Sie sind auf Seite 1von 10

ALBERT VANHOYE

LA NOVITÀ
DEL SACERDOZIO DI CRISTO
Bisogna concepire correttamente il sacerdozio di Cristo , perché
Cristo non è un sacerdote secondo il modello antico . Anzi, il suo
modo di esercitare la mediazione sacerdotale è stato ed è sempre ra-
dicalmente nuovo. Per capire bene questa novità, dovremo ricorre-
re ancora alla Lettera agli Ebrei, la quale ci presenta un vero tratta-
to di cristologia sacerdotale.
In un certo senso , niente è più. antico del sacerdozio e niente è
più nuovo del sacerdozio di Cristo. Il sacerdozio è una istituzione
antichissima. La preoccupazione dei rapporti con Dio si è manife-
stata sin dalle origini del genere umano come tratto fondamenta-
le della vita spirituale dell'uomo; questa preoccupazione si è tra-
dotta presto nella vita sociale con l'istituzione di sacerdoti, cioè di
uomini specializzati per il culto divino. Il sacerdozio non è sta-
to un'invenzione della Bibbia, è più antico di essa. Non era un pri-
vilegio del popolo eletto. La Bibbia parla anche di sacerdoti pa-
gani; anzi, i primi sacerdoti di cui parla la Sacra Scrittura non era-
no Israeliti. Il primo nominato è Melchisedek, re di Salem (cf Gn
14, 18), poi appaiono i sacerdoti egiziani nella storia di Giusep-
pe' , e un sacerdote madianita nella storia di Mosè'- Il sacerdozio
levitico si presenta più tardi e non costituisce una novità. Le man-
sioni dei sacerdoti ebrei erano simili a quelle dei sacerdoti pagani.
Gli uni e gli altri erano incaricati del culto nel santuario, doveva-
no trasmettere gli oracoli divini a chi veniva a consultare la divi-
nità, offrivano i sacrifici e avevano la responsabilità di diverse os-
servanze.

Riproponiamo qui, con alcune modifiche, una conferenza tenula a Bologna I Cf Gn 41, 45.50; 46, 20; 47, 22.26.

durante il Congresso Eucarislico Nazionale, seltembre 1997.


' cr Es 2. 16; 3, l.

47
Per natura, le istituzioni sono stabili e tendono a mantenersi in voi»'. Cristo è sacerdote nuovo, perché è «mediatore di una nuova
vigore. Questo è particolarmente vero per il sacerdozio, istituzione disposizione » (Eb 9, 15) , cosi dice la Lettera agli Ebrei, e questa
sociale sacra. Per questa ragione, si osserva una tendenza forte a nuova disposizione è la nuova alleanza.
concepire sempre il sacerdozio nello stesso modo e a equiparare il
sacerdozio di Cristo al sacerdozio levitico.
Nov ità dell'insistenza sulla mediaz ione
Invece il sacerdozio di Cristo si presenta nel Nuovo Testamento
come una novità stupenda. Non si inserisce nei testi come una cosa L'insistenza sull'alleanza e sulla mediazione costituisce già una pri-
che andasse da sé e prolungasse, semplicemente, l'istituzione antica. ma mnovaZlOne nei confronti dell'Antico Testamento. In quel tem-
Al contrario! Invece di esprimere una continuità naturale, il Nuovo po, mfattI, Il legame tra sacerdozio e alleanza, il quale certamente
Testamento segna una rottura che, a prima vista, pareva completa . Il esisteva, non veniva espresso. Al Sinai, secondo il racconto biblico ,
sacerdozio di Cristo era tanto nuovo che non sembrava affatto esse- la conclusione della prima alleanza si era effettuata senza l'interven-
re un sacerdozio. I Vangeli non parlano di sacerdozio a proposito di to dei sacerdoti (cf Es 24, 4-8) , benché fossero stati menzionati pri-
Gesù e n eanche per gli apostoli. Tanti titoli vengono attribuiti a Ge- m~ (cf Es 19,. 22.24). ~uando si parlava di sacerdote, l'aspetto che
sù: maestro, profeta, Figlio di Davide, Figlio dell'uomo , Messia, Si- attlrava maggIOrmente l attenZIOne non era quello di una mediazio-
gnore, Figlio di Dio; tra tutti questi titoli non si trova mai, nei rac- ne di alleanza , ma quello del culto divino. Il sacerdozio veniva Con-
conti evangelici, quello di sacerdote o di sommo sacerdote. siderato anzitutto un grande onore a causa del rapporto privilegiato
Questa assenza dei termini indica chiaramente la consapevolez- del sacerdotI con DIO. I sacerdoti erano tali per Dio. A Mosè Dio ave-
za, da parte della Chiesa primitiva, di una novità tanto forte che va detto: «Tu fa' avvicinare a te, tra gli Israeliti, Aronne tuo fratello e
non era possibile, in un primo momento, esprimerla con termini i suoi figli con lui, perché siano sacerdoti per me» ' . Ai sacerdoti era
antichi. È stata n ecessaria una radicale rielaborazione delle catego- riservato il diritto di offrire a Dio i sacrifici e di entrare n ella sua ca-
rie sacerdotali, perch é la loro applicazione al mistero di Cristo di- sa. Il sommo sacerdote aveva il privilegio di penetrare, una volta
ventasse possibile. Tale rielaborazione richiese parecchi anni. La l'anno, nella parte più sacra del tempio e di avvicinarsi al trono di
sua utilità, p erò , si rivelò di primaria importanza per l'approfondi- Dio. Perciò appariva come un essere quasi celeste, innalzato al di so-
mento della fede in Cristo. Il risultato finale è che il solo trattato pra di tutto il popolo. Quando il Siracide parla di Aronne, la prima
metodico di cristologia presente n el Nuovo Testamento è un tratta- parola che glI VIene m mente è proprio il verbo "innalzare": Dio <<in-
to di tipo "sacerdotale", cioè quello che si trova nella Lettera agli nalzò Aronne » (Sir 45 , 6). Poi con entusiasmo descrive la gloria sa-
Ebrei. In altri scritti del Nuovo Testamento la cristologia occupa pa- cerdotale dI Aronne, espressa da splendidi paramenti, che «mai un
recchio spazio, ma non è mai sviluppata cosi ampiamente in modo estraneo ha indossati» (Sir 45, 13). Il suo entusiasmo non è meno
sistematico. Le conseguenze per noi di questa cristologia sacerdota- grande nei confronti del sommo sacerdote del suo tempo , Simone,
le hanno un'estensione grandissima. che eglI paragona a un «sole sfolgorante» (Sir 50,7).
Nell'ultima cena, invece, Gesù si presentò con ogni semplicità,
«come COlUI che serve» (Lc 22 , 27) i suoi discepoli. Nell'istituzione
Un concetto nuovo del sacerdozio
dell'eucaristia, Gesù espresse e rafforzò una duplice relazione: in
Se vogliamo esprimere in una breve formula la novità del sacerdo- primo luogo con Dio suo Padre, nella preghiera di rendimento di
zio di Cristo, dobbiamo dire che esso è il sacerdozio della nuova al-
leanza. Nell'ultima cena, infatti, preso il calice, Gesù disse: «Questo l Le 22, 20; cf l Cor 11 , 25 .
calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per ~ Es 28 , l ; cf 29, 1.

