Sie sind auf Seite 1von 18

«Sulzer sopra tutti»

Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»


di Alessandro Nannini

1. La ricezione del «Lexikon» in Germania

Non aveva tutti i torti Johann George Sulzer (1720-1779) quando


– poco dopo aver ricevuto buone notizie dall’editore sulle vendite del
primo volume dell’Allgemeine Theorie der Schönen Künste1 – profetiz-
zava per la sua opera una difficile accoglienza da parte della critica:
«I poeti tedeschi e i critici non saranno minimamente soddisfatti di
questo. Ma se solo guadagno il pubblico di quelli che pensano in
modo imparziale, del resto poco mi importa»2.
In effetti, il capolavoro di Sulzer, uscito a Lipsia presso M.G.
Weidmanns Erben und Reich in due grossi volumi in-quarto (il pri-
mo, contenente le lettere dalla A alla J, esce nel 1771; il secondo,
con le lettere restanti, nel 1774), sarà pubblicato dopo quindici anni
dall’annuncio formale del 1756 e dalla ratifica del contratto con
l’editore – anni in cui il mondo culturale tedesco si era profonda-
mente trasformato. Eppure, nonostante il mutamento di coordinate
poetiche – dai circoli anacreontici della metà del secolo allo Sturm
und Drang degli anni Settanta – il Lexikon godrà di un’ampia ri-
sonanza a livello nazionale e internazionale. Basti citare la prima
ristampa – praticamente contemporanea alla prima edizione – del
1773-1775, così come la seconda edizione – leggermente modificata
da Sulzer – del 1778-1779, a cui farà seguito la versione ampiamente

1 Il titolo completo è Allgemeine Theorie der Schönen Künste in einzeln, nach alphabetischer

Ordnung der Kunstwörter auf einander folgenden, Artikeln abgehandelt. Ad esso ci riferiremo
con l’abbreviazione Lexikon. Mi permetto di rinviare inoltre a J.G. Sulzer, Teoria generale delle
belle arti, a cura di A. Nannini, con una presentazione di F. Bollino, Bologna, Clueb, 2011.
2 Sulzer a Bodmer, 10 dicembre 1771, in Briefe der Schweizer Bodmer, Sulzer, Geßner.

Aus Gleims literarischem Nachlasse, a cura di W. Körte, Zürich, Heinrich Geßner, 1804, p.
400. Si veda anche la lettera del 7 dicembre 1771, in cui Sulzer sostiene che «l’accoglienza
riservata a quest’opera da parte di quei lettori che non si credono essi stessi critici e giudici
in materia d’arte è del tutto incoraggiante.» Cfr. Johann Georg Zimmermann: Sein Leben und
bisher ungedruckte Briefe an denselben […], a cura di E. Bodemann, Hannover, Hahn’sche
Buchhandlung, 1878, p. 207.

INTERSEZIONI / a. XXXII, n. 3, dicembre 2012 355


Alessandro Nannini

annotata da Friedrich von Blanckenburg del 1786-1787, con relativa


ristampa nel 1792-17943. Come mette in luce Carsten Zelle4, accanto
a queste edizioni ufficiali esistono poi numerose edizioni, più o meno
illecite, pubblicate a Vienna (per i tipi di Trattner in due volumi nel
1773 e in quattro nel 1786; per i tipi di Gässlin in quattro volumi
nel 1810) e nella città svizzera di Biel, presso Heilmann, in quattro
volumi (1777).
Se volessimo gettare un rapido sguardo al modo in cui gli intellet-
tuali europei si sono confrontati con questo testo fondamentale – a
tutti gli effetti la prima vera enciclopedia di estetica – incontreremmo
tuttavia un contesto molto turbolento e per niente acquiescente alla
vastità del successo editoriale5.
Per quanto concerne in particolare l’ambito tedesco, meritano una
qualche attenzione le ragioni che hanno portato al rifiuto dell’opera
da parte degli Stürmer, soprattutto di Johann Heinrich Merck6 e del
giovane Goethe7. Sin dal 1757, con la prima discussione pubblica
del Lexikon annunciato l’anno precedente, la critica più diffusa si
impernia attorno al formato enciclopedico, ritenuto sottomesso ad
un modello francese. La Diktionärsucht – quella malattia che secon-
do Engel colpisce le scienze, sminuzzandole in pezzetti8 – veniva in
effetti percepita come l’aggressione di un agente patogeno esterno –
proveniente, per l’appunto, da oltre Reno – che aveva ormai infettato
il corpo sistematico tedesco, facendo sempre più proseliti in terra
germanica. Tanto più che Sulzer non si limitava solo ad offrire un
terreno di coltura fertile per questa «infezione» esogena, ma tentava

3 Su questa versione – in quattro volumi – si basa la ristampa anastatica curata da Giorgio

Tonelli nel 1967-1970, che comprenderà anche l’indice dell’opera, edito per la prima volta
nel 1799. I Litterarishe Zusätze di Blanckenburg verranno pubblicati, in forma accresciuta e
autonoma, nei tre volumi editi tra il 1796 e il 1798.
4 Cfr. C. Zelle, Ästhetischer Enzyklopädismus – Johann Georg Sulzers europäische Dimension,

http://homepage.ruhr-uni-bochum.de/carsten.zelle/dateien/Sulzer.pdf, p. 30.
5 In generale, cfr. J. Dobai, Die bildenden Künste in Johann Georg Sulzers Ästhetik. Seine

«Allgemeine Theorie der schönen Künste», Winterthur, Konkordia, 1978, pp. 221 ss.; C. Zelle,
Ästhetischer Enzyklopädismus – Johann Georg Sulzers europäische Dimension, cit., pp. 19-25.
6 [J.H. Merck], [Rec.] Allgemeine Theorie der schönen Künste […], in «Frankfurter Ge-

lehrte Anzeigen», 11 Feb. 1772, pp. 89-94, ora ad es. in Goethe’s sämmtliche Werke, 30 voll.,
Stuttgart und Tübingen, J.G. Cotta’scher Verlag, 1851, vol. XXVI, pp. 3-7, da cui citeremo.
7 J.W. Goethe, [Rec.] Die schönen Künste in ihrem Ursprung […], in «Frankfurter Gelehrte

Anzeigen», 18 Dez. 1772, pp. 801-7, trad. it. in J.W. Goethe, Scritti sull’arte e sulla letteratura,
a cura di S. Zecchi, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, pp. 39-43. Per un commento sulla reazio-
ne di Goethe al Lexikon di Sulzer, cfr. tra gli altri A. Tumarkin, Der Ästhetiker Johann Georg
Sulzer, Frauenfeld-Leipzig, Huber & Co., 1933, pp. 19 ss.; J. Dobai, Die bildenden Künste in
Johann Georg Sulzers Ästhetik, cit., pp. 223-8; A. Lamblin, Sulzer, genèse et réception de sa
«Théorie générale des Beaux-Arts», in «Le texte et l’idée», 18, 2003, pp. 39-72, qui pp. 59 ss.;
E. Décultot, L’esthétique de Sulzer entre l’Allemagne et la France au XVIIIe siècle, in L’esthétique
de Johann Georg Sulzer (1720-1779). Actes du colloque international du 21. novembre 2003, a
cura di B. Deloche, Lyon, Université Jean Moulin-Lyon 3, 2005, pp. 11-37, qui pp. 12-3 e 29-
31; W. Robson-Scott, The younger Goethe and the visual arts, Cambridge, Cambridge University
Press, 1981, pp. 49-51.
8 Cfr. [J.J. Engel], [Rec.] Allgemeine Theorie der schönen Künste […], in «Neue Bibliothek

der schönen Wissenschaften», 15, 1773, 1. Stück, pp. 32-85, qui p. 35.

356
Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»

di coniugare l’impianto teorico tipico della tradizione teutonica con


l’elemento lessicografico francese, condannando a sicuro fallimento
l’intento di fornire all’estetica una fondazione più stabile di quella
di Baumgarten.
Da questo punto di vista è possibile spiegare tanto l’allusione
maligna di Merck, per cui Sulzer avrebbe avuto le spalle troppo
deboli per sopportare il peso di una vera teoria senza distribuirne
il carico in molteplici porzioni separate9, quanto la sprezzante ironia
di Goethe:
Che cosa non si trova messo in fila in un dizionario! Che cosa potrebbe non
essere tenuto insieme da questa filosofia? Pittura e danza, retorica e architettura,
poesia e scultura, tutte proiettate sul muro bianco attraverso un unico buco, grazie
alla magica luce di una piccola lanterna filosofica10.

