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Lettera dello Scriba

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Lettera dello Scriba

ALDO BONET

LETTERA DELLO SCRIBA.


Due ipotesi a confronto
A tutti i colleghi geometri che hanno frequentato l’Istituto Tecnico Aldo
Capitini di Ivrea (TO)

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Lettera dello Scriba

In Copertina “Scriba accovacciato” IV o V dinastia,


2600-2350 a.C.
Museo del Louvre di Parigi;
Scriba egizio con sfondo riadattato.

Bonet Aldo:
LETTERA DELLO SCRIBA.
Due ipotesi a confronto/Aldo Bonet

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Lettera dello Scriba

INDICE
1. LETTERA DELLO SCRIBA: Due ipotesi a confronto
PREAMBOLO. 6

2. INTRODUZIONE. 9

3. LETTERA APERTA DELLO SCRIBA 23

4. RISPOSTA E PROPOSTA ALTERNATIVA.


IL DIADRAMMA D’ARGILLA A MODULO QUADRATO. 37

5. L’ARGINE D’ARGILLA O IL REGOLO DELLO SCRIBA. 45

6.Tav. BM 13901 problema n° 1, Tavola prima parte, 1/a. 48

7. Tav. BM 13901 problema n° 1, Tavola seconda parte, 1/b. 49

8.Tav. BM 13901 problema n° 2, Tavola prima parte, 2/a. 50

9. Tav. BM 13901 problema n° 2, Tavola seconda parte, 2/b. 51

10. Tav. BM 13901 problema n° 3, Tavola prima parte, 3/a. 55

11. Tav. BM 13901 problema n° 3, Tavola seconda parte, 3/b. 56

12. OSSERVAZIONI FINALI. 57

13. Tav. AO 8862 problema n°1. 59

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14. DOMANDE FINALI. 61

15. NOTE COMPLEMENTARI. 63

16. APPENDICE punto A/Analisi Tavoletta BM 15285. 73

17. APPENDICE punto B/Allegato N°1, Materiale per la conferenza,


Jens. Høyrup, del 15/16 maggio 1998 , Douai. 79

18. APPENDICE punto C/Allegato N°2, Le Origini, Jens. Høyrup,


Matematica, i luoghi e i tempi, a cura di Bartocci/ Odifreddi, Einaudi
2007. 97/98

19. APPENDICE punto D/ Sviluppo del Diagramma d’argilla, dal modulo


quadrato ai moduli poligonali regolari. 128

20. APPENDICE punto E/ Testo integrale in Accadico,


problema N°1, AO 8862. 136/137

21. APPENDICE punto F/ Testo integrale problema N°1, AO 8862,


analizzato in dodici Tavole. 138/139

22. BIBLIOGRAFIA. 151

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LETTERA DELLO SCRIBA


Due ipotesi a confronto

Aldo Bonet : aldo@storiadellamatematica.it


1.-PREAMBOLO

L’ipotesi di un diagramma di argilla all’origine dell’algebra che avevo


ulteriormente sviluppato sulla prosecuzione del mio primo articolo
apparso e pubblicato sulla Rivista L’educazione matematica, dicembre
1989, pag 197-218 è stata accolta favorevolmente con la pubblicazione
avvenuta sul Periodico di Matematiche, organo Mathesis, settembre –
dicembre 2008, n° 3, pagg. 33-78.

Questa mia ipotesi è stata giudica da alcuni cultori nazionali e specialisti


internazionali eccellente e da altri meritevole anche di una traduzione
complessiva in lingua inglese per una più chiara lettura poiché traspare un
lavoro inedito e ben integrato nel contesto culturale dell’epoca nonché
con le ricerche più recenti in materia.

Un’ipotesi inedita e originale che però non ha avuto a tutt’oggi, alcuna


risposta scritta da parte del prof. Jens. Høyrup, considerato uno dei
maggiori specialisti della matematica babilonese, il quale peraltro
conosce bene la lingua italiana, nonché autore dell’unica ipotesi
antagonista che si contrappone, su certi aspetti, alla mia.

Entrando nello specifico, l’unica risposta contraria, l’ho ricevuta nel 2008
dal prof. Silvio Maracchia, il quale, pur premettendo di non essere uno
specialista della matematica babilonese, la mia congettura antagonista, gli
appare troppo tecnica per appartenere ad un popolo così arcaico, mentre
più conforme e semplice gli appare l’ipotesi dello specialista prof. Jens.

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Høyrup, peraltro pienamente sposata nel suo Libro, Storia dell’Algebra,


Liguori Editore, 2005.

Non sono però dello stesso parere i seguenti specialisti internazionali:


Jöran Friberg, che giudica l’interpretazioni geometriche di Høyrup, pur
avendole accolte nelle sue pubblicazioni, non tutte così semplici o
attendibili per l’epoca, mentre la mia ipotesi riapparsa sul Periodico di
Matematiche gli è sembrata notevole e degna di essere più approfondita;
dello stesso parere, è anche Piedad Yuste che l’ha giudicata eccellente,
Duncan Melville, inserendo le mie due pubblicazioni che la riguardano,
dentro la sua prestigiosa e specializzata Bibliography of Mesopotamian
Mathematics: http://it.stlawu.edu/~dmelvill/mesomath/biblio/bigbib.html
l’ha ritenuta meritevole e degna di nota, nonché infine, il prof. Paolo
Zellini, e la prof.ssa Flavia Marcacci, pur premettendo di non essere
specialisti di matematica mesopotamica, questa mia ipotesi di un
diagramma d’argilla al centro delle origini dell’algebra geometrica,
l’hanno considerata un’ottima e originale idea, nel quale gioca uno
metodo empirico prescientifico inedito, semplice e geniale, con molteplici
e inequivocabili applicazioni matematiche.

Rivolgo la prosecuzione di questa mia ricerca, in forma di lettera aperta


nella speranza di un cortese riscontro da parte del prof. Jens. Høyrup, ma
anche ad altri specialisti o appassionati che volessero fornirmi appoggio,
collaborazione, oppure critiche o validi giudizi; pertanto, indicherò nella
presente lettera, tutte le possibili informazioni utili con i rispettivi punti di
rilievo e le differenze sostanziali che si riscontrano tra le due attuali
ipotesi antagoniste poste qui di seguito a confronto.

Ringrazio tutti gli specialisti e non, i titolari di blog e siti web, nonché
editori, se vorranno pubblicare, citare, questo mio studio storico-
matematico dentro le loro pubblicazioni e apprezzati siti o all’interno di
eventi specifici di divulgazione scientifica.

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DIAGRAMMA O PROBLEMA-CENTRICO?

DUE IPOTESI A CONFRONTO.

Fig. 1

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2.-INTRODUZIONE

l’intera lettera sarà fondata sul confronto di queste due ipotesi antagoniste
con lo scopo di dare al lettore una visione d’insieme, la più obiettiva
possibile e con la consapevolezza di apportare nell’analisi che seguirà,
delle prove tangibili sull’esistenza inequivocabile del diagramma d’argilla
a modulo quadrato, l’archetipo della storia dell’algebra e della nostra
cultura matematica.

L’ipotesi base del professor Jens Høyrup, oggi sposata dalla maggioranza
degli storici, mette al centro gravitazionale dell’algebra mesopotamica i
problemi babilonesi rinvenuti (o problema-centrico) girando attorno ad
essi con costruzioni geometriche che si prefigurano di fornire una
spiegazione plausibile dello sconosciuto metodo (o mezzo) utilizzato
dagli antichi Scribi che giungeva a corrette soluzioni dei loro problemi,
ravvisabili nei passaggi espressi dallo Scriba e indicati sulle tavolette
cuneiformi; l’ipotesi del prof. Høyrup, è basata e sostenuta mediante
analisi linguistiche, diagrammi o interpretazioni geometriche, identità
notevoli ecc…

Ho scoperto in seguito, tra le varie interpretazioni geometriche del


professor. Jens Høyrup, che trova accoglimento nella sua ipotesi anche
una parziale interpretazione del diagramma che propongo, ma con la
differenza che nella mia ipotesi antagonista questo diagramma d’argilla,
da me indicato, lo colloco materialmente e principalmente al centro
gravitazionale dell’intera arte algebrica degli antichi Scribi (o
diagramma-centrico), ovvero, come paradigma per la pratica di un
calcolo algoritmico per mezzo del quale, gli Scribi delle antiche Civiltà
potamiche, avevano imparato a trovare, attraverso un iniziale gioco
strumentale col diagramma e dentro uno spirito atto a misurarsi con
problemi “logico-enigmistici”, le soluzioni degli elementi incogniti dei
loro problemi che scaturivano visivamente, quasi suggeriti materialmente
da questo strumento algebrico d’argilla fatto con mattoni, ma anche,

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tramite lo stesso, a scoprire l’equivalenza empirica di prodotti notevoli


contenuti all’interno del diagramma e molto, molto altro ancora….in
modo che l’impostazione e le soluzioni di questi problemi si
materializzavano gravitando dentro o attorno allo stesso multifunzionale
diagramma d’argilla e non viceversa; questo diagramma d’argilla da me
ipotizzato nel 1978, in età giovanile, pubblicato per la prima volta nel
dicembre 1989 sulla rivista L’educazione Matematica è stato adottato
dagli storici e disegnato parzialmente nelle linee principali della sua totale
interezza grafica, soltanto per interpretare alcuni dei numerosi problemi
babilonesi.

Questa mie ricerche interrotte nel 1991 per cause di forza maggiore, l’ho
riprese soltanto nel 2007, informando fiduciosamente sulle novità e
sviluppi, alcuni storici fondatori del SISM (società italiana storici delle
matematiche) e altri specialisti internazionali in materia, per una sperata
collaborazione.

La necessità di riprendere queste mie ricerche giovanili sul diagramma


d’argilla, ricominciò dopo una sorprendente lettura occasionale del libro,
Storia dell’Algebra, Liguori 2005, avvenuta proprio nel 2007 su invito da
parte dell’autore Silvio Maracchia. L’attenzione del contenuto si
trasformò così intensa e critica quando mi accorsi subito, sin dalle prime
pagine del Libro sopracitato e fatta eccezione per l’enunciato I, 27
dell’Aritmetica di Diofanto di cui a pag.123, della mancanza assoluta di
un’esplicita argomentazione e implicazione, da parte dell’autore,
dell’antichissimo principio della semisomma e della semidifferenza
utilizzato alla base dell’algebra babilonese, che avevo intuitivamente
ipotizzato nel 1978 e trovandone conferma soltanto nel 1988 quando
seppi che fu portato alla luce da uno dei primi e illustri traduttori delle
tavolette matematiche cuneiformi F. Thureau-Dangin, (peraltro citato
solo a pag 84 nota 35 del Libro in argomento) il quale fu messo, nel
primo novecento, a capo delle traduzioni e ricerche sulla scrittura
cuneiforme presente nelle tavolette d’argilla depositate nei vari Musei tra

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i quali quello del Louvre di Parigi, un noto e riconosciuto Assiriologo,


Storico della Matematica, forse il più grande Linguista e Specialista delle
Lingue Sumera e Accadica; inoltre a stuzzicare ulteriormente la mia
curiosità scientifica che diveniva sempre più critica, man mano che
approfondivo il contenuto del libro in argomento, fu l’attento esame delle
interpretazioni geometriche ipotizzate dal prof. J.Høyrup esposte nel
capitolo 4 dello stesso Libro, per la soluzione dei problemi algebrici e per
me fino allora sconosciute, come il loro autore, le quali mi apparvero di
possedere nella loro ipotetica e basilare costruzione, un grado o indice
d’immaginazione matematica molto elevato per il contesto storico-
culturale a cui si fanno risalire, dove, fatta eccezione per alcune, si
presentavano sia nello scopo che nel metodo risolutivo ipotizzato (basato
sul completamento del quadrato geometrico finale mediante
trasformazione di un rettangolo iniziale che rappresenta
geometricamente il problema dato), troppo avanzate o astratte per
appartenere ad un popolo con una cultura algebrica collocata agli albori
delle Civiltà arcaiche, pertanto una cultura che era ancora in una forma
molto empirica e immersa dentro uno spirito apprendista verso madre
natura, ancorato agli usi e alle abitudini artigianali, quest’ultimi, i primi
veri istruttori provenienti dalle più pratiche esperienze umane di vita
quotidiana e guidato prevalentemente dall’osservazione diretta delle cose
circostanti, mescolate alle immancabili fantasie mitologiche umane
piuttosto che da un’autonoma o più distaccata immaginazione intellettuale
come si evincono nel Libro in argomento, dentro uno stadio direi, troppo
avanzato; stadio questo, che esordirà ufficialmente solo nel VI secolo a.C.
per opera di Talete di Mileto con la fecondazione dell’ovulo embrionale
del pensiero scientifico razionale e poi col salto qualitativo compiuto
dalle scuole di Pitagora che muoveranno i primi passi verso il cammino
autonomo del pensiero per il puro pensiero e alla nascita della matematica
come vera scienza.

Nel focalizzare meglio queste interpretazioni geometriche dei problemi,


presenti nel Libro sopracitato, mi accorsi che in fondo il loro stadio, che

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giudicai troppo avanzato, poteva avere un’origine primordiale o empirica


dentro o attorno a questo unico diagramma d’argilla che propongo e dal
quale si sono più realisticamente generate; un diagramma che avevo si
pubblicato nel 1989 ma presumibilmente, fino al 2007, sconosciuto nella
sua centralità dell’antica algebra, anche dal prof. J.Høyrup.

Successivamente, ma senza meravigliarmi più di tanto per quanto detto,


ho notato che il prof. J.Høyrup, aveva interpretato geometricamente, ma
soltanto per alcuni problemi e nella medesima forma costruttiva più
astratta (o avanzata), lo stesso diagramma da me ipotizzato e presente
peraltro nel suo libro: Lengths, Widths, Surfaces, Springer 2002, alle
pagine: 68, 69, 176, 253,259, 260, 395, 396.

Molte altre interpretazioni geometriche e sempre basate sulla stessa


tecnica ipotizzata dal prof. J.Høyrup, si possono anche trovare in un suo
articolo nella Rivista MATHESIS, Vol XIII, n°3 Agosto 1997,filosofía e
historia de las ideas matemáticas, Departamento de Matemáticas Facultad
de Cencias,Universidad Nacional Autónoma de México e per quanto
vedremo in seguito, si ritroveranno contenute tutte all’interno dello stesso
diagramma d’argilla a modulo quadrato dal quale artigianalmente
provengono e che ritengo fosse utilizzato come un vero paradigma o
archetipo che governava l’arte algebrica degli antichi Scribi. Soltanto
recentemente ho potuto riprendere questa mia ipotesi e riproporla meglio
all’attenzione di molti altri specialisti internazionali tra i quali anche il
Professor Jöran Friberg

Ebbene, questo diagramma d’argilla, che, a conclusione di questa ricerca,


vorrei arrivare a definirlo esattamente come l’archetipo della genesi
algoritmica dell’antico calcolo algebrico, ho potuto felicemente constatare
che s’intravvede anche nelle interpretazioni geometriche svolte alla
soluzione di alcuni problemi, identità notevoli, nei seguenti Libri di
questo noto specialista svedese e precisamente:

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Jöran Friberg: Storia della Scienza, Enciclopedia Italiana Treccani 2002,


Vol I, da pag 388 a pag 408.

Jöran Friberg, Amazing Traces of a Babylonian Origin in Greek


Mathematics,World Scientific, 2007, pag.6, 11, 13,14,15, 40, 59, 67, 78,
79, 80, 81, 85, 87,104, 107, 121, 167, 189 Cap.9, 220, 284, 330, 445.

Jöran Friberg, Unexpected links between Egyptian and Babylonian


Mathematics, World Scientific 2005, pag 105 Cap. 3, pag 125, 137

Jöran Friberg, A Remarkable Collection of Babylonian Mathematical


Texts, Springer 2007, pag 203, 206, 312, 315, 317, 327,338,410.

Sulla base di questi positivi confronti e risultati e per quanto avevo già
preannunciato nel rispetto con l’ultima frase da me scritta alla fine del
mio articolo pubblicato sul Periodico di Matematiche, organo Mathesis,
n°3, 2008, pag. 60, ho deciso di completare e pubblicare, vista
l’impossibilità tecnica del nuovo e attuale direttivo del Periodico di
Matematiche ad accogliere questi miei sviluppi per la mancanza
nazionale di idonei referenti italiani specializzati sulla matematica
babilonese, in grado di convalidare questa mia notevole scoperta e ricerca
che completerò comunque in un’opera che porterà un titolo in onore degli
antichi curatori e cultori di quell’arte algebrica millenaria meglio
conosciuta come: “L’Arte dello Scriba” la quale, proseguirà soltanto
dopo la pubblicazione di questa lettera aperta che, come ho già detto,
avevo inviato con una prima stesura al prof. J.Høyrup nel 2007 e poi, con
una seconda nel 2008, lettere spedite per conoscenza anche ad altri cultori
della materia e che ora desidero qui riproporre pubblicamente in forma
più aggiornata o approfondita, mediante l’analisi terminologica delle
antiche lingue Accadica e Sumerica, in modo, come preannunciato nel
preambolo, da poter mettere meglio in evidenza e in forma imparziale,
tutti i punti di rilievo e le differenze sostanziali tra la mia ipotesi e quella

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del prof. Jens Høyrup, che serviranno anche per raggiungere una migliore
comprensione dell’opera più completa, che dovrà seguire.

Voglio solo rammentare, per far comprendere più correttamente al lettore


per quanto dirò sia qui con la presente lettera nonché col lavoro
successivo sopracitato che seguirà, che le Civiltà potamiche (prima di
Pitagora) associavano gli enti geometrici, mediante l’osservazione, ad
immagini più naturali o vicine agli oggetti reali o più famigliari alla
comune pratica e condizionati dalla percezione visiva dell’ambiente a
loro circostante; i punti erano visti più come cose materiali con spessore
quali ad esempio nella forma grossolana di sassi, cubi d’argilla, buche,
ecc, così come le linee rette erano visualizzate da corde, solchi, sentieri o
strade rettilinee carrabili e visti più come fasce larghe o fasce con
spessore, che si potevano formare durante la posatura dei mattoni,
lastricati, ecc. L’unione consecutiva delle lunghezze di queste fasce
larghe, costituivano in modo più ampio le superfici, ovvero, aree
pavimentate o anche estensioni agricole regolari, mentre i volumi, erano
anche superfici aventi una propria altezza unitaria di spessore che veniva
aggiunta per conformità, ecc.; questo particolare aspetto mentale in uso
presso le Civiltà arcaiche è stato peraltro già sottolineato dal prof.
J.Høyrup in un articolo del 1995, Linee larghe. Un’ambiguità geometrica
dimenticata. Bollettino di Storia delle Scienze Matematiche, UMI, XV,
Fasc. 1, ma ancor prima e già a partire dal 1934 fu ipotizzato e
sottolineato da Ettore Bortolotti, come ha efficacemente evidenziato il
prof. Silvio Maracchia in Storia dell’Algebra, Liguori Editore, 2005,
pag.72, nota 6 e pagg. 181,182, note 5, 9.