48
49
grazie e, in secondo luogo , con i discepoli, ai quali diede se stesso, vinti che, per essere ammessi ad accostarsi alla tremenda santità di
il suo corpo e il suo sangue. Qu esta seconda relazione ebbe un'e- Dio, era indispensabile una speciale consacrazione o santificazione.
spressione molto più forte della prima. Non essendo in grado di procurare una santificazione interna che
In modo analogo, la Lettera agli Ebrei sostituì la visione unila- raggiungesse la coscienza, l'Antico Testamento proponeva e richie-
terale del sacerdozio , quale veniva espressa n ell'Antico Testamento, deva una santificazione esterna, ottenuta per mezzo di separazioni
con una prospettiva bilaterale. . rituali. C'era tutto un sistema di separazioni, una sp ecie di piramide
L'autore insiste sulla mediazione, dicendo che «ogni sommo sa- costituita da successivi gradini. Una prima separazione era stabilita
cerdote viene preso fra gli uomini e costituito a favore degli uomini tra il popolo di Israele e le altre nazioni: Israele era il popolo eletto ,
p er le relazioni con Dio» (Eb 5, l ). Invece di dire «costituito per separato dagli altri per appartenere a Dio. Tra le dodici tribù che for-
Dim>, come era prescritto nell'Antico Testamento, l'autore dice: mavano Israele, quella di Levi era stata separata dalle altre per esse-
«costituito afavore degli uomini» e soltanto dopo precisa l'altro lato re assegnata al servizio del tempio. In questa tribù, una famiglia ave-
della mediazione, parlando delle relazioni con Dio. A Cristo appli- va ricevuto una consacrazione particolare, che la metteva su un gra-
ca p er tre volte il titolo di "mediatore", ch e non si trova mai nel dino ancora più alto. Da questa famiglia veniva scelto il sommo sa-
Pentateuco e solo una volta n egli altri scritti dell'Antico Testamen- cerdote, il quale si trovava in cima alla piramide. I riti della sua con-
to , cioè in un augurio ritenuto inattuabile: parlando di Dio , Giobbe sacrazione vengono descritti in modo minuzioso n ei libri dell'Esodo
esclamava: «Ah! se ci fosse tra noi due un mediatore!» (Gb 9, 33), (cf Es 29) e del Levitico (cf Lv 8-9): bagno rituale per purificarlo dai
fa cendo capire che non c'era. La Lettera agli Ebrei, invece, afferma contatti con il mondo profano, unzione ch e l'impregnava di santità,
che Cristo è mediatore e non dice soltanto "mediatore", ma aggiun- vesti che esprimevano la sua appartenenza al mondo sacro e, infine,
ge sempre «di alleanza» ', legando fortemente il sacerdozio all'al- molteplici sacrifici rituali. Severe prescrizioni l'obbligavano poi a
leanza. Di tutti gli scritti del Nuovo Testamento, è quello che parla conservare questa consacrazione per mezzo di osservanze che lo
più frequentemente di alleanza: il termine greco diathéhe (alleanza) mantenevano separato dal mondo profano. Non gli era lecito fare il
vi si trova ripetuto 17 volte, mentre per tutto il resto del Nuovo Te- lutto n emmeno per suo padre o sua madre, avvicinandosi alla salma
stamento si contano soltanto altre 16 ricorrenze. (cf Lv 21, l l ), p erch é questo sarebbe stato per lui un contatto con la
morte e quindi una impurità inconciliabile con il culto. Tra la corru-
Nuovo concetto di santificazione zione della morte e la santità del Dio vivo veniva p ercepita un'asso-
luta incompatibilità. Nel sacerdozio di Cristo, invece, l'insistenza
Da qu esta prima innovazione, che riguarda il modo di concepire il sulla mediazione cambia completamente la prospettiva e la rinnova
sacerdozio, ne derivano molte altre. Mentre l'Antico Testamento sot- in modo radicale. Il concetto di santificazione per mezzo di riti di se-
tolineava la necessità, per il sacerdote, di mantenersi separato dagli parazione viene eliminato, al suo posto subentra quello di santifica-
altri, il Nuovo Testamento insiste, al contrario, sulla n ecessità del- zione per mezzo di un dinamismo di comunione, la cui manifesta-
l'unione fraterna del sacerdote con tutti i membri del popolo di Dio. zione più stupenda è proprio l'eu caristia.
L'Antico Testamento si preoccupava anzitutto della relazione tra Molto significativa in proposito è la frase della Lettera agli Ebrei
il sacerdote e Dio. Per questa ragione, cercava di preservare il sacer- in cui troviamo il primo accenno al sacerdozio di Cristo (cf Eb 2, 17).
dote da ogni contatto che potesse intaccare la sua consacrazione e L'autore vi afferma che, ' p er diventare sommo sacerdote», Cristo
togliergli quindi la sua idoneità per il culto divino . Tutti erano con- «doveva rendersi in tutto simile ai fratelli» .
Il contesto fa capire che <<in tutto» non si riferisce soltanto alla
) Cf 8, 6; 9, 15; 12, 24. natura umana che Cristo ha preso nel mistero dell'incarnazione , ma