Persino critici più vicini a Sulzer come Wieland11, Steinbart12 o


Garve13 – designato da Sulzer quale continuatore del Lexikon in caso
di una sua morte prematura – esprimono perplessità sull’effettiva
capacità di garantire uno sguardo onnicomprensivo da parte di que-
sto approccio, colpevole, secondo Herder, al contempo di eccessiva
ampiezza e di inevitabile dispersione14. L’apertura dell’articolo di
Merck è sintomatica di un tale atteggiamento: «Questo libro contie-
ne notizie di un uomo che ha viaggiato nel paese dell’arte; solo che
non è nato e non è stato allevato in questo paese, e non vi ha mai
vissuto, non vi ha mai sofferto e goduto»15. E Goethe, dal canto suo:
«Se non si ha un’esperienza concreta delle arti, le si lasci stare»16. È
proprio questa distanza radicale tra l’arte praticata in prima persona
dal genio e l’opera del Popularphilosoph Sulzer a provocare un forte
rigetto nelle avanguardie dell’epoca, che si declinerà tanto in senso
teoretico quanto in senso morale.
Sotto il primo aspetto, l’idea stessa di una teoria delle belle arti in
un tempo ancora immaturo per questa operazione, almeno in Germa-
nia, costringerà l’autore a perdersi in generalioribus, secondo quanto

9 Cfr. [J.H. Merck], [Rec.] Allgemeine Theorie der schönen Künste, cit., p. 3.
10 J.W. Goethe, Scritti sull’arte e sulla letteratura, cit., p. 40.
11 Cfr. [C.M. Wieland], [Rec.] Die schönen Künste in ihrem Ursprung […] betrachtet von

J.G. Sulzer, in «Erfurtische gelehrte Zeitung», 47. Stück, 1772, pp. 393 s., qui p. 393.
12 Cfr. G.S. Steinbart, Grundbegriffe zur Philosophie über den Geschmack. Erstes Heft,

Züllischau, Waisenhaus- und Frommannischen Buchhandlung, 1785, p. 20. Steinbart accusa


Sulzer di aver ridotto la conoscenza estetica a brevi articoli di enciclopedia, anche se in effetti
non si periterà di ripeterne gran parte dei contenuti nella sua opera, in primis il legame delle
belle arti con la moralità.
13 Cfr. le lettere a Weiße, 7 dicembre 1774 e 21 gennaio 1775, in Briefe von Christian Garve

an Christian Felix Weiße und einige andere Freunde, 2 voll., Breslau, Wilhelm Gottlieb Korn,
1803, vol. I, pp. 98-101 e pp. 110 s., qui p. 99.
14 Cfr. [J.G. Herder], [Rec.] J.G. Sulzer, Allgemeine Theorie der schönen Künsten, in «����
All-
gemeine deutsche Bibliothek», 22, 1774, pp. 5-35, qui pp. 8 s.
15 [J.H. Merck], [Rec.] Allgemeine Theorie der schönen Künste, cit., p. 3.
16 J.W. Goethe, Scritti sull’arte e sulla letteratura, cit., p. 39.

357
Alessandro Nannini

affermano Garve17 e Goethe: «Si consideri che qualsiasi teoria sbarra


la strada all’autentico godimento, poiché è il nulla più nocivo che
sia mai stato inventato»18. Abbandonando il contatto con il terreno
vivo dell’arte, l’estensore del Lexikon – questa è l’accusa – si potrà
assicurare al massimo il sostegno dei conoscitori, rinunciando però
alla compagnia sostanziale dei veri artisti e degli amatori, che invece
«sono dalla nostra parte»19.
Ma c’è dell’altro. Se già la mancata distinzione tra le varie arti
tentata in quel periodo da Lessing e Herder costituisce per Merck
una colpa, la più profonda unità a cui si sacrificano le classificazioni
interne non sarà propugnata in nome di un’autonomia del creare ar-
tistico – come gli Stürmer avrebbero auspicato – bensì, al contrario,
all’insegna di un’eteronomia che subordina le arti alla morale, facen-
done uno strumento per il perfezionamento dei popoli. Come Goethe
ricorda nella sua autobiografia, un conto è pensare che un’opera
d’arte abbia delle conseguenze morali sul pubblico, un conto è
dichiarare – alla stregua di Sulzer – che l’artista debba avere degli
obiettivi morali20. L’asservimento dell’arte a scopi ulteriori, in ogni
caso, si attirerà anche le critiche del più cauto Garve21, che riteneva
troppo asfissiante il legame instaurato con la dottrina dei costumi, e
la parziale disapprovazione di Eberhard, per altri versi solidale con
il progetto sulzeriano22, per giungere infine alla pesante condanna di
Herder, secondo il quale una simile connessione permeerebbe l’intero
Lexikon, rovinando tutto23.
Quello che viene rimproverato al programma di Sulzer, in altre
parole, è il wishful thinking consistente nel giudicare come possibili
nel suo tempo riforme politiche degne dell’utopia più visionaria,

17 «Alcune cose sono ripetute troppo spesso; altre sono trattate troppo in generale.» Briefe

von Christian Garve, cit., pp. 110 s.


18 J.W. Goethe, Scritti sull’arte e sulla letteratura, cit., p. 40.
19 Ibidem, p. 42. Sulzer, da parte sua, cercherà di difendersi dagli strali di Goethe nell’ar-

ticolo Regeln; Kunstregeln, apparso nel secondo volume del Lexikon (1774).
20 Cfr. J.W. Goethe, Aus meinem Leben. Dichtung und Wahrheit, 1831, trad. it. Dalla mia

vita. Poesia e verità, 2 voll., Torino, Utet, 1966, vol. I, p. 719: «Poiché in questa distrazione
non riuscivo a creare in senso artistico, mi perdevo sempre daccapo in speculazioni estetiche:
ed infatti ogni teorizzare indica mancanza od arresto di forza produttiva. […] Era stata annun-
ziata la teoria di Sulzer, più adatta per il dilettante che non per l’artista. Nell’ambito di queste
concezioni si esigono soprattutto effetti morali, cosicché ne sorge subito un dissidio tra la classe
creatrice e quella usufruente: perché una buona opera d’arte può avere ed avrà senz’altro con-
seguenze morali, ma esigere scopi morali dall’artista significa rovinargli il mestiere».
21 Cfr. Briefe von Christian Garve, cit., pp. 98-101 e pp. 110 s. Garve, tuttavia, dirà anche

che l’opera di Sulzer rappresenta un grande vanto per la nazione.


22 Nel suo Handbuch, Eberhard sosterrà che il tentativo di Sulzer è ben pensato, ma

sostanzialmente non estetico, in quanto sovraccarico di riflessioni morali. Cfr. J.A. Eberhard,
Handbuch der Ästhetik für gebildete Leser aus allen Ständen, 4 voll., 1803-1805, vol. I, 1803,
pp. 272 s.
23 Cfr. la lettera a Christian Gottlob Heyne, aprile 1772, cfr. J.G. Herder, Briefe. Gesam-

tausgabe 1763-1803, 10 voll., Weimar, Böhlaus Nachfolger, 1977-1996, vol. II, Mai 1771-April
1773, 1977, p. 158. Cfr. anche la lettera di Herder a Merck del 16 novembre 1771, in cui si
annuncia che il Lexikon sarebbe ben al di sotto delle sue aspettative, ibidem, p. 106.

358
Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»

facendo assurgere il loro banditore a profeta che inveisce gagliar-


damente contro il proprio secolo, secondo la dizione di Goethe 24.
Come riassume Formey:
Tutto questo è eccellente nella teoria; ma occorre aprire gli occhi e darsi un’oc-
chiata intorno, per vedere se gli uomini di oggi sono fatti per attingere dagli spet-
tacoli il patriottismo dell’Antica Grecia, per riscoprire con degli esercizi ginnici la
forza degli eroi di Omero25.

Accanto all’impraticabilità delle proposte, ciò che gli Stürmer


in particolare non possono accettare è proprio l’assoggettamento
dei sensi e della sensibilità in vista dell’assimilazione surrettizia di
contenuti razionali altrimenti inefficaci, accompagnata da una serie
di reprimende edificanti contro il sentimentalismo esasperato di cui
si sentivano bersaglio. Da qui deriva anche il fraintendimento del
fondamento teorico delle arti adottato da Sulzer in luogo del classico
dettato mimetico – l’abbellimento della natura – che Goethe interpre-
terà alla stregua di un mero tentativo di fare dell’arte l’ornamento di
una realtà che di per sé tende alla bellezza. Da un lato, Goethe non
assegna alcuna rilevanza alla dottrina della forza estetica che giustifica
quel principio, proprio perché – a differenza di quanto accadeva in
Sulzer – il suo interesse non è volto a comprendere i meccanismi di
ricezione dell’opera, bensì quelli di produzione, in primis l’ispirazione
del genio:
Per essere utile alle arti, qualsiasi sforzo speculativo deve concernere direttamente
l’artista, dar spazio al suo fuoco naturale, in modo che si espanda e si attizzi. […]
Che cosa ci importa del pubblico che guarda a bocca aperta, che cosa ci importa
se, dopo aver smesso di guardare, è in grado di rendere conto o no del perché l’ha
fatto26?

