si
fermò (pau'sen) presso la fonte e subito (tacuv") si recò a Samaria. Poi segue nel Vangelo
un periodo che non ha corrispondenza nella Parafrasi; il poeta dice infatti, ai versi seguenti,
che dopo due giorni Gesù se ne tornò in Galilea, riprendendo dunque il filo al versetto 43
e omettendo i giovannei 41s., dov’è ribadito che i Samaritani, persuasi dal discorso della
donna, si fecero seguaci di Gesù: questo passo non è reso. L’omissione può imputarsi a una
scelta del parafraste, che avrebbe trascurato l’ulteriore menzione della benefica pubblicità
della Samaritana; in alternativa, può indicare che nel ms. giovanneo (o nei mss.) del poeta
il passo mancava: difficile decidere, come in molti casi simili della Parafrasi132. L’aporia va
comunque rilevata, perché pau'sen con valore intransitivo f a d i f f i c o l t à (si veda infra),
e tuttavia la mancata corrispondenza tra la Parafrasi e il Vangelo riguarda una porzione
successiva di a l c u n i v e r s i rispetto al verbo, e dunque la difficoltà offerta da pau'sen
e la mancata resa dei vv. 41s. non sono da mettere reciprocamente in relazione: non è dunque
verosimile che i vv. 41s. fossero parafrasati in versi perduti immediatamente dopo pau'sen
a[nax para; geivtoni phgh/' (188), che sarebbe stato magari completato nel verso successivo,
ad es. con un enjambement133. Rimane il problema di pau'sen: sia il Hermann che il Koechly
sembrano averlo percepito, mentre lo Scheindler pare non avvedersene; ma è merito del
Tiedke averlo notato, dopo l’uscita dell’edizione scheindleriana: «nam primum si potest
significare ‘requievit’, parum consentit cum iis quae sequuntur kai; tacu;" eij" povlin h\lqen
[…], deinde hoc uno loco invenitur non adiecto casu quarto, quo casu, cum ‘sedare’ semper
valeat, nusquam alibi careat»134; inoltre – osserva lo studioso berlinese – l’uso nonniano
esige l’aumento: kai; e[pausen ktl. Neppure il Tiedke fu in grado di offrire un’emendazione
soddisfacente di pau'sen. L’intervento del Golega, kai; e[neusen o katevneuse d`, è plausi-
bile e ben sostenuto135: il futuro editore farà bene, a mio avviso, a stamparlo nel testo;
qualora, invece, si preferisca restare nella paradosi, pau'sen dovrà essere accompagnato –
a differenza da quanto fece lo Scheindler – dalle cruces. E sarà forse opportuno segnalare

132
Così lo Scheindler 1881, 231: «Eine Lücke nach V. 188 mit Koechly möchte ich nicht
annehmen; denn die folgenden Verse schliessen sich recht gut an und geben genau in der richtigen
Reihenfolge die Sätze des Evangeliums wieder. Anders steht die Frage, ob nach V. 191 eine
Lücke anzunehmen sei, da hier der ganze 41. und 42. Vers des Evangeliums in der Paraphrase
fehlen. Doch ist es hier nicht möglich zu einem sicheren Resultate zu kommen. Denn da diese
beiden Verse des Evangeliums, ohne den Zusammenhang zu stören, leicht wegbleiben konnten,
da ferner eine Beziehung hierauf sich nicht findet, so kann Nonnos entweder absichtlich diese
Verse in seiner Paraphrase übergangen haben, oder […] er las sie nicht in seinem Exemplare des
Evangeliums».
133
Con la cautela dovuta all’uso limitato dell’enjambement, cf. supra, 281.
134
Tiedke 1883, 9. Non altrimenti si ricava, per tutta la grecità, dai lemmi di ThGL e LSJ9,
s.v.
135
Golega 1966, 15.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 287

in apparato la possibilità di una lacuna, da supplire parzialmente – del tutto e.g. – così: kai;
e[pausen a[nax para; geivtoni phgh'/ / <dhro;n lissomevnou", ...> / kai; tacu;" ktl.136
vv. 201s. Gesù ritorna in Galilea: dh; tovte min profanevnta palinnovstoisi keleuvqoi" /
a[smeno" eJsmo;" e[dekto qeostovrgwn Galilaivwn = ejdevxanto aujto;n oiJ Galilai'oi (Joh. 4,45).
pedivloi"* Koechly (lapis nero): intervento superfluo, si direbbe.

p. 40
vv. 213s. Il centurione si affligge per il figlio ammalato: kai; genevth" filovtekno" i[sw/
mastivzeto pursw'/ / paido;" iJmassomevnoio tavca plevon.
polu;* Koechly (lapis nero). La specificazione non c’è in Giovanni; quanto all’intervento,
non mi sembra necessario, anzi tavca è molto più fine: «era flagellato dalla stessa febbre /
forse più del figlio che [ne] era frustato»137.
v. 216 `Ihsou'n ejreveinen, o{pw" nevon ui|a sawvsh/ = kai; ijavshtai aujtou' to;n uiJovn (Joh. 4,47).
eJo;n* Koechly (lapis nero). Bella congettura, coerente con l’uso nonniano138, e appoggiata
dal Vangelo139; non a caso, la stessa modifica fu avanzata molto dopo dal Golega, che
giustificò la corruzione come dovuta al precedente ejreveinen: anche qui, il silenzio dello
Scheindler ha contribuito a consegnare un testo corrotto. Un intervento simile – non neces-
sario – è quello del Friedländer a Paul. Sil. S. Soph. 342 temevnessi nevoi" (temevnessin eJoi'"
Friedl.).

p. 41
vv. 236-241 aujta;r oJ caivrwn / dmw'a" eJou;" ejreveinen ajlexikavkou c av r i n w{rh", / th'/ e[ni
faidrotevrhn biothvsion e[sce galhvnhn. / ... / uiJeva so;n livpe nou'so", o{te cqizh'/ para;
nuv s sh/ / eJ b domav t h steiv c ousa biossov o " e[ t r e c e n w{ r h = ej p uv q eto ou\ n th; n w{ r an
par` aujtw'n, ejn h/| komyovteron e[scen: ... ejcqe;" w{ran eJbdovmhn ajfh'ken aujto;n oJ puretov"
(Joh. 4,52).
crovnon*? drovmon* Koechly (lapis nero), quest’ultima congettura accompagnata da una
linea che la collega col seguente e[trecen (241); si tratta tuttavia di un fraintendimento:
cavrin (237) ha qui il valore di periv, come spesso in Nonno, cf. Peek, s.v. cavri", II.

p. 42
v. 243 th'/ e[ni qevskelon ei\pen a[nax zwarkevi fwnh'/:
Questo il testo del Passow, che in nota avvertiva che la traduzione dell’Hedeneccius postulava
qevskelo". Il Koechly in margine lo ribadì, accompagnando l’intervento con zwarkeva
fwnhvn* (lapis nero). Il corretto qevskelo" fu poi rinvenuto in L, e stampato nel testo dallo

136
Si può anche ipotizzare uno slittamento semantico di pauvw – che non eliminerebbe
tuttavia l’incongruenza nel contenuto – magari sulla base del latino (cesso?).
137
Poco dopo, Nonno ricorre di nuovo allo stesso concetto: kai; aijqomevnou puretoi'o /
davkrusi qermotevroisi diavbroco" i[acen ajnhvr (4,220s.).
138
Una volta al quinto biceps nelle Dionisiache, secondo Peek, s.v. eJov".
139
E del resto: ejmo;n ui|a (4,223) = to; paidivon mou (Joh. 4,49); sevo pai'da (4,226) = oJ uiJov"
sou (4,50); uiJo;n eJovn (4,233) = nessuna corrispondenza; sov", ... uiJov" (4,235) = oJ pai'" aujtou'
(4,51).
288 DE STEFANI

Scheindler, che commentò, in apparato: «coniectura Heden. Marcellus». Andava forse ricor-
dato il parere del Koechly; quanto a zwarkeva fwnhvn, si tratta di modifica incompatibile con
qevskelo"140.

Canto V
vv. 1s. Siamo all’inizio del racconto del paralitico, che si apre nel poema con lucenti versi
ecfrastici di tipico gusto tardoantico: `Ihsou'" d` ajnevbainen, o{ph/ dovmo" aijqevri geivtwn /
cionevhn ajmavrusse livqwn eJterovcroon ai[glhn = ajnevbh `Ihsou'" eij" ~Ierosovluma (Joh. 5,1).
La famosa congettura cionevhn dell’Abram141, contro il kionevhn dei mss. (mutato in kionevwn
dal Marcellus), era già stampata dal Passow; nell’esemplare del Koechly, è accompagnata
in margine da wn* (lapis nero): scil. cionevwn, che tuttavia non appare proprio necessario;
l’intervento del Koechly si appaia dunque a quello del Marcellus. Ora la paradosi è difesa
dall’Agosti*, ad l. (e in Nonno, Parafrasi E 1-2 e la descrizione di edifici nella poesia
tardoantica, «Prometheus» XXIV [1998] 202-208): e, in effetti, kionevhn appare forse preferibile
in considerazione del seguente eJterovcroon ai[glhn, che presuppone un gioco di colori
cangiante che potrebbe contraddire lo splendore ‘niveo’ (oltre che per altri motivi, cf. l’Ago-
sti*, ad l.).

p. 43
v. 5 daidalevwn zwsqei'sa livqwn uJyavntugi mivtrh/
L’intervento uJyavmpuki del Wernicke, citato dal Passow in apparato, è accompagnato da due
giudizi positivi del Koechly: «recte» (lapis nero) sia in margine che in calce; in una futura
edizione, un «prob. Koechly», accanto alla menzione di uJyavmpuki, non nuocerebbe.
v. 6 eujrutenh;" ajsavminqo", o{ph/ kekakwmevno" ajnhvr
Così il Passow; il Koechly ipotizzò una «lacuna complurium versuum» (Scheindler), segna-
lata da due barre verticali (inchiostro nero) dopo o{ph/142; accanto a kekakwmevno" è vergato
bebarh (inchiostro nero): non mi è chiaro se il Koechly volesse in tal modo annotare un
identico intervento del Rigler ricordato poi anche dallo Scheindler, o se lo propose indipen-
dentemente.
v. 9 qerma; pepainomevnh" ajpeseivsato luvmata nouvsou = uJgih;" ejgevneto (Joh. 5,4).
marainomevnh"* Koechly (lapis nero). È detto della malattia guarita dalle acque della piscina
probatica. La congettura koechliana deve dirsi improbabile: da un lato, maraivnomai dovreb-
be avere valore attivo, il che non mi sembra attestato, almeno in questo stile143; dall’altro,

140
La modifica zwarkeva fwnhvn fu forse fatta prima della scelta di qevskelo", dunque
uniformando tutto all’accusativo: lo studioso pervenne tuttavia subito – si presume – alla lezione
giusta.
141
Che si direbbe l’autore dell’intervento: nella sua edizione stampa bensì kionevhn (p. 50),
ma nelle Notae che la precedono, riportando il passo, scrive cionevhn (19) e, nel corso della
discussione, afferma: «quod si cionevhn malis legere […]» (20). Il Passow non era a conoscenza
del lavoro dell’Abram (cf. infra, 296 n. 181).
142
L’ipotesi è respinta – a buon titolo, direi – dallo Scheindler 1881, 232.
143
Nonostante la parziale suggestione del simile Dion. XXXIV 219s. Semevlh" flogero;n
dovmon, oJppovqi pastoiv / leivyana qerma; fevrousi marainomevnwn uJmenaivwn.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 289

la concezione della ‘cozione della malattia’ (pevyi" noshvmato") era probabilmente recepita
anche al di fuori delle cerchie mediche, dov’era concetto diffuso144.
v. 10 fevrteron ijhth'ro" ijdw;n ojdunhvfaton u{dwr
e[cwn del Marcellus – menzionato poi dallo Scheindler – è interessante: era stato proposto
in margine anche dal Koechly (lapis nero), che lo avanzò accanto ad eJlw;n*, meno attraente,
mi sembra, di e[cwn.

p. 44
vv. 25-28. Il paralitico si trascina a fatica e viene sempre anticipato dagli altri: o[fra me;n
ajsthvrikton ejmo;n povda nwqro;n ejrevssw, / tovfra de; ma'llon ejmei'o newvtero" ojxevi palmw'/ /
profqavmeno" broto;" a[llo" ejlafrovtero" katabaivnei / ajfro;n ajersipovthton ejreugomevnh"
ajsamivnqou = ejn w/| de; e[rcomai ejgwv, a[llo" pro; ejmou' katabaivnei (Joh. 5,7).
ejruvssw* Koechly (lapis nero). Il Nostro aveva percepito che era necessario un verbo indi-
cante il trascinamento dei piedi, che poteva in effetti essere reso da ejruvw145; dopo lo Scheindler,
il Tiedke vide infatti – appoggiando l’osservazione con il consueto, ammirevole corredo di
loci – che «nam etsi Nonnus IV 3 suvndromo" hjerivoisin ejrevsseto tarso;" ajhvtai" Mercurium
facit remigantem […], etsi idem natantium pedes manusque remigium haud raro appellat
[…], tamen qui motus volantium aut natantium solet esse, male tribuitur homini per terram,
non per auras vel aquas, corpus trahenti duodequadraginta annorum aegritudine debilitatum»146.
La proposta del Tiedke, eJlivssw, è sostenuta da passi molto simili e potrebbe cogliere nel
segno, anche se l’Agosti* difende ora la paradosi con vari, importanti paralleli147.

p. 45
v. 42 aujto;" ejmoi; katevlexen ajertavzein kai; oJdeuvein
ou|to" Koechly. La correzione fu avanzata dubitativamente in margine (lapis nero), e l’in-
tervento fu poi giustamente accolto dallo Scheindler.
v. 45 e[rceo so;n klinth'ra labw;n peforhmevnon w[mw/ = a\ron to;n kravbbatovn sou kai;
peripavtei (Joh. 5,12).
e[greo* Koechly (lapis nero). In forza di peripavtei è preferibile conservare e[rceo, e non
aiuta a decidere 5,30 e[greo, levktron a[eire kai; e[rceo kou'fo" oJdivth", dove entrambe le
forme sono rappresentate148.

144
Ad es., Galeno parla di pevyi" della malattia in MMGl. I 11 (XI 36 K.) più o meno nel senso
di ‘decorso’; l’astinenza dal cibo (parla di febbri putride) favorisce la pevyi" della malattia, mentre l’as-
sunzione lo blocca: wJ" a]n tw'n me;n ajsitiw'n o{son eij" th;n pevyin tou' noshvmato" wjfelousw`n, tosou`ton
h] kai; ejpi; plei`on ajdikousw`n th;n duvnamin: tw`n de; trofw`n o{son eij" rJwvmhn suntelousw`n tw/` nosou`nti,
tosou`ton ejmpodizousw`n ta;" pevyei". ajlla; kajntau`qav soi gnwstevon, eij" o{son me;n h{kei megevqou" hJ
novso", eij" o{son de; kai; hJ duvnami" aujtou` tou` nosou`nto": i{na pro;" ta; meivzono" ejpikouriva" deovmena
ajpoblevpwn ajsitivai" me;n ejn ijscurotevra/ th/` dunavmei kai; duspevptw/ noshvmati qarralewvteron
crhvsh/: trofai`" de; pleivosin ejn ajsqenestevra/ me;n th'/ dunavmei, noshvmati de; mh; pavnu duspevptw/.
145
Cf. Dion. XLIII 50 prosqidivou" (povda") ejruveske, XLVI 212 ojpisqidivou" povda" ei[rusen.
146
Tiedke 1883, 9s.
147
Soprattutto Eur. IA 138 ejrevsswn so;n povda.
148
Comunque, e[greo, corrente nelle Dionisiache nel primo dattilo (cf. Peek, s.v. ejgeivrw,
B.: anche e[rceo, per il vero), potrebbe forse essere ricordato in un futuro apparato.
290 DE STEFANI

vv. 47-51 kaiv min ijdw;n steivconta liqwvdeo" e[ndoqi nhou' / u{brin ajnamnhvsa" protevrhn,
poinhvtora nouvsou / Cristo;" ajnastevllwn ejpetevlleto mavrturi muvqw/: / hjnivde149, nou'son
e[cwn, sovo" e[pleo: mhkevti rJevxh/" / ajmplakivhn eJtevrhn, mh; kuvnteron a[llo nohvsh/" = meta;
tau'ta euJrivskei aujto;n oJ `Ihsou'" ejn tw'/ iJerw'/, kai; ei\pen aujtw'/: i[de uJgih;" gevgona": mhkevti
aJmavrtane, i{na mh; cei'rovn soiv ti gevnhtai (Joh. 5,14).
Questo il testo del Passow, che stampava ancora poinhvtora nouvsou della vulgata (48); il
Koechly non propose nessuna congettura ma appose, come in molti altri casi difficili, un
punto di domanda, con l’indicazione «7,70» (lapis nero), che si riferisce a Mwsh'" qesmo;n
e[dwke fovnou poinhvtora fwtw'n. Successivamente, lo Scheindler stampò poinhvtori nouvsw/
col codice più antico, L (poinhvtori nouvsw/) e col più autorevole del ramo b, V (poinhvtori
nouvsou). Il testo, in realtà, non è immediatamente perspicuo, anche dopo l’accoglimento
della lezione del codice poziore. L’interpretazione offerta dallo Scheindler è invero molto
lucida: «Als Chr. den Kranken im Tempel fand, erinnerte er ihn an seine früheren Sünden
(u{ b rin aj n amnhv s a" protev r hn) und ihn zurückhaltend durch A n d r o h u n g e i n e r
r ä c h e n d e n K r a n k h e i t, schärfte er es ihm ein mit den Worten: Du warst krank, bist
aber jetzt gesund; begehe keine Sünde mehr, damit du nicht schlimmer e r k r a n k e s t».
Questa versione può essere davvero la soluzione, anche se poinhvtori nouvsw/, «con la mi-
naccia di una malattia punitiva», appare un po’ brachilogico150 ed è legittimo sospettare che
il verso nasconda una corruzione più profonda151.
v. 50 h[dh, nou'son e[cwn, sovo" e[pleo: mhkevti rJevxh/"
hjnivde Koechly* (lapis nero). Lo Scheindler attribuisce l’emendazione – assolutamente palmare,
come appare da un confronto col Vangelo (= 5,14 i[de uJgih;" gevgona") – a se stesso: «ipse
correxi»152. La stessa appropriazione avviene a 12,60 hjnivde poikilovdwro" a[nax teo;" eij" se;
perhvsei: «h[dh vulgo: ipse correxi», dove puntualmente, nell’edizione annotata, si legge,
per mano del Koechly, «hjnivde recte»* (lapis nero).
v. 52 kai; qrasu;" ~Ebraivoisi palivndromo" a[ggelo" e[sth
tacu;" del Marcellus – ricordato dallo Scheindler in apparato – era stato avanzato anche dal
Koechly* (lapis nero). È uno dei non molti casi in cui il Nostro omise di ricalcare l’inter-
vento con lapis blu, una volta accertatosi di essere stato anticipato.

p. 46
v. 60 mou'no" ejw;n ajfuvlakto", o{te brotevwn ajpo; movcqwn
o{ti* dubitativamente il Koechly (lapis nero): non necessario.

p. 47
vv. 84-86 o[fra ke pavnte" / uiJeva timhvswsin ijsovzugon w/| geneth'ri, / oi|av te kudaivnousi kai;
uJyimevdonta tokh'a = i{na pavnte" timw'si to;n uiJo;n kaqw;" timw'si to;n patevra (Joh. 5,23).