Soltanto il disegno grafico bidimensionale sulle tavolette d’argilla, fatto


dagli antichi Scribi, per rappresentare in scala le tridimensionali figure
geometriche solide percepibili, avrebbe dato l’occasione di una vaga idea
visiva per una migliore raffinatezza geometrica, cosa questa che potrebbe
aver incuriosito e stimolato Pitagora, ma la purezza ideale delle forme e
degli enti geometrici, così come fu per gli Egizi, non si erano ancora fatti

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strada presso gli antichi Babilonesi, pertanto la lunghezza di un rettangolo


veniva ancora chiamata in accadico “il fianco” (šiddum = uš), intesa
come una linea larga o striscia con spessore e vista dallo Scriba come il
fianco laterale di un mattone o di uno scavo, esattamente come la
larghezza che veniva chiamata “il fronte” (pûtum = sag) , pertanto
l’abbinamento accadico della seguente scrittura che ritroviamo nelle
tavolette cuneiformi: “šiddu –pûtum” veniva inteso oggettivamente
dallo Scriba, più come un volume solido a parallelepipedo-rettangolo
sviluppato in altezza o in profondità (mattone o scavo) che si poteva
anche configurare vicendevolmente, ma non esclusivamente, in un
rettangolo bidimensionale, ovvero, come un solido geometrico visto
dall’alto, senza spessore e sul piano, delimitato quindi, da una
superficie planimetrica rettangolare con una lunghezza e una larghezza
- fu per opera prima con Talete di Mileto e delle Scuole Ioniche, poi col
Pioniere Pitagora e delle Scuole Pitagoriche, a seguire con Platone e della
sua Accademia di Atene fino a culminare con Euclide di Alessandria e
con le sue famose Opere, se la cultura matematica ha intrapreso una
svolta storicamente determinante, avvenuta forse per necessità sociale,
soltanto dopo un lungo percorso epocale mediante una rigorosa ricerca
interpretativa sempre più raffinata o scientifica di questi enti geometrici
(Platone fu per questo il principale sostenitore e promotore!) che furono
poi mirabilmente raccolti da Euclide dentro una serie di postulati,
proposizioni e definizioni geometriche molto più astratte, quali ad
esempio: punto, linea, superficie.

Lo scopo prevalente e arduo, intrapreso dalla scuola pitagorica e da quelle


post-pitagoriche fu presumibilmente quello di riuscire a rimodernare e
raffinare in una forma planimetrica tutta l’antica algebra nonché la
geometria empirica tridimensionale o solida, basata, secondo questa mia
ipotesi che difendo, sull’arcaica dimostrazione mediante il movimento
delle figure geometriche solide d’argilla nel piano e nello spazio (vedere
Aldo Bonet, pubblicazioni sulle riviste: L’educazione Matematica
dicembre 1989, da pag 197 e a seguire, Periodico di Matematiche,

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organo Matheis, n°3, 2008, da pag 33), una scoperta in uso nelle
millenarie civiltà potamiche e importata poi dai pionieri della civiltà
talassica o ellenica, per adattarle entrambe al foglio bidimensionale del
papiro e pertanto riproducibili con l’uso esclusivo di riga e compasso.
Questo perché, molto probabilmente, nella Magna Grecia, il papiro fu
felicemente riconosciuto come un praticissimo nonché innovativo mezzo
sociale della comunicazione (l’internet dell’antichità!) importato
anch’esso proprio verso il VI secolo a.C. dall’Egitto verso la Grecia
antica; sicuramente un materiale più facilmente deteriorabile ma
decisamente più pratico nell’impiego e nell’uso dell’archiviazione nonché
nel trasporto viaggiante rispetto alle tavolette d’argilla mesopotamiche e
non a caso, diffusosi poi rapidamente in tutto l’antico mondo classico e
tutt’ora utilizzato con la più moderna carta del nostro tempo, nonostante
l’informatizzazione elettronica in atto che abbiamo sotto i nostri occhi.

Per far compiere all’antica algebra e geometria empirica un salto


definitivo verso una più raffinata qualità tecnico-descrittiva che si
coniugasse felicemente col papiro ed entrare assieme alla scrittura nel
circuito della comunicazione e dell’istruzione scolastica, bisognava
necessariamente mutare nelle nuove e future generazioni dell’emergente
civiltà talassica il modo d’intendere e concepire gli enti fondamentali di
queste empiriche e primigenie scienze ereditate dalle antiche civiltà
potamiche e pertanto, potendosi così diffondere in tutta la Magna Grecia,
tramite questo indispensabile elemento della scrittura e della grafica, ma
anche potendosi raccogliere e conservare le bibliografie degli antichi
saperi, sia oltremodo consentire l’interscambio delle nuove idee e
dell’apprendimento del nuovo sapere greco, l’autore degli Elementi ha
ritenuto istruire e specificare questi enti geometrici di base in modo da
essere visti, pensati e concepiti senza più alcun spessore in tutti i libri
della sua straordinaria Opera, a partire dalle prime definizioni, onde
risultare costruibili, disegnabili o tecnicamente riproducibili sul papiro col
solo uso della riga e del compasso, dentro un’impalcatura assiomatica da
ricercare e poter risultare la più rigorosa possibile.

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Lettera dello Scriba

Presso gli antichi Babilonesi e in tutta la Mesopotamia, l’istruzione


scolastica degli enti geometrici o algebrici fondamentali del loro sapere,
era invece ancorata principalmente alla loro materia prima di base che era
appunto l’argilla con la quale comunicavano, progettavano, edificavano e
costruivano abilmente dei solidi geometrici o laterizi manipolabili nello
spazio, mediante i quali, veniva così materialmente insegnata e trasmessa.

Attraverso l’arte algebrico-geometrica degli antichi Scribi, gli enti


geometrici, erano perlopiù visti e presentati naturalmente con spessore
poiché utilizzati attraverso forme geometriche rigide o solide, pertanto
manipolabili e fra loro, movimentabili e sovrapponibili; il termine
accadico: “imtaḫar / ìb-si8” era un parametro di quadratura,
geometricamente coincideva col lato di un’area quadrata, un lato
numerico che a volte nei testi scolastici era preceduto da un suffisso (o
prefisso) :“ e = iku = argine di terra, terrapieno” un’unità metrica
assoluta che materialmente nei problemi cuneiformi è associabile più ad
un’unità solida (o ad un regolo rigido) di paragone; un “numero solido”
assomigliante ad un modellino in scala di un argine d’argilla con
spessore a forma di parallelepipedo (1); J.Hoyrup invece lo fa
coincidere, dentro uno stadio che oserei dire troppo avanzato, ovvero
come lato lineare dall’area col quale si confronta e lo conia col termine
“equilaterale”; Il termine accadico: “kimratu” o “ kimratum” usato
dagli antichi Scribi, che porta il significato di: “sommare” o
“accumulare le cose” si dovrà intendere più come l’unione di pezzi
geometrici di laterizio solido con spessore (le cose accumulate), cioè
pezzi geometrici di laterizi o anche di spessore più grosso come i mattoni;
due o più di questi pezzi accumulati, aggiunti o sommati nel piano l’uno
di fronte l’altro davano luogo ad una figura geometrica o superficie
(pavimentata); in accadico poi, una quadri-grafia veniva scritta:
“mitḫartum”, che letteralmente ha il significato di: “figura geometrica i
cui lati sono due a due uguali ed opposti”, per J.Høyrup si trasforma
invece, in un “confronto tra uguali” anziché in un “quadrato”, ma
questo termine accadico poteva avere più significati, sia come laterizio

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quadrato “mitḫartum / ìb-sá./ ìb-si8”, o quadrato parametrizzato dal suo


lato solido (imtaḫar / ìb-si8), sia come un laterizio quadrato suddiviso al
suo interno (lìb-ba) composto da pezzi o figure geometriche uguali e
opposte fra loro, questo, che oggi potremmo associarlo ad un diagramma,
anticamente veniva presumibilmente scambiato o abbinato ad una
semplice superficie materiale: “eqlu / a-šà”, dove all’interno o all’intorno
o impilati equamente alla stessa (nalbanu = pila di mattoni), si
accumulavano o si accatastavano sopra (kamârum), altri pezzi geometrici
con spessore e di varie forme rigide in una tassellatura d’argilla (con
movimento a salire) nello spazio fatta con mattoni che, nell’Arte dello
Scriba, dava luogo ad una procedura artigianale di calcolo (o algoritmo)
per la ricerca della soluzione di problemi algebrici e alla dimostrazione
empirica d’identità notevoli.

L’uso accadico di due verbi differenti della parola addizionare sono


distinti dal prof. J.Høyrup, come “accumulare” (kamârum), che significa
anche “accatastare in su” mentre “aggiungere”(waṣâbum), significa
anche“aumentare”, inoltre lo stesso J.Høyrup, traduce il termine
accadico:“waṣîtum”come “sporgente” dal significato letterale di “cosa
che esce” così come Thureau-Dangin lo aveva anticipatamente tradotto in
lingua francese col chiaro significato di “sorti” o “ cosa che esce fuori”,
ma dentro un contesto matematico “waṣîtum”, Thureau-Dangin l’aveva
interpretato più conformemente come “l’unità”, sottolineando però che il
termine accadico in specie, era presentato dallo Scriba più sotto una
forma di pluralità, come una sorta di gruppo: “le unità” (2).

Prima di iniziare questa lettera vorrei ritornare qui di seguito sui due
vocaboli accadici, mitḫartum o mitḫartu e libbu o libba; questo secondo
termine accadico, viene trascritto e associato a vari significati quali:
segnare, disegnare internamente, riportare o comporre/scomporre
internamente; indica una lottizzazione o ripartizione all’interno di un
unico corpo geometrico, ma anche lo si associa come suddividere o
scorporare materialmente; questi ultimi termini preludono o anticipano

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una sottrazione successiva; Thureau-Dangin lo ha pertanto inserito (o


inseriti) nel termine lessicale: nasâḫu = as-sú-uḫ= ta-na-sà-aḫ, usato nel
senso di estrarre (della terra), sottrarre (un numero), sottrarre a da ( i-na)
b, Var. lìb-ba, i-na lìb-ba o i-na lìb-bi, o i-na li-bi o in sottrazione: i-na
li-ib-bi-im o i-na libbim ved. Textes Mathématiques .Babyloniens, 1938,
pagg 222, 223, ma trova anche un significato di composizione, come un
termine additivo quando è preceduto da: a-na ( a-na lìb-bi) aggiungere a
con ( a-na) b ovvero con la parte suddivisa o scorporata o tra le parti
suddivise.

Thureau-Dangin in Textes Mathématiques .Babyloniens,. 1938, pag. 222


al termine mitḫartu o mitḫartum (. ìb-sá ) pone quattro significati:

a) Figura geometrica i cui lati sono due a due uguali ed


opposti, per esempio un quadrato: mi-it-ḫa-ar-tum, mi-it-
ḫa-ar-tim, mi-it-ḫa-ar-tam, mi-it-ḫa-ra-tim, mi-it-ḫa-ra-ti,
ecc, questa distinta grafia, si alterna foneticamente dentro la
Tav.BM 15285

b) Numero quadrato

c) Lato del quadrato: mi-it-ḫar-tum, mi-it-ḫar-tim, mi-it-ḫar-


ti, , mi-it-ḫar-ti-ia, mi-it-ḫa-ra-ti-ia ,ved.Tav. BM 13901

d) Radice quadrata, analogo al termine maḫâru o im-taḫ-ru


che diviene uguale a: li-im-ta-ḫa-ar e per estensione
imtaḫar (ìb-si8) un numero solido di paragone che
rappresenta un parametro di quadratura, vedere in Textes
Mathématiques Babyloniens, 1938, pagg.220, 221, 222, 240.

Notare, per quanto sopraddetto al primo punto (a), come la grafia fonetica
del termine mitḫartum si alterna dentro la Tav. B.M 15285 (Vedere
Appendice punto A) che possiamo leggere da pag. 53 a pag. 57 in Textes

Aldo Bonet pag. 19/153


Lettera dello Scriba

Mathématiques Babyloniens, 1938, Thureau-Dangin, o in Mathematische


Keilschrift Texte, Berlin 1935, Otto Neugebauer, da pag. 137 a pag. 142,
Kap III e Tavole 3, 4, oppure, in Amazing Traces of a Babylonian Origin
in Greek Mathematics,World Scientific, 2007, Jöran Friberg,Capitolo 6.,
dove l’autore analizza l’intero frammento, fronte e retro, di questa rara e
preziosa tavoletta in cui vengono disegnati e correlati, uno ad uno, coi
dati geometrici enunciati nei rispettivi testi e dentro un quadrato di lato
unitario unico per tutti i problemi, che ci permette di visualizzare sia lo
stile geometrico che il grado acquisito, ma anche, il significato del
termine accadico in argomento espresso o scritto distintamente dallo
Scriba per distinguere le diverse composizioni, associandole alle varie
forme fonetiche.

Lo Scriba babilonese, dopo aver stabilito numericamente, disegnato o


suddiviso i gruppi o le varietà geometriche possibili e conosciute dentro il
quadrato unitario con cui lo si può interamente comporre nei vari modi
bidimensionali, tra i quali, anche nelle varie combinazioni di quadrati
inscritti e distinti fra loro con la versatile grafia fonetica del termine
accadico di base: “mitḫartum”, alla fine di ogni testo, pone sempre
l’identica domanda: “eqelšu minûm”, oppure come traduce
O.Neugebauer, “a-šà-bi en-nam”, ovvero: “Quant’è la superficie o quali
sono le loro superfici ?” In parole pratiche: “Quant’è la superficie dei
gruppi geometrici componenti il quadrato unitario?”

Quanto detto, riprende con quanto già menzionato nella presente ed è una
domanda direi interessante, poiché le varie suddivisioni (lìb-ba), questi
gruppi geometrici fatti di vari pezzi o di figure geometriche uguali e
opposte fra loro che compongono il quadrato unitario, quello che noi oggi
potremmo abbinare più chiaramente ad un termine moderno con la
vocabolo “diagramma”, lo Scriba invece, le avvicenda abbinandole più
facilmente al termine più comune e pratico o a Lui materialmente
percepibile o famigliare per l’epoca, ovvero, paragonandole a quello di
superficie = eqel-šu = eqlu / a-šà, vedere in Textes Mathématiques

Aldo Bonet pag. 20/153


Lettera dello Scriba

Babyloniens, 1938; pag.216, 217; ciò sarà particolarmente vantaggioso


con quanto andrò ad ipotizzare nel lavoro successivo alla presente e
preannunciato col titolo: L’Arte dello Scriba.

la Tavoletta B.M 15285, Fig.2, vista di fronte, come si presenta, con


foto in bianco/nero, nello stato conservativo attuale al British
Museum di Londra.

Fig.2

Aldo Bonet pag. 21/153


Lettera dello Scriba

Fig.3

Aldo Bonet pag. 22/153


Lettera dello Scriba

3.-Lettera aperta dello Scriba.


Oggetto: Osservazioni critiche aggiornate su dei “punti chiave”
dell’ipotesi interpretativa geometrica del prof. Jens. Høyrup, mediante
analisi per traduzione “diretta” dei testi matematici babilonesi
ravvisabile sia, nel suo materiale scritto in francese per la conferenza
tenuta il 15 – 16 maggio 1998 a Douai (Francia) sia, nella Rivista
MATHESIS, Vol XIII, n°3 Agosto 1997, filosofía e historia de las ideas
matemáticas, Departamento de Matemáticas Facultad de Cencias,
Universidad Nacional Autónoma de México sia, nel suo Libro Lengths,
Widths, Surfaces, Springer 2002 sia, nel suo capitolo “ le origini”
presente nel libro “Matematica, i luoghi e i tempi” a cura di Bartocci e
Odifreddi, Einaudi 2007, ecc,. Proposta alternativa e dimostrativa del
diagramma d’argilla a modulo quadrato ipotizzato dal geom. Aldo
Bonet.

Egregio prof. Jens. Høyrup, ringraziandola ancora una volta per avermi
inviato nell’ottobre 2007 per posta elettronica, il materiale in oggetto
specificato e nel dicembre 2007 per posta ordinaria la Rivista
MATHESIS, Vol XIII, n°3 Agosto 1997, Filosofía e Historia de las ideas
matemáticas, Departamento de Matemáticas Facultad de Cencias,
Universidad Nacional Autónoma de México e come le avevo già
promesso nel nostro colloquio telefonico intercorso, il 3/11/2007, le
sottopongo, come feci lo stesso giorno e con questa nuova lettera aperta,
le mie osservazioni critiche aggiornate alla sua ipotesi geometrica-
interpretativa, attualmente adottata dalla comunità internazionale degli
storici, giuste nell’ambito della mia personale conoscenza di storico della
matematica che nutro per pura ed esclusiva passione sin dall’età
giovanile, una passione, che ha coinciso spontaneamente con le mie prime
e felici ipotesi sulle origini dell’algebra e che ora, dopo tre anni dalle
prime lettere che le avevo spedito sull’argomento, vorrei riesporre qui
gratuitamente con la presente e come anticipazione, dei nuovi e più
approfonditi sviluppi di questa sbalorditiva e sorprendente ricerca, che

Aldo Bonet pag. 23/153


Lettera dello Scriba

pregherei potesse un giorno approfondire, cominciando dalla mia seconda


pubblicazione, avvenuta sul Periodico di Matematiche, Mathesis, n°3 del
2008, da pag. 33 a pag.78, onde poter ricevere anche da parte sua, la
giusta opinione o l’eventuale critica o almeno un più curioso interesse che
certamente l’argomento merita, almeno come rispetto per una vita
intellettuale di fatiche scientifiche spese e, per quel che mi riguarda
personalmente, anche senza scopi di lucro, di carriera o ambizioni di
qualunque genere, ma solo per il gusto, il piacere, l’amore innato della
scoperta che mi accompagnerà, spero con la passione di sempre, nella mia
vita rimanente avendo solo, quale caparbia speranza, lo scopo di poter
ultimare i miei compiti sospesi e lasciare un valido contributo culturale o
scientifico nell’interesse di tutti, anche come eredità di una più attendibile
ipotesi sulle origini della storia dell’algebra.