Dall’altro, però, la nozione di forza non scomparirà affatto


dall’orizzonte goethiano, ma diventerà la chiave per comprenderne
la concezione della natura, vista non più come il cosmo retto da
un’armonia prestabilita, bensì come una lotta continua di forze con-
trapposte («forza che divora altra forza»), dove a prevalere sarà la
dimensione tragica piuttosto che quella provvidenziale: «Cosa direb-
be il signor Sulzer alla buona madre [la natura] se inghiottisse una
metropoli, costruita e popolata da lui con l’aiuto di tutte le belle
arti?»27. L’arte, a questo punto, non potrà più porsi in continuità con
la natura, ma scaturirà proprio dalla lotta agonistica dell’individuo,

24 Cfr. J.W. Goethe, Scritti sull’arte e sulla letteratura, cit., p. 42.


25 J.H.S. Formey, Eloge de M. Sulzer, in «Nouveaux mémoires de l’Académie royale des
sciences et belles-lettres de Berlin», 1781 (ma letto nel 1779), pp. 45-60, qui p. 55.
26 J.W. Goethe, Scritti sull’arte e sulla letteratura, cit., p. 43.
27 Ibidem, p. 40.

359
Alessandro Nannini

il quale, di fronte a una tale potenza distruttiva, si sforza di istituire


un qualche ordine già a partire dalle capacità istintive dell’animale.
Dietro la penna dell’inflessibile recensore, inizia così ad occhieggiare
quella del teorico, che, in uno scritto apparentemente d’occasione,
intende in realtà fare i conti con la visione del mondo della propria
epoca.
Anche Herder trarrà ispirazione dal Lexikon per enunciare uno
dei principi-chiave del proprio pensiero. Nella sua critica, che prende
di mira il tono omiletico con cui Sulzer appesantisce l’opera, il filo-
sofo di Mohrungen punta infine il dito contro la carenza più impor-
tante dell’enciclopedia: «È semplicemente impossibile che una teoria
filosofica del bello nelle arti e nelle scienze possa fare a meno della
storia»28. L’accusa è peraltro largamente condivisa da altri recensori:
esprimendo un giudizio complessivo sul Lexikon, Wieland imputerà
anch’egli un’eccessiva parsimonia nei dati storici29, oltre a rilevare una
perenne confusione dell’aspetto morale con quello estetico30, che nel
resoconto al primo volume dell’Allgemeine Theorie sarà ricondotto
alla misantropia e all’umor nero del suo autore31! Lo stesso Garve
– in un equilibrato bilanciamento di lodi e di critiche – apprezzerà
l’intento di rendere popolari i concetti relativi alle arti, così come la
volontà di fornire idee filosofiche e morali agli artisti, ma indicherà
nella parte storica quella più incompleta32.
Proprio per supplire a questa mancanza – come accennato – Blan-
ckenburg curerà un’edizione (1786-1787) con numerosi riferimenti
bibliografici di proprio pugno, che accresceranno in maniera conside-
revole la voluminosità dell’opera. A dire la verità, il curatore non si
limiterà ad un’operazione redazionale – per quanto vasta – di ricerca
delle fonti, ma tenterà di correggere i passi più indigesti dell’enci-
clopedia – come la critica sulzeriana allo stile gotico – a favore della
nuova generazione romantica33, incorrendo a volte in veri e propri
malintesi34.

28 [J.G. Herder], [Rec.] J.G. Sulzer, Allgemeine Theorie der schönen Künsten, cit., p. 10.
29 Cfr. [C.M. Wieland], [Rec.] Allgemeine Theorie der schönen Künste […], in «Der
Teutsche Merkur», 1775, 1. Viertelj., pp. 277 s.
30 Cfr. [C.M. Wieland], [Rec.] Die schönen Künste in ihrem Ursprung […] betrachtet von

J.G. Sulzer, in «Erfurtische gelehrte Zeitung», 47. Stück, 1772, pp. 393 s., qui 393.
31 Cfr. [C.M. Wieland], [Rec.] Allgemeine Theorie der schönen Künste […]. Erster Theil, in

«Erfurtische gelehrte Zeitung», 1. Stück, 1772, pp. 1-7, qui p. 6.


32 Cfr. Briefe von Christian Garve, cit., p. 100.
33 Per la critica di Tieck e l’influenza delle riflessioni sulzeriane concernenti il genio sulle

Herzensergießungen di Wackenroder, cfr. W.H. Wackenroder, Sämtliche Werke und Briefe, ed.
critica a cura di S. Vietta e R. Littlejohns, 2 voll., Heidelberg, Winter Universitätsverlag, 1991,
vol. I, p. 57; vol. II, p. 306; p. 317; pp. 438 ss.; pp. 457 ss.
34 Cfr. E. Décultot, Eléments d’une histoire interculturelle de l’esthétique. L’exemple de la

«Théorie générale des beaux-arts» de Johann Georg Sulzer, in «Revue germanique internationale»,
10, 1998, pp. 141-60, qui p. 159.

360
Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»

Grazie a questa versione ampiamente annotata, l’opera riscuoterà


un successo immenso. In effetti, tutti i grandi nomi tedeschi del pe-
riodo successivo pascoleranno liberamente nelle ampie praterie del
Lexikon – da Moritz a Herder, da Kant a Schiller35 – fino alla defini-
tiva stroncatura da parte di Hegel36. Persino Goethe citerà nei Dolori
del giovane Werther il tanto vituperato Sulzer tra i più importanti te-
orici dell’arte, accanto a Batteux e a Winckelmann37. Quando il vate
tedesco farà il suo viaggio in Italia (1786-1788), l’insegnamento di
Sulzer avrà già trovato una folta schiera di ammiratori, tra cui l’ami-
co pittore Philipp Hackert38, canonizzandosi al punto da obbligare
Goethe ad alleggerire parzialmente la condanna pronunciata:
Se la conversazione sta per languire, allora, sempre conforme alla tradizione la-
sciataci dallo Hackert, si legge qualche pagina del Sulzer, e benché da un punto di
vista superiore quest’opera non possa soddisfare completamente, si avverte con pia-
cere la buona influenza ch’essa esercita su persone d’un certo grado di cultura39.

Al di là delle censure, dunque, non mancheranno a Sulzer le ma-


nifestazioni di stima e di sostegno: forse le due più significative – per
motivi evidentemente diversi – saranno quelle di Kant e del suo edi-
tore ed amico Philipp Erasmus Reich. Il primo mostrerà la sua con-
siderazione in una nota alla seconda sezione della Fondazione della
metafisica dei costumi (1785) e al termine dell’Antropologia dal punto
di vista pragmatico (1798), parlando in entrambi i casi dell’«eccellente
Sulzer»40, al cui Lexikon, peraltro, rinviava gli studenti desiderosi di

35 Per qualche indicazione sugli influssi diretti del Lexikon – che qui non posso trattare –

cfr. la mia introduzione alla traduzione antologica citata alla nota 1.


36 Cfr. G.W.F. Hegel’s Vorlesungen über die Geschichte der Philosophie, 3 voll., Berlin, Karl

Ludwig Michelet, 1833-1836, vol. III, 1836, p. 530.


37 Nella lettera del 17 maggio viene citato un certo V., il quale – appena uscito dall’Accade-

mia – faceva sfoggio delle sue conoscenze: «Ha, tutto sommato, una bella cultura. […] Mi ha
sciorinato molte nozioni, da Batteux e Wood, da de Piles a Winckelmann, e mi ha dichiarato
di aver letto da cima a fondo la teoria di Sulzer, parte prima». J.W. Goethe, Die Leiden des
jungen Werther, 1774, trad. it. I dolori del giovane Werther, Milano, Mursia, 1972, p. 28.
38 Cfr. la biografia di Philipp Hackert scritta da Goethe, nella quale si afferma che «[al

signor Sulzer] Hackert deve gran parte della sua prima formazione; per di più, ha sempre
parlato di lui con un’assoluta venerazione, e il suo dizionario rimase canonico per l’artista
[Hackert] fino alla sua fine». J.W. Goethe, Philipp Hackert Biographische Skizze nach dessen
eignen Aufsätzen entworfen, Tübingen, J.G. Cottaischen Buchhandlung, 1811, p. 9.
39 Frascati, 15 novembre 1786. Cfr. J.W. Goethe, Italienische Reise, 1816-1817, trad. it. Viaggio

in Italia, Milano, Rizzoli, 2006, pp. 127 s. Il giudizio su Sulzer viene specificato meglio nelle pagi-
ne scritte a Caserta il 15 marzo dell’anno successivo: «Quale differenza c’è fra un uomo che vuol
coltivarsi partendo dall’intimo dello spirito, e un altro, che vuole influire sugli altri, e dar loro
un’istruzione pratica? La teoria di Sulzer mi è sempre stata odiosa per la falsità del suo principio;
ebbene, ora ho constatato che quest’opera contiene ancor ben più che la gente non abbia bisogno
di sapere. Le molte cognizioni che essa offre, il modo di pensare cui si è limitato un uomo di
valore come il Sulzer, non sono sufficienti per personaggi del gran mondo?», ibidem, pp. 196 s.
40 Cfr. rispettivamente Kant’s Gesammelte Schriften, 23 voll., Berlin, Königlich-Preussische

Akademie der Wissenschaften zu Berlin, 1900-1955, vol. IV, 1903, p. 411 in nota; vol. VII,
1907, p. 332 in nota.

