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PRINCIPI

MATEMATICI
della fìlosojia naturale

di
Isaac Newton

A CURA DI

ALBERTO l 1ALA

UNIONE TII'OGRAFICO-EDITRICE TORINESE


INTRODUZIONE

5/awJpalO ;,. I!o/Ja • 19~5


:___ __
Tipografia Torinese S. p. A. • Str.da •lel Barrocchio 83, Torino
r. - Isaac Newton nacque a Woolsthorpe, un paesino del Lin-
colnshire, a sud di Grantharn, il 25 dicembre r642, un anno circa
dopo la morte di Galileo. A poco più di un anno rimase orlano del
padre c, in séguito, essendo,;i la madre risposata ed avendo se-
guìto il marito in una nuova sede, fu affidato, all'età di tre anni,
alle cure della nonna. Secondo la consuetudine del paese, fre-
quentò i seminari di Skillington e di Stokc; poi, compiuti i dodici
anni, fu inviato alla scuola pubblica di Grantilam, a pensione
presso il farmacista della città.
Secondo certe informazioni tramandateci da Conduitt, nipote
di "Newton, questi fu, nei primi tempi, uno scolaro distratto c
poco applicato. Ben presto, però, gli studi riuscirono a conqui-
starlo c pare che proprio nella scuola di Grantham abbia svilup-
pato quelle capacità di concentrazione e di applicazione che ca-
ratterizzarono il resto della sua vita. Del Newton di questi anni
si parla come di un ragazzo schivo, il quale non ama partecipar•~
ai normali giuochi dei compagni di scuola, ma è curioso di ogni
surta di meccanismo che riproduce o migliora, oppure, addirit-
tura. procede alla realizzazione di qualche suo progetto originale.
Costruì un mulino a vento, un orologio ad acqua e!< un veicolo a
'illattro ruote, messo in movimento da un manubrio azionalo
dalla persona che vi stava sopra n, ma sembra che potesse essere
Usato soltanto sul pavimento liscio di una camera, e non fosse in
C(Jndizionc di superare i dislivelli di una strada 1.

1 \l. HREWSTJ>l<, Tho Lif~ of Sir lsaac lùw/ou, London-Edinburgh, s.


d., pp . .;. 6,
INl"aODUZIONE INTRODUZIO!'o"E H

All'età di quindici anni fu richiamato a \Voolsthorpc dalla avrebbe aiutato pii1 concretamente il Barrow e avrebbe accettato
madre, rimasta nuovamente vedova. Newtnn interruppe gli studi di condividere in una certa misura gli errori contenuti nelle Lec-
per due anni senza che, pt>r altro, riuscisse ad interessarsi al lavoro tiones del maestro e amico.
dei campi. Per cui la madre, vedendo la sua pa.~sione per i libri e Nel I6U5 Ncwton ottenne il grado di Bachelor oj Arts, nel r666
per gli studi, e la ~ua indifferenza, se non disprezzo, per ogni altra a séguito della peste si ritirò per due anni a \Voolsthorpe, nel 1667
occupazione - indifferenza che cresceva con gli anni - decise divenne ]tun"or Fcllow, nel 1668 Mastcr of Arts e nel medesimo
di fargli continuare gli studi. Fu, quindi, inviato di nuovo a anno Settior Fellowship. Nel 166g, poi, essendosi il Barrow dedi-
Grantham per completare la sua preparazione. DiL·tro raccoman- cato alla teologia, il Nostro fu eletto professore lucasiano ùi mate-
daàone dello zio, reverendo \V. Ayscough, il giovane .1'\ewton, matica, concludendo in maniera eccezionale una brillante car-
il 5 giugno 166o, fu accolto al Trinity College di Cambridge. I riera universitaria.
suoi interessi furono dapprima rivolti allo studio della matematica I due anni durante i quali infierì la peste e durante i quali
per il desiderio di indagare sulla verità dell'astrologia; ma ben ;.J"ewton fu costretto alla solitudine di Woolsthorpe, hanno avuto
presto, avendo costruito una figura astrologica con uno o due un'importanza eccezionale sia nella vita del nostro studente sia
problemi di Euclide, scopri quanta follia si celasse in questi studi. agli effetti dello sviluppo della storia della scienza, in generale 4 •
E, contemporaneamente, avendo giudicato le proposizioni della E certo che in questo biennio - dall'agosto 1665 al maggio 1667-
geometria euclidea come auto-evidenti, passò senza altra prepa- Newton ha elaborato la massima parte delle scoperte che do-
razione allo studio della Geometria di Descartes. Più tardi, peri1, vevano fare di lui l'autentico padre della fisica matcmatira e
in una conversazione con Henry Pemberton, giudicò un errore sperimentale. Nel '66 stabilisce la differente rifrangihilità dei raggi
non avere studiato Euclide più profondamente cd essersi "appli- c il rapporto diretto tra grado di rifrangibilità e colore; nel mede-
cato ai b.vuri di Descartes e di altri scrittori di algebra, prima di simo anno, o al massimo, nel 1667 ha l'intuizione della gravita-
aver approfondito gli E!cmmli di Euclide con quella attenzione zione universale, e ancora nel 16&6, o anche prima, sembra abbia
che tale eccelso scrittore meritava 112. posst-duto il metodo delle flussioni, o come oggi si chiama, calcolo
.1\'on sappiamo quasi nulla dci primi tre anni trascorsi a Cam- differenziale e integrale 5• Ciò risulta da una nota del Commonplacc
bridge. Secondo il Conduitt, Newton aveva fatto tali progressi Book: (( 4 luglio 1699. Consultando una lista delle spese fatte a
negli studi circa la te•xia dei colori che già nd I66..j aveva matu- Cambriùge negli anni 1663 e 1664, ho trovato che nell'anno I664,
rato un proprio ptmto dì vista ed aveva individuato gli errori un po' prima di Natale, quando ero studente anziano, acquistai
commessi da Cartc~io Hl'lla Diottrica. Si tratta, evidentementf', le Miscellanee d1 Schooten e la Gu1mctria di Cartesio (avevo letto
di un'esagerazione, confr<rmata anche dal btto che egli invii.J questa geometria e la Ctavis di Oughtred circa sei mesi prima) e
la sua celebre memoria sui colori alla Roval Society soltanto nci- prvsi in prestito le opere del Wallis; per consegut-nza feci queste
J'invemo del 1672. Ma c'(., anche un alt~o motivo che induce a note su Schootcn e \Vallis, nell'inverno tra il IUG4 c il 1bb5. In
non accordare credito al Conduitt: nel r66g, Isaac Barrow pro- quel tempo trovai il metodo delle serie infmite. Nell'estate del
fcs~ore lucasiano di matematica e carissimo amico di Newton tfl!iS, essendo obbligato dalla peste a lasciare Cambridge, calcolai
aveva pubblicato le sue Lecliones Opiic-u. Xdla prefazione a questo l'arca ddla ipt:rbolt: (... ) mt:ùianle lo :;lesso meludo " 6 , Calcolo
lavoro il Jhrrow ringrazia Ncwton per aver rivisto il manoscritto, Ìnfìnitesimale e legge d<'lla mutua attrazione sono, inoltrè, i due
per avervi corretto alcuni errori c per awrgli dato alcuni importanti principali strumenti in nostro possesso per legare insieme e bene
suggerimenti 3• Ora, nessuno di quc~ti suggerimenti ha a che fare ordinare i diversi elementi dell'universo scientiftco ncwtoniano.
con la memoria del '72. Non è pensa bile perciò, che se Newton
avesse posseduto, già allora, la teoria sulla natura dei colori, non 1 :i. J. VAVILOV, op. Ci/ .• pp. 33·3-1·
' D. flREWsn;R. op. àl., p. tiJ; S. {. VAV!!-<>V, op. r.il .. p. 34; \\'. \V.
l{ot·s:r,; B.~1.1., Comp~udin di .</MW delle 1/U./t.m"liclu<. Bologna 10n. p. 63.
z lvi, pp. 11-13. " T/w Co;respoHdeuce oj Sir Isaac Newlrm, Carnhridgc, I0ù•J, vol. II.
• lvi, p. 13 c S. I. VAVILO\', lsaac Newlon, Torino Hl54· p. 48. p. 160. nota I
INTRODUZIONE '3
D!TIIODJ.;ZIONE

verificato esattamente quando Newton poté valersi della nuova


La prima intuizione della gravitazione cd i calcoli fatti per
misura della circonferenza terrestre effettuata in Francia dal-
determinarla matematicamente sono interessanti anche per i l'astronomo Picard 9 . Oggi, però, sappiamo che la ragione non poté
succ~ssivi sviluppi di questa ricerca 7. Sembra che l'opinione di
e5tserc questa, in quanto Newton nel 1672 conosceva certamente il
Newton in quel periodo fosse la seguente. Muovendo dall'ipotesi valore trovato da Snell per la lunghezza della circonferenza tC'r-
che la forza che trattiene la Luna nella sua orbita intorno alla restre, e tale valore è soddisfacente, almeno per gli usi che
Terra fosse della stessa natura della gravità terrestre, si comportò doveva farne Newton.
in questo modo: sapendo che un grave cade con un'a.ccderazionc Due anni dopo la cessazione della peste, Newton inizia il suo
di 16 piedi al secondo, che la Luna percorre un'orbita approssima- lavoro di professore di matematica al Trinity College. Il_ suo snc~
tivamente circolare, e quale è la distanza della Luna, poteva cal- cesso come insegnante non si può dire fosse molto caldo, s1a perche
colare la lunghezza del suo pcr- f'gli stesso non provava molto interesse all'insegnamento,_ si:
___L,.___::-__7D corso; sapendo inoltre che il
J.ll'rché gli allievi partecipavano scarsamente alle sue lezwm,
tempo per percorrere quello nuove, difficili e abbastanza noiose. Il Duga<> racconta che Newton
spazio era di un mese, poteva non insegnava, praticamente, che durante _llltfi~!wclm,_ls Term,
facilmente calcolare la sua ve- ossia dnrante l'ultimo trimestre dell'anno, m ragtone dl una le-
L'
:ocità in un punto qualsiasi L, zione alla settimana. Secondo la testimonianza del segretario
e trovare la distanza LD per- che scriv~va sotto il suo dettato, le SUC' lezioni non duravano in
T corsa nel successivo secondo, generale pill di mezz'ora. Newton vi insegnava la sostanza dci
se la Luna non fosse stata sog- suoi lavori originali, non si ripeteva mai, e riprendeva l'argom~nto
getta all'attrazione terrestre. dallo stC'sso punto in cui l'aveva lasciato l'anno prececkntc. E di
Alla fine di quel secondo, però, questi anni, la composizione e la ~tesura delle Lectione.~ Op!icae,
la Luna si trovava in L', la che, però, non furono pubblicate e le cui conclusio_ni vennero rese
TC'rra perciò doveva averla note solo ad una cerchia ristrettissima di amici. Il contenuto
~pinta in un secondo lungo lo
di quest'opera fu immesso quasi interamente, oltre trent'anni
spazi L' DL' (supponendo co~tan te la direzione dell'attrazione terre-
dopo (1704), neli'Opticks.
stre). Ora, lo spazio DL' avrC'LLe dovuto essere inversamente pro· ll 6 febbraio t671-7z invia a Henry Oldenburg, segretario della
pou:ionalc al quadrato della distanza dal centro della TC'rra, l' Royal Society, la memoria, prima menzionata, dal tito}~ Nuot'«
perciò DL' doveva stare a r6 piedi come l'inverso del quadrato teoria intorno alla luce e ai colori. In essa non vi era nulla di sostan-
della distanza della Luna dal centro della Terra al quadrato del zialmente nuovo rispetto al contenuto delle Lecliones: ma la sua
raggio della Terra s_ La ragione per cui il problema fu accantonato fundamcntale importanza agli effetti del progresso nell'ottica
-secondo lJttanto viene riferito da Pemberton, editore dd!a terza risulta pienamente dal seguente giudizio del Va~ilov. I~ essa si
edizione dci Principia - sta nel fatto che la mi,;nrazionc do..•lla di- ,. mostrò per la prima volta al mondo ciò che la fisiCa spenmen_tale
stanza della Luna non era esatta e che solo nel 1679 il rapporto fu P<lteYa compiere, e come essa doveva essere. Newton costnngc
l'esperimento a parlare, a rispondere ai quesiti e a dare rispos~e
tali da fame risultare una ' teoria' )) 10• Con questa memona
1 Cm·m.<f>~mdwc~ dt., vol. Il. l\. tu Halh,y, ~of6/tGi'o6, p. •JJ6. "( ... )
in uno dl"'i miei appunti (non ~o dir~ in quale anno, ma sicuranwntc <JUalche :"-Jewton pone l'Oldenburg, e, attraverso lui, la Royal Society,
tcmp(> prima della mia corrispondenza con Oldcnburg, os~ia circa <jllindici daYanti al controllo sperimcntall' e alla parziale modifica delh~
an1ù fa) vi è C'sprcssa la proporzione della forza dei pianC'ti dal Sole ìnvcr,a- leggi della rifrazione come erano state !issate da Sncll c Cartesio:
mente propnrzioJnale al quadrato della loro distanza da esso. scbbcnço la
proporzi<~ne r\ella nostra gravità ri~petto al cotJai!IS recedendi della Luna
dal centro tldla Tnrra non fos~e calcolata cnn su!lidnnte çosatt('7.U\ "· '' !. X~r\I"TON, T'ri>1cipw, lihro Jl(. prnp. I\', teor. IV.
" W. \\'. ROUSE flAl.L, Gf'. cit., pp. 63-b{; D. BREWSTER, Of>, ci/., 1" S. l. YAV!l,OV, O/•. ci/., p. 77·
pp. 133-H·
'4 IN1 RODUZ!Ol'E INTROllUZ!Ot->E '5

l'ombra che, in una camera oscura e attraYer~o un prisma trian- disfazionc o perché compaia dopo la mia morte. Vedo infatti che
golare, un raggio di luce proietta contro la p<trele antistante, non un uomo deve risolversi o a non fare uscire niente di nuovo, op-
l> circolare ma oblunga n, pure a diventare uno schiavo per difenderlo» 16 •
Stabilito questo punto, Newton espone l'impianto degli espl'-
rimcnti, il loro svolgimento, i problemi che ne nascevano, le con- 2. _Dal nmmcnto in cui Newton ebbe la cattedra di matema-
seguenze. Le principali conclusioni erano le seguenti: i raggi di tica, al momento della sua prima elezione al Parlamento (1689)
lucl• differiscono nel grado di rifrangibilit<'t; i colori non sono qua- come rappresentante dell'Università, passarono vent'anni du-
lificazioni ma proprietà ' originarie ' e ' connaturate ' della luce, rante i quali nella sua vita non accadde niente di importante, con
diverse nt'Ì diversi raggi; allo stes~o grado di rifrangibilità cor- l'eccezione della sua ammissione alla Royal Socicty, avvenuta
risponde lo stesso colore, c ciò non può essere modificato né> l'n gennaio 1672. L'Edleston ci ha lasciato un elenco cronolo-
dalla rifrazione, né dalla riflessione 12 ; i colori sono di due sprci\': gico dei lavori e delle giornate del Nostro, c da questo elenco
gli originali c semplici, ed i composti da questi. La sorpresa mag- ricaviamo la pressocché completa uniformità della sua vita 17•
giore è riservata dal bianco: "Non c'è nessuna specie di mggio Se si eccettuano la corrispondenza con gli amici, le polemiche con
che, come tale, possa produrlo. Esso è sempre composto, e pl'r gli avversari, qualche conversazione con coloro che si recavano
la sua composizione si richiedono tutti i colori primari detti, a Camhridge per conoscerlo o per rendergli visita, questi vent'anni
mescolati secondo una data proporzione n13 • Verso la fine della furono uniformi, rotti soltanto dalle pause rese necessarie dai
memoria - forsC' sC'nza annettervi, in quel periodo, molta impor- suoi viaggi - e nemmeno questi molto frequenti - a \Voolsthorpe
tanza - scriveva che stando cosi le cose, 11 non si discuterà più a e a Londra. Durante questo medesimo periodo, tuttavia, vanno
lungo se nell'ombra esistano colori, né se essi siano qualità d.:~li prendendo forma le intuizioni del biennio r665-67, ossia la teoria
oggetti che vediamo, né, forse, se la luce sia un corpo» 14 • della luce e la meccanica.
Questa afff'rmazione sulla ' corporeità' della luce, e in gene- Abbiamo visto come la memoria del '72 provocasse una sorta
rale le novità contenute nella memoria, dovevano scatenare di shock negli ambienti scientifici del tempo; e la memoria del '75,
un'aspra polemica con i contemporanei Pardics, Lucas, Linus, nota come memoria ' ipotetica ', non fece che confermare sia le
Hooke, Huygens; polemica che durerà a lungo e che metterà a scoperte contenute nella precedente sia, ancora una volta, l'av-
dura prova il sistema nervoso del l\ostro. Nel 1673, infatti, scri- versione nei loro confronti e la generale incomprensione cui era
veva all'Oldcnburg: ,, Devo annunciarvi formahnente che non andata incontro. In questo momento richian1iamo tali lavori di
intendo occuparmi più di questioni che riguardano la filosofia. ottica non tanto perché essi ci interessino particolarmente, quanto
Spero quindi che non \'Ì dispiacerete se troverete che per il futmo perché N ewton passò gradualmente da essi - e attraverso di essi
mi rifiuterò di fare qualcos'altro in questo settore; piuttosto \'or- -alla meccanica. Del resto, nel patrimonio culturale del Seicento,
rete aiutarmi nella mia decisione col prevenire, finché potrete l'interesse per l'ottica e per la meccanica era comunemente con-
C(lflVcnkntemente, obiezioni c altre lettere filosofiche che possano giunto. Descartes aveva tentato - im·ano - di risolvere in uno
rìguardanni" 1\ Più di tre anni dopo tornava sul Iatto, con mag- stesso modo i problemi che nascevano dal moto dei pianeti e dai
giore decisione ed amarezza, in un'altra lettera al\'Oldenburg. fenomeni ottici, e aveva tentato di riunire le leggi degli uni e
"Vedo che hu fatto di mc stesso .uno schia\'O della liloso!ia; ma degli altri sotto un'unica spiegazione. Analogo interesse nutri.
quando mi sariJ liberato dall'affare Linus dcci(krò di congedarmi il Barruw; e lo Hooke, come Huygens, condussero contempora-
da essa per s<'mprc, eccetto per ciò che farò per mia privata sod- neamente ricerche sull'ottica e sulla forza di gravità. Nessuna
mrraviglia, quindi, se Ncwton, mentre si occupava di ottica, non
" Cm-r<'S/'DH<lmce cit., N. tu Oltlenbltrg, 6fz/Tf>71-72. p. <)Z.
" I vi, p. 07-
l'll"i, p. qS. 1~ h·i, ~- to Oldenburg, 18/1 I/167G, pp. rfh-83.
H Ivi. p. too, " J. Crorresf'mulence of Sìr l.<rl<lr New/o/1 ''"'l Professar Colrs,
EL•LESTUI<,

u fvi, :-<. to Oldenburg, 23/6/1673, pp. 2CJ1-<J5. l.onùon rt!so, pp. xxi-XL.
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE

perdeva di vista i problemi del movimento dei corpi celesti e


della gravitazione. importanza perché gli permettevano estrapolazioni teoriche au-
.\bbiamo già visto, del resto, Come intorno al r6fi(i deducesse dacissime. Poiché, infatti, le comete entrano nel nostro sistema
dalla seconda legge di Keplero la propor;dnne dell'inverso dd planetario da ogni possibile direzione e secondo tutti gli angoli
quadrato e perché accantonasse quelle ricerche. Newton tornò rispetto all'eclittica, e poiché una gran parte delle loro orbite si
alla meccanica circa quindici anni dopo quei primi tentativi, in- estende ben oltre i confini del sistema solare, viene dimostrata
torno al 1680. In questo periodo egli ama definirsi un matema- l'esistenza della gravità negli spazi fuori del nostro sistema e
tico, mentre ancora cinque anni prima Collins scriveva a Grcgorv viene provato che la legge dell'inverso del quadrato delle distanze
che Ncwton pensava alle ricerche matematiche come ad un'atti- è vera in ogni direzione possibile e a distanze enormi dal centro
viU( molto poco bella e arida, se non addirittura sierile: e in una del :,;istema solare 19•
lettera precedente, come in questa citata, lo descriveva compll'- Nel decennio detto, dunque, passa dal campo della fisica spe-
tam:nte intento ai suoi studi ed e;;perimcnti di chimica 18, Il pas- rimentale a quello della fisica matematica. Nei Principia - pub-
saggto alla meccanica, quindi, pnrtù non solo ad un rinnovarsi blicati intorno alla metà del r687 - vengono riferiti pochi espe-
del suo vecchio amore per la matematica, ma anche ad un ab- rimenti e anche questi eseguiti molto tempo prima, mentre vi
bandrmu del metodo sperimentale. Un esempio di come ormai spicca nettissima la sua preferenza per la trattazione matematica
Ncwton inclinasse verso il ragionamento matematico è fornito dei problemi. Gli Scolii di cui le varie sezioni dell'opera sono cor-
dal suo modo di trattare il problema delle comete. redati - e che contengono estensioni al can1po della meccanica e
Negli anni intorno al 16So non si aveva alcun dubbio sulla la citazione di esperienze-costituiscono una concessione di altret-
circostanza che le comete fossero trattenute nelle loro orbite dalle tante pause al lettore non avvezzo ad una problematica e ad un
stesse leggi che regolavano i moti'dei pianeti, sebbene non fosse ragionamento matematici tanto complessi che, peraltro, e in gran
agevok• confennare quest'ipotesi sulla base delle osservazioni. 11 parte erano nuovi anche per gli stessi matematici. Ciò è tanto
fatto che dell.r! comete fosse visibile soltanto una piccola parte vero che l'apparato matematico dei Princip~·a, durante l'inse-
dell.a l~~n orbt~a, .ren~eva difficile stabilirne le distanze e i tempi gnamento universitario, veniva sistematicamente espunto ancora
pcrm~lct: e p(llche tah tempi periodici erano probaùilmente molto dopo la seconda edizione (1713) dell'opera. A questo proposito il
lunght, era Ù~1p~ssibile ottenere risultati rigorosi mediante ripe- Dcsaguliers ci ha lasciato un episodlo che, pur nella sua malignità,
tute ossen·aztont. Newton superò queste difficoltà mostrando che c per quanto si riferisca al periodo immediatamente successivo
per determinare l'orbita di una cometa, soprattutto la forma c all'uscita dell'opera, illustra bene quanto si diceva. Locke, che
la posizione dell'orbita, e il sno tempo perioùico, erano sufficienti era incapace dj capire i Principia a causa della sua scarsa prepa-
tre osservazioni. Il suo metodo con~isteva in una felice costruzione razione matematica, aveva chiesto a Huygens se le proposizioni
geometrica, fondata sulla supposizione che le comete descrives- matematiche del lavoro fossero vere; ricevutane assicurazione, si
sero traiettorie quasi paraboliche e che la parabola potesse es~en~ mise a studlare le sole proposizioni fisiche in esso contenute, e
usata allo scopo senza errori apprezzabili, sebbene considera,::;:c di\'cnnc ben presto un fervente newtoniano. Studlò anche l'Oplicks
più probabile che le loro traiettorie fossero ellittiche e che le nel medesimo modo e u divenne esperto in ogni parte di essa che
comete dopo un lungo periodo dovessero tornare. Applic~to questo nun fosse matematica" secondo la considerazione ironica che De-
metodo alla cometa del r6So, calcolò gli elementi della sua orbita sagulicrs aveva sentita più volte dallo stesso Newton 20 • Tuttavia,
e. dalla concordanza dei calcoli con le osservazioni fatte, ricavÒ proprio per questa loro sfaccettatt;ra - per la possibilità cioè di
gms~amente che i moti delle comete erano regolati dalle medesime studiare scparatamcnte la matematica e gli esperimenti, come
lcggt valide per i pianeti. Questi risultati erano della massima per la possibilità di impadronirsi della loro sintesi fisico-mate-
matica - i Princip1:a sono la maggiore testimonianza del fatto
1
~ Corres'>omletlr"e
l'
cit., v <>l • Il , Co [['m~ to "-.r.,gory, IS/I0/16].~ c zf•/li/
1ii75, pp. 3)ll, 345· 10 D. BREWSThR, op, cii., pp. ISI-)2.
20 h·i, pp. 159-00.

0!, NEWTON.
,g l~IRODUZIONE
INTRODUZIONE '9

che Newton «riuniva in sé le qua:ità dello sperimentatore geniale, quaranta sterline a quello dei due che entro due mesi avesse for-
del teorico e del matematico» 21 , nito una dimostrazione convincente della legge. Sebbene Hooke
insistesse nella sua affermazione di possedere tale metodo e pro-
3· - Nel luglio r687 esce la prima edizione dei Principia. mettesse di mostrarlo allo \Vren, ci sono ottime ragioni per
Molti elementi concorsero alla pubblicazione di quest'opera, ma, credere che tale promessa non venisse mai mantenuta 23•
come abbiamo già detto, l'elemento occasionale fu la conoscenza In occasione di una visita di Halley a Cambridge nell'agosto
delle nuove misure di un grado del meridiano effettuate nel 1679 del r684, Ncwton fu informato della questione, ed egli, in quella
dall'astronomo Picard, in Francia. Da questa misura Nev:ton circostanza, fece presente all'astronomo di essere in possesso del
dedusse il diametro della Terra e, in possesso di questo nuovo dato, metodo in parola, e, in pari tempo, prometteva che gliene avrebbe
riprese i calcoli del r665. Con un'ardita applicazione del principio inviato una copia. Il manoscritto, intitolato originariamente De
di continuità, egli mostrò che i valori delle nuove misurazioni motu corparum e in seguito Philosopkiae N aturalis Principia M afhc-
davano ragione della gravitazione anche del satellite naturale matica, fu presentato alla Royal Society soltanto il 28 aprile r686
della Terra. Aveva infatti immaginato che il moto della Luna da Nathaniel Vincent, del Clare College di Cambridge 24 • Il 19
fosse analogo a quello di un proiettile lanciato ad un'altezza maggio, durante una riunione della Royal Society veniva deli-
adatta. Il risultato fu che la gravità che regolava la caduta dei berato tt che i Philosopbiae Naturalis Principia Mathematica del
corpi sulla superficie della Terra risultava uguale alla forza cen- Signor Newton fossero stampati inunediatamente in bella lettera,
tripeta della Luna, dedotta dalle osservazioni della sua distanza c che gli fosse scritta una lettera per comunicargli la decisione
e della sua velocità. Estesa questa legge agli altri corpi del sistema della Society '' zs. Nella stessa lettera del 22 maggio Halley scri-
planetario, egli enunciò una serie di proposizioni sul moto dci Yeva a Newton che Hooke accampava diritti di priorità sull'in-
pianeti prin1ari intorno al Sole, e le inviò alla fine del 1683 a venzione della legge dell'inverso del quadrato. A questa lettera
Londra, alla Royal Society. Newton rispose esprimendosi in termini molto duri nei confronti
La relazione tra la forza di gravità e il moto dei pianeti era di Hooke. Cosa di cui fece ammenda in séguito riconoscendo pub-
nota agli scienziati- almeno come problema- molto tempo prima blicamente- come s'è detto- che Hooke andava annoverato tra
che Newton la formulasse matematicamente. Senza tener conto i suoi predecessori. Sempre nella lettera del 22 maggio, Halley
dell'ipotesi di Keplero, per cui la gravità è affine alla forza scriveva che la Royal Society era d'accordo sulla pubblicazione
magnetica, della dinamica razionale di Galilei e dei tentativi di del manoscritto, che le spese di stampa dovevano essere sostenute
Huygens per risolvere i problemi di dinamica - insieme di ele- dalla medesima Society, e che Hallcy stesso era stato incaricato
menti che impostano il problema della relazione accennata e di sopraintendere alla stampa. Senonché, con successiva deli-
forniscono gli strumenti per risolverlo- Boulliau, Barelli e Hooke berazione del 2 giugno, la Royal Society u ordinava che il libro
sono esplicitamente menzionati dal Kostro come suoi predeces- dd Signor Newton fosse stampato e che il Signor Halley si ad-
sori 22• Inoltre, nel gennaio r684, Halley aveva già ricavato senza dossasse l'incarico di sorvegliarlo e di stamparlo a proprie spese,
dimostrazione, dalla terza legge di Keplero - relazione tra tempi il cil(> si è impegnato a fare'' 26.
periodici e distanze - che la forza centripeta diminuisce in pro- Compiaciuto di questa deliberazione, Newton rispose espo-
porzione inversa al quadrato della distanza. Ora, un mercoledì 1Wndo il piano dell'opera: <t Avevo stabilito che l'insieme consi-
del gennaio dello stesso anno, parlando di ciò con Wrcn e con ,;tesse di tre libri, il secondo essendo piccolo era pronto l'estate
Hooke, quest'ultimo asseri di aver trovato e dimostrato una
legge fondata sul medesimo principio e valida per tutti i movi-
menti celesti. Wren, a titolo di incoraggiamento, prometteva z; Cornspowltuce cit., vol. II, Halley toN., 7.9/fJ/r6S6, p. 44~·
" lvi. Halky to N., n/5/if>/l(,. p. 431.
" TH. fllRCH. Thc Hiol<•ry of lhe Roy ..l so,iely of Lo/IdOli, London

>l S. I. VAVU.OV, op. cii., p. r]S. lì:>G·S], w>!. IV, p. 4 s 4 .


26 lvi, IV, p. 486.
" Principia, libro I, prop. IV corol. 6, sco\io.
INTII.ODUZ(ONE
INTRODUZIONE

« Questo, in breve - come scrive il Brewster - il resoconto della


scorsa, resta solo da trascriverlo e da tracciare le figure. Da allora pubblicazione di un'opera memorabile non solo negli annali di
avevo pensato alcune nuove proposizioni che posso pure lasciare una scienza o di un paese, in quanto formerà un'epoca nella
stare. Il terzo manca della teoria delle comete. Nell'autunno storia del mondo, e sarà sempre comiderata come la pagina più
scorso ho speso due mesi nei calcoli per nessun altro scopo che il luminosa degli atti della ragione umana nll.
desiderio di un buon metodo, che mi costruii dopo essere tornato I Principia uscirono nel luglio del r687 3 z, in poche copie - da
sul primo libro, e dopo averlo ampliato con diverse proposizioni, duecento a quattrocento- che in breve andarono esaurite. Già nel
alcune sulle comete altre su altre cose scoperte l'inverno scorso. 169r non se ne trovava che qualche rara copia a prezzi altissimi 33 •
Ho deciso ora di sopprimere il terzo libro (... ). I due primi libri L'Edleston racconta che nel IJII un esemplare del libro è stato
senza il terzo non portavano tanto bene il titolo di J>hilosophiae pagato hen du<' ghinee, mentre il suo prezzo di copertina sembra
Naturalis Principia i.\falfzematica e quindi lo avevo cambiato in essere stato di dicci scellini. Queste notizie, che sono esterne solo
qncllo di De molu cvrporum libri duo; ma dopo averci pensato di in apparenza, costituiscono un indice abbastanza preciso della
nuovo ho mantenuto il primo titolo. Esso aiuterà la vendita del ' fortuna' dell'opera newtoniana e del successo ottenuto presso i
libro. Vendita che non debbo diminuire, ora che è vostro" 27 • matematici e i fisici continentali dell'epoca. La penetrazione e
Di fronte alla minaccia di sopprimere il terzo libro per non dover la conquista degli ambienti scientifici non fu, tuttavia, un'impresa
affrontare discussioni lontane dal carattere matematico de!l'opera, Iacile, in quanto !"Europa colta era dominata, come s'è detto
Halley lo scongiura «di non permettere che il vostro risentimento piÌI volte, dalla fisica cartesiana. Questa, che faceva appello più
vada tanto oltre da privarci del vostro terzo libro, in cui l'applica- all'immaginazione che alla ragione, era profondamente radicata
zione della vostra dottrina matematica alla teoria delle comf'tc, nei circoli culturali anche della provincia, e la medesima causa
ed alcuni singolari esperimenti che, come suppongo da ciò che che ne aveva favorito l'introduzione ne estendeva il dominio
scrivete, devono comporlo, lo renderanno accetto a quelli che si sulle menti. La situazione in lngllilterra non era molto diversa, e
possono chiamare filosofi senza matematica, e che sono in gran la resistenza alla pcnetrazione delle teorie newtoniane fu forte
numero» 28 • Non c'è rimasta nessuna risposta diretta a questa e lunga. Ancora nel secondo decennio del '700 le università inglesi,
lettera di Halley, ma sappiamo che Newton ha facilmente accon- compresa Cambridge, riconoscevano come testo ufficiale per l'inSt!-
disceso alla richiesta. Il secondo libro dei Principia fu inviato gnamento della fisica la Physics di Rohault, che non era altro che
alla Royal Socicty e presentato il 22 marzo r687; il terzo libro una traduzione dal francese in latino delle teorie cartesiane. Nel
fu presentato il 6 aprile dello stesso anno. L'intero libro fu con- I?I8, Samud Clarke, allievo di Newton, per introdurre i concetti
segnato, come s'è detto, nel mese di maggio del r687 29 • e le teorie dei Principia negli ambienti acçademici, dovette ri-
Come si vede, l'edizione dei Principia nacque tra varie dif- correre allo stratagemma di ritradurre in latino la fisica di Cartesio
ficoltà dovute sia alla carenza di mezzi della Royal Society, sia ma aggiungendovi un commento in chiave ncwtoniana. Questo
al fatto che non si trovavano né un editore né un tipografo disposti httto-il successo presso le singole persone e l'inerzia degli amhicnti
a correre il rischio economico di stampare un lavoro tanto ponde- universitari- non era, naturalmente, un fenomeno generale. Nelle
roso e, in certo modo, strano per un'epoca quasi interamente l"nivcrsità di St. Anùrcws e di Edinburgo, per esempio, i Prin-
dominala ùalla fisica cartesiana. Se, dunque, i Principia videro la cipirt divennero quasi immediatamente il testo riconosciuto uffi-
luce, il merito spetta quasi interamenW ad Halley, che pagò la cialmente per l'insegnammto della geometria e della fisica, ad
stampa, corresse le bozze e controllò i calcoli; il che, come scri- opvra di Jamcs c David Grcgory 3 ~.
veva a \Vallis gli costava ~moltissimo tempo e inquietudini 11 30 •
Jl D. HREWSTER. Oft. cii., p. 142.
27 Corr~sf>rmdrmce cit., N. to Halley, vol. II, zo/6/r6S6, p. 437· " Cvr>"~-'/'"Ui/eure cit.. p. ·177·
2" H l'umipia. Introduzione <li R. Cotes, p. 82 di questa traduzione.
lvi, Halley to N., 21)/6/r6S6, p. 443·
l< D. l:lJu"vsrER. op. cii., pp. I53-_17.
:<9 lvi. Halley to N.. 713 c 5/4/rtiS;, pp. 472·74·
'" lvi, vol. H, p. 475·
INTROPUZ(ONE INTII.ODUZIONE

È accertato che già nel 'gr i migliori scienziati esprimevano l'opera, ma rifece addirittura i calcoli e analizzò nuovamente le
l'esigenza di una nuova edizione e si comunicavano le notizie dimostrazioni. I n varie occasioni obbligò il N ostra a ripetere
circa la sua preparazione ed uscita come qualcosa di importante. gli esperimenti in modo da eliminare certe discordanze tra questi
Il matematico svizzero Fatio de Dniller, che ancora nel giugno e i calcoli. Da principio N ewton tentò di sottrarsi scrivendogli
dell'87 era considerato un cartesiano 35 , nel dicembre del '91 scri- una lettera in cui tentava di calmarne gli ardori: a Vi ringrazio
veva a Huygens della sua intenzione di curare personalmente della vostra lettera e delle correzioni dei due teoremi del trattato
una seconda edizione dci Principia; ed HuygtmS, in una lettera De Quadralura. Io non vorrei che vi preoccupaste di esaminare
del maggio r6g4, scriveva a Leibniz di una nuova edizione del- tutte le dimostrazioni dei Pn'nàp~·a. È impossibile stampare un
l'opera di Newton che avrebbe dovuto uscire a cura di David libro senza qualche errore, e se voi stampate sulla base della copia
Gregory. La notizia era esatta. Tra i due studiosi infatti era stata che vi ho spedita, correggendo solo quegli errori che potete tro-
avviata una nutrita corrispondenza, sicchC il Grcgorydopo qualche vare leggendo le pagine (... ) voi avrete più lavoro di quanto sia
tempo aveva già pronte duecentotreùici pagine di note da intro- lecito darvi» 37.
durre nella nuova edizione. In quel medesimo periodo, però, Il 15 aprile IJIO erano già stampate le prime 224 pagine del-
venne accusato di aver plagiato nella sua (( Astronomy ~ alcune l'opera 38 : ossia, tutto il primo libro che, come risulta dalla corri-
teorie ncwtoniane senza citarne la fonte e senza riconoscere il spondenza Newton-Cotes - costituita da 72 lettere - richiese ben
suo debito verso Newton 36• In seguito a tale sospetto, Newton poche correzioni. Il lavoro vero e proprio cominciò, minuto e
decise di non affidargli più la nuova edizione dei Principia, e puntiglioso, col secondo e soprattutto col terzo libro. Del secondo
;;ospese il lavoro di revisione. Lavoro che -come tra poco diremo libro, che si occupa del moto dei corpi in un mezzo resistente,
- riprese soltanto nel I709, anno in cui Gregory morl. Notizie vennero cambiate intere pagine; vennero corretti errori notevol-
analoghe continuarono a circolare fino alla primavera del 1709, mente gravi come, per esempio, quello riguardante la vena cml-
periodo in cui le insistenze del cappellano Richard Bentley pre- tracta, ossia la strozzatura di un getto d'acqua zampillante. da
valsero sulle esitazioni del N ostra, inducendolo a pensare concre- un recipiente 39 . La corrispondenza durò, con varie interruzioni,
tamente ad una nuova edizione che doveva venire curata dal fino al 22 dicembre IJI3, e cuhninò con la discussione sulla prefa-
giovane e promettente matematico Roger Cotes, nominato da zione che Cotes, per espresso incarico di Newton, doveva scrivere
poco professore plumiano di astronomia e di filosofia sperimentale, per i Pri-ncipia. Come ha osservato il Vavilov, «Il carteggio di
Le spese della nuova edizione furono pagate da Bentley, al quale, :"!ewton e Cotes rimane ancor oggi un notevole documento della
però, sarebbero andati gli utili della vendita del libro, e Cotes storia della nascita di un grande libro, e insieme un esempio
ricevette un compenso di soo ghinee e 12 copie del libro. istruttivo di una vera collaborazione scientifica tra la generazione
anziana e quella più giovane »40.
4· - L'intenzione di Newton nell'accingersi a rivedere i Prin- Accanto alle discussioni che portarono alle numerose corre-
cipia era di perfezionare la teoria della Luna, di effettuare una zioni dei Principia, hanno grande importanza le integrazioni che,
sommaria correzione degli errori che erano stati rilevati e di scri- in generale, sono di carattere religioso. Il maggiore esempio di
vere una breve prefazione. Cotes avrebbe dovuto rileggere il ciù è costituito dallo Scolio Generale al terzo libro. Esso, mancante
tutto e correggere gli errori che fossero eventualmente sfuggiti. nella prima edizione, viene aggiunto nella seconda per ribattere
Le cose, però, andarono molto diversamente: Cotes si dedicò alle accuse di ateismo e di meccanicismo che a Newton erano
con grande impegno al suo lavoro, costringendo lo stesso Newton giunte da varie parti, soprattutto da Leibniz. Questa mescolanza
ad un'intensa attività, Non solo, infatti, riesaminò completamente
37 J. EDL~s·roN, op. ci/., p. 5·
3~ Corr6spondence cit., p. 47.5· " lvi. p. S.
!6 W. G. HISCOCK, Prefazione a D. Gregory, I. N(w/on and lheir circle, " lvi. pp. JS-39·
estratti dai .'.-femora01da di D. Gregory, Oxford, 1937· <O S. l. VAVILOV. np. CÌ/., p. 325.
!N11!.0DUZ:Q~!': lNTRODUZlONE 25

di interessi scientifici e religiosi non deve suscitare sorpresa, in titolato " Memoirs of Literature " e venduto da Ann Baldwin
quanto nell'Inghilterra del xvu-xvm secolo era un fatto abbastanza in Warwick-Lane. Nel numero r8 del secondo volume di questo
comune. I maggiori uomini di cultura erano anche teologi o ave- settimanale, pubblicato il 5 maggio 1712, troverete una lettera,
vano fortissimi interessi teologici. l'o:;Ì era per il Barrow, come lo estremamente interessante, di Mr. Lcibniz a Mr. Hartsoeker che
era per il grande chimico c amico di Kewton, Robert Boyle, il confermerà ciò che io ho detto n 41 •
quale oltre ad aver scritto \·eri trattati di teologia, lasciò, alla sua :Kdla lettera rammentata da Cotes, datata Hannovcr, 6 feb-
morte, un legato per la creazione di una cattcdm che a\Tebbe braio r;n 42 , Leibniz, che in precedenza aveva attaccato Newton
dovuto avere come scopo principale la lotta all'ateismo. :\'umerose nella :;ma Teodicea 43, assimilava la gravità ncwtoniana ad una
opere teologiche pubblicò il grar.de matematico \Vallis, cd il «causa occulta l>, così occulta che non avrebbe potuto essere
fisico Hooke suh,:.c uno studio sulla torre di 13abclc. Moltissimi chiarita nemmeno con J'intC'rvcnto di Dio. Fu proprio questo
amici, allievi e corrispondenti dd Nostro erano ecr\rsi<lstici u attacco di Leibniz - insieme a quello precedente di Bcrkley nel
teologi. In un tale ambiente, le pr0occupazioni e gli interessi Dc lv! otu - che indusse N ewton ad integrare la seconda edizione
teologici di Kewton non costituiscono, certo, un'eccezione; ancile dci Principia col famo;;o Scolio Generale al terzo libro, nel quale
perché la presenza nella sua famiglia di alcuni ecclrsiastici lo enuncia le concezioni religiose che sostengono e coronano la sua
avevano abituato a riflessioni di questo tipo fin dalla fanciullezza. ' concezione matematico-sperimentale, chiarendo in tal modo la
Di conseguenza, l'interesse per gli stucli biblici, certe soluzioni ' propria concezione del mondo ed i limiti del suo metodo "filoso-
scientifiche ispirate più dalla religione che da effettivi motivi ra- fico)),
zionali, la sua sensibilità nei confronti delle critiche che lo presen- Il 25 giugno IJIJ, Cotes annuncia al suo autore, attraverso il
tavano come ateo, trovano tutte una giustificazione nell'ambiente dr. Samuel Clarke «che il libro è terminato» edil2;luglio, Ncwton
storico-culturale da cui proveniva e in cui lavorava. si reca dalla regina per farle omaggio di una copia del libro.
Da quanto precede si vede bene come non sia un caso che lo La terza edizione dei Principia vide la luce nel 1726, due anni
Scolio Generale si apra riprendendo la critica ai vortici cartesiani prima della morte del Nostro. Il collaboratore, questa volta, fu
-ossia ad una teoria ispirata al più rigido meccanicismo- e quindi il dr. Henry Pemberton 44 , nato a Londra nel r6g4. Mentre condu-
contestando il movimento pUramente meccanico, e perciò auto- ceva i suoi studi di medicina a Lcida, ebbe fra le mani i Principùl,
sufficiente, dei pianeti. Anche questa volta, colui che principal- ormai difficili da reperirsL Saputo che si trattava di un'opera di
mente sollecitò Kewton a scrivere lo scolio fu Cotes. Si deve, tut-
tavia, aggiungere che il contenuto dello Scolio Generale è stato in
~l ardua comprensione, rimase sorpreso della facilità c della rapidità
con cui era riuscito ad impadronirsi della materia. Passò allora
un certo senso la stesura df'i risultati di precedenti elaborazioni allo studio dd De Quadralura curvarum. John Keill volle presen-
degli allievi di ?'-Tcwton, effettuate dopo l'uscita della prima edi- tare il giovane matcmatiw a Sir Isaac, ma questi, essendo impe-
zione dci Principia. Il caso più cospicuo t· rappresentato dallo gnato in una delle solite malevoli polemiche, non prl':stò attenzione
scritto di Joseph Raphson, intitolato De. spatio real-i SI."H Ente infi- al Pcmberton. Non scoraggiato da un'accoglienza cosi fredda, il
nito CO/tamen malhcmalico-mctaphisicmn, aggiunto come appendice giovane matematico pensò di attirare su di sé l'attenziont: del
al volume Analisi universale delle equazion-i del 1702. Considerate gnmde scienziato con un'esposizione popolare della sua opera.
queste cose, Cotes funz;ionù come dcmeulu ùi spint<L. In data Il ca,;o, pen\ venne incontro al Pcmhcrton. Avendo Poleni, un
1S febbraio 1713 egli, infatti, scriYeva.al ~astro:" ... penso che matematico italiano, puLblicato un esperimento che, immaginava,
sarà opportuno aggiungere qualcosa mediante cui il vostro lihro
possa essere sottratto a certe prevenzioni che gli sono state acca- "]. EDI.RSTO);, op. ril., p. I:;J.
nitamente accumulate contro. Come qndk· per cui abbandona le ' 2 (',, (;, LEI!l:Sll, Dit Plulosophischml Schriflm, \'ol. III, pp. 5Ifi·Zl,
cause mecc:michc, è costruito su miracoli e ricorre a qualità oc- Leipzig. lt)JI,
" lvi, vol. \"1, pp. 61-62.
culte. P<'rché voi non possiate pemare superfluo rispondere a tali " !l. I'EMl!ERTOX, .~ view ttf Sir Isaac Nrwto11's phi/nwplry, Prefazione,
obiezioni, vi potrà riuscire gTadìto consultare un settimanale in- London, 172S.
,, INTRODUZIONE INTRODUZIONE '7

avrebbe confermato l'affermazione di Leibniz, per cui la forza di e alla raccolta e alla stesura degli scritti che dovevano costituire
caduta dei corpi è proporzionale al quadrato della velocità e non i Principia. Queste sue attività riempiono gli anni che vanno dal
alla semplice velocità, Pemberton lo trovb non solo insufficiente r676 al IJ04, allorché viene pubblicata l'Opticks. Vi sono dunque
ma ne scrisse addirittura una confutazione. Lo scritto venne co- ventotto anni durante i quali Newton sembra non int<"!ressarsi
municato a Newton, e questi chiamò il giovane presso di sé. Da più né ai lavori di ottica né ai problemi che ancora le sue memorie
questo momento ebbe inizio l'amicizia fra i due uomini. Frattanto propongono agli scienziati continentali. Ora, negli anni in cui
Newton, sia a causa delle precarie condizioni di salute che ne Newton era impegnato nella stesura dei Pri11cipia, si verificarono
facevano temere la morte improvvisa, sia perché la seconda edi- alcuni avvenimenti politici di notevole importanza. Nel r685,
zione dei Priltcipia era ormai esaurita, aveva deciso di procedere in séguito alla morte di Carlo II, era stato eletto al trono d'In-
alla stampa di una terza edizione dell'opera. La !n<Jrl~:: prematura ghilterra Giacomo Il. Questi, cattolico fanatico, non solo continuò
del Cotes, però, lo aveva privato di un preziosissimo collaboratore la politica patema di sistematica opposizione al Parlamento,
e lo metteva in serie difficoltà, anche perché, come abbiamo detto, negandone prerogative e diritti, ma la portò tanto avanti da pro-
egli non era certo né in età' adatta, né in condizioni di salute idonee vocare un profondo divorzio fra dinastia Stuart e nazione. I suoi
per affrontare un tale lavoro. Bene impressionato dalle capacità primi atti di governo furono di riprendere le relazioni col ponti-
di Pemberton Newton lo pregò di assisterlo nella preparazione ficato e di riaprire le porte dell'Inghilterra ai gesuiti, sistemandoli
della nuova edizione dei Principia. • nei posti chiave dell'amministrazione dello Stato. In quest'opera
Durante il periodo della revisione ci fu tra i due un nutrito di restaurazione cattolica si inquadra l'evento che portò Newton
scambio di lettere, ma mentre quelle di Pemberton ci sono rimaste ad essere eletto deputato al Parlamento. Nel r687, Giacomo Il,
quasi interamente, quelle di N ewton sono andate perdute. Fra le calpestando le tradizionali autonomie dell'Università di Cam-
variazioni intervenute in questa nuova edizione, le più importanti bridge, impose al consiglio di essa l'elezione a M aster of Arts del
sono quelle che riguardano il celebre Scolio alle flussioni, dal quale monaco benedettino Francis. L'Università capì inunediatamente
viene cancellato il nome di Leibniz, e quella che riguarda il moto gli scopi politici che il re si prefiggeva e per non creare un prece-
dei nodi della Luna nella prop. 33 del libro III. Nel febbraio o marzo dente rifiutò la nomina. Contemporaneamente gli avversari
del r726, la terza edizione dei Principia veniva pubblicata con del sovrano iniziavano trattative segrete con Guglielmo III d"O-
una nuova prefazione di Newton datata I2 gennaio I725-26, in range. Mentre i leaders politici si accordavano per la sostituzione
cui, appunto, elenca le aggiunte più importanti fatte e ringrazia di Giacomo II, l'Università di Cambridge inviava a Londra una
Pemberton, « vir harum rerum peritissimus ». Per il lavoro ese- delegazione per tentare di indurre il re a recedere dalla sua deci-
guito, Newton ricompensò Pemberton con zoo ghinee. Immedia- sione. La delicata missione fu affidata ad una delegazione di cui
tamente dopo la morte del grande maestro, Pemberton pensò di faceva parte anche Newton, e sembra che questi abbia avuto
procedere alla traduzione inglese dei Principia, ma in questo fu una parte determinante nella riuscita delle trattative. Quando,
preceduto dal Matte nel r729. Allora si dedicò al completamento infatti, i delegati erano già disposti ad accettare un compromesso,
del suo.lavoro A view of Sir Isaac Newton's philosophy, già rivisto, nel senso che l'elezione del monaco non avrebbe dovuto costituire
in parte, dallo stesso Newton e uscito nel r728. Pemberton di- un precedente, Newton si tenne intransigentemente sulla nega-
venne poi professore di fisica al Gresham College ove tenne letture tiva ottenendo di far condividere alla delegazione il proprio punto
di chimica pubblicate dopo la sua morte (rnr) dal suo amico di vista. La missione, quindi, C'bbe successo nel senso che i privi-
dr. Wilson. legi dell'Università vennero salvati; contemporaneamente, lo
sbarco in Inghilterra dell'Orange, nel r688, poneva fine al regno
s. -Alla fine del primo paragrafo abbiamo visto come Newton, della dinastia degli Stuart, dando inizio all'epoca del costituzio-
in séguito alle controversie suscitate dalle sue memorie ottiche, nalismo moderno. Alle successive elezioni per la nuova assemblea
scrivesse all'Oldenburg di non volersi più occupare di filosofia e costituente, ~cwton fu presentato come candidato dell'Università
come, in effetti, egli si dedicasse interamentf! agli studi di chimica - riconoscente per l'opera svolta a suo favore - e il rs gennaio
,, INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
'9
r68g fu eletto al Parlamento. Ncwton non svolse nessuna attività
politica. Si limitò a fare parte del gruppo Jr/lig, senza l'apporto Nel r6g4 si verificò nella vita di Newton una svolta decisiva:
del minimo contributo alla discmsione politica. La sua qualità l'ex allievo del Trinity College e suo attuale amico Charles Monta-
di deputato lo costringeva a frequenti viaggi a Londra, e durante gue - poi Lord Halifax - fu nominato in quell'anno eancelliere
queste sue permanenze nella capitale fece conoscenza e ·strinse dello Scacchiere. Montague era stato intimo amico di Newton
amicizia con gli uomini più in vista del momento. Conobbe Locke già dal tempo di Cambridge, tanto che collaborò con questi alla
e, sulla base dei comuni interessi teologici, ne divenne amico. costituzione di una società filosofica, elLe però non vide mai la luce.
Conobbe Huygcns alla Royal Society, e i dLic grandi uomini si In séguito furono colleghi nel « Convention Parliamcnt ». La car-
testimoniarono la reciproca stima, tenendo ~cwton una rela- riera politica del Montague fu rapida e facile, fino ad ottenere l'in-
zione sugli errori comme;;~i nella misurazione della doppia carico di ministro delle lìnanze. In tale veste elaborò un progetto
rifrazione dello spato d'Islanda, l'altro sulla propria falsa teoria di riforma monetaria per difendere la sterlina dalle frequenti fal-
della gravitazione. Locke, inoltre, lo introdusse negli ambienti sificazioni. L'unica persona fornita delle cognizioni indispensabili
politico-mondani londinesi. Questa serie di nuove conoscenze e di matematica e chimica per dare esecuzione al progetto, era
amicizie cominciarono a far nascere in Newton una certa insoffe- Newton. Per conseguenza, quando il controllore in carica della
renza per l'ambiente chiuso, severo fino ad essere quasi monastico, Zecca fu assegnato ad un altro incarico, Montagne lo chiamò a
alla lunga pesante, di Cambridge; e pur guadagnando egli abba- coprire l'importante ufficio. La lettera con cui il ministro comuni-
stanza bene, cominciò a lamentarsi del trattamento economico cava la nomina rendeva noto anche lo stipendio annuo- cinque o
insufficiente ai suoi biso~,:ni. seicento sterline. La lettera adesso menzionata è del 19 marzo
Gli anni che vanno dal 16go al 1694 sono i più tristi e dramma- r6gfl, ed è curioso che soltanto pochi giorni prima- il I4- Newton
tici della vita del Nostro. Fortemente provato dalla costante con- scrivesse ad Halley dicendogli che non era affatto uno dei candi-
centrazione mentale richiesta dalla composizione dei Prùtcipia, dati alla Zecca, e che se gli avessero offerto il posto lo avrebbe
incurante di una vita regolata, colpito crudamente nei suoi rifiutato 45.
interessi scientifici da un incendio che gli distrusse molti ma- Nel breve tempo di due anni il Nostro aveva completato la
noscritti di chimica, di elettrologia e sul magnetismo, nonché riforma. Nel r6gg viene promosso alla direzione della Zecca -
con uno stipendio annuo che andava da 1200 a 1500 sterline -
il suo trattato sulla luce e sui colori, per il quale aveva accumulato
incarico che tenne per il resto della sua vita, Nel febbraio dello
una gran massa di esperimenti, Kewton fu colto da una gravissima
stesso anno viene eletto socio straniero dell'Accademia Reale delle
forma di esaurimento ncrvoso, complicato, inoltre, da una forte
Scienze di Parigi. Ma il r699 vede anche uno degli epìsodi più
mania di persecuzione che lo impcgnù per due anni. Nelle pause squallidi della vita del N astro: episodio che impegnò molta parte
fra le "Crisi ebbe ancora la forza di attendere agli obblighi che com- delle sue energie, senza che la sua gloria ne venisse affatto au··
portava essere l'autore dci Principia. Nel '91 fornisce a B,;ntley mentata: alludiamo alla disputa con Leibniz circa la paternita
una bibliografia minima quale introduzione alla lettura dr.lla sua dd calcolo inlinitesimalc. La disputa, già di per sé inconsistente e
opera. Nel '92 illustra al matematico Wallis il calcolo delle flus- indegna di questi due grandi uomini, fu poi complicata e avve-
sioni e delle fluenti. Nel dicembre del medesimo anno inizia con lenata dalle interferenze politiche e da indecorosi orgogli nazio-
Bentley una corrisprmdcnza intrattenuta fino alla !ìne del feh- nali. Per la sua notorietà la descrizione della contesa non ci ri-
braio successivo. La corrispondenza -'costituita da quattro let- chiederà più di qualche rapido accenno.
tere - è storicamente importante perché la particolare intcr!-'rcta- Nicola Fatio de Duiller, che abbiamo gi;\ menzionato, mediocre
zione bentleyana dei Principia, e il particolare modo di deùunc matematico brinevrino residente a Londra, ostile a Leibniz per
conclusioni religiose dal loro apparato lìsico-matematico, di,·cnnc ragioni personali, nel 1699 pubblica uno scritto in cui non solo
una delle principali componenti della «religione naturale 11 e del- afferma che il primo vero inventore del calcolo era Newton e non
l'•( ottimismo n del XVIII seculo.
" ), EDLES!ON, tJf', ci/., p. XXXV.
l!'.'TRODUZIO~E INTRODUZIO:N.E 3'

Leibniz - come in tutta Europa si riteneva - ma accusa abba- biliari gli. procurassero violentissimi dolori, non emise mai un grido,_
stanza chiaramente Leibniz di un possibile plagio. Questi gli non si lamentò mai, né manifestò il minimo moto di irritazione;
risponde sugli Acta Eruditorum, ma nella risposta non coinvolge anzi, durante le brevi pause che il dolore gli concedeva, parlava
Newi:on, essendo persuaso che questi fosse estraneo all'aftacco. con affabilità e con il normale buonumore. Durante tutto questo
La polemica finisce allorché Leibniz ottiene che gli Acta re~pingano periodo la sua vigoria mentale non venne mai meno, tanto che
la controrisposta del de Duiller. Nel frattempo Newton veniva si sperava se non di salvarlo almeno di prolungargli la vita. :i\Ia
rieletto membro dell'Università di Cambridge al nuovo Parla- verso le sei di sera del sabato 18 marzo entrava in coma e vi
mento. Allora, sia per la sua qualità di direttore della Zecca, sia rimaneva per tutta la domenica successiva fino al lunedì 20,
per il suo stato di deputato, il IO dicembre 1701 rinuncia alla giorno in cui, tra la una e le due del mattino, mori.
cattedra lucasiana. Il 30 novembre 1703 viene eletto presidente
della Royal Society, succedendo a Lord Somers. L'incarico gli 6. - Durante gli anni che vanno dalla pubblicazione dell'Op..
fu rinnovato annualmente durante i restanti venticinque anni, ticks ad oltre il 1720, quindi fin dopo la morte di Leibniz, la pole-
fino alla sua morte. Nel 1704 esce l'Opticks. mica sull'analisi, troncata nel 'gg, riprende violenta. L'occasione
Questo, come si vede, è il momento in cui Nev.i:on coglie i questa volta venne fornita dallo stesso Leibniz, il quale, recen-
risultati, materiali e di prestigio, della precedente parte della sua sendo il De Quadratura curvarum, operetta matematica inserita
vita dedicata interamente al lavoro. Il 16 aprile 1705, in occasione come appendice all'Opticks, si lasciò sfuggire alcune espressioni
di una visita della regina Anna al Trinity College, gli viene con- equivoche e poco riguardose per il prestigio dell'ormai celeberrimo
ferito il titolo di Sir. N cl medesimo anno, però, venne bocciata Kewton. La risposta venne da John Keill, :fisico e matematico,
con un gran numero di voti contrari, la sua terza candidatura al discepolo di Newton. In uno scritto inviato alla Royal Society,
Parlamento. e comparso nelle Philosophical Transactions, settembre-ottobre
Gli ultimi vent'anni della sua '\ita trascorsero tranquillamente. 1708, sulle forze centrali, egli introduceva l'argomento con le
La responsabilità della nuova casa londinese era stata affidata seguenti parole: «Tutte queste cose se&'llono dalla ora celeberrima
alla nipote Caterina Barton, e cosi N e-..vi:on poté dedicare tutte le aritmetica delle flussioni, che senza dubbio alcuno inventò per
sue energie alla Zecca, alla Presidenza della Royal Society, e alla primo il Signor Newton, come facilmente costaterà chiunque
successiva riedizione dei Principia e dell'Opticks. Nel 1722 quando voglia leggere le lettere edite da Wallis, la medesima aritmetica
aveva So anni fu colpito da un'attacco di calcoli alla vescichetta fu in seguito, mutati soltanto il nome e la notazione, pubblicata
biliare che lo tenne impegnato per qualche tempo. Nel 1725 fu dal signor Leibniz negli Acta Eruditorum » 46 • A questo punto fu
preso da una violenta tosse dovuta ad infiammazione polmonare. interessata della controversia la Royal Society, di cui Leibniz
A causa di questa nuova malattia fu costretto a trasferire la sua era membro, la quale provvedette a nominare una commissione
residenza a Kcnsington, dove migliorò con una certa rapidità. per l'esame dei documenti esibiti dai due contendenti. La maggio-
Pensando di essersi ormai ristabilito, nel febbraio del 1727, si ranza della commissione era costituita da scolari e amici di Newton
recò a Londra per presiedere una riunione della Royal Society, c le sue conclusioni comparvero nel 1713 in forma di libro dal ti-
fissata per il 2 marzo. Imprudentemente, non soltanto presiedette tolo Commercium Epistolicum D. Jnlwnnis Collì11s et aliomm de
la riunione, ma confidando in un'energia che in eflctti non posse- Analisi promota. La commissione alla fine del libro esprimeva la
deva più, si affaticò ulteriormente col fare e col ricevere visite, Sl'gucnte' sentenza':« Esaminato tutto ciò riteniamo che Newton
e con l'impegnarsi in discussioni che il suo stato sconsigliava. Il sia stato il primo inventore di questo metoJo, e che quindi Keill,
risultato fu il risveglio della sua vecchia malattia. Ricondotto a sostC'nendo questa stessa tesi, non ha recato nessuna ingiuria o
Kensington fu immediatamente sottoposto alle cure del caso nella calunnia a Leibniz" 47 • La disputa continuò nC'gli anni successivi.
speranza non di sottrarlo al male, giudicato incurabile, ma di alle-
viargli i dolori. Pare che il suo comportamento in questa circo-
., hi, p. LXXII.
stanza fosse addirittura stoico. Nonostante che le crisi dei calcoli " La disputa Le1lmi:-Newton sull"alhllisi, Torino, rgsS, p. r88.
l' INTRODl'ZION:E
!NTRODUZIO!>"E 33

minazione - com'era, poi, ovvio nei due metodi. Nel I704,


Vi furono coinvolti tutti: allievi e amici di N ewton, la Corte in-
infatti, Newton aveva pubblicato come appendice all'Opticks, il
glese che se ne interessava "quasi fosse stata una contesa spor-
De Quadralura; in questa occasione, circa la generazione della
tiva n •~. e gli ambienti politici del partito Tory, che non perdo-
quantità, egli si era espresso come segue: u Considero in questo
navano a Lcibniz di aver collaborato ad insediare la dinastia lavoro le grandezze matematiche non come costituite di parti
degli Hannover sul trono d'Inghilterra 49.
piccole a piacere ma come generate da un moto continuo » 50 •
A questo punto il lettore potrà domandarsi: se Newton aveva Tale premessa istituiva una netta differenza tra il fondamento
ef:ettivamente scop~rto per primo il calcolo, perché non l'ha pub- e il significato teoretico dell'uno e dell'altro metodo, anche se,
blicato a suo tempo l Le risposte a questa domanda sono state due. occorre dirlo, tra il r687 e il 1704 erano intervenute notevoli
La prima dice che Ncwton, assegnando alle matematiche un com- modifiche nel concetto di infinitesimo. Nella terza edizione, la
pito !'trumentale, studiava e svihppava solo quelle parti capaci dichiarazione di cui sopra, viene espunta per intero. È stato detto
di risolvere un determinato problema di fisica. In questo senso che ciò va attribuito al carattere di Newton, ad una sua mancanza
la matematica, in quanto tale, aveva nella sua considerazione dì generosità verso un avversario meno fortunato·, al fatto che
una posizione rigidamente subordinata alla fisica e, di conseguenza, essendo ormai Leibniz morto, non aveva da temere nessuna ritor-
egli non aveva alcun interesse specifico a rendere pubblici gli sione polemica, Anche questo è vero: ma occorre aggiungere che
studi relativi. L'altra risposta rim:mda alla viva ripugnanza che un supplemento di riflessione può aver chiarito al Nostro che la
Newton provava verso la diffusione dei suoi lavori, e rimanda differenza fra i due metodi era concettualmente tanto profonda
a~che alla sua paura di venire trascinato in interminabili pole- da rendere ridicolo e inutile il ricorso ad una superficiale identità,
miche. Personalmente riteniamo che mentre la seconda risposta salvo la fanna e i simboli. Da questo punto di vista, egli ha fatto
può essere attendibile, in quanto riposa su precisi dati di fatto, bene a rifiutare- anche se tardivamente- qualunque compromesso.
non altrettanto si può dire della prima. Il timore dluna polemica l\Ia da questo medesimo punto di vista, la controversia nata tra
può, infatti, dare ragione del fatto che ndla prima edizione dei questi due uomini eccezionali era ancor più inutile e ingiustifi-
Principia, libro II, prop. VII, scolio, egli scrivesse: « Neile let- cata. Circa l'altra risposta, quella cioè che invoca lo strumenta-
tere che ci furono tra me e l'eccellentissimo geometra G. W. Lei- lismo matematico come ragione dell'omessa pubblicazione degli
bniz, dieci anni fa, quando gli comunicavo èhc ero a conoscenza studi sul calcolo, abbiamo già detto che non d soddisfa completa-
di un metodo per determinare i massimi e i minimi, tracciare mente. Questa tesi, infatti, è parzialmente inesatta sotto ahneno
tangenti, e simili (... ) questo insigne uomo mi rispose che anche due profili. Per quanto attiene al primo, va ricordato che Newton
lui si era imbattuto su un metodo del medesimo genere, e mi co- era, oltre che un fisico sperimentale, anche un fisico matematico,
municava il suo metodo, che differisce pochissimo dal mio, ec- e come tale ben consapevole del valore relativamente autonomo
cetto per la forma e i simboli n. Ora, una simile dichiarazione è della matematica rispetto alla fisica. A questo proposito si può
talmente lontana dalla realtà e dalle caratteristiche dei due metodi, prendere in esame il modo come N ewton è giunto a stabilire per
che possiamo solo pensare che Newton l'abbia inserita nel suo le vene lif]uide la stessa legge di caduta dei corpi 51 • Non v'è dubbio
libro Pro bono pacis. E ciò è tanto più verosimile in quanto nell'e- che si tratta di un procedimento eminentemente matematico.
dizione del '13 - quando omtai, si era in piena contesa - Newton Per quanto attiene al secondo profilo dobbiamo ricordare che ci
aggiungeva qualcosa che modificava. la frase in questo modo: sono tante testimonianze a favore quante contro la strumentaliz-
((eccetto per la forma e i simboli, e i concetti circa la generazione zazione della matematica. Perciò, se è vero che nella prefazione
della quantità"· Il che inseriva una prima, fondamentale discri- del 1Gl:i7 ai Principia troviamo frasi come ((è sembrato opportuno

" S. l. VAV!LOV, ap. r.it., p. 295. IG J. ì'EW"ION, [H Q11adralur<1 Cllrl"lrrmr. p. 127, in G. C.\S"IU-Nl'OVO,
'" L. GEYMONAT. Storia ~ filosoji<f dell"a11a/isi iujinilesimale, Torino. Le ilrigini del calco/~ iu(iuilesi>ua/e udl'tra modutra, ~lilano, 1962.
1947· p. 137· " PriiH"ipia, libro Il. s. 7, pwp. XXXVI.

3· NEWTON.
34 INTRODUZIONE lNTilODUZIONE 35

in questo trattato coltivare la maiemalica per quella parte che il rapporto tra le sue posizioni sull'esperienza e quelle sulla teo-
attiene alla filosofia» - ove, però, è come sottinteso che vi sia logia. Perciò, pur concordando su una forma di strumentalismo
un'altra parte autonoma rispetto alla "filosofia" - è anche vero, attenuato, n0n possiamo condividere la presunta occasionalità
come abbiamo visto, che Newton era in pos~esso del calcolo degli studi matematici, in quanto che, oltre a non essere vera -
circa vent'anni prima di pubblicare il suo capolavoro. Diventa, si pensi al podrroso sforzo di immaginazione che si deve essere
allora, difficile dire che il ì\'ostro lo abbia inventato e sviluppato reso necessario per u vedere » che il calcolo era applicabile anche
tenendo d'occhio la materia dei Principia: materia alla quale, alla fisica - mortifica il valore della posizione teoretica newto·
come sappiamo, si accostò organicamente solo intorno al r68u. niana.
Fatto qncsto rilievo, però, occorre subito aggiungere che, effet- Se, dunque, la matematica è, nel senso detto. uno strumento,
tivamente, egli non riusciva ad immaginare che le matematiche ciò significa, a nostro avviso, che Newton non credeva ad uno
potessero avere una propria, autonoma, teoresi e, quindi, un'auto- studio della fisica sviluppato cartesìanamente, ossia, ad una fisica
noma validità. Tutte le <l invenzioni" matematiche dovevano po- i cui enunciati fossero ricondotti, per la loro comprensione, ad
tersi applicare a --problemi eli fisica. In questo senso, ma solo in un sistema metafisica di valori e non alla natura. Per Newton la
questo senso, la matematica era, per Newton, uno strumento. realtà è la natura, e la matematica costituisce lo strumento più
In conclusione, nei nostri giudizi sulla matematica newtoniana idoneo a fard penetrare questa realtà.
dobbiamo tener conto dci due seg·1enti elementi: I) che di fatto, Le cose fin qui esposte mostrano la realè portata della conce-
oggi come ieri, la matematica tende a generalizzare (dal suo punto zione filosofica generale di Xewton e ci permettono eli fare qualche
di vista, infatti, è importante enunciare soltanto proprietà e rela~ considerazione. Newton è ancora, sebbene in modo aggiornato,
zioni di larga applicabilità, dalle quali, in seguito, è generalmente un realista. In un periodo in cui la realtà della materia corre il
facile dedurre le proprietà valide in campi ristretti); z) che da grave rischio eli essere assorbita nella definizione metafisica della
questo momento in poi si verifica possibile impiegarla come stru- cartesiana sostanza estesa, o eli sfilacciarsi - e perdersi - in un
mento per l'indagine dei problemi di fisica. psicologismo sensistico alla Locke, egli conserva un vecchio modo
A quale strumentalismo d opponiamo, dunque? A quellO, per di filosofare: la natura è la sola realtà che conosciamo e ad essa
esempio, espresso dal Dloch. Questi, infatti, radicalizza a tal punto dobbiamo attenerci, e per comprenderla dobbiamo riferirla non
la tesi strumenta!istica, da giungere ad affermare che se Nev.ion ad un sistema di proprietà e relazioni fuori di essa da cui dipende-
ha scelto lo strumento matematico ciò non è aHatto per un'esi- rebbe, ma ad un sistema eli proprietà e relazioni ad e.ssa interno.
genza di rigore, o perché credesse impossibile trovare un qualche
altro strumento esplicativo ugualmente soddisfacente. Lo spirito 7- - Abbiamo visto come Newton pubblicasse, nel 1704, il
del f1sico era in lui troppo sviluppato per poter subordinare la chia- trattato intitolato Opticks or a Trca/ise of the Ref{ections, Refrac-
rezza sensibile alla precisione della geometria 52 • A tale argomen- lions, J.njleclions and Colours of Lighl. La storia di questa pubbli-
tazione si puù pl'rÙ fin troppo facilmente Dbkttare che, di fatto, caziow; inizia all'indomani dell'uscita dei Principia. Infatti, spinto
Newton s'è servito della matematica e non di un qualsiasi altro dal ~ttCCC'sso ottenuto, sembra che Newton intendesse procedere
strumento, ed è, quindi, solo di questa cht> bisogna tener conto; all'immediata puhblicazione dei suoi scritti di ottica. Ma, pf'r
si deve inoltre aggiungere che la tesi de'l Bl0ch rende impossibile Yaric ragioni, ruscita di questi scritti viene rinviata fino all'anno
capire il perché dell'invenzione del calcolo wnti anni prima dci
Principia e, ciò che è pcgg:o, la validiti teoretica della po:-izinne
del Nostro. La questione dello strumentalismo, infatti, o, come
r
'
detto.
L'Opticks fu pubblicata in inglese, e durante la vita di Newton
elob.; ben quattn.. edi:doni, anche se l'ultima comparve (r730)
anche viene detto, dell'empirismo matematico di Ncwton, ha un dopo la morte dd Nostro. :Ma come rlicc la" Avvertenza a questa
rilievo molto maggiore eli qud che nom1ahnentc si dice, cd inwste quarta Edi;~,ione" essa "fu corretta dalle mani dello stesso Autore
e depositata prima della sua morte presso il libraio"· Kel IJO(,
52 L. BLOCll, tJp. cii., p. IJC>. Samuel Clarke ne curò la versione btlna, e quest'edizione ebbe una
INTRODUZiONE lt-""TilOOUZIONE 37

straordinaria diffusione in Europa, proprio a causa della lingua. esattezza che, scrive il Vavilov, "la lettura del secondo libro del-
Nelle successive edizioni non vengono apportate allibro modifiche l'Opticks è la migliore introduzione all'arte dell'esperimento. Si
sostanziali, salvo un'omissione e varie aggiunte. L'omissione ri- trattava di stabilire le leggi empiriche in un campo completa-
guarda i trattatelli matematici aggiunti nella prima edizione ed mente nuovo, per quel tempo abbastanza misterioso; non esi-
eliminati nella seconda, in quanto <<non appartengono all'argo- steva il minimo segno di una teoria che potesse presentare dei
mebto » del libro. Le aggiunte riguardano le "Qu~rics »: insieme dati numerici » 54 • Tale tra.duzione quantitativa fu confermata
di problemi che costituiscono l'ultima parte dell'opera. Il numero I.)O anni dopo.
di queste << Queries » fu continuamente aumentato e alcune di La terza parte di questo secondo libro dell'Opticks tratta dei
esse furono ampliate. Il contenuto dell'Opticks è costituito dalle colori costanti dei corpi naturali e della loro analogia con i colori
memorie del '72 e del '75, e dalla prima parte delle Lectio·nes Op- delle lamine sottili trasparenti. Secondo Newton, le parti più
ticae, pubblicate postume in inglese nel I728 e in latino nel I729; piccole di qua.<;[ tutti i corpi sono trasparenti. Anche i corpi che
ad esse vengono aggiunte le ricerche sui colori delle lamine sottili, vengono appiattiti fino a diventare lamine sottili trasparenti
e molte altre novità. Il libro fu quasi immediatamente tradotto: riflettono i raggi di un certo colore e lasciano passare quelli di
del IJ20 è la versione francese del Coste, In seguito venne ritra- un altro colore. Su questa base viene istituita la sopraddetta,
dotto dal celebre rivoluzionario francese Marat. Come dice il

l
errata, analogia. La decima proposizione è importante perché
Vavilov, ~le molte edizioni pubblicate vivente l'autore mostrano Newton vi afferma che, scomposto un raggio luminoso, il suo moto
quale ampia fama avesse raggiunto al principio del secolo xvm è determinato dalle forze di attrazione del corpo trasparente.
la dottrina newtoniana dei colori ~ 53 • In tal modo egli riprende la tesi del '72, tesi secondo cui anche
__!Lcarattere "principale dell'Op!icks va trovato nella grande la luce è materiale. Poco sotto scopre ed enuncia la periodicità

l
quantità di esperimenti riportati, nella pressoché totale mancanza delle proprietà della luce: u I ritorni della disposizione di un raggio
di dimostrazioni e di calcoli matematici, e nel linguaggio piano e qualsiasi ad essere riflettuto chiamerò impulsi alla facile rifles-
accessibile con cui fu scritta. Queste sono anche le ragioni per cui sio·ne e quelli della sua disposizione ad essere trasmessi, impulsi
l'Opticks, contrariamente a quanto avvenne per i Principia, ebbe ,, alla facile trasmissione, e lo spazio di tempo che passa tra ciascun
tanta fortuna presso gli sperimentatori Ma solo presso di questi e, ritorno e il successivo, interoallo dei suoi impulsi n55,
per così dire, sotto il profilo puramente materiale. L'opera è divisa J L'ipotesi che il moto di un raggio di luce dipendesse dalle
in tre libri: il primo tratta dei fondamenti dell'ottica geometrica,
della dispersione e della composizione della luce bianca, e di di-
.,l forze di attrazione del corpo ha ricevuto intorno al Igzo, un'iospe-
rata conferma: esattamente quando, per trovare una conferma o
verse altre questioni. Il secondo tratta dell'interferenza della una smentita alla teoria della relatività di Einstein, gli astronomi,
luce nelle lamine sottili, Questo fenomeno era già noto, ed era fotografando le posizioni delle steUe durante un'eclissi totale,
stato studiato in precedenza da Hooke, ma in termini qualitativi. registrarono una leggera deviazione dei raggi delle stelle in pros-
Il passo avanti compiuto da Ncwton consiste nell'averlo tradotto simità del Sole. Questo non vuole dire affatto che 1\ewton sia
in termini quantitativi. Egli, infatti, riesce a mostrare che un un precursore, né un anticipatore di Einstein, in quanto le condi-
colore dipende dall'angolo di inciUenza e di riflessione, e dallo zioni oggettive dello sviluppo della scienza sei-settecentesca man-
spessore dello strato d'aria, caYano di tutti i fattori necessari ad ottenere questi risultati, e io
Nel seguito di questo secondo libro Newton ottiene una nuova quanto l'enunciato era dato sempre in forma ipotetica. 1\el con-
conferma del fatto che il bianco è un miscuglio di colori, e della tempo, però, non possiamo non rimanere sorpresi di ammirazione
costante e immutabile relazione fra colori e gradi di rifrangibilità. per le incredibili capacità del 1'\ostro c per il suo genio nell'ape-
Tutti questi esperimenti sono un tale capolavoro di precisione ed
>< S. l. YA\'II..C•V, op. cii., p. lJJ.
" S. l. VAVII..OV, op. cii., p. 131. " Opticks, libro II, parte III, Dover Publicatinns, N. Y., 1952, p. 281.
INTIWDUZIONE
lr.'TRODUZlONE 39

rare le più ardite generalizzazioni. Su un altro piano, il discorso può essere correttamente concepita. Nell'edizione del '17, all'in-
sulla corporeità della luce e sul suo essere sottomessa alfattra- terno delle otto nuove Questioni agg1unte, si può avvertire una
zione, è dello stesso tipo di quello fatto nei Principia circa il centro sua indiretta conversione alla teoria dell'etere. Tutto questo po-
dell'universo e il moto dei punti equinoziali. Si tratta, cioè, di trebbe generare un'impressione di contraddittorietà confortata,
corollari la cui maggiore attendibilità si basa sull'esattezza delle peraltro, anche dalla posizione oscillante assunta dal nostro Autore
dimostrazioni e prove precedenti, anche se essi, cnme tali, non sul problema se la natura della luce sia corpuscolare oppure ondu-
sono attualmente passibili di verifica. latoria.
L'ultima parte dcll'Opticks è dedicata, come giil abbiamo detto, Indubbiamente, se facciamo una questione di quantità di
alle (( Queries ». Esse si presentano come una lunga serie ùi appunti luoghi in cui la teoria corpuscolare viene sostenuta e difesa, allor~
sugli argomenti più disparati e più lontani fra loro, senza alcun è vero che Newton propendeva più verso questa che verso quella.
ordine c senza alcuna reciproca, apparente connessione. In molte l\Ia dobbiamo anche ammettere che le ragioni del Nostro per
di esse suno contenuti grossi errori e stridenti contraddizioni; in respingere la teoria ondulatoria del suo tempo erano per certo
molte altre, invece, ci sono idee illuminanti c intuizioni arditissime. assai valide. In primo lm•go essa non spiegava la propagazione
Come si diceva, sarebbe vano tentare di enucleare un unico iìlo rettilinea delia luce. Non veniva data nessuna spiegazione del
conduttore: la grande quantità di argomenti trattati in esse, come, come, secondo questa teoria, un raggio di luce possa esistere.
per esempio, il tentativo di particclari applicazioni della legge di
mutua attrazione, qnello, nella 3111. questione, di un'applicazione
lj In secondo luogo, l'esistenza dei colori, veniva lasciata completa~
mente irrisolta. Il concetto delle diverse frequenze delle vibrazioni
generalizzata della legge di gravità, ed il convincimento, ivi eteree non era stato sviluppato. La teoria non possedeva, come
espresso, che l'ordine del mondo è effetto del piano e della sag~ tale, un munero sufficiente di caratteristiche differenziali per spie-
gezza divini, non lo permettono agevolmente. gare l'esistenza della luce dei diversi colori. D'altra parte non sa-
Tali questioni, che a volte diventano dei veri e propri pro- rebbe neanche esatto dire che Newton si è schierato incondizio-
blemi di cui, però, Newton fornisce raramente una soluzione, !a- natamente a favore della teoria dell'emissione. Da questo non
sciandoli molto spesso aperti, risentono chiaramente nelle succes- possiamo però sentirei autorizzati a parlare di vera e propria con-
sive redazioni degli eventi che le hanno suggerite e del tempo pas- traddizione. Un tale discorso, infatti, sarebbe superficiale perché,
sato tra l'effettivo studio di esse e la pubblicazione dei risultati. anche in presenza delle due teorie, il metodo di Newton rimane
Del resto, il nostro Autore era il primo a rendersi conto della costante: se alcuni fenomeni possono essere soddisfacentemente
''provvisorietà n di tali questioni. Introducendole, infatti, dirà: spiegati senza ricorrere al mezzo etere o al concetto di onda, egli
« Quando feci le osservazioni che seguono, mi proponevo di ri-
respinge l'etere e assnme il corpnscolo: se altri fenomeni possono
peterne molte con maggior cura ed esattezza, e di farne alcune essere spiegati indipendentemente sia dall'onda che dal corpuscolo,
nuove (... ). l\Ia allora dovetti interrompere ed ora non posso pen- egli non parla né di onda né di corpuscolo; ma se altri fenomeni
ancora hanno bisogno, per essere soddisfacentemente spiegati,
sare di riprendere in esame queste cose. Poiché non ho portato a
dell'etere e dell'onda, allora egli assume l'uno e l'altra, e tenta di
termine questa parte del mio proposito, concluderò col proporre
giustificare l'assunzione.
alcune Questioni, confidando nel fatto che da altri vengano com-
piute ulteriori ricerche ,, 06 • Le cose ora dette portano a concludere che ci troviamo in
presenza, non già di un atteggiamento contraddittorio o quanto
Questa <c apertura n dci problemi, e la loro "lncompiutczza n,
meno oscillante, ma di un atteggiamento mentale estremamente
si colgono facilmente studiando per esempio, il modo di trattare
5.pregiudicato e di una grande libertà e onestà intellettuale, quale
l'etere. Nel1704 deU'ctere viene fatto soltanto il nome, nel 1706 l'unità del metodo di Newton richiedeva. Gli si potrebbe tutt'al
la nozione viene criticata e Newton conclude affermando che non più rimproverare di non essere riuscito ad unilìcarc la teoria
dell'etere e, soprattutto, le due teorie della luce: ma chi ha un
>i Ivi, pp. 33S-39· minimo di conoscenza delle diilìcoltà insite in questi problemi e
INTRODUZIONE IJ'>TRODUZIO~"E
4'

delle novità di mezzi tecnici che l'anzidetta unificazione, di fatto, fondissime modifiche sono state apportate ai principi del moto,
comportava, non insisterà oltre sull'argomento. Malgrado le con- alla concezione della gravitazione e della sua causa, e agli altri
traddizioni, le oscillazioni e lt! incompiutezze, dalla lettura di capitoli della meccanica. Tutto ciò è indubbiamente vero:
questo libro, dice il Cohen, si ricJ.va un «grande godimento intel- bisognerà però tener conto dd fatto che tali integrazioni, cambia-
lettuale per i filosofi come per gli scienziati, per i poeti come per menti e perfezionamenti sono stati possibili solo in quanto sono
gli sperimentatori, per i teologi come per i pittori, e per tutti coloro

l
cresciuti sulla precedente sistemazione n~wtoniana.
che amano i prodotti dell'immaginazione umana al pii1 alto grado Analogo progresso troviamq in ciò che riguarda la teoretica
di raffinatezza n 57 • Circostanza questa che corrisponde alla reale dell'elaborazione scientifica. Sappiamq che Newton si diceva
' convinto che la legge d'inerzia e le altre leggi del moto avessero
portata storica, ossia al numero di possibilità di sviluppo conte-
nute rispettivamente nei Principia e nell'Opticks. Ancora una un fondamento empirico e che, avendo effettivamente luogo in
volta il Cohen delinea magistralmente tale situazione. «Mentre i natura, l'osservazione diretta potesse rivelarcele. La critica ha
Principia -egli dice - sembravano il punto terminale di una vec- colpito duramente questa persuasione ed essa oggi non è più
chia linea di ricerca, l'Opticks, con i suoi fenomeni, scoperti da sostenibile. Tuttavia, pnr essendo inaccettabili se prese singolar-
poco, concernenti i colori e la dirfrazionc, segnava chiaramente
l'inizio di una nuova direzione nella ricerca fisica. Mentre Newton
\ mente, quelle affermazioni risultano vere quando vengono
valutate nella loro globalità, e quindi nelle conseguenze che ne
terminava i Principia con uno scolio generale a cui aggiungeva il risultano. La critica, perciò, ha giustamente operato non tanto
Sistema del ].fondo, chiudeva l'Opticlls con una nota di incertezza, sulle conclusioni, in gran parte esatte, quanto sull'impostazione
con un gruppo di ' Questioni', alcune delle quali, non certo tutte, teorica della meccanica, mostrando che i rapporti tra teoria ed
dovevano essere risolte col lavoro Celle generazioni successive n 58 • esperienza sono molto più complessi di quanto il Nostro sapesse
e potesse vedere, e mostrando ancora che tali rapporti non pos-
8. - Giunti alla fine di questa esposizione viene naturale do- sono essere eccessivamente semplificati senza rischiare, come di
fatto è accaduto, di trascurare qualche loro aspetto_ essenziale.
mandarsi se l'opera di Newton presenti ancora qualche intèrcsse
I progressi della meccanica e dell'astronomia newtoniane sono
per il lettore contemporaneo. Il quesito si risolve dando una scorsa • dovuti alla lenta ma continua modificazione di questa base teo-
alla bibliografia ncwtoniana di questo secolo 59; ci .ii accorgerà
rica e sono legati ai nomi di Bernoulli, Eulero, Lagrange e Laplace,
allora sia dell'importanza tutt'ora riconosciuta all'opera del grande
perciò al lavoro compiuto durante tutto il Settecento e parte
inglese, sia del fatto che egli è un momento vitalissimo della filo- dell'Ottocento. Contemporaneamente, il raffinamento delle tecni-
sofia e della storia della scienza. J che di ricerca e l'approfondimento dei concetti di sostegno hanno
A pagina 37 abbiamo visto che la teoria einsteiniana sulla portato ad una sostanziale diversità del concetto di esperienza,
divisione di un raggio di luce confermava un'ipotesi di Ncwton. Infatti, essendo l'esperienza newtoniana quella del macroscopico
Se questa supposizione, tenuto conto dello sviluppo della mate- e dell'osservazione diretta, il moto avveniva all'interno di un
matica e della diversa strumentazione di verifica, può essere con- sistema chiuso: anche se questo comprendeva l'intero sistema pla-
siderata un'ardita antecipazione, occorre anche dire che dai Prin- netario. Inoltre, l'attribuzione alla natura delle proprietà di sem-
cipia discendono molte altre posizioni che costituiscono altret- plicità e di confonnità a sé stessa, faceva apparire i movimenti
tante tappe del progresso in fisica. QÙalcuno potrebbe obiettare come mere modificazioni locali. La sua rappresentazione della
che, oggi, la meccanica si è completamente rinnovata e che pro- natura era qttindi statica perché la supponeva costituita non da
materia in movimento, ma da materia e movimento.
ll J. B. CmWN, Prcjw!:iotiC a/l'Op/ii:ks, p. XXXV!.
Il passo successivo sarà di garantire lo stato dell'universo natu-
~B \'i, pp. XXXVIII-XXXIX.
l
rale. Questa seconda fase si articola in due tempi. In un primo
J9 Cfr. per e~empio, C. PrGl!Ern, Ciuqr1a1<1'aomj di sl11di JIWJ/oJiia~<i tempo tutti i movimenti vengono ridotti a moti risultanti dalle
(I<)o8·I9S9), in • Rivista critica di Storia della f!losofia "• rg6o, nn. 11-111. forze attrattive c dalle forze di fermentazione, che però sono
l~TRODUZ!ONE INTRODUZIONE 43

principi non attivi ma passivi. Il ragionamento di Newton è il Queste ultime considerazioni comportano che il sistema new-
seguente: l'attrazione di gravità, la forza di inerzia e la forza di toniano debba essere recepito come un momento inelinrinabile
fermentazione essendo principi passivi, la varietà e la quantità del cammino compiuto dalla scienza, ma comportano anche che
di moto che troviamo nel mondo dovrebbe decrescere continua- la scienza non possa essere concepita come qualcosa di chiuso, o
mente. Se ciò uon avviene è perché intervengono principi attivi come un insieme rigido di proposizioni vere per sempre e immodi-
quali la causa della gravitazione e la causa della fermentazione. ficabili. Al contrario, secondo questo punto di vista la scienza
Tutte le cose materiali appariranno composte di particelle diventa qualcosa di essenzialmente mutevole e capace delle più
dure e variamente associate, fin dalla prima creazione. "Poiché diverse connessioni. Il che risulta anche meglio se facciamo il
a Lui, che le creò, spettò di disporle in ordine"· Ora, l'attra- il conto di ciò che resta dell'assolutezza delle u verità scientifiche»
zione di gravità, proprio perché è universak·, ossia costituisc~ newtonianc rispetto alle odierne risultanze. l\Ia proprio questo
un principio attivo nel senso sopra precisato, è una legge della fatto deve spingere ad una diversa, più esatta valutazione della
natura, c si comporta come un cordone sanitario che racchiu- ricerca scientifica in generale c di quella odierna in particolare.
dendo un'innumerevole quantità di moti particolari li ùefinisce Il vedere in concreto i limiti (imprecisione nella formulazione e
in maniera univoca e, contemporaneamente, esclude la possibilità nella fondazione dei princìpi, ecc.) della mctodologia di Newton
di altri moti fuori di se stessa. Di conseguenza dall'attrazione di rispetto alla presente ci deve servire per mC'g!io sottolineare la
gravità egli ricava una prima garanzia dello sta!tts dcll'univtlrso. sostanziale dinamicità della scienza. Il riconoscimento cht: la
In un secondo tempo questa ll"gge viene integrata da un altro parte più viva della sopraddetta metodologia è quella più aperta
principio, ossia da un essere intelligenti': e potente - come risul- alla molteplicità delle soluzioni, al dubbio e alle continue revisioni
ta dallo scolio generale al terzo libro dei Principia - responsa- ci deve indurre a riflettere su alcuni car<~.tteri essenziali della
bile di questo stato dell'universo. Il sistema del mondo, dunque, ricerca scientifica in tutti i tempi. Da ciò l'importanza dello studio
viene in ultima analisi garantito da Dio anche se questi, a dei grandi scienziati del passato: studio che rivela la sua princi-
differenza dell'attrazione, non interferisce nel mondo fisico una pale utilità nella possibilitil offerta allo studio;;o di una visione
volta che lo status sia stato fissato. critica dei concreti procedimenti di ricerca impiegati, dello sfondo
Simile appello alla garanzia divina non va considerato però teoretico a cui tali ricerche si richiamavano e che tendevano in
come un difetto specifico della concezione newtoniana; sappiamo parte a convalidare in parte a modificare, e dei metodi applicati.
infatti che essa veniva richiesta da tutto il corpus scientifico E questo non per giungere ad un elenco piatto e noioso di qut:sti
dell'epoca. Proprio in questa garanzia risiedeva allora il criterio fatti, ma per stimolare la riflessione su ciò che il continuo muta-
supremo di scientificità. Non v'è dubbio che oggi non abbiamo più mento, cui i fatti scientifici e le teorie sono sottoposti, significa per
bisogno di essa, ma è chiaro che sarebbe errato respingere in la scienza nel suo complesso. Nel presente caso, il costatare quanto
blocco il contenuto di pensiero di quel periodo solo perché ancora la scienza abbia progredito rispetto alle posizioni raggiunte da
impegnato in istanze mctafisiche. Il critico contemporaneo, al Kewton deve provocare oltre che un legittimo orgoglio nella ra-
contrario, ha il preciso dovere di esaminare con la ma%ima zionalità degli uomini capace di risolvere le difficoltà che via via
cura tali istanze e di analizzarne i rapporti con la scienza. Cosi, affiorano, anche una visione più rigorosa della struttura tcoretica
nel caso presente, e in un testo classico come questo di Newton, della scienza, delle sue proprietil e del carattere delle sue u verità"·
gli si riveleranno gli strettissimi legami che intercorrono fra ri- Da qnesto punto di vista lo studio di :-.l'ewton può diventare per
cerca scientifica, concezione filosofica dell'uomo, del mondo e di la teoresi scientifica una sorta di modello.
Dio. Il che deve condurre lo studioso a riflettere sull'importanza Possiamo quindi dire che la dimensione storica è propria, oltre
che i legami extra-scientifici hanno avuto per la scienza in ogni che della newtoniana scit:nza drlla natura, anche della scienza nel
fast: della sua evoluzione e tutt'ora hanno sebbene, ovviamente, suo insieme. Ciascuna disciplina scientifica deve essere pensata
si presentino in forme diverse. come un organismo che non soltanto ha un ovvio sviluppo nel
44 INTRODUZIONE

proprio interno, ma possiede rapporti precisi e saldi tanto con


gli altri analoghi organismi che col complesso delle condizioni
esistenti. Le scienze perciò traggon:~ gli stimoli al proprio sviluppo NOTA BIOGRAFICA
tanto dall'ambiente sociale in cui hanno origine quanto dai par-
ticolari metodi e procedimenti di ricerca delle altre scienze. In
tal modo il progresso scientifico è determinato sia dalle varie
richieste della società sia dai fruttuosi trasferimenti di enunciati
da una scienza all'altra: per esempio dalla meccanica all'ottica o
alla chimica, In altre parole, la scienza è. dotata di un proprio
tipo di movimento dialettico sia verso l'esterno (ambiente) sia
tra le singole discipline. In questo movimento dialettico, nella
sua ricchissima articolazione e nella sua grande complessità
va anche vista la causa del progresso scientifico da Newton a noi.
1642 23 dicembre. Newton nasce a Woolsthorpe, paesino vicino
ALBERTO PALA a Grantham, nel Lincolnshire.
1655 Viene inviato alla scuola dJ Grantbam.
1656 Viene ritirato dalla scuola di Grantham perché si dedichi
all'<;UDmìnistrazione della proprietà familiare. Per questa
attività manifesta scarse tendenze.
166o-61 Viene rinviato a Grantham al fine di completare gli
studi ed essere ammesso all'università di Cambridge. Ciò
che avviene nel gennaio del 1661:. Negli anni successivi
compie le letture matematiche fondamentali per la sua
) preparazione scientifica.
r664 Prime osservazioni sugli aloni della luna,
1663 Conseb'lle il titolo di baccelliere. Di quest'anno è anche
il primo articolo sul calcolo delle flussioni (calcolo infini-
tesimale).
r666 Nel marzo di quest'anno si dedica alla molatura di lenti
tentando di conferire loro una figura non sferica. Scopre
la diversa rifrangibilità dei raggi di luce. Ha la prima
idea del telescopio a riflessione. Ma l'epidemia di peste
scoppiata a Londra e diffusasi in tutto il paese, lo co-
stringe, per quasi tre anni, ad abbandonare Cambridge
rifugiandosi a \Voolsthorpe. A questi anni della peste ven-
gono fatte risalire le più importanti scoperte scientifiche
di Newton: perfezionamento della notazione delle flussioni,
teorema del binomio, scoperta dcll'bwguale rifrangibilità
dei raggi di luce, prima intuizione della gravitazione.
1668 Costruisce il primo telescopio a riflessione.
NOTA BIOGRAFICA NOTA BtoGRAFICA 47

r66g Diviene professore lucasiano della cattedra di matematica. ottici a quelli matematico-meccanici, e in pari tempo rac-
cogliesse il materiale per le letture annuali nella Michaelmas
1670-71 In quE'sti anni intrattiene attraverso Barrow una nutrita Term: letture da cui poi scelse i materiali per i Principia.
corrispondenza con Collins 3U vari argomenti matematici Dal suo note-book sappiamo che durante questi anni aveva
c sulLllgcbra di Kinkhuysen, che egli tradurrà. Verso la portato aYanti gli studi di chimica, che aveva avuto una
fine del '71 Vt'rrà proposta la sua candidatura alla Royal discus,:ionc epistulare con Boylc sulle qualità fisiche dei
Socidy. corpi, che aveva determinato la curva descritta da un
corpo sotto \'azione di una forza centrale e aveva appli-
r(qz L 'II gennaio viene detto membro della Royal Society. C<.tto questo teorema al caso di un'ellisse, che rra in cor·
In questa occasione si discute df'l suo tf'lcscopio a rines- rispondenza con Flamstecd sulla cometa del r68o e sulle
sionc e gli si as;;icuran<' tutti i diritti sull'invenzione. Il marce finché nel novembre dcll'84 inviava ad Halley ~la
6 febbraio presenta sempre alla Royal Society la memoria legge dei moti celesti». I due anni successivi sono dedi-
fondamentale intitolata .Nuova teoria i11torno alla luce e ai cati alla composiz,ione dei Principia.
colori.
Nell'estate vengono pubblicati i Philosophiae Nalttralis
1672-74 Per il resto del '72 fino ad oltre la metà del '74 Newton Principia mathematica.
viene impegnato in una controversia scientifica sul tele-
scopio a rific;;sione c sulla nuova teoria intorno ai colori. r68g Viene eletto rappresentante dell'Università di Cambridge
Le risposte alle obiezioni mossegli assorbiranno la mas- al Parlamento. A Londra si incontra con Locke e nel-
sima parte del suo tempo. l'estate conosce, alla Royal Society, Christian Huygens.
1675 Si ha notizia dei suoi studi di chimica attraverso una r6g2 Scrive alcune lettere al matematico Wallis illustrandogli
lettera di Collins a J ames Gregory. Di questi interessi di il calcolo delle flussioni e dei fluenti. Prima lettera a
N cwton per la chimica abbiamo notizia per la prima volta Bentley sui Principia che questi intendeva utilizzare per
da una lettera ad Oldenburg datata zg gennaio r672. In dimostrare l'esistenza di Dio.
essa Ncwton rende note le proporzioni di arsenico ·e di
bronzo necessarie per ottenere specchi adatti ai telescopi. 1693 Prosegue la sua corrispondenza con Bentley. Nel settembre
Nell'aprile ottiene una patente che concede aJ professore viene colpito da una grave forma di esaurimento nervoso
lucasiano di conservare gli emolumenti del '' fdlow » senza che gli durerà circa un anno.
essere obbligato ad entrare a far parte degli ordini eccle- 1695 Verso la fine dell'anno viene nominato ispettore della
siastici. In dicembre invia alla Royal Society una nuova Zecca. Questo incarico gli porterà via la maggior parte
importante memoria sulla luce e sui colori. del tempo dei tre successivi anni. Porterà a termine il
compito di riconiare le monete nel r6gg, e in questa occa-
r676 Kel giugno e nell'ottobre invia a Lcibniz, tramite Oldcn-
sione verrà nominato direttore.
burg, due lettere circa il calcolo dodle flussioni. Tali lettere
furono raccolte in seguito, al tempo della contesa tra 1697 Trova la soluzione di due problemi proposti da Giovanni
Newton e Leibniz, nel Commercium Epistnlicum e sono Bernoulii ai matematici europei.
note sotto la denominazione di Epistola prior ed Epistola
posterìor. Si occupa di esperimenti sull'elettricità, i cui 1699 Viene eletto socio straniero della reale accademia francese
risaltati comunicherà alla Hoyaf Society; contemporanea- ùelle scienze.
mente è costretto a difendersi dai rinnm·ati attacchi dci IJOI Rassegna le dimissioni dal suo incarico di professore e
suoi avversari scientifici iiulla nuova memoria concernente contemporaneamente rinuncia agli emolumenti di "fellow ».
la luce e i colori.
r703 NtJ novembre \'iene cktto presidente della Royal Society,
I6j7-86 Le notizie sull'attività di ~ewhJ!l durante questi anni carica che gli verrà rinnoYata fino alla morte.
sono estremamente scarse. Possiamo congetturare che
:;tesse preparando il passaggio dagli interessi puramente 1704 Pubblicazione dell'Oplirb.
:SOTA .BIOGRAFICA