149
Qui stampo il testo emendato dal Koechly (cf. infra).
150
Agosti* lo ritiene dativo sociativo, rimandando a Keydell 61*.
151
Per esempio, in nouvsw/ potrebbe forse celarsi muvqw/, ripreso poi, con tecnica caratteristi-
ca, al verso seguente; quanto a poinhvtori, suggerisco (con la dovuta cautela) n e m e s hv m o n i.
152
E nell’articolo: «Ein Blick auf die Worte des Evangeliums […] zeigt, dass hjnivde zu
schreiben ist» (Scheindler 1883, 233).
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 291

to;n*? Koechly (lapis nero). Nonno introduce bensì l’articolo nei suoi versi sulla scorta del
modello giovanneo, ma raramente lo fa solo per determinare un sostantivo + aggettivo: per
lo più l’articolo serve a sostantivizzare participi ed aggettivi, a parte reminiscenze omeriche
e di altri poeti (e idiotismi nonniani presenti anche nelle Dionisiache)153; non è dunque il
caso di introdurre per congettura un elemento estraneo allo stile: piuttosto, l’usus spiega
forse perché il poeta sostituì tovn con kaiv. E, in ogni caso, il testo tràdito, pur risultando un
po’ pleonastico, è accettabile: «così come onorano il padre celeste».
v. 90 o{sti" ajnh;r devxoito novou peiqhvmoni qesmw'/
devxaito* Koechly (lapis nero).
v. 92 eij" krivsin ejrcomevnhn oujk e[rcetai, ajll` ejp` ejkeivnhn154
ejssomevnhn Koechly: felice correzione, che il Nostro avanzò accompagnandola con il rife-
rimento «116» (lapis nero), cioè il successivo krivsio" ejssomevnh". Fu naturalmente accolta
dallo Scheindler155.

p. 48
vv. 107-111 o{ti loivsqio" e[rcetai w{rh / kai; nu'n ajmfibevbhken, ajolleve" oJppovte nekroiv /
zwotovkwn ajivonte" ajnosthvtwn ajpo; tuvmbwn / Cristou' fqeggomevnoio dedegmevnoi e[nqeon
hjcwv / pavntoqen ajivssousi = o{ti e[rcetai w{ra kai; nu'n ejstin, ejn h/| pavnte" oiJ ejn toi'"
mnhmeivoi" ajkouvsousin th'" fwnh'" aujtou' (Joh. 5,28).
Così il Passow. Innanzi tutto, la palmare correzione del Ludwich a[gci bevbhken156 (108) si
ritrova già presente nell’esemplare annotato dal Koechly (lapis nero), e questo dato andreb-
be riportato in apparato.
Dopo aji?onte", il Koechly ipotizzava dubitativamente una lacuna: l’ipotesi non ricorre nella
memoria basileense, fu quindi in séguito revocata. In effetti, vi è una pesantezza tautologica
nella successione aji?onte" – dedegmevnoi hjcwv (ma Nonno era ipersensibile come noi?); si po-
trebbe correggere aji?onte" in ajniovnte"157, ma contro l’intervento si accamperebbero almeno due
argomenti: 1. L’utrum in alterum. 2. Il fatto che nella paradosi il concetto è bene espresso dal
successivo aji?ssousi, e quindi sorgerebbe un nuovo pleonasmo, quello tra ajniovnte" e aji?ssousi.

p. 49
v. 116 krivsio" ejssomevnh" ej" ajnavstasin: oujranivou mevn
ejssomevnh" krivsio" pro;" ajn.* Koechly (lapis nero). La congettura interessa la questione
delle ‘quantità erronee’ in Nonno: sia la Parafrasi che le Dionisiache contengono infatti delle
anomalie prosodiche – poche, per il vero – a fronte della nota rigidità del metro158. L’inter-

153
Cf. A. Svensson, Der Gebrauch des bestimmten Artikels in der nachklassischen griechischen
Epik, Diss. Lund 1937, 118-121.
154
Così stampava ancora il Passow: lo Scheindler accolse in séguito la necessaria correzio-
ne ejpi; keivnhn del Wernicke 262.
155
La corruzione si deve ovviamente al seguente oujk e[rcetai. Cf. i passi paralleli raccolti
dal Ludwich 500.
156
Ludwich 501.
157
Stessa sede in Par. Joh. 4,89 e Dion. XXIV 118.
158
Su questi fenomeni prosodici in Nonno cf. Agosti 1995, 341-348.
292 DE STEFANI

vento del Koechly introdurrebbe una variatio tutt’altro che spregevole: oiJ me;n ajeqleuvsante"
ajmemfeva pisto;n ajgw'na / z w h' " aj q a n av t h " ej " aj n av s t a s i n , oiJ de; kamovnte" / e[rga
poluplanevo" bioth'" eJterovfroni luvssh/ / ej s s o m ev n h " k r iv s i o " p r o; " aj n av s t a s i n
(5,113-116) = oiJ ta; ajgaqa; poihvsante" eij" ajnavstasin zwh'", oiJ de; ta; fau'la eij" ajnavstasin
krivsew" (Joh. 5,29). Tuttavia: 1. krivsio" è misurato come dattilo anche a 16,30 – e infatti
anche lì il Koechly interviene – e dunque i due passi si sostengono a vicenda159. 2. A parte
l’influsso di krivma e krivnw, che pativano le stesse oscillazioni, è verosimile che Nonno fosse
spinto alla deroga dalla necessità della «collocazione incipitaria del sostantivo che chiude Jo.
5,29»160. 3. Come scoprì il Tiedke161, dinanzi a pentemimere Nonno non suole allungare per
posizione un vocabolo di misura ∪ ∪ ∪ + consonante – mentre l’allungamento è ammesso
quando si presentano due vocaboli, di misura – ∪ ∪ ∪ + consonante162.
v. 130 mu'qon ajlhqeivh" ajluvtw/ sfrhgivssato muvqw/
Così stampava ancora il Passow, avvertendo, tuttavia, di qesmw'/ (in luogo di muvqw/) del
Wernicke163: quest’intervento – ricordò poi lo Scheindler – fu approvato dal Kinkel164; ma
vi si era trovato d’accordo anche il Koechly in margine (lapis nero). La soluzione al passo
fu comunque offerta da desmw'/ del Marcellus e del Tiedke.

p. 50
vv. 142-146 e[rga gavr, oJppovsa dw'ke path;r ejmov", o[fra televssw, / fqevggetai aujtobovhta
lavlw/ savlpiggi siwph'": / tau'tav me khruvssei kai; ejreuvgetai e[mpedon aujdhvn: / oujde;
pathvr me levloipen ajkhruvktw/ tini; sigh'/, / o{sti" ejme; proevhken ajp` aijqevro": ajlla; ktl. =
ta; ga;r e[rga a} e[dwkevn moi oJ path;r i{na teleiwvsw aujtav, aujta; ta; e[rga marturei' peri; ejmou'
o{ti oJ pathvr me ajpevstalken. kai; oJ pevmya" me path;r ktl. (Joh. 5,36s.).
Il Koechly indicò una duplice lacuna al precedente passo165, sia nelle note manoscritte che nella
conferenza basileense: il primo verso, caduto dopo il v. 143, sarebbe iniziato con e[rga, tavper
televw ...* (inchiostro nero), ripreso dal seguente tau'ta. Per la seconda lacuna, dopo il v. 144,
propose o{tti path;r proevhken lavlon o{lw/ craismhvtora kovsmw/ (cf. 152): l’assonanza iniziale
col v. 145 oujde; pathvr me levloipen avrebbe evidentemente spiegato la caduta. La proposta è
certo interessante, benché non necessaria, come illustrò poi con buoni argomenti lo Scheindler166.

159
16,30 ajmfi; dikaiosuvnh" kai; krivsio", dove il Koechly propone, in marg. (sottolineato
kai; krivsio"): krivsiov" q` u{per*.
160
Agosti 1995, 346. Alla possibilità di un’inversione ejssomevnh" krivsio" pensò indipen-
dentemente anche A. Cameron, ap. Sherry 108: «Remarkably, this error could have been avoided
by rearranging the first two words to ejssomevnh" krivsio" [n.: Pointed out to me in sermone by
Alan Cameron]»; si porrebbe tuttavia il problema dell’allungamento in cesura.
161
Tiedke 1873, 6-9.
162
Ad es., 11,144 ouj soi; tou'to pavro" diepevfradon: ai[ke fulavxh/".
163
Una congettura marginale all’edizione nonniana del Sylburg, cui il Passow aveva avuto
accesso (cf. Passow X).
164
Kinkel 21.
165
La lacuna è rilevata in mg. nell’edizione del Passow e poi ribadita in Koechly 1860, 8
(= 427): «ante et post V, 144 tau'tav me khruvssei kai; ejreuvgetai e[mpedon aujdhvn [scil. unus
tantum versus periit]».
166
Scheindler 1881, 235.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 293

p. 52
v. 179 qei'o" ajnh;r e[grayen ejthvtumo": eij d` a[ra keivnou
ejthvtumon* Koechly (lapis nero). Certo non necessario.

Canto VI
p. 54
vv. 31-36 h\n dev ti" aujtovqi covrto" ajpeivrito". ajmfilafh;" dev / suvmploko" eJsmo;" e[hn
oJmodovrpio" uJyovqi gaivh": / pevnte de; ciliavde" polueideve" h\san ajriqmw'/ / daitumovnwn,
kai; e{kasto" ejreivdeto geivtoni toivcw/ / keklimevnoi stoichdo;n ejp` eujpetavloio trapevzh" /
mhkedanh'" = h\n de; covrto" polu;" ejn tw'/ tovpw/. ajnevpesan ou\n oiJ a[ndre" to;n ajriqmo;n wJsei;
pentakiscivlioi (Joh. 6,10).
Questo il testo del Passow, migliorato poi dallo Scheindler, che accoglie, al v. 32, covrtou
(LV) al posto di gaivh" della vulgata. Al v. 34, l’editore austriaco ricordò in apparato tavxei
del Marcellus; avrebbe forse potuto fare menzione anche di qavmnw/*? del Koechly (lapis
nero). Il passo, comunque, non è affatto chiaro, e toivcw/, se non le cruces, avrebbe certo
meritato in apparato la qualifica di «suspectum». Esaminando il versetto e la sua parafrasi,
si vede che il covrto" poluv" è reso con covrto" ajpeivreto" e, poco dopo, col più fantasioso
eujpetavloio trapevzh" / mhkedanh'": ma a che cosa corrisponde toivcw/? Scartata la possibi-
lità che Nonno parli di un reale muretto, di cui non è menzione nel Vangelo – e anche nel
poema il covrto" è circondato dalla boscaglia, che man mano sale verso le colline (cf. 10 di`
eujdevndroio de; lovcmh") – si potrebbe concludere che toi'co" indichi un muro metaforico cui
si appoggiano i festanti: il corpo del proprio vicino. In tal modo, oltre all’ampiezza del
gruppo di ascoltatori (ajmfilafhv"), se ne evidenzierebbe la densità (anche se una tale inter-
pretazione favorirebbe, al posto di toivcw/, law'/, o magari meglio n wv t w/). Questo per giusti-
ficare la tradizione ms.: personalmente sono certo che abbia ragione il Golega, che, oltre a
proporre un ottimo geivtoni poivh/ (o geivtoni covrtw/ [Neri*], paleograficamente più vicino)
– debitamente sostenuto da loci similes – indicò in modo chiarissimo che toivcw/ non è sano,
e che la corruzione fu probabilmente provocata dal precedente 2,24s. ajmoibaivw/ d` ejpi;
t o iv c w/ / keklimevnoi stoichdovn167.

p. 55
v. 63 povnton ej" ajgcikevleuqon ejperrwvonto maqhtaiv
ejp`* Koechly (lapis nero).

p. 56
v. 71 ajgcifanh;" ejpivkurto" ejpurgwvqh rJovo" a{lmh"
La lezione corretta è ajgcinefhv", offerta da L: l’altro ramo (b) ha, appunto, ajgcifanhv". La
soluzione fu raggiunta per congettura dal Ludwich168; indipendentemente da lui, vi pervenne

167
Golega 1966, 16. Anche se geivtoni toivcw/ è clausola tre volte attestata nelle Dionisiache
(X 41, XII 104, XLI 370), come mi fa notare Vian*, in almeno un caso, toivcw/ sembra aver
rimpiazzato un termine differente: Dion. XXXIII 278 geivtoni lovcmh/ (Tiedke : toivcw L).
168
Ludwich 1873, 124.
294 DE STEFANI

il Koechly, dato che ajgcifanhv"* si trova già in margine all’edizione del Passow (lapis
nero), accanto ad un dubitativo uJyi*? (lapis nero).

p. 57
vv. 84-97 Altius repetendum. Com’è noto, il racconto evangelico è alquanto complesso:
Gesù si rifugia su un monte, mentre i discepoli prendono una barca e navigano verso Cafarnao.
Durante il viaggio scoppia una tempesta, e i discepoli vedono Gesù che cammina vicino a
loro sulle acque. Al mattino, le genti che avevano assistito al miracolo dei pani e dei pesci,
si trovano sulla riva di Tiberiade e notano che manca solo una barca: quella, appunto, presa
dai discepoli per andare a Cafarnao. Frattanto, erano giunte altre barche nel luogo del
miracolo dei pani e dei pesci. Le genti s’imbarcano e si dirigono verso Cafarnao. Il racconto
nonniano è coerente, ad eccezione di un dettaglio: ajll` o{te porfuvrwn Tiberhivda geivtona
pevtrhn / ajkrofanh;" ejcavraxe lipovskion o[rqro" ojmivclhn, / lao;" ejukrokavloio pevrhn
ajntwvpido" a{lmh" / iJstavmeno" skopivazen, o{ti zaqevh/ para; livmnh/ / ijkmalevh" oujk h\san
iJmassomevnh" pevla" ajkth'" / stoicavde" ajllhvlh/sin oJmovzuge" oJlkavde" a[llai, / eij mh; nhu'"
miva mou'non ajnevmploo", o{tti kai; aujtov" / ouj tovte pontopovroio mih'" ejpi; nho;" `Ihsou'" /
ajgciqevoi" eJtavroisi sunevpleen, ajll` o{ti mou'noi / gai'an ej" ajntikevleuqon ejnautivllonto
maqhtaiv. / a[lla" nh'a" eJlovnte", o{ph/ Tiberhivde" ajktaiv, / povnton ejpesseuvonto kai; h[luqon
ejgguvqi cwvrou, / lao;" o{ph/ nhvriqmo" ejp` eujcovrtoio trapevzh" / qevskelon h[sqien a[rton169,
ktl. = th'/ ejpauvrion oJ o[clo" oJ eJsthkw;" pevran th'" qalavssh" ei\don o{ti ploiavrion a[llo
oujk h\n ejkei' eij mh; e}n kai; o{ti ouj suneish'lqen toi'" maqhtai'" aujtou' oJ `Ihsou'" eij" to;
ploi'on, ajlla; movnoi oiJ maqhtai; aujtou' ajph'lqon: a[lla de; h\lqen ploiavria ejk Tiberiavdo"
ejggu;" tou' tovpou o{pou e[fagon to;n a[rton eujcaristhvsanto" tou' kurivou (Joh. 6,22s.).
a[llai nh'e"* Koechly (lapis nero), al v. 94. L’incoerenza è appunto a[lla" nh'a" eJlovnte":
dal testo tràdito non si evince quanto dice il Vangelo, che cioè le nuove barche giunte alla
riva sono di altri, probabilmente accorsi dalla fama del miracolo; il testo tràdito della Pa-
rafrasi sembra suggerire che i nuovi arrivati siano in realtà gli stessi che già si trovavano
sulle ajktaiv170. L’intervento del Koechly tiene evidentemente conto dello scarto tra la Para-

169
Qui, per motivi di chiarezza, ho evitato di riportare alcune peculiarità del testo del
Passow: il refuso sunevpleon (92) e Tiberhvtida, Tiberhvtide" (84, 94), di cui il primo fu corretto
dallo stesso Passow in nota, e il secondo dallo Scheindler (ma, anche qui, il t era stato eliminato
dal Koechly* [lapis nero]). Ho inoltre aggiornato la punteggiatura con lo Scheindler.
170
La ragione delle minuziose precisazioni logistiche del Vangelo è misteriosa, e anche i
moderni biblisti esprimono perplessità: è molto interessante l’ipotesi dello Schnackenburg, che –
sulla scorta di una lunga tradizione di esegesi critica sul passo – propone di considerare seriori,
‘redazionali’, i versetti 22s. (Il vangelo di Giovanni. Testo greco e traduzione. Introduzione e
commento […] di R. S., II, trad. it. Brescia 1977, 67s., ed. or. Das Johannesevangelium, II. Teil.
Kommentar zu Kap. 5-12, von R. S., Freiburg-Basel-Wien 19854). In tal modo, la versione origi-
nale, ‘narrativa’, sarebbe stata dilatata (forse per ragioni propagandistiche? Cf. infra): del resto, i
versetti non sono attestati in tutta la tradizione. Come abbia inteso il racconto Nonno, è difficile
dire: certo è che il suo modello non presentava omissioni (poiché egli parafrasa tutto il testo);
inoltre, dato che, anche altrove (ad es., nel dialogo tra Gesù e Natanaele alla fine del capitolo 1),
Nonno sembra propenso a sostanziare con dettagli il racconto per confermare la natura miracolosa
dell’azione di Gesù, la precisazione sul numero delle barche fu da lui interpretata semplicemente
come una prova del fatto che non si era servito di un mezzo di locomozione (un’altra
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 295

frasi e la Vorlage: si tratta, tuttavia, di una proposta incompatibile col seguente eJlovnte". Si
potrebbe conservare l’intervento modificando eJlovnte" in i{konte", che tuttavia apparirebbe
fastidiosamente pleonastico accando al seguente h[luqon (95). La proposta dello Scaligero,
a[lloi nh'a" eJlovnte", è brillante, e dispensa dal presupporre, per Nonno, un testo evangelico
diverso171. Va riconosciuto che il Vangelo offre a[lla ... ploiavria, che troverebbe una
corrispondenza perfetta in a[lla" nh'a". Inoltre, Nonno usa in questa sezione costantemente
laov" per indicare le genti: a[lloi rischierebbe di confondersi coi maqhtaiv del verso prece-
dente172. Il passo permane molto incerto, a mio avviso: si potrebbe cercare la soluzione nel
verso seguente, ad esempio leggendo: a[lla" nh'a" eJlovnte", o{ph/ Tiberhivde" ajktaiv, / p o l l o i;
ejpesseuvonto kai; h[luqon ejgguvqi cwvrou ktl.173

p. 58
vv. 120s. eijpev, tiv ken rJevxwmen, o{pw" qeoterpevi> qesmw'/ / e[rga qeou' televsoimen: a[nax
d` hjmeivbeto muvqw/:
-sw-?* Koechly (lapis nero). L’ott. con o{pw" è normale, in Nonno, e con varie reggenze:
nessun obbligo a correggere, dunque174.

p. 59
v. 123 o{ntina kei'no" e[pempen. ejpefqevgxanto de; laoiv:
y* (inchiostro nero). Corrisponde ad ajpevsteilen (Joh. 6,29): ma l’intervento non è proba-
bilmente necessario175, se si tiene conto della relativa libertà assunta da Nonno nella resa dei
tempi del modello176.
vv. 124s. poi'on ejeldomevnoi" shmhvion a[mmi televssei" / o[fra ke peiqoivmesqa qeovssuton
e[rgon ijdovnte";177

barca: ma ne mancava solo una, dice appunto il Vangelo), ma si era messo a camminare sull’ac-
qua (personalmente credo che questa spiegazione ‘miracolistica’ sia la ragione prima della pos-
sibile inserzione di 22s. nell’originario testo di Giovanni). Ad ogni modo, Cirillo commenta il
passo osservando per l’appunto che i miracoli, per chi li sa osservare, risultano palesi, e non
restano nascosti: oujde;n ou\n a[ra lanqavnei tw`n ajgaqw`n, ka]n lelhqovtw" uJpov tou telh`tai kruptovn,
kai; ajlhqe;" ejnteu`qen ojyovmeqa to; ‘oujde;n kruptovn, o} ouj fanerwqhvsetai, oujde; ajpovkrufon, o}
ouj mh; gnwsqh/`, kai; eij" fanero;n e[lqh/’ (In Joh. III 4 [PG LXXIII 474A-B]).
171
a[lla ploiavria labovnte" ejn Tiberiavdi ktl., come suggeriva lo Janssen.
172
Così il Golega 1966, 17: spero di avere inteso correttamente il suo pensiero, espresso in
maniera molto concisa (troppo, data la difficoltà del passo in discussione).
173
Cf. ad es. Dion. III 70s. ejpesseuvonto de; puknaiv / ... a[rktoi. La correptio epica al
primo breve del primo metron è assolutamente in norma con l’uso nonniano.
174
Cf. Peek, s.v. o{pw", 2. Normale la dipendenza di un ottativo da un cong. aor. in una
finale: cf. Keydell 76*.
175
Cf. Keydell 68*: «interdum imperfecto et aoristo promiscue utitur [scil. Nonnus], eo
potissimum consilio, ut metri legibus satisfaciat […] sed sunt loci, quibus sine metri necessitate
tempora inter se mutentur».
176
Cf. Golega 1930, 117-119.
177
Il Passow stampava ancora eJlovnte", ma avvertiva sia della lezione a.c. ijdovnte" di P, sia
della congettura ijdovnte" del Nansius; ijdovnte" fu poi stampato dallo Scheindler, e anch’io lo
riproduco qui.
296 DE STEFANI

-wv-* (lapis nero). Dubbio forse generato dalla reggenza televssei", ma l’ottativo con o[fra
ken dopo tempo principale è attestato in Nonno178.
v. 126 tiv prhvxei" protevroisin oJmoivi>on, hJmevteroi gavr
Il punto interrogativo dopo oJmoivi>on, necessario al senso (e assente – forse per refuso – nel
Passow), fu indicato dal Koechly: quest’interpunzione compare poi coerentemente nello
Scheindler.
v. 127 aijqevro" a[fqiton ei\dar ejrhmavdo" e[ndoqi pevtrh"
Così il Passow, che stampa una congettura del Bordatus179, e[ndoqi, al posto di ejgguvqi dei
mss. Il Koechly scrisse: ejgguvqi* (lapis nero). Si direbbe che abbia quindi voluto difendere
ejgguvqi, perperam. Lo Scheindler seguì poi, giustamente, la scelta del Passow180. Quanto ad
ejrhmavdo" e[ndoqi pevtrh", corrisponde perfettamente, secondo le prospettive nonniane, a ejn
th'/ ejrhvmw/ del Vangelo (cf. anche Dion. VI 263 e[ndoqi pevtrh", segnalatomi da Vian*)181.