361
Alessandro Nannini

approfondire le tematiche dell’Empfindung41; il secondo, comproprie-


tario della Weidmann & Reich – il quale ebbe a dire che mai aveva
visto un uomo insegnare, vivere e morire come Sulzer – depose dopo
la di lui scomparsa una lapide commemorativa nel giardino della casa
di campagna di quest’ultimo a Sellerhausen, per rendere omaggio al
proprio benemerito autore42.
Oltre al giudizio positivo dell’amico Haller43, le poche recensio-
ni favorevoli riguardano invece sostanzialmente le voci tecniche di
alcune arti44: in particolare, si può citare l’ammirata valutazione di
Friedrich August Krubsacius, professore all’Accademia delle Belle
Arti di Dresda, il quale, nel dare un resoconto degli articoli di ar-
chitettura, giunge addirittura ad affermare che Sulzer avrebbe non
solo sceverato il vero dal falso in ciascuna bella arte, ma ne avrebbe
addirittura scoperto tutti i segreti – proprio ciò per cui Sulzer nella
prefazione al Lexikon confessava di non avere le conoscenze adegua-
te45! Dall’altra, è interessante segnalare la struggente descrizione con
cui Christian Cay Lorenz Hirschfeld46, il massimo teorico tedesco
della Gartenkunst, commenta l’illustrazione di Brandt ad un imma-
ginato monumento funebre per Sulzer, colui che aveva tanto amato
l’arte dei giardini da essere giunto a riconoscerle per la prima volta
in modo esplicito il rango di bella arte47.
Forse la migliore testimonianza della diffusione e dell’importanza
dell’opera di Sulzer, però, ce la fornisce lo stesso Herder in un in-
tenso scritto commemorativo del 1781, dove il Lexikon viene definito
un dedalo non finito e forse interminabile, il quale però garantisce
l’alloro al costruttore:

41 Cfr. O. Schlapp, Kants Lehre vom Genie und die Entstehung der Kritik der Urteilskraft,

Göttingen, Vandenhoek & Ruprecht, 1901, p. 237.


42 Cfr. E. Vollert, Die Weidmannsche Buchhandlung in Berlin, 1680-1930, 1930, Hildesheim,

Weidmann, 19832, pp. 43 s.


43 Cfr. [A. von Haller], [Rec.] Allgemiene Theorie der schönen Künste […], in «Göttinger

Gelehrten Anzeigen», 36. Stück, 23 marzo 1772, pp. 298-301. Si veda anche la recensione
all’articolo Belle Arti, apparsa sempre nel 1772 sulla medesima rivista, cfr. 93. Stück, 3 agosto
1772, pp. 798 s. Per un parallelo tra le concezioni di Sulzer e di Haller, cfr. A. Tumarkin,
Wesen und Werden der Schweizerischen Philosophie, Frauenfeld, Huber, 1948, pp. 82-5; D. Gay,
Johann Georg Sulzer et Albrecht von Haller, notes sur la valeur et la fonction de la poésie, in
L’esthétique de Johann Georg Sulzer (1720-1779), cit., pp. 139-46.
44 Cfr. [Rec. anon.], Einige Anmerkungen über die musikalischen Artikeln in Sulzers allgemei-

ner Theorie der schönen Künste. Erster Theil, in «Neue Bibliothek der schönen Wissenschaften
und der freyen Künste», 15, 1773, pp. 220-48. Decisivi furono gli influssi del Lexikon sulle
successive teorie musicali, come quelle di Heinrich Christoph Koch o Johann Nikolaus Forkel.
Cfr. rispettivamente Aesthetics and the Art of Musical Composition in the German Enlighten-
ment, a cura di N.K. Baker e T. Christensen, Cambridge, Cambridge University Press, 1995,
pp. 111-35; M. Riley, Musical Listening in the German Enlightenment, Aldershot, Ashgate, 2004,
pp. 90 ss. Per le voci letterarie, cfr. la già citata recensione di Engel.
45 Cfr. [F.A. Krubsacius], [Rec.] Allgemeine Theorie der schönen Künste […], in «Allgemeine

deutsche Bibliothek», 22, 1774, pp. 35-92, qui p. 35.


46 Cfr. C.C.L. Hirschfeld, Theorie der Gartenkunst, 5 voll., Leipzig, Weidmann, 1779-1785,

vol. II, 1780, pp. 60 s.


47 Cfr. ibidem, vol. I, 1779, p. 136.

362
Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»

Alla chiesa di San Pietro a Roma hanno lavorato in molti, perché l’opera si è
prolungata al di là della vita di un uomo: persino il piano stesso è stato qualche vol-
ta cambiato; eppure l’edificio è giunto al termine, e anche a coloro che non hanno
visto la conclusione resta la sua gloria. […] Sulzer ha iniziato: ora si prosegua nella
costruzione48.

In un tale contesto si inserisce l’operazione di Albrecht Kirchma-


yer, professore di retorica a Monaco, il quale pubblicò separatamente
gli estratti del lavoro sulzeriano concernenti la retorica49 e la poesia50.
Aprendo il primo dei due volumi, il curatore si profonde in generose
lodi all’autore del Lexikon: «Sulzer è stato uno dei più grandi filosofi
di questo secolo […]. Si può dire a ragione che ciò che Sulzer ha
fatto per le belle arti, non lo ha ancora fatto nessuno»51. Sebbene sia
esagerato ritenere unanime il consenso che circonda l’opera sulzeriana
negli anni Ottanta, Kirchmayer registra efficacemente il progressivo
attenuarsi della critica al formato enciclopedico, se non altro per il
grande successo di vendite e la possibilità di utilizzare con agilità
l’ordine alfabetico a scopo didattico52. Sono motivi come questi che
indurranno l’abile editore Johann Gottfried Dyck e Georg Schaz
a sfruttare la fama ormai raggiunta dal testo di Sulzer come strillo
pubblicitario per la pubblicazione tra il 1792 e il 1808 di ben otto
volumi di supplemento all’opera originale53, considerata di indubbio
valore, ma colpevole di molte lacune – dovute anche all’evoluzione
del gusto54 – che gli autori (Friedrich Jacobs, lo stesso Schaz e Jo-
hann Kaspar Friedrich Manso) si proponevano di colmare.
È con un simile spirito di ostentata deferenza – magari non sem-
pre del tutto sincera o disinteressata – che la teoria di Sulzer venne
generalmente accolta nella Spätaufklärung: come concludeva lo stesso
Herder, appare ormai innegabile che essa rappresenti un monumento
allo spirito filosofico dei tedeschi, che sta al dizionario di Lacombe,
da cui l’autore svizzero aveva tratto ispirazione per la propria opera,
come un palazzo sta a una bancarella. Anche nel precoce bilancio
sull’estetica moderna tracciato da Eberhard55 – e così pure nella pri-

48 J.G. Herder, J.G. Sulzer. Gebohren 1719, gestorben 1779, in «Der Teutsche Merkur»,

1781, 4. Viertelj., pp. 30-5, qui pp. 33 s.


49 Cfr. J.G. Sulzers Theorie und Praktik der Beredsamkeit, a cura di A. Kirchmayer, Mün-

chen, 1786.
50
Cfr. J.G. Sulzers Theorie der Dichtkunst, zum Gebrauch der Studirenden, a cura di A.
Kirchmayer, München, Joseph Lentner, 1789.
51 J.G. Sulzers Theorie und Praktik der Beredsamkeit, cit., Vorbericht, s. p.
52 La difesa del formato è sempre nel Vorbericht.
53 Nachträge zu Sulzers allgemeiner Theorie der schönen Künste, 8 voll., Leipzig, Diktische

Buchhandlung, 1792-1808.
54 Cfr. ibidem, vol. I, 1792, p. VII.
55 Cfr. J.A. Eberhard, Versuch eines Plans zu einer praktischen Aesthetik, in «Philosophisches

Magazin», 3. Band, 1790, 1. Stück, pp. 1-54, qui pp. 7 s.

363
Alessandro Nannini

ma storia ufficiale della disciplina, redatta da Koller56 – il Lexikon di


Sulzer è visto ormai, pur con tutte le sue debolezze, come un’opera
immortale, che in qualche modo marca un punto di svolta per le
future ricerche nel settore. Nonostante le critiche, o forse proprio
in virtù delle opportunità aperte da una simile presa di distanza,
dunque, il Lexikon costituirà in Germania quella capiente «cisterna»
in cui molti pesci nuoteranno – per parafrasare un famoso verso di
Schiller57.