50 51
anche e soprattutto agli aspetti più penosi e umilianti della nostra I~ quel tempo, la dignità sacerdotale era considerata dagli Ebrei
esistenza: le prove, le sofferenze e la morte. Cristo ha "gustato" l'a- la plU alta fra tutte. Sin dall'epoca dell'esodo, essa aveva suscitato am-
maro sapore della morte (cf Eb 2, 9) ed è stato reso perfetto me- bizioni e gelosie' . Dopo il ritorno dall'esilio, le rivalità si erano fatte
diante le sue sofferenze (cf Eb 2, lO). «Infatti, proprio per essere ancora più aspre. Ne danno testimonianza i Libri dei Maccabei e lo
stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, è in grado di storico Giuseppe Flavio. Per innalzarsi alla posizione di sommo sa-
venire in aiuto a quelli che subiscono la prova » (Eb 2, 18). cerdote, gliambiziosi adoperavano tutti i mezzi, anche i più disone-
Un tale modo di diventare sommo sacerdote sta in diametrale SU e crudeh, come la corruzione e l'omicidio' : Gesù , invece, prese il
contrapposizione con il concetto antico: invece di una separazione cammmo mverso, quello dell'accettazione volontaria dell'umiliazio-
rituale troviamo una solidarietà esistenziale; invece di un mnalza- ne. Lungi dal cercare per sé una posizione più alta, «spogliò se stes-
mento' al di sopra degli altri, troviamo un estremo abbassamento; so, assumendo la condizione di servo [... ] umiliò se stesso, facendo-
invece di una proibizione di ogni contatto con la morte, troVlamo si obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2, 7-8). Ri-
l'esigenza di accettare la sofferenza e la morte. nunciò così a ogni privilegio e si rese «in tutto simile ai fratelli» (Eb
Gesù non occupava un posto particolare nel sistema delle sepa- 2, 17) , anzi si mise all'ultimo posto. In questo consistette la sua con-
razioni rituali. Infatti egli non era di famiglia sacerdotale; non ap- sacrazione sacerdotale. Era una novità assoluta, una novità tremen-
parteneva alla tribù messa a parte per il culto divino. No~ lo si vide damente esigente, che sconvolgeva il modo di capire il sacerdozio
mai manifestare preoccupazioni di purità rituale; non esItava a toc- dando un'importanza fondamentale al compito di mediazione ~
care un lebbroso (cf Mc l, 41), né a prendere per mano una morta quindi a un dinamismo di comunione.
(cf Mc 5, 41); mangiava con i pubblicani e i peccatori' : tutti contat-
ti che sembravano incompatibili con la partecipazione al culto d,Vl- Novità dell'oblazione sacerdotale di Cristo
no e perciò provocavano lo scandalo da parte dei farisei. La solida-
rietà esistenziale di Gesù con i più miserabIh degh uomlm ragglUn- Dallo stesso fatto veniva messo in atto un nuovo concetto di obla-
se il culmine nella sua morte sul Calvario, che egli rese presente in zione sacerdotale, cioè del sacrificio. Tutto è cambiato: nuovo è lo
anticipo nell'ultima cena, quando diede ai di~,cepoli il ~~o sangue scopo ricercato dall'oblazione, nuovo il contenuto dell'offerta,
versato. La morte di Gesù non ebbe nulla del sacnflclO nel senso nuovo il mezzo per attuarla e, infine, nuovo il dinamismo che ne
antico della parola, anzi, esattamente all'opposto, essa fu l'esecu- risulta.
zione di una condanna. Un sacrificio era un atto dI consacraZlOne
rituale glorificante; veniva effettuato nel luogo santo; il fumo che Nuovo scopo dell'ablazione
saliva verso il cielo simboleggiava l'innalzamento della Vlttima smo
Il modo spontaneo di intendere le oblazioni sacrificali consiste nel
al trono celeste di Dio (cf Gn 8, 21). Al contrario, l'esecuzione di
considerarle come regali offerti a Dio per accattivarsi il suo favore.
una condanna era un atto di "dissacrazione", un atto di rigetto
I! rapporto tra l'offerente e Dio viene concepito sul modello dei rap-
completo e definitivo , quanto mai infamante; perciò lo si effettuava
pom tra duepersone o due gruppi che cercano di vivere in buona
fuori della città santa. Gesù non morì in un luogo santo, ma sul pa-
armonia . I! racconto biblico del sacrificio di Noè dopo il diluvio
tibolo «fuori della porta della città »'. La sua morte lo escludeva per
suggensce questa prospettiva. Noè si mostra generoso con Dio, of-
sempre dal culto sacerdotale antico .