Come le avevo già scritto, ciò che mi sembra di capire del suo dettagliato
lavoro è il fatto che Lei, prima di tutto, ha voluto analizzare e in modo
approfondito i termini usati dagli antichi Scribi babilonesi, dove alcuni di
questi termini, sono stati da Lei tradotti e interpretati nel loro significato
in modo differente da quelli degli Illustri Assiriologi, Storici Matematici
F.Thureau-Dangin e Otto Neugebauer esempi ben evidenziati a pag. 1 del
suo materiale della conferenza di cui in oggetto specificato, (Vedere
Allegato 1, Appendice punto B, IL PENSIERO ALGEBRICO, conferenza
del 15 – 16 maggio 1998 a Douai ) Inoltre, vedere recensione di Eleanor
Robson del libro, Jens. Høyrup, LUNGHEZZE, LARGHEZZE, SUPERFICI,
un ritratto di vecchia algebra babilonese e delle relative parentele
Springer 2002, (gratuitamente scaricabile anche dalla mia sito
bibliografia: www.storiadellamatematica.it )

La sua diversa traduzione di alcuni termini specifici rispetto ai testi


tradotti dagli Illustri Assiriologi sopracitati si trova esposta a pag. 2 del
suo medesimo materiale della conferenza del 1998 che ritrovo in lingua
italiana anche nel libro”Matematica, i luoghi e i tempi” a cura di

Aldo Bonet pag. 24/153


Lettera dello Scriba

Bartocci e Odifreddi, Einaudi 2007 in oggetto specificato (Vedere


Allegato 2, Appendice punto C, LE ORIGINI)

A pag 15 leggiamo: “ ..,il primo problema della tavoletta BM 13901. In


traduzione (anche dei numeri sessagesimali )” Lei l’ha espresso così:

1) Ho messo insieme la superficie e il mio confronto: è 3/4 . 1 lo


sporgente

2) tu poni, mezza parte di 1 tu rompi, (3) fai che 1/ 2 e 1/2 tengono,

3) 1/4 a 3/4 tu aggiungi: vicino a 1, 1 è equilaterale. 1/2 che hai fatto


tenere

4) dal corpo di 1 tu strappi: 1/2 è il confronto “.

I passaggi dello Scriba sembrano ripercorrere fedelmente quelli algebrici,


della nota formula risolutiva moderna: x = [((1/2) + 3/4)] –1/2 = 1/2
2 1/2

A pag. 15 del medesimo allegato (Allegato 2 Appendice punto C), ma


più specificatamente alle pagg. 3 e 4 del suo medesimo materiale della
conferenza sopracitato (Allegato 1 Appendice punto B) approfondisce
anche la spiegazione terminologica da Lei adottata, che si ritrova ben
esposta anche nel lessico di F.Thureau-Dangin in Textes Mathématiques
.Babyloniens,. 1938, da pag. 215 a pag. 243, poi procede ad una sua
ipotetica interpretazione geometrica del testo soprindicato (e così di altri
testi o problemi ) il cui scopo fondamentale adottato dalla sua tecnica
algebrica, che permette di giungere alla soluzione seguendo i passaggi
indicati dallo Scriba, è la trasformazione geometrica iniziale del
problema ( da Lei configurata complessivamente in un rettangolo), nel
conseguente completamento del quadrato finale come si evince da pag.
2 del suo materiale della conferenza e che ritrovo anche nel suo Libro,
Lengths, Widths, Surfaces, Springer 2002, pag. 11 Cap. II, ma anche

Aldo Bonet pag. 25/153


Lettera dello Scriba

nella Rivista MATHESIS, Vol XIII, n°3 Agosto 1997,filosofía e historia


de las ideas matemáticas, Departamento de Matemáticas Facultad de
Cencias,Universidad Nacional Autónoma de México, così come nel
Libro, “Matematica, i luoghi e i tempi” a cura di Bartocci e Odifreddi,
Einaudi 2007 dove, nell’Allegato n°2 di riferimento alle pagg. 15, 16 e
più precisamente, a pag 15 (Allegato 2 Appendice punto C), vedere
inoltre la. Fig.4 seguente:

Fig. 4: “Matematica, i luoghi e i tempi” di Bartocci e Odifreddi,


Einaudi 2007, “le origini” pag 23 di J. Høyrup

A pag. 16 dello stesso Allegato 2 Appendice punto C, riferendosi alla


Fig.4 spiega le ragioni della sua ipotesi interpretativa geometrica e così
scrive:

Aldo Bonet pag. 26/153


Lettera dello Scriba

“Sappiamo dunque che la somma numerica dell’area di un quadrato


(grigio scuro del diagramma) e del suo lato r è 3/4 . Per convertire questo
in una situazione che abbia un’interpretazione concreta si pone uno
“sporgente” dal lato del quadrato; questo produce un rettangolo (grigio
chiaro) con area uguale al lato. Presi insieme, il rettangolo e il quadrato
originale formano l’area 3/4.”

E ancora:

“Poi lo sporgente viene rotto in due e una mezza-parte (insieme alla parte
del rettangolo che rappresenta) (viene) (4) mossa in modo da contenere
con l’altra mezza parte un rettangolo (ovviamente quadrato) con area 1/2
x 1/2 = 1/4 .”

E di seguito:

“Questo nuovo quadrato si aggiunge alla figura grigia (scuro + chiaro), la


cui area è ancora 3/4. Il totale è un quadrato con area 3/4 +1/4 = 1, e
dunque con lato 1. Una volta tolta la mezza- parte aggiunta sotto il
quadrato rimane 1 – 1/2 = 1/2, che è il quadrato originale”.

Per telefono, il 3/11/2007, mi aveva accennato (se non ho capito male)


che questo movimento della mezza- parte da Lei ipotizzato, non compare
esplicitamente nei testi cuneiformi, in quanto non è descritto o citato
dagli antichi Scribi babilonesi in alcuna tavoletta matematica di quelle
finora conosciute; lo si deve sottintendere tale ma soltanto in virtù dello
scopo dell’ipotesi da Lei adottata e implicito nel testo con l’analisi
comparativa della frase seguente : “Fai che un 1/2 e 1/2 tengono” (da Lei
diversamente tradotta, rispetto a quella degli Illustri Storici della
Matematica precedentemente citati che invece la traducono in : “ Tu
incrocerai o moltiplicherai fra loro 1/2 e 1/2, “, oppure :“1/2 e 1/2 tu
moltiplica”); analogamente in numerazione sessagesimale: “ Fai che 30 e
30 si tengono ( o tu moltiplica)”; con 30 = 30/60 = 1/2 .

Aldo Bonet pag. 27/153


Lettera dello Scriba

Comunque sia, appare molto strano che in un tale e ipotetico contesto da


Lei formulato, lo Scriba babilonese non specifichi meglio questo
passaggio fondamentale, anzi, volendo essere matematicamente rigoroso,
si può osservare che questo movimento dinamico della mezza-parte,
importantissimo nel procedimento da Lei ipotizzato per la sua
interpretazione geometrica, tanto che si può benissimo definirlo: “Il
passaggio chiave o il punto matematico chiave”, lo Scriba non solo,
come mi conferma, non lo descrive, ma analizzando attentamente il testo,
sembra proprio che non lo consideri affatto!......Ignorandolo del tutto,
direi, dal procedimento.

Se gli antichi Scribi babilonesi avessero voluto esplicare correttamente il


concetto dinamico in argomento non avrebbero avuto difficoltà ad
utilizzare in questa sua ipotetica algebra geometrica una terminologia più
specifica in loro possesso e più conforme al vocabolario mesopotamico
esistente, ad esempio utilizzando le parole: prendere o afferrare = liqû o
ṣabâtu; portare = wabâlu /zabâlu , da intercalare nella frase in questione
(di cui al punto 1, 2 di pag. 15, Allegato 2 Appendice punto C) mediante
la seguente esplicazione che interpongo in grassetto - corsivo e in
parentesi quadre: “1, lo sporgente tu poni, mezza- parte di 1, tu rompi.
[Tu prendi (o tu porta) la mezza-parte ottenuta, alla superficie del
quadrato e…].fai che 1/2 e 1/2 tengono ecc…” ma anche e più
semplicemente usando la sola terminologia presente e schematizzata nei
testi matematici delle tavolette elencati nel suo materiale della conferenza
in oggetto specificato:”…..,tu rompi. [Tu prendi la mezza-parte di 1, tu
metti insieme alla superficie ecc ] fai che 1/2 e 1/2 tengono”. Invece lo
Scriba babilonese della tavoletta in questione, su questo “punto chiave”
da Lei ipotizzato, osservo che si sarebbe limitato a passare direttamente
da un concetto esplicativo di frazionamento effettivo:”…,mezza parte di 1
tu rompi” (5), a quello successivo di contenimento: “Fai che 1/2 e 1/2
tengono”tralasciando completamente quello esplicativo di movimento
(per esempio., tu porta o tu prendi, afferra e metti insieme ecc.) e ciò
appare ancor più incongruente, se penso con quanto mi ha affermato

Aldo Bonet pag. 28/153


Lettera dello Scriba

telefonicamente, ovvero, che lo Scriba lo avrebbe tralasciato in un punto


cardine del problema per farlo sottintendere in modo implicito, soprattutto
poi se consideriamo che questo concetto, lo avrebbe trascurato dentro un
passaggio algebrico chiave e fondamentale, quando dopotutto, lo stesso
Scriba, mediante l’inserimento di poche o precise parole esistenti
nell’antico vocabolario mesopotamico, sarebbe stato efficacemente
esplicito!......Osservando inoltre, che non tralascia equivoci con tutti gli
altri passaggi algebrici rimanenti e contenuti nel testo.

Quello che mi lascia ancora perplesso è quanto Lei ha ulteriormente


interpretato geometricamente per il problema successivo BM 13901 n°2
nel suo materiale della conferenza del 1998 in (Allegato 1 Appendice
punto B) e precisamente, J. Høyrup pag. 5 che rivediamo qui di seguito
in Fig.5:

Fig. 5: pag. 5 materiale della conferenza del 1998 di J. Høyrup.

Testo BM 13901 n°2 tradotto da J. Høyrup dall’accadico in francese,


pag.5:

Aldo Bonet pag. 29/153


Lettera dello Scriba

1). ma confrontation du corps de la surface j’ai arraché c’est 14ˋ30.

2) 1 le forjet tu poses.

3) La mi-part de 1 tu brises, tu fais que 30ʹ et 30ʹ se tiennent.

4) 15ʹ à 14ˋ30 tu ajoutes: 14’30°15ʹ fait que 29°30ʹ soit equilateral.

5) 30ʹ que tu as fait tenir, à 29°30ʹ tu ajoutes: 30 est la confrontation.

Qui di seguito, traduco in italiano il testo in francese soprascritto:

1) il mio confronto dal corpo della superficie ho sottratto e fa: 870.

2) 1 lo sporgente tu poni.

3) La mezza parte di 1 tu rompi, fai che 1/ 2 e 1/2 si tengono,

4) 0,25 a 870 tu aggiungi e fa:870,25 , fai che 29,5 sia equilaterale

5) 1/2 che tu hai fatto tenere a 29,5 tu aggiungi:30 è il confronto .

I passaggi dello Scriba sembrano ripercorrere fedelmente quelli algebrici,


della nota formula risolutiva moderna: x = [(( 0,5 ) + 870)] +0,5 = 30
2 1/2

Nella Figura 5 esposta a pag. 29 in questa mia presente lettera, non solo
ritrovo il concetto dinamico precedentemente esaminato, (prima figura in
basso a sinistra) da Lei ipotizzato in direzione di un’algebra-geometrica
mirata al completamento del quadrato e ancora una volta non esplicato
nel testo dallo Scriba babilonese (così come del resto in tutti gli altri testi
delle tavolette rinvenute dove Lei lo vuole ipotizzare!) ma non trovo
indicato nel testo e in modo assoluto, nemmeno quanto Lei ha
interpretato nella seconda figura geometrica in alto e centrale, cioè, con

Aldo Bonet pag. 30/153


Lettera dello Scriba

l’individuazione della superficie rettangolare (S-1) x 1; peraltro di


notevole immaginazione e astrazione geometrico - costruttiva ( così
come lo stesso completamento del quadrato geometrico!) per un popolo
abituato, considerando l’epoca a cui risalgono le tavolette, ad un senso
più artigianale e pratico della vita quotidiana e con uno spirito
algebrico primordiale agli albori delle Civiltà, quindi supportato più
dall’ausilio dell’osservazione diretta delle cose che da un’indiretta
immaginazione intellettuale.

Se la direzione dello scopo della sua ipotesi è il raggiungimento (come


traguardo finale) del completamento del quadrato (seconda e ultima
figura in basso a destra) è davvero strano non trovare indicato nel testo
il passaggio “principe” che porta in quella direzione.

Anzi, ancora una volta osservo, nel rileggere attentamente i punti 1, 2, 3


del testo da Lei tradotto, che lo stesso Scriba babilonese si sarebbe
limitato a passare immediatamente, dopo la prima operazione di
sottrazione di cui al punto 1, ad un concetto esplicativo di posizionamento
indicativo dello sporgente o dell’unità di proiezione di cui al punto 2: “1
lo sporgente tu poni” che gli consentiva di giungere a quello più
esplicativo di successivo frazionamento effettivo di cui al punto 3: “La
mezza-parte di 1 tu rompi”, saltando però inspiegabilmente, tra i primi
due punti e senza citarlo, un passaggio di componimento, quello che
consente di costruire la superficie quadrata (S-1)x(S-1)=(S-1)2,
assolutamente fondamentale per ottenere la superficie rettangolare
consequenziale: (S-1) x 1, che consente di posizionare lo sporgente
unitario. La cosa non è trascurabile sia dal punto di vista matematico
che pratico, poiché ragionando sulla base della sua interpretazione
geometrica risulterebbe assolutamente fondamentale esplicare questo
passaggio “principe” (mancante nel testo) mediante una fase costruttiva
intermedia dell’area (S-1)2 che permetterebbe di ottenere l’area
consequenziale (S-1)x1 onde individuare l’unità dello sporgente, senza
il quale, non si potrebbe altrimenti posizionare esattamente la sua

Aldo Bonet pag. 31/153


Lettera dello Scriba

mezza- parte (terza figura in alto a destra) che risulterebbe


assolutamente necessaria per eseguire il frazionamento effettivo che
consentirebbe poi di proseguire nella giusta direzione algebrico –
geometrica e verso lo scopo finale del completamento del quadrato, da
Lei ipotizzato.

Dal suo stesso materiale per la conferenza Douai 1998, J. Høyrup, pag
2 e 5, ripreso in Fig.6, possiamo riassumere e leggere in francese i testi
dei primi due problemi della Tav. BM 13901

Fig.6: pag. 2, 5 materiale della conferenza del 1998 di J. Høyrup.


Ingrandimento della figura con la funzione zoom

Aldo Bonet pag. 32/153


Lettera dello Scriba

Inoltre, con F. Thureau-Dangin,in Textes Mathématiques .Babyloniens,


1938, Cap.I, a pag.1, possiamo confrontare in francese la traduzione
degli stessi testi dei primi due problemi della tavoletta BM 13901, n°1,2:

Fig.7: estrapolata dalla pag 1, Capitolo Primo, Thureau-Dangin


Ingrandimento della figura con la funzione zoom

Aldo Bonet pag. 33/153


Lettera dello Scriba

Se proviamo ora a tradurre in italiano il contenuto dei due problemi


esposti in Fig 7, che introducono la tavoletta BM 13901 e confrontarli
dentro un tabulato, forse si potrebbe analizzare meglio i passaggi dello

Testo n° 1 Tav. BM 13901: Testo n° 2 Tav. BM 13901:

Ho addizionato la superficie e il Ho sottratto dalla superficie il

lato del mio quadrato: e fa 0,75 . lato del mio quadrato: e fa 870.

Tu poserai 1, l’unità. Tu poserai 1, l’unità.

Tu frazionerai in due 1: e fa 0.5. Tu frazionerai in due 1: e fa 0,5.

Tu incrocerai 0.5 e 0.5: e fa 0.25. Tu incrocerai 0,5 e 0,5: e fa 0.25.

Tu aggiungerai 0.25 a 0.75: e fa 1 Tu aggiungerai ( 0,25) a 870: e fa


(il quadrato). 870,25 ( il quadrato).

Il lato di questo quadrato è 1. Il lato di questo quadrato è 29,5.

Tu sottrarrai 0.5, che tu hai Tu aggiungerai 0,5, che tu hai

incrociato, da 1: e fa 0.5. incrociato, a 29,5: e fa 30.

0.5 è il lato del quadrato. 30 è il lato del quadrato.

Fig.8

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Lettera dello Scriba

Scriba e renderci conto magari, di analogie, oppure, di differenze di


procedura esistenti tra questi primi due testi matematici della tavoletta.

I passaggi dello Scriba, nei primi due problemi della tavoletta BM 13901,
come abbiamo già visto, sembrano ripercorrere fedelmente quelli
algebrici della nota formula:

x = [(( 0,5 ) + 0,75)]


2 1/2
–0,5 = 1/2, per il testo n°1;

x = [(( 0,5 ) 2+ 870)]1/2 +0,5 = 30, per il testo n°2

Possiamo notare ora dal tabulato di Fig. 8 la schematicità dei due testi
messi a confronto e in colonna, tradotti e analizzati da Thureau-Dangin
come da Fig 7, che ho ritradotto in lingua italiana, nonché nella nostra
numerazione, ed osservare quanto segue:

Lo schema seguito dallo Scriba nei due procedimenti risolutivi dei due
problemi, come si può vedere, è pressoché identico e speculare, questo
fatto, mi lascia decisamente ancor più perplesso riguardo i due
procedimenti risolutivi che Lei ha invece presentato con due diverse e
distinte interpretazioni geometriche esposte in Fig. 6, aventi come scopo
comune la trasformazione del rettangolo iniziale del problema dato, nella
formazione finale del quadrato (da Lei ipotizzato) come raggiungimento
della soluzione; due interpretazioni tra loro incongruenti, in quanto i
passaggi precedentemente indicati e descritti nella Tav. BM 13901, n°1,
2, ovvero, le fasi operative esplicate dallo Scriba nel testo n° 1, come
può analizzare leggendo attentamente passo dopo passo, sono del tutto e
per tutto simili a quelle del procedimento presenti nel testo n°2.

Questo fa dedurre, che lo Scriba babilonese ha affrontato i due


problemi che aprono la tavoletta, non basandosi rispettivamente su due
schemi geometrici con procedimenti diversi per giungere alla loro
rispettiva soluzione e che appaiono coincidere col completamento del

Aldo Bonet pag. 35/153


Lettera dello Scriba

quadrato, ma basandosi invece e più probabilmente, sulla base di un


unico e ben preciso paradigma utilizzato per entrambi, pur essendo
problemi diversi, poiché si evincono passaggi algebrici pressoché
stereotipati e guidati da un unico principio di fondo ben preciso e non
così diversificati e scollegati come traspaiono invece, tra l’esplicazioni
dello Scriba enumerate nei testi, con le corrispondenti interpretazioni
geometriche da Lei esposte per giungere allo scopo fondamentale della
formazione finale del quadrato geometrico, sempre da Lei, ipotizzato.