p. 60
v. 143 zwh'" a[fqito" a[rto" ejgw; pevlw: ai[qopi limw'/
Così il Passow: la lezione corretta pevlon fu poi congetturata dal Ludwich182, e infine rinve-
nuta nella maggioranza dei mss. – pevlw era offerto dal solo P e dalla vulgata183. Ma la
lezione corretta era già stata indicata in margine dal Koechly* (lapis nero)184.
v. 156 o[fra ken w|n genevth" ejmo;" w[pase, mhdevn` ojlevssw
mhde;n Koechly (inchiostro nero). La Vulgata doveva essere corretta sia per l’incongruenza
col Vangelo (= i{ n a p a' n o} e[dwkevn moi, mh; ajpolevsw ejx aujtou' Joh. 6,39) sia per l’im-

178
Cf. Peek, s.v., B. 1. Nei ‘nonniani’, un ottativo aoristo dipendente in una finale da futuro
si ha in Colluth. 143, cf. Livrea, ad l. e W. Weinberger, Studien zu Tryphiodor und Kolluth, «WS»
XVIII (1896) 136.
179
Nel testo (p. 58) il Bordatus stampa e[ndoqi: ejgguvqi è nella lista delle Diversae lectiones
(p. 196).
180
Cf. i passi citati dallo Scheindler 1881, 235, e Dion. VI 263 e[ndoqi pevtrh", etc.
181
Nonno intende il deserto come una zona montana e rocciosa: cf. la mia nota ad 1,61.
Desta invece perplessità il lemma dello Scheindler al verso seguente, in cui ejqoinhvsanto, poi
ritrovato nei migliori mss. (LV), sarebbe stato anticipato dal Marcellus: la correzione si ritrova
infatti già nel Bordatus (p. 58), nel Sylburg (nota alla p. 79: «aptius videtur ejqoinhvsanto»), nel
Nansius: tutti già ricordati dal Passow in calce, ad eccezione dell’Abram, che parimenti pervenne
alla correzione (p. 26: «e quibus ita rescribo, audacius fortasse, sed tamen rescribo. Mavnna
poluklhvi>ston ejqoinhvsanto tokh'e"», etc.), e che non sembra essere stato presente al Passow
(non è nemmeno menzionato nel suo prospetto delle edizioni alle pp. IXs.).
182
Ludwich 1880, 511.
183
I dati dello Scheindler «pevlon LVMa pevlw cet. et ed.» sono caratteristici dell’appros-
simazione con cui è vergato l’apparato: con «cet.» egli intendeva, credo, P e il suo apografo R
(che suole citare, accanto all’antigrafo). Ad ogni modo, nella riproduzione microfilmata di P di
cui dispongo, si direbbe che un originario pevlon sia stato corretto in pevlw (f. 161v) – vero è che
il Sylburg, nella sua collazione, non rileva nulla.
184
Su quest’uso promiscuo dei tempi, riconducibile principalmente alla metrikh; ajnavgkh
(6,143 zwh'" a[fqito" a[rto" ejgw; pevlon = Joh. 6,35 ejgwv eijmi oJ a[rto" th'" zwh'"), si veda la mia
nota ad 1,76.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 297

possibile elisione. La lezione giusta fu poi rinvenuta nel Laurenziano (mhde;n L : mhdevn` b).
Questa volta, finalmente, lo Scheindler menzionò il Koechly in apparato185.

v. 157 ajllav min ajcluovento" ajnasthvsoimi berevqrou


-sai- Koechly* (lapis nero), e – come si vide in séguito – L. Dato che nella principale c’è
un tempo storico (w[pase), la finale deve adeguarsi186; ajnasthvsoimi non può dunque essere
un ottativo futuro ma uno dei (non molti) casi in cui Nonno – come altri poeti del suo tempo
– «in optativo aoristi formando o vocali pro a utitur, ut pro aoristo futurum effici videatur»187.
Lo Scheindler, che era a conoscenza delle lezioni di L, stampò ajnasthvsoimi, come il
Passow; al lume di questi criteri grammaticali la scelta è condivisibile, perché -soi- è
difficilior; e tuttavia, data l’autorità di L, anche la lezione ‘normalizzatrice’ («à écarter»,
secondo Vian*) va tuttavia tenuta in considerazione: l’anticipazione del Koechly andrà
ricordata.

p. 61

v. 161 zwh'" ejssomevnh" aijwvnion ej" coro;n e[lqh/


ej" è dei mss.: il Ludwich ristabilì il più frequente eij"188. Ma l’emendazione era già stata fatta
dal Koechly* (lapis nero).

v. 163. A proposito della lunga lacuna (percepibile anche visivamente dalle righe bianche
presentate da N)189, il Koechly riporta in mg. l’opinione del Hermann: «kaiv min ajnasthvsw
palinavgreton, oJppovte keivnh" / * * * * * * * / uJstativh" o{te fevggo" ejleuvsetai hjrigeneivh".
zwh'" ga;r pevlen ei\dar ejthvtumon etc. Versibus similibus falsus est librarius. Cf. Joh. 40.54».

p. 64

vv. 204s. eij mh; ajf` hJmetevroio qew'/ pefilhmevno" ajnhvr / tou'to gevra" devxoito carizomevnoio
tokh'o"190
Il Koechly evidenzia con un cerchio a lapis le due chiuse qew'/–ajnhvr e carizomevnoio tokh'o"*
(lapis nero) con un segno che sembrerebbe indicare un suggerimento di inversione: eij mh;
ajf` hJmetevroio carizomevnoio tokh'o" / tou'to gevra" devxoito qew'/ pefilhmevno" ajnhvr = eja;n
mh; h/\ dedomevnon aujtw'/ ejk tou' patrov" mou (Joh. 6,65); in realtà, l’ordo chiastico della
tradizione è difficilior (ed elegantior), ed è preferibile conservare i due versi nella forma in
cui furono trasmessi191.

185
Il Koechly 1860, 12 (= 432) ribadì la correzione.
186
La nota libertà modale di Nonno nelle finali (cf. Keydell 76*) non tocca, a quanto mi
risulta, l’uso dei tempi.
187
Keydell 47*.
188
Ludwich 1880, 499. La forma eij" presenta 198 occorrenze come quinto longum, contro
24 di ej".
189
Cf. la n. 2 a p. 5 della mia edizione.
190
Nel Passow c’è un’incongrua virgola dopo hJmetevroio – che il Koechly cancellò – e
devxaito della vulgata contro devxoito dei mss. (ma in nota si avverte che P leggeva devxoito).
191
Cf. Musae. 20s., chiasmo segnalato dal Kost.
298 DE STEFANI

p. 65
vv. 213s. h\ rJa su;n ajllodapoi'si molei'n spevrcesqe kai; aujtoiv / gnhvsioi; h\ rJa novqoisin
oJmoivioiv eijsi maqhtaiv; = mh; kai; uJmei'" qevlete uJpavgein; (Joh. 6,67).
h\ rJa: hje;* (lapis nero). La disgiuntiva sembra esclusa da passi simili al presente192.
ibid. eijsi ejste* (lapis nero). Probabilmente non necessario: l’interrogazione di Gesù si
trasforma in una sententia e la paradosi è superiore.
vv. 216s. ajmfievpei" gavr / zwh'" ajenavoio melivrruta ceuvmata muvqwn = rJhvmata zwh'" aijwnivou
e[cei" (Joh. 6,68).
ajmfievpei" -cevei"?* Qui ajmfievpei" rende esattamente il giovanneo e[cei": l’intervento non
è dunque necessario, senza dire che ajmficevei" è forse poco elegante a causa del seguente
ceuvmata193.
v. 228 aujto;" gavr min e[melle porei'n zwarkevi> povtmw/
Ripubblicando il poema, lo Scheindler stampò ou|to", notando, in apparato: «aujto;" vulgo;
ipse correxi»; ma il Koechly aveva già annotato in margine (lapis nero): ou|to"?*

Canto VII
p. 68
v. 38. Gli Ebrei cercano Gesù durante la festa dei tabernacoli, senza trovarlo: kaiv min
`Ioudai'oi filivh/ mavsteuon ajnavgkh/ = oiJ ou\n `Ioudai'oi ejzhvtoun aujtovn (Joh. 7,11).
dolivh/?* (lapis nero). In effetti, l’agg. filivh/, in considerazione dell’astio con cui Nonno
tratta gli Ebrei, sorprende: forse in questo caso Nonno con filivh/ ajnavgkh/ voleva indicare
che si trattava di una ricerca amichevole, o almeno inoffensiva (cf. 7,53 `Ioudaivwn ... eJsmo;"
ejcevfrwn), diversamente dal solito; la corruzione sarebbe strana194, anche se passi come 7,5s.
inducono a considerare la proposta con attenzione195.
v. 39. Domande degli Ebrei: ph' moi e[bh; poi' kei'no"; = kai; e[legon: pou' e[stin ejkei'no";
(Joh. 7,11).
pou' ejkei'no"*? (lapis nero). A parte la correptio impossibile196, anche la modifica di poi' in
pou' sarebbe banalizzante: l’uso promiscuo di avverbi di moto con valore di stato in luogo

192
Cf. Dion. II 234s. h\ rJa tovkou tamivh tovkon o[yetai; h\ rJa tanuvssei / cei'ra" ejmoiv;, VI
307s. h\ rJav soi i\son e[cei diero;n drovmon; h\ rJa kai; aujthv / eJzomevnh ktl.
193
Non che manchino esempi siffatti, cf. Triphiod. 87-89 ajcalkeve" ... / ... / ... calkw'/
(«dura est haec tautologiva, sed ferenda», Wernicke, ad l.).
194
Possis itaque et f q o n e r h'/. Ma, come si è detto, mentre il Vangelo presenta generica-
mente g l i E b r e i alla ricerca di Gesù (oiJ ou\n `Ioudai'oi ejzhvtoun aujtovn) e poi li scinde in due
gruppi, i favorevoli (oiJ mevn) e gli avversari (a[lloi dev), Nonno dipinge – si direbbe – una scena
in cui a l c u n i E b r e i lo cercano con intenti amichevoli (kaiv min `Ioudai'oi filivh/ mavsteuon
ajnavgkh/: che potrebbe tuttavia valere anche ‘gli Ebrei’) e p o i si presentano gli a[lloi che li
contraddicono (a[lloi d` ajnterivdainon oJmoglwvsswn ajpo; laimw'n: / ouj sofov", ouj sofo;" ou|to"
ejthvtumon).
195
o{tti min hjperoph'/ dovlw/ menevainon ojlevssai / ui|e" `Ioudaivwn oJsivw/ caivronte" ojlevqrw/.
196
«Hic enim [scil. in primo brevi dactyli] hiatus locum non habet nisi in pede primo, et raro
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 299

è noto in poesia greca197. L’isolamento di poi' nel lessico nonniano – ma anche pou' sarebbe
un novum – suggerirebbe semmai ph' kei'no"198; personalmente ritengo che in ph' ... poi' vi
sia un intento di variatio eufonica199.

p. 69
vv. 60-63 ajnh;r dev ti" h]n ejqelhvsh/, / gnwvsetai hJ m e t ev r h " d i d a c h' " c av r i n , eij
geneth'ro" / e[sti ti" oujranivh qeovqen dovsi", h] ejgw; aujtov"200 / fqevggomai ejx ijdivwn ojavrwn
aujtovssuton aujdhvn = ejavn ti" qevlh/ to; qevlhma aujtou' poiei'n, gnwvsetai p e r i; t h' " d i d a c h' " ,
povteron ejk qeou' ejstin, h] ejgw; ajp` ejmautou' lalw' (Joh. 7,17).
fuvsin* (lapis nero). L’obiezione del Koechly è corretta: Gesù parla della natura del suo
sapere: tuttavia, come appare anche da un semplice confronto del poema col Vangelo, cavrin
equivale a periv e il caso va dunque ricondotto alla precedente trattazione di 4,237201.
vv. 66s. o}" de; televssei / neu'ma qeou' pevmyanto" = oJ de; zhtw'n th;n dovxan tou' pevmyanto~
aujtovn (Joh. 7,18): cf. la proposizione precedente, pa'" brotov", o} " l ev x e i e n eJh;n uJyhvnora
timhvn (7,64) = oJ ajf` eJautou' lalw'n (Joh. 7,18).
televssh/?* (lapis nero). Questa oscillazione modale non mi sembra così problematica: Nonno
usa vari modi nelle relative ipotetiche202; un margine di incertezza, comunque, permane.
vv. 72s. o{tti me mou'non / pavnte" ajpokteivnein krufivw/ masteuvete povtmw/ = tiv me zhtei'te
ajpoktei'nai; (Joh. 7,19).
A fianco di mou'non il Koechly aveva vergato un punto interrogativo (lapis nero), cui aggiun-
se poi: «recte: opponitur pavnte"»; l’osservazione coglie uno dei caratteristici tratti dello
stile nonniano203.

p. 70
vv. 92-94. Gli Ebrei se la prendono con Gesù perché risanò il paralitico di sabato, quando
ci si dovrebbe astenere da qualsiasi azione; «ma di sabato» – ribatte Gesù – «pur praticate

certaque lege in quinto» (Lehrs 273). Naturalmente si potrebbe leggere pou' kei'no", volendo
salvare l’intervento.
197
Cf. Headlam, ad Herond. 5,43, e Bühler, ad Mosch. 2,66. Il fenomeno può anche spie-
garsi con un influsso del precedente ph' (moto a luogo): si veda il caso inverso di Hes. Op. 208
th'/ d` ei\", h/| s` a]n ejgwv per a[gw.
198
Cf. Dion. XV 418 ph'/ Nevmesi"; ph'/ Kuvpri"; XXXVII 418 ph'/ qrovna; ph'/ botavnai; ph'/
favrmaka ...;
199
Che tuttavia non si verifica – riconosco – nei passi delle Dionisiache testé citati.
200
Il corretto hje; kai; aujtov" fu congetturato da Karl Lehrs, e accolto dallo Scheindler.
201
Cf. supra, 287. Non ho condotto un controllo sistematico di tutte le traduzioni, ma il
testo risulta frainteso anche nella versione dell’Hedeneccius (cito dall’edizione del Sylburg 84):
cognoscet nostrae doctrinae gratiam (così anche la traduzione anonima contenuta nella Nonni
Panopolitani poetae Conversio Graeca Evangelii secundum Joannem, in Latinum sermonem ad
verbum translata. In usum Scholasticae iuventutis, Lugduni, apud Iacob. Roussin 1620, 105); è
corretta la traduzione dello Sherry 208: «will know about our teaching».
202
Per il futuro, cf. Keydell 75*.
203
Cf. la mia nota ad 1,18.
300 DE STEFANI

la circoncisione: qual è dunque la differenza tra il mio miracolo e l’applicazione della legge
mosaica?» Segue una bella frase, in cui si esorta a non fermarsi alle apparenze del rito, ma
a mirare a fini più alti: krivnate mh; brotevh/si cavrin tivnonte" ojpwpai'", / ajlla; divkhn
krivnonte" ajlhqevi> tavmnete muvqw/, / o[fra qevmin cronivoio protimhvshte proswvpou = mh;
krivnete kat` o[yin, ajlla; th;n dikaivan krivsin krivnete (Joh. 7,24).
cqonivoio* il Koechly (lapis nero). Il v. 94 è un’aggiunta del parafraste, che ribadisce il
discorso precedente; ora, come nei due versi precedenti, l’opposizione è tra le brotevai ...
ojpwpaiv e la divkh204, così al v. 94 alla qevmi" deve opporsi un elemento simile alle brotevai
... ojpwpaiv: non certo uno sconcertante crovnion provswpon, ma uno cqovnion provswpon,
come dimostrò il Tiedke, con un solido rincalzo di loci205. Come si vede, il Koechly era
pervenuto alla stessa conclusione.

p. 71

v. 105 i[ste perissonovw/ kai; ejme; xunhvoni muvqw/ = kajme; oi[date (Joh. 7,28)
ovnooi* (lapis nero); in tal modo si riequilibrerebbe il rapporto degli epiteti, e l’intervento
sarebbe paleograficamente minimo: non è tuttavia necessario, direi.

ibid. qumw'/* (lapis nero). Il tràdito muvqw/ potrebbe sembrare preferibile a causa del seguente
sigh'/ (106) con cui mu'qo" parrebbe in opposizione; tuttavia, Nonno dice normalmente eijdevnai
qumw'/, come fece notare il Tiedke, che propose, come il Koechly, qumw'/206. La congettura va
accolta, naturalmente.

p. 72

vv. 113s. o{tti oiJ aujthv / ou[pw patrovqen h\lqe qelhvmoni foivnio" w{rh = o{ti ou[pw ejlhluvqei
hJ w{ra aujtou' (Joh. 7,30).
Al posto di aujthv, il Koechly propone aijnhv* (lapis nero), ricordando in margine 7,170 ejpei;
pumavth pavlin aujtw'/ / ou[pw ejpitrevyanti parivstato loivgio" w{rh: cf. anche 8,35 ejpei;
qanathfovron aujtw'/ / ou[pw loivsqion h\lqe qeovssuton i[cnion w{rh". La congettura non è
attraente, ma è possibile che il testo sia corrotto. Dato che gli epiteti in Nonno non sono
ornanti, ma hanno di regola una precisa funzione espressiva, è improbabile – benché non
impossibile – che in aujthv si celi un aggettivo equivalente a foivnio" del verso seguente;
piuttosto, si desidera il concetto di loivsqio", puvmato", come mostrano gli esempi (e.g. a[krh
[Neri*], benché abbia generalmente un’accezione ‘fisica’; per la struttura cf. il simile Dion.
X 269s. eij dev o iJ a[ k r h / ... o[rqio" o uj r hv ). Il problema rimane aperto: Vian* propone
di intendere aujthv come «l’heure elle-même (= veritable, fatidique)».

v. 121 e[klue lao;" a[pisto" aJmartinovwn Farisaivwn = h[kousan ou\n oiJ Farisai'oi (Joh.
7,32).
Il Koechly propose en eJsmo;"* (lapis nero). La congettura non è probabilmente necessaria,
ma va considerata con attenzione, perché Nonno riserva talvolta a laov" l’accezione cristiana

204
E l’ajlhvqeia, implicita in ajlhqei' ... muvqw/ (tevmnete allude all’esempio scelto, la circoncisione:
il jeu de mots era irresistibile per Nonno).
205
Tiedke 1883, 10s.
206
Tiedke 1883, 11.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 301

di ‘credenti’207; quanto ad eJsmov", s’intravede di tanto in tanto un senso negativo208: l’oppo-


sizione, comunque, non è costante, sì da obbligare ad emendare.

p. 73
v. 136 tiv" de; pevlei lovgo" ou|to", o}n e[nnepe mavrturi law'/; = tiv" ejstin oJ lovgo" ou|to" o}n
ei\pen; (Joh. 7,36).
muvqw/?* (lapis nero). La chiusa coinvolge il complesso problema dell’uso di mavrtu" in
Nonno, un vocabolo provvisto di un vasto spettro di accezioni. Dal paziente studio che il
Vian vi dedicò, si può attribuire all’explicit di 7,136 il valore prolettico di «en sorte que le
peuple […] puisse en témoigner»209. La possibilità che ci sia una corruzione – in alternativa
a muvqw/, ad es., la<im>w'/: cf. 2,43 mavrturi laimw'/ – può essere scartata alla luce dei passi
richiamati dal Vian.

p. 74
v. 157 oiJ dev, dicostasivh" ajdahvmone", ei\con ajoidhvn
Al posto di ajoidhvn, il Koechly congetturò ijwhvn* (lapis nero). Già menzionammo in altra
sede questa congettura. Il passo va emendato altrimenti, come ho dimostrato in un altro
lavoro uscito in questa rivista (Due note al testo della Parafrasi di Nonno, «Eikasmós» X
[1999] 217-219).
vv. 163-166. Dabi;d d` ajrcegovnou basilhvion ai|ma komivzwn, / Cristo;" `Ioudaivoisi fanhvsetai
aujto;" ajkouvwn, / patrivdo", oJppovqi dw'ma luroktuvpo" w/[kee Dabivd, / Bhqlee;m mhlobovtoio =
ejk tou' spevrmato" Daouei;d kai; ajpo; Bhqlee;m th'" kwvmh", o{pou h\n Daoueivd, oJ Cristo;"
e[rcetai (Joh. 7,42).
Così il Passow. Il Koechly annotò, in margine a Dabi;d d` ajrcegovnou (163): «om.». Dall’ap-
parato dello Scheindler appare evidente che d` è un errore di g (NP), essendo assente nel
resto della tradizione210; dato che il testo del Palatino (P) era l’unica fonte ms. cui attinsero
i filologi che pubblicarono il poema dopo l’Aldina (pure dipendente indirettamente da P)211,
giacché il Sylburg si trovò a collazionare P212, l’intervento del Koechly, precedente all’uti-