, Cf Nrn 16· 17; Sir 45, 18.


6 e r M e 2, 16; Le 15, 1·2.
~ Cf2 Mac 4,7-8.24-26.32-34.
l Eb 13 , 12; cf Lv 24, 14.

52 53
frendo olocausti. Dio ne odora la soave fragranza e la soddisfazione per mezzo della sua oblazione, Cristo è stato «reso perfetto» Il. In-
che ne prova lo porta a essere, a sua volta, generoso con gli uomini vece dI essere un tentativo umano di cambiare le disposizioni di
(cf Gn 8, 20-22) , prendendo un impegno (berit) a favore loro. I sa- DIO , la sua oblazione consistette nell'aprire se stesso all'azione di
crifici di espiazione per i peccati possono, similmente, essere pre- Dio , con amore riconoscente e docilità perfetta , affinché la sua na-
sentati come regali offerti a Dio per fargli dimenticare i peccati. A tura umana fosse trasformata, resa perfetta, e diventasse così «cau-
un Dio giustamente irritato dalle colpe commesse, vengono presen- sa di salvezza» (Eb 5, 9) per tutti noi.
tate oblazioni piacevoli, con la speranza di placare la sua ira , oppu-
re i sacrifici cruenti vengono considerati come sostituzione di un Nuovo contenuto dell 'ablazione
castigo meritato dall'offerente.
Una lunga disamina sarebbe possibile su queste vedute, che Questo cambiamento radicale di prospettiva porta con sé, ovvia-
possono contenere qualche elemento valido. Nell'insieme però, il m ente, un cambiamento del contenuto dell'oblazione. Su questo
Nuovo Testamento - e in particolare la Lettera agli Ebrei - dimostra punto, la Lettera agli Ebrei critica fortemente il culto antico il cui
chiaramente la loro insufficienza. Negli Atti degli Apostoli, san difetto era di essere irrimediabilmente esterno. Si compivan~, dice
Paolo si oppone fermamente alla pretesa umana di regalare qualco- la Lettera agli Ebrei, «riti di carne» (Eb 9, lO), riti esterni. Il som-
sa a Dio , sia templi sia alimenti. Egli dice: «Il Dio che ha fatto il mo sacerdote entrava nel santuario «con sangue altrui» (Eb 9, 25),
mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della ter- CIOè «il sangue dei capri e dei vitelli» 12. Un'oblazione personale non
ra , non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né dalle era possibile, perché il sacerdote non era n é degno di essere offerto,
mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche né capace di offrire se stesso. Non era degno , p erché era peccatore
cosa , essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa » (At come gli altri uomini. Siccome l'offerta presentata a Dio doveva es-
17, 24-25). Questa dichiarazione del discorso all' Areopago contesta sere "senza macchia", il sacerdote non costituiva una vittima sacri-
radicalmente il concetto ordinario di culto reso a Dio in un tempio , ficale accettabile. La legge gli prescriveva di offrire prima per i suoi
per m ezzo di oblazioni sacrificali. peccati, poi per quelli del popolo l' . D'altronde, essendo peccatore,
Le oblazioni non servono a Dio, e non possono cambiare le di- Il sacerdo te non aveva in sé la forza di carità che è indispensabile
sposizioni di Dio verso di noi. Secondo la Lettera agli Ebrei, la fina- per innalzarsi fino a Dio. La sua attività consisteva quindi nel com-
lità delle oblazioni non è di provocare un cambiamento nell'atteg- piere riti esterni. Tale liturgia non raggiungeva realmente Dio e non
giamento di Dio, bensì di ottenere una trasformazione interiore del- poteva avere una vera efficacia per le persone.
l'offerente. I:autore critica le oblazioni antiche perché non erano ca- L'oblazione di Cristo, invece, fu quanto mai personale. Lo si vi-
paci di rendere perfetto l'offerente nella sua coscienza (cf Eb 9, 9). de all'ultima cena. Egli prese il proprio corpo, il proprio sangue. In
Egli concede loro una qualche efficacia per la purezza della carne (cf un atteggiamento di amore riconoscente, li mise a disposizione del-
Eb 9, 13), cioè per la purità rituale, condizione per la partecipazio- l'amore. che viene da Dio e li diede poi ai discepoli. La Lettera agli
ne al culto esterno , ma osserva a più riprese la loro radicale insuffi- EbreI dIchIara che Cnsto «offrì se stesso » (Eb 9,14). Entrò nel san-
cienza per la purificazione delle coscienze" e quindi per l'autentica tuario «non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio san-
relazione con Dio. gue» (Eb 9 , 12). Fece una volta per sempre «il sacrificio di se stes-
Invece l'oblazione di Cristo era valida, perché è stata una tra-
sformazione di Cristo stesso. La Lettera agli Ebrei ci insegna che, Il Eb 5, 9; cf 2, 10; 7, 2a.
Il Cf Eb 9, 12.13. 19.
Il Cf l v 9, 7; 16,6.15.
'" CfE b lO, 1.4.11.