Non me ne voglia, caro prof. J.Høyrup, ma penso che dobbiamo


riesaminare meglio l’intera questione algebrica babilonese; trovare
innanzitutto qual’era il principio di fondo e il paradigma di base da essi
escogitato e utilizzato, nonché l’evoluzione e la connessione esercitata
sull’intera storia dell’algebra e sull’eventuale influenza verso le altre
Civiltà, vedere insomma, se la sua ipotesi e la mia possono collimare in
un punto d’incontro, in una alternativa, o in una svolta e scelta decisiva.

Il suo lavoro, che ho approfondito leggendo le sue pubblicazioni, per me è


stato fondamentale in quanto mi ha facilitato il riesame di questi antichi
problemi babilonesi in funzione della mia ipotesi, problemi che lei ha
studiato con molto acume e profondità di analisi, anzi, proprio l’aver
intravvisto dentro il suo notevole lavoro delle lacune è stato uno stimolo
vitale che mi ha spinto ad andare avanti con la mia ipotesi e pertanto,
ritengo che i contributi di ognuno vanno apprezzati anche in questo,
poiché, anche se s’intravvedono errori di valutazione o d’indagine,
restano comunque preziosi per il proseguo dei nuovi contributi che
inevitabilmente avvengono quando si basano su dati e analisi scientifiche
serie.

Deve restare sempre il piacere in ognuno di noi che si occupa seriamente


di ricerca storica della matematica, quando i nostri contributi, anche se
superabili o superati, sono comunque stati letti, utilizzati e citati
nell’onestà intellettuale, per il raggiungimento di nuovi traguardi.

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Lettera dello Scriba

4.-RISPOSTA E PROPOSTA ALTERNATIVA:

IL DIAGRAMMA D’ARGILLA A MODULO QUADRATO

Figura 9 ripresa e modificata dal Dizionario Enciclopedico Illustrato,


Conoscere,Vol. IV, pag.629, F.lli Fabbri Editori 1964.

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Lettera dello Scriba

Caro prof. Høyrup gradirei che Lei cominciasse almeno, ad esaminare i


primi due problemi analizzati in precedenza e contenuti nella stessa
tavoletta, BM 13901 n°1 e n°2, collegando le fasi operative elencate e da
Lei tradotte, ma questa volta, mediante il mio diagramma d’argilla
risolvente, a modulo quadrato, che ho ipotizzato come paradigma o
archetipo in questa ricerca, il quale, a mio parere e come potrà appurare,
governava l’intera arte algebrica degli antichi Scribi, un diagramma non
citato o disegnato esplicitamente nelle tavolette finora rinvenute ma che
era, come vedremo, celato o mimetizzato dentro le parole o dietro i
passaggi algebrici dello Scriba che ci suggeriscono il modo col quale lo
stava utilizzando, seguendo, passo dopo passo, il procedimento descritto
sulla tavoletta, ovvero, tramite tutte quelle fasi che lo conducevano alle
soluzioni dei problemi; vorrei farle vedere pertanto, che dalla attenta
analisi dei vari passaggi descritti dallo Scriba, questo diagramma d’argilla
si potrà ricomporlo e farlo così fuoriuscire in tutta la sua interezza e
storica importanza.

Un diagramma, scaturito probabilmente con le prime costruzioni edili in


mattoni e dalle leggi obbligatorie della statica, mediante una semplice
composizione standard di base, formata originariamente da quattro
mattoni rettangolari e conosciuta nella nostra architettura col termine
detto a:“modulo quadrato” (Appendice punto D), di probabile
invenzione Sumera o forse meglio, un modulo appartenuto ancor prima,
ad un’unica e più vasta Civiltà Madre, che ha probabilmente coinciso con
la scoperta delle figure del quadrato e del rettangolo mimetizzati
inizialmente dentro la natura e apparsi più concretamente con
l’invenzione primordiale del mattone mediante le necessità edificatorie
dell’uomo, ovvero, da quando l’uomo ha dato inizio alla prima
squadratura o urbanizzazione del mondo primitivo circostante facilitato
dalla scoperta e dall’utilizzo più duttile dell’argilla. Un famigliare modulo
architettonico utilizzato nell’arte delle costruzioni urbane ma che ha
sorprendentemente caratterizzato un polivalente strumento algebrico
fondamentale, sviluppato e guidato inoltre da un unico principio di base,

Aldo Bonet pag. 38/153


Lettera dello Scriba

meglio conosciuto come: “ il principio della semisomma e della


semidifferenza”(6) ad esso associato, ovvero, il primo raggio di luce sulla
buia preistoria dell’algebra geometrica, un principio annotato la prima
volta, dall’Illustre Storico, Assiriologo e Linguista F. Thureau Dangin,
nella sua Introduction in Textes Mathématiques .Babyloniens, 1938, il
quale evidenziava come, dalle traduzioni dei testi matematici cuneiformi,
questo principio risultava alla base dell’arte algebrica babilonese e dei
loro problemi, scaturito a mio parere, da un incrocio fortuito di due
cordicelle o funi di allineamento, le quali, poste simmetricamente sopra il
diagramma d’argilla a modulo quadrato hanno generato in questa felice
associazione, la prima alba radiosa sul “buio pianeta”algebrico del genere
umano. L’alba di quel luminoso giorno ha segnato l’inizio della storia
dell’algebra e del pensiero algebrico che ha aperto le porte alla cultura
matematica. L’accesso e la contemplazione verso questa straordinaria
sezione modulare ha consentito all’uomo, dentro uno spirito “logico-
enigmistico” forse nato per gioco e poi utilizzato didatticamente, di
scoprire e di estrarre mediante problemi, i più grandi fondamenti algebrici
e geometrici in essa contenuti:

1) La visualizzazione geometrica dei prodotti notevoli.

2) Il Teorema “di Pitagora” e quello “di Lazare Carnot”

3) La conseguente visualizzazione e scoperta dello Gnomone e


della sua tecnica induttiva contenuta.

4) Il rapporto Aureo.

5) I primi concetti di Equivalenza, di Limite e Infinito.

6) La soluzione dei Problemi di 1°, 2° e 3° grado.

7) L’origine e lo sviluppo dei Poligoni e dei Poliedri regolari.

Aldo Bonet pag. 39/153


Lettera dello Scriba

Un diagramma ( o tetragramma) d’argilla, che probabilmente era visto


come una semplice superficie modulare e sviluppabile in altezza, dotata
inoltre di una straordinaria simmetria, anzi, proprio la sua straordinaria
simmetria è stata la chiave magica il “passe- partout” che ha aperto le
porte all’algebra e alla cultura matematica delle civiltà arcaiche,
consentendo e facilitando all’antico Scriba babilonese di raggruppare,
come rivedremo ora, anche i problemi diretti (e non solo quelli con
sistema) connessi con le superfici e cioè, i seguenti:

Tavoletta BM 13901,testo n° 1, tradotto algebricamente: X2 + 1X = 45 e


nel nostro sistema numerico: X2 + 1X = 3/4 = 0,75

Fig.10

Se osserviamo il diagramma (o tetragramma) d’argilla nelle sue fasi


applicative (disegnato in questo caso, Fig 10, nella sua forma generica o

Aldo Bonet pag. 40/153


Lettera dello Scriba

standard mediante i dati del problema), siamo indotti a vedere


internamente allo stesso quattro figure geometriche rettangolari composte
da un quadrato X2 più lo sporgente o l’unità di proiezione di area (X x 1),
cioè uguale ad una superficie di area complessiva pari a 4X2 + 4x(X x 1)
diversa e più ampia di quella del problema dato che invece è individuato
da una soltanto delle quattro e localizzato dall’area pari a: X2 + 1X.

Questo perché, il problema viene quadruplicato onde poter posizionare


perfettamente la croce simmetrica di frazionamento su dei punti noti del
diagramma, la quale, consente d’innestare il principio fondamentale della
semisomma e della semidifferenza che permette di dividere il diagramma
d’argilla visibilmente e idealmente in quattro parti uguali (i quattro
quadrati della semisomma che includono i quattro quadratini della
semidifferenza) in modo da consentire allo Scriba babilonese di essere
guidato verso le fasi conclusive dell’algoritmo algebrico e, per non
esserci equivoci, lo sporgente (X x 1) (o l’unità di proiezione che
corrisponde al lato accumulato sui quadrati componenti) nella sua
fattispecie è sempre lo stesso, uno e uno soltanto, sia che lo si consideri
col problema visto orizzontalmente, sia che lo si consideri col problema
visto verticalmente e quindi, di conseguenza, anche la sua mezza- parte.

Se poi andiamo ad analizzare bene, prestando fede alle traduzioni di


Thureau-Dangin, l’unità sembrerebbe intesa dallo Scriba come un
insieme di cose che escono o sporgono da qualcos’altro e quindi espressa
sotto una forma plurale ! (rivedere nota complementare 2)

Ora prenda il testo BM 13901 N°1 (da Lei tradotto a pag. n°2 del suo
materiale della conferenza, Allegato n°1 Appendice punto B ) e osservi,
per correlazione col mio diagramma d’argilla, passo dopo passo, questa
migliore e corrisponde sintonia con i passaggi algebrici dello Scriba.
Confrontare con : J.Høyrup, Lengths, Widths, Surfaces, Springer 2002,
pag.50,51,52 Cap. III e anche con la Rivista MATHESIS, Vol XIII, n°3
Agosto 1997, filosofía e historia de las ideas matemáticas, Departamento

Aldo Bonet pag. 41/153


Lettera dello Scriba

de Matemáticas Facultad de Cencias,Universidad Nacional Autónoma de


México pag.254, 255, 256, 257, 258.

Testo n°1 BM 13901, in base alla traduzione di J.Høyrup e correlata col


mio diagramma( o tetragramma) d’argilla, vedere la Fig. 11 seguente:

Fig.11
Ingrandire la figura con la funzione zoom

Con gli stessi ragionamenti precedenti, ora faccia lo stesso col problema
diretto successivo, n°2. Confrontare con: J.Høyrup Allegato n°1
Appendice punto B, pag 5 e col suo Libro, Lengths, Widths, Surfaces,

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Lettera dello Scriba

Springer 2002, pag.52,53 Cap. III o anche con la Rivista MATHESIS,


Vol XIII, n°3 Agosto 1997,filosofía e historia de las ideas matemáticas,
Departamento de Matemáticas Facultad de Cencias,Universidad Nacional
Autónoma de México pag. 258, 259, 260, 261.

Tavoletta BM 13901, testo n° 2, tradotto algebricamente: X2 – 1X =


14,30 e nel nostro sistema numerico: X2 – 1X = 870

Fig.12

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Lettera dello Scriba

Testo n°2 BM 13901, in base alla traduzione di J.Høyrup e correlata col


mio diagramma( o tetragramma) d’argilla, vedere la Fig.13 seguente:

Fig.13

Ingrandire la figura con la funzione zoom

Aldo Bonet pag. 44/153


Lettera dello Scriba

5. -L’ARGINE D’ARGILLA O IL REGOLO DELLO SCRIBA

In Textes Mathématiques .Babyloniens, 1938, pag. 237 e in Revue


d’Assyriologie, XXIX, pag 24, 25 Thureau-Dangin spiega una cosa molto
interessante e forse poco osservata, ovvero, nei testi della tavoletta BM
13901, N°1 e 2, Cap.I, pag 1, rigo 1 e 2 ( rivedere Fig.7) i termini
accadici: “wa-ṣi-tam e imtaḫar” sono preceduti prima da un numero ma
ancor prima da un suffisso: “- e”, impiegato nella lingua accadica come
segno di separazione tra due numeri; il suffisso sopraindicato è un
passaggio fonetico preso in prestito o proveniente dal sumerico (iku che
proviene da eg = e): “ e = iku = argine di terra”, così anche Otto
Neugebauer lo interpreta nel suo Glossario a pagg 12, 26 in
Mathematische Keilschrift Texte, Berlin 1935, come terrapieno di un
canale, un componente solido di misura assoluta o di paragone dove nei
testi in questione risulterebbe a mio parere, se correlato al diagramma,
come un regolo d’argilla a scopo identificativo e frazionante, avente
presumibilmente la forma solida a parallelepipedo e un’utile funzione
pratica, forse perché assomigliante al modellino di un argine d’argilla
unitario e per questo descritto nella tavoletta col suffisso (e = iku) ma
probabilmente fu utilizzato dallo Scriba come un pratico strumento
matematico o regolo, sia per identificare attorno al diagramma le relative
unità, ovvero, le parti unitarie fuoriuscenti dei lati e rispettivamente
contrapposte a questo argine unitario d’argilla, sia per poter frazionare
correttamente le unità dei lati o i sottomultipli di essi e componenti il
diagramma d’argilla o anche, lo stesso diagramma in quattro parti uguali
con l’applicazione della croce simmetrica ad esso sovrapposta, tesa e
collegata con identica frazione agli argini d’argilla mediante le due
cordicelle di allineamento, sia allo stesso modo, per frazionare e
inscrivere con precisione le superfici componenti del medesimo
diagramma onde ricondurlo ad una più famigliare forma standard e dove
lo scopo fondamentale era quello di poter trovare quattro punti periferici e
numericamente noti, sui quali tendere e simmetricamente allineare sopra
il diagramma d’argilla, la croce baricentrica che serviva a visualizzare

Aldo Bonet pag. 45/153


Lettera dello Scriba

materialmente il principio fondamentale, mediante il frazionamento, che


determinava i quattro quadrati della semisomma e i quattro quadratini
della semidifferenza ed infine, utilizzato ancora per individuare in modo
analogo i lati parametrici “imtaḫar “ un lato di forma solida a
parallelepipedo e impugnabile, da contrapporre all’area quadrata costruita
nel diagramma, col quale o nel quale poi, effettuare le dovute operazioni
successive.

Otto Neugebauer a pag. 11, Capitolo I nel suo commentario in


Mathematische Keilschrift Texte, Berlin 1935, al termine accadico: “wa-
ṣi-tam” derivato da “pi-ṣi-tam” fa una dovuta parentesi con riferimento
all’illustre collega francese, un termine che Thureau-Dangin lo aveva
tradotto sempre come “l’unità” a seguito di una profonda analisi e che
Neugebauer la ripropone fedelmente in lingua francese: “la signification
est très incertaine, peut-être désigne-t-il l'unité absolue 1° par
opposition à 1ˊ, 1ˋ etc.” ovvero, Thureau- Dangin in sostanza riflette e ci
suggerisce chiaramente, che il termine in questione se venisse analizzato
in un contesto più ampio, inserito per esempio nella frase a cui esso è
collegato e contenuta nei testi matematici che possiamo leggere in
accadico nella tavoletta BM 13901: “– e 1 wa-ṣi-tam, ta-ša-ka-an” la
quale, se la traduciamo direttamente parola per parola, risulterebbe scritta
dallo Scriba col seguente significato:” l’argine unitario 1 alle unità, tu
poni” un termine che letto nel suo contesto più ampio e collegato, ma
correlato perlopiù ad un testo matematico e dentro un’interpretazione di
un’algebra babilonese erroneamente considerata nei primi del novecento
(l’epoca delle prime traduzioni) in forma già astratta o avanzata, giustifica
di conseguenza quel significato più recondito correttamente sottolineato
da Thureau-Dangin: “ un significato molto incerto, sembrerebbe come
indicare un’unità assoluta ( 1°) che si contrappone relativamente ad
altre ( 1ˊ, 1ˋ etc.) ”dove lo stesso Thureau-Dangin, per semplificarne
l’analisi, pone al termine accadico in argomento il significato più
conforme di ”unità matematica”; detto termine però, trova invece a mio
parere, un significato più esplicito e visibile se correlato ad un’algebra

Aldo Bonet pag. 46/153


Lettera dello Scriba

artigianale o empirica e con l’argine avente un’utilità pratica in


connessione al diagramma d’argilla. Neugebauer al termine del suo
commento, “l’unità” di Thureau-Dangin, dal suo punto di vista di
matematico e com’era nelle interpretazioni in voga all’epoca, pensando
quindi di trovarsi di fronte ad un’algebra babilonese già avanzata e
astratta, la traduce preferibilmente come “coefficiente del termine
dell’equazione”. Non me ne voglia caro prof. J.Høyrup, ma nel suo
Libro: Lengths, Widths, Surfaces, Springer 2002, al Capitolo II pag. 13,
queste analisi al termine accadico: “wa-ṣi-tam”, pur indirizzate verso un
punto di vista linguistico interpretativo più squisitamente geometrico, Lei
però, le ha riportate in modo differente e direi anche, in modo molto
superficiale sulle profonde riflessioni e traduzioni fatte dai due Illustri
Assiriologi citati in precedenza. (7)

Vorrei farle vedere l’utile introduzione dei regoli o degli argini d’argilla
che espongo qui di seguito (Fig.14) in forma planimetrica più ingrandita
come anteprima e che applicherò nei due problemi che seguiranno:

Fig. 14

Aldo Bonet pag. 47/153


Lettera dello Scriba

Ora, in base a queste analisi, vorrei qui di seguito (Fig.15a, 15b, e 16a, 16b,) riproporle
integralmente i primi due problemi diretti della Tav.BM 13901, già interpretati in funzione del
diagramma d’argilla ma più in linea con i testi accadici tradotti da Thureau-Dangin e Otto
Neugebauer:
6.-Tav.BM 13901 problema n° 1/a

Fig. 15a
Ingrandire la figura con la funzione zoom

Aldo Bonet pag. 48/153


Lettera dello Scriba

7.-Tav.BM 13901 problema n° 1/b

Fig. 15b
Ingrandire la figura con la funzione zoom

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Lettera dello Scriba

8.-Tav.BM 13901 problema n° 2/a

Fig. 16a
Ingrandire la figura con la funzione zoom

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Lettera dello Scriba

9.-Tav.BM 13901 problema n° 2/b

Fig. 16b
Ingrandire la figura con la funzione zoom

Aldo Bonet pag. 51/153


Lettera dello Scriba

Osservi quindi il responso finale di questi primi due problemi diretti in


disamina e contenuti nella tavoletta BM 13901, sottoposti in correlazione
tra i passaggi indicati dallo Scriba babilonese e il diagramma d’argilla, sia
con i passaggi da Lei tradotti e interpretati, sia con quelli da me riproposti
e più in linea alle traduzioni fatte dagli Assiriologi Thureau-Dangin e
Otto Neugebauer.

