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IL POTERE
DEL SENSO
DI COLPA
Un doppio significato: la
sensibilità e la condanna

COME PERCEPIRE PROFUGHI: I MOTIVI NASCOSTI


IL PROPRIO VALORE DEL NOSTRO RIFIUTO
N°02 | GENNAIO 2019

Direttore responsabile:
Giovanni Maria Quinti
03 Editoriale

05
Capo redattore:
Claudia Finetti
Grafica:
Psicologia e spiritualità
Sara Rota Design
Editore:
Associazione La Teca di Milano
Via Brennero, 35
06 Il potere del senso di colpa

11
20025 Legnano (MI)
P.Iva: 08263680962
Collaboratori di questo numero:
Messaggi dall’inconscio
Giovanni Maria Quinti, Lluís Serra Llansana, Viola Cacace,

12
Giulia Valerio, Federica Casnici, Anna Di Giandomenico,
Leonardo Anfolsi, Luciana Moggio. Coppia e sessualità

Le Vie dell’Anima è l’organo di Stampa Ufficiale delle


Associazioni La Teca.
13 Profughi: il motivo nascosto
È vietata la riproduzione, anche parziale, di qualsiasi del nostro rifiuto
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Lettere a un maestro zen

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Lettere alla redazione

2 LE VIE DELL’ANIMA
EDITORIALE di Giovanni Maria Quinti

IL NOSTRO DIVERSO PUNTO DI VISTA


«Non c’è nulla di meglio di un buon schiaffone per correggere un bambino!».
«Una punizione esemplare spesso salva un’anima».
«È più importante essere temuti che amati».

Queste sono frasi che descrivono un luogo dell’anima. Un luogo dove gli esseri umani alimentano la necessità
di giustizia, le cui pareti sono fatte di rabbia e i cui tetti trattengono i sogni di un mondo migliore, più equo, più
retto. È il giardino della sicurezza, l’angolo dove il senso di protezione supera quello dell’incertezza. Ed è un
posto che tutti noi frequentiamo quando il senso di ingiustizia visita la mente e fa gelare il sangue, impeden-
doci di pensare.
Pensare a cosa? Ad esempio, che esistono diversi tipi di ingiustizie. Esiste quella della burocrazia, dove per
motivi stupidi spesso osserviamo che i bisogni fondamentali dei più deboli vengono disattesi. Quella della
politica, che favorisce una distribuzione non equilibrata della ricchezza, ma anche quella sociale, ideologica,
pedagogica e naturale. A proposito di quest’ultima: è forse giusto che non tutti i bambini nascano sani? Che
alcuni muoiano a pochi mesi di vita? Che altri, come alcuni uomini corrotti, invece vivano a lungo?
Questo senso di ingiustizia, spesso, diventa il fulcro su cui ruota l’anima di alcuni esseri umani. Le loro azioni
passano dalla difesa del più debole alla lotta sfrenata contro il più forte. Il confron-
to politico si trasforma in lotta politica. L’impedimento di un’ingiustizia si traduce
in vendetta. Tutto questo può essere valutato sia da un punto di vista positivo che
negativo. Le più grandi rivoluzioni della storia sono state probabilmente determi-
nate da questa spinta estrema, che ha mosso movimenti e masse verso nuove
prospettive. L’elemento negativo, però, risiede a livello individuale, quando - ad
esempio - un soggetto di questo tipo inizia a dover educare se stesso o i propri
figli. La ferita dell’ingiustizia potrebbe, in questi casi, influenzare il modello educa-
tivo verso la rigidità. I comportamenti del bambino potrebbero essere considerati
soprusi, o le parti disarmoniche della nostra interiorità, espressioni di una bassezza
che non può avere udienza alla corte della tenerezza. Chiunque sia sottoposto a
dinamiche di questo tipo potrebbe individuare fra le pagine di questo numero di
Le Vie dell’Anima momenti di dissenso. Il tentare di condurre il lettore verso un’at-
titudine più amorosa per le proprie ferite, potrebbe essere confuso con un atto di
«Ogni atto d’egoismo indulgenza, un lassismo inutile che vuole lasciare le cose così come stanno.
è provocato dal Nel corso della storia religiosa si è sempre lottato a spada tratta contro l’ego. L’e-
go va dominato, vessato, combattuto. Ecco un altro campo di battaglia dove gli
dolore e dalla uomini-bambini, feriti nel senso di giustizia, possono trovare terreno fertile per
solitudine» continuare a permanere in quel luogo dell’anima le cui pareti trasmettono sicurez-
za. Noi proponiamo al lettore un altro punto di vista.
DOTT. GIOVANNI M. QUINTI È innegabile, osservando il mondo attuale, vedere le cattive conseguenze della va-
nità, della cattiveria, del sopruso e dell’abuso. Ed è innegabile che tutto questo
sia il prodotto di un EGO-ismo dilagante. D’altra parte l’ego è l’espressione della
struttura individuale, è quella dimensione che siamo venuti a conoscere e incarnare atterrando con la nostra
nascita su questo pianeta Terra. Se davvero esiste un Dio, questi ha voluto che ne facessimo esperienza. La
dimensione egoica si basa su un nucleo centrale individuale: la percezione di essere “Io” e, quindi, di essere
“altro da te”. Si forma nei primi mesi di vita del bambino che deve differenziarsi dalla madre. Attraverso l’ego,
il bambino impara che lui e la madre sono due esseri distinti. Soprattutto nel primo anno di vita, l’ego del bam-
bino va incoraggiato: quando il bambino piange, la madre deve essere presente sempre e soddisfare le sue
richieste. Quando questo non accade, l’ego riceve una ferita e arresta la sua crescita. Esteriormente l’individuo
umano può crescere normalmente, ma il suo ego ferito rimane come istanza interna a uno stato di infantilismo
abnorme. Questo è il tipo di ego che disprezziamo, in quanto incapace di empatia.
Noi crediamo che non sia possibile far evolvere qualcosa il cui processo si è arenato a causa di una ferita,
senza compensare tale mancanza con una forza di uguale peso e contraria. Ossia, se il bambino non ha quasi
mai ricevuto un apprezzamento, un incoraggiamento o una carezza, è necessario che questa carenza venga

GENNAIO 2019 3
compensata non con un castigo, bensì con la percezione profonda di un amore che prima non c’era. Crediamo
che sia possibile un cambiamento e una crescita solo quando diventiamo capaci di costruire una nuova istanza
interna, capace di vedere il nostro valore anche davanti all’errore più evidente. Con questo non vogliamo nega-
re che un errore abbia delle conseguenze, né che non sia giusto pagare per un illecito commesso. Bensì che il
valore di un individuo, la percezione che questi dovrebbe avere di se stesso, non deve essere determinata solo
in base agli atti di coraggio o di coerenza agli ideali più alti. L’uomo ha valore sempre: il tuo valore implicito
non può essere messo mai in discussione, nemmeno dall’atto più turpe. Questa attitudine potrebbe essere
considerata da molti come vergognosa, un insulto alla bellezza e all’etica, un’apologia di reato. Niente di tutto
questo. Per noi è l’unico modo per nutrire la speranza in un futuro migliore. Solo quando saremo in grado di
fondare il nostro cuore su uno sguardo capace di un amore illimitato, allora il nostro ego potrà maturare fino
al punto tale da essere capace di morire. Allora, avremo la possibilità di fare il salto evolutivo di cui abbiamo
bisogno, perché ogni atto di egoismo è provocato dal dolore e dalla solitudine. Spesso il dolore interno, quello
psichico, che si cela nell’atto più aberrante, è solo la nostalgia di un incontro perso, di una parola buona non
ricevuta, di un atto d’amore mancato. La solitudine e l’isolamento, l’odio per se stessi proiettato fuori sono,
secondo noi, la vera causa del disagio dell’uomo moderno. La spiritualità per noi è il tempio in cui qualcosa di
nuovo si costruisce: una nuova voce che possiede il suono delle parole giammai ricevute. E speriamo che, con gli
articoli presenti in questo numero, anche Lei, caro Lettore o Lettrice, possa iniziare a udirle come provenienti dal
centro del suo cuore. E se qualche pagina la spingerà a rinchiudersi nella stanza del rancore, ci scriva, intavoli
un dialogo con noi. A volte il confronto è il miglior modo per conoscersi, e l’incontro con l’altro una possibilità
per abbracciare se stessi.

