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■
I
y Jfhràln^-
Italiani
dell'I. e R.
DI FIRENZE
ILLUSTRATI
IDA m(DMS7II
Fascicolo primo
bella
illustrati
» El uen dito chel primo chi porto mai prea (1) in deo
» fo uno el qualle haue nome prometheo in monte Cau-
» caso e fe lo anello de ferro . Ma quelli chi e uegnu drio
» lo ha fato de metalli de mazore ualore et ha troua larte
» de conzare le pre » etc.
» De lo Sagello in lo Aitarti.
» In quella prea la qualle uen chiama altarit scolpissigl1e
» uno homo dreto suso una carega ouer segondo altri libri
» suso uno serpente el qualle habia in la man dextra un Cri-
» uello . e da laltra parte de la prea sia questo scripto •
» ìf» Vo» e sia la luna in quello segno che uen chiama alge-
» di(1)evegna scolpi de sabado in la prima hora.Mitti que-
» sta prea in uno anello de piumbo-. e quello chi hauera
» questo anello no de magnare de carne de aseno ne pis-
» sarein l^go oscuro, e tuti i demonii gie obedira e si gie
» reuelara i tesori ascosi e fara de le altre cosse le qualle
» pare imposibelle . Deo Gratias. Amen.
» Explicit
(1) Nella prefazione alla Bella Mano del Conti da lui pubblicata
in Parigi nel 1595.
(a) Serie dei testi di lingua 4>
(3) Ved. l' articolo precedente sul fine .
(4) Biblioteca degli Aut. Volg. Voi. I. pag. n.
DI MANOSCRITTI l3
alla medesima. Quanto a questa, se fosse veramente la
voro del Zeno , non parmi credibile che a pag. x1 , par
lando egli di se, volesse farlo colle seguenti espressioni:
» Quanto a questo particolare, richiestone noi il chia-
» rissimo Sig. Apostolo Zeno, egli cortesemente ne ha
» comunicato ec. " Riguardo poi alla correzione della stam
pa, cominciando dall' avvertire che il Bassaglia altro non
fece , come egli medesimo si esprime nella prefazione ,
che copiare nella sua stampa quella del secolo xv sen
za data, togliendone le abbreviature e correggendone gli
errori, mi contenterò di notare due gravissimi falli che
s'incontrano nella sola seconda colonna dell'opera, cioè
a pag. cxv, dove al verso 14 trovasi stampato parlano
tra coloro, ed al verso penultimo, negli dieci seguenti;
invece di parlano cantra coloro , e , negli dodici seguen
ti, come dice l'edizione del 4oo e come dee dire difatti.
Era da desiderarsi che il Bassaglia, piuttosto che co
piare la non troppo corretta edizione antica , si fosse im
battuto in alcuno dei due codici qui sopra descritti, e
specialmente in quest'ultimo, poichè la sua ristampa fatta
sopra di esso sarebbe riuscita molto migliore. In prova di
questo riporterò le varie lezioni che risultano dal con
fronto della sola pagina cxv suddetta fra la stampa e i due
nostri codici . Ivi legge il Bassaglia al v. 7. possano pro
sperare ed audire bene sanza la necessaria venerazione
delti molti iddìi ec. e al v. 16. e non mancamo mai; e
al v. 20. Ma anco la venerazione ed il sacrificare a
molti iddii; e finalmente al v. 32. che si contiene in do
dici altri; avvenga che dove bisogno e. I due nostri co
dici leggono invece, e in miglior modo, cosi: — possino
prosperare ne andar bene senza il necessario cultiva-
mento delti molli iddii — et non mancano mai — Ma
il collivamento et il sacrif1care olii iddii — che si con-
eontiene in xij libri ultimi posto che dove bisogno è .
1 /{ CATALOGO
Resta perciò tuttora a desiderarsi che qualche diligen
te editore voglia far dono al pubblico di uua corretta ri
stampa di quest'ottimo testo della nostra lingua, mediante
il confronto dei buoni codici.