2. La ricezione del «Lexikon» in Francia

Ma la reputazione del capolavoro di Sulzer si era ormai estesa ben


al di là dei confini nazionali, ottenendo un eccezionale apprezzamen-
to in territorio francese. Già nel 1761 usciva sul «Journal étranger»
la traduzione della presentazione dell’opera che Sulzer aveva pubbli-
cato l’anno precedente in tedesco58, la quale verrà riprodotta anche
nel terzo tomo delle «Variétés Littéraires» del 176859. Se a questo
aggiungiamo la definizione che Junker fornisce di Sulzer, sempre sul
«Journal étranger», come uno dei più importanti «critici» attuali della
Germania60, sarà facile comprendere la gloria a cui il Lexikon poteva
andare incontro in Francia. E in effetti molti si rivolsero all’opera di
Sulzer come ad una miniera di informazioni utili61, a cominciare dai
curatori del Supplément dell’Encyclopédie, i quali scrivono nell’Aver-
tissement iniziale:
Il signor Sulzer dell’Accademia Reale delle Scienze di Berlino ha pubblicato in
tedesco i primi volumi di una Teoria generale delle Belle Arti. Uno dei suoi colleghi
ne ha estratto e tradotto dei brani eccellenti che ci ha inviato. La sua modestia ci
obbliga a non nominarlo; ma questo non ci dispensa dal dire che questo saggio di
traduzione ci fornisce un’idea molto vantaggiosa dell’originale62.

56 Cfr. J. Koller, Entwurf zur Geschichte und Literatur der Aesthetik, von Baumgarten bis auf

die neueste Zeit, Regensburg, Montag und Weißische Buchhandlung, 1799, pp. 34 s.
57 Cfr. F. Schiller, Sämtliche Werke, 5 voll., Münich, Deutscher Taschenbuch Verlag, 2004,

vol. I, Gedichte, Dramen 1, a cura di A. Meier, p. 266.


58 J.G. Sulzer, Lettre de M. Sulzer à un de ses amis où il expose le plan de son Dictionnaire

sur les Arts et les Sciences avec la différence qui se trouvera entre son ouvrage et le manuel-
lexique sur les arts et les sciences de M. le professeur Gottsched, in «Journal étranger», giugno
1761, pp. 37-54.
59 «Variétés littéraires», 3, 1768,  pp. 362-79.
60 Cfr. [G.A. Junker], Essai sur la poésie allemande, in «Journal étranger», settembre 1761,

pp. 95-148, in particolare pp. 107-10.


61 Per l’importanza di Sulzer nei mutamenti apportati all’articolo Art nella seconda edizione

dell’Encyclopédie del 1777, cfr. G. Boas, The Arts in the Encyclopédie, in «Journal of Aesthetics
and Art Criticism», 23, 1964, n. 1, pp. 97-107, qui pp. 100 s.
62 Supplément à l’Encyclopédie, 5 voll., a cura di C.J. Panckoucke e J.-B.-R. Robinet, Am-

sterdam, M.M. Rey, 1776-1777, vol. I, 1776, p. III.

364
Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»

Ora, il collega di cui qui si parla è Dieudonné Thiébault, membro


dell’Accademia di Berlino, il quale riporta nella sua biografia degli
anni trascorsi nella capitale prussiana la richiesta da parte di Sulzer
di mettere a punto una libera traduzione in francese dell’opera, che
potesse soddisfare i gusti di questa nazione, non sempre coincidenti
con quelli tedeschi63. Come traduttori furono scelti un certo signor
Bourdais e un signor Réclam – di cui non si sa nulla di preciso64 – i
quali consegnarono a Thiébault un discreto numero di articoli, che
questi inviò a Parigi ad un editore in difficoltà finanziarie, incapace
di portare a termine il progetto65.
L’analisi di Kerslake ci permette di identificare il personaggio in
François Lacombe, editore del «Mercure de France» dal 1768 al
1778 nonché distributore a Parigi del «Journal littéraire». Proprio in
quest’ultima rivista, in effetti, apparvero nel 1772 tanto il riassunto
della prefazione del Lexikon da parte di Thiébault quanto l’intera
traduzione francese dell’articolo Belle Arti, spalmata su due nume-
ri66. Di tale traduzione venne peraltro ripreso un estratto uscito nel
«Mercure de France» – il quale pubblicò nel 1776 anche l’articolo
Opera67 – per pubblicizzare il «Journal littéraire»68. Quando Lacom-
be fallì, il «Mercure» passò a Panckoucke, l’editore principale del
Supplément, al quale vennero ceduti anche gli articoli tradotti (una
settantina) ricevuti da Thiébault.
Ma non fu solo il Supplément a beneficiare dell’apporto invo-
lontario di Sulzer: diverse voci vennero ristampate nell’Encyclopédie
méthodique, in particolare nei tre volumi dedicati a Grammaire et
littérature69. Anche la svizzera Encyclopédie d’Yverdon (1770-1780)

63 Cfr. D. Thiébault, Mes souvenirs de vingt ans de séjour à Berlin; ou Frédéric le Grand

[…], 5 voll., Paris, Buisson, 1804, vol. V, pp. 47 ss.


64 In generale, cfr. L. Kerslake, Johann Georg Sulzer and the supplement to the Encyclopédie,

in «Studies on Voltaire and the Eighteenth Century», 148, 1976, pp. 225-47, qui p. 233. Cfr.
anche A. Montandon, J.G. Sulzer dans l’Encyclopédie, in L’encyclopédie et Diderot, a cura di E.
Mass e P.-E. Knabe, Köln, Dme, 1985, pp. 181-202; L’estetica dell’Encyclopédie, a cura di M.
Modica, Roma, Editori Riuniti, 1988.
65 È un fatto, tuttavia, che il desiderio di Sulzer di vedere rimaneggiati i propri articoli per

il pubblico francese venne del tutto disatteso dalla traduzione alquanto fedele delle diverse voci.
Questo potrebbe far pensare che il motivo che imponeva agli editori del Supplément di non no-
minare Thiébault non fosse tanto il rispetto della sua modestia quanto piuttosto la copertura di
un’appropriazione indebita delle voci pubblicate perpetrata ai danni di Sulzer, il quale – come
sostiene Castillon al termine della voce Récitatif – avrebbe consegnato a quest’ultimo solo tre
articoli (Récitatif, Mesure e Rhytme). Poco dopo, in effetti, Thiébault adduce come ragione per
il fallimento del progetto di traduzione – oltre alla mancanza di fondi dell’editore – anche un
litigio non meglio precisato con Sulzer, probabilmente innescato dalla scoperta del furto. Cfr.
A. Montandon, J.G. Sulzer dans l’Encyclopédie, cit., p. 185; L. Kerslake, Johann Georg Sulzer
and the supplement to the Encyclopédie, cit., pp. 226 s.
66 «Journal littéraire», 1772, n. 1, pp. 88-125; 1772, n. 2, pp. 136-81.
67 «Mercure de France», febbraio 1776, pp. 96-110. L’articolo era già apparso nel «Journal

littéraire» di Berlino l’anno precedente.


68 «Mercure de France», dicembre 1775, pp. 65-81.
69 Encyclopédie méthodique. Grammaire et Littérature, 3 voll., Paris-Liège, Panckoucke-

Plomteux, 1782-1786.

365
Alessandro Nannini

si servirà abbondantemente del materiale del Lexikon, preparando


spesso delle nuove traduzioni e privilegiando un approccio mag-
giormente teorico rispetto al Supplément70. Sono 44 gli articoli tratti
dall’Allgemeine Theorie (di cui 20 comuni con il Supplément), i quali
costituiranno a detta di Cernuschi il primo vettore francofono delle
idee estetiche di Sulzer71. L’editore De Felice, che attendeva con
impazienza l’uscita del Lexikon, non si farà peraltro scrupoli nel
lanciare a sua volta un supplemento, per potersi giovare delle voci
del secondo volume (1774), che offrivano uno spaccato sulla filosofia
sviluppatasi in Germania sotto il nome di «estetica»72: anzi, per dirla
con Décultot, «è con la mediazione di Sulzer che la parola “estetica”
penetra per la prima volta in un dizionario francese»73. E benché il
neologismo fatichi ad affermarsi oltre Reno prima del secolo succes-
sivo74, venendo espunto già nell’Encyclopédie méthodique, l’opera di
Sulzer rimarrà al contrario un’acquisizione durevole, citata ancora da
Quatremère de Quincy in pieno Ottocento75.
Se volessimo chiudere in maniera circolare il flusso di scambi tra
l’autore del Lexikon e la filosofia francese76, potremmo citare la pre-
fazione del dizionario di belle arti di Aubin-Louis Millin, uscito in
tre volumi nel 1806: «All’inizio volevo soltanto tradurre dal tedesco
l’eccellente opera dell’illustre Sulzer, intitolata Teoria generale delle
belle arti»77. Sembrano le parole che Sulzer aveva pronunciato a pro-
posito del dizionario di Lacombe, esattamente sessant’anni prima78.
Ma anche in questo caso l’iniziale volontà di aderire completamen-
te al modello – mantenuta solo in alcuni articoli – verrà sostituita
da una vera e propria reinterpretazione, che per Millin – incapace

70 Per il rapporto tra il Lexikon di Sulzer e l’Encyclopédie d’Yverdon, cfr. L. Burnand e A.

Cernuschi, Circulation de matériaux entre l’Encyclopédie d’Yverdon et quelques dictionnaires spé-


cialisés, in «Dix-huitième siècle», 38, 2006,  pp. 253-67, soprattutto, pp. 254-60, dove si analizza
tra l’altro la diversa traduzione dell’articolo Estetica rispetto al Supplément, a testimonianza
della distanza tra i due progetti teorici.
71 Cfr. A. Cernuschi, L’Encyclopédie d’Yverdon (1770-1780). Notes sur une refonte et

quelques-unes de ses procédures, in «Das achtzehnte Jahrhundert», 22, 1998, pp. 102-13, qui
p. 104.
72 Cfr. L. Burnard e A. Cernuschi, Circulation de matériaux entre l’Encyclopédie d’Yverdon

et quelques dictionnaires spécialisés, cit., p. 255.