Buona lettura

Giovanni M. Quinti

4 LE VIE DELL’ANIMA
PSICOLOGIA E SPIRITUALITÀ

Un labirinto verso il mistero


di Lluís Serra Llansana
Traduzione dallo spagnolo di Claudia Finetti

Laureato in

V isitai la cattedrale di Chartres due anni prima che l’U-


NESCO la dichiarasse, nel 1979, Patrimonio dell’Uma-
nità. Insieme a un amico australiano, visitammo per circa
spirituale profonda senza radica-
mento nel cuore, non tanto come
sede dei sentimenti, quanto come
Teologia, Filosofia
e Psicologia (PhD).
Segretario generale
quattro ore la cattedrale, contemplando la sua bellezza sia nucleo della coscienza e della per- dell’Unione dei
esterna che interna. Questo gioiello del gotico francese ci sona. Non basta vedere l’esteriori- Religiosi della
Catalogna e
affascinò. La sera, prima di cena, già di ritorno a Parigi, pas- tà della cattedrale di Chartres, né
direttore del CEVRE.
sammo per Versailles, un palazzo affacciato sui propri giar- ammirare le sue due diverse torri, Studioso esperto
dini. Un complesso che, nello stesso anno della cattedrale, e nemmeno contemplare le sue dell’enneagramma
ottenne la dichiarazione di Patrimonio dell’Umanità. Nono- sculture. Bisogna entrare e im- di Naranjo, tiene
stante la mattina mi fossi imbevuto della spiritualità e del mergersi nella sua interiorità. seminari a livello
La seconda conclusione è l’impor- internazionale.
sentimento profondo della costruzione cattedralizia, non
potei evitare una sensazione di vanità di fronte al famoso tanza di addentrarsi nel mistero di
parco di Luigi XIV. Bellissimo, ma vuoto dei significati capa- Dio passando per il mistero di sé,
ci di traghettarti verso l’aldilà. Qualche anno dopo tornai a disegnando intanto il proprio labirinto. Senza la conoscen-
Chartres e visitai la cattedrale e le sue nuove porte. Questa za di sé, è praticamente impossibile conoscere Dio. Quando
volta da solo. Quando si entra dalla porta principale, si os- ci si apre al mistero divino, non si può eludere il compito
serva al suolo un grande labirinto circolare. Ha un accesso di conoscere se stessi. L’ignoranza di sé conduce all’auto-
che segna l’inizio di un tracciato inganno. Prima di accedere alla
verso il suo centro. Percorsi len- parte centrale del tempio, occorre
tamente i poco più di 260 metri percorrere il labirinto. Prima di di-
di lunghezza. In alcuni momenti rigere lo sguardo alle volte e agli
mi sembrava di avvicinarmi alla archi, bisogna volgere lo sguardo
meta, poi il cammino mi allonta- al suolo, alla terra (humus). La pri-
nava di nuovo. Finalmente, giunsi ma attitudine di fronte al mistero è
al centro. l’umiltà. Dante Alighieri descrive in
Due conclusioni. La prima, la questo modo la purificazione del-
bellezza esteriore affascina, ma la persona superba. Essa porta un
è insufficiente. L’interiorità è in- peso così grande che deve piegarsi
dispensabile. Dopo aver visitato e guardare il suolo, nel quale trove-
la cattedrale di Burgos, un’au- rà incisi esempi storici e mitologici
tentica filigrana, giunsi a quella sulla virtù dell’umiltà. Per arrivare
di León, che mi sembrò alquanto in alto, occorre guardare in bas-
austera. Entrando, la luce filtrava so. Per leggere il linguaggio delle
dalle vetrate e creava un inter- stelle, bisogna prima contemplare
no multicolore di incomparabile il loro riflesso nelle pozzanghere. I
bellezza. Esterno e interno, appa- misteri più sublimi sono disegnati
renza ed essere, un dialogo tanto nella polvere del proprio cammino.
difficile quanto fecondo. Non stupisce che Santa Teresa di Questa conoscenza personale è legata al mistero che tra-
Gesù scrisse un libro intitolato Le Dimore o Il castello inte- scende l’essere umano. Santa Teresa di Gesù scrisse: «Ma
riore. Nell’Antico Testamento, Dio raccomanda a Samuele credo che non arriveremo mai a conoscerci, se insieme non
di ungere un uomo come re d’Israele. Quale criterio deve procureremo di conoscere Dio» (Il castello interiore 1; 2, 9).
usare per scegliere la persona adeguata? Questa è l’indi- Il lavoro non si riduce a un esercizio di psicologia, ma tesse
cazione: «Non badare al suo aspetto e all’altezza della sua dall’inizio una trama intrecciata con la spiritualità. Parteci-
statura, poiché l’ho respinto; perché l’uomo non vede quel- pando a un gruppo di dialogo monastico interreligioso, un
lo che vede Dio: l’uomo infatti guarda all’apparenza, ma amico sufi disse, durante una delle nostre riunioni: «Chi co-
il Signore guarda al cuore» (I Sam. 16, 7). Non esiste vita nosce se stesso, conosce il suo Signore».

L’AUTORE RISPONDE
Inviate le vostre domande a psicologiaespiritualita@leviedellanima.it

GENNAIO 2019 5
IL
POTERE
DEL
SENSO
DI
COLPA
di Viola Cacace

Fra le varie istanze interne che ostacolano lo sviluppo spirituale


c’è il senso di colpa, spesso molto difficile da ammettere in
se stessi. Allenarsi a guardare oltre le apparenze del proprio
comportamento, indagando i contenuti nascosti delle
motivazioni e dei bisogni, ascoltare la qualità delle voci interne
e le emozioni che si provano di fronte a dati avvenimenti, ci
aiuta a scoprire che il senso di colpa è presente in ognuno di noi.

6 LE VIE DELL’ANIMA
I
l senso di colpa è uno stato interiore alterato: è il smo. Psiche e corpo sono strettamente collegati e quando il
segnale che qualcosa in noi non funziona bene per- corpo soffre anche la psiche ne risente. Viceversa, il dolore
ché c’è un “errore” nella nostra interiorità. I sensi di della psiche si manifesta sul corpo: non possiamo occu-
colpa non sono tutti uguali, si possono distinguere parci di guarire solo una parte. Ti è mai successo di fare
in due tipologie: la prima consiste nell’ammettere di del male a te stesso per punirti, dopo aver commesso un
aver fatto realmente qualcosa di scorretto, la seconda nella errore? (1)
sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato, senza che Il senso di colpa è un modo per autopunirsi. Ma esso può
lo sia veramente. Iniziamo da molto piccoli a sviluppare il anche essere utile per mostrarci i nostri errori e per acquisi-
senso di colpa, attraverso l’esperienza e l’educazione fami- re nuove consapevolezze su noi stessi e sul nostro vissuto.
liare. Può accadere anche che lo introiettiamo senza moti- Nei casi in cui non è generato da un effettivo sbaglio, ma
vazioni reali, oppure che lo ereditiamo dai nostri genitori da credenze o superstizioni ereditate, è solo una sostanza
senza un’esperienza diretta. Si instaura così, come avviene tossica.
per tutte le ferite interiori, una coazione a ripetere che può Esiste un’istanza psichica in noi che determina il senso di
farci sentire in trappola. La coazione porta in sé un valore, colpa? Sì. Se ci osserviamo, possiamo notare che c’è in noi
quello della ripetizione, che possiamo usare a nostro fa- un “omino”, lo riconosciamo dal tono giudicante, dalla cri-
vore nel processo di lavoro e di risoluzione ma, spesso, i tica costante e dal suo aspetto saccente. Quell’omino è il
nostri sensi di colpa provocano un rimuginare interno che giudice interiore, un personaggio camaleontico che sa
può impedirci di essere davvero sereni. Può succedere che sempre dove andare a intromettersi e che lavora in tutti gli
facciamo del male a qualcuno. Ad esempio, ricordo quella ambiti della nostra vita. Giudica il nostro operato ma anche
volta che schiaffeggiai mia figlia: una ferita profondissima quello degli altri. Osservarlo è molto utile per iniziare a La-
si aprì in me e in lei, con un senso di colpa molto forte e la vorare. (2)
consapevolezza che, in quel momento, avevo perso il con-
trollo senza poter tornare indietro... Ho sbagliato! Per un I sensi di colpa sono tossici, perché…
istante avevo adottato lo stesso atteggiamento che aveva - impediscono l’individualizzazione, cioè la possibilità che
avuto mia madre con me. l’essere umano viva la sua vita in modo autentico;
- stimolano la presenza di emozioni negative e di idee su-
Questa esperienza mi induce a riflettere su come, in molte perflue;
occasioni della nostra vita, mettiamo in atto comportamenti - consumano un grande quantitativo di energia;
subiti molti anni prima. Oppure possiamo assumere il com- - impediscono scelte qualitative, soprattutto quando si ha
portamento opposto. Ciò avviene inconsapevolmente, in una comprensione confusa del bene e del male;
entrambi i casi. Ecco perché cono- - sono uno strumento di manipolazione. Più ci si sente in
scere la nostra storia può colpa, maggiori sono le possibilità di essere manipolati.
aiutarci non solo a di- Nella nostra società, vi sono molte organizzazioni e
ventare più consa- persone che utilizzano questo tipo di manipola-
pevoli, ma anche zione per ottenere i loro tornaconti;
a diminuire il - impediscono di sentire il vero Amore. (3)
dolore e le
autopuni- Possiamo distinguere cinque aspet-
zioni che ti della nostra esistenza che possono
ci som- essere disturbati dal senso di colpa:
mini- 1. Deludere le aspettative: ci sentia-
striamo mo in colpa quando nutriamo aspet-
o g n i tative verso l’altro e
volta verso noi stessi. Ad
c h e esempio, quando
s b a - ci aspettiamo
gliamo. che l’altro si
Quando prenda cura di
c o m - noi e non lo fa.
m e t t o Oppure, quan-
qualcosa do facciamo una
di sbagliato, richiesta troppo
e ne soffro, grande o quando
la mente me non riusciamo noi stessi
lo ricorda spesso, a soddisfare una richiesta altrui.
facendomi rivivere le
sensazioni negative le- 2. La sensazione di essere in debi-
gate a quel preciso momento to: può essere nutrita verso la na-
e creando un pensiero ossessivo che zione, verso il datore di lavoro, ver-
a lungo andare potrà portare scompensi in tutto l’organi- so i genitori; spesso mi è capitato