1705 Ha Imzio la disputa con Leibniz sulla priorità circa la


scoperta del calcolo infinitesimale, a causa di alcune espres-
sioni equivoche sul suo De Quadratura curvarum apparse
NOTA BIBLIOGRAFICA
sulla rivista diretta da Leibniz. ~el marzo viene nominato
Sir della regina Anna.
1706 Edizione latina dell'Oplù:ks, a cura dì Samuel Clarke.
1709 Inizio della sua corrispondenza con Rogcr Cotcs relativa
alla seconda edizione dei Principia. Questa corrispondenza
durerà fino al marzo del 1713.
1712 Pubbl!cazio~c _del Commercium Epìstoliwm, in cui si espon-
gono I ternum della sua controversia con Leibniz.
17 IJ Seconda edizione dei Principia.
Ifi4 Insieme a John Keill continua ad essere impegnato nella Delle opere di Newton non esiste alcuna edizione critica, gli
polemica contro Leibniz. Questa polemica continuerà fino stessi inglesi si sono limitati a raccogliere le opere pubblicate
al 'r6, anno della morte di Leibniz, sia direttamente sia durante la vita del grande scienziato e a stampare una minima
indirettamente attraverso i già menzionati Kcill e Clarke. parte della corrispondenza scientifica. Soltanto in questi ultimi
anni sono andati raccogliendo sistematicamente la corrispondenza
17r8 Seconda edizione dell'Opticks. La terza edizione, sempre newtoniana sotto il titolo The Correspondmce of Sir lsaac N eu/lOti,
curata da Newton, uscirà nel I72L Cambridge, 1959-60-61, a cura di un comitato composto da il-
lustri studiosi di Storia della scienza.
1722 Viene colpito da un attacco di mal della pietra. La bibliografia newtoniana è semplicemente sterminata; per
1726 Terza edizione dei Principw. farsene un'idea basta scorrere la raccolta citata a pagina 40 del-
l"Introduzione, che è ristretta, per altro, al solo 'goo. Per chi
1727 llzo marzo, tra l'una e le due antimeridiane, Ne'Nton muore. avesse curiosità di informazioni supplementari, senza volersi
) dedicare a ricerche specialistiche, citerò una bibliogralìa minima.
I repertori fondamentali sono la rivista "Isis ·~ e gli << Archives
Intemationales d'Histoire cles Sciences n. In Italia vanno anzi-
tutto ricordate tre antologie munite di introduzione e note espli-
cative: Princìpi di Filosofia Naturale, teoria ddla gravitazione, per
cura di F. Enriques eU. Forti, Roma, 1925; Newton, a cura di G.
Preti, Milano, rg5o; Antologia mrwloniana, a cura di A. Pala,
Torino, 1963. Oltre ad esse va citata come studio di un certo
respiro e condotto su una conoscenza diretta dci testi, la tradu-
zione di S. J. VAVILOY, lsaac Nnfto11, Torino, 1954, che è ad
ogni modo un libro fondamentale per la comprensione del New-
ton scienziato. In anni rl'centi è mcita la traduzione del Siste-
ma del mondo, Torino, I<)S'J·
In Francia abbiamo la n•cchia ma ancora valida monogra-
fia di LEON BwcH, La philosophie de Nr:;,•IM~, Paris, rgo8 e
gli studi sparsi in riviste e in parti di libri di Alcxandre
h:O)Té, studi che la sua rec('nte scomparsa ha impedito ve-
ni.sscro raccolti organicamente in volume; ad ogni modo, en-
tro questi limiti, è interessante leggere l'ultima parte del suo
50 NOTA Bll!L[QGRAFICA NOTA BIBLIOGRAFICA
5'

libro Dtt mondc clos à l'univcrs ù1(ini, Paris, 1962. Kcl mondo uso corrente nel Seicento, si rivelano oggi di lettur~ particolar-
anglosassone la situazione è, naturalmente, più favorevole e gli mente faticosa.
studi su Nrwton sono nttualmente in piena rifiuritura. Per questo Del tutto diverso è invece l'intento della presente traduzione.
fatto mi limiterò a citare alcuni dci lavori più significativi: per Con essa, infatti. non mi propongo certo di diffonùere- la conoscenza
la biografia sono fondamentali sia DAVID J;RE\YSTER, Tize l-ife dei risultati raggiunti da Ncwton, ormai ben noti ad ogni studioso,
of Sir l saac Newtcm, Edinburgh, rSso, sia L T. l\IuRE, lsaac l\i'c·wtnn, in quanto entrati a far parte - da due secoli e mezzo - del più
London, 1934, ristampata in America nel r~(J2, Per la trattazione prezioso patrimonio della scienza moderna. Il mio scopo è un altro:
di aspr:tti particolari della posizione di Newton, o per una tratta- quello di porre il lettore italiano di fronte ad un testo classico,
zione generale dPlla sua posizione scientifica e del suo signitìcato che ha determinato una delle svolte più importanti del pensirro
liloo;ofico si possono leggere utilmente A. ]. S~-;ow, 1lfallcr and scientifico; di fargli cioè comprendere, anche senza che egli abbia
Gravily in Ne!t'fml's physt'cal Phi!osophy, London, rgzfi; L B. innanzi agli occhi l'originale latino, tutte le caratteristiche concet-
CoHEN, Franl1lin and Nell'ton, Philadelphia, 1956. tuali e stilistiche di tale testo, con le sue complessità e a volte
le sue stesse imprecisioni. Proprio in vista di ciò ho condotto la
traduzione nel modo più letterale pos...;;ibile, concedendomi sol-
La presente edizione. tanto in pochissimi casi qualche libertà, là dove essa mi pareva
assolutamente indispensabile allo scopo di raggiungere una mi-
Le traduzioni dei Principia vengono normalmente accompa-
gnate dall'operetta Il sistema del mondo. Se in questa edizione l
·~
gliore intelligenza della pagina (per esempio nel lemma XVII del
libro I). Immagino che il risultato così ottenuto potrà deludere
italiana essa non viene presentata, ciò si deve al fatto che ne e::.i- .~
qualche lettore. Ma ho preferito questo rischio all'altro di presen-
ste un'ottima recente traduzione, citata nella Nota Bibliografica, tare una lingua italiana ovunque piana e scorrevole che, però,
alla quale si rinvia il lettore che ne avesse curiosità. avrebbe falsato il testo. La persona abituata a letture scientifiche
La presente traduzione è stata condotta sull'edizione di Colonia moderne potrà, senza dubbio, provare una sorta di fastidio a
del 1760 della terza edizione dci Principia, nonché su quella cansa del linguaggio, non certamente fra i più rigorosi, impiegato
curata da Samucl Horsley del 1779 riprodotta nel II c III vo- da Xewton. Ma tale persona deve tener presente che questo
hune delle opere di Xcwton edite da F. Frommann Verlag, libro rappresenta, nella storia del pensiero scientifico, il momento
Stuttgart-Bad Cannstatt, rgfl4. È stata confrontatalinoltr.e con in cui il linguaggio della scienza sta appena nascendo, e in cui per
la traduzione inglese del Matte (1729) riveduta e rrlodem1zzata la prima volta, tenta di definirsi, sebbene nei modi approssimativi
quanto al linguaggio dal Cajori (1934), e con la classica tradu- di cui dirò fra poco.
zione francese di )ladame du Chastelet (1759). È ben noto a tutti, che nel linguaggio scientifico attuale esiste
l'r. tuttavia necessario sottolineare fin d'ora il particolare m- una corrispondenza biunivoca tra il concetto e la parola che lo
tento cui mira questa traduzione, a differenza della due precedenti. j' esprime; e ciò nell'intento di eliminare dal discorso scientifico la
Sia il :Mottt! che la :rtiarchesa du Chastelet si proponevauo, quale pluriY<Jcità e la vaghezza caratteristiche del linguaggio comune,

l
scopo essenziale, di far conoscere ai loro contemporanei i nuovi e ndl'intento di ottenere che una data parola significhi uno e
ed importanti risultati esposti nei Principia, nonché il tipo di ar- ~"lt;mto un concetto dato. È pure noto che tale corrispondenza
gomentazioni su cui tali risultati si basavano. La loro preoccu- non può venire raggiunta se si impic·ga il dizionario del linguaggio
pazione fondamcnblc, in vista di questo scopo, era quella della cnmunc, sempre ricco di sfumature in cui le stesse parole possono
chiarezza, da mggiungersi a qualunqJ.;~e costo, anche a scapito eSS(·rc impiegate per esprimere concetti fra loro diversi; proprio
della scrupolosa fedeltà al testo latino. Ciò va detto soprattutto per ovviare a questo difetto si è fatto ricorso ai linguaggi arti-
per la traduzione francese, ove la traduttrice si concede spesso Jiciali o simbolici, i quali, al limite, ce~stituiscono la piena realiz-
notevoli libertà pur di non lasciare dubbi al lettore circa l'inter- zazione della corrispondenza biunivoca. Ebbene, va ricordato che
pretazione, secondo lei esatta, del pensiero newtoniano. Restando in Kewton manca ancora, pressoché interamente, un tale interesse.
in questo medesimo spirito il Cajori è giunto, ndla sua riclabo- Egli scrive il suo testo scientifico con la stessa preoccupazione da
razione della traduzione del Motte, a trascrivere in linguaggio cui è mosso un letterato: evitando per esempio di ripetere, finche
matematico moderno le espressioni di Kewton, che, sebbene di è possibile, la stessa parola nella stessa pagina. Per questa ragione
i
'
NOTA BIBLIOGRAFICA
5' NOH BlllllOCR~flCA 53

un medesimo concetto viene espresso, nei Principia, con parole liano, in quanto sarebbe stato impossibile capirle a chi non fosse
· s_pesso diverse, a volte tre e anche quattro; e \"icenrsa la f!ledesim~ uno storico della matematica. Per questa ragione ho tradotto i
parola viene usata per esprimere concetti fra loro assat lontam. due termini vicissim e di1.1isim con i loro equivalenti moderni (cioè
Così, per esempio, il verbo tangere C usato abbastanza s~esso !~el scomponendo e talvolta permutando); per il medesimo motivo al
suo normale si~::niftcato di toccare, ma certe volte vuoi dtre chia- posto delle espressioni: ''duplicata ratio », « subduplicata ratio "•
ramente giacere. su, stare su, e altr" volte viene usato r.:ume sino- •l triplicata ratio », « subtriplicata ratio », « Sl'"squiplicata ratio »,
nimo di occurrere, ossia coincidere, incontrarsi, come nd lemma XX. '' subsesquiplicata ratio n, « sesquialtera ratio » ho usato, rispetti-
Cosi, ancora, il concetto geometrico di linea conica, viene espresso vamente, le attuali: "quadrato», «radice quadrata», «cubo n,
in t:lluni casi dalla parola conica, in altri casi, come nelle pro- "radice cubica ll, «potenza con esponente 3/2>) o, più brevemente
posizioni XXII e XXIII, con la parola traiettoria. In tutti qut:~ti "potenza 3(2 "· «elevato 2/3 ))' "rapporto o ragione di 3 a 2 ».
casi si presentava il dilemma se rispettare la lettera del passo, col Così pure, al posto delle abbreviazioni quaà., cub. (Per esempio,
risultato di offrire qualche difficoltà alla sua comprensione, o di SPq ;.:: PVcub.) ho usato l'esponente numt>rico corrispondente;
aiutare la comprC'nsionc allontanandomi dalle parole usate da pertanto, qurutdo compare Nq scrivo N 2• Quando invece Newton
N<'wton. Lo scopo poco sopra spiegato ddla presente traduzione scrive NN nel senso di N al quadrato ho preferito conservare
mi ha fatto preferire la prima soluzione. Ciò va ribadito, in parti- la forma originale (che mi sembra immediatamente comprensi-
colare, per le argomentazioni a carattere infinitesimalc, OVI." Ncwlon bile), in quanto essa è tipica di un certo stadio evolutivo di'l
usa l'espressione ultimo, che a rigore, proprio a causa del suo im- ,,i linguaggio scientifico e della notazione matematica in particolare.
piego, sarebbe stato opportuno tradurre con al limite: ho conservato Al posto della linea sopra le lettere ho messo le parentesi tonde.
invece la locuzione latina traducendo da ultimo, anche se è solo Per il resto le cose sono rimaste esattamente come nel testo.
con una certa difficoltà che si ricava da essa il concetto di tendere Le proporzioni, per esempio, avrei potuto trascriverle con la nota-
al limite. Questioni analoghe si presentano per lo stesso linguaggio
ordinario della geometria: per esempio, Newton usa normalmente
le parole retta e abscissa nel significato di segmento; anche questa l zione moderna, come fa appunto il Cajori, e come fa in parte la
Marchesa du Chastelet, a ciò indotta, evidentemente,. dal fatto che
la costruzione di un linguaggio scientifico autonomo era nel Set-
volta ho mantenuto le due parole latine, innanzitutto perché non
presentavano eccessive complicazioni di intelligenza, e inoltre
perché è interessante vedere nel suo formarsi quel linguaggio
scientifico che, per le ragioni sopra esposte, nell'Soo è stato ne-
l tecento più avanzata sul continente europeo che in Inghilterra.
Personalmente ho preferito conservare la notazione newtoniana
sia, come dicevo, per mantenere al testo il suo sapore di antico
almeno in qualche valore formale, sia perché mi sembra che il
cessario criticare a fondo c sostituire con un linguaggio via via discorso possa, anche in tale fom1a, venire facilmente seguito con
più formalizzato. Sempre per ottenere la massima aderenza al un minimo di attenzione.
testo ho mantenuto l'espressione forza impressa o ve oggi si prefe- Questa traduzione viene presentata con un apparato di note
rirebbe dire forza applicata. l'er analoghi motivi mentre oggi si relativamente scarso, perché, salvo qualche rara circ0stanza, con
parla di bisecar;; l'angolo e di dimezzare i segmenti, nella traduzione esse non ho inteso fornire alcuna spiegazione apprnfondita del
ho usato sempre bisecare per entrambi i concetti, conformemente testo, ma soltanto o rammentare al lettore il signiftcato di singoli
al testo. Altrettanto dicasi per analogus che, a volte, significa termini soprattutto astronomici, che risultano meno familiari;
proporzionale; per intervallus che significa raggio; per locum e oppure chiarirgli qualche espressione caduta in disuso ma che ho
foca, solitamente usati nel senso di punti; per l'espressione t'n ritenuto opportuno conservare nel testo; o accennare alle varie
seriem i11ddcrnzinatam per mctlwdum nostram seriermn convergen- teorie che si sono andate formando e affermando o scomparendo
ti·um reducta, che significa sviluppato ùt serie, come per esempio intorno ad un qualche fenomeno o gmppo di fenomeni; o infine
nella prop. XLV, es. 2, libro L fornire qualche dato intorno a personaggi ed autori, molti dei
Le espressioni e le locuzioni fin qui elencate sono ancora com- quali oggi assolutamente SC0TlOsciuti, ma che nel testo ricorrono
prensibili anche se i m precise e vaghe; da ciò la_ deci_sio~e, come per le più diverse ragioni. A quest'ultimo fine mi sono valso pre-
dicevo, di conservarle integralmente nella verstone 1tahana. Ma valentemente delle seguenti opere: Dizionario delle scienze ma-
certe altre espressioni del linguaggio matematico d~l tempo. ho tematiche pure cd applicate, trad. it., Firenze, r83S; A. SPITZ, F.
dovuto obbligatoriamente renderle nell'attuale equivalente 1ta- GAY:-<OR, Dictionary of AstroiWIJI)' and Astronautics, ~ew Yvrk,
54 NOTA BIBLIOGRJIFICA

rgsg; R. DuGAS, Histoire de la mécauiquc, Neuchatcl, rgso; R.


DucAs, La mécanique au XVII sièclc, Paris-Xeuchatel, 1954;
Enciclopedia della scienza c della tcmicr1, primi cinque volumi
usciti, Milano, rg63-65; la rivista <l Archi ves lntemationales
d'Histoire dcs scicnces », Paris.
Prima di chiudere questa ormai troppo lunga premessa, desi-
dero esprimere la mia viva gratitudine a quanti mi hanno fornito
consigli e suggerimenti durante l'esecuzione della dil1ìrilc impresa;
in particolare al dott. Pietro Melis, mio assistente di Storia della
seif'nza lH'll'Univcrsità di Cagliari, per il prezioso aiuto che mi ha
l PREFAZIONE DELL'AUTORE
prestato in diverse circostanze.
A. P.

Poiché gli antichi (secondo quanto riporta Pappo 1) ebbero


nella massima considerazione la meccanica al fine di investi~
gare le cose della natura, e i più moderni, abbandonate le
forme sostanziali e le qualità occulte, tentarono di ridurre i
fenomeni della natura a leggi matematiche, è sembrato
opportuno in questo trattato coltivare la matematica 2 per
quella parte che attiene alla filosofia 3 •
Gli antichi, in verità, fondarono una duplice meccanica:
la raz-ionale, che procede mediante accuratissime dimostra~

1 Geometra greco, fiorito intorno al 320 a. C.


L'opera maggiore di Pappo, scritta intorno al J.l.O in otto volumi ed
iatit<:llata Col/e::Ì(li>C, d è pervenuta in modo incompleto. Il primo libro,
infatti, è andato perduto cd i restanti sonrJ deteriorati e monchi. Scrisse,
inoltre, commentari agli Anal~mma di Diodoro, all'Almagesto di Tolomeo
e agli El..-menti di Euclide.
Le principali caratteristiche della Co!le::irme di Pappa con.~istono in
un riassunto, disp'1sto sistematicamente>, dd più interessanti risultati dci
predecessori, e in note eoplicative o estettsiYe delle scoperte precedcnti.
Sono IOC>lto appreuabili le introduziorù ai vari libri in quanto forniscono
un chiaro concetto d<'l cont<"nuto e lo. linea gcncr11lc dell'argomento trat~
tato. Da queste introdtt~iuni si può giudicare dello stile degli scritti di
Pappa, eccellente e perfino clegante.
Anche Cartesio conobbe il lavoro di Pappa e. anzi, esso pu•'.> essere
considerato cnme l"inielaiatura della sua G,'<>milri$.
2 La deci~ione di rr~tringere la matematica alla parte riguardante le

applicazioni pratiche. indica che, secondo "Nt>.wton. la matematica può


essere studiata anche come disciplina autonoma e indipendentemente da
eventuali applicaziorù. Per questa discussione si rin~-ia al\'IHin>d"ziomt.
l Si deve inten,iere filosofi<! 1111/llml~. espressione irepiegata nel 'Uno
per designare l'oggctto e i mttodi dell"attuale ftsica.
PREFAZIONE DELL'AUTORE l
\
PREF.~ZIONE DELL'AUTORE 57

zioni, e la pratica. Tutte le arti manuali appartengono alla genere sia attrattive che repulsive. Per questa ragione pro-
parte pratica, dalle quali, peraltro, la meccanica prese il poniamo questi nostri principi matematici di filosofia. Sembra
nome. Poiché infatti gli artigiani sogliano operare con poca infatti che tutta la difficoltà della filosofia consista nell'in-
cura, ciò fece che tutta la meccanica sia stata distinta dalla vestigare le forze della natura a partire dai fenomeni del
geometria, in modo che tutto ciò che è rigoroso sia riferito moto e dopo nel dimostrare i restanti fenomeni a partire
alla geometria, e tutto ciò che è m~:no rigoroso alla mec- da queste forze. A questo mirano le proposizioni generali
c~mica. Gli errori, però, non sono dell'arte, ma degli artefici. delle quali abbiamo trattato nel libro primo e secondo. Nel
Colui che lavora con minore cura è un meccanico imperfetto, terzo libro, invero, ho esposto un esempio di ciò al fine di
e se qualcuno potesse lavorare in modo accuratissimo, questo spiegare il sistema del mondo. lvi, infatti, dai fenomeni
sarebbe un meccanico pt>rfettissimo fra tutti. Infatti, anche celesti, mediante le proposizioni dimostrate matematicamente
le descrizioni delle lince rette e dei cerchi, sulle quali la nei libri precedenti, vengono derivate le forze della gravità,
geometria è fondata, appartengono alla meccanica. La geo- per effetto delle quali i corpi tendOno verso il sole c i singoli-
metria non insegna a descrivere queste lince, ma le postula. pianeti. In séguito da queste forze, sempre mediante propo-
Postula infatti che il novizio, prima di giungere al confme sizioni matematiche, vengono dedotti i moti dei pianeti,
della geometria, apprenda a descrivere accuratissimamente delle comete, della luna e del mare. Volesse il cielo che fosse
le medesime, e in seguito insegna in qual modo i problemi lecito dedurre i restanti fenomeni della natura dai princìpi
si risolvano mediante queste operazioni; descrivere rette e della meccanica col medesimo genere di argomentazione.
cerchi è un problema, ma non geometrico. La sua risolu- Infatti, molte cose mi spingono a sospettare che essi tutti
zione è richiesta alla meccanica, in geometria si insegna possano dipendere da certe forze per effetto delle quali le par-
l'uso delle risoluzioni. E la geometria si gloria del fatto che ticelle dei corpi, per cause non ancora conosciute o si urtano
con cosi pochi principi presi altrove produca tante cose. La fra di loro e si connettono secondo figure regolari o si respin-
geometria dunque si fonda sulla prassi della meccanica, e gono e recedono l'una dall'altra: per le quali forze ignote, i
non è nientaltro che quella parte della meccanica.Ìuniversale filosofi fm qui invano indagarono la natura. Spero in verità
che propone e dimostra l'arte di misurare accuratissimamente. che, o a questo modo di filosqfare, o ad un altro più vero,
Poiché infatti le arti manuali sono interessate soprattutto i principi qui posti possano apportare qualche luce.
ai corpi in movimento, accade di solito, che la geometria L'illustre acutissimo signore Edmund Halley 4, eruditis-
viene riferita alla grandezza e la meccanica al moto. In simo in ogni genere di lettere, si adoperò per fare uscire
questo senso la mecca11ica razionale sarà la scienza dei moti quest'opera, e non soltanto corresse gli errori di stampa e
che rùmltano da forze qualsiasi, c delle forze richieste da curò che fossero preparate le figure geometriche, ma fu anche
moti qualsiasi, esattamente esposta e dimostrata. Questa
parte dclla meccanica fu elaborata dagli antichi, che consi-
' Eùmuml Halky nacque in un pat•sino vkino a Londra nel 1656.
derarono la gravità (che non è una potenza manuale) sol- N~l 1673 entrò nel "Quecn's Collcgll • di Oxford. Prima <ki :o:o anni inviò
tanto nei pesi che dovevano essere mossi da quelle potC'nze, alla " I{oyal Suddy • una mt•moria su nn • mctoùo diretto e geometrico
nelle ciuque potenze spettanti alle arti manuali. Kni inYcce per trovare gli afeli e le eccentricità d"i pbncti "· Viaggiò a scupo di
studio. Divenne socio dtlla • Royal Sucicty" nrl J(>7S. Xrl 168o, a Calai~.
esaminiamo non le arti ma la filosofia, e scriviamo non sulle osser\'Ò la comr.ta che porta il suo nome. Per i rappon:i con Xewton.
potenze manuali ma su quelle naturali, e trattiamo soprat- dr. [JJ/J·od«zionc. Profcssorr. Saviliano ùi geometria a Oxfr:>rd. :\cl Iil3
di\·enta segretario della "Royal Snci<:ty" c nd ':n astrunumo reale al
tutto quelle cose che riguardan::J la gravità, la leggerezza, posto di Flamste.,d_ La sna opera piò famosa C A.<lratwmùt/1 Com<'lica~
la forza clastica, la resistenza dei fluidi e le forze di ogni Syuopsis. èliori nel I].p:.
PREFAZIONE PEtt'AtlTORE

il promotore dell'uscita di questa edizione. Infatti, ottenuta


da mc la dimostrazione della figura delle orbite celesti, non
desistette dal chiedere con insistenza che comunicassi la
medesima alla Royal Society 5 , la quale in séguito, per i suoi
gentili incoraggiamenti e auguri, fece si che cominciassi a PREFAZIO:<rE DELL'AUTORE
pensare di pubblicare la medesima. :\fa dopo che cominciai ALLA SECOND,\ EDIZIONE
a rivolgenni alle ineguaglianze dei moti lunari, e poi a ten~
dere anche verso altre cose che riguardano le leggi e le misu~
razioni della gravità e di altre forze, le figure descritte dai
corpi attratti secondo leggi date, i moti scambievoli di più
corpi, i moti dei corpi in mezzi resistenti, le forze, le densità In questa seconda edizione dei Priltcìpt·a molte cose, qua
e il moto dei mezzi, le orbite delle comete e altre cose simili, e là, sono state corrette ed alcune aggiunte. Nella sezione II
reputai di rinviare ad un altro momento l'edizione, al fine del primo libro, la ricerca delle forze, per effetto delle quali
di investigare le rimanenti cose e darle insieme al pubblico. i corpi possono ruotare entro orbite date, è stata resa più fa~
Le cose che riguardano i moti lunari (essendo imperfette) cile ed ampliata. Nella sezione VII del libro secondo, la teoria
ho riunito insieme nei corollari della proposizione LXVI, per sulla resistenza dei fluidi è stata esaminata in modo più accu-
non essere costretto a proporre e a dimostrare partitamente rato e confermata con nuovi esperimenti. Nel terzo libro, la
le singole cose con un metodo più prolisso di quello di cui teoria della luna e la precessione degli equinozi vengono
la cosa sia degna e per non interrompere le serie delle rima~ dedotte dai propri principi in maniera più completa, e la
ncnti proposizioni. Piuttosto che mutare il numero delle teoria delle comete viene rafforzata con esempi più nume-
proposizioni e le citazioni ho preferito inserire alcune' cose rosi, e più accurati, di calcoli delle 'orbite.
trovate più tardi in luoghi non completamente idonei. Chiedo
insistentemente che le cose siano lette con serenità e che i Londra, 28 marzo I7IJ.
difetti in una materia cosi difficile siano non tanto criticati, !s. NEWTON
quanto investigati e benevolmente colmati con nuovi ten-
tativi dei lettori.
Cambridge, Trlnity College, 8 maggio I686,
Is. NEwToN

! Costituita ufficialmente nel :~:662, fu formata, com!' circolo privato


nel :~:645 da un gruppo di studiooi di "~cienzc naturali"· Scopo dichiarat<>
ùcl\a "H<>yal Society • era lo svilupp~ del. mt>todo sp~rimentale e, per
quo•sta ragione, si richi::~mava al padre di tale metodo: F. B.<cone. Contem-
poraneo alh studio delle teorie su base sperimentale, era ]'(·samc delle
nuove macchine e di nuovi strumenti propooti alrattcnzinne dé'i suoi
membri. Si può dire che per dut" secoli non vi ~ia stato uomo di valore
che non •ia stato in pari tempo membro della • Hoyal Sncldy '·
Fu inoltre il moddlo cui si ispirarono, nel resto dell"Eurnpa. le altre
Accad~mi6 che via via anda\'Ct.UO costituendosi. La • Hoyal Society • è
uno dei primi esempi di organizzazione della cultura.
PREFAZIO:<IE DELL'EDITORE
ALLA SECONDA EDIZIONE

Ti presentiamo, lettore benevolo, una nuova edizione, a


lungo desiderata e ora in gran parte riveduta e aumentata,
della filosofia newtoniana. Puoi conoscere le cose più impor-
tanti che sono contenute in questa opera celeberrima dagli
indici annessi, e sulle cose che o sono state aggiunte- o sono
state modificate, ti informerà la prefazione dell'autore. Resta
da aggiungere qualcosa circa il metodo di questa filosofia.
Coloro che intrapresero a trattare della fisica si possono
raggruppare sotto tre classi. Ci furono, infatti, quelli che
attribuirono alle singole specie di cose qualità specifiche ed
) occulte, dalle quali, poi, vollero ricavare, secondo un certo
misterioso metodo, le operazioni dei diversi corpi. La totalità
della dottrina scolastica, deriYata da Aristotele 1 e dai Peri-
patetici 2, è fondata su questo: afiermano, in particolare, che
i singoli effetti nascono dalle nature particolari dei corpi; ma
non insegnano donde provengano quelle nature; perciò non
insegnano nulla. E poiché essi tutti sono impegnati piuttosto
con i nomi delle cose che con le cose stesse, vanno consi-
derati come inventori di un certo discorso filosofico e non
come coloro che hanno trasmesso una filosofia.

l Questo celebre filosofo fiorito in Grecia nel IV se.;nlo a. C., è troppo


noto perché si debba qui trattarne. In questo luogo è ricordato come
l" .1.utor"1tà. a cui in scie n la ~i appoggia ogni mo,·imento reazi,mario.
2 D~nominazione che assunse-ro i membri della scuola ili Aristotele e

i loro suc,.,essori. Il nnnw t: Ùt'"riYato dal PMif>alos llll.."l sorta di passeggiata


coperta ùel Lic·ca di .\tene.
PRHAZIOI'>E DELL'EDITORE ALLA SECO:-lDA EDIZIONE PREFIIZIO:I'>'"E DELL'EDITORE ALU SECONDA EDIZIONE 6J

Altri invece, respinta l'inutile farragine delle parole, deducendo, in maniera felicissima, la spiegazione del sistema
hanno sperato di conseguire meriti con una migliore cura. del mondo dalla teoria della gravitazione. Che )a forza di
Perciò hanno stabilito che tutta la materia è omogenea, che gravità apparten~se a tutti i corpi, altri sospettarono e
tutta la varietà di forme, che :;i scorge nei corpi, è nata da immaginarono: ma fu il primo e il solo che poté dimostrare
certe relazioni semplicissime, molto facili da capire, delle ciò a partire dai fenomeni, e a porre un saldissimo fonda-
particelle componenti. E se alle fondamentali relazioni delle mento per straordinarie speculazioni.
particelle non si assegnano altri modi che quelli che la stessa l\fi consta, invero, che alcuni uomini, anche di grande
natura assegna, si istituisce una giusta progressione dalle fama, posseduti più del giusto da certi pregiudizi, malvo-
cnsf' pHt semplici a quelle più comples:;e. Ma quando si lentieri poterono acconsentire a questo nuovo principio, e che
prendono la libertà di porre a piacere figure e grandezze spesso preferirono cose incerte alle certe. Non ho in animo
sconosciute delle parti, e posizioni c moti dnbbii; di imma- di deprezzare la fama di costoro; a te, piuttosto, lettore
ginare certi fluidi occulti che sconono libcrissimamente attra- benevolo, mi piace esporre in breve quelle cose sulle quali
verso i pori dei corpi, dotati di una sottigliezza che tutto sicuramente esprimerai un equo giudizio.
può, e mossi da movimenti occulti, allora cadono nei sogni, Affmché, quindi, l'esposizione inizi dalle cose più semplici
in quanto hanno trascurata la reale costituzione delle coSe: e più vicine, osserviamo brevemente qual è la natura della
la quale, certamente, invano si cerca di raggiungere muo- gravità negli oggetti terrestri, perché, dopo, quando si sia
vendo da congetture fallaci, quando può essere investigata pervenuti ai corpi celesti, che stanno a distanze remote dalle
con difficoltà mediante le osservazioni anche le più accurate. nostre sedi, si possa andare avanti più sicuramente. Si con-
Coloro che ricavano dalle ipotesi il fondamento delle proprie viene, ormai, presso tutti i filosofi, che ogni corpo che ruota
speculazioni, anche se, poi, procedessero rigidamente secondo intorno alla terra graviti verso la terra. Che nessun corpo
leggi meccaniche, raccontano, forse, una storia elegante e realmente leggero possa essere ammesso, è ora confermato
bella, ma sempre una storia. da molteplici esperienze. Ciò che viene detto leggerezza rela-
Resta, così, la terza specie, quella di color~ che pro- tiva, non è una leggerezza reale ma soltanto apparente, ed
fessano la filosofia sperimentale. Questi sono del parere è gen€'rata dalla gravità molto potente dei corpi contigui.
che le cause di tutte le cose debbano essere derivate da Inoltre, come tutti i corpi gravitano verso la terra, così
princìpi i più semplici possibili; e, invero, non assumono la terra a sua volta, gravita egualmente verso i corpi; viene
come principio niente che non sia stato provato dai feno- così mostrato come la gravità sia scambievole ed uguale da
meni. Non immaginano ipotesi, né le accettano nella fisica entrambe le parti. Si divida la massa di tutta la terra in
se non come problemi la cui verità è oggetto di discussiof!c. due parti qualsiasi, uguali o comunque disuguali: ora, se i
Procedono, perciò, secondo un duplice metodo, l'analitico e pesi delle parti non fossero scambievolmente uguali, il peso
il sintetico. l\Iediante l'analisi deducono le forze della natura minore cederebbe al peso maggiore, e le parti congiunte
e le leggi più semplici delle forze da certi scelti fenomeni, continuerebbero ad esser mosse all'infinito lungo una linea
per mezzo dei quali in séguito espongono, mediante la sin~ retta, verso il luogo al quale tende il peso maggiore: assolu-
tesi, la costituzione delle cose restanti. Questo è quel modo tamente contro l'esperienza. Dovrà dirsi, perciò, che i pesi
di filosofare, senz'altro il migliore, che a preferenza di altri delle parti sono posti in equilibrio: ossia, che l'azione della
il nostro celeberrimo autore stabili di abbracciare. Giudicò gravità è scambievole ed uguale da entrambe le parti.
questo modo il solo degno di essere coltivato e illustrato I pesi dci corpi, che distano ugualmente dal centro della
dall'opera sua. Quindi, diede un chiarissimo esempio di esso terra, sono proporzionali alla quantità di materia nei corpi.
PRE"AZIONE DELL'EDITORE ALI..\ SECONDA EDIZIONE PREFAZIONE DELL'EDITORE ALI..~ SECONDA EDIZIONE

Ciò si deduce dall'uguale accelerazione di tutti i corpi che che agisce di continuo. Poiché, dunque, i pianeti ruotano
decadono dallo 3tato di quiete a causa delle forze dei pesi: lungo orbite curve, vi sarà necessariamente una qualche
infatti. le forze per effetto delle quali corpi ineguali ven- forza, per le ripetute azioni della quale vengono indefinita-
gono ugualmente accelerati, devono essere proporzionali alla mente deviati dalle tangenti.
quantità di materia da muovere. Ora, che tutti i corpi in Ora, è giusto concedere, in quanto è dedotto mediante
caduta siano accelerati in ma:1iera uguale, risulta da ciò, ragionamenti matematici ed è dimostrato in modo sicuro,
çhe nel vuoto boyleano descrivono, cadendo, spazi uguali che tutti i corpi, i quali sono mossi sul piano secondo una
in tempi uguali, una volta, naturalmente, eliminata la linea curva e descrivono, condotto il raggio verso un punto
resistenza dell'aria: peraltro, ciò è provato in modo più pre- sia in quiete sia in movimC'nto, intorno a quel punto aree
ciso mediante l'esperimento dci pendoli. proporzionali ai tempi, sono spinti da forze che tendono
Le forze attrattiYe dei corpi, ad uguali distanze, s~no wrso il medesimo punto. Poiché, dunque, gli astronomi sono
proporzionali alla quantità di materia nei corpi. Infatti, d'accordo sul fatto che i pianeti primari intorno al sole e i
poiché i corpi gravitano verso la terra e la terra a sua \'olta secondari, a loro volta, intorno ai primari, descrivono aree
verso i corpi con momenti uguali, il peso della terra verso proporzionali ai tempi, ne segue che quella forza, per effetto
un corpo qualsiasi, cioè la forza per effetto della quale il della quale sono continuamente deviati dalle tangenti retti-
corpo attrae la terra, sarà uguale al peso del mede~imo linee e sono costretti a ruotare lungo orbite curvilinee, è
corpo verso la terra. Ma questo peso sarà proporzionale alla diretta verso i corpi che sono collocati nei centri delle orbite.
quantità di materia nel corpo: perciò, la forza per effetto Ouesta forza, perciò, rispetto al corpo ruotante, può essere
della quale un qualunque corpo attrae la terra, ossia la forza ;;-hiamata, non impropriamente, centripeta; e rispetto al
assoluta del corpo, sarà proporzionale alla medesima quan- corpo centrale, attrattiva: da qualunque cosa, poi, si im-
tità di materia. magini sia nata.
La forza attrattiva di tutti i corpi, dunque, nasce dalle, Inoltre, vanno accordate anche queste cose, che sono
e si compone delle, forze attrattive delle parti;)dato che è dimostrate matematicamente: se più corpi ruotano lungo
stato mostrato che con l'aumento o la diminuzione della cerchi concentrici con moto uguale, e i quadrati dei tempi
massa della materia viene proporzionalmente aumentato o periodici stanno come i cubi delle distanze dal centro co-
diminuito il suo potere. L'azione della terra, perciò, dovrà mune, le forze centripete dei corpi ruotanti sono inversa-
considerarsi come costituita dall'azione congiunta ddle parti, mente proporzionali ai quadrati delle distanze. Oppure: se i
e, quindi, tutti i corpi devono attirarsi mutuamente con corpi ruotano lungo orbite che sono prossime al cerchio
forze assolute che sono in ragione della materia che attrae. c le absidi delle orbite giaciono in quiete, le forze cen-
Questa è la natura della gravità sulla terra; vediamo ora tripde dei corpi ruotanti saranno inversamente propor-
come sarà nei cieli. zionn\i al quadrato delle distanze. Gli astronomi concordano
Ciascun corpo persevera nel suo stato di quiete o di mo- sul fatto che entrambi i casi si devono provare per tutti i
to rettilineo, tino a che non è coStretto a mutare quello pianeti. Perciò, le forze centripete di tutti i pianeti sono
stato da forze impresse; tale legge di natura è ammessa inversamente proporzionali al quadrato delle distanze dai
da tutti i filosofi. Di qui, invero, segue che i corpi che centri delle orbite. Se qualcuno obietterà che le absidi dei
sono mossi lungo linee curve, e quindi si allontanano pianeti, e soprattutto della luna, non giaciono interamente
continuamente dalle linee rette che toccano le loro orbite in quiete, ma sono progressivamente trasportate da un
sono trattenuti entro percorsi curvilinei da una qualche forza' qualche molo lento, si può rispondere: anche concesso che

5· NLIVT<lN.
66 PREFAZIONE DELL'EDITORE ALU SECONDA EDIZIONE PREFAZIONE DELL'EDITORE ALLo\ SECONDh EDIZIONE

questo moto lentissimo abbia origine nel fatto che la propor- ogni moto circolare, sta allo spazio ,che nel medesimo breve
zione della forza centripda si allontana alquanto da quella tf'mpo un grave. cadendo in vicinanza della terra a causa
del quadrato, tale aberrazione, tuttavia, può essere scoperta della sua forza di gravità, descrive. Il primo di questi spazi
mediante il calcolo matematico ed essere resa affatto insen- è uguale all'angolo opposto dell'arco descritto dalla luna nel
sibile. Infatti, lo stesso rapporto della forza centripeta lunare, medesimo tempo, giacché tale angolo opposto misura la
che fra tutti deve essere quello massimamente irregolare, tra!:dazione della luna dalla tangente, provocata dalla forza
supererà di poco il quadrato: e in verità sarà più vicino a centripeta; perciò può essere calcolato a partire dai dati
questo, piuttosto che al cubo, di quasi ses~anta volte. Ma la sia del tempo periodico della luna., sia della sua distanza
risposta sarà più vera, se dkiamo cht questa progressione dal centro della terra. Il secondo spazio si trova per mezzo
delle absidi ha origine non dall'allontanamento dalla pro- degli esperimenti con i pendoli, in quel modo in cui Huy-
porzione del quadrato, ma da un'altra causa afiatto diversa. gens 3 ha insegnato. Perciò, per iniziare il calcolo, il primo
come è ben dimostrato in questa ftlosofia. Resta fissato, spazio starà al secondo spazio, ossia, la forza centripeta della
dunque, che le forze centripete, per effetto delle quali i pianeti luna che gira nella propria orbita starà alla forza di gravità
primari tendono verso il sole e i secondari verso i primari,
;;ulla superficie della terra, come il quadrato del semidiametro
sono rigorosamente proporzionali all'inverso del quadrato
della terra al quadrato del semidiametro dell'orbita. Per le
delle distanze.
cose che sono state dette sopra, la forza centripeta della
Da ciò che è stato detto fin qui, risulta che i pianeti sono
luna che ruota nella propria orbita, sta nel medesimo rap-
trattenuti nelle proprie orbite da una forza qualsivoglia, che
}:X)rto con la forza centripeta della luna ·vicino alla superficie
agisce continuamente su di loro; risulta che quella forza è
dt'lla terra. Perciò, la forza centripeta vicino alla superficie
sempre diretta verso il centro delle orbite; risulta che la sua
ddla terra è uguale alla forza di gra-v-ità. Le forze, dunque,
azione aumenta con l'avvicinarsi al centro, diminuisce con
non sono diverse, ma una e medesima; se infatti fossero
t'allontanarsi dal medesimo, e che aumenta nella stessa
proporzione in cui diminuisce il quadrato de~ distanze.
Vediamo ora, fatto il confronto tra le forze centripete dci
pianeti e la forza di gravità, se per caso non siano dello
stesso genere. E saranno certamente dello stesso genere se,
l., 3 Christiaan Huyge-n.~ nacque all'Aia il q aprile l629. Matematico,
astronomo e fisicD, autore della teoria ondulatoria ddla luce. Lavorò
insio:ome al fratello al perfezionamento dd telescopio, riuscendo poi a sco-
prire un satdlite di Satumo e a foru.ire una spiegazione ùd fenomeno degli
in entrambe, troveremo le medesime leggi e le medesime anelli eli Satunw. Nel 1636 osservò per primo la nebu\osa di Orione.
Nt·l 1663 Ju eletto mt,mhro della • Hoyal Sodety" c nel gennaio del
proprietà. Perciò esamineremo per prima la forza centripeta H•(•<J vi le~sc una memoria sulle leggi che- governano la colli~ione ùei corpi
della luna, che ci è più vicina. ~b"tici. Dal J(J66 al 1681 egli, su propu~ta di Jean Co\bert. fu responsa-
Gli spazi rettilinei che in un dato tempo, a cominciafe bile ,\t-Ila /ii~liolln:,l'"' dr1 Ji:oi. Durante que~to periodo compose la sua
Oj><•r;~ m;1ggiore i! f/amlngi""' os.-i/lal~~;,.~, (IU]J). ch" conteneva diver~e
dall'inizio stesso del moto, vengono descritti dai t'orpi spinti sc,pertc· ~•·me il primu tcnt;tti.vo di studiare un sistema rlinamico: l'esatta
fuori dalla quiete, allorchl· sono sollc_dtati da forze qualsiasi, ro•la?.ìune tra la lunghezza di un pendolo c il tempo della sua oscillazi<;ne;
sono proporzionali alle stesse forze: ciò risulta da ragiona- la tt•oria tlcll<" volut~. ecc. Contribui soprattutto a studiare il teorema della
forza centrifuga r:tcl muto rotatnrio ç.,] 'l"al~ aiutò Kewton n fo,.mulare
mt>nti matematici. Dunque, la forza centripeta della luna, la ""' kggc' <li gravità. L'altra sua grand 1• open1 C il Trai/,! di' [a lumih(.
che ruota nella propria orbita, starà alla forza di gravità cumposto fra il Hiì8 c il 169o, o\·e llllygens enuncia [a sua teoria ondu-
sulla superficie della terra, come lo spazio che la luna, ca- lato!'ia della htce_ La la111a ùi Ht 1 yg<'a.~ e legata soprattutto ai suni lavori
di ottica. i\luri all'Aia 1'8 giugno 1695· Di entrambe venne recentemente
dendo a causa della forza di gra\•ità, descriverebbe nel tempo pubblicata la traduàunc italiana a cura ili C. Pighdti (Firenze. Barbera.
più breve possibile, posto che si immagini di privarla di 19ÒJ).

1
68 PREFAZIONE DELL'EDITORE .UL.-\ SECO!'<-n:\ EDIZIONE PREFAZIONE DELL'EDITORE AU.-\ SECONDA EDIZIONE

diverse, i corpi, a causa delle forze congiunte, cadrebbero Il sòle, dunque, grav-ita verso tutti i pianeti e tutti i
verso la terra con una velocità doppia rispetto alla sola pianeti verso il sole. Infatti, mentre i pianeti secondari
forza di gravità. Risulta quindi che la forza centripeta per accompagnano i propri primari, ruotano, nello stesso tempo,
effetto della quale la luna è continuamente o deviata o spinta intorno· al sole con i pianeti primari. Perciò, per lo stesso
fuori dalla tangente ed è trattenuta nell'orbita, è la stes~a argomento, entrambi i generi di pianeti gravitano verso il
forza della gravità terrestre che si estende fino alla luna. sole e il sole verso gli stessi. Che i pianeti secondari gravitino
Ed è, invcro, conforme alla ragione che quella proprietà si verso il sole, risulta ampiamente dalle ineguaglianze della
estenda alle distanze più grandi, poiché nemmeno sulle cime luna; delle quali abbiamo una rigorosissima teoria esposta,
dci monti più alti è possibile osservare alcuna sensibile con ammirevole acutezza, nel terzo libro di quest'opera.
diminuzione di essa. Perciò la luna gravita verso la terra: Che la forza attrattiva del sole sia propagata in tutte le
ma a causa dell'azione scambievole, la terra a sua volta direzioni fino a distanze immense, e che si diffonda nelle
gravita ugualmente verso la luna: il che è ampiamente con- singole parti dello spa7jo circostante, si può facilmente arguire
fermato in questa fùosofta, ove si tratta delle maree e della dal moto delle comete; le quali, partite da distanze immense,
precessione degli equinozi, generate dall'azione sulla tena sia sono portate in vicinanza del sole, e a volte gli si accostano
della luna che del sole, Siamo, tuttavia, informati mediante di tanto, da sembrare che, quando sono nei loro perielii,
quale legge la forza di gravità, alle maggiori distanze dalla stiano per toccare il suo globo. Dobbiamo la teoria di queste,
terra, diminuisce. Infatti, poiché la gravità non è diversa invano ricercata dagli astronomi prima d'ora ed infme più
dalla forza centripeta lunare, e questa è inversamente pro- facilmente trovata nel nostro secolo e dimostrata mediante
porzionale al quadrato delle distanze, anche la gravità viene l rigorosissime osservazioni, al nostro eccellentissimo autore.
diminuita nella medesima proporzione. È manifesto, dunque, che le comete sono mosse lungo sezioni
coniche le quali hanno i fuochi nel centro del sole, e, con-
Passiamo ora agli altri pianeti. Poiché le rivoluzioni dei
dotti i raggi verso il sole, descrivono aree proporzionali ai
pianeti primari intorno al sole e dei secondari- intorno a
tempi. Da questi fenomeni risulta chiaro, ed è provato
Giove e a Satumo, sono fenomeni dello stesso genere che la
matematicamente, che quelle forze, per effetto delle quali lè
rivoluzione della luna intorno alla terra; e poiché inoltre è
comete sono trattenute nelle proprie orbite, sono dirette verso
stato dimoo;trato che le forze centripete dei pianeti primari
il sole e sono inwrsamente proporzionali al quadrato della
sono dirette verso il centro del sole, e quelle dei secondari
distanza dal centro dello stesso. Le comete, perciò, gravitano
verso i centri di Giove e di Saturno, c che la forza centripeta
verso il sole: pertanto, la forza attrattiva del sole si estende
della luna è diretta verso il centro della terra; inoltre, poiché
110n solo verso i corpi dci pianeti a distanze date e collocati
tutte quelle forze sono inversamente proporzionali al qua-
quasi sullo stesso piano, ma anche verso le comete poste
drato delle distanze dai centri, e la forza della luna è propor- ndlc più diverse regioni del cielo e a distanze diversissime.
zionale al quadrato della distanza dalla terra, se ne dovrà
Qul·sta, dunque, è la natura dei corpi che gravitano, che
concludere che la natura di tutte le· cose è identica. Perciò,
spandono le loro forze a tutte le distanze e verso tutti i
come la luna gra\'ita verso la terra, e la terra a sua volta corpi gra...-itanti. Di qui segue che tutti i pianeti e le comete
verso la luna, così anche tutti i pianeti secondari graviteranno si attraggono mqtualllf'nte e che gravitano l'uno verso
verso i propri primari e i primari a loro volta, verso i secon- l'altro; il che viene confermato anche dalle perturbazioni,
dari; e cosi anche tutti i primari verso il sole, e il sole a sua non sconosciute agli astronomi, di Gio...-e e di Saturno, ong~­
volta verso i primari. nate dalle azioni di questi pianeti fra di loro, cosi come
PREFAZIONE DELL'EDITORE ALLA SECONDA EDIZIONE PREFAZIONE DELL'EDITORE ALLA SECONDA EDIZIONE 7'

da quel lenth,imo moto delle ab,;di, sopm ,;co;dato, il rimenti; nello stesso modo viene facilmente conosciuta la
quale proviene da una causa analoga. gravità. Tutti i corpi sui quali abbiamo compiuto osserva-
Siamo giunti, infine, a quel punto in cui va detto che zioni sono e~tcsi, mobili e impenetrabili: ne concludiamo,
la terra, il sole e tutti i corpi celesti che accompagnano il perciò, che tutti i corpi, anche quelli su cui non abbiamo
sole, si attraggono mutuamente. Quindi, le particelle di compiuto osservazioni, sono estesi, mobili ed impenetrabili.
ciascuno, benché piccolissime. avranno le proprie forze at- Così, sono f:,-'Tavi tutti i corpi circa i quali abbiamo compiuto
trattive, proporzionali alle loro quantità di materia, nello osservazioni: ne concludiamo, pcrcib, che tutti i corpi, anche
ste:;so modo in cui, sopra, è stato mostrato per quelle ter- quelli sui quali non abbiamo compiuto osservazioni, sono
rt>,;tri_ lVIa, a diverse distanze, anche le forze di quc;;tc :;aranno gravi. Se qualcuno dirà che i corpi delle stelle fisse non sono
inversamente proporzionali al quadrato delle distanze: infatti gravi, in quanto la loro gravità non è stata ancora os:;ervata,
è dimostrato matematicamente che i globi, i quali attraggono per lo stesso argomento sarà lecito affermare che non sono
secondo questa legge, devono essere composti da particelle nemm0no estesi, mobili ed impenetrabili, poiché queste pro~
attraenti secondo la medesima legge. prictà delle stelle fisse non sono state ancora osservate. Ma
Le conclusioni precedenti si fondano su questo assioma, che bisogno c'è di parlare? O la gravità trova un suo posto
accolto da tutti i filosofi: effetti dello stesso genere, le cui tra le qualità primarie di tutti i corpi, oppure non ci sono
proprietà si conoscano come veramente identiche, hanno nemmeno l'estensione, la mobilità e l'impenetrabilità. E la
cause identiche e hanno identiche le proprietà non ancora natura delle cose o sarà giustamente spiegata mediante la
conosciute. Chi, infatti, dubita che la gravità sia la causa gravità dei corpi o non sarà affatto spiegata nemmeno con
della caduta di una pietra in Europa, e chi che la causa l'estensione, la mobilità e l'impenetrabilità dei corpi.
della caduta sia la medesima in America? Se la gravità tra Sento che alcuni disapprovano questa conclusione, e bor-
la pietra e la terra è stata scambievole in Europa, chi dirà bottano non so che circa le qualità occulte. Sono soliti ciar-
che non è scambievole in America? Se l'attrazione della terra lare continuamente del fatto che la gravità specialmente è
si propaga in Europa ad ogni genere di Corpi e, 1a tutte le un quid, e che, per la verità, le cause occulte debbono essere
distanze, perché diremo che non si propaga parimenti in bandite dalla filosofia. Ma a costoro si risponde che cause
America? Tutta la filosofia si fonda su questa regola; e se occulte non sono quelle la cui esistenza si dimostra chia-
venisse rimossa, non potremmo affermare nulla in generale rissimamente per mezzo di osservazioni, ma soltanto quelle
circa le cose. La costituzione delle singole cose si conosce la cui esistenza è occulta e inventata e ancora non è stata
mediante osservazioni ed esperimenti: di qui segue, invero, provata. La gravità, dunque, non sarà la causa occulta dei
che non giudichiamo della natura di tutte le cose altrimenti moti celesti; se qualcosa, infatti, è appalesato dai fenomeni,
che mediante questa regola. è che '}Uesto potere esiste di fatto. Piuttosto, nelle cause
Ora, poiché le cose corporee che si trovano in terra o occulte si rifugiano coloro che propongono alla guida di
nei cieli, e circa le quali è lecito istituire esperimenti ed questi movimenti non so che vortici di materia interamente
osservazioni, sono gravi, dovrà assolutamente dirsi che la immaginata e affatto sconosciuta ai sensi.
gravità appartiene a tutti i corpi. E come non deve essere Ma sarà definita la gravità una causa occulta, e per
concepito alcun corpo che non sia esteso, mobile ed impe- questo nome verrà respinta dalla filosofia, poiché la causa
netrabile, allo stesso modo non se ne deve concepire alcuno della stessa gravità è occulta c non ancora scoperta? Coloro
che non sia grave. L'estensione, la mobilità e l'impenetra- che affermano queste cose stiano attenti a non affermare
bilità dei corpi non si conoscono altrimenti che con gli espe- niente dl assurdo, al fine di non rovesciare, in ultima analisi,
l~
72 PREFtiZIOI'E DELL'EOJTORE t\LL.-1. SECONDA EDIZIONE.
. PREFAZIONE DRLL'EDITORE ALLA SECONDA EDIZIONE 73

i fondamenti di tutta la filosofia. Le cause, infatti, sogliano l liata con essi. A questi è lecito fruire della propria opinione,
procedere con un nesso continuo dalle cose più. complesse
verso quelle più semplici; e quando si sia giunti alla causa
l ma è opportuno che agiscano equamente; dunque non neghe-
ranno agli altri quella libertà che, insistentemente, chiedono
semplicissima non è lecito andare oltre. Non è quindi pos- sia loro accordata. Perciò ci sarà permesso mantenere ed
sibile fornire una spiegazione meccanica della causa sempli- abbracciare la filosofia newtoniana che, a nostro avviso, è
cissima: se infatti lo si concedesse, non sarebbe più. una più vera; ed essere fedeli alle cause provate dai fenomeni
causa semplicissima. Si definiranno, dunque, occulte queste piuttosto che a quelle immaginate e non ancora provate. Alla
cause semplicissime e si ordinerà di respingerle? Allora, con- vera filosofia spetta di derivare la natura delle cose da cause
temporaneamente, dovranno essere respinte anche quelle veramente esistenti; ricercare quelle leggi con le quali il
che ne dipendono strettamente e quelle che in avvenire sommo artefice volle stabilire questo meraviglioso ordine del
ne dipenderanno, fino a che la filosofia sarà stata vuotata mondo, non quelle con le quali avrebbe potuto, se cosi gli
e interamente ripulita da tutte le cause. fosse sembrato. Infatti, è conforme alla ragione che da
Vi sono quelli che affermano la gravità essere preterna- numerose cause, alquanto diverse fra loro, possa conseguire
turale, e la dicono un miracolo continuo. Vogliono, perciò, un identico effetto, ma vera sarà la causa dalla quale esso
che sia respinta, in quanto le cause preternaturali non hanno veramente e attualmente consegue; le altre non trovano
posto in fisica. Non vale quasi la pena di fermarsi a confu- posto nella vera filosofia. Negli orologi automatici, il mede-
tare questa obiezione assolutamente sciocca, la quale di- simo indice del moto orario può essere dovuto o ad un peso
strugge tutta la filosofia. Infatti, o dicono che la gravità che vi sia stato appeso oppure ad un impulso chiuso al-
non è inerente a tutti i corpi, ciò che, però, non può essere l'interno. Se un dato orologio è in realtà .munito di peso,
affermato, oppure con ciò stesso, affermeranno che è preter- sarebbe ridicolo colui che vi immaginasse un impulso, e su
naturale, in quanto non ha origine dalle altre proprietà dei un'ipotesi così precipitosamente inventata presumesse di
corpi e, perciò, da cause meccaniche. Certa~ente proprietà Ir spiegare il moto dell'indice; sarebbe opportuno, infatti,
primarie dei corpi sono da:te, e, in quanto son6 primarie, esaminare a fondo la struttura interna della macchina, così
non dipendono da altre. Considerino, dunque, se per caso che il vero principio del moto assunto possa venire esplorato.
anche queste non siano egualmente preternaturali, e, perciò Un giudizio iù.entico o per lo meno non dissimile si deve
stesso, ugualmente da respingere; considerino, infine, quale portare su quei filosofi i quali pretesero che i cieli fossero
allora debba essere la futura filosofra. pieni di una certa sottilissima materia, e questa mossa inde-
Vi sono alcuni altri ai quali questa fisica celeste piace finitamente secondo vortici. Infatti, posto che potessero
ancor meno in quanto è in contrasto con i dogmi di De- dimostrare sufficientemente oppure rigorosamente la loro
scartcs 4, e perché sembra che diftcilmentc possa essere conci- ipotesi a partire dai fenomeni, non è ancora detto, tuttavia,
che seguano la vera filosofia, o per lo meno che non ne
esistano altre. Quindi, se venisse dimostrato che l'attrazione
• Celebre filosofo francese detto la:inauicnte Cartesio. Nacque alla
Haye. Turenna, il 31 marzo I5J6.
Stucliò a La Fl..':clw, collegio di gesuiti. Uscito dal collegio all'età di di lavoro. L'attività di Descartes ,iene normalmente divisa in quattro
19 anni, Descartes ri~olvette di viaggiare e pertetnto si arruolò volontario parl:i: !ilosofia, matematica, fisica e biolo~a. Esse però souo tutt'altro
sotto le bandiere olandesi e bavaresi. Viag~iò p~r mezza Europa spin- che indipenrlenti una dall'altra.
gendosi lino in Ungheria per poi scend,'re in Italia, Stancatosi di viag- Le opere priucipali sono Discorso dol m~lodo, ,lfeditazimli filo.mfich<J,
giare, decise di fissarsi in Olanda ove, pa la liùertà di cui si godeva, era Priuripia philosophiru. eec. :Mori in Svezia, ospite della regina Cri.>;tina,
piil sicuro che in Francia di poter portare a termine il suo programma ru febbraio 1650.
,,,,
l'
74 PREFAZIONE DELL'EDITORE UU SECONDA EDIZIONE
J PREFAZIONE DELL'EDITORE ALI..\ SECONDA EDIZIONE 75

di tutti i corpi ha veramente luogo m·lla natura delle cose, mandare, con ragione, come può avvenire che i medesimi
e se inoltre venisse mostrato in quale modo tutti i moti si conservino intatti, e non siano stati perturbati, in 'tanti
celesti ricevano da essa una soluzione, sarebbe inutile c, a secoli, dalle azioni di scontro della materia. Senza dubbio,
buon diritto, da deridere l'obiezione di colui che dices.se che se questi moti immaginari sono piìt complessi e più difficili
i moti devono venire spiegati mediante i ·vortici, anche se da spiegare che i veri moti dei pianeti e delle comete, mi
avessimo accordato che dò possa essere. Ma non lo abbiamo sembra che non debbano essere accolti nella filosofia: ogni
concesso: infatti, a nessun patto è possibile spiegare i feno- causa, infatti, deve essere più semplice del suo effetto. Accor-
meni mediante i vortici; cosa che dal nostro autore è stata data la facoltà di favoleggiare, se qualcuno avrà affermato
ampiamc·ntc dimo.~trata c con chiarissime ragioni. Per cui è che tutti i pianeti e le comete sono circondati dall'atmosfera,
opportuno che indulgano ai sogni in modo più Cf!uilibrato come la nostra terra, questa sembrerà un'ipotesi più con-
coloro che sprt•cano il proprio lavoro in modo sterile, r:icu- forme alla ragione che l'ipotesi dei vortici. Se, poi, avrà
ccndoli con inutilissime finzioni e contornandoli con nuoYi affermato che queste atmosfere sono mosse per propria
commenti. natura intorno al sole e descrivono sezioni coniche, quel
Se i corpi dei pianeti e delle comete sono fatti motare moto, certamente. può essere concepito molto più facilmente
intorno al sole dai vortici, è necessario che i corpi trasportati del consimile moto dei vortici che si penetrano reciproca-
e le parti dci vortici che stanno più vicine vengano mossi mente. Affermi, infine, che bisogna credere che gli stessi
con la stessa velocità e lungo la medesima direzione, e ab- pianeti c le comete sono trasportati intorno al sole dalle
biano la medesima densità o la medesima forza d'inerzia proprie atmosfere, e, a causa delle ritrovate cause dei moti
corrispondente alla massa. Risulta, però, che i pianeti e le celesti, celebri il proprio trionfo. Infatti, chiunque ritenga
comete, mentre stanno nelle medesime regioni del cielo, sono che questa favola vada respinta, respingerà anche l'altra
mossi con velocità diverse e lungo diverse direzioni. Perciò
analoga favola: perché l'uovo non è più simile all'uovo di
ne segue necessariamente che quelle parti del fluido celeste, quanto lo sia l'ipotesi delle atmosfere all'ipotesi dei vortici.
che stanno a identiche distanze dal sole,' ruota,! o nel me-
Galileo 5 insegnò che lanciata una pietra, la sua devia-
desimo tempo in luoghi diversi con velocità diverse; e in-
zione dalla direzione rettilinea in un movimento parabolico,
fatti, altra sarà la direzione e la velocità perché i pianeti
possano passare da una parte all'altra, altra perché le comete
possano passare da una parte all'altra. Poiché questo non ' Troppo noto perché si ricordi di lui più di qualche data essenziale.
Nacque a Pisa il rs febbraio 1564. Ott~outa la cattedra di lettore di
può essere spiegato, o si dovrà dire che non tutti i corpi matematica nello Studio di Padova vi si trasferisce nel settembre del Ij9l.
celesti sono trasportati dalla materia del vortice, o si dovrà Questi di Padova - come scriverà. lo stesso Galilei - furono gli anni più
dire che i loro moti dovranno incominciare non da uno ed belli de!la sua vita. Durante questi anni inventò un termometro, un com-
passo mìlitare ed, infinP, nel r(>OQ perfe2ionò il telescopio facendone uno
uno stesso vortice, ma da numerosi, i quali sono fra loro strumento idoneo aJl',•splomzione dd cielo. Se Galil<"i non fu ìl primo ad
diversi e pervadono lo stesso spazio. intorno al sole. invrntare ìl telescopio, fu certamente il primo a capire la portata ri\'0-
Se si suppone che più vortici siano contenuti nel me- luzionaria dello strumento e a serviruene. Da questo momento le osserva-
zioni si susseguono con ritmo incalzante: la Luna, i pianeti medicei, le
desimo spazio, che si penetrino a vicenda, e ruotino con fasi dì Venere, la co~tituzioo<' tricorporca di Saturno e le macchie solari.
moti diversi, poiché questi moti devono essere conformi II risultato delle prime osservaàoni fu esposto nel Sid&reus JIU11Ciros, e ne
ai moti dei corpi trasportati, i quali sono sommamente scaturiva che non soltanto la Terra nve,·a acces~o al cielo, ma che, a<ldi·
rittura, lo stess<> cielo wni,·a terr<'!;trÌz?.ato. Un preJ,oiudi?.io bimillenario
regolari e sono effettuati lungo sezioni coniche ora molto Yeniva rovesciato e demolito. Kel r(iro Galilei si trasferisce a Firenze con
eccentriche ora prossime alla forma di cerchi, si dovrà do- la carica di matematico di corte. Nel r612 pubblica il Discorso i11forno
PREFAZIO~E DELL'EDITORE ALLI\ SECO!'i"DA EDIZIONE PREFAZIONE DELL'EDITORE ALt.\ SECONDA EDIZIONE 77

nasceva dalla gravità della pietra verso la terra, ossia da Tutta la faccenda si riduce, infine, a questo: il numero
una qualità occulta. Può tuttavia accadere che qualcun delle comete è ingente, i loro moti sonO sommamente rego-
altro, più acuto filosofo di lui, escogiti un'altra causa. Egli lari, ed osservano le stesse leggi dei moti planetari. Si muo-
immaginerà, dunque, che una qualche materia sottile, che vono in orbite coniche, ·e queste orbite sono assai eccentriche.
non può essere percepita né con la vista, né col tatto, né Sono trasportate ovunque, in tutte le parti dci cieli, e libe-
con alcun senso, si aggiri in regioni prossime alla superficie rissimamente passano attraverso le regioni dei pianeti, e
della terra. E questa materia, trasportata nei luoghi più spesso procedono contro l'ordine dei segni. Questi fenomeni
diversi con moti vari e spesso contrari, descriverà linee para- sono confermati con sicurezza dalle osservazioni astronomiche,
boliche. Scoprirà allom, bellamente, l'inflessione della pietra e non possono essere spiegati mediante i vortici. Al contrario,
e meriterà l'applauso del pubblico. La pietra, dirà, nuota in in verità, non possono esistere insieme ai vortici dei pianeti.
quel fluido sottile, e seguendo la propria direzione, dovrà Non ci sarà assolutamente luogo per i movimenti delle
conformarsi necessariamente al moto del mezzo in cui si comete, se quella materia immaginaria non viene-- comple-
trova. Il fluido si muove lungo linee paraboliche, la pietra, tamente rimossa dai cieli.
dunque, si muoverà necessariamente lungo la parabola. Chi, Se, infatti, i pianeti sono trasportati dai vortici intorno
ora, non ammirerà l'acutissimo ingegno di questo filosofo, al sole, le parti dei vortici che circondano da vicino un pianeta
che deduce da cause meccaniche, ossia dalla materia e dal qualunque, saranno della medesima densità del pianeta, come
moto, i fenomeni della natura resi chiari anche al volgo? è stato detto sopra. Perciò, tutta la materia che è contigua
Chi non sorriderà di questo nuovo Galileo che, con un grande al perimetro dell'orbita della terra, avrà una densità identica
apparato matematico, ha cercato ancora di richiamare in a quella della terra: quella che giace tra l'orbita della terra
uso le qualità occulte, così felicemente escluse dalla filosofia? e l'orbita di Satumo, l'avrà o uguale o maggiore. Infatti,
:vra mi vergogno di trattenenni pii1 a lungo su delle scioc- affinché la costituzione del vortice possa conservarsi, le parti
chezze. meno dense devono occupare il centro, le più dense devono
) allontanarsi dal centro. Poiché, dunque, i tempi periodici dei
pianeti sono in ragione della potenza tre mezzi delle distanze
allo cosu e/M slmmo in .1u l'acqu11 o che iu quell11 si muouono. Ma le conse-
guenze delle scoperte non tar-dano a far~i sentire in un campo afiatto dal sole, è opportuno che i periodi delle parti del vortice con-
estraneo alla fisica e all'astronomia: nel campo dl'lla teologia. Nel 16HJ servino lo stesso rapporto. Di qui segue che le forze centripete
il copernicanesimo venne ufficialmente condannato dalla Chi~salc a Galileo di queste parti sono inversamente proporzionali ai quadrati
vennc fatto divieto di sostenere, insegnare o difendere la te~ria coper-
nicana. Fra questo primo e il secondo processo Galilei pubblica Il Sag- delle distanze. Quelle parti, quindi, che stanno ad una mag-
gia/oro (1623) in e11i affronta il problema d<·lle com<'te. Nel 1623 muore iL giore distanza dal centro si sforzano di allontanarsi dal
papa Paolo V e vicnc eletto Urbano VIII che, per essere amico di Galil~o medesimo con forza minore: per cui se saranno state meno
c amante delle scienz<', fa nascere negli ambienti copernicani l'infondata
spcrnnza in una maggiore tolleranza ed apertura. Qn<'sta speranza era dense, è necessario che cedano alla forza maggiore con cui
anche di Galilei, il qunle il zr febbraio 1632 ottenne dall'autorità cccle- le parti più vicine al centro tentano di innalzarsi. Le più
sias1·ica il permesso a pubblicare il Dwlogo sopm i du~ ma.<sitni sisiM1d: dense, dunque, ascenderanno, le meno dense discenderanno,
opera in cui si espongono i sist<'nti ar:istotelico-tohmmico e copernicano.
Pochi mrsi più tardi, essendo stato riconoociuto jJ camtterc copcmicano e lo scambio dei luoghi sarà reciproco; finché la materia
dd DilllO!Jo, Galilt"o venne convocato a Roma, processato, obbligato al- fluida di tutto il vortice sarà stata disposta e ordinata in
l'abiura e condn11n<1.to al domicilio coatto. Da questo momento ftno alla tal modo da potere, una volta costituito l'equilibrio, giacere
morte, avvenuta 1'3 gennaio 16.p, Gi!lild torna ai suoi preùil.,tti studi
giovanili, e nei I6J8 c:scono a Lei<l.;>, i Discorsi ~ dimos/ra:;ia>~i malemaliclle
in quiete. Se due fluidi, la cui densità è diversa, sono con-
i~<lomo a du~ >mot·~ scien;;e, capolavoro scitontifico di Galilei. tenuti nello stesso vaso, e si farà sì che il fluido di densità
,, PREFAZIONE DELL'EDITORE ALLA SECONDA EDIZIONE
i.
PREFAZIONE DELL'EDITORE ALlA SECONDA El>IZIONE 79

maggiore raggiunga il luogo più basso a causa della· mag- le parti posteriori del corpo, non ridia il moto perduto. Ma
giore forza di gravità, allora, per una ragione niente affatto questo non potrà essere affermato, eccetto che la spinta dd
dissimile, dovrà dirsi che le parti più dense del vortice ten- fluido sulle parti posteriori del corpo sia uguale alla spinta
dono, a causa della maggior forza centrifuga, verso il luogo del corpo sul fluido nelle parti anteriori; ossia, eccetto che
più alto. Dunque, anche la massima parte del vortice che la velocità relativa con la quale il fluido irrompe sul corpo
giace fuori dell'orbita terrestre, avrà una densità e perciò da tergo sia stata uguale alla velocità con la quale il corpo
una forza di inerzia corrispondente alla massa di materia irrompe sul fluido; cioè, ece-etto che la velocità assoluta
che non sarà minore della densità e della forza di inerzia del fluido che torna indietro sia stata maggiore del doppio
della terra: di qui, però, sorged una fortissima :resbtenza, della velocità assoluta del fluido respinto; il che non può
estremamente sen-;ibile, al passaggio delle comete; per non essere. Dunque, la resistenza dci fluidi, che nasce da en-
dire che sembra quasi poter arrestare e assorbire il movi- trambe la densità e la forza d'inerzia, non può essere rimossa
mento delle medesime. fo.Ia risulta dal moto affatto regolare in alcun modo. Perciò, se ne dovrà concludere che la resi-
delle comete che esse nun subiscono nessuna resistenza che stenza del fluido celeste è nulla, come nulla è la resistenza;
possa essere anche minimamente percepita, e che perciò non nulla è la forza con cui il moto viene comunicato, come
urtano in alcun modo contro alcuna materia che abbia una nulla è la forza d'inerzia; nulla è la forza per effetto del-
qualche forza di resistenza, e perciò abbia una qualche la quale una modificazione qualsiasi viene immessa in uno
densità e forza d'inerzia. Infatti, la resistenza dci mezzi o piu corpi, come nulla sarà la forza per effetto della quale
sorge o dall'inerzia della materia fluida o da un difetto di il moto viene comunicato; è affatto nulla l'efficacia, come nulla
scorrevolezza. Quella che sorge da un difetto di scorrevolezza è la facoltà di immettere una qualsiasi modificazione. Sia, dun-
è molto esigua e può essere osservata con difficoltà nei fluidi que, lecito defmire quanto mai inutile, e indegna di, un filosofo,
nuti al volgo, eccetto che siano assai viscosi come l'olio quest'ipotesi che è completamente priva di ogniiondamento,
e il miele. La resistenza che si avverte nell'aria, nell'acqua, e che non serve minimamente a spiegare la natura delle
nell'idrogeno e in analoghi fluidi non viscosi, è Jinasi tutta cose. Coloro che vogliono che i cieli siano ripieni di materia
del primo genere, e non può essere diminuita da un più lluida, ma affermano che essa non è inerte, tolgono il vuoto
alto grado di sottigliezza, ferme restando la dellsità del a parole. lo pongono di fatto. Poiché, infatti, una materia
fluido o la forza d'inerzia, alla quale tale resistenza è sempre fluida di questo tipo non può essere separata dallo spazio
proporzionale; il che è stato chiarissimamente dimos--ato dal vuoto, tutta la disputa verterà sui nomi delle cose, non
nostro autore nell'egregia teoria è.ella resistenza, che fra poco, sulla natura. Perché, se alcuni sono talmente votati alla
nel secondo libro, verrà esposta con maggior cura e confer- materia da non voler ammettere a nessun costo uno spazio
mata pienamente mediante gli esperimenti sui corpi in caduta. vuoto di corpi, vediamo ave occorre alla fine giungere.
I corpi, muovendosi, trasmettono gradatamente il proprio Infatti, o affermeranno, cosa che inventano, che la costi-
moto al fluido che li circonda, e trasmettendolo lo perdono, tuzione eli un mondo ovunque pieno è partita dalla volont<'L
e perclendolo vengono ritardati. Perèiù il ritardo è propor- di Dio a questo fme: affinché nelle operazioni della natura
zionale al moto trasmesso; il moto trasmesso, ove sia data possa essere as,;istito sempre dall'etere sottilissimo che ogni
la velocità dei corpi in movimento, è proporzionale alla cosa permea c riempie; il che, però, non può essere affermato,
densità del fluido; dunque, il ritardo o la resistenza sarà visto che è già stato dimostrato dai fennmc:ni delle comete
proporzionale alla stes;;a densità del fluido, e a nessun patto che l'efficacia di questo etere è nulla; o affermeranno che è
può essere rimosso, a meno che il fluido, che ritorna verso partita dalla volontà di Dio per un qualche fine ignoto; il
80 PREFAZIONE DELL'BDlTORE ALLt\ SECONDA EDIZIONE

che non deve essere affermato, visto che è possibile stabilire,


con lo stesso ragionamento, una djversa costituzione del
mondo. Oppure, infine, non affermeranno che è partita dalla
volontà di Dio, ma da una certa necessità della natura.
Finalmente, dunque, bisogna che siano precipitati nelle sor-
dide fecce dell'immondo gregge. Questi sono coloro che so-
gnano che tutte le cose sono rette dal fato, non dalla prov-
videnza; che la materia è esistita sempre e ovunque per
necessità propria; che è infinita ed eterna. Poste queste cose,
essa sarà anche e ovunque uniforme: infatti, la varietà delle
forme è assolutamente in contrasto con la necessità. Sarà
anche immobile; infatti, se è necessariamente mossa verso
un qualche luogo determinato, con una velocità determinata,
per un'identica necessità sarà m ossa verso un luogo diverso
con una diversa velocità. Ma non può essere mossa verso
luoghi diversi con diverse velocità, quindi deve essere immo-
bile. Senza alcun dubbio il mondo non poté essere originato
diverso per bellezza di forme e per varietà dj moti che dalla
liberissima volontà di Dio che provvede e governa su tutto.
Da questa fonte , dunque, scaturirono tutte quelle leggi
che sono dette di natura; nelle quali appaiono molte tracce
di un disegno senza dubbio saggissimo, ma nessuna c~sata
dalla necessità. Queste, perciò, dobbiamo ricercare non a
partire da congetture incerte, ma apprenderÌé con osserva- r
zione e con l'esperimento. Colui che confidasse di poter
trovare i principi della vera fisica e delle leggi delle -ço~e con
la sola forza della mente e col lume interno della ragione,
bisogna che o stabilisca che il mondo esiste di necessità, e
che le leggi fissate seguono dalla ]nedesima necessità, oppure,
se l'ordine della natura è stato costituito per volontà dj
Dio, che anche egli, miserabile orniciattolo, consideri che
cosa è ottimo e perfetto. Ogni filosofià sana e vera è fondata
sui fenomeni delle cose; e queste ci conducono, sebbene a
malincuore e riluttanti, a principi di tal fatta nei quali sono
chiarissimamente visibili l'ottimo djsegno e il sommo dominio
dj un ente sapientissimo e potentissimo; perciò tali principi
dovranno essere ammessi anche se ad alcuni uomini saranno
poco graditi. Chiamino pure miracoli o qualità occwte le 1\ewton, in un ritra tto del 1710 dipinto da j a mes Tornhill
(Cambridge, Trinity College)
P~EFAZ!ONE DELL'EDITORE .ALU.' SECONDA EDIZIONE 81

cose che loro dispiaciono, i nomi assegnati con malizia,·- tut-


tav-ia, non devono essere considerati un difetto delle stesse
cose; eccetto che vogliano dire questo: che tutta la filosofia
deve essere fondata sull'ateismo. La filosofia non deve
essere danncg~iata a causa di questi uomini, giacché l'ordine
delle cose non è disposto ad essere mutato.
Otterrà, quindi, successo presso i probi e i giudici ragio-
nevoli l'eccellentissimo metodo di filosofare, che è fondato
sugli esperimenti e sulle osservazioni. Difficilmente, invero,
si pub dire quanta luce e quanta dignità abbia aggiunto a
tale metodo questo ammirevole lavoro del nostro illustrisSimo
autore; il cui felice e sublime ingegno, risolvendo i più diffi-
cili problemi, e conseguendo scoperte a cui non v'era spe-
ranza che la mente dell'uomo potesse assurgere, è ammirato
senza riserve da tutti coloro che in qualche modo sono ver-
sati più che superficialmente in queste dlscipline. Spalancati,
dunque, i cancelli, ci ha aperto un passaggio ai bellissimi
misteri delle cose. Egli rese, cosi, manifesta la compagine
elegantissima dd sistema del mondo e la rese tanto profon-
damente penetrabile che nemmeno lo stesso re Alfonso 6 , se
ora rivivesse, potrebbe desiderare maggiore semplicità e
grazia di armonia. Pertanto, possiamo ormai vedere più da
vicino la maestà della natura, e fruire di una dolcissima
contemplazione, e rispettare ed adorare il fondatore e il
signore dell'universo, che è il frutto più dovizioso della
filosofia. È necessario che, colui che non ricava immediata-
mente dalla struttura ottima e saggissima delle cose l'infinita
sapienza e bontà del creatore onnipotente, sia cieco; e pazzo
colui che non vuole riconosccrlo.
Si leverà, quindi, la straordinaria opera di Newton, fortezza
munitissima, contro l'assalto degli atei: né, infatti, da alcuna
altra faretra, in modo più copioso che da questa, tireresti
fuori dardi contro la massa infame. Ciò avvertì da lungo
tempo e per primo dimostrò ottimamente, in eruditissimi

" _\l:fon~o X, ùetto il Saggio {I2yo~-I284), probabilmente uno dei mi-


gliori S<wrani spagnoli del medioevo. L."'L sua fama scientifica è basata
-~opmttutto sull'incorag~amcnto dato all'aslTonomia.

G. N~wTo,;.
,, PREFAZIONE DELL'EDITORE ALLA SECONDA EDIZIONE

discorsi pubblicati in inglese e in latino, Richard Bentley 7 ,


uomo illustrissimo in ogni sorta di lettere e fautore delle
virtù, grande ornamento del proprio secolo e della nostra
Accademia, maestro degnissimo e integerrimo del nostro
Trinity College 8 • Ad esso mi debbo riconoscere legato da
molti debiti; ad esso sono dovuti anche i tuoi ringraziamenti l PREFAZIONE DELL'AUTORE
i quali, benevolo lettore, non rifiuterai. Egli infatti, in quanto ALLA TERZA EDIZIONE
ha goduto per lungo tempo dell'intima amicizia del celeber- \
rimo autore (per la quale ritiene di essere valutato dai posteri
non meno che per la rinomanza dei propri scritti, i quali
sono i prediletti nel mondo dci letterati) provvedette insieme
l.
alla fama dell'amico e all'avanzamento delle scienze. Perciò, In questa terza edizione, curata da Henry Pemberton 1
in quanto gli esemplari della precedente edizione sono estre- l' ;1!. D., uomo espertissimo in queste cose, alcune cose del
mamente rari e si possono comprare solo a prezzo altissimo, libro secondo, circa la resistenza dei mezzi, sono spiegate
egli persuase con insistenti richieste e quasi rimproverando un po' meglio che in precedenza e sono stati aggiunti nuovi
l'eccellentissimo uomo, non minore per modestia che insigne esperimenti circa la resistenza che i gravi trovano quando
per altissima erudizione, affinché acconsentisse a far uscire cadono nell'aria. Nel libro terzo, l'argomento con cui viene
questa nuova edizione dell'opera, perfezionata di nuovo provato che è la gravità a trattenere la Luna nella sua
ovunque ed arricchita di altre importanti aggiunte, a sue orbita, è esposto più ampiamente; e sono state aggiunte le
spese e sotto i suoi auspici; a me affidò, poiché ne aveva il nuove osservazioni, fatte dal signor Pound z, circa la scam-
diritto, il compito non sgradito di curare che fosse il più
possibile corretta.
I Hcnry Pemberton: nato nd 1694 e morto nel I77I· Per altre notizie

Cambridge, I2 maggto I7IJ. ) c per i rapporti con Newton vedi InlrtJduzicme.