73 E. Décultot, Eléments d’une histoire interculturelle de l’esthétique, cit., p. 145.
74 Cfr. E. Décultot, Ästhetik/esthétique. Etapes d’une naturalisation (1750-1840), in «Revue

de Métaphysique et de Morale», 34, 2002, pp. 7-28.


75 Cfr. A.C. Quatremère de Quincy, Essai sur la nature, le but et les moyens de l’imitation

dans les beaux-arts, Paris, Treuttel et Würtz, 1823, p. VI, il quale rimprovererà a Sülzer [sic]
di aver voluto privilegiare l’universalità del lavoro ai danni della sua unità.
76 Occorrerà da ultimo menzionare la fortuna di cui ha goduto la voce Allegoria in ambito

rivoluzionario, grazie alla traduzione di Heinrick J. Jansen e il suo inserimento in una cresto-
mazia sull’argomento, cfr. De l’allégorie ou traités sur cette matière par Winckelmann, Addison,
Sulzer, etc., 2 voll., Paris, Jansen, an VII [1799], vol. II, pp. 213-73.
77 A.-L. Millin, Dictionnaire des beaux-arts, 3 voll., Paris, Crapelet, 1806, vol. I, p. V.
78 Cfr. J. Leo, Johann Georg Sulzer und die Entstehung seiner Allgemeinen Theorie der

Schönen Künste, Berlin, Frensdorff, 1907, p. 33.

366
Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»

di tradurre sistematicamente il tedesco di Sulzer79 – si manifesta


nell’unione programmatica dell’elemento teorico con la dimensione
più prettamente pratica e storica, la cui carenza era stata tanto rim-
proverata al filosofo svizzero.

3. La ricezione del «Lexikon» in Italia

Anche in Italia80 Sulzer ha giocato un ruolo cruciale81. La pri-


ma recensione al Lexikon compare già nel 1772 sulla «Gazzetta
letteraria»82 di Milano, in cui si apprezza l’autore per la volontà di
riconoscere una funzione sociale alle arti nella trasmissione della
verità e della virtù al popolo, oltre che per il necessario rigore filo-
sofico mostrato nella trattazione del bello e del commovente83. Ma è
soprattutto grazie alla mediazione di Aurelio de’ Giorgi Bertola84 – il
primo a potersi vantare di aver fatto conoscere Sulzer al pubblico
italiano – che la fama del Lexikon si diffonde con maggiore capilla-
rità nella penisola85:
Sulzer […] è un letterato di prima sfera autore di molte opere, fra le quali porta
il vanto la Teoria Universale delle Belle Arti in forma di dizionario. Io mi lusingo di

79 Per questa annotazione e, più in generale, per il rapporto Sulzer-Millin, cfr. C. Hurley,

De Sulzer à Millin: la fortune de l’Allgemeine Theorie au tournant du siècle, in L’esthétique de


Johann Georg Sulzer (1720-1779), cit., pp. 81-101, qui p. 88.
80 Già prima del Lexikon, il nome di Sulzer era conosciuto in Italia, grazie all’«Estratto

della letteratura europea» e al «Giornale enciclopedico di Liegi», i quali rendevano conto


rispettivamente dell’Anlayse du génie (1757, pubbl. 1759) e del Kurtzer Begriff aller Wissen-
schaften (17451; 17592), entrambi nel 1760.
81 Sul ruolo e sull’importanza di Sulzer come filosofo tedesco di riferimento in Italia,

fondamentali sono i contributi di Giulia Cantarutti e di Edoardo Tortarolo, che citeremo


nel prosieguo. Cfr. anche C. Carmassi, La letteratura tedesca nei periodici letterari italiani del
Seicento e del Settecento (1668-1779 [ma: 1799!]), Pisa, Servizio editoriale universitario, 1988,
p. 46; p. 54; p. 67; p. 81; p. 88.
82 Lipsia. Allgemeine Theorie ec., cioè: Teoria universale delle Belle-arti […], in «Gazzetta

letteraria», 1, 1772, pp. 162 s.


83 La tesi di Giulia Cantarutti è che la rapida conoscenza del Lexikon di Sulzer in Italia sia

stata mediata – così come è accaduto in Francia secondo Alain Cernuschi – dalla diffusione
dell’Encyclopédie d’Yverdon di De Felice, la quale – in effetti – viene presentata nelle prime
pagine del numero citato della «Gazzetta letteraria» di Milano. Cfr. G. Cantarutti, Lumina
Berolinensia. Ihre Ausstrahlung in Italien, in Berliner Aufklärung. Kulturwissenschaftliche Studien
II, a cura di U. Goldenbaum e A. Košenina, Hannover, Wehrhahn, 2003, pp. 65-98, qui pp.
67 s.
84 Per uno studio sul ruolo che Sulzer ha svolto nella riflessione sugli affetti di Bertola, cfr.

S. Contarini, La «gradatio» patetica: Bertola e Sulzer, in Un europeo del Settecento: Aurelio de’
Giorgi Bertola riminese, a cura di A. Battistini, Ravenna, Longo, 2000, pp. 217-36.
85 Cfr. A. de’ Giorgi Bertola, Idea della poesia alemanna, Napoli, Fratelli Raimondi, 1779,

pp. 110 s.: «Quando il sistema politico si assocj alle arti (a); quando il governo si faccia dar
mano da esse, allora è veramente che le impressioni del bello e del grande venuteci per mez-
zo de’ pittori, scultori, poeti, etc: sono tutte basi, per dir così, della pubblica felicità e della
privata. I poeti Alemanni sono stati i più diligenti fra i moderni a profittare di questa verità.»
Il riferimento (a) rinvia al Lexikon di Sulzer, in particolare all’articolo Belle Arti.

367
Alessandro Nannini

essere stato il primo a farla conoscere all’Italia, con alcuni squarci che anni addietro
ne diedi tradotti86.

In effetti, già nel 1776 – l’anno del Supplément dell’Encyclopédie


– appare in forma anonima sul «Giornale letterario di Siena» la pri-
ma versione italiana di Sulzer: si tratta di uno stralcio dell’articolo
Belle Arti e dell’articolo Opera in musica87, che Bertola ripubblicò
– assieme alla traduzione di uno stralcio dell’articolo Grazia – nel
secondo volume dell’Idea della bella letteratura alemanna88. Il let-
terato romagnolo – «il più alacre mediatore della cultura tedesca
in Italia»89 – non è comunque stato il solo ad interessarsi all’opera
di Sulzer. Con le stesse parole di Bertola: «Io aveva deliberato di
tradurre più articoli quando i dotti ed eleganti autori degli Opuscoli
scelti ch’escono periodicamente a Milano incominciarono a inserire
varj squarci tradotti dell’istess’opera ne’ lor volumetti»90.
Nella suddetta rivista milanese 91 iniziarono effettivamente ad
apparire le traduzioni di alcune voci a cura di Francesco Soave 92,
il quale, assieme a Carlo Amoretti93 – l’altro editore della raccolta

86 Ibidem, p. 70, in nota.


87 «Giornale letterario di Siena», 1, marzo 1776, n. 3, pp. CXCI-CXCVIII; 1, maggio 1776,
n. 5, pp. CCCXXX-CCCXXXIX. Cfr. l’edizione critica a cura di Antonio e Michèle Stäuble
di A. de’ Giorgi Bertola, Diari del viaggio in Svizzera e in Germania, 1787, Firenze, Olschki,
1982, p. 247.
88 Squarci di alcuni articoli tratti dalla teoria universale delle Belle-Arti di Gio. Giorgio Sul-

zer, in A. de’ Giorgi Bertola, Idea della bella letteratura alemanna, 2 voll., Lucca, Francesco
Bonsignori, 1784, vol. II, pp. 243-63, in particolare: Squarcio Dell’Articolo sulle Belle-Arti, pp.
245-53; Squarcio Dell’articolo sull’Opera in Musica, pp. 254-7; Sulla Grazia, pp. 257-63. [La
distinzione tra tondo e corsivo e tra maiuscole e minuscole nei titoletti è di Bertola.]
89 Cfr. G. Cantarutti, L’«antologia romana» e la cultura tedesca in Italia, in G. Cantarutti,