GENNAIO 2019 7
di sentire persone molto arrabbiate che non esternavano te possiamo compiere una vera trasformazione del nostro
i loro veri sentimenti nei confronti dei genitori, dicendo: essere, creando armonia dentro noi stessi e acquisendo la
«Be’, comunque li ringrazio per avermi dato la possibilità “buona volontà” di cui si parla nei Vangeli; sviluppando in
di nascere, sarò loro debitore a vita». Se non riconosciamo noi una parte attraverso la quale potremmo costruire una
i sentimenti negativi verso di loro, se non ci permettiamo spiritualità sana e non patologica. (4)
di sperimentarli, non stiamo vivendo pienamente l’esse-
re noi stessi, allora, quando neghiamo una loro richiesta, 4. I sensi di colpa e la famiglia: tutti noi nasciamo in micro-
oppure ci sentiamo in obbligo di soddisfarla, possiamo contesti chiamati famiglie e in tali contesti sorgono le prime
sentirci profondamente scissi regole da rispettare; ci vengo-
o provare forti sensi di colpa, no somministrate credenze,
aumentando la rabbia e la codici e valori, ed i nostri com-
sofferenza in noi. portamenti sono conseguenti.
«È vero, ho sbagliato, ma io In noi vengono installati file e
3. La relazione con il divino: non sono quello sbaglio. Posso programmi che sono alla base
l’immagine di Dio che portia- sbagliare senza perdermi, di pesanti sensi di colpa. Un
mo dentro racconta molto di posso sbagliare e decidere di esempio può essere la cre-
noi stessi. Per esempio, l’im- denza, un tempo diffusa, che
magine di un Dio che ci rende
amarmi ancora» praticando la masturbazione
continuamente colpevoli di si possa sviluppare la cecità.
provare piacere o di sentirci L’elemento interessante è che
felici; un Dio che si comporta convinzioni come questa non
come un genitore nevrotico che non rende i propri figli au- provengono da noi, ma da qualcun altro che a volte nem-
tonomi, ma che crea una situazione costante di dipendenza meno conosciamo, perché morto da generazioni. (5)
e di debolezza interiore, allontanandoli dal divenire genitori
di se stessi. 5. Non sentirsi amati: «se commetto un errore, tu non mi
«Il Dio in cui credo non ha bisogno che io “creda”, non mi è amerai», questa dinamica è alla base di molte paure che
stato imposto da una dottrina, non ha bisogno di alcun inter- nutriamo verso i nostri errori. Abbiamo paura di perdere
mediario. Lo Stato Cristico al quale tendo non è una divinità, l’amore, se non siamo “performanti” e in molti di noi l’er-
ma è uno stato dell’essere in cui tutto in me si modifica: lo rore equivale alla sensazione di non meritare affetto. Se
sguardo verso me stessa e verso il mondo diventa uno sguardo questa sensazione viene introiettata nell’infanzia, quando
meravigliato, amorevole e presente». Lavorando interiormen- sbagliamo potremmo avere una forte sensazione di ango-
scia, talmente forte da bloccarci nel sentire questo dolore.
Ciò naturalmente genera la paura di sbagliare e, ovvia con-
seguenza, il timore di agire. Pensiamo a quanto questo ci
privi della possibilità di essere noi stessi e di vivere la nostra
vita. La psicanalista Alice Miller nel libro Il risveglio di Eva
scrive: «Non è mai facile ammettere di avere sbagliato. Credo
che anche questa capacità s’impari nell’infanzia e si rafforzi nel
corso della vita. Se non siamo stati puniti per gli errori com-
messi, se ci hanno spiegato con affetto quel che non andava
bene del nostro comportamento o che era addirittura pericolo-
so, probabilmente ci siamo pentiti spontaneamente di quanto
avevamo commesso e la nostra esperienza ha acquisito nuovo
sapere: ossia, che l’essere umano non può mai essere esente
da errori. Castigandoci per ogni piccola mancanza, i genitori
ci hanno invece trasmesso un messaggio ben diverso: ossia,
che ammettere il proprio errore è rischioso poiché ci sottrae
l’amore dei genitori. Un’esperienza, questa, che può lasciare
nella persona profondi sensi di colpa e di paura».

Oltre a questi aspetti più specifici, il senso di colpa mi allon-


tana dal mio vero Sé, rafforzando il senso di perfezione che
nutro e che rifiuta l’errore. Questo senso di perfezione va
distinto dalla ricerca di un miglioramento interiore, che è un
atteggiamento sano. Per un iniziato, il concetto di “perfe-
zione” è un ostacolo al Lavoro. Se ci sentiamo “perfetti”, in
un certo senso ci sostituiamo a quel Dio che giudica allonta-
nandoci dalla nostra umanità e, di conseguenza, dall’amo-
re verso gli altri. Se alimentiamo questa parte che si sente
perfetta, stiamo alimentando in noi una spiritualità malata.
Pensiamo a che cosa crea nell’altro la sensazione di sen-

8 LE VIE DELL’ANIMA
tirci migliori di lui. Perfetti,
appunto. Crea divisione, al-
lontanamento. È l’opposto
dell’amore e della condivisio-
ne, oltre a generare in noi un
grande malessere. Perché non
saremo mai perfetti come il
nostro giudice desidera. (6)
Questo bisogno di perfezio-
ne ci allontana dalla nostra
vulnerabilità, dalla nostra
parte più vera e umana, ge-
nerando scontri e divisioni,
abitando dimensioni irreali
dell’esistenza. Questa par-
te che si sente “perfetta”
ci sarà sempre, anche se
nascosta e manifesta solo
per criticare gli altri. Lei c’è,
esiste in ognuno di noi. Cer-
chiamo allora di contattarla,
di conoscerla, per darle meno
potere e meno forza. C’è una cul-
tura che esorta alla perfezione, tut-
to il sistema ci spinge verso questa
direzione. Ci plagia partendo dalle
richieste sul posto di lavoro, dove il
datore di lavoro ci vuole performanti,
vuole che aumentiamo il fatturato a
discapito della nostra salute chieden-
doci più di quanto possiamo dare. E a
sua volta anche lui deve sottostare ad
altre richieste e scadenze. Il mondo
dei media ci mostra uomini e donne
dall’aspetto seducente e perfetto:
magri, tonici, belli, e tutto questo ci fa
sentire inadeguati.
Il giudice interiore esige la perfezione
e critica le mancanze, così, tutte le al-
tre parti di noi, rifiutate, sentono dolo-
re. Dov’è il nostro valore?
Spesso ci perdiamo, perché il nostro
valore dipende da ciò che facciamo, da
come ci vedono gli altri, da come ci vo-
gliono, e non da ciò che siamo davvero.
Prendiamo invece coscienza del fatto di
non essere solo le nostre azioni ma di es-
sere un io che vive e che sa dirsi: «È vero,
ho sbagliato, ma io non sono quello sbaglio.
Posso sbagliare senza perdermi, posso sba-
gliare e decidere di amarmi ancora».
Quante volte non ho ammesso di aver com-
messo un errore? Molte, e questo ha
causato malessere, distanza
e incomprensione tra me e
gli altri. L’atteggiamento
sano da sviluppare è quel-
lo di diventare respon-
sabili delle nostre azioni.
Questo non vuol dire non
sbagliare, ma coltivare un

GENNAIO 2019 9
senso di onestà verso noi stessi e l’altro, guardarsi dentro, Primo passo: imparare a disidentificarci dai nostri errori e
prendere coscienza, cercare di porre rimedio e imparare acquisire la capacità di vedere i nostri stati interni. Dire la
dallo sbaglio commesso. Di ogni azione, se voglio andare verità e comunicarla all’altro, quando è possibile, e con i
più in profondità, cerco di intravedere l’intenzione: cosa tempi giusti.
c’è di invisibile dietro a ciò che è visibile? Perché quell’uo-
mo o quella donna stanno compiendo quell’azione? Di che Secondo passo: cercare di osservare ciò che accade da più
cosa hanno bisogno? Forse stanno riproponendo il loro punti di vista, perché la realtà è guardare attraverso il lato
vissuto agli altri? No, non è una giustificazione ad atti terri- di un cristallo dalle mille sfaccettature.
bili, ma è una presa di coscienza che spesso dietro al male Gli altri passi potremo muoverli insieme, lasciandoci mera-
si cela il dolore. Osserviamoci, scriviamo un diario… vigliare da quanto accade.

Domande per il gruppo di studio


1. Prova a rispondere a questa domanda dell’autrice, considerando che a volte l’auto ferimento,
sia psicologico che fisico, può avvenire anche inconsapevolmente.
2. Ti capita di ascoltare questa voce interna? Condivi alcuni esempi.
3. Prova ad aggiungere altri aspetti della tossicità dei sensi di colpa.
4. Puoi fare degli esempi che colleghino il senso di colpa al rapporto con Dio?
5. Esercizio da svolgere a casa e condividere al prossimo incontro: prova a fare un piccolo elenco
degli aspetti educativi o delle esperienze che ritieni abbiano creato in te dei sentimenti di colpa.
6. È importante per te non sbagliare? Ti senti in grande difficoltà quando commetti un errore,
e senti di perdere il tuo valore per questo?

10 LE VIE DELL’ANIMA
MESSAGGI DALL’INCONSCIO

A proposito di sogni
di Giulia Valerio

Gent.ma Dott.ssa Valerio, è vero quanto dicono dei sogni, cioè che possiamo porre Psicoterapeuta
al nostro inconscio delle domande ed ottenere delle indicazioni capaci di farci usci- junghiana, docente
di Psicologia
re da una situazione difficile? La ringrazio in anticipo per la sua gentile risposta.
analitica e di
Carla Etnoclinica presso
la LiSTA di Milano.

Q
Co-fondatrice nel
uando non riusciamo ad affrontare una situazione dif- ti, sono i piedi nudi di chi ha cam-
2000 della Metis
ficile e non troviamo vie d’uscita, la saggezza popolare minato per tantissimo tempo sen- Africa Onlus che
consiglia di “dormirci su”. Se ci riusciamo (e non è sempre za riposo. Poi la sognatrice solleva si occupa della
scontato) ci soccorrono i sogni. Per porre la domanda all’in- lo sguardo, e riconosce il volto popolazione dei
conscio possiamo concentrarci prima di prendere sonno, dell’anziana parente uccisa, che la Dogon del Mali.
oppure mettere un oggetto sotto il cuscino: una monetina, guarda con amore. E la perdona.
un piccolo frutto, una conchiglia. Questo il consiglio dell’et- Per anni studiai la figura di Maria
nopsicologo Tobie Nathan, che lo mutua dai guaritori tra- Maddalena, per conoscere e ringraziare questa straordina-
dizionali. ria co-terapeuta. Esperta di disperazione, diviene nel Me-
Davanti a un problema che viene loro posto, essi compiono dioevo la santa dell’impossibile, lei che ha saputo accompa-
una divinazione: interrogano la sabbia, il piombo fuso, l’ac- gnare il martirio, l’irrisione e la morte dell’amato maestro
qua, i cauri. Chiedono a “qualcun altro”, aprono un’altra senza dire una parola. Capace di sovvertire tutti i piani, im-
dimensione, sollevando il malato da tormentose inchieste, balsamando Cristo da vivo e trovandolo vivo quando era
poiché sanno che il disordine viene da altrove, da luoghi del morto, così anche il sogno compie una rivoluzione che la
passato, da interazioni con amici e nemici, da lasciti irrisolti nostra coscienza non può immaginare: comprende il do-
di antenati. Noi abbiamo perso i saperi degli antichi indovi- lore impotente della piccola testimone. Solo il miracolo del
ni, che leggevano nel volo degli uccelli, nello stormire delle perdono riuscì a sciogliere il nodo d’angoscia della donna,
querce, nelle interiora degli animali le tracce dei nostri de- che in poco tempo guarì e conobbe una vita piena.
stini. Così poniamo la domanda ai sogni. Nella notte giungono divinità, figure sacre, presenze miti-
Ognuno di noi ha un lasciapassare per la notte, che sia un che: la loro presenza lenisce le nostre pene e spesso pre-
libro caro, una bevanda particolare, un saluto, una carez- senta una soluzione impensabile, un rimedio definitivo. È
za, una preghiera, un gesto che segni il rito di uscita dal noto il caso narrato da un famoso psicanalista: un tridente
giorno. Così invitato, spesso il sogno arriva. Ricordo un appare nel sogno di un paziente psichiatricamente depres-
incontro con un’esperienza che mutò radicalmente la mia so. Nettuno, il dio delle acque, dei fiumi e degli oceani entrò
attenzione. Avevo cominciato a lavorare da qualche anno; in scena per placare i plumbei flussi umorali del paziente,
venne da me una giovanissima donna in grave difficoltà. che presto si riebbe, senza mai sapere bene cosa lo aveva
Dopo qualche tempo la scena di un film riportò alla memo- guarito. È stato il terapeuta a coltivare nell’immaginario e
ria un trauma, sepolto nelle cantine della sua memoria di nel cuore, comprendendolo, quel simbolo prezioso.
bambina: aveva assistito alla morte di una parente di età Rimango tuttora commossa e sorpresa dai sogni. Hanno
avanzata, provocata da una persona a lei prossima. Da pic- creatività inesauribile, attingono ad altre sorgenti. Suggeri-
cola, non era riuscita a soccorrerla né a dirsi quanto acca- scono alla coscienza scenari nuovi, propongono nuovi inizi,
deva. L’orrore di questo ricordo, l’impossibilità di situarlo come quando sogniamo il Natale, il nostro compleanno, il
nella vita presente, la spinse sempre più verso l’assenza e il primo amore o frammenti di miti di rinascita. Un uomo nel
disordine. Io rimasi con lei ammutolita, chiedendomi quale mezzo del cammino della vita una notte sognò di avere una
gesto potesse riparare quella ferita, quel delitto insanato. sorella, che nella realtà del giorno non aveva. Nella scena
Scelsi la via del silenzio, forse la più difficile, perché non successiva un uomo nudo solleva il braccio, mostrando il
allevia con l’azione l’insostenibilità della tragedia. Dopo un segno di una ferita lungo il torace: da un nuovo Adamo è
mese fece un sogno. La giovane entra in una chiesa: arriva- stata estratta, ancora una volta, Eva, e l’uomo riuscì final-
ta all’altare scioglie i lunghi capelli per lavare i piedi a una mente a prendere a braccetto la sua Anima, invece che es-
donna anziana. Li bagna di lacrime e di acqua, li accarezza, serne inconsciamente dominato, per andare verso un nuo-
li asciuga con la sua chioma, li sente antichi, nodosi, induri- vo giorno.