2 J a m es Pound, astronomo, nato nel Wi\tshire nel 1669. Ottenne il
RoGER CoTES ~~.
diploma per l'esercizio della medicina nel!" ottobre del 1697. Prt>si gli ordini,
membro del • Trinity College" entrò al servizio della Compagnia delle Indie e fu inviato, nel 1699, come
Professore Plumiano di Astronomia cappdlauo dci mercanti del Forte St. George, a Madras. In ségulto alla
e di filosofia sperim~tale. ri\"ulta dci t705 delle truppe indigene, la p0polazione inglese venne mas-
sncrctta al completo meno undici persone, fra le quali Pound. In quella
7 Richard Bcntley nacque nel gennaio del 1662 a Oulton nel York- drwstanza Pound pcrdette tutte le sue c;:ute. Divenne membro della
shire, ~tudiò nel • St. John's College • a Cambridge. 1.\"el 1692 c nel 1694 " Royal Soci"'ty • nel novembre del 1699, ma la sua ammissione fu rin-
tenne una serie di letture presso la Bo)·/~ Lulur(IS con lo scopo di provare viata lino al luglio del 1713, quando le sue ricerche astronomiche erano
l'esistenza di Dio. ormai iniziate da un pezzo. Hal\ey comunicava alla • Royal Socicty • le
Bcntlcy fu auto:r<: di numemsi :.t~ùi filologici sui classici latini e sulla ddcnnina.zioni del!(' fasi dcll"eclisse totale di sole del 3 maggio 171.5,
Bibbin. :O.lod a Cambridge nel luglio del I7·f2· <"ompiute da Pound, rilevando che il loro autore era • munito di strumenti
• Uno dci più famosi coll~ges di Cambridge fondato nel 1546. Vi molto strani, ed era molto abile in fatto ùi osservazione •· )<el luglio del
studiò Kewton. 171.5 Pmmd osserva l'occultamento di una stt:lla da parte di Giove, nel-
9 Nato a Burbage, Leichstershire. nel 16lh. Studiò prima a S. Paul l"ottc,bre un'ecli>si di Luna e dal 1716 al 1717 compie diverse osservazioni
e poi nel "Trinity Coilegc "· Nel 1706 venne l'letto professore plumiano. planetnrie mediante un telesCoJlin di 15 piedi. Kewton, nella 34 ed. dei
I sur:~i interessi ernno prcvalentecmcnte rivolti alla maten1atica, al per- Pri1Jcip1a, si valse delle sue misure micromctriche del disco di Giove e
fe~iunamento del calcolo intìnitesima\e. alla .fisica <'> all"astronomia. Per i dd dis~o e degli anelli di Saturuo. in~icme all'allontanamento dei suoi
suoi rapporti con .Xewi:on dr. l>!lrodw:ioJl6. Pubblicò Harmouia meiiSU- satelliti. per cnrreggere i luoglù succes~ivi occupati dalla cometa del 168o.
rarum. Morì nel 1716. Xcl 1719 I'ound stesso comJlilò UII gn1ppo di tabelle riguarùanti il primo
,, PREFAZiONE DELL'AUTO!U ALLA T!';RZA EDIZIONE

bievole proporzione dei diametri di Giove. Vengono aggiunte


anche alcune osservazioni su quella cometa che è apparsa
nell'anno r68o, fatte in Germania nel mese di novembre dal
signor Kirk 3 , recentemente venutemi fra le mani, e per
opera delle quali risulterà quanto vicino siano le orbite
paraboliche ai moti delle comete. L'orbita di quella cometa
è stai.a determinata un po' più accuratamente di prima,
mediante i calcoli di Hallcy, in una ellisse. E si mostra che
la cometa in quest'orbita ellittica, segue il proprio corso
attraverso i nove segni dei cieli, non meno accuratamente PRINCIPI MATEMATICI
di qu:mto sogliono essere mossi i pianeti lungo le orbite
ellittiche definite dall'astronomia. È stata aggiunta anche DELLA FILOSOFIA NATURALE
l'orbita della cometa che è apparsa nell'anno !723 e fu
calcolata dal signor Bradley \ professore di astronomia a
Oxford.
Londra, I2 genna~o I725-26.
Is. NEWTON


satellite di Giove, tabelle nelle quali introdusse un'equazi<.me della tra·
smissione della luce.
Pound mol'l a Greenwich il 19 ottobre 1747·
3 Godfried l{irch, astronomo tedesco nato nel 1639 e morto a Berlino
nel 1710. Fu discrpolo di Hevelius a Danzica. Nel 1700 Federico I lo
chiamò a Bcrli11o c ].., fece a3tronomo della nuova Accademia delle Scienze
e direttore ddl'Osscrvatorio (1706). Scoprl la cometa periodica di :-<cwton.
Scrisse nelle Philosophiml Trnnurcli01rs ed in altre riviste spccialiu:ate.
• James Bradley, nacque a Shcrboum nel 1693· Kipote di l-'ouml,
studiò a Oxford e dallo zio venne avviat<) agli studi di astronomia. Nel
1721 fu eletto professor<J titolare della catteJra s;wiliana di astronomia.
Nel 1729 passò all'ins<'gnarncnto della filosofia sperim<"ntalc (fi•ica); nel
r742 fu nominato astronomo reale e poco più tardi divenne socio ddla
" Royal Society "· Le scoperte più interessanti riguardano la quantità
dell'aberrazione e la nutazione o.lell'asse tt"rrestre. l\torl nel 1762,
l
Il nome greco ll"flXa.v~, vuol d·ire macchina e questo sta a
significare, in ttna maniem piulfosto diretta, che l'attività del
meccanico a<'C;,•a come suo oggetto le w1wscenze pratiche sul·
l'uso delle macchine. Gli antichi, specialmente durante il periodo
alcs8alldrino, possedevrmo numerose e svariatissime macchine, e
indubbiameJlte avevano conseguito una rara abilità nellrt loro
c0slruziu11e. Quello che, però, ad essi manca·va era la conoscenza
dci princìpi su cui fondare la pratica. In breve, i meccml'ici del-
l',uitichità erano degli empirici piuttosto che dei razio11ali. Data
la situazione, non desta sorpresa che le poche cose che dal punto
ì di vista dei principi ci sono pervenute, abbiano acquisfato un
1'11lore esemplare: come le idee di Aristotele sull'equilibrio e sul
molo, o come gli studi di Archimede intorno alle leggi delle
macchine costruile. Di questo abbiamo anche le teorie riguar-
danti la lt<'a, i centri di gra;.'ità, i piani ùtclinati, la pu!cg-
gùt c la. vile. Come si vede tutti meccanismi di impiego pra-
tico immediato.
Bisogna arrù>are al fiammù1go Simone S!evin (rs.f8-r62o)
prima di registrare un progresso mlla meccanica dei principi o
ra:;ionale, come la si chiamerà dopo Ncwfon. Naturalmente, du-
rante questi IQ-20 secoli di ùlferuallo non sono mancati coloro
che hm111o saputo costruire le macchine più incredibili, se si
pcnS(t alla disponibilità di atfre.;;:;ature; ma, al solito, sono man-
mti quelli capaci di elaborarne la teoria. Con Stcvinla situazione
1•icne finalmente sbloccatu: er;ri è il primo ad indicare, se 11on
88 PRIKCIPI MATEMUICI NOTA lNTRODL'ITIVA

proprio a fomutlare esMtamente, il famoso teorema del paralle- l'eqJtivalenza dell'azione e reazione.! primi due corollari spiegano
lof?ramma delle fon:e. Cominci/t a farsi luce e a prendere forma U parallelogram·ma delle forze e le rclait"ve applicazioni; il terzo
la persuasione che come la cùumalica, pur fondandosi sulla e il quarto affermano che la quantità di moto e il centro di
geometria, si dt"jjeren::ia da questa per l'aggiunta del tempo ai grat•ità di 1tn sistema di corpi non vengono altemti dall'azione di
wncelli geometrici, così. la dinamica si fonda, sì, su.lfa cinematica tali corpi fra loro; il qt1into e il sesto stabiliscono ch_e i moti
ma anche sul concetto di .forza. Chiarito questo punto le scoperte mutui rimattgono iltalterati nel caso di moti uniformi come nel
si succedono inca{;;anti con la teoria del moto vario di Galilei, caso di moti uniformemente accelerati. N,ello scolio che segue il
con le leggi dell'urto elastico di Descartes, TVallis, Wren e coYollario sesto, Newton fornisce alcuni esempi sull'~1so degli as-
soprattutto di Httygens, al quale si deve, i1toltre, la teoria delle siomi nell'applicazione fattane alla meccanica da vari predeces-
forze centrali che ftt.rono ttwlo ;~.fili a Newton.
Come si diceva sopra, nella Prefazione del I686 ai Prineipia
j, sori.

Nc1vton introdttce la distiuz·ione tra meccanica razionale e mec- l


canica pratica, che era esigenza ormai generalmente sentita. In
tal modo, nel giro di due secoli gli scienziati ricscotw a perfezio-
nare molti rami della meccanica rimasti fermi per due millenni. I
Principia, specialmente nella prima parte fino alla fine del primo
libro, sono un testo di meccanica razionale. Newton vi studia
la teoria dci moti di un corpo indipendentemente dalle possibili
applicazioni, anche se, ogni tanto, suggerisce le attività pratiche
cui possono essere, o sono di fatto, applicate.
L'opera si apre con una parte di note.volissima impDrtq_nza,
ossia le Definizioni e gli Assiomi, che contiene i concetti baszYari
della meccanica; come dire, appu1tlo, l'assiomatica della mec-
canica. In queste pagine, per la prima t'ulta, Newton riesce a
dare alla dinamica una fondazione chiara e coerente. V1: t•Mtgono
definite la quan#tà di materia, la quantità di moto, "'!'inerzia,
la nozione di forza e dt" forza centripeta. Circa quest'ultima,
come circa le equivalenti attrazione, impulso e propensione, fa
11otare di considerarle non fisicamente bensì. matematicame11le:
concetto questo e differenza molto importanti, spiegati in 1ma
delle note al testo. Queste definizioni sono segut'te dal famoso
scoria sul tempo e sullo spazio assoluti, sui quali, come è noto,
si fondò la fisica fino a quasi !idio il XIX secolo.
Gli Assiomi comprendono le tre leggi del moto e sei corollari.
La prima legge è quella dell'inerzia, la seconda stabilisce che
l'acceleraziolle è proporzionale al!a forza, la terza è qudla del-
!
l
DEFIKIZI0:-11

DEFIXIZIONE !.
La quantità di materia 1 è la misura della medesima rica-
vata dal prodotto della sua densit(ì per il volume.

Aria di densità doppia, in uno spazio a sua volta doppio,


diventa quadrupla; in uno triplice, sestupla. La medesima
cosa si capisca per la neve e la polvere condensate per

1 Il concetto di massa com~ qtlantitil ili materia è proprio di !\ewton


e presuppone la costituzione atomica della materia. Questo stato atomico
ì della materia è fondamcntalOJ sia per la stessa teoria della gravitazione,
~ia per la costihi?.ÌO!lOJ corpuscolare della luce. Sulla posizione di Xcwton
circa l'atomismo abbiamo una sua letkra a Bnyle datata 28-n-1679·
Prima del rinascimento scientifico il concetto di massa non è apparso
altrimenti che in mani"ra fuggitiva e per nulla precisa: la massa veniva
confusa col peso, ed era kgata più ad una critica della fisica ddle qualità
che ad una definizione positiva, ancilr se incompleta o errata1 La ,\istin·
zinne di massa o peso divenne evidente- soltanto in ségnito, quando si
capì clm mentre il peso è la f,lrza con cui un corpo viene attratto dalla
T~rra, la massa è la determina7.ione della sua inerzia, ossia dell'opposi·
zi<>ne fatta ad ogni cambiamento del suo stato di quiete o di moto. Quc~ta
maggiore precisione nri concetti rclatid diviene evidente solo cnn Leo·
nanlr>, Galileo e D<·scartcs. Cun (:alilo)O il concetto ùi massa giunge a
c•Jindderc col concetto di una mataia qualitativamcntc in<liffcrcntc, por·
tatric~ d<'! le cosid<le'tt.1 <jualit;) prin1aric. Anche Dcscartt:s accetta la di~tin·
zione ùcllc qualità ddla materia in primarie e secondarie, ma ~i aggiunge
la no1ione cornph'mentarc di corpu~c<!lo che, secmtdo i suvi Ì1tìenti, aYTtbbe
ÙuYutn dar ragion~ sia della costituzione ddla materia più rarefatta. sia
della negazi<·one <.lei vuoto. sia, in g•Jnerale, <.lei suo nwccanicismo. Le idee
cartesiane vengono ampiamente SYiluppate nella teoria cinetica di Huygens.
il quale tentaYa di spiegare i prindpì dd moto ùerivandG la for~a da urti

l
l DEFll'JZ(QSl 93
PRINCIPI M.\TUIATICl
9'
attraverso il peso di ciascun corpo. Per mezzo di esperi-
compressione e liquefazione. E la norma di tutti i corpi, menti molto accurati sui pendoli, trovai che è proporzionale
che siano diversamente condensati per cause qualsiasi, è al peso, come in séguito mostrerò.
identica. Qui non mi occupo del mezzo che liberamente
penetra attraverso gli intervalli delle parti, ammesso che ci
sia. In séguito indicherò questa quantità indifferentemente DEFINIZIONE IL
con i nomi di corpo o massa. Tale quantità diviene nota La qttantità di moto 2 è la misttra del medesimo ricavata
dal prodotto della velocità per la quantità di materia.
di particelle mobili. Sebh<'nP, come <i diceva sopra, Newton non assu-
messe in ntcrito nessuna posizione esplicita, pure il suo concetto di massa II movimento totale è la somma dei movimenti delle
presuppone nella matcria un.a costituzione' atomica. ~cl suo pensiero, singole parti; perciò in un corpo doppio, con velocità uguale,
infatti, la ma~sa era concepita non ~(iltanto come somma dei volumi dei la quantità di moto è doppia; con velocità doppia è quadrupla.
punti materiali che offrono una .esistenza al moto (massa incrziale) ma
anche come massa attTacnte, cio~ come somma di punti che esercitano
una forza sui corpi circostanti. Con l'aiuto di questo concetto Newton
spogliava i corpi di tutte !t: <JUa!ità estranee alla fisica; esso, infatti, diventa DEFINIZIONE III.
il simbolo della distinzione della materia in qualità primarie e secondarie.
Le conseguenze filosofiche di questa assun7.ione sono molto precise e di La forza insita 3 (vis insita) della materia è la sua dispo-
ampia portata. Un corpo conc!\pito come massa fa penslll"e ad un corpo sizione a resistere; per cui ciascun corpo, per quanto sta in
la cui materia è qualitatiYamcnte indifferente. n che comportava l'inva- esso, persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo
liùarione dello strumento di studio impiegato fino ad allora, e, in pari
tempo, la nece:~sità di apprestame uno nuovo, atto a fornire conoscenze un:"jorme.
di una materia che si sottrae alle deformazioni della soggettività. Newton,
per la prima volta, fornisce una definizione sufficientemente attendibile Questa forza è sempre proporzionale al corpo. né diffe-
del concetto, il quale oltre che elemento ordin.atore della dinamica (è la risce in alcunché dall'inerzia della massa altrimenti che per
prima delle definizioni del moto) diventa anche un mezT.O per spogliare
i corpi di tutto dò che non poteva essere ridotto alla fisica-matematica.
In tal modo Newton portava a com?imeuto l'operazione di liberazÌone 2 Con questa espressione si intende il prodotto della massa di un
della fisica da proprietà soggettive e incontrollabìli iniziata con Galileo. corpo per la sua velocità. Questo prodotto rappresenta p~r Newton_ l'in~
D'ora in poi i dati sensibili seniranno ad informare dell'esistenza di un tensità della forza, che agisce o muove il corpo per Clll la quaJzlsl<l Js
oggetto, ma il suo studio dovrà essere lasciato alla risoluzione matematica molo è la misura della forza motrice.
del corpo stesso. l Il principio di inerzia è stato espresso ~r la prima volta in modo
La defmizione proposta da :-rewton tiene conto, storicamente, dello rigoroso da Cartesio (Principia, II parte): I) Ciascun corpo tende a con-
esperienze di Boy le sui gas compressibili; ma è chiaro, in pari tempo, che servare lo stato in cui si trova e mai lo muta se non per cause esterne:
questa definizione non è felico:l - come fece osservare il fisico e filosofo nessun corpo si arresta da se stesso. Il riposo è uno stato contrario al
Ernst .Maeh - in quanto costituita da un circolo vizioso. È noto che la movimento, e nes~una cosa si dirige per natura verso il suo contrario.
densità di un corpo esprime il rapporto tra la sua massa e il suo volume; Solo la resistenza d~gli altri corpi può arrestare il movimento di un oggetto,
ma detto questo va da sé che per dcfmire la massa non possiamo ricor- e non vi è fluido che non posga. diminuire la vclodti< più dell'aria. z) Ciascun
n::re - come iuv~ce fa Newton - alla C.ensità. Ciò infatti lascia ancora da corpo tende a conservare il movimento seguendo un moto :rettilineo, seb-
definire uno dci due termini: o la massa o la densità. Perciò è necessatio bene sia costretto per altri motivi a muoversi in diverse direzioni. Dio
in"lpi~gare un'altra espressione che introduca il conc.::tto di massa, defiui- infatti conserva la materia nello stato in rui essa si trova in ciascun istante:
bil~ attraverso un parametro che non sia quello della densità: ossia, la ora, iu ciascun istante il corpo tende a muoversi rettiliueamcnt<': infatti
P..roporzionalita di forza e accelerazione che ci di una costante cspres~a una pietra che, legata ad uno spago, ruotasse violeutemente intorno alla
dal valore della massa. Il Burtt, però, la osservare che dopo tutto Ncwton mano, partirebbe secondo la direzione dl·lla tangente al <.:erchio descritto.
poteva valcn.;i. solo di parametri che allora erano familiari, c che quanto Si vcrtc dunque che, nonostante l'int~rprctazione in chiave metafisica,
da. lui operato costitu;sce già nn gran passo in avanti nel progresso nella Cartesio seppe enunciare rigorosamente il principio di inerzia. Tuttavia
scienza, !"altra alternativa essendo - alla sua epoca - quella di preseutare Galileo aveva già prima ùi Cartesio formulato tale principio, anche se
la massa come una qualità ultima dei corpi.
PIUNCIPI MhTUBT!CI
DEFINlZIONl 95
94

il modo di concepirla. A causa dell'inerzia della materia, chiamata col nome molto espressivo di forza di inerzia. Il
accade che ogni corpo è rimosso con difficoltà dal suo stato corpo, in verità, esercita questa forza solo nel caso di muta-
di quiete o di moto. Per cui anche la forza insita può essere mento del suo stato per effetto di una forza impressa dal-
l'esterno; e quell'azione è, sotto diversi rispetti, di resistenza
e di impulso: di resistenza, in quanto il corpo per conservare
non con il medesimo rigore formale. Cosi si e~primc infatti (DiscoYsi ·a
dimo!irazioni malrmatidt~, lib. III): olmagino un muhilc lanciato su un
il proprio stato si oppone alla forza impressa; di impulso,
piano orizzontale e rimosso ogni impedime-nto: giil sappiamo che il moto in quanto il medesimo corpo, poiché la forza di resistenza
si svolgerà C<Jll~bile e perpetuo sul nll'dcsimo piano, qualora que~to si dell'ostacolo cede con difficoltà, tenta di mutare lo stato di
estenda all'infinito"· E in una lettera del 1607: "A principiar il moto C quell'ostacolo. Comunemente si attribuisce la resistenza ai
h~n lll!'et•ssario il movente, lll<> a contiuuu.rlo basta l! non aver contrasto'·
f:: tuttavia imrortantc tener presente di:> che distingue la defini7.ione di corpi in quiete e l'impulso ai corpi in moto; ma moto e
.Ncwton da C]Udle date da Galile<J c dn. Cartesio: N{·wton introduce n<:lla quiete, come sono comunemente concepiti, sono distinti solo
bpressiom• dd principiu di in<:rzia il concetto di forza, ingerendola cosi relativamente l'uno dall'altro. Non sempre, invece, sono in
nella dinamica. Galileo e Carte~in ne av"'vano fatto una latgtJ della cine-
matica [questo tt"rmine è usato a11/e lillemm} dei corpi, il primo col pr{'- quiete le cose che comunemente sono considerate in quiete.
sdudere dall'analisi delle cause del movimento, il secondo facendo del
moto un attributo originn.rio della materia.
Orbene, proprio per il fatto che il principio di inerzia è stato inserito DEFIXIZIONE IV.
da Ncwton nella dinamica. E. J\;[ach vide nel primo principio un diktto
di sovrabbondanza, in quanto deducibile, cume caso particolare, dal Una forza impressa è un'azione esercitata sul corpo al fine
secondo principio. Se infatti in F = mz poniamo F = o (è questo il caso di mutare U suo stato di qttiete o di moto rettilineo uniforme.
in cui appunto sul corpo non agisce alcuna forza esterna. come vuole il
prindpio di inerzia), dobbiamo dedurne che è ma= o; ma m t: un valon.• Questa forza consiste nell'azione in quanto tale, .e, ces-
in 01,'Tli caso diverso da o, dunque dovrà essere a = o perché sia ma= o.
sata l'azione, non permane nel corpo. Infatti un corpo per-
Se (> a = O il corpo dovrà muoversi privo di qualsiasi accelerazione, e
perd~ di moto rettilineo uniforme; si badi: rcttllint"o, perché un corpo severa in ciascun nuovo stato per la sola forza di inerzia.
che st muove di velocità uniforme, ma circolarmente, è soggetto all"acce- La forza impressa ha varie origini: l'urto, la pressione, e la
lerazion~ centripc~a, anche se è nulla l'accelerazione tangellZìale, app~to
forza centripeta.
perché 11 moto ctrcolarc è uniforme. La presenza dell'accelerazione cen-
tripeta fa si che il moto circolare uniforme non soddisfi al prindpio di
inerzia.
La critica del Mach è stata però ritenuta in parte priva di giustifi- DEFINIZIONE V,
cazione daii'Enriques. Secondo l'illustre g<.>ometra italiano Kewton, intese
esprimere con il secondo principio un rapporto tra elementi già noti: la La forza centripeta 4 è la forza per effetto della quale i
forza da un lato, e il prodotto della massa per l'acct'lerazione dall'altro. corpi sono attratti, o sono spi-nti, o comunque tendono verso
Egli invcro avrebbe già ritenuto nota la forza secondo il suo aspetto statico, un qualche punto come verso un centro.
c non ancora sotto quello dinamico. I termini del discorso vengono perciò
rovesciati dall'Enriqucs: è il secondo principio cho costituisce un caso Di questo genere è la gravità. per effetto della qual!>: i
particolare del primo e nnn vic<'vc~""· c<:ome vuole H ~lach. !l primo
principio esprime la legge di inerzia nel caso in cui sul moto non agiscano corpi tendono verso il centro della terra; la forza magnetica,
forze, il secondo c~prinwrcl>be la stessa legge nel caso pill particolare dd
·moto incipiente', cio<' del mot<:o generato da una forza; tutti e due i
principi possono ess~rc riuniti nel 'principio di inl'rzia g<:neralizzato', • Anche per la fisica odierna vale sostanzialmente la medesima defi-
<'spresso dnll'Enriqucs nella forma F = ma, ed enunciato nei seguenti nizione; il concetto di forza C{'ntripeta richiama tuttavia qudlo di forza
termini: • In ogni istante il movimento di un corpo av·dcne comè se centrifuga, che è una forza uguale c direttamente contraria alla prima.
<JUesto sia lasciato muover<: a partire da uno stato di quiete (moto inci- Il compJ.,sso di quest<: due forze è noto sotto la denominazione di jor:e
piente), pnrcbé i corpi che influiscono sul movimento non subi~cano­ centrali. Si tratta eli quelle forze eh{· prov<.>ugono direttamente da un dato
alcuua modificazione •. puato o centro, S}lingendo il corpo cui sono appliNte ad accostarsi a tale
PRINCIPI MATEMATICI DJ'.FINIZIONI

per effetto della quale il ferro va verso la calamita; e quella i corpi che si muovono secondo una circonferenza. T':ntano
forza, qualunque essa sia, per effetto della quale i pianeti tutti di allontanarsi dai centri delle orbite; e se non vt fosse
sono continuamente deviati dai moti rettilinei e sono costretti una qualche forza contraria a quella tendem,a, per effetto
a ruotare secondo linee curve, Una pietra, fatta ruotare della quale sono frenati e trattenuti nelle orbit.e, e che per
nella fionqa, tende ad allontanarsi dalla mano che si muove questo chiamo centripeta, se ne andrebbero vta con moto
in cerchio; col suo sforzo, essa tende la fionda tanto più rettilineo uniforme. Un proiettile, se non fosse per la forza
fortemente quanto maggiore è la velocità di rotazione, e di gravità e se venisse eliminata la resistenza dell'aria, non
allorché non è più trattenuta, vola via. Chiamo centripeta ricadrebbe sulla terra, ma se ne andrebbe via nei cieli con
la forza, contraria a tale sforzo. per effetto della CJ.Uale la moto rettilineo uniforme. A causa della propria gravità, tale
fionda di continuo riporta la pietra verso la mano e la trat- proiettile è di continuo deviato dalla .~i:ezio~e rettiline~ e
tiene entro un cerchio, giacché è diretta verso la mano come di continuo piegato verso la Terra, e cw tn mtsura magg10re
verso il centro di un cerchio. Identica è la norma di tutti 0 minore, proporzionalmente alla propria gra~ità. e alla
velocità del moto. Quanto minore sarà la gravttà, m rela-
centro o ad aJlontanarsl'ne. Perciò, avenùo riguardo f3-i luro diven<i rap- zione alla quantità di materia, o maggiore la velo:ità .con
porti col centro sono state distinte in due ~pecie, centripete e centrifughe, cui viene lanciato, tanto meno devierà dalla sua dtreztone
a seconda che t~ndano verso il centro o in senso opposto.
La teoria delle forze centrali dipende dalla prima legge del moto. rettilinea e tanto più a lungo andrà avanti. Se una pali~
Quando un corpo tende a muoversi o quando il suo moto rettilineo è di piombo scagliata dalla cima di un monte p_er mezzo dt
accelerato o ritardato, i cambiamenti di ~tato indicano chiaramente l'azione un cannone e con una velocità data, prosegwsse secondo
di una forza estranea che agisce sul corpo. Nel primo caso si misura questa
forza dalla pressione del corpo in riposo contro l'ostacolo che si oppone una linea orizzontale lungo una linea curva fino alla distanza
al suo moto, nel secondo caso si misura la forza dall'accelerazione o dal di due miglia prima di ricadere sulla Terra, essa ?~11':!. pu~­
rallentamento. Se poi il corpo si mu\>ve de~crivendo una Cul"Va, allora ché si eliminasse la resistenza dell'aria, con veloctta doppia
la cun•at.>ra di questa linea, l'allontanarsi costante del corpo dalla dire-
zione rettilinea, costituisce la misura della forza. Tutti questi casi cadono andrebbe lontano del doppio, e con una velocità decupla
sotto l'osservazione, per cui pos~iamo dire che la causa che rende pc~nti andrebbe quasi dieci volte più. lontano. E aumentando la
i corpi, che li accelera o che li ritarda è una e medesima forza. Lo stesso velocità si potrebbe aumentare a piacere la distanza alla
ragionamento vale quando si tratta di dirt:zioni diverse da quella retti-
linea. Ora, soltanto quest'ultima specie di moto si applica ai corpi celesti, quale può essere scagliata, e diminuire la c~rvatura ~ella
ma non era possibile né a Newton né ai predecessori di Newton di com- linea descritta, cosicché cadrebbe ad una dtstanza di ro,
piere osservazioni dirette su questo tipo di corpo. Ecco perché si dice 30 0 go gradi, oppure potrebbe descrivere un'orbit~ i~tomo
che il riconoscl)re valide per i corpi planl'.tari le stesse forze centrali che
agiscono sui corpi terrestri, ha compon:ato l'applicazioneidel principio di alla Terra, o infine andarsene nei cieli e prosegwre il suo
continuità. moto rettilineo all'infmito. Per la stessa ragione per cui un
La dottrina delle forze centrali per le orbite circolari fu studiata per proiettile può essere piegato lungo un'orbita dalla forza d!
primo da Huygens, ma soltanto Newton ne ha fornito la trattazione
generale. Nel I libro dei PrinciPia hn infatti dimostrato la seguente propo· gravità e viaggiare intorno alla Terra, anche la Luna, purchc
sizione fondamentale (Scz. II. teorema I): o le aree che i corpi ruotanti de- sia pesante, o per effetto della forza di gravità, o per effett~
scrivono, con i raggi condotti verso il centro immobil!l delle forze, giaciono di qualche altra forza che la spinga verso la Terra, pu~
sugli st<-ssi piani e sono proporzionali :li tempi"· Questa legge, che è poi
la prima delle tre l('ggi scoperte da Kcplero, è la sola legge generale nelb essere deviata dal cantmino rettilineo verso la Terra, e puo
teoria delle forze centrali, ma mentre si applica bene al moto dei piaueti essere piegata lungo una propria orbita: e senza tale forza
intorno al Sole, non è ugualmente apJilicabile al movimento dci satelliti la Luna non vi potrebbe essere trattenuta in alcun mo~o.
çhe si trovano, per il loro stesso stato, ad essere oggetto di due diverse
forze di attrazione. Il merito di Ncwton sta nell'averla opportunamente Se questa forza fosse minore del dovuto. la Luna non devte-
generalizzata. rt:bbe abbastanza dalla sua direzione rettilinea; se tale forza

i. NEl\'TQN.
PRINCIPI MATEMATlCI DEFINIZIONI 99

fosse maggiore del dovuto la devierebbe più del necessario uguali distanze è la medesima ovunque. Per questa ragione
e la tirerebbe via dalla sua orbita verso la Terra: Vit>ne accelera in maniera identica tutti i corpi che cadono (pesanti
richiesto per l'appunto che la forza sia di una giusta gran- o leggeri, grandi o piccoli), se si trascura la resistenza dell'aria.
dezza ed è compito dci matematici determinare la forza per
effetto della quale un corpo può essere esattamente tratte- DEFINIZIOXE VIII.
nuto in un'orbita data con una velocità 5 data; e, reciproca-
mente, determinare la curva lungo la quale un corpo una La quatltità motrice di una forza centripeta è la m-isura
della medesima ed è proporzionale al moto che, ùt un dato
volta proiettato da un qualunque luogo con una data velo-
tempo, essa genera.
cità, viene deviato da una data forza. La quantità di questa
forza centripeta è, inoltre, d: tre generi: assoluta, accelera- Cosi il peso è maggiore nel corpo più grande, minore nel
trice, motrice. minore; ·nello stesso corpo ·è maggiore in prossimità della
Terra, minore nei cieli. Questa quantità è la disposizione
centripeta, o propensione verso il centro, di tutto il corpo,
DHINIZIONE VI. n, come posso anche dire, il peso; ed è sempre conosciuta
La q,uantità assoluta di una forza centripeta è la misura a causa di una forza uguale e contraria per effetto della
della medesima, ed è maggiore o minore a seconda della potenza quale la caduta dci corpi può essere impedita.
Per brevità, queste forze possiamo chiamarle: motrici,
della causa che la diffonde dal centro attraverso gli spazi cir-
acceleratrici e assolute, e, per distinguerle, riferirle ai corpi
costanti.
che tendono al centro, ai luoghi dei corpi, e al centro delle
Cosi la forza magnetica, relativamente alla grandezza forze. Riferisco, appunto, la forza motrice al corpo in quanto
della calamita e all'intensità della forza, è maggiore, 'in una disposizione del tutto verso un centro costituito dalle ten-
calamita e minore in un'altra. denze di tutte le parti; riferisco la forza acceleratrice al
luogo del corpo, come ad un certo potere diffuso in cerchio
dal centro verso i singoli -luoghi, al fine di muovere i corpi
DEFINIZIONE VII. che giaciono in essi; riferisco la forza assoluta, infine, ad
La qnrmtità acceleratrice di una forza centripeta è la mtsum un centro, come a quella certa causa senza la quale le forze
della medesima ed è proporzionale alla velocità t:lte, ù~ wr dato motrici non sono propagate in cerchio negli spazi; sia che
tempo, essa genera. rJUclla causa consista in un corpo centrale qualunque {come
è la calamita al centro della forza magnetica, o la Terra al
Così la forza di una medesima calami t a è maggiore ad centro della forza di gravità), sia in qualche altra cosa che
una distanza minore, minore ad una distanza magg-iore: la non appare. Questo è un concetto soltanto matematico ~.
forza di gravità è maggiore nelle valli e minore sulla vetta Infatti non considero le cause e le sedi fisiche delle forze.
degli alti monti, e ancora minore (come in seguito verrà
mostrato) alle maggiori distanze dal globo terrestre; ad 1 In questa e nella pagina seguente tro\'iamo l'espressione • concetto
matematico, come contrapJlosto al concetto fisico. In effetti questo t.
ancora il periodo in cui la fisica - definizione di • una specie o un modo
' Il lancio dei satl'lliti artificiali e delle sonde spaziali costituisce la r!'azìonc o una causa o una ragione" - viene concepita come autonoma
verificazione tecnica di quanto dice Newton, dalla matematica, in quanto quest'ultima elabora ipotesi mentre l'altra
DEFINIZIONI ,.,
'" PRINCIPI MATEMATICI

La forza acceleratrice, dunque, sta alla forza motrice ragione fisica, o che io, se per caso parlerò di centri che
come l'accelerazione al movimento. Infatti la quantità di attirano o di centri muniti di forza, attribuisca le forze, in
moto nasce dal prodotto della celerità per la quantità un senso reale e fisico, a centri {che sono soltanto punti
di materia, e la forza motrice dal prodotto della forza acce- matematici).
leratrice per la medesima quantità di materia. Infatti la
somma delle azioni della forza acceleratrice nelle singole
Scouo.
particelle del corpo è la forza motrice dell'intero. Pertanto
vicino alla superficie della Terra, dove la gravità accelera- Fin qui è stato indicato in quale senso siano da inten-
trice o forza di gravitazione è la medesima in tutti i corpi, dere, nel seguito, parole non comunemente note. Non defi-
la gravità motrice o peso è proporzionale al corpo: e se si nisco, invece, tempo, spazio, luogo e moto, in quanto notis-
salisse in regioni dove la gravità acceleratrice è minore, simi a tutti. Va notato tuttavia, come comunemente nçn si
il peso diminuirebbe in uguale misura, e sarebbe sempre concepiscano queste quantità che in relazione a cose sensi-
come il prodotto del corpo per la gravità acceleratrice. Cosi, bili. Di qui nascono i vari pregiudizi, per eliminare i quali
in regioni in cui la gravità acceleratrice fosse minore di due conviene distinguere le medesime quantità in assolute e
volte, il peso di un corpo due o tre volte minore, sarebbe relative, vere e apparenti, matematiche e volgari.
inferiore di quattro o sei volte.
Per il futuro chiamerò le attrazioni, cosi come gli impulsi, I. Il tempo assoluto vero, matematico, in sé e per sua
7,

acceleratrici e motrici essendo identico il significato. In natura senza relazione ad alcunché di esterno, scorre uni-
verità userò le parole attrazione, impulso, o propensione di
qualcosa verso un centro indifferentemente e promiscuamenù~ l L'assolutezza dello spazio e del tempo sono fondamentali nella mec·
l'una per l'altra; visto che queste forze sono considerate canica newtoniana e perciò in tutta la fisica classica fino alla relativit-à
einsteiniana. Per quanto attiene all'assolut~:zza del tempo, la sua fonda-
non fisicamente ma matematicamente. Per cui, il lettore si mentalità i;; data dal fatto che costituisce il supporto ùella prima legge
guardi dal credere che io con queste parole abbia ~biuto del m<:>to. Un moto rettilineo uniforme, infatti, è possibile solo in asseuza
definire una specie o un modo d'azione o una causa o una di acçderazioni, ossia di variazioni temporali della velocità. Ecco che il
~oncctto di uniformità richiede quello ddl'assolutezza del tempo, e questa
a sua volta consente l'uniformità del noto. D fatto che questo concetto
ricerca e indica principi e cause prime. Per aver chiaramente l'idea di oia stato sottoposto ad analisi critica soltanto alla fine del secolo scorso
che diJierenza esistesse nel '6oo tra il sostenere qualcosa matematica· da Ernst i'rlach, dimostra quanto ampiamente fosse entrato nel tessuto
mente e il sostenerla fisicamente, si pensi che l'editore di CopOJrnico, d<•lla lisica classica: né i fatti cambiano se si obietta che dopo una certa
Osiander, aveva stampato il n~ rit•ollllianibus con un'ilitrotluzione in cui data il tempo assolnto newtoniano dalle colorazioni teologiche è stato
la teoria eliocentrica veniva presentata come un'ipotesi mat~:matica, e <n~tihlito presso i f1sici dalla corrispond<•nte nozione kantiana. Entrambi,
quindi innocente e inofien.siva. Circa ottanta anni dopo la Chiesa con· sn>otanlialmt'nte, non erano altro - secondo la critka di Mach - chl' la
dannerà l'accettazione del sistoma copernicano in sede fisica, in quanto <·omprensÌ•>ne rispettivamente trasc('ndent(' e trasce-ndental~: del proc~sso
contrario alla lettera della HlObia, ma non vieterà di studiarlo in sede astrattivo che ci porta alla costituzione di una scala temporale.
matl'matica, proprio per la persuasione che una trattazione in questa sede È, tuttavb., osservazione immediata che esiste un contrasto tra la
non è fisicamente attendibile e al massimo può passare pl'r un'ipotesi l>a~e della simmc·tria convenzionale- e i\kale del tempo e la nozi\me di
ingegnosa. La matematica, pertanto, per un verso veniva considerata dai tl·mpo assolutu, considerato come flusso uniforme. ~ell'uso che in con·
vecchi fisici come un gioco intelligente e colto, ma staccato dalla realtà creto Xewtoo fa dd tempo, non troviamo allatto il carattere di unicità
e come tale seru;a presa su di essa, per l'altro, dai nuovi fisici come New· dc• l tempo assoluto, e. tuttavia, in q nanto i! tempo mecranico (o una varia~
ton, veuiva considerata come lo strumento linguistico più adeguato per bil~ indipendente (che non dipende, cio>è. <la akun'altra grandezza), esso
trattare i problemi di fisica. Per il problema delle cause si rinvia in pre~uppone il tempo assoluto, anche se, poi, questo non incide diretta·

particola:re alle regolo del filosofare con cui si apre il terzo libro e allo ment(' nel sistema matematico newtoniano. Come si vede, la base di questa
Scolio Generale. complessa prohlematica rinvia a quantu si ùice,·a all"iuizio: e,;sere il tempo
PRI:'>ICIPI MATUtATICI
'" DEFINIZIONI

fonncmcnte, e con altro nome è chiamato durata; quello lo spazio relativo è una dimensione mobile o misura dello
relativo, apparente e volgare, è una misura (esatta o inesatta) spazio assoluto, che i nostri sensi definiscono in relazione alla
sensibile ed esterna della durata per mezzo del moto, che sua posizione ri5petto ai corpi, cd è comunemente preso al
comunemente viene impiegata al posto del vero tempo: tali posto dello spazio immobile; cosi la dimensione di uno spazio
sono l'ora, il giorno, il mese, l'anno. sotterraneo o aereo o celeste viene determinata dalla sua
II. Lo spazio assoluto 8 , per sua natura senza relazione posizione rispetto alla Terra. Lo spazio assoluto e lo spazio
ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale e immobile; relativo sono identici per grandezza e specie, ma non sempre

assoluto la giustiftcazion~ teorctica [h\ concetto di inerzia. Ossia ancora: ragionato in questi termini: il corpo è l'estensione e l'estensione è il corpo.
la natura di qu~sto problema è filowfica. Pi1ì csattamentc, si in<JlW.dm Dove vi è spazio, vi è estensione; ma l'estensione è tutto ciò che noi
nell'ambiente e nd clima filosofico della scuola di Cambridge. È caratte- possiamo conoscere dci corpi, dunque dove vi <Ì spazio vi sono corpi:
ristico, infatti, che N.:wton parli de!lu spazio e del tempo assoluti come assoluta esclusione del vuoto in natura e id('ntif1cazione della materia
di nozioni comuni e chiare a tutti e non ne forni~ca spiegazione alcuna, con lo spazio geometricu. Contrariamente però a quanto taluno ba rite·
limitandosi a descriverli. Ciò significa che, in Inghilterra come sul conti- nuto, CartesiD non ha negato l'assolutetza dello spazio, anche se inteso
nente europeo, la nozione di tempo assolut0 era divenuta familiare u come pieno di materia, e conseguentem~nte ha affermato l'assolutezza del
attraverso la diffusione della teoresi dei pensatori della scuola di Cam- movimento, al pari di Ncwton; l'universo, secondo Cartesio, non ha confini
bridge, o attraverso la lezione meno diretta, ma non meno efficace, del perché possi.'"\mo sempre immagiaare e concepire spazi indefinitamente
ncoplatonismo italiano; significa, inoltre, che non esisteva nessuna teoria estesi; in tal modo l'universo contiene nn corpo indefinitamente esteso.
concorr<:'nte capace di giustificare altrettanto bene la nozione di moto A sua volta il movimento è sempre presente nel mobile perché esso e
unifonne. una proprietà ricevuta da Dio durante la creazione. Risulta dunque chiara
Ptr quanto riguarda N<:>wton, la fonte diretta della sua ispirazione la possibilità, secondo Cartesio. di concepire un movimento dci corpi indi-
filosofico-teologica è Isaac Barrow, il quale nelle LoctimuJs geom~lricae, pendentemente da ogni sistema di riferi:nento (Principia, parte Il). Tro-
di cui nel r66g proprio Newton era ~tato l'editore, dedica alcune pagine viamo perciò in Carte~io, entro una diversa prospettiva, i concetti di
alla trattazione della nozione in oggetb. Una frase, però, è particolarmente spazio assolutu e di moto assoluto, cosi come in Newton.
illuminante: " ... sia c,he le cose si muovano, sia che giacciano in riposo. L'argomento di Cartesio fu severam~nte giudicato da Leibniz: coloro
sia che dormiamu, sia che siamo svegli, il tempo scorre unifonnemèl\te "· che affermano che !"estensione sia una sostanza rovesciano !"ordine delle
Solo un tempo cosi fatto poteva, evidentemente, sostenere senza contra<l-
dizioni apparenti il peso di una nozione diflkile e delicata come quella
ùi moto uniforme-.
8
Vi sono due fondamentali ve-dute sul concetto di spazio. Secondo
l'una, tale concetto b"ac origine dalla necessità di considerare un luogo
attraverso cui si possa dire che il movimento avviene, e nel quale pos-
l parole come quello dei pensieri ... PorcJ.é l'esten5ione non significa che
una ripetizione, o una molteplicità continua di ciò che è esteso, una plu~
raliti, una continuità e coesistenza di parti: perciò essa non basta a spie
gare la natura della sostanza estesa, la cui nozione è anteriore a quella
ddla sua ripetizione (S,critli filosofici). Le cose cullServano la Iom estensione
ma non conservano sempre il loro spazio; ciascuna cosa può cambiare di
sano essere posti i corpi (concezione posizionalc dello S,azio). A questa spazio, ma essa non può abbandonare mai la sua estellSione. Lo spazio,
concezione si contrappone l'interpretazione rclaziunale dello ~pazio: lo buu lontano dall'essere una sostanza, non è nemmeno un essere: è un
spazio deriva da una rete di oggetti senza i quali esso non esister"bbe. ordine come il tempo, un ordine di coesistenza, come il tempo è un ordine
Questa seconda concezione si aniauca alla prima fin dall'origine del pen- tra le esistenze che non stanno insieme (Seri/li filosofici).
siero fllosofico e scientifiCO. Lo ~ro.~io degli atollli~li :;rcd riflette in s6, Leibniz: contrappone ùunque agli spazi assuluti di Cartesio e di Newton,
manifestamente, la prima concezione. E~sa è pure sostenutn da Platon<•, uno spazio rclazionalc, che non !m affatto un'esistenza autonoma, ma
il quale afferma con una stup11nda metafom che lo sparlo è il grembo <.:he è una funzione dei corpi coesistenti.
in cui nacque il mondo. Di natura relazionalc è invece lo spazio di Aristo- Tuttavia il concetto di spa~io come recipiente della. materia prevalse,
tde; e anche la concezione dello spazio ideata da Leibniz sarà relaziunale. per i m<Jtivi che abbiamo detto, sul concetto di spazio relazionale.
Al contrario, lo spazio di cui fa parola il sistema newtoniano e uno spazio Lo spazio di Newton incorporò in séguito l'~istenza del campo elet-
pusizionale. La concezione posizionale prevalse nel Sette e Ottocento sul- tromagnetico. Tale concetto appariva, '"erso la seconda .metà del secolo
l" altra proprio per il successo della fislca newtoniana. scorso, accompagnato a quello di etere. Quest'ultimo assolveva ad un
Il concetto di spazio come recipiente vuoto di materia era stato rit~. compito ben ,;pecifico, sin da quando er;: stato introdotto nella fisica; era
nuto privo di senso ùa Cartesio. Il filosofo e matematico francese aveva un mezzc> imponderabile, quasi metaf1sico, che riempiva lo spazio-recipiente
PRINCIPI M.~TI:MATICI DEFINIZIONI ws
permangono identici quanto al numero. Infatti se la Terra, parte di quello spazio immobile nella quale la stessa nave si
per esempio, si muove, lo spazio the contiene la nostra aria, muove insieme alla propria cavità e all'intero suo contenuto.
e che, relativamente alla Terra, rimane sempre identico, ora Di conseguenza, se la Terra è realmente in quiete, il corpo
sarà una data parte dello spazio assoluto attraverso cui che era in quiete relativa sulla nave, si muoverà- di moto
l'aria passa, ora un'altra parte di esso; e così, senza dubbio, reale ed assoluto con la stessa velocità con la quale la nave
muterà incessantemente. si muove sulla Terra. Se invece si muove anche la Terra,
il moto vero ed assoluto del corpo nascerà in parte dal moto
III. Il luogo è la parte dello spazio occupata dal corpo,
vero della Terra nello spazio immobile, in parte dal movi-
e, a seconda dello spazio, può essere assoluto o relativo.
mento relativo della nave sulla Terra: e se anche il corpo
Dico parte dello spazio, non posizione del corpo o superficie
si muove di moto relativo sulla nave, il suo moto vero
che lo circonda. Infatti i luoghi di solidi eguali sono sempre
na.c:;cerà in parte dal moto vero della Terra nello spazio
eguali; invece le superfici, a causa della dissomiglianza delle
immobile, in parte dai moti relativi sia della nave sulla
figure, sono molto spesso ineguali; le posizioni, a rigore, non
Terra, sia del corpo sulla nave; da questi movimenti relativi
hanno quantità, e non sono tanto luoghi quanto proprietà
nascerà il movimento relativo del corpo sulla Terra. Se
dei luoghi. Il movimento dell'insieme è identico alla somma
quella parte della Terra, che la nave occupa, si muove
del movimento delle parti, ossia, la traslaziÙne del tutto dal
verso oriente con una veloeità di 10010 parti, e la nave
proprio luogo è identica alla somma della traslazione delle
viene trasportata dalle vele e dal vento verso occidente
parti dai propri luoghi; quindi il luogo dell'intero è identico
con una velocità di dieci parti; se, inoltre, un marinaio si
alla somma dei luoghi parziali e pertanto è interno cd in
tutto il corpo. muove verso oriente, sulla nave, con una velocità pari ad
una parte: allora il marinaio si muoverà di moto vero e
IV. Il moto assoluto è la traslazione di un corpo da un assoluto nello spazio immobile, verso oriente, con 10001
luogo assoluto in un luogo assoluto, il relativo da un luogQ parti di velocità, e sulla Terra si muoverà di moto rela-
relativo in un luogo relativo. Così in una nave spinta dalle tivo, verso occidente, con nove parti di velocità.
vele, il luogo relativo di un corpo è quella parte della naw Comunemente in astronomia si distingue il tempo asso-
in cui il corpo giace, ossia quella parte dell'intera cavità luto dal relativo per mezzo dell'equazione del tempo 9 • Infatti
che il corpo J;iempie e che dunque si muove insieme alla i giorni naturali, che di consueto sono ritenuti uguali, e
nave: e la quiete relativa è la permanenza del corpo in quel- sono usati come misura del tempo, sono ineguali. Gli astro-
la medesima parte della nave o parte della q~.vità. l\Ia la nomi correggono questa ineguaglianza affinché, con un tempo
quiete vera è la permanenza del corpo nella medesima più vero, possano misurare i moti celesti. È possibile che
non vi sia movimento talmente uniforme per mezzo del
di Kcwton c serviva c.ome mcuo di t:msmis~ione ddlc- onde luminu~<: quale si possa misurare accuratamente il tempo. Tutti i
(Teoria di Huygens). In questo modo pqssi:tmo dire che si giung<'Va nuo-
vamente, anche se per altra via e per altri fini, al 'pieno' di Cartesio:
!"etere cosmico pré'ndeva infatti il posto del pieno di materia, ed cm un 9 Differenza tra il tempo solare medio e il tempo solare apparente.
espediente concettuale che permettC'va di sostituire l'azione a distanza È considerata positiva e segnata + se il tempo apparente è maggiore del
con una contiguit:i. spazi:tle. L"etcre divcnnP- poi, come abbiamo detto, il tl'mpo ml'dio, altrimenti è considerata eone negativa e segnata-. Tale
portatore dé'l campo clé·ttromagnctico, di Faraday c 1\laxwcll. Il ri~ultato differ~nza è uguale p!"r tutti i luoghi. ma varia dal + al - e viceversa
d~gli studi condotti dai due g-randi fisici fu l'identificazione. riconosciuta perché il Sole sul piano dell"eclittica non ha un moto uniforme e la stessa
da 1\Iaxwl·ll, delle onde luminose con un certo tipo di radiuioni dd çampu eclittica è inclinata sull'equatore. Probabilmente Ipparco conosceva già
elettromagnetico. carattcrilzatc d::t UM determinata frequenza. qu<Jsta equazione.
DEFINIZIOI\"1
w6 l'RINCIPI MATEi\LUICI

'
modmcnti possono essere accelerati e ritardati, ma il flusso scomodo nelle cose umane: ma nella filosofia occorre astrarre
del tempo assoluto non può essere mutato. Identica è la dai semi. Potrebbe anche darsi che non vi sia alcun corpo
durata o Ja persistenza delle cose, sia che i moti vengano in quiete al quale possano venire riferiti sia i luoghi che i
accelerati, sia che vengano ritardati, sia che vengano annui· '' moti.
La quiete e il moto, assoluti e relativi, si distinguono
lati; per cui, e a buon diritto, questa durata viene distinta
gli uni dagli altri mediante le loro proprietà, le cause e gli
dalle sue misure sensibili; il che viene fatto mediante l'equa·
effetti, La proprietà della quiete è che i corpi veramente in
zione astronomica 10 • La necessità di questa equazione nella
quiete giaciano in quiete fra loro. Di modo che, per quanto
determinazione di un fenomeno si dimostra sia mediante
sia pos»ibile che un qualche corpo, nelle regioni delle stelle
l'e;,;pcrimento dell'orologio oscillatorio, sia mediante le eclissi
fisse, o anche più lontano, sia in quiete assoluta, tuttavia,
dei satelliti di Giove.
dalla posizione fra loro dei corpi nelle nostre regioni, non
Come è immutabile l'ordine delle parti del tempo, così si può sapere se qualcuno di questi conserva o no una data
lo è anche l'ordine delle parti dello spazio. Le si faccia uscire posizione rispetto a quel corpo tanto lontano, nè si può
dai propri luoghi e sarà come se uscissero (se così posso stabilire la vera quiete dalla posizione dei corpi fra di loro.
dire) da se stesse. Infatti i tempi e gli spazi sono come i Proprietà del moto è che le parti, che mantengono date
luoghi di se stessi e di tutte le cose. Tutte le cose sono col· posizioni rispetto agli insiemi, partecipino del moto di quegli
locate nel tempo quanto all'ordine della successione, nello insiemi. Infatti tutte le parti dci corpi ruotanti tentano di
spazio quanto all'ordine della posizione. È nella loro essenza allontanarsi dall'asse del moto, e l'impeto dei corpi in moto
essere luoghi: ma è assurdo che i luoghi primari siano mossi 11 • progressivo nasce dall'impeto congiunto delle singole parti.
Questi sono dunque i luoghi assoluti, e i moti assoluti sono Per conseguenza, una volta mossi i corpi che stanno intorno,
le sole traslazioni da questi luoghi. vengono mossi anche quei corpi circostanti che giaciono in
Vero è che, in quanto queste parti dello spazio non quiete relativa rispetto ad essi. Per la qual cosa il moto
poss~no . essen;: viste e distinte fr~ loro mediante i' n~stri vero ed assoluto non può essere definito mediante la trasla-
sensi, usiamo m loro vece le loro nnsure sensibili. Definiamo zione dalla vicinanza dei corpi considerati in quiete. I corpi
infatti, tutti i luoghi dalle distanze e dalle posizioni dell~ esterni, infatti, non solo devono essere considerati come in
cose rispetto a un qualche corpo, che assumiamo come quiete, ma essere di fatto in quiete. Altrimenti tutti i
immobile; ed in séguito, con riferimento ai luoghi predetti corpi che vi sono racchiusi parteciperebbero, oltre che della
valutiamo tutti i moti, in quanto consideriam~ i corpi come traslazione dalle vicinanze dei corpi circostanti, anche del
trasferiti da quei medesimi luoghi in altri. Cosi, invece dei moto vero di questi corpi circostanti; e una volta soppressa
luoghi e dci moti assoluti usiamo i relativi; né ciò riesce tale traslazione, essi non sarebbero veramente in quiete,
ma sarebbero soltanto considerati in quiete. Infatti i corpi
10 In generale in astronomia si chiama equazione la differenza che circostanti stanno a quelli da essi contenuti come la parte
passa tra l'clem~:nto v(.'ro di un corpo celt'ste e 'luello mf'dio: ossia, la esterna del tutto alla più interna, o come la corteccia al
<]Uantità di cui bisogna aumentare o dimiuuire la sua po~izione, calcolata nucleo. Ora, mossa la corteccia, anche il nucleo si muove,
nell'ipotesi di un moto medio uniforme, per trovare la sua vera situazione
risultante dal suo movimento reale ed ineguale. in quanto parte del tutto, senza allontanarsi affatto dalle
11 Questa è una proposizion~: assai importante a causa della sua in- vicinanze della corteccia.
fluenza ~ul successivo s\"iluppo del pensiero, per esempio, sulla teoria kan- È cosa analoga alla precedente proprietà dire che, se un
tiana dello spazio c del tempo come forme a priori dell'intuizione sen-
sibile, li renùe~·a appunto luoghi immobili delle sensazioni. luogo si muove, si muove insieme ciò che vi è collocato
w8 PRINCIPI MATEMATICI DEFINIZIONI
"'"
dentro; perciò un corpo che si muove da un luogo in moto, Gli effetti per i quali i moti assoluti e relativi si distin-
12
partecipa anche del moto del proprio luogo. Quindi, tutti i guono gli uni dagli altri, sono le forze di allo?tanamento
movimenti che avvengono da luoghi in movimento, sono dall'asse del moto circolare. Infatti nel moto circolare pura-
:,olnmente parti di movimenti integrali e assoluti; e ogni mente relativo queste forze sono nulle, mentre nel moto
moto integrale è costituito dal moto del corpo che esce dal vero e assoluto sono maggiori o minori, a seconda della
proprio primo luogo, dal moto di questo luogo che esce dal quantità di moto. Si sospenda un rec~piente ad u~ filo abba-
proprio luogo e così di séguito, fino a che si pervenga ad stanza lungo, e si agisca con moto Circolare contmuo fino a
un luogo immobile, come nell'esempio del marinaio sopra che il filo, a causa della torsione, si indurisca completa-
ricordato. Per conseguenza i moti totali e assoluti non si mente. Si riempia il recipiente di acqua e lo si faccia riposare
possono definire che per mezzo di luoghi immobili; per insieme con l'acqua; lo si muova, poi, con forza subitan:~·
questa ragione ho riferito sopra i moti totali e assoluti a in senso contrario, lungo un cerchio; allora, allentandosi 11
luoghi immobili, e i relativi a luoghi mobili. 1\..fa non esistono filo, continuerà a lungo in questo moto. All'inizio la super-
luoghi immobili salvo quelli che dall'infinito per l'infinito ficie dell'acqua sarà piana, come prima del moto del vaso;
conservano, gli uni rispetto agli altri, detenninate posi- e poiché il vaso, comunicata gradualmente la forza all'acqua,
zioni; e così rimangono sempre immobili, e costituiscono fa in modo che anche questa inizi più sensibihnente a ruotare,
lo spazio che chiamo immobile. l'acqua comincerà a ritirarsi a poco a poco dal centro e
Le cause, per le quali i moti veri sono distinti da quelli salirà verso i lati del vaso, formando una figura concava
relativi e viceversa, sono le forze impresse sui corpi al fine (come io stesso ho sperimentato) e, a causa del mot~ sempre
di generare il movimento. Il moto vero non può essere più accelerato, salirà via via di più, finché compiendo le
generato né modificato se non per effetto di forze impresse sue rivoluzioni insieme al vaso in tempi uguali, giacerà nel
sullo stesso corpo in movimento: ma il moto relativo può medesimo in quiete relativa. Tale ascesa indica lo sforzo
essere generato e modificato senza forze impresse su, questo di allontanamento dall'asse del moto, e attraverso tale sforzo
corpo. Basta, infatti, che la forza venga impressa sugli~altri si conosce e viene misurato il vero e assoluto moto circo-
corpi, rispetto ai quali è istituita la relazione di questo lare dell'acqua, che è completamente opposto al moto rela-
primo corpo, perché col loro ritirarsi, venga modificata la tivo. All'inizio, quando il moto relativo dell'acqua nel vaso
relazione nella quale consiste la quiete o il moto relativo era massimo, quello stesso moto in nessun modo eccitava
di quest'altro corpo. Ancora, il vero moto viene continua- Io sforzo di allontanamento dall'asse; l'acqua non tendeva
mente mutato da forze impresse sul corpo iv. movimento; alla circonferenza con l'ascendere verso i lati del vaso, ma
ma il moto relativo non viene mutato necessariamente da rimaneva piana, e perciò non era ancora cominciato il suo
queste forze. Infatti, se le medesime forze fossero impresse vero moto circolart:. Dopo, diminuito il movimento rela-
anche su quegli altri corpi, con i quali la relazione è isti- tivo dell'acqua, la sua ascesa lungo le pareti del vaso
tuita, in maniera tale che venisse conservata la posizione
indicava lo sforzo di allontanamento dall'asse del moto, e
rdativa, allora verrebbe conservato anche il rapporto in cui
questo sforzo indicava che il suo vero moto circolare cresceva
consiste il moto relativo. Pertanto ogni moto relativo può continuamente fino al punto massimo in cui l'acqua giaceva
essere mutato, mentre il vero è conservato, e può essere
m quiete relativa nel vaso. Ccilesto sforzo, dunque, non
conservato mentre il vero è mutato; per la qual cosa il
moto vero non consiste minimamente in relazioni di que-
u Con forza di allontanamento si ir.tende !a fo~za centrifuga.
sto tipo.
'" l'RlNCIPI M\TEMATICI OEFINIZIO~I

dipende dalla traslazione dell'acqua rispetto ai corpi che la dei moti veri, in parte dalle forze, che sono cause ed effetti
circondano, e pertanto il vero moto circolare non può essere dei moti veri. Cosicché, se due globi, legati da un filo ad
definito mediante tale traslazione. Il moto veramente circo- una determinata distanza l'uno dall'altro, vengono fatti
lare di un qualsiasi corpo ruotantc è unico, e corrisponde a ruotare intorno al comune centro di gravità, si conoscerà,
quel solo sforzo [di allontanamento dall'asse del movimento] dalla tensione del filo, lo sforzo di allontanamento dei globi
come al proprio ed adeguato effetto: i moti relativi sono dall'asse del loro movimento, e di conseguenza si potrà
invece innumerevoli conformemente alle svariate relazioni calcolare la quantità del movimento circolare. Inoltre, se,
con le cose esterne, e, come le relazioni, sono completamente al fine di aumentare o diminuire il moto circolare, si appli-
privi di veri effetti; eccetto che partecipino del solo vero cassero simultaneamente forze uguali qualsiasi, ora sull'una
e unico movimento. Per conseguenza, anche nel sistema faccia ora sull'altra dei globi, dalla aumentata o diminuita
di coloro che vogliono che il nostro cielo ruoti sotto i cieli tensione del filo si potrebbe conoscere l'aumento o il de-
delle stelle fisse, portandosi dietro i pianeti, le singole parti cremento del moto, e allora, infine, si potrebbe stabilire su
del ciclo, e i pianeti che sono in quiete relath·a rispetto ai quali facce dei globi le forze dovrebbero essere applicate per
cieli che li circondano, si muovono di moto vero. Infatti aumentare al massimo il movimento; ossia le facce più lon-
mutano la propria posizione l'uno rispetto all'altro (diver- tane, vale a dire quelle che nel moto circolare seguono. Una
samente da ciò che avverrebbe se fossero in quiete assoluta) volta conosciute le facce che seguono, e le facce opposte
e, trasportati insieme con i cieli, partecipano del loro movi- che precedono, verrà-conosciuta la determinazione del moto.
mento, e, in quanto parti del tutto che ruota, tentano di In questo modo potrebbe venir trovata la quantità e la
allontanarsi dai loro assi. determinazione di questo moto circolare in qualunque vuo-
Le quantità relative, quindi, non sono le stesse quantità to immenso, ave non esiste alcunché di esterno e sen-
dei cui nomi si fanno belle, ma sono le misure sensibili di sibile con cui i globi potrebbero essere confrontati. Se in
esse (vere o sbagliate) comunemente usate in luog0 delle quello spazio si ponessero dei corpi lontani che mante-
quantità misurate. Ma se i significati delle parole de~no nesSero fra di loro le posizioni date, come sono le stelle
essere de1ìniti dal loro uso, con i nomi di tempo, spazio, fisse nelle regioni del cielo, in verità non si potrebbe sapere,
Iu?go e movimento dovranno propriamente intendersi queste dalla traslazioife relativa dei globi fra i corpi, a quale di
misure sensibili; e sicuramente sarà un fatto inconsueto, e questi o di quelli sia da attribuire il moto. 1\Ia se si osser~
puramente matematico, se le quantità misurate saranno vasse la corda e si trovasse che la sua tensione è quella
capite. Per cui fanno violenza al rigore dellingtmggio, coloro stessa che il movimento dei globi richiede, sarebbe lecito
che interpretano queste parole come misure di quantità. concluderne che i globi si muovono e i corpi giaciono in
Né di meno corrompono la matematica e la filosofia coloro quiete; e ancora, dalla traslazione dei globi fra i corpi,
che confondono le VC're quantità con le loro relazioni e é'arcbbc lecito ricavare la determinazione di questo moto.
con le misure comuni. Come i moti veri siano da dedurre dalle loro cause, dagli
,
È. difficilissimo in verità conoscere i veri moti dci sin«oH effetti e dalle differenze apparenti, e per contro come dai
corpi e distinguerli di fatto dagli apparenti: e ciò perché moti sia veri che apparenti si deducano le loro cause ed
le parti dello spazio immobile, in cui i corpi veramente si effetti, verrà insegnato largamente in seguito. A questo fine
muovono, non cadono sotto i sensi. La cosa tuttavia non è stato infatti composto il seguente trattato.
è afiatto disperata. Gli argomenti, infatti, possono essere
dtsunti in parte dai moti apparenti, che sono le differenze
ASSIOMI O LEGGI DEL MOVIMENTO

LEGGE I 1•

Ciascun corpo persevera nel proprio sfato di quiete o di


moto rettilineo uniforme, eccetto che sia costretto a mutare
quello stato da forze impresse.
I proiettili perseverano nei propri moti salvo che siano
rallentati dalla resistenza dell'aria, e sono attratti verso

'
Come già accennammo rlella nota J, p. 93, Ernst Mach ha giudicato
che la prima legge è soltanto un caso particolare della seconda. Poiché
anche dal punto di vista storico le due leggi sono state trattate contem-
poraneamente, e sono state separate solo in relazione a circostan.ze !lpe-
cifiche, è bene collegare l'esame dell'una a quello dell'altra.
Se si eccettuano gli atomisti greci e :pochi altri, era persuasione comune
nell'antichità greca c fino al Rinascimento italiano che il mantenimento
di un moto richiedesse una continua applicazione di forza. In effetti,
osserva l'Enriqucs, le apparen~e piil comuni sembrano indicare la ten·
ì denza dei corpi inanimati ad uno stato di quiete, salvo l'azione di cau&e
esterne di movimento - come quelle esercitate sotto forma di forze istan·
tanee o di impulso (moto violento) - ovvero il ritorno ad una posi~ione
naturale da cui il corpo sia stato volontariamente allontanato, come nei
~osiùù~tti >lloli l!aiHra/i. Questi concetti stanno alla base della fisica arbtu·
t~lica. per cui uno dci prindpi della sua dinamica suona in questo modo:
un corpo non può essere mantenuto in movimento se non da una forza
agente continuamente su di es~o: il moto riesce uniforme se sul mobile
a~oisce una fnrza costante.
Il punto più difettoso di qul-sta dottrina - fa notare l"Enriques - è
la "Piegazion" del modo come si conserva. l'impulso impresso ad un proiet·
tile. La diflicultll porta, comn di solito avviene, alla produzione di una serie
di ipotesi e~plicative, alcune int.,ressanti, altre incnnsistcnti. Come appunto
si è ricordalo ndl"anzid<•tta nota J, fun.mo le ricerche di Galileo e quelle

8. N~WTO>J,
PRINCIPI M!.TEMAnCI
"4 ASSIOMI O LEGGI DEL MOVIMEI'<'TO

il basso dalla forza di gravità. Una trottola, le cui parti, a moto (poiché è sempre determinato lungo la stessa direzione
causa della coesione, di continuo si deviano l'un l'altra dal della forza generatrice) se è concorde e se il corpo era già
movimento rettilineo, non cessa di ruotarc, salvo che mosso, viene aggiunto al moto di quello; sottratto se con-
venga rallentata dalla resistenza dell'aria. I corpi più. grandi trario, oppure aggiunto solo in parte se obliquo, così da
dci pianeti e delle comete conservano più a lungo i propri produrre un nuovo movimento composto dalla determina-
moti sia progressivi che circolari effettuati in spazi meno zione di entrambi.
resistenti.
LEGGE III 2,

LEGGE II.
Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e con-
Il cambiamento di moto è prvporzionale alla forza motrice traria: ossia, le azioni di due corpi §0110 sempre ttguali fra
t·mpressa, ed avviene lungo la linea retta secondo la quale la loro e dirette verso parti opposte.
forza è stata impressa.
Qualunque cosa pressi o tiri un'altra cosa, è pressata e
Posto che una qualche forza generi un movimento qual- tirata da essa nella stessa misura. Se qualcuno preme una
siasi, una forza doppia ne produrrà uno doppio, e una tripla
uno triplo, sia che sia stata impressa di colpo e in una "sola
2 Si dice che questa legge appartenga intetamente a Newton e che
volta, sia gradatamente ed in tempi successivi. E questo
P. tma delle conseguenze deducibili dalle prime due leggi. Indubbiamente,
come risulta dal testo, il principio viene wesentato senza alcun commento
di CartE~sio a mostrare con ogni evidenza che non il moto richiedeva l'ap- c senza rinvii ad alcun predect"Ssore. Ma, a ben guardare la storia della
plicazione di una forza esterna, ma la creazione o l'interruzione del moto, fioka immediatamente precedente, dobbiamo ammettere che, almeno in
o un cambiamento della sua direzione, Una delle conseguenze qr queste app>ITenza, un'anticipazione c'è stata. Anticipazione incompleta quanto
ricOJn:he, forse la piU importante, è che se la materia è dotata di i~rzia, ~i vuole, ma che, non di men<>, esprime in qualche modo il concetto di
una volta che il sistema planetario è posto in movimento non ocèorre azione e reazione. Si tratta della seconda regola enunciata da Descartes
più nessuna forza per mantenere il moto dei pianeti. Semmai occorreva ne Il mo11de1. Ecco le sue parole: • Come seconda regola, supprmgo che
una spiegazione del fatto che essi si allontanassero continuamente dalla <1uando un corpo ne spinge un altro non può trasmettere o sottrarre ad
direzione rettilinea del moto allorché descrivevano le loro orbite intorno <'S3o alcun movimento senza perderne o acquistarne neilo stt'Sso tempo
al Sole. Di questo problema doveva fornire la spiegazione Newton con una eguale quantità •· E a titolo di ~~ommento, soggiungc: o Questa regola,
i Principia. unita alla precedente, concorda perfettamente con tutte le esperienze,
Una volta prE'SO atto che la prima e la seconda legge del moto ;rano tlf'll~ quali vediamo che un corpo comincia a muo\'ersi o smette perché
profondamente inserite nella cultura scientifica del Seicento, bisogna però C opinto o femmto da qualche altro corpo~. Abbiamo dun'luc la stessa
riconoscr:re che fu merito preciso di Ncwton aver dato alle due leggi una rcciprodt(> che viene espressa n~•II'enunciato nrvttoniano: il corpo che
formulazione lucida, c, quel che più conta, aver fatto di esse, esplicita- inizia un'azione subisce in pari tempo una reazione.
m<'nte il fondamento assiomatico della nuova fisico.. Va notato inoltre Il punto di 3Cparadonc tra la tbica ~artesiana c quella newtoniana,
che la V<lriticra teoria dei moti non avrebbe potuto essere raggiunta se e quincli l'originalità di .1\ewton, va trovato nel rifiuto da parte del ~ostro
in precedenza non fosse stata criticata la nm;ione di sostanza eh!', fonda- <Iella ~tesso. definizione di movimento. Come C noto, Descartc$ aveva par-
mentalmente, orientava le ricerche dei fisici di formazione aristotelica. lato di un moto relativo generalizzato e reciproco, per cui, nel suo sistema,
Criticare il concetto di sos,tanza significava criticare in pari tempo le <>Ve la materia si identitica con !'Pstensionc e pertanto riempie tutto lo
diverse qualità che si supponevano essere alla base dei fenomeni. Solo >p;~zio, la reCÌJlrDCità del movimento dh·cnta un reciproco spo•tamento
con questa critica, ossia con l'abbanùono dd!tl ricerche volte all'indivi- Jell" pn.rti~ellc. Per cnnscgu'.'nza, ljllanr\o una partic(•Jla dotata di moto
duazione della causa qualitativamcnte intt'sa, p<Jteva operani il pa~saggio ne urta una sccond« e quest" una terza, e cosl di seguito, si ha in pari
alla fisica ddla quantità, ossia all'impostazione di ricerche volte ad indi- tempo che il moto trasmess.~ dalla particella <tlla successiva, comporta
viduare il comportamento dci fenomeni e tradurlo in relazioni matematiche. una perdita di moto da parte della prima. Il moto si risoiYc, dunque, nel
n6 PRINCIPI MATEMATICI ASSIOMI O LEGGI DEL MOVIMENTO "7

pietra col dito, anche il suo dito viene premuto dalla pietra.
Se un cavallo tira una pietra legata ad una fune, anche il
CoROLLARIO I.
cavallo è tirato ugualmente (se cosi posso dire) verso la Un corpo spinto da forze congiunte, descriverà la diagonale
pietra: infatti la fune distesa tra le due parti, per lo stesso di un parallelogramma nello stesso tempo nel quale descrive-
tentativo di allentarsi, spingerà il cavallo verso la pietra e rebbe separatamente i lati 3 •
la pietra verso il cavallo; e di tanto impedirà l'avanzare
Se un corpo, a causa della sola forza .M impressa sul
dell'uno di quanto promuoverà l'avanzare dell'altro. Se un
punto A, viene trasportato in un dato tempo con moto
qualche corpo, urtando in un altro corpo, in qualche modo
avrà mutato con la sua forza il moto dell'altro, a suà. volta,
a causa della forza contraria, subirà un medesimo muta~ ' Il principio della composizione delle forze è stato ricavato dà vari
scienziati in modo induttivo, attraverso casi particolari. Ad ogni modo,
mento nel proprio moto in senso opposto (ciò a causa della come fatto preliminare, occorre dire che la condizione di equilibrio precede
eguaglianza della mutua pressione). A queste azioni corrispon- in ordine storico la regola della composizione delle forze. Alla fondazione
dono uguali mutamenti, non èi velocità ma di moto: sempre della statica è legato il nome di Archimede. Il fisico siracusano dedusse
!"eguaglianza dei momenti statici, come condizione di (''jllilihrio di una
che sui corpi non agisca nessun altro impedimento esterno.
leva, da se.mpliei postulati, esprim.,nti ea.1i elementari di simmetria e dis-
I mutamenti di velocità, infatti, effettuati allo stesso modo simmetria: l'equilibrio è ottonuto con l'attaccare pesi uguali a bracci uguali
in direzioni contrarie, in quanto i moti sono modificati in o pesi diseguali a bracci diseguali. Ste~in. vi è arrivato in base aJla com-
uguale misura, sono inversamente proporzionali ai corpi. posizione delle fnrze perpendicolari. Per via ddle costruzioni dinamiche
dì Galileo e di Newton, Varignon (contemporaneo di Newton) dedusse
Questa legge si verifica anche nelle attrazioni, come sarà ('~plicitamente la composizione delle forze da quella dei movimenti, trat-
provato nel prossimo scolio. taudo la statica come un caso particolare della dinamica. Il risultato è
rapprtlsentato n~:lla sua forma geometrica dal parallelogramma delle forze.
Più tardi D. Bemnulli e Foncenex ricavarono la regola dal principio astratto
cambiamento di luogo, rimanendo l'insieme immutato. In effetti Descartes dell"esistenza di una risultante e da un principio di simmetria delle forze.
badava più alla materia c all'estensione che alle forze agenti sulla Q;J.ateria. Tale metodo fu poi sviluppato da D'Alet!.lJerl nella Din"mica dei sisfçmi
::-<ewton rifiuta, nello Scolio che chiude le Definizioni, proprio \uesta
um il sq~nente pn~tulato: sistemi dì forze staticamente equivalenti, appli-
implicanza della definizione di moto e, di conseguenza, spoota la sua
ral~ ad un punto, sono anche equivalenti riguardo ai loro eiietti dinamici.
attenzione su ciò che poteva essere considerato come la causa assoluta
Il !'llach <.JSslln·ò che non si tratta qui dì costruire una dimostrazione
del moto, ossia la forza. Quanto al motu egli oppone che "il moto vero
geometrica, e che il modo di trattare il problema da questo punto di vi~"ta
ed assoluto non può essere definito mediante la traslazione dalla vicinanza
~ da condannare come un non senso storico e psicologico.
dei corpi, i quali sono considerati come in quiete. I corpi esterni, infatti,
non solo devono essere considerati come in quiete, ma essere di fatto in L'EnriqueR obietta al :llach che la regola concreta di composizione
quiete "· Quanto alla conseguenza egli trasporta la redprocitK della di due forze dcv<' supporre, come idea direttrictl delle ricHclle, resistenza
traslazione, ossia del mutamtmto di luogo, alle stesse forze, cause del di lma risultante (secondo quanto ave<'ano giil stabilito Bemouilli e
mutamento. Questo lo conduce direttamente all'enunciato della terza legge. Frmccnex). Ciò che è cunfermato da esperimeati semplicissi1ni condotti
Questa nuova enunciazione attendeva di venir verificata nelle conse· quotidianamente. Se si ammctte, continua I'Enriques, il postulato che
guenze; non, però, nelle esperienze fornit<; dai casi piuttosto semplici di "un slst.,ma di forz~ concorrenti equivale staticamente ad una forza unica
azioni a contatto, il che avrebbe reso indecidibi\e la validità. dell'una e ben determinata>, allora occnrre sapere, che, 1) la risultante può essere
dell'altra posizione, ma nel caso delle attraziorU e dei movimenti plane· determinata sostituendo ad akune delle forze componenti un sistema
tari. In questi casi, ove è impossibile ogni azione a contatto, la reciprocità equivalente (propriutà associativa e commutativa della composizione) e
dell'"ziom• ~ rMZÌOJie delle forzfl ottiene la migliore e definitiva verifica. chr;:, 2) sistemi di forze gcumetricamente uguali sono equivalenti, e dànno
Alue couseguen2.e sono quelle che ~ewton trae nei sei corollari successivi. risultati eguali.
Non v'è dubbio che con questa legge Newton ha dato dimostrazione di Tali principi si appog~ano all"ipotesi che le forze siano rappresentate
un'acutezza che ancora oggi, a tnnd secoli di distanza, gli studenti di nel loro aspdto statico da ìmmafjini geomctrir.he. fn conclusione, la regola
fisica a st<Jnto rinscono a penttrare. Per dirla col Vavilov, infatti, il terzo ùella compo~izion<.> delle forze pug:,.ria su una coordinazione concettuale
principio è più formalmente ricordato che capito. {geometrica) dei dati sensibili (Problemi della sci~11oa).
nB PkiNClPI MATEMATICI ASSIOMI O LEGGI DEL MOVIMENTO
"9

uniforme da A in B; e per effetto della sola forza N impressa indifferente che i punti K, L, D dci fili, siano o no attaccati
sul medesimo punto, viene trasportato da A in C: descriverà. al piano della ruota, i pesi produrranno lo stesso effetto sia
il parallelogramma ABCD e quel corpo sarà trasportato da che siano sospesi ai punti K ed L, oppure D e L.
entrambe le forze lungo la diagonale da A a D nel medesimo Si rappresenti la forza totale del peso A mediante la
tempo. Infatti poiché la forza N agisce secondo la linea AC linea AD e la si scomponga ~elle forze AC, CD, delle quali
identica alla parallela BD, questa forza, per la II legge, AC, poiché tira il raggio OD direttamente dal centro, non
non muterà per nulla la velocità di avvicinamento a quella produce alcun effetto al fme di muovere la ruota; ma ia
linea BD generata dall'altra forza. Il corpo dunque si acco- altra forza DC, poiché tira il raggio DO perpendicolarmente,
sterà nel medesimo tempo alla linea BD, sia che la forza N vi produce lo stesso ef-
fetto che se tirasse H
venga impressa, sia che no; per
A B la qual cosa alla fme di quel perpendicolarmente il
tempo sarà in qualche punto raggio OL eguale allo
'di quella linea BD. Per lo stesso OD; ossia pro~
stesso argomento, alla fine del durrà lo stesso effetto
medesimo tempo esso sarà in del peso P, se tale D
c D qualche punto della linea· CD, peso sta al peso A
ed è necessario che sia ri.tro~ come la forza DC sta
vato nel punto di intersezione D di entrambe le linee. Il alla forza DA (per la G
corpo continuerà a muoversi di moto rettilineo da A a D similitudine dei trian~
per la prima legge del movimento. goli ADC e DOK), e
come OK sta a OD od
p
OL. Dunque, i pesi A
COROLLARIO II. e P, inversamente pro-
Per conseguenza è manifesta la composizione di una forza porzionali ai raggi OK e OL, che stanno su una linea
diretta AD per effetto di forze oblique qualsiasi AC e CD, e, retta, saranno equipollenti, e in tal modo staranno in
per converso, la risoluzione di quella forza diretta AD nelle equilibrio: che è la notissima proprietà della bilancia, della
forze oblique qualu.nque AC e CD. E tale composizione e, riso~ leva e dell'asse del verricello. Se invece uno dei due pesi
luzione è abbondantemente confermata dalla meccanica. sarà maggiore che in questa ragione, la sua forza, nel muo-
vere la ruota, sarà maggiore di altrettanto. Infatti, se
Dal centro O di una ruota qualsiasi si conducano i raggi il peso p, uguale al peso P, in parte viene .c;oo;ppso al filo
ineguali OM, ON che per mezzo dei fili MA, NP sostengono l'v'p, e in parte fatto giacere sul piano obliquo pG; e se
i pesi A e P e si ricerchino le forze dei pesi atte a muovere vengono condotte pH e N H, la prima perpendicolare al
la ruota. Per il centro O si conduca la retta KOL che in~ piano dell'orizzonte e la seconda. al piano pG; e se inoltre
contra perpendicolarmente i fili in K e in L, e con centro O, la forza del peso p che tende wrso il basso è rappresentata
essendo OL il maggiore degli intervalli 01(, OL, si descriva dalla linea pH, fJUesta può essere risolta nelle forze pN,
un cerchio che incontra il filo MA in D: e A.C sia paral~ IIN. Se al filo pN fosse perpendicolare il piano pQ, che
lela alla retta condotta OD e DC perpendicolare. Poiché è taglia l'altro piano pG secondo una linea parallela all'oriz-

J
no l'RIKCIPI MATEMATICI ASSIOMI O LEGGI DEL MOVIMENTO

zonte, e se il peso P giacesse soltanto sopra questi piani pQ


COROLLARIO III.
e pC, esso premerebbe questi piani, perpendicolarmente, per
effetto delle forze pN e HN, ossia il piano pQ per effetto La quantità di moto ottenuta prendetzilo la somma dci moli
della forza pN e il piano pc per effetto della forza HN. diretti verso la medesima parte, e la diOercn::a dei moti diretti
Quindi, se si togliesse il piano pQ, affinché il peso tenda il in parti opposte, non viene mutata dall'azione dei corpi fra
filo, poiché il filo, sostenendo il peso, sta al posto del piano loro 4 ,
ormai rimosso, esso verrebbe teso con la stessa forza pN Infatti, per la terza legge, l'azione e la reazione ad essa·
dalla quale era gravato prima il piano. Per cui la tensione di contraria sono uguali, e perciò, per la seconda legge, appor-
questo filo obliquo starà alla tensione dell'altro filo perpen-
dicolare PN come pN sta a p H. Per conseguenza, se il peso p f
\
tano nei movimenti cambiamenti uguali e di senso contrario.
Dunque, se i moti avvengono nella medesima direzione, ciò
sta al peso A ih una ragione composta della proporzione !l che viene aggiunto al moto del corpo in fuga verrà sottratto
inversa delle minime distanze dei loro fili pN e AM dal
centro della ruota, e della proporzione diretta di pH a pN,
l al moto del corpo che insegue, in maniera che la somma
rimanga la medesima che per l'innanzi. Se invece i corpi
i pesi varranno ugualmente al fine di muovere la ruota e vanno in sensi contrari, la sottrazione del moto di am-
' bedue sarà uguale, e perciò la differenza dei moti effettuati
perciò si sosterranno mutuamente, come ciascuno può
sperimentare. Ma il peso p, che preme su quei due piani in sensi opposti rimarrà identica.
obliqui, deve essere considerato come un cuneo infisso nelle Così, se un corpo sferico A è tre volte maggiore di un
pareti interne di un corpo; di conseguenza si possono deter- corpo sferico B, e ha due parti di velocità, e se B segue
minare le forze del cuneo e del martello: perché la forza sulla medesima retta con dieci parti della velocità, il moto
per effetto della quale il peso p preme il piano pQ sta alla di A sta a quello di B come sei sta a dieci. Si supponga che
forza per effetto della quale il medesimo, o per la propria gra-
vità o per il colpo di martello, è spinto fra i piani sccondÒ la ~ La prima enunciazione della kggc della conservazione della quantità

linea pH, come pN sta a pH, e sta alla forza per effetto di moto e dovuta a Cartl'sio. Il filosofo e matematico france<:e le attribui
però un significato fisico allargato a tutto funiverso, facendone un corol-
della quale preme l'altro piano pG, come pN sta a NH. lario dell'immutabilità della natura divina: Dio ha creato la matl'ria
Ma anche la forza della vite può essere ricavata con un' ana- dando ad e5sa una certa quantità di moto e di ripuso. Sappiamo che la
' natura di Dio è immutabik. cosi come lo è il suo agirt nel mondo, l'erciò
loga divisione delle forze; essendo, per l'appunto, come ' non possiamo crcdo;>rc che Dio abbia trasmesso al mondo, dal momento
un cuneo spinto da una leva. Cosi l'uso di questo corol1ario ùdla creazione, altre quantità di moto perché dovremmo altrimenti attri-
è larghissimamente manifesto, e dalla stessa sua ampiezza si buire alla sua natura un certo t,'l"ado di incostanza. • La legge di Cartesio
si ricollcga ai tentativi degli scienziati di tutti i tempi, da quando, con
ricava la sua verità, in quanto dalle cose già dette dipende )!cli~so di Samo, proclamavano l'invarianza del cosmo, o, col poeta latino.
tutta la meccanica, dimostrata da vari autori in mudi di- qm:lla della somma d,•Jle cose • (G. l'llll.. ll.-IUD, Descarles Sa!!attl). Il teorema
della conse:r'"azionc della quantità di moto conse~;ue, come è noto (c come
versi. Da queste cose si ricavano facilmente le forze delle ri~ulta. ùal coro]. III c dallo scolio alle leggi dd movim••nto) dal terzo
macchine che sogliano essere composte di ruote, pulegge, principio della dirwmka: anzi, non è che il terzo principio espresso sotto
carrucole, leve, corde tese o pesi direttamente od obliqua- Jiversa fnrma. Se infatti un sistema di corpi è isolato (sottratto all'in-
fluenza delle forze esterne), i vari corpi si muovono sotto l'azione delle
mente ascendenti e di altre potenze meccaniche, come an- sole forze interne: queste, per il te:rzo principio, sono eguali e contrari<:
che le forze dei tendini per muovere le ossa degli animali. a due a due. La risultante delle forze e~terne dov:rà essere perciò nulla.
Viceversa: la variazione delle 'luantìtà di moto tolaJe di un sistema è
uguale all'impulso della risultante delle forze esterne ad esso appllcate.
PRINCIPI )o{ATEMII.TICJ ASSIOMI O LEGGI D:EL MOVIMENTO

i loro moti siano di sei e di dieci parti, la somma delle parti linea perpendicolare a questo piano, dopo la riflessione sono
sarà sedici. Quindi, nell'urto dei corpi, se il corpo A acquista da ritenere identici a ciò che erano prima, e ai moti perpen-
tre, quattro o cinque parti del moto, il corpo B perderà dicolari vanno cosi attribuite modificazioni uguali in sensi
altrettante parti, perciò il corpo A dopo l'urto continuerà contrari, in modo che la somma dei moti concorrenti e la
con nove o dieci o undici parti di moto, e B con sette, differenza dei contrari rimangano identiche a quelle di prima.
sei, cinque parti di moto, e come prima esisterà sempre Da riflessioni di questo tipo sogliano anche essere originati i
la_ somma delle sedici parti. Se il corpo A acquisterà nove, moti circolari dei corpi intorno ai propri centri. Ma nel
dreci, undici o dodici parti, e perciò, dopo l'urto, continuerà seguito non prenderò in considerazione questi casi, e sarebbe
~on quindici, sedici, diciassette o diciotto parti di moto, troppo lungo dimostrare, qui, tutto ciò che ha attinenza
tl corpo B, perdendo tante parti per quante A ne guada- alla cosa.
gner:ì, continuerà il suo movimento o con una parte, aven-
done perdute nove, o giacerà in quiete avendo perdute le COROLLARIO IV.
dicci parti del suo moto in avanti, o tornerà indietro di
Il comune cen.tro di gravità di due o più corpi, non muta
una parte, avendo perduto completamente il suo moto più
il suo stato di moto o di quiete per effetto delle azioni dei corpi
(se cosi posso dire) una parte, o tornerà indietro di due
fra loro: e per efjetto dei corpi agent-i fra di loro (esclusi le
parti, essendo state sottratte al moto in avanti dodici parti.
azioni e gli impedimenU esterni) il cumu.ne centro di gravità
In tal modo, la ~omma dei movimenti concorrenti 15 + r
o giace in quiete o si muove di moto rettilineo uniforme.
o I6 + O, e la differenza dei moti contrari I ] - I e I 8 - 2
saranno sempre di sedici parti, come prima dell'urto e della Infatti se due punti si muovono in avanti con moto
ritlessione. Essendo noti i moti con cui i corpi dopo la rifles- rettilineo uniforme, e la loro distanza viene divisa secondo
sione si muovono, si trova la velocità di ciascuno suppo- una ragione data, il punto di divisione o giace in quiete o
nendo che essa stia alla velocità anteriore alla riflessione si muove uniformemente in linea retta. Questo viene dimo-
come il moto conseguente sta al moto iniziale. Come~\nel­ strato in seguito, nel lemma XXIII e nel suo corollario,
l'ultimo caso, dove il moto del corpo A era di sei parti. prima per il caso in cui i moti dei punti si effettuino sullo stesso
della riflessione e di diciotto dopo, e la velocità prima della piano; e questo può essere dimostrato con lo stesso ragio-
riflessione era di due partì; si troverà che la sua velocità namento anche per il caso in cui i punti non si muovano
dopo la riflessione è di sei parti, dicendo che le sei parti del sul medesimo piano. Di conseguenza, se i corpi in numero
moto prima della riflessione stanno alle diciotto parJ.i del qualsiasi si muovono di moto rettilineo uniforme, il comune
moto successivo, come le due parti di velocità prima della centro di gravità di due qualunque di essi o giace in quiete
riflessione stanno alle sci parti della velocità dopo la riflessione. o sì muove in avanti con moto rettilineo uniforme; e ciò
Se i corpi o non fossero sfO>rici o si muovessero su rette pC'r il fatto che la linea, che unisce i centri di questi corpi
diverse in modo da incontrarsi obliquamente, e si doman- che avanzano in linea retta, è divisa da questo centro comune
dasse il loro moto dopo la riflessione, si dovrebbe conoscere la secondo una ragione data.
posizione del piano dal quale i corpi concorrenti sono tocc::J.ti Similmente il centro comune di questi due corpi e di
nel punto d'incontro; in seguito (per H corollario II) il moto un qualsiasi terzo o giace in quiete o avanza uniformemente
di entrambi i corpi va distinto in due, uno perpendicolare in linea retta; ciò perché la distanza del centro comune
a questo piano, l'altro parallelo al medesimo; ma i moti pa- dci due corpi e del centro del terzo corpo è divisa da esso
ralleli per il fatto che i corpi agiscono fra di loro secondo una secondo una ragione data. N" ello stesso modo, anche il centro

l
"4 PRINCIPI MATE:'>IATICI ASSIOl.U O LEGGI DEL MOVIMENTO "5

comune di questi tre corpi e quello di un quarto qualsiasi scano fra di loro scambievolmente o giace in quiete o si
o gtace in quiete o avanza con moto rettilineo unifonne; muove di moto rettilineo uniforme, e il medesimo, non-
e ciò perché la distanza tra il centro comune dei tre e quello ostante le azioni dei corpi fra di loro, continua ad essere
del quarto è divisa da esso secondo una ragione data, e così sempre o in quiete, o a muoversi in linea retta, salvo che
all'infinito. In un sistema di corpi che mancano completa- forze impresse, esterne al sistema, non lo rimuovano da
mente di azioni mutue e di tutte le altre forze impresse quello stato. Riguardo al perseverare nello stato di moto o
dall'esterno, per cui i singoli corpi si muovono uniforme- di quiete, la legge per i corpi numerosi è identica alla legge
mente su linee diverse, il comune centro di gravità di tutti per i corpi singoli. Infatti il moto progressivo del corpo
i corpi o giace in quiete o si muove uniformemente in singolo come del sistema di corpi deve essere sempre calço-
linea retta. lato a partire dal moto del centro di gravità.
Inoltre, in un sistema di due corpi che agiscano fra di lo-
ro, essendo le distanze dei centri di entrambi dal comune cen- COROLLARIO V,
tro di gravità inversamente proporzionali ai corpi, i moti re- I moti relativi dei corpi incll~i in un dato spazio sono
lativi dei medesimi corpi, sia che si accostino a quel centro, identici sia che quello spazio giaccia in quiete, sia che il me-
sia che se ne allontanino, saranno uguali fra di loro. Di conse- desimo si muova in linea retta senza moto circolare.
guenza, quel centro non viene accelerato, né ritardato, né
patisce mutamento nel suo stato di moto o di quiete a sé- Infatti le differenze dei moti che tendono verso la stessa
guito di uguali mutamenti dei moti effettuati in sensi contrari, parte, e la somma di quelli che tendono verso parti con-
trarie, all'inizio (per ipotesi) sono le medesime in ambo i
e perciò a séguito delle azioni di quei corpi fra di loro. l\fa in
casi, e da queste somme o differenze nascono lo scontro e
un sistema di molti corpi, il comune centro di gravità di due
l'impulso con cui i corpi si urtano mutuamente. Quindi,
qualunque di essi che agiscono fra di loro non cambia per
per la II legge, gli effetti degli scontri saranno uguali in
niente il proprio stato a causa di quell'azione, e il com~e
entrambi i casi, e perciò i moti fra loro nel primo caso rimar-
centro di gravità dei rimanenti, con i quali quell'azione non
ranno uguali ai moti fra loro nell'altro. Ciò viene provato
interferisce, non subisce alcunché; ma la distanza di quei due
da un chiaro esperimento. Sulla nave, sia che essa stia in
centri viene divisa dal comune centro di tutti i corpi in
riposo, sia che si muova uniformemente in linea retta, tutti
parti inversamente proporzionali alle somme totali dei corpi i movimenti avvengono nella stessa maniera 5 •
dei quali costituiscono i centri. Perciò, poiché quei due
centri conservano il loro stato di moto o di quiete, atiche
il centro comune di tutti i corpi conserva il proprio stato.
È manifesto, quindi, che quel centro comune di tutti i corpi
non cambia mai il proprio stato di moto o di quiete per 5 Questa esperienza della nave non è originale di Newton. In prece-
effetto dell'azione di due corpi qualsiasi fra di loro. l\Ia in denza se ne seryirono Galilei e Descartcs: il primo per affermare che è
tale sistema tutte le mutue azioni dci corpi o avvengono impossibile decidere, sulla sola base di esperienze meccaniche es<'guite
all'interno della n.1.ve, se essa sia in quiete o si muova di moto rettilineo
fra due corpi, oppure sono CGtnposte dalle azioni fra due uniforme (principio di relatività galileiana) (Dialogo dei IIIIIHimi si.lfemi,
corpi, e perciò non introducono mai nel comune centro di seconda giornata). Descarto'S, invece. utilizzava l't:sempio della nave in
moto rispetto alla riva. per dimostrare che relativamente a certi corpi era
tutti i corpi un cambiamento nel suo stato di moto o di indifferente considerare in quiete la nave o la riva (I'ri11cipia, parte H,
quiete. l)er la qual cosa quel centro quando i corpi non agi- artt. 13, q, Ij).
n6 Pllll'CIPI MA1'U1ATIC1 ASSIOMI O LEGGI DEL MOVIMENTO
"7
J, tempo e per il solo moto di caduta potesse descrivere
CoROLLARIO VI. '·i nello stesso tempo l'altezza AC, completerebbe il parallelo-
Se i corpi sono m/JSSi uno n'spetto all'aUro in un qualunque ' gramma ABCD, e quel corpo, a causa del moto compo-
modo, e sono spinti da forze acceleratrici eguali lungo linee sto, si troverebbe alla fine del tempo
B
parallele, essi continueranno ad essere mossi l'uno rispetto nel luogo D; e la linea curva AED,
all'altro nello stesso modo, come se non fossero sollecitati da che quel corpo descrive, sarà una para- A
' ',,E
---..
quelle forze. bola che tocca la retta AB in A, e la
cui ordinata BD è proporzionale al \
Infatti, quelle forze, agendo ugualmente {in relazione alle
quantità dei corpi mossi) e secondo linee parallele, per la
quadrato ùella lim:a AB. Dalle stes-
''
\
se leggi e corollari dipendono le di~ '
TI legge muoveranno tutti i corpi in modo uguale (rispetto mostrazioni circa i tempi dei pen- D
alla velocità) c perciò le posizioni cd i moti dei corpi fra dnli oscìllanti, provate dall'esperienza
loro non muteranno mai. CjUotidiana degli orologi: da queste c
medesime e dalla terza legge il cavaliere Cristoforo 'Vrcn 6 ,
Scouo.
Giovanni Wallis S. T. D. 7 e Cristiano Huygens, i massimi
Fin qui ho riferito i principi accolti dai matematici e
confermati da numerosi esperimenti. Per mezzo delle prime 6 Cbristoph'-'T Wren, architetto, nacque a East Knoyle nel 163:Z.
due leggi e dei primi due corollari Galileo trovò che la caduta Durante tntta la fanciullezza ebbe una salute molto delicata. A nove anni
venne iscritto alla scuola di Westminster ove imparò molto bene il latino.
dei gravi è proporzionale al quadrato del tempo, e che il
Egli tuttavia si sentiva attratto soprattutto dalle scienze naturali e dalla
moto dei proiettili avviene secondo una parabola; il che, matematica. Tra il 1649 e il J6jo si iscrisse a Oxforù ove si uui ad un
salvo che il loro moto sia ritardato dalla resistenza del- gruppo di ricercatori con i quali, fino al 1660, condusse molti apprezza-
l'aria, viene confermato dall'esperienza. Se un grave cade, la l•ili esperimenti. Nel 1657, all'età di venticinque anni, \Vren succedette
a Lawr<."nce Rooke nella cattedra di astronomia al " Gresbam College •
gravità uniforme agendo in maniera uguale, imprime su Quel ùi Londra. n suo appartamento in questo College divenne ben presto un
corpo, nei singoli intervalli uguali di tempo, forze uguali e luogo di incontro di quegli scienziati che in séguito fondarono la • Royal
genera velocità uguali; e durante l'intero tempo imprime la Sueiety "· Nel febbraio del J66o, il )l"ostro fu eletto • Savilian Professar»
forza al completo e genera una velocità globale proporzionale di aStronl'mia ad Oxforù, insegnamento che mantenne fino al marzo del
tC•7J.
al tempo. Anche gli spazi descritti in tempi proporzionali, La fama di \Vren rimane legata, soprattutto, ai suoi lavori di archi-
stanno come il prodotto delle velocità per i tempi; ossia, ~no tettura ma anche dal punto di vista scientifico fu l'intelletto più brillante
proporzionali al quadrato del tempo. Su un corpo lanciato - dopo Newton - del suo tempo. Strinse affettuose an1icizie con i mag-
~inri uomini d<"ll'cpoca, Doyle, \Vallis, Barrow, Halley e Ncwton. Mori
verso l'alto, la forza uniforme di gravità imprime forze e nel l7ZJ.
sottrae velocità proporzionali ai tempi, e i tempi impiegati ' John '\\',,lli~. matematico, nacque ad Ashford nel Kcnt it 23 novem-
per ascendere alle massime altezze sono relativi alle velocità bre nJr6. Apprese a parl:lre ed a scrivere il latino con facilità, e st11diò
inoltre il grecu, l'ebraico, il francese, logic:l e musica. Durante le vacanze
sottratte, e quelle altezze stanno come il prodotto delle dd Katale del 1631 il fratd!<J gli insegnO le regole ddl'aritmctica, e la
velocità per i tempi: ossia, proporzionali al quadrato delle disciplina venn<.' d"' lui trovata cosi cong~nialc chll decise di farne oggetto
velocità. E il moto originato dal lancio di un corpo proiet- <li svago durant~ le sue ore libere. ~la l'aritmetica, s~ri,·crà più tardi, era
in quel t(lmpo "~car~amente cunsirlcrata come oggetto di studio accadl"-
tato secondo una retta qualsiasi si compone col moto mico "· Era piuttosto, "qualcosa che riguardava gli industriali. i mercanti.
originato dalla gravità. Cosi se il corpo A per il solo moto gli uomini di mare, i carpentieri, gli agrimt'nsorl, e gente simile"· ;'\d
di proiezione potesse descrivere la retta AB in un dato lGJ~ fu ammt'SSu nd " Emmanuel Colll'ge, di Cambridge, con un corso
PRINCIPI MATEMATICI ASSiOMI O LEGGI DEL MOVIMENTO "9

geometri del nostro tempo, ricavarono, cmscuno per pro- mezzo di fili paralleli e uguali AC, BD, dai centri C, D.
prio conto, le regole dell'urto e della riflessione dei corpi A partire da questi centri e con questi intervalli, si descri-
duri, e quasi nello stesso tempo le comunicarono alla vano i semicerchi EAF, GBH bisecati dai raggi CA,' DB.
~ Società Reale », interamente d'accordo (per quanto ri- Si trasporti il corpo A fino a un punto qualsiasi R dell'arco
guarda queste leggi) fra di loro: e per primo il Wallis, EAF, indi (tolto via il corpo B) lo si lasci andare; dopo
in séguito il Wren e lo Huygens esposero la scoperta. r-.•Ia un'oscillazione ritomerd. fino al punto V. RV è il ritardo
la verità fu provata da Wren in presenza della « Società dovuto alla resistenza dell'aria. ST sia la quarta parte, sita
Reale» con l'esperimento sui pendoli: il che anche il chia- nel mezzo, di RV, in modo tale, cioè, che RS e TV si egua-
rissimo Mariotte 8 , di recente, giudicò degno ili venire esposto glino, e che RS stia a ST come 3 sta a 2. Tale ST espn-
in un intero libro. In verità, affinché questo esperimento F H
E G C D
concordi perfettamente con la teoria, occorre tener conto
tanto della resistenza dell'aria, quanto della forza elastica
dei corpi che si urtano. I corpi sferici A e B pendano per R t
5 T k
v
di studi che comprendeva l'etica, la fisica, la metafisica, la medicina e
l'anatomia. Sposatosi nel marzo del 1645. andò ad abitare a Londra. Qui
strin.se amicizia con Robert Boyle ed altri riformatori del metodo scien-
tifico c sostenitori della • filosofia sperimentale o. Più tardi, nel r663, i
loro incontri settimanali, divisi fra Oxford e Londra, costituirono il primo
nucleo ùella • Royal Society•. Nel medesimo 1645, fu nominato professore
di geometria nell'Università di Oxford. Nei I66I questo p~o gli fu con- metà con molta precisione il ritardo della discesa da S
fermato da Carlo II quale riconoscimento dei servizi re~i in favure della in A. Si rimetta il corpo B nel proprio luogo. Il corpo A
causa reale. Nel 1655. a Ox.ford, pu3l.>licò la sua celebre Arithmetim Infi- cada dal punto S, e la sua velocità nel luogo di riflessione A
tlil01'um, l'opera matematica più importante pubblicata in Ingllilt<-ITa
dopo lunghissimo tempo. Dopo la lettura di questo lavoro, Ne,.-ton ne sarà, senza errore sensibile, la medesima che se cadesse nel
ricavò immediatamente il teorema noto come binomio di Newton. Il libro vuoto dal luogo T. Si rappresenti quindi questa velocità
divenne famoso rapidamente, assicurando a Wallis un posto di primo
mediante la corda dell'arco TA. Infatti, è una proposizione
piano nel mondo scientifico. Entrò in polemica con Hobbes e Christiaan
Huygcns, intrattenne un'abbastanza nutrita coiTispondenza con Fennat, molto nota ai geometri che la velocità di un pendolo nel
e risolse due problemi proposti da Pasca!. Nel 1668 egli invia alla • Royal punto più basso è proporzionale alla corda dell'arco descritto
Society • una teoria corretta sull'impatto dei corpi anelastici, basata sopra
durante la caduta. Dopo la riflessione arrivi il corpo A nel
il principio della conservazione della quantità di moto (momentoF Mori
a Oxford nell'ottobre del 1703, P<-r i suoi rapporti con Newton si veda luogo s e il corpo B nel luogo k. Si levi il corpo B e si trovi
1'!11/roduzione al paragrafo 6. il luogo v. Se da questo luogo si lascia andare il corpo A,
s Edme l.fariotte, fisico francese; nacque intorno al 1620. Visse a
in morlo che esso dopo un'oscillazione tomi nel luogo r,
lungo a Digione dove fu priore di St.:O.Iartin-Sou"-Bcaune. F<.~ uno dei
primi membri della Accademia delle Scienze fondata a Parigi nel r666. allora st sarà la quarta parte, sita nel mezzo, della stessa rv,
La sua Hisloire et ,~Umtnres de l'Arad~>mi~. pubblicata nel 1733, contiene tale, cioè, che rs e tv si eguagliano, e la corda dell'arco tA
una. grande varictil. di argomenti fisici come il moto dei fluidi, la natura rappresenta la velocità che il corpo A, immediatamente
dei culori, la caduta dei corpi, ecc. Iudipf'ndentemente da Boyle ~copri
la famosa legge che coasiste ndla relazione tra la pressione p ed il vo- dopo la riflessione, ha nel luogo A. Infatti, t sarà quel luogo
lume v di un gas; relazione per cui il volume di un gas è inversamente vero ed esatto fino al quale il corpo A, eliminata la resi-
proporzionale alla pressione. Tale legge è appunto nota, in Francia, come stenza dell'aria, dovrebbe ascendere. Con simile metodo si
legge di J\lariotte. Compilò vari Essuis de p!Jysìqu~ elle pubblicÒ tra il
1676 e il 1679· 1\Iorl a Parigi il rz maggio r684. dovrà correggere il luogo k, fino al quale sale il corpo B,