207
Cf. Livrea, ad 18,11. Il termine laov" poteva invero indicare anche il contrario, ‘i non
iniziati’ (cf. G.B. D’Alessio, Callimaco. Aitia Giambi altri frammenti, Milano 1996, 551 n. 9).
208
Cf. la mia nota ad 1,73 e si noti la contrapposizione (casuale?) degli apostoli e della
schiera guidata da Giuda in 18,11-14 suvnnomo" ajgromevnwn aujlivzeto lao;" eJtaivrwn / ... / ... /
suvndromon a[llon e[cwn korunhfovron eJsmo;n oJdivthn.
209
Mavrtu" chez Nonnos de Panopolis: étude de sémantique et de chronologie, «REG» CX
(1997) 146. La gittata di questo studio rivoluzionario è, com’è noto, molto grande: dal fatto che
mavrtu" è usato nella Parafrasi in maniera conseguente e giustificata dal modello evangelico (in
cui la marturiva è uno dei motivi cardine), mentre nelle Dionisiache ricorre con una formularità
priva di necessità semantica, il Vian ha dedotto – col rincalzo di molti altri argomenti – la priorità
cronologica della Parafrasi. L’ipotesi è approvata ora da Alan Cameron, The Poet, the Bishop,
and the Harlot, «GRBS» XLI (2000) 180 e convince totalmente anche il sottoscritto.
210
Naturalmente lo Scheindler lo omette nel suo testo e lo considera giustamente una dittografia
del d di Dabivd (Scheindler 1881, 238).
211
Prescindo dal ms. di cui parla il Bordatus, di cui non è neppure acclarata l’esistenza.
212
E infatti riproduce l’erroneo d` (p. 96).
302 DE STEFANI

lizzo di altri codici, va ritenuto un’anticipazione, e meriterebbe di essere citato in apparato:


coniecerat Koechly.
Al v. 164, ajsto;"* Koechly (lapis nero), al posto di aujtov", accompagnato da una virgola
dopo patrivdo" (165). Il passo è in effetti complesso, la funzione di aujtov" non chiara e
pleonastica; tuttavia, la congettura del Koechly non è convincente, per due motivi: 1. ajkouvwn
è ovviamente legato al precedente Cristov", come secondo norma (‘col nome di Cristo’),
mentre ajstov" dovrebbe reggere il seguente patrivdo": un incastro tutt’altro che seducente.
2. Nonno usa frequentemente ajstov" + gen. di nome proprio o comune (come ajrouvrh",
ejnauvlwn, etc.), com’è noto: ma ajsto;" ... / patrivdo" ktl. non sembra dare senso.

p. 75
v. 172 kai; pinutoi; novsthsan ej" ajntiqevou" iJerh'a"
L’agg. pinutov", applicato ai servi dei Farisei, appare a prima vista sorprendente: di qui oi}
de; pavlin* (lapis nero) del Koechly. In realtà Nonno, secondo il suo solito, anticipa lo
svolgimento del racconto, attribuendo ai qeravponte" una saggezza che apparirà al lettore
solo dalla loro risposta ai sacerdoti: oujc ou{tw broto;" a[llo" i[shn ejfqevgxato fwnhvn (176).
Non ad altro scopo servono le simili precisazioni e[ m f r o n i muvqw/ (174) e aj p l a n ev e "
dasplh'to" uJpodrhsth're" ajnavgkh" (175)213.
vv. 179s. mhv ti" ej" aujtovn / hJgemovnwn pivsteusen, h] ajgcinovwn Farisaivwn;
uJyi?* (lapis nero) il Koechly, con rimando ad 8,59 uJyinovwn (laov")214. Si riferisce alla chiusa
ajgcinovwn Farisaivwn: è vero che ajgcivnou" vuol dire ‘intelligente’, il che contrasta con
l’abitudine nonniana di insultare i Farisei appena gliene si presenta l’occasione; qui, tuttavia,
sono i Farisei che parlano di loro stessi. Anzi, l’epiteto, dopo l’introduttivo kai; q r a s u; "
ei\pen o{milo" aj k h l hv t w n Farisaivwn (7,177), aggiunge pepe e ironia al racconto.
vv. 185s. mh; ga;r `Ioudaivwn novmo" e[nqeo" ojxevi qumw'/ / oi\de katakrivnein = mh; oJ novmo" hJmw'n
krivnei to;n a[nqrwpon ...; (Joh. 7,51).
qesmw'/* (lapis nero). Qui la correzione non appare necessaria: con ojxevi> qumw'/ ci si riferisce
evidentemente ai giudici che devono applicare la legge mosaica, e che agirebbero p r e c i -
p i t o s a m e n t e se condannassero un imputato senza ascoltarne le ragioni: la personificazione
novmo" krivnei nel senso di oiJ kritai; katakrivnousi è implicita già nel Vangelo, ed è
enfatizzata da Nonno attraverso l’attribuzione al diritto di un ojxu;" qumov".

Canto VIII
p. 77
vv. 15s. uJmei'" eijsorovwnte" ejmh;n brotoeideva morfhvn / ajndromevhn kata; savrka dikavzete
nhvidi muvqw/ = uJmei'" kata; th;n savrka krivnete (Joh. 8,15).
qumw'/?* (lapis nero) Koechly in margine. La stessa proposta si ritrova nell’apparato dello
Scheindler, attribuita a se stesso: «qumw'/?». L’intervento appare probabile «bei der häufigen

213
Dunque, non gli «inflessibili servi della sorte terribile», ma, probabilmente, i «fedeli» (in
senso letterale): ajplanhv" qui vale forse ‘ejthvtumo"’ non ‘ojtrhrov"’.
214
Il Koechly avrà inteso qui uJyinovwn come ‘arroganti’, non certo ‘di alto pensiero’: cf.
invece LSJ9 1910, s.v.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 303

Verwechslung» [scil. di muvqw/ e qumw'/]215, anche se un nh'i>" mu'qo" attribuito ai Farisei non
sorprenderebbe, nel contesto del diverbio tra Gesù e gli increduli Giudei216.
vv. 20s. meqevpw de; kai; uJyimevdonta tokh'a / xuno;n ejmo;n sunaveqlon.
ejmoi;?* (lapis nero): non è necessario, come non lo è il seguente (25) ejmoi;?* (lapis nero)
rivolto a xunh;n marturivhn kai; ejmo;" genevth" ajgoreuvei (25).

p. 78
vv. 30s. eij dev me ginwvskonte" ejpistwvsasqe menoinhvn, / kaiv ken ajnefravssasqe kai;
hJmevteron geneth'ra = eij ejme; h/[deite, kai; to;n patevra mou a]n h/[deite (Joh. 8,19).
a{m` ej-?* (lapis nero), al v. 31. La congettura andrebbe bene per il senso, ma a{ma non è tra
i bisillabi che Nonno suole elidere.
v. 41 h/|ci de; pouluevlikton ejmou' podo;" i[cno" ejpeivgw
ejreivdw?* (lapis nero).

p. 79
vv. 50-52. Gesù afferma che la sua dimensione è a[nw, mentre gli interlocutori ebrei che lo
contraddicono sono inesorabilmente legati al kavtw217. Poi prosegue: ejste; de; touvtou / uJmei'"
oujtidanoi'o genevqlia phvmata kovsmou, / ejk cqono;" ai|ma fevronte" = uJmei'" ejk tou' kovsmou
touvtou ejstev (8,23).
swvmata* Koechly (lapis nero), in luogo di phvmata. Il testo nonniano potrebbe in effetti
significare: «voi siete le innate sciagure di questo mondo», nel senso che il mondo patisce
a causa degli increduli Farisei; ma non è questo il senso della pericope giovannea, che
doveva essere resa con qualcosa come «voi siete creature di questo mondo»; d’altra parte,
la presenza di phvmata kovsmou in Orac. Sib. VIII 240 (muvso" melevwn kai; phvmata kovsmou),
oltre che nell’epigramma acrostico preposto al canone giambico Eij" th;n Cristou' gevnnhsin
attribuito a Giovanni Damasceno (luvonta [scil. ui|a Qeou'] poluvstona phvmata kovsmou)218
può appoggiare in Nonno il testo tràdito219. Ad ogni modo, in considerazione dello scarto tra
il Vangelo e la Parafrasi, il dubbio del Koechly va tenuto in conto, anche se il suo swvmata
non è persuasivo (an q r ev m m a t a ? Cf. Clem. Alex. Quis div. salv. 37 qrevmma tou' diabovlou)220.

215
Scheindler 1881, 238.
216
Cf. supra, v. 7 lao;" `Ioudaivwn ejpebovmbee quiavdi fwnh'/.
217
E il kavtw, che Nonno doveva identificare col mondo (come suggerisce il resto del
versetto giovanneo), è rappresentato, con tipica imagerie tardoantica, come un baratro: uJmei'"
nerterivoio kathvludev" ejste berevqrou, / ejste; kavtw (8,49s.) = uJmei'" ejk tw'n kavtw ejstev (Joh.
8,23), che ricorda, inter alia, il celebre Or. Chald. fr. 163,1-4 des Places mhde; kavtw neuvsh/" eij"
to;n melanaugeva kovsmon, / w/| buqo;" aije;n a[morfo" uJpevstrwtai kai; ajeidhv" / ... / krhmnwvdh"
skolio;" phro;n bavqo" aije;n eJlivsswn.
218
W. Christ-M. Paranikas, Anthologia Graeca carminum Christianorum, Lipsiae 1871, 205.
219
Con la precisazione che la grandissima popolarità dei canoni a Bisanzio poté alterare il
testo nonniano appunto in phvmata kovsmou.
220
Il passo ricorda il topos in cui la divinità incontra i mortali, qualificandoli come esseri
nullius pretii: cf. Hes. Th. 26, H. Hom. Cer. 256-258 (e Richardson, ad l.). Un parallelo prossimo
è Agath. AP IX 204,6 a[nqrwpoi, geneh'" ai[scea leugalevh".
304 DE STEFANI

vv. 53s. xei'no" e[fun kovsmoio, kai; ouj broto;n oi\da tokh'a: / xei'no" ejgw; kovsmoio, kai;
aijqevro" eijmi; polivth" = ejgw; ou[k eijmi ejk tou' kovsmou touvtou (Joh. 8,23).
Al posto di ejgw;, il Koechly propone e[fun?* (lapis nero). La correzione non appare neces-
saria, perché l’‘anafora imperfetta’ è elegante; tuttavia, dato che e[fun ricorre in una parte
della tradizione di b (VN) che il Koechly non conosceva, l’intervento va ricordato: coniecerat
Koechly.

p. 81
vv. 99s. ~Abravm ejste gevneqla saovfrono", ... / ajllav me ... ktanevein masteuvete
ejste VPa ejsti; cett. Questo il dato della tradizione secondo lo Scheindler – ammesso che
sia corretto221; quanto alle edizioni, il Passow offriva l’erroneo ejsti;. La lezione originaria
era stata tuttavia recuperata già dal Koechly* (inchiostro nero) – la correzione era facile.

p. 82
vv. 107-109 qehmavco" ejste; genevqlh, / eij foniva" doloventi miaivnete cei'ra" ojlevqrw/. /
e[rgoi" ajntituvpoisin ejpistwvsasqe genevqlhn. A questi versi corrisponde un segmento
giovanneo dal contenuto diverso: Joh. 8,40 nu'n de; zhtei'tev me ajpoktei'nai, a[nqrwpon o}"
th;n ajlhvqeian uJmi'n lelavlhka, h}n h[kousa para; tou' qeou'.
eij] oi}* Koechly (lapis nero). Questa proposta fu accompagnata da un’indicazione di lacuna,
poi confermata ad inchiostro nero. Esiste tra i due passi un punto d’intersezione: l’accenno
al desiderio, da parte degli Ebrei, di uccidere Gesù; ma i versi nonniani sono irriducibili, per
mezzo di manipolazioni testuali, alla Vorlage. Il Koechly ribadì nella memoria basileense
la diagnosi della lacuna222; tuttavia, a rinnovata riflessione, mi sembra preferibile accogliere
il parere dello Scheindler: «es zeigt sich somit, dass hier die Paraphrase auf einen ganz
anderen Text des Evangeliums zurückgeht, als wir heute lesen»223 – e andrà considerata, in
questa diagnosi, anche la libertà espressiva del parafraste. Quanto alla proposta annotata in
margine, è ben possibile, ma superflua: e non cambia il problema della mancata corrispon-
denza tra i due testi.

p. 83
vv. 123-125. «Siete figli del diavolo», dice Gesù agli astanti: uJmei'" dhvia tevkna dusantevo"
ejste; tokh'o", / daivmono" ajntipavloio, poqoblhvtou" te merivmna" / patro;" ajersinovou meneaivnete
pavnte" ajnuvssai = uJmei'" ejk tou' patro;" tou' diabovlou ejste; kai; ta;" ejpiqumiva" tou' patro;"
uJmw'n qevlete poiei'n (Joh. 8,44).
In luogo di ajersinovou il Koechly (lapis nero) propone ajmer*. Il diavolo sarà dunque

221
P offre in effetti ejsti;, come ho verificato (f. 155r), e così pure – ma la qualità del
microfilm era molto bassa – N (f. 109v). Ma la nota dello Scheindler non è esatta: «ejsti; cett. et
edd.»; è infatti ejste; che si trova nelle edizioni (cf. Stephanus 98; Bordatus 80; Sylburg 107;
Abram 98).
222
Koechly 1860, 8 (= 427).
223
Scheindler 1881, 239. In una nota della mia edizione (p. 5 n. 2) avevo accolto l’ipotesi
del Koechly proponendo una correzione: quell’analisi mi sembra ora sbagliata (anche se l’isola-
mento sintattico del v. 109 – con in più l’asindeto – desta perplessità).
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 305

‘superbo’ (ajersivnoo") o ‘che toglie il senno’ (ajmersivnoo")? La prima qualifica parrebbe


opportuna, ma anche quella raggiunta dall’intervento è confacente: ajersivnoo" è più raro, e
questo forse lo tutela; ma ajmersivnoo" in Nonno qualifica di solito la luvssa – qualità quanto
mai diabolica – e in Dion. X 37 Megera: lì l’epiteto è bensì motivato dalla pazzia di Atamante,
ma è noto che queste figure mitologiche erano ormai concepite come immagini pagane del
diavolo224. Nel caso presente, la funzionalità di ajmersivnoo" si concreterebbe nel demenziale
comportamento degli Ebrei – mentre ajersivnoo" sarebbe un puro epiteto. La congettura è
dunque interessante.
vv. 136-138 pa'" sofo;" ajnhvr / eij" qeo;n aujtogevneqlon e[cwn novon hJdevi qumw'/ / muvqou"
oujranivoio qeou' zwvonto" ajkouvei = oJ w]n ejk tou' qeou' ta; rJhvmata tou' qeou' ajkouvei (Joh. 8,47).
kevntrw/?* Koechly (lapis nero). La congettura è elegante, e il Koechly conosceva come
pochi altri lo stile nonniano: cf. Dion. II 9s. oJ de; plevon hJdevi kevntrw/ / h[qelen eijsai?ein
frenoqelgeva rJuqmo;n ajoidh'". Data la nota fragilità testuale di tutti gli explicit in qumw'/ e
muvqw/ in Nonno, l’intervento va tenuto in considerazione, pur essendo paleograficamente più
difficile225.
vv. 139s. uJmei'" d` eijsai?ein ouj speuvdete qevskelon ojmfhvn, / o{tti per ouj neva tevkna
biarkevo" ejste; tokh'o" = o{ti ejk tou' qeou' ou[k ejste (Joh. 8,47).
Al posto di neva il Koechly propose fivla*. Benché paleograficamente difficile, la proposta
era sensata, perché il testo tràdito non dava senso: si tratta, tuttavia, di un intervento caduco,
alla luce della superiore lezione del Vaticanus, poi accolta dallo Scheindler, o{tti qeou' ktl.
(«qeou' V : per ouj cett. et edd.»). Quanto a neva, l’editore austriaco mostrò in maniera
convincente che l’aggettivo vale qui ‘novqa’226.

p. 84
vv. 152s. e[stin oJ masteuvwn kai; ejmo;n klevo" aije;n ajevxwn / kai; krivnwn tovte ma'llon.
Al posto del tràdito tovte, il Tiedke restituì polu;227, giustamente recepito dallo Scheindler:
già il Koechly, tuttavia, aveva proposto in margine sia e[ti m* che poluv* (lapis nero)228.
vv. 154-156 o{sti" ejmw'n devxoito qeofradevwn stivca muvqwn / kaiv ken ajsulhvtoisin uJpo;
prapivdessi fulavxoi, / ou[pote pikro;n o[leqron ejsovyetai = ejavn ti" to;n ejmo;n lovgon thrhvsh/,
qavnaton ouj mh; qewrhvsh/ (Joh. 8,51).
min* Koechly (lapis nero), al posto di ken. L’intervento va considerato, perché, di solito,
kaiv ken serve ad introdurre l’apodosi (5,178; 8,106, 118; 13,77; 14,7; 15,112; 18,171), ove
il kaiv non ha valore copulativo: il caso presente introdurrebbe un’ambiguità stilistica, che
la minima modifica del Koechly toglierebbe di mezzo.
vv. 158s. Esasperati dalle dichiarazioni di Gesù, gli Ebrei lo ritengono invasato: nu'n e[ti,
nu'n ejdavhmen ejthvtumon, o{tti se luvssh" / daivmono" hjerovfoito" ajlavstoro" oi\stro" ejlauvnei =
nu'n ejgnwvkamen o{ti daimovnion e[cei" (Joh. 8,52).

224
Per Megera in queste nuove vesti, cf. Paul. Sil. S. Soph. 221.
225
Accogliendo la congettura, hJdevi verrebbe ad assumere ben maggiore rilevanza.
226
Scheindler 1881, 240.
227
Tiedke 1873, 25 n. 7.
228
Il Golega 1966, 20 propose tovde ma'llon.
306 DE STEFANI

dhv* (lapis nero), per il tràdito e[ti. Il Koechly aveva ragione ad esitare: la sfumatura di e[ti
non è presente in Giovanni; il dhv, tuttavia, benché sia paleograficamente facile, non sembra
usato al di fuori di determinazioni temporali229; e, soprattutto, è da escludere il monosillabo
lungo al tempo debole230. Dato che poco prima a Gesù era stata rivolta la stessa accusa
(8,145 = Joh. 8,48), a questo ‘richiamo narrativo’ mirerà probabilmente e[ti, anche se – va
detto – in prossimità di ejthvtumon l’aggiunta è tutt’altro che scorrevole: possis a[ r a , cf.
16,113 nu'n a[ra, nu'n ejdavhmen.
ibid. sh/* (lapis nero), invece di luvssh". Il doppio gen. è bensì pesante, ma del tutto nonniano,
cf. supra, 278.

p. 85
vv. 160s. `Abra;m e[drake povtmon oJ thlivko", oujde; profh'tai / e[sqenon ajtrevptoio fugei'n
wjdi'na" ojlevqrou231 rende, con circostanziata gravità, il giovanneo `Abraa;m ajpevqanen kai;
oiJ profh'tai (Joh. 8,52).
La chiusa wjdi'na" ojlevqrou, nella sua pregnanza ossimorica232 – si veda il contrario 18,132
ferevsbion ej" movron – non è priva di suggestione: al suo posto, il Koechly aveva avanzato
un ingegnoso glwci'* (lapis nero), nel quale, forse, dispiace il plurale. Ad ogni modo, «le
doglie della morte» è un’immagine piuttosto singolare in greco, che richiede una riflessione:
si può bensì recare a confronto Opp. Hal. I 561 o[lbon ojlevqrou (riferito al veleno dei
serpenti), al cui posto Karl Lehrs aveva avanzato o{plon oj. e il Koechly – ancora meglio –
o[mbron oj. (interventi tuttavia respinti con decisione dal Fajen)233; ma si tratta in fondo di
un’espressione diversa, come lo è anche GVI 1158,15 (Cos, I a.C.) nhduvo" ... foivnio"
wjdiv"234, detto delle doglie che non risparmiarono la puerpera235.
La soluzione viene dalla letteratura testamentaria, dove wjdi'ne" qanavtou è un sintagma
abbastanza frequente, da spiegarsi come fraintendimento, nella versione dei LXX, dell’ebrai-
co hbl, che, a seconda della vocalizzazione, può significare ‘catena’ oppure ‘dolore intenso’

229
In prevalenza ajll` o{te dhv: cf. Peek e il lessico dello Scheindler che accompagna la
Parafrasi.
230
Cf. F. Vian, Nonnos de Panopolis. Le Dionysiaques, I. Chants I-II, Paris 1976, LI.
231
Con lo Scheindler, non riproduco `Abraa;m del Passow e – ovviamente – il refuso ajtrevptio
(corretto anche dal Koechly).
232
L’ossimoro è notoriamente gradito a Nonno: cf. Golega 1930, 60, Accorinti, ad 20,51 e
55; Tissoni, ad Dion. XLIV 74 ne segnala uno doppio in Penqevo" ojlbivstoio, teh; filovtekno"
`Agauvh. Per Museo, cf. Kost, ad 16; Georg. Pis. Vit. hum. 67 Gonnelli skiovessa ai[glh.
233
Fajen 118 n. 486.
234
Richiama infatti 7,114 foivnio" w{rh e 12,30 foivnio" ... w{rh. Un altro passo problematico
che interessa questo campo semantico è 11,129s. o[fra kai; aujtov" (scil. Lavzaro") / mh; fonivw/
nevku" ou|to" oJmilhvseien ojlevqrw/; = i{na kai; aujto;" mh; ajpoqavnh/ (Joh. 11,37). Qui il problema
non è l’espressione in sé, ma la sua congruenza rispetto alla scena: Lazzaro non muore affatto di
morte violenta, com’è noto; mentre il legame di fovnio" e foivnio" con fovno" è sempre presente
in Nonno. Bisognerà leggere s k o t iv w/ al posto di fonivw/.
235
Cf. anche GVI 1154,3s. (Samo, fine II a.C.) ejg de; loceiva" / <wj>d i' n a s t u g e r h; n
eij" `Aivdan e[teken, dove si tratta tuttavia della solita morte prematura, quindi di una situazione
affatto diversa.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 307

– le «catene della morte (vel dell’Ade)» di Rg. II 22,6, Ps. 17,5236 e 114,3 divennero in greco
le «doglie della morte (vel dell’Ade)». La iunctura si ritrova anche nel NT, in Act. Ap. 2,24;
anche in séguito, i loci patristici in cui l’espressione ricorre non sono esigui. La mia impres-
sione è che Nonno abbia inserito un elemento del linguaggio biblico proprio come richiamo
espressivo del contesto che menziona i profeti; non escludo, comunque, che vi si sentisse
autorizzato dal retroterra formale ellenico – soprattutto della lingua epigrammatica – cui ho
accennato.

vv. 163s. o{ti brotov", ai[ke fulavxh/ / muvqou" uJmetevrou", ouj geuvsetai aujto;" ojlevqrou
«aujto;" vulgo; ipse correxi»: così lo Scheindler, che stampò ou|to". In realtà, la congettura
è presente anche nelle note del Koechly* (lapis nero), e a lui andrà rivendicata.

vv. 174-177. Gli Ebrei chiamano Dio «il nostro Dio», benché non lo conoscano; Gesù,
invece, lo conosce benissimo – è suo padre – e, se negasse di conoscerlo, sarebbe bugiardo
quanto loro: (path;r ejmo;") o}n qeo;n uJmeivwn ajdivkw/ kiklhvskete muvqw/ / – – – – – – – – – /
aujta;r ejgw; mavla tou'ton ejpivstamai. h]n ga;r ejnivyw, / o{tti min ouj dedavhka, fanhvsomai a[rti
kai; aujtov" / uJmi'n yeudomevnoi" ajpathvlio" i\so" ajkouvwn237 = o}n uJmei'" levgete o{ti qeo;"
uJmw'n ejsti. kai; oujk ejgnwvkate aujtovn, ejgw; de; oi\da aujtovn. ka]n ei[pw o{ti oujk oi\da aujtovn,
e[somai o{moio" uJmi'n yeuvsth" (Joh. 8,54s.).
dolivw/* (lapis nero), al posto di ajdivkw/. La tradizione dà senso, direi, e non è necessario
intervenire: il Koechly segnò a penna un richiamo al citato v. 177 yeudomevnoi" ajpathvlio",
ma la struttura speculare, conseguita con l’intervento, non è assolutamente necessaria.

p. 86

vv. 187-190 aijnomanh;" dev / la'a" e[cwn dasplh'ta" ejpevrree lao;" ajghvnwr / eijsevti min
lalevonta katakruvyai meneaivnwn / trhcalevh/ glwci'ni liqoblhvtou nifetoi'o = h\ran ou\n
livqou" i{na bavlwsin ejp` aujtovn (Joh. 8,59).
eJlw;n* Koechly (lapis nero), per e[cwn. La congettura è possibile, ma forse non necessaria:
si veda il simile 13,125 e[nqeon a[rton e[cwn ajnecavzeto nukto;" oJdivth" = labw;n ou\n to;
ywmivon ejkei'no" ejxh'lqen eujquv" (Joh. 13,30) – a meno di correggere anche questo verso238.