54 55
so» (Eb 9,26), l'offerta del suo corpo (cfEb 10, 10). Era in grado di con cura, per poter servire in continuazione ai sacrifici. Un precetto
effettuare questa oblazione personale, perché era perfettamente de- del Levitico prescriveva che il fuoco fosse sempre tenuto acceso sul-
gno di presentarsi a Dio, essendo «senza macchia» (Eb 9, 14) , «san~ l'altare e non lo si lasciasse mai spegnere (cf Lv 6, 5-6) " .
to innocente, immacolato» (Eb 7, 26), indenne da ogm comphClta In questi testi dell'Antico Testamento si manifesta un'intuizione
c;n il peccato (cf Eb 4 , 15). «Chi di voi - diceva Gesù ai Giudei - profonda riguardo alla natura dell'oblazione sacrificale, una intui-
può convincermi di peccato?» (Gv 8, 46). San P,etro lo ch,ama zione che dobbiamo accuratamente riscoprire, perché l'abbiamo la-
«agnello senza difetti e senza macchia» Cl Pt 1,19) e san P,aolo «co- sciata perdere. Il termine "sacrificio", infatti, non è più compreso
lui che non aveva conosciuto peccato» (2 Cor 5, 21). D altronde, bene; nel linguaggio corrente è diventato un concetto negativo, che
Gesù non era soltanto vittima gradita a Dio, ma anche sacerdote ca- designa una privazione penosa. Perciò è ormai opportuno sostituir-
pace di innalzare la vittima, perché accoglieva nel suo cuore tutta la lo con la parola "oblazione" oppure "offerta". Di per sé, però, "sa-
forza della carità divina. crificio" esprime meglio la realtà intesa, perché, lungi dal significa-
re "privazione", designa un atto di valore molto positivo: l'atto di
Nuovo modo di offrire rendere sacra una cosa. "Sacrificare" vuole dire t'rendere sacro", co-
me "purificare" vuole dire "rendere puro" e "semplificare" "rendere
Per l'attuazione di un sacrificio, l'elemento più importante non è la semplice". La Bibbia ci fa capire che il "sacrificare" è un'impresa
cosa offerta bensì il mezzo adoperato per farla pervenire presso Dio. grande, un atto positivo, tanto grande e positivo che l'uomo, da so-
Nel culto a~tico, per far salire la vittima fino al trono celeste di Dio, lo, è assolutamente incapace di compiere. Chi si credesse capace di
i sacerdoti avevano a disposizione il fuoco dell'altare. Grazie a questo fare un sacrificio, un'oblazione sacrificale, si troverebbe nell'illusio-
fuoco le bestie immolate, portate sull'altare degli olocausti, si tra- ne. Solo Dio, infatti, può rendere sacra una cosa , comunicando la
sform~vano in fumo che s'innalzava verso il cielo e veniva respirato sua santità. L'oblazione sacrificale è un atto che valorizza immensa-
da Dio come un «profumo piacevole» H. Occorre notare, in proposi- mente una realtà o una persona , proprio perché la permea di santità
to che secondo le tradizioni bibliche, il fuoco dell'altare non era un divina. L'uomo non è in grado di compiere questa azione, perché
fu~co ~ualsiasi, che si sarebbe potuto lasciar spegnere, poi riaccen- non può disporre, a suo arbitrio , della santità; può soltanto presen-
dere. Per far salire un'offerta presso Dio occorreva un fuoco che fos- tare un'offerta, non la può rendere sacra. Perché l'offerta diventi sa-
se venuto da Dio stesso. Soltanto un fuoco sceso dal cielo sarebbe cra, occorre un intervento di Dio stesso, occorre che Dio prenda
stato capace di risalire al cielo e di portarvi con sé le oblazioni. Per l'offerta, la trasformi e la faccia salire presso di sé per mezzo del suo
questo motivo il Levitico sottolinea che il culto sacrificale del popo- fuoco divino. Era questa l'intuizione dell'Antico Testamento, la
lo di Dio si effettuava per mezzo di un fuoco venu to da DlO. Infatt', quale conserva sempre la sua validità.
secondo il racconto biblico, per l'inaugurazione di questo culto, <<un Questa intuizione, però, rimaneva a metà strada, perché il fuoco
fuoco uscì dalla presenza del Signore e consumò sull'altare l'olocau- divino veniva concepito in modo materiale. Per la folgore caduta
sto e i grassi» (Lv 9, 24). Il culto del tempio di Salomone vemva s'- una volta dal cielo sull'altare degli olocausti, i sacerdoti ebrei ritene-
tuato nella stessa prospettiva. Il giorno della dedlCazlOne, «appena vano di avere a disposizione una forza divina nel fuoco adoperato
Salomone ebbe finito di pregare, cadde dal cielo il fuoco, che con- per i sacrifici. L'autore della Lettera agli Ebrei si liberò da questo
sumò l'olocausto e le altre vittime» (2 Cr 7, 1). Secondo le prescn- concetto rudimentale. Meditando sul mistero pasquale di Cristo ,
zioni della legge, il fuoco celeste venuto sull'altare vi era trattenuto