Il diagramma geometrico d’argilla a modulo quadrato, come vede,


esclude assolutamente “passaggi chiave” o qualsiasi movimento
dinamico della mezza- parte unitaria da Lei ipotizzato e include
automaticamente “ il passaggio principe” con l’area (X-1) x 1, senza
doverla comporre e quindi, senza doverlo citare. Un diagramma
geometrico dove, una volta costruito o imbastito, non occorre né
immaginare o ricercare aree intermedie, né spezzare sporgenze unitarie
e spostarle per completare il quadrato, ma semplicemente osservare e
farsi guidare, con l’ausilio dei regoli arginali e delle cordicelle di
frazionamento, ad inevitabili ed equivalenti conclusioni o soluzioni
algebriche, in quanto, i passaggi empirici da compiere sono ben visibili
a seguito dell’imbastitura e le soluzioni algebriche già schematizzate
internamente dallo stesso simmetrico diagramma d’argilla.

Osservi ora, come risulta più comprensibile e corrispondente nei testi dei
problemi diretti n°1 e n°2, il passaggio da Lei tradotto e descritto dallo
Scriba babilonese, quando passa immediatamente dal concetto esplicativo
di posizionamento indicativo della proiezione unitaria o dello sporgente
“1 lo sporgente (o gli sporgenti, le unità) tu poni” a quello esplicativo di
individuazione della linea di successivo frazionamento “La mezza – parte
di 1, “tu rompi” o più correttamente diremo:” tu fraziona o interrompi”
e, tutto questo, senza dover comporre superfici intermedie in quanto,
l’area (X-1) x 1 è già automaticamente composta dal diagramma. Noti
inoltre, come risulta adesso più comprensibile e corrispondente, nei testi
dei problemi diretti n°1 e n°2, il passaggio descritto dallo Scriba
babilonese, quando passa immediatamente dal concetto esplicativo di

Aldo Bonet pag. 52/153


Lettera dello Scriba

frazionamento con l’interruzione simultanea, sul diagramma, lungo tutta


la croce di simmetria (tu interrompi o tu frazionerai), a quello successivo
di contenimento mediante la congiunzione del quadratino d’argilla della
semidifferenza V2 “ Fai che 1/2 e 1/2 tengono (o tu incrocerai)” allo
scopo di completare artigianalmente il quadrato U2 per trovare così la
semisomma o la sub-radice mancante che porta alla soluzione del
problema e dove, come si può notare, non occorre né spezzare mezze-
parti, né muovere alcuna mezza- parte, né quindi dover citare queste
operazioni per immaginare di dover formare un quadrato, poiché è già
visibilmente formato o delimitato, nelle sue linee artigianali composite e
simmetriche, dallo stesso diagramma d’argilla in abbinamento al
frazionamento operato dalle due cordicelle ed è per questo motivo, che le
operazioni da Lei ipotizzate non sono descritte in alcuna tavoletta o in
alcun passo dallo Scriba poiché eluse da ogni tipo d’immaginazione
intellettuale che, contrariamente, obbligherebbe a dover trasformare
geometricamente il problema- rettangolo iniziale, in un quadrato finale
equivalente.

Thureau-Dangin in Textes Mathématiques Babyloniens, 1938, pag.228


aveva anche evidenziato (rivedere nota 2) che lo Scriba concepiva il
termine:“waṣîtum” o “waṣîtu”( fem. di waṣû), più che in una forma
singolare come “l’unità” ( o cosa che esce), nella forma plurale come:
“le unità”; un concetto anche questo, che trova una sua plausibile
collocazione e spiegazione di pluralità soltanto dentro il diagramma
d’argilla che propongo e dove Lei può constatare.

Interessante appare il termine “ – e” un prefisso, o un suffisso come l’ha


chiamato e analizzato Thureau-Dangin e non affatto trascurabile! Nel
diagramma d’argilla assume una funzione pratica in qualità di un’unità
arginale o meglio, di più regoli unitari arginali, fondamentali per
l’individuazione o per il frazionamento dei lati componenti lo stesso
diagramma, ma anche matematicamente indispensabili per proseguire nel
calcolo algoritmico con l’individuazione e la materializzazione dei lati dei

Aldo Bonet pag. 53/153


Lettera dello Scriba

quadrati d’argilla costruiti; una sorta di radice quadrata solida:“imtaḫar “


che non coincideva idealmente col lato del quadrato come Lei ha ipotizzato in
modo, direi, troppo raffinato, ma invece come può constatare secondo la mia
ipotesi, poteva essere interpretata più concretamente o artigianalmente come un
regolo, una barretta solida d’argilla manipolabile, com’era nello stile artigianale
proprio e più plausibile di quel tempo.

Osservi infine l’eloquente sintonia e come risulta effettivamente più


comprensibile o più corrispondente con la similare schematicità dei due testi e
con gli stereotipati passaggi algebrici dello Scriba babilonese ravvisabili in
entrambi i problemi e perfettamente collegati o integrati per correlazione
esplicativa e numerica col diagramma d’argilla a modulo quadrato, come vede,
unico per gli stessi problemi diretti n°1 e n°2.

Giusto per farle notare l’importanza fondamentale dei regoli arginali d’argilla
citati in precedenza e del loro inequivocabile e pratico utilizzo applicativo, le
proporrò qui di seguito(Fig. 17a, 17b) la corretta interpretazione del consecutivo
problema diretto n°3 della stessa tavoletta BM 13901, risolvibile mediante
l’unicità del diagramma d’argilla, il quale, grazie all’analisi di questo problema,
apparirà proprio come un autentico paradigma utilizzato anche per la soluzione
di tutti i problemi successivi contenuti nella medesima tavoletta; i primi sei
problemi diretti, è facile vedere che fanno tutti parte di una stessa famiglia, dove
il diagramma d’argilla e i suoi regoli ausiliari svolgono un ruolo versatile e
basilare nella soluzione che lo Scriba ripercorre gradualmente in vari modi
possibili per poi ricondurli tutti alla stessa forma risolvente del diagramma
utilizzato e visualizzato per il primo problema, il quale, non a caso, apre la
tavoletta in argomento.

Il problema n°3 della Tav. BM 13901 è molto importante per le osservazioni in


nota 1, pag.2, in Textes Mathématiques Babyloniens, 1938, di Thureau-Dangin
che si riveleranno esatte e ci faranno comprendere, con più consapevolezza, le
conoscenze dello Scriba. Difatti, non conosceva come noi il calcolo algebrico
come esso richiede e nemmeno una formula matematica generale risolutiva delle
equazioni di 2° grado nel senso moderno del termine, ovvero, sullo stile esposto
da Neugebauer a pag 10 Kap 1 in Mathematische Keilschrift Texte, Berlin 1935,
ma bensì seguiva, attraverso il diagramma d’argilla, degli schemi artigianali che

Aldo Bonet pag. 54/153


Lettera dello Scriba

gli consentivano di giungere alle soluzioni dei problemi proposti e questo, credo,
costituisce un’ottima prova (una delle tante come vedremo nel seguito) a favore
dell’esistenza del diagramma d’argilla che qui difendo e ripropongo.

10.-Tav. BM 13901 problema n° 3/a

Fig. 17a. Ingrandire la figura con la funzione zoom

Aldo Bonet pag. 55/153


Lettera dello Scriba

Confrontare con: J.Høyrup Allegato n°1 Appendice punto B, pag 5,6 e il suo Libro, Lengths, Widths,
Surfaces, Springer 2002, pag.53, 54, 55 Cap. III, nonché la Rivista Mathesis, Vol XIII, n°3 Agosto
1997,filosofía e historia de la ideas matemáticas, Dipartamento de Matemáticas Facultad de
Cencias,Universidad Nazional Autónoma de México

11.-Tav.BM 13901 problema n° 3/b

Fig. 17b. Ingrandire la figura con la funzione zoom

Aldo Bonet pag. 56/153


Lettera dello Scriba

12.-Osservazioni finali:

1) Forse, proprio l’unicità e la semplicità del diagramma d’argilla è stata


la buona causa della sopravvivenza dei problemi paleo babilonesi che ha
consentito la loro ricomparsa dopo il buio millennio o “medioevo
babilonese”, successivo al periodo di Hammurabi;…. dopo un lungo
periodo generazionale di abbandono dei lumi, risulta più facile per la
mente umana far sopravvivere nella memoria un unico e semplice
diagramma utilizzato dagli antichi padri come paradigma per lo studio e
la soluzione di numerosi e diversi problemi piuttosto che rammentare o
tramandare diversi e numerosi diagrammi per la soluzione di altrettanti
problemi! Maggiormente poi, se la sezione modulare di questo e unico
diagramma d’argilla veniva anche frequentemente visualizzata nella
pratica edile progettuale e costruttiva quotidiana.

2).Quest’ultimi problemi diretti e risolti con l’unico diagramma d’argilla,


ci fanno capire che i babilonesi in fondo, non conoscevano o facevano
distinzione tra problemi diretti e quelli con sistema (riconducibili alla
forma standard), risolti e già visti nel Periodico di Matematiche n°3,
2008, da pag. 33, esattamente come quelli delle tavolette: YBC 6967, BM
34568, Tav.H testo IX di Susa, n°3 ecc, poiché l’impostazione o
l’imbastitura preliminare sul diagramma d’argilla che lo Scriba utilizzava,
era la stessa e veniva mescolata per tutti i problemi, senza avvertire
alcuna distinzione specifica o di gruppo, se non quella di una
composizione diversa per seguire un procedimento specifico relativo ad
ogni problema che appariva sullo stesso diagramma e opportunamente
impilato coi mattoni nelle varie fasi. La frequente trasformazione,
annotata da Otto Neugebauer, nel Libro, Le Scienze Esatte nell’Antichità,
Feltrinelli 1974, con la quale i babilonesi trasformavano col “calcolo
algebrico” un sistema di equazioni di 2° grado, fatto di somma e prodotto
in un sistema di 1° grado fatto di somma e differenza ( Vedere inoltre
Aldo Bonet, le possibili origini geometriche del principio della
semisomma e semidifferenza delle incognite in uso presso i Babilonesi e

Aldo Bonet pag. 57/153


Lettera dello Scriba

sue applicazioni, L’educazione Matematica n°3 Dicembre 1989, pag 202)


era un procedimento pratico dettato più dagli schemi artigianali seguiti
dallo scriba e ben visualizzati sul simmetrico diagramma d’argilla, che da
una vera consapevolezza di un calcolo applicato e finalizzato per ottenere
una precisa trasformazione algebrica.

3). Inoltre, abbiamo constatato, che gli antichi scribi non conoscevano,
come noi, le formule risolutive o il calcolo algebrico come esso richiede
nella sua forma scritturale o più astratta, ma seguivano in modo
artigianale e validamente equivalente degli schemi sviluppati in un
procedimento materiale – costruttivo fatto con mattoni ma altrettanto
efficaci, in quanto ben visualizzati sopra una sezione modulare di
straordinaria simmetria di cui godeva il diagramma d’argilla, che
conduceva facilmente gli antichi scribi, passo dopo passo, verso delle
equivalenti soluzioni algebriche. Questo ci permette anche di capire
meglio il perché le arcaiche Civiltà di ben 5000 anni fa hanno potuto
raggiungere facilmente la soluzione di problemi di 1°,2° e 3° e con essi,
un notevole sviluppo nelle scienze matematiche primigenie.

4). Proprio il non aver distinto le operazioni matematiche da quelle


artigianali di procedimento e imbastitura dentro il diagramma d’argilla,
potrebbe essere la probabile concausa della presenza nei testi babilonesi,
di più operazioni differenti: additive, sottrattive e moltiplicative….che
bisognerà distinguere di volta in volta (Ved. Periodico di Matematiche,
Mathesis, n°3, 2008, pag.73, nota bibliografica n° 14)

5). Di indubbio interesse è apparso il fatto, che questo diagramma


d’argilla a modulo quadrato è stato il progenitore degli altri diagrammi
d’argilla poligonali regolari e dei consequenziali poliedri sviluppati nello
spazio.

6). Infine è interessante osservare che la tecnica empirico–deduttiva


mediante lo spostamento rigido o di tassellatura con mattoni, da me

Aldo Bonet pag. 58/153


Lettera dello Scriba

presentata con la mia prima pubblicazione del 1989, riecheggia non solo
con tutte le nozioni comuni elencate sul Libro primo degli Elementi e con
alcune proposizioni note, ma gli schemi geometrici estrapolabili in due
dimensioni sul diagramma sono identici a molte costruzioni geometriche
finali che si trovano esposte nelle proposizioni contenute nei vari libri
della stessa Opera di Euclide (Ved. anche Aldo Bonet Periodico di
Matematiche, Mathesis, n°3, 2008, pag. 58,59, 60, 66, 67 Allegato 11 e
nota bibliografica n° 26, pag.75, inoltre, vedere, Aldo Bonet, in La
Scienza di Talete di cui alle note complementari n°13, 20, vedere:
www.storiadellamatematica.it )

13.-Tav. AO 8862 problema n°1


Ad ulteriore prova e conferma di quanto detto finora, nonché
dell’esistenza inequivocabile di questo basilare diagramma d’argilla le
ripropongo, come le inviai già nel 2008, ancora il primo problema della
tavoletta AO 8862 (8), la più antica che abbiamo a disposizione sui
problemi algebrici babilonesi, un problema del tipo: x y + x-y = 183;
x+y = 27, un sistema di 2°grado, risolto correttamente dallo Scriba, che
qui analizzerò più accuratamente con dodici tavole allegate in appendice,
in funzione del diagramma d’argilla a modulo quadrato, dove, non a caso,
risulterà ancora lo stesso per la risoluzione dei tre problemi successivi
presenti nella stessa, che vedremo meglio, nell’Arte dello Scriba.

(VED. TESTO ACCADICO-AO 8862, 1- APPENDICE PUNTO E)

(VED. DODICI TAVOLE-AO 8862, 1-APPENDICE PUNTO F)

Confrontare il problema AO 8862, sviluppato nelle dodici tavole


allegate, sia con Allegato n°1 Appendice punto B, J.Høyrup, pag
10,11,12 , sia nel Libro, Lengths, Widths, Surfaces, Springer 2002, da
pa 162 a pag.170 Cap.V e anche nella Rivista MATHESIS, Vol XIII,
n°3 Agosto 1997,filosofía e historia de las ideas matemáticas,
Departamento de Matemáticas Facultad de Cencias,Universidad Nazional

Aldo Bonet pag. 59/153


Lettera dello Scriba

Autónoma de México, nonché col Libro Storia dell’Algebra, Silvio


Maracchia, Liguori, 2005 da pag 87 a pag. 92.

Questo diagramma d’argilla, ora che finalmente è stato pubblicato e


riproposto nella innovativa prosecuzione, sul Periodico di Matematiche,
n°3, 2008 da pag 33 a pag 78, e ulteriormente avvalorato dopo questa
lettera aperta che lo evidenzia in modo inequivocabile, spero che non
rimarrà nuovamente sepolto nella sabbia dell’indifferenza di anacronistici
pregiudizi, o ancor peggio, come Lei ben sa, in forme malsane di rivalità
e plagio compiute da parte di soci fondatori SISM nei confronti delle mie
ricerche a partire con la mia prima pubblicazione del 1989.

Un articolo pubblicato sulla Rivista L’educazione Matematica nel 1989,


che forse Lei, prof. Høyrup, non ha potuto conoscere prima del 2007 per
non essere stato messo al corrente o forse, conosceva personalmente ma
senza avergli dato il giusto peso che meritava.

Mi auguro solo che non ci siano invece, ancora agli inizi del nostro terzo
millennio, i soliti pregiudizi a riguardo e che almeno Lei sia d’accordo
con lo scrivente e pertanto convinto che questi arrivismi accademici, non
fanno onore né un favore alla cultura matematica che abbiamo ereditato
mediante notevoli sacrifici, con la serietà e la saggezza dei nostri
predecessori nel corso dei millenni storici, ma semmai, spero proprio che
questo diagramma d’argilla venga apprezzato come studio da condividere
poiché ora, dopo tanti secoli trascorsi dalla sua scemante scomparsa e
grazie ad una felice intuizione giovanile di un semplice autodidatta e
appassionato come lo scrivente (appassionato tanto quanto Lei) nonché
alla disponibilità divulgativa di persone di buona volontà amanti della
Cultura, questo arcaico archetipo algebrico lo abbiamo fortunatamente
qui a nostra completa disposizione per studiarlo, approfondirlo e semmai
diffonderlo meglio, finché risulti giustamente un patrimonio matematico
fondamentale di tutti, come fu già nei vari millenni storici dopo la sua
prima e arcaica comparsa, quindi, da valorizzare o esplorare per ulteriori

Aldo Bonet pag. 60/153


Lettera dello Scriba

sviluppi sulle primissime origini del pensiero scientifico dell’uomo;


potremmo, come le dissi già a suo tempo, lavorare assieme e giungere a
chiarire definitivamente, non solo la schematicità dei testi e i passaggi
algebrici contenuti nelle tavolette ma anche approfondire i seguenti
interrogativi importanti per la storia dell’algebra.

14.-Domande finali:

1) I Babilonesi ( o forse già i Sumeri, Egizi, Cinesi e Indiani) avevano o


no un loro metodo (o regola) generale di risoluzione dei problemi
algebrici?

2) Questo diagramma d’argilla a “modulo quadrato” poteva essere in


questo contesto una buona base progenitrice per disporre di una regola o
di un metodo o di uno strumento algebrico e didattico generale, sia per lo
sviluppo dell’algebra che della geometria?

3) Avevano potuto o no, tentare l’ardua scalata ai problemi di 3° grado


con il problema: “X2 Y=a ; X+Y=b; X=? e Y=?” obbligati ad incontrarlo
nel diagramma geometrico d’argilla a “modulo cubico”, sviluppato alla
terza dimensione?

4) Perché la tecnica di spostamento rigido o di tassellatura nel piano e


nello spazio è incredibilmente identica tra i Babilonesi e i Cinesi?

5) La loro algebra era “un’algebra” o un metodo algebrico mirato, ampio


e unico, sottaciuto alle altre Civiltà, oppure ampiamente trasmesso o
condiviso, in che misura e perché?

6) Il principio della semisomma e della semidifferenza è, o non è, una


invenzione che si può far risalire ai Sumeri o forse ad una più vasta e
antica Civiltà Madre? E se lo è :“Erone, Diofanto, Antonio dè Mazzinghi
e gli Algebristi Italiani del Rinascimento” chi di loro e in quale misura è

Aldo Bonet pag. 61/153


Lettera dello Scriba

stato direttamente o indipendentemente influenzato o affascinato da


questo principio fondamentale dell’algebra-geometrica?