Canto IX

p. 88

vv. 26-28 lusivponon, pavlleukon ajpevptuen ajfro;n ojdovntwn. / kai; cqonivw/ kenew'ni pefurmevnon
ajfro;n eJlivsswn, / ptuvsmati phlo;n e[teuxe faesfovron = e[ptusen camai; kai; ejpoivhsen
phlo;n ejk tou' ptuvsmato" (Joh. 9,6).
Al v. 26: pavnleukon* (inchiostro rosso). L’ortografia del Passow – e dei mss. – fu mante-

236
Particolarmente significativo: periev s con me wj d i' n e" qanav t ou, ... wj d i' n e" a/{d ou
periekuvklwsavn me, proevfqasavn me pagivde" qanavtou.
237
Dopo il v. 174 ho segnato la lacuna, indicata dal Koechly in margine (inchiostro nero),
confermata nella memoria basileense (Koechly 1860, 8) e accolta poi dallo Scheindler.
238
Alcuni esempi di eJl- al posto di ejc- (e viceversa) in Wernicke, ad Triphiod. 111; Livrea,
ad Colluth. 96.
308 DE STEFANI

nuta anche dallo Scheindler. Difficile decidere: il ms. delle Dionisiache (L) presenta in
effetti la forma non assimilata239.
Al v. 27: ajrdmo;n?* (lapis nero). Il dubbio nasce dall’occorrenza del termine ajfrov" in due
versi consecutivi (e nella stessa sede metrica). Ma le ripetizioni – non formulari, ma espres-
sive – sono frequenti in Nonno, fino a connotarne lo stile: cf. ad es. infra, 10,5 l h i s t h; r
pevlen ou|to" ajnh;r l h iv s t o r i tarsw'/ – inutile sarebbe, credo, proporre filhvth"240. Nel
nostro caso, è verosimile che il parafraste abbia usato lo stesso termine per enfatizzarlo:
«s p u t ò fuori dai denti la bianchissima benefica s a l i v a. / E ruotando in un buco del suolo
la s a l i v a umida, con lo s p u t o ne fece del fango apportatore di luce». Si noti che anche
phlov" è ripetuto di seguito per due versi (28s.), anche se non nello stesso luogo del verso,
e che questo procedimento culmina con l’anafora esclamatoria ajnevro" e[plasen o[mma, to;
mh; fuvsi" eu|ren ojpavssai, / ajnevro" e[plasen o[mma (30s.)241. S’intravede un atteggiamento
da predicatore, che fa uso delle ripetizioni per ottenere la massima pregnanza espressiva242.

v. 33 ojfqalmou;" televwn neoteuceva" hjqavdi phlw'/


eujavdi?* (lapis nero). L’aggettivo bacchico è fuori luogo, ma cosa vuol dire hjqavdi phlw'/?
Potrebbe indicare la banalità del materiale con cui fu realizzato il miracolo, ma può hjqa;"
phlov" valere «comune fango»? Probabilmente il fango è hjqav" perché con esso Dio crea
l’uomo: infatti segue ejk coo;" ajndrogovnoio (quindi il miracolo sarebbe una sorta di seconda
creazione)243.

vv. 35s. h/|ci Silwavm / phgh'" ajgcipovroio rJevei pandhvmion u{dwr = eij" th;n kolumbhvqran tou'
Silwavm (Joh. 9,7).
cevei?* (lapis nero). Non necessario l’intervento, che fa di u{dwr l’oggetto, invece che il
soggetto della frase.

vv. 39s. faesfovron h[fusen u{dwr, / u{dasi phgaivoisi lipovskia favea nivptwn
navm* rJeuvm* (lapis nero), invece di u{dasi. Ancora una volta, il Koechly cerca una variatio
lessicale: l’intervento è possibile, ma non necessario244.

239
E il Vian, ad Dion. XXXII 11, ricorda appunto 9,26 per la grafia alternativa.
240
In Joh., invece, c’è una variatio: ejkei'no" klevpth" ejsti;n kai; lh/sthv" (10,1); la ripeti-
zione, in Nonno, avrà valore enfatico: «questi è un ladro, con passo da ladro». Sulla ripetizione
in Nonno, cf. R. Keydell, Wortwiederholung bei Nonnus, «ByZ» XLVI (1953) 1-17 (= Schriften
533-549).
241
Imitato da Paul. Sil. S. Soph. 527 a} mh; fuvsi" eu|re kaluvyai. Qui la specificazione
sembra avere un tocco polemico (contro chi divinizzava la Fuvsi", o ne affermava l’infallibilità?).
242
L’enfasi miracolistica appare da 9,8s. kai; brevfo" ou[pote toi'on ajnovmmaton h{liki kovsmw/ /
hJnivoco" biovtoio futospovro" h[gagen aijwvn, che non ha corrispondenza nel Vangelo.
243
E il cieco un paradigma dell’umanità – o piuttosto della materia in attesa di un kovsmo":
il suo occhio è una «einzige, gemeinsame, ungeteilte, unausgeprägte Augen-“masse”, erst beim
Wunder bildet Jesus die zweigeteilten Augen» (Golega 1966, 20).
244
Cf. supra. Non che la congettura non abbia sostegni, ad es. Dion. XXII 128s. u{dwr /
neuvmasi.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 309

p. 89
v. 53 kei'no" ajnh;r ajgovreuen, ejgw; pevlw. eijsai?wn dev
pevlon. La lezione corretta fu congetturata dal Ludwich245, e poi confermata dai mss. (pevlon
VN] pevlw P): si trovava già tra i marginalia del Koechly* (lapis nero).
vv. 59-61 ejn dapevdw/ dev / ajkrotavtoi" ojnuvcessi poluvstrofon ijkmavda pavllwn, / ptuvsmati
phlo;n e[teuxen, ejma;" d` e[crisen ojpwpav" = phlo;n ejpoivhsen kai; ejpevcrisevn mou tou;"
ojfqalmouv" (Joh. 9,11).
pavsswn?* Koechly (lapis nero). Scelta difficile: è vero che pavllw è normalmente associato
a gouvnata, pterav, povda, etc.; qui potrebbe tuttavia spiegarsi come dinw'n, kukw'n (il che,
osserva Vian*, parrebbe confermato dal precedente poluvstrofon). D’altra parte, pavssw,
che occorre spesso nella iunctura (di matrice iliadica) favrmaka pavsswn246, piuttosto che
alla creazione dell’impasto sarebbe più adatto al gesto dello spalmare il fango sugli occhi:
che è puntualmente reso da e[crisen247. La lezione tràdita è dunque preferibile.

p. 90
v. 69 tovn pote tuflo;n a[gonte" ej" ajntiqevou" iJerh'a".
Farisaivou"?* Koechly (lapis nero): congettura non necessaria, sollecitata dal desiderio di
adeguare il verso al giovanneo a[gousin aujto;n pro;" tou;" Farisaivou" (Joh. 9,13). Inoltre,
ej" aj. iJ. è formulare nella Parafrasi (7,172, 11,186) e vuol forse dire «i sacerdoti nemici di
Dio», dove si potrebbe ravvisare un contrasto ossimorico – ben nonniano – con iJerh'a".
L’agg. ajntivqeo" occorre poi con valore positivo, ‘divino, santo’, a qualificare gli apostoli
(su;n ajntiqevoisi maqhtai'": 3,112, 11,221)248; la duplice opposta accezione è comunque
attestata, cf. LSJ9 155, s.v., I-II, DGE 335, s.v., I 1s., Lampe 153, s.v., a-b; più dubbio, a mio
vedere, il valore del termine in 5,166249. La parola non occorre nelle Dionisiache.
vv. 76s. ejgw; d` uJpo; geivtoni phgh'/ / u{dati phlo;n e[niya
ejpi;* Koechly (lapis nero). Non necessario, cf. Peek, s.v., II 1; Keydell 67*.

p. 92
vv. 109s. ajmfi; e{qen gavr / ajrtiqalh;" nevo" ou|to" ajlhqeva mu'qon ejnivyei = aujto;" peri;
eJautou' lalhvsei (Joh. 9,21).
aujto;"* Koechly (lapis nero). Lo stesso intervento è ripetuto al v. 120 uJmi'n d` eijromevnoisi
dunhvsetai ou|to" ejnivyai = aujto;n ejrwthvsate (Joh. 9,23). Interventi non necessari.

245
Ludwich 1880, 511.
246
12,162, Dion. XVII 357, XXIX 265, XXX 104, XXXIV 72.
247
Senza dire che l’assonanza pavllwn / ... phlovn non è forse casuale (vi è un intento
etimologizzante?).
248
A meno che non si debba leggere ajgciqevoisi: cf. la mia nota ad 1,147.
249
Dov’è attribuito al falso profeta: eij dev ti" a[llo" i{koito novqo" yeudwvnumo~ ajnhvr /
ajntivqeo", tovte kei'non ajnavrsion hjperoph'a / aujtivka meilivssesqe teqhpovte". Qui il Lampe, l.c.
(con numerazione errata del verso) dà all’aggettivo il valore di «hostile to God»: ma è difficile
sottrarsi all’impressione che Nonno elabori un contrasto intenzionale tra l’explicit ajnhvr e l’incipit
ajntivqeo", come gli piace fare (cf. 1,39s. qeo;" ajnhvr / ojyivgono" progevneqlo"); quindi, propen-
derei per un senso quale ‘come – ajntiv – se fosse Dio (come lo sono invece io)’, ‘a guisa di Dio’.
310 DE STEFANI

v. 124 paido;" ijdw;n nevon o[mma booglhvnoio proswvpou


novqon* (lapis nero). La modifica non è necessaria; il vero problema del verso è piuttosto
booglhvnoio: la modifica neoglhvnoio del Marcellus è improbabile – anche se meno assurda
di quanto non ritenesse lo Scheindler250. Hapax nella Parafrasi, l’epiteto è dis legomenon
nel poema maggiore, in un caso degli occhi della seducente Semele (VII 260), nell’altro
dell’efebico Ampelo (X 191). Togliere l’agg. a 9,124 non sembra produttivo: forse il parafraste
voleva indicare la bellezza dell’opera di Gesù, a fronte del disastro originario (9,4-7)251.

vv. 140s. Il cieco ne ha abbastanza delle ripetute domande degli Ebrei: mh; qeo;" uJmeivwn
donevei novon, o[fra kai; aujtoiv / Cristou' qespesivoio novqoi givgnhsqe maqhtaiv; = mh; kai;
uJmei'" qevlete aujtou' maqhtai; genevsqai; (Joh. 9,27).
nevoi?* (lapis nero), al posto di novqoi. Ma Nonno non resiste alla tentazione di rilevare che
sarebbero comunque novqoi maqhtaiv252.

p. 94

vv. 143-145 aujto;" lusinovmoio pevlei" keivnoio maqhthv". / hJmei'" ga;r protevroio qeoudevo"
ejsme;n eJtai'roi / qesmotovkou Mwsh'o" uJpodrhsth're" ijwh'" = su; maqhth;" ei\ ejkeivnou:
hJmei'" de; tou' Mwu>sevw" ejsme;n maqhtaiv (Joh. 9,28).
de;* Koechly (lapis nero). Qui gavr sembra avere un valore negativo, invero piuttosto raro:
«noi no, perché siamo servitori di Mosé»253.

v. 156. Dell’occhio del cieco prima della guarigione: o[mma poluklhviston ajfwtivstoio proswvpou
periklhviston* (lapis nero). Qui la tradizione è ineccepibile, «ben chiuso» (Dion. IX 132,
XXVIII 77), mentre la congettura introdurrebbe un agg. legato semanticamente a klevo",
dunque «famoso», dis legomenon collutiano (273, 292) – e probabilmente rifatto da Colluto
su poluklhviston di Nonno (così il Livrea, ad l.).

v. 160. Se non fosse figlio di Dio, Gesù non avrebbe mai potuto compiere da solo un tale
miracolo; in margine al verso thlivkon ou[pote qau'ma dunhvsato m o u' n o " ajnuvssai il
Koechly annota: «solus ex omnibus quotquot fuerint»; interpretazione possibile; ma, in base
a quanto precede, sembra più verosimile che mou'no" si riferisca semplicemente all’assenza
dell’aiuto di Dio, senza il quale – opinano gli astanti – un miracolo del genere non può
essere compiuto: eij mh; e[hn broto;" ou|to" ejpouranivou basilh'o", / t. ktl. = eij mh; h\n ou|to"
para; qeou', oujk hjduvnato poiei'n oujdevn (Joh. 9,33)254.

250
«Gar unmöglich» (1881, 243). Cf. invece e.g. Musae. 7 ~Hrou'" nuktigavmoio gamostovlon
ajggeliwvthn.
251
Così anche l’Abram 43: «bouis pupillas habente vultu, id est, magnas vel pulchras»; e
forse Nonno intendeva boo- nel senso positivo che ha, ad esempio, in bouvpai" (cf. Cornut. 31,
p. 66,15-17 L.).
252
È l’atteggiamento ‘esplicativo’ di Nonno, simile a quello che lo costringe a commentare
e a svelare le metafore, spiegandole – e quindi banalizzandole: cf. la Gigli 27.
253
Cf. Denniston, GP2 74s.
254
ajmhvcanovn ti dra'n tw'n dia; qeiva" ejnergeiva" ajpoteloumevnwn to;n oujk o[nta para; Qeou'
(Cyrill. In Joh. VI, PG LXXIII 1004B).
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 311

p. 95
v. 171 kaiv soi oJ nu'n lalevwn aujto;" pevlen = kai; oJ lalw'n meta; sou' ejkei'nov" ejstin (Joh.
9,37).
ou|to" pevlon* (lapis nero). L’intervento è stilisticamente gradevole ma, come mostra il
confronto col Vangelo, del tutto gratuito.

Canto X
p. 100
vv. 75s. mh; ajcluovei" pote; daivmwn / ojfqalmou;" ajlaoi'o dunhvsetai a uj t o; " ajnoi'xai; = mh;
daimovnion duvnatai tuflw'n ojfqalmou;" ajnoivgein; (Joh. 10,21).
Il Koechly propose ajndro;", e la congettura è interessante, perché aujtov" è invero difficile
da intendere; a mio vedere Nonno gioca sul contrasto luce/tenebra, giovanneo, ma anche a
lui assai caro: «non sarà ora p r o p r i o il demone, che è caliginoso, ad aprire gli occhi dei
ciechi?»255. Il pronome aujtov" rafforza dunque soprattutto ajcluovei", che non è affatto ornans,
ma individua la contraddizione dell’accusa rivolta a Gesù di essere indemoniato: come fa un
essere tenebroso a dare la luce? Quanto alla congettura, si noti che a 9,122 genevth" ajlaoi'o,
«il padre del cieco», non vi è alcun referente dell’aggettivo.

Canto XI
p. 106
vv. 35 tarso;n ojlisqhroi'si paraptaivonta pedivloi"
poti*? (inchiostro nero). Lo Scheindler accolse poi la lezione del codice più antico, per questa
sezione del poema (V): periptaivonta. Pur con la riserva di cautela necessaria con questi
preverbi – notoriamente confusi nei mss. – darei ragione alla scelta dello Scheindler, appog-
giata da Dion. XXI 169 periptaivonta pedivloi"256 (e XIV 372 periptaivousa keleuvqw/)257.

p. 107
v. 47 hJdu;n uJpe;r lecevwn palinavgreton u{pnon ijauvein
-ev-* (lapis nero). Del tutto non necessario.

p. 110
vv. 103s. ejlpovmenoi Marivhn filodavkruon, o{tti qorou'sa / ejxapivnh" h[mellen ej" hjqavda
tuvmbon oJdeuvein
eijdovmenoi?* (lapis nero). Non necessario, ejlpovmenoi rende perfettamente dovxante" (Joh.
11,31).

255
Su questo contrasto, ad un tempo teologico e stilistico – e non limitato alla Parafrasi –
cf. la mia nota ad 1,11. Che ajcluovei" sia normalmente evocativo dell’opposizione luce/tenebra
(per lo più espresso) è rilevato dal Kost, ad Musae. 3.
256
Confronto segnalato dal Golega 1930, 36.
257
La cautela si giustifica vieppiù alla luce di Quint. Smyrn. VII 80s. povdessi / pukna;
potiptaivei, giustamente richiamato dal Hopkinson, ad Dion. XXI 169 (che cita anche Theocr. 7,26).
312 DE STEFANI

p. 115
v. 209 ajrhth;r lukavbanto" ajhvqei> qevspise fwnh'/
«ajhvqei> vulgo; ajeidevi> Marcellus; ipse correxi»: così lo Scheindler in apparato, stampando
ajlhqevi> nel testo258. In margine al verso, tuttavia, già il Koechly aveva annotato: ajlhqevi*
(lapis nero).
vv. 217s. oujkevti d` ajmfadivhn laossovo" ei\ce poreivhn / Cristo;" ejn ~Ebraivoisin = oJ ou\n
`Ihsou'" oujkevti parrhsiva/ periepavtei ejn toi'" `Ioudaivoi" (Joh. 11,54).
laossovon?* (lapis nero). Non necessario, direi.