9· N~WJON-
PRINCIPI ),(},l'EMATICI ASSIOMI O LEGGI PE.L MOVIMENTO

e si dovrà trovare il luogo l fino al quale quel corpo do- nel senso contrario. Ancora: se i corpi si muovevano ne).la
dovrebbe salire nel vuoto. In tal modo ogni cosa può essere stessa direzione, A più velocemente con quattordici parti,
sottoposta ad esperimento proprio come se fossimo piazzati B più lentamente con cinque parti, A, dopo la riflessione,
nel vuoto. Finalmente si dovrà fare il prodotto del corpo A continuava con cinque parti e B continuava con quattordici
(se cosi posso esprimermi) per la corda dell'arco T A, che parti, essendo avvenuta la traslazione di nove parti da A
rappresenta la sua velocità, affinché si abbia il suo moto in B. E così di séguito. Dall'incontro e dalla collisione dei
nel luogo A immediatamente prima della riflessione, e, in corpi non veniva mai modificata la quantità di moto che era
séguito, per la corda dell'arco tA, affinché si abbia il suo ottenuta dalla somma dei moti che muovevano lungo la
moto nel luogo A immediatamente dopo la riflessione. Pari- ;;tessa linea, o dalla differenza dei movimenti su linee con-
menti, si dovrà fare il prodotto del corpo B per la conia trarie. Ho infatti attribuito l'errore di uno o due pollici
dell'arco Bl, affinché si abbia il suo moto immediatamente nelle misure alla difficoltà di eseguirle abbastanza accurata-
dopo la rifie;;sione. Con un metodo uguale, allorché due mente. Era difficile, sia lasciare andare contemporaneamente
corpi sono lasciati andare contemporaneamente da luoghi i due pt·ndoli in modo che si urtassero mutuarnente nel luogo
diversi, devono trovarsi i movimenti di entrambi tanto più basso AB, sia segnare i luoghi s e k, fino ai quali i corpi
prima quanto dopo la riflessione, e finalmente possono essere risalivano dopo l'urto. Inducevano in errore l'ineguale den-
paragonati i nwti fra di loro e raccolti gli effetti della rifles- sità delle parti negli stessi corpi pendenti e la struttura
sione. In tal modo, provando la cosa con Ìlfi pendolo di die- irregolare dovuta ad altre cause.
ci piedi 9 , e ciò tanto con corpi ineguali che uguali, e facendo Inoltre, affinché qualcuno non obietti che la regola, per
in modo che i corpi si incontrassero con amplissimi intervalli, provare la quale fu inventato questo esperimento, presup-
mettiamo di otto o dodici o sedici piedi, trovai, sempre con pone che i corpi siano assolutamente duri o perfettamente
un errore di misura inferiore ai tre pollici 10, che quando i elastici (considerando che niente di tale viene trovato in
corpi si incontravano reciprocamente in linea retta, i muta- natura), aggiungo che gli esperimenti già descritti avvengono
menti di moto dei corpi, condotti in versi opposti, erano sia con i corpi molli che con i duri, e in verità non dipen-
sempre uguali, e che di cons~guenza l'azione e la reazione dono in nessun modo dalla condizione della durezza. Infatti,
erano sempre uguali. Così se il corpo A cadeva sul corpo B se quella regola deve essere verificata su corpi non perfet-
in quiete con nove parti di moto e, perdute sette parti, tamente duri, si dovrà soltanto diminuire la riflessione pro-
continuava dopo la riflessione con due, il corpo B balzava porzionalmente alla quantità delta forza elastica. Nella teoria
indietro con queste sette parti. Se i corpi si muovevano di Wren e di Huygcns i corpi assolutamente duri tornano
'
incontro, A con dodici parti e !3 con sei, e A tornava indietro indietro l'uno dall'altro con la velocità dell'urto. La stessa
con due parti, B tornava indietro con otto, essendo state cusa sarà affermata con maggior certezza per i corpi per-
sottratte in ambedue quattordici parti. Dal moto di A si fettamente dastici. Nei corpi non perfettamente clastici la
sottraggano dodici parti e non resterà niente: si sottraggano velocità del ritorno diminuisce insieme con la forza ela-
altre due parti e si avrà un moto di due parti nel senso "tica; in quanto quella forza (eccetto che le parti ùei corpi
contrario: e similmente, sottraendo quattordici parti dal siano lcst' dall'urto dei corpi, o subiscano una qualche dc-
moto di sei parti del corpo B, si avranno otto parti di moto formazione come sotto i colpi di un martello) è certa e
determinata (almeno st>condo quanto penso) e fa sì che i
~ ì'IIisura lineare equivalente a a,J24S4 m.
corpi si allontanino l'uno dall'altro con una velocità relati-
'" l\fuura lineare e'luivaleute a 0,02707 m. va, che sta in una data ragione alla velocità relativa del-
PlUNClPl MATEMATICI
ASSIOMI O LEGGI DEL MOVIMENTO
'33
l'urto. Ho tentato questo con palle fatte di lana stretta~
mente aggomitolata e fortemente compressa. Lasciando an~ parti EGF ed EGI: i pesi di queste saranno fra loro uguali.
dare i pendoli e misurando la riflessione, trovai dapprima Infatti, se con un altro piano HK, parallelo al primo EG,
la quantità di forza elastica; in seguito, per effetto di questa la parte maggiore EGI viene tagliata in duè parti EGKH
forza, determinai la riflessione nt:gli altri casi di urto, e gli e HK.I, delle quali HKI è uguale alla parte EFG, tagliata
esperimenti corrispondevano. Le palle rimbalzavano sempre prima, è manifesto che la parte di mezzo EGKH, a causa
con una velocità relativa che stava alla velocità relativa del proprio peso, non propenderà verso nessuna delle due
dell'urto come 5 a 9 circa. Quasi con la stessa velocità rim- parti estreme, ma rimarrà fra entrambe, se cosi posso dire,
balzavano le palle di acciaio: le altre di sughero con una in equilibrio e giacerà in quiete. Ma la parte estrema HKI
velocità un po' minore: in quelle di vetro la proporzione premerà con tutto il suo peso sulla parte di mezzo e la
era di circa 15 a r6. E in tal modo la terza legge circa gli spingerà verso l'altra parte
urti e la riflessione è provata mediante una teoria che si estrema EGF, e perciò la
forza per effetto della quale la E
accorda interamente con l'espl"rienza.
Nelle attrazioni, mostro la cosa brevemente in questa somma EGI delle parti HKI
maniera. Tra due corpi qualsiasi A, B, che si attraggono e EGKH tende verso la terza
fra loro, si pensi di frapporre un ostacolo qualsiasi, col quale parte EGF è uguale al peso F
venga impedito il loro urto. Se uno dei due corpi, A, viene della parte HKI, ossia al peso
attratto verso l'altro corpo B più di quanto il corpo B della terza parte EGF. Per la
verso il precedente A, l'ostacolo sarà maggiormente spinto qual cosa i pesi delle due
G K
dalla pressione del corpo A che dalla pressione del corpo B: parti EGI, EGF sono fra
per la qual cosa non rimarrà in equilibrio. Prevarrà la pres~ loro uguali, come ho voluto
sione più forte, ed essa farà in modo che il sistema dei due dimostrare. E se quei pesi non fossero uguali, l'intera Terra
corpi e dell'ostacolo si muova in linea retta verso le parti che fluttua nel libero etere 11 , cederebbe al peso maggiore,
in cui sta B e proceda all'infinito negli spazi liberi con moto c fuggendo da esso si allontanerebbe all'infinito.
continuamente accelerato. Il che è assurdo e contrario alla Come i corpi, le cui velocità sono inversamente propor-
prima legge. Infatti, per la prima legge il sistema dovrà zionali alle forze insite, si equivalgono nell'urto e nella
perseverare nel suo stato di quiete o di moto uniforme in riflessione, cosi si equivalgono nel muovere strumenti mec-
linea retta, e di conseguenza i corpi premeranno in modo C;:tnici. e si sostengono mutuamente con sforzi contrari a"'li
o
uguale sull'ostacolo e saranno attratti l'uno verso l'altfo con agenti, le cui velocità, stabilite secondo la direzione delle
uguale forza. Ho sperimentato ciò con la calamita ed il
ferro. Se questi vengono posti separatamente in vasi di- 11 X<:>w-ton pa.rled ancora. in cliv•nsi luoghi <],.i Pri>~dpia di questo
versi fra loro contigui, e galleggiano in un'acqua asso~ '' •:l•·z7.o .' come, per esempio. nel libro !Il, prop. VI, coro!. 2, allorché
lutamente stagnante, l'uno non spingerà l'altro, ma a causa d\lama m causa Aristotele c Cartesio. Per quanto riguarda il nostro autore,
la sua posizione sull'etere ,', stata molto o~cillante durante tutta la vita
della uguaglianza delle mutue attrazioni sosterranno la pres~ e nel passaggio dai Priucipi(l all'Opticks. In ell.:.tti si può dire che ~cwton
~ione l'uno dell'altro fino a che, raggiunto l'equilibrio, gia~ non ha sapn~o mai troppo hcnc qnale fmnione fargli svolgere. Ad ogni
ceranno in quiete. mu<lo per .-\nstotele l'etere era la quìntcssen~a cd operava una spede di
cul\eg'lmcntu fra le sfere celesti. Per Cartesio l'etere er'! una materia estre-
Cosi è mutua la gravità fra la Terra e le parti di essa. mamente sottile e fluida c il' parti che lo costituivano <"rano dotate di un
La Terra FI sia tagliata da un qualsiasi piano EG in due muyimcntu rapidissimo. Sul significato attribuito all'etere nell'Ottocento
si veda l'ultimo ~apuverso della nota 8, p. 102.
PRINr::tT'i MATEM.\TICI ASSIOMI O LEGGI OEl. MOVIMHHO '35
134

forze, sono inversamente proporzionali alle forze 12 • Cosi, al che sta al peso ascendente, direttamente od obliquamente,
fine di muovere i bracci di una bilancia sono equipollenti come la velocità dell'ascesa perpendicolare sta alla velocità
quei pesi che, allorché la bilancia oscilla, sono inversamente della mano che tira la fune. Kegli orologi e in simili stru-
proporzionali alle luro velocità verso il basso c verso l'alto: menti. che sono costruiti mediante ruote connesse, le forze
ossia, si equivalgono, purché salgano e scendano lungo la contrarie che promuovono g impediscono il moto delle ruote
si equilibreranno, se sono inversamente proporzionali alle
retta, i pesi che sono inversamente proporzionali alla distanza
velocità delle parti delle ruote sulle quali le forze sono im-
dci punti ai quali sono sospesi rispetto all'asse della bilancia;
presse. La forza del torchio nel pressare un corpo sta alla
se invece <~scendono o scendo:-J.o obliquamentL' perch(> impe-
forza della mano che gira il manubrio come la velocità cir-
diti o da piani obliqui o da ostacoli diversamente mussi,
colare del manubrio, in quella parte in cui è spinto dalla
sono equivalenti CJUei pesi che sono inversamente proporzio-
mano, sta alla velocità progressiva del torchio verso il corpo
nali all'ascesa e alla discesa, purché presi in accordo con pressato. Le forze per effetto delle quali un cuneo spinge le
la perpendicolare; e ciò per la determinazione della gravità due parti del legno, stanno alla forza del martello sul cuneo
verso il basso. Similmente, nella carrucola o puleggia, sosterrà come l'avanzare del cuneo secondo la direzione della forza
il peso la forza della mano che tira la corda direttamente, e impressa nello stesso dal martello, sta alla velocità con cui le
parti del legno cedono al cuneo secondo le linee perpen-
1
~ Il lavoro, come è noto, è dato dalla esprc~sion\1 L= Fs (prodotto
dicolari alle facce del cuneo. Identica è la nomta di tutte
della forza applicata per lo ~postam~nto del punto di applicazioae sup- le macchine.
posto che questo avveuga nella dirczionOJ della forza stessa). Newtnn non L'efficacia e l'uso di esse consiste in questo solo, che
parld. perb di spazio (s) o spostamento, bensi di velm:ità im·ersamcntOJ
proporzionalOJ alle forze: il che è del tutto OJquivalcnte, come si può facil- diminuendo la velocità aumentiamo la forza e viceversa:
m!.1ntc vedere analiticamente. Partiamo infatti dalla posi~ione di equilibrio per cui, in ogni genere di strumenti adatti viene risolto il
(è la condizione nece~saria perché gli sforzi degli agenti contrari si e<IUÌ-
problema, muovere wt dato peso con una dala forza, e supe-
valgano per il III principio). Allora per il primo braccio avremo L'= F's':
per il secondo braccio: L'= F"s", dove .'<'e s'sono gli ~postamenti ùel rare con una data forza un'altra data resistenza. Infatti, se
punto di applicazione della forza. Ma è s' = v'l' e s' = v't": si tenga le macchine sono formate in tale maniera che le velocità
inoltre conto che è t' = t" perché i bracci appartengono ad un unico (Iella potenza e della resistenza sono inversamente propor-
asse girevole. Perciò se diamo a l' e l' un valore unitario, avremu: s'= v',
s'= v", e so~titucndo a\Temo: L'= F'v', L"= F"11". Potremo compiere zi•mali alle forze, la potenza sosterrà la resistenza e la
lo stesso la\·oro o aumentando il valore di v' e v" e diminuendo propor· vincerà con la maggiore differenza di velocità. Se la diffe-
Zi<lnalmc-ntOJ il valore di F' e F", oppurOJ vi<;c-vct>a. Infatti, dice ~w-ton, renza delle velocità è tanto grande da vincere anche ogni
lOJ macchine sono formate in tale manic-ra che k velocità della potenza c
della rc-sish•nza sono invcrsamentl' proporzionali alle forze. Cosi p<:>r sollc- re~istenza, sia quella che suole nascere dall'attrito dci
\'arc un peso con una leva si ottcrr!l lo stesso l'ii~tto. sia \·ariando pro- corpi contigui e scorrenti fra loro, sia quella che suole
porzionalmente il peso-potenza. sia variantln la rli~tanza del punto di mtsccrc dalla coe~ionc dei corpi continui che devono essere
applicazione ddla potenza dal fulcro tldla leva: spo~tan<lo infatti la potenza
ver~t• l"esh·rno aumenta il \'lll<•re del braccio. e perciò ò maggiore l'arco ~l"]Xtrati gli uni rlag-li altri o qut'lla che suole nascere dai
che il punto di applicazione della forza-potenza descrive: a quest'an:n p1'si che sono solkvati: ~nperatc queste resistenze, la forza
più e~ternu d>Trisponde naturalm~nte una magt,[ior~ velocitil. di rotazinm· in più produrrit un'accelerazione eli moto proporzionale a se
dell'asse. In cnndnsione. ogni ma~dlina s<'mplice (leva, cuneo, vite, car-
rucola) p~rmcttc di vincere u= foua cou un'altra di minore inten,;ità, ste~~a. in parte twlle parti della macchina, e in parte nel
ma il lavom fatto da que5ta forza è sempre uguale al lavoro necessario corpo che resi~te. i\[a non fa parte del mio proposito il trat-
prr vincere la resistenu. opposta. LOJ macchine semplici permettono di tare la meccanica delle cn.,;e rimanenti. Con quC'stì e:o;empi
alterare i Yalori di F e di s (n v, come si esprime NOJwton), ma non
possono pcrù altOJr;\re il lavoro (Fs). ho voluto soltanto mostrare la grande estensione e la cer-
,,, PRINCIPI MATEMATICI

tezza della terza legge del movimento. Infatti se si calcolerà


l'azione della potenza dal prodotto della sua forza per la
sua velocità, e se similmente si calcolerà la reazione della
resistenza dal prodotto della velocità delle sue singole parti
per le forze con cui resiste all'attrito di quelle, originate
dalla coesione, dal peso e dall'accelerazione, l'azione e la 'l
reazione saranno, in tutti gli usi degli strumenti, sempre
l
uguali fra di loro. E finché l'azione viene propagata mediante
lo strumento ed è da ultimo impressa in ciascun corpo che
resiste, la sua ultima determinazione sarà sempre contraria LIBRO PRIMO
alla determinazione della reazione.
MOTO DEI CORPI
l
;'l

Nel primo libro, suddiviso in quattordici sezioni, Newton


espone un'esemplare teoria matematica che, come si è detto,
codiluirà il nucleo classico della meccanica razionale. Sui pre~
cedenti di questa scienza si è già fatto cen11o -nella nota infro-
duttiva alle Deftnizioni e Assiomi. La teoria qui esposta
fornisce la base per unificare i moti naturalmente accelerali
studiati da Galilei e i moti dei pianeti regolati dai/e leggi di
Kcplero, ricavate dalle osservazioni di Tycho Rrahe. f: bem
ribadire che ·in questo libro Newf?n tratta il problema da ttn
punto di vista matematico, ossia della meccauica razionale,
senza diretta applicazione. Tale applicazione verrà etfe/t/J(tf<t
nel terzo libro che ha 1111 caraltere specificamente astronomico .
•V el presente libro i corpi vengono ridotti a masse puntijormi
c i loro movimenti vengono trattati secondo il metodo delle prime
cd H!time ragioni. Quc.çto metodo è largamente esposto nella
prima sezione, il cui scolio conclusivo contiene le famose pa-
r;ine di Newtun dedicate a chiarire il siJ;nitì.calu di« ultimo rap-
porto di quantità evanescenti» c di «prima ragione di quantità
IUtscenti >). f\hl!r: Sr:'::iuni -~lHTe.~sin~ vengono poi a11alizzate le
re!a:ioni tra le orbite e le fur::e centrali di di_!j.:renti generi .
.'-.ono propo8fi mri casi possibili ùz astratto e vi .çi in.~egna
cume dn•o110 essere tral!ati. Il caso dell'imJerso del qumlralo
ha una rilev,w:.a tutta particolare, perché a partire da questa
ipotesi si dimr>.~fr,l clz<'. il wrpo si muove lungo una conica. Tale
lratfa::ioue fomisce le linee generali di quella che oggi sunle
chiamarsi teoria dei camp,: newtonia11i. Par!iculare rilievo
'l!

'4' PRINCIPI MATEMATICI

ha la proposizione LXXI, in etti si tratta dell'attrazione di


un corpuscolo estemo ad 1ma St{perficic sferica: Newton dimostra
che l'attrazione avviene come se tutta la materia della sfera fosse
concentrata in un solo punto, ossia nel centro.
Ricordiamo ancora lo studio della determinazione dei moti SEZIO~E I.
lungo orbite date, il moto dei corpi che tendono l'uno verso l'altro
METODO DELLE PRIME E DELLE ULTIME RAGIONI 1 ,
per e!Jetto delle forze centripete, le forze di attrazione dei corpi
COL CUI AIUTO SI DIMOSTRANO LE COSE CHE SEGUO::•W
sferici e di quelli non sferici. La sezione X contiene un ampio
studio sul moto dei pendoli che si avvale delle precedenti ricer-
che di Huygens. L'ultima sezione è dedicata al «moto dei corpi
piccolissimi che sono mossi ccn forze centripete che tendono
verso le diverse parti di tm qualche corpo grande)), È interes-
LEMMA I.
sante notare che Newton applica i risttltati ottemtti nello stu-
dio di tali moti all'ottica << per l'analogia esistente fra la pro- Le quantità, come anche i rapporti fra quantità, che costan-
pagazione dei raggi di luce e i mo·vimenti dei corpi ~ e senza temente tendono all'eguaglianza in un qualsiasi tempo finito,
diswtere «la natura dei raggi, se siano o no corpi~. Come è e prima della fine di quel tempo si accostano l'una all'altra
stato detto nell'Introduzione, quest'ultimo problema sarà oggetto più di una qualsiasi differenza data, divengono infine uguali.
d'analisi nella seconda delle grandi opere di Newton, l'Opticks.
Se si nega questo, da ultimo saranno disuguali, e D sarà
la loro differenza ultima. Di conseguenza non potranno
accostarsi all'uguaglianza più della differenza data D. Ciò
che è contro l'ipotesi.

LEMMA II.

Se in una figura qualsiasi, AacE, delimitata dalle rette Aa,


AE e dalla curva, acE, vengono inscritti un qualsiasi numero

l È un'espressione da. tempo caduta in disuso e al suo posto si pre-


f<'risce usare quella di metodo dei limiti. Serve, comunque, in matematica
p<'r indicare la grandezza a. cui una quantità. variabile può avvicinarsi
ind<lfmitamcntc. Se si considerano due poligoni regolari, l'uno inscritto e
l'altro cil"coscritto ad un cerchio, è evidente che il primo è minore de!
cerchio e il secondo è maggiore. Ora, se sì aumenta successivamente il
numero dei lati di questi poligoni, il poligono ìnscritto diventerà conti-
nuaml'nte più grande approssimandosi vieppiU alla circonferenza. e ana-
lugamente il poligono circo~critto diventerà continuamente piU piccolo,
senza che t:ssi possano mai diventare, i! primo più grande t: il secondo
piU piccolo del CE"rchio. Il cerchio è dunque il limite dei poligoni crescenti
e ri~t>ettivamente di quelli decrescenti. La base logica ili questo metodo
va ricercata nel concetto ùi continuità.
'4' PRI!'>CIPI MATEMt\TlCI LIBRO PRIMO - SEZIONE l '43

di parallel(lgrammi Ab, Be, Cd, ecc. con le basi AB, BC, CD, Corol. 2. E la figura ret- l f
ecc., uguali, e con i lati Bb, Cc, Dd, ecc. paralleli al lato Aa tilinea, compresa sotto le corde
della figura; e si completano i parallelogrammi aKbl, bLcm, degli archi evanescenti ab, be,
c.:\Idn, ecc., allora, se la larghezza di questi parallelogrammi cd, ecc., coincide, da ultimo,
diminnirà e t"! loro numero aumenterà all'infi11ito, dico che le molto di più con la figura
11./time ragioni che lumno fra curvilinea.
l t di loro la fir;ura inscrilla. AKb- Coro!. 3- Come anche la
LcMdD, quella circoscritta Aal- rtgura rettilinea circoscritta,
bmcndoE, e quella cun•J'Unea compresa sotto le tangenti dei
AabcdE, sono ragioni di ugua- medesimi archi.
glianza. Corol. 4· Per la qual cosa
(1ueste ultime figure (riguardo
A BF c
D
Infatti la differenza tra la
figura inscritta e quella circo- ai perimetri acE} non sono rettilinee, ma limiti curvilinei
scritta è data dalla somma di Jìgure rettilinee.
dei parallelogrammi Kl, Lm,
IV.
A}----BHFc---cck---,ID;----!iE M n, Do, ossia (per l'ugua-
LEI'I'IMA
glianza delle loro basi) dal ret- Se in due figure AacE, PprT, vengono inscritte (come
tangolo costituito da una sola 'l sopra) due serie di parallelogrammi, e il mtmero di entrambe
base Kb e dalla somma delle altezze Aa, cioè il rettan- è identico, e se le grandezze vengono dimim1ite all'infitlito e le
golo AB/a. Ma questo rettangolo, in quanto la sua lar- ultime ragioni dei parallelogrammi di mta figura sono rispetti-
ghezza AB viene diminuita all'infinito, diventa minore di ~'amente ·1tguali a quelle dei parallelvgrammi dell'aUra, dico che
qualunque rettangolo dato. Di conseguenza (per il lemma I)
le figure AacE, PprT, stantw scambievolmente in quella mede-
la figura inscritta, quella circoscritta e, a maggior ragione,
sima mgio11e.
la figura curvilinea intermedia, divtnteranno, da ultimo,
uguali - C.V.D. Infatti, poiché i parallelogrammi dell'una sono propor-
zionali ai parallelogrammi dell'altra, così (per composizione)
LDIMA III.
a
Le medesime ultime ragioni sono ancora ragioni di tlgua- p
glianza, quando le larghezze dei parallelogrannni AB, BC,
CD, ecc., sono in-eguali, e dimilmiscono tutte all'infinito .
.4F sia infatti uguale alla larghezza massima, c sia com-
pletato il paralklogramma FA.af. Esso sarà maggiore della
differenza tra la figura inscritta e la figura circoscritta; ma
se la sua larghezza AF viene diminuita all'infmito, diventerà
più piccolo di qualsiasi rettangolo dato. - C'.V.D.
Coro!. r. Quindi la somma ultima dei parallclogrammi
t-vanescenti coincide ovunque con la fil;,'llra curvilinea. A E P T
'44 PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE I '45

la somma di tutti è proporzionale alla somma di tutti, e corda e la tangente, verrà diminuito all'infinito e da ultimo
l'una figura all'altra figura; non v'è dubbio che la prima diventerà eva1~escente.
figura (per il lemma III) stia alla prima somma, e la seconda
Se infatti quell'angolo non divenisse evanescente, l'arco
figura stia alla seconda somma in una ragione di uguaglianza.
ACE, insieme alla tangente AD, conterrebbe un angolo
- C.V.D.
Corol. Per conseguenza, se due quantità di qualunque d
genere vengono divise, in un qualsiasi modo, in un medeM
simo numero di parti, e quc:Ie parti, ave all'infinito si au-
menti il loro numero e si diminuisca la loro grandezza, sono
scambievolmente in una ragione data, la prima alla pri-
ma, la seconda alla seconda, e le rimanenti, secondo il pro-
prio ordine alle rimanenti, tutte staranno, le une alle altre,
in quella medesima ragione data. Infatti se nelle figure di
questo lemma si prendono parallelogrammi che stiano fra
di loro come le parti, le somme delle parti staranno come r
le somme dei parallelogrammi; perciò, ave si aumenti il
numero delle parti e dei parallelogrammi e se ne diminuisca uguale a quello rettilineo, e di conseguenza la curvatura
la grandezza all'infinito, il parallelogramma starà al paral- nel punto A, contro l'ipotesi, non sarebbe continua.
lelogramma nell'ultima ragione, ossia (per l'ipotesi) la parte
starà alla parte nell'ultima ragione. LE~fMA VII.
Ferme restando le medesime cose, dico che l'1,ltima ragione
LEMMA V.
fra l'arco, la corda e la tangente è, scambievolmente, una ragione
Tutti i lati omologhi 2, sia curvilinei che rettilinei, delle di uguaglianza.
figure simili, sono proporzio'llali e le arce stanno fra loro Infatti, mentre il punto B si accosta al punto A, si sup-
come il quadrato dei lati. ponga sempre che AB e AD siano prolungati fino ai punti
lontani b e d, e si tracci bd paralle-la alla se-ccante ED. Sia
LEMMA VI. l'arco Acb sempre simile all'arco ACB; essendo stati con-
giunti i punti A e B, l'angolo dA.b, per il lemma precede-nte,
Se un arco qualsias~· ACB di posizione data è sotteso dalla diventerà evanescente: allora, le rette sempre finite Ab e
corda AB e in un qualunque punto A, al mezzo di una curva- Ad, e l'arco intermedio A cb coincideranno, e per conseguenza
tura continua, viene toccato dalla retta AD, prolungata da saranno uguali. Per la (jttal cosa, le rette AB e AD e l'arco
entrambe le parli, e se i punti A e B si accostano fra loro intermedio ACB, sempre proporzionali ai precedenti, diven-
fino a congiungersi, dico che t'angolo BAD, contenuto fra la teranno evanescenti e avranno per ultima ragione l'ugua-
glianza. - C.V.D.
Coro!. I. Per cui, se per B si conduce BF, parallela alla tan-
2 Denominazione cb.e si dà ai lati opposti ad angoli uguali nelle figure
simili. gente, secantc sempre una retta qualsiasi AF che attraverso

IO. NEWTON.
l'I\INCIPI MATEMATICI
L!ERO PRL\10 - SEZIONE l
'47
A passi in F, questa linea BF ~arà da ultimo in un rapporto
all'arco ACE. In quanto i punti A, B si congiungono, l'an-
di uguaglianza con l'arco evanescente ACR; per la qual cosa,
_ç{\lo b.-ld diventerà evanescente e quindi i tre triangoli
una volta completato il parallclogramma AFBD, questo
,<;r_·mpre finiti rAb, rAcb, rAd coincideranno, e per questo
starà sempre in un rap- :-.;-tranno sintili ed uguali. Per cui, RAB, RACB, RAD,
A porto di uguaglianza sf'mpre simili e proporzionali ai precedenti, diventeranno
con AD.
da ultimo simili ed uguali fra di loro. - C.V.D.
Coro!. 2. E se per
Coruf. Di conseguenza quei triangoli, in ogni caso riguar-
B cd A si conducono
dante le ultime ragioni, possono essere adoperati, scambie-
più rette BE, BD, AF,
Yolrm·nte, gli uni al posto degli altri.
AG secanti la tangente AD e la sua parallela BF, l'ultima
ragione di tutte le ascisse, AD, AE, BF, BG della corda e del-
J.DDIA IX.
l'arco AB sarà, scambievolmente, una ragione di uguaglianza.
Coro!. J. Perciò, tutte queste linee, in ogni caso riguar- Se la retta AE e la curva ABC, di data posizione, si tagliano
dante le ultime ragioni, possono essere adoperate, scambievol- scambievolmente in un dato angolo A, e t)erso quella refta, in
mente, le une al posto delle altre. il!l altro angolo dato, vengono condotte le ordinate BD e CE,

clu incontrano la curva in B, C, e se i punt-i B, C si accostano


LE~rMA VIII. Ù1sù:me n! punto A, dt'co che le aree dà trùmgolt' ABD, ACE,
Se le rette date AR, BR costituiscrmo insieme a.ll'arco ACB, da 1dtimo, saranno rispettivamente proporzionali al quadrato
dei rispettivi lati.
alla corda AB e alla tangente AD tre triangoli RAB, RACB,
RAD, e se i punti A e E si accostano l'uno all'altro, dico Infatti, mentre i punti B, C si accostano al punto A, si
che l'ultima forma dei triangoli emnescenti è di similitudine, supponga che AD sia sempre prolungata fino ai punti lontani
e l'ultima ragione è di uguaglianza. d cd c, cosi che Ad, A e
g
Infatti, mentre il punto B si accosta al punto A, si sup-
siano proporzionali agli
' '
stessi AD, AE, e si co-
ponga che AB, AD, AR siano SE'mpre prolungate fino ai
struiscano le ordinate
punti lontani b, d, r, che gli stessi r b d siano tirati pa-
ralleli a RD e che l'arco Acb sia, come sempre, simile d1;, a parallele alle or- df-----f--7.1'~
dina te DR, EC, che in-
d contrano in b e c i pro-
lung-amt:nii di AB, AC. EI--7'77S'?'f:c
Si supponga eli con dune
h cnn·a A be simile alla
:-;lvssa ABC, c la retta
.l,;, che tocca entram-
be le curve in A, tagli
le ordinate JJB, EC, A
db, ec in F, G, j, g.
Allora, conservata identica la lunghezza Ae, i punti B, C
' si congiungeranno col punto A, e, diventando C\'anescente
qS PRlNCll'l MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE l '49

l'angolo cAg, le aree curvilinee Abd, Ace coincideranno con Curol. 4. Perciò le forze sono direttamente proporzionali,
le aree rettilinee Ajd, Age; perciò (per il lemma V) saranno fin dall'inizio del moto, agli spazi descritti e inversament~
proporzionali al quadrato dei lati Ad, A c. Ma le arce ABD, proporzionali ai quadrati dei tempi.
ACE sono sempre proporzior.ali a queste aree, e i lati AD, Corol. 5. Anche i quadrati dei tempi sono direttamente
AE a questi lati. Dunque, a:1che le aree ABD, ACE sono J!I"Oporziona}i a'gli spazi descritti e inversamente proporziO-
da ultimo proporzionali al quadrato dei lati AD, AE.- C.V.D. nali alle forze.

LEMMA X. Scouo.
Gli spazi descritti da un corpo spinto da una qualunque Se si confrontano fra ò.i loro quantità indeterminate di
forza fr,11ita, tanto che qttella jcrza sia determinata ed immuta- diverso genere, e di una di loro vicn detto che è direttamente
bile, quanto che la medesima sia di continuo amnentata o di- o indirettamente proporzionale ad un'altra quantità qual-
mimtita, sono, al primo inizio del moto, proporzionali al siasi, ciò significa che la prima viene aumentata o diminuita
quadrato dei tempi. nella stessa ragione della seconda, oppure come la sua reci-
proca. E se una di esse viene detta direttamente o indiretta-
I tempi siano rappresentati dalle linee AD, AE, e le mente proporzionale ad altre due o più, ciò significa che la
velocità siano generate dalle ordinate DB, EC. Gli spazi prima è aumentata o diminuita in ragione composta del
descritti con queste velocità saranno proporzionali alle aree rapporto secondo cui le altre, o le reciproche delle altre,
ABD, ACE, descritte da queste ordinate, ossia, proprio sono aumentate o diminuite. Per cui, se A viene detta diret-
all'inizio del moto (per il lemma IX) saranno proporzionali tamente proporzionale aB, ancora direttamente a C e inver-
al quadrato dei tempi AD, AE. - C.V.D. samente a D, ciò significa che A viene aumentata o dimi-
Coro!. I. Di qui facilmente segue che le deviazioni dei
nuita nella stessa ragione di B X C x 2.._, ossia che A
corpi che descrivono parti simili di figure simili in tempi BC D
proporzionali, e che sono generate da forze uguali qualsiasi e D sono fra loro in una ragione data.
applicate in modo simile ai corpi, e sono misurate mediante
le distanze dei corpi dai luoghi delle figure simili, ai quali i LEMMA XI.
medesimi corpi sarebbero pervenuti anche senza queste forze
in quei medesimi tempi proporzionali, sono strettamente In ogni curva, di ctmJatura finita nel punto di contatto, la
proporzionali ai quadrati dei tempi durante i quali esse sottendente evanescet1te all'angolo di contatto è, da ultimo, pro-
sono generate. porzionale al quadrato della softendente dell'arco co11{inante.
Corol. 2. ?l:[a. le deviazioni che sono generate da forze Caso I. Sia AB l'arco, AD la sua tangente, BD la sot-
proporzionali, applicate in modo analogo alle parti simili tcndcnte dell'angolo di contatto perpendicolare alla tangente,
di figure simili, sono proporzionali al prodotto delle forze AB la sottcndcnte dell'arco. Si traccino BG, AG, perpen-
per i quadrati dei tempi. dicolari a questa sottcndente AB e alla tangente AD, con-
Corol. J. Identica cosa va supposta circa gli spazi qua~ correnti in G; si accostino, poi, i punti D, B, G ai punti d,
lunque che i corpi spinti da forze diYerse, descrivono. Questi, b, g e ] diventi l'ultima intersezione delle linee BG, AG
fin dall'inizio del moto, sono proporzionali al prodotto delle quando i punti D, B si accostano fino ad .4. È manifesto
forze per i quadrati dei tempi. che la distanza G] pur) essere minore di qualunque distanza
l'RIKCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZfONE l
'5'
assegnata. )Ia (per la natura dei cerchi passanti per i le corde e convergono in un dato punto. Le saette, infatti,
punti A, E, G, A, b, g) si ha che AB 2 è uguale ad AG x ED, e sono proporzionali alle sottendenti ED, bd.
Ab2 è uguale ad Ag x bd; per cui AB2 sta ad Ab2 in ragione Corol. 3- Perciò la saetta è proporzionale al quadrato del
composta del rapporto di AG ad Ag e di BD a bd. )la in tempo che un corpo con una data velocità impiega a descri-
quanto GJ può essere assunta come più piccola di qualsiasi vere un arco.
lunghezza assegnata, può avvenire che la ragione di AG Corol. 4· I triangoli rettilinei ADE, Adb sono, da ultimo,
aù Ag differisca dalla ragione di uguaglianza per meno di in ragione cubica dei lati AD, Ad c in ragione della potenza
quabiasi differenza assegnata, e per- 3/
1 dei lati DB, db, dato che sono come il prodotto dei lati
ciò che la relazione di AB2 ad Aù2 AD e DB, Ad e db. Cosi anche i
differisca dalla relazione di BD a bd triangoli AEC, Abc sono, da ultimo, A D
per meno di qualsiasi differenza as- proporzionali ai cubi dei lati BC, be.
segnata. Avviene, dunque, per il In vero, chiamo rapporto della po-
lemma I, che l'ultima ragione di tenza 3/z la radice quadrata del cubo, c~--1--'*
AB2 ad Ab2 è identica all'ultima la rruale è, dunque, composta della
ragione di BD a bd. - C.V.D. mg-ione semplice e della radice qua-
Caso 2. Sia BD inclinata verso drata.
AD secondo un qualsiasi angolo dato, Corol. 5- E poiché, da ultimo, DE,
allora, come sopra, l'ultima ragione db sono parallele e proporzionali al
di BD a bd sarà sempre la mede- quadrato delle linee AD, Ad, le ul-
sima, e quindi identica a quella di time aree curvilinee ADB, Adb sa-
AE2 ad Ab2• - C.V.D. ranno (a causa della natura della
Caso J. E anche se non venisse parabola) i 2 / 3 dei triangoli rettilinei
dato l'angolo D, ma la retta BD convergesse verso un dato ADE, Adb, e i segmenti AB, Ab la
punto, o fosse costituita secondo una qualunque altra regola, terza parte dei medesimi triangoli. Da ciò segue che queste
gli angoli D, d, costituiti secondo una regola comune, ten- arce e questi segmenti staranno come il cubo sia delle
derebbero sempre all'eguaglianza e si accosterebbero l'uno tangenti AD, Ad, sia delle corde e degli archi AB, Ab.
all'altro più di qualsiasi differenza assegnata, e perciò, da ulti-
mo, saranno uguali, per il lemma I; perciò anche le linee BD, Scouo.
bd sono fra loro nella medesima ragione di prima.- C.V.D.
Corol. I. Di conseguenza, poiché le tangenti AD, Ad, gli In tutto questo abbiamo supposto che l'angolo di con-
archi AB, Ab c i loro seni BC, be diventano, da ultimo, tatto non fosse né infinitamente maggiore né infinitamente
uguali alle corde AB, Ab, anche i loro quadrati saranno da minore degli angoli di contatto racchiusi fra i cerchi e le
ultimo come le sottendcnti BD, bd. pmprie tangenti; ossia, che la curvatura nel punto A non
Corol. 2. I quadrati dei medesimi, da ultimo, sono pro- fosse né infmitamentc grande né infinitamente piccola, e
porzionali anche alle saette~ degli archi, le quali bisecano l'intervallo A] fosse di grandezza finita. DB, infatti, può
essere presa proporzionale ad AD3 : nel qual caso nessun
l Pe-r quanto v~rrà detto in séguito ricordiamo che: il scnovcrso di un arco cerchio può essere condotto attran·rso il punto A, tra la
a. è la misura rispetto al raggio della saètta d<'!!' arco Zr.t;, ossia vale t - cos r.t;, tangente AD e la curva AB, e perciò l'angolo di contatto
1
,,, I'RINC!Pl MATIMATICJ
i' LlliRO PRIMO - SIZIONE J '53

sarà infinitamente più piccolo di quelli circolari. Per lo stesso sempre limiti di somme e ragioni; e la forza di tali dimostra-
ragionamento, se DB diventa successivamente proporzionale zioni si richiamerà sempre al metodo dei lemmi precedenti.
ad AD•, AD5, AD 6 , AD 7 , ecc., si avrà una serie di angoli di Si obietta che non esiste l'ultimo rapporto di quantità
contatto procedente all'infmito, dei quali il successivo è infi- evanescenti, in quanto esso, prima che le quantità siano
nitamente più piccolo del precedente. E se DB diventa sYanite non è l'ultimo, e allorché sono svanite non c'è affatto.
successivamente proporzionale ad AD2, AD3!2, AD•I3, AJ)514, fila con lo stesso ragionamento si può giustamente sostenere
AD61s, AD 716, ecc., si avrà un'altra serie infinita dì angoli che non esiste la velocità ultima di un corpo che giunga in
di contatto, dei quali il primo è dello stesso genere di quelli un certo luogo, dove il moto finisce. La velocità, infatti,
circolari, il secondo infinitamente maggiore, e ciascuno suc- prima che un corpo giunga nel luogo non è l'ultima, e quando
cessivo infinitamente maggiore del precedente. ~la anche tra vi giunge non c'è. La risposta è facile: per velocità ultima si
due qualsiasi di questi angoli di contatto si può interporre intende quella con la quale il corpo si muove, non prima
una serie di angoli intermedi procedenti da entrambe le parti di giungere al luogo ultimo nel quale il moto cessa, né
all'infinito, dei quali quello che viene dopo sarà infinitamente ' dopo, ma proprio nel momento in cui vi giunge: ossia, quella
maggiore o minore del precedente. Come se fra i termini ,,' stessa velocità con la quale il corpo giunge al luogo ultimo
AD 2 e ADl venisse inserita la serie ADL3fG, ADllfs, AD914, c con la quale il moto cessa. Similmente, per ultime ragioni
AD 7!1, AD>/2, ADS!J, ADu/4, AD141s, AD 1716, ecc. E di nuovo delle quantità evanescenti si deve intendere il rapporto delle
fra due angoli qualsiasi di questa serie può venire inserita quantità non prima di diventare nulle e non dopo, ma quello
una nuova serie di angoli intermedi differenti fra loro per col quale si annullano. Parimenti, anche la prima ragione
intervalli infiniti. Né si conosce limite alla natura. delle quantità nascenti è il rapporto col quale nascono. E
Le cose che sono state dimostrate circa le lince curve e le
superfici in esse comprese, si applicano facilmente anche alle
l~l la prima e ultima somma è quella con cui iniziano e cessano
eli essere (ossia di essere aumentate o di essere diminuite).

''·
superfici curve e ai volumi dci solidi. In verità ho premesso Esiste un limite che la velocità alla fine del moto può ragw
questi lemmi per sfuggire alla noia di dedurre, secondo
l'usanza dei vecchi geometri, lunghe dimostrazioni per assurdo.
l giungere ma non superare. Questa è l'ultima velocità. E un
identico limite è il rapporto di tutte le quantità e proporw
Col metodo degli indivisibili le dimostrazioni sono rese più l'
,l,, zioni incipienti ed evanescenti. E poiché questo limite è
bre..-i. Ma poich6 l'ipotesi degli indi visibili è ardua, e poich6 .; certo e definito, il problema di determinarlo è veramente
\,
quel metodo è stimato meno geometrico, ho preferito ridurre l geometrico. In quanto, tutto ciò che è geometrico può essere
le dimostrazioni delle cose seguenti alle prime e ultime somme ,, assunto legittimamente per determinare e dimostrare gli altri
e ragioni di quantità evanescenti e nascenti, ossia ai limiti problemi geometrici.
delle somme e ragioni, e premettere, perciò, il più brevew Si può anche obiettare che se vengono date le ultime
mente possibile, le dimostrazioni di quei limiti. Questo stesso, ragioni delle quantità evanescenti, saranno date anche le
infatti, viene fatto anche col metodo degli indivisibili; ed ultime grandezze, e in tal modo ogni quantità sarà costituita
essendo stati dimostrati i principi, li possiamo già usare in da indivisibili, contro quanto Euclide 4 dimostrò circa gli
modo piit sicuro. Perciò, se nel séguito mi capiterà di conw
siderare le quantità come costituite da particelle determi- • Nacque in Alessandria e fiori intorno al 300 a. C., insegnando ma-
tematica dalla cattedra del Museo.
nate, o mi capiterà di prendere segmenti curvilinei come Sembra che Euclide ndlo scrivere gli E/~memli si sia proposto di met-
retti, vorrò significare non particelle indivisibili ma divisibili
evanescenti, non somme e ragioni di parti determinate, ma j tere ordin" nella moltìiuùine della produzione matematica alessandrina.
Lo studio delle matematiche infatti presentaYa difficoltà insuperabili -

l
,( '
'
>
PRINCIPI MATEMATICI

incommensurabili nel decimo libro degli Elementi. Questa


obiezione, però, si basa su una falsa ipotesi. Le ultime ragioni
con cui quelle quantità si annullano non sono in realtà le
ragioni delle ultime quantità, ma i limiti ai quali le ragioni l
delle quantità decrescenti si avvicinano sempre, illimitata- '·
mente, e ai quali si possono avvicinare per più ùi qualunque SEZIOl\"E II.
differenza data, e che, però, non possono mai superare, né
toccare prima che le quantità siano diminuite all'infinito. RICERCA DELLE FORZE CENTRIPETE
La cosa si capisce più chiaramente nell'infmitamente grande.
Se due quantità, delle quali è data la dif-ferenza, vengono
aumentate all'infinito, sarà data la loro ultima ragione,
soprattutto la ragione di eguaglianza, c, tuttavia, non sa-
ranno date le quantità ultime o massime delle quali questa PROPOSIZIONE l. TEOREMA l.
è la ragione. Nel séguito, dunque, allorché per essere capito Le aree che i corpi mot,mt-i descrt'vono, con i raggi condotti
facilmente, menzionerò le quantità minime o evanescenti o t•erso il centro immobile delle forze, giadono sugli stessi piani
ultime, non bisognerà supporre che si tratti di quantità di e sono proporzionali ai tempi.
determinata grandezza, ma bisognerà pensare sempre a quan-
tità che diminuiscono illimitatamente. n tempo sia diviso in parti uguali e durante la prima
parte di tempo il corpo, per la forza insita, descriva la retta
.-lE. Durante la seconda parte di tempo, se nulla lo impe-
forse a causa ùeJla molteplicità. dei linguaggi -e perciò si rendeva neces-
sario ordinare tutte le conuscen;r.c di cui allora si ùi9poneva secondo un disse, proseguirebbe rettilincarmente (per la prima legge)
metodo per cui tali cunoscenze venissero {'Sposte dai primi principi fino verso c, descrivendo la linea Be, uguale alla AB; tanto che,
alle acqui~izioni più alte.
•undotti i raggi AS, ES, eS verso il centro, le aree ASB,
Gli E/eme11li si compongono di 15 libri, ma gli ultimi due non sono
di Euclide. Que5t'opcra conosciutissima dagli Arabi, fu introdotta in HSc risulteranno uguali. 1\-Ia allorché il corpo giunge in B,
Europa nel ùodicc5imo secolo; le prime traduzioni latine erano però fatte la forza centripeta agirà con un impulso unico ma grande,
dall'arabo. S<.ltanto dopo la caduta dell'Impero d'Oriente ad opera dei
e farà si che il corpo devii dalla retta Be e prosegua lungo
Turchi, le traduzioni latine vennero fatte direttamente dall'originale greco.
e l'opera cominciò ad avere un'amplissima diffusione entrando come testo la retta BC. Si conduca cC, parallela alla BS, che incontra
nell'ins.-gnamento scolastico. Gli Elemtmli si possono wnsiderare come BC in C; una volta completata la seconda parte di tempo,
costituiti da quattro parti. La prima comprende i libri dal I al VI e
il corpo (per il corol. I delle leggi) sarà trovato in C, sullo
contiene la dimostrazione t!ellc proprietà delle ligure piane, la teoria delle
proporzioni in genemle (V), l'applicaùme di questa teoria alle ligure piane. stesso piano del triangolo A.SB, Si congiunga SC: il triangolo
La sccon(hl parte, che comprende i libri VfJ, VIII e IX, si è soliti chia· SUC a causa delle parallele SB, Cc, sarà uguale al trian-
mn.rla aritmoltca, in quanto csponl' la teoria llL"lle proprietà generali dei
golo SBc, c perciò stesso, anche al triangolo SAB. Per lo
numeri. La terza parte, libro X, contiene la teoria delle quantità incom-
meu~urabili. Lo. quarta parte, che comprende i libri restanti, tratta dei stesso argomento, se la forza centripeta agisce successiva-
piani e d~i solidi e ~·i è wntenuta l'esposiziuue dd .Metodo di Mauslione, mente su C, D, E, ecc., facendo sì che il corpo descriva nelle
che cou la t\'orio. ùdle propurzioui co~tituisce la parte piil interes~ante
di tutta l'opera. Eudiùe scrisse anwra un libro sull'analisi geometrica
singole particelle di tempo le rette CD, DE, EF, ecc., tutte
intitolato Dali, e un altro, I'lieliOIII<""'· che è la raccolta e l"e~pnsizioue queste giaceranno sul medesimo piano; e il triangolo SCD
ùei fenomeni astronomici causati dal moto ùella sfera celeste. Gli venguno sarà uguale al triangolo SBC, SDE a SCD, ed SEF a SDE.
inoltre attribuiti due la~·ori r<·lativi allo studio matematico dci fenomeni
luminosi, 1"01/im e la Catollrica.
Dunque, in tempi uguali descri\"erà aree uguali su un piano

l
,,, PRII-:ClPI MATEMATICI LIBRO PRIMO " SEZIONE Il '57

immobile: e, per composizioc.e, le somme delle aree qual- B, C, D, E è proporzionale alle basi AB, BC, CD, DEi, EF
siasi SADS, SAFS staranno fra loro come i tempi impie- dei triangoli uguali; e queste basi sono inversamente propor-
gati a descriverle. Si aumenti, ora, il numero dei triangoli zionali alle perpendicolari condotte sulle stesse.
e se ne diminuisca all'infinito la larghezza: il loro perime- Corol. 2. Se le corde AB, BC di due archi descritti suc-
cessivamente dal medesimo corpo in tempi uguali e in spazi
privi di resistenza, vengono completate nel parallelogramma
ARCV, e la diagonale BV di questo, nella posizione che da
ullimo ha, allorché quegli archi vengono diminuiti all'infinito,
l! prolungata da entrambe le parti, essa passerà per il centro
delle forze.
Corvi. 3. Se le corde AB, BC e DE, EF di archi descritti
m tempi uguali e in spazi privi di resistenza, vengono com-
pletate nei parallelogrammi ABCV, DEFZ, le forze in B
ed E, ave questi archi diminuiscano all'infinito, stanno mu-
tuamcnte nell'ultima ragione delle diagonali BV, EZ. In-
fatti i moti BC ed EF del corpo vengono composti (per
il corol. I delle leggi) dai moti Be, BV ed Ef, EZ; ma le
diagonali BV ed EZ, uguali a Cc e Ff, erano generate, nella
dimostrazione di questa proposizione, dagli impulsi della
forza centripeta in B ed E: esse, perciò, sono proporzionali
a questi impulsi.
Coro!. 4· Le forze per effetto delle quali corpi qualsiasi,
m spazi non resistenti, vengono ritratti dai moti rettilinei
e deviati in orbite curve, stanno fra di loro come le saette
s degli archi descritti in tempi uguali, le quali convergono
verso il centro delle forze e, ave quegli archi diminuiscano
tra ADF (per il corol. 4 del lemma III) sarà una linea curva; all'infmito, bisecano le corde. Quelle saette, infatti, stanno
perciò la forza centripeta per effetto della quale il corpo è come la metà delle diagonali, delle quali trattammo nel
deviato costantemente dalla tangente a questa curva, agi- corollario terzo.
sce continuamente, e le qualsiasi aree descritte SADS, SAFS, Corol . .'j. Perciò quelle forze stanno alla forza centripeta
sempre proporzionali ai tempi impiegati per descriverle, sa- come quelle saette stanno alle saette perpendicolari degli
ranno anche in questo caso proporzionali agli stessi tempi archi parabolici, descritti dai proiettili nello stesso tempo.
- C.V.D. Coro!. 6. Le mcd<>sinw cose si ottengono, per il corol. 5
Corol. I. La velocità di un corpo attratto in uno spazio delle leg~:,ri, quando i piani, sui quali i corpi sono mossi
privo di resistenza verso un centro immobile, è inversamente insieme ai cenlri dt>llc forze sile su quegli stessi piani, non
proporzionale alla perpendicolare condotta da quel centro sulla giaciano in quiete, ma si muovano di moto rettilineo uni-
tangente rettilinea all'orbita. Infatti, la velocità nei luoghi A, forme.
LlBRO PRIMO • SEZIONE Il
PIIINçJpJ MATEMATJçJ '59
i e per la legge II), ossia, second11 la linea BS; e nel luogo C
PROPOSIZIOXE li. TEORE?YIA II. secondo la linea parallela a dD, ossia, secondo la linea SC,
Ogni corpo che si muove lungo una qtwlche linea curva ccc. Agisce, dnnque, sempre secondo linee che tendono verso
descr·itla Si$ ttn piano, e, con il raggio cottdotto verso 1m punto il punto immobile S. - C.V.D.
o immobile o che st· muove di moto rettilineo uniforme, descrive laso 2. Per il corollario quinto delle leggi, è identico che
intomo a quel punto aree proporzioMli ai ft~mpi, è spinto la superficie sulla quale il corpo descrive la figura curvilinea
da una forza centripeta che tende al medesimo punto. é'ia in riposo o si muova di' moto rettilineo uniforme insieme
al corpo, alla figura descritta e al suo punto S.
Caso I. Infatti, ogni corpo che si muove lungo una linea Corol. r. In spazi o mezzi non re:;istenti, :;e le arce non
curva, viene deviato dalla direzione rettilinea per effetto di sono proporzionali ai tempi, le forze non tendono al punto
di incontro dei raggi, ma si allontanano, conseguentemente,
(~--
/'
' verso la parte nella cui direzione il moto si effettua, se la
/ ,' descrizione delle arce viene accelerata, e verso la parte
F ..' ''
____
,, opposta, se ritardata.
:·---- '' ' ' '
'' ' ' Coro!. 2. Anche nei mezzi resistenti, se la descrizione
' '
·z~~.;-t·-- delle aree viene accelerata, le direzioni delle forze si allon-
, '
' ' tanano dal pnnto di incontro dci raggi verso la parte lungo
: '' ' ' '
' '' ' ' la quale il moto avviene.
'' '
''
/ '
':'
' '
'' ' '
' '
! '' / ' '' Scouo.
!' '' ' ' '''
' '' ' ' l
' Un corpo può essere spinto da una forza centripeta
'' ' costituita da più forze. In questo caso il senso della propo-
sizione è che la forza, che risulta costituita da tutte le altre,
, ·B tende- verso il punto S. Inoltre, se una forza qualsiasi opera
;.---·. ....
]<''
__
'' continu;J.mentc secondo una linea perpendicolare alla super-
rìrie descritta, essa farà sì che il corpo venga deviato
riai piano del proprio moto. 1\Ia essa non aumenterà né
diminuirà la quantità di superftcie descritta; per la qual
to:;a dcvt.' essere trascurata, ndlo studio della composizione
dc·llc forze.

Pwwo:-;rz1o:-:E III. TEORDIA III.


una certa forza operante sullo stesso (per la legge I). E
quella forza, per effetto della quale il corpo è deviato dal Ogni corpu che, CO!I il ragr;io condotto verso il centro di

moto rettilineo ed è costretto a descrivere i triangoli mi- 1/Jt altro corpo connmquc 1JW->so, descrive intorno a quel centro
nimi uguali 5iA.B, SBC, SCD, ecc., intorno al punto im- <lree propor~·ionali ai tonpi, J spi!!lo da una for:;:a cnmposla
mobile 5 in tempi uguali, agisce nel luogo B secondo una della /ur.:a ccnfripel<~ cht~ tende urso qud secondo COJ'po, e di
linea parallela a cC (per la prop. XL, libro I degli Elementi, tut/c le forze accdcr,Tfrici dalle quali il secondo corpo è spinto.
160 PRINCIPI MATEMATICI

Sia un primo corpo L e un secondo corpo T: allora (per


il corol. 6 delle leggi) se con una nuova forza, uguale e con-
traria a quella dalla quale il secondo corpo T è spinto, si
spingono entrambi i corpi secondo linee parallele, il primo
corpo L continuerà a descrivere intorno al secondo corpo T
le medesime, precedenti aree. E la forza, dalla quale il se-
condo corpo T era spinto, sarà ora distrutta dalla forza ad
essa uguale e contraria. Per la qual cosa (legge I), il secondo
corpo T, ora abbandonato a sé stesso, o giacerà in quiete
o si muoverà di moto rettilineo uniforme: e il primo corpo L,
spinto dalla differenza delle forze, ossia, spinto dalla forza
residua, continuerà a descrivere aree proporzionali ai tempi
intorno al secondo corpo T. Dunque (per il teorema II) la
differenza delle forze tende verso il secondo corpo T come
ad un centro. - C.V.D.
Corol. I. Perciò se il corpo L, con il raggio condotto
verso il secondo corpo T, descrive aree proporzionali ai
tempi, e dalla forza globale (sia semplice sia composta di
più forze, per il secondo corollario delle leggi), che spinge
il primo corpo L, viene sottratta (per lo stesso corollario
delle leggi) tutta la forza acceleratrice, che spinge il secondo
corpo, allora tutta la forza restante, che spinge il primo
corpo, tenderà verso il secondo corpo T come ad un centro.
Corol. 2. E se quelle aree sono rigorosamente propor-
zionali ai tempi, la forza residua tenderà ad avvicinàrsi
il più possibile al secondo corpo T.
Corol. J. Viceversa, se la forza residua tende ad avvi-
cinarsi il più possibile al secondo corpo T, le aree saranno
rigorosamente proporzionali ai tempi.
Corol. 4· Se il corpo L, con il raggio condotto verso il
secondo corpo T. descrive aree che confrontate con i tempi
sono molto diseguali, e se il secondo corpo T o giace in
quiete o si muove di moto rettilineo uniforme, allora l'azione :'\cwtou. iu uu 'iucisioue di j ohu H. Lips ( xnS)
della forza centripeta che tende verso il corpo T è nulla,
o si mescola e si compone con le azioni oltremodo potenti
delle altre forze; e la forza totale risultante da tutte, se le
forze sono numerose, viene diretta verso un altro centro
(immobile o mobile). Lo stesso si ottiene, ove il secondo
LIBRO PRIMO ~ SEZIONE I!

corpo sia mosso di qualunque moto, purché si consideri forza


centripeta quella che resta dopo la sottrazione della forza
totale agente sul secondo corpo T.

Scouo.
Poiché il descrivere uniformemente le aree è indice di
un centro al quale tende quella forza dalla quale un corpo
è massimamente affetto, e per effetto della qu::ùe viene de-
viato dal moto rettilineo ed è trattenuto nella sua orbita,
perché non comiderare nel séguito questa desctizione uni-
forme delle aree come indice di un centro, intorno al quale
si effettua ogni moto circolare negli spazi liberi?

PROPOSIZIONE lV. TEOREMA !V.


Le forze centripete dei corpi, che descrivono cerchi diversi
con moto uniforme, tendono ai centri dei medesimi cerchi, e
stanno fra loro come i qttadrati degli archi descritti in tempi
uguali divisi per i raggi dei cerchi.
Queste forze tendono ai centri dei cerchi per la prop. II
e il corol. 2 della prop. I, e stanno fra loro come i seni versi
degli archi minimi descritti in tempi uguali (per il corol. 4
della prop. I); ossia (per il lemma VII) come i quadrati degli
stessi archi divisi per i diametri dei cerchi. Per la qual cosa,
poiché questi archi stanno come gli archi descritti in tempi
qualsiasi uguali, e i diametri stanno come i raggi dei mede-
simi, le forze saranno proporzionali ai quadrati eli archi
qualsiasi descritti in tempi uguali divisi per i raggi dei cerchi.
- C.V.D.
Corol. I. Poiché quegli archi stanno come le velocità
dci corpi, le forze centripete staranno nella ragione composta
dci quadrati delle velocità direttamente, e nella ragione
semplice dei raggi inversamente 1 ,

1 In questo corollario si afferma che le forze centripete sono diret-


tamente proporzionali ai quadrati delle yeJocità e inversamente propor-
~iona\i ai raggi.

II, N~WTO!<,
,,, PRINCIPI MATEMATICI
t1 LlliRO PRIMO - SIZ!ONE H
1
Coro!. 2. E poiché i tempi periodici stanno nella ragione
composta dci raggi, direttamente, e della velocità inversa- Scouo.
mente, le forze centripete stanno nella ragione composta dei Il caso del corollario sesto è proprio dei fenomeni celesti
raggi direttamente e dei quadrati dei tempi periodici, in- (•·ome anche conclusero, ciascuno per proprio conto, i nostri
versamente. \\'rc·n, Hooke 2 e Halley), per conseguenza ho stabilito di
Coro!. 3· Per cui, se i tempi periodici sono uguali e, per ec;porrc ampiamente, nel séguito, ciò che è pertinente alla
conseguenza, le velocità stanno come i raggi, anche le forze forza centripeta che decresce in proporzione al quadrato
centripete staranno come i raggi: e viceversa. dt"IIP distanze dai centri. Inoltre, dalla proposizione prece-
Corol. 4· Se i tempi periodici e le velocità sono propor- dente c dai suoi corollari si può ricavare anche il rapporto
zionali alla radice quadrata dei raggi, le forze centripete e,;istentc tra la forza centripeta e un'altra qualsiasi forza
saranno fra loro uguali: c viceversa. nota, quale la gravità. Infatti, se un corpo ruota lungo un
Coro!. 5· Se i tempi periodici stanno come i raggi e, per cerchio concentrico alla terra per la forza della sua gravità,
conseguenza, le velocità sono uguali, le forze centripete questa gravità è la forza centripeta dello stesso. Inoltre,
saranno inversamente proporzionali ai raggi: e viceversa. dalla caJuta dei gravi, per il corollario 9 di questa propo-
Corul. 6. Se i tempi periodici sono in ragione della po- sizione, si conosce il tempo di un'intera rivoluzione e l'arco
tenza 3 / 2 dei raggi e, per conseguenza, le velocità inversa- descritto in un qualsiasi tempo dato. E con tali proposizioni,
mente proporzionali alla radice quadrata dei raggi, le forze Huygens, ncl suo esimio trattato De H orologio Oscillatorio 3
centripete saranno inversamente proporzionali ai quadrati ha confrontato la forza di gravità con le forze centrifughe
dei raggi: c viceversa. dei corpi ruotanti.
Coro!. 7· E in generale, se il tempo periodico sta al rag- Le cose precedenti possono essere dimostrate anche in
gio R come una potenza qualsiasi R", e per conseguenza, questo modo. Si supponga di inscrivere in un cerchio qual-
la velodt.i è inversamente proporzionale alla potenza R"-1 siasi un poligono, non importa di quanti lati. Se un corpo
del raggio, la forza centripeta sarà inversamente proporzio- che si muove lungo i lati del poligono con una velocità asse-
nale alla potenza R2>>-l dd raggio: e Yiceversa. gnata viene riflettuto dal cerchio ai singoli angoli del poli-
Coro!. 8. Tutte queste cose circa i tempi, le velocità e le gono, la forza, per effetto della quale ad ogni singola rifles-
forze, con i quali i corpi descrivono parti simili di figure sione urta ncl cerchio, starà come la sua velocità: e perciò
simili qualsiasi, e che hanno i centri posti similmente in la somma delle forze in un dato tempo starà come il pro-
quelle figure, conseguono dalla dimostrazione dei casi prece-
denti applicata a questi. Si applica sostituendo l'uniforme 1
l{olll'rt Hookr nacque nel 1635· Studiò a WestminstL•r. ~el 16.;3
descrizione delle aree al moto uniforme, e assumendo, in \'Ili n) né'\ "Chri<t Church' di Oxford. Divenne assistente <li Rnyle " pare
luogo dei raggi, le distanze dei corpi dal centro. d"· sia <li 1-!nokc la costru:dnnc della pompa pn(•umatica attribuita al
pnmo. :-id Jf>Ul la " Royal Sodcty" lo nominò curatore degli esperimenti.
Coro!. 9· Dalla stessa dimostrazione segue anche che l li venne professore eli geometria nel , Grc~ham College"· Hooke fu indub-
l'arco, che un corpo descrive a causa di una data forza cen- hianwntc uno degli u<,mini }Jiù intelligenti del suo tempo. SOl la costan7.a
e l'<•rùinc delle ricerche fossero state pari alla sua intelligcnza egli sarebbe
tripeta, ruotando uniformemente in un tempo qualsiasi, è otato il pil! lanl%0 uumo dd ~Il<! tempo. Intuì c anticip0 quasi tutte le
medio proporzionale fra il diametro del cerchio e la discesa mag_c:iori scoperte dell'epoca. Pt'r i su,oi rapporti con :\cwton cfr. 111 /ro-
che il corpo compie cadendo per effetto della medesima di<;w,e. La sua opera mnggiorc è la ,lficmgr<lf>hi<l. }\or! nd 170].
' Ope-ra di Christiaan Huygens da rwn confondere con l'Horologi 11 m
forza data e nello stesso tempo. dd Il>50'.
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO ~ SEZIO~ II

dotto della sua velocità per il numero delle riflessioni: ossia samcnte proporzionali alle velocità del corpo nei punti P
(per un poligono di specie data), come la lunghezza dc- e Q; perciò, per costruzione, direttamente proporzionali alle
scritta in quel dato tempo, aumentata o diminuita in ra- perpendicolari AP, BQ, ossia proporzionali alle perpendicolari
gione della medesima lunghezza rispetto al raggio del cerchio abbassate dal punto D verso le tangenti. Da ciò si ricava
detto; ossia, come il quadrato di quella lunghezza diviso per facilmente che i punti S, D, T sono allineati sulla stessa
il raggio; perciò, se il poligono, essendo la lunghezza dei lati retta. E per il medesimo argomento anche i punti 5, E, V
diminuita all'infìnito, coinciderà con il cerchio, starà come sono allineati sulla stessa retta; per conseguenza il centro S
il quadrato dell'arco descritto in un dato tempo diviso si trova nel punto d'incontro delle rette TD, VE.
per il raggio. Questa è la forza centrifuga per effetto della
quale un corpo preme contro il cerchio, e ad essa è uguale PROPOSIZIONE VI. TEOREMA V.
la forza contraria, per effetto della quale il cerchio continua-
mente respinge il corpo verso il centro. Se in 1mo spazio non -resistente, un corpo -ruota secondo
un'orbita qttaltmqtu attorno ad un cent-ro immobile, in modo
PROPOSIZIONE V. PROBLEMA !. che in un tempo estremamente piccolo, descriva un qualsiasi
arco nascente, e se si suppone di condurt'e la saetta dell'arco
Essendo data, in luoghi qualsiasi, la velocità con la qltale che bisechi la corda, saetta che, prolungata, passa per il cen-
un corpo descrive una data figura per mezzo di forze che ten- tro delle forze, allora la forza centripeta, nel punto di mezzo
dono ad un qualche comune centro, trovare quel centro. dell'arco, sarà direttamente proporzionale alla saetta e inver-
Le tre rette PT, TQV, VR, che si incontrano in T e V, samente proporzionale al quadrato del tempo.
tocchino la figura descritta nei punti P, Q, R. Siano innal- Infatti la saetta è, in un dato tempo, proporzionale alla
zate le PA, QB, RC forza (per il corol. 4 della pro p. I), e aumentando il tempo
R V perpendicolari alle tan- secondo una ragione qualsiasi, a causa dell'arco aumentato
genti e inversamente secondo la medesima ragione, la saetta viene aumentata se-
proporzionali alle ve-
condo il quadrato di quella ragione (per i corali. 2 e 3
locità del corpo in quei
del lemma XI) e perciò è proporzionale alla forza e al qua-
B punti P, Q, R, dai
drato del tempo. Si dividano entrambi i membri per il qua-
s Q quali sono innalzate;
drato del tempo, la forza sarà direttamente proporzionale
ossia, in modo tale che
alla saetta e inversamente proporzionale al quadrato del
-,-~~:':;;;~:::~J
~
PA stia a QB come la
velocità in Q sta alla
tempo. - C.V.D.
P T velocità in P, e QB La medesima cosa viene dimostrata facilmente anche per
stia a RC come la ve- mezzo dd corollario 4 del lemma X.
locità in R sta alla velocità in Q. Attraverso le estremità A, Coro!. I. Se il corpo P ruotando intorno al centro S
B, C delle perpendicolari agli angoli retti si conducano A D, do;;scrive la linea curva APQ, e se la retta ZPR tocca quella
DBE, EC che si incontrano in D ed E. Tirate le TD, VE curva in un punto qualsiasi P, e da un altro punto qual-
queste si incontreranno nel centro ricercato S. siasi Q si conduce verso la tangente alla curva la QR paral-
Infatti, le perpendicolari abbassate dal centro S verso lela alla distanza SP, e si abbassa la QT perpendicolare alla
le tangenti PT, QT (per il corol. I della prop. I) sono inver- distanza SP, allora la forza centripeta sarà inversamente
,,,
.
proporziOna
PRINCIPI MATEMATICI

le a l so!"d
t o
x QTZ , se d.1 qne l su!"d
spz OR .
1 o vtene
Il LIBRO PRIMO - SEZIONE 11

quale il qualunque corpo P viene ritratto continuamente


c dal corso rettilineo e trattenuto entro il perimetro di quella
sempre assunta la quantità che da ultimo presenta quando figura, che ruotando descriverà. Ossia: occorre calcolare o il
i punti P e Q si incontrano. Infatti QR è uguale al seno
verso dell'arco doppio di QP, nel cui mezzo è P, e il doppio
solido SP -;R.QP
2
oppure il solido SY2 x PV, inversa-
del triangolo QSP o SP x QT è proporzionale al tempo mente proporzionali a questa forza. Di questo fatto forniremo
col quale questo arco doppio è descritto; perciò può essere c~empi nei problemi successivi.
scritto in luogo del
y tempo. PROPOSIZIONE VII. PROBLEMA Il.

l'
Coro!. 2. Per lo
Un corpo giri lungo la circo"ferenza di un cercht'o: si
stesso ragionamento
ricerca la legge secondo etti la forza centripeta tende verso un
la forza centripeta è
qualmzque ptmlo dato.
inversamente pro-
porzionale al solido
l Sia VQPA la circonferenza del cerchio, S il punto dato,
SY 2 x QPZ .
QR
se in l verso il quale la forza tende come verso il proprio centro, P
v
qualche modo S Y è
una perpendicolare abbassata dal centro delle forze verso la
tangente PR dell'orbita. Infatti i rettangoli SY x QP e
SP x QT sono uguali.
Coro!. 3· Se l'orbita è un cerchio o tocca concentrica-
mente un cerchio, o concentricamente lo seca, ossia contiene
insieme al cerchio l'angolo evanescente di contatto o di
sezione, avendo la medesima curvatura c il medesimo raggio
di curvatura nel punto P, e se PV è la corda di questo
cerchio condotta dal corpo attraverso il centro delle forze,
allora la forza centripeta sarà inversamente proporzionale al
solido SY 2 x PV. Infatti PJ/ è uguale a ~~l .

Coro!. 4· Poste le medesime cose, la forza centripeta è


direttamente proporzionale al quadrato della velocità e in-
versamente proporzionale alla corda detta. Infatti, per il
corol. I della prop. I, la velocità è inversamente proporzio- il corpo che si muove nella circonferenza, Q il luogo più vicino
nale alla perpendicolare SY. in cui si muove, e PRZ la tangente al cerchio nel primo
Corol, s. Di conseguenza, se si dà una qualunque figura punto. Per il punto S si conduca una corda P!", e condotto
curvilinea APQ e in essa viene dato anche il punto 5, verso il diametro rA del cerchio, si congiunga AP; si abbassi
il quale la forza centripeta continuamente si dirige, si può verso SP la perpendicolare QT, sicché, prolungata, incontri
trovare la legge ddla forza centripeta, per effetto della la tangente PR in Z, e infine per il punto Q sì conduca LR,
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE lJ

parallela a SP, in modo che incontri ora il cerchio in L e Corol. 2. La forza per effetto della quale il corpo P ruota
ora la tangente PZ in R. Per i triangoli simili ZQR, ZTP, nel cerchio APTV intorno al centro S delle forze, sta alla
VPA, RP2 ossia QRL, starà a QP. come AV2 starà a PV2. forza, per effetto della quale il medesimo corpo P può ruo-
·l
p ., QRL x PV 2 à . . . . tare nel medesimo cerchio e nel medesimo tempo periodico
ercm ]/l sar uguale a QP.. St moltiplichino que-
' intorno ad un altro qualsiasi centro R delle forze, come
A
sl e eguagli anze per Q . 'denti. p e Q
SP' e sut. punti. comc1 RP2 x SP sta al cubo della retta SG, che viene condotta
. scnva
Sl
. PV <al posto Rdi RL . s·1 avra. SP' x PV' uguale dal primo centro S delle forze verso la tangente PG del-
SP2 x QP AV2 l'orbita ed è parallela alla distanza del corpo dal secondo
a QR . Dunque (per i corollari I e 5 della centro delle forze.
l Infatti per la costruzione di questa proposizione, la
prop. VI) la forza centripeta è inversamente proporzionale
SP 2 x PV 3 prima forza sta alla seconda forza come RPZ X PTl sta
a A V1 ; ossia (in quanto AV2 è costante} è inver- Il' çp3 x PV3
a SF2 X PVJ, cioè come SP x RP2 sta a L pp
11
samente proporzionale al quadrato della distanza SP mol-
tiplicata per il cubo della corda PV. ossia, per i triangoli simili PSG, TPV, a SG 3•
Corol. 3· La forza, per effetto della quale il corpo P

LA MEDESIMA COSA IN MODO DIVERSO. t :


gira in una qualunque orbita intorno al centro S delle forze,
sta alla forza, per effetto della quale il medesimo corpo P
può girare nella medesima orbita e nello stesso tempo pe-
Abbassata la perpendicolare SY verso il prolungamento
riodico intorno ad un qualunque altro centro R delle forze,
della tangente PR, per i triangoli simili SYP, VPA, AV
come SP x RPz, rappresentato dalla distanza del corpo dal
starà a PV come SP sta
primo centro S delle forze e dal quadrato della sua distanza
SY ., SP x PV dal secondo centro R delle forze, sta al cubo della retta SG,
R p a :perno AV
la quale è tirata dal primo centro 5 delle forze verso la tan-
SP 2 x PV 3 gente all'orbita PG, ed è parallela alla distanza RP del corpo
èugualeaSYe AV2
dal secondo centro delle forze. Infatti le forze in questa
è uguale a SY2 x PV. orbita nel punto qualsiasi P sono identiche a quelle di un
Per ]a qual cosa la forza cerchio con la medesima curvatura.
centripeta (per i corali. 3
e 5 della prop. VI) è in- PROPOSIZIO!'<E VIII. PROBLEMA III.
versamente proporzionale
SP2 x Ptn Un corpo si nuwva lungo il semicerchio PQA: si ricerca
a ossia, essendo A V costante, inversamente la legge della forza centripeta atta ad ottenere questo effetto
A V' quando tale forza te11d.t verso un punto S tanto lontano clte
proporzionale a SP2 x PP.
f1ttfe le linee PS, RS condotte verso tale punto possano essere
Corol. I. Di conseguenza, se il punto dato S, verso il
considerate parallele.
quale la forza centripeta tende continuamente, viene collo-
cato nella circonferenza di questo cerchio, poniamo in V, Dal centro C dd semicerchio si conduca il semicliametro
la forza centripeta sarà inversamente proporzionale alla CA che taglia le parallele perpendicolarmente in M e N,
quinta potenza dell'altezza SP. e si congiunga CP. Per i triangoli simili CPM, PZT, e RZQ,
170 PRINCIPI M~TEMATICI \ LIBRO l'RIMO - SEZIOKE. Il
'7'
CP2 sta a PM2 come PR 2 sta a QP, e per la natura del QT QT'
cerchio PR 2 è uguale a rettangolo QR x (RN + QN) o, QR , e QR sta come QT, ossia (a causa della figura
coincidendo i punti P e Q, a rettangolo QR x zPAf. data nella sua specie), come SP. Si muti ora in qualche modo
Dunque CP 2 sta a PM2 come QR x 2PM sta a QP, e perciò l'angolo PSQ, anche la retta QR, che sottende l'angolo di
QP , zPJ.f3 contatto QPR (per il lemma XI), muterà in ragione del
p QR e uguale CP 2 ,
QT'
QP x SP 2 quadrato della stessa PR o QT. QR rimarrà dunque
e QR è uguaR
QT 2 x SP 2
:zPJ/ 3
x SP 2 come prima, ossia come SP. Per la qual cosa -'-'-;-;~'--
le a QR

A
N M c La forza centripeta,
dunque, è (per i co-
rollari I 5 della
'
s 5 prop. VI) in versaR
mente proporzionale a
zP.1f 3 x SP 2
----
cpz ossta (trascurato il rapporto determinato
2SP 2 ,
cpz ) e inversamente proporzionale a P1lf3.
La medesima cosa si ricava facilmente anche dalla proR sta come SPl, quindi (per i coroll. I e 5 della prop. VI) la
posizione precedente. forza centripeta è inversamente proporzionale al cubo della
distanza SP.
Scouo.
Con un argomento non molto diverso si trova che if LA MEDESIMA COSA IN MODO DIVERSO.
corpo viene mosso lungo un'ellisse, o anche lungo un'iper-
bole o una parabola, da una forza centripeta, la quale è inR La perpendicolare SY abbassata verso la tangente e la
versamente proporzionale al cubo dell'ordinata tendente corùa PV del cerchio che taglia concentricamente la spirale
ad un centro di forze lontanissimo. stanno all'altezza SP in un dato rapporto; perciò SPl sta
come SY 2 x PV, ossia {per i corali. 3 e 5 della prop. VI)
PROPOSIZIONE IX. PROBLE;).IA IV. è inversamente proporzionale alla forza centripeta.
Un corpo giri lungo la spirale PQS che taglia tutti i raggi
LE~!M:\ XII.
SP, SQ, ecr:., secondo un angolo dato: si ricerca la legge della
forza centripeta che fende al ce1ztro della spirale. Tutti i parallelogrammi descrirti intorno a due diametri
coniugati qualsiasi di una data ellisse o di un'iperbole sono
Dato un angolo PSQ indefinitamente piccolo; allora, in
uguali fra loro.
quanto tutti gli angoli sono dati, anche la figura SPRQT
sarà data nella sua specie. Viene data dunque la relazione Consta dalle coniche.
PRINCIPI MATEM.~TICI LIBRO PRIMO - SEZIONE l i I/J

2BC 2 X CA 2
PROPOSIZIONE X. PROBLEMA V. forza centripeta è inversamente proporzionale a PC
Un corpo giri lungo un'ellisse: si ricerca la legge della ossia (poiché 2BC 2 x CA 2 è dato) è inversamente propor-
forza centripeta che fe·t~de al centro dell'ellisse.
Siano CA, CB i semiassi dell'ellisse, GP, DK i diametri
zionale a ;C ; ossia, è direttamente proporzionale alla di-
stanza PC.
coniugati, PF, QT le perpendicolari ai diametri, Qv l'ardi-

LA MEDESIMA COSA IN MODO DIVERSO.

Sulla retta PG, dall'altra parte del punto T, si prenda


il punto -u tale che Tu sia uguale a Tv; si prenda poi t~ V
che stia a vG come DC 2 sta a PC2 • Poiché, per le coniche,
Qv 2 sta a PvG come DC2 sta a PC2 , Qv2 sarà uguale a Pv x
x t t V. Si aggiunga il rettangolo 1~P X Pv e il quadrato della
corda dell'arco PQ sarà uguale al rettangolo VP X Pv;
perciò il cerchio, che tocca la sezione conica in P e passa
per il punto Q, passa anche per il punto V. I punti P e Q
si incontrino, e il rapporto di uV a vG, che è identico al
rapporto di DC2 a PC 2 , sarà il rapporto di PV a PG o eli
2DC2
PV a 2PC; perciò PV sarà uguale a -----pc . Per conse-

G
v '' guenza, la forza per effetto della quale il corpo P ruota lungo
K
l'ellisse, sarà (per il corol. 3 della prop. VI) inversamente
2
~g
l' 2
' proporzionale a X PF2 , ossia (essendo dato 2DC 2 X
'
nata al diametro GP; se si completa anche il parallelogramma
x PP) è direttamente proporzionale a PC.

l
QvP R (per le coniche), il rettangolo Pv x vG starà a Qv 2
Corol. I. La forza è dunque proporzionale alla distanza
come PC 2 sta a CD 2 e (per i triangoli simili Qt'T, PCF)
del corpo dal centro dell'ellisse: e inversamente, se la forza è
Qv 2 sta a QP come PD sta a PF, e per analoghi rapporti,
proporzionale alla distanza, il corpo si muoverà lungo una
il rettangolo Pv x vG sta a QP come PD sta a CD 2 e PC 2
ellisse che ha come centro il centro delle forze, o lungo un
QT2
a PF 2 , ossia, vG sta a --p:i) come PC 2 sta a
CD 2 x pp
pcz . \ cerchio nel quale l'ellisse può trasformarsi.
Corol, 2. E i tempi periodici delle rivoluzioni compiute
Si scriva QR in luogo di Pv, e (per il lemma XII) BC X CA
lungo tutte le ellissi intorno al centro, saranno uguali. Infatti
in luogo di CD x PF, cosi come (allorché i punti P e Q
coincidono) 2PC in luogo eli vG, e moltiplicati fra di loro 'l quei tempi sono eguali (per i corali. 3 e 8 della prop. IV) in
ellissi identiche, c nelle ellissi che hanno l'asse maggiore in
. . . di . . h QP x pcz è al
gl1 estremi e 1 me SI avra c e QR ugu e a comune sono, gli uni rispetto agli altri, direttamente pro-
2BC 2 x CA 2 porzionali all'area totale dell'ellisse, e inversamente propor-
PC . Dunque (per il corol. 5 della prop. VI) la
zionali alle parti delle aree descritte in tempi uguali; ossia,
PRINCII'l MATEMATICI

sono direttamente proporzionali agli assi minori, c inversa-


' '
mente proporzionali alla velocità dei corpi nei vertici prin-
cipali; ossia, direttamente ri~petto a quegli assi minori e
invt,rsamente rispetto all'ordinata in corrispondenza del me-
desimo punto dell'asse comune; e perciò (a causa della
uguaglianza delle ragioni dirette e di quelle inverse) nella SEZIONE III.
ragione di uguaglianza. IL MOTO DEI CORPI
NELLE SEZIONI CONICHE ECCENTRICHE
SCOLlO.

