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VECCHIE REDAZIONI E WEBLOG:

CONVIVENZA POSSIBILE?

Indice

Introduzione

1. I giornali on-line, come sta diventando l’informazione dei quotidiani


1.1 Spazio e tempo;
1.2 Il linguaggio;
1.3 La forma: ipertesto, link e multimedialità;
1.4 I contenuti: cosa fa notizia online;
1.5 L’interattività;
1.6 Mobilità e personalizzazione dell’informazione;
1.7 Quali modelli economici sostenibili.

2. I giornalisti on-line, il presente e il futuro della professione


2.1 Il nuovo ruolo del giornalista all’interno della società e il suo
rapporto con i lettori;
2.2 Cambiano gli strumenti ma non il mestiere;
2.3 La fine del giornalista “ad una dimensione”;
2.4 Le fonti e il problema della credibilità;
2.5 Gli “One-man newspaper”;
2.6 Situazione giuridica e nuovi reati;
2.7 Questioni etiche e deontologiche.

3. L’informazione nelle mani del lettore


3.1 Un nuovo soggetto: il lettore utente;
3.2 Cityzen journalism o “be the media”;
3.3 Il giornalismo professionale incontra l’informazione dei cittadini.

4. La blogosfera, saremo tutti giornalisti?


4.1 I weblog;
4.2 Problema della credibilità: il blogging è vero giornalismo?;
4.3 I cani da guardia dell’informazione;
4.4 Una crescita esponenziale;
4.5 Nodi legati alle questioni giuridiche ed etiche;
4.6 Sostentamento economico;
Appendice. Un’esperienza di crossmedialità: il caso Nòva100.

Considerazioni finali e conclusioni

Sintesi
Vecchie redazioni e weblog: convivenza possibile?