Canto XII
p. 117
vv. 9s. Gesù torna a Betania, dove trova, tra gli altri, Lazzaro: ei|" d` h\n daitumovnwn e[ti
Lavzaro", i\so" ojneivrw/, / pasifanhv" = oJ de; Lavzaro" ei|" h\n tw'n ajnakeimevnwn (Joh. 12,2).
ajrtifanhv"*? (lapis nero). La congettura è molto fine, perché, se i\so" ojneivrw/ allude al
fragile stato di salute di Lazzaro, ancora convalescente – era morto e resuscitato da poco –
ajrtifanhv" potrebbe indicare che questa era la sua prima uscita pubblica. Ma probabilmente
con pasifanhv" Nonno vuol dire che i l m i r a c o l o – consistente nella presenza fisica del
resuscitato – era evidente a tutti.
vv. 14s. Maria asciuga coi suoi capelli il profumo di cui aveva unto i piedi di Gesù: ejktadivh
dev / ijkmavda pialevhn ajpemavxato maclavdi caivth/ = kai; ejxevmaxen tai'" qrixi;n aujth'" tou;"
povda" aujtou' (Joh. 12,3).
ejktadivh/* (lapis nero). È Maria ad essere distesa o la sua chioma? Entrambe le possibilità
sono contemplabili: tendendo l’arco, Nicea distende la sua persona (Dion. XV 365s. ejktadivh
dev / kurto;n ojpisqotovnoio kevra" kuklwvsato tovxou) ma anche le code sono ejktavdiai
(Dion. XX 226; XXXVII 474) – e quindi, con ragionevole estensione, i capelli di Maria.
Forse ejktadivh è preferibile perché trasforma il gesto di Maria in una sorta di proscinesi (che
occorre altrove nella Parafrasi).

p. 118
vv. 23-26. Subdolamente, Giuda critica il gesto di Maria, giudicandolo uno sperpero: sareb-
be stato meglio vendere il profumo ed aiutare i poveri; in realtà – aggiunge Giovanni –
voleva raccogliere quattrini, di cui era il custode: ajll` o{ti mou'non / klevpth" h\n, kteavnwn
nikwvmeno": ei\ce de; kivsthn, / th'/ e[ni calko;" e[keito: kai; oJppovsa bouvleto chlw'/ / aujto;"
ajnhevrtaze fuvlax kakov" = ajll` o{ti klevpth" h\n kai; to; glwssovkomon ei\cen kai; ta; ballovmena
ejbavstazen (Joh. 12,6). Il Koechly segnò in margine ai vv. 25s. un punto interrogativo e un
N<ota>B<ene>: la perplessità appare condivisibile; che senso ha «e portava nel forziere
tutto quello che voleva»? Dato che corrisponde a ta; ballovmena ejbavstazen, propongo che
bouvleto sia corretto in bavlleto259.

258
Ribadendo l’intervento in 1881, 246.
259
E la virgola, che lo Scheindler appose dopo bouvleto, va segnata dopo chlw'/. Per il dativo
di direzione, cf. 15,21 cuth'/ cqoni; bavlletai e[xw, e Kost, ad Musae. 253. Stessa sede metrica in
Dion. II 528 bavlleto pavcnh/.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 313

vv. 28-30 o[fra fulavxh/ / swvmato" hJmetevrou keimhvlion, eijsovken e[lqh/ / foivnio" hJmetevrwn
kterevwn ejpituvmbio" w{rh
melevwn?* Koechly (lapis nero). Il consueto foivnio" w{rh vuol dire già «l’ora della morte»:
melevwn sarebbe dunque del tutto gratuito; inoltre, dato che tutto il discorso verte sui beni
materiali, kterevwn possiede una coerenza contestuale che sembra porlo al sicuro da modi-
fiche. Potrebbe riferirsi al mantello disputato ai dadi.
vv. 40s. Lavzaron, o}n palivnorson ajnasthvsa" ajpo; nekrw'n / e[mpnoon ejyuvcwse, cevwn
fusivzoon hjcwv = Lavzaron ... o}n h[geiren ejk nekrw'n (Joh. 12,9).
a[pnoon* (lapis nero). L’intervento deve ritenersi superfluo: e[ ej. vale «gli inspirò la vita sino
a renderlo vivo», con una costruzione in sé normale, cf. Kühner-Gerth I 276 (e, per il latino,
Kühner-Stegmann I 239). Quanto al v. 41, segnalo che nella copia patavina dell’edizione
nonniana di Émonde Toussain (cf. 259 n. *), il Nansius aveva vergato sopra fusivzoon (in
alternativa?): yucostovlon* (f. 45v); intervento, nonché inutile, già sconsigliato dal prece-
dente ejyuvcwse (tale insensibilità alle ripetizioni appare anche da una sua congettura pre-
cedente, a XI 101 wJ" Marivh tacuvgouno" ajnevgreto foitavdi sigh'/, dove il Nansius propose
penqavdi* [f. 42r], altrettanto improbabile dopo il v. 100 p ev n q e o " ajgruvpnoio parhvgoroi).

p. 120
v. 68 h[dh poikilovdwro" a[nax teo;" eij" se; perhvsei
«h[dh vulgo: ipse correxi», avvertì lo Scheindler in calce, stampando il necessario hjnivde: ma
la congettura è già in margine nell’edizione passowiana del Koechly* (lapis nero).
v. 69 pw'lon e[cwn tacuvgounon ojphdeuvonta tekouvsh/
bradu* Koechly (lapis nero). Detto dell’o[no" che trasporta Gesù dentro Gerusalemme: la
congettura non è necessaria, si direbbe (è comunque migliore di pacuvgounon del Marcellus,
del tutto gratuito). Dato che la concitazione – che esprime l’entusiasmo – connota tutto il
poema, questo può addursi come modesto argomento a difesa di tacuvgounon: l’‘asino ve-
loce’, un’assoluta contraddizione260, sarà dunque l’ennesimo ossimoro.

p. 121
v. 98 h]n de; qavnh/, zeivdwron ajfeideva karpo;n ajevxei
ajfeideva, detto del seme che, morendo nella terra, dà molti frutti, è messo in rilievo dal
Koechly con un punto di domanda; come appare dal contesto, l’aggettivo vale probabilmen-
te ‘ajfneiovn’ (come in Dion. VII 169).

p. 122
vv. 103-107 o{sti" ejmoi; peivqoito diavktoron e[rgon uJfaivnwn, / tou'ton ejmo;" genevth" uJyivqrono"
oi\de geraivrein: / o{sti" uJpodrhvsseien, ejmoi'" qesmoi'si piqhvsa", / ou|to" uJpanthvseien
ejmoiv, kai; oJmovstolo" e[stai, / o[fra mevnoi met` ejmei'o diavktoro", oJppovqi mivmnw. Il Koechly
propone di invertire così: 103, 106, 107, 105, 104; in tal modo, si avrebbe: 103 o{sti" ejmoi;
peivqoito diavktoron e[rgon uJfaivnwn, / 106 ou|to" uJpanthvseien ejmoi; kai; oJmovstolo" e[stai, /
107 o[fra mevnoi met` ejmei'o diavktoro", oJppovqi mivmnw. / 105 o{sti" uJpodrhvsseien ejmoi'"

260
Cf. e.g. Secund. AP IX 301,1 = GPh 3390, Pallad. AP XI 317.
314 DE STEFANI

qesmoi'si piqhvsa", / 104 tou'ton ejmo;" genevth" uJyivqrono" oi\de geraivrein. Uno sguardo al
Vangelo conferma questa trasposizione: eja;n ejmoiv ti" diakonh'/, ejmoi; ajkolouqeivtw, kai;
o{pou eijmi; ejgwv, ejkei' kai; oJ diavkono" oJ ejmo;" e[stai. ejavn ti" ejmoi; diakonh'/, timhvsei aujto;n
oJ pathvr. È possibile che il modello di Nonno invertisse i due versetti – benché lo Scheindler
non segnali nulla del genere in apparato; è anche lecito immaginare che i vv. 103s. fossero
stati omessi a causa dell’incipit o{sti", e poi scritti in margine nell’archetipo: in tal caso, è
da chiedersi se non sarebbe più semplice l’ordine: 105, 106, 107, 103, 104. In qualche modo,
comunque, l’ordine tràdito, della Vorlage o della Parafrasi, va mutato: il Koechly aveva
ragione.
v. 115 aijqerivhn tromeroi'sin ejn ou[asi laivlapa fwnh'".
fwnh;n* (lapis nero). Intervento erroneo, a meno di intendere aijq. laivl. appositivo (in tal
caso, sarebbe superfluo).

p. 123
Ai vv. 134s., il Koechly* proponeva di invertire: 135, 134. La questione è complessa (come
in tutti gli spostamenti di ordine); vediamo il passo: 133 ejk cqonivwn lagovnwn uJyouvmeno" eij"
povlon ejlqwvn / 134 uJmeva" eij" ejme; pavnta" ajpo; cqono;" aujto;" ejruvssw, / 135 ajnqrwvpou
kluto;" uiJo;" ejph;n uJyouvmeno" ei[h = dei' uJywqh'nai to;n uiJo;n tou' ajnqrwvpou; (Joh. 12,34). Il
v. 135, che viene a conclusione dell’ascensione, è piuttosto goffo: è merito del Koechly
essersene accorto261; con la trasposizione da lui suggerita, i versi assumono questa facies: ejk
cqonivwn lagovnwn uJyouvmeno" eij" povlon ejlqwvn, / ajnqrwvpou kluto;" uiJo;" ejph;n uJyouvmeno"
ei[h, / uJmeva" eij" ejme; pavnta" ajpo; cqono;" aujto;" ejruvssw. Anche così, tuttavia, permarrebbero
dei problemi: i vv. 133 e 135 sarebbero inutilmente ripetitivi, tanto che si sarebbe tentati di
espungere il secondo262. D’altra parte, assumendo che il v. 135 riprenda il 133, si può anche
pensare che la paradosi regga: 133 «Quando salirò al cielo» ~ Joh. 32; 134 «vi porterò con
me» ~ Joh. 32; 135 «al tempo stabilito per ascendervi» ~ Joh. 34. Un’alternativa più audace
si può formulare in considerazione di tutta la sezione: Gesù comunica ambiguamente alla folla
la propria crocifissione, causando lo sconcerto degli astanti, che sanno dalle Scritture che il
Cristo regnerà in eterno; i versetti giovannei sono i seguenti: 32 kajgw; eja;n uJywqw' ejk th'" gh'",
pavnta" eJlkuvsw pro;" ejmautovn. 33 tou'to de; e[legen shmaivnwn poivw/ qanavtw/ h[mellen
ajpoqnhvskein. 34 ajpekrivqh ou\n oJ o[clo": hJmei'" hjkouvsamen ejk tou' novmou o{ti oJ Cristo;"
mevnei eij" to;n aijw'na, kai; pw'" levgei" su; o{ti dei' uJywqh'nai to;n uiJo;n tou' ajnqrwvpou; 35
ei\pen ou\n aujtoi'" oJ `Ihsou'" ktl. I versetti 32 e 33 non sono parafrasati da Nonno – almeno,
nel punto corrispondente: cf. infra per 32 – e lo Scheindler, sulla scorta del Koechly, ipotizzò
una lacuna nel poema: «das Verfahren hat hier insoferne Berechtigung, als namentlich V. 32
nothwendig zum Gedankengange gehört»263. Che Nonno metta in bocca all’o[clo" anche uJmeva"
eij" ejme; pavnta" ajpo; cqono;" aujto;" ejruvssw, che compariva nel versetto 32, ma non nel
parafrasato 34, non sorprende, e fa parte della sua tendenza all’abbondanza esplicativa264; ma

261
Né lo Scheindler né il Tiedke né il Golega rivolsero attenzione a questi versi.
262
Il verso è quasi identico al v. 94 ajnqrwvpou sofo;" uiJo;" o{pw" uJyouvmeno" ei[h. Anche
ejphvn con l’ottativo invece del congiuntivo è un unicum in Nonno: cf. tuttavia Keydell 75*.
263
Scheindler 1881, 247; Koechly 1860, 8 (= 427).
264
E anche forse ad un’imitazione dell’epica da Omero in poi, in cui nella trasmissione dei
discorsi gli argomenti vengono sempre riprodotti fedelmente.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 315

il superfluo v. 135, nella sua posizione in coda al discorso, può costituire un resto della
parafrasi del v. 32, ora perduta, e forse, un tempo, vergata in margine all’archetipo.

p. 124
vv. 145s. a[cri favo" devrkesqe, sofw'/ pisteuvete muvqw/ / eij" favo", o[fra gevnoisqe feraugeve"
uiJeve" ai[glh" = wJ" to; fw'" e[cete, pisteuvete eij" to; fw'", i{na uiJoi; fwto;" gevnhsqe (Joh. 12,36).
qumw'/* Koechly (lapis nero). Congettura verosimile: la paradosi è difficilmente difendibile,
e la corruzione può essere sorta a causa del prossimo teh'/ pivsteuen ajkouh'/ (12,153)265.
v. 152 ~Hsai?a" tovper ei\pe, cevwn prwtovqroon ojmfhvn.
ejtumo?* (lapis nero). È un intervento possibile; anche la tradizione ms., comunque, appare
difendibile266.

Canto XIII
p. 128
vv. 11s. Giuda si prepara a tradire il suo Maestro: i{na kei'no" `Ioudaivoisi prodoivh / Cristo;n
eJo;n qrepth'ra dedegmevno" w\non ojlevqrou = i{na paradoi' aujtovn (Joh. 13,2).
swth'ra* (lapis nero). Ma il tràdito qrepthvr è decisamente difficilior: allude forse al fatto
che Giuda nella sua mansione di tesoriere si arricchiva (cf. v. 82 crusomanh;" a[storgo"
ajnh;r ejmo;n a[rton ejrevptwn)? In tal caso, qrepth'ra si bilancerebbe efficacemente con w\non
ojlevqrou – ci potrebbe tuttavia essere anche un’allusione al nutrimento spirituale267.
v. 22. Del grembiule con cui Gesù asciugherà i piedi degli apostoli: livnteon, ijkmalevoio
podo;" ajlkthvrion ajndrw'n
ajlkthvrion codd. : makthvrion corr. Koechly. La palmare correzione koechliana del tràdito
ajlkthvrion fu data nella memoria basileense268; in margine al Passow, il Koechly aveva
notato smhkt-* (lapis nero), con cui si era approssimato di molto alla soluzione, raggiunta,
evidentemente, in un secondo momento269.

265
Un breve commento a quanto segue: la fine del versetto 36, tau'ta ejlavlhsen `Ihsou'", kai;
ajpelqw;n ejkruvbh ajp` aujtw'n, non è resa da Nonno, il che indusse il Bordatus 124 ad introdurre due
versi ficti, riportati dallo Scheindler in apparato. Lo studioso austriaco dichiara poi, nell’articolo di
accompagnamento (1881, 248), la superfluità del procedimento del Bordatus, aggiungendo che
persino il Koechly – proclive, a suo dire, a supporre lacune – aveva rinunciato in questo caso ad
ipotizzare una lacuna: «auffallend ist, dass es Koechly verabsäumt hat, auch hier eine Lücke
anzuzeigen»; è interessante notare che il Koechly, nell’edizione passowiana, secluse con quadre
questa pericope giovannea, annotando in margine: «gl? vid 44». Era dunque propenso – si direbbe –
ad imputare l’assenza nella Parafrasi all’originale del Vangelo, o al modello presente a Nonno.
266
Cf. 5,175 Mwsh'" qesmoqevth" prwtovqroo".
267
Cf. ad es. Const. Phil. Anth. App. III 255,3s. (~ L.G. Westerink, Leo the Philosopher: Job
and Other Poems, «ICS» XI [1986] 201) Fwvtion ajrcierh'a gerontodidavskalon euJrwvn, / o{~ me
gavlakti eJw'n qrevye qeivwn namavtwn.
268
Koechly 1860, 10 (= 430). Del passo lo Scheindler si occupò in Zur Paraphrase des
Evangeliums des heil. Johannes von Nonnos, «ZöG» XXIX (1878) 818s.
269
A fianco, il Koechly aveva segnato anche l’hermanniano qelkthvrion. Per un caso simile, cf.
l’emendazione del Hermann a Theocr. 15,30 (Scholae Theocriteae, in Opuscula, V, Lipsiae 1834, 103).
316 DE STEFANI

p. 129
v. 29 kaiv min ejrhtuvwn briarh'/ meilivxato fwnh'/
glukerh'/?* (lapis nero). Non necessario: b. m. f. è un bell’esempio di ossimoro nonniano
(cf., poco dopo: hJdei'an ajpeilhvn [v. 36])270; forse serve anche ad evidenziare l’energia –
quasi lo sdegno – con cui Pietro cerca di distogliere Gesù dal lavaggio dei piedi271.

p. 130
vv. 47s. kaqaro;n ga;r o{lon devma": ajndromevh" dev / a[mmoroi ajmplakivh" kaqaroi; novon
ejste; kai; aujtoiv = e[stin ga;r kaqaro;" o{lo": kai; uJmei'" kaqaroiv ejste (Joh. 13,10).
kaqaro;"* (lapis nero) e al v. 48 a[mmoron* (lapis nero). Il proposto kaqarov" sarebbe mo-
tivato dal Vangelo, dov’è attributo di ajnhvr. Inoltre, si otterrebbe un maggiore equilibrio
stilistico rispetto al seguente kaqaroi; novon, e questo vale senza dubbio anche per a[mmoron
– quest’ultimo appare sostenuto dal v. 53 a[mmoron ajmplakivh" kaqaro;n novon i[ste kai;
aujtoiv. Le due modifiche – soprattutto la seconda – vanno tenute in considerazione.
v. 53 kaqaro;n novon i[ste kai; aujtoiv
-oi; ... ejste;* (lapis nero).
Qui il Koechly dev’essere stato indotto a correggere dal confronto tra i due passi appena
visti: kaqaroi; novon ejste; kai; aujtoiv (48) e kaqaro;n novon i[ste kai; aujtoiv (53). Si tratta,
probabilmente, di uno dei ‘richiami fonici’, una sorta di variatio formulare, che Nonno si
permette sia rispetto ai modelli sia rispetto a se stesso272.

p. 131
vv. 71s. e[rgon o{per poivhsa sofo;n televshte kai; aujtoiv / pavnte" ejn ajllhvloisin ajmoibaivw/
tini; qesmw'/
ejp`* (lapis nero), al posto di ejn : non necessario, direi.
vv. 76s. Se sapete questo, e lo fate, sarete beati: eij de; lovgw/ tavde pavnta nohvsate kai; novo"
e[rgw/ / h[rise, kaiv ken e[fute makavrteroi = eij tau'ta oi[date, makavrioiv ejste, eja;n poih'te
aujtav (Joh. 13,17).
makavrtatoi* Koechly (lapis nero). Che makavrteroi in questo verso non abbia valore di
comparativo, ma di superlativo assoluto, è vero: ma l’uso è ben attestato in Nonno273, il
passo è quindi sano.

p. 133
v. 111 aujto;" ejme; prodivdwsi
La correzione ou|to", trovata dal Ludwich274, è già presente come nota marginale del Koechly:
ou|to"?* (inchiostro rosso).

270
Cf. supra, 274.
271
Cf. Cyrill. ad l. (In Joh. IX [PG LXXIV 116B-D]) qermovterovn pw" ajei; tou' Pevtrou to;
kivnhma, kai; polu; gorgovteron eij" eujlavbeian ... dia; tou'to kai; sfovdra qermw'" ejneivrgei levgwn:
Kuvrie, suv mou nivptei" tou;" povda";
272
Cf. supra, 284 e infra, 322.
273
Keydell 54*.
274
Ludwich 1880, 513.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 317

p. 134
vv. 130s. eij de; qeo;" genevth" uJyouvmenov" ejsti di` aujtou', / kai; qeo;" uJywvseie path;r uiJh'a
geraivrwn = eij de; oJ qeo;" ejdoxavsqh ejn aujtw'/, kai; oJ qeo;" doxavsei aujto;n ejn aujtw'/ (Joh. 13,32).
Il Koechly propose uJywvsei eJ?* (lapis nero): l’ipotesi è bella, perché la resa risulterebbe più
prossima ad aujto;n ejn aujtw'/, tuttavia Nonno non usa mai eJ in quella posizione del verso, né
nella Parafrasi, né nelle Dionisiache.

Canto XIV
p. 137
vv. 20s. zwhv, ajlhqeivh te kai; o[rqiov" eijmi poreivh: / zwh; ejgwv, biovtoio kai; ajtrapov" = ejgwv
eijmi hJ oJdo;" kai; hJ ajlhvqeia kai; hJ zwhv (Joh. 14,6)
A fianco del v. 21, il Koechly annotò «? bivotov" te». L’anafora nonniana mette in rilievo il
famoso slogan, ove «la vita», chiave della frase, specifica nella ripresa anche l’ajtrapov". La
congettura è possibile, certo, ma itera inutilmente il concetto di zwhv.

p. 140
v. 81 e[stai ejmw'/ geneth'ri qew'/ pefilhmevno" ajnhvr = ajgaphqhvsetai uJpo; tou' patrov" mou
(Joh. 14,21).
e[stai] -tin?* Koechly (lapis nero). Come appare dal confronto col Vangelo, non vi è alcuna
necessità di modificare.

Canto XV
p. 144
vv. 34-36 uJyinefh;" dev / w{" me path;r ejfivlhsen ajlwfhvtw/ tini; qesmw'/, / uJmeva" w}" ajgavpazon =
kaqw;" hjgavphsevn me oJ path;r kajgw; hjgavphsa uJma'" (Joh. 15,9).
ajlwfhvtw/] fwl?* (lapis nero). Intervento erroneo, che introdurrebbe una vox nihili. L’agg.
ajlwvfhto" equivale per Nonno ad a[llhkto" – in lui non attestato – ed occorre 3 volte nelle
Dionisiache e 3 nella Parafrasi275. Nel poema minore, in un caso (12,102) è applicato ad
aijwvn, dov’è perfettamente comprensibile; in 10,36 specifica timhv. Nel nostro verso dovreb-
be significare ‘infinitamente’; ora, dato che qesmov" specifica filei'n, bisogna riconoscere
alla proposta desmw'/ del Marcellus – giustamente ricordata poi dallo Scheindler in apparato
– una notevole attrattiva. E tuttavia, il caso è affine a 1,40 ejn ajrrhvtw/ tini; qesmw'/ (dove
desmw'/ è offerto da parte della tradizione): si direbbe che Nonno abbia utilizzato il dat.
qesmw'/ con il valore di trovpw/276; quindi ajlwfhvtw/ tini; qesmw'/ = ajlhvktw".
v. 36 ejmw'/ d` ejpimivmnete fivltrw/ = meivnate ejn th'/ ajgavph/ th'/ ejmh'/ (Joh. 15,9).
ejpimivmnete] in margine ejni* (lapis nero). In effetti, ejpimivmnw è un unicum in Nonno: lo
sarebbe, tuttavia, anche ejnimivmnete. Meglio, in tal caso, ejmw'/ d` ej n i; m iv m n e t e fivltrw/277.