Se un'ellisse, per l'allontanarsi all'infinito del centro, si


trasforma in parabola, il corpo si muoverà lungo questa
parabola; e la forza, tendente al centro infinitamente distante, PROPOSIZIONE XI. PROBLEMA VI.
diventerà costante. Questo è un teorema di Galilei. E se la
Un corpo r11oti lungo un'ellisse: si richiede la legge della
sezione parabolica del cono (cambiando l'inclinazione del
jor::a centripeta quando tende al fuoco dell'ellisse.
piano che taglia il cono) si trasforma in un'iperbole, il
corpo si muoverà lungo il perimetro di questa, essendosi Sia S il fuoco dell'ellisse. Si conduca SP che taglia in E
mutata la forza centripeta in forza centrifuga. E come nel il diametro DK dell'ellisse e in x l'ordinata Qv, e si completi
cerchio o nell'ellisse, se le forze tendono verso il centro della il parallelogramma QxP R. È manifesto che EP è uguale al
figura posto sull'ascissa, queste forze con l'aumentare o col scmiasse maggiore AC, per cui, condotta dall'altro fuoco
diminuire le ordinate secondo una qualunque ragione data, II dell'ellisse la linea Hl parallela alla EC, per l'ugua-
o anche col cambiare l'angolo di inclinazione delle ordinate glianza di CS, CH, sono uguali anche ES, El, e perciò EP
rispetto all'ascissa, aumenteranno o diminuiranno sempre in o:<1rà uguale alla semisomma di Pl, PS, ossia (perché sono
ragione della distanza dal centro, purché i tempi periodici parallele Hl, PR, e perché sono uguali gli angoli lPR,
rimangano costanti; così anche in tutte le figure, se le ordi- HPZ) alla semisomma delle stesse PS, PH, che prese insieme
nate aumentano o diminuiscono secondo una qualunque ra- sono uguali a tutto l'asse zAC. Si abbassi la perpendicolare
gione data, o tale angolo viene comunque mutato, rima- fJT su SP e detto L il paramdro principale 1 dell'ellisse
nendo costante il tempo periodico, le forze tendenti ad un 2BC 2
(ossia -AC), L x QR starà a L x Pv come QR a Pt•,
centro qualsiasi posto sull'ascissa aumenteranno o diminui-
ranno nelle rispettive ordinate proporzionalmente alle di- ossia, come PE o AC a PC; ed L x Pv starà a GvP come L
stanze dal centro. a Gt': P G;•P a Qt•2 come pcz a cnz. e (per il corol. 2
del lemma VII) Qv~ sta a Qx2 , allorché i punti Q e P

1
Il testo latino pnrta Lntus rectwot prillcipa!$. Ho tradotto questa
(·sprf'ssiunc con 'paramdro principale' perché essa indica la grandcz~a
cho; entra in modo essenziale nell'equazione paramdrica dell'ellisse (e
analogamente delle altre selion.i coniche) determinando le dimensiuni della
curva. Per il caso dell'ellisse tale parametro esprime la lunghezza dcl!a
conia passante p~r un fuoco e IJCrpendicolare all'asse prim:iiJale.

t
PRINCil'l MATEMATICI UBRO PRIMO - SEZIONE III

si congiungono, in un rapporto di uguaglianza; e Qx 2 o Qv 2 corpo dal centro C dell'ellisse, si conduca la CE parallela


sta a QP come EP 2 sta a PF 2 , ossia, come CA 2 sta a PF 2 , alla tangente PR dell'ellisse; la forza, per effetto della quale il
oppure (per il lemma XII) come CD 2 a CB 2• E moltiplicando medesimo corpo P può muoversi intorno ad un punto 5 qual-
tutte queste relazioni, L X QR sta a QP come. AC X L X siasi dell'ellisse, purché CE e PS si inter:;echino in E, sarà pro-
x PC 2 x CD 2,ozCB2 x PC 2 x CD 2 staaPC x Gv x CD 2 X
x CB2, oppure come zPC sta a G·o. l\Ia essendo zPC e Gv
porzionale a ~;: (per il corol. 3 della prop. VII); ossia, se
il punto 5 diviene il fuoco dell'ellisse, allora PE sarà dato
wme reciproco di SP 2•
Con la medesima brevità con la quale riportammo il
quinto problema alla parabola e all'ipcrbole, ora sarebbe
lecito fare lo stesso; ma a causa dell'importanza del problema
c del suo uso nel séguito non sarà inutile confermare gli
altri casi con una dimostrazione.

PROPOSIZIONE XII. PROBLEMA VII.


l. Il corpo si muova lungo un'iperbole: si ricerca la legge
della forza centripeta quando tende al fuoco della fi,g1~ra.
Siano CA, CB i semiassi dell'iperbole; PG, KD altri
diametri coniugati; PF una perpendicolare al diametro KD
G e Qv l'ordinata al diametro GP. Si conduca SP che taglia
K in E il diametro DK, e l'ordinata Qv in x, e si completi il
parallelogramma QRPx. È manifesto che EP è uguale al
scmiasse trasversale AC; per cui, condotta dall'altro fuoco H
uguali quando i punti Q e P si incontrano, anche L x QR ddl'iperbole la linea Hl, parallela a EC, per l'uguaglianza
e QP, a loro proporzionali, si uguagliano. Si moltiplichino di CS, CF! si uguaglieranno anche ES, El; perciò EP è la
SP' semidifferenza di PS, PI, ossia (per le parallele IH, PR e
queste eguaglianze per -Q , L x SP2 sarà uguale a
SP 2 XQP R p~r gli angoli uguali IPR, HPZ) di PS, PH, la differenza
QR . Dunque (per i corali. I e 5 della prop. VI) la delle quali uguaglia tutto l'asse :zA.C. Si abba~si verso SP
forza centripeta è inversamente proporzionale a L x SP2 , la perpendicolare QT. De:tto L il parametro principale del-
2BC2 .
ossia, è inversamente proporzionale al quadrato della distanza l'ipcrbole (ossia ----::le), L x QR starà a L x Pv come
SP.
(JR sta a Pv, o Px a Pv, ossia (per i triangoli simili Pxv,
PEC) come PE a PC, oppure .~C a PC. Anche L x Pv
LA MEDESIMA COSA IN MODO DIVERSO.
starà a Gv x Pv come L a Gv; e (per la natura delle coniche)
Poiché la forza che tende al centro dell'ellisse, per effetto G·1'P sta a Qv 2 come PC 2 sta a CD2; e (per il corol. 2 del
della quale il corpo P può muoversi lungo l'ellisse, è (per il lemma VII) Qt•1 sta in una ragione di uguaglianza con Qxt
corol. I della prop. X) proporzionale alla distanza CP dcl quando i punti Q e P coincidono; e Qx 2 o Qv 2 sta a QP come

l:l. NEWTON.
,,, PRINCIPI M!r.TEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE III
'79
EP 2 sta a PF2 , ossia come c_,p a PP, oppure (per il lemma e 5 della prop. VI) la forza centripeta è inversamente pro-
XII) come CD 2 a CB 2 : e moltiplicando tutte queste quantità porzionale a L X SP2, ossia, è inversamente proporzionale
L x QR sta a QP come AC x L x Pc~ x CD 2 , o 2CB2 x al quadrato della distanza SP.

LA MEDESIMA COSA IN MODO DIVERSO.

Si trovi la forza che tende al centro C dell'iperbole. Essa


sarà proporzionale alla distanza CP. Di conseguenza (per il
corol. 3 della prop. VII) la forza che tende verso il fuoco S
.
sarà proporzwnale a PE'
SP 2 ,
. essendo stata d ata PE ,
oss1a,
z inversamente proporzionale a SP2 •
Nello stesso modo si dimostra che il corpo, una volta
mutata questa forza centripeta nella centrifuga, si muoverà
lungo l'iperbole opposta (coniugata).

LDIMA XIII.

Il parametro di una parabola relativo ad un qualsiasi


vertice è quattro volte la distanza di quel vertice dal fuoco della
figura 2 •
È noto dalle coniche.

2
Vna parabola può venire riferita ad un sistema di assi coordinati
che abbia il centro in un punto qualsiasi P della parabola, cd abbia come
asse delle ascisse la parallela in P all'a.sse principale della parabola, e
K rome """c delle ordino.tc la tangente in tale punto alla curva. Per esempio,
nella figura della prop. XIII, tale sistema di assi coordinati sarà PG
xPC 2 x CD2 a PC x Gv x CD 2 x CB2, o come 2PC a Gv. Ma (ascis<a) e P.~! (ordinata). La teoria de'Ile con.iche insegna che, con questo
quando i punti P e Q coincidono 2PC e Gv sono uguali. riferimento, l'equazione della curva sarà y' = kx. Questo k è ciò che
Dunque sono uguali anche le quantità, ad esse proporzionali, Newton chiama il parametro relativo al vertice qualsiasi P. Se P coincide
con il vertice principale della parab,,la (cioè nella figura predetta il punto A)
L x QR e QP. Si moltiplichino queste uguaglianze per ~ e
5

9
2
i due assi div.,ntano perpendicolari fra loro e il parametro si ch:iamerà
parametro principale. Si dimostra che sia in un caso come nell'altro il
SP 2 x QP
L x SPl sarà uguale a QR . Dunque (per i coroll. I parametro k vale il quadruplo della distanza fra P e il fuoco della
parabola (cioè, nella figura, il quadrato di PS).
PRINCIPI MATEMATICI
l LIBRO PRIMO - SEZIONE III ,,,
quale il corpo si muove, si tiri la parallela QR e la perpendico-
LEMMA XIV.
lare QT a SP, e anche Qv parallela alla tangente, che incontra
La perpena~·colare abbassata dal {ltoCO di una parabola su il diametro PG in v e la distanza SP in x, Ora, perché i trian-
~ma sua tangente, è media proporzionale tra la dt'stanza del goli Pxv, SPM sono simili, e perché i lati SM, SP di uno dei
fztoco dal punto di contatto e dai vertice principale della figura. triangoli sono uguali, sono uguali anche i lati Px o QR e Pv
Sia infatti AP la parabola, S il suo fuoco, A il vertice dell'altro. l\Ia, per le coniche, il quadrato dell'ordinata Qv
principale, P il punto di contatto, PO l'ordinata al diametro ~ uguale al rettangolo costruito sul parametro e sul segmento

principale, PM la tangente che incontra in M il diame- di diametro Pv, ossia (per il lemma XIII) al rettangolo
tro principale ed SN la perpendicolare dal fuoco alla

tangente. Si congiunga AN, e per l'uguaglianza delle MS e


SP, MN e NP, MA e AO, le rette AN, OP saranno
parallele; perciò il triangolo SAN sarà rettangolo in A,
e similmente per i triangoli uguali SN1ll, SNP: quindi 41-'S x Pv, o 4PS X QR; e coincidendo i punti P e Q, la
PS starà a SN come SN a SA. - C.V.D. ragione di Qv a Qx (per il corol. 2 del lemma VII) è una
Coro!. z. PS 2 sta a SN 2 come PS sta a SA. ragione di uguaglianza. Dunque, Qx 2 è in questo caso uguale
Coro!. 2. SA essendo data, SN2 sta come PS. al rettangolo 4-PS x QR. Inoltre (per i triangoli simili QxT,
Coro!. J. E l'incontro della tangente qualsiasi PAI con SPN} Qx 2 sta a QP come PS 2 a SN 2 , ossia (per il corol. I
la retta SN, che è la perpendicolare condotta dal fuoco del lemma XIV) come PS a SA, ossia, come 4-PS x QR
verso la tangente, cade sulla retta AN che tocca la parabola a 4SA x QR; perciò (per la prop. IX, lib. V degli Elementi)
nel vertice principale. QT" e 4SA X QR sono uguali, Si moltiplichino queste ugua-
. SP2 SP2 x QT2
glw.nze per QR , QR sarà uguale a 5pz X4SA:
PROPOSIZIONE XIII. PROBLEMA VIII.
per la qual cosa (per i corali. I e 5 della prop. VI) la forza
Un corpo si muova. lungo il perimetro di una parabola:
centripeta è inversamente proporzionale a spz x 4SA, ossia,
si ricerca la legge della forza centripeta qt~ando tende verso a data la 4SA, inversamente proporzionale al quadrato della
fuoco di questa figura. distanza SP.
Ferma restando la costruzione del lemma, sia P il Coro!. I. Dalle tre ultime proposizioni segue che se un
corpo lungo il perimetro della parabola, e dal luogo Q, verso il qualsiasi corpo P parte dal luogo P con una velocità qual-
,,, PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE III

siasì lungo una linea retta qualsiasi PR, ed è insieme attirato f(R è, in un dato tempo, proporzionale alla forza centripeta
da una forza centripeta, che è inversamente proporzionale che la genera, ossia (per l'ipotesi) inversamente proporzio-
al quadrato della distanza dei luoghi dal centro, questo QT'
naie a SF2. Dunque, QR è proporzionale a QP X SPZ,
corpo si muoverà lungo una qualche sezione conica che ha il
fuoco nel centro delle forze; e viceversa. Infatti, dati il fuoco, o~sia, il parametro L è proporzionale al quadrato dell'area
il punto di contatto e la posizione della tangente, può venire QT x SP. - C.V.D.
descritta una sezione conica, la quale avrà in quel punto Corol. Di conseguen-
una curvatura data. La curvatura, invero, è data dalla forza za, l'intera area dell'el-
centripeta assegnata e dalla velocità del corpo: e due orbite Jis,;e e il rettangolo ad
essa proporzionale co-
che si tocchino fra loro, non possono essere descritte con la
struito sugli assi, è pro-
stessa forza centripeta e la stessa velocità.
porzionale al prodotto
Corol. 2. Se la velocità, per effetto della quale un corpo
della radice quadrata del
muove dal proprio luogo P, è tale per cui la lineetta PR parametro per il tempo
può essere descritta in una parte piccolissima di tempo; periodico. Infatti, l'in-
e la forza centripeta è sufficiente a muovere lo stesso corpo tera area sta come l'area
nello stesso tempo lungo lo spazio QR, allora questo corpo QT x SP, che viene
sarà mosso lungo una qualche sezione conica, il cui para- de~critta in un dato tempo, moltiplicata per il tempo

metro principale è la quantità ~~ , quale da ultimo di- periodico.

viene, allorché le lineette PR. QR diminuiscono all'infinito.


PROPOSIZIONE XV. TEOREMA VII.
In questi corollari ho rapportato il cerchio all'ellisse; ed
eccettuo il caso in cui il corpo cade in linea retta verso Poste le stesse cose, dico che i tempi periodici nelle ellissi
il centro. solto proporzionali alla potenza 3 / 2 degli assi maggiori.

PROPOSIZIONE XIV. TEOREMA VI. Infatti, l'asse minore è medio proporzionale tra l'asse
maggiore e il parametro, e perciò il rettangolo formato dagli
Se più corpi girano intorno ad un centro comune, e la assi sta come il prodotto della radice quadrata del parametro
forza centripeta è inversamente proporzionale al quadrato della per la potenza 3 / 2 dell'asse maggiore. Ma questo rettangolo
distanza dci luoghi dal centro, dico che i parametri principali (per il coro!. della prop. XIV) sta come il prodotto della radi-
delle orbite sono proporzio11ali ai quadrari delle aree che i ce quadrata del parametro per il tempo periodico. Si divida
corpi, con i raggi condotti verso il centro, descrivono in tempi entrambi per la radice quadrata del parametro, e rimarrà
tJgturU. che la potenza 3 / 2 dell'asse maggiore è proporzionale al
Infatti (per il corol. 2 della prop. XIII) il parametro L tempo periodico. - C.V.D.
Coro!. Dunque, i tempi periodici nelle ellissi sono propor-
~~
2

è uguale alla quantità , quale da ultimo diventa zionali a quelli nei cerchi, i diametri dei quali sono uguali
quando i punti P e Q coincidono. Ma la linea piccolissima agli assi maggimi delle ellissi.
PRINCIPI MATEMATICI
Il
'i
'
LIBRO PRIMO ~ SEZIONE III

cerchio, a distanza identica dal centro, come la radice qua-


PROPOSIZIONE XVI. TEOREMA VIII. 't
' drata del parametro principale sta al doppio di quella distanza.
Per le stesse cose, condotte le tangenti alle orbite nei punti l Corol. 4· Le velocità dei corpi che ruotano lungo le ellissi
occupati dai corpi, e abbassate dnl fuoco comune le perpendi- ',,,l! a distanze medie dal fuoco comune sono uguali a quelle
colari su queste tangenti, dico che le velocità dei corpi sono (lei corpi che ruotano lungo i cerchi alle medesime distanze;
inversamente proporzionali a tali perpendicolari c direttamente ossia (per il corol. 6 della prop. IV) in proporzione inversa
proporzionali alla radice quadrata dei parametn: principali. alla radice quadrata delle distanze. Infatti, le perpendicolari
~uno ora i semiassi minori e questi sono medi proporzionali
Dal fuoco 5 si abbassi la perpendicolare SY verso la
tra le distanze e i parametri. Si moltiplichi questo rapporto
tangente PR, la velocità del corpo P sarà inversamente pro-
inverso per la radice quadrata del rapporto diretto dei para-
porzionale alla radice
quadrata della quantità metri, e si avrà la radice quadrata delle distanze prese
SY2 i· l inversamente.
-y:--. Infatti, quella ve- l Corol. 5. Nella medesima figura, o anche in figure diverse,
' i cui parametri principali siano uguali, la velocità del
locità è proporzionale al-
l'arco minimo PQ de-
scritto in una data par-
l corpo è inversamente proporzionale alla perpendicolare ab-
bassata dal fuoco sulla tangente.
ticella di tempo, ossia Corol. 6. Nella parabola la velocità è inversamente pro-
5 l
(per il lemma VII) pro- porzionale alla radice quadrata della distanza del corpo dal
porzionale alla tangente "' fuoco della figura; nell'ellisse la variazione è maggiore che

a
SP x
SY
QT
PR, ossia, per la propor-
zionalità di PR a QT e di
SP a SY, proporzionale
, o, inversamente proporzionale a SY e diret-:.
l
···'
in questa proporzione, nell'iperbole minore. Infatti (per il
curai. 2 del lemma XIV) la perpendicolare abbassata dal
fuoco sulla tangente della parabola è proporzionale alla radice
quadrata della distanza. Nell'iperbole la variazione della
perpendicolare è minore, nell'ellisse maggiore.
tamente proporzionale a SP x QT; e SP x QT è propor- Coral. 7· Nella parabola la velocità del corpo sito ad
zionale all'area descritta in un dato tempo, ossia (per la una qualsiasi distanza dal fuoco sta alla velocità di un corpo
prop. XIV) proporzionale alla radice quadrata del para-
metro. - C.V.D.
i
'
che ruota lungo un cerchio ad una medesima distanza dal
centro, come la radice quadrata del rapporto di due a uno;
;
Coro!. I. I parametri principali sono proporzionali al nell'ellisse è minore, e nell'iperbole maggiore di questa ra-
quadrato delle perpendicolari e al quadrato delle velocità. 'i' gione. Infatti, per il secondo corollario di questa proposi-
Corol. 2. Le velocità dei corpi alle distanze massime e zione, la velocità della parabola nel vertice è in questa
minime dal fuoco comune, sono inversamente proporzionali ragione, e, per il corollario sesto di questa e della quarta
alle distanze e direttamente proporzionali alla radice qua- proposizione, la proporzione si mantiene identica a tutte le
drata dei parametri principali. Infatti tali perpendicolari distanze. Perciò, anche nella parabola la velocità. è ovunque
sono ora le stesse distanze. uguale alla velocità del corpo che ruota lungo un cerchio a
Corol. 3· Perciò la velocità nella sezione conica, alla i' mezza distanza, nell'ellissi è minore, mentre nell'iperbole è
distanza mas,:;ima o minima dal fuoco, sta alla velocità nel l maggiore.
:1;
'

i •.
•86 PRlNCtPl MU'EMATICI LIBilO PlliMO - SEZIONE Ili

Coro!. 8. La velocità di un corpo ruotante lungo una l'angolo RPH complementare dell'angolo RPS, e la linea
qualsiasi sezione conica sta alla velocità di un corpo che PH, sulla quale è l'altro fuoco H, abbia una posizione
ruota lungo un cerchio, alla distanza di metà del parametro data. Essendo stata abbassata la perpendicolare SK verso
principale della sezione, come quella distanza sta alla per- PH, si supponga di costruire il semiasse coniugato BC,
pendicolare abbassata dal fuoco sulla tangente della sezione. allora sarà 5P2 - zKPH + Plfl = SH2 = 4CHz = .4Bifl-
È manifesto per il quinto corollario. -4BC'~ (SP + PH)'-L x (SP+PH) ~ SP'+ zSPH +
Coro!. 9· Di conseguenza, poiché (per il corol. 6 della + PH2 - L x (SP + PH). Ad entrambi i lati si aggiunga
prop. IV) la velocità di un corpo ruotante in questo cer-
chio sta alla velocità di un altro corpo ruotante in un
qualsiasi altro cerchio, in proporzione inversa alla radice
quadrata delle distanze, la velocità eli un corpo ruotante
lungo una sezione conica starà alla velocità di un corpo che
ruota lungo un cerchio alla medesima distanza, come il me-
dio proporzionale tra quella distanza comune e la metà del
parametro principale della sezione sta alla perpendicolare
abbassata dal fuoco comune sulla tangente della sezione.

PROPOSIZIONE XVII. PROBLEMA IX.


Posto che la forza centripeta sia t'nversamente proporzionale
al q1,adrato della distanza dei luoghi dal centro, e che sia cono-
scùda la quantità assoheta di quella forza, si ricerca la linea
che un corpo descriverà muot,endo da un luogo dato con
una velocità assegnala secondo una data retta. 2KPH-SP'-PH'+L x (SP+PH),edL x (SP+PH)~
= 2SPH + 2KPH, o 5P + PH, starà a PH come zSP +
La forza centripeta tendente al punto 5 sia tale che if + 2KP sta a L. Per cui PH è data sia come lunghezza
corpo p si muova lungo una qualsiasi orbita assegnata pq che come posizione. Ossia, se la velocità del corpo in P
e si conosca la sua velocità nel luogo p. Il corpo P muova diviene tale che il parametro L risulti minore di 2SP +zKP,
dal luogo P lungo la linea PR con una velocità assegnata, PH giacerà dalla stessa parte della tangente PR insieme
e subito dopo, costringendolo la forza centripeta, devii dalla alla linea PS; perciò la figura sarà un'ellisse, ed essendo
linea verso la sezione di cono PQ. La retta PR, quindi, cl::tti i fuochi 5, H e l'asse principale SP + PH, sarà
tocchi questa in P. Parimenti, la retta qualsiasi pr tocchi data. l\Ia se la velocità. del corpo è cosi grande da far
l'orbita pq in p, e se si suppone di abbassare da S verso diventare il parametro L uguale a z5P +
zKP, la lun-
quelle tangenti le perpendicolari, il parametro principale ghezza PH sarà infinita; per la qual cosa la figura sarà
della sezione conica (per il corol. I della prop. XVI) starà una parabola che ha per lato l'asse SH parallelo alla linea PK,
al parametro principale dell'orbita in ragione composta del e perciò sarà data. Ma se il corpo muove dal suo luogo P con
quadrato delle perpendicolari e del quadrato delle velocità; una velocità ancora maggiore, la lunghezza PH andrà presa
e perciò è dato. Sia L il parametro della sezione conica. sull'altra parte della tangente: e perciò, in quanto la tangente
Si dia inoltre il fuoco 5 della medesima sezione conica. Sia si spinge tra i fuochi, la figura sarà un'iperbole che ha l'asse


I'RINCII'I M.-I.TEMATICI LIBRO PlliMO - SEZIONE Hl

principale uguale alla differenza delle linee SP e PH, e menti che quella forza induce nei vari punti e calcolando
perciò sarà data. Se, infatti, il corpo, in questi casi, viene dall'ordine della serie i continui mutamenti avvenuti nei
fatto ruotare lungo la sezione conica in tal modo trovata, luoghi intern1edi.
resta dimostrato, per le prop. XI, XII e XIII, che la for-
za centripeta sarà inversamente proporzionale al quadrato Scouo.
tlella distanza dd corpo dal centro S delle forze; perciò Se un corpo P, che tende a causa della forza centripeta
giustamente viene esibita la linea PQ, che un corpo descri- wr~o un qualunque punto
verà per effetto di tale forza muovendo dal dato luogo P R dato, si muove lungo
con una velocità data e secondo la retta PR di posi- il perimetro dì una qua-
zione data. Junr"}UC sezione conica data,
Corol. I. Di conseguenza, in ogni sezione conica, a partire il cui centro è C, e si ri-
dal vertice principale D, dal parametro L e dal fuoco 5 dati, chiede la legge della forza R
si dà l'altro fuoco H prendendo DH tale che stia a DS centripeta, si conduca CG
come il parametro sta alla differenza tra il parametro e parallela al raggio RP, la
4DS. Infatti, nel caso di questo corollario, la proporzione quale incontra in G la
SP + PH sta a PH come 2SP + zKP sta a L, diventa: tangente PG all'orbita: al-
DS + DH sta a DH come 4DS sta a L, e scomponendo, lora quella forza (per il
DS sta a DH come 4DS -L sta a L. corol. I e lo scolio della
Corol. 2. Di conseguenza, se si dà la velocità di un corpo prop. X e per il coro!. 3 della prop. VII) sarà propor-
nel vertice principale D, si troverà rapidamente l'orbita; CG3
zionale a RP2 •
basterà a tale scopo prendere il suo parametro rispetto alla
distanza doppia ns. proporzionalmente al quadrato della
velocità data di questo rispetto alla velocità di un corpo
ruotante lungo un cerchio alla distanza DS (per il coro!. -3
della prop. XVI); perciò DH sta a DS come il parametro
sta alla differenza tra il parametro e 4DS.
Corol. 3· Di conseguenza, se un corpo si muove lungo
una qualunque sezione conica, e da un impulso qualunque
viene spinto fuori dalla propria orbita, si può conoscere
l'orbita lungo la quale proseguir:\ il suo coro;;o. Infatti, com-
ponendo il moto proprio del corpo con quel moto che il
solo impulso genererebbe, si avrà il moto per effetto del
quale il corpo uscirà fuori spinto da un dato luogo lungo
una retta di posizione data.
Corol. 4· E se quel corpo è di continuo perturbato da
una qualche forza impressa dall'esterno, se ne può cono-
scere immediatamente la direzione, riunendo insieme i muta-

l •
LlBI\0 PIIIMO • SEZIONE tV

Sia S il fuoco comune delle figure, AB la lunghezza del-


l'asse principale di una traiettoria qualsiasi, P il punto
attraverso cui la traiettoria deve passare, e TR la retta
che deve toccare. Si descriva il cerchio HG con centro in P
SEZIONE IV. e con l'intervallo AB- SP, se l'orbita è un'ellisse, o AB+
RICERCA DELLE ORBITE ELLITTICHE,
+ SP, se è un'iperbole. Si abbassi la perpendicolare ST
PARABOLICHE E !PERBOL!CHE verso la tangente TR e
A PARTIRE DA UN FUOCO DATO la si prolunghi fino in V, Ao;-------------;8;;'
in modo che TV divenga p p
uguale a ST, e per il "v)x1, R
centro V, con intervallo ' ,T H "•:
LEMMA XV. ',,
Se a partire dai due fuochi S, H di un'ellisse o di un'iper-
AB, si descriva il cer-
chio FH. Con questo me-
~:~------------G~/1~
bole qualsiasi, si tirano due re/te SV, HV verso un qt~alunque todo, sia che si diano
terzo punto V, delle quali una, HV, è uguale all'asse princi- due punti P, p, sia due
pale della figttra, ossia, all'asse su cui giaciono i fuochi, e se tangenti TR, tr, sia un punto P e una tangente TR, dob-
l'altra SV viene bisecata nel punto T dalla perpendicolare TR, biamo descrivere due cerchi. Sia H la loro comune interse-
tale perpendicolare TR toccherà in qualche lt~ogo la sezione zione, e dai fuochi S, H, con quell'asse dato si descriva
conica: e inversamente, se la la traiettoria. Dico che è cosa fatta. Infatti, la traiettoria
tocca, HV sarà uguale all'asse descritta (in quanto PH +
SP nell'ellisse, e PH- SP nella
principale della figura, iperbolc sono uguali all'asse) passerà per il punto P, e (per
T il lemma precedente) toccherà la retta TR. Per lo stesso ra-
'
l==~~~~~R~:::, TR Infatti, la perpendicolare
tagli la retta prolungata gionamento, la traiettoria o passerà attraverso i due punti
S H HV, se necessario, in R e si P, p o toccherà le due rette TR, tr.
congiunga SR. Per l'egua-
glianza delle TS, TV saranno uguali anche le rette SR e VR PROPOSIZIONE XIX. PROBLEMA Xl.
e anche gli angoli TRS, TRV. Per cui il punto R starà sulla Intorno ad un dato fuoco descrivere una traiettoria para-
sezione conica e la perpendicolare TR toccherà la mede- bolica, che passerà attraverso punti dati, e toccherà rette di
sima: e inversamente. - C.V.D. posizione data.
PROPOSIZIONE XVIII. PROBLEMA X. Sia S il fuoco, P il punto e TR la tangente alla traiet-
toria da descrivere. Intorno al centro P, con intervallo
Essendo da# un fuoco e gli assi principali 1 , descrivere
PS, si descriva il cerchio FG. Dal fuoco si abbassi la per-
le traiettorie, ellittiche e iperboliche, che passeranno per punti
dati, e quelle che toccheranno rette di posizione data.
riferendosi al fatto che le traiettorie sono molte); :2) che Newton non im-
pone ad una traiettoria la condizione- di passare per due punti dati e nel
1 Per evitare un equivico che può e~sere suggerito dalla traduzione contempo di toccare due rette assegnate, ben.~! o di passare per due punti
dell'enunciato, che abbiamo conservato aderente al testo latino, bisogna dati, o di toccare due rette asse-gnate, o di passare per un punto dato e di
prccisase che: 1) per ogni traiettoria è dato soltanto un asse (il plurale toccare una retta assegnata. Lo stesso dicasi per le proposizioni successive.

..
'9' PRIKCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE lV '93

pendicolare ST alla tangente, e la si prolunghi fino in simi in K e in L, si abbassi la perpendicolare SG, e si


V, cosicché TV sia uguale a ST. ~ello stesso modo va tagli la medesima in A e a, in modo che GA stia a AS, e Ga
descritto un'altro cerchio, jg, se viene ad aS come KB sta a BS; e con asse Aa, e vertici A, a, si
dato l'altro punto p; oppure se vie- descriva una traiettoria. Dko che è cosa fatta. Sia infatti H
ne da:a una seconda tangente tr si l'altro fuoco della figura descritta; poiché GA sta ad AS
F ' deve trovare l'altro punto v; ciò fat- come Ga sta ad aS, scomponendo si ottiene che Ga- GA
/P
' to si tiri la retta I F in modo che ossia Aa starà ad aS- AS ossia SH nel medesimo rap-
G R ,/ tocchi i due cerchi FG, fg, se i due porto, e perciò in quel rapporto che sussiste tra l'asse prin-
punti P, p, sono dati o, se si dànno cipale della f1gura da descrivere e la distanza dei suoi fuochi;
"J::...... T l/ le due tangenti TR, tr, passi attra- per la qual cosa la figura descritta è della stessa specie di
' ' quella da descrivere. E poiché KB a BS ed LC a CS stanno
If-7.17,-'":'sf'---- verso i due punti V, v, oppure toc-
chi il cerchio FG e passi attraverso nel medesimo rapporto, questa figura passerà attraverso i
il punto V, se vengono dati il punto punti B, C, come è manifesto dalle coniche.
P e la tangente TR. Si abbassi la perpendicolare SI verso Caso 2. Intorno al fuoco 5, venga descritta una traiet-
F I e la si bisechi in K; avendo per asse SK e per vertice toria che tocchi in qualche punto le due rette TR, tr. Dal
principale K, si descriva una parabola. Dico che è cosa fatta. fuoco si abbassino verso le tangenti le perpendicolari ST, St
La parabola, infatti, per l'eguaglianza di SK e IK, SP e e si prolunghino le medesime fino a V, v, così che TV, tv
FP, passerà attraverso il punto P; e (per il lemma XIV,
coro!. 3) per l'eguaglianza di ST, TV e dell'angolo retto
siano uguali a TS, tS.
Si bisechi V v in O, si v,___
·..
'~,k ....
STR, toccherà la retta TR. tiri la perpendicolare i ---.. _ >."'
l ... _ ,/ \
indefinita OH, e si ta- : t -- ... __ ..-- l
l - ... ---- ..,.-· \
PROPOSIZIONE XX. PROBLEMA XII. gli la retta VS, pro-
L--
l x...:
.,. . . ---
----- '1
lungata all'infinito, in O ' ------- _,..t:. ______ :;_-.,__ ,H
Intomo ad un dato fuoco descrivere una traiettoria qualsiast'
data ·nella sua specie, che passerà attraverso punti assegnati, e
toccherà rette di posizione assegnata.
K, e k, così che VK
stia a KS e V'k a kS
'
: r T ..
1
: .,./
'
\•K"-----5 -------- :
,.,.--
/
/
'

come l'asse principale i .,. .. ---


Caso I. Da un fuoco S assegnato, venga descritta la della traiettoria da de- v:..~.o:.-- R
traiettoria ABC che passa attraverso i due punti B, C. scrivere sta alla di-
Poiché la traiettoria è stanza dei fuochi. Sul diametro Kk si descriva un cerchio
data nella sua specie, ' che taglia OH in H, e con i fuochi 5, H, e l'asse principale
verrà dato il rapporto :~&----------~-~~------
/c che uguaglia VH, si descriva la traiettoria. Dico che è cosa
tra l'asse principale e l!{ l fatta. Si bisechi, infatti, Kk in X e si congiungano HX,
~~------ B /
la distanza dei fuochi. HS, HV, Hv. Poiché VK sta a KS come Vk sta a kS e,
' ' ' ''
Secondo questo mede- '' " per composizione, come VK + Vk a KS + kS, e, scompo-
simo rapporto si pren- c----A!-~s'-------H7:---!a nendo, come Vk- VK a kS -KS, ossia come zVX a
da KB a BS, cd LC 2KX e 2KX a 2SX e perciò come VX ad HX e HX a SX,
a CS. Con centri in B, C e c:on intervalli BK, CL, si de- saranno simili i triangoli VXH, l/XS, e perciò VH starà
scrivano due cerchi, e sulla retta KL, che tocca i mede- a SH come VX a XH, e rtuindi come VK a KS. Dunque
'94 PRINCIPI MATEM!.TICI Lt8RO PRIMO - St.ZlONE IV '95

l'asse principale VH della tra.ìettoria descritta ha la mede- figura apb descritta con l'asse principale ab e con i fuochi
sima relazione, rispetto alla distanza SH dei fuochi, che s, !t. Si abbassi la perpendicolare ST sulla tangente TRe la si
l'asse principale della traiettoria da descrivere ha alla prolunghi fino in V, così che TV sia uguale a ST. Inoltre
distanza dei fuochi, per la qual cosa è della medesima g-li angoli hsq, shq siano resi uguali agli angoli SVP, SPV;
specie. Inoltre, poiché VH, t•H sono uguali all'asse prim·i- e con centro in q e con intervallo che sta ad ab come SP
pale, e VS, 11S sono bisecate perpendicolarmente dalle rette sta a VS si descriva un cerchio che taglia in p la figura apb.
TR, tr, è chiaro (per il lemma XV) che f]_Uellc rette toccano Si congiunga sp e si tiri SH che sta a sh come SP sta a sp,
la traiettoria descritta.
Caso J. Intorno a un dato fuoco S venga descritta una R
traiettoria che tocchi la retta TR in un punto dato R. Sulla
t'h.
' ',
''
''
,, ' - -------
/

.... ~~~"----- .....


•'
.....

' ',
p __ .....,4 \
, ... l \
, ... -- '1,, l
.,ç:::._____
,... ...Jl___
' '::., _______________L _
l' '
V T K 5 R '
' ''
'' --- --
retta TR si abbassi la perpendicolare ST, e la si prolunghi
fino in V, così che TV sia uguale a ST. Si congiunga VR
e sì tagli in K e k la retta VS prolungata all'infinito, così
che VK stia a SK e Vk a Sk come l'asse principale del-
l' ellisse da descrivere sta alla distanza dei fuochi: descritto c che rende uguali l'angolo PSH all'angolo psh e l'angolo
un cerchio sul diametro Kk, si venga secata in H la retta FSH all'angolo psq. Infine, con i fuochi S, H, e con l'asse
VR e con i fuochi S, H e con l'asse principale uguale alla principale AB, uguale alla distanza VH, si descriva la sezione
retta VH, si c.lescriva una traiettoria. Dico che è cosa fatta. conica. Dico che è cosa fatta. Infatti, se si conduce sv che
Infatti, che VH stia a SH come VK a SK e perciò come sta a sp come slt sta a sq e che rende uguali l'angolo vsp
l'asse principale della traiettoria da descrivere alla distanza all'angolo hsq e l'angolo 'I.'Sh all'angolo psq, i triangoli svh,
dei suoi fuochi, risulta chiaro dalle cose dimostrate nel caso spq sr~.ranno simili, e quindi 11h starà. a pq come sh sta a
secondo; e perciò è manifesto dalle coniche che la traiettoria sq, ossia (per i triangoli simili l'SP, hsq) come FS sta a
descritta è dello stesso genere di quella da descrivere, e che · SP o ab a pq. Dunque, vh e ab sono uguali. Inoltre, per i
la retta TR dalla quale l'angolo VRS è bisecato tocca la triangoli simili rSH, vsh, VH sta a SH come vh a sh; ossia,
traiettoria nel punto R. l'asse della sezione conica ora descritta sta alla distanza
Caso 4· Intorno al fuoco S venga descritta una traiet- dei suoi fuochi, come l'asse ab alla distanza sh dei fuochi.
toria APB, che tocchi la retta TR e passi per un qualunque Per la qual cosa la figura ora descritta è simile alla figura
punto P dato fuori della tangente, e che sia simile alla aph. Questa figura, inoltre, passa per il punto P in quanto


PRINCIPI MATEMATICI l LlBRO PRIMO - SEZIONE. IV '97

il triangolo PSH è simile al triangolo p.~·h, e tocca la mede- l' date le ragioni delle AZ e TZ a ZS, sarà dato anche
sima retta TR perché VH è uguale al suo asse e YS è bise-
cato perpendicolarmente dalla retta TR. l
~
il mutuo rapporto delle medesime; per· conseguenza sarà dato
il triangolo ATZ, il cui vertice è il punto Z. - C.V.D.
Caso 2. Se due fra tre linee, supponiamo AZ e BZ, sono
LE!InrA XVI. uguali, si conduca la retta T Z in modo che tagli la retta
AB; quindi si ricerchi il triangolo ATZ come sopra.
Da tre punti dati condurre verso un quarto non dato ire
Caso ]. Se sono uguali tutt'e tre, il punto Z si collocherà
rette la di!Jerenza delle quali o è data o è n'ltlla.
al centro del cerchio passante per i punti A, B, C.- C.V.D.
Caso I. Siano dati i punti A, B, C e un quarto punto Questo lemma che ha il carattere di un problema è risolto
Z da trovare; essendo data la differenza delle linee AZ, i anche nel Libro dei Contatti di Apollonio 2 restituitoci da Viète 3 •
BZ, il punto Z si collocherà sull'iperbole i cui fuochi sono l
A e B, e l'asse princi- P!WPOSIZIONE XXI. PROBLEMA XIII.
pale è quella differenza
z Descrivere intorno ad iln dato fuoco una traiettoria che
data. MN sia quell'asse.
passerà per punti dati e toccherà rette ài posizione data.
Si prenda P M tale che
stia a MA come MN sta Dati il fuoco S, il punto P, e la tangente TR si deve
ad A R, e costruita P R trovare l'altro fuoco H. Si abbassi sulla tangente la per-
perpendicolare ad AB, pendicolare ST, e la si pro-
si abbassi ZR perpendi- lunghi fino in Y, così che
colare a PR; allora, per T Y sia uguale a ST, allora R p
la natura dell'iperbole, YH sarà uguale all'asse prin-
c ZR starà ad AZ come cipale. Si congiungano SP, T '
.MN sta ad AB. Per lo HP, c SP sarà la differenza ''
stesso ragionamento il tra HP e l'asse principale. ''
'
B punto Z si collocherà Allo stesso modo, se ven- s H
su un'altra iperbole, i gono dati pil1 tangenti TR,
cui fuochi sono A e C e l'asse principale la differenza tra o pii> punti P, 'i aniverà sempre ad altrettante linee YH
AZ e CZ; si può ora condurre QS perpendicolare alla AC, o P H, condotte dai detti punti Y o P sul fuoco H, le
e se da un punto qualsiasi Z di questa iperbole si abbassa
la normale ZS verso di essa, questa starà ad AZ come la ' ~acque a Perga in Panfilìa intorn0 al 247 a. C. Studiò ad Alessan-
dria c 'l"i nwritò il titolo di "gran geometra • che l'antichità gli attril.HJI.
differenza tra AZ e CZ sta ad AC. Sono dati, dunque, i Ultrc elle l'opera stli Cmlllllli sopra ricordata, e elle andò perduta, Apol-
rapporti delle ZR e ZS ad AZ e, appunto per que-, J,nw scris~c 1m'"pcra dal titolo Sezio11i umiche. Coltivò anche l'astrono·
sto, risulta il mutuo rapporto delle medesime ZR e ZS; tni<t e gli si atlrihuioc<' una sorta di intuizione eliocentrica, ma ufficial·
mente <·gli prese po,izinne per il sistrma tolemaico.
perciò se le rette RP, SQ si incontrano in T, e si condu- J Francesco Viètc, celebre matf.'matico franc<'Sf.'. nato nel I540. Il suo
cono le TZ e TA, allora la figura TRZS sarà data nella nnmc è legato ad una serie di ri~nchc in algchra e in gconwtria molto
sua specie, e la retta T Z sulia quale il punto Z è collo- <'satù' e profonde. Egli" divinÒ>•, come aliL>rd ~i usava dir~>, l'opuscolo sui
C oH/alli, come ap]-mnto è detto da :-.ewton. ).:Iorl nel r6o3 dopo aver avuto
cato in qualche luogo, avrà una posizione data. Sarà data una di"puta con C\a,·io. dd Collegio Romano, a proposito del calendario
anche la retta TA, come anche l'angolo ATZ; ed essendo greg:r,riano.
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE IV
'99

quali o sono uguali agli assi, o differiscono dai medesimi primo caso, infatti, il punto a cadrà dalla stessa parte
per le lunghezze date SP, e perciò, esse o sono uguali della linea CF insieme al punto A; nel secondo caso andrà
l'una all'altra o hanno differenze date; di conseguenza, per il all'infinito; nel terzo caso cadrà dalla parte contraria alla
lemma precedente, è dato anche l'altro fuoco H. Ottenuti, linea GF. Infatti se verranno abbassate verso GF le per-
dunque, i fuochi insieme alla lunghezza degli assi (che sono pendicolari CI, DK, allora !C starà a HB come EC a EB,
o YH, o, se la traiettoria è un'ellisse, PH SP, e se è una + ossia come SC a SB; e permutando IC starà a SC come
iperbole PH -SP), si otterrà la traiettoria. HB a SB o come GA a SA. E con un simile ragionamento
si proverà che KD sta a SD nel medesimo rapporto. I punti
Scuuo, H, C, D giaciono dunque nella sezione conica descritta in-
tomo al fuoco 5, cosi che tutte le rette, condotte dal fuoco S
Allorché la traiettoria è un'iperbole, sotto la denomina-
verso i singoli punti della sezione, stiano alle perpendico-
zione di questa traiettoria non comprendo l'iperbole opposta.
lari abbassate da quei medesimi punti sulla retta CF in quella
K data ragione.
Con un metodo non molto diverso il chiarissimo geometra
I La H ire 4 ha trovato la soluzione di questo problema nelle
sue Coniche, lib. VIII, prop. XXV.

H
F
G ' a

l ' ''
l
l ''
'
'' l
E
'

Un corpo, infatti, procedendo nel propno moto, non può


passare nell'iperbole opposta.
Il caso in cui vengono dati tre punti si risolve pm rapi-
damente in questo modo. Si diano i punti B, C, D. Congiunte
BC, CD, le si prolunghi fino in E, F, cosi che EB stia ad
EC come SB a SC, e FC stia a FD come SC a SD. Trac-
ciata e prolungata EF, si abbassino su di essa le normali ,l " Filippo di La Hire. geometra. nato a Parigi nel marzo del r6.1o. Kd
SG, BH, e su GS, prolungata all'infinito, si prenda GA che 'l I(•73 e r676 pubblicò diversi trattati sulle sezioni coniche c sulla cicloide,
curva allora molto studiata, i quali gli pennis,.ro di entrare nel r678 ne!-
sta ad AS e Ga che sta ad aS come HB sta a BS. Allora, ' 1'.\ccaùernia delle Scienze, Intorno al r6!:\o il ministro Co\bert volle venisse

l
A sarà il vertice, Aa l'asse principale della traiettoria: la "-'<'guita una carta generale del r,;gno di Francia. A Picarù e a La Hire fu
aftìùata la compilazione. Nel r6Sr La Hire ricevette l'ordine di separarsi
quale, a seconda che CA sia maggiore, uguale o minore da Picard e di andare a determinare la posizione di Calais e di Dunkerque.
di AS, sarà un'ellisse, una parabola o un'i.perbole, Nel :'llori nel 17I9.

l
LIBRO PRIMO - SEZIONE V 2(JI

quel diametro. Si prolunghi PO fino in K, così che OK sia


uguale a PO: OK sarà un'ordinata dalla parte opposta di
quel diametro. Poiché, dunque, i punti A, B, P e K sono
sulla sezione conica, e PK seca AB secondo un dato angolo,
il rettangolo PQK (per le prop. 17, 19, 21 e 23 del libro III
SEZIONE V. delle Coniche di Apollonia) starà al rettangolo AQB in
RICERCA DELLE ORBITE una data ragione. Ma QK e PR sono uguali dato che
IN CUI NON È DATO ~ESSUNO DEI DUE FUOCHI sono le differenze delle linee uguali OK, OP e OQ, OR, e
quindi sono uguali anche i rettangoli PQK e PQ x PR;
perciò il rettangolo PQ x PR sta al rettangolo AQB, ossia
al rettangolo PS X PT, in una ragione data. - C.V.D.
Caso 2. Poniamo ora che i lati opposti AC e BD del
LEMMA XVII. trapezio non siano paralleli. Si tiri Ed parallela ad A. C, tale
che incontri sia la ret-
Sia dato tm trapezio qualunque ABDC, iscritto in una
ta ST in t sia la se-
data sezione conica, e i suoi quattro lati AB, CD, AC, DB
zione conica in d. Si
siaJW stati prolungati infinitamente, se da un punto qualsiasi P
congiunga Cd che ta-
di tale sezt'one conica si conducono sui quattro lati del trapezio
glia PQ in r e si tiri
altrettante rette PQ, PR, PS, PT, secondo angoli assegnati,
DJ!, parallela alla PQ,
ciaswna retta su ciascun lato, allora il rettangolo PQ x PR,
che taglia Cd in 1Vf e
costituito dai segmenti condotti sm due lati opposti, starà al
AB in N. Ora, a causa
rettangolo PS X PT, co-
c dci triangoli simili BTt
stituito da quelli con-
''' dotti sugli altri due lati
e DBN, Bt o PQ sta

s ------'f---------~ T opposti, in una ragioni


a Tt come DN a NB.
Così anche l?.r sta ad A Q N B
':R 'i data.
'' .-1() o PS come DM ad
'
''' '' Caso I. Poniarno .·lN. Dunque, moltiplicando gli antecedenti per gli antece-
'' 'D
per prima cosa che le denti, e i conseguenti per i conseguenti, il rettangolo PQ X Rr
~o
linee condotte verso i :-;ta al rettangolo PS x Tt, come il rettangolo NDM sta al
i lati opposti siano pa- rettangolo ANB; (rer il caso r) anche il rettangolo PQ x Pr
''
l
!-
------i'o--'.B :Q
rallele a uno dci due la-
ti restanti, per esempio
sta al rettangolo J>S x Jlt in tal modo, e, scomponendo, il
rettangolo PQ X PR sta al rettangolo PS x PT in ugual
A lK PQ e PR al lato AC, modo. - C.V.D.
e PS, PT al lato AB. Ca.w1 J. Supponiamo, inlìnc, che le quattro linee PQ, PR,
Inoltre, due lati fra gli opposti, poniamo AC e BD, siano PS, PT non siano parallele ai lati AC, AB, ma in qualche
paralleli fra loro. La retta che biseca quei lati paralleli, sarà modo inclinate su di essi. Al loro posto si tirino Pq, Pr,
uno dei diametri della sezione conica, e bisecherà anche RQ. parallele alla .1C, e Ps, Pf, parallele alla AB: a causa degli
Sia O il punto in cui RQ è bisecata, PO sarà un'ordinata a angoli dati dei triangoli PQq, PR1, PSs, PTt, saranno date

•.
PRINCIPI MATEMt,TICI LIBRO PRIMO - SEZIONE V

le ragioni eli PQ a Pq, eli PR a Pr, di PS a Ps, e di PT a Se lo si nega, si congiunga AP, che taglia questa sezione
Pt; e perciò stesso le ragioni composte eli PQ X PR a Pq X conica in un luogo diverso da P, supponiamo, se può essere
X Pr, c di PS X PT a Ps X Pt. Ma, per le cose preceden- fatto, in b. Dunque, se, da questi punti p e b, vengono trac-
temente dimostrate, la ciate secondo angoli dati, verso i lati del trapezio le rette
c ragione di Pq X PR a pq, pr, ps, pt e bk, bn, b/, bd, bk x bn starà a bf x bd
p
s ------ --~~-~:,~r::::_~~- Ps X Pt è data: dunque come (per il lemma XVII) pq x pr starà a ps x pt, e (per
_, è data anche la ragione l'ipotesi) PQ x PR starà a PS x PT. E per i trapezi simili
,~-~- :p' \ \
--~ r di PQ x PR a PS x PT. /d::A.f, PQAS, bk sta a bf come PQ sta a PS. Per la qual
s ~~ l l
' P

- C.V.D. cosa, dividendo i termini della prima proporzione per i


l '
' '
' ' termini corrispondenti di questa, bn starà a bd come PR
'' '' LEMMA XVIII. a PT. Dunque, i trapezi equiangoli Dnbd, DRPT sono simili,
/ l <: perciò le loro diagonali Db, DP coincidono. Perciò, b cade
'' '' Poste le stesse cose, se
: ' il rettangolo PQ x PR, ndl'intersezione delle rette AP, DP e perciò coincide con
'' '' il punto P. Per la qual cosa il punto P, oYunque lo si prenda,
Q q E costituito dai segmenti
cade sulla sezione conica assegnata, - C.V.D.
condotti sui due lati op-
posti del trapezio, sta al rettangolo PS X PT, costituito da Corol. Di conseguenza, se si conducono, a partire dal
qHdli condutti sugli altri due lati, in una ragione data, il punto comune P, tre rette PQ, PR, PS su altrettante rette
punto P, dal quale le linee vengono condotte, giacerà sulla AB, CD, AC, di posizione data, ciascuna delle tre prime su
sezione conica descritta intorno al trapezio. ciascuna delle tre seconde rette e secondo angoli dati, e se
il rettangolo PQ x PR, costruito su due delle rette tracciate,
Per i punti A, B, C, D e per qualcuno degli in:fìniti punti c:ta al quadrato della terza PS in una ragione data, il punto P,
P, supponiamo p, si immagini che venga descritta una dal quale le rette sono condotte, sarà collocato sulla sezione
sezione conica: affermo che il punto P la toccherà sempre. conica che tocca le lince AB, CD in A e C; e viceversa.
Infatti, conservata la posizione delle tre rette AB, CD, AC,
si congiunga la linea ED con la linea AC e poi si congiunga
anche la linea PT con la linea PS: il rettangolo PS x PT
----
P______ _---- ---- ---- ----
diventerà P 5 2 e le rette AB, CD che secavano la curva nei
~-'1;

punti A e B, C e D, ora non possono più secare la curva


s _.-· ,, P ----- T m quei punti coincidenti, ma soltanto toccarla.
--- \\ ~-' ~';------- d
\ \ --~ •\ \ l
\ r ,-;.:::::.- b \ >,\ \ Scouo.
-;:./ \\ \
l
l
•\
l \
\
'
La denominazione di sezione conica, in rtuesto lemma, è as~
'\ '; 'n '' sunta in senso lato, in modo che vi sia inclusa tanto la sezione
D rettilinea che passa per il vertice del cono, quanto la sezione
'' '' R
'' '' '' circolare parallela alla base. Infatti, se il punto p cade sulla
'' '' '' retta che congiunge i punti A e D o C cB, la sezione conica
q kQ B è mutata in due rette, delle quali una è la retta sulla quale

•.
PRINCIPI MATEM,.TICI LtBRO PRIMO - SEZIONE V "'5

cade il punto p, e l'altra è la retta con la quale vengono paralleli; nel qual caso la sezione conica passerà attraverso
congiunti gli altri due fra i quattro punti. Se i due angoli i punti rimanenti, e si allontanerà all'infinito verso i luoghi
opposti del trapezio sono, presi insieme, uguali a due retti, delle parallele.
e le quattro linee PQ, PR, PS, PT sono condotte sui suoi
lati o perpendicolarmente o secondo angoli uguali qualsiasi, LEM)lA XIX.
e se il rettangolo PQ xPR costruito sulle due linee tracciate Si trovi un punto P tale che, se a partire da esso vengono
è uguale al rettangolo PS X PT costruito sulle altre due, condotte, secondo angoli assegnati, q11attro rette PQ, PR, PS,
PT su altrettante rette AB, CD, AC, BD, di posizione data,
ciasc·una delle prime su ciascuna delle seco11de, il rettangolo
PQ x PR, stia al rettangolo PS x PT, in una ragione data.

P
-~--- ------------- ---- ---- t
Le linee AB, CD, verso le quali sono condotte le due
...... ,, T rette PQ, PR che contengono uno dci rettangoli, si incon-
s ......... \\ ]:> ---
- 'l '\ ---~--- d
....... ~~;,--- E F
'
\ '\ ... :;........ -:,. b'1\,ll \
\
, r ....;:..::."' \ '\' \
... ... l
l
l
l l
\
l ----
l \\ \

'\ \ 1_1 '


'' '' s
' '' ''
'' '' ''
'
q kQ B D
allora la sezione conica diventerà un cerchio. Lo stesso av-
verrà se si condurrannQ quattro linee secondo angoli quaÌ- B
A
siasi, e se il rettangolo PQ x PR costruito sopra le due rette
tracciate sta al rettangolo PS x PT costruito sopra le trino con altre due linee, di pos1z10ne data, nei punti A,
altre due rette tracciate come il rettangolo costruito sui B, C, D. Da uno qualunque, A, di essi si tiri la retta qual-
seni degli angoli S, T, verso i quali sono condotte le due 3iasi AH, sulla quale si vuole trovare il punto P. Essa tagli
ultime linee PS, PT, sta al rettangolo costruito sui seni le lince opposte BD, CD, appunto BD in H e CD in I, e
degli angoli Q. R. verso i quali sono condotte le prime due a causa di tutti gli angoli dati della figura, verranno date
PQ, PR. In tutti gli altri casi il luogo del punto P sarà k ragioni di PQ a PA e di PA a PS, e perciò la ragione
una delle tre ftgure che comunemente sono dette sezioni di PQ a PS. Sottraendo questa dalla ragione data di PQ X
coniche. Al posto del trapezio ABCD può essere messo un x PR a PS X PT, verrà data la ragione di PR a PT, e
quadrilatero, i cui due lati opposti si incrociano come dia- ag-giungendo le ragioni date di P! a PR e di PT a PH
gonali. Ma anche uno o due dei quattro punti A, B, C, D si darà la ragione di P l a PH, e perciò il punto P. - C.V.D.
possono allontanarsi all'infinito, a patto però che i lati della Coro[. I. A partire di qua, può essere anche condotta
figura, che convergono Ycrso quei punti, si mutino in lati una tangente al punto qualunque D del luogo degli infiniti
-,J,,
PRI~CIPI MATEMATICI LIBRO PIUMO - SEZIONE V
'
'i
punti P. Infatti, quando i punti P e D vengono a coinci- lo incontra in un qualche luogo, il luogo sarà un'iperbole,
dere, ossia quando la AH è condotta attraverso il punto D, quando i punti A e H sono posti dalla stessa parte di G;
la corda PD si muta in tangente. Kel qual caso, l'ultima sar~t un'ellisse, quando G è intennedio, eccetto che l'angolo
ragione delle linee evane~ccnti IP e PH si trova come sopra. AGB sia retto, e inoltre BG 2 sia uguale al rettangolo AGH,
Si conduca dunque CF pa:-allela alla AD, in modo che nd qual caso sarà un cerchio.
incontri ED in F, e sia tagliata in E secondo quell'ultima E co5Ì in questo corollario è stata presentata la soluzione
ragione; allora la tangente sarà DE, perché CF e la linea del problema degli antichi circa le quattro linee; problema
evanescente IH sono parallele e sono tagliate similmente iniziato da Euclide e proseguito da Apollonia che lo tratta-
in E e P. rullo nun secondo il calcolo ma secondo il metodo della
Corol. 2. N'e segue che può anche essere definito il luogo cr•mpo5ìzione geometrica, come gli antichi richiedevano.
degli infiniti punti P. Per un punto qualsiasi, poniamo A, dei
LEMMA XX.
,F
\
'' Se un parallelogramma qualsiasi ASPQ, con gli angoli
c \ opposti A e P, tocca tma qualunque sezione conica nei p1rnfi
'\
' A e P; se con i lati AQ, AS, prolungati all'infinito, di una
di quegli attgoli incontra la medesima sezione conim in B
e C; e se dai punti di incontro B e C vengono tirate verso un
qualunque qu.into punto D della sezione com·ca le due rette
ED, CD, che i11contrano in T ed R gh" altri due lati, PS, PQ,
prvlungati all'infinito, del parallelogramma, allora le parti
'' tagliate via PR e PT dei lati staranno sempre fra loro in una
\ Y<lgione data. E inversamente: se quelle parti tagliate via stanno
B
fra loro ùt una ragione data, il pmtto D giacerà sulla sezione
couica che passa attraverso i quatlro punti A, B, C, P.
Caso r. Si congiungano BP, CP e dal punto D si con-
punti A, B, C, D, si conduca AE, tangente al luogo, e per
ducano due rette DG, DE, delle quali la prima DG sia parai-
un altro qualunque punto B si conduca BF, parallela alla
Ida ad AB ed incontri PB, PQ, CA in H, I, G; l'altra, DE,
tangente, che incontra il luogo in F. Il punto F si troverà
sia parallela ad AC ed incontri PC, PS, AB in F, l(, E: al-
mediante il lemma XIX. Si bisechi BF in G, e condotta la
linea indefinita AG, questa sarà la posizione del diametro lora (per il lemma XVII) il rettangolo DE x DF starà
di cui BG e FG sono le ordinate. AG incontri il luogo in H, al rettangolo DG X DH in una ragione data. 1\Ia PQ sta a
allora AH sarà il diametro o il lato trasversale, rispetto al DE (o l(ì) come PB a HB, c perciò come PT a DH; e
quale il parametro starà come BG~ a AG x GH. Se AG pcrrnutando PQ a PT come DE a DH. Anche PR sta
non incontra il luogo da nessuna parte, essendo la linea AH a DF come RC a DC, e pNciò come (IG o) PS a DG, e
infinita, il luogo sarà una parabola, e il suo parametro cor- pcrmutando PR sta a PS come DF a DG; e moltiplicate
2 queste ragioni, il rettangolo PQ x PR sta al rettangolo
.
nspon d ente a l di ametro AG sara' BG
AG . E• se a l contrano
· PS x PT come il rettangolo DE x DF al rettangolo DG x

'
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE V

x DH; pereto m una ragione data. 1\Ia PQ e PS sono date, A, B, C, P, O; e la retta BD le secherebbe nei punti D, d
perciò anche la ragione di PR a PT è data. - C.V.D. e la retta Cd secherebbe PQ in q. Dunque, PR sta a PT
Caso 2. Ma, se PR e PT sono fra loro in una ra- come Pq sta a PT; per cui PR e Pq sarebbero, contro l'ipo-
gione data, allora tornando indietro, e per un ragionamento tesi, fra loro uguali.
analogo, ne segue che il rettangolo DE X DF sta al rettan-
LDIMA XXI.
c
Se due relfe BM, CM, mobili eà infinite, condotte attraverso
i pnnti dati B, C, com.e attraverso poli, con l'incontrarsi in M
descrivono una terza retta MN di posizione data; e se vengono
condotte sui punti dati B e C due altre rette infinite BD, CD
che, insieme alle prime, formano due angoli dati :MBD, MCD:
dico che le due BD, CD, col loro incontrarsi in D, descrive-
rrwno una sezione conica passante per i punti B, C. E, inver-
samellle, se le rette BD, CD, col loro incontrarst· in D, descri-
l'Oito una sezione conica che passa per i punti B, C, A, e
l'angolo DBM è sempre 11guale a un angolo dato ABC, e l'an-
golo DCM è sempre uguale a un angolo dato ACB: t'l punto
Il-I starà su 1ma retta di posizione data.
Si dia, infatti, sulla retta MN il punto N, e quando il
punto mobile M cade sul punto immobile N, il punto mo·
gola DG x DH in una ragione data, e perciò il punto D
bile D cada su quello immobile P. Si congiungano CN,
(per il lemma XVIII) giacerà sulla sezione conica che passa
per i punti A, B, C, P. - C.V.D. _ p
Coro!. I. Ne segue che se si tira BC che taglia PQ in r,
e su PT si prende Pt, che sta a Pr come PT sta a PR, allora
Bt sarà una tangente della sezione conica nel punto B.
Infatti, si supponga che il punto D venga a coincidere col
punto B, essendo la corda BD evanescente, BT si muterà
in tangente; e anche CD e BT coincideranno con CB e Bt.
Coro!. 2. Inver~amente, se Bt è una tangente, e BD, CD
si incontrano in un punto qualsiasi D della sezione conica,
PR starà a PT come Pr a Pt. E, al contrario, se PR sta
a PT come Pr a Pt, allora BD e CD si incontreranno in
un punto qualsiasi D della sezione conica.
Corol. 3· Una sezione conica non seca un'altra sezione
conica in più di quattro punti. Infatti, se si potesse farlo,
le due sezioni coniche passerebbero attraverso cinque punti

14- NEWTON.


PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE V
"'
BN, CP, BP, e dal punto P si tirino le rette PT, PR che due punti immobili n, N. Si conduca attraverso i medesimi
incontrano BD, CD in T ed R, e che fanno l'angolo EPT n, N, la retta nN, e questa sarà il luogo costante di quel
uguale all'angolo dato BNM, e l'angolo CPR uguale all'an- punto mobile M. Infatti, se può essere fatto, il punto M
golo dato CNJ.11. Poiché dunque (per ipotesi) gli angoli stia su una qualsiasi linea curva. Il punto D, starà allora
MBD, NBP sono uguali, e cosi anche gli angoli MCD, sulla sezione conica che passa attraverso i cinque punti B,
NCP, si sottraggano gli angoli comuni NBD e NCD e reste- C, A, p, P, ave il punto M giace continuamente sulla linea
ranno gli angoli uguali NBM e PBT, NCJ.lf e PCR: perciò curva. Ma, per le cose già dimostrate, anche il punto D
i triangoli NB1l1, PBT sono simili, come anche i triangoli starà sulla sezione conica che passa per i medesimi cinque
NCM, PCR. Per la qual cosa PT sta a NM come PB a punti B, C, A, p, P, ave il punto M giace continuamente
NB, e PR sta a NM come PC sta a NC. Ma i punti B, C, sulla linea retta. Le due sezioni coniche, dunque, passeranno
N, P sono immobili; dunque PT e PR stanno a NAf attraverso i cinque medesimi punti, contro il corol. 3 del
in una ragione data, e perciò stanno anche fra loro in una lt'mma XX. Perciò è assurdo che il punto M stia sulla linea
ragione data. Quindi (per il lemma XX) il punto D, luogo curva. - C.V.D.
costante di incontro delle rette mobili BT e CR, sta sulla
sezione conica che passa attraverso i punti B, C, P.- C.V.D. PROPOSIZIONE XXII. PROBLEMA XIV.
Inversamente, se il punto mobile D sta sulla sezione Descrivere una traiettoria che passi per cinque punti dati.
conica che passa per i punti dati B, C, A, e l'angolo DBM
è sempre uguale all'angolo dato ABC e l'angolo DCM Si eliano i cinque punti A, B, C, P, D. Da uno di essi A
sempre uguale all'angolo dato ACE, e allorché il punto D ad altri due qualsiasi B, C, che possono essere detti poli,
cade successivamente sui due punti immobili qualsiasi p, P si tirino le rette AB, AC, e per un quarto punto P si tirino
della sezione, il punto mobile Af cade successivamente sui le parallele a queste, TPS, QRP. Poi, dai due poli B e C,
si tirino per un quinto punto D, due rette infinite BDT,
p CRD che si incontrano con le linee testé condotte TPS,
P RQ in T e R (la prima con la prima, la seconda con la
/ " '
./ \ :-;cconda). Infine, dalle rette PT, PR, condotta la retta tr
/
' ''
/" ' A '\
''
''
''
'
\
''
' ', '''
c ------- ---
"" \
x

--- ---
n

•,
PRlNCll'l MATEMATICI LIBRO PRIMO • SEZIONE V

parallela alla TR, si taglino via le rette qualsiasi Pt, Pr retta indefinita M N, e si facciano ruotare quegli angoli
proporzionali alle PT, PR; se le Bt, Cr, tirate attraverso mobili intomo ai propri poli E, C, secondo la legge per cui,
le estremità t ed r, e attraverso i poli B e C, si incontrano l'intersezione dei lati EL, CL o BM, CM, che ora avviene
in d, il punto d giacerà sulla traiettoria ricercata. Infatti in m, cada sempre sulla retta indefinita MN; e l'intersezione
(per il lemma XX), quel punto d starà sulla sezione conica dci lati BA, CA o BD, CD, che ora avviene in d, delineerà
che passa attraverso i quattro punti .4, B, C, P; ed, essendo la traiettoria richiesta PADdB. Infatti {per il lemma XXI)
le linee Rr. Tt evanescenti, il punto d coincide col punto D. il punto d starà sulla sezione conica che passa attraverso
La sezione conica, dunque, passerà attraverso i cinque punti i punti B, C; e quando il punto m si accosta ai punti L,
A, B, C, P, D. .1!, N, il punto d si accosterà (per costruzione) ai punti A,
D, P. In tal modo verrà descritta la sezione conica che passa
attra\·erso i cinque punti A, B, C, P, D.
LA STESSA COSA IN MODO DIVERSO.
Coro!. I. Di conseguenza, può essere condotta rapida-
Dei punti dati si congiungano i tre qualsiasi A, B, C, mente una retta che toccherà la traiettoria ricercata in un
e intomo a due di loro B, C, come intomo a due poli, si fJU3.lsiasi punto dato B. Il punto d si accosti al punto B,
applichino, facendo ruotare gli angoli di grandezza data c la retta Bd diventerà la tangente cercata.
ABC, ACE, i lati BA, CA, da prima sul punto D, poi sul Corol. 2. Ne segue che possono essere trovati, come nel
punto P, e si segnino i punti M, N nei quali gli altri lati corollario secondo del lemma XIX, i centri, i diametri e i
BL, CL, in tutt'e due i casi si intersecano. Si conduca la parametri delle traiettorie.

Scouo.
l,,
La precedente costruzione diventerà un po' più semplice
l congiungendo E con P e, prendendo su questa retta, se del
caso, prolungata Bp che sta a
BP come PR sta a PT, e ti-
rando attraverso p la retta iniì-
nita pe, parallela alla SPT, e
su di essa prendendo pe sempre
uguale a Pr, e tirando le rette
n.:, Cr che si incontrano in d.
Infatti, essendo Pr a Pt PR a
PT, PB a PB, pe a Pt nella me-
c desima ragione, pe e Pr saranno sempre uguali. Con questo
------ B metodo i punti della traiettoria vengono trovati rapidissi-
-------------- mamente, eccetto che si preferisca, come nella seconda co-
struzione, descrivere la curva meccanicamente.
.i


"4 PlUNCIPI MATEMATICI 'l UBRO PRIMO ~ SEZIONE V

PROPOSIZIONE XXIII. PROBLEMA XV. il lato BC dell'angolo: il punto di incontro con il raggio
dell'altro lato BH, delineerà la traiettoria descritta.
Descrivere una traiettoria che passerà per quattro punti Infatti, se nelle costru-
dati e toccherà una retta di posizione data. zioni del problema prece-
H

Caso I. Si diano la tangente HB, il punto di contatto B dente il punto A si accosta


e altri tre punti C, D, P. Si congiunga BC e tirando PS al punto B, le linee CA e
parallela alla retta BH, e PQ parallela alla retta BC, si CB coincideranno, e la li-
nea AB, nel suo ultimo
c luogo, diventerà la tangente
DIl; perciò le costruzioni
ivi effettuate diventerann0
uguali alle costruzioni qui
descritte. L'incontro del la-
to BH col raggio descriverà
la sezione conica che passa
per i punti C, D, P, e che
tocca la retta BH nel pun-
to B .
•)l Caso 2. Si diano quattro
)i punti B, C, D, P, posti fuori
l,, della tangente Hl. Si uniscano a due a due con le linee
BD, CP, che si incontrano in G, e che tagliano la tangente
completi il parallelogramma BSPQ. Si tiri BD che taglia SP l
l'l
in T, e CD che taglia PQ in R. Infine, tirando una qual- j. G p c I
siasi tr parallela alla TR, dalle PQ, PS si separino Pr, Pt
rispettivamente proporzionali alle PR, PT; il punto di in-
(
contro d (per il lemma XX) delle linee Cr, Et cadrà sempre
sulla traiettoria da descrivere. B

LA STESSA COSA IN MODO DIVERSO.


1i A
'
_,.,

Si faccia ruotare sia un angolo CBH di grandezza data


intorno al polo B, sia un qualsivoglia raggio rettilineo DC,
"' D
--------------t---------~------ H
prolungato da entrambe le parti, intorno a un polo C. Si
x y
fissino i punti M, N, nei quali il lato BC dell'angolo taglia
quel raggio, quando l'altro lato BH si incontra col medesimo in H e I. Si tagli la tangente in A, così che HA stia ad lA
raggio nei punti P e D. Quindi, si incontrino continuamente, come il prodotto del medio proporzionale fra CG e GP per
sulla linea MN condotta senza fine, il raggio CP o CD e il medio proporzionale tra BH e HD, sta al prodotto del
<


FRINC!Pl MATEMATICI ~l LtBRO PRIMO • SEZIONE V

medio proporzionale fra DG e GB per il medio proporzionale porzionale tra BK e KD; e IS sta a LS come il medio pro-
fra Pl e JC; A, allora, sarà il punto di contatto. Infatti, porzionale fra CI e ID sta al medio proporzionale fra CL
se HX, parallela alla retta PI, taglia la traiettoria nei punti è LD. Si tagli inoltre, a piacere, o tra i punti K e H, l e L,

qualsiasi X e Y, il punto A (per le coniche) dovrà essere oppure fuori di essi. Poi si tiri RS che seca le tangenti
collocato in tal modo, che HA 2 stia ad AJ2 in ragione com- in A e P; A e P saranno i punti di contatto. Infatti, se si
posta del rapporto del rettangolo XHY al rettangolo BHD, suppone che A e P siano i punti di contatto posti in qualche
o del rettangolo CGP al rettangolo DGB, e del rapporto luogo sulle tangenti, e che per uno qualsiasi dei punti H,
del rettangolo BHD al rettangolo PIC. Essendo stato tro- I, K, L, per esempio J, posto su un'altra tangente Hl, si
vato il punto di contatto A, la traiettoria verrà descritta tiri la retta JY, parallela all'altra tangente ]{L, la quale
come nel primo caso. incontra la curva in X e Y, e se in essa si prende IZ, medio
Inoltre, il punto A si può prendere o tra i punti H e I, proporzionale fra IX e IY, il rettangolo XIY (per le coniche)
o fuori, e, perciò, la traiettoria può essere descritta in due o IZ 2 starà a LP 2 come il rettangolo CID al rettangolo CLD,
modi. ossia (per costruzione) come 51 2 sta a SU, e perciò IZ sta
a LP come SI a SL. I punti S, P, Z giaciono, dunque, su
PROPOSIZIONE XXIV. PROBLEMA XVI. di una retta. Inoltre, incontrandosi le tangenti in G, il
Descrivere una traiettoria che passerà per tre punti dati e rettangolo XIY o IZ2 starà (per le coniche) a IA 2 come
toccherà due rette di posizione data. GP 2 sta a GA 2 , e quindi IZ sta aIA come GP aGA. I punti
P, Z, A giaciono dunque su una retta, e perciò i punti
Si diano le tangenti Hl, KL e i punti E, C, D. Attra-
S, P, A stanno su una retta. Con lo stesso ragionamento
verso due qualsiasi E, D, dei punti dati si tiri la retta inde-
si prova che i punti R, P, A stanno su una retta. Quindi,
G i punti di contatto A e P giaciono sulla retta RS. l\[a
una volta trovatili, la traiettoria verrà descritta come nel
primo caso del precedente problema.
In questa proposizione e nel secondo caso della propo-
sizione precedente le costruzioni sono identiche, sia che la
retta XY sechi la traiettoria in X e Y, sia che non la sechi;
es,;e, però, non dipendono da questa sezione. Ma, una volta
i•"
dimostrate le costruzioni per il caso in cui la retta seca
! la traiettoria, si conoscono anche le costruzioni per il caso
!' in cui non la seca. Per brevità non mi trattengo oltre su
quelle dimostrazioni.

LEMMA XXII.
finita BD, che incontra le tangenti nei punti H e K. Poi,
Tmsformarc delle figure in altre figure dello stesso gettere.
anche attraverso altri due punti qualsiasi C, D, si tiri la
retta indefinita CD che incontra le tangenti nei punti I, L. Sia da trasfonnare la figura qualsiasi HG!. Si conducano,
Si taglino le linee condotte per Re S, cosi che HR stia a KR l a piacere, due rette parallele AO, BL che ne secano in A
come il medio proporzionale fra BH e HD sta al medio pro-
l c B una terza qualsiasi, AB, di posizione data, e dal punto

l •
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE V
"'
qualsiasi G della figura, si conduca sulla retta AB una qua- punto g starà a sua volta su una linea del terzo ordine;
lunque GD, parallela alla OA. Poi, dal punto qualunque O, altrettanto avviene per le curve degli ordini superiori. Le
dato sulla linea OA, si conduca verso il punto D la retta due linee su cui stanno i punti G, g, saranno sempre del
OD, che incontra la BL in d, e dal punto di incontro si medesimo ordine analitico. E infatti, poiché ad sta ad OA
innalzi la retta dg che contiene, insieme alla retta BL, come Od sta ad OD, dg a DG, e AB ad AD, AD è uguale
un angolo dato qualsiasi, e che ha a Od la medesima ra- OA x AB x dg . Ora, se il punto
gione che DG ha a OD; il punto g, nella nuova fi- a e DG,e ugua1e a OA ad
ad
gura hgi, corrisponderà al punto G. Per la medesima ragione G sta su una linea retta, e perciò in una equazione qual-
siasi, per effetto della quale si ottiene la relazione fra l'ascissa
.-ID e l'ordinata DG, e linee indeterminate AD e DG cre-
scono soltanto di una dimensione, scrivendo in questa
OA x AB al e
.
equaztone ad post o di AD, OA X dg l
ad a po-
sto di DG, si avrà una nuova equazione, nella quale la
nuova ascissa ad e la nuova ordinata dg cresceranno soltanto
di una dimensione: perciò designerà una linea retta. :Ma
se AD e DG, o una di loro, fossero cresciute di due di-
mensioni nt'lla prima equazione, anche ad e dg sarebbero
cresciute di altrettante nella seconda equazione. E così
anche per tre o più dimensioni. Le indeterminate ad, dg,
nella seconda equazione, e AD, DG nella prima cresceranno
sempre del medesimo numero di dimensioni, e perciò, le
ciascun punto della prima figura corrisponderà ad altrettanti
linee, che i punti G, g toccano, sono dello stesso ordine
punti della nuova figura. Si supponga, quindi, che il punto
analitico.
G percorra di moto continuo tutti i punti della prima figura,
il punto g percorrerà ugualmente, di moto continuo, tutti Dico, inoltre, che se una retta qualunque tocca una linea
i punti della nuova figura e la descriverà. Per ragioni di curva nella prima figura, questa retta, trasportata insieme
chiarezza si denominino DG la prima ordinata, dg la nuova alla curva nella nuova figura, toccherà quella linea curva
ordinata; AD la prima ascissa, ad la seconda ascissa; O il nella nuova figura, e viceversa. Infatti, se due punti di una
polo, OD il raggio che lo taglia, OA il primo raggio ordi- curva qualsivoglia si accostano l'uno all'altro e vengono a
nato, e Oa {con il quale viene completato il parallelogramma coincidere nella prima figura, i medesimi punti, quando
OABa) il nuovo raggio ordinato. siano trasportati, si accosteranno l'uno all'altro e verranno
Affermo, ora, che se il punto G sta su una linea retta a coincidere nella nuova figura; e perciò le rette, che uni-
di posizione data, il punto g starà a sua volta su una linea scono questi punti, diventeranno insieme tangenti alle curve
retta di posizione data. Se il punto G sta su una sezione in entrambe le figure.
conica anche il punto g starà su una sezione conica. In Le dimostrazioni di queste asserzioni potrebbero essere
questo luogo annovero il cerchio fra le sezioni coniche. Perciò, esposte in un modo più geometrico. Ma mi preoccupo della
se il punto G sta su una linea del terzo ordine analitico, il brevità.
PRIKCIPI MATEMATICI LIBRO l'RIMO - SEZIO!«E V

Se, quindi, una figura rettilinea 1 deve essere mutata in che passa per i due punti dati, si tiri una retta infinita; ed
un'altra, è sufficiente trasportare l'intersczione delle rette, usatala al posto del primo raggio ordinato, si trasformi la fi-
dalle quali tale figura è costituita, e da una all'altra dì queste gura, per il lemma precedente, in una nuova figura. In questa
intersezioni condurre le linee rette nella nuova figura. Ma [ 1gura le due tangenti diventano fra loro parallele, e la terza
se si vuole trasformare la linea curva, allora vanno trasferiti t;ngcnte sarà parallela alla retta che passa per i due punti
i punti, le tangenti e le linee rette, ad opera delle quali la dati. Siano hi, kl le due tangenti parallele, ik la terza tan-
linea curva è definita. Questo lemma serve per la soluzione gente e hl la retta, parallela a questa, che passa per i punti
di problemi più difficili, trasformando le figure proposte in a, b, attraverso i quali la sezione conica, in questa nuova
altre piìt semplici. Infatti, le retle convergenti, qualunque ilgnra, deve passare, e
d k
esse siano, vengono trasformate in rette parallele, impie- che completa il paralle-
gando, al posto del primo raggio ordinato, una qualunque lng-ramma hikl. Si ta-
linea retta che passi attraverso il punto di incontro delle glino le rette ht", ik, kl
linee convergenti; e ciò perché con questo mezzo tale punto in c, d, e, in modo che
di incontro si allontana all'infinito; inoltre, le linee che non hc stia alla radice qua-
si incontrano mai sono parallele. Dopo dì che, invero, il pro- drata del rettangolo ahb, c
blema viene risolto nella nuova figura; e se, attraverso opera- ic a id, e ke a kd come '
zioni inverse, si trasformerà questa figura nella prima, si la somma delle rette hi
otterrà la soluzione ricercata. e kl sta alla somma delle
Questo lemma è utile anche nella soluzione dei problemi tre linee, delle quali la
dei solidi. Infatti, tutte le volte che si siano incontrate due prima è la retta ik, le h a b I
sezioni coniche, dalla cui intersezione il problema può essere altre due sono le radici
risolto, è lecito trasformare una di esse, se è un'iperbole o quadrate dei rettangoli ahb e alb: c, d, e saranno i punti
una parabola, in un'ellisse; l'ellisse, poi, si trasforma facil- di contatto. Di conseguenza, per le coniche, h& sta al ret-
mente in un cerchio. Anche una retta e una sezione conica, tangolo ahb, come ic 2 a id2 , e come ke2 a kd 2 , e come el2
nella costruzione dei problemi riguardanti i piani, sono al rettangolo alb; perciò hc sta alla radice quadrata del
mutate in una retta e in un cerchio. rettangolo ahb, come ic a id, ke a kd ed el alla radice qua-
drata del rettangolo alb, e componendo, come la somma di
PROPOSIZIONE XXV. PROBLE:O.IA XVII. tutti gli antecedenti cioè hi e Rl, sta a tutti i conseguenti,
Descrivere una traiettoria che passerà per due punti dati che sono la radice quadrata del rettangolo ahb, la retta ik
e toccherà tre rette di posizione data. e la radice quadrata del rettangolo alb. Dunque, a partire
da quel rapporto dato si avranno i punti di contatto c, d, e,
Per il punto di incontro di due qualsiasi di queste tan- nella nuova figura. 1\fediante le operazioni inverse dell'ultimo
genti, e il punto di incontro della terza tangente con la retta lemma si trasferiscano questi punti nella prima figura, ed
ivi (per il probl. XIV) si descriverà la traiettoria.
' Con l'espressione figura rettilinea Newton intende ciò che oggi chia- Conseguenh'mente, poiché i punti a, b, giaciono o tra i
miamo una. spezzata, cioè una figura costituita di vari lati rettilinei (per
punti h, l, o fuori, i punti c, d, e devono o essere compresi tra
esempio, un poligono). Qui si a!Ierma che per trasportare tale ~pezzata
basterà tra~portare i suoi vertici e poi congiungere i punti in tal modo i punti h, ,·, k, l, o stare fuori. Se uno dei due punti a, b
ottenuti. cade tra i punti h, l, e l'altro fuori, il problema è impossibile,

'
222 PRINCIPI MA.TEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE V

Infatti, le rette AC, BD si incontrino in E, e su BE si


PROPOSIZIONE XXVI. PROBLEMA XVIII.
prenda BG che rispetto ad AE sta come BD ad AC, ed FD
Descrivere una traietton'a che passerà per un punto dato. sia sempre uguale alla data EG; per costruzione EC starà
e toccherà quattro rette di posizione data. a GD, ossia a EF, come AC a BD, quindi in una ragione
data; per conseguenza il triangolo EFC sarà dato nella sua
Dall'intersezione comune di due qualsiasi delle rette specie. Si tagli CF in L cosicché CL stia a CF nella ragione
date all'intersezione comune delle due altre si tiri una di CK a CD; e a causa di quella ragione data, anche il trian-
retta infinita, e usatala al posto del primo raggio ordinato. golo EFL sarà dato nella sua specie; per conseguenza, il
si trasformi la figura
-''f.------------J.!i.k (per il lemma XXII)
in una nuova figura,
e le tangenti, che si
incontravano nel pri- '
mo raggio ordinato, L'.>-
diventeranno ora due --·· -- :'
-.
a due parallele fra loro.
A
-·" ':'
Siano esse hi e kl, t'k
e hl, che contengono il
parallelogramma hikl. E H G B F
E sia p, in questa
h l nuova figura, il punto vunto L starà sulla retta EL data per posizione. Si con-
corrispondente al pun- giunga LK, e i triangoli CLK, CFD saranno simili; e a causa
to dato nella prima figura. Per il centro O della figura si tiri pq. di FD data e della ragione data di LK a FD, LK sarà
ed essendo Oq uguale a Op, q sarà l'altro punto attraverso data. Si prenda EH a questa uguale: ELKH sarà sempre un
il quale deve passare la sezione conica, in questa nuova parallelogramma. Il punto K è quindi, collocato sul lato
figura. Per l'operazione inversa del lemma XXII, si trasfe- HK, dato per posizione, di quel parallelogramma. - C.V.D.
risca questo punto nella prima figura, e ivi si avranno due Coro!. A causa della figura EFLC data nella sua specie,
punti per i quali la traiettoria deve essere descritta. Invero, le tre rette EF, EL, ed EC, ossia GD, HK ed EC, hanno
quella traiettoria può essere descritta attraverso i medesimi fra loro ragioni date.
punti, in forza del problema XVII.
LnllltA XXIV.

LEMMA XXIII. Se tre rette qualsiasi toccano una seziotte conica, e di esse
due sono parallele e sono di posizione data, dico che il semi-
Se le due rette date AC, BD, di posizione data, sono limi- diametro della sezione, parallelo a queste due, diventa medio
tate dai punti dati A, B cd ltm1no fra loro una ragione a~~ta, Prop0rzionale tra i segmenti dl queste due racchiusi tra i
e se la retta CD, che congiunge i punti indeterminati C, D, punti di confallo e la ter::a tangente.
è secata in K secondo una ragione data, dt'co che il punto K Siano AF, GB due parallele che toccano la sezione di
starà su una retta di posizione data. cono ADE in A e B, EF una terza retta che tocca la sezione


"4 PRI~CIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE V

di cono in I, e che incontra le precedenti tangenti in F e G, Corol. I. Di conseguenza, se due tangenti FG, PQ si
e CD sia il semidiametro della figura, parallelo alle tangenti: incontrano in F e G, P e Q con le tangenti parallele AF,
affermo che AF, CD, BG sono in proporzione continua. BG, e si tagliano fra loro in O, in base alla proporzione pcr-
Infatti, se i diametri coniugati AB, DM si incontrano lurùata si ha che AF starà a BQ come A.P a BG, e, per
in E e H con la tangente FG e si tagliano mutuamente conseguenza, come FP a GQ, e perciò come FO a OG.
in C, e viene completato il parallelogramma IKCL, per la Coro!. 2. Se ne deduce che anche le due rette PG, FQ,
natura delle coniche, EC starà a CA come CA starà a c~mrlottc attraverso i punti P e G, F e Q, si incontrano
sulla retta ACB che passa per il centro della figura e i punti
E eli contatto A, B.