DI MANOSCRITTI 21
» no mezo uiuere, et percio forse temeuo di morire, accio
» che colui non morisse tucto, loquale io aueuo molto
» amato. O pazia la quale non sa amare gli huomini hu-
» manamente . O stolto huomo lo quale non tempera-
» tamente sostiene lecose humane , ilche allora io ero .
» Adunque io angosciauo , piangeuo, suspirauo , turbauo-
» mi & non aueuo riposo ne consiglio , percio che io por-
» tauo lanima mia sanguinosa & tagliente & non patien-
» te dessere portata da me , & non trouauo oue io la
» douessi ponere . Io non miriposauo ne dilecteuoli bo-
» schi; none negiuochi & ne canti, ne inelnoghi suaue-
» mente olorosi, ne negli apparati conuiti, ne nel dilecto
» del giacere & del lecto , non finalmente mi riposauo
» nelibri & neuersi. Ogni cosa mispauentaua & anchora
» essa luce. Et cio che non era quello che colui era mera
» odioso & contrario, excepto chel pianto & lelagrime, per-
» cio che inquelle sole aueuo qualche riposo. Ma poi che
» da quelle lagrime era tolta lanima mia , mi caricaua una
» graude soma dimiseria , la quale doueua essere allegge-
» rata & curata da te o signore » . etc.
.;■ • ••• ': •: > .li .F, -,;,!, ; li-
g. S. Agostino i Soliloqui .
— Detto , il libro della vita contempla
tiva .
Membranaceo in del Secolo XV d'una stessa ma
no. Viene dalla libreria Poggiali (1).
\
3o CATALOGO
» Lo tregesimo e ultimo grado dì questa santa ischala
» sie Timore didio e chi lauerae si perseuerra in bene,
» E pero disse iddio neluangelio : chi auerae perseueran-
» za infino alla fine sara saluo E nunaltro luogho disse
» iddio, Chola doue io ui trouerro quiui ui giudicheroe.
» Santo aghostino dixe della morte siate aueduti che cia-
» schuno ui dee uenire Questa e quella chosa che molti
» huomini uccide che credono uiuere piu che non fan-
» no e dichono domane, domane tornero inuerso Iddio j
» e fanno come il corbo che dice era, era, etc. »
ha scritti due volte quattro versi del principio del Cap. i9. Il Codice
e ornato di belle lettere iniziali miniale a colori , alcune delle quali
con figure . La prima pagina è fregiata d' un elegante contorno mi
niato, e 11ell' iniziale è rappresentata una torre dentro la quale a
traverso d' un' inferriata vedesi l'autore scrivendo la sua opera.
Nel margine inferiore è figurato un re sedente. Il codice è di bel
carattere, ma non però troppo ben conservato. Il Trattato delle
virtù comincia a c. 82 t.° a metà della pagina, subito sotto la sotto
scrizione che si riporta più sotto .
(i) Federigo II imperatore .
(2) Gavardo e terra' 13 miglia distante da Brescia sulla strada di
Salò.
38 CATALOGO
Mazzuchelli , dall'Argelati e da altri; ma il più pregevole
che se ne conosca finora è quello scritto nel 1278 citato
dal dottis. Cav. Sebastiano Ciampi (1) che si conserva nella
libreria del collegio Forleguerri di Pistoia, del quale ne
aspettiamo con ansietà la pubblicazione che poco tarderà
a venire alla luce , arricchita di note e documenti per opera
del suddetto. Si vedrà allora che il testo del codice Forte-
guerri differisce molto da quello del nostro e dev' essére
perirò lavoro d' altro traduttore .
li piccolo trattato che vien dietro al precedente parreb
be dalla sottocrizione che fosse anch'esso volgarizzamento
di altra opera del medesimo Albertano ; ma fra quelle che
ne registra il Mazzuchelli non ve n'ha alcuna che corri
sponda colla presente la quale principia così :
» Queste sono quattro forze di uirtudi »
» Quattro forze sono di uirtudi diffinite per molti saui
» Intorniai. pergliquali lanimo delluomo puote uenire ad
M honesta diuita. La prima siee prudenza. La seconda sie
» magnanimita . La terza sie continenza . La quarta sie
» giusti tia. Dunque ciaschuna di queste uirtudi econdotta
» col suo officio si fa luomo honesto et bene costumato.