275
L’aggettivo è sporadicamente attestato anche nei poeti ‘nonniani’: Joh. Gaz. I 139, Paul.
Sil. AP V 254,12 (quest’ultimo costruito tuttavia su Opp. Hal. IV 297s.).
276
Per 1,40, si veda la mia nota.
277
Sull’uso nonniano dell’anastrofe, cf. Lehrs 281s. Vian* è scettico a questo riguardo.
318 DE STEFANI

v. 39 desmo;n ejmh'" filovthto"


q* (lapis nero). Ricade nel caso trattato supra, e davvero non è necessario278.

p. 146

vv. 64-66 kai; iJkesivw/ tini; muvqw/ / o{tti ken aijtivzhte par` uJyivstou basilh'o" / ou[noma
kiklhvskonte" ejmovn, xuvmpanta televssw = o{ ti a]n aijthvshte to;n patevra ejn tw'/ ojnovmativ mou
dw'/ uJmi'n (Joh. 15,16).
televssh/* Koechly (lapis nero). Qui il testo si regge ipotizzando che Nonno leggesse nel suo
Vangelo dw' uJmi'n (così anche lo Scheindler).

p. 147

vv. 89s. ajmfotevrou" gavr / ou[t` ejme;279 ginwvskousi (scil. fw'te" ajlitroiv) kai; ouj pevmyanta
tokh'a = o{ti ou[k oi[dasin to;n pevmyantav me (Joh. 15,21).
ajmfovteroi* (lapis nero). Intervento inesplicabile. Accanto, è vergato ovteron, pure super-
fluo280.

Canto XVI

p. 150

vv. 23s. Gesù assicura gli apostoli che deve partire dal mondo; e, per quanto ne soffrano,
è comunque meglio così: ajtrekivhn d` ajgovreuon ajmemfeva: thlefanh' dev / uJmi'n lwviovn ejstin
ej" oujrano;n o[fra perhvsw = ajll` ejgw; th;n ajlhvqeian levgw uJmi'n, sumfevrei uJmi'n i{na ejgw;
ajpevlqw (Joh. 16,7).
ga;r?* (lapis nero), al posto di dev (23), il Koechly. Lo Scheindler riporta in apparato te del

278
Ma il passo richiede una riflessione, trattandosi di una delle sezioni più complesse del
poema; riporto il testo accogliendo le congetture che mi convincono e lasciando intatto il punto
più problematico: ai[ ken ajkoimhvtoisin ejmo;" novmo" (Juvenis : novo" codd.) ou[ata duvnwn / uJmetevrai"
prapivdessin ajei; frourouvmeno" ei[h, / desmo;n ejmh'" filovthto" uJpo; frevna" aije;n ajevxwn / wJ" kai;
ejgw; geneth'ro" ajmemfeva qesma; fulavsswn / patrw/vh" ajgavph" ajponhvmeno" (Marcellus : ajponeuvmeno"
codd.) eijsevti mivmnw (15,37-41) = eja;n ta;" ejntolav" mou thrhvshte, menei'te ejn th'/ ajgavph/ mou,
kaqw;" ejgw; tou' patro;" ta;" ejntola;" tethvrhka kai; mevnw aujtou' ejn th'/ ajgavph/ (Joh. 15,10). Per
ajevxwn del v. 39, lo Scheindler accolse ajevxei del Nansius, approvato anche dal Tiedke 1873, 36
n. 14. Questa scelta fu contestata dal Golega 1966, 24, che propose ajevxw, «weil es mivmnw 40
korrespondiert» – e corroborò l’intervento con un parallelo da Cirillo e un passo di Oppiano. Ma
il senso del passo giovanneo è: «se serbate il mio comando, mi amerete, come io serbo quello del
padre e lo amo»; accogliendo la modifica del Golega, menei'te ejn th'/ ajgavph/ mou non avrebbe
nessuna corrispondenza: è preferibile dunque ajevxei (scil. novmo").
279
Così la vulgata: il Ludwich 1873, 20 eliminò poi l’impossibile elisione scrivendo ou[te
me, accolto dallo Scheindler.
280
È possibile che il Koechly abbia per errore cancellato -ovteron, volendo invece eliminare
l’impossibile -oi.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 319

Marcellus281; la proposta del Koechly è superiore, direi, anche se il tràdito dev è probabilmen-
te sano282.

v. 34 ei{neka de; krivsio" poinhvtoro", ei{neka kovsmou


La lezione corretta ou{neka kovsmou (VN), anticipata dal Tiedke283, si ritrova anche in mar-
gine al testo passowiano, vergata dal Koechly, ou{neken* (lapis nero), a parte l’erroneo -en,
metricamente impossibile.

p. 154

vv. 93-96. Gesù promette che si esprimerà presto in modo più chiaro: h[dh d` ajgcitevlesto"
ejleuvsetai e[nqeo" w{rh, / ajmfadivhn o{te pavnta qeou' para; patro;" ajkouvsa" / i{xomai ajggevllwn
eJ t erov t ropa leukav d i fwnh' / / muv q wn oj r qa; kev l euqa kai; ouj k ev t i dov c mion oj m fhv n =
ajll` e[rcetai w{ra o{te oujkevti ejn paroimivai" lalhvsw uJmi'n, ajlla; parrhsiva/ peri; tou'
patro;" ajpaggelw' uJmi'n (Joh. 16,25).
Il Koechly appose un punto di domanda a leukavdi fwnh'/ e propose lussav* quiav* (lapis
nero). Ora, la chiusa del v. 95 si contrappone agli skolioi'" ejpevessi del v. 92 e ha sicura-
mente il significato di ‘chiaro, distinto’ (leggermente diverso ajmfadav del v. 111: ‘aperta-
mente’ [ejn parrhsiva/ Joh.]). È un’accezione rara, e l’imbarazzo del Koechly è comprensi-
bile; ma già l’Abram aveva ricordato Aristot. Top. 106a 25284, cui LSJ 9 1042, s.v. leukov"
aggiunse Sext. Emp. Math. VI 41, e la Gigli Dem. Eloc. 86285. leukav" ha quindi il valore
di lamprov", ‘clarus’ nel simile contesto di Aesch. Ag. 1180 (cf. Fraenkel, ad l.)286. È impro-
babile che quest’espressione sia una creazione nonniana: alla luce del luogo eschileo, riten-
go possibile che il passo risenta di un modello – forse pagano – in cui si parlava della
mantica287.

Canto XVII

p. 158

vv. 34s. hJ m etev r ou" su; fuv l axon oJ m ov f rona" e[ k toqen auj t h' " / daiv m ono" aj n tipav l oio
proaspisth'ra" iJmavsqlh" = thvrhson aujtouv" (Joh. 17,11).
La proposta risolutoria per la chiusa del v. 34 fu quella del Hermann: a[th". Il Koechly

281
Non impossibile: cf., per due proposizioni con soggetti diversi, 2,108s. qeoglwvssoio de;
bivblou / qei'on ejpistwvsanto lovgon peivqontov te muvqw/, Dion. XIII 566-568 oJmozhvlw/ de; poreivh/
/ ... e[ktupon aujlaiv / Mugdonivh" te ... ajguiaiv. Tuttavia, dato lo scarso uso nonniano di te, è
preferibile non farlo proliferare artificialmente (cf. Lehrs 294-299; Keydell 81*).
282
Mi sembra che abbia un valore riassuntivo (GP2 182s.), anche se è difficile offrire una
soluzione perentoria.
283
Tiedke 1873, 8.
284
Abram 69.
285
Gigli 141 n. 59.
286
kai; mh;n oJ crhsmo;" oujkevt` ejk kalummavtwn / e[stai dedorkwv", neogavmou nuvmfh" divkhn, /
lampro;" d` e[oiken hJlivou pro;" ajntola;" / pnevwn ejsa/vxein.
287
La memoria accosta inevitabilmente muvqwn ojrqa; kevleuqa (96) e Lycophr. 11 ojrqh'/
keleuvqw/: nesso facile, certo, ma troppo vicino contestualmente alla Parafrasi per essere casuale.
320 DE STEFANI

accompagnò il consueto «c. Herm. l. c.» con aijnh'"* (inchiostro nero), che aveva congettu-
rato prima di leggere il lavoro hermanniano288.

p. 159
vv. 62-65 oujc uJpe;r aujtw'n / mouvnwn uJmetevrhn devcomai cavrin, ajmfi; de; pavntwn, / o{ssoi
luvssan a[piston ajporrivyante" ajhvtai", / ojrqh;n pivstin e[coien ejmw'n dia; mu'qon eJtaivrwn = ouj
peri; touvtwn de; ejrwtw' movnon, ajlla; kai; peri; tw'n pisteuovntwn dia; tou' lovgou aujtw'n eij~ ejmev
(Joh. 17,20). Il Koechly sottolineò devcomai e vergò in margine un punto di domanda. Poco più
sopra, ai vv. 51ss., Nonno aveva reso oujk ejrwtw' i{na a[rh/" aujtou;" ejk tou' kovsmou (Joh. 17,15)
con ou[ tini muvqw/ / w\ pavter, a ij t iv z w se metavtropon eJsmo;n eJtaivrwn / o[fra metasthvseia"
ajtevrmono" e[ktoqi kovsmou (51-53). Se da un lato ejrwtw' può essere agevolmente reso con
aijtivzw, dall’altro mi sembra evidente che devcomai cavrin non vi può corrispondere, nemmeno
con un balzo dell’immaginazione: al posto di devcomai (63) leggerei dunque l iv t o m a i289. Il
verbo, è vero, darebbe forse alla richiesta di Gesù un tono sommesso; ma, in più casi, il
rapporto Padre/Figlio nella Parafrasi è quello di un re con un servo (o un cortigiano): per un
esempio nello stesso canto, cf. 10s. e[rgon ajnuvssa", / neuvmasin uJmetevroisi tov moi povre",
o[fra televssw = o} e[dwkav" moi i{na poihvsw (Joh. 17,4). A dire il vero, il proposto livtomai è
usato in Nonno con valore asseverativo nell’espressione ricorrente naiv, livtomai, ktl. (forse di
matrice meleagrea)290, oppure con l’acc. della persona cui si chiede e prov" + il gen. della
persona (o cosa) in nome di cui si prega: per l’acc. dell’oggetto richiesto cf. tuttavia Meleag.
AP V 165,1 = HE 4254 e}n tovde ... livtomaiv se, GVI 1152,21 (Apollonopolis Magna, Egitto,
II a.C.) ajll` e}n ejgw; livtomai291. Una possibile alternativa, ancora più prossima paleograficamente,
sarebbe devomai, che si trova – non in Nonno – anche usato con l’acc. della cosa richiesta (cf.
LSJ9 383, s.v., II 2): ma è piuttosto raro in poesia; cf., ad ogni modo, Anon. AP XII 136,4 =
HE 3693 devomai meivnat` ejf` hJsucivh", Polian. AP XI 127,3 sou' devomai («per favore»).

Canto XVIII
p. 162
vv. 18s. Nella descrizione delle lanterne, uno dei capolavori della Parafrasi, luvcnwn ejndomuvcwn
ajnemoskepe;" a[lso" ajeivrwn, / a[lso", o{per donavkessin ajmoibaivoisi sunavptwn / pukna;

288
Nella memoria di Basilea non fece menzione del suo intervento, e citò invece solo quello
del maestro: aggiunse, tuttavia, proaspisth'ra" in luogo di proaspisth'ro" (Koechly 1860, 19 =
440), correzione poi accolta anche dallo Scheindler.
289
A meno che non si intenda devcomai cavrin come: «la grazia che mi dai non la ricevo solo
per loro, ma …»; ma la corrispondenza con la lettera del modello sarebbe piuttosto ardua.
290
Non solo livtomai è piuttosto frequente in Meleagro (cf. AP V 151,3 = HE 4168; AP V
165,1s. = HE 4254s.; forse AP XII 81,3 = HE 4460 nivyai [livtomai Brunck]), ma, nel secondo
luogo citato, nai; livtomai si giustifica come epanalessi di un precedente livtomai: e}n tovde, pammhvteira
qew'n, livtomaiv se, fivlh Nuvx, / nai; livtomai. Nei casi nonniani, invece – e in GVI 1920,3 (Atene,
I d.C.?), segnalato da Gow-Page – non si verifica niente del genere: si direbbe dunque un’espres-
sione fissa ed ereditata (certo corrente nella poesia del tempo, cf. lo Chuvin, ad Dion. IV 173).
291
In altri registri stilistici è diffuso livtomai (+ acc.) + infinito: cf. [Orph.] Hymn. 10,29s.
livtomaiv se ... / ... a[gein (ma forse se è corrotto), 21,6s. livtomai ... / pevmpein, Or. Sib. II 346
livtomaiv se ... pau'sai.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 321

merizomevnoisi gevrwn kuklwvsato tevktwn, / ajsteroven mivmhma kai; ei[kelon ojxevi> kovsmw/
(18,18-21)292, il Tiedke293 propose a[ggo" al posto di a[lso" (18s.): la congettura fu general-
mente accolta, anche se il Livrea preferisce il testo dei mss.294 Il problema deve dirsi ancora
aperto, anche se la congettura ha molte probabilità: ad ogni modo, in margine all’edizione
del Passow, il Koechly aveva proposto a[ggo"?* (lapis nero), dopo aver cancellato e{rko",
che evidentemente lo soddisfaceva meno295.

vv. 25s. Si tratta del passo in cui Gesù va incontro agli armati venuti per arrestarlo: `Ihsou'"
d` ajdivdakto" ijdw;n mevllousan ajnavgkhn, / a[tromo", aujtokevleusto" ajnevdrame kh'pon ejavsa" =
`Ihsou'" ou\n eijdw;" pavnta ta; ejrcovmena ejp` aujto;n ejxh'lqen (Joh. 18,4).
ajtivnakto"?* (lapis nero). L’intervento è degno di considerazione. Il tema della prescienza
del Cristo è centrale sia nella Parafrasi che nello stesso quarto Vangelo296; ed è verosimile
che ajdivdakto" ijdw;n renda enfaticamente il giovanneo eijdwv"297. Rimane tuttavia da chiedersi
se ajtivnakto" non armonizzi maggiormente il passo, saldandosi al seguente a[tromo" (di cui
tuttavia, osserva Vian*, potrebbe costituire un doppione).

p. 164

v. 53. Detto della mavcaira con cui Pietro ferisce Malco: dexio;n ou\a" e[tamnen ajosshth'ri
sidhvrw/
ajloihth'ri?* (inchiostro rosso). Il Koechly aveva cancellato ejpamh, preferendogli il nuovo
intervento, che aveva l’appoggio di 19,172 (passo rilevato da lui stesso, in margine). Sia
ajosshth'ri sidhvrw/ che ajloihth'ri s. sono presenti in Nonno, e non vi è comunque necessità
di alterare, tanto più che la correzione introdurrebbe un epiteto superfluo, mentre ajosshthvr
indica che il gesto era in difesa del Maestro.

vv. 58-60 fuvlax d` iJeroi'o melavqrou / ciliavdo" zaqevh" stratih'" provmo", ajlla; kai; aujtov" /
su;n promavcw/ dasplh'ti feressakevwn strato;" ajndrw'n = oJ ou\n cilivarco" kai; hJ spei'ra
kai; oiJ uJphrevtai tw'n `Ioudaivwn (Joh. 18,12).
hjde;* Koechly (lapis nero), al posto di ajlla; (59). L’intervento fu avanzato probabilmente
per armonizzare la Parafrasi all’originale; ma è improbabile per ragioni stilistiche298, e
inoltre ajllav ha qui probabilmente un mero valore copulativo299.

292
Si tratta di un’assoluta innovazione rispetto all’originale giovanneo: cf. l’ampia tratta-
zione del Livrea, ad l. e il Kost, ad Musae. 10.
293
Tiedke 47.
294
Un’interpretazione suggestiva, in cui un metaforico ‘a[lso"’ di dovnake" si contrappone
al reale a[lso" del Getsemani, a sua volta in opposizione all’ojxu;" kovsmo" (cf. Livrea, ad l.).
295
Già il Marcellus avanzò e{rko" (e questo potrebbe spiegare la cancellazione: il Koechly
si accorse di essere stato anticipato).
296
Cf. anche supra, 275.
297
È preferibile, col Preller 91, restaurare eijdwv" per ijdwvn attribuito alla Vorlage dallo
Scheindler e dal Livrea (quest’ultimo, a dire il vero, con cautela, cf. ad l.).
298
Cf. supra, 273.
299
Cf. Denniston, GP2 21s.
322 DE STEFANI

p. 165
v. 72 gnwto;" ejw;n ejrivdhlo" ejqhvmono" ajrcierh'o"
Il verso si riferisce all’a[llo" maqhthv" intrinseco del sommo sacerdote. Il corretto ajrivdhlo"
fu poi ritrovato in V, mentre il resto della tradizione reca ejrivdhlo": «sembra incredibile che
occorra attendere Scheindler5, p. 84 per veder restaurato ajrivdhlo"», osserva il Livrea, ad
l. Incredibile. Infatti la lezione di V era stata anticipata dal Koechly: ajriv* (lapis nero).

p. 167
vv. 124s. Si riferisce a nuktipovlou qeravponto" oJmovgnio", ou| pote Sivmwn / dexio;n ou\a"
e[tamne parhvoron a[ori nuvxa" = ei|" ejk tw'n douvlwn suggenh;" w]n ou| ajpevkoyen Sivmwn to;
wjtivon (Joh. 18,26).
tovte* (lapis nero). La modifica non è necessaria.

p. 168
vv. 138s. nhvpio", ajgnwvsswn o{ti thlivkon ej~ fovnon e{rpwn, / aJgno;n ajlexikavkwn ejfulavsseto
dw'ma qemivstwn
e{lkwn* (lapis nero). Non necessario, tanto più che precede e{lkwn poco prima (132); è anzi
probabile che le due chiuse eij" movron e{lkwn (132) e eij" fovnon e{rpwn (138) siano un
reciproco ‘richiamo fonico’, del tutto conforme allo stile nonniano. È invece più fecondo
l’altro intervento al passo, eij"?*, che occorse anche al Ludwich300, e fu poi stampato dallo
Scheindler.
v. 140. Pilato esce dal pretorio: kai; Pilavto" tacuergo;" eJh'" ejxhvlasen aujlh'" = ejxh'lqen
ou\n oJ Pilavto" (Joh. 18,29).
ejxhvluqen* (lapis nero). L’uso intransitivo di ejxelauvnw fa in effetti difficoltà, e il Golega
1966, 29 congetturò ejxhvluqen – ejxevdramen il Tiedke: come si vede, la modifica era sovvenuta
già al Koechly; ma, ancor prima, anche il Nansius era pervenuto a questa congettura, come
ricorda il Livrea, ad l., che propone varie spiegazioni per tutelare la paradosi.

p. 170
v. 167. oJpoi'on* (lapis nero), al posto di poi'on: darebbe ritmo dattilico a e[rgon poi'on
e[rexa", ma non è necessario.