LE~DIA xxv.
p
Se i quattro lati di un parallelagramma, prolungati indefi-
nitamente, toccano una quab~nque sezione conica, e vengono
tagliati da una qualsiasi quinta tangente; se, inoltre, di due
qualsiasi lati contigui, si prendono le ascisse che terminano
su angoli opposti del parallelogramma, dico che una delle
M d11e ascisse sta a quel lato dal quale è tagliata via come la
parte dell'altro lato confinante, tra il punto di contatto e il
terzo lato, sta all'altra asnssa.
I quattro lati AIL, IK, KL, MI, del parallelograrnma
G
il.ILJ[( tocchino la sezione conica in A, B, C, D, e una
quinta tangente FQ tagli questi lati in F, Q, [{ ed E; si
CL, e, scomponendo, EC -CA starà a CA - CL, ossia prendano, poi, le ascisse .UE, KQ dei lati MI, KI, o le
come EA ad AL; e per composizione, EA sta a EA +
+ AL ossia EL come EC sta a EC +
CA ossia EB; perciò, F
per la similitudine dei triangoli EAF, ELI, ECH, EEG,
AF starà a LI come CH a BG. Parimenti, per la natura
delle sezioni coniche, LI o CK sta a CD come CD a CH;
e perciò, in base alla proporzione perturbata z si ha che AF
,,
sta a CD come CD a BG. - C.V.D.
'
'
2 H testo latino porta ex aeq1w perturbattl. Lo sviluppo della propor-
l
zione è il seguente: siano date due terne ordinate dì grandezza (x, y, z)
e (m, n, p), e si sappia che x :y =n: p, e y::: =m :n; la tesi sarà x:z=
= m: p. Usando le lettere del te~to, !e due terne sono {AF, LI, CD), I
(CD, CH, BG), e la tesi sarà, AF: CD = Cl). BG. Per il concetto di
p~rlurbll/4 ratio ve-dasi la definizione r8 del libro V degli El81ntmli di
Euclide. H
i'RINClPI MATEMATICI
LIBRO PRIMO ~ SEZIONE V xq

ascisse KH, MF dei lati KL, J.l!L; dico che ME sta a MI incontro delle bisecanti. Sia esso O. Si tiri J{L, parallela
come BK a KQ, e KII sta a KL come A.M a JIF. Infatti alla tangente qualsiasi BC, ad una distanza tale che il cen-
per il primo corollario del lemma precedente M E sta a El tro O sia collocato nel mezzo delle parallele, allora, la ]{L
come AJ.lf o BK a BQ e, componendo, ME a .llJI come t(lccherà la traiettoria da descrivere. Questa tagli in L e [(
le altre due tangenti qualsiasi GCD, FDE. Per i punti di
HK a KQ. - C.V.D.
Parimenti KH sta a HL come BK o AM ad AF, e, incontro C e K, F e L delle tangenti non parallele CL,
scomponendo, KH a KL come AMa J.1!F. - C.V.D. A G
Coro!. I. Di conseguenza, se si dà il parallelogramma
IKLM, descritto intorno ad una data sezione conica, si darà :',.
il rettangolo KQ x ME, come anche il rettangolo, a questo ''
uguale, KH x MF. Quei rettangoli, infatti, si uguagliano '
''
per la similitudine dei triangoli KQH, MFE.
''
Coro!. 2. E se si conduce una sesta tangente eq che in-
-- ''
contri le tangenti KI, MI in q ed e, il rettangolo KQ x ME
sarà uguale al rettangolo Kq X Af.J; e KQ starà a Me come
----
-- l
'
-~ ... _-iQ
l
Kq a iV!E, e scomponendo come Qq a Ee. l
l
Corol. ]. Di conseguenza se si congiungono E con q ed e l
l
con Q e si bisecano le due rette ottenute e se poi si conduce
una retta attraverso i loro punti di bisezione, questa passerà
'l
'
per il centro della sezione conica. Infatti, poiché Qq sta a Ee
come KQ a Me, la medesima retta passerà per la metà di
''ll
tutte le Eq, eQ, MK (per il lemma XXIII) e la metà della ''
retta MK costituisce il centro della sezione. F

FI\. con le parallele CF, KL, si conducano le CK, FL, che


PROPOSIZIONE XXVII. PROBLEMA XIX. si incontrano in R, allora la retta OR condotta e prolungata
Descrivere una traiettoria che tocchi cinque rette di posi- taglierà le tangenti parallele CF, KL, nei punti di contatto.
zione data. Cit> è manifesto per il corol. 2 del lemma XXIV. Con lo
stesso metodo è possibile trovare altri punti di contatto, e
Le tangenti ABG, BCF, GCD, FDE, EA siano di posi- allora appunto la traiettoria può essere descritta per costru-
zione data. Si bisechino in M e N le diagonali AF, BE zione secondo il probl. XIV.
della figura quadrilatera ABFE, formata da quattro qual-
siasi tangenti, e (per il corol. 3 del lemma XXV) la retta MN ~C'OLIO.
condotta per i punti delle bisezioni passerà per il centro
della traiettoria. Di nuovo si bisechino in P e Q le diagonali I problemi, dove \'cngono dati i centri o gli asintoti 3
(se cosi posso dire) BD, GF della figura quadrilatera BGDF, lldle traiettorie, sono inclusi nelle proposizioni precedenti.
formata da altre quattro qualsiasi tangenti; la retta PQ
condotta per i punti delle bisezioni passerà per il centro 3 Lctteraliilcntc asintoto significa eh~ 110" si im:oulra q ch6 11011 coi>1dde.

della traiettoria. Il centro, dunque, verrà dato nel punto di In assenza di diversa specificazione si int~ndc riferito alla linea relta. Per-
,, PRINCIPI MATEMATtCI LIBRO PRIMO - SEZIONE V

Infatti, una volta dati i punti e le tangenti insieme con il il centro di questo cerchio. Da questo centro verso il regolo
centro, vengono dati tutti gli altri punti e le altre tangenti JIN, ove gli altri lati CN, BN frattanto si incontravano,
ugualmente distanti dal centro, dalla parte opposta. Un mentre la traiettoria veniva descritta, si abbassi la nor·
asintoto, perciò, va considerato come una tangente, e il suo male Oli che incontra il cerchio in !( e L. E quando gli
estremo infmitamente distante (se è lecito parlare così) come altri lati Cf(, BK concorrono su quel punto K che è più
un punto di contatto. Si immagini che il punto di contatto Yicino al regolo, i primi Iati CP, BP saranno paralleli all'asse
di una qualsiasi tangente si allontani all'infinito, allora la maggiore, e perpendicolari al minore; avverrà la cosa con~
tangente si trasformerà in asintoto, e le costruzioni dei 1raria. se i medesimi lati si incontrano nel pullto più re-
problemi precedenti si trasformeranno in costruzioni ave è moto- L. Per cui, se viene dato il centro della traiettoria,
dato un asintoto. \Wranno dati anche gli assi. E una volta dati, i fuochi
Dopo che la traiettoria è stata descritta, è possibile, col risultano trovati.
metodo seguente, trovare gli assi e i fuochi di essa. Nella 1\Ia i quadrati degli assi sono fra loro come KH a LH,
'
!
:'1
c perciò è facile descrivere una traiettoria data nella sua
:p 1'
p, ''" ' ' '
'
'
N
'' :' ' p '
j
' '
!' ','-,
' ' '' Ìl
p ' '' p
'' ',
'' '' p
'
'' ' ',
''
o '
' ''
'' '
c

costruzione e nella figura del lemma XXI, si fa in modo


che i lati BP, CP degli angoli mobili PBN, PCN, con l'in· specie che passa attraverso quattro punti dati. Infatti, se due
contro dei quali la traiettoria veniva descritta, siano fra dei punti dati costituiscono i poli C, B, il terzo darà gli
loro paralleli, e, conservando quella posizione, ruotano angoli mobili PC!(, PB!(; una volta cht> questi sono dati,
in turno ai propri poli B, C in quella figura. Nel frattempo il circolo BGKC può essere descritto. Allora, a causa della
gli altri lati CN, BN, di quegli angoli, descrivono, nel pro· traiettoria nella sua specie data, risulterà data la ragione di
prio punto di incontro K o k, il cerchio BGKC. Sia O OH a OK, e perciò la stessa OH. Con centro O e raggio OH si
descriva un altro cerchio, e la retta, che tocca questo cerchio,
tanto asintoto di una curva significa linea retta a cui tale curva si avvi- c passa per il punto di incontro dci lati CK, BI(, mentre i
cina indefinitamente, quando l'una e l'altra si suppongono prolungate
all'infinito, onde la loro distanza pu/} essere allora considerata come più primi lati CP, BP si incontrano nel quarto punto dato, sarà
piccola ùi qualunque entità !lillta assegnabile. quel regolo JMN per mezzo del quale si descrive la traietto-
PRII'CIPI MATEMATICI
LIJIRO PRIMO - SEZIONE V
'l'
gana gli angoli rispettivamente uguali agli angoli BAC, ABC,
ria 4 • Per cui, a sua volta, anche un trapezio dato nella sua
ACE. Si descrivano inoltre questi segmenti nel verso di
specie (se si eccettuano alcuni casi impossibili) può essere
qudlc parti delle linee DE, DF, EF, in modo che le lettere
insc.ritto in una qualsiasi data sezione conica.
Vi sono anche altri lemmi, ?er mezzo dei quali, traiettorie DRED tornino in cerchio nel medesimo ordine delle lettere
date nella loro specie possono essere descritte per punti dati BACB, le lettere DGFD in quello delle lettere ABCA, e le
e per date tangenti. Di tal genere è quello secondo cui, se ldtere EMFE in quello delle lettere ACBA;' poi si comple-
per un qualunque punto di posizione data si conduce la linea: tino questi segmenti in cerchi interi. T due primi cerchi si
retta, che interseca una data sezione conica in due punti, e, t3.glino fra loro in G, e i loro centri siano P e Q. Con-
se si biseca l'intervallo delle intersezioni, il punto della giunti GP, PQ, Ga stia ad AB come GP sta a PQ, e con
bisezione toccherà un'altra sezione conica di specie identica centro G e intervallo Ga si descriva un cerchio che tagli il
alla precedente, con gli assi paralleli agli assi precedenti. Ma primo cerchio DGE in a, Si congiungano sia aD, che taglia
mi affretto verso cose più utili. il secondo cerchio DFG in b, sia aE, che taglia il terzo cerchio
EMF in c. È possibile, ora, rendere la figura ABCdef simile
LEMMA XXVI. cd uguale alla figura abcDEF. Col che si porta il problema
Porre tre angoli di un triangolo di specie e grandezza asse- a compimento.
gnate rispettivamente su altrettante rette di posizione data, che Si tiri infatti Fc che incontra la aD in n, e si congiun-
non siano tutte parallele fra loro. gJ.no aG, bG, QG, QD, PD. Per costruzione l'angolo EaD
è uguale all'angolo CAB, e l'angolo acF è uguale all'angolo
Le tre rette infinite AB, AC, BC sono in una posizione .-/.CB, perciò il triangolo ane è equiangolo col triangolo
data: è necessario collocare il triangolo DEF in modo tale che ABC. Dunque, l'angolo anc o FnD è uguale all'angolo ABC,
il suo angolo D tocchi la linea AB, l'angolo E la linea AC e perciò all'angolo FbD; per la qual cosa il punto n cade
sul punto b. Inoltre, l'angolo GPQ, che è la metà dell'angolo
al centro GPD, è uguale all'angolo alla circonferenza GaD,
e l'angolo GQP, che è la metà dell'angolo al centro GQD
è uguale al complemento dell'angolo alla circonferenza GbD,
c perciò uguale all'angolo Gba; quindi i triangoli GPQ, Gab
sono simili; e Ga sta ad ab come GP a PQ; ossia (per costru-
zione) come Ca. ad AB. Si uguagliano, cosi, ab e AB e perciò
anche i triangoli abc, ABC, che ora abbiamo provato essere
! ~~~ simili, sono uguali. Per cui poiché i lati ab, ac, be del trian-
l -~~-
! --- golo abc toccano rispettivamente gli angoli D, E, F del
'
f triangolo DEF, si può completare la figura A.BCdef simile
ed uguale alla figura abcDEF, e una volta completata si
e l'angolo F la linea BC. Sopra DE, DF, EF si descrivano risolve il problema. - C.V.D.
tre segmenti dei cerchi DRE, DGF, EMF tali che conten- Coro!. Di conseguenza, si può condurre una retta le cui
parti di lunghezza data giaceranno fra tre rette di posizione
data. Si immagini che il triangolo DEF, quando il punto D
• Per il modo dì operare con questo regolo rettilineo vedasi il lemma XXI.

j
PRINCIPi MATEMATICI LIBRO l'RIMO - SEZIONE V '33

si accosta al lato EF, e i lati DE, DF vengono a porsi in Si tirino le rette DE, EF, DF, e si mettano gli angoli D,
linea retta, si muti in una linea retta, la cui parte data DE F, F di questo triangolo DEF, in modo che tocchino quelle
deve essere interposta fra le rette di data posizione AB, linee rette di posizione data (per il lemma XXVI), pm si
E

---- --- ------- D

descriva intorno al triangolo la traiettoria simile ed uguale


alla curva DEF.

Lt:M~lA XXVII.
• Descrit•ere un trapezio dato nella sua specie, i cui angoli
si collochino rispettivamente su quattro rette di posizione data,
non tutte parallele, né convergenti in un punto comune.

R Le quattro rette ABC, AD,


BD, CE, siano di posizione data, D
la prima delle quali tagli la se-
conda in A, la terza in B, la
AC, e la parte DF fra le rette di posizione data AB, BC;
quarta in C; e venga descritto
applicando la costruzione precedente a questo caso, il pro-
un trapezio fghi, che sia simile
blema si risolve.
al trapezio FGHI, e il cui an-
golo f, ut,>uale all'angolo dato F,
PROPOSIZIONE XXVIII. PROBLEMA XX. tocchi la retta AHC; e gli altri
Descn'vere una traiettoria data nella sua specie e grandezza, angoli g, h, i uguali agli altri
le cui parti date giaceranno fra tre linee rette di posizione data. angoli dati G, H, I, tocchino,
ri;:;pettivamcnte, le restanti linee
Si debba descrivere una traiettoria che sia simile ed uguale .·ID, HD, CE. Si congiunga FH,
alla linea curva DEF, e che sia tagliata dalle tre rette AB, e su FG, Fil, FI vengano de-
AC, BC, di posizione data, nelle parti DE e EF, simili ed scritti altrettanti segmenti di
uguali alle parti di questa. cerchio FSG, FTH, FVI: il


PRINCIPI MATF.MATICI
'34 UBRO PRIMO - SEZIONE V '35

primo dei quali, FSG, contenga un angolo uguale all'an- le aG, bH, cl, e può essere costituita la figura ABCfghi
golo BAD, il secondo FTH contenga un angolo uguale al- ~imile alla figura abcFGHI. Per il qual fatto il trapezio
l'angolo CBD, e il terzo Flll contenga un angolo uguale Hl-i sarà quello stesso che bisognava determinare.
all'angolo ACE. I segmenti di cerchio, inoltre, devono ·" Infatti, i due primi cerchi FSG, FTH si tagliano fra
essere descritti su quelle parti delle linee FG, FH, FI, loro in K. Si congiungano PK, Q](, RK, aK, bK, cK
in modo che l'ordine circolare delle lettere FSGF sia il e si prolunghi QP fino in L. Gli angoli alla circonferenza
I
~ ... ,',, /•
/ ' ''
'\
'' '
/ ' ''
'' K / ''
'' '' ''
'' '
''
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--- --- ''

---
--
------,/----- l
G

''
''
'1' -----
y
'
L-------- --- ---
"r
F
medesimo di quello delle lettere BADB, e in modo che
le lettere FTHF tornino alla disposizione circolare nello FaK, FbK, FcK sono la metà degli angoli al centro FPK,
stesso ordine delle lettere CBDC, e le lettere FVIF' in F(JI(, FRK, e perciò uguali alla metà degli angoli LPK,
quello stesso delle lettere ACEA. Si completino i segmenti L(JK, LRK. Dunque, la figura PQRK è equiangola e simile
in cerchi interi e P sia il centro del primo cerchio FSG, Q il alla figura abcK, e perciò ab sta a be come PQ sta a QR,
centro del secondo FTH. Si congiunga e si prolunghi PQ os-.;ia. come AB sta a BC. Oltre a ciò gli angoli fA g. fBh,
da entrambi i lati, ed in essa si prenda QR in quella ra- /Ci sono uguali per costruzione agli angoli FaG, FbH, Fc!.
gione a PQ che BC ha ad AB. Si prenda, inoltre, QR su Quindi la figura ABCfghi, simile alla figura abcFGHI, può
quelle parti del punto Q in modo che l'ordine delle let- essere completata. Per il qual fatto il trapezio fghi è simile
tere P, Q, R sia il medesimo di quello delle lettere A, B, C, al trapezio FGHI, e con i :mai angoli f, g, h, i tocca le rette
e con centro R e intervallo RF si descriva un quarto cerchio ABC, AD, BD, CE, - C.V.D.
FNc che taglia il terzo cerchio FVI in c. Si congiunga Fc Corol. Di conseguenza può essere condotta una retta le
che taglia il primo cerchio in a, e il secondo in b. Si tirino cui parti, poste in un dato ordine fra quattro rette di posi-
PRINCIPI MATEMATICI
UIIRO PRIMO - SEZIO~"E V '37

Wren e Wallis diedero, in precedenza, altre soluzioni di


zione data, saranno fra loro proporzionali. Si aumentino gli
questo problema.
angoli FGH, GHI fino a che le rette FG, GH, Hl, gìaciano
su una linea retta, e in questo caso si conduca, al fine di co-
PROPOSIZIO;\E XXIX. PROBLEMA XXI.
struire il problema, la retta fghi, le cui parti jg, gh, !ti, poste
tra quattro rette di posizione data AB e AD, AD e ED, Descrivere una traiettoria data nella sua specie, che, dlf
BD e CE, staranno fra loro come le lince FG, GH, Hl, e quntlro rette di posizione data, venga secata in parti dtite
fra loro conserveranno il medesimo ordine. La medesima qum1!o ad ordine, specie e proporzlone.
cosa, in verità, diviene più rapida nel modo seguente. Sia da descrivere una traiettoria simile alla linea curva
Si prolunghino AB verso K, e BD verso L, cosi che BK Z:GHI, e le cui parti, simili e proporzionali alle parti FG, Gli,
stia ad AB come Hl a GH; e DL stia a ED come Gl a FG;
si congiunga KL, che incontra la retta CE in i. Si prolunghi
iL fino in M, così che LM stia a iL come GH ad Hl, e si D
tiri sia J.lfQ parallela alla LB, e che incontra la retta AD in c
g, sia gi che taglia AB, ED in f, h. Dico che è cosa fatta.
Infatti Mg tagli la retta AB in Q, e AD la retta KL E
in S, e si tiri AP che è parallela alla ED e in P incontri l ----
iL, allora g.M a Lh (gi a hi, Mi a Li, GI a Hl, AK \
a EK) e AP a EL staranno in una medesima ragione. Si '' '
'
tagli DL in R, cosi che DL stia a RL in quella medesima
'\ l'
'' l'
ragione, e, per la proporzionalità di gS a gi.lf, AS ad AP, g --------------.
e DS a DL, gS starà a Lh come AS starà a EL e DS a RL;
e, pennutando, EL- RL sta a Lh- EL come AS- DS
a gS- AS. Ossia, BR a Eh come AD ad Ag, e perciò Hl di essa, giaciano fra le rette AB e AD, AD e ED, ED
come ED a gQ. E, reciprocamente, BR a ED come Eh a e CE, di posizione data, la prima fra le prime, la seconda
gQ, o fh a fg. 11Ia, per costruzione, la linea EL fu tagliata fra le seconde, la terza fra le terze. Condotte le rette FG,
nella stessa proporzione in D e R e la linea FI in G e H: Gli, Hl, Fl si descriva (per il lemma XXVII) il trapezio
perciò BR sta a ED come FH a FG. Dunque fh sta a fg fghi, che è simile al trapezio FGHI, e gli angoli j, g, h, i
come FH a FG. Poiché, dunque, anche gi sta a hi come di esso tocchino le rette, di posizione data, AB, AD, BD,
Mi a Li, ossia, come Gl a Hl, è manifesto che le linee Fl, CE, gli uni rispetto alle altre secondo l'ordine detto. Poi,
fi sono similmente tagliilte in G e H, g e h. - C.V.D. intorno a questo trapezio si descriva una traiettoria simile
N ella costruzione di questo corollario, dopo che si è :.ùla linea curva FGHl.
condotta la LK che taglia in i la CE, è possibile prolungare
iE tino in V, in modo che EV stia ad Ei come FH ad Scouo.
Hl, e tirare la Vf parallela alla BD. Sarà uguale se con
Questo problema si può costruire anche nel modo se~
centro i e inten·allo I H, si descriverà un cerchio che taglia
gncntc. Con~;,riunte FG, GH, Hl, FI si prolunghi GF fino
ED in X, e si prolungherà iX fino in Y, in modo che iY
in V, e si congiungano FH, IG, e si facciano gli angoli CAK,
sia uguale a lF, e si condurrà 1"/ parallela alla ED.


PRINCIPI MATEMATICI

DAL uguali agli angoli FGH, VFH. AK e AL si incontrino


in K e L con la retta HD; indi si tirino le KM, LN, delle
quali IO! costituisca l'angolo AKM uguale all'angolo CHI,
c stia ad Al( come Hl sta a GH; e LN costituisca l'angolo
ALN uguale all'angolo FHJ, e stia ad AL come Hl sta
a FH. Si conducano inoltre AK, KA!, AL, LN verso quelle
parti delle linee AD. AK, AL, in modo che le lettere CAKMC, SEZIONE VI.
ALKA, DALND si dispongano m cerchio secondo l'ordine DETERMINAZIONE DEI MOTI LUNGO ORBITE DATE
p i
~~ ......
'\ ' ............
'1 ' ~ ......
'
''l -, ', PROPOSIZIONE XXX. PROBLEMA XXII.
' ~ ......
'' Trovare in corrispondenza a un tempo assegnato il luogo del
'' mafo di un corpo lungo una traiettoria parabolt'ca data.
'
F Sia S il fuoco e A il vertice principale della parabola,
e sia 4.AS x M uguale all'area parabolica da tagliare APS,
la quale o fu descritta dal rag-
gio SP, dopo l'uscita del corpo p
delle lettere FGHIF; e condotta la MN si incontri in i con dal vertice o deve essere de-
la retta CE. Si faccia l'angolo iEP uguale all'angolo IGF, scritta prima del suo arrivo al H ---
e allora PE starà a E-i come FG a GJ; e per P si tiri PQ/, vertice. Si conosce la quan-
che contenga insieme alla retta ADE, l'angolo PQE uguale titit dell'area da tagliare in base
all'angolo FIG, e si incontri con la retta AB in f, e si con- alla pruporzionalità ad essa del
giungano fi. Si tirino inoltre le PE e PQ verso quelle parti tempo. AS sia bisecata in G,
delle linee CE, PE, in modo che l'ordine circolare ò.elle e sia innalzata la perpendico-
lettere PEiP e PEQP sia il medesimo di quello delle lettere lare GH uguale a 3M, c il
FGHIF; allora, se sulla linea fi si costruisce col medesimo Cl:rchio descritto con centro O
ordine delle lctt<'rc anche il trapezio fghi simile al trapezio H e intervallo HS taglierà la
FGHI, e gli si descrive intorno la traiettoria data nella sua parabola nel luogo ricercato P. Infatti, abbassata PO per-
specie, il problema sarà riso:to. pt•nclicolarc all'asse e condotta PH, è AG2 + GH 2 [ = HP 2 =
Fino a questo punto si è sviluppata la ricerca delle orbite. '~ (AO- AG)' + (PO- GH)') ~ AO' + PO'- zGAO-
Rimane da determinare il moto dei corpi lungo le orbite - zGIJ x PO + A.G 2+ GIJ 2 • Per cui 2GH x PO (= A02 +
trovate. + PO~- zGAO) = :101 + >f-~Poz . .-\1 posto di .402 si scriva

AO x PO: ; e divisi tutti i tennini per 3PO e moltipli-


4.-/..S
cati per z.-:15, sarà 'f~GH x AS (= 1
/~AO x PO + 1 f2AS x

~-.
PRINCIPI Mt\.TEMATICI jYp1 H:l·t:·o S O P H I lE
x PO=
AO + ytS xPO~al- NATURALIS
6 x
l'area APO- SPO) =all'area APS. !\Ia GH era =3M,
quindi 4 J3GH x .AS è 4AS X M. Dunque, l'area tagliata via
APS è uguale all'area da tagliare 4AS x M.
PRINCIPIA
MATHE11ATICA
Coro!. I. Di conseguenza GH sta ad AS come il tempo,
durante il quale il corpo descrisse l'arco AP, sta al tempo
durante il quale descrisse l'arco tra il vertice A e la per-
pendicolare innalzata dal fuoco S sull'asse.
Corol. 2. E supposto che il cerchio ASP passi continua- AUCTORE
mente per il corpo mosso P, la velocità del punto H sta
alla velocità che il corpo aveva nel vertice A come 3 ad 8; I:SAACO NEWTONO
perciò in questa medesima proporzione la linea GH sta alla
linea retta che il corpo potrebbe descrivere nel tempo in EQ_,VIT'E oAVRAT'O
cui si muove da A a P, con la stessa velocità che aveva nel
vertice A. EDITIO ULTIMA
Corol. 3· Quindi, inversamente, può essere anche trovato CuiamdiJANAt.Yslsptr~antitatum SsRtEs,FLUXJONES at DtFi'ltREbt>'
il tempo durante il quale il corpo descrisse un qualsiasi T lAS çume!lllmtratione LtNBARUM TEATIJ ORDINH.
arco assegnato AP. Si congiunga AP e sul suo punto di
mezzo si innalzi la perpendicolare che incontra in H la
retta GH.

LEMMA XXVIII.
Non esiste alcuna figura ovale la cui area, tagliata da rette
tracciate a piacere, possa in generale essere trova;fa mediante
equazioni finite per numero di termini e di dimensiom·.
All'interno di una f1gura ovale si dia un punto qualsiasi
intorno al quale, come ad un polo, moti continuamente,
con moto uniforme, una linea retta; e frattanto, su quella
rC'tta, il punto mobile esca dal polo, e prosegua sempre con
una velocità che è proporzionale al quadrato di quella retta oA M S'I Ai LO D A M I_,
nell'ovale. Con questo moto il punto descriverà. una spirale SUMPTIBUS SOCIETATIS.
dagli infiniti avvolgimenti. Ora, se una porzione dell'area
dell'ovale tagliata \ia dalla retta può essere trovata mediante M. D. cc"'XX.ui.
un'equazione finita, si troverà anche, mediante la stessa
equazione, la distanza del punto dal polo; distanza che è
proporzionale a quest'arca, e perciò tutti i punti della spirale
Frontt•spizio di un'edizionr obnd~st" dei Princifia di "\ewtrm
(_-\Jlbtntlam, 17~31


LIBRO PRIMO • SEZIO:-<E VI

possono essere trovati mediante un'equazione finita. Per la


qual cosa, mediante un'equazione fmita, si può anche trovare
l'intersezione di una retta qualsiasi, di posizione data, con
la spirale. 1\Ia ogni retta infinitamente prolungata taglia la
spirale in un numero infinito di punti, e l'equazione, con la
quale si trova una qualsiasi inter~ezione di due linee, esibisce
tutte le loro intersezioni mediante altrettante radici; perciò
arriva a tante dimensioni quante sono le intersezioni. Poiché
due cerchi si tagliano mutuamente in due punti, un'inter-
sczione non si trova se non per mezzo di un'equazione a
due dimensioni, e con essa si trova anche l'altra intersezione.
Poiché le intersezioni di due sezioni coniche possonO essere
quattro, nessuna di loro può, in generale, essere trovata se
non mediante un'equazione a quattro dimensioni, per mezzo
della quale vengono trovate tutte insieme. Infatti, se quelle in-
tersezioni vengono cercate separatamente, poiché la legge e la
condizione è identica per tutte, il calcolo sarà identico anche
nel caso di una sola, e perciò la conclusione sarà sempre iden-
tica: la quale, quindi, deve contenere tutte insieme le inter-
sezioni e esibirle indifferentemente. Per cui, anche le interse-
zioni delle sezioni coniche e delle curve del terzo ordine,
in quanto possono essere sci, si presentano insieme mediante
equazioni a sei dimensioni; e le intersezioni di due curve
dd terzo ordine, poiché possono essere nove, si presentano
insieme mediante equazioni a nove dimensioni. Se ciò non
avvenisse necessariamente, sarebbe lecito ridurre tutti i pro-
blemi circa i solidi a problemi piani, e quelli superiori ai
solidi, a problemi sui solidi. Parlo, qui, delle curve la cui
potenza è irriducibile. Infatti, se un'equazione, mediante la
quale è definita una curva, può essere ridotta all'ordine
inferiore, la curva non sarà unica ma costituita da due o
più curve, e le loro intersczioni possono essere trovate sepa-
ratamente mediante calcoli diversi. Allo stesso modo le due
intersezioni delle rette e delle sezioni coniche si trovano
sempre mediante equazioni a due dimensioni: le tre interse-
zioni delle rette e delle curve irriducibili del terzo ordine
mediante equazioni a tre dimensioni, le quattro intersezioni
delle rette e delle curve irriducibili del quarto ordine mediante
!6. N.EWTON.
PRl~ClPI l.IATEMATlCl UIIRO PRIMO - SEZIONE VI '43
'4'
equazioni a quattro dimensioni, c cosi all'infinito. Dunque le equazioni, ossta, complicando le ragioni delle lunghezze; e
intersczioni di numero infinito di una retta e di una spirale, chiamo geometricamente irrazionali le rimanenti (come le
poiché questa cup,-a è St;'mplice ed irritlucihile a .-più curve, :-;pirali, le quadratrici, le trocoiùi). Infatti, le lunghezze a
richiedono equazioni con un numero infmito di dimensioni e di >'('conda che stanno o non stanno come numero a numero
radici, per mezzo delle quali tutte le intcrsclioni possano esse- (cl_)me nellih. X degli Elementi) sono aritmeticamente razio-
re esibite insieme. Infatti la legge e il calcolo sono identici nali o irrazionali. Taglio, dunque, un'area dell'ellisse, pro-
per tutti. Perché, se dal polo viene abbassata una perpen- 11orzionale al tempo impiegato a descriverla, mediante una
dicolare su quella secante, e la perpendicolare insieme alla curva geometricamente irrazionale, come segue.
secante ruota intorno al polo, le intersezioni della spirale
passeranno una sull'altra, c quella che era la prima o la PJWI'OSIZIOXE XXXI. PROBLEl-fA XXIII.
più vicina, dopo una intera sola rivoluzione, sarà seconda,
dopo due sarà terza, e così di scguito: né frattanto, l'equa- Trovnre il luogo di un corpo, che si muove lungo tma data
zione muterà se non per la mutata grandezza delle quan- tr,lidtoria ellittica, corrispondente a #n tempo assegnato.
tità mediante le quali si determina la posizione della secante. A sia il vertice principale dell'ellisse APB, S il fuoco e O
Per cui, quando quelle quantità tornano, dopo le singole il centro, e sia P il luogo, che deve essere trovato, del corpo.
rivoluzioni, alle primitive grandezze, l'equazione tornerà alla
prima forma, e perciò, una stessa identica equazione rap-
presenterà tutte le intersezioni, per la qual cosa avrà un I B
numero infinito di radici, mediante le quali tutte possono E
essere esibite. L'interset.ione della retta e della spirale non L
può, dunque, essere trovata, in generale, mediante un'equa-
zione finita, e quindi non esiste alcuna ovale la cui area,
tagliata a piacere da rette, possa essere esibita, in generale,
mediante tale equazione.
Con lo stesso ragionamento, se l'intervallo del polo e del
punto, col quale la spirale viene descritta, è preso propor-
zionale al perimetro dell'ovale tagliata, può essere provato
che la lunghezza del perimetro non può essere esibita, in
generale, mediante un'equazione finita. !l'la qui parlo delle
ovali che non sono toccate dalle figure coniugate che prose- H K G
guono all'infmito.
Coro!. Di conseguenza, l'area dell'ellisse, che è descritta Si prolunghi OA fino in G, in modo che OG stia ad OA come
mediante un raggio condotto dal fuoco verso il corpo mobile, DA ad OS. Si innalzi la perpendicolare GH, e con centro O
non può essere espressa a partire dal tempo dato per mezzo t·d intervallo OG, si descriYa il cerchio GEF, e sopra il
di un'equazione finita, c pertanto non può f'sserc detem~inat~ n·g<J]o GH, come base, si faccia avanzare la ruota GEF,
mediante la d~crizione di curve geometricamente razmnah. che ruota intorno al proprio asse, e che nel frattempo, de-
Chiamo curve geometricamente raziona.li quelle i cui punti ,;criYe la trocoide ALI per mezzo del suo punto A; ciò fatto,
possono essere determinati mediante lunghezze definite dalle si prenda GJ{ che sta al perimetro GEFG della ruota, come

l
'44 PRINCIPI MATBIATICI

il tempo durante il quale il corpo, muovendo da A, descrive


l Llll!IO PRIMO - SEZIONE Vl
'45

l'arco AP, sta al tempo di una rivoluzione lungo l'ellisse. durante il quale il corpo descrive l'arco Ap, sta al tempo
Si innalzi la perpendicolare KL che incontra in L la trocoide, di una intera rivoluzione lungo l'ellisse. Sia N questo angolo.
e condotta LP parallela alla KG, essa incontrerà l'ellisse ::;i prenda ora sia l'angolo D, che sta all'angolo B come il
in P, luogo ricercato del corpo. ~cnn di quest'angolo AOQ sta al raggio, sia l'angolo E, che
~ta all'angolo N- AOQ + D come la lunghezza L, dimi-
Infatti, con centro O e intervallo OA, si descriva il semi~
cerchio AQB, e LP, prolungata, se necessario, incontri nuita del coseno dell'angolo AOQ, quando quest'angolo è
l'arco AQ in Q, c si congiungano SQ, OQ. OQ incontri l'arco minore di uno retto, aumentata quando è maggiore, sta
EFG in F e sulla medesima OQ si abbassi la perpendicolare alla medesima lunghezza L. Si prenda poi sia l'angolo F,
SR. L'area APS sta come l'area AQS, ossia come la differenza
fra il settore OQA e il triangolo OQS, ossia come la diffe-
renza dei rettangoli 1 / 20Q X AQ e 1f20Q X SR; ossia, in
quanto 1 / PQ è dato, come la differenza tra l'arco AQ e la
retta SR e, perciò (in quanto le ragioni assegnate di SR al
seno dell'arco di AQ, di OSa OA, di OA a OG, di AQ a GF,
c, per scomposizione, di AQ- SR a GF - seno dell'arco
AQ - sono uguali) come GK, differenza tra l'arco GF e il
seno dell'arco AQ.

Scouo.
Ora, poiché la descrizione di questa curva è difficile, è
conveniente fornire la soluzione soltanto per approssima-
ll A s R r o H

che sta all'angolo B come il seno dell'angolo AOQ +E


B

zione. Si trovino sia un certo angolo B, che sta ad un angolo


' sta al raggio, sia l'angolo G, che sta all'angolo N- AOQ-
di 57,29578 gradi, che sottendc un arco uguale al raggio, i -E + F come la lunghezza L sta alla medesima lun-
come la distanzJ. SH dei fuochi sta al diametro AB del- ''' ghezza, diminuita del coseno dell'angolo AOQ +
E quando
l'ellisse; sia una certa lunghezza L, che sta al raggio nella l quest'angolo è minore di uno retto, aumentata quando è
stessa proporzione inversa. Una volta trovati, il problema
si risolve con la seguente analisi. Si supponga in base a una
1 maggiore. In terzo luogo si prenda l'angolo H, che sta
all'angolo B come il seno dell'angolo AOQ +E+ G sta
costruzione qualsiasi, o anche a una congettura qualsiasi, al raggio; e l'angolo I che sta all'angolo N- AOQ-
di conoscere il luogo I' del corpo, prossimo al suo vero luogo p. -E- G + H come la lunghezza L alla medesima lun-
Abbassata sull'asse dell'ellisse l'ordinata PR, per la pwpor- ghezza, diminuita del coseno dell'angolo AOQ +E+ G
zione dei diametri dell'ellisse, sarà data l'ordinata RQ del qnando quest'angolo è minore di uno retto, aumentata
cerchio circoscritto AQB, che è il seno dell'angolo AOQ, quando è maggiore. E così è po~sibile continuare all'infinito.
essendo AO il raggio, e che taglia in P l'ellisse. È sufficiente Si prenda infine l'angolo AOq Uf:,'Uale all'angolo AOQ +E+
+ G +I+ ecc. Dal ~uo coseno Or e dall'ordinata pr, che
trovare quell'angolo mediante un calcolo approssimativo. Si
supponga anche di conoscere l'angolo proporzionale al tempo,
ossia, quello che sta ai quattro angoli retti, come il tempo,
sta
. al suo
.
gwre, SI awà p, il luogo corretto dd corpo. Quando l'angolo
.
seno qr come l'asse minore dell'ellisse all'asse ma,.,.~

N - AOQ +D è negativo, il se~;'Tio + di E deve essere


'"'
PRINCIPI MATEMATICI
ì LlBRO PRIMO - SEZiONE VI
'47

mutato in-, e il seno- in +. La medesima cosa va capita tra A e P, se l'arca tagliata APS è maggiore dell'area da
per i segni di G e I, quando gli angoli N- AOQ- E+ lagliare via A, e se diversamente, verso i lati opposti del
+ F, ed N- AOQ- E- G + H risultano negativi. 1\Ia, punto P; il punto Q sarà, con precisione maggiore, il luogo
la serie infinita AOQ +E+ G +I+, ecc., converge tanto del corpo. E ripetendo i calcoli, il luogo sarà trovato in
celermente che a stento ci fu mai necessità di procedere rno<lo sempre più preciso.
oltre il secondo termine E. E il calcolo è fondato su questo Con questi calcoli il problema si risolve, in generale e
teorema, secondo cui l'arca APS varia come la differenza analiticamente. )la il calcolo particolare che segue è più
aççnncio agli usi astronumici. Essendo AO, OD, OD i semiassi
K ,l<:ll'elli~se, L il suo parametro e D la differenza tra il semi-
as~e minore e metà
d l'l parametro, cioè fra D
()/)c lf:L. si trovi sia
l'anl!olo Y, il cui seno
p
:; L t al raggio come il
' re l t ;:t ngolo, costruito
~ulla differenza D e la A f.---:o:"""::::-!;----~"---jB
~wmisomma AO +OD
(kgli assi, sta al qua-
rlmto dell'asse mag-
.~iore AJJ; sia l'angolo
o /., il cui seno sta al
r,1g"gio come il doppio rettangolo, costruito sulla distanza
tra l'arco AQ c la retta abbassata dal fuoco 5 perpendicolar- :..,·!-f dci. fuochi e ~;nlla differenza D, sta al triplo quadrato
mente al raggio OQ. dd scmiassc maggiore AO. Una volta trovati questi an-
Con un calcolo non dissimile il problema si risolve anche goli, il luogo del corpo sarà successivamente determinato
nell'iperbolc. Sia O il suo centro, A il vertice, S il fuoco e OJ{ nd modo seguente, Si prenda l'angolo T proporzionale al
l'asintoto. Sia nota la quantità, proporzionale al tempo, tt>mpo durante il quale l'arco BP viene descritto, o uguale
dell'area da asportare. Sia essa A, e si faccia una congettura (come si dice) al moto medio; si prenda l'angolo V, prima
circa la posizione della retta SP, che taglia l'area APS equazione del moto medio, che stia all'angolo Y, prima
prossima a quella vera. Si congiunga OP, e da A e P verso massima equazione, come il seno del doppio dell'angolo T
rasintoto si tirino AI, PK parallele all'altro asintoto: per sta al raggio; e si prenda l'angolo X, seconda equazione,
la tavola dei logaritmi verrà data l'area AIKP, e l'area che stia all'angolo Z, seconda massima equazione, come il
OPA uguale ad essa, che, sottratta al triangolo OPS, lascerà cubo del s~.;no dell'angolo T sta al C'ubo del raggio. Si
l'area asportata APS. Aggiungendo 2APS- 2.·1 o zA- prenda l'angnlo HHP, moto medio corretto, o uguale alla
- zA.PS, differenza doppia dell'area da tagliare A e di quella somma T+ V+ X, degli angoli T, V, X, se l'angolo T
tagliata via APS, alla linea SN, che è abbassata dal fuoco S
perpendicolarmente alla tangente TP, si originerà la lun-
ghezza della corda PQ. Si inseriva, inoltre, quella corda PQ l

J,
+
è minore di quello retto, o uguale alla differenza T+
X - V se e:>so è maggiore di quello retto c minore dei
due retti; e se HP incontrerà in P l'ellisse, tracciando SP
''

"''
PRINCIPI MATEMATICI

questa taglierà l'area BSP, il più possibile proporzionale al


tempo. Questa procedura sembra essere abbastanza spe-
dita, per il fatto che presi degli angoli molto piccoli V e X,
se fa comodo, in minuti secondi, è sufficiente trovare due
o tre prime 1ìgure di essi. l\'Ia è anche sufficientemente
esatta per servire alla teoria dei pianeti. Infatti anche
SEZIONE VII.
nell'orbita dello stesso Marte, la cui massima equazione del
centro è di dieci gradi, l'errore supererà appena il minuto ASCESA E DISCESA RETTILINEA DEI CORPI
secondo. Trovato inoltre l'angolo BHP del moto medio cor-
retto, l'angolo BSP del vero moto e la distanza SP sono fa-
cilmente ottenuti mediante un notissimo metodo.
E cosi di séguito, circa il moto dei corpi lungo linee
curve. 1\la può avvenire che un mobile discenda lungo una PROPOSIZIONE XXXII. PROBLEMA XXIV.
retta o s'innalzi lungo una retta, e continuerò ora ad esporre Posto che la forza centripeta sia inversamente proporzionale
le cose che riguardano questo genere di moto.
al quadrato della distanza de,· luoghi dal centro, determinare
gli spazi che u1t corpo descriverà cadendo in linea retta durante

tempi dati.
Caso r. Se un corpo non cade perpendicolarmente, esso
descriverà (per il corol. I della prop. XIII) una qualche
::il'zionc conica di cui un fuoco è con-
grncnte col centro delle forze. Sia
A t""::::--.._
.-IRPB quella sezione conica ed S il
suo fuoco. E, primo, se la figura è
un'ellisse, descriverà il semicerchio
.·lDB sopra il suo asse maggiore
.-:IB, e la retta DPC, perpendico-
lare all'asse, passerà attraverso il
corro in caduta; e condotte DS, PS, C D
l'area ASD sarà proporzionale al-
l'area ASP e, percib, proporzionale
anche al tempo. Fermo restando
l'a.s~e AB, si diminuisca continua~
mente l'ampiezza dell'ellisse, c
l'area ASD ~arà sempre proporzio-
nale al tempo. Si diminuisca quell'ampiezza all'infinito:
poiché l'orbita APE ora viene a coincidere con l'asse AB,
e il fuoco S con l'estremità dell'asse B, il corpo cadrà lungo
PRINCIPI MATEMATICI LIBI!.O PI!.IMO - SEZIONE VII
'5'
la retta AC, c l'area ABD diventerà proporzionale al tempo. porzionale al tempo durante n quale n corpo p o c cadrà
Lo spazio AC che il corpo, cadendo perpendicolarmente dal \'erso il centro S o B.
luogo A descrive in un tempo dato, risulterà pertanto
determinato quando l'area ABD è presa proporzionale al PROPOSIZlO!'I"E XXXIII. TEOREMA IX.
tempo, e si abbassa dal punto D Poste le cose già trovate, dico che la velocità di nn corpo,
R
alla retta AB la perpendico- che cade verso 11n luogo qualsiasi C, .çla alla velocità del corpo
lare DC.
clze descrive un cerchio di centro B e intervallo BC, come la
Caso :z. Se la figura RPB è
radice quadrata di AC, distanza del corpo dal vertice più
un'iperbole, descriverà sopra il
hmlano A del cerchio o dell'iperbole reflangolare, a 1 / 2 AB,
medesimo diametro principale
,.,·midiametro principale della figma,
AB l'iperbole rettangolare
BED 1 ; e poiché le aree CSP, Si bisechi AB. diametro comune a entrambe le figure
CBjP, SPfB stanno alle aree CSD, CBED, SDEB, le H l'H, DEH, in O, e si tiri la retta PT, in modo che tocchi
une rispetto alle altre, in una data proporzione delle la lìgnra RPB in P, e tagli, inoltre, in T il diametro comune
altezze CP, CD; e l'area SP/B è proporzionale .·18 (se necessario prolungato); 51" sia perpendicolare a
al tempo durante il quale il corpo P si muo- •1ttcsta retta, e BQ perpendicolare a questo diametro, e si
verà lungo l'arco P/B, anche l'area SDEB sarà pro- ammetta che L sia il parametro della figura RP/3. t mani-
porzionale al medesimo tempo. Si diminuisca all'in- fv::;to, per il coro!. 9 della prop. XVI, che la vclocitit di un
Jìnito il parametro RPB dell'ipcrbole rimanendo iden- curpo che si muove lungo la linea RPB intorno al centro 5,
A tico il lato trasversale, allora l'arco PB coinciderà in un qualsiasi luogo P, sta alla velocità dd corpo che dc-
con la retta CB e il fuoco 5 con il vertice B e la o;crive un cerchio intorno al medesimo centro, con intervallo
retta SD con la retta HD. Perciò l'area BDEB sarà pro- .':-"P, come la radice quadrata del rettangolo 1 / 2 L X SP a
porzionale al tempo durante il quale il corpo C, cadendo in .'-lP. Per le coniche, inoltre, ACB sta a CP 2 come 2AO a L,
linea retta, descrive la linea CB.
.. 2CP' x .·10 , l L D li l . ,
Caso J. Per un rag-ionamento perCio -~ACE c ugua e a . unque, ~ue e ve oc;ta
identico, se la Jìgura RPB è una . . CP x AO x ,p
slanno fra l oro come la rad1ce quadrata di C
parabola, c col medesimo ver- CJ----'=/----....!;;1 A H
tice principale B Yiene descritta a SY!. Inoltre, per le coniche, CO sta a BO come BO a
un'altra parabola BED, che ri- TO c, moltiplicando e sottraendo, come CB a HT. Per
manga sempre data, mentre la cui o dh·idendo o moltiplicando BO- o + CO sta a BO
prima parabola, lungo il cui pe- come CT a BT, ossia .-lC sta ad AO come CP a BQ; di
rimetro il corpo P si muove, per 5 ''-' _r CP 1 x .-10 x SP , BQ 2 x ::l. C x SP
conseguenza e uguale a --.. -~ .
la diminuzione all'infinito del suo B ACH AO x HC
parametro, verrà a coincidere Si diminuisca, ora, all'iniìnito la larghezza CP della figura
con la linea CB, il segmento parabolico BDEB sarà pro- RPB, così che il punto P coincida col punto C, c il punto S
col punto B, e la linea SP con la linea BC, c la linea Sì"
1
Trattasi ùi un"iperbolc con i due asintoti perp~ndicolari Ira loro. con la linea BQ; ora, la velocità del corpo che cade lungo
Yiene anche detta iperbo[e equilatera. la linea retta CB, sta alla Yelocità del corpo che descriw
LIBRO PRIMO - SIZIONE VII
PRINCIPI MATEMATICI '53

un cerchio di centro B e intervallo BC come la radice PROPOSJZIO:-.:i'E XXXIV. TEOREMA x.


. BQ 2 x AC x SP .
quadrata di AO X BC a SY2 , ossm (trascurate le Se la figura BED J una parabola, dico che la velocità di
w~ corpo che cade verso un qualsiasi luogo C è 11guale alla
ragioni di eguaglianza di SP a BC, e di BQ 2 a SY2)
1'elocità con la quale tale corpo Pttò descrivere uniformemente
come la radice quadrata AC ad AO o 1 / 2 AB. - C.V.D. 11n cerchio intorno al centro B a metà del s110 t'ntervallo BC.

R Infatti la velocità del corpo che descrive una parabola


T
NPB intorno al centro S in un luogo qualsiasi P (per il
'
''' corul. 7 della propo-
:-;izione XVI) è uguale
''' alla velocità del corpo
'l
l dte descrive unifor-
'l memente un cerchio
'l intorno al medesimo C!-----"-;;'-------'D7'
l
l centro S a metà del-
l
l l'intervallo SP. Si
l
A r<,._--:1, diminuisca all'infinito
l'ampiezza CP della E
parabola, in modo che
l'arco parabolico PfB S
Ulincida con la n:tta BL.c;--
CB, il centro S col
o vertice B e l'intervallo SP con l'intervallo BC, e la propo-
E sizione sarà evidente. - C.V.D.

PROI'OSIZIOXE xxxv. TEOREMA XI.


Poste le stesse cose, dico che l'area della figura DES, de-
scritta dal raggio indefinito SD, è 11guale all'area che un corpo
Pnò descrivere, n.el medesimo tempo, ntofa11do uniformemente
Corol. I. Qnanrlo i punti B e S coincidono, TC sta a TS iutunw al centro S, col raggio 1~guale alla metà del parametro
come AC ad AO. della figura DES.
Corol. 2. Un corpo che ruota lungo un qualunque cerchio
ad una data distanza dal centro 2, se il suo moto verrà Si supponga, infatti, che il corpo C, cadendo, descriva
rivolto verso l'alto, ascenderà fino al doppio della propria rlurante una minima particella di tempo la lineetta Cc, e
distanza dal centro. che frattanto un altro corpo K, ruotando uniformemente
lungo il cerchio OKk intomo al centro S, descriva un arco
Kk. Si innalzino le perpendicolari CD, cd che incontrano la
' Si int('udc il centro delle forze.
'54 Pltl;-iClPI MATEMATICI LIBRO l'RIMO - SEZIONE VII
'55

figura DES in D e d. Si congiungano SD, Sd, SK, Sk e si quadrata di AC a 5C, ossia in ragione di AC a CD.
conduca Dd che incontra in T l'asse AS, e su di essa si Pcr la qual cosa CD x Cc è uguale ad AC X Kk, e perciò
abbassi la perpendicolare SY. .l C sta a SK come AC x Kk sta a 51'" X Dd; quindi SK X
Caso I. Se la figura DES è un cerchio o un'iperbole ret- ;< Kk è uguale a SY x Dd, e 1 //)K x Kk è uguale a
tangolare, si bisechi in O il suo diametro trasversale A S, 1/,51" x Dd, ossia l'area KSk è uguale all'area SDd. Dun-
e 50 sarà la metà dd par~metro. E poiché TC sta a TD c;:lc.le particelle KSk e SDd di due aree vengono generate

•/~-
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··...·..
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H A nl'IIC singole particelle di tempo, le quali, se la loro gran-
daza YÌC'nc diminuita e il numero aumentato all'infinito,
come Cc sta a Dd, e TD a TS come CD a SY, TC starà stanno nella ragione di eguaglianza, e perciò (per il corol-
a TS come CD x Cc sta a SY x Dd. l\Ia (per il corol. I lario del lemma IV) tutte le aree generate insieme sono
della prop. XXXIII) TC sta a TS come AC ad A. O, soprat- :>empre uguali. - C.V.D.
tutto se le ultime ragioni delle linee si prendono alla coin-
Caso 2. Se la figura DES fosse una parabola, si dovrebbe
cidenza dei punti D, d. Dunque, AC sta ad AO o SK come trovare, come sopra, che CD x Cc sta a SY x Dd come
CD >< Cc a 51' x Dd. Inoltre, la velocità del corpo che TC a TS, ossia come due a uno: perciò 1 //.;D x Cc è uguale
cade su C sta alla velocità dPl corpo che descrive un cerchio a 1 / 2 SY x Dd. )!a la velocità del corpo che cade su C è
di intervallo se
intorno al centro s
come la radice qua- uguale alla velocWt con la quale può essere descritto unifor-
drata di AC ad AO ossia SK (per la prop. XXXIII). me-mente un cerchio di intervallo 1 f 2SC (per la prop. XXXIY).
E questa velocità sta alla n'locità dt'l corpo che descrive E questa velocità sta alla velocità con la quale il cerchio
il cerchio 0J(k come la radice quadrata di SK a SC (per di raggio 51{ può essere- descritto, ossia, la lineetta Cc sta
il corol. 6 della prop. IV) e ugualmente la prima velocità all'arco Kk, (per il corol. 6 della prop. IV) come la radice
sta all'ultima, ossia la lineetta Cc all'arco Kk, come la radice quadrata di SK a 1 f2 5C, ossia, come SK a 1 /l--·D. Per la
PRll'CIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE VII '57

qual cosa 1 f 2SK X Kk è uguale a 1 /~CD x Cc, quindi uguale nguale alla meta del parametro, si descri\'a il cerchio HkK,
a lf 2SY X Dd, cioè, l'arca KSk è uguale, come sopra, al- l"sul luogo G del corpo in discesa o in ascesa, e su un luogo
l'area SDd. - C.V.D. qualsiasi C, si innalzino le perpendicolari G/, CD che incon-
trano le sezioni coniche o il cerchio in l e D. Congiunte
PROPOSIZIONE XXXVI. PROBLEMA XXV.
Determinare i tempi di discesa di un corpo che cade da
A
/ ---c ----
''
ttn dato luogo A.
c I G '' G
'' '
Su un diametro AS, distanza iniziale del corpo dal centro, ' s
st descriva il semicerchio ADS, in modo che anche il semi- -- -----~~-
. . ,•
,- ~~--
c D '
cerchio OKH, intorno al centro S, sia D". ''
''
'' "",,,, '

A uguale a questo. Dal luogo qualsiasi C del '


'' '''
''
s ,-,
'
\' .·.
'•
~.
1\ ' ,'
/

---H -K_k~--·
l
corpo si innalzi l'ordinata CD. Si con-
D giunga SD, e si costituisca il settore OSK
''
'' ' '
''
l'
''
'' -
'' -........ :''
'
C~----}, uguale all'area ASD. È manifesto per la ... ' ' ' v '' '\
. ' ,.':'K
'
O ··--.. prop. XXXV, che il corpo, allorché cade, '
Il k
_l~··" -K '•
·-----H ---k',. / A
··· '•, descriverà lo spazio AC nello stesso
'- tempo durante il quale un altro corpo,
\ ruotando con moto uniforme intomo al inoltre SI, SD, i settori HSK, HSk siano uguali ai SCI;,'lTlenti
E '·: centro S, può descrivere l'arco OK. SEI.'i, SEDS, c per la prop. XXXV il corpo G descriverà
lu spazio GC nello stesso tempo durante il quale H corpo K
---------,/~ pur'J descrivere l'arco Kk.
PROPOSIZIONE XXXVII. PROBLE)IA XXVI.
Determinare i tempi di ascesa o di di- PROPOSIZIONE XXXVIII. TEOREMA XII.
scesa di ttn corpo proiettato da un dato luogo
Posto che la forza centripeta sia proporzionale all'aliezza o
Vt'rSO ['alto O verso i{ bassO.
alla distanza dei luoghi dal centro, dico che i tempi, le velocità
Cn corpo muoYa da un dato luogo G secondo la linea
GS, con una velocità qualunque. Si prenda CA che sta a
1 / AS come il quadr.:~.to di questa velocità al quadrato della
2
dci corpi cadenti e gli spazi de-
scritti so1w rispettivamente propor- A
:::iunali agli archi, ai seni e ai seni
r---
velocità uniforme lungo un cerchio, con la quale il corpo può twsi degli archi.
ruotare intorno al centro S con un intervallo dato SG. Se Un corpo cada da un qualsiasi
cf-----::...n
tale ragione è di due a uno, il punto A dista infinitamente, nel luogo A secondo la retta AS e a.
qual caso va descritta una parabola con vertice 5, asse SG partire dal centro S delle forze,
e parametro qualsiasi. Ciù è manifesto per la prop. XXXIV. con intervallo .-15, si descriva il
Se invece quella ragione è minore o maggiore di 2 a I, nel quadrante AE di un cerchio c sia 5 E
primo caso de\'e essere descritto un cerchio, nel secondo CD il seno dell'arco qualsiasi AD:
un'iperbole rettangolare sopra il diametro SA. È manifesto allora, il corpo A, cadendo nel tempo AD, descriverà lo spa-
per la prop. XX.."XIII. Allora, con centro 5 e intervallo zio A.C, c nel luogo C acquisterà la velocità CD.

'7· N>.Wl"UN.
,,'
PRINCIPI MATHlATICI LII!RO PRIMO - s:EZlONE VII
'59

Si dimostra nello stesso modo per mezzo della proposi- Coincida inoltre EG, all'inizio stesso del moto, con la per-
zione X, come la proposizione XXXII fu dimostrata per pendicolare AB, e la velocità del corpo nel luogo qualsiasi
mezzo della proposizione XI. E sarà come una retta il cui quadrato è uguale all'area
Corol. I. Di conseguenza, i tempi durante i quali un curvilinea ABGE.
corpo cadendo dal luogo A perviene al centro S, e un altro Su EG si prenda Eli,!, inversamente proporzionale alla
corpo ruotando descrive l'arco quadrantale ADE, sono uguali. retta il cui quadrato è uguale all'area ABGE, e sia VLM
Corol. 2. Per conseguenza tutti i tempi durante i quali unct linea curva su cui sempre sta il punto Af. e il cui asin-
i corpi cadono da luoghi qualsiasi verso il centro sono uguali, toto è la retta prolungata AB; il tempo durante il quale il
Infatti, tutti i tempi periodici (per il corol. 3 della prop. IV) corpo in caduta descrive la linea AE, sarà proporzionale
dei corpi ruotanti sono uguali. all'arca curvilinea ABTVi\.fE.
Infatti, sulla retta AE si prenda la linea il più possibile
PROPOSIZIONE XXXIX. PROBLEMA XXVII. piccola DE, di lunghezza data, e sia DLF il luogo della
linea EAIG, allorché il corpo giace in D; se quella forza
Posta una forza centripeta di qualunque genere, e date le centripeta è tale, che una retta, il cui quadrato è uguale
qttadratttre 1 delle figure curvilinee, si richiede per un corpo, all'area ABGE, sta alla velocità del corpo in caduta, allora la
ascendente o discendente
A.---iB__
l
==~T in linea retta, sia la ve-
v locità nei singoli ltwghi,
:;tessa area starà come il quadrato della velocità; ossia, se
al posto delle velocità in D ed E vengono scritte V e V+ I,
l'area ABFD starà come VV, e l'area ABGE come VV +
sia il tempo durante il -- 2VI +II, e, scomponendo, l'area DFGE starà come
quale il corpo perverrà
ad un luogo qualsiasi: 2VI +Il, perciò D~~E starà come
2
V~.i II ; ossia, se
e viceversa. :si prendono le prime ragioni delle quantità nascenti, la
2VI
Da un luogo qual- hmghezza DF starà come la quantità e perciò an-
siasi A un corpo E cada ·
DE'
I x V
lungo la retta ADEC, che come la metà di questa quantità Inoltre, il
DE
e dal suo luogo E si
tempo, durante il quale il corpo in caduta descrive la
innalzi la perpendico-
e\---~--------~
m g lineetta DE, è direttamente proporzionale a quella linea e
lare EG, proporzionale
inversamente proporzionale alla velocità V, e la forza è
alla forza centripeta direttamente proporzionale all'incremento I della velocità e
che tende in quel luogo
inversamente proporzionale al tempo; perciò, se si assumono
verso il centro C. Sia le prime ragioni ùelle quantità nascenti, è proporzionale
BFG una linea curva su cm sempre sta il punto G. I x F
a DE , ossm, è proporzionale alla lunghezza DF. Dun-
l In matematica pn quadratura si intende il calcolo dell'arca di que, la forza proporzionale alla DF o EG fa in modo che
una superficie (generalmente piana) racchiusa da segmenti rettilinei
o curvilind: ossia, detenninazione di un quadrato equivalente a tale il corpo cada con quella velocità che è proporzionale alla
c superficie. Qui il termine sta per il risultato dell'operazione stessa. retta il cui quadrato è uguale all'area ABGE.

j
1
260 l'Ril'>CIPI MATEM.HlCI LIBRO PRIMO - ~EZIONE VII ,,,
Inoltre, poiché il tempo, durante il quale la lineetta DE e poiché quegli incrementi (per l'uguaglianza dei tempi na-
di lunghezza qualsiasi data viene descritta, è inversamente scenti) sono proporzionali alle forze generatrici, ossia, alle
proporzionale alla velocità, e perciò inYersamente proporzio- ordinate DF, DR, e perciò proporzionali alle aree nascenti
nale alla linea retta il cui quadrato è uguale all'area ABFD, DPGE, DRSE, tutte le arce ABFD, PQRD staranno fra loro
e poiché DL, e perciò l'area nascente DLJ!E, è inversamente come la metà di tutte le velocità, perciò, per la uguaglianza
proporzionale alla medo;>sima linea retta, il tempo sarà pro- delle velocità, sono uguali.
porzionali~ all'arca DLME, e la somma di tutti i tempi starà Coro!. 2. Di conseguenza, se un corpo qualsiasi viene
r.onw h somma di tutte le aree, ossia (per il corol. del proiettato da un luogo qualsiasi D verso ralto o verso il
lemma IV) il tempo totale durante il quale la linea AE basso con una velocità data, e si dà la legge della forza
viene descritta è pro- centripeta, verrà trovata la sua velocità in un altro luogo
A,---~13r-----------'T porzionalc a tut t a qnalsiasi e, innalzando l'ordinata cg, e prendendo quella
----;v l'area ATVME. wlocità in modo che stia alla velocità nel luogo D come
Coro!. I. Se P è il la retta, il cui quadrato è uguale al rettangolo PQRD, au-
luogo dal quale il corpo mc·ntato dell'area curvilinea DFge, se il luogo e è più basso
deve cadere, in modo dPl luogo D, o diminuito se esso è più alto, sta alla retta il
che, spinto da una cui quadrato è uguale al solo rettangolo PQRD.
qualche uniforme forza Coro!. J. Il tempo viene, poi, conosciuto innalzando l'or-
centripeta nota (quale dinata em inversamente propor7ionale alla radice quadrata
il volgo suppone essere di PQRD +o - DFge, e prendendo il tempo durante il
la gravità), acquisti nel quale il corpo descrive la linea De in modo che stia al tempo
luogo D una velocità durante il quale un altro corpo cade con forza uniforme
uguale alla velocità che da P e cadendo perviene in D, come l'area curvilinea DLme
eL--1~--------~
l m g un altro corpo che cade sta al rettangolo 2PD x DL. Infatti, il tempo durante il
con una forza qualsiasi quale il corpo, cadendo con forza uniforme, ha descritto la
acquisterebbe nel me- linea PD sta al tempo durante il quale il medesimo corpo
desimo luogo D, e se ha descritto la linea PE come la radice quadrata di PD
si prende DR sulla per- a PE, ossia (poiché la lineetta DE sta per nascere) come
pendicolare DF, che sta a DF come quella forza uni- J!D a PD + 1 j 2 DE o zPD a zPD +DE, e sottraendo, sta
forme all'altra forza nel luogo D, e si completa il ret- al tempo durante il CJUale il medesimo corpo ha descritto la
tangolo PDRQ, e si taglia via l'area ABFD uguale lineetta DE come zPD a DE, e perciò come il rettangolo
ad esso, A sarà il luogo dal quale l'altro corpo è ca- :!PD X DL all'area DL:1!E; e il tempo durante il quale
C doto. Infatti, essendo stato completato il rettangolo l'uno e l'altro corpo hanno descritto la lineetta DE sta al tem-
DRSE, poiché l'area ABFD sta all'area DFGE come VT' po durante il quale l'altro corpo ha descritto la linea De con
a zVI, e perciò come 1f2 V a I, ossia, come la metà di tutta moto variabile, come l'arca DL11E all'area DLme; e, dun-
la velocità all'incremento della velocita del corpo che cade que, il primo tempo sta al secondo tempo come il rettangolo
con una forza variabile; e similmente l'area PQRD sta al- zPD x DL all'area DLme.
l'area DRSE come la metà di tutta la velocità all'incre-
mento della velocità del corpo che cade con forza uniforme;
1
l LIBRO PRIMO - SEZIONE VIII
l

intera IT, agendo secondo la direzione del corpo, lo accele-


rerà, e in un tempo dato, il più piccolo possibile, genererà
un'accelerazione proporzionale a se stessa. Per cui, le acce-
l•·razioni dci corpi in D e I, effettuate in tempi uguali (se
SEZIONE VIII. si assumono le prime ragioni delle linee nascenti DE, IN,
DETERMINAZIONE DELLE ORBITE JK, IT, NT), sono proporzionali alle lince DE, IT: ma in
LUKGO LE QUALI SI MUOVONO I CORPI, tempi diversi sono proporzionali al pro-
SOLLECITATI DA FORZE CENTRIPETE QUALSIASI dotto di quelle linee per i tempi. Inoltre, i A
tempi durante i quali DE e IK vengono
ckscritti, sono, per l'eguaglianza delle velo- v
ci là, proporzionali agli spazi descritti DE
c IF:., e perciò le accelerazioni, nel moto
PROPOSIZIONE XL. TEOREMA XIII. dei corpi attraverso le linee DE e IK,
sono proporzionali al prodotto di DE per
Se, sollecitati da ttna qualsiasi forza centripeta, ztn corpo
!T, e DE per IK, ossia stanno come
si muove in 1m modo qualsiasi, e u.n aUro corpo sale o scende
DP al rettangolo IT x IK. J![a il ret-
lungo una retta, e in un qualche caso di altezze u.guali le loro
tangolo IT x IK è uguale a IN 2, ossia,
velocità sono uguali, allora le loro veloct'tà saranno 1~guali per
uguale a DE 2 , e perciò le accelerazioni dei
tutte le altezze u.guali.
corpi che passano da D e I a E e J( na-
Un corpo qualsiasi scenda da .4, attraverso D, E, verso scono uguali. Sono, dunque, uguali le ve-
il centro C, e un altro corpo sia mosso da V lungo la linea lvcità dci corpi in E e J(: e per lo stesso k
curva VIKk. Con centro C e intervalli qualsiasi, si descri- argomento saranno sempre ritrovate uguali
vano i cerchi concentrici DI, EK, che si incontrano con la nelle successive uguali distanze. - C.V.D.
retta AC in D ed E, e con la curva VIK in I e K. Si con- ::\Ia per lo stesso ragionamento i corpi c
giunga IC che incontra la KE in N, e su IK si abbassi la ugualmente veloci e ugualmente distanti
perpendicolare NT, e l'intervallo DE o IN, tra le circonfe- dal centro, durante l'ascesa verso distanze uguali verranno
renze dei cerchi sia il più piccolo possibile, e i corpi abbiano ug-ualmente ritardati. - C.V.D.
in D e I uguali velocità. Poiché le distanze CD, CI sono Corol. r. Di conseguenza, se un corpo sospeso ad un filo
uguali, le forze centripete in D e I saranno uguali. Si rap- oscilla, o a causa di un ostacolo qualsiasi, levigato e per-
presentino queste forze mediante le lineette uguali DE, kttamente liscio. è costretto a muoversi lungo una linea
IN; se l'intera forza IN (per il coro!. 2 delle leggi) si risolve cnn'a, e se un altro corpo sale o scende lungo una retta, e
nelle due NT e IT, la forza NT, che agisce lungo la linea
le loro velocità risultano uguali ad una medesima altezza
NT perpendicolare alla direzione ITK del corpo, non muterà.
quale che essa sia, è chiaro che le loro velocità saranno
affatto la velocità del corpo lungo quel percorso, ma soltanto
uguali alle altre qualsiasi altezze uguali. Infatti, o a causa
distrarrà il corpo dal percorso rettilineo, e di continuo
farà deflettere il medesimo dalla tangente all'orbita, e lo del filo cui il corpo è sospeso o per l'impedimento di un
farà progredire lungo la direzione curvilinea ITKk. L'intera ostacolo perfettamente liscio, si verificherà la medesima cosa,
forza si esaurirà nel produrre questo effetto: ma l'altra forza che con la forza trasversa NT. U corpo non è da essa ritar-
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE Vlll

dato né accelerato, ma soltanto costretto ad allontanarsi dal porzionale alla retta, il cui quadrato è uguale all'area ABFD,
percorso rettilineo. e il triangolo ICK sarà dato proporzionale al tempo, per
Curol. 2. Di conseguenza anche se la quantità P rap- cui J{N sarà inversamente proporzionale all'altezza IC. ossia,
presenta la massima distanza dal centro alla quale un corpo se vien data una qualsiasi quantità Q, e l'altezza IC vtene
può ascendere, sia che oscilli o che ruoti lungo una traiet-
chiamata A, come AQ . Si chiami Z questa quantità S!_
A
e
toria, e da un punto qualsiasi della traiettoria esso viene
proiettato verso l'alto con quella velocità che ha in quel
luogo; e se la quantità A rappresenta la distanza del corpo
A B
dal centro in un altro qualsiasi punto dell'orbita, e la forza
centripeta è sempre come la potenza A,._1 della A, il cui
indice n - I è un numero qualsiasi n diminuito di un'unità,
allora la velocità del corpo ad ogni altezza A sarà come
VP" - A~ e perciò è data. Infatti, la velocità di un corpo R
in ascesa e in caduta rettilinea (per la prop. XXXIX) sta '
in questa medesima proporzione. z G
PROPOSIZIONE XLI. PROBLEMA XXVIII.
Posta una forza centripeta di un qualnnqne genere e date le
quadrature delle figure curvilinee, sono rt'chieste sia le traiet-
torie lungo le qttali i corpi nmoveranno, sia i tempi dei
moti lungo le traiettorie trovate.
Una forza qualsiasi tenda verso il centro C; sia da deter-
c
minare, allora, la traiettoria VIKk. Si dia il cerchio VR
si supponga che la grandezza della Q sia tale che in qualche
descritto con centro C e intervallo qualsiasi CV, e col mede-
caso JIABFD stia a Z come Il{ a KN; allora, in tut-
simo centro si descrivano altri cerchi qualsiasi ID, KE, che
tagliano la traiettoria in I e l{ e la retta CV in D e E. Si ti i casi, VABFD starà aZ come IK a KN, e ABFD sta a
tiri sia la retta CNIX che taglia in N e X i cerchi KE, LZ come JKz a KN~ e scomponendo ABFD-ZZ sta a ZZ
VR, sia la retta CKY che incontra in Y il cerchio VR. come IN 2 a KN2, per cui y'ABFD- ZZ sta aZ o ~ com P.
Siano, inoltre, i punti l e K, vicinissimi fra loro, e tenda
il corpo da V attraverso I e K verso k; il punto A è n'l a KN, e perciò A x KN è uguale a Q x IN . Di con-
quel luogo dal quale un corpo deve cadere, in modo che IABFD-ZZ
nel luogo D acquisti una velocità uguale alla velocità del seguenza, in quanto YX x XC sta ad A x J(l\l come CX2 ad
primo corpo in J. E poiché le cose stanno come nella pro- Q x IN x CX2
AA, il rettangolo XY x XC sarà uguale a ' .
posizione XXXIX, la lineetta IK, descritta in un tempo dato AA I'ABFD-ZZ
piccolissimo, sarà proporzionale alla velocità e perciò pro- Dunque, se sulla perpendicolare DF si prendono Db, Dc

.;:j
,,,
'"' PR!NCll'[ MATEMATICI L!BI{O l'RIMO - SEZIONE VIU

come uguali, rispettivamente, alla -7~~Q~=cc~ e alla


Cnrol. 3· Se con centro C e vertice principale V viene
descritta una qualsivoglia sezione conica VRS, e da un suo
2(ABFD-ZZ
-:-:~'fcQi'ix~~c
_
zAA (4BFD
·:;;"~'~~
ZZ
, e si descriveranno le linee curve ab, punto qualsiasi R si tira la tangente RT che incontra
nel punto T l'asse CV, infinitamente prolungato; e poi,
ac, sulle quali sempre stanno i punti b, c; e se dal punto V si congiunti CR, si conduce la retta CP, uguale all'ascissa
innalza verso la linea AC la perpendicolare Va, che taglia CT, e renda l'angolo VCP proporzionale al settore VCR;
le arce curvilinee V Dba, V Dca, e si innalzano anche le ordi- e ::;e inoltre una forza centripeta, inversamente proporzionale
nate Ez, Ex; poiché il rettangolo Db X IN o DbzE è uguale
alla metà del rettangolo A x KN o al triangolo ICK, e il s
rettangolo Dc x Ii.V o DcxE è uguale alla metà del ret-
tangolo Y.Y x XC o al triangolo XCY; ossia, poiché le
particelle nascenti DbzE, !C]( delle aree VDba, VIC sono T
sempre uguali, e le particelle nascenti DcxE, XCV delle
arce VDca, VCX sono sempre uguali, l'area VDba così
generata sarà uguale all'area generata VIC, e perciò propor-
zionale al tempo, e l'area generata VDca uguale al settore
generato VCX. Dunque, essendo dato il tempo qualsiasi
durante il quale il corpo è disceso dal luogo V, sarà data l'area
ad esso proporzionale VDba, e quindi sarà data l'altezza CD
o CI del corpo, l'area V Dca e il settore VCX, ad essa uguale,
in::;ieme col suo angolo VCI. Dati, inoltre, l'angolo VCI e
l'altezza Cl sarà dato il luogo I, nel quale il corpo si tro~
verà una volta terminato quel tempo. al cubo della distanza dei luoghi dal centro, tende verso il
Coro!. I. Di qui, le altezze massime e minime dei corpi, ct:ntro C, e il corpo parte dal luogo V con una velocità
ossia, le absidi 2 delle traiettorie, possono essere trovate adatta secondo una linea perpendicolare alla retta CV, allora
rapidamente. Le absidi sono infatti quei punti sui quali la quel corpo avanzerà lungo la traiettoria VPQ su cui giace
retta JC, condotta per il centro, cade perpendicolam1ente s10mpre il punto P; perciò, se la sezione conica VRS è una
alla traiettoria VIK; il che avviene quando le rette IK
ipcrbole, il medesimo discenderà verso il centro: se invece
e NK sono uguali, e perciò quando l'area A.BFD è uguale
è un'ellisse, esso ascenderà sempre e si allontanerà all'infi~
a ZZ.
Corol. 2. Ma anche l'angolo KIN, in cui In traiettoria
nito. E inversamente, se un corpo muove con una velocità
taglia in un luogo qualsiasi la linea JC, una volta data qualunque dal luogo V, e secondo che abbia iniziato o a
l'altezza IC del corpo, si trova rapidamente; e precisamente scendere obliquamente verso il centro, o da esso ad ascendere
prendendo il suo seno proporzionale al raggio come KN lo obliquamente, la figura VRS è o un'iperbole o un'ellisse, la
è a IK, ossia, come Z alla radic.e quadrata dell'area ABFD. traiettoria può e:,~crc trovata o aumentando o diminuendo
l'angolo VCP in una qualche data ragione. 1\'Ia, se la forza
' Uno dei due punti di un'orbita che sono, rispettivamente, più vicino
centripeta ..,;ene mutata in forza centrifuga, il corpo ascen~
e più lontanu dal centro delle ione. derà obliquamente lungo la traiettoria VPQ, la quale si
,68 PRINCIJ>I MATEMATICI LUIRO PRIMO - SEZIONE VIII

trova prendendo l'angolo l'C P proporzionale al settore ellit- intervallo Ck venga descritto il cerchio kc che incontra in e
tico VRC, e la lunghezza CP uguale come sopra all'altez- la rdta PD, e si innalzino le ordinate eg. ev, cw delle cun·e
za CT. Tutte queste cose conseguono dalla proposizione BFg, abt•, acw. Per il rettangolo dato PDRQ e per la legge da-
precedente, per mezzo della quadratura di una curva ta della forza centripeta dalla quale il primo corpo è spinto,
qualsiasi, la cui determinazione, poiché è abbastanza facile, yienc data la linea curva BFg, per la costruzione del problema
XXVfi e del suo corollario I. Allora, per l'angolo dato
ometto per brevità.
({]{è data la proporzione delle linee nascenti IK, KN, e
qnin<li, per la costruzione del probl. XXVIII. è data la
PROPOSIZIO~E XLII. PROBLEMA XXIX.
'ILw.ntit:L Q insieme con le linee curve all'i', ano; perciò, ter-
Data la legge della forza centripeta, ricercare il moto di minato un qualsiasi tempo Dbve, è data sia l'altezza Ce
1m corpo partito da un luogo dato, con una data velocità, o Ck del corpo, sia l'area Dcwe, e il settore ad essa uguale
secondo una data retta. XCy. l'angolo ICk eil luogo k nel quale il corpo allora si
trover:\.
Nelle stesse ipotesi delle tre proposizioni precedenti, un Si supponga, inoltre, che in queste proposizioni la forza
corpo parta dal luogo I secondo la lineetta IK, con quella centripeta varii, nell'allontanarsi dal centro, secondo tma
qu~t!siasi legge che possa essere immaginata, per cui a di-
A B .~tanze ngtmli dal centro sia ovunque la medesima. :'1-Ia iìn
qni abbiamo considerato il moto dci corpi lungo orbite
immobili. Rimane da aggiungèrc alcune CO'iC circa il loro
moto lungo orbite che ruobno intorno al centro delle forze.

c
velocità che un altro corpo, per effetto di una qualunque
forza centripeta uniforme, potrebbe acquistare cadendo dal
luogo P verso D: e questa forza uniforme stia alla forza,
per effetto della quale il primo corpo è spinto in/, come DR
a DF. Si diriga, inoltre, tale' corpo verso k; con centro C e
...,
LIBRO PRIMO - SEZIONE IX

stesso punto p, per la ragione prima esposta, descrive sul


piano immobile. L'angolo VCu sia uguale all'angolo PCp,
la linea Ctt alla linea CV, e la figura ttCp alla figura VCP;
il corpo che giace sempre in p si muoverà lungo il perimetro
della figura ruotante uCp, e descriverà il suo arco up nello
SEZIONE IX. O'ttsso tempo in cui l'altro corpo P può descrivere un arco
IL 110TO DEI CORPI LUNGO ORBITE MOBILI, simile cd uguale VP sulla ftgura in quiete T'PK Si trovi,
E IL MOTO DELLE ABSIDI poi, in base al corollario quinto della proposizione VI, la
forza centripeta per effetto della quale un corpo può essere
fatto ruotare lungo la linea curva che il punto p descrive
o-nl piano immobile, e il problema è risolto.

PROPOSIZIONE XLIII. PROBLEMA XXX. PROPOSIZIONE XLIV. TEOREMA XIV.


Si deve fare in modo che un corpo, su una traiettoria che La differenza delle forze dalle quali possono essere ugual~
ruota intorno al centro delle forze, si muova allo stesso modo mmfe mossi un corpo su un'orbita in quiete, e un altro corpo
che un altro corpo sulla medesima traiettoria in quiete. su11a stessa orbita che ruota, è i1wersamente proporzio?rale al
cubo della loro com·une altezza.
Il corpo P ruoti lungo un'orbita VPK di posizione data
dirigendosi da V verso K. Dal centro C si tiri di continuo Siano le parti up, pk, dell'orbita ruotante, simili e uguali
Cp, che è uguale alla CP, alle parti VP, PK dell'orbita in quiete, e si supponga che
v e si costruisca l'angolo la distanza dei punti P, K sia la più piccola possibile. Dal
VCp proporzionale all'an- punto k si abbassi sulla retta pC la perpendicolare kr,
--- --
U/'" - ...... golo VCP, e l'area, che la c si prolunghi la medesima fino in m, in modo che mr stia
A
......,, linea cp descrive, starà a lir come l'angolo VCp sta all'angolo VCP. Poiché le altezze
'' ' ' ' ' all'area VCP, che, con- - PC e pC, KC e kC dei corpi, sono sempre uguali, è manifesto
''
l'
' temporaneamente, la linea che gli incrementi o i decrementi delle linee PC e pc sono
''l ''
' CP descrive, come la ve- sempre uguali; perciò se i singoli moti dei corpi che stanno
' ' locità della linea che de- m:i luoghi P e p vengono distinti (per il corol. 2 delle leggi)
l
l ' '' scrive Cp sta alla velociti a due a due, dci quali, gli uni sono diretti verso il centro,
'' '
--
''
po;-~.............. ' ' ''
della linea che descrive CP;
ossia, come l'angolo T'Cp
o secondo le linee PC, pC, e gli altri sono trasversi ai primi,
e diretti secondo le linee perpendicolari alle PC, pC, i moti

------ sta all'angolo VCP, per


conseguenza in una ra-
ver~o il centro saranno uguali, e il moto trasversale del
corpo P starà al moto trasversale del corpo P come il moto
gione data, e pertanto proporzionale al tempo. Poiché angolare della linea pC al moto angolare della linea PC,
l'area proporzionale al tempo è quella che la linea cp descrive ossia, come l'angolo YCp all'angolo FCP. Dunque, nel
su un piano immobile, è manifesto che un corpo, spinto tempo stesso in cui il corpo P, per entrambi i suoi moti,
da una determinata quantità di forza centripeta, può ruo- pervié'ne al punto K, il corpo p, awndo un moto uguale
tarc insieme col punto p lungo quella linea curva che lo verso il centro, sarà mosso ugualmente da p verso C, percirJ,

l
LIJ!RO PIUMO - ~EZIONE TX
'7' PRINCIPI MATEMATICI '73

essendo stato completato il tempo, verrà trovato in un pCk come l'angolo VCp sta all'angolo VCP, e nC sia uguale
qualche punto della linea mkr, la quale, attraversato il pun- a kC: il corpo p, completato quel tempo, si troverà realmente
to h, è perpendicolare alla linea pC; e per il moto trasver- in u: perciò è spinto con forza maggiore che il corpo P, se,
sale, acquisterà, rispetto alla linea pC, una distanza che sta l'angolo nCp è in qualche modo maggiore dell'angolo kCp,
alla distanza acquistata dall'altro corpo P dalla linea o-;sb, se l'orbita upk o si muove procedendo in avanti, o si
nmove retrocedendo con una velocità maggiore del doppio
,\i quella con la quale la linea CP è mossa in avanti; con
forza minore se l'orbita viene mossa più lentamente retro-
cedendo. La differenza delle forze è proporzionale all'inter-
vallo mn dci luoghi, attraverso il quale il corpo p per l'azione
della medesima, in quel dato lasso di tempo, deve essere
traspùrtato. Con centro C e intervallo Cn oppure Cl' si
supponga che venga descritto un cerchio che taglia le linee
mr, mn, prolungate fino in s e t, e il rettangolo mn xmt
sar.\ ugnale al rettangolo mk x ms, perciò mn sarà uguale
~x- . ,.
a - - · - - . Pmche, moltre,
. tnangoh
1
. . pCk, pC1t .
sono dt
mt
grandezza data, in un dato tempo, kr e mr, e la loro dif-
ferenza mk e la loro somma ms, sono inversamente propor-
zionali all'altezza pC, perciò il rettangolo mk x ms è inver-
samente proporzionale al quadrato dell'altezza pC. E anche
mt è direttamente proporzionale a 1 { 2mt, ossia, all'altezza pC.
Queste sono le prime ragioni delle lince nascenti; e di qui
mk >< ms
, ossia la lineetta nascente ntn, e la differenza delle
mi
forze ad essa proporzionali, sono inversamente proporzionali
al cubo dell'altezza pC. - C.V.D.
C oro1. I. Di conseguenza la differenza delle forze nei
PC, come il moto trasversale del corpo p sta al moto luoghi P e p, o K e k, sta alla forza per effetto della quale
trasversale dell'altro corpo P. Per cui, essendo kr uguale nn corpo può ruotare con moto circolare da R a K nello
alla distanza che il corpo P acquista rispetto alla linea PC. stes,so tempo durante il quale il corpo P descrive lungo
ed mr sta a kr come l'angolo VCp all'angolo T'CF, ossia, un'orbita immobile l'arco PK, come la lineetta nascente
come il moto trasversale del corpo p al moto trasversale del 'llln sta al seno verso dell'arco nascente RK, ossia come
corpo P, è manifesto che il corpo p, completato quel tempo, mk x ms rk 2
Yerrà trovato nel luogo m. Queste cose si avranno in tal mt a zkC ' 0 come mk x ms al quadrato di rk;
modo quando i corpi p e P si muovono, ugualmente, secondo ossia, se si prendono le quantità date F, G in quella mutua
le linee pC e PC; perciò sono spinte da forze uguali lungo relazione che l'angolo VCP ha con l'angolo VCp, sta come
quelle linee. Ma si prenda un angolo pCn che sta all'angolo GG- FF a FF. Per la qual cosa, se con centro C e inter-

IB. NE\O,'TON,
2 74 PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE IX

vallo qualsiasi CP o Cp si descriverà un settore circolare quella differenza in un'altra qualsiasi altezza A sta a se
uguale all'intera area VPC, che il corpo P ha descritto in
un tempo qualsiasi, essendo stato condotto il raggio verso il stessa nell'altezza CV come ; 3
sta a C~"J , la stessa diffe-
centro, ruotando lungo un'orbita immobile: la differenza RGG-RFF
delle forze, per effetto delle quali il corpo P lungo un'orbita rcnza in ogni altezza A sarà proporzionale a _oo::_:~~'-'­
A'
immobile e il corpo p lungo un'orbita mobile, ruotano, starà
alla forza centripeta per effetto della quale un corpo qualsiasi,
condotto il raggio verso il centro, potrebbe descrivere uni-
formemente quel settore nel medesimo tempo col quale viene
---- - --~~ ,,
descritta l'area VPC, come GG- FF a FF. Infatti, quel '
settore e l'area pCk stanno fra loro come i tempi durante i
quali sono descritti. '
Corol. 2. Se l'orbita VPK è un'ellisse che ha il fuoco C ''
e l'abside più alta V, e si suppone simile ed uguale ad essa
\\
l'ellisse upk, in modo che pC sia sempre uguale a PC e '''
l'angolo VCp stia all'angolo VCP nella ragione data di G
a F; e se inoltre al posto dell'altezza PC o pC si scriverà A, ' l
l
l
e al posto del parametro dell'ellisse si mette 2R, la forza, l
l

---- ------.:;--------
c __ }-- -
per effetto della quale un corpo può ruotare lungo un'ellisse
.
mobile, starà come AA
FF
+ RGG-RFF
AJ , e viceversa. In- '
'' - --------- /
,~"'
--, . . .
~~---
fatti, la forza per effetto della quale un corpo ruota lungo
FF
un'ellisse immobile venga rappresentata dalla quantità AA ,
n --~
---- -- '

FF
e la forza in V sarà CV 2 • Ma la forza per effetto della·
quale un corpo potrebbe ruotare lungo un cerchio, alla
distanza CV, con la velocità che il corpo ruotante lungo un'el-
lisse possiede in V, sta alla forza per effetto della quale il corpo FF
Dunque, alla forza ~-, per effetto della quale un corpo
che gira lungo l'ellisse è spinto nell'abside V, come la metà AA
del parametro dell'ellisse al semidiametro CV del cerchio, mota lungo l'ellisse immobile VPK, si aggiunge la dif-
RGG-RFF FF
e perciò come ~-,-
RFF
3
; e la forza, che sta a questa come ftrcnza in più ·e
AJ
+ RGG-RFF co-
' AA A3
CV RGG-RFF stituirà l'intera forza per effetto della quale un corpo
GG- FF a FF, è proporzionale a CP . E que-
ruota lungo l'ellisse mobile -upk nei medesimi tempi.
sta forza (per il coro!. r di questa proposizione) è la diffe- Coro!. J . .:\Jlo stesso modo se ne arguisce che se l'orbita
renza delle forze in V per effetto delle quali il corpo P lungo immobile VPK è un'ellisse che ha il centro nel centro C
l'ellisse immobile VPK, e il corpo p lungo l'ellisse mobile delle forze, se si suppone l'ellisse mobile 11pk simile, uguale
upk ruotano. Di conseguenza, poiché (per questa prop.} c ad essa concentrica; e se zR ~ il parametro principale di

j
PRINCIPI MATEM.UICI LII!RO PJHMO - SEZIONE IX ,,,
questa ellisse, e 2T il parametro trasversale o asse maggiore, all'angolo VCP in una ragione data, allora la forza per effetto
e l'angolo VCp sta sempre all'angolo VCP come G a F, della quale un corpo può motare lungo quella curva V pk su
allora le forze per effetto delle quali i corpi possono ruotare cni sta continuamente il punto p, sarà inversamente propor-
lungo l'ellisse immobile e lungo quella mobile in tempi uguali, zionale al cubo dell'altezza Cp. Il corpo P, infatti, per la
. ali FFA . . FFA forza d'inerzia, non essendo spinto da nessun'altra forza, può
saranno proporzwn a ~ e, nspetttvamente, a ---y:3 +
aYanzare uniformemente sulla retta VP. Si aggiunga la forza
RGG-RFF
+--Aco,;-- n·r;;o il centro C, inversamente proporzionale al cubo del-
l'altezza CP o Cp, allora (per le cose già dimostrate) quel
Corol. 4· ln generale, se l'altezza massima CV del
moto rettilineo sarà deviato verso la linea curva V pk. Ma
corpo è detta T, e il raggio di curvatura che l'orbita VPK qnesta curva Vpk è identica alla curva VPQ trovata nel
ha in V, ossia il raggio di un cerchio ugualmente curvo, è cnrol. 3 della prop. XLI, nella quale dicenuno che i corpi
detto R, e la forza centripeta per effetto della quale un attratti da forze eli tale tipo ascendevano obliquamente.
corpo può ruotare lungo una qualunque traiettoria immo-
. VPK ne11uogo l' e' d etta ---rT,
bile . a ltn. luogh'1 P è
VFF e m PROPOSIZIOXE XLV. PROBLEMA XXXI.
Ricercare il moto delle absidi lungo le orbite che si appros-
detta, in maniera indefinita, X, e l'altezza CP è denomi-
simano moltissimo ai cerchi.
nata A, e si prende G ad F nella proporzione data del-
l'angolo VCp all'angolo VCP, allora, la forza centripeta Il problema si risolve aritmeticamente facendo in modo
per effetto della quale il mede~imo corpo può descrivere che l'orbita, che un corpo descrive su un piano immobile ruo-
gli stessi moti lungo la medesima traiettoria upk, mossa tandu (come nel corol. 2 o 3 della proposizione precedente)
circolarmente, negli stessi tempi, starà come la somma delle lungo un'ellis~e mobile, si accosti alla forma dell'orbita di
VRGG-VRFF cui si ricercano le absidi, e poi cercando le absidi dell'orbita
forzeX+ Al . d1e quel corpo descrive sul piano immobile. Le orbite,
acqui~tano la medc~ima forma, se le forze centripete
Coro[. 5· Dato, dunque, il moto di un corpo in un'orbita
immobile qualunque, il suo moto angolare intorno al centro sotto l'azione delle quali esse sono descritte, fra loro confron-
delle forze può essere aumen- tate, sono ad altezze uguali proporzionali. Il punto V sia
tato o diminuito secondo una l'abside più alta, e T venga scritto al po~to dell'altezza
massima CV, A al posto della qualsiasi altra altezza CP
rUe,oione data, e perciò possono
o Cp, e X al posto della differenza delle altezze CV- CP;
essere trovate nuove orbite
allora la forza, per effetto della quale il corpo si muove
immobili lungo le quali i corpi lnngo l'ellisse che ruota intorno al proprio fuoco C (come nel
ruotano per effetto di nuove
l FF RGG-RFF
Pr----_-----.::::J forze centripete.
Coro!, 6, Dunque, se verso
coro!. 2), e che nel corol. 2 era come--
FF A .--'_:R~,G~-G:_- _R
. come -~
_LI
+ -·'-~=-=-
A. 3 '

c la retta CV, di posizione data, ossta 00F,_·F,_ starà, mettendo T- X


k _.p
si innalza la perpendicolare al t dd Rr;r;- RFF + TFF- FFX
VP, eli lunghezza indeterminata, e si congiunge C con P, e con poso -,come A, . In modo
lunghezza uguale si tira c p, che forma l'angolo re p, che sta analogo una quabiasi altra forza centripeta va ridotta ad una
PRINCIPI MATEM,\TlCI

frazione il cui denominatore sia A 3 c i numera tori, fatto il


1
'
LIBRO PRIMO • !)EZIONE IX

\·nlta questo angolo, e eli qui tornando all'abside più alta dove
279

confronto dei termini omologhi, deYono essere resi analoghi. ,lj nuovo ha descritto il medesimo angolo; e così all'infrnito.
La cosa apparirà manifesta mediante esempi. Esempio 2. Supponiamo che la forza centripeta sta come
Esempio I. Supponiamo che la forza centripeta sia uni~
11 na qualsivoglia potenza A"- 3 o ~: dell'altezza A: -'ove
forme, perciò come ~: , o (sostituendo il numeratore A
11 - 3 ed n sono esponenti interi o frazionari, razionali o
con T - X) come
T 3 -3TTX +
A
3TXX - X 3
; e confron~
irrazinnali, positivi o negativi delle potenze. Il numeratore
3
.l~ oppure (T- X)" ridotto ad una st>rie infinita mediante
tati i termini corrispondenti dci numeratori, quelli dati con il noslro metodo delle serie convergenti, diventa P -
quelli dati e quelli non dati con quelli non dati, RGG-
- RFF + TFF starà a P come- FFX sta a - 3TTX +
_n X I"'- l + nn- n XXT"-2, ecc. E confrontati i termini
2
+ 3TXX -X3 o come -FF a-3TT + 3TX -XX. Ora, di questo numeratore con i termini dell'altro numeratore
poiché l'orbita è supposta estremamente prossima a un cer~ RGG- RFF +
TFF- FFX, RGG - RFF TFF sta a +
chio, venga fatta coincidere col cerchio, e poiché R, T sono nn-n
state rese uguali, e X è stata diminuita all'infinito, le ultime T~ come - FF sta a - nT"- 1 + 2
XT"- 2, ecc. E
ragioni di RGG a P staranno come - FF a - 3TT, o GG assumendo le ultime ragioni nel luogo in cui le orbite si
sta a TT come FF a 3TT, e a sua volta GG sta a FF come accostano alta forma circolare, RGG sta a T" come - FF
TT a 3TT, ossia, come r a 3; perciò G sta a F, ossia, l'an~ a -nJ"'-I, o GG a T"- 1 come FF a nrn- 1, e di nuovo GG sta
gola VCp all'angolo VCP, come r alla )13. Dunque, poiché a FF come T"~1 a nT"-I, ossia come I a n; perciò, G a F,
il corpo, in un'ellisse immobile, discendendo dall'abside più
alta all'abside più bassa costituisce un angolo VCP di, per
ossia l'angolo VCp all'angolo VCP, come I alla Per la v;.
qual cosa, poiché l'angolo VCP, descritto nella discesa del
così dire, r8o gradi, l'altro corpo, in un'ellisse mobile,
corpo dall'abside più alta all'abside più bassa lungo un'ellisse,
e perciò nell'orbita immobile di cui trattiamo, discendendo
t di r8o gradì, allora l'angolo VCp, che un corpo qualsiasi
dall'abside più alta all'abside più bassa costituirà un angolo
descrive, nel discendere dall'abside più alta all'abside più
ve p dì v~
00
; e ciò a causa della similitudìne di questa. bassa, in un'orbita quanto più possibile vicina alla circolare
orbita che un corpo, spinto uniformemente dalla forza cen- con una forza centripeta proporzionale alla potenza An-3 , sarà
tripeta, descrive, e di quell'orbita che il corpo, proseguendo ugua le ali ' ango lo di ---c==-
I800 ;
l
e una vota trovato quest 'an·
i giri lungo un'ellisse ruotante, descrive su dì un piano in \"n
quiete. A causa del precedente confronto dei termini queste gola, il corpo tornerà dall'abside più bassa all'abside più alta,
orbite sono rese simili, non in generale ma allorquando si e così all'infinito. Che se la forza centripeta fosse come la
approssimano il più possibile alla forma circolare. Un corpo, .
dIstanza d
el corpo dal centro, ossia come A o
A'
-- , n
dunque, che ruota con una forza centripeta unifom1e in A'
un'orbita più vicina possibile a quella circolare, descriverà sarebbe uguale a 4 e )'';uguale a 2; perciò, l'angolo tra l'ab-
sempre, tra l'abside più alta e l'abside più bassa, un angolo di
SI··de pm
•' ,alt a e l' ab s1'de pm
" b assa sara' ugual e a -
I8oO .
- , ossta
ISo o 2
- . - , o 103 gradi, 55', 23" rispetto al centro; pervenendo dal~
13 a go gradi. Completata, dunque, la quarta parte di una
l'abside più alta a quella più bassa ove ha descritto una sola rivoluzione il corpo perverrà all'abside più bassa, e compie~
PRINCIPI MATE'-HTICT LIBRO PRIMI) - SEZIONE IX

tata l'altra quarta parte perverrà all'abside più alta, e cosi, c confrontati i termini dei numeratori, RGG-RFF + TFF
alternatamente, all'infinito. Il che è manifesto anche dalla starà a br"+ eT', come- FF sta a - mbT"'- 1 - ncT"- 1 +
proposizione X. Infatti, il corpo spinto da questa forza -~ mm- m bXT"'-2 + nn- n cXT"-2, ecc. E prendendo
centripeta ruoterà lungo un'ellisse immobile, il cui centro è . 2 2
nel centro delle forze. Perché, se la forza centripeta è inver- le ultime ragioni che risultano quando le orbite si accostano
samente proporzionale alla distanza, ossia, è direttamente ;:tlla forma circolare, GG sta a br"- 1 +
cT"- 1 come FF
.
proporzwna l e a AI o a A' a 111 bT"'- 1 +ucT'- 1 , e di nuovo GG sta a FF come bT'""- 1 +
A J • n sarà uguale a 2; perciò +
-7- eT''-' a mbT"'- 1 ncT"·l. Tal~:: proporzione, rappresen-
l'angolo tra l'abside più alta e quella più bassa sarà di tando aritmeticamente mediante l'unità l'altezza massimp.
r8o 0 CV o T, diventa GG sta a FF come b +c a mb+ ne, perciò
--=-o di 127° r6' 45", per cui, il corpo che ruota per
F2 come I a mb + ne , Da cm,. G sta a F , ossia
· l' ango1o
effetto di tale forza, per la co:ttinua ripetizione di quest'angolo, b +c
mb+ ne
passerà a volte alterne dall'abside pii1 alta alla più bassa e
dalla più bassa alla più alta, in eterno. Inoltre, se la forza
l/
VCp sta all'angolo VCP, come I a . b + c . Per con-
:;cgucnza, poiché l'angolo VCP tra l'abside più alta e
centripeta è inversamente proporzionale alla radice quarta
l'alJside più bassa nell'ellisse immobile è di ISo gradi, l'an-
della potenza undicesima dell'altezza, ossia, inversamente
golo VCp tra le medesime absidi, nell'orbita che un corpo
proporzionale ad .4u14 e perciò direttamente proporzionale
I A 11• I8oo
descrive per effetto di una forza centripeta proporzionale
a - A o a - - , n sarà uguale a 1 J•• e ----r=-- uguale a bA"'+ cA"
Il~ Al tn alla quantità A3 , sarà. uguale a un angolo di ISO