7) Sumeri e Babilonesi, Egizi, Cinesi e Indiani perché conoscevano tutti


la stessa tecnica e lo stesso problema noto come il problema del
scivolamento del palo e quindi il “teorema di Pitagora” già nell’alta
antichità, nonché di conseguenza, tutti lo stesso diagramma d’argilla a
modulo quadrato che propongo come archetipo?

8) Pitagora, Erone, Diofanto e Al-Kuwarizmi hanno conosciuto e


importato anche loro questo diagramma d’argilla, ovvero, questa
macchina matematica fatta con mattoni dalla Mesopotamia, o dalla Cina,
dall’India o dall’Egitto?

Perdoni questi quesiti e queste mie entusiasmanti convinzioni, ma mi


hanno segnalato che Lei, attualmente, anche per l’antagonismo della sua
ipotesi che si contrappone alla mia, risulterebbe lo specialista più indicato
per giudicare meglio questo mio lavoro, ma anche, per contrastarlo
efficacemente se vuole, oppure, giudicarlo positivamente giusto da fornire
autorevoli consigli per completarlo al meglio nell’esclusivo rispetto e
amore della ricerca sulle origini dell’algebra. Rivolgo lo stesso invito a
tutti coloro, appassionati e specialisti della materia, che ritengono di poter
collaborare attivamente alla prosecuzione di questo importante studio,
dentro un progetto basato sulla ricerca di ulteriori indizi o prove tangibili
in favore dell’esistenza di questo diagramma d’argilla a modulo quadrato,
il quale, dopo quanto abbiamo constatato in questa lettera, possiamo
affermare con consapevolezza e fiducia, che questo diagramma d’argilla
perduto ma ora finalmente ritrovato, è stato certamente l’archetipo della
genesi algoritmica di un antichissimo ed empirico calcolo algebrico,
semente delle origini del pensiero scientifico, che ha sviluppato le radici
per la futura crescita della nostra attuale cultura matematica.

Grazie di cuore e un buon saluto. Geom. Aldo Bonet

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Lettera dello Scriba

15.-NOTE COMPLEMENTARI
1) Questo particolare aspetto mentale mesopotamico, di un’algebra
d’argilla nata dall’empirismo, fatta con strisce, linee larghe o con spessore
da omogeneizzare con superfici, e di numeri solidi, s’è trascinato, dopo le
scuole pitagoriche, ancora per secoli e dentro la cultura matematica
islamica che ritroviamo nell’opera di Al-Khuwarizmi e ancora, Storia
dell’Algebra Silvio Maracchia, Liguri 2005, pagg 72, 73: “ in Omar
Khayyam allorché parla di <<numero solido>> considerato come
altezza di un parallelepipedo con base quadrata di area uguale ad
uno”

2) Thureau Dangin in Textes Mathématiques .Babyloniens, 1938, pag


228, il termine accadico “wa-ṣi-tam” femminile di “wasû” presente nei
testi BM13901, N°1 e 2 lo traduce come “l’unità” ma poi in parentesi
aggiunge una domanda molto interessante: wasû: “ unité ” Mot a mot
“sorti”. ( le nombre étant conçu comme une collection, un groupe, l’unité
est “ce qui est sorti” du groupe ?). Ovvero, Thureau-Dangin lo traduce
come “ cosa che esce” ma più precisamente nel contesto, come “unità”
e in parentesi aggiunge che il numero unitario è concepito dallo Scriba
più appartenente ad un insieme o ad un gruppo e si pone la domanda:
“l’unità o le unità?” e “ le unità sono cose che escono dal gruppo?”

Quindi Thureau-Dangin lascia trasparire che l’unità è concepita più al


plurale, come cose unitarie che escono o sporgono da qualcos’altro; ma
io suggerirei, si al plurale, come cose unitarie che, secondo i casi,
sporgono per unione o escono per sottrazione da qualcos’altro ma
rimanendo sempre all’interno di un unico insieme raggruppato, dove, nel
nostro caso, potrebbe essere individuato propriamente nel diagramma
d’argilla che propongo.

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Lettera dello Scriba

3) La frase : “ 1, lo sporgente tu poni, mezza – parte di 1 tu rompi ” è


riportata in modo diverso dal prof. J.Høyrup e compare in una sua
traduzione, per lo stesso testo, con una punteggiatura differente, fatta sia
dallo stesso prof. J.Høyrup nel materiale per la sua conferenza, che
traduco qui dal francese: 1, lo sporgente tu poni. La mezza – parte di 1 tu
rompi” sia dagli Illustri Storici: Thureau Dangin, a pag 1 Cap I per lo
stesso problema in Textes Mathématiques .Babyloniens,. 1938 traduce:
“Tu poseras 1, l’unité. Tu fractionneras en deux 1” che traduco qui dal
francese: “ Tu porrai 1, l’unità. Tu frazionerai in due 1” e Neugebauer,
la traduce :”1, den Koeffizienten nimmst Du. Die Halfte (von) 1 brichst
Du ab” , Otto Neugebauer a pag 5 Kap 1 Mathematische Keilschrift
Texte, Berlin 1935, per lo stesso problema n° 1 BM 13901, che traduco
qui dal tedesco:”1, il coefficiente Tu poni. La metà di 1 Tu interrompi (o
fraziona)”.

4) Nel libro”Matematica, i luoghi e i tempi” a cura di Bartocci e


Odifreddi, Einaudi 2007 , nel Capitolo LE ORIGINI, a pag 23 viene, dal
prof. J.Høyrup, riportata la frase : “Poi, lo sporgente viene rotto in due,
e una mezza-parte (insieme alla parte del rettangolo che rappresenta)
viene mossa in modo da contenere con l’altra mezza-parte”

5) Notare che questo concetto di frazionamento effettivo, quello che


produce nell’operazione la mezza-parte e che viene tradotto direttamente
dal prof. J. Høyrup col termine : “Tu rompi” , Otto Neugebauer a pag 5
Kap 1 Mathematische Keilschrift Texte, Berlin 1935, per lo stesso
problema n°1 BM 13901 ( ma anche per gli altri problemi), nello stesso
punto lo traduce con la frase: “ Die Hälfte (von) 1 brichst Du ab” che in
lingua e tradotta dal punto di vista matematico significa: “ La metà di 1
Tu fraziona o interrompi o dividi” e Thureau Dangin a pag 1 Cap I per lo
stesso problema in Textes Mathématiques .Babyloniens,. 1938 nello
stesso punto lo traduce, in linea con Otto Neugebauer, con la frase : “Tu
fractionneras en deux 1” che significa letteralmente: “ Tu frazionerai in
due 1”, o “Tu dividerai in due 1”; significati, come si può constatare,

Aldo Bonet pag. 64/153


Lettera dello Scriba

molto diversi da quello tradotto per lo stesso problema nello stesso punto
dal prof. J. Høyrup il quale, lo sostituisce con un termine che tende
assimilare o coniugare, a pag 2 nella sua traduzione diretta in francese,
con la frase: “ La mi- part de 1 tu brises” che significa letteralmente: “La
mezza parte di 1 tu rompi”, la frase qui tradotta, il prof. J. Høyrup la
conferma anche in inglese: “ The moiety of 1 you break”, dove la
ripresenta nel culmine del suo lavoro raccolto nel Libro: Lengths, Widths,
Surfaces, Springer 2002, al Capitolo II e III. …Rompere una parte, come
sostiene l’autore J. Høyrup nella sua ipotesi, è un’operazione dirompente
o una frazione effettiva che la spezza, la produce e la trasforma nel suo
risultato, ma io direi, completamente diversa dal frazionamento proprio
della parte intera o unitaria, come l’hanno interpretata invece i due Illustri
Storici Matematici e Assiriologi sopracitati, che visibilmente o
idealmente la suddivide, la fraziona o la interrompe!.Anche se, buona
parte degli Storici dei primi del novecento, nel tradurre le tavolette
cuneiformi, ritenevano di essere davanti ad un’algebra numerica o
astratta, ciò non toglie che in questo caso e di fronte ad un’algebra
geometrica ancor più, a mio parere, squisitamente artigianale, il
significato usato dallo Scriba babilonese debba necessariamente cambiare
dal momento che sul diagramma d’argilla che propongo, la croce di
simmetria (fatta con due cordicelle) posta in opera sopra di esso con la
quale inserisce il principio della semisomma e della semidifferenza, lo
fraziona propriamente o lo suddivide idealmente in quattro pari uguali,
ma certamente non lo spacca! Il frazionamento proprio dell’intero,
assume più il significato di:”troncare o rompere una continuità con
qualcosa” però, ovviamente, senza dover spezzare nulla!…Altrimenti, se
lo Scriba babilonese avesse voluto esprimere nel caso in specie un
termine accadico più esplicito, avrebbe potuto estrarre dal suo
vocabolario mesopotamico termini più consoni come “tagliare=kasâmu”
o “ridurre=kasâru” o “rompere=ḫasâbu” che assumono più chiaramente
il concetto di frazionamento effettivo, quello che produce, spezza o
smembra nel risultato dell’operazione la parte frazionata, inoltre, non si
comprende il perché Otto Neugebauer in fase di traduzione, nel qual caso,

Aldo Bonet pag. 65/153


Lettera dello Scriba

non avrebbe associato di conseguenza e più specificatamente il termine


tedesco più dirompente “brechen” o “zerschlagen” che significa
letteralmente “rompere, spaccare, smembrare” utilizzando quindi più
esplicitamente, nello stesso punto del problema, parole più dirette ed
esplicite del tipo: “zerbrechen“ o “ab–brechen” o “aufteilen”, invece
come si può vedere, traduce con la frase:“brichst Du ab”. Che
letteralmente significa ” Tu interrompi” la quale indica un’operazione
dall’aspetto chiaramente frazionate e intesa più come un’interruzione di
una continuità.

A pag.16 in Mathematische Keilschrift Texte, Berlin 1935 nel suo


vocabolario il termine accadico in argomento, Neugebauer lo traduce
come “ḫipû = ḫi-pi” e lo interpreta in modi differenti a seconda dei
casi:sia col termine più dirompente “zerbrechen” ma anche col termine
“brich ab” nella tavoletta BM 85194 e lo interpreta più come ”bruchteil”
che significa “ frazionare” o anche come “halbieren” che in tedesco
significa “dividere”.

Lo stesso dicasi di Thureau-Dangin che dimostra la sua indipendente


visione traduttiva, a volte decisamente critica (Vedere, Revue
d’Assyriologie Vol XXXIII Paris,1936 pagg.55, 56, 57, 58, 59, 60, 61)
rispetto (ma nel rispetto reciproco) al libro Mathematische Keilschrift
Texte, Berlin 1935 del suo illustre contemporaneo Otto Neugebauer,
quando per esempio, nel tradurre i primi quattro problemi della Tav. AO
8862, quei termini che potrebbero essere intesi per un logico- matematico
più come “lunghezza” e “larghezza” di una figura geometrica, Thureau-
Dangin li legge da puro linguista nel loro significato originario più vero
così come espressi dallo Scriba e li traduce rispettivamente come il
“fianco (šiddum = uš)” e il “fronte (pûtum = sag)” ed entrambi presi
assieme, in accadico (šiddu- pûtum), l’interpreta poi laconicamente, nel
caso in specie, come ”rettangolo” geometrico, anche se poi precisa che
quei termini accadici sono riutilizzati analogamente, su altre
tavolette,(BM 85200+VAT 6599) per indicare delle profondità o delle

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Lettera dello Scriba

fasce laterali di uno scavo e quindi associabili, nel caso in specie, anche
ad un “parallelepipedo rettangolo” (Revue d’Assyriologie Vol XXXIII.
Paris, 1936 pagg. 57, 58, nonché, Textes Mathématiques .Babyloniens,.
1938, pag.11 e 65); interessante a tal proposito, è l’osservazione acuta di
Thureau-Dangin a pag. 59 nella medesima Rivista sopracitata: “Les
nombres ont d’ailleurs en eux-mèmes une logique, qui, à elle seule,
peut servir de fil conducteur.Mais ils peuvent parfois tromper” ovvero,”
I numeri (per un matematico) sono di per sé una logica che può servire
da filo conduttore. Ma a volte (nelle traduzioni in specie) possono
indurre in errore.” Possiamo essere ancora d’accordo con quanto scrive
precedentemente a questa corretta osservazione, nella stessa pag.59,: “
l’interpretazione matematica è nell’opera di Neugebauer molto migliore
dell’interpretazione filologica, poiché l’autore opera sul suo terreno”,
ma io credo e aggiungo che, anche per i testi matematici cuneiformi non
dobbiamo assolutamente trascurare l’analisi preziosa di un linguista,
soprattutto poi di un grande linguista, come fu Thureau-Dangin, poiché è
sempre molto obiettiva e decisamente più vicina al vero significato,
quello originale esplicato dallo Scriba.

Se l’illustre Assiriologo Thureau-Dangin non si è risparmiato, nel


difendere i suoi punti di vista, quando dallo stesso sono stati valutati
differentemente rispetto a quelli del suo illustre contemporaneo Otto
Neugebauer, per il concetto di frazionamento in argomento invece,
tradotto dall’accadico “ ḫepû “, come abbiamo visto sopra, sono entrambi
sulla stessa linea in quanto Thureau Dangin, non usa assolutamente il
verbo francese “briser”, utilizzato invece dal prof. J.Høyrup, che
significa letteralmente “rompere”, ma concorda invece, con Neugebauer,
col verbo francese ”fractionner” o “fration” che Lui traduce
direttamente dal termine accadico: “ḫepû” o “ḫipîtu” e dove lo spiega
meglio in Textes Mathématiques .Babyloniens, 1938, pag. 217, 218.;
soltanto a pag. 236 al termine: “ḫepû / g a z ”, Thureau-Dangin introduce
soltanto una seconda versione usando l’avverbio “peut-être = forse” per
un termine analogo ma che in accadico viene scritto distintamente come:

Aldo Bonet pag. 67/153


Lettera dello Scriba

“ḫasâbu” il quale, tende ad esprime un concetto più dirompente come


“staccare, rompere, smembrare”, nel testo del problema in argomento
però, lo Scriba si esprime con questi tecnici e precisi vocaboli accadici:
“ba-ma-at 1 te-ḫe-pe” che letteralmente significa: “un mezzo di 1 tu
fraziona” così come specifica chiaramente lo stesso Thureau-Dangin a
pag 218, mentre a pag 231 la frazione numerica 1/2 la indica coi termini:
“ mi-iš-li-im “ o “ ba-ma-at”.

Anche altri Illustri Studiosi come E. M. Bruins e M. Rutten in Textes


Mathématiques de Suse, Paris 1961, per esempio a pag 76 e 79, in
accordo con i due Illustri Storici sopracitati, usano, per analoghi problemi
di 2° grado, il verbo francese “fractionner”; “fractionne en deux ecc.”
che tradotto significa letteralmente “frazionare, dividere”, “ fraziona o
dividi in due ecc” così come il termine accadico : ”ḫepû” nel loro
vocabolario a pag. 132 dello stesso Libro sopracitato, lo concordano
come: frazionare, ḫepe (mišil) frazionare in due metà, per esempio, lo
stesso significato che potrebbe avere una proprietà frazionata o suddivisa
fra eredi. Un concetto significativo, che già nel periodo paleo- babilonese
dovevano averlo ben chiaro nella mente dal momento che i numerosi testi
amministrativi rinvenuti di vendita, appalto o comodato d’uso dei terreni,
dimostrano che in quell’epoca era all’ordine del giorno!

A. Sachs e O.Neugebauer in Mathematical Cuneiform Texts,1945 a pag,


129, per il problema di 2° grado, contenuto nella tavoletta YBC 6967
traducono i punti 3,4 e5 con la seguente frase: ” As for you – halve 7, by
which the igibum exceeded the igum, and (the result is) 3;30”, che
significa: “ Tu dividi in due 7, ( la parte) con la quale la lunghezza supera
la larghezza e (il risultato) fa 3;30”. Il prof. J.Høyrup, nella Rivista
Universitaria Messicana MATHESIS, Vol XIII N°3 Agosto 1997 pag
266, per lo stesso problema YBC 6967 negli stessi punti 3,4 e 5 traduce:
“You, 7 which the igibum over the igum goes beyond to two break: 3° 30’
”, che significa “Tu, 7 ( la parte) dove la lunghezza supera la larghezza,
rompi in due (e fa): 3° 30’ “lo stesso prof. J.Høyrup, conferma il

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Lettera dello Scriba

medesimo significato, usando il verbo francese “ briser” ovvero


“rompere”, per lo stesso problema YBC 6967 negli stessi punti 3,4,5, a
pag 6 dell’allegato materiale per la conferenza del 1998. Un significato,
come già evidenziato sopra, completamente diverso da quello inteso dagli
Illustri Assiriologi sopracitati.

6) L’educazione Matematica, Anno X serie II Vol.4 n°3 Dicembre


1989, Rivista quadrimestrale del Centro di ricerca sperimentazione
dell’educazione matematica di Cagliari, Aldo Bonet, LE POSSIBILI
ORIGINI GEOMETRICHE DEL PRINCIPIO DELLA SEMISOMMA E
DELLA SEMIDDIFFERENZA DELLE INCOGNITE IN USO PRESSO I
BABILONESI E SUE APPLICAZIONI.

7) Interessante è notare da questo punto di vista, come sia facile


confondere a volte un concetto empirico pattuito dall’uomo dentro una
pratica artigianale - convenzionale e interpretarlo invece erroneamente,
dentro un concetto più astratto di tipo aritmetico, vedere le riflessioni del
filosofo Nereo Villa nel suo Libro” Il Sacro Simbolo Dell’Arcobaleno”
dentro le Premesse- Distinzione fra unità di misura e unità aritmetica:

http://www.nereovilla.it/3/002.htm

Questo è stato ed è l’errore corrente di valutazione di chi si addentra nelle


civiltà arcaiche, con uno spirito assuefatto da una conoscenza mentale
scolastica acquisita, purtroppo, molto avanzata nella sua forma più
moderna o arricchita da tanta astrazione, dimenticando che all’origine
della coerenza mentale, dei nostri arcaici progenitori, vigeva un aspetto
mentale acquisito molto più artigianale e dentro una forma primordiale
più empirica, dettata dalla vita pratica quotidiana, il cui spirito di
apprendimento era basato più sull’attenta osservazione del mondo
circostante con la manipolazione della sua materia visibile e palpabile,
quindi, più verso lo scoprire le forme con le sue cose materiali semplici
messe a disposizione dell’uomo, piuttosto che immaginarle nelle forme

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Lettera dello Scriba

puramente astratte e intellettuali, stadio questo più progredito, che ha


esordito con le prime scuole Ioniche del mondo Ellenico. Insomma, io
credo, che il pensiero arcaico delle origini è più un affare per artigiani,
geometri o architetti esperti quindi del pensiero pratico piuttosto che per
matematici esperti del pensiero astratto; quegli antichi geometri più a
contatto col lavoro pratico dei comuni operai, così com’erano
comunemente chiamati dagli storici e dai primi pensatori dell’antichità:

La strada empirica o pratica fu la prima strada degli antichi uomini delle


civiltà delle origini; una strada anticipatrice a quella più astratta e
intellettuale successiva ma che aveva già raggiunto dei notevoli obiettivi
scoprendo prima quello che spesso poi, è stato attribuito ad una
successiva e più moderna scienza.