L’AUTORE RISPONDE
Inviate le vostre domande a messaggidallinconscio@leviedellanima.it

GENNAIO 2019 11
COPPIA E SESSUALITÀ

Una crisi sessuale


di Federica Casnici

Gentile dottoressa, Laureata in


sono sposato da 25 anni con una donna con la quale ho sempre avuto un rapporto Psicologia presso
sereno. Da quando però il nostro unico figlio si è trasferito per motivi di studio, l’Università
Cattolica del
stiamo attraversando una crisi che ha coinvolto anche la nostra sessualità. Mia Sacro Cuore di
moglie è sempre stata una persona tranquilla, dedita alla famiglia, ma da un Milano. Master
in Psicologia
paio d’anni ha iniziato a pressarmi con richieste di viaggi, spettacoli teatrali, mo- Clinica Strategica.
stre. Io non ho tempo per queste cose, sono molto impegnato con il lavoro. Lei mi Specializzanda
accusa di non voler passare del tempo insieme. Mi chiedo, non potrebbe organiz- in sessuologia
clinica presso
zarsi con delle amiche? Di punto in bianco sta diventando un’altra persona. l’A.I.S.P.A, esercita
Mario come psicologa
consulente
sessuale e di coppia
nella provincia di

«N on c’è nulla di costante, tranne il cambiamento»


predicava Buddha. Mentre in Occidente la trasfor-
mazione viene vista come pericolosa per la rottura di un
cogliere l’evoluzione dell’altro.
Questo non sempre è facile, so-
prattutto se si tratta di un cam-
Monza-Brianza.

equilibrio, nella cultura orientale essa è parte della vita. biamento rapido e importante,
In un rapporto di coppia il cambiamento è continuo, an- determinato, come in questo caso, dall’affievolirsi di un
che se noi spesso non lo vediamo o, meglio, non lo vo- ruolo di mamma nel quale ci si è troppo identificati, e dal-
gliamo vedere, cercando in tutti i modi di mantenere una la riscoperta di essere ancora una donna con la voglia di
routine e una ripetitività che rassicurino. Ciascun partner esplorare e realizzarsi in altri ambiti. Le femmine sono, da
dovrebbe evolvere e la relazione dovrebbe farlo di con- sempre, vere esploratrici. Quando ciò accade, si possono
seguenza. Dovrebbe, ma in realtà spesso ciò non acca- aprire due scenari: il primo, con un compagno che non
de, perché i vissuti e le esigenze individuali non riescono presenta una necessità di cambiamento ed evoluzione,
ad allinearsi per mancanza di tempo ed energia, oppure perché il proprio Sé non manifesta alcuna spinta in tal
perché viene meno la voglia e l’impegno di continuare a senso; il secondo, con un partner che ha ancora in poten-
conoscersi e ascoltarsi. Ognuno di noi ha il proprio per- za spazio di crescita ma che, a causa di dati blocchi interni,
corso di crescita costituito da alcuni livelli, siano essi tanti preferisce rimanere sotto le calde ali protettive della rou-
o pochi, che in un ideale evolutivo di coppia dovrebbero tine (o di una partner-mamma), e inventa scuse – il lavoro,
progressivamente combaciare. Prendendo come esem- il denaro, la mancanza di tempo – per giustificare le sue
pio dei partner eterosessuali, è generalmente la donna a “ritirate”. Quando si crea un tale dislivello, le ripercussioni
manifestare una maggiore esigenza di rinnovamento, a sulla relazione e sulla sessualità hanno un forte impatto:
differenza dell’uomo, incline invece al mantenimento di ricordiamoci che avere rapporti intimi con il partner signi-
un equilibrio che difficilmente desidera rompere. A causa fica incontrarsi, dedicarsi, donarsi, ma anche riscoprirsi
dell’ancora imperante concezione del maschio “macho”, nei nuovi cambiamenti. Se il blocco si verifica in molti am-
forte e granitico, l’uomo si sente già maturo e formato biti della relazione, sarà inevitabile la ripercussione anche
nella sua personalità. Si difende da una scoperta del Sé nel sesso. Crescere significa scoprire nuove parti di Sé, più
che necessita di mostrare sensibilità e contatto interiore. vere e coerenti, aspetti che all’inizio possono lasciare sgo-
Al contrario la donna, alla quale vengono generalmente menti e richiedere un aggiustamento su nuovi equilibri.
“concesse” lacrime e sentimenti, presenta una maggiore È pertanto importante trovare uno spazio dove integrarsi
e costante evoluzione personale, in quanto dotata di com- e incontrarsi per riallinearsi nuovamente. Trovare nuovi
petenze emozionali e risorse comunicative più sviluppate modi per sperimentarsi e accettarsi, nei rispettivi limiti ed
(con gli altri e con se stessa) che facilitano la possibilità di esigenze, risulta quindi un aspetto fondamentale per pro-
una crescita interiore. teggere la qualità della vita di coppia e per rilanciare una
Quando si è in coppia bisognerebbe saper accettare e ac- sessualità che si rinnovi nel corso degli anni.

L’AUTORE RISPONDE
Inviate le vostre domande a coppiaesessualita@leviedellanima.it

12 LE VIE DELL’ANIMA
PROFUGHI: I MOTIVI
NASCOSTI DEL
NOSTRO RIFIUTO
di Anna Di Giandomenico

La storia di Anéma ci conduce più vicini al dramma che migliaia


di profughi si trovano a vivere. È come fermarsi, finalmente, e
guardare dentro, senza poter seguire la tentazione automatica
di sfuggire alle notizie “scomode”, quelle che ci fanno sentire
che siamo tutti responsabili, così come lo siamo delle nostre
parti interne sofferenti che risuonano con le ferite di Anéma e di
chi, come lei, vive una guerra che è sia interna che esterna.

GENNAIO 2019 13
A
néma è il suo nome ed è originaria della Re- bambini. Lei stessa ha assistito all’irruzione dei ribelli nel
pubblica Centrafricana. È fuggita dalla sua suo villaggio, che non hanno risparmiato neanche un orfa-
patria, dove si consumano massacri scatenati notrofio, sparando all’impazzata e terrorizzando i bambini,
da ingenti interessi economici, occultati dietro mentre erano alla ricerca di mezzi. È scossa dai singhiozzi,
pseudo-motivazioni religiose. Anéma ha af- mentre lo racconta. Mi confida con voce stentata: «Per me
frontato una vera odissea per sottrarsi a tanto odio e vio- ricordare quei momenti è come se ogni volta una lama mi
lenza, costretta perfino a lasciare suo fratello e suo padre si piantasse nel petto, fino a squarciarlo. Nella mia mente
per sostenere un viaggio su un barcone (come fanno ormai scorre senza sosta un film di orrori infiniti, che continua per-
molti profughi), pur di porsi in salvo, lontano dalla dispera- fino durante i brevi momenti di un sonno in cui non riesco a
zione e dalla brutalità. trovare riposo… è impossibile cancellarle. E poi c’è il dolore
Durante il colloquio che si svolge in carcere (la giovane fisico - ogni muscolo duole all’inverosimile - e quello emo-
donna, in assenza di visto d’ingresso, aveva fornito false tivo che si tramuta in paura, rabbia e sconforto. Ma la ferita
generalità a un pubblico ufficiale, che l’aveva fermata per più atroce è quella sempre aperta e sanguinante dei ricordi.
identificarla, ed era scattato pure il reato d’immigrazione Credo che sarà così per tutta la mia vita… perché a ogni noti-
clandestina), Anéma, che sta per presentare un’istanza di zia che arriva dal paese, il trauma si ripete, dilatando l’espe-
protezione umanitaria, mi racconta la sua odissea: «Dopo rienza del dolore. Solo pregare lenisce il grido che sgorga
che la coalizione dei gruppi armati chiamati Seleka (un’or- dalla mia ferita, che è anche la ferita del mio popolo».
ganizzazione militare di ispirazione islamica radicale, ndr)
ha preso il potere nel 2013, ha iniziato a sradicare la memo- Accolgo in silenzio lacrime e dolore e stendo le mani per
ria storica del paese, a combattere la cultura cristiana per stringere le sue, per trasmetterle un senso profondo di uma-
imporre la sharia islamica. Ma è risaputo da tutti che questa na condivisione, di vicinanza. Un vago sorriso le attraversa
apparente guerra religiosa è solo il paravento di enormi in- il volto e i grandi occhi neri impauriti esprimono gratitudi-
teressi economici, visto che nel nostro sottosuolo abbiamo ne verso questa sconosciuta. Mi congedo, permettendomi
petrolio, uranio, oro, diamanti. Insomma è, prevalentemen- un abbraccio (gesto piuttosto inconsueto per un operatore
te, una guerra per la spartizione di potere e di denaro». (1) presente in veste di professionista) caldo e sentito, mentre
sento quanto sia necessario farsi carico dei propri ricordi
Anéma racconta di bombardamenti, di razzie nei villaggi, per poter guarire, magari col sostegno di un altro essere
di esecuzioni e torture di civili, di stupri e arruolamenti dei umano che se ne faccia carico congiuntamente. (2)