" l 'importanza attribuita a queste tradizioni appare chiaramente in una leggenda pittoresca, rife-
lo Cf Gn 8, 2 1; Es 29, 18; Ap 8, 4. rita in 2 Mac l , 18-36.

56 57
scoprì il senso del simbolo: il fuoco di Dio non è la folgore che piom- blazione di Cristo <<nei giorni della sua carne» (Eb 5, 7). Questa in-
ba dalle nubi, ma è lo Spirito Santo, Spirito di santificazione, capace dicazione ci aiuta ad approfondire il mistero. Ci mostra infatti ch e
di attuare la trasformazione sacrificale, comunicando all'offerta la l'offerta di Cristo non fu lo slancio facile di un essere tutto spiritua-
santità di Dio. Perciò l'autore scrisse che Cristo «per mezzo di uno le, che si sarebbe innalzato fino a Dio senza incontrare n essuna dif-
Spirito eterno offrì se stesso ~enza macchia a Dio» (Eb 9 , 14). A que- ficoltà. Fu , al contrario , una lotta faticosa, una trasformazione dolo-
sta frase san Giovanni Crisostomo dà questo commento: «L'espres- rosa, attraverso sofferenze e lacrime. Per Gesù , il punto di partenza
sione "per mezzo dello Spirito Santo" dimostra ch e l'offerta non è dell'ablazione non fu glorioso, bensì umilissimo. Egli aveva assunto
stata effettuata per mezzo del fuoco o di altre cose». Nessuna forza realmente la nostra carne fragile, debole, mortale (cf 2 Cor 13, 4).
materiale, nemmeno quella del fuoco , è in grado di far salire un'of- Perciò si trovava in una situazione di angoscia tremenda, quella di
ferta fino a Dio, perch é non si tratta di un viaggio nello spazio. Per un uomo che doveva lottare contro la morte, e quindi «offrì pre-
accostarsi a Dio, l'uomo ha bisogno di uno slancio interno , non di ghiere e suppliche con forti grida e lacrime,>(Eb 5, 7). L'ablazione di
un movimento esterno; di una trasfonnazione del cuore, non di una Cristo si attuò per mezzo di un'offerta di preghiere.
combustione fisica. Chi opera questa trasformazione e comunica Notiamo in proposito una grande differenza con i sacrifici del-
questo slancio è lo Spirito di Dio. l'Antico Testamento. Nel Libro del Levitico, le prescrizioni sul mo-
L'ablazione sacrificale di Cristo non si attuò , quindi, per mezzo do di offrire i sacrifici non accennano mai a una preghiera del sa-
del fuoco continuo ch e bruciava sull'altare del tempio di Gerusa- cerdote. L'oblazion e sacerdotale si svolgeva secondo un rituale og-
lemme, ma «per m ezzo dello Spirito eterno». Così viene indicato gettivo; non coinvolgeva l'esistenza personale del sacerdote. Gesù
l'elemento attivo ch e produsse il dinamismo interno dell'ablazione invece «offrì preghiere e suppliche», presentandole a Dio con «pro-
di Cristo. fondo rispetto (eu làbeia»> (Eb 5, 7). Egli infatti diceva: «Non ciò
Animato dalla forza dello Spirito , Cristo nell'ultima cena e poi ch e io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). Con questo rispet-
sul Calvario ebbe lo slancio interno che era n ecessario per trasfor- to profondo, Gesù apriva il su o essere umano angosciato all'azione
mare una morte da condannato in offerta perfetta di se stesso a Dio. di Dio, cioè all'azione dello Spirito Santo, che gli diede lo slancio
Questa forza spirituale ha realizzato la vera trasformazione sacrifi- necessario per amare «sino alla fine» (Gv 13, 1) e diventare così
cale, facendo passare la natura umana di Cristo dal piano del "san- «causa di salvezza » (Eb 5, 9) per tutti n oi.
gue" e della "carne" (cf Eb 2, 14), dove si trovava in virtù dell'in- Secondo la Bibbia, lo Spirito Santo viene versato nel cuore. Quan-
carnazione, al piano dell'intimità celeste con Dio", alla quale era do il profeta Ezechiele riprende, per completarla, la splendida profe-
destinata. zia di Geremia sulla nuova alleanza (cf Ger 31, 31-34), annunzia,
Per capire meglio in che modo si è attuata l'azione dello Spirito contemporaneamente, la trasformazione dei cuori e il dono dello
Santo nell'oblazione sacerdotale di Cristo - e quindi in ch e modo la Spirito. Dio dice: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi
dobbiamo accogliere anche noi nella nostra vita - ci conviene ritor- uno spirito nuovo , toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e
nare al capitolo 5 della Lettera agli Ebrei, dove possiamo osservare vi darò un cuore di carne. Porrò il mio Spirito dentro di voi» (Ez
i tratti esistenziali dell'offerta di Cristo l'. Vi troviamo una descrizio- 36, 26-27). Questo testo ci consente di capire meglio la portata del-
n e drammatica della passione, ch e completa il racconto dell'ultima l'oblazione sacerdotale di Cristo; ci suggerisce, infatti, che Cristo ha
cena, mostrandoci un altro aspetto degli eventi. L'autore situa 1'0- accolto nel suo cuore umano l'azione interna dello Spirito Santo e ha
accettato una certa trasformazione del proprio cuore, a profitto no-
.. Cf Eb 9, 24; Mc 16, 19; Al 2, 33; Ef l , 20; l P13, 22.
stro . A mio parere, questo è l'aspetto più profondo e più importante
l7 Cfp. 39 ss.
della sua ablazione sacerdotale, fondamento della nuova alleanza.