Il mondo dell’informazione nel mondo e in Italia sta attraversando un


periodo di radicali cambiamenti, che ci consentono di parlare di una vera e
propria rivoluzione in atto. Le nuove tecnologie informatiche e le trasformazioni
sociali che stanno avvenendo nel mondo sono i principali motori di questo
cambiamento.
Le redazioni giornalistiche si stanno tutte adattando alle nuove condizioni
tecnologiche che impongono una presenza importante e strutturata all’interno del
web. Rimanerne fuori potrebbe essere un rischio troppo grande dal punto di vista
sia commerciale sia di prestigio.
I consumatori di informazioni, a loro volta, non stanno più con le mani in
mano, passivi di fronte ai messaggi mediali. Grazie alla diffusione delle
tecnologie digitali e alla convergenza dei media tradizionali verso le nuove
piattaforme tecnologiche, il pubblico ha la possibilità, che non ha precedenti
nella storia, di poter partecipare attivamente alla produzione di contenuti e di
informazioni. Il pubblico ha preso possesso dei media, dei nuovi media, per poter
esprimersi e comunicare se non alla pari con i mass media, almeno quasi.
Le modalità con le quali il pubblico partecipa attivamente alla produzione
dei contenuti informativi sono svariate. Dai commenti agli articoli delle testate
tradizionali sui loro siti, ai forum, ai sondaggi e così via.
I cittadini connessi al web possono anche collaborare attivamente alla
produzione delle informazioni e delle notizie collaborando sia con l’attività dei
giornalisti che con gli editori. Le forme in cui questa collaborazione può
svilupparsi sono delle più varie, ma ciò che è importante è che il numero di
queste collaborazioni attive è in crescente aumento in ogni parte del mondo.
Di fronte alla partecipazione sempre più massiccia e di qualità del proprio
pubblico, anche i professionisti dell’informazione non possono stare fermi ed
arroccarsi sulle posizioni tradizionaliste che portano qualcuno a ritenere che la
categoria dei giornalisti sia l’unica deputata a fare informazione. Non è così e
ciò è sempre più evidente anche agli scettici e ai tradizionalisti.
I giornalisti svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento degli standard
democratici di ogni paese libero e democratico ma, per assolvere al meglio il
proprio compito, occorre che il mondo del giornalismo si adegui ai cambiamenti
tecnologici e sociali che le società occidentali stanno vivendo. Molti giornalisti
lo stanno facendo consultando i blog, accettando confronti schietti e diretti con
i propri lettori e, sempre più spesso, aprendo un proprio blog per esercitare
liberamente il proprio mestiere e condividere la propria conoscenza, le proprie
scoperte e le proprie opinioni, che spesso sono nascoste sotto la coperta
dell’obiettività con cui le testate tradizionali amano coprirsi.
Il giornalista, come il cittadino, ha a disposizione degli strumenti che gli
consentono di interagire con un pubblico senza dover subire un controllo
redazionale riguardo la compatibilità di quanto scrive con le linee editoriali
disegnate dalla proprietà della testata per cui lavora. Cittadini e giornalisti si
trovano così a fare informazione sullo stesso campo, trovandosi molto spesso a
collaborare per perseguire l’obiettivo di offrire un’informazione più completa e
plurale, che consenta davvero di aumentare gli standard della conoscenza comune.
Un giornalista può scoprire delle storie osservando e leggendo dei blog di non
professionisti, trattarle sul suo spazio, approfondirle e, grazie alle sue abilità
professionali, rendere completa e contestualizzata un’istanza, una denuncia o una
buona notizia riportata da un blogger. Questi, allo stesso modo, può riconoscere
il buon lavoro fatto da un giornalista – blogger, riportandolo e linkandolo al
proprio blog, aumentandone così la visibilità e la reputazione presso il proprio
pubblico. Si viene a creare così una effettiva collaborazione nella creazione e
nella promozione di contenuti e informazioni che spesso non trovano spazio sui
giornali di carta, nel tubo catodico o tra le frequenze radio. Un mondo che fino a
pochi anni fa non aveva voce sta venendo alla ribalta e sta guadagnando spazi
importanti nel tempo che i cittadini dedicano ad informarsi. I professionisti dei
grandi media devono tenere conto di questa possibilità che è nelle mani del
pubblico e devono imparare ad ascoltarlo sempre di più ed imparare ad usare il
buon senso collettivo dei pubblici dell’informazione per migliorare le notizie.
Anche nel mondo degli editori c’è chi è ancora scettico nei confronti
dell’informazione prodotta dagli utenti, in quanto non riesce a vedervi una fonte
di profitto. C’è anche, però, chi è più audace e, intravedendo delle possibilità
di sviluppo, si sta lanciando in un’avventura editoriale senza precedenti, ovvero
quella di non chiedere più esclusivamente ai giornalisti di fare informazione per
la propria testata, ma di aprirla al contributo di tutti, siano essi giornalisti o
meno. Ancora non vi sono certezze sul successo e sulla riuscita di questi
progetti, ma non vi è dubbio che se non si inizia a sperimentare non si
riusciranno mai a comprendere quali sono le giuste modalità per far sì che
progetti di questo tipo abbiano successo. Queste sperimentazioni si diffonderanno
sempre di più conquistando certezze passo dopo passo, soprattutto alla luce del
fatto che i media tradizionali sono in crisi. Perdono utenti e, di conseguenza,
inserzionisti pubblicitari che si stanno spostando, se pur lentamente, ma
inesorabilmente, verso il web e le sue forme innovative di advertising
commerciale.
La diffusione così estesa della pratica di raccontare fatti, eventi ed
opinioni dai più svariati punti di vista, individuali o collettivi, consente di
poter seriamente parlare di una pratica sociale che si sta consolidando e che nel
futuro probabilmente sarà sempre più al servizio del pubblico: il giornalismo.
Fare informazione ha sempre avuto un risvolto sociale e di interesse pubblico, in
quanto consente alla popolazione di seguire i fatti del mondo e di comportarsi di
conseguenza ed è per questo che l’accezione più nobile del mestiere del
giornalista è quella del cane da guardia del potere, del “mastino” che in nome del
pubblico interesse controlla e visiona da vicino coloro i quali decidono le sorti
dei cittadini. Ultimamente in Italia, ma non solo, questo compito sembra essere
venuto sempre meno, o, per meglio dire, l’informazione mainstream viene percepita
dai cittadini sempre più al servizio dei grandi potentati economici e politici e
le poche voci realmente critiche vengono costantemente attaccate da questi
potentati. Per continuare ad essere visibile, l’informazione mainstream è
costretta a sbarcare in rete e a fare tesoro di tutti quei nuovi strumenti messi a
disposizione dei cittadini, che non si fanno pregare per utilizzarli e che, anzi,
volontariamente decidono di fare la propria parte esprimendo le proprie idee e
condividendo le proprie conoscenze.
In questo mondo in cui le informazioni viaggiano da uno spazio personale ad
un altro e di passo in passo vengono completate, migliorate e, se è il caso,
criticate e corrette, le voci libere del giornalismo si incontrano concretamente
con il pubblico, che è stufo dell’informazione mainstream, contribuendo alla
nascita di nuove, autorevoli e credibili, voci nel mondo dell’informazione. Questo
meccanismo è tanto più utile e necessario nei paesi in cui le voci
dell’informazione libera sono effettivamente minacciate da chi detiene il potere.

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