14 LE VIE DELL’ANIMA
Mentre esco dall’Istituto di pena, un venticello mi scompi- «Io che sono?». Questo interrogativo quante volte ha ri-
glia i capelli e, chissà perché, pensando alla storia intrisa di echeggiato con forza dentro di me? Soprattutto quando,
dolore di Anéma, mi appare l’immagine dell’Ebreo errante bambina, mi sentivo triste, infelice e sola. Terribilmente sola
di uno dei quadri che Chagall ha dedicato a questa leggen- in un universo ostile e senz’amore. «Io chi sono?». Questa
dari figura, che amo molto. In qualche modo, esprime la fondamentale e, allo stesso tempo, terribile domanda mi ha
natura stessa del pittore che ha vissuto una vita errabonda condotta, nell’arco della vita, a ricercare affannosamente,
fatta di nostalgia, fughe e ritorni; che ha sorvolato il secolo poi a ritrovare il contatto con le mie radici e la mia essenza
scorso, elevandosi sopra le tragedie del ‘900 (guerre mon- più intima.
diali, persecuzioni razziali, campi di concentramento). Il volo Eppure, ancora oggi, ci sono momenti in cui entro in con-
rappresenta il senso di smarrimento, di perdita delle pro- tatto con l’Anéma che abita in me, e che mi rimanda a un
prie radici e di mancanza di stabilità. vissuto di solitudine e sradicamento. In questi attimi sento
Ma perché Anéma evoca dentro di me la figura simbolica forte lo sgomento e vorrei potermi librare in volo sopra i
dell’Ebreo errante? Rifletto sulla condizione di esule, che fa tetti bombardati della mia Vitebsk (nel quadro città d’origi-
sperimentare l’insanabile frattura tra un essere umano e il ne del pittore, ndr) interiore, con leggiadria, distanziandomi
suo luogo natio, fa provare la perdita di un qualcosa che ci si dal dolore.
è lasciati per sempre alle spalle. L’esilio è connesso allo sra- Ma, come ho sentito dopo il dialogo con Anéma, sebbene
dicamento, all’incomunicabilità e alla solitudine, alla perdita la memoria è dolore per coloro che hanno dovuto lasciarsi
di ogni punto di riferimento. Mentre medito su questi temi, tutto alle spalle, per guarire occorre farsi carico dei propri ri-
comprendo che Anéma e l’Ebreo errante rappresentano il cordi, attraversando il proprio dolore, evitando di eluderlo o
simbolo dello sradicamento tra il mio io e la sua vera casa. soffocarlo. Allora, facendo appello alle mie forze, mi fermo e
Ricontatto l’esule che abita in me, come dentro ciascun presto attenzione alla mia profuga interiore. È scarmigliata,
essere umano, indipendentemente dall’essere espatriati, vestita con abiti strappati, non privi di macchie. Ha il volto
dall’essere in fuga da un regime nemico o da un ambien- emaciato, le sopracciglia aggrottate e lo sguardo dolente.
te ostile. Quante volte ho sentito nel più profondo di me Stringe al petto un ciondolo, di cui non vedo la forma. Ascol-
di essere una raminga per il solo fatto di essere venuta al to la sua voce flebile, stanca, perfino accorata:
mondo, di essere entrata in questo piano d’esistenza? At- «Mi sento sola. Non ho più casa, patria, famiglia…».
terrata da un Infinito a un cosmo limitato, mi sono sentita «Cosa ne sarà di me?».
espiantata e sradicata: «Cosa ci faccio qui? E qual è il senso «Dove troverò un po’ di ristoro, una casa accogliente?».
di questo mio essere al mondo?». (3) Si rannicchia su se stessa e piange sommessamente. La os-

GENNAIO 2019 15
servo. Una parte di me, intanto, borbotta: «Non darle retta, Mentre li osservo, sento profondamente che il mio Vero Sé
lasciala al suo destino, non vorrai immischiarti col suo do- sa abbracciarli entrambi. Intanto, mi sovvengono alcune
lore, che ha a che fare con te? Pensa alla tua vita». Questa parole di Simone Weil, quando esule a Londra, nel 1942,
parte subdola, che invita a “stare comoda”, richiama subi- scriveva: «Il radicamento è forse il bisogno più importante
taneamente le voci delle persone che vorrebbero eliminare e più misconosciuto dell’anima umana. È tra i più difficili
il problema della presenza dei profughi nelle nostre società da definire1» e avverto profondamente che il radicamento,
opulente. Mi ricorda quel collega che, arricciando il naso, bisogno misterioso al quale la mia interiorità ha sempre
asserisce che «i marocchini puzzano, perché non se ne stan- anelato, è un radicamento verso l’alto. Il tesoro che mi abi-
no nel loro paese, piuttosto che venire a invadere i nostri ta è la mia parte spirituale, il mio Vero Sé che mi consente
spazi?». (4) di essere casa per ogni mia parte. Vado incontro alla mia
parte profuga e, accovacciandomi accanto a lei, le dico che
Quante volte è salito in me lo sdegno non solo davanti alle la mia casa è sempre aperta e che io sono lì per lei. La mia
manifestazioni di razzismo sfrenato, ma anche di fronte a Anéma interiore mi guarda sconcertata e incredula. Appog-
coloro che non vogliono sporcarsi le mani, non desiderano gia la testa sul mio grembo e, mentre le accarezzo i capelli
porsi il problema dei destini degli esuli? Ecco, ora mi accor- arruffati, si addormenta stremata. Gradualmente, il respiro
go che, anche questa parte opportunista incentrata sui affannato si acquieta. Finalmente, Anéma sentendosi risto-
suoi agi, è presente dentro di me. Oddio! E ora? Spe- rata, ritrova la sua appartenenza. Solo allora smette di strin-
rimento che è proprio vero che in ognuno gere quasi convulsamente il suo ciondolo che, ora, vedo
di noi sono presenti, potenzialmente, ha la forma di un albero con la chioma in basso e
tutti gli elementi e le qualità dell’essere le possenti radici verso il cielo. Intanto,
umano; i principi di tutte le imperfezio- parlo con Fosco, che mi guarda tor-
ni e di tutte le doti e qualità positive. In vo. Comprendo che questa
ognuno di noi esiste, in parte non conosce l’alte-
potenza, sia il delin- rità (il diverso da sé), sa
quente che l’eroe…. vedere solo se stesso,
È vero anche che non si apre all’altro.
ogni parte ha biso- Aprirsi all’altro signi-
gno di essere rico- fica mettere in discus-
nosciuta, accolta, sione il proprio modo
ascoltata. Osservo di essere, correre
l’Anéma scarmi- il rischio di sentirsi
gliata che chiede: fragile, senza alcu-
«Chi si prenderà cura di na garanzia di non
me?» e il Fosco, in completo essere traditi o de-
grigio perfettamente abbi- lusi. Sento che Fosco
nato, che sostiene: «Lasciala ha paura. Lo invito, allora, a sedersi
perdere, hai altro a cui pensare». accanto a me. La mia casa è anche la sua.

1
Weil Simone, “La prima radice - Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso l’essere umano”, Editore SE, 1990

16 LE VIE DELL’ANIMA
«Si rannicchia su se stessa
e piange sommessamente.
La osservo. Una parte di me,
intanto, borbotta: «Non darle
retta, lasciala al suo destino,
non vorrai immischiarti col suo
dolore, che ha a che fare con
te? Pensa alla tua vita»

Gli sorrido e gli offro da bere. Gli dico che non occorre faccia casa; essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non
nulla per Anéma, è sufficiente che rimanga accanto a me. vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro
Mi scruta, poi si rannicchia e, pian piano, il suo sguardo si inquilini volano ora nell’aria in cerca di una casa, vivono
rasserena. Rammento allora, le parole di Chagall che, mira- nella mia anima». (Diario di vita di Chagall).
bilmente, ebbe a scrivere: «Mia soltanto è la patria della Mia soltanto è la patria della mia Anima, e io sono accanto ai
mia anima. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a miei inquilini che hanno trovato una casa. (5)

Domande per il gruppo di studio


1. Ti soffermi mai a riflettere sulle reali condizioni dei profughi, quando ascolti o leggi una notizia
che li riguarda?
2. Riusciresti a provare affetto per uno sconosciuto che sta soffrendo? Riusciresti ad
abbracciarlo o prendergli una mano, per trasmettergli vicinanza e partecipazione?
3. Ti è mai capitato di sentire questo senso di estraneità alla vita terrena? Una parte di te che
sente il profumo di qualcosa di lontano e dimenticato.
4. Spiega a parole tue questo parallelismo tra esterno ed interno nell’individuo.
5. Sapresti descrivere alcuni inquilini che abitano la tua casa?