58 59
Effettivamente, il problema del vero culto e dell'ablazione vali- L'ablazione realizzata a questa profondità ha avuto come risul-
da riguardava il cuore dell'uomo. Lo metteva in evidenza il rimpro- tato che Cristo «imparò l'obbedienza dalle cose che patÌ» (Eb 5, 8).
vero divino espresso tramite il profeta Isaia e ripetuto dallo stesso Ecco il compimento, nel cuore umano di Cristo, della profezia della
Gesù: «Questo popolo [ .. .l mi onora con le labbra, ma 11 suo cuore nuova alleanza: avendo imparato l'obbedienza, Cristo ha la legge di
è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcIO d1 US1 Dio scritta in modo nuovo nel suo cuore di uomo, come aveva pre-
umani» " . È possibile ingannare un uomo con belle parole e con re- detto Geremia (cf Ger 31, 33). Cristo risuscitato ha il "cuore nuovo"
gali materiali ai quali non corrispondono sentiment1 smcen, ma promesso da Ezechiele (cfEz 36, 26) , un cuore colmo di Spirito San~
non è possibile ingannare Dio, che «guarda 11 cuore» (1 Sam 16, 7): to , poiché Cristo risorto è "l'uomo spirituale" (cf l Cor 15, 45-46). E
Dio non può accontentarsi di ablazioni esterne: che S1 sf~rzmod1 questo "cuore nuovo" sta a nostra disposizione, perché l'ablazione è
mascherare l'indocilità interiore. Per essere grad1ta a DIO, 10blazlO- stata realizzata per noi. Per se stesso, infatti, Cristo non aveva biso-
ne deve anzitutto essere ablazione di tutto il cuore. gno dell'obbedienza redentrice. La Lettera agli Ebrei dice esplicita-
Nessun uomo, però, era in grado di attuare tale ablazione, per- mente che egli l'accettò «pur essendo Figlio» (Eb 5,8). Essendo egli
ché il peccato aveva intaccato il cuore di tutti. Con il salmista, cia- «santo, innocente, senza macchia» (Eb 7, 26) , anzi irradiazione del-
scuno doveva confessare: «Ecco, nella colpa sono stato generato, la gloria ed espressione dell'essere intimo di Dio (cfEb 1,3), non era
nel peccato mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità del sottomesso a nessuna necessità di trasfonnazione personale. La sua
cuore» (Sal 51, 7-8) . Dello stesso popolo eletto , Dio doveva contl- ablazione fu quindi puramente sacerdotale, destinata cioè a procura-
nuamente dire: "Il loro cuore è falso» (Os lO, 2); «Questo popolo re a noi l'accesso presso Dio grazie al suo "cuore nuovo", sorgente e
ha un cuore indocile e ribelle» l '. L'uomo peccatore non ha la capa- centro dell'alleanza nuova.
cità di accogliere nel proprio cuore l'azione dello Spirito Santo, spe-
cialmente quando questa azione si effettua attraverso la sofferenza Nuovo dinamismo messo in moto
educatrice. Sempre resiste, non capisce, si ribella e così "contrista"
il santo Spirito (cf Is 63, lO) . «Chi rischierebbe il suo cuore - do- Queste considerazioni ci portano a constatare ancora un'altra no-
mandava Dio - per accostarsi a me?» (Ger 30, 21). vità, cioè che nell'ablazione sacerdotale di Cristo si è avverata una
Cristo si è presentato: «Ecco, io vengo, o Dio, per fare la tua vo- sorprendente unione tra docilità verso Dio e solidarietà con i pec-
lontà»lO. Alle molteplici ablazioni esterne del culto antlCo, egh ha catori; questa unione è diventata la sorgente di un nuovo dinami-
sostituito l'ablazione del suo cuore, accettando che lo Spirito Santo smo di alleanza. N ella prospettiva dell'Antico Testamento non si
effettuasse nel suo cuore umano la trasfonnazione dolorosa che era vedeva nessuna possibilità di m ettere insieme questi due orienta-
necessaria per procurare ai peccatori il cuore nuoVO promesso da menti: per stare con Dio, pareva necessario combattere contro i
Dio (cfEz 36,26) . La sua ablazione fu ablazione del cuore, non nel nemici di Dio. Per questo motivo, dopo \'idolatria del vitello d'o-
senso che era limitata a un atteggiamento interno , ma nel senso che ro , i levi ti non soltanto si erano separati dai loro fratelli peccato-
si effettuò nella parte più intima del suo animo per estendersi a tut- ri, ma li avevano sterminati e avevano così ottenuto il sacerdozio
to il suo essere umano , a tutto il suo agire e patire. Qui troviamo il (cf Es 32,26-29). Similmente Finees nell'episodio di Baal-Peor (cf
modello perfetto della nostra offerta quotidiana. Nm 25, 5-13).
Gesù, invece, ha ottenuto il suo sacerdozio in un modo inverso:
per mezzo di una completa solidarietà con gli uomini peccatori.
li Is 29 , 13; Mt 15 , 8. Cf Ger 7, 21~24. Egli sapeva che la sua missione, affidatagli dal suo Padre celeste, era
Ger S, 23; cf Sal 95, I D.
[O
di «salvare ciò che era perduto» (Lc 19, lO) e che Dio non voleva il
l" Eh lO, 9; cf Sal 40, 8-9.