Canto XIX
p. 172
v. 6. Gesù viene consegnato ai soldati romani, che lo tortureranno: kai; strato;" ajntibivwn
filokevrtomo" ei\cen `Ihsou'n.
ei|lken?* (lapis nero). Il testo tràdito può conservarsi, intendendo, con l’Accorinti: «I sol-
dati ostili, avidi di ingiurie, presero Gesù»301; la congettura del Koechly è comunque pos-

300
Ludwich 1880, 499.
301
Accorinti 1986-1987, 2.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 323

sibile, trattandosi di modifica minima: i soldati trascinerebbero Gesù – un’aggiunta che


aumenterebbe la brutalità302.

p. 174
vv. 46s. ou[ me teoi'" ejpevessin ajmeivbeai; oujdev pw e[gnw" / o{tti ken eij" se; fevrw divdumon
kravto";
ou{neken* (lapis nero), al posto di o{tti ken. Qui o{tti ken dipende da e[gnw", introduce
quindi una proposizione dichiarativa: quest’uso è in effetti problematico303; la congettura del
Koechly va quindi tenuta in considerazione.
vv. 47s. Parla Pilato: ajmfovteron gavr, / kai; staurw'/ damavsaimi, kaiv, h]n ejqevlw, se meqhvsw =
ajpolu'saiv se kai; ejxousivan e[cw staurw'saiv se; (Joh. 19,10).
kremavsaimi* Koechly (lapis nero). A parte il diverso ordine dei due verbi giovannei rispetto
alla Vulgata (ajpolu'saiv se kai; ejxousivan e[cw staurw'sai)304 vi è la resa del tecnico staurovw
col generico damavzw: l’intervento non sembra tuttavia necessario.

p. 180
vv. 171-175. Il passo è complesso; i soldati romani eseguono il crurifragium sui crocifissi,
ma risparmiano Gesù, che era già morto: uJyitenh' dev / prwvtou me;n dievtemnen ajloihth'ri
sidhvrw/ / m e i l i c iv o u povda dissovn: ejpi; staurw'/ de; deqevnto" / a[llou nuktilovcou diduvmou"
povda" a[ori kovya", / deuvteron ejprhvnixen ejpesbovlon ojxevi> povtmw/ = h\lqon ou\n oiJ stratiw'tai,
kai; tou' me;n prwvtou katevaxan ta; skevlh kai; tou' a[llou tou' sustaurwqevnto" aujtw'/ (Joh.
19,32).
meilicivw/* (lapis nero). L’aggettivo va analizzato nel suo complesso. Dato che la pratica
serviva ad accelerare la morte del condannato, il Koechly può aver pensato che meilivcio"
potesse essere applicato al ferro, con un paradossale ossimoro – non impossibile per Nonno,
benché l’espressione ne risulterebbe egualmente densa e difficile. Ebbe sicuramente ragione
lo Scheindler quando rilevò che meilivcio" designa il ladrone pentito305; l’aporia è stata
sciolta in via definitiva dall’Accorinti, che evidenziò, nei versi in causa, l’opposizione tra
meilicivou (173) e ejpesbovlon (175), che conferma l’analisi dello Scheindler306.
vv. 178s. Un soldato romano trafigge il costato di Gesù: ajlla; qorw;n ajkivchto" ajnh;r ajnemwvdei>
lovgch/ / pleurh;n pasimevlousan ajfeidevi> nuvxe macaivrh/ = ajll` ei|" tw'n stratiwtw'n lovgch/
aujtou' th;n pleura;n e[nuxen (Joh. 19,34).
nuvxen ajkavnqh/?* (lapis nero). Anche qui, una lettura attenta del testo potrebbe dispensare
un editore dall’accogliere l’intervento, che meriterebbe tuttavia di essere menzionato. Dopo
il Passow, lo Scheindler difese la paradosi affermando che «Nonnos mavcaira nicht im Sinne

302
Per la corruzione, cf. la mia emendazione di Aesch. fr. 59 R. (e{lkei da leggere al posto
di e[cei), in Note a frammenti tragici greci, «Eikasmós» VII (1996) 95.
303
Il Keydell enumera o{tti ken tra le singolarità linguistiche della Parafrasi, e si dichiara
propenso a correggere in per (Über die Echtheit der Bibeldichtungen des Apollinaris und des
Nonnos, «ByZ» XXXIII [1933] 247 = Schriften 574).
304
Così Accorinti 1986-1987, ad l.
305
Scheindler 1882, 91.
306
Accorinti 1986-1987, 125.
324 DE STEFANI

von Schwert fasst, sondern darunter die scharfe Eisenspitze der Lanze versteht»307; quest’in-
terpretazione è probabilmente giusta, soprattutto in considerazione dei loci che sostengono
il nesso, ricordati dall’Accorinti, ad l.308 Lo Scheindler, comunque, avrebbe fatto meglio a
ricordare la congettura del Koechly, piuttosto che menzionare un’improbabile modifica del
Marcellus, per di più facendoci dell’ironia309. Quanto all’interpretazione del passo, l’Accorinti
rende: «ma tosto, uno di essi, con un balzo gli trafisse l’amatissimo costato con una lancia
veloce come il vento, arma che non perdona»310; questa versione sembra attribuire ad ajfeidevi>
... macaivrh/ il valore di un’epanalessi di ajnemwvdei> lovgch/. A me sembra che quest’ultimo
sia una sorta di dativo comitativo di qorw;n ajkivchto", mentre lo strumentale che accompa-
gna tuvye sia solo ajfeidevi> ... macaivrh/: di fatto, ajkivchto" è spiegato da ajnemwvdei>, come
interpreta giustamente l’Accorinti, ad l., ‘rapido, imprendibile’, non ‘ignotus’, come inten-
deva il Preller311.

Canto XX

p. 183

v. 8 `Ihsou'n ojlivgh/ yamaqwvdei> qh'ke cameuvnh/


liqinh'/?* (sic) Koechly (lapis nero). L’epiteto ojlivgh/ contrasta in effetti con il precedente
livqon ... / a[pleton (5s.), come indicava già Daniel Heinsius (cf. l’Accorinti, ad l.). Ma è
probabilmente giusta la spiegazione dell’Accorinti, che vede nell’espressione un elemento
della tapeinosis, senza dire che il motivo della ‘piccola’ e ‘umile’ tomba dei grandi è del
tutto topico (soprattutto nella tradizione epigrammatica)312. Quanto alla congettura, va detto
che la giustapposizione liqivnh/ yamaqwvdei> non è elegante.

307
Scheindler 1882, 91.
308
Accorinti 1986-1987, 127 ricorda 10,34 ajfeidevi> ... macaivrh/, Dion. XXI 228 ajfeidevi>
tuvye macaivrh/.
309
«Dass Nonnos in V. 178 den Soldaten Christus mit der Lanze die Brust durchbohren
liess, dann wieder mit dem Schwerte (179), hat Marcellus ganz ausser Rand und Band gebracht;
er ändert den Vers fast ganz: ajlla; qorw;n stravtio" lovgch" ajnemwvdeo" ajnh;r. Die Aenderung
bedarf wohl keiner Widerlegung» (Scheindler 1882, 91).
310
Accorinti 1986-1987, 22.
311
Preller 156. Questa traduzione ci richiama ad un altro problema del passo: perché Nonno
rende con un generico aj n hv r l’ei| " tw' n stratiwtw' n di Giovanni? Probabilmente per il suo
filoromanismo (e antisemitismo): dalla lettura della Parafrasi non si ricava affatto che l’autore
del gesto violento sia un soldato romano; anzi, proprio qorw;n ajkivchto" ... ajnemwvdei> lovgch/
sembra suggerire l’azione di un invasato, che si sarebbe distaccato dalla folla lanciandosi sul
corpo di Gesù già morto (anche se, precedendo immediatamente la menzione del crurifragium da
parte dei soldati, l’ajnhvr poteva essere inteso come un romano). Dato che il lettore antico non avrà
certo letto il poema con a fianco la Vorlage giovannea – come fanno i filologi moderni – ci si
può chiedere se in quest’ambiguità non sia celato un intento di propaganda filoromana (e antigiudaica),
di cui, peraltro, il poema offre altre, meno equivoche testimonianze.
312
Tipico il caso di Omero, cf. ad es. Alcae. Mess. AP VII 1,7s. = HE 68s.; Anacreonte, cf.
Antip. Sid. AP VII 26,1 = HE 252; Sofocle, Simm. AP VII 21,5s. = HE 3284s., etc.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 325

p. 184
Si tratta del rapporto tra due versi distanti. Nel primo, si parla del pronto ritorno di Maria
Maddalena alla casa degli apostoli: ejpeigomevnw/ de; pedivlw/ / novstimo" eij" dovmon h\lqe
(20,12s.); nel secondo, della corsa di Pietro e del ‘discepolo che Gesù amava’: kai; eij"
drovmon e[trecon a[mfw (20,19) = kai; e[trecon a[mfw oJmou' (Joh. 20,4).
Il Koechly sottolineò eij" drovmon (19) e il precedente eij" dovmon (13), e li collegò con una
linea. A fianco del v. 19 annotò – si direbbe – e[sw?* (lapis nero), che implicherebbe una
correzione in e[sw dovmou. In realtà, vari traduttori della Parafrasi intesero, come il Koechly,
dovmon al posto di drovmon (cf. l’Accorinti in apparato): il che, tuttavia, non si adatta alla
tomba; i due correvano a gara (eij" drovmon), come mostra l’Accorinti, ad l., con l’appoggio
di luoghi patristici. Quanto ad e[sw dovmou, l’intervento è contraddetto dalla stessa narrazio-
ne: solo Pietro entra nella tomba, il suo compagno ne resta fuori (ouj me;n e[sw dievbaine
[20,25] = ouj mevntoi eijsh'lqen [Joh. 20,5]). Certamente il Koechly si sarà reso conto del-
l’errore proseguendo nella lettura.
vv. 27s. uJpe;r dapevdoio de; gumnou' / suvzuga" ajllhvloi" linevou" ejnovhse citw'na" = kai;
qewrei' ta; ojqovnia [keivmena] (Joh. 20,6).
gumnou;"?* (lapis nero). L’intervento deve considerarsi non necessario, anche se può citarsi
accanto a quello del Marcellus, tuvmbou313. In effetti, «le sol n’était point nu, puisqu’il était
couvert des dépouilles funèbres»314; ma la nudità del sepolcro si riferisce all’assenza del
corpo di Gesù, come rilevano lo Scheindler e l’Accorinti315.

p. 187
v. 83 kaiv oiJ e[fh tavde pavnta cevwn ajntwvpion ai[glhn
aujdhvn* Koechly (lapis nero). Non necessario: la paradosi è sostenuta da vari loci similes,
cf. l’Accorinti, ad l.

p. 188
vv. 91s. Gesù appare ai discepoli: ojyifanh' dev / koivranon ajqrhvsante" ejghvqeon au\ti"
eJtai'roi = ejcavrhsan ou\n oiJ maqhtai; ijdovnte" to;n kuvrion (Joh. 20,20).
ajgcifanh'* (lapis nero), con un rimando al v. 104. È vero che Gesù è vicino, visto che mostra
loro le ferite e le piaghe; ed è vero, come rilevò appunto il Koechly, che la vicinanza è
ribadita (ajgcifanh;" o{te pa'si di` hjevro" h\lqen `Ihsou'" [104]); tuttavia, ojyifanh' è preferibile:
sia perché è un termine relativamente raro; sia perché si adegua all’atmosfera serotina (cf.
Joh. 20,19 ou[sh" ou\n ojyiva": cf. l’Accorinti, ad l.) e di inquieta attesa; sia, soprattutto, perché
richiama un passo precedente, ojyifane;" dev / cavrma par` uJmeivwn ajmetavtropon ou[ti" ajmevrsei /
eij" crovnon ouj lhvgonta (16,81-83), come ha bene messo in luce l’Accorinti, ad l.
vv. 108s. Si riferisce a Tommaso: ejpei; bradudinevi> qumw'/ / marturivh" a[gnampton ejdivzeto
meivzona peiqwv

313
Ricordato dallo Scheindler in apparato.
314
Comte de Marcellus, Paraphrase de l’Évangile selon Saint Jean par Nonnos de Panopolis,
texte grec, rétabli et corrigé par le C. d. M., Paris 1861, 197.
315
Scheindler 1882, 93; Accorinti, ad l.
326 DE STEFANI

bradupeiqevi* (lapis nero). Già la presenza di peiqwv al verso seguente rende l’intervento
poco attraente, benché non impossibile; comunque, bradudinhv" è un agg. rarissimo, ma di
certa attestazione (cf. l’Accorinti, ad l.), quindi da conservare316.

Canto XXI

p. 191
v. 18 cersi;n ejp` ajmfotevrh/sin uJphnevmion livnon e{lkwn
uJp`* (lapis nero), al posto di ejp `: possibile. Quanto al resto del verso, il Koechly sottolineò
uJphnevmion, aggiungendo un punto di domanda: l’aggettivo, tuttavia, ha una solida attesta-
zione317.

p. 195

v. 80 hjqavdo" ijcqubovtoio pevrhn Tiberhivdo" a{lmh"


Tiberiavdo"* (lapis nero). Davvero non necessario, tanto più che a 21,2 Tiberhivdo", con-
getturato dal Passow per Tiberiavdo" – da lui ancora stampato – fu reperito in V.

vv. 86s. Dichiararazione d’amore per il Maestro da parte di Pietro: nai; koivrane, kai; su; de;
qumw'/ / oi\da" o{son filevw se = nai; kuvrie, su; oi\da" o{ti filw' se (Joh. 21,15).
naiv, suv* (inchiostro nero). Il kaiv mi sembra un’aggiunta comprensibile: «sì, o Signore, sai
anche tu quanto ti amo». È vero che la corruzione di naiv in kaiv è facilissima, e la ripetizione
intensiva di naiv gode di uno status nella lingua poetica (cf. Asclep. AP XII 166,5 = HE 892):
ma l’interpunzione dopo il quinto longum sarebbe problematica318.

v. 89 bovske moi e[mfrona" a[rna" ajsighvtw/ sevo rJavbdw/ = bovske ta; ajrniva mou (Joh. 21,15).
Il Koechly aveva proposto ajkinhvtw/* (lapis nero). Il passo è da lungo oggetto di analisi: lo
Scheindler corresse ajsighvtw/ in ajsighvtou", appoggiandosi ad altri luoghi in cui Nonno
aggiunge specificazioni simili per indicare il carattere metaforico, non reale, degli armenti
menzionati dal Vangelo319. In séguito, la paradosi fu difesa – con la consueta lucidità – dal
Tiedke 1883, 24. Da ultimo, il Golega accettò le opinioni del Tiedke, aggiungendo altri
elementi a sostegno di ajsighvtw/320. Anch’io ritengo decisivi gli argomenti del Tiedke: l’esi-
genza dello stile nonniano cui si richiamava lo Scheindler è del resto già assolta da e[mfrona",
mentre è preferibile accompagnare rJavbdw/ con un epiteto esplicativo. Quanto ad ajsighvtw/,
deve riferirsi al ruolo p r e d i c a t o r i o della vocazione papale di Pietro; ajkinhvtw/ del
Koechly varrebbe ‘inflessibile’: un epiteto immotivato, si direbbe.

316
A favore della paradosi anche lo Scheindler 1882, 93.
317
Cf. i luoghi raccolti da Donatella Zoroddu, Nonno di Panopoli e “le reti piene di vento”
(Par. F 15-18 ~ Ev. Io. 21,3), «Athenaeum» LXXXII (1994) 231-233.
318
Per questo il Wernicke 75s. noluit naiv: suv: «attamen mutatione vix indiget Nonn. Paraphr.
Io. XXI. 15. (88): […]. Certe scribi non potest: – – nai; koivrane, naiv: su; de; qumw'/. Fugit enim
poeta interpunctionem post tempus octavum decimum» (nulla né nel Passow in apparato – altri-
menti il Koechly non avrebbe corretto – né poi nello Scheindler).
319
1,134 qeou' l av l o " ajmnov" (Scheindler 1882, 95).
320
Golega 1966, 34 n. 23.
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 327

v. 91 Sivmwn, ajglaovpaido" `Iwavnnao genevqlh"


La lezione genevqlh, poi rinvenuta nella parte preponderante della tradizione (VN), era già
stata anticipata dal Koechly* (inchiostro rosso).

p. 198
v. 140 tavper (scil. qauvmata) h[nusen aujto;" `Ihsou'"
Cristo;"?* (inchiostro rosso). L’intervento è da ritenersi non necessario: anzi, aujtov" sotto-
linea l’operato di Gesù (‘ce ne sono altri, opera di lui stesso’).

Venezia CLAUDIO DE STEFANI

Abbreviazioni bibliografiche

Abram = Nonni Panopolitani Paraphrasis Sancti secundum Joannem Evangelii. Accesserunt


notae P.N. A. Societatis Jesu, Parisiis, sumptibus Sebastiani Cramoisy, 1623.
Accorinti 1986-1987 = Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni. Canto T
(= XIX). Introduzione, testo, traduzione e commento a cura di D. A., Tesi di Laurea in
Grammatica Greca e Latina, Univ. di Firenze, a.a. 1986-1987.
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Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di D. A., Pisa 1996.
Agosti 1995 = G. Agosti-F. Gonnelli, Materiali per la storia dell’esametro nei poeti cri-
stiani greci, Parte I. Versificazioni ‘imperfette’ fra IV e V secolo, in AA.VV., Struttu-
ra e storia dell’esametro greco, a c. di M. Fantuzzi-R. Pretagostini, I, Roma 1995,
299-358.
Agosti* = G. A., Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni. Canto Quinto.
Introduzione, edizione critica, traduzione e saggio di commento, Tesi di Dottorato in
Filologia Greca e Latina, Univ. di Firenze, VII ciclo.
Böckel = E. B., Hermann Köchly. Ein Bild seines Lebens und seiner Persönlichkeit, Heidelberg
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Bordatus = Nonni Panopolitani poetae antiquissimi conversio Evangelii secundum Ioannem
Graecis versibus conscripta, nunc primum ad verbum Latina facta, multisque in locis
emendata, per I. B. Bituricum, Parisiis, in officina Caroli Perier, in vico Bellovaco, sub
Bellerophonte 1561 (Köln 1566, Trieste 1856).
De Stefani = C. D. S., Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni. Canto I,
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Golega 1930 = J. G., Studien über die Evangeliendichtung des Nonnos von Panopolis. Ein
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328 DE STEFANI

Keydell = Nonni Panopolitani Dionysiaca recognovit R. K., Berolini 1959321.


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Koechly 1850 = Quinti Smyrnaei Posthomericorum libri XIV. Recensuit prolegomenis et
adnotatione critica instruxit A. K., Lipsiae 1850.
Koechly 1857 = Nonni Panopolitani Dionysiacorum libri XLVIII. Recensuit et praefatus est
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Koechly 1860 = Universitati Basileensi ante hos CCCC. annos conditae Solemnia Saecularia
a. d. VIII idus septembres anni MDCCCLX. celebranti rite gratulantur Universitatis
Turicensis rector et senatus. Inest de Evangelii Joannei paraphrasi a Nonno facta
dissertatio, Turici 1860, 1-25 (= Koechly 1881, 421-446).
Koechly 1862 = Poetae bucolici et didactici. Theocritus, Bion, Moschus, recognovit et
praefatus est C.Fr. Ameis; Nicander, Oppianus, Marcellus de piscibus, poeta de herbis,
edidit F.S. Lehrs; Phile de animalibus, elephante, plantis, etc., edidit Fr. Dübner; Poetarum
de re physica et medica reliquias collegit U. Cats Bussemaker; Aratus, Manethonis,
Maximi et aliorum astrologica recensuit et dissertatione instruxit A. K. Graece et Latine,
Parisiis 1862.
Koechly 1881 = Hermann Köchlys gesammelte kleine philologische Schriften, unter Leitung
von G.M. Thomas herausgegeben von G. Kinkel und E. Böckel, I. Opuscula Latina,
Leipzig 1881.
Kost = Musaios. Hero und Leander. Einleitung, Text, Übersetzung und Kommentar von
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Lehrs 1852 = K. L., Köchlys neueste Leistungen für die griechischen Epiker, «Philologus»
VII (1852) 318-324.
Ludwich 1873 = Beitraege zur Kritik des Nonnos von Panopolis. Von A. L., Programm des
Königlichen Friederichs-Collegiums zu Königsberg in Pr., Königsberg in Pr. 1873.
Ludwich 1880 = A. L., Zur Metabole des Nonnos, «RhM» XXXV (1880) 497-513.
Livrea, Parafrasi = Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni. Canto XVIII.
Introduzione, testo critico, traduzione e commentario a cura di E. L., Napoli 1989.
Livrea = Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni. Canto B. Introduzione,
testo critico, traduzione e commento di E. L., Bologna 2000.
Peek = Lexikon zu den Dionysiaka des Nonnos, herausgegeben von […] Maria Blumentritt ·
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Pontani = F. P., Su Nonno, Parafrasi B 1-60, «ASNP» s. 4 I/1 (1996) 93-102.
Preller = A.H. P., Quaestiones Nonnianae desumptae e Paraphrasi Sancti Evangelii Joannei
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321
Con Keydell 000* ci si riferisce alle pagine dei Prolegomena (9*-81*).
Congetture inedite di Hermann Koechly alla Parafrasi di Nonno 329

Scheindler 1881, 1882 = A. S., Zur Kritik der Paraphrase des Nonnos von Panopolis, «WS»
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Sherry = L.F.S. S., The Hexameter Paraphrase of St. John attributed to Nonnus of Panopolis.
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Stephanus = Homerici Centones, a veteribus vocati ~Omhrovkentra. Virgiliani Centones.
Utrique in quaedam historiae sacrae capita scripti. Nonni Paraphrasis Evangelii Joannis,
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Sylburg = Nonni Panopolitani Metaphrasis Evangelii secundum Joannem versibus heroicis:
cum ms. cod. Pal. collata: Brevibus notis illustrata: Verborum Indice aucta: Rectius
aliquot in locis versa Opera F. S. Veter. Ex Hier. Commelini typographio, A CH. 1596
[Heidelberg] (rist. Lipsiae 1613, 1618, 1629, Ingolstadt 1614, Goslar 1616, Parisiis
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Tiedke 1873 = H. T., Quaestionum Nonnianarum specimen, Diss. Berolini 1873.
Tiedke 1883 = Wissenschaftliche Beilage zum Programm des Berlinischen Gymnasiums
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Tissoni = Nonno di Panopoli. I Canti di Penteo (Dionisiache 44-46). Commento, a c. di
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par F. V., Paris 1976.
Wernicke = Trufiodwvrou ”Alwsi" `Ilivou. Cum Jac. Merrickii et Godofr. Henr. Schaeferi
annotationibus integris, aliorum selectis, suisque maximam partem criticis et grammaticis
edidit F.A. W., Lipsiae 1819.
Wifstrand = A. W., Von Kallimachos zu Nonnos. Metrisch-stilistische Untersuchungen zur
späteren griechischen Epik und zu verwandten Gedichtgattungen, Lund 1933.

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