Anche il “teorema di Pitagora” abbiamo visto che non era di Pitagora ma


era contenuto dentro dei mattoni edili e lo scoprirono almeno mille anni
prima di Lui, nella sua forma generale, degli artigiani costruttori delle
arcaiche civiltà potamiche, quindi la strada empirica aveva già trovato le
basi fondamentali dell’algebra prima ancora che iniziasse la matematica
come scienza.

8) Questa lettera l’avevo scritta qualche giorno prima di esaminare la


tavoletta AO 8862, che, grazie a Dio, nel 2007 mi confermò l’esistenza
del diagramma d’argilla a modulo quadrato, il quale si celava dietro le
parole dello Scriba e carpito mediante una chiave d’interpretazione in
perfetta correlazione con tutte le parole elencate, passo per passo, nei testi
dei primi quattro e analoghi problemi della stessa tavoletta, le quali,
trovano tutte un senso logico- compiuto e dove tutto si chiarisce se si
accettano i significati delle parole così come sono stati espressi dallo
Scriba babilonese nel loro significato originale, tradotti dagli specialisti,
in particolar modo da F. Thureau-Dangin, e correlati in sintonia col
diagramma d’argilla, nonché corrispondenti con una tecnica preliminare e
conclusiva d’imbastitura, perfettamente identica con le altre tavolette che

Aldo Bonet pag. 70/153


Lettera dello Scriba

avevo precedentemente esaminato con l’ausilio dello stesso diagramma e


che avevo poi spedito tra il 2007 e inizio 2008 a vari cultori nazionali e
specialisti internazionali ed ora, riesposto qui in forma introduttiva col
primo problema per un successivo approfondimento coi tre consecutivi
che saranno svolti dentro il lavoro conclusivo :l’Arte dello Scriba:

Questa chiave d’interpretazione che vedremo nel proseguimento del


lavoro successivo, ci suggerisce due possibilità:

1) La tecnica di composizione del diagramma d’argilla nella Tavoletta


BM 13901 non è esplicitamente citata nelle sue fasi preliminari forse
perché ormai abituale e quindi, in questo caso, era una tecnica consolidata
e più antica della stessa tavoletta; probabilmente era anche conosciuta dal
nostro misterioso scriba accovacciato dell’Antico Regno Egizio, vissuto
circa nel 2500 a.C che ho scelto per la copertina.

2) Oppure come vedremo nel lavoro successivo: L’Arte dello Scriba, la


composizione del diagramma potrebbe essere già sottointesa se si ricorre
ad un’interpretazione dei problemi sotto un’altra lieve angolazione,
ovvero, tenendo conto di quanto è già stato anticipato nell’introduzione e
con quanto possiamo rilevare dalla Tavoletta BM 15285, ben tradotta da
Thureau-Dangin, Otto Neugebauer e analizzata anche da Jöran Friberg, la
quale ci permette di capire, nel caso in specie, che un’area o meglio, una
quadri-grafia, per gli antichi Scribi: mitḫartum / ìb- sá /ìb-si8, poteva
essere vista sotto un duplice aspetto, non solo singolarmente o racchiusa
dentro un unico perimetro, ma anche composta o suddivisa dentro lo
stesso perimetro da gruppi con più figure geometriche costituenti o
componenti, uguali e opposte, che lo Scriba associa e unifica alla fine,
chiamandole anche col termine, superficie: eqel-šu / eqlu / a-šà; un
duplice aspetto, dove questo vicendevole scambio o richiamo dei termini
accadici, trova assieme agli altri significati annoverati da Thureau-Dangin
in Textes Mathématiques Babyloniens, 1938, pag.222 e per lo stesso
vocabolo (mitḫartu / ìb- sá), un’interpretazione lievemente diversa se

Aldo Bonet pag. 71/153


Lettera dello Scriba

pensati dentro il diagramma d’argilla, come ad esempio:.” Eqel ši-ta mi-


it-ḫa-ra-ti-ia,, la superficie dei miei due quadrati, oppure, eqel ša-la- aš
mi-it-ḫa-ra-ti-ia,, la superficie dei miei tre quadrati”,ecc.

Invece, due superfici equivalenti, di uguale area ma di diverso perimetro,


venivano descritte col vocabolo: “mitḫaru / sá”.

Aldo Bonet pag. 72/153


Lettera dello Scriba

APPENDICE
16.-APPENDICE punto A/Analisi Tavoletta BM 15285.
A) Qui di seguito sono esposte le foto della Tavoletta depositata al
British Museum (Londra) contrassegnata come B.M.15285 e risalente
circa al 1800 a.C., vista di fronte, ovvero, con la parte meglio
conservata rispetto al retro della stessa, nella quale si può intravvedere
chiaramente la suddivisione o combinazione delle varie figure
geometriche disegnate in forma bidimensionale dallo Scriba e
componenti lo stesso quadrato di lato unitario ma correlate ognuna, da
un rispettivo testo cuneiforme sottostante, in parte salvato e in parte
mancante a causa della presenza di vistose lacune.

Fig.1
Parte superiore destra della tavoletta vista di fronte

Aldo Bonet pag. 73/153


Lettera dello Scriba

Fig.2
Tavoletta ricomposta con la parte inferiore sinistra e vista di fronte

Qui di seguito in Fig.3 e Fig.4, è esposta la stessa tavoletta ricomposta


con vista fronte e retro, ridisegnata e analizzata da Jöran Friberg in
Amazing Traces of a Babylonian Origin in Greek Mathematics,World
Scientific, 2007, pagg.127, 128, i testi sottostanti occupano lo spazio del
rettangolo di colore grigio-scuro, il tratteggio rappresenta le parti
ricostruite o mancanti e in colonna enumerate, le aree in grigio–chiaro le
lacune rinvenute.

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Fig.3

Tavoletta ridisegnata da Jöran Friberg vista di fronte

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Fig.4

Tavoletta ridisegnata da Jöran Friberg vista sul retro

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Qui di seguito in Fig.5, espongo la parte fotografica superiore destra


(Fig.1, pag 73) della stessa tavoletta B.M 15285 con vista sul retro, dove
le linee geometriche delle due figure che Jöran Friberg indica in Fig.4
collocate al n° 24 Col. VI e quella collocata al n°29 Col.VII vengono qui
di seguito e rispettivamente in Fig.5 e Fig.6, interpretate in correlazione al
diagramma d’argilla:

Fig.5

Il disegno, corrispondente al n°24 Col.VI Fig.4 e qui sopra individuato


sulla foto in Fig.5, sembrerebbe avere nelle sue principali linee
geometriche una certa similarità al diagramma d’argilla relativo al
problema n° 1 della tavoletta B.M 13901, in rosso, nella Fig.5 ho
evidenziato la croce che innesta il principio della semisomma e della
semidifferenza. Il prof. J. Høyrup invece, a pag 60, 61 del suo Libro

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Lengths, Widths, Surfaces, Springer 2002, la stessa Figura la ricollega per


similarità, al problema n° 10 della tavoletta B.M 13901.

Fig.6

Il disegno, corrispondente al n°28 Col.VII Fig.4, è analogo a quello


sottostante n° 29 Col VII Fig. 4, quest’ultimo, qui sopra individuato sulla foto
in Fig.6 della Tavoletta BM 15285, purtroppo molto danneggiata, ma
sembrerebbe avere nei suoi tratti principali le linee geometriche e una certa
similarità al diagramma d’argilla relativo al problema n° 2 della tavoletta B.M
13901, nonché ai problemi riconducibili alla forma normale o “standard”
che ho già proposto sulle mie due precedenti pubblicazioni dentro le due
rispettive Riviste: L’educazione Matematica n°3 del 1989, pag. 210, Fig.8 e sul
Periodico di Matematiche n°3 del 2008, pag 36, Fig.1, vedere sul sito:
www.storiadellamatematica.it . In rosso nella foto Fig.6, ho evidenziato la croce
che innesta il principio della semisomma e della semidifferenza.

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17.-APPENDICE punto B/Allegato N°1, Materiale per la


conferenza, Jens. Høyrup, del 15/16 maggio 1998 , Douai.
B) SEGUE ALLEGATO N° 1, DI 18 PAGINE.

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18.-APPENDICE punto C/Allegato N°2, Le Origini, Jens.


Høyrup,
C) SEGUE ALLEGATO N° 2, DI 30 PAGINE.

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19.-APPENDICE punto D/ Sviluppo del Diagramma


d’argilla, dal modulo quadrato ai moduli poligonali
regolari
D) Se coi mattoni rettangolari, il diagramma a modulo quadrato è stato il
primo a comparire è presumibile che gli antichi Scribi hanno provato a
scoprire coi mattoni di forma geometrica diversa, se si potevano costruire
o comporre nuove figure; con i mattoni a trapezio isoscele e variando
empiricamente gli angoli alla base di 60°, 72°, 45°, ecc, avrebbero potuto
costruire nuovi diagrammi a moduli poligonali regolari: Triangolare,
Pentagonale, Esagonale ecc., e verificare poi, se si potevano trovare
relazioni analoghe a quelle scoperte per il diagramma a modulo quadrato.
Semplificherò con la figura n°1 alla pagina seguente i primi due casi
geometrici e probabilmente, nell’ordine, anche i primi due diagrammi ad
essere stati scoperti.

Interessante in Fig.1 seguente sono le due costruzioni del diagramma a


modulo triangolare.

La costruzione tipo A del diagramma a modulo triangolare è


inequivocabilmente identica a quella rinvenuta sulla tavoletta MS 2192 e
analizzata da Jöran Friberg, Amazing Traces of a Babylonian Origin in
Greek Mathematics,World Scientific, 2007, pagg.80, 81, 445 e sempre da
Jöran Friberg, in A Remarkable Collection of Babylonian Mathematical
Texts, Springer 2007, pagg. 202 e seg.

La costruzione tipo B dello stesso diagramma a modulo triangolare si può


appurare che è la progenitrice dei problemi sui triangoli inscritti presenti
nella Metrica e nella Geometrica di Erone e per i quali gli storici sono
concordi attribuire un influsso inequivocabilmente babilonese, ved. Silvio
Maracchia, Storia dell’Algebra, Liguori 2005, da pag. 116 a pag.122 e
note corrispondenti, inoltre, Jöran Friberg, Amazing Traces of a
Babylonian Origin in Greek Mathematics,World Scientific, 2007, Cap.
18, pag. 415.

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Fig.1
Ingrandire la figura con la funzione zoom

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Ora, osserveremo un’altra cosa straordinariamente interessante. Se si


capovolge lo stesso triangolo isoscele utilizzato per la costruzione del
modulo triangolare di cui alla Fig.1, il terzo diagramma regolare che
appare magicamente nel comporre ordinatamente nello stesso modo
consequenziale (Vedere Figura n°2 successiva, pag.132 ) è quello a
modulo esagonale; sulla stessa strada, cambiando gli angoli alla base del
trapezio isoscele, gli antichi Scribi potevano comporre in modo identico,
seguendo una logica per ordine numerico dei lati, altri diagrammi
mancanti a modulo poligonale regolare, ovvero, a modulo: pentagonale,
ettagonale, ottagonale ecc.; per il fatto che il modulo ottagonale si
compone con trapezi isosceli aventi degli angoli alla base pari a 45°,
angoli facilmente costruibili, potrebbe esser stato tra i primi scoperti,
subito dopo quello a modulo quadrato. Gli angoli di 45° alla base si
potevano facilmente o empiricamente ottenere riportando sulla lunghezza
opposta la misura della larghezza del mattone rettangolare iniziale, i punti
così ottenuti individuavano la base minore del nuovo mattone trapezio e i
due lati obliqui congiungenti con la base maggiore; la forma ottenuta è
proprio quella di un mattone a trapezio isoscele con angoli di 45° alla
base.

Notare che le rispettive costruzioni del tipo B già viste nella Fig. 1,
precedente, pag 129, dove il quadrato costruito sulla diagonale nel
diagramma a modulo quadrato e il triangolo inscritto in quello
triangolare, entrambi tangenti ai lati del loro rispettivo diagramma, se si
ruotano in modo da disporli in forma concentrica e intermedia, disegnano
figure geometriche studiate e chiaramente rinvenute sia sulle tavolette
matematiche cuneiformi che negli studi matematici dei pensatori Greci
successivi.

Credo che gli antichi Scribi devono aver studiato in modo analogo anche
le figure concentriche che si potevano formare sugli altri tipi di
diagrammi modulari poligonali regolari, la prova, che le relazioni
algebriche scoperte sul digramma a modulo quadrato siano state ricercate

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analogamente sugli altri diagrammi modulari sta nel fatto che, anche Otto
Neugebauer ha riscontrato lo studio di rapporti in relazione a delle
costanti ai poligoni regolari, trovati dentro una tavoletta cuneiforme a
Susa ed evidenziati nel suo libro, Le Scienze Esatte nell’Antichità,
Feltrinelli,1974, pagg.66, 67.

Non v’è dubbio, anche per quello che vedremo nel seguito con l’analisi
linguistica e matematica dei problemi mesopotamici, che il diagramma
d’argilla a modulo quadrato è stato il capostipite della nascita e dello
sviluppo presso le civiltà arcaiche, di una geometria e di un’algebra
empirico-dimostrativa prescientifica.

Il diagramma d’argilla a modulo quadrato è stato così l’archetipo di tutti


gli altri, il paradigma prevalentemente utilizzato per le notevoli scoperte e
fruttuose relazioni algebriche in esso contenute; segnalo soltanto per
l’argomento che, nel mio articolo sul Periodico di Matematiche, Mathesis,
sett. – dic. 2008, n° 3, Il diagramma d’argilla, ecc., la nota bibliografica
n°22, pag. 74, l’avevo inserita dopo aver indipendentemente immaginato
la plausibile esistenza consequenziale di altri diagrammi poligonali
regolari fatti con trapezi a rettangolo o isosceli oltre quello a modulo
quadrato da me proposto e fatto con rettangoli. Lo scoprire tempo dopo,
nei Libri di Jöran Friberg, la conferma di questa mia congettura con la
tavoletta MS 2192, ha rappresentato per me, l’opportunità d’inserire e
sviluppare questa mia ipotesi con maggiore consapevolezza.

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Lettera dello Scriba

Fig.2
Ingrandire la figura con la funzione zoom

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Lettera dello Scriba

Faccio vedere con la Fig.3 seguente un esempio di come il passaggio dal


diagramma d’argilla a modulo quadrato a quello ottagonale (anche
irregolare) con mattoni a trapezio rettangolo, sia potuto avvenire in modo
semplice, ovvero, trasportando la misura della larghezza sulla lunghezza
esterna, ed eliminando quindi dall’argilla fresca con stampo iniziale a
mattone rettangolare, il triangolo rettangolo isoscele tracciato sullo
spigolo esterno, i quattro mattoni a trapezio rettangolo così formati e
successivamente imbastiti, formavano il nuovo diagramma d’argilla a
modulo ottagonale; il diagramma ottagonale regolare, come abbiamo
visto in Fig.2, si poteva comporre anche coi mattoni a trapezio isoscele.

Fig.3
Ingrandire la figura con la funzione zoom

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Lettera dello Scriba

Notare come la costruzione tipo B della Fig.3 precedente è identica a


quella iniziale utilizzata per spiegare un problema esposto negli
Śulvasūtra probabilmente utilizzata anche per il problema n°50 che
compare sul papiro di Rhind (Vedere Paolo Zellini, Gnomon,
Adelphi,1999, pag.254,255,256257.) nonché ha una correlazione con la
figura indicata dallo Scriba egizio nel problema n° 48 dello stesso papiro
e con l’interpretazioni geometriche di Kurt Vogel e R.J. Gillings; a
rafforzare quanto sopra e con quanto avevo esposto nell’allegato 11 sul
Periodico di Matematiche, 2008, n° 3, pag.66, è la Fig.4, seguente

Fig.4
Ingrandire la figura con la funzione zoom

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Lettera dello Scriba

ancorata al modulo ottagonale dove le relazioni e la regola generale


babilonese trovate tra gli elementi dei mattoni rettangolari qualsiasi del
diagramma a modulo quadrato, si potevano estendere analogamente ai
mattoni a trapezio rettangolo qualsiasi del nuovo diagramma ottagonale:
il quadrato costruito sulla diagonale maggiore di un trapezio
rettangolo qualsiasi è uguale alla somma del quadrato costruito sulla
base maggiore più quello costruito sull’altezza.

Per concludere:

Fig.5
Ingrandire la figura con la funzione zoom

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Lettera dello Scriba

Nella Fig.5 possiamo appurare come gli antichi Scribi avrebbero potuto
trovare relazioni di equivalenza analoghe a quelle già trovate sulla strada
della loro regola generale (il “Teorema di Pitagora” dell’antichità),
scoperta col diagramma a modulo quadrato coi mattoni rettangolari o a
modulo ottagonale coi mattoni a trapezio rettangolo già visti, mettendo in
gioco in questo caso (Fig.5, costruzione tipo C,), l’area del triangolo
equilatero costruita sulla diagonale del trapezio isoscele, con quelle dei
triangoli equilateri costruiti sulla base maggiore e sul lato obliquo,
aggiunti con la metà dell’area ( triangolare) dello stesso trapezio isoscele.
Il quadrilatero equivalente iniziale (Costruzione tipo C, Fig.5), è una
figura comparsa già nei testi matematici proto-sumerici (Jöran Friberg,
Amazing Traces of a Babylonian Origin in Greek Mathematics,World
Scientific, 2007, pagg.443, 444, 1c)

Interessante poi, è il fatto che, con la sovrapposizione delle corde di


allineamento poste sui rispettivi diagrammi e congiungenti le semisomme
dei lati poligonali oppure i vertici degli stessi poligoni, l’area poligonale
regolare che si forma internamente ai rispettivi diagrammi: triangolare,
quadrata, pentagonale, esagonale, ettagonale, ottagonale ecc. cioè, quella
cava e circoscritta dai mattoni modulari, si suddividerà rispettivamente a
spicchi triangolari regolari o romboidali, tutte figure geometriche
rinvenute sulle tavolette cuneiformi. E’ stata la contemplazione e lo
studio delle versatili composizioni delle sezioni modulari o poligonali del
diagramma d’argilla che ha stimolato la nascita dei vari problemi
algebrico-geometrici, piuttosto che viceversa! In questo versatile
diagramma d’argilla si potevano trovare schematizzati e ben visualizzati
dei percorsi o procedimenti da seguire per giungere alla soluzione di vari
problemi o allo studio dei poligoni regolari o dei poliedri dentro il quale
provengono, nonché alle identità di prodotti notevoli indispensabili e
risultati fondamentali per il futuro della cultura matematica.