» Qualunque huomo ee quelgli che uolgla sequitare pru-
» denza uiua per ragione direttamente etc. »
(i) S1. della Lell. Ital. T. VI. pag. 422 ; Modena i790.
(2) Ved. Muratori Ker. lt. Scr. T. XXV. p. 295.
DI MANOSCRITTI ^3
16 Alberti , Leon Batista , Trattato della fa
miglia .
Membranaceo in fol° picc* del Sec. XF. (1).
: ,f• 'H 31lJ> tf»i»M£• -fb 'i•i«f■!> Milfi 9ltr tKWttBqqrt «OH
Sulla carta che serve di guardia si legge: Questo li
bro è dì Piero di Simone del Nero donatomi da M.
Pier Cambi 1581. Passò quindi nella Libreria Guadagni
sotto il N.° 180 e poi in quella del Poggiali.
Questo codice, di carattere più antico del precedente ,
è uniforme al medesimo nella lezione , ma non contiene
che i soli libri I. e IL del detto Trattato della Famiglia ;
e termina come in quello; cioè: » Lion . Àndiagli contro,
» poi domani per tempo saremo qui insieme . Babtista-
» sta bene va io ti seguo.
i-M g^BMI&^IL FA-;/
qui dixit de re uxoria et exercitiis
iuuenum . LB. AL.
VXOBIE PBOEMIVM
AD PETBVM DE MEDICIS
» Molte cagioni gia piu tempo me induceano chio te
» molto amassi piero. uedeati modestissimo, et humanis-
» simo et amoreuole di ciascun buono , et studioso di let-
» tere et uirtu, et dato a ogni cosa lodata et pregiata in
» huomo come tu nato et educato in famiglia nobile et
» beata. Onde io speraua uederti in tempo alla patria no-
» stra simile al padre tuo cosmo etc.
qual data dov rà tenersi per quella in cui fu da 11' autore scritta
quest' opera' .
Alla fine è il seguente distico che non trovasi nelle edi
zioni suddette
C'accus amor plerumque mortalia pectora caecat
Infuriasque trahit proh genus orane virimi.
e termina:
5
66 CATALOGO
3o. Frate Andrea , dell'ordine de* Predicato
ri , del modo di prepararsi e dispo -
nersi alla santa Comunione.
Membranaceo in [\? picc. del 1 543 (1).
(1) Ignoro come questo codice sia pervenuto alla Palatina. Esso
è tutto d'una mano , di carattere minuto , ma chiaro , e scritto a
due colonne. Ha carte 131 numerate col lapis, ma fra le carte
4 e* 5 ve ne manca una.
(2) Cioè all'Helcs piccolo fiume nella Lucania , presso la città di
Velia. Ved. Morcri Art. Hàletcs , e la carta dell'Italia antica dì
d' Anville .
68 CATALOGO
segue: «Et neglianni domini M. c. xx. giordano fratello
» di Ruberto fu facto principe dicapoua z succedette nello
» h onore delsuo principato alli suoi fratelli z fu illultimo
» prencipe che ebbe capoua pero che dipoi chapoua sise-
» paro da campagna z agiunsesi col reame di puglia cosi
» chiamato allora z oggi sichiama il reame dicicilia.
Sonetto XX.
» Tomaso io venni ove 1' un duce Mauro .
» Scrive a messer Tomaso Giustiniano gentilhuomo
» venetiano. L'ordine va in questo modo. Tomaso io
» venni ove l'un duce Mauro, cioè Asdrubale,fece il
» piano vermiglio del suo sangue, appositive , primo
» restauro al buon popol Romano, cui, il guai popol
» Romano, l'altro duce Mauro, cioè Allibale, afflitto
» havea . Asdrubale fratello d'Anibale et capitano de
» Cartaginesi , fu sconfuto da Claudio Nerone al fiu
ti me Metauro, onde dice Petr.
» Di Claudio dico che notturno e piano
» Come il Metauro vide, a purgar venne
» Di ria semenza il buon popol Romano .
fioMU iJortTtanr
Compilate e stirine