360 gradi; per cui, il corpo che parte dall'abside più alta, e che
subito discende continuamente, perverrà all'abside più bassa gradi -~/
b+c , E per lo stesso ragionamento, se la forza
quando ha completato un'intera rivoluzione, e poi, a causa mb+ 1/C bA"'- cA"
centripeta è proporzionale a , l'angolo fra le ab-
dell'ascesa continua, completando un'altra intera rivoluzione,
tornerà all'abside più alta; e così, alternatamente, in eterno.
A·'-~--
Esempio J. Assumendo m e n al posto di esponenti qualsiasi sidi sarà trovato di gradi ISo 11/ 11tbb --ne
c . Ne' diversa-
delle potenze dell'altezza, e b, c al posto di numeri dati qual- mente il problema si risolve nei casi più difficili. La quan-
siasi, supponiamo che la forza centripeta sia proporzionale a tità alla quale la forza centripeta è proporzionale deve sempre
bA"+cA" . . b(T-X)"+c(T-X)" essere risolta in serie convergenti che hanno .·f.l per deno-
A3 , ossm proporzwnale a A3 ,
minatore. Poi, la parte data dd numeratore che risulta da
o {per lo stesso n0stro metodo delle serie convergenti) pro- quella operazione va supposta nella medesima ragiuue con
porzionale a la parte non data dd medesimo, e così anche la parte di
bT"' +eT" -mbXT"'- 1 -ttcXTn-l + mm- m bXXT'"-2 + queslo numeratore RGG- RFF + TFF- FFX con quel-
2 l'altra parte non data del medesimo. E togliendo via le
A' quantità ~uperflue, e scrivendo l'unità al posto di T, la
nn - n proporzione di G a F viene ottenuta.
+ .=:____:-:_-
2
cxxp-z
Corol. r. Di conseguenza, se la forza centripeta sta come
-------A~,~---- ecc, una qualsiasi potenza dell'altezza, quella potenza può essere
PRINCIPI MATEMATICI LIIIRO PRIMO - SEZIONE IX

trovata a partire dal moto delle absidi; e inversamente. u rt/ 2 rivoluzioni: cioè se m sarà stato a n come 8 o 4 o 2
Ossia, se l'intero moto angolare, per effetto del quale il " nn , If 64 -30 '/ 1 ~-30
ar,esepercm---3varra
corpo torna alla medesima abside, sta al moto angolare di mm
una rivoluzione, o di 360 gradi, come un qualsiasi numero m ,/ ~ - 3 o 3, allora la forza sarà proporzionale a A1164- 3
4/
9 -
4
sta ad un altro numero n, e l'altezza viene chiamata A, 0 .11/tr.-3 o AI/4-3 o A 19-\ ossia, inversamente proporzio-
"" nale a A3 - 11&4 o A 3 - 1 ft6 o .'P- 114 o A 3 - 419, Se il corpo, dopo
allora la forza starà come la potenza A mm -J dell'altezza, il
le singole rivoluzioni, sarà tornato alla medesima abside
cui esponente è __!!!!____- 3· Il che è manifesto dal secondo
mm immobile, m starà a n come I a I,
"" sarà uguale
perciò A-;;;;;-J
esempio. Per conseguenza è evidente che quella forza, allonM
ad A-z ossia A~ ; perciò il decremento delle forze sarà
tanandosi dal centro, non può diminuire in una proporzione
maggiore del cubo dell'altezza. Un corpo che ruota con tale proporzionale al quadrato dell'altezza, come è stato dimo-
forza e che si allontana dall'abside, se ha iniziato a discenM ::.trato nelle precedenti proposizioni. Se il corpo, dopo tre
dere, non giungerà mai ad un'abside più bassa o a un'altezza flUarti o due terzi, o un terzo o un quarto di una rivohizione
minima, .ma scenderà fino al centro, descrivendo quella linea sadt tornato alla medesima abside, m starà ad n come 3 / 4 ,
curva della quale trattammo nel corol. 3 della prop. XLI. ~/ 3 , "" 3 sarà uguale ad A. 16/Q-J o ad
a I, e perciò AMnf-
1/ , 1/
3 4
Se invece, allontanandosi dall'abside, il corpo ha cominciato AY/.j-3 o ad A9-3 o ad AI6-J; per la qual cosa la forza sarà o
a salire anche solo un poco, salirà all'infinito e non giungerà im·crsamente proporzionale a AU/9 o ad A 314, oppure diret-
mai ad un'abside più alta. [nfatti, descriverà quella linea tamente proporzionale ad A 6 o A13 • Infine, se il corpo pro-
curva della quale si è trattato nel medesimo corol. e nel cedendo dall'abside più alta all'abside più alta avrà com-
corol. 6 della prop. XLIV. Per cui, quando la forza, nel piuto un'intera rivoluzione e, in più, tre gradi, e se perciò
suo allontanarsi dal centro, decresce in una proporzione quell'abside durante ciascuna rivoluzione del corpo avan-
maggiore del cubo dell'altezza, il corpo che si allontana zerà di tre gradi, m starà ad n come 363o a 360° oppure
dall'abside, allorché ha cominciato o a scendere o a salire, nn 29523

o discenderà verso il centro o salirà all'infinito. Ma se la come 121 a 120, e perciò A"iiim-3 sarà uguale ad A- us.~1;
forza, nel suo allontanarsi dal centro, o diminuisce in una per cui la forza centripeta sarà inversamente proporzionale
29523 4
proporzione minore del cubo dell'altezza, o aumenta in una ad A 14641 o all'incirca inversamente proporzionale ad A 2243.
qualunque proporzione rispetto all'altezza, il corpo non scenM La forza centripeta, dunque, decresce secondo una propor-
derà mai fino al centro, ma arriverà dopo un certo tempo zione un po' maggiore del quadrato, ma 593 / 4 volte più
all'abside più bassa; e, inversamente, se il corpo discendendo Yicina al quadrato che al cubo.
e salendo alternativamente da un'ah:;id~ all'altra abside, non Corol. 2. ni rnno;;pgnPnz::. :mr.hf' sP. il corpo ruota sotto
si accosta al centro, la forza, nel suo allontanarsi dal centro, o l'azione della forza centripeta che è inversamente propor-
aumenterà o diminuirà in una proporzione minore del cubo zionale al quadrato dell'altezza, lungo un'ellisse che ha il
dell'altezza: e quanto più velocemente il corpo sarà tornato fuoco nel centro delle forze, e a questa forza centripeta
da un'abside all'altra abside, di tanto il rapporto delle forze viene aggiunta o sottratta una qualche altra forza estranea,
si allontanerà dalla proporzione del cubo. Cosicché, se un può venire conosciuto (per mezzo del terzo esempio) il moto
corpo sarà tornato dall'abside più alta all'abside più alta delle absidi che nasce da tale forza estranea: e inversamente.
con un moto alterno di discesa e di ascesa dopo 8 o 4 o 2 Ché se la forza per effetto della quale il corpo ruota lungo
PRINCIPI_ MATEMATICI

l'ellisse è proporzionale a -' - e la forza estranea sottratta


AA
proporzionale a cA, e quindi la forza restante, proporzionale
A -cA 4
A3 , b (come nell'esempio 3) sarà uguale a I, m
SEZIOXE X.
uguale a I, ed n uguale a 4, e perciò l'angolo di rivoluzione
IL ;.lOTO DEI CORPI Sl" SUPERFICI DATE,
tr::L lP. ahsidi sarà uguale all'angolo di gradi rSo
r 1
-c . l/ l-4C
E IL :i'IIOTO DEI PE:SDOLI OSCILLANTI

Supponiamo che la forza estranea sia minore di 357,45 volte


dell'altra forza per effetto della quale il corpo ruota lungo
l'Il'
e tsse, ossm. ch e c. sta uguale ' a":iS7""E
" , essendAo o T

uguale a I, anche I80°


·1//. I - C
diventa '356~5
I8o 0 ~ 35345 , opR PR0l'0517.IO=--E XLVI. PROBLlDIA XXXII.
I-4C
pure r80°.7623, ossia, I80° 45' 44". Dunque, il corpo allon- Supposta Ultaforza centripeta di un qualsiasi genere, e dati
tanandosi dall'abside più alta, con moto angolare di I8oo $ia 1111 cot/YrJ di forze sia 1m qualunque piano su cui un corpo
45' 44", perverrà all'abside più bassa, e raddoppiato questo muta, e ammessa la quadrat11ra delle figure cunn"!inee, ricercare
moto tornerà all'abside più alta; perciò l'abside più alta il mota di un corpo partita da tm luogo dalo, con una data
progredirà, durante ciascuna rivoluzione, di Io 31' 28". ·odocilà, secondo una retta data s11 quel piano.
L'abside della luna è più veloce di circa il doppio.
Ciò sul moto dei corpi lungo orbite i cui piani passano
per il centro delle forze. Rimane, ora, da determinarne il
moto anche sui piani eccentrici. Infatti, gli scrittori che
trattano del moto dei gravi, sono soliti considerare l'ascesa
e la discesa dei gravi, tanto se obliqui, quanto se perpenR
kQ"------- c R

dicolari su piani qualunque dati: con pari diritto è qui da


considerare il moto dei corpi che tendono a centri per effetto
di forze qualsiasi, e che si svolgono su piani eccentrici. In
verità, supponiamo che i piani siano levigatissimi e assoluR
tamente scorrevoli affinché non ritardino i corpi. Inoltre, in
queste dimostrazioni, al posto dci piani sui quali i corpi
giaciono e che in tal modo toccano, prenderemo in consideR
V T
razione piani paralleli a questi, sui quali si muovono i centri
dei corpi, e con tale moto descrivono le orbite. E subito
5
dopo, per la stessa legge, determiniamo i moti dei corpi
effettuati su superfici curve. Sia S un centro di forze, SC la distanza minima di questo
centro da un piano dato, P un corpo uscente dal luogo P
,;econdo la retta P Z, Q il medesimo corpo che ruota lungo
!
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRlMO - SEZlONE X
,,,
la propria traiettoria, e PQR la traiettoria, descritta sul distanze, uguali alle forze per effetto delle quali i corpi sono
piano dato, che si deve trovare. Si congiungano CQ, QS, e attratti da ogni parte verso il centro 5; per conseguenza,
se su QS si prende SV proporzionale alla forza centripeta i corpi sono mossi negli stessi tempi, nelle medesime figure,
per effetto della quale un corpo è attratto verso il centro S, sul piano qualsiasi PQR intorno al punto C, e negli spazi
e si tira FT in modo che sia parallela a CQ e incontri SC liberi intorno al centro S; perciò (per il corol. 2 della prop. X
in T, allora, la forza SV si risolve (per il coro!. 2 delle leggi) e il coro!. 2 della prop. XXXVIII) descriveranno in tempi
nelle forze ST, TV; di esse, ST, che attrae il corpo secondo
p
una linea perpendicolare al piano, non muta affatto il suo
moto su questo piano. L'altra forza TV, però, che agisce z
scconùo la posizione del piano, attrae il corpo direttamente
verso il punto C dato sul piano, e quindi fa sì che il corpo
si muoYa su questo piano, come se la forza ST fosse tolta R
e il corpo ruotasse per effetto della sola forza TV intorno
al centro C nello spazio libero. Inoltre, data la forza centri-
peta TV, per effetto della quale il corpo Q ruota nello spazio
libero intorno al centro dato C, è data (per la prop. XLII)
sia la traiettoria PQR che il corpo descrive, sia il luogo Q
ave il corpo verrà trovato in un qualsiasi tempo dato, sia,
in fine, la velocità del corpo in quel luogo Q; e viceversa. V T

PROPOSIZIO:\E XLVII. TEOREMA XV.

La forza centripeta essendo supposta proporzionale alla


s
distanza del corpo dal centro, tutti~· corpi che ruotano su piani sempre uguali, o delle ellissi su quel piano intorno al cen-
qualunque descriveranno delle ellissi e compiranno le loro tro C, oppure completeranno i p;-riodi di andata e di ritorno
rivoZ.u.zioni in tempi uguali; e qttelli che si muovono in linea lungo lince rette condotte su quel piano attraverso il cen-
retta, oscillando avanti e indietro, completeranno ciascun pe- tro C. - C.Y.D.
riodo di andata e ritorno negli stessi tempi.
Infatti, stanti le cose della precedente proposizione, la Scouo.
forza SV, per effetto della quale il corpo Q, che ruota sul L'ascesa e la discesa dei corpi sulle superfici curve sono
piano qualsiasi PQR, è attratto verso il centro 5, è propor- analoghe a questi moti. Si supponga che su un piano ven-
zionale alla distanza SQ; e perciò, a causa della proporzio- gano descritte delle linee curve, poi che ruotino in cerchio
nalità di SV e SQ, TV e CQ, la forza TV, per effetto della intorno ad assi dati, passanti per il centro delle forze, e per
quale il corpo è attratto verso il punto C dato sul piano effetto ili quella rivoluzione descrivano delle superfici curve;
dell'orbita, è proporzionale alla distanza CQ. Le forze, dun- e che allora i corpi si muovano in tal modo che i loro cen-
que, per effetto delle quali i corpi giacenti sul piano PQR tri vengono sempre trovati su que.ste superfici. Se tali corpi,
sono attratti verso il punto C, sono, proporzionalmente alle ascendendo e discendendo oblirtnamente, oscillano avanti e

.

.288 PltlNCtPI MATEMATICI LlBIIO PRIMO ~ SEZIONE X 28g

indietro, i loro moti si effettuano su piani che passano attra~


verso l'asse, e perciò lungo lince curve, dalla cui rivoluzione
s
quelle superfici curve sono originate. In questi casi, dunque,
è sufficiente considerare il moto lungo queste linee curve.

PROPOSIZIONE XL VIII. TEOREMA XVI.


Se una ruota sta ad angoli retti di ttn globo sull'esterno,
e, com'è proprio delle ruote, ruotando avanza lungo ltn cerchio
massimo, [,l lunghezza del percorso curvilineo, che m~ punto
qualsiasi, posto sul perimetro della ruota, ha descritto dopo
aver toccato il globo (e che si Pttò chiamare cicloide o epici-
cloide), starà al doppio del seno verso della metà dell'arco che
a partire da quel tempo ha toccato il globo nel passarvi so~
pra, come la somma dei diametri del globo e della ruota sta
al semidt'ametro del globo.

PROPOSIZIONE XLIX. TEOREMA XVII.


L
Se una ruota sta ad angoli retti di un globo concavo
S11ll'interno, e rtwtando avanza ltmgo tm cerchio massimo,
la lunghezza del percorso curvilineo che mt punto qualsiasi,
posto Sltl perimetro della ruota, ha descritto dopo aver toccato
il globo starà al doppio del seno verso della metà dell'arco
che in tutto questo tempo ha toccato il globo nel passarv·i
sopra, come la differenza dei diametri del globo e della ruota L
sta al semidiametro del globo.
Sia ABL il globo, C il suo centro, BPV la ruota che
insiste su di esso, E il centro della ruota, B il punto di con~
tatto e P il punto che sta sul perimetro della ruota. Si
supponga che questa ruota proceda lungo un ce1-chio massimo
ABL da A attraverso B verso L, e percorrendolo ruoti sta a CB. Infatti, la retta CE (prolungata, se necessario)
in modo tale che gli archi AB, PB siano sempre uguali fra incontri la ruota in V, e si congiungano CP, BP, EP, VP,
loro, e che quel punto P, che sta sul perimetro della ruota, e su CP prolungata si abbassi la normale VF. PH, VH,
descriva il percorso curvilineo AP. A.P sia, inoltre, l'intero che si incontrano in H, tocchino il cerchio in P e V, e PH
percorso curvilineo descritto, dopo che la ruota ha toccato tagli in G la VF, e sulla VP si abbassino le normali GI, HK.
il globo in A, allora la lunghezza AP di questo percorso Di nuovo, con centro C e intervallo qualsiasi, si descriva il
starà al doppio del seno wrso dell'arco 1J 2PB, come 2CE cerchio nom, che taglia la retta CP in n, il perimetro dclla
PRINCIPI MATEMATICI LUIRO PRIMO - ~EztONE X ,,,
ruota BP in o, e il percorso curvilineo AP in m; ora, con alla lunghl"zza VP (che è il doppio del seno dell'angolo
centro V e intervallo Vo, si descriva un cerchio che taglia r-BP, essendo EB il raggio) come zEC sta a CB, e perciò
la VP prolungata fino in q. in una ragione data.
Poiché la ruota gira sempre intorno al punto di contatto Con>!. :2. E la lunghezza del sernidiametro della cicloide
B, è manifesto che la retta BP è perpendicolare a quella .-tS sarà uguale ad una linea retta, che sta al diametro
linea curva AP che il punto P della ruota descrive, e che Hr dl'lla ruota come 2CE a CB.
perciò la retta VP toccherà questa curva nel punto P. Il
raggio del cerchio nom, gradualmente aumentato o d-iminuito, PROPOSIZIONE L. PROBLEMA XXXIII.
sia infine reso uguale alla distanza CP; allora, per la similiw
Fare sì che un corpo pendulo oscilli lungo w1a cicloide dala.
tudine della figura evanescente Pnomq e la figura PFGVI,
l'ultima ragione delle lineette evanescenti Pm, Pn, Po, Pq, Entro il globo QVS, descritto con centro C, si dia la
ossia, la ragione degli incrementi momentanei della curva AP, cicl0ide QRS, bisecata in R, che con i suoi punti estremi Q
della retta CP, dell'arco circolare BP e della retta VP, ,_.,J S incontra la superficie del globo su entrambi i lati. Si
sarà Ug)lale a quella delle linee PV, PF, PG, Pl, rispettiw tiri Cl\ dw biseca l'arco QS in O, e la si prolunghi fino in
vamente. Poiché inoltre VF è perpendicolare a CF, e VH .-1, in modo che CA stia a CO come CO sta a CR. Con centro
a CV, e perciò gli angoli HVG, VCF sono uguali; e poiché C l' intl·rvallo CA venga descritto il globo più esterno DAF
l'angolo VHG (per il fatto che gli angoli del quadrilatero c tlvntro questo globo, e per mezzo di una ruota, il cui
HVEP sono retti in V e P) è uguale all'angolo CEP, i diametro è AO, si descrivano due scmicicloidi AQ, AS, in
triangoli VHG, CEP saranno simili e quindi EP starà a CE modo che tocchino il globo più interno in Q e S e inconw
come HG ad HV ossia HP e cosi KI a KP, e, sommando t rinu in A il globo più esterno. Da quel punto A e dal filo
o sottraendo CB sta a CE come PIa PK, e per conseguenza, :IPT, che è uguale alla lunghezza AR, penda il corpo T,
CB sta a 2CE come PI a PV, e perciò come Pq a Pm. c oscilli tra le semicicloidi AQ, AS in modo che tutte le
Dunque, il decremento della linea VP, ossia, l'incremento volte che il pendolo si allontana dalla perpendicolare AR,
della linea BV- VP sta all'incremento della linea curva la parte superiore AP del filo, venga applicata alla semi-
AP nella ragione data di CB a 2CE, e perciò (per il corol. ricloido:- APS verso cui il moto è diretto, e venga pie-gata
del lemma IV) le lunghezze BV- VP e AP, originate dagli
intorno ad essa come intorno ad un ostacolo, e con la parte
incrementi detti, stanno nella medesima ragione. 1\Ia, essendo
r,:stante PT, che non tocca ancora la semicicloide, venga
BV il raggio, VP è il coseno dell'angolo Bl"P o 1 / 2BEP,
ttSCL in linea retta; allora il peso T oscillerà lungo la ci-
perciò BV - VP è il seno verso del medesimo angolo; in
cloide data QRS.
questa ruota, perciò, il cui raggio è 1 / 2Br, BV- rP sarà
il doppio del seno verso delrarco 1 /~BP. Dunque AP sta Si incontri, infatti, il filo PT ora con la cicloide QRS
al doppio del seno verso dell'arco 1 f2BP come 2CE a CB. in T, ora col cerchio QOS in V, e si tiri CV; e sulla parte
- C.V.D. rettilinea del filo PT, dalle estremità P e T, sì innalzino
Inoltre, denomineremo la linea AP, della precedente le perpendicolari BP, TW che incontrano la retta Cl" in B
proposizione, cicloide esterna al globo, l'altra della proposi· e Tr. È manifesto, dalla costruzione c dalla genesi delle
zione successiva, cicloide interna al globo; e ciò per chiarezza. figure simili AS, SR, che tali perpendicolari PB, TTV tagliano
Coro!. I. Per conseguenza, se si descrive la cicloide intera su CF le lunghezze VB, VW uguali ai diametri delle ruote
ASL e la si biseca in S, la lunghezza della parte PS starà 0.--I, OR. Dunque TP sta a l"P (che è il doppio del seno
PRINCIPI MATEMATICI LUIRO PRIMO - SEZIONE X '93

dell'angolo VBP quando 1 /J3V è il raggio) come BW sta PROPOSIZIONE LI. TEOREMA XVIII.
a BV, o come AO +OR sta ad AO, ossia (poiché CA e
CO, CO e CR e, scomponendo, AO ed OR sono proporzio- Se ww forza centripeta che tende da ogni lato verso il
centro C di un globo è in ciascun luogo proporzionale alla
nali) come CA +CO sta a CA, oppure, se si biseca BV
in E, come zCE a CB. Per cui (per il corol. I della propo- distan::a di wt luogo qualsiasi dal centro, e per effetto di qt{es!a
.~Q{a jon:,t il corpo T viene fatto oscillare (nel modo già descritto)
lungo il perimetro della cicloide QRS, affermo ehe t1tlte le
oscilla::ùmi, comunque ineguali, avranno uguale durata.
[nfatti, sulla tangente TW, infinitamente prolungata,
F tldla cicloide cada la perpendicolare CX e si congiunga CT.
Poichl· la forza centripeta per effetto della quale il corpo T
è spinto verso C è proporzionale alla distanza CT, e qul:'sta
(per il corol. 2 delle leggi) sì rù;olve nelle parti ex,
TX
delle quali ex, spingendo il corpo direttamente da p distende
il rtlo PT, e a causa della resistenza di esso cessa interamente,
non producendo nessun altro effetto; e poiché l'altra parte
T.\, eh<> spinge il corpo trasversalmente o verso X, accelera
dirdtamente il suo moto lungo la cicloide, è manifesto che
l'accelerazione del corpo, proporzionale a questa forza acce-
leratrice, sarit in ciascun momento proporzionale alla lun-
glwzza TX, 0ssia, a causa delle date CV, WV e delle TX,
TW, ad esse proporzionali, proporzionale alla lunghezza
TJV, ci(Jè (per il corol. I della prop. XLIX) proporzionale
alla lunghezza dell'arco di cicloide TR. Dunque, allontanati
l im·.c;nahnentl' dalla pt'rpendicolare AR i due pendoli APT,
.·lpt, e !asciatili andare contemporaneamente, le loro acce-
c krazioni saranno continuamc·ntc proporzionali agli archi da
descrivere TR, !R. !Ila le parti descritte fin dall'inizio del
sizione XLIX) la lunghezza della parte rettilinea del filo PT muto, stanno come le accelerazioni, cioè, come le intere parti
è sempre uguale all'arco di cicloide PS, e l'intero filo APT da tlcsetiven· fin r\all'inizio; per conseguenza, le parti che
è sempre uguale alla metà della cicloide APS, ossia (per il restano da descriwre e le conseguenti accelerazioni, propor-
corol. 2 della prop. XLIX) alla lunghezza AR. Perciò, inver- zionali a queste parti, sono a loro volta proporzionali al
samente, se il filo rimane sempre uguale alla lunghezza AR, tutto; e così di seguito. Quindi le accelerazioni, e perciò le
il punto T si muoverà lungo la cicloide data QRS. Ydocità generate, così come le parti descritte per effetto di
Coro!. Il filo A.R è uguale alla semicidoide AS, perciò queste velocità e le parti da descrivere, sono sempre propor-
ha al scmidiametro AC del globo più esterno la stessa ragione zionali al tutto; per cui le parti da descrivere, che manten-
che la semicicloide simile SR ha al semidiamctro CO del gono fra loro una posizione data, sono rese evanescenti con-
globo più interno.
t temporaneamente, ossia, i due corpi oscillanti perverranno

l
PRINCIPI ~IATUBTICI
ì LIBRO PRlMO - SEZIONE X
'95

contemporaneamente alla perpendicolare AR. E poiché, in- PROPOSIZlO~E LII. PROBLEMA XK.c"'\.!V.
versamente, le ascese dei pendoli dal luogo più basso R,
cffdtuate lungo i medesimi archi di cicloide con moto Determinare sia le velocità dei pendoli in ciasmn luogo,
retrogrado, sono ritardate nei singoli luoghi dalle medesime ,;a i tempi d·urante i quali vengono effettuate vuoi le ùtterc
velocità per mezzo delle quali le discese erano accelerate, osàlla:ioni, vuoi le singole parti dz' osàllazlone.
Con centro qualsiasi G e con intervallo GH uguale all'arco
A
dl'ila cicloide RS, si dcscri\·a il semicerchio HJL1[ bisecato
clitl scmidiametro GK. E se la forza centripeta, proporzio-

}/
y z
Q L
I

Q
G K
T R

}d c
c nale alle distanze dei luoghi dal centro, tende al centro G
e nel perimetro HIK è uguale alla forza centripeta nel peri-
è manifesto che le velocità delle ascese e delle discese effet- metro del globo QOS che tende al centro dello stesso, e se
tuate lungo gli stessi archi, sono uguali, e perciò sono effet- nel medesimo tempo, durante il quale il pendolo T è lasciato
tuate in tempi uguali; per cui, poiché le due parti di cicloide andare dal luogo più alto 5, un qualsiasi corpo L cade da H
RS e RQ, che giaciono sui due lati della perpendicolare, in f;, allora, poiché le forze per effetto delle quali i corpi
sono simili ed uguali, i due pendoli effettueranno le loro sono spinti, sono uguali fin dall'inizio e sono in proporzione
oscillazioni, sia intere che a metà, negli stessi tempi- C.V.D. continua agli spazi TR, LG, da descrivere, e perciò se TR
Coral. La forza per effetto della quale il corpo T nel e LG sono uguali lo sono anche nei luoghi T e L, è mani-
luogo qualsiasi T viene accelerato o ritardato Iungu la festo che quei corpi descri\·ono gli spazi ST, HL, uguali
cicloide, sta a tutto il peso del medesimo corpo nel luogo all'inizio, e pertanto continuano sempre ad essere spinti
più alto 5 o Q, cume l'arco TR della cicloide sta all'arco
di essa SR o QR.
!
il,
UhTUalmcnte e a descrivere spazi uguali. Per la qual cosa, il
tempo (per la prop. XXXVIII) durante il quale il corpo
,,

PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONI. X "Jl

descrive l'arco ST sta al tempo di una sola oscillazione, come


l'arco Hl, tempo durante il quale il corpo H arriverà in L,
per l'uguaglianza di GH e SR, proporzionale a 1/COs: V
sta alla semicirconferenza HKM, tempo durante il quale il
corpo H arriverà in M. E la velocità del pendolo nel luogo T 0 (per il corol. della prop. L) proporzionale a V~~ CA~ V
sta alla velocità del medesimo nel luogo più basso R (ossia, Perciò, le oscillazioni lungo tutti i globi e le cicloidi, effet-
la velocità del corpo H nel luogo L sta alla sua velocità nel tuate con forze assolute qualsiasi, sono direttamente pro-
luogo G, oppure l'incremento momentaneo della linea HL pnrzionali alla radice quadrata della lunghezza del filo, e in-
sta all'incremento momentaneo della linea HG, accrescendosi vf'rsamente proporzionali illa radice quadrata della distanza
gli archi Hl, Hl{ con flusso uniforme) come l'ordinata LI tra il punto di sospensione e il centro del globo c, infine,
sta al raggio GK, oppure come l' SR 2 - TRi a SR. Per cui, ;wcora inversamente proporzionali alla radice quadrata della
in quanto, durante oscillazioni ineguali, vengono descritti in forza assoluta del globo.
tempi uguali archi proporzi0nali agli interi archi delle oscil- Coro!. I. Per conseguenza, anche i tempi dei corpi oscil-
lazioni, si avranno, a partire dai tempi dati, le velocità e lanti, cadenti e rotanti, possono essere confrontati fra loro.
gli archi descritti durante tutte le oscillazioni. Ciò che andava Infatti, se il diametro della ruota, per mezzo del quale la
trovato per primo. cicloide viene descritta dentro il globo, è reso uguale al
I pendoli ora, siano fatti oscillare lungo cicloidi diverse, semiùiametro dd globo, la cicloide diventerà una linea retta
descritte all'interno di globi diversi, le cui forze assolute che passa per il centro del globo, e l'oscillazione sarà ora
una discesa e una successiva ascesa lungo questa retta. Per
sono a loro volta diverse: allora, se la forza assoluta di un
cui vit·ne dato sia il tempo di dh•ccsa da un luogo qualsiasi
qualunque globo QOS viene detta V, la forza acceleratrice,
verso il centro, sia il tempo, uguale a questo, durante il
per effetto della quale il pendolo è spinto lungo la circon-
quale il corpo, ruotando uniformemente intorno al centro
ferenza di questo globo, quando comincia ad essere mosso
dd globo ad una distanza qualsiasi, descriverà un arco di
direttamente verso il centro, sarà proporzionale alla distanza
fJUadrante. Questo tempo, infatti (per il secondo caso) sta
del pendolo da quel centro moltiplicata per la forza assoltt_t""'----- al tempo di una scmioscillarione lungo una cicloide qualsiasi
dcl globo, ossia sarà proporzionale a CO x V. Perciò, la-
lineetta HY, che è proporzionale a questa forza accelera- QRS come r a l/~~-.
trice CO X V sarà descritta durante un dato tempo; c se
Coro!. 2. Di qui conseguono anche le cose che \Vrcn e
viene innalzata YZ, normale alla circonferenza che incontra
I-Iuygens scopersero intorno alla comune cicloide. Infatti se
in Z, l'arco nascente HZ rappresenterà quel dato tempo. il diametro del globo viene aumentato all'infinito, la sua
Ma, quest'arco nascente HZ è proporzionale alla radice superficie sferica verrà mutata in un piano; e la forza cen-
quadrata del rettangolo GHY, è proporzionale perciò a tripeta agirà uniformemente secondo linee perpendicolari a
t1GH x CO x V. Per cui il tempo di un'intera oscillazione lun- questo piano, e la nostra cicloide si muterà in una comune
go la cicloide QRS (poiché è direttamente proporzionale alla ciclflidc. h·Ia, in questo caso, la lunghezza dell'arco della
semicirconfercnza HKII.f, che rappresenta l'intera oscillazione, cicloide, tra quel piano e il punto che viene descritto, diven-
ed è inversamente proporzionale all'arco HZ che similmente terà uguale a quattro volte il seno verso del mezzo arco
rappresenta il tempo dato) sarà direttamente proporzionale della ruota tra il medesimo piano e il punto che viene de-
a GH e inversamente proporzionale a VGH x CO x V, ossia, scritto: come scopri \Vren; e un pendolo tra due cicloidi
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRTMO - SEZIONE X

di questo tipo oscillerà lungo una cicloide simile ed uguale rncnte o ritarda direttamente il suo moto lungo la curva
in tempi uguali, come dimostrò Huygcns. Ma anche la discesa STR(j. Per cui, poicht: questa forza è proporzionale al per-
dei gravi, durante il tempo di una sola oscillazione, sarà corso da descrivere
come la indicò Huygens, T R, le accelerazioni A
Le proposizioni da noi dimostrate sonQ adatte inoltre n i ritardi del corpo,
alla vera costitu7.lone della Terra, in quanto le ruote muo~ m !"}nanto dcscri-
vendo lungo i cerchi massimi di essa descrivono, per effetto \·ono parti diversa~
del moto dci chiodi infissi nei loro perimetri, cicloidi esterne mente ampie (una
al globo; e i pendoli, sospesi nelle miniere e nelle profonde ma"bé'iorc <' una mi~
caverne della terra, debbono essere fatti oscillare lungo ' eli due 0scil~
nr_,rc)
cicloidi interne ai globi, in modo che tutte le oscillazioni risul~ Ltzioni, saranno
tino isocrone. La grm·ità infatti (come si spiegherà nel terzo ~cmprc proporziO- Q
libro) diminuisce con l'allo:1tanarsi dalla superficie della nali a tali parti, e s
terra, verso l'alto, secondo la radice quadrata delle distanze perci1\ faranno in
dal suo centro, verso il basso, secondo la ragione semplice mod0 che quelle
di queste distanze. parti \'en~;ano de~
,çrittc contcmpo-
PROPOSIZIONE LIII. PROBLBfA XXXV. ratll'amente. l\Ia i
corpi, che dcscri~
Date le quadrature delle figure curvilinee, trovare le forze
Yono nello stesso
per effetto delle quali i corpi effettuano sempre osct"llazioni
tempo parti propor-
isocrone lungo linee curve date.
zionali agli interi,
Il corpo T sia fatto oscillare lungo una qualsiasi linea descrivono gli in~
curva STRQ, il cui asse sia AR che attraversa il centro C teri nello stesso c
delle forze. Si tiri TX in modo che tocchi quella curva nel tempo.
luogo qualsiasi T del corpo, e su questa tangente TX si Carol. I. Di conseguenza, se il corpo T, che pende dal
prenda TY uguale all'arco TR. Infatti, la lunghezza di quel- centro A mediante il filo ret~
l'arco si conosce mediante i rr.etodi comuni, usati per le qua- A tilinco AT, descrive l'arco cir-
drature delle figure. Dal punto Y si conduca la retta YZ per~ colare STRQ, e frattanto viene
pendicolare alla tangente. Si tiri CT che incontra quella spinto verso l'esterno secondo
perpendicolare in Z, allora la forza centripeta sarà propor- s linee parallele, da una qualche
Q forza, che sta alla forza uni~
zionale alla retta T Z.
Infatti, se h forza, per effetto della quale il corpo è forme della gravità come l'ar-
attratto da T verso C, viene rappresentata mediante la co TR al suo seno TN, allora
retta T Z assunta come proporzionale ad essa, questa si i tempi di ciascuna oscilla-
scomporrà nelle forze Tl', YZ; delle quali YZ, attirando zione saranno ut,ruali. Infatti,
il corpo secondo la lunghezza del filo PT, non cambia per a causa delle linee parallele
niente il suo moto, mentre l'altra forza TY accelera diretta- z ZT, AR, i triangoli ATN,
UB\1.0 PRIMO - SEZIONE X
PIHNCIPI MATEMATICI

ZTY saranno simili; perciò TZ starà ad AT come TY sta a es


-.i:l l'altezza dalla quale il corpo è caduto, verrà data
TN, ossia, se la forza uniforme della gravità viene rappre- anche la velocità del corpo ad un'altezza qualsiasi CT (per
sentata mediante la lunghezza data AT, la forza TZ, per h prop. XXXIX). Ma il tempo durante il quale il corpo
effetto della quale le oscillazioni diventano isocrone, starà descrive la lineetta Tt, è proporzionale alla lunghezza di
alla fnrza di gravità AT, come l'arco TR, uguale a TY, qu<'sta lineetta, ossia, è direttamente proporzionale alla
sta a TN, seno di quell'arco. secante dell'angolo tTC, e inversamente proporzionale alla
Corol. 2. E quindi negli orologi, se le forze impresse su \'clocità. Sia l'ordinata DN, proporzionale a questo tempo,
un p~ndulo da una macchina al fine di conservare il moto perpendicolare alla retta CS nel punto D, e in quanto Dd
possono essere composte con la forza di gravità in modo è data, il rettangolo Dd x DN, ossia l'area DNt~d, sarà
che tutta la forza che tende all'esterno sia sempre propor- pro1,orr.ionale al medesimo tempo. Dunque, se P Nn è quella
zionale alla linea che si ottiene dividendo il rettangolo co- ]inca curva che il punto N tocca di continuo, e il suo asin-
struito sull'arco TRe sul raggio AR per il seno TN, tutte
toto è la retta SQ che insiste perpendicolarmente sulla retta
le oscillazioni saranno isocrone.
CS, l'area SQPND sarà proporzionale al tempo durante il
quak il corpo, discendendo, ha descritto la linea ST; per-
PROPOSIZIONE LIV. PROBLEMA XXXVI.
ciii, essendo stata ritrovata tale area, il tempo sadt dato.
Date le quadrature delle figure curvilinee, trovare i tempi
durante i quali i corpi discer:dono o salgono per etfctto di una PROPOSIZIONE L V. TEOREMA XXI.
qualunque forza ccntn'-
~~---~s petu lungo linee curve .'·ìc un corpo muove htngo una qualunque superficù: curva,
qualsiasi descritte sul il cui a.~;;e pasm per il centro delle forze, e dal corpo si abbassa
piano che passa per il su!l'.rsse ww perpendicolare, e da un qualsiasi punto dato
centro delle forze. dd/',1ssc si conduce m1a linea ad essa parallela e uguale, dico
---r t Un corpo discenda
r!tt> late parallela descriverà un'area proporzio11ale al tempo.
''' '
'' dal luogo qualsiasi 5, Sia Dl\.L la superficie curva, T un corpo che ruota su di
"
"" R
"
lungo una qualsiasi li- essa, STR la traiettoria che il corpo descrive lungo la mede-

'' ''
''
,,
nea curva data STtR
sul piano che passa per
sima, S l'inizio della traiettoria, OJfl( l'asse della superficie

,,,,,,
'' curva, TN una retta perpendicolare condotta dal corpo
il centro C delle forze. sull'asse, OP la linea parallela ed uguale a questa condotta
,,,, Si congiunga CS e si di-
vida la medesima in un
dal punto O, che è dato sull'asse, AP la traccia della traiet-

" ,,,," numero indefinito di


toria descritta dal punto P sul piano AOP della lin<·a
robnte OP, .-1. l'inizio della traccia corrispondente al punto
<i parti uguali, e Dd sia
'" una di quelle parti. Con
S, TC una retta condotta dal corpo sul centro, TG una
parte di essa proporzionale alla forza centripeta per effetto
c centro C e intervalli
della quale il corpo è spinto verso il centro C, TM una
CD, Cd si descrivano i
cerchi DT, dt che si incontrano in T e t con la linea curva retta perpendicolare alla superficie curva. TI una parte di
STiR. E poiché è data sia la legge della forza centripeta essa proporzionale alla forza per effetto della quale il corpo
PRINCIPI MATEMATICI
'
'
LlHRO PRIMO • SEZIO)IE X

pressa la superficie ed a sua volta è pressato dalla superficie il corpo, per effetto della forza centripeta tendente verso il
Yerso il punto 111, PTF una retta parallela all'asse che passa centro O ed uguale alla somma delle forze FG e Hl, descri-
attraverso il corpo, e GF, I H delle rette abbassate perpen- n;s.::c la curva A.P sul piano AOP. l\Ia per effetto di tale
dicolarmente dai punti G ed I sulla parallela PHTF. Dico forza l'area AOP ·viene descritta (per la prop. I) propor-
ora che l'area AOP, descritta fin dall'inizio del moto per zionalmente al tempo.
mezzo del raggio OP, è proporzionale al tempo. Infatti, la Coro!. Per lo stesso ragionamento, se un corpo, spinto
da forze tendenti verso due o più centri che stanno sulla
nwlksima retta data CO, descrivesse una qualunque linea
cun·a ST in uno spazio libero, l'area AOP sarebbe sempre
prnporzionale al tempo.
B A
...-- -------------::7
-- O
------- P/ M
--""------!-- --- PROI'OSIZIO~E LVI. PROBLEMA XXXVII.
Dale le qn(l(lrature delle figme curvilinee e date sia la legge
dd!a jur:a centripeta tendente ad ut~ centro dato, sia la s-uper-
R ficie C111"1h1 il cui asse passa per gucl centro, frO'Imre la traiet-
------ /l)ria che u.n corpo descriverà sulla medesima S1tperficie, w1a
'ì---1--~ ;_•alta partito da un luogo dato, con una data velocità, lungo
i K
'' 11!111 dala direzione su quella superficie.
'
l' Ferme restando le cose costruite nella precedente propo-
''
'''
sizione, il corpo T parta dal luogo dato S secondo una retta
di po:::izionc data lungo la traiettoria da scoprire STR, la
'
F['-' cui proiezione sul piano BDO è AP. E a partire dalla velocitfL
' data del corpo all'altezza SC, si darà la sua velocità in una
qualsiasi altra altezza TC. Con quella velocità in un tempo
c minimo dato, il corpo descriva la particella Tt della propria
traidtoria, e Pp sia la sua proiezione descritta sul piano
forza TG (per il corol. 2 delle leggi) si scompone nelle forze AOP. Si congiunga Op, e descritto un piccolo cerchio con
TF, FG; e la forza TI nelle forze TH, Hl: ma le forze centro T e intervallo Tt sulla Sl<perficie curva, la proiczione-
TF, TH, agendo lungo la linea PF perpendicobw al piano descritt~ <;n\ piano AOP sia l'ellisse pQ. E a ratNl Òf·lb
.-lOP, in ne.ssun modo cambiano il mot11 del corpo salvo grandezza del piccolo cerchio Tt, e poiché la <!istanza TX
quello perpendicolare a questo piano. Perciò il suo moto, o PO dal suo asse CO è data, l'ellisse pQ sarà data nella
in quanto è effettuato secondo la posizione del piano; ossia, ::ua specie e grandezza, come anche la sua posizione rispetto
il moto del punto P, per effetto del quale -viene descritta la alla retta PO. E poiché l'area POp è proporzionale al tempo,
proiezione AP della traiettoria su questo piano, è il medesimo e perciò data essendo dato il tempo, anche l'angolo PO p
che se le forze TF, TH fossero tolte via, c il corpo fosse ::ar~t dato. E quindi dell'ellisse e della retta Op sarà data l'in-
spinto dalle sole forze FG, Hl; ossia, il medesimo che se tersezione comune p, insieme con l'angolo OPp, sul quale b.
PRINCIPI MATEMATICI

proiezione APp della traiettoria taglia la linea OP. Di conse-
~enza (c~nfrontando la prop. XLI col suo corol. 2) il modo
PHILOSOPHilE
di ~etermma:e la curva APp appare facilmente. Allora, a NATURALIS
partrre da ciascun punto P della proiezione, innalzando

PRINCIPIA
o
B A
------ ---
MA TREMA TICA.
s
D E F I N I T I O N E S.
R
--- -- DEFINITIO I.
K
!f..uantitas Materi,e •Il menfura '}ufdem orta ex illius Denfit•·
t< & Magnit11dine conjunélim. ·
ER, denOtate duplicata, in fpatìo etiam duplicato~ fie qua...
A druplus ; in triplicato fexruplus. Idem intelligè de Nive &
Pulveribus per compreffionem ve\ liquef,lélionem con~en­
f:nis. b:.t par eH ratio corporum omnium t qure ~er cauras qualcun...
que diver(ìmode condenfantur. Medii interea, fi quod fuerir, in~
tertlitia partium libere pervadentis, hic nu\lam rationefi.l ~abeo.
c H1mc autem Quamitarem fub nomine Corporis vel MaOre m fe-
quemibus patlim intelligo. Innmefcit ea per corporis cujufque
verso il piano AOP le perpendicolari PT che incontrano Pondus. Nam Ponderi proportionalem etle reperi per experiinenta
in T la superficie curva, saranno dati i singoli punti T del- Pendulorum accurati! lime inllituta, mi poilhac docebitur.
la traiettoria. - C.V.D.
DEFINITIO 11.
~uantitar Motu.< •fl menfùraejufdem orta "' f'elocitate &
!Zfantitate Materi.:e conjunélim.
Motus totius ell fumma motuum in partibus fingulis; adeoque in.
corp~re dup\omajore requali cum velocitatc duplus e{\,
& dupla cum
velocltate quadruplus:.
DEFI-

Prima JK!gina d('i l'rincipi11 di Xewton


nt'\l'cdìzion~ di .-\msterd<lm del 1723
SEZIONE XI.
IL MOTO DEI CORPI
CHE TENDONO L'UNO VERSO L'ALTRO
CON FORZE CENTRIPETE

Fin qui ho esposto il moto dei corpi attratti verso un


centro immobile, quale, tuttavia, difficilmente esiste in natura.
Infatti, le attrazioni, per la terza legge, sogliano effettuarsi
verso i corpi, e le azioni dei corpi attraenti e attratti sono
scmpr<:! mutue ed uguali; perciò non può giacere in quiete
né il corpo attraente né quello attratto, se i corpi sono due,
ma entrambi (per il corollario quarto delle leggi}, come per
effetto di un'attrazione scambievole, ruotano intorno ad un
cnmunc centro di gravità; e se i corpi sono numerosi, quelli
o sono attratti da uno solo e lo attraggono, oppure si attrag-
gono tutti fra loro; e devono essere mossi fra loro in tal
modo che il comune centro di gravità o giace in quiete o
si muove uniformcmènte in linea retta. Per cui mi accingo
ora ad espone il moto dci corpi che si attraggono scamLie-
\'olmt'nte considerando le forze centripete come attrazioni,
sebbene forse, se si parlasse fisicamente, dovrebbero essere
dette più esattamente impulsi. Ma ora, ci occupiamo di
pruposizioni matematiche, e per questo, abbandonate le
discussioni di carattere fisico, ci serviamo di un discorso
familiare, col quale possiamo essere più facilmente capiti
dai matematici.

PROPOSIZIONE LVII. TEORE1LA XX.

Due corpi che si attraggono fra loro descrivono figure simili


Ù1torno al com1111tJ centro di gravità e l'uno intorno all'altro
mutuamente.

20. NEWTON,
PRINCIPI MAITMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE Xl J07

Infatti, le distanze dei corpi dal comune centro eli gravità in quiete, e che in se p si collochino due corpi, quello immo-
sono inversamente proporzionali ai corpi, e perciò sono fra lJi!e in s, quello mobile in p, simili ed uguali ai corpi S e P.
loro in una ragione data, e, per composizione, in una data
ragione rispetto all'intera distanza tra i corpi. Ma queste
distanze vengono fatte ruotare intorno alla loro estremità co-
mune con moto angolare uniforme, per cui, poiché giaciono
ll l
L1· rette PR c pr tocchino, poi, le curve PQ e pq in P e p,
c si prolunghino CQ ed sq fino in R ed r. Per la simiglianza
ddl<" figure CPRQ ed sprq, RQ starà a rq come CP sta
a sp, e perciò in una rab>Ìone data. Per cui, se la forza per
sempre su una linea retta, non mutano mai la loro mutua o:-ffetto della quale il corpo P è attratto verso il corpo S,
inclinazione. :Ma le lince rette, che sono in un dato mutuo c (]Hindi verso il centro intermedio C, sta alla forza, per
rapporto, e che ruotano intorno ai propri estremi con effetto della quale il corpo p è attratto verso il centro s,
moto angolare uniforme, descriveranno figure affatto simili
v
intorno ai medesimi estremi, su piani che o giaciono in v
quiete o si muovono di un qualsiasi moto non angolare
insieme con questi estremi. Per questo, le figure, che ven- R
gono descritte mediante le rotazioni di queste distanze, sono '-'p s-:::::~::::.:
---
________________ _
simili. - C.V.D.

PROPOSIZIONE LVIII. TEOREMA XXI.


Se due cnrpi si attraggono scambievolmente per effetto di forze
qualsiasi e frallanlr! ruotcmo ùttorno al comune centro di gravità,
ndb medesima data ragione, queste forze attrarranno sem-
dico che per effetto delle medesime forze pu1ì essere descritta,
prl', in tempi uguali, i corpi dalle tangenti PR, pr verso gli
·intorno all'uno o all'altro dà due corpi non in molo, 1tna
drchi Pf}, pq attraverso gli intervalli RQ, rq proporzionali
figura simile t'd ttguafe alle figure che i corpi così mossi descri-
ai nwr\e~imi; perciò quest'ultima forza farà sì che il corpo p
vono l'uno intorno all'altro mutuamcnte.
ruoti lungo la cur\·a pq<l, che sarà simile alla curva PQV,
Si facciano ruotare i corpi S, P intornu al comune cen- lnngu la quale la prima forza fa si che ruoti il corpo P, e
tro di gravità C, dirigendosi l'uno d;:~. S a T, l'altro da P cht· !1~ rh·oluzioni siano completate in tempi uguali. Ma in
a Q. Da un dato punto s si conducano senza interruzione IJU<mto quelle forze non sono fra loro nella ragione di CP
sp, sq uguali e parallele alle SP, TQ; e la curn pqt', che il a sp, ma (per la simiglianza c l'eguaglianza dci corpi S e ,ç,
punto p descrive ruotando intorno al punto non in moto s, P c· p, e per l'eguaglianza delle distanze SP, sp) mutuamente
sarà simile ed uguale alle curve che i corpi S, P descrivono nguali, i corpi saranno ugualmente deviati dalle tangenti in
l'uno intorno all'altro mutuamente, e, quindi (per il teo- tl'mpi U.[,'Uali; pPrriò, afiìnché il corpo ultimo p sia attratto
rema XX), simile alle curve ST e PQV, che i medesimi attravcr;;o un intervallo maggiore rq, viene richiesto un
corpi descrivono intorno al comune centro C di gravità; e tempo maggiore, proporzionale alla radice quadrata degli
ciò perch6 le proporzioni delle linee SC, CP cd SP o sp intervalli, per cui (per il lemma X) gli spazi descritti
sono fra loro da te. allo stesso inizio del moh:. sono come il quadrato dei tempi.
Caso I. Il comune centro C di gravità, per il corollario Si supponga, quindi, che la velocità del corpo p stia
quarto delle leggi, o giace in quiete o si muove uniforme- alla velocità del corpo P come la radice quadrata della
mente in linea retta. Supponiamo, da prima, che esso sia distanza sp alla distanza CP, così che gli archi pq, PQ,
l'IUNCIPI MATEMATICI 1 LIBRO PlllMO - SEZIONE Xl

che sono in ragione semplice, siano descritti in tempi che rJU.adrata dd secondo corpo S alla radice quadrata della som-
sono proporzionali alla medesima radice quadrata, allora, i ma dei corpi S +P.
corpi P, p, attratti con forze sempre uguali, descriveranno
Infatti, per la dimostrazione della proposizione prece-
intorno ai centri in quiete C ed s le figure simili PQV, pqv,
dente, i tempi durante i quali vengono descritti gli archi
delle quali l'ultima, pqv, è simile ed uguale alla figura che
qualsiasi simili PQ e pq, sono in ragione della radice qua-
il corpo P descrive intorno al corpo mobile S. - C.V.D.
drdta delle distanze CP e SP o sp, cioè stanno come la
Caso 2. Supponiamo, ora, che il comune centro di gravità,
radicl, quadrata del corpo 5 alla radice quadrata della somma
insieme con lo spazio nel quale i corpi sono mossi fra loro,
ch-i corpi S l P. E per composizione, le somme dei tempi
si muova uniformemente in linea retta; allora (per il corol-
dnrante i quali vengono descritti tutti gli archi simili PQ
lario sesto delle leggi) tutti i movimenti in questo spazio
e ftq, ossia, i tempi totali, durante i quali vengono descritte
verranno eseguiti come prima, e i corpi, perciò, descriveranno
tlltte le l'tgure simili, stanno nella medesima ragione di
l'uno intorno all'altro, scambievolmente, figure identiche alle
•1udlt· rndki quadrate. - C.V.D.
precedenti, e perciò simili ed uguali alla figura pqv. - C.V.D.
Corol. I. Di conseguenza, due corpi che si attraggono
1-'W\l'OSIZIONE LX. TEOREMA XXIII.
mntuamente con forze proporzionali alle proprie distanze,
descrivono (per la prop. X) intorno al comune centro di Se due corpi S e P, che si attraggono con forze inversamente
gravità, e l'uno intorno all'altro, mutuamente, ellissi concen- proporzionali al quadrato della propria mutua distanza, rt~otano
triche; e inversamente, se tali figure vengono descritte, le in/orno al corntme centro di gratri/à, dico che l'asse principale
forze sono proporzionali alla distanza. dell'ellisse, che l'un corpo P descrive per effetto di questo moto
Coro!. 2. Due corpi, con forze inversamente proporzionali intorno all'altro S, starà all'asse principale dell'ellisse, che il
al quadrato della loro distanza, descrivono (per le prop. XI, medesima corpo P può descrivere nel medesimo tempo periodico
XII, XIII) intorno al comune centro di graviti, e l'uno intonw all'altro Sin quiete, come la somma dei dm~ corpi
intorno all'altro, mutuamcnte, sezioni coniche che hanno il S + P sia al primo dei due medi proporzionali tra questa
.~<~JJ/Ina e l'altro corpo S.
fuoco nel centro, intorno al quale le figure vengono descritte.
E inversamt'nte, se tali Hgure vengono descritte, le forze_ Infatti, se le ellissi descritte fossero uguali fra loro, i
centripete sono inversament~ proporzionali al quadrato della t<-mpi periodici (per il precedente teorema) starebbero come
distanza. la radice quadrata del corpo 5 alla somma dci corpi 5 +P.
Coro[. J. Due corpi qualsiasi che girano intorno al comune Si diminuisca in questa ragione il tempo periodico della
centro di gravità, condotti i raggi sia verso quel centro sia '-vconda ellisse, allora i tempi periorlici diventeranno uguali;
l'un0 verso l'altro, descrivono aree proporzionali ai tempi. ma l'asse principale dell'ellisse (per la prop. XV) sarà dimi-
nuito in r::.ginne della potenza 3f,, ossia in una ragione rispetto
PROI'OSIZIOXE LIX. TEOREMA XXII. a cui la ragione di 5 a S +
P costituisce il cubo, perciò
starà all'asse principale dell'altra ellisse, come il primo dei
Il ternpo periodico di due corpi S e P, che molano due medi proporzionali tra 5 + P ed S sta a 5 + P. E
intorno al comune centro di grllvità C, sta al tempo periodico Inversamente, l'asse principale dell'ellis.o;;e descritta intorno

lj
del corpo P, che gim int(lrno all'altro non in moto S e al corpo mobile starà all'asse principale dell'ellisse descritta
descrive una figum simile cd 'ltguale alle figure che i corpi intorno a quello immobile, come S + P al primo dei due
descrivono l'nno intorno all'altro, nwtuamente, come la radice mcdi proporzionali tra S +
P ed S. - C. V .D.
PJI.INC!Pl MATEMATICI
1 LIBRO PRIMO - SEZIONE Xl

PROPOSIZIONE LXI. TEOREMA XXIV. PROPOSIZIO:i'fE LXII. PROBLEMA XXXVIII.


Se due corpi che si attirano per effetto di forze qualsiasi, Determinare il moto di due corpi che si attraggono con
e non sono agitati od ostacolati da altre forze, vengono comunque forze i11versamente proporzionali al quadrato delta propria
mossi, il loro molo sarà come se non si attraessero scambie·vol-
mutua distanza e sono fatti cadere da luoghi dati.
mente, ma come se entrambi fossero attratt-i per effetto delle
medesime forze da un terzo corpo posto nel comune centro di I corpi (per l'ultimo teorema) saranno mossi come se
gravità: la legge delle forze di attrazioJte sarà identica ri- fossero attratti da un terzo corpo situato nel comune centro
spetto alla distanza dei corpi da quel centro comune come di gravità, e quello stesso centro, per ipotesi, giacerà in
rispetto all'intera dt"stanza tra i corpi. qnide fm dall'inizio del moto, e quindi (per il corol. 4
Infatti quelle forze, per effetto delle quali i corpi si atti- delle leggi) giacerà sempre in quiete. Perciò, i moti dci corpi
rano fra loro, mentre tendono verso i corpi, tendono anche \'anno determinati (per la prop. XXV) come se fossero
verso il comune centro intermedio di gravità; sono perciò ~pinti cb forze che tendono verso quel centro, e saranno
le stesse che se promanassero da un corpo intermedio. - ottenuti i moti dei corpi che si attirano mutuamente.
C.V.D.
E poiché la ragione della distanza di uno dei due corpi PROI'OSIZIONE LXIII. PROBLEMA XXXIX.
da quel centro comune alla distanza fra i corpi è data, sarà
Determinare il moto di due corpi che si attirano mutua-
data anche la ragione di una qualsiasi potenza di una di-
l!!i!Jih: con forze inversamente pr()porziouali al quadrato delle
stanza alla medesima potenza dell'altra distanza, come anche
loro distcm::c, e partono da luoghi dati, secondo date relte e
la ragione di una quantità qualsiasi, che è derivata da una
sola distanza composta di quantità comunque date, ad con date velocità.
un'altra quantità derivata in maniera analoga dall'altra I moti dei corpi essendo dati fin dall'inizio, è dato anche
distanza, e da altrettante quantità date, che hanno quello il moto uniforme del comune centro di gravità, cosi come il
stesso rapporto delle distanze rispetto alle precedenti. Quindi, moto dello spazio, che insieme a questo centro viene mosso
se la forza, per effetto della quale l'un corpo è attratto dal- uniformemente in linea retta, nonché i moti iniziali dei corpi
l'altro, è direttamente o inversamente proporzionale alla
ri~petto a questo spazio. Allora i moti immediatamente succes-
distanza dei corpi fra di loro, o proporzionale a una qualsiasi
si\·i (per il quinto corollario delle leggi e l'ultimo teorema)
potenza di questa distanza, o infme proporzionale a una qual-
,;i effettueranno in questo spazio come se lo stesso spazio gia-
siasi quantità derivata in un qualunque modo da questa di-
ce~se in quiete insieme al comune centro di gravità, e i
stanza composta di quantità date, la medesima forza, per ef-
fetto della quale il mede~imo corpo è attratto verso il comune corpi non si attraessero fra loro, ma venissero attratti da
centro di gravità, sarà parimenti direttamente o inversamente un terzo corpo situato in quel centro. Dunque, in questo
proporzionale alla distanza del corpo attratto da quel centro spazio mobile il moto di uno dci due corpi che esce da un
comune, o proporzionale alla medesin1a potenza di questa h\()go dato secondo una data retta e con una data velocità,
distanza, o infine proporzionale alla quantità derivata, in spinto da nna forza centripeta che tende verso quel centro,
modo simile, da que;;ta distanza, composta di analoghe deye essere ddemtinato per mezzo del problema nono e
quantità date. Ossia, la legge della forza di attrazione sarà ventiseiesimo; si otterrà contemporaneamente il moto del-
identica rispetto alla distanza di entrambi. - C.V.D. l'altro corpo intorno al medesimo centro. Con questo moto

J
l
l'Rl~CIPI MATEMATICI I.IRRO l'RIMO - Si:ZIONE XI 3'3

deve essere composto il moto uniforme progressivo, sopra ma con moto pm celere. Le restanti forze acceleratrici SD
trovato, dell'intero sistema dello spazio e dei corpi che in ~ DL, per effetto delle forze motrici SD X T e SD x L, che
esso ruotano e si otterrà il moto assoluto dei corpi nello sono proporzionali ai corpi, che attraggono quei corpi ugual-
spazio immobile. mente e secondo le linee TI; LK, parallele alla DS, non
mutano per nulla la loro mutua posizione, ma fanno sì che le
PROPOSIZIONE LXIV. PROBLEMA XL. stesse si accostino ugualmente alla linea IK, che si suppone
Le forze per effetto delle quali i corpi si attiramJ fra loro condotta attraverso il centro del corpo S, e perpendicolarmen-
aztmentino in ragione semplice delle distanze dai centri: trovare k alla linea DS. Ma questo accostamento alla linen.JK verrà
i moti di più corpi fra di loro. impedito facendo si che il sistema dei corpi T e L da una
parte e il corpo 5 dall'altra ruotino con velocità adatte,
Si supponga, da prima, che i due corpi T e L abbiano intorno al comune centro C di gravità. Per tale moto il
il loro comune centro di gravità in D. Questi descriveranno corpo 5, in quanto la somma delle forze motrici SD X T
c SD x L è proporzionale alla distanza CS, tende verso il
Ir-------------------------- T
ecntm C, e descriverà un'ellisse intorno al medesimo cen-
' tro C: allora il punto D, per la proporzionalità di CS e CD,
clescrivcn\ un'ellisse analoga e opposta. Ma i corpi T e L
'
''' attratti come è stato detto, dalle forze motrici SD x T
'l v SD x L, il primo verso la prima, il secondo verso la seconda,
'' ugualmente e secondo le linee parallele TI e LK, continue-
K L------------- ---------------- L
ranno (per i corollari quinto e sesto delle leggi) a descrivere,
F rome prima, le proprie ellissi intorno al centro mobile D.
Si aggiunga ora un quarto corpo V, e per un ragionamento
(per il primo corollario del teorema XXI) ellissi aventi i analogo si concluderà che questo e il punto C descriveranno
centri in D, la grandezza delle quali si conosce dal pro-_ ellissi intorno al comune centro di gravità B di tutti, e i
blema V. moti dei corpi precedenti T, L e S intorno ai centri D e C
Ora, un tf'rzo corpo S attiri i primi due T e L con forze rimarranno identici, ma accelerati. Col medesimo metodo
acceleratrici ST, SL, e a sua volta sia attratto dagli stessi. sarà possibile aggiungere numerosi corpi.
La forza ST (per il corol. 2 delle leggi) si scompone nelle
Le cose stanno cosi anche se i corpi T e L si attraggono
forze SD, DT, e la forza SL nelle forze SD, DL. Ma le forze
fra loro con forze acceleratrici maggiori o minori di quelle
DT, DL, che sono proporzionali alla somma TL delle stesse,
per effetto delle quali i corpi restanti si attirano in rapporto
e perciò proporzionali alle forze acceleratrici per effetto delle
quali i corpi T e L si attraggono fra loro, aggiunte a queste alle distanze. Siano le mutue attrazioni acceleratrici di tutti
forze dei corpi T e L, la prima alla prima, la seconda alla secon- proporzionali alle distanze moltiplicate per i corpi attraenti,
da, compongono, come prima, forze proporzionali alle distanze c dalle cose precedenti si dedurrà facilmente che tutti i
DT e DL, ma maggiori delle prime forze; quindi (per il corpi descrivono in tempi periodici uguali sul piano im-
corol. I della prop. X e i corol. I e 8 della prop. IV) faranno mobile diverse ellissi intorno al comune centro B di gra-
si che quei corpi descrivano ellissi analoghe alle precedenti, vità di tutti i corpi.
I'RlKClPl M.I.TEMATICI
3'4 LtBRO PRIMO • SEZIONE XI 3'5

PROPOSIZIONE LXV. TEORK'.IA XXV. o un altro qualsiasi sistema di due corpi ruotanti mutua-
mente intorno a se stessi, avanzi uniformemente in linea
Più corpi, le cui forze de::rescono in ragione del quadrato retta, c contemporaneamente sia spinto di lato dalla forza
deUe distanze dal loro centro, possono essere mossi fra di loro di un altro corpo molto più grande e posto a una grande
lungo ellissi, e condotti i raggi verso i fuochi descrivere aree distanza. E poiché le uguali forze acceleratrici, per effetto
strettamente proporzionali ai tempi. delle quali i corpi sono spinti secondo lince parallele, non
Nella proposizione precedente è stato dimostrato il caso mutano la posizione dei corpi fra loro, ma fanno sl che
in cui piì.t moti si effettuano esattamente lungo ellissi. Quanto l'intero sistema, essendo stati conservati i moti delle parti
più la legge ùelle forze si allontana dalla legge ivi stabilita, fm loro, venga trasportato nello stesso tempo, è manifesto
tanto più i corpi disturberanno gli scambievoli moti, né chl' dalle attmzioni verso il cor?o massimo non nasce nes-
può accadere che i corpi, che si attirano fra loro secondo suna modificazione nel moto dci corpi che si attraggono
la legge qui stabilita, siano mossi esattamente lungo ellissi, fra di loro, se non o per l'ine~:,ruaglianza delle attrazioni accele-
se non conserYando una determinata proporzione delle di- ratrici o a causa della mutua ir.clinazione delle linee lungo
stanze fra loro. Comunque, nei casi successivi l'orbita non le f}Hali le attrazioni si effettuano. Si supponga dunque che
si allontanerà di molto dalle ellissi. tutte le attrazioni acceleratrici verso il corpo massimo siano
Caso I. Si supponga che numerosi corpi minori ruotino Ira luro inversamente proporzionali al quadrato delle distanze,
intorno ad uno grandissimo a varie distanze da esso, e che allora, aumentando la distanza del corpo massimo, finché le
le forze assolute tendano verso ciascuno di essi proporzional- differenze delle rette condotte da questo ai rimanenti in
mente ai medesimi corpi. E poiché il comune centro di considerazione della loro lunghezza e le mutue inclinazioni
gravità (per il corol. 4 delle leggi) o giace in quiete o è siano più piccole di qualunque differenza data, i moti delle
mosso uniformemente in linea retta, supponiamo che i corpi parti Llel sistema continueranno senza deviazioni che non
minori siano talmente piccoli che il corpo ma5simo non siano minori delle qualsiasi date. E poiché, a causa della esi-
disti mai sensibilmente da questo centro; allora il massimo gua distanza delle parti fra loro, l'intero sistema è attratto come
corpo o giacerà in quiete oppure muoverà uniformemente un corpo solo, verrà mosso da questa attrazione al modo di
in linea retta, senza sensibile deviazione, e i più piccoli un solo corpo; ossia, col suo centro di gravità descriverà
ruoteranno intorno a questo massimo lungo ellissi, e i raggi intorno al corpo massimo una qualche sezione conica (cioè,
condotti verso il medesimo descriveranno aree proporzionali un'iperbole o una parabola per un'attrazione debole, una
ai tempi, salvo che vengano introdotte delle deviazioni ellisse per una più forte), e condotto il raggio verso il corpo
o per l'allontanamento del corpo massimo dal comune centro massimo descriverà aree proporzionali ai tempi, senza altre
di gravità, o per le azioni dei corpi più piccoli fra loro. Ma deviazioni che quelle che scaturiscono dalla distanza delle
i corpi più piccoli possono essere diminuiti fino a che questo parti, estremamente piccole e diminuibili a piacere.- C.V.D.
allontanamento e le mutue azioni siano più piccoli di qua- Con simile ragionamento è possibile continuare con casi
lunque quantità data, e perciò, fino a che le orbite concordino più comples:;i, all'infmito.
con le ellissi e le aree corrispondano ai tempi, senza alcuna Coro!. I. Kel seconùo caso, quanto piì.r il corpo maggiore
deviazione che non sia minore della qualunque data.- C.V.D. si accosta al sistema di due o più corpi, tanto più verranno
Caso 2. Immaginiamo ora un sistema di corpi più picco- disturbati fra loro i movimenti delle parti del sistema, per
li ruotanti, nel modo già descritto, intorno a uno più grande, cui la scambievole inclinazione delle lince condotte dal corpo
LIIIRO l'RIMO ~ SEZIONE Xl
3'' PRINCll'l MATEMATICI

massimo verso queste è ora maggiore, e maggiore è l'ine- attratto dai più piccoli giacia in quiete, o attratto molto meno
guaglianza della proporzione. o molto di più, sia mosso o mollo meno o molto di più.
Corol. 2. Ma saranno massimamente disturbati se si f: o:ufficientemente chiaro dalla dimostrazione del secondo
suppone che le attrazioni acceleratrici delle parti del sistema corollario della proposizione precedente, ma viene dimostrato
verso il corpo massimo non stiano fra loro come l'inverso am'lJr più irrefragabilmente con un argomento più preciso e
del quadrato delle distanze da quel corpo massimo, special- più decisamente conclusivo.
mente se l'incguaglianza di questa proporzione diviene mag- Caso I. I corpi più piccoli P e 5 ruotino sul medesimo
giore rlP.ll'inP.gn;Jgli;mza della proporzione delle distanze dal piano intorno al massimo T, e di essi P descriver;\ l'orhita
eorpo massimo. Infatti, se la forza acceleratrice, agendo
egualmente e secondo linee parallele, non disturba i moti E
c ------~,
L
fra loro, è necessario che la perturbazione nasca dall'ine- ''
guaglianza dell'azione, e sia maggiore o minore a seconda ------------ ---------- ',
',,
'-..
',
della maggiore o minore ineguaglianza. Le differenze in piit c.; o"""::-~:-:.::::~---------------------- ------~~------ --------~~
degli impulsi maggiori, agendo su alcuni corpi e non su altri, · A NT B M
muteranno necessariamente la posizione di quelli fra loro.
E questa perturbazione, aggiunta alla perturbazione che nasce lo
dall'inclinazione e dalla ineguaglianza delle linee, renderà
maggiore l'intera perturbazione.
Corol. J. Di conseguenza, se le parti di questo sistema più interna PAB, ed S quella più esterna ESE. Sia SK la
muovono lungo ellissi o lungo circonferenze senza un'eccessiva distanza media dci corpi P ed 5, e l'attrazione acceleratrice
perturbazione, è manifesto che le medesime o non sono dd corpo P verso S, a quella distanza media, sia rappre-
spinte se non molto lievemente, o sono spinte in maniera Sl'nbta dalla medesima SK Si prenda SL a SK in ragione
dd qu:tdrato di SK a quello di SP, e SL sarà l'attrazione
uguale e secondo linee rigorosamente parallele dalle forze
accderatrice del corpo P verso S ad una distanza qualsiasi
acceleratrici che tendono verso gli altri corpi.
.'1'1'. Si congiunga PT, c si tiri Lili ad essa parallela e che
incontra ST in AI: e l'attrazione SL si scomporrà (per il
PROPOSIZIONE LXVI. TEOREMA XXVI.
corol. 2 delle leggi) nelle attrazioni SM, LM. E così il corpo P
Se tre corpi, le cui forze decrescono iJt ragione del quadrato sar;\ spinto con una forza acceleratrice triplice. Una forza
delle distanze, si attirano mutuamentc, e le attrazioni accele- tende verso T, e nasce dall'attrazione dei corpi T e P fra
ratrici di dtte qualunque verso il terzo sono fra loro inversa- loro. Per effetto di questa sola forza il corpo P dovrà descri-
mente proporzionali al q·uadmto delle distanze, e i più piccoli vere intorno al corpo T, immobile o mosso per effetto di
ruotano intorno al pi·ù gmnde: dico che il cnrpo hzterno descri- qnesta attrazione, essendo il raggio PT, aree proporzionali
verà intorno al più interno e massimo, condotti i raggi verso ai tempi e un'ellisse il cui fuoco sta nel centro del corpo T.
il medesimo, aree più proporzionali ai tempi, e tma figttra Ciò risulta dalla prop. XI e dai corollari 2 e 3 del teorema XXI.
molto più vicina alla forma di tm'ellisse avente il fuoco nel L'altra forza è quella dell'attrazione LJl, la quale. poiché
punto d'incontro dei raggi, se tale corpo massimo viene mosso tende da P a T, aggiunta alla prima forza coincidera con
da queste attrazioni, che se il corpo massimo o non essendo la stessa, e così farà sì che le aree, per il corol. 3 del teo-
PRINCIPI M.~TEMATICI LIBRO PRIMO • SEZIONE Xl 3'9

rema XXI, saranno ancora descritte proporzionalmente ai e secondo linee parallele, non muterebbero affatto la loro mu-
tempi. 1\{a in quanto non è inversamente proporzionale al tua posizione. Identici sarebbero, in tal caso, i moti di quei
quadrato della distanza PT, essa comporrà con la prima corpi fra di loro (per il corol. VI delle leggi) come se queste
forza, una forza che si allontana da questa proporzione, e attrazioni venissero levate via. E per un'identica ragione, se
ciò tanto più, quanto maggiore è la proporzione di questa l'attrazione SN fosse minore dell'attrazione SM, verrebbe
alla prima forza, a parità de-lle altre cose. Quindi, poiché o:ottratta la parte SN dell'attrazione SM, e rimarrebbe la
la forza (per la prop. XI e il corol. 2 del teorema XXI), ~ola parte MN, per effetto della quale verrebbe perturbata
per effetto della quale viene descritta l'ellisse intorno al la proporzionalità dei tempi e delle aree e la_ forma ellittica
fuoco T, deve tendere verso quel fuoco, ed è inversamente Lldl'orbita. Similmente, se l'attrazione SN fosse maggiore
proporzionale al quadrato della distanza PT, quella forza
composta, allontanandosi da questa proporzione, farà si che
l'orbita PAB si allontani dalla forma dell'ellisse che ha il
fuoco in T; e ciò tanto più quanto maggiore è l'allontana-
mento da tale proporzione, e perciò quanto più la propor-
zione della seconda forza LM è maggiore rispetto alla prima
forza, a parità di tutte le altre cose. Ma ora, la terza forza
SAf, attraendo il corpo P secondo una linea parallela alla
ST, costituirà insieme alle precedenti, una forz.1. che non è
più diretta da P verso T, e si allontana tanto più da questa
direzione quanto maggiore è la proporzione di questa terza dL·ll'attr:nionc SM, la perturbazione della proporzionalità e
forza alle forze precedenti, a parità delle altre cose; essa, dell'orbita nascerebbe dalla sola differenza MN. Così per
perciò, farà sì che il corpo P, con raggio TP, non descriva dh·tto ddl'attr::tzione SN la precedente terza attrazione SM
più aree proporzionali ai tempi, e che l'allontanamento da è ridutta ::tU' attrazione MN, rimanendo la prima c la seconda
questa proporzionalità sia tanto maggiore, quanto maggiore attrazione assolutamente immutate; perciò, le aree e i tempi
è la proporzione di questa terza forza alle altre forze. l\Ia si accostano il più possibile alla proporzionalità, e l'orbita
questa terza forza aumenterà l'allontanamento dell'orbita F.lli alla predetta forma ellittica, ove l'attrazione MN o è
PAB dalla predetta forma ellittica per una duplice causa: nulla o è la Jllil piccola possibile: ossia, quando le attrazioni
pcrcM non è diretta da P a T c perché non è inversamente acceleratrici dei corpi P e T, effettuate verso il corpo 5, si
proporzionale al qmtdrato della distanza PT. Capite queste accostano quanto è possibile all'eguaglianza: ossia quando
cose, è chiaro che le aree saranno tanto più proporzionali l'attrazioné SN non è nulla c non è minore della più pic-
~i tf'mpi, quanto più la terza forza, reo;tnnò.o identiche le cob di tutte le attrazioni SJ/, ma quasi medio tra la mas-
altre forze, è piccola, e che l'orbita PAB si av\'icinerà tanto sima c la minima di tutte le attrazioni SJI; cioè, non molto
più alla predetta forma ellittica, quanto più sia la seconda maggiore né molto minore dell'attrazione 51(. - C.V.D.
che la terza forza, ma specialmente la terza forza, sono Caso :!. H.uotino, ora, i corpi piì1 piccoli P, S intorno
piccole, rimanendo identica la prima forza. al più grande T su piani diversi c la forza LJf, operando
L'attrazione acceleratrice dd corpo T verso S sia rappre- secondo la linea PT posta sul piano dell'orbita PAB, avrà
sentata dalla linea SN: allora se le attrazioni acceleratrici 511-1, lo stesso effetto di prima, né ritrarrà il corpo P dal piano
SN fossero uguali, queste, attraendo i corpi T e P ugualmente della propria orbita. t.Ia l'altra forza Ni.1I, operando secondo
LIBRO PRIMO - SEZIONE Xl
3'" PRt~CtPI MATEMATICI

la linea parallela alla ST (e perciò, quando il corpo S si C, D. Infatti, tutta la forza per effetto della quale il corpo P
trova fuori della linea dei nodi, inclinata sul piano dell'orbita è spinto e il corpo T non è spinto, e che non opera secondo
PA.B), oltre la già esposta perturbazione del moto nel senso 1a linea PT, accelera o ritarda la descrizione dell'area secondo
della longitudine, indurrà una perturbazione nel moto nel che la medesima è diretta in avanti o all'indietro. Tale è la
senso della latitudine, tirando fuori il corpo P dal piano forza NJI. Questa, nel passaggio del corpo P da C in A
della propria orbita. E questa perturbazione, in una qualsiasi tende in avanti e accelera il moto; da quel punto fino in D,
posizione data dci corpi P e T fra loro, starà come la forza tende all'indietro, e ritarda il moto, poi in avanti fino in B,
che genera MN, c perciò diventerà minima quando MN è mi- e inJìnc all'indietro nel passare da B in C.
nima, ossia (come già ho esposto), quando l'attrazione SN non L urol. 3· Per lo stesso argomento è manifesto che il
è molto maggiore, né molto minore dell'attrazione SK.- C.V.D. c"rpn P, a parità delle altre cose, è mosso più velocemente
Corol, I. Da queste cose si ricava facilmente che se nu-
merosi corpi minori P, S, R, ecc., ruotano intorno al
corpo massimo T, il moto del corpo più interno P sarà
disturbato pochissimo dalle attrazioni dei più esterni, quando -----------------
il corpo massimo T è attratto e mosso, in rapporto alle forze s ;J ""~~~::: --- ------
_________________________ _

acceleratrici, dai rimanenti di tanto di quanto lo sono i


- A
rimanenti corpi fra loro.
Corvl. 2. In un sistema di tre corpi T, P, 5, se le attra- E
zioni acceleratrici di due qualunque nei confronti di un
terzo stanno fra loro come l'inverso del quadrato delle di-
nvl caso delia congiunzione e dell'opposizione che in quello
stanze, il corpo P, essendo il raggio PT, descriverà più delle quadrature.
velocemente intorno al corpo T un'area vicina alla con-
Coro!. 4· L'orbita del corpo P, a parità delle altre cose,
giunzione A 1 e alla opposizione B 2 che alle quadrature 3 è pii1 curva nelle quadrature che nella congiunzione e nd-
l'opposizionC'. Infatti, i corpi più veloci deviano di meno dal
1 Per comprendere il senso di questa espressione si pensi al suo uso pNcorso rettilineo. Inoltre la forza ](L, o NM, nella con-
in astronomia dove due corpi si dicono in congiunzione quando hanuo giunzione e nell'opposizione, è contraria alla forza per effetto
la med~"ima longitudine celeste. La Luna si trova tutti i mesi in con-
giunzione <:n\ Sole, e a questa congiunzione si dà il nome di 1wviflmio o dl'lla rpmle il corpo T attrae il corpo P, e quindi diminuisce
fww pir-na. Quanrln la cnn!,riunzione è perfetta, ossia, <]Uando ha luogo qudla furza; ma il corpo P devierà tanto meno dalla dire-
n<"i nodi dd\' eclittica. o ndlc \oro vicinanze, vi è eclissi di Sole perché la. zione rettilinea, quanto meno è spinto verso il corpo T.
Terra, la Luna e il Sole si trovano su una stessa retta.
~Analogamente alla nota precedent<>, ùue curpi sono in oppo•izinn" quan- Coro!. 5· Ne segue che il corpo P, a parità delle altre
do la loro differenza sulla longitudine celeste è di rsoo. ~a Luna è in cose, si allontana dal corpo T più nelle quadrature che
opposizione col Sole qnando & pi~na. Essa allora sta nella· parte opposta
nella congiunzione e nell'opposizione. Queste cose si verificano
del ciclo. Se nel momento dd\'opp~sizinne, ossia, nel tempo del plenilunio,
si trova in vicinanza dci nodi, si ba l'eclisse di Luna. Un pianeta è in in tal modo una volta escluso il moto di eccentricità. In-
opposizione quando sta dalla parte opposta della Terra rispetto al Sole.
' Il termine qu,1dmt1<ra è qui adoperatf.l, com" risulta ovvio, non nel
senso matematico di calcolo delle arce, dr. nota I, p. zjS, ma nel d~ll"opposizion". Pf"reiò. dul' corpi sono nella quadratura quando la loro
senso usuale in astronomia, ove si dà questo nome ai punti dell"orbita ~ttferenz~ sulla longituùine <:eleste è di 90°. Per esempio, la Luna quando
di un pianeta posti ad uguale distanza da quelli della çongiunzinne e " nel pnmo o ultimo quarto, è in quadratura col Sole.