GENNAIO 2019 17
LETTERE A UN MAESTRO ZEN

Quale sentiero intraprendere?


di Leonardo Anfolsi

Caro Maestro, vorrei chiederti un consiglio su quale percorso spirituale intrapren- Maestro di
dere. Lo so, sembra una scemenza domandarlo così, però sta di fatto che tutte le Buddhismo Zen
della Scuola
forme di spiritualità mi affascinano e non so come scegliere. Tanto per iniziare Rinzai, è Abate
potrei chiederti: come hai fatto tu a trovare il tuo sentiero? Grazie, Luca. di un Tempio
in California e
segue numerosi
Allievi in Italia e in

C aro Luca, sono cose che succedono anche nelle miglio-


ri famiglie… Da ragazzo chiesi qualcosa di simile al mio
Maestro: «Come hai fatto a capire che Mumon era davvero
Ti prego di considerare il fatto
che queste non sono solo paro-
le e che, quindi, mi serve ancora
Europa. Scrittore,
è anche direttore
della rivista
internazionale di
il tuo Maestro?»; a cui ovviamente Engaku Taino rispose con qualche frase per concludere il alchimia operativa
uno di quei quasi-nitriti che si fanno per manifestare insof- discorso in modo che ti sia utile, NitroGeno.
ferenza. cioè che sia creata in te una nuo-
Il senso era che, essendo andato in Giappone, l’ottimo Tai- va traccia preverbale, funzionale a
no si era ritrovato in una dimensione del tipo “memento una nuova comprensione. Un giorno una persona mi disse:
audere semper”, altrimenti definibile anche col motto “cre- «Amo mia moglie e lei ama me, ma non sono certo che sia
dere, obbedire, combattere”, dove non si fa in tempo a chie- la donna della mia vita…», e mi guardò come chi aspetta una
dersi nulla perché si viene inglobati in una risposta, dato che conoscevo sia lui che
battaglia, che oramai dura da secoli, e il cui lei e i loro due figli. Lo guardai incre-
campo è sia il monastero che la propria in- dulo e volli dargli una risposta un po’
teriorità. da spogliatoio che, ovviamente, non
Ovviamente lui chiese di poter avere il riporterò ma che - come potrai capire
“Meglio”, ma anche qui è difficile capirsi - aveva a che fare con le gioie della vita.
ed è tutto molto relativo. Siamo abituati a consumare, e non ce
Quando conobbi Mumon e praticai con lui ne accorgiamo nemmeno più. E sia.
rimasi strabiliato della sua qualità, legata Allora capovolgo la frittata: «Come fac-
certamente a un mondo e a un Giappone cio ad avere il meglio dalle persone che
che non esisteranno mai più. incontro?». E ancora: «Come faccio ad
L’anziano Patriarca – una tigre camuffata accorgermi della loro reale qualità?».
da vecchietto – trasformò la mia pratica e Risponderò facendo un esempio non
grazie a lui persi ogni dubbio. Su questa relativo alla Meditazione o all’Inizia-
base Taino riuscì a insegnarmi un sistema zione, ma riguardante qualcosa di più
completo e come usarlo dinamicamente, semplice, apparentemente, ma limitro-
in modo vivo, anche a beneficio di chi, in fo: lo Yoga.
seguito, avrei avuto di fronte. Devi scegliere fra due insegnanti, dei
Allora potrei dirti che: la vera pratica spirituale non deriva quali sai che uno è un Maestro, ma non sai chi sia dei due…
da un Maestro che ti convince/soggioga, ma da una rela- Il primo ti dice: «Alza bene il braccio, iiiiiinspiiiira… bene
zione nella quale pur notando l’eccezionalità del Maestro così, e distendi bene il dorsoooo…». Il secondo ti dice: «Alza
percepisci… l’apana abbassa il prana, concentra il cursore all’altezza
• di essere libero e non vessato dell’ombelico e mantieni il respiro in quella zona facendo il
• di essere sfidato a guantate in faccia vaso e mantenendo il legamento della gola e del perineo…».
• di essere stimolato da subito a essere Maestro di Te La maggioranza andrebbe dal primo, perché sa cos’è un
Stesso braccio ma non sa cos’è un apana. Nemmeno lo sforzo di
• di diventare Maestro di un Metodo e di un Lignaggio aprire un libro o cercare sul web. Si fa prima a non sapere
grazie alla fiducia che in te ripone il tuo Maestro e alla o a sentirsi infastiditi da ciò che non capiamo; e così, alla
simpatia, priva di invidia e manipolazione, di tutti gli al- frustrazione dell’incompletezza si aggiunge quella del topo
tri praticanti. in trappola. Fontina o Grana?

L’AUTORE RISPONDE
Inviate le vostre domande a lettereaunmaestrozen@leviedellanima.it

18 LE VIE DELL’ANIMA
COME
PERCEPIRE
IL PROPRIO
VALORE
di Luciana Moggio

Quando ci accorgiamo che un valore infranto dall’altro ci


provoca un giudizio pesante, dovremmo indagare sul significato
che tale giudizio ha nella nostra storia personale. Potremmo
scoprire che la stessa intolleranza all’errore dell’altro è uno
specchio di quella che abbiamo per noi stessi, esigendo la nostra
perfezione.

GENNAIO 2019 19
«N
on ci sono più i valori di una volta!». così affermare la propria facoltà di scelta.
Una frase che si sente pronunciare Una persona che non ha ben presenti i propri valori è facil-
con rassegnazione dagli anziani, mente manipolabile e più esposta al raggiro. Più disposta
quando si trovano di fronte a eventi a credere al primo che passa, dentro e fuori di sé. Sì, anche
che stravolgono i codici di compor- dentro, perché i fanfaroni di passaggio sono rappresen-
tamento su cui hanno fondato la loro convivenza civile, una tati dalle passioni e dalle ossessioni che abitano l’essere
morale condivisa e, almeno in apparenza, un’esistenza ras- umano, e che di volta in volta si presentano avanzando le
sicurante. loro richieste e le loro leggi. E poi naturalmente fuori, quan-
Il tormentone generazionale da sempre si ripete, ogni volta do chiunque sappia essere convincente ha gioco facile su
che la rottura di un’abitudine consolidata cambia le regole chi, per il bisogno di accettazione e di sicurezza, si espone
del gioco e, di conseguenza, scombussola le convenzioni all’imposizione di idee e ideali altrui. Perciò, senza chiarez-
sociali. La trasgressione è vista con sospetto e giudicata za sulla scelta dei propri princìpi, è pericolosamente alto il
destabilizzante, come dire: se il nostro era il mondo miglio- rischio di plagio.
re, ora si andrà sempre peggio e chissà dove andremo a
finire… Scatta automaticamente un verdetto senza appello Ognuno di noi stabilisce una graduatoria per ciò che ritie-
di catastrofe e fallimento. Accade per piccole cose, lega- ne importante nella conduzione di una vita armoniosa e
te soprattutto allo stile di vita, che però minacciano l’idea giusta. Linee-guida che favoriscano buone relazioni e be-
stessa di appartenenza, di identità. «Una persona senza nessere, che diano una dirittura etica, ma anche estetica,
valori», «una società senza valori», si dice in presenza di in base a determinate priorità. E per ognuno la classifica è
avvenimenti che creano danno e disagio. Ogni persona, differente. (1)
ogni società è costruita su fondamenta che variano da una C’è chi mette al primo posto la lealtà, chi la generosità, chi
cultura all’altra e che costituiscono le regole di condotta la puntualità, l’affidabilità, la sincerità, la fedeltà, la libertà
e di convivenza. Ma ci sono anche altri elementi degni di e via accentando. Ma anche aspetti più collettivi, come il ri-
rispetto e attaccamento, che riguardano invece il mondo spetto per l’ambiente e per tutte le creature che lo abitano,
delle relazioni nelle loro diverse forme. l’altruismo, la famiglia, l’amicizia, la pace, l’uguaglianza, la
giustizia, la bellezza. Si potrebbe continuare, e per ognuno
Impossibile non avere valori, piuttosto è possibile non ri- c’è qualcosa che vale più di un’altra.
cordarsene, non tenerli presenti e non chiedersi ogni tanto Bene, ora proviamo a chiederci: qual è l’origine di queste
quali siano davvero importanti per ognuno di noi. Anche se scelte? Molto deriva dall’educazione e dalla cultura di pro-
sono beni che arricchiscono e aiutano l’umanità, riferimen- venienza, che sono proprio caratterizzate dalla trasmissio-
ti in cui credere e da perseguire. Sono torce che illuminano ne di modelli condivisi per il bene della comunità, tra i quali
il cammino, mappe con cui muoversi nel mondo e poter ognuno stabilisce le proprie preferenze. Altro però potreb-

20 LE VIE DELL’ANIMA
be anche derivare dal proprio mondo sotterraneo, magari E quando si tratta di me? Quando mi accorgo, o qualcuno
da una ferita. Cosa si potrebbe nascondere dietro un mio mi fa notare, di aver tradito in qualche modo un valore cui
valore? tengo tantissimo?
Se dico che per me la cosa più Potrei negare appigliandomi
importante è la lealtà, proba- a mille giustificazioni, oppure
bilmente un tempo ho subìto sentirmi colpevole e depri-
un imbroglio. Se dico la sin- mermi provando vergogna. In
cerità, ho sofferto menzogne. entrambi i casi sono davanti al
Quando si tratta della gene- crollo della mia immagine in-
rosità, forse ho patito la man- fallibile e coerente: nel primo
canza di attenzione. Oppure, caso, c’è la fuga nel tentativo
penso al rispetto ed è proprio di salvarla; nel secondo caso,
quello che non ho ricevuto. c’è la caduta nel giudizio e
In questi casi la scelta pare nella condanna.
fortemente condizionata dal- Allora se qualche volta fallisco,
la paura che l’infrazione di se non riesco sempre a perse-
quell’impegno, da parte degli guire un ideale, forse non me-
altri, possa farmi soffrire an- rito di averlo? È sempre molto
cora. (2) difficile ammettere di sbaglia-
«Impossibile non avere valori,
re, perché chi ci sgridava da
Quasi sempre ci riferiamo piuttosto è possibile non piccoli si è insediato nelle om-
all’altro, a ciò che ci aspet- ricordarsene, non tenerli brose profondità di noi stessi,
tiamo dal mondo, puntando presenti e non chiedersi ogni e continua inesorabilmente
l’attenzione sulle sbavature a minacciare di castigarci se
tanto quali siano davvero
esterne e dando per scontata non facciamo i bravi. E questo
la nostra impeccabilità, per il importanti per ognuno di noi.» succede ogni volta che le cose
solo fatto di detenere il prima- si mettono di traverso facen-
to di una scelta: io amo questo do emergere incoerenze, con-
aspetto importante, per me traddizioni e debolezze. (3)
vale moltissimo, mi rende bella la vita, mi fa sentire in pace
e cerco di onorarlo, senza nemmeno pensarci troppo. Sei Gianna si lamenta dell’avidità di un suo amico, dicendo che
tu che mi deludi. Mi accorgo solo di quando tu lo infrangi. per lei la generosità è al primo posto nella scala dei valo-