61
60
sacrificio rituale, ma la misericordia'l Quindi la sua docilità filiale, 5, 10) , <<in qualità di Figlio costituito sopra la sua casa» (Eb 3, 6).
lungi dall'ostacolare la solidarietà con i peccatori, lo ha spinto a por- La relazione di Cristo con Dio è la più stretta possibile poiché Cri-
tarla all'estremo. Invece di escludersi a vicenda, le due disposizioni sto è "Figlio" nel senso più pieno della parola; egli è «il Figlio di
d'animo si sono rafforzate mutuamente. Per corrispondere piena- Dio » (Eb 4, 14) , «irradiazione della sua gloria e impronta della sua
mente all'amore del Padre, Gesù ha dato la propria vita per i suoi fra- sostanza » (Eb l , 3). Per mezzo della passione, la natura umana di
telli peccatori. Per salvare i fratelli , Gesù è stato obbediente al Padre Cristo è stata innalzata nella pienezza della gloria filiale" . Ne ri-
sino alla morte (cf Fil 2, 8). Nell'oblazione sacerdotale di Cristo so- sulta che la filiazione divina conferisce al suo sacerdozio un valore
no state saldate insieme le due dimensioni dell'amore - amore per unico , inimmaginabile prima , per le relazioni con Dio.
Dio, amore per il prossimo - alle quali corrispondono le due dimen- D'altronde, Cristo ha acquisito, per mezzo delle sue sofferenze e
sioni, verticale e orizzontale, della croce. Il sacerdozio di Cristo è or- della sua morte, una capacità estrema di compassione e di miseri-
mai caratterizzato dall'unione indissolubile di queste due dimensio- cordia verso di noi: «Non abbiamo un sommo sacerdote che non
ni e perciò mette in moto un potente dinamismo di riconciliazione e sappia compatire le nostre infermità, ma uno che è stato provato in
di comunione. Si tratta veramente di un dinamismo di alleanza, di ogni cosa, come noi, escluso il peccato» (Eb 4, 15). «Proprio per es-
nuova alleanza, che tende a superare tutte le separazioni e a raduna- sere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, è in gra-
re tutte le persone nell'amore che viene da Dio. Ultimo aspetto nuo- do di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova» (Eb 2, 18) .
vo: a differenza del sacerdozio antico, quello di Cristo è aperto alla Nel mistero pasquale di Cristo, reso presente nell'eucaristia, la
partecipazione di tutti. In Cristo, tutti i cristiani godono del privile- relazione con gli uomini e la relazione con Dio sono state condotte
gio sacerdotale dell'accesso presso Dio (cf Eb 10, 19) e sono invitati simultaneamente, l'una per mezzo dell'altra, alla loro perfezione.
a offrire se stessi come «sacrificio vivente» (Rm 12, l) . Tutte le separazioni antiche sono state abolite. Una «via nuova e vi-
vente » esiste ormai per la comunicazione tra gli uomini e Dio (cf
Eb lO, 20). Questa via è Cristo stesso, sacerdote perfetto, che nel-
Conclusione l'eucaristia mette a nostra disposizione le sue stupende capacità di
L'oblazione sacerdotale di Cristo ha come risultato definitivo la sua relazione, acquisite a caro prezzo , affinché propaghiamo nel mondo
attuale posizione di mediatore perfetto, dotato di insuperabili capa- la comunione nell'amore.
cità di relazione. Nella Lettera agli Ebrei due aggettivi esprimono
queste capacità: Cristo è diventato sommo sacerdote "degno di fe-
de" e "misericordioso" (cf Eb 2, 17). Il primo aggettivo, "degno di
fede", esprime la capacità riguardo alle relazioni con Dio. L'autore
lo dice esplicitamente: «Degno di fede per le relazioni con Dio » (Eb
2, 17). L'altro aggettivo, "misericordioso", esprime la capacità di
comprensione, di compassione e di aiuto p er noi uomini. Negli
eventi della passione e della glorificazione di Cristo questa duplice
capacità è stata portata al culmine.
Per aver sofferto la morte, Gesù è ormai «coronato di gloria e
di onore» (Eb 2, 9); Dio lo ha proclamato «sommo sacerdote» (Eb

Cf Eb 5, 5; Rm 1,4; Fil 2, 8-9.


11 eros 6, 6; Ml9, 13; 12, 7. 11

62 63

Das könnte Ihnen auch gefallen