S. Ferrari e P.M. Filippi, Il Settecento tedesco in Italia, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 257 ss.,
qui p. 267. Cfr. anche G. Cantarutti, Per una rilettura di Aurelio de’ Giorgi Bertola e Francesco
Soave traduttori del «Teocrito d’Elvezia», in Traduzioni e Traduttori del Neoclassicismo, a cura di
G. Cantarutti, S. Ferrari e P.M. Filippi, Milano, Franco Angeli, 2010, pp. 139 e s.
90 A. de’ Giorgi Bertola, Idea della bella letteratura alemanna, cit., vol. II, p. 220.
91 Cfr. Osservazioni intorno all’Influenza reciproca della Ragione sul Linguaggio e del Lin-

guaggio sulla Ragione, in «Scelta di opuscoli interessanti tradotti da varie lingue» [d’ora in
poi «O. I.»], a cura di C. Amoretti e F. Soave, 4, 1775, pp. 42-102; Dell’opera. Articolo tratto
dalla Teoria universale delle Belle-Arti del Sig. Sulzer [art. Oper; Opera] in «O. I.», 25, 1777,
pp. 44-75; Del Ridicolo. Articolo tratto dalla Teoria generale delle Belle-Arti, del Sig. Sulzer
dell’Accademia di Berlino [art. Lächerlich], in «O. I.», 32, 1777, pp. 45-66; Delle qualità che
richieggonsi in un perfetto artista. Articolo tratto dalla Teoria generale delle Belle-Arti; del signor
Sulzer dell’Accademia di Berlino [art. Künstler], in «O. I.», 34, 1777, pp. 56-64; Differenze fra
Profess., Amat., Conoscitore e Giudice nelle Bell’Arti. Tratte dalla Teoria generale delle Bell’Arti
del Signor Sulzer [art. Kenner e Kunstrichter], in «O. I.», 36, 1777, pp. 3-29; Armonia imitativa.
Articolo tratto dalla Teoria Universale delle Belle Arti del Sig. Sulzer [art. Lebendinger (sic!)
Ausdruk], in «Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti» [il titolo della raccolta muta nel 1778],
a cura di C. Amoretti e F. Soave, 1, 1778, pp. 140-4.
92 Cantarutti segnala l’importanza dello status di Sulzer quale professore di matematica

agli occhi di Soave, autore di alcuni manuali di matematica ad uso scolastico. Cfr. G. Canta-
rutti, Die vergessene Bibliothek eines «Letterato buon cittadino» und die Anfänge der Gessner-
Verehrung in Italien, in Geselligkeit und Bibliothek: Lesekultur im 18. Jahrhundert, a cura di
W. Adam e M. Fauser, Göttingen, Wallstein, 2005, pp. 217-51, qui p. 244.
93 Cfr. G. Cantarutti, Lumina berolinensia, cit., pp. 75 ss.

368
Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»

– aveva conosciuto personalmente Sulzer. Durante il suo soggiorno


«nelle regioni meridionali d’Europa», il filosofo svizzero ebbe modo
di apprezzare ed elogiare entrambi questi intellettuali, come riporta
il resoconto del viaggio94, che apparirà peraltro in versione italiana
accanto a quello di Amoretti95. Attraverso tali stralci, il pensiero di
Sulzer – in particolare quello concernente la filosofia del linguaggio96
– poté arrivare fino a Leopardi, che lo discute a più riprese nello
Zibaldone97.
Una traduzione integrale dell’enciclopedia – già caldeggiata da
Bertola – venne preannunciata dal barone di Bassus98, nel tentativo
di arricchire le pubblicazioni della tipografia che aveva avviato a
Poschiavo, presso la quale apparve un altro scritto di Sulzer 99. Il
progetto del Lexikon venne però abbandonato. Malgrado la relativa
mancanza di testi tradotti, la reputazione di Sulzer continuò comun-
que a crescere esponenzialmente, tanto da eclissare ancora nel secolo
successivo quella di Goethe e di Kant100, così come quella di Men-
delssohn, l’altro Popularphilosoph d’elezione per gli italiani101, con-
fermando in tal modo l’intuizione di Bertola, il quale – come ebbe
a dire in una lettera fittizia all’Abate Amaduzzi, datata 20 settembre
1783 – stimava «Sulzer sopra tutti»102.
Al di là delle recensioni positive che certamente non fecero difet-
to103, il nome di Sulzer – forse più che il dettato – venne propagato

94 Cfr. J.G. Sulzer, Tagebuch einer von Berlin nach den mittäglichen Ländern von Europa in

den Jahren 1775 und 1776 gethanen Reise und Rückreise, Leipzig, Weidmann, 1780, p. 343.
Soave viene descritto come un profondo filosofo, mentre Amoretti come un brillante e giovane
erudito. L’elogio verrà peraltro esteso anche ai loro meritori opuscoli.
95 Cfr. Viaggio da Milano a Nizza di Carlo Amoretti ed altro da Berlino a Nizza e ritorno

da Nizza a Berlino di Giangiorgio Sulzer, Milano, Giovanni Silvestri, 1819. Il testo di Sulzer fu
tradotto dallo stesso Amoretti.
96 Sulla filosofia del linguaggio di Sulzer, cfr. in particolare D. Gay, Johann Georg Sulzer e

l’influenza reciproca della ragione sul linguaggio, in «Intersezioni», 26, 2006, pp. 211-32.
97 Sui rapporti tra Leopardi e Sulzer – in riferimento in particolare alle Osservazioni intorno

all’Influenza reciproca della Ragione sul Linguaggio e del Linguaggio sulla Ragione nella tradu-
zione succitata – cfr. G. Leopardi, Zibaldone, 1817-1832 (pubbl. 1898), a cura di F. Flora, 2
voll., Milano, Mondadori, 19677, vol. I, pp. 708-9; pp. 730 s.; p. 741; p. 760; p. 812; p. 908;
p. 984. Per il possibile rapporto con gli stralci del Lexikon apparsi nella raccolta di Soave e
Amoretti, cfr. R. Gaetano, Giacomo Leopardi e il sublime: archeologia e percorsi di una idea
estetica, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002, p. 389.
98 Cfr. E. Tortarolo, La ragione interpretata. La mediazione culturale tra Italia e Germania

nell’età dell’Illuminismo, Roma, Carocci, 2003, p. 40 e p. 57, nota 85.


99 Si tratta del Saggio d’educazione e istruzione de’ fanciulli, Poschiavo, Ambrosioni, 1780,

a cura di Domenico Zini, che dedicherà la traduzione allo stesso barone di Bassus. Il saggio
tradotto è il Versuch von der Auferziehung und Unterweisung der Kinder (17451; 17482).
100 Cfr. G. Cantarutti, Lumina berolinensia, cit., p. 87.
101 Cfr. E. Tortarolo, La ragione interpretata, cit., pp. 118-20.
102 Cfr. A. De’ Giorgi Bertola, Idea della bella letteratura alemanna, cit., vol. II, p. 235. Cfr.

G. Cantarutti, Die vergessene Bibliothek eines «Letterato buon cittadino», cit., p. 235.
103 Si veda a titolo di esempio: «Memorie per le belle arti», gennaio 1785, pp. VI ss., in

cui si tratta della parte musicale del Lexikon, promettendo ulteriori approfondimenti sulle
altre belle arti; il resoconto fornito da A. Comolli, Bibliografia storico-critica dell’architettura
civile ed arti subalterne, 4 voll., Roma, Stamperia Vaticana, 1788-1792, vol. I, 1788, pp. 63-5,
in cui – oltre a lamentare le poche traduzioni – si rimarca ancora una volta quanto il ruolo

369
Alessandro Nannini

dallo scritto del 1781 di Francesco Milizia, Dell’arte di vedere nelle


belle arti del disegno, in cui lo studioso italiano si proponeva di trat-
tare l’argomento secondo la teoria di Sulzer e Mengs104. In effetti,
come afferma l’editore: «Ha egli creduto di aver seguitato i principii
del Sig. Sulzer, e di Mengs; ma in sostanza ei non ha seguitato che
gl’impulsi del suo genio, e le lezioni della natura»105. Il saggio ri-
scosse un successo internazionale, tanto da essere tradotto in tedesco
(1785), in francese (1798) e in spagnolo (1827-1830).
Non stupisce allora che un collega ed amico di Bertola all’univer-
sità di Pavia, Angelo Ridolfi, abbia potuto elogiare Sulzer ancora nel
1818, all’interno del suo influente Prospetto generale della letteratura
tedesca. Parlando del Lexikon, «opera grandiosa e ardua», scritta
con «sì mirabile chiarezza», Ridolfi denuncia il proprio debito con
l’autore svizzero:
Quanto in queste ricerche io mi sia giovato delle cognizioni e dei giudicii di que-
sto uomo incomparabile, abbastanza apparisce: nessuno perciò vorrà meco adirarsi
se alquanto m’intrattengo a parlare della sua Teoria generale delle Belle Arti nella
quale non so se più si appalesi la sua sensibilità ed il fino suo gusto, ovvero la più
profonda filosofia congiunta a sublimi pensamenti106.