GENNAIO 2019 21
ri, considerando con ciò se stessa molto generosa. Giudica
male l’amico, si sente offesa dal suo atteggiamento e prova
un certo rancore. Ma in questo momento, quanto è gene-
rosa Gianna con l’amico? Quanto è disposta a concedergli
una possibilità di essere compreso e accettato anche così?
Difficile farle notare questo, perché c’è il rischio che possa
trattare se stessa come sta trattando l’altro, cioè che non ri-
esca a darsi il permesso di sbagliare e di deludersi. Che non
riesca ad essere innanzitutto generosa con se stessa, con la
propria ingenerosità, con la propria avidità di correttezza.
Riccardo è un convinto antirazzista e ritiene estremamente
importante la pari dignità tra le persone. Un giorno va in
crisi perché, senza motivi reali, non si fida della fidanzata di
suo figlio, semplicemente perché è araba. Si sente in con-
flitto, anche in colpa, si dà del razzista, ma subito dopo lo
nega per non confessarsi l’eventualità di avere paura: se
non si fida significa che ha paura in base a un pregiudizio.
Così facendo smentisce se stesso e quello che prova solo
per uniformarsi a un ideale in cui vuole continuare a crede-
re, diventando di fatto razzista nei confronti del se stesso
impaurito.
Virginia invoca sopra ogni cosa la lealtà, ma accade che per
proteggere un’amica, le nasconda di sapere che il suo fi-
danzato ha una storia con un’altra. Si convince che in que-
sto modo le sta evitando una sofferenza, ma che sta anche
tradendo la sua fiducia. Si accorge che non sta perseguen-
do l’ideale di cui si sente paladina, e per coprire il fastidioso
senso di slealtà nei propri confronti, si auto-fustiga ammet-
tendo che la lealtà molte volte crea dolore e che lei non è
all’altezza di sostenerla. (4)

Sono alcuni rapidi esempi che possono in parte spiegare


come i valori che adottiamo abbiano molto a che fare con il
senso del nostro valore. Meritiamo di averli in base a quan-
to li rispettiamo, nella misura in cui aderiamo a una dovuta,
ambitissima, idea di perfezione. Ecco, questo sembra esse-
re il valore vincente che accomuna tutti e che crea un sacco
di problemi e di conflitti, dentro e fuori di noi. Potremmo
indire una campagna contro l’ideale della perfezione. Boi-
cottare la perfezione, che però non significa agire con su-
perficialità e disimpegno. È bene cercare di fare il proprio
meglio, ma se il proprio meglio a volte è scadente, imper-
fetto, si può imparare a guardarlo con sincerità e ammet-
tere serenamente di non aver fatto abbastanza. Buono a
sapersi per la prossima volta.
E invece dovremmo promuovere valori come l’amore per
se stessi, la fiducia in se stessi, il rispetto di sé, la sincerità
verso se stessi, la fedeltà a se stessi. Soprattutto quei “se
stessi” fragili, inadeguati, addolorati e lamentosi, difesi fi-
nora solo dalle maschere dell’uomo che non deve chiedere
mai, della prima della classe, del seduttore, dell’amazzone,
del clown …
Ammettere di contraddire un principio che per te è impor-
tante, è già un buon passo per ricordare e rivitalizzare quel
principio. Vuol dire ridargli potere, riaffermarne il valore,
magari vedere se per te è ancora davvero importante. Tra-
dirlo o vederlo tradito crea sofferenza, talvolta indignazio-
ne, senso di sconfitta e di impotenza. Davanti alle atrocità
che si consumano quotidianamente intorno a noi, sono
emozioni legittime e degne di un essere umano che aspira
al bene. (5)

22 LE VIE DELL’ANIMA
L’affermazione di un valore contiene luci e ombre, che emer- Ogni valore è una promessa che non sempre è possibile
gono quando si esprime rispettivamente attraverso la com- mantenere, ma che - proprio grazie a questo - si può rifor-
prensione oppure il fondamentalismo. Prende pieghe diverse mulare continuamente.
secondo la capacità e la volontà di rendersi elastici o rigidi, E così, quando senti quella voce che ti dice: «Hai detto una
aperti o chiusi. Il fondamentalista lascia spazio a un giudizio bugia? Allora non meriti di credere nella sincerità, non sei
implacabile, che ingabbia nel dover essere. Il relativista si apre degno di amarla. E nemmeno di essere amato, perché sei
al poter essere e al poter continuamente diventare, e ciò può cattivo…».
accadere se incontra i suoi limiti accogliendoli in un luogo di Ecco, allora puoi iniziare a riconoscerla e a non prendere per
quiete. I valori di una volta li reclama il vecchio in noi, quando oro colato ciò che dice.
il giovane in noi si ribella rifiutandoli. Tra i due può maturare Puoi accettare, con il tuo grammo d’oro in tasca, di essere
un adulto che ha in tasca un grammo d’oro e che è connesso qualche volta anche bugiardo e sentire di rimanere ancora e
con il valore fondamentale che è lui stesso, la parte più vera sempre valido, amato e degno. Quando non riesci a mante-
di sé. Per questo sa di valere comunque e di poter avvalorare nere la promessa che ti eri fatto, hai la grande occasione di
continuamente, anche sbagliando, ciò che ritiene più prezioso. fartela di nuovo.

Domande per il gruppo di studio


1. Il gruppo rifletta alcuni minuti in silenzio, preparando un elenco dei tre valori che per ognuno
sono più importanti. Condivida poi il risultato delle riflessioni e le proprie motivazioni.
2. Nell’ambito delle tue relazioni personali, qual è il valore violato dall’altro che più ti fa
arrabbiare, soffrire o provare attrito?
3. Traendo spunto dall’elenco dei valori fornito dal gruppo, quale ritieni essere il valore per
te più difficile da onorare?
4. Provate con il gruppo a formulare ulteriori esempi.
5. Cosa contraddistingue l’emozione provocata dalle atrocità alle quali accenna l’autrice, rispetto
alle emozioni provate di fronte alla violazione di un valore nelle relazioni private?

GENNAIO 2019 23
DONNE E SPIRITUALITÀ

La Luna è femmina?

F in dall’antichità il femminile è stato associato alla Luna.


Si pensa che già nel periodo del neolitico, essa avesse
una grande importanza per gli esseri umani, sia per la ri-
cerca spirituale, che per attività più terrene come la caccia.
La Luna si riflette nelle acque e nelle innumerevoli liquidità
mentali, emotive e fisiche degli esseri viventi, è il corpo ce-
leste più vicino alla Terra, è il pianeta del sistema solare che
ci influenza di più, e la sua affinità con la Terra è evidente
nelle proprietà delle antiche divinità lunari. Incarnata nel-
la dea Hator dalla testa di mucca, che nutre il mondo con
il suo latte, o in Iside, governa concepimento, gravidanza
e nascita, i cicli della semina e della mietitura. È la signora
dell’umidità, della linfa, della saliva, del liquido seminale, del
sangue mestruale e di tutti i liquidi vitali, del nettare e dei
veleni di piante e animali. Governa i vapori umidi che favo-
riscono la decomposizione, l’umidità che si manifesta come
pioggia o rugiada, il flusso e il riflusso degli specchi d’ac-
qua. In quanto “Signora dell’estasi”, domina su ogni forma
di ebbrezza e ispirazione. Ed è per innumerevoli motivi che
è rappresentata in molti miti, iconografie e simboli come
il femminile. Quando la Luna cresce, attira a sé ogni cosa,
“solleva”, ispira, mentre quando diventa nera ci riporta nel
regno dell’oscurità, dei contenuti che amano stare nell’om-
bra, del buio senza luce. Quando la Luna è “nera” i boschi
e la natura assumono un aspetto diverso, sembra quasi che
tutte le creature più orrende e orripilanti possano finalmen- dell’oscurità e dei cicli di “decomposizione”. A volte attra-
te arrivare a manifestarsi, sembra che possano finalmente verso l’osservazione della Luna potremmo scoprire cose su
uscire allo scoperto. Quali creature vivono nella nostra oscu- di noi a cui prima non riuscivamo a dare una spiegazione:
rità? La qualità dell’accoglienza è una qualità dalle caratte- «Come mai in certi momenti non mi sento ispirata? Prefe-
ristiche femminili, ma se vista dal lato oscuro si tramuta in risco stare da sola e riflettere, mentre in altri momenti mi
avidità, nel prendere e trattenere, non donare, non portare sento disponibile per gli altri e piena di intuizioni e nuove
fuori, possedere, fagocitare e soffocare. La violenza femmi- idee?». Questo perché dentro di noi attraversiamo dei cicli,
nile non è basata sull’esercizio della forza, ma è più nascosta e alcuni hanno caratteristiche simili. La realtà in cui vivia-
e spesso di tipo emotivo, talvolta associata a tendenze ma- mo, sia interiore che esteriore, è molto complessa ed estre-
nipolative. Molte di noi, quando desiderano qualcosa per se mamente mutevole come la Luna e come siamo noi don-
stesse, sono pronte a fare di tutto per otte-nerla, senza cu- ne; ogni decisione, ogni movimento o azione, porterà una
rarsi del bene dell’altro. Nella mitologia greca, le fasi lunari serie di conseguenze, di cambiamenti, che a loro volta ne
sono collegate a tre diverse dee: Selene, la personificazione genereranno altri con un effetto a catena. Anche per questo
della Luna piena, Artemide, la Luna nuova, ed Ecate, la Luna motivo è importante osservarci, cercando di espandere le
calante. Queste tre dee sono una rappresentazione esterna nostre conoscenze e la nostra consapevolezza. Certo, non
di tre dei nostri stati interiori, e dei cicli vitali della natura. è affare piacevole ammettere di portare dentro l’oscurità di
Ci sono momenti in cui ci sentiamo più in sintonia con Ar- Ecate, ma attraverso di lei abbiamo una possibilità in più di
temide, siamo allora in “crescita”, in fase di “espansione”, conoscere i lati oscuri del femminile. Accettarli e prender-
oppure quando ci sentiamo più favorevoli al donare, alla cene cura è un atto importante per generare cambiamenti
“condivisione” siamo “Selene” che con il suo carro trasporta positivi per il mondo e per le nostre vite.
la Luna in cielo. Quando sentiamo il bisogno di stare chiuse
in noi stesse, in una fase introspettiva, siamo “Ecate”, dea Il Circolo di Sofia.