20.-APPENDICE punto E/ Testo integrale in Accadico,


problema N°1, AO 8862

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Lettera dello Scriba

E) SEGUE TESTO IN ACCADICO PROBLEMA N° 1, AO 8862


(F.THUREAU-DANGIN, TEXTES MATHEMATIQUES BABYLONIENS, 1938, pag. 64,65)

Šiddu-pûtum. Šiddam ù pûtam uš-ta-ki-(e)l-ma

e q l a m  l a m a b - n i - i . A s - s a - ḫi - i r – m a - l a š i d d u m e -

li pûtim i-te-ru-ú, a-na li-ib-bi eqlimlim

ú - ṣi - i b - m a 3 . 3 . A - t u - ú r š i d d a m ù p û t a m

akmur-ma 27

Šiddum pûtum ù eqlum mi-nu-um

27 3.3 ki-im-ra-tu-ú
15 šiddum
3 eqlum
12 pûtum

At-ta i-na e-pe-ši-i-ka. 27 ki-im-ra-at šiddim

ù.pûtim a - n a l i - b i 3 . 3 ṣi – i b - m a 3 . 3 0

2 a-na 27 ṣi - i b - m a 2 9 . B a - a - š u š a 2 9

t e - ḫe - e p - p e - e - m a 1 4 . 3 0 . 1 4 . 3 0 a - r á 1 4 . 3 0
3.30.15

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Lettera dello Scriba

i - n a l i - b i 3 . 3 0 . 1 5 — 3 . 3 0 t a - n a - s a - a ḫ-ma 15 š a -

p i - e l - t u m 1 5 – e 3 0 i m t a ḫar

3 0 a - n a 1 4 . 3 0 i š - t e - e n , ṣi - i b - m a 1 5 .

Š i d d u m 3 0 i - n a 1 4 . 3 0 š a - n i - i t a - ḫa-ra - a s -ma 14

Pûtum.

2 š a a - n a 2 7 t u - ( a ) ṣ-bu ii--na 14 p û t i m t a - n a - s a -

a ḫ-ma 12 p û t u m k i t t u m
---------------------VERIFICA------------------------
15 šiddam 12 pûtam šu-ta-ki-(e)l-ma

15 a-rá 12, 3 eqlum

15 šiddum 12 e-li pûtim mi-na wa-ta-ar

3 i-te-er.

3 a - n a l i - b i 3 e q l i m ṣi - i b 3 . 3 e q l u m

21.-APPENDICE punto F/ Testo integrale problema N°1,


AO 8862, analizzato in dodici Tavole
F) SEGUONO DODICI TAVOLE PROBLEMA N° 1, AO 8862

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Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fasi o Fig. 1,2. TAVOLA 1

ANALISI INTEGRALE DEL TESTO AO8862,n°1:

X = Šiddu(m), SIGNIFICA ESATTAMENTE FIANCO (O LUNGHEZZA)

Y = Pûtu(m), FRONTE (TESTA) (O LARGHEZZA)

FIANCO E TESTA SONO TERMINI USATI ANCORA


OGGI PER DISTINGUERE I VARI ELEMENTI CHE
COMPONGONO LE PARTI DI UN MATTONE!

Per nostra comodità matematica, sostituiremo


Il termine “fianco” con “lunghezza” e il “fronte” con
“larghezza”, ma non dimentichiamo che lo Scriba
in realtà, intendeva proprio delle fasce laterali
di veri mattoni o laterizi, con cui stava empiricamente
o “algebricamente” operando.

Fig. 1
Fig. 2
(MATTONE RETTANGOLARE!).
Fig.1. Šiddu-pûtum
(FIANCO–FRONTE)
Fig.2. Šiddam ù pûtam

LUNGHEZZA(FIANCO)-LARGHEZZA (FRONTE) (MATTONE RETTANGOLARE!!) . LUNGHEZZA(X) E


LARGHEZZA(Y).(1)
uš-ta-ki-(e)l-ma
(HO INCROCIATO) HO FATTO IN MODO CHE SI
TENGONO RECIPROCAMENTE (2) E………

(1) J’ai croisé le flanc e le front: THUREAU DANGIN – TEXTES MATHEMATIQUES BABYLONIENS 1938 – PAG.64,65,224,226
(2) THUREAU DANGIN – TEXTES MATHEMATIQUES BABYLONIENS 1938 – PAG. 219“faire se tenir mutuellement (comme les
fils de la trame et de la chaine?),,croiser (deux nombres entre eux ou un nombre avec lui-meme),,j’ai croisé…..meme
sens ecc.(è chiaro che nella fase 2 saranno il fianco e il fronte dei mattoni che incrociandosi fanno in modo che si
tengono per formare il diagramma a modulo quadrato e non le singole dimensioni di un rettangolo che tenendosi tra
loro lo formano, altrimenti, lo Scriba, ripeterebbe laconicamente (Fig.1,2) per una 2avolta la parola “rettangolo”!!.)

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Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fasi o Fig. 3,4,5. TAVOLA 2

[1° GIRO COI MATTONI] [2° GIRO COI LATERIZI (X-Y)] [3° GIRO COI LATERIZI (X+Y)]

Fig. 5
Fig. 4
Fig. 3: (Superficie=Diagramma d’argilla!!,)
Fig.5. A-tu-úr
IO SONO RITORNATO
(A RIFARE IL 3°GIROTONDO AL DIAGRAMMA!)
šiddam ù.pûtam akmur-ma 27
CON LA LUNGHEZZA E LA LARGHEZZA
CHE HO ACCUMULATO(X+Y) E FA: 27
Fig.3. eqlamlam ab-ni-i
…..E UNA SUPERFICIE HO COSTRUITO.(3)
(Ovvero,la superficie imbastita è IL DIAGRAMMA D’ARGILLA!! Il mattone
rettangolare risulta essere un corpo
componente del diagramma)
F i g . 4 . [ A s - s a - ḫi - i r – m a - l a ,
HO (RI)FATTO IL (2°) GIRO INTORNO(AL DIAGRAMMA!)], [šiddum e-li pûtim i-te-ru-ú, CON QUANTO LA
lim
LUNGHEZZA SUPERA LA LARGHEZZA (X-Y)], [a-na li-ib-bi eqlim E AL CORPO DELLA SUPERFICIE(COMPONENTE
IL DIAGRAMMA),]
[ ú - ṣi - i b - m a 3 . 3 , . I O H O A G G I U N T O E F A : 3 , 3 [ X Y + ( X - Y ) ]=183. ]

(3) La forma normale come la chiamava O. NEUGEBAUER {se la parola “superficie” venisse intesa (vedere Høyrup) ancora
come “rettangolo” anziché come “diagramma modulare” fatto di mattoni rettangolari che la compongono a girotondo,
bisognerebbe chiedersi nuovamente dell’incongruenza che lo Scriba farebbe con la parola “rettangolo” la quale verrebbe
ripetuta o scritta inutilmente nel testo per ben tre volte di seguito!! Inoltre non giustificherebbe le frasi successive ”
ho [ri]fatto il giro intorno (o il girotondo) ” e “io sono ritornato (a rifare ecc)” che troviamo nelle fasi o Fig.4, 5}

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Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fasi o Fig. 6,7. TAVOLA 3

Fig. 6
Fig. 7
Fig.6. Šiddum pûtum ù eqlum mi-nu-um.(?)
LUNGHEZZA, LARGHEZZA E SUPERFICIE QUANTO SONO?
27 3.3 ki-im-ra-tu-ú
27 3,3(183) LE COSE ACCUMULATE[(X+Y); X Y +(X-Y)]
15 šiddum
15 LA LUNGHEZZA (FIANCO)
3 eqlum
3,0(180) LA SUPERFICIE(MATTONE RETTANGOLARE)
12 pûtum
12 LA LARGHEZZA(FRONTE)
Fig.7. At-ta i-na e-pe-ši-i-ka
TU PARTI COL PROCEDIMENTO
27 ki-im-ra-at šiddim ù.pûtim
27 LE COSE ACCUMULATE, LUNGHEZZA E LARGHEZZA,
a - n a l i - b i 3 . 3 ṣi – i b - m a 3 . 3 0
AL CORPO DI 3,3(183) AGGIUNGO E FA: 3,30(210)
(IL NUOVO CORPO COMPONENTE IL DIAGRAMMA)

Aldo Bonet pag. 141/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fasi o Fig. 8,9. TAVOLA 4

Fig. 8
Fig. 9

Fig.8. 2 a-na 27
F i g . 9 . ṣi - i b - m a 2 9
2 A 27 (NUOVO DIAGRAMMA ALLINEATO)
(RIALLINEAMENTO DEL DIAGRAMMA D’ARGILLA) AGGIUNGO E FA: 29 (LATO DEL NUOVO DIAGRAMMA)

Aldo Bonet pag. 142/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fasi o Fig. 10,11. TAVOLA 5

Fig.10
Fig.11
(INSERIMENTO DEL PRINCIPIO DELLA SEMISOMMA
E DELLA SEMIDIFFERENZA SUL DIAGRAMMA)

Fig.10. Ba-a-šu ša 29
LA SUA MEZZA PARTE, QUELLA DI 29
(29 IL LATO DEL NUOVO DIAGRAMMA)
t e - ḫe - e p - p e - e - m a 1 4 . 3 0
TU FRAZIONA (O INTERROMPI) E FA: 14;30(14,5)
(14,5 IL LATO DEI 4 QUADRATI DELLA SEMISOMMA)
Fig.11. 14.30 a-rá 14.30 3.30.15

14;30(14,5) PASSI DI 14;30(14,5).E FA 3,30;15(210,25)


(MOLTIPLICA 14,5 META’ DEL LATO DEL DIAGRAMMA
COL SUO PERPENDICOLARE CONSECUTIVO,14,5,
E FA: 210,25, SI OTTIENE L’AREA GIALLA U2 ,
IL QUADRATO DELLA SEMISOMMA)

Aldo Bonet pag. 143/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fasi o Fig. 12,13 TAVOLA 6

Fig. 12
Fig. 13

Fig.12. i-na li-bi 3.30.15—


3 . 3 0 t a - n a - s a - a ḫ-ma 15 š a - p i - e l - t u m
1 5 – e 3 0 i m t a ḫar
F i g . 1 3 . 3 0 a - n a 1 4 . 3 0 i š - t e - e n , ṣi - i b - m a 1 5 .
Šiddum 30 i-na 14.30 ša-ni-i
t a - ḫa-ra - a s -ma 14 p û t u m
(L’ARGINE DELLA SEMIDIFFERENZA) 0;30 A 14;30, AL 1°
(LATO SOLIDO DELLA SEMISOMMA), AGGIUNGO E FA: 15
LA LUNGHEZZA (DEL NUOVO CORPO DEL DIAGRAMMA).
0;30 DA 14;30, DAL 2°(LATO SOLIDO CONSECUTIVO),
TU SOTTRAI E FA: 14 LA LARGHEZZA
(LARGHEZZA DEL NUOVO CORPO)
Fig.12. DAL CORPO DI 3,30;15(L’AREA GIALLA DELLA SEMISOMMA Fig.11)
3,30 (L’AREA BIANCA DEL NUOVO CORPO, FASE 7) TU TOGLI
E FA: 0;15 IL RESTO (0;15=V2,L’AREA GIALLA DELLA SEMIDIFFERENZA)
IL QUADRATO DI 0;15, HA UN ARGINE DI 0;30, IL SUO LATO SOLIDO.

Aldo Bonet pag. 144/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fase o Fig. 14. TAVOLA 7

Fig.14

FIG: 14 2 š a a - n a 2 7 t u - ( a ) ṣ-bu ii--na 14 p û t i m t a - n a - s a - a ḫ-ma 12 p û t u m k i t t u m ,

FIG: 14(ANCORA, SUL 2° LATO SOLIDO), 2, QUELLO CHE A 27 TU HAI AGGIUNTO, DA 14 LA LARGHEZZA(DEL
NUOVO CORPO) TU SOTTRAI E FA: 12, LA VERA LARGHEZZA FINALE CERCATA. (QUELLA DEL MATTONE-RETTANGOLO
O DEL CORPO DEL DIAGRAMMA INIZIALE).

Aldo Bonet pag. 145/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fase o Fig. 15 – VERIFICA TAVOLA 8

Fig.15

ORA, PER FARE LA VERIFICA, SI TOLGONO DAL DIAGRAMMA FINALE I QUATTRO MATTONI RETTANGOLARI CHE
COMPONEVANO IL DIAGRAMMA INIZIALE PER IMBASTIRLI NUOVAMENTE COME NELLE FASI INIZIALI N°1,2 e 3:

Aldo Bonet pag. 146/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fase o Fig. 16 – VERIFICA TAVOLA 9

Fig.16

Fig.16. 15 šiddam 12 pûtam šu-ta-ki-(e)l-ma

Fig.16 15 LA LUNGHEZZA (X), E 12 LA LARGHEZZA (Y) FAI CHE SI TENGONO RECIPROCAMENTE

Aldo Bonet pag. 147/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fase o Fig. 17 – VERIFICA TAVOLA 10

Fig. 17

Fig. 17. 15 a-rá 12, 3 eqlum

Fig. 17 MOLTIPLICA 15 COL CONSECUTIVO 12, (X Y) = 3’ LA SUPERFICIE

Aldo Bonet pag. 148/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fase o Fig. 18 – VERIFICA TAVOLA 11

Fig.18

Fig.18 15 šiddum 12 e-li pûtim mi-na wa-ta-ar (?) 3 i-te-er.

Fig.18 15 LA LUNGHEZZA, 12 LA LARGHEZZA DI QUANTO SI SUPERANO? 3 È LA DIFFERENZA.

Aldo Bonet pag. 149/153


Lettera dello Scriba

TAV. AO8862 N°1 – Fase o Fig. 19 – VERIFICA TAVOLA 12

Fig.19

F i g . 1 9 . 3 a - n a l i - b i 3 e q l i m ṣi - i b 3 . 3 e q l u m

Fig.19 3(X-Y) AL CORPO DI 3’(X Y), LA SUPERFICIE, (QUELLA DEL MATTONE-RETTANGOLO O DEL CORPO DEL

DIAGRAMMA INIZIALE Fig.3 ).AGGIUNGO, (E FA) 3’3 LA SUPERFICIE (3’3 = [ X Y + ( X - Y ) ]=183 4.. Come
pari a Fig. 4
volevasi dimostrare )

N.B. In nero,traduzione diretta di Aldo Bonet, ripresa da Thureau-Dangin, Textes Mathématiques


Babyloniens,1938 e confrontata con quella di Otto Neugebauer, Mathematische Keilschrift-Texte,1935,nonché
con quella di Jens Høyrup, Lengths, Widths, Surfaces,2002. In parentesi tonde e in rosso interpretazioni di
Aldo Bonet sulla base visiva del diagramma proposto. In verde termini accadici e sumero-grammi.

Aldo Bonet pag. 150/153


Lettera dello Scriba

22.-BIBLIOGRAFIA
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semisomma e semidifferenza delle incognite in uso presso i Babilonesi
e sue applicazioni. Rivista L’educazione Matematica, dicembre 1989,
pag 197-218.

2. Aldo Bonet, Il diagramma d’argilla, geometrico risolvente, a modulo


quadrato che governava l’intera arte algebrica degli antichi Scribi. Un
paradigma che ha aperto le porte alla cultura matematica delle Civiltà
arcaiche Periodico di Matematiche, Mathesis, settembre – dicembre
2008, n° 3, pag. 33-78.

3. Aldo Bonet, La Scienza di Talete, Editrice Lulu.com, 2010, pagg. 184.

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5. Thureau-Dangin, Revue d’Assyriologie, Vol. XXIX e Vol XXXIII.


Paris, 1936 .

6. Otto Neugebauer, Mathematische Keilschrift Texte, Berlin 1935.

7. Otto Neugebauer, Le scienze estate nell’antichità, Feltrinelli 1974.

8. A. Sachs e O.Neugebauer in Mathematical Cuneiform Texts,1945.

9. E. M. Bruins e M. Rutten in Textes Mathématiques de Suse, Paris


1961.

10. Duncan Melville, http://it.stlawu.edu/~dmelvill/mesomath/biblio/bigbib.html

11. Jens Høyrup, Lengths, Widths, Surfaces, Springer 2002.

12. Jens Høyrup, Rivista MATHESIS, Vol XIII, n°3 Agosto 1997,filosofía
e historia de las ideas matemáticas, Departamento de Matemáticas
Facultad de Cencias,Universidad Nacional Autónoma de México.

Aldo Bonet pag. 151/153


Lettera dello Scriba

13. Jens Høyrup, 1995, Linee larghe. Un’ambiguità geometrica


dimenticata. Bollettino di Storia delle Scienze Matematiche, UMI, XV,
Fasc. 1.

14. Jens Høyrup, conferenza del 15 / 16 maggio 1998, Douai (Francia)

15. Jens Høyrup, Le origini, Matematica, i luoghi e i tempi, a cura di


Bartocci e Odifreddi, Einaudi 2007.

16. Jöran Friberg: Storia della Scienza, Enciclopedia Italiana Treccani


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17. Jöran Friberg, Amazing Traces of a Babylonian Origin in Greek


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18. Jöran Friberg, Unexpected links between Egyptian and Babylonian


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19. Jöran Friberg, A Remarkable Collection of Babylonian Mathematical


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20. Paolo Zellini, GNOMON, Adelphi, 1999.

21. Ettore Bortolotti, Sulla risoluzione dell’equazione cubica in Babilonia,


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24. Ettore Bortolotti, I problemi di secondo grado nella matematica


babilonese, Periodico di Matematiche , 1936, n°3, pp.129-143;225-241

25. EttoreBortolotti, Concetti, immagini, cognizioni, metodi nella


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Aldo Bonet pag. 152/153


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27. Ettore Bortolotti, Le fonti della matematica moderna, matematica


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Sez. Fisiche e Matematiche, Serie IX,tomo IV,1939-1940, pp.2-23.

28. Silvio Maracchia, Storia dell’Algebra, Liguori 2005.

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30. L. Giacardi e S. C. Roero, LA MATEMATICA DELLE CIVILTA’


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31. Kitty Ferguson, LA MUSICA DI PITAGORA, Longanesi 2009

32. Flavia Marcacci, ALLE ORIGINI DELL’ASSIOMATICA: Gli Eleati,


Aristotele, Euclide, ARACNE 2008.

Aldo Bonet pag. 153/153

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