In effetti, Ridolfi riporterà una citazione molto lunga dell’articolo


Belle Arti, proponendo una traduzione diversa rispetto a quella di
Bertola107, per concludere poi la propria trattazione con un caloroso
invito alla traduzione integrale dell’enciclopedia: «Lodevolissima cosa
sarebbe se una società di dotti scrittori italiani si prendesse l’incarico
di trasportare nella nostra volgare lingua il dizionario di Sulzer»108.
Eppure, dai primi decenni dell’Ottocento, il Lexikon aveva or-
mai fatto il suo tempo: era avvenuto cioè il passaggio progressivo
dall’opera viva – lodata o rigettata rispetto al contesto teorico del
momento – all’opera storicizzata, discussa negli appositi manuali,

centrale giocato in Italia da Sulzer sia in buona parte riconducibile alla funzione sociale delle
arti: «Fra le altre lodevoli riflessioni, che egli fa, e induce a fare opportunamente è rimarca-
bile a nostro proposito quella, dove dice, che lo scopo delle belle arti non debb’essere il solo
piacere di chi vi attende, e le professa, ma il ben pubblico principalmente.» [Punteggiatura di
A. C.]; Lettera del Sig. Gessner al P. Bertòla in data di Zurigo 9. ottobre 1779, in «Antologia
romana», 5, 1779, n. 6, pp. 188-90, dove il merito della prosperità delle arti in Germania è
attribuito a Winckelmann e a Sulzer; G. Ferri, Lo spettatore italiano, 4 voll., Milano, Società
tipografica de’ classici italiani, 1822, vol. I, pp. 463 s.: «Ragion vuole che tra gli scrittori i
quali hanno arricchito l’alemanna letteratura, ed illustrato la Svizzera lor patria, si ricordi con
onore Giovanni Sulzer.»
104 F. Milizia, Dell’arte di vedere nelle belle arti del disegno, Venezia, Pasquali, 1781.
105 La frase è riportata nell’edizione del 1789 del testo di Milizia, p. 6.
106 A. Ridolfi, Prospetto generale della letteratura tedesca, Padova, Valentino Crescini, 1818,

p. 260.
107 Ibidem, pp. 262-71.
108 Ibidem, pp. 272 s.

370
Sulla fortuna dell’«Allgemeine Theorie der Schönen Künste»

come anello di una catena di pensiero più ampia109. Se ancora Vi-


scher si appoggerà al Lexikon nella preparazione del suo primo corso
di estetica pratica nel 1834110, a cadere ormai nell’oblio sarà la sua
dimensione teorica: dei due versanti di cui si componeva l’impianto
originario, quello sistematico «tedesco» e quello enciclopedico «fran-
cese», resterà solamente quest’ultimo, rendendo l’Allgemeine Theorie
der Schönen Künste un alquanto sterile serbatoio di nozioni, in cui i
lettori – alla stregua di Enrico il Verde111 – potevano saltabeccare di
articolo in articolo, perdendo di vista la connotazione morale che ne
innervava l’anima più profonda.
In effetti, il Lexikon, lungi dall’esaurirsi in un’opera di compila-
zione, come il formato enciclopedico potrebbe suggerire, rivela ad
una più attenta lettura il suo retroterra pedagogico, dove le voci non
sono solo frutto di una giustapposizione estrinseca, ma cospirano
ad una più alta unità, volta a forgiare la Bildung del cittadino che
le interiorizza: una sorta, quindi, di enciclopedia di formazione, che
non abdica al senso etimologico della paideia a favore della mera
informazione, in questo simile alla Città del Sole di Campanella, dove
lo scibile si faceva immagine, per costruire la memoria e, in ultima
analisi, l’umanità dei suoi abitanti.

109 Sulzer compare già nella citata storia dell’estetica di J. Koller; per la ricezione sette-

centesca, cfr. anche Lexikon deutscher Dichter und Prosaisten, 6 voll., Leipzig, Weidmannische
Buchhandlung, 1806-1811, vol. IV, pp. 754-80. A partire dall’Ottocento, Sulzer sarà presente in
tutte le più importanti storie dell’estetica e della poetica, cfr. R. Zimmermann, Geschichte der
Aesthetik als philosophischer Wissenschaft, 1858, Hildesheim-New York, Olms, 1972, pp. 174-80;
K.H. von Stein, Die Entstehung der neueren Ästhetik, 1886, Hildesheim-New York, Olms, 1964,
pp. 300-8; F. Braitmaier, Geschichte der poetischen Theorie und Kritik: von den Diskursen der
Maler bis auf Lessing, 1888-1889, 2 voll. in un unico tomo, Hildesheim-New York, Olms, 1972,
vol. II, pp. 55-71; A. Baeumler, Das Irrationaliätsproblem in der Ästhetik und Logik des 18.
Jahrhunderts bis zur Kritik der Urteilskraft, 1923, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft,
1967, pp. 129-35; B. Markwardt, Geschichte der deutschen Poetik, 5 voll., Berlin, Walter de
Gruyter, 1937-1967, vol. II, 1956, Aufklärung, Rokoko, Sturm und Drang, pp. 149-52; l’Autore
troverà altresì spazio nelle storie della psicologia settecentesca, cfr. R. Sommer, Grundzüge einer
Geschichte der deutschen Psychologie und Aesthetik von Wolff-Baumgarten bis Kant-Schiller,
1890, Hildesheim-New York, Olms, 1975, pp. 195-230; M. Dessoir, Geschichte der neueren
deutschen Psychologie, 1902, Amsterdam, E.J. Bonset, 1964, pp. 196-200. Da ultimo, vogliamo
citare la significativa presenza in almeno due importanti storie della letteratura elvetica del
Settecento: J.C. Mörikofer, Die schweizerische Literatur des achtzehntehn Jahrhunderts, Leipzig,
S. Hirzel, 1861, pp. 248-66; G. de Reynold, Histoire littéraire de la Suisse au XVIIIe siècle,
2 voll., Paris-Lausanne, 1909-1912, vol. II, Lausanne, Le Doyen Bridel, 1912, pp. 194-219.
Monografie sull’opera estetica di Sulzer – per lo più sotto forma di tesi – verranno intraprese
dalla fine dell’Ottocento: cfr. ad esempio L.M. Heym, Darstellung und Kritik der aesthetischen
Ansichten Johann Georg Sulzers, Leipzig, Schmidt, 1894; K.J. Gross, Sulzers Allgemeine Theorie
der Schönen Künste, Berlin, Ebering, 1905; ma soprattutto l’ancora utile opera di Johannes
Leo sopra menzionata (cfr. nota 78). Al testo classico di Anna Tumarkin del 1933 (cfr. nota
7) fa seguito un periodo di relativo oblio, interrotto solo negli ultimi decenni con la ristampa
anastatica del Lexikon a cura di Giorgio Tonelli (cfr. nota 3), che ha avviato un periodo di
rinnovato interesse per il filosofo svizzero.
110 Cfr. F.T. Vischer, Altes und Neues, 3 voll., Stuttgart, A. Bonz, 1881-1882, vol. III, 1882,

p. 293.
111 Cfr. G. Keller, Der grüne Heinrich, 1854-18551, 1879-18802, trad. it. della II ed., Enrico

il Verde, Torino, Einaudi, 1992, pp. 142 s.

371
Alessandro Nannini

Abstract: «Sulzer above all». On the fortune of his «Allgemeine Theorie


der Schönen Künste»

This paper, divided into three parts, wants to highlight the strong influence
exerted by Sulzer’s Allgemeine Theorie der Schönen Künste on the European philo-
sophical and literary context of the late eighteenth century. In the first section, the
aim is that of verifying the recurrent criticisms levelled against Sulzer’s encyclopedia,
but also the reasons of its most determined supporters in the German-speaking mi-
lieu; in the second part, I focus on its reception in France, where the Lexikon was
widely read and used as a source for other dictionaries; finally, I outline the great
success Sulzer enjoyed among Italian scholars, who considered him one of the most
important philosophers of his age.

Keywords: Sulzer, fine arts, 18th century aesthetics, Encyclopédie; Sturm und
Drang.

Alessandro Nannini, Dipartimento FIERI-AGLAIA, Università degli Studi di


Palermo, e-mail: alexnannini@libero.it.

372

Das könnte Ihnen auch gefallen