L’AUTORE RISPONDE
Inviate le vostre domande a donneespiritualita@ leviedellanima.it

24 LE VIE DELL’ANIMA
GRUPPI DI STUDIO INIZIATICI
Le Associazioni La Teca organizzano degli incontri di gruppo rivolti a chi desideri conoscere l’insegna-
mento iniziatico. Tali incontri non hanno alcun obiettivo di proselitismo e sono ad ingresso libero. Il fine
è il mutuo arricchimento attraverso la condivisione di opinioni ed esperienze, ispirandosi agli argomen-
ti spirituali e psicologici affrontati nella Rivista.

CALENDARIO INCONTRI
Le riunioni sono settimanali o quindicinali, a seconda della sede che ospita il gruppo. Nella Home
Page del nostro sito, nella sezione Calendario Conferenze, troverai date e orario degli incontri di stu-
dio. Per ulteriori informazioni, nella sezione Chi siamo, puoi cliccare su Sedi e contatti.

CODICE ETICO DEI GRUPPI DI STUDIO


• Pieno rispetto della diversità di opinioni fra i partecipanti del gruppo.
• Totale assenza di obiettivi proselitisti: la scelta di iniziare un Lavoro su di Sé può nascere solo come
scelta personale e libera del cammino da intraprendere.
• Puntualità di inizio e fine degli incontri.
• Gli incontri sono liberi e gratuiti. È possibile, per chi lo desideri, contribuire con un’offerta libera per
partecipare alle spese del luogo di incontro.
• Il conduttore del gruppo si impegna a rispettare e a far rispettare il Codice Etico.

GENNAIO 2019 25
LETTERE ALLA REDAZIONE

È necessaria la sofferenza?
Cara redazione,
ho avuto l’impressione che, nella presentazione dello scorso numero della rivista, si identificasse troppo
l’anima con la ferita, il pianto e la sofferenza. Tuttavia è un argomento che mi interessa, anche se non
saprei pienamente descrivere il suo ruolo nella mia vita. Quindi volevo chiedervi: è necessaria la soffe-
renza? Senza di essa non avremmo un’anima o, per lo meno, non arriveremmo a conoscerla?

C hi di noi non si è mai posto questa domanda? Chi, du-


rante un momento doloroso, non si è chiesto: «A cosa
serve tanto dolore? Che cosa posso fare con questa sensa-
zione nel petto che mi soffoca, che mi paralizza? Voglio che
scompaia».
E forse hai ragione, invece di parlare di luce, calma e pace,
a volte in queste pagine si parla di dolore, tristezza e paura,
avvicinandosi a quell’oscurità che abita gli angoli più profon-
di del nostro cuore. Ma l’obiettivo non è rimanere lì. Non è
vivere in quel luogo tenebroso e asfissiante che tutti abbia-
mo dentro. L’obiettivo è tutto il contrario: è essere capaci
di donare una goccia di calma, consolazione, attenzione, a
tutto ciò che ne ha bisogno dentro di noi.
Io non so perché il dolore esiste, e non credo neppure che
soffrire di più mi renda maggiormente consapevole o degno
di valore. So solo che la sofferenza è presente, perché la sen-
to dentro di me e la percepisco negli occhi delle persone che
mi circondano. E sento anche la forza potente che ci spinge
a nasconderla, a renderla silenziosa. Ma ho deciso che non
voglio più costringere il dolore a tacere, perché ho compre-
so che quanto più lo nascondo, maggiore sarà il potere che
esercita su di me.
Davanti al dolore sembra spesso di avere solo due possibili
soluzioni: nasconderlo, dicendo agli altri e a noi stessi “non
è niente, sto bene, non è così grave”; oppure, al contrario,
esplodere, quando non riusciamo più a sopportarlo, lascian-
doci governare dalle sue diverse manifestazioni: rabbia,
un’enorme tristezza inconsolabile, una paura senza limiti…
Ma dato che il dolore esiste, scelgo di trattarlo in modo di-
verso, voglio che si sieda al mio fianco, senza nascondersi
o sentirsi rifiutato. Desidero imparare a guardare la paura
negli occhi, per poterle trasmettere un po’ di tranquillità; im-
parare a prendere la tristezza per mano, mentre asciugo le
sue lacrime con cura e dolcezza; imparare a raccontarle una
storia senza senso, per rubarle un sorriso innocente.
Perché, in cosa consiste la felicità? Nell’avere un lavoro che
mi permetta di condurre uno stile di vita elevato? Nel fare
in modo che il mondo riconosca il mio valore? Nel sentir-
mi accompagnato dalle persone che mi amano? Nel godere
di una buona salute?... Forse, ma ci sono persone che, pur
avendo tutto questo, continuano a sentire profondamente
che gli manca qualcosa.
Nell’antica Grecia esisteva un termine che esprimeva il con-
cetto di felicità: eudaimonia. Letteralmente significa “far
emergere il daimon”. La nostra cultura ha tradotto daimon
con demonio, associandolo ad un oppositore, ad una forza
che conduce al male. Ma per gli antichi greci il termine non

26 LE VIE DELL’ANIMA
aveva lo stesso significato. Daimon era uno spirito, o energia volte abbandoniamo l’anima, la lasciamo sola, seppellendo
emotiva, intermediario tra gli dei e l’uomo. E forse oggi que- nei suoi angoli più oscuri tutto ciò di cui non siamo capaci
sti spiriti potrebbero sembrarci qualcosa di lontanissimo, di prenderci cura. E così è come nasce il lamento dell’anima,
nato dalla superstizione o dall’ignoranza. Ma, siamo proprio però è anche così, quando ci rendiamo conto che qualcosa
sicuri che sia così? Quanta differenza esiste tra quei daimo- non funziona, che può avvenire un cambiamento in noi, che
nes e certe forze emotive come la tristezza, l’allegria, la rab- può nascere uno sguardo diverso verso ciò che abita il no-
bia, la gelosia o l’amore? Forze che compaiono nella nostra stro mondo interiore.
vita, costruiscono e distruggono a loro piacimento, per poi La Divina Commedia, per esempio, un testo che forse potrà
scomparire di nuovo? Felicità, eudaimo- sembrare molto complicato e molto lontano da noi, ci par-
nia, nel mondo greco significava ren- la proprio di questo. Dante ci dice: “Nel mezzo del
dere coscienti queste sfuggenti e cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva
potenti energie. Significava pre- oscura/che la diritta via era smarrita”. Lui,
stargli attenzione, conoscerle, come chiunque di noi, si sente perso a
scoprire il loro nome e la loro causa di una crisi. Non riesce a trovare
origine, fornirgli un luogo de- un sentiero che gli permetta di uscire
gno nella vita, così da evitare da quel luogo oscuro in cui si trova.
che siano loro a prendere il All’improvviso, vede una collina illu-
controllo con violenza, spinte minata e prova disperatamente a
dalla rabbia e dalla disperazio- risalirla per raggiungere la sua vet-
ne dovute alla mancanza di at- ta, bagnata dal sole. Ma dopo i pri-
tenzioni e alla dimenticanza mi passi, un leopardo, un leone e
dell’uomo. una lupa gli sbarrano la strada.
Chiunque di noi ha potuto vive-
La felicità, secondo noi, re la stessa cosa: provare ad
è un’arte. L’arte di co- uscire da una crisi ma sen-
struire, poco a poco, tirsi bloccati dalla rabbia,
armonia, significato, o forse dalla paura o
ordine, in tutto ciò dalla tristezza. Proprio
che si sente abban- in quel momento Vir-
donato e rifiutato. gilio appare a Dante e
Nella tradizione gli dice, se veramente
spirituale occi- vuole lasciare questo
dentale è sempre luogo: “A te convien
stato così: tra i pi- tenere altro viaggio”.
tagorici che, come E lo guida fino alle
abbiamo visto nel porte dell’inferno.
numero prece- Quando l’anima si la-
dente, cercavano menta, allora forse è il
di trasformare il la- momento di intraprendere
mento dell’anima in un viaggio per scoprire, poco
musica; con Gesù Cristo, a poco, con molta attenzione
il quale dopo aver ricevuto e molta pazienza, quell’inferno,
il battesimo e incontrato Sata- quel luogo dove custodiamo tutto ciò
na, si è avvicinato agli storpi e agli am- che abbiamo condannato e che abita nell’o-
malati per donare loro un po’ della pace scurità del nostro cuore: ciò che non abbiamo
che il suo cuore aveva raggiunto; con l’alchimia, il cui obietti- saputo accogliere, ciò che il mondo ha rifiutato, ciò di cui
vo consiste nel trasformare il piombo, materia prima grezza, ci vergognamo, e che piange senza conforto.
in oro, il metallo più pregiato di tutti… In questo consiste il viaggio iniziatico nella tradizione spiri-
Pertanto, non è che l’anima consista solo in dolore, pian- tuale d’Occidente.
to e lamento. E neppure è vero che senza sofferenza non Non perché l’anima sia fatta solo di lamento, rifiuto o tri-
possediamo un’anima o non possiamo conoscerla. Perché stezza, ma perché dietro a tutto questo si nascondono dei
l’allegria, l’amore, la passione per le cose che facciamo, la tesori così grandi, delle perle così belle, una tranquillità così
speranza, sono anch’esse manifestazioni di quella che chia- profonda e una felicità capace di dare un senso reale alla
miamo anima. È solo che, in questo nostro mondo, gover- nostra vita, da far sì che valga davvero la pena di intrapren-
nato dal successo e da un benessere falso e superficiale, a dere questo importante viaggio.

LA REDAZIONE RISPONDE
Inviate le vostre lettere a lettereallaredazione@ leviedellanima.it

GENNAIO 2019 27
www.lateca.info
La struttura del nostro sito web,
con due strumenti di ricerca e
navigazione, ti permette di tro-
vare qualsiasi contenuto pre-
sente nel sito. Nella mappa
del sito, nell’area bassa della
Home-Page, con un unico sguar-
do, hai una panoramica di tutte
le pagine contenute nel sito.

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