21, NEWTOs.
l'IUNC!P! MATEMATICI
LIBRO PRIMO - SEZIONE Xl
3'3

fatti, se l'orbita del corpo P fosse eccentrica, la sua eccen- potenza 3 / 2 del raggio, e della radice quadrata di cui la forza
tricità (come fra poco -verrà mostrato nel corol. 9 di questa LYnlripda del corpo centrale T ''iene diminuita o aumentata
prop.) sarebbe massima quando le absidi sono nelle sizigie 4; ptT incremento o decremento dell'azione del corpo lontano 5.
e perciò può accadere che il corpo P, avvicinandosi all'abside Corul. 7. Dalle premesse segue anche che l'asse dell'ellisse
più alta, si allontani dal corpo T più nelle sizigie che nelle dt•scritta dal corpo P, o la linea delle absidi, avanza e regre-
quadrature. di~c~ alternatamente con un moto angolare, in modo, tut-
Corol, 6. Poiché la forza centripeta del corpo centrale T, t~Yia, che il moto in avanti sia il più forte e per l'eccesso
per effetto della quale il corpo P è trattenuto nella propria di progressione sia portato in avanti. Infatti, la forza per
orbita, viene aumentata, nelle quadrature, per l'addizione vfidto della quale il corpo P è spinto verso il corpo T nelle
della forza LM, e nelle sizigie viene diminuita per la sottra- '1uaclraturc, quando la forza ;l!N diventa evanescente, si com-
zione della forza KL, essa, a causa della grandezza della
forza KL, è diminuita più che aumentata; ma dato che
quella forza sta alla forza centripeta (per il corol. 2 della
prop. IV) in ragione composta del rapporto semplice del
raggio TP, direttamente, e del quadrato del tempo periodico,
invers..1.mente, è manifesto che questa ragione composta viene
diminuita per l'azione della forza KL; il tempo periodico, per-
ciò, se il raggio PT dell'orbita rimane identico, verrà aumen-
tato, e ciò secondo la radice quadrata 4c1 rapporto in cui
viene diminuita quella forza centripeta; perciò, aumentato o
diminuito questo raggio, il tempo periodico sarà aumentato pone della forza LM e della forza centripeta per effetto della
più, o diminuito meno che in ragione della potenza 3 / 2 di qn;i\e il corpo T attrae il corpo P. La prima forza LM, se
questo raggio (per il coro!. 6 della prop. IV). Se la forza
del corpo centrale divenisse gradualmente piìt debole, il
l la. distanza PT viene aumentata, è aumentata quasi nello
-:tesso rapporto di questa distanza, e la seconda forza decre-
corpo P, essendo sempre meno attratto, si allontanerebbe
sempre di più dal centro T; e inversamente, se la forza
venisse aumentata, si avvicinerebbe sempre più. Quindi, se
l sce, proporzionalmente al quadrato di quel rapporto, perciò la
somma di queste forze decresce secondo un rapporto minore
dd quadrato della distanza PT; e quindi (per il corol. r
l'azione del corpo lontano 5, per effetto della quale quella dt:lla prop. XLV) farà in modo che la linea delle absidi, o
forza viene diminuita, fosse alternatamente aumentata e 1';1bside più alta, sia retrograda. Ma nella congiunzione e
diminuita, contemporaneamente aumenterebbe e diminui- ndl'opposizione, la forza per effetto della quale il corpo P
rebbe alternatamente il raggio TP, e il tempo periodico è spinto verso il corpo T, è la differenza tra la forza per
aumenterebbe o diminuirebbe in ragione composta della effetto della quale il corpo T attrae il corpo P, e la forza KL;
e quella differenza, in quanto la forza KL aumenta rigorosa-
• Il termine è qui adoperato in analogia all'uso che se nll ia in mente in ragione della distanza PT, diminuisce secondo un
a~tronumia, ove sizigie denota uno dei due puuti Uf'll'orbita di un corpo
Wpporto maggiore del quadrato della distanza PT, e perciò
celeste in cui esso è in oppooizione a, o in congiunrione con, il Sole. In
p.trticolare: j_ punti nell'orbita della Luna in cui il Sole, la Luna e la (per il corol. I della prop. XL V) farà in modo che la linea
Terra giaciono su una linea retta; ossia, in cui reJonguione della Lu- d0Ue absidi avanzi. :Nei luoghi tra le sizigie e le quadrature
na è oo oppure r8o 0 • il moto della linea delle absidi dipende da entrambe le cause

j
3'4
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO l'RIMO - SEZIO?n Xl 3'5

congiuntamente, in modo che per l'eccedenza di questa o del- della distanza diminuita; perciò descriverà un'orbita interna
l'altra, la stessa progredisca o regredisca. Per cui, in quanto all'orbita ellittica, e nell'abside più bassa si avvicinerà al
la forza KL nelle sizigie diventa maggiore del doppio rispetto centro più di prima. L'orbita, dunque, per l'immissione dì
alla forza LA! nelle quadrature, la differenza in più appar- qnesta nuova forza, sarà più eccentrica. Se ora la forza del
terrà alla forza KL, e per conseguenza la linea delle absidi corpo, nel passaggio dall'abside più bassa all'abside più alta,
sarà portata in avanti. La verità di questo corollario e del decrest.:erà degli stessi gradi dei quali prima era aumentata,
precedente si capisce facilmente supponendo che il sistema il curpo tornerà alla precedente distanza, e perciò, se la
dci due corpi T, P sia cinto da tutti i lati da numerosi corpi forza decresce secondo un rapporto maggiore, il corpo, ormai
S, S, 5, ecc., disposti lungo l'orbita ESE. Infatti, per le attratto in misura minore, salirà ad una distanza maggiore,
azioni di questi, l'azione dello stesso T sarà diminuita da c così l'eccentricità dell'orbita sarà ancor più aumentata.
ogni parte e decrescerà secondo una proporzione maggiore !-'er la qual cosa, se si aumenta la ragione di incremento e
del quadrato della distanza. di di·cremento della forza centripeta durante ciascuna rivo~
Corol. 8. Poiché il progresso o la retrogradazione delle lnziunc, aumenterà l'eccentricità e, inversamente, la mede-
absidi dipende dal decremento della forza centripeta e dal sima diminuirà se quella ragione diminuisce. Ora, nel sistema
suo essere proporzionalmente maggiore o minore del qua~ dei corpi T, P, S, quando le absidi dell'orbita PAB sono
drato della distanza TP, nel passaggio del corpo dall'abside nrllc quadrature, tale ragione di incremento e decremento
più bassa all'abside più alta, come anche da un analogo è minima, mentre è massima quando le absidi sono nelle
incremento nel ritorno verso l'abside più bassa, tale che sia sizig"ie. Se le absiùi sono collocate nelle quadrature, la ragione
massimo quando la proporzione della· forza nell'abside più vicina alle absidi è minore, e vicino alle sizigie maggiore,
alta alla forza nell'abside più bassa si allontana moltissimo :l<,' (kl quadrato delle distanze, e da quel maggiore rapporto
dal rapporto inverso del quadrato delle distanze, è manifesto nasce il moto diretto della linea delle absidi, come è stato
che le absidi nelle proprie sizigie, a causa della forza sottratta giit detto. !1-Ia se si considera la ragione dell'intero incre-
KL o N.U- LM, avanzeranno più velocemente, e nelle nwnto o decremento nel progresso fra le absidi, questa è
proprie quadrature, a causa della forza aggiunta LM, retro~ miuorl' dd quadrato delle distanze. La forza nell'abside più
graderanno meno velocemente. l\la a causa della lunghezza baso.;a o.;ta ;:tlla forza nell'abside più alta in una ragione minore
del tempo durante il quale la velocità della progressione o dd quaclrato della distanza dell'abside più alta dal fuoco
il ritardo della rctrogradazione viene continuata, questa ine- dell'dli,;se alla distanza dell'abside più bassa dal medesimo
guaglianza diventa estremamente grande. fuoco. e, inversamente, quando le absidi sono collocate
Corol. g. Se un corpo qualunque, con forza inversamente ndle sizigie, la forza nell'abside più bassa sta alla forza
proporzionale al quadrato della propria dìstanza dal cen~ro, nt•ll'abside più alta in una ragione maggiore del quadrato
ruota lungo un'Plli.;;s~ intorno a questo centro, e subitO, dt>llP di.;;tanze. Infatti le forze L!lf, aggiunte. neliP qmuha~
nella discesa dall'abside più alta o linea delle absidi verso ture, alle forze del corpo T, compongono forze in una ragione
l'abside più bassa, quella forza per la continua immissione minore, e le forze [{L nelle sizigie, sottratte dalle forze del
di nuova forza è aumentata in una ragione maggiore del corpo T, lasciano le forze in una ragione maggiore. Dunque,
quadrato della distam.a diminuita, è manifesto che il corpo, la ragione dell'intero incremento e decremento, nel passaggio
spinto verso il centro dalla continua immissione di quella

j
fra le absidi, è minimo nelle quadrature, massimo nelle
nuova forza, piegherà verso questo centro più che se fosse sizigie: c perciò, nel passaggio delle absidi dalle quadrature
spinto dalla sola forza che aumenta in ragione del quadrato alle sìzif,riC viene continuamente aumentata, e aumenta l'ec-

j
_p6 PRI:-iClPl MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIOt<."'E Xl 327

centricità dell'ellisse; nel passaggio dalle stztgw alle quadra~ c_ld due nodi al novantesimo grado da quel punto, l'incli-
ture, invece, viene diminuita continuamente, e diminuisce nazione dd piano diminuisce continuamente: allora, nel
anche l'eccentricità. p:-t"sag~ìo attraverso i successivi +5 gradi, fino alla successiva
Coro!. IO. Al fine di iniziare il calcolo delle deviazioni qnadratura, l'inclinazione aumenta, e poi, di nuovo, nel
rispetto alla latitudine, supponiamo che il piano dell"orbita passag-gio altraverso gli altri 45 gradi, fino al nodo succes-
EST rimanga immobile; ora, per la già esposta causa delle si'.-<1. diminuisce. Perciò l'inclinazione più che aumentare
deYiazioni, è manifesto che delle forze NM, III L, che ne sono diminuisce, e perciò è sempre minore nel nodo successivo
l'intera cau~a. la forza i'I,IL, operando sempre secondo il piano dw nd precedente. Per un argorriento analogo, l'inclinazione
dell'orbita PAB, non disturba mai i moti lungo la latitudine, ~ 1 ,_ 1 menta invece di diminuire, quando i nodi sono negli altri
e che la forza NM, quando i nodi 5 sono nelle s1zigie, ape~ ollanti tra A e D, B e C. L'inclinazione, dunque, quando
c L i nrxli suno nelle sizigie, è massima. Kelloro passaggio dalle
E P --------, ~i,.;i;.:H.: alle quadrature, l'inclinazione, nei singoli transiti del
----~---
---- --- - K ',.,.
---- --- ---- ---
c"rpo \WSO i nodi, diminuisce, ed è la più piccola di tutt~
'',,, ',,
----
5;:) "".=:-::.::::::.::_______________________ _ ' '
-----~~-r--~--- ~-------~~
•111ando i nodi sono nelle quadrature e il corpo nelle sizigie;
d,1 (}llrl punto cresce con gli stessi gradi con i quali prima
A N T B M
•·Ll diminuito; e quando i nodi giungono alle ~ucccssive
~izi;:::ic, ritorna alla grandezza di prima.
E Cllrul. II. Poiché il corpo P, quando i nodi sono nelle
D
'!l!allraturc, è continuamente attratto dal piano della propria
rando anch'essa sul medcsirr.o piano dell'orbita, non di~turba llrhita, c cir) in parte verso 5, durante il suo passaggio dal
questi moti; ma quando i nodi sono nelle quadrature, li nodo (.' attraverso la congiungente A verso il nodo D, e in
perturba massimamente, e deviando continuamente il corpo ]1:trlr~ in scn:=,o contrario, nel suo passaggio dal nodo D attra-

P dal piano della propria orbita, diminuisce l'inclinazione \·r·rso l'opposizione B verso il nodo C, è manifesto che durante
del piano nel passaggio del corpo dalle quadrature alle sizigie,_ il suo moto dal nodo C, il corpo continuamente recede dal
e l'aumenta di nuovo nel passaggio dalle sizigie alle quadra- proprio primo piano CD della sua orbita finché è pervenuto
ture. Ne deriva, quindi, che l'inclinazione nel corpo collocato al nodo successivo; perciò, in questo nodo, distando moltis-
nelle sizigie diventa la più piccola di tutte e ritorna press'a -.;imo da quel primo piano CD, passa attraverso il piano
poco alla primitiva grandezza -quando il corpo giunge al no- dell'orbita EST non nell'altro nodo D di quel piano, ma
do più vicino. :l\Ia se i nodi sono collocati negli ottanti 6 in un pnnto che è situato presso il corpo S, il quale perciò
dopo le quadrature, ossia, tra C c A, D c B si capisce, dalle diH~nta nn nnovo luogo ùel nodo che è situato dietro quel
cose testé esposte, che nel passaggio del corpo P da uno primo luogo. Per un ragionamento analogo i nodi continueran-
1\CJ a recedere durante il passaggio del corpo da questo nodo

5 Si ricordi che in astronomia. il termine tlodo denc.ta i punti in cui al nodo successivo. Dunque, quando i nodi sono nelle qua-
le orbite dei pianeti intersecano l'Bclittica a causa dell'inclinazione dei •lrature, recedono continuamente, mentre nelle sizigie, quando
loro pi:mi sul piano dell'orbita della Terra. l nulla di~turba il moto lungo la latitudine, giaciono in quiete;
6 Il termine è usato per designare la posizione di un corpo ruotante
quando questù ii a metà ~tmùa tra la congiunzione e la quadratura, O
l e nei luoghi intermedi, in quanto partecipano di entrambe
j
la posizione di un cmpo quando quesro dista da un altro di 45°. le condizioni, recedono più lentamente; perciò, poicht: sempre
l..

i
3'' PRINCIPI MATEMATICI LIBRO l'RIMO - SEZIONE XI 3'9

o sono retrogradi o sono stazionari, sono fatti recedere du- la loro grandezza e se i corpi S e T mantenessero o cam-
rante ciascuna rivoluzione. biassero le forze secondo una qualsiasi ragione data, allora
Corol. I2. Tutte le deviazioni descritte in questi corollari queste forze (ossia, la forza del corpo T, per effetto della
sono un po' più grandi nella congiunzione dei corpi P, S quale il corpo P è deviato dal moto rettilineo nell'orbita
che nella loro opposizione, e ciò a causa delle maggiori forze I-' AB, e la forza del corpo S, per effetto della quale lo stesso
generanti NM ed .UL. corpo P è costretto a deviare da quell'orbita) operano
Curo!. IJ. Sebbene le ragioni istituite in questi corollari sempre nello stesso modo e secondo la medesima propor-
non dipendano dalla grandezza del corpo S, esse si verifi- zione; quindi è necessario che tutti gli effetti siano simili e
cheranno tutte se viene supposto che la grandezza del corpo proporzionali, e siano proporzionali i tempi degli effetti:
S sia tale che intorno ad es;o ruoti il sistema dei due corpi T ossia, che tutte le deviazioni lineari siano proporzionali al
e P. E a causa dell'aumento del corpo S è aumentata anche
la sua forza centripeta, dalla quale nascono le deviazioni L
E
del corpo P, e tutte quelle deviazioni, a distanze uguali,
--- --- --- ----
saranno maggiori in questo caso piuttosto che nel precedente,
--- ---- --- ------
dove il corpo S ruota intorno al sistema dei corpi P e T, s \:).:=;;~.::::. _______________________ A
Corol. I4. Poiché, ora, le forze NliJ, ML, quando il corpo
S è molto lontano, sono assolutamente proporzionali alla
forza 5K e alla ragione di PT a ST cot;J.giuntamente, ossia,
se la distanza PT e la forza assoluta del corpo 5 vengono
date inversamente proporzionali a 5T3 , e poiché, le forze
NM, ML sono le cause di tutte le deviazioni e di tutti diametro delle orbite, e quelle angolari identiche alle prece-
gli effetti, dei quali si è trattato nei precedenti corollari, è dt:nti; e i tempi delle deviazioni lineari simili e di quelle
manifesto che tutti quegli effetti, stante il sistema dei corpi angolari uguali siano proporzionali ai tempi periodici delle
T e P, e mutate soltanto la distanza 5T e la forza assoluta orbite.
del corpo 5, saranno strettamente in ragione composta del Corul. I6. Per conseguenza, se venissero date le forme e
rapporto diretto della forza. assoluta del corpo S e dell'in~ le inclinazioni fra loro delle orbite, e in un qualunque modo
verso del cubo della distanza ST. Per cui, se il sistema venissero mutate le grandezze. le forze e le distanze dei
dei corpi T e P ruota intorno al corpo lontano 5, le corpi, possiamo, dalle deviazioni date e dai tempi di tali
forze NM, ML e i loro effetti saranno (per i corali. 2 e 6 deviazioni, in un caso, ottenere con alta approssimazione le
della prop. IV) inversamente proporzionali al quadrato del deviazioni e i tempi delle deviazioni in qualsiasi altro caso;
tempo periodico. E di conseguenza, se la grandezza del ma, col seguente metodo, più rapidamente. Le forze N.i\J,
corpo S è proporzionale alla sua forza assoluta, le forze N11f, JIL, ferme restando le altre cose, sono proporzionali al
;V!L ed i loro effetti saranno direttamente proporzionali raggio TP, e gli effetti periodici di esse {per il corol. 2 del
al cubo del diametro apparente del corpo lontano S lemma X) sono proporzionali, congiuntamente, alle forze e
visto dal corpo T, e viceversa. Le loro ragioni, infatti, sono al quadrato del tempo periodico del corpo P. Queste sono
identiche alla ragione composta di cui sopra. le deviazioni lineari del corpo P, e perciò le deviazioni ango-
Coro!. IS. E se, ferme restando la forma delle orbite ESE lari viste dal centro T (ossia tanto il moto delle absidi e dei
e PAB, le proporzioni e la mutua inclinazione, si cambiasse nodi quanto tutte le deviazioni apparenti in longitudine e in
JJO PRll-iCli'I MATEMATICI LIBRO PRI1t10 - SEZIONE Xl

latitudine) sono assolutamente proporzionali, durante ciascu- (',_lrol. I8. Per le stesse leggi, per le quali il corpo P
na rivoluzione del corpo P, al quadrato del tempo di rivolu- nwta intorno al corpo T, supponiamo che numerosi corpi
zione. Si compongano queste ragioni con le ragioni del corol- t1nidì si muovano intorno a T ad uguali distanze dal mede-
lario q, e in un qualunque sistema dci corpi T, P, S, dove sinw; e quindi, a causa della loro contiguità, venga formato
P ruota intorno a T a lui vicino, e T intorno a 5 lontano, 1111 anello fluido, rotondo e concentrico al corpo T; e ciascuna
le deviazioni angolari del corpo P, osservate dal centro T, p~ute dell'anello, eseguendo tutti i propri moti secondo la
saranno, durante ciascuna rivoluzione del corpo P, diretta- kc;g<~ del corpo P, si accosterà molto al corpo T, e sarà
mente proporzionali al qm.drato del tempo periodico del mnssa più celermente nella congiunzione e nella opposi-
corpo P, c inversamente proporzionali al quadrato del tempo zione di se stessa e del corpo S, che nelle quadrature. E i
periodico del corpo T. Perciò il moto medio dell'abside starà nodi di qncsto anello, ossia le sue intersr:zioni con il piano
al moto medio ùei nodi in una data ragione, e il moto di
entrambi sarà direttamente proporzionale al tempo periodico
del corpo P, e inversamente proporzionale al quadrato del
tempo periodico del corpo T. Aumentando o diminuendo
l'eccentricità e l'inclinazion~ dell'orbita PAB non vengono
mutati sensibilmente i moti dell'abside e dei nodi, se non
quando tali aumenti e diminuzioni sono est~emamente grandi.
Corol. I7. Poiché la linea LM è ora maggiore, ora minore
del raggio PT, si rappresenti la forza meùia LAI mediante
il raggio PT, ed essa starà alla forza media 5]( o SN (che
è possibile rappresentare mediante ST) come la lunghezza (ll'il'orbita del corpo 5 o T, saranno in quiete nelle sizigie;
PT sta alla lunghezza ST. Ma la forza media SN o ST IU:J. fuori delle sizigie saranno mosse all'indietro, vclocissi-
per effetto della quale il corpo T è mantenuto nella sua mnmcntc nelle qnadrature, più lentamente negli altri luoghi.
orbita intorno a 5, sta alla forza, per effetto della quale il Anche l'inclinazione dell'anello varierà, e il suo asse oscillerà
corpo P è trattenuto nella propria orbita intorno a T, in tlnrante le singole rivoluzioni; ma completata una rivolu-
ragione composta del rapporto del raggio ST al raggio PT, zi•mc tornerà alla posizione precedente, eccetto che ruoti a
e del quadrato del tempo periodico del corpo P intorno causa della precessione dei nodi.
a T al tempo periodico del corpo T intorno ad 5, Per con- Coro!. I9. Si supponga, ora, che il corpo sferico T, costi-
seguenza, la forza media LJ! sta alla forza, per effetto della tuito ùi materia non fluida, sia ampliato ed esteso fino a
quale il corpo P è trattenuto nella propria orbita intorno questo anello, e che l'ah·eo scavato mediante la rotazione
a T (o per effetto della quale il medesimo corpo P, nel me- YPnga riempito d'acqua, e che sia fatto ruotarc uniforme-
desimo tempo periodico, può ruotare, alla distanza PT, mente intorno al proprio asse per effetto del medesimo moto
intorno ad un qualsiasi punto immobile T), nella stessa periodico. Qut>sto liquido accelerato e ritardato alternata-
proporzione del quadrato dei tempi periodici. Dunque, es- mente (come nel precedente corollario) sarà più veloce nelle
sendo dati i tempi periodici insieme alla distanza PT, viene sizigie, e più lento nelle quadraturc, di quanto lo sia la
data la forza media LJI; e, data quella, viene data, stret- superiicie del gloLo, c così finirà e rifinirà nell'alveo come
tamente, anche la forza AIN mediante l'analogia delle linee fa il mare. L'acqua, ruotando intorno al centro in quiete
PT, JLV. del globo, se venisse rimossa !"attrazione del corpo S, non
PRINCIPI MATEMATICI LlBRO rRIMO - SEZIONE XI 333

acquisterebbe alcun movimento di flusso e riflusso. Il tutto globo. La sfera trattiene il moto impresso fino a che un
è identico a quello di un globo che avanza uniformemente mu\·imento contrario dell'anello non elimina tale moto, e
in linea retta, e al tempo stesso ruota intorno al proprio imprime un nuovo moto di direzione opposta; e per questa
centro (per il coro!. 5 delle leggi), come anche a quello di ragione, il massimo movimento di inclinazione decrescente
un globo deviato dalla direzione rettilinea uniforme (per il a n·iene nelle quadrature. dei nodi, e il minimo angolo di
corol. 6 delle leggi). Si accosti ora il corpo 5, e l'acqua verrà indinazione negli ottanti dopo le quadrature; e di nuovo,
subito perturbata dall'attrazione ineguale dello stesso. Perciò il mctssimo moto di reclinazione avviene nelle sizigie, e l'an-
l'attrazione dell'acqua sarà maggiore a distanze ravvicinate golo rn;1ssimo nei successivi ottanti. Identico è il caso della
minor~ a distanze remote. Ma la forza LM attrarrà l'acqu~ ~kra priva di anello, la quale nelle regioni e4uaturiali o è
verso tl basso nelle quadraturc e la farà scendere fino alle 1111 po più alta che ai poli, o è costituita da una materia
llll po' più densa. Infatti questo eccesso di materia nelle
regioni eqnatoriali sostituisce l'anello. E sebbene la forza
n..:ntripcta di questa sfera possa aumentare in un modo
r1ualnnque, in modo che tutte le sue parti siano supposte
tendere verso il basso, come avviene per le parti gravitanti
della terra, tuttavia i fenomeni di questo e del precedente
corollario difficilmente subiranno mutan1enti; eccetto che i
lnnghi delle massime e minime altezze dell'acqua siano
tlin'!"S('. L'acqua infatti è ora trattenuta nella propi;a orbita
v \"Ì p<:rmane non per la propria forza centrifuga ma a causa
sizigie; e la forza KL attrarrà la medesima verso l'alto dell'alveo nel quale scorre. E inoltre la forza LM tira l'acqua
nelle sizigie, ne fermerà la discesa e la farà salire fino alle verso il basso soprattutto nelle quadrature, e la forza KL
quadrature; eccetto che il moto di flusso e riflusso dell'acqua q~sia :VM- LM tira la medesima verso l'alto soprattutto
venga diretto dall'alveo, e venga alquanto ritardato a causa nvlle sizigie. E queste forze congiunte cessano di tirare
della frizione. l'acqua verso il basso ed iniziano a tirare l'acqua verso
Corol. 20. Se ora si indurisce l'anello e si diminuisce la l 'all0 ll!ègli nttanti prima delle sizigie, e cessano di tirare
sfera il movimento di flusso e riflusso cesserò. ma il moto l" acqua verso l'alto e iniziano a tirare l'acqua verso il basso
oscillatorio dell'inclinazione e la precessione d:i nodi rimar- negli ottanti dopo le sizigie. Quindi, la massima altezza
ranno. La sfera abbia il medesimo asse dell'anello, e compia dd!' acqua può awrsi m•gli ottanti dopo le sizigie, e la minima
le rotazioni nei medesimi tempi, e con la sua superficie tocchi twgli ottanti dnpo le qu;1drature; eccetto che il moto di
l'interno dell'anello, e aderisca ad esso; allora, partedpando :1sct'sa c di discesa impresso da queste forze o perseveri un
del suo moto, l 'insieme dei due corpi oscillerà e i nodi po' piìi a lungo a causa della forza insita nell'acqua o si
retrograderanno. La sfera, infatti, come testé sarà detto, arre:; ti un po' pih presto a causa degli impedimenti dell'alveo.
riceve indifferentemente tutti gli impulsi. Il massimo an- Corol. 2I. Per la medesima ragione per cui l'eccesso di
golo di inclinazione del solo anello si ha quando i nodi matt'ria di una sft'nt intorno al suo equatore fa retrogradare i
sono nelle sizigie. Per cui avanzando i nodi verso le qua- nolli, e perciò mediante il suo incremento tale retrograda-
drature, esso tenta di diminuire la propria inclinazione, e zinne viene aumentata, mediante la diminuzione diminuita
con questo tentativo imprime un movimento a tutto il e mediante la rimozione la fa quasi cessare, segue che se
334 PlllNClPI IHTEMATICJ I.IBRO PRIMO - SEZIONE XI 335

la materia in più viene tolta, ossia, se si rende il globo plice e uniforme intorno a un dato asse, con un'inclina-
intorno all'equatore o più basso o meno denso che intorno zione co.stante. Ma l'inclinazione dell'asse o la velocità
ai poli, nascerà un moto in avanti dei nodi. 1 ldla rotazione, non verrà cambiata dalla forza centri-
Corol. 22. Di conseguenza, dal moto dei nodi viene cono- peta. Infatti, se si suppone che il globo venga diviso in
sciuta la costituzione del globo, cioè, se il globo con- 1\nc emisferi, mediante un qualunque piano che passi at-
serva costantemente i medesimi poli, e il moto è retrogrado trancrso il suo centro e il centro verso il quale la forza
la materia intorno all'equatore abbonderà; mentre se il ;_, dirctla, tale forza spingerà sempre e ugualmente cia-
moto è in avanti, sarà manchevole. Si supponga che un ;;cun emisfero; e perciò, riguardo al moto di rotazione,
globo uniforme e perfettamente sferico giacia, da prima, in non inclinerà il globo da nessuna. parte. l\Ia ::;i aggiuuga ln
quiete negli spazi liheri, e in séguito, applicato un impulso un qualunque luogo tra il polo e l'equatore un ammasso di
trasversale sulla sua supcrftcie, sia spinto e perciò rice- nnrwa materia, per esempio una montagna; questa, a causa
va un movimento in parte circolare, in parte in linea dei suoi continui tentativi di allontanamento dal centro del
retta. Poiché questo globo è indifferente rispetto a tutti gli proprio moto. disturberà il moto del globo, c farà sì che i
assi che passano per il suo centro, né propende più verso .suoi poli vadano errando attraverso la superficie del mede-
~n ~s~e, o. una posizione dell'asse, che verso un altro qual- simo c descrivano continuamente cerchi intorno a sé e al
Stast, e chtaro che esso, per forza propria, non muterà mai punto ad esso opposto. Né questa enom1e deviazione dei
il suo asse e l'inclinazione dell'asse. Si spinga, ora, il globo l'oli può essere corretta altrimenti che piazzando questa
tr~sversalmente su quella medesima parte di superficie di montagna o in uno dei due poli, nel qual caso (per il corol-
pnma con un qualunque nuovo impulso; poiché l'efietto di lario 21) i nodi dell'equatore avanzerebbero; o nelle regioni
un impulso non cambia affatto sia che giunga prima sia che e(juatoriali, nel qual caso (per il corol. 20) i nodi retrogra-
giunga dopo, è manifesto che questi due impulsi impressi suc- ck·r!'bbero; o, infine, aggiungendo sull'altro lato dell'asse una
cessivamente produrranno lo stesso moto che se fossero stati nno\·a quantità di materia, mediante cui la montagna ve-
impressi contemporaneamente; ossia, il medesimo moto che drebbe equilibrato il suo moto; e allora i nodi o avanzereb-
se il globo fosse stato spinto con una forza semplice com- bero o retrogradcrebbero, come la montagna e la nuova
posta da entrambe (per il corol. 2 delle leggi), e perciò m.:ttcria aggiunta a seconda che siano più vicine al polo o
St•mplice, intorno a un asse di inclinazione data. È iden- all'equa t ore.
tico che il secondo impulso venga impresso in un qualsiasi
luogo dell'equatore del primo moto come anche che il primo PROPOSIZIONE LXVII. TEORBlA XXVII.
impul<>o impresso in un luogo qualsiasi dell'equatore del
S-upposte le medesime leggi di attmzione, dico che il corpo
moto nascesse dal secondo impulso senza il primo, c, quindi,
Più estcr11u S, che ruota intorno al comune centro O di grat•ità
anche quando entrambi gli impulsi venissero impressi in
./t'i c1•rpi -int<!rni P, T, condotti i raggi ·verso quel centro, descrive
luoghi qualsiasi; questi impulsi, infatti, genereranno il mede-
aree maggiormente proporzionali ai tempi e tm'orbila che si
Simo moto circolare come se essi fossero stati impressi insieme,
accosta di più alla forma di un'ellisse che ha un suo j1wco 11el
e in una sola Yolta, nel luogo d'intersezione.degli equatori di
mrdesimo centro, di q·uelle che plf() descrivere ruotandv intomo al
quei moti, che sarebbero stati generati separatamente. Perciò,
corpo pili 1'nterno e massùno T, condoth' i raggi verso lo stesso.
un globo omogeneo c perfetto non mantiene distinti i singoli
moti, ma unisce tutti quelli impressi su di esso, e li riduce ad Infatti le attrazioni del corpo S verso T e P compongono
uno; e, poiche è in esso, ruota sempre con un moto sem- l'attrazione assoluta dello :;tesso, la quale è diretta più verso

1
i'RINCIPI MATEMATICI
LIBRO PRIMO - SEZIONE Xl
337
il comune centro di gravità O dei corpi T e P, che verso il centro comune dei tre è in quiete; ossia, quando il corpo
il corpo massimo T, ed è proporzionale più all'inverso del più interno e massimo T viene attratto per la stessa legge
quadrato della distanza SO che al quadrato della distanza dci rimanenti; e sarà sempre maggiore quando il comune
ST, come, esaminando la cosa, facilmente consterà.
ct'ntro dei tre, diminuendo il moto del corpo T, inizia ad
essere mosso, ed è sempre più agitato.
PROPOSIZJOXE LXVIII. TEOREMA XXVIII.
Corol. E di conseguenza è lecito ricavare che se numerosi
Sitpposte le medesime leggi di attrazione, dico che il corpo corpi minori ruotano intorno al più grande, le orbite descritte
esterno S, che ruota intorno al comune centro O di gravità dei .~i acco..;teranno di più alle ellissi, e le descrizioni delle aree,
corpi 1:nterni P e T, condotti i raggi verso quel centro, descrive se tntti i corpi si attraggono mutuamente e si muovono con
aree maggiormente proporzionali ai tempi e un'orbita che si forze acceleratrici che sono direttamente proporzionali alle
accosta di più alla forma di zm'ellisse che ha un f1~oco in quel loro forze assolute e inversamente proporzionali al quadrato
medesimo cmtro, se il corpo più interno e più grande viene delle distanze, e se si colloca un fuoco di ciascuna orbita nel
mosso mediante queste attrazioni come i rimanenti, che se esso comune CE'ntro di gravità di tutti i corpi interni {cioè: il
non sia attratto e quindi giacia in quiete, oppure sz·a attratto fuoco della prima, più interna, orbita nel centro di gravità
molto di più o molto meno o sia molto più o molto meno mosso. del curpo più grande e più interno; quello della seconda
Si dimostra quasi nello stesso modo della prop. LXVI, orbita nel comune centro di gravità dei due corpi più interni;
ma con una argomentazione più prolissa, che perciò trascuro. l' quello della terza, nel comune centro di gravità dei tre

Sarà sullìciente conside- più interni; e così di séguito) saranno più uniformi che se
rare la cosa in questo il corpo più interno giacesse in quiete e fosse divenuto il
modo. Dalla dimostra- fuoco comune di tutte le orbite.
zione dell'ultima propo-
s sizione, appare che il 1-'ROI'OS!t:IONE LXIX. TEORBIA XXIX.
centro verso cui il corpo
In U!l sistema di più corpi A, B, C, D, ecc., se un corpo
S è spinto da forze con-
A a!!rae tutti gli altri B, C, D, ecc., con forze acceleratrici che
giunte, è molto vicino·
sono im!Crsamente proporzionali al quadrato delle distanze dal
al comune centro di gravità di quei due corpi. Se questo
centro coinciderà con quel centro comune, e se il comune corpo al!raente, e anche "U1t altro corpo B attrae i rimanmti
centro di gravità dei tre corpi giacerà in quiete, il corpo A, C, D, ecc. con forze che sono inversamente proporzionaU
5 da un lato e il comune centro degli altri due dall'altro al quadrato delle distanze dal corpo attraente, le forze assolute
lato, descriveranno, intorno al comune centro in quiete, dà corpi attraenti A, B s.taran'/lo fra loro come stanno gli
precise ellissi. Ciò appare dal corollario secondo della slc~si corpi A, B, dei quali sono forze.

proposizione L VI II insieme con le cose dimostrate nelle Infatti, le attrazioni acceleratrici di tutti i corpi B, C, D
prop. LXIV e LXV. Questo moto ellittico viene un po' ver:so A sono, per ipotesi, ad uguali distanze, uguali fra loro,
perturbato a causa della distanza del centro dei due dal e, similmente, le attrazioni acceleratrici di tutti i corpi
centro verso il quale il terzo corpo S è attratto. Si aggiunga, Yerso B, sono, ad uguali distanze, uguali fra loro. :ì\Ia la
inoltre, un moto al centro comune dei tre, e si aumenterà forza attrattiva assoluta del corpo A sta alla forza asso-
la perturbazione. Per cui la perturbazione è minima quando luta attrattiva del corpo B, come, a uguali distanze, l'attra-

22. NEWTO,.,
PRINCIPI MATEMATICI L18RO PRIMO - SEZIONE Xl 339

zione acceleratrice di tutti i corpi verso A sta all'attrazione


Scouo.
acceleratrice di tutti i corpi verso B; e l'attrazione accelera-
bice del corpo B verso A è uguale all'attrazione accelera- Con que:;te proposizioni siamo condotti per mano all'ana-
trice del corpo A verso B. :Ma l'attrazione accel~ratrice del log-ia tra le forze centripete e i corpi centrali, verso i quali
corpo B verso A sta all'attrazione acceleratrice del corpo A le forze sogliano essere dirette. Infatti è conforme a ragione,
verso B come la-massa del corpo A alla massa del corpo B; che le forzf', che sono dirette verso i corpi, dipendano dalla
perciò, le forze motrici, che (per la definizione seconda, 11;:ttura c dalla quantità di quelli, come avviene nelle cala-
settima e ottava) sono proporzionali f!l prodotto delle forze mite. In tutti i casi di questo genere, quando capitano, le
acceleratrici per i corpi attratti, qui sono (per la terza legge attrazioni dei corpi si dovranno calcolare assegnando forze
del moto) uguali fra loro. Dunque, la forza attrattiva asso- proprie alle loro singole particelle e facendo le somme delle
luta del corpo A sta alla forza attrattiva assoluta del corpo E, fnrze. In generale assumo, qui, la parola attrazione per signi-
come la massa del corpo A sta alla massa del corpo B. - fKarc tma qualsiasi tendenza dei corpi ad accostarsi l'uno
C.V.D. all'altro; sia che questa tendenza dipenda dall'azione dci
Corol. I. Di conseguenza, se i singoli corpi A, B, C, D, 1·orpi per effetto del loro mutuo cercarsi, oppure per ef-
ecc. del sistema, considerato ciascuno per sé, attraggono f>'lto di spiriti emessi che li muovono mutuamente, sia
c!w essa abbia origine dall'azione dell'etere, o dell'aria, o di
tutti i rimanenti con forze acceleratrici c,he sono inversa-
ll!l qualunque mezzo corporeo o incorporeo che spinge in
mente proporzionali al quadrato delle distanze dal corpo
llll modo qualsiasi i corpi che vi nuotano dentro l'uno verso
attraente, le forze assolute di tutti quei corpi saranno fra
l'altro. ~ello stesso senso generale assumo la parola impulso,
loro proporzionali agli stessi corpi.
in quanto in questo trattato esamino, come ho spiegato
Coro!. 2. Per lo stesso ragionamento, se i singoli corpi A,
nelle dcfmizioni, non le specie delle forze e le qualità fisiche,
B, C, D, ecc., del sistema, ciascuno considerato per sé, at-
ma le quantiHt e le proporzioni matematiche. In matematica
traggono tutti i rimanenti con forze acceleratrici che sono vanno investigate quelle quantità e quei rapporti delle forze
o inversamente o direttamente proporzionali ad una potenza che discendono dalle qualsiasi condizioni poste; ma quando
qualsiasi delle distanze d<tl corpo attraente, o che sono ~i passa. alla fisica, questi rapporti si devono confrontare
definiti secondo una qualunque legge comune dalle distanzé con i fenomeni, affinché si sappia quali condizioni delle forze
da ciascuno dei corpi attraenti, è manifesto che le forze as- convengano ai diversi generi di corpi attrattivi. Allora sol-
solute di quei corpi sono proporzionali ai corpi. tanto sarà lecito discutere più sicuramente intorno alle spe-
Corol. J. In un sistema di corpi le cui forze decrescono cie, alle cause e alle ragioni fisiche delle forze. Vediamo,
in ragione del quadrato delle distanze, se i corpi più piccoli quindi, con quali forze i corpi sferici, che sono costituiti,
ruotano intomo al massimo lungo elliso:;i, quanto più è pos- nd modo ora esposto, eli particelle attrattive, debbano ope-
sibile precisissime, che hanno il fuoco comune nel centro di rare l'uno sull'altro, e quali moti ne conseguano.
quel corpo massimo, e descrivono, condotti i raggi verso
quel corpo massimo, aree strettamente proporzionali ai
tempi, le forze assolute di quei corpi saranno fra di loro o
rigorosamente o con la massima approssimazione in ragione
dei corpi e viceversa. È manifesto dal coro!. della prop.
LXVIII insieme al corol. I di questa.
LIBRO PRIMO - SEZIONE Xli

rna in direzioni contrarie, si annullano mutuamente. Per un


ragionamento analogo, tutte le attrazioni attraverso l'intera
.~n perfide sferica vengono annullate dalle attrazioni contrarie.
Per cui il corpo P non sarà spinto verso alcuna parte da
queste attrazioni. - C.V.D.

SEZIONE XII. PROPOSIZIONE LXXI. TEORDIA XXXI.

LE FORZE ATTRATTIVE DEI CORPI SFERICI Pnsfc le nudesime cose, dico che un corpuscolo posto fuori
dd/a superficie sferica è attratto '/Jerso il centro della sfera con
u1w forza i-nversamente proporzionale al quadrato della sua
distam:a dallo stesso centro.

PROPOSIZIONE LXX. TEOREMA XXX.


Sicmo AHKB, ahkb due superfici sferiche uguali, descritte
C<lll centri S, s e con i diametri AB, ab, e P, p siano i cor-
Se verso i singoli punti di una superficie sferica tendono
uguali forze centripete che decrescono proporzionalmente al
quadrato delle distanze dai punti, dico che un corpttscolo posto
dentro tale superficie non è attratto da queste forze verso alcuna
parte.
Sia HIKL la superficie sferica e P il corpuscolo posto p A
dentro. Attraverso P si conducano verso questa superficie
due linee HK, IL che tagliano
gli archi, il più possibile pic-
coli, H I, ](L; e per i trian-
goli simili HP!, LPK (per il
corol. 3 del lemma VII), que- pu:;coli posti all'esterno su quei diametri prolungati. Si tirino
I gli archi saranno proporzionali a p~u·tire ~\ai corpuscoli le lince PHK, PIL, phk, pil, che
H alle distanze HP, LP, e le tar.;hano na dai cerchi massimi AHB, ahb, gli archi uguali
qualsiasi particelle in H I, KL l! l\, hk, _IL, il; c su di eo;se si abbassino le perpendicolari
della superficie sferica, deter- .S,JJ, .wl, _"...,E, se, IR, ir, delle quali SD, sd taglino PL, pl in
minate dalle rette che passano ~ P J:. s1 abbassino sui diametri anche le perpendicolari IQ.
11/: (,h a~goli DPE, dpe siano cesi evanescenti; per l'egua-
per P, saranno propotzionali
al quadrato di quelle distanze. ~!Janza dt DS e ds, ES ed es, le linee P li, PF e pe, Pf e le
Dunque, le forze di queste particelle impresse sul corpo P hn:·etté DF, df sono considérate uguali; in quanto la loro
sono fra loro uguali. Inhtti, sono direttamente proporzio- Ultima ragione, quando quegli angPli DPE, dpe sono resi
nali alle particelle e inversamente proporzionali al quadrato i W·llo stesso tempo evanescenti, è l'eguaglianza. Perciò,
delle distanze. Queste due ragioni costituiscono la ragione avendo determinate queste cose, PI starà a PF come RI
.1
di uguaglianza. Quindi, le attrazioni effettuate ugualmente sta a DF e Pi starà a pi come df ossia DF a ri; ed egual-
l•
l
J
I'IIINCII'I MATEMATICI

mente PI X P/ sta a PF X pi come RI sta a ri, ossia. (per


l LIBRO PRIMO • SEZIONE Xli

zionc di ps 2 a PS 2, e nella medesima ragione staranno le


343

il corol. 3 del lemma VII) come l'arco IH sta ::ùl'arco ih. iorzc eli tutte le superfici circolari nelle quali si possono
Di nuovo, P l sta a PS come IQ a SE, e ps sta a pi come di·vid~re entrambe le superfici sferiche prendendo sempre
se o SE sta a iq; ed egualmente PI X ps sta a PS X pi _1 d come uguale a SD, e se come uguale ad SE. E, compo~

come IQ a iq. E moltiplicando le ragioni fra loro, Pl 2 x pt x 1wnùo, le forze delle intere superfici sferiche applicate at
X ps sta a pi 2 X PF X PS come IH X IQ a ih X iq; ossia, corpuscoli staranno nella medesima ragione. - C.V.D.
come la superficie circolare, che l'arco IH descriverà col
ruotare del semicerchio AI<.B intorno al diametro AB, sta PR<)PO~IZIONE LXXII. TEOREMA XXXII.
alla superficie circolare, che l'arco ih descriverà col ruotare
Se verso ciaswn punto di una sfera q1wlsiasi tendmw
1::::uali forze centripete che decrescono secondo il quadrato delle
distuu::c dai punti, e se si dà tanto la densità della sfera,
qua!lto la ragione del diametro della sfera alla distanza del
corplt.';colo dal suo centro, dico che la forza per effetto della
qwdc il corpiiScolo è attratto sarà proporzionale al semidiamctro
p dd!a sfera.
Si pensi, infatti, che due corpuscoli siano ciascuno attratto
lh due sfere, uno dall'una, l'altro dall'altra, che la loro
di,.,lanza dai centri delle sfere sia proporzionale, rispettiva~
mente, ai diametri delle sfere, e che le sfere, inoltre, siano
del semicerchio akb intorno al diametro ab. E le forze,
:-;composte in particelle simili e situate in modo simile ai cor-
per effetto delle quali queste superfici attraggono i corpu~
pnscoli. Allora le attrazioni di un corpuscolo, effettuate su eia~
scoli P e p secondo linee che tendono verso di loro, sono
:-;cuna particella di una sfera, staranno alle attrazioni dell'al~
(per ipotesi) direttamente proporzionali alle stesse superfici,
tro l'ffc·ttuate su altrettante particelle analoghe dell'altra
e inversamente proporzionali al quadrato delle distanze delle
:;kra, in ragione composta del rapporto delle particelle diret~
superfici dai corpi; ossia, Pf x ps è proporzionale a PF xPS.
lamentc, e del quadrato delle distanze, inversamente. l\Ia le
E queste forze stanno alle parti trasversali delle stesse, che
partict·lle t'ono proporzionali alle sfere, ossia, proporzionali
(per la scomposizione delle forze fatta col corol. 2 delle leggi)
al cubo dei diametri, e le distanze sono proporzionali ai
tendono verso i centri secondo le linee PS, ps, come PIa PQ,
diametri; e la prima ragione, direttamente, con il quadrato
e pi a pq; ossia (per la similitudine dei triangoli PIQ e PSF,
dell'ultima ragione, inversamente, diviene la ragione del
piq e ps/) come PS a PF, e ps a pf. Di conseguenza, dal
diametro al rli~mr·tro. - C.V.D.
confronto l'attrazione di tale corpuscolo P verso 5 sta all'at-
Corul. I. Di conseguenza, se i corpuscoli ruotano in cerchi,
PF x P/ x P'
trazione del corpuscolo p verso s, come PS attorno a sfere composte di materia ugualmente attrattiva,
sta a P/ x PF x PS , ossta, . e le distanze dai centri delle sfere sono proporzionali ai loro
come ps 2 a PS 2 • Per un
P' diametri, i tempi periodici saranno uguali.
ragionamento analogo, le forze, per effetto delle quali le Coro!. :2. E viceversa, se i tempi periodici sono uguali,
superfici descritte mediante la rotazione contemporanea degli .. le distanze saranno proporzionali ai diametri. Questi due
·,
archi [(L, kl attraggono i corpuscoli staranno nella propor- corollari risultano dal corol. 3 della prop. IV.
344 PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE XII 345

Corol. J. Se verso i singoli punti di due solidi qualsiasi, dai quali linee, superfici e solidi si dice siano composti,
simili ed egualmente densi, tendono uguali forze centripete devono considerarsi come particelle uguali di grandezza
decrescenti secondo il quadrato delle distanze dai punti, le trascurabile.
forze, per effetto delle quali corpuscoli similmente situati
rispetto a quei due solidi sono attratti dai medesimi, saranno PROPOSIZIONE LXXIV. TEOREMA XXXIV.
fra loro proporzionali ai diametri dei solidi.
Poste le stesse cose, dica che un corpuscolo posto fuori della
sfera è attratto con forza inversamente proporzionale al qua-
PROPOSIZIONE LXXIII. TEOREMA XXXIII.
drato dellu ~ua distanza dal centro della medesima.
Se verso ciascun punto di una qualsiasi sfera data tendono
Si divida, infatti, la sfera in innumerevoli superfici sfe-
uguali forze centripete decrescenti secondo il quadrato delle
riche concentriche, e le attrazioni del corpuscolo, nascenti
d~'stanze dai punti, dico che un corpuscolo posto all'interno
dalle singole superfici, saranno inversamente proporzionali al
della sfera è attratto da una
c forza proporzionale alla sua
quadrato della distanza del corpuscolo dal centro {per la
prop. LXXI). E, componendo, la somma delle attrazioni,
distanza dal centro della stessa,
0 ,;sia l'attrazione del corpuscolo verso l'intera sfera, starà
Nella sfera ABCD, de- nella medesima ragione. - C.V.D.
scritta con centro S, si col- Corol. I. Di conseguenza, ad eguali distanze dai centri
A lochi il corpuscolo P; e col r\dle sfere omogenee le attrazioni sono proporzionali alle
8
medesimo centro S, e con in- ::ferc. Infatti (per la prop. LXXII) se le distanze sono pro-
tervallo SP, si pensi di descri- porzionali ai diametri delle sfere, le forze saranno propor-
vere la sfera interna PEQF. zionali ai diametri. Si diminui~ca la distanza maggiore in
È manifesto (per la propo- fJUdla ragione; e, essendo state ora rese uguali le distanze,
D sizione LXX) che le superfici l'attr::J.Zione sarà aumentata del quadrato di quel rapporto;
sferiche concentriche, dalle p1.·rciù starà all'altra attrazione come il cubo di quel rap-
quali è costituita la differenza AEBF delle sfere, essendo_ porto, ossia, nella ragione delle sfere.
le proprie attrazioni annullate a causa delle attrazioni con- Corvi. 2. A distanze qualsivoglia le attrazioni stanno come
trarie, non agiscono affatto sul corpo P. Resta la sola attra- ](' sft>re divise per i quadrati delle distanze.
zione della sfera interna PEQF. E (per la prop. LXXII) Corol. J. Se un corpuscolo, posto fuori di una sfera omo-
questa è proporzionale alla distanza PS. - C.V.D. gent~a. è attratto con forza inversamente proporzionale al
quadrato della sua distanza dal centro, e la sfera è costituita
ScoLto. di particelle attrattive, la forza di ciascuna particella dccre-
sct>rà dt"l quadrato della distanza dalla particella.
Le superfici, dalle quali i solidi sono composti, non sono
prese, in questo luogo, come puramente matematiche, ma
PROPOSIZIO!'E LXXV. TEOREMA XXXV.
come orbite così sottili che il loro spessore tende ad annullarsi;
ossia, come orbite evanescenti, dalle quali la sfera è da ultimo Se verso i singoli punii d·i tma data sfera te11dono uguali
costituita, quando il numero delle loro orbite viene aumen- forze centripete, decrescenti secondo il quadrato delle distanze
tato, e lo spessore diminuito all'infinito. Similmente, i punti, dai punt·i, dico che u11a qual.~iasi altra sfera simile viene attratta
l
P!UNC!PI MIITnlATlCI
LIBRO l'RIMO - SEZIONE XII 347

dalla medesima con forza i1wersamente proporzionale al qua- PROL'OSIZIO~E LXXVI. TEOREMA XXXVI.
drato della distanza dai centri.
Se delle sfere, nell'avanzare dal centro verso la circonferen-za,
Infatti, l'attrazione di ciascuna particella è inversa- sono c0/11/nUJIIC dissimili (per deusità di materia e per forza
mente proporzionale al quadrato della sua distanza dal
11 /tr.d!h•a), ma nell'avanzare lungo circonferenze a ogni d~fa
centro della sfera che attrae (per la prop. LXXIV), e per- )islinnt dal centro sono ovunque simili, e se la forza atfraltwa
tanto è lo stesso che se l'intera forza d'attrazione emanasse di ciascun ptmfo decresce .~econdo il quadrato ddla distanza del
da un unico corpuscolo posto nel centro di questa sfera. <orjlo allratlo, dico che l'intera forza, per etfetto della .quale
Ma questa attrazione è così grande quanto, d'altra parte, ; 111 ,. di tali sfere attrae l'altra, è i-nversamente proporzwnale
lo sarebbe l'attrazione del medesimo corpuscolo, se esso ,t/ quadrato della distanza dei centri.
venisse attratto dalle singole particelle della sfera attratta
con la stessa forza per effetto della quale queste sono at- Si:mo akune sfere concentriche simili AB, CD, EF, ecc.,
tratte. L'attrazione del corpuscolo sarebbe, inoltre (per delle quali le più interne aggiunte alle esterne compongano
la prop. LXXIV), inversamente proporzionale al qua-
drato della propria distanza dal centro della sfera; perciò A
l'attrazione della sfera uguale a questa, sta nella medesima G
I
ragione. - C.V.D.
Corol. I. Le attrazioni di sfere verso altre sfere omogenee,
sono proporzionali alle sfere attrattive divise per il quadrato
delle distanze dci loro centri dai centri di quelle che esse
attraggono.
Corol. 2. La medesima cosa vale quando la sfera attratta
attra1~ a sua volta. Infatti, i singoli punti di questa attrag-
--® J.1f
K
H
gono i singoli punti ddl'altra con la medesima forza per Ti
efietto della quale sono, a loro volta, attratti; perciò, poiché
in ogni attrazione \'iene spinto (per la terza legge) tanto il una materia più densa verso il centro, o sottratte rendano
punto che attrae quanto il punto attratto, la forza di mutua la medesima pil1 rara. Queste (per la prop. LXXV) attrar-
attrazione, mantenute le proporzioni, sarà doppia. r.:mno altre, simili sfere concentriche GI-l, IK, LM, ecc., le
Coro!. J. Le stesse cose che, in prt'cedcnza, sono state nne le altre, con forze inversamente proporzionali al qua-
dimostrate circa il moto dei corpi intorno al fuoco delle drato della distanza SP. E componendo o scomponendo, la
sezioni coniche, si ottengono quando la sfera attrattiva è somma di tutte quelle forze, o la differenza in più di alcune
posta ud fuoco e i corpi si muovono fuori della sfera. di esse rispetto alle altre, ossia l'intera forza per effetto
Corol. 4· Le cose che ve-ngono dimostrate circa il moto dclh r1ualc l'intera sfera AB, composta da alcune sfere con-
dei corpi intorno al centro delle sezioni coniche, si ottengono centriche o dalla differenza delle sfere concentriche, attrae la
quando i moti sono effettuati all'interno della sfera. intera sfera GH, composta da alcune sfere concentriche o
dalle differenze delle sfere concentriche, starà nella mede-
sima ragione. Si aumenti all'infinito il numero delle sfere
concentriche cosicché la densità della materia insieme con
PRINCIPI MATEMATICI
Ll!HI.O PRIMO - SEZIONE XII 349

la forza attrattiva, durante il moto della circonferenza verso c:ezioni coniche, si ottengono anche quando una sfera attrattiva
il centro, aumenti o diminuisca secondo una legge qualsiasi; ~iella forma e condizione ora descritta è collocata in un fuoco.
e aggiunta materia non attrattiva, si completi ovunque la Coro!. 9· E anche quando i corpi che girano sono a loro
densità mancante, cosicché le sfere acquistino la qualsiasi volta sfere attrattive, della condizione qualsiasi sopra de-
forma desiderata: allora, la forza, per effetto della quale una
:-;critta.
eli queste sfere attrae l'altra, starà, per il ragionamento
precedente, nella stessa proporzione inversa del quadrato PROPOSIZIO;-.<E LXXVII. TEOREMA XXXVII.
della distanza. - C.V.D.
Coro!. I. Di conseguenza, se parecchie sfere di questo Se verso i singoli p1mli di tal-une sfere tendono delle forze
tipo, simili fra loro sotto tutti gli aspetti, si attirano mutua- celi/ripete, proporzionali alle distanze dei punti dai corpi attratti,
mente, le attrazioni acceleratrici di ciascuna verso ciascuna dico che la forza composta. per etfetto della quale due sfere
saranno, a distanze qualunque uguali dei centri, proporzionali si attragr;ono mutuamcnte, è proporzionale alla distanza fra i
alle sfere attrattive. crnlri delle sfere.
Corol. 2. E a distanze qualsiasi diverse, saranno propor- Caso I. Sia A.EBF una sfera, 5 il suo centro, P il cor-
zionali alle sfere attrattive divise per i quadrati delle distanze puscolo attratto, PASB l'asse della sfera che passa per il
fra i centri.
Coro!. J. Le attrazioni motrici, o i pesi delle sfere verso le E
sfere staranno ad uguali distanze dei centri, come le sfere
'
attrattive e le attratte congiuntamente, ossia, saranno pro-
Il -~---
porzionali ai prodotti ricavati per mezzo della moltiplicazione
delle sfere fra di loro. B
-------
Coro!. 4· E a distanze diverse, saranno direttamente pro-
g s G .4 p
porzionali a quei prodotti e inversamente proporzionali ai
quadrati delle distanze fra i centri.
Coro!. 5· Le medesime cose valgono anche quando l'at- l
trazione nasce dal potere attrattivo di entrambe le sfere,
esercitata mutuamente sull'altra sfera. L'attrazione, infatti, centro del corpuscolo, EF, cf due piani, dai quali la sfera
è raddoppiata dalla congiunzione delle forze, mantenuta è tag-liata, perpendicolari all'asse di questa e da ambo i lati
identica la proporzione. ug-ualmente distanti dal centro della sfera; G, g le intersezioni
Coro[. 6. Se siere di questo tipo ruotano intorno ad altre dei piani e dell'asse, e H un punto qualsiasi sul piano EF.
in quiete, ciascuna intorno alle altre, e se le distanze fra i La forza centripeta del punto H sul corpuscolo P, applicata
centri delle sfere ruotanti e in quiete, sono proporzionali ai secondo la linea PH, è propor:-;ionale alla distanza PH, e
diametri delle sfere in quiete, i tempi periodici saranno applicata (per il corol. 2 delle leggi) secondo la linea PG,
uguali. o verso il centro 5, è proporzionale alla lunghezza PG. Per
Corol. 7· E scambievolmente, se i tempi periodici sono cui, la forza di tutti i punti sul piano EF, ossia dell'intero
uguali, le distanze saranno proporzionali ai diametri. piano, per effetto della quale il corpuscolo P è attratto
Corol. 8. Le stesse cose che sono state dimostrate in verso il centro 5, è proporzionale alla distanza PG molti-
precedenza relative ai moti dei corpi intorno ai fuochi delle plicata per il numero dei punti, ossia, proporzionale al solido

l
350 PIUNCIPI MATEM!.TICI LIBRO PRIMO • SEZIONE XII 35'

contenuto sotto lo stesso piano EF e la distanza PG. E proporzionale al solido contenuto sotto quel piano e la di-
similmente, la forza del piano ef, per effetto della quale il stanza pg. e poiché la forza contraria del piano EF è pro-
corpuscolo P è attratto verso il centro S, è proporzionale porzionak al solido contenuto sotto quel piano e sotto la di-
a quel piano moltiplicato per la propria distanza Pg, o come ~tanza pG, la forza costituita da entrambe sarà proporzio-
il piano EF, a questo uguale, moltiplicato per la distanza nale alla differenza dei solidi, cioè, proporzionale alla somma
Pg; e la somma delle forze di entrambi i piani è propor- ,ki piani uguali moltiplicata per la metà della differenza delle
zionale al piano EF moltiplicato per la somma delle distanze distanze, ossia, proporzionale a quella somma moltiplicata
PG + Pg, ossia, proporzionale a quel piano moltiplicato per la per h distanza pS del corpuscolo dal centro della sfera.
distanza doppia PS del centro e del corpuscolo; cioè, propor- 1'on un ragionamento analogo,
zionale al doppio del piano EF moltiplicato per la distanza J"a_Hrazionc di tutti i piani EF, E
P 5, o proporzionale alla somma dci piani uguali EF + ef ,,f ncll'intcrasfera, cioè, l'attra- '
moltiplicata per la medesima distanza. E per un ragiona- zione dell'intera sfera è propor-
mento analogo, le forze di tutti i piani sull'intera sfera, zionale alla somma di tutti i
distanti ugualmente da ambo i lati dal centro della sfera, piani, o all'intera sfera, e pro-
sono proporzionali alla somma dei piani moltiplicata per la porzionale alla distanza pS del
s
distanza PS, cioè, proporzionali all'intera sfera e alla di- cnrpuscolo dal centro della
stanza PS congiuntamente. - C.V.D. sfera congiuntamente.- C.V.D. F
Caso 2. Il corpuscolo P attragga ora la sfera AEBF. Caso 6. E se una nuova
i
Con lo stesso ragionamento si proverà che la forza, per ~rera è costituita da innumere-
effetto della quale quella sfera è attratta, è proporzionale voli corpuscoli p, posta all'interno della prima sfera AEBF,
alla distanza PS. - C.V.D. vcrrù provato, come prima, che l'attrazione, o semplice
Caso J. Un'altra sfera venga ora costituita da innu- di una sfera verso l'altra, o di entrambe fra loro, sarà
merevoli corpuscoli P; poiché la forza, per effetto della proporzionale alla distanza dei centri pS. - C.V.D.
quale ciascun corpuscolo è attratto, è proporzionale alla
distanza del corpuscolo dal centro della prima sfera e pro-. PROPOSIZIO:NE LXXVIII. TEORE:.IA XXXVIII.
porzionale alla sfera medesima congiuntamente, e perciò è
Se delle sfere, nell'avanzare dal centro verso la circonferenza,
identica, come se procedess~ tutta intera da un unico cor-
s01w comunque dissimili e ineguali, ma nell'a·vanzare lungo
puscolo posto nel centro della sfera, allora l'intera forza,
circonferenze ad og11i distanza data dal centro sono ovunque
per effetto della quale tutti i corpuscoli nella seconda sfera
uguali, e se la forza d'attrazione di ciascun pu11to è propor-
sono attratti, ossia, per effetto della quale quell'intera sfera
:ion,Jle alla distanza del corpo attratto, dico che l'intera forza
è attratta. sarà la medesima chf! sP. rpu·lla sfem fosse attratta.
Pa effetto della q11ale due sfere di dato tipo si attraggono fm
per effetto di una forza procedente da un unico corpuscolo
loro è proporzionale alla distama fra i centri delle sfere.
nel centro della prima sfera, e per conseguenza è propor-
:lionale alla distanza fra i centri delle sfere. - C.V.D. Si dimostra a partire dalla proposizione precedente nello
Caso 4· Le sfere si attirino fra loro, e la forza rad- stesso modo col quale la prop. LXXVI fu dimostrata a
doppiata manterrà la precedente proporzione. - C.V.D. partire dalla prop. LXXV.
Caso 5· Si collochi ora il corpuscolo p all'interno della Corol. Le cose che sono state dimostrate nelle precedenti
sfera AEBF; poiché la forza del piano ef sul corpuscolo è proposizioni X e LXIV circa il moto dei corpi intorno ai
,,
PRINCIPI M!.TEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE XII
35' 353

centri delle sezwni coniche, valgono quando tutte le attra- Infatti, se la linea Pe seca l'arco EF in q, e la linea pro-
zioni sono effettuate dalla forza di corpi sferici del tipo già lnn"ata Ee, che coincide con l'arco evanescente Ee, incontra
descritto, e i corpi attratti sono sfere dello stesso tipo. '
J;t retta PS in T, e da S viene abbassata su PE la normale
::,·c;, per i triangoli simili DTE, dTe, DES, Dd starà a Ee,
Scouo. come DT a TE, o DE a ES; e per i triangoli simili Eeq,
E.';r; (per il lenuna VIII e il corol. 3 del lemma VII) Ee
Ho adesso spiegato i due casi principali di attrazione:
,_tarà a eq o Ff come ES a SG, e parimenti, Dd sta a FJ
quando, appunto, le forze centripete decrescono secondo il
quadrato delle distanze, o aumentano in ragione semplice L'"m'· DE a SG, ossia {per i triangoli simili PDE, PGS)
come l'E sta a PS. - C.V.D.
delle distanze, e fanno sì che in entrambi i casi i corpi ruo-
tino lungo sezioni coniche, e costituiscano le forze centripete
dei corpi sferici, crescenti o decrescenti, nell'allontanarsi dal l'ROl'OSIZIONE LXXIX. TEOREMA XXXIX.
centro, secondo la stessa legge delle particelle: il che è degno S'e una superficie EFfe, la cui larghezza J diminuita infi-
di essere notato. Sarebbe lungo esporre nei particolari, che Hifamente fino al punto di essere resa evanescente, descrive,
offrono conclusioni meno eleganti, i casi rimanenti. Prefe- per ttfctto della propria ri·voluziotte intorno all'asse PS, un
nsco trattarli e determinarli tutti insieme, secondo un me- s(>l i do sferico concavo-convesso, alle s~'ngole particelle uguali
todo generale, come segue. del quale tendono con uguali forze centripete, dico che la forza,
pa et}cfto della quale il solido attrae un corpuscolo posto in P,
LEM:lrlA XXIX. ,~ in mgione composta del solido DE 2 x Ff e della forza per
Se vengono descritti il circolo qualsiasi AEB di centro S, ··f/dto ddla quale la parHcella dala nel luogo Ff attrarrebbe
e i due circoU EF, ef di centro P, che tagliano il precedente i! mc'dcsimo corpuscolo.
in E, e e la linea PS in F, f, e se su PS vengono abbassate Infatti, se da prima consideriamo la forza della superfice
le perpendicolari ED, ed, dico che se si suppo~e ~i dimim.lire sfNica FE, che è generata dalla rivoluzione dell'arco FE
all'infinito la distanza degli archi EF, ef, l ultnna ragwne ed è tagliata ovunque dalla linea de, per esempio in r, la
della linea evanescente Dd alla linea evanescente Ff è quella parte anulare della superficie, generata dalla rivoluzione del-
della linea PE alla linea PS. l'arco rE, sarà proporzionale alla lineetta Dd, rimanendo
identico il raggio PE della sfera (come dimostrò Archimede 1

1
_ Kato a Siracusa nel 287 a. C. n fa1"to di essere parente di Cerone,
hr.~nno di Siracusa, di cui godette la ~tim:t ,. l':tmici~ia, gli consenti di
th·dicarsi C!!mplctamente ai suoi studi prediletti, so;-onza dover mai pensare
a prucurar~i una qualche carica pubblica. Si racconta choo abbia con-
sanato gli ultimi giorni della sua vita r.La difesa di Siracusa munenùola
di specchi ustori con i <JUali la città pote resistere per lungo tempo al-
l'a"sedio del console )[arc<:llo. Alla <.:aduta ùi Siracusa venne ucciso da
un solùato romano n<'i 2!2 a. C.
Si occup[, di tutti i rami delle matematiche, ma la geometria e la
me~canica furonu le ùu~ branche a cui si applicò più a lungo. Scri~st mol-
t,~~uno; ma a nui i suui scritti sono pervenuti soltanto in parte e si divi-
duno iu: scritti di geometria e scritti di meccanica. )lolti sono i suoi
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZlOt.'E Xli 355
354

nel libro La Sfera e il Cilindro). E la forza di questa, applicata


PROPOSIZIO:-IE LXXX. TEOREMA XL.
secondo le linee PE o Pr site in ogni parte sulla superficie
conica, sarà proporzionale a questa stessa parte anulare Se ;.'erso le si·ngole particelle uguali di una sfera ABE
della superficie; ossia, proporzionale alla lineetta Dd, o, il che ,11 wlsi,lsi, descritta intorno al centro S, tendono uguali forze
è lo stesso, proporzionale al rettangolo costruito sotto il c<ntripelc, e da ciaswn punto D sull'asse AB della sfera, sul
raggio dato PE della sfera e sulla lineetta Dd: ma tale forza, q11 a!e ,\ c(lllocato Wl qualsia.~i corpuscolo P, t•engono innalzate
applicata secondo la linea PS tendente al centro 5, sarà in f 1• perpendicolari DE, che incontrano la sfera in E, e s11lle
ragione minore di PD aPE, c perciò proporzionale a PD x medesime snn.o prese le lunghezze DN, congimttametlte propor-
.~ionah
. • DE'PE
aIl a quanltta X PS e aIl a / orza, che ttna part1.ce
. Il a

1il.1 sull'asse della sfera esercita s"lll corpuscolo P alla distanza


l'E, diw eh,~ l'i11tcra forza, per effetto della quale il corpuscolo P
,~ aftr,lfto <;erso la sfera, è proporzionale all'arca ANB com-
fm:,\a sof!o l'asse della sfera AB, e alla li11ea wrva ANB, che
tocca conlilwnmcnte il punto N.
E infatti, ferme restando le cose che sono state costruite
rwll'ullimo kmma e nell'ultimo teorema, si supponga di
di\"idere l'asse della sfera AB in innumerevoli particelle

X Dd. Si supponga ora di dividere la linea DF in innume-


revoli particelle uguali, e che ciascuna sia detta Dd; allora
la superficie FE sarà divisa in altrettanti anelli uguali, le cui
forze saranno proporzionali alla somma di tutte le PD x Dd,
ossia, proporzionali a 1 J2 PP- 1 f2PDl, e perciò proporzionali
a DE 2• La superficie FE sia ora moltiplicata per l'altezza
Ff, allora, la forza del solido EFfe applicata sul corpuscolo
P sarà proporzionale a DP x Ff; cioè, se è data la forza
che una data particella Ff esercita sul corpuscolo P alla
distanza PF. 1-Ia se tale forza non è data, la forza del solido
EFfe sarà congiuntamente proporzionale al solido DP X F/
e alla forza non data. - C.V.D. uguali Dd, e di dividere l'intera sfera in altrettante lamine
sferiche concavo-convesse EFfe, e si supponga di innalzare
la perpendicolare dn. Per il teorema precedente, la forza,
contributi sia geom~trici che mtccanid. Tra gli scritti ricnrdiamo il De
Splwcra el Cl'iiudra, De tlime>lSÌc>Hr- ci>·c,/i, D~ Spita.libus et Halicibus,
per effetto della quale la lamina EFfe attrae il corpuscolo P,
Dt l!fJIHPo"d~ralli<bus, /)e '"""ida i"side11/1b115. è proporzionale congiuntamente a DE 2 x Ff e alla forza di
.
'
PIUNClPI MATEMATICI LIBRO PRIMO ~ SEZIONE XII
357

una sola particella esercitata alla distanza PE o PF. Ma


PROPOSIZIO:!'<E LXXXI. PROBLEMA XLI.
(per l'ultimo lemma) Dd sta a F/ come PE a PS, e quindi
Ferme restando le cose ora poste, misurare l'area ANB.
Ff è uguale a PS p~ Dd ; e DP X Ff è uguale a Dd per
Val punto P si conduca la retta PH che tocca in H la
DE'PE . d.t, l a f orza d clia l arrtma
X PS , e, qum . EF'/ ' .
• eecongmnta- sfera, e abbassata sull'asse PAB la normale Hl, PI sia
lJisecata in L: (per la prop. XII, lib. II degli Elementi) PEZ
, DE' x PS
mente proporzwnale a Dd per pE , e alla forza della sar~1 uguale a P5 2 + SEZ + 2PSD. 1Ia 5P o SH2 (per i
particella esercitata alla distanza PF, ossia (per l'ipotesi)
proporzionale a DN X Dd, o all'area evanescente DNnd.
Perciò le forze di tutte le lamine, esercitate sul corpo P,
sono proporzionali a tutte le aree DNnd, ossia, l'intera forza
della sfera è proporzionale all'intera area ANB. - C.V.D.
Corol. I. Di conseguenza, se la forza centripeta, che tende
verso le singole particelle, rimane sempre identica a tutte le
DE2 x PS
distanze, e DN è proporzionale a PE , l'intera
forza, per effetto della quale il corpuscolo è attratto dalla
sfera, sarà proporzionale all'area ANB.
CMol. 2. Se la forza centripeta delle particelle è inversa-
mente proporzionale alla distanza del corpuscolo da essa
. . DP x PS
attratto, e DN vtcne resa proporziOnale a PE 2 , la forza triangoli simili SPH, SHI) è uguale al rettangolo PSI.
per effetto della quale il corpuscolo P è attratto dall'intera Dunque, PE 2 è uguale al rettangolo sotto PS e PS +SI+
sfera, sarà proporzionale all'area ANB. + zS!J, cioè, sotto PS e zLS +2SD, ossia, sotto PS e zLD.
Corol. J. Se la forza centripeta delle particelle è inversa- Inoltre, DP è uguale a 5P-5D 2 o SP-LSZ+zSLD-
mente proporzionale al cubo della distanza del corpuscolo da -l.D1, ossia zSLD-LD 2-ALB. Infatti LSZ-SEz, ossia
. DEZ x PS l.S 2 -SA 2 (per la proposizione VI dcllib. II degli Elementi)
essa attratto, e DN vtene resa proporzionale a P E'• ~uguale al rettangolo ALB. Si scriva, perciò, zSLD-LD2-
2
la forza, per effetto della quale un corpuscolo è attratto -ALB al posto di DE 2 ; allora, la quantità D!! X PS che
dall'intera sfera, sarà. proporzionale all'area ANR. PE x V '
Corol. 4· Se in generale la forza centripeta, che tende secondo il corollario quarto della proposizione precedente è
verso ciascuna particella della sfera, è supposta essere inver- proporzionale alla lunghezza dell'ordinata DN, si risolverà
samente proporzionale alla quantità V, e DN viene resa pro- in tre parti zSLD x PS LD 2 x PS ALB x PS
DP x PS PE X V PE x V PE x V
porzionale a . , la forza per effetto della quale
PE x V ora, se al posto eli V viene scritta la ragione inversa della
un corpuscolo è attratto dall'intera sfera, sarà proporzionale forza centripeta, e al posto di PE il medio proporzionale
all'area AiVB. fra PS e zLD, quelle tre parti diYcnteranno le ordinate di
PRINCIPI MATEMATICI l Lli!RO PRIMO - HZIONE XII 359

altrettante curve, le aree delle quali vengono conosciute __PE-:;-;- al posto di V e zPS x LD al posto di PP, allora DN
3

mediante i metodi comuni. 2 --l."- . SL x AS2 AS2 ALB x AS2


Esempio I. Se la forza centripeta che tende verso cia- ~:tri proporztonale a PS x LD - 2PS - -2Ps x L!J2 '
scuna particella della sfera è inversamente proporzionale alla oss1a (in quanto PS, AS, SI sono in proporzione conti-
distanza, si scriva al posto di V la distanza PE, e poi, al . LSI ALR x SI
posto di PP, 2PS x LD, e DN sarà proporzionale aSL- nna), proporziOnale a - -- - - 1 125[- .:.:.=;...;~:.:. Se si
LD · 2LD 2
- 1 f2LD- ALB . Si supponga DN uguale al suo doppio L"OJHlucono tre parti di questa sulla lunghezza AB, la prima
2LD
ALR _l.:--:r
-- gencrcra· una area t·perbl"
o tca, la second a '/SI
2
l" area
2SL- LD- -LD ; e 2SL, la parte data dell'ordinata /.D . , ALB x SI , ALB x SI
I/ 2.-1 [1 ><, SI, la terza LV2 l area zLA -
2
condotta sulla lunghezza AB, descriverà l'area rettango- s·1
- -.ILb X SI , cwe .. '/ 2•18 x SI . sottragga d a11 a pnma
.
lare zSL x AB; c la parte indefinita LD condotta nor- zLJJ
malmente sulla medesima lunghezza per mezzo di un moto b "omma della seconda e della terza e rimarrà l'area ccr-
continuo, in modo tale che durante il movimento, sia che cata _·lNB. Donde emerge la
aumenti sia che diminuisca, sia sempre uguale alla lunghezza co:-;truzionc del seguente pro- Z a
LB2 -L4. 2 hlcnKt. Si innalzino le perpen-
LD, descriverà l'area · , ossia l'area SL X AB,
dicolari Ll, Aa, Ss, Bb verso i
2
che sottratta dalla prima area 2SL x LAB lascia l'area p11nti L, A, s-, B delle quali Ss
i: uguale alla SI, c con Ll, LB s
SL '
x .'"lB. ALB , d escntta
Ma la terza parte Li)"" . ugual men t e pvr asintoti, attraverso il punto b
per effetto di un moto locale normalmente alla medesima :~·, si descriva l'ipcrbole asb che

lunghezza, descriverà un 'area i per- incontra in a e b le pcrpendi- L A l 5 B


a cobri .'la, Bb; e sottratto il ret-
bolica che, sottratta dall'area
SL x AB, lascerà l'area cercata tangolo 2.·15/ dall'areJ. iperbolica AasbB rimarrà l'area ri-
ANB. Donde emerge la costru- ccrcat:~. ANR.

zione del seguente problema. Si Es,:mpio J. Se la forza centripeta che tende verso cia-
innalzino le perpendicolari Ll, ~cuna particella della sfera decresce in ragione della quarta

b .4a, Bb verso i punti L, A, B, potenza della distanza dalle particelle, si scriva pp al


delle quali Aa è uguale alla LB, 2.-!SJ
L ,\ B e Bb alla LA. Con Ll, LB per 11osto di T' e 1"2PS x LD. al posto di PE, c DN starà C(>me:
asintoti, si descriva attraverso i S/2 X SL I SJ2 I SJ2 x ALB
punti a, b, l'iperbole ab. E tirata la corda ba, chiuderà x ------=:- - x -----'---- - x
lzSI ILD 3
zlzSJ I'LD z\"zSI
l'area aba uguale all'area ricercata Al'-lB. I
Esempio 2. Se la forza centripeta che tende verso cia- X Queste- tre parti, moltiplicate per la lunghezza
ILD' .
scuna particella della sfera è inversamente proporzionale al
2SI~ x SL
cubo della distanza, o (il che è uguale) è proporzionale a .-lD, producono altrettante aree, ossm: per
quel cubo diviso per un qualunque piano ùato, si scriva lzSJ
PRINCIPI MATEMATICI
r LIBRO PRIWl - SEZIONE XII ,,,
I I Sfl · , PS dal centro, e della radice quadrata delle forze centripete,
--- - -----,-=-=-- ' r===- per VLB-fLA, e per luoghi P ed I, che tendono verso il centro.
l'LA YLB tzSI ii.Oi
I I Se, per esempio, le forze centripete delle particelle della
- - ---- E queste, dopo la debita riduzione, diven-
~AL3 VLB 3 . o:fcra sono inversamente proporzionali alle distanze del cor-
2 3
puscolo da essa attratto, la forza, per effetto della quale il
teranno
x SL , SI' e SI2
zS/ LI + LI . Queste, mvero,
zSI ,
3 corpuscolo sito in I è attratto dall'intera sfera, starà alla
sottratti gli ultimi dai primi, diventeranno ~~~; . Per cui,
forza, per effetto della quale il corpuscolo sito in P è attratto,
in ntgione composta della radice quadrata della distanza SI

l'intera forza, per effetto della quale il corpuscolo P è at- alla distanza SP e della radice quadrata della forza centripeta
5!' nd luogo I, originata nel centro da una particella qualsiasi,
tratto verso il centro della sfera, è proporzionale a PI ,_
alla forza centripeta nel luogo P, generata nel centro dalla
ossia, inversamente proporzionale a P9 X PI. medesima particella, ossia, starà inversamente alla radice qua-
Con lo stesso metodo si può determinare l'attrazione di drata delle mutue distanze SI, SP. Queste due radici quadrate
un corpuscolo sito all'interno della sfera, ma più rapida- compongono la ra5'ionc di eguaglianza, e perciò le attra-
mente, mediante il teorema seguente. zioni in I e P prodotte dall'intera sfera sono uguali. Per
un calcolo analogo, se le forze delle particelle della sfera
PROPOSIZIONE LXXXII. TEoRE~lA XLI.
sono inversamente proporzionali al quadrato delle distanze,
se ne dedurrà che l'attrazione in I sta all'attrazione in P
Se su una sfera descritta con centro S, intervallo SA, s; come la distanza SP sta al semidiametro 5.4 della sfera.
prendono SI, SA, SP in proporzione continua, dico che l'atlra- Se quelle forze sono inversamente proporzionali al cubo delle
::.ione di un corpuscolo dentro la sfera, in tm luogo qualsiasi I, distanze, le attrazioni in I e P staranno fra loro nella pro-
sta all'attrazione dello stesso fuori della sfera, ml luogo P, porzione di SP 2 a 5A 2: se proporzionali alla quarta potenza,
in ragione composta della radice quadrata delle distan:::e IS, staranno nella proporzione di SPJ a S."P. Donde, poiché
PR!NC!l'l MATEMATICI LIBRO PRIMO - SE'ZIOt-."E XII

l'attrazione in P è stata, in questo ultimo caso, trovata dc-ila ragione di !E a PE si scrh•a la ragione di IS a SA,
irwersamente proporzionale a P5 3 x P!, l'attrazione in J \. la ragione delle ordinate diventerà quello di PS x lE~ a
sarà inversamente proporzionale a 5.':/.3 x P!, ossia (in quanto S.l x PE". l\-Ia la ragione di PS a SA è la radice quadrata
SA 3 è dato) inversamente proporzionale a P l. E la progres- delle distanze PS, SI; e la ragione di !En a PP (in quanto
sione è la stessa all'infinito. Il teorema viene dimostrato JE sta aPE come IS a SA) è la radice quadrata di tali
nel modo seguente. forz;<.' alle distanze PS, 15. Dur.que le ordinate, e perciò
Ferme restando le cose prima costruite, ed essendo un te aree che le ordinate descrivono, e le attrazioni ad esse
corpuscolo in un luogo qualsiasi P, l'ordinata DN è stata propmzionali, sono in una ragione composta della radice
qnadrata di quei rapporti. - C.V.D.

PROl'O:>IZIONE LXXXIII. PROBLEMA XLII.


Trovare la forza per effetto deUa quale un corpuscolo posto
11<'1 nmlro di -una sfera 'iJiene attratto verso un qualsiasi seg-
mc'iJ!u dJ: essa.
Sia P un corpo nel centro della sfera, ed RBSD un suo
p
:;c·gm.·nlo contenuto sul piano RDS e sulla superfrcie sfe-
rica N.HS. Dalla superficie sfe-
rica EFG descritta con centro R
in P, DB sia tagliata in F,
e si divida il segmento nelle
parti BREFGS, FEDG. Sia
inLlltrc quella superficie non
DP x PS ..
puramente matematica, ma fi-
trovata proporzionale a p rr . Dunque, se sr tira lE,
E x ~ :;ìca, c abbia la minima pro-
tale ordinata per un altro luogo qualsiasi del corpuscolo I,
fondiù possibile. Si denomini O---n\:---~F+--JB
DP x JS O tale profondità; allora questa p D
mu.tatis mutandis, diventerà proporzionale a --· - - - -
lE x V :;uperiìcie (per le cose dimo-
Si supponga che le forze centripete, emananti da un punto strate da Archimede) sarà pro-
qualsiasi E della sfera, siano fra loro alle distanze lE, PE, N
Jlorziomle a ?F x DF x O.
nella proporzione di PEn a !En (dove il numero n designa Supponiamo inoltre che le forze
l'esponente delle potenze di PE e lE), allora quelle ordinate di attrazione delle particelle
. . DP x PS DP x 15 . della sfera siano inversamente
saranno proporzronalt a --- -~ - - e , e rl
PE x PP lE x lE" proporzionali a quella potenza
loro mutuo rapporto è nella proporzione di PS X lE X lEn delle distanze, il cui esponente è
a 15 x PE x P E". A causa del fatto che SI, SE ed SP n; e la forza, per effetto della quale la superficie EFG attrae il

corpo P, sarà (per la pro p. LXXIX) proporzionale a D~~~ ;


sono in proporzione continua i triangoli SPE, SEI sono si- 0
mili, e quindi lE sta a PE come IS a SE o SA. Al posto
l

Pl!.INCtPI MATEMATICI

.
ossia, proporzmnale a
2DF x O DP x O
p p-l . A questa
PF"
quantità sia proporzionale la perpendicolare FN moltipli-
cata per O; e l'area curvilinea BDI, che l'ordinata FN
condotta verso la lunghezza DB, descrive mediante un mot~
continuo, sarà proporzionale all'intera forza per effetto della
SEZIO)IE XIII.
quale l'intero segmento RBSD attira il corpo P.
LE FORZE D'ATTRAZIOKE DEI CORPI NON SFERICI
PROPOSIZIONE LXXXIV . .PROBLEMA XLIII.
Trovare la forzà per effetto della quale un corpuscolo, posto
sull'asse di un segmento qualsiasi fuori del centro della sfera,
è attratto dal mede-
simo segmento. PROPOSIZIO:\E LXXXV. TEOREMA XLII.

Il corpo P, collo- r
Se a/trazione di tm corpo attratto è mnlto più forte quando
cato sull'asse ADE, il corpo aUracnle è contiguo, che quando i tlue corpi SOltO fra
sia attratto dal seg- loro separati da tut intervallo piccolissimo, le forze delle parti-
mento EBJ(, Con celle che a/traggono, nell'allontanarsi dal corpo attratto, decre-
J,!?--~A;t------<-D;;i----'hp;;--1B centro P e inter- SCO/IO in una ragione maggiore del quadrato delle distanze dalle

vallo P E sia de- particelle.


scritta la superficie Infatti, se le forze decrescono in ragione del quadrato
sferica EFJ(, per delle distanze dalle particelle, l'attrazione verso un corpo
mezzo della quale sferico, in rtnanto è (per la prop. LXXIV) inversamente
K il segmento è di- proporzionale al quadrato della distanza del corpo attratto
viso in due parti dal centro della sfera, non aumenterà sensibilmente a causa
EBKFE ed EFKDE. Si trovi la forza della prima parte del contatto; e aumenterà ancora meno a causa del contatto,
mediante la prop. LXXXI e la forza della seconda parte se l'attrazione, con l'allontanarsi del corpo attratto, decresce
mediante la prop. LXXXIII; la somma delle forze sarà la in una ragione minore. È manifesto, dunque, che la propo-
forza dell'intero segmento EBKDE. sizione riguarda i corpi sferici attrattivi. E identico è il
ca~o delle orbite sferico-concave che attirano i corpi esterni.
Scouo. La co"~ è molto più evidente nelle orbite che attrag-
Essendo state spiegate le attrazioni dei corpi sferici, è gono i corpi collocati nel loro b.terno, in quanto le attra-
ora lecito continuare con le leggi d'attrazione degli altri corpi zioni diffuse dappertutto attra\·erso le cavità delle orbite
costituiti da particelle ugualmente attrattive; ma trattare sono eliminate (per la prop. LXX) dalle attrazioni contrarie,
particolareggiatamente queste cose non è nel mio intento. c perciò sono nulle anche durante lo stesso contatto. Per
Sarà sufficiente aggiungere alcune proposizioni generali circa cui, se da queste sfere e dalle orbite sferiche vengono in
le forze di questi corpi e circa i moti di qui miginati, per il qualche modo portate via le parti che sono lontane dal
loro uso nelle cose fllosofiche. luogo di contatto, e ovunque vengono aggiunte nuo\'e parti,

l
360 PIUNCIPI Mi\.TEMATICI LIIIRO PRIMO - SEZIONE Xlii

le figure di questi corpi attrattivi possono essere cambiate Infatti, se i corpi si dividono in particelle, che sono pro-
a piacere, ma le parti aggiunte o sottratte, essendo lontane porzionali agli inh'ri e sono poste similmente negli interi,
dal luogo di contatto, non aumenteranno notevolmente l'ec- an·crr;ì. che come l'attrazione verso una particella qualsiasi
cedenza di attrazione, che nasce dal contatto. La propo- ,li un corpo è proporzionale all'attrazione wrso la particel-
sizione è dunque evidente per i corpi di ogni figura. - C.V.D. la corrispondente nell'altro corpo, così le attrazioni verso
ciasrnna particella del primo corpo sono proporzionali alle
PROPOSIZIONE LXXXVI. TEOREMA XLIII. attrazioni verso le singole corrispondenti particelle, e com-
p•>n<"nrì.o, l'attrazione verso l'intero primo corpo è propor-
Se le forze delle particelle, di wi è composto un corpo attra.t- J-ionale all'attrazione verso l'intero secondo corpo. - C.V.D.
fivo, nell'a!lontanani del corpo affratto decrescono in ragione Coro!. r. Dunque, se le forzr; attrattive delle particelle,
del cubo o ùt una ragione maggiore del wbo delle distanze amncntando le distanze dei corpuscoli attratti, decrescono in
dalle particelle, l'attrazione sarà molto maggiore nel contatto r~tgione di una qualsiasi potenza delle distanze, le attrazioni
che quando il corpo attrattivo e quello attratto so1to fra loro ac\:L'lcratrici verso gli interi corpi saranno direttamente
separati da un intervallo a1!che minimo. proporzionali ai corpi e inversamente proporzionali alle
Infatti, che l'attrazione anmcnti all'infinito con l'avvici- poll'nze delle distanze. Che se le forze delle particelle dccre-
narsi del corpuscolo attratto ad una sfera attrattiva di :>Ce:i:>ero secondo il quadrato delle distanze dai corpuscoli
C]Uesto medesimo tipo, è dimostrato dalla soluzione del pro- altratti, e i corpi fossero proporzionali ad ..P e H3, allora
sia i lati cubici dci corpi sia le distanze dei corpuscoli at-
blema XLI, presentata nel secondo e terzo esempio. La
tratti dai corpi sarebbero proporzionali ad A e B; le attra-
medesima cosa, mediante quegli esempi e il teorema XLI
zioni acceleratrici verso i corpi saranno proporzionali ad
presi insieme, facilmente si deduce circa le attrazioni dei
·l' lP
corpi dirette verso orbite concavo-convesse, sia che i corpi :-(!- c li" , ossia, proporzionali ad A e B lati cubici dei
attratti siano collocati fuori delle orbite, sia che stiano all'in- corpi. Se le forze delle particelle decrescono secondo il cubo
terno di esse. }[a anche aggiungendo a, o sottraendo da queste \"ldle distanze dai corpuscoli attratti, le attrazioni accelera-
sfere e orbite una C]Ualsivoglia materia attrattiva ovunque . . . al" d A'
fuori del luogo di contatto, in modo che i corpi attrattivi tnn \·crso gh. .mteri corpt. saranno proporzwn 1 a A' ,
assumano una qualunque figura assegnata, la proposizione LP
IJT , ossia ugua_li. Se le forze decrescono secondo la quarta
sarà vera di tutti i corpi in generale.
poknza, le attrazioni verso i corpi saranno proporzionali ad
...J.l fl3
PROPOSIZ!OXE LXXXVII. TEOREMA XLIV. -.~-:: r H• , ossia, inversamente proporzionali ai lati cubici
Se due corpi fra loro simili, e costituiti da materia ugual- .-:l e B. E cosi nei casi rimanenti.
mente attrattiva, attraggono separatamcnte d11e corpuscnH pro- Coro{. 2. Di conseguenza, a loro volta, dalle forze per
porziollali a tali corpi e con una posizione analoga ad essi, effetto delle quali corpi simili attraggono a sé corpuscoli con
le attrazioni acceleratrici dei corpuscoli 1•crso i corpi interi posizioni simili si può dedurre la ragione del decremento
saramw proporzionali alle attrazioni acceleratrici dei corpuscoli delle forzP delle particelle attrattive nell'allontanarsi del
verso le particelle dei corpi proporzionali agli i-nteri e simil- corpuscolo attratto, purché quel decremento sia direttamente
mente situate negli interi. o im·ersamente proporzionale alle distanze.
'"'
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO PRIMO - SEZIONE XIII

Per il medesimo ragionamento, se viene aggiunta una


PROPOSIZIONE LXXXVIII. TEOREMA XLV. terza particella C, e la forza di questa viene composta con
Se le forze attrattive delle particelle uguali di un corpo la f,Jrza A + B X GZ, che tende al centro G, la forza ora
qualsiasi sono proporzionali alle distanze dei luoghi dalle par- gem:rata tenderà al comune centro G di gravità di quel
ticelle, la forza dell'intero corpo tenderà allo stesso centro di globo e della particella C; ossia, verso il comune centro di
gravità, e sarà identica alla forza di un globo, costituito da gmvità delle tre particelle A, B, C; e sarà la stessa che se il
materia simile ed uguale, che ha il suo centro nel centro di globo e la particella C stessero in quel centro comune, com-
gravità. ponendovi un globo più grande. E cosi di continuo all'in-
Jìnilo. Identica è dunque l'intera forza di tutte le particelle
Le particelle A, B del corpo RSTV attraggano il corpu-
clPl corpo qualsiasi RSTV, come se quel corpo, mantenuto
scolo qualsiasi Z con forze che, se le particelle sono supposte
il centro di gravità, prendesse la forma di un globo.- C.V.D.
fra loro uguali, sono
R proporzionali alle di- Corol. Di conseguenza il moto del corpo attratto z sarà
r--....:s stanze AZ, BZ; ma se come che se il corpo attrattivo RSTV fosse sferico; per
le particelle sono sup- omsegucnza se quel corpo attrattivo è o in quiete o procede
con moto uniforme in linea retta, il corpo attratto muoverà
-- poste ineguali, sono
proporzionali a queste lungo un'ellisse che ha il centro nel centro di gravità del
particelle e alle di- corpo attrattivo.
stanze AZ, BZ delle
.., B medesime congiunta- PHOI'OSfZIOXE LXXXIX. TEOREMA XLVI.
mente, o (se cosi si
V T può dire) proporzio- Se i corpi sono molti e cosHtuili da particelle uguali, le
nali a queste particelle Citi forze sono proporzionali alle distanze dei luoghi da cia-
moltiplicate per le proprie distanze AZ, BZ, rispettivamente. scttmt, la forza composta dalle forze di tutte, per effetto della
E si rappresentino queste forze mediante i contenuti sotto quale tm corpuscolo qtwlunque è attratto, tenderà al comune
A x AZ e B x BZ. Si congiunga AB, e la si tagli in c,· centro di gra11ifà degli attraenti, e sarà come se quei corpi
così che AG stia a BG come la particella B sta alla par- attrattivi, mantenuto il com·lf.He centro di gravità, si ri-unùsero
ticella A: G sarà il comune centro di gravità delle parti- c· fossero composti in forma di globo.

celle A e B. La forza A x AZ (per il coro!. 2 delle leggi}


viene risolta nelle forze A x GZ e A x AG, e la forza Si dimostra nello stesso modo della proposizione prece-
dt·ntc.
B X BZ nelle forze B x Gl e B X BG. l\fa le forze A xAG
e B X BG, per la proporzionalità di A a B e di BG ad AG, Coro!. Dunque, il moto del corpo attratto sarà uguale a
sono uguali; perciò, essendo dirette in direzioni contrarie, si quello dei corpi attra~nti che, mantenuto il loro comune
annullano reciprocamente. Restano le forze A X GZ e B X centro di gravità, si riunissero e si dessero forma di globo.
X GZ. Queste tendono da Z verso il centro G, e compon- Pertanto, se il comune centro di gravità dei corpi attrattivi
gono la forza A + B x GZ, ossia quella stessa forza che le è o in quiete o in moto rettilineo uniforme, il corpo attratto
particelle attrattive A e B comporrebbero se stessero nel muoverà lungo un'ellisse che ha il centro nel comune
loro comune centro di f,'l·avità. G, componendovi un globo. centro di gravità dei corpi attrattivi.

"4· N~WTt>N.
P\I.(NCUI MATEMATICI
37° LIBRO I>RlMO - Sli7.l01'o'"E XIII
37'

PROPOSIZIONE XC. PROBLEMA XLIV. a · ;E ,


-lP x FI(
e la forza, per effetto della quale l'intero
Se verso ciascun punto di un cerchio qualsiasi tendono anello attrae il corpo P verso A, è proporzionale all'anello
forze centripete 1tguali, crescenti o decrescenti secondo una .-lP x FK . h il è
qualsiasi ragione delle distanze, si trovi la forza, per etfetto c a PE cong:mntamente, anc e questo ane o
della quale è attratto un corpuscolo, posto su un punto qual- proj.lt,rzionale al rettangolo costruito sotto il raggio AE e
siasi di una retta che insiste perpendicolarmente al piano del J'altt:zza Ee, e questo rettangolo (per la proporzionalità di
circolo ~~erso il suo centro. PE c AE, Ee e CE) è uguale al rettangolo PE x CE o
PH :><. Ff; la forza, per effetto della quale questo anello
Si pensi di descrivere un cerchio di centro A e inter-
attrae il corpo P verso A, sarà proporzionale a PE X Ff
vallo AD sul piano al quale è perpendicolare la retta A.P,
.·lP x FK .
e sia da trovare la forza c a PE congmntamente; ossia, proporzionale al
D per effetto della quale un
conlenut.o sotto Ff X FK x AP o proporzionale all'area FKk/
corpuscolo qualsiasi P è
multiplicata per AP. Per conseguenza, la somma delle forze,
Ec attratto verso il mede-
per effetto delle quali tutti gli anelli, nel cerchio descritto
e simo. Da un qualsiasi
con centro A e intervallo AD, attraggono il corpo P ver-
punto E del cerchio si
so .·l, è proporzionale. all'intera area AHIKL moltiplicata
tiri la retta PE al cor-
per .·lP.
puscolo P attratto. Sulla
Cvrol. I. Di conse~:,:ruenza, se le forze dei punti decre-
IF H retta PA si prenda PF
~cono secondo il quadrato delle distanze, ossia, se F K è
uguale a P E, e si innalzi
1' A
la normale F K che è proporzionale a p~2. e perciò l'area AHIKL è proporzio-
proporzionale alla forza
per effetto della quale il nale a ~- Pili , l'attrazione del corpuscolo P verso il
punto E attrae il corpu- l'A PA
cerchio sarà proporzionale a I - p H , cioè proporzionale
scolo P. IKL sia la linea curva su cui il punto K sta di Ali
continuo. La medesima incontri in L il piano del cerchio. a "
P![.
Su PA si prenda PH uguale a PD e si innalzi la perpendi-
CrYul. 2. E, in generale, se le forze dei punti alle distanze
colare Hl che incontra la detta curva in I: l'attrazione
n sono inYersamente proporzionali ad una potenza qual-
del corpuscolo P verso il cerchio sarà proporzionale all'area 1
AHIL moltiplicata per l'altezza AP. siasi D" delle distanze, ossia, se FK è proporzionale a - -
D"'
Inoltre, su AE si prenda la linea il più possibile piccola
Ee. Si congiunga Pe, e su PE, PA si prendano PC, P/ uguali c pcrciù l'area AHIKL è proporzionale a I I
PA" PH"- 1 '
a Pe. E in quanto la forza, per effetto della quale un punto l'attrazione del corpuscolo P verso il cerchio sarà propor-
qualsiasi E dell'anello descritto con centro A e intervallo
"
zwnale a -~'~ PA
AE sul piano prima detto attrae a sé il corpo P, si suppone pA_n-2. PH"-1 ,
proporzionale a FK, e, quindi, la forza per effetto della Corol. 3· E se il diametro del cerchio viene aumentato
quale quel punto attrae verso A il corpo P, è proporzionale all'infinito, e il numero n è maggiore dell'unità, l'attrazione
PRINCIPI MATEMATICI
, LIBI\0 Plt!MO - SEZ!ONE Xlii 373

del corpuscolo P verso l'intero piano infinito sara Inver-


samente proporzionale a PA"- 2 , perché l'altro termine
l proporzionale a I -
PF
PR . La parte I di questa, molti-
PA . , plicata per la lunghezza AB, descrive l'arca I x AB; e
PHn-1 diventera evanescente. PF
l'altra parte
PR
PROPOSIZIONE XCI. PROBLEMA XLV. mnltiplicata per la
l11n.~hczza PB, de-
Trovare l'attrazione di un corpuscolo posto sull'asse di un ,;cri,·c l'arca I per
solido rolondo verso i cui singoli punti tendono uguali forze (l'E- .lD), ciò che
ceJztripete decrescenti secondo una qualunqtte ragione delle pn?) 1·,;scrc mostrato I
distanze. f<tcilmentc mediante
Verso il solido DECG sia attratto un corpusçolo P, posto b r.pt<tdratura della
sull'asse AB di esso. Per mezzo di un cerchio qualsiasi RFS, run·a Ll\.1; e simil-
perpendicolare a que-
st'asse, si tagli que-
E sto solido, e sul suo
lJ scmidiametro FS,
in un piano qualsiasi
PALKB che passa

1~,----,--;1+----,J-~.----IB attraverso l'asse, si


1
, 1 prenda (per la prop.
! // XC) la lunghezza FK
G: Kj_/- -. proporzionale alla for-
L,
L, _____ ----~'--~
' --- 1
za per effetto della
s quale il corpuscolo P-
è attratto verso quel Jl
cerchio. Il punto K, inoltre, stia sulla linea curva LKI, che
incontra in L e I i piani dci cerchi esterni AL e BI, e
l'attrazione del corpuscolo P verso il solido sarà proporzio-
nale all'area L1BI. - C.V.D. G s
Corol. I. Per conseguenza, se quel solido è un cilindro
de:scritto facendo ruotare il parallelogramma ADEB intorno E
all'asse AB, e le forze centripete che tendono verso i suoi
singoli punti sono inversamente proporzionali al quadrato
delle distanze dai punti, l'attrazione del corpuscolo P verso l
"'--- A
N ' K
+ ''

l
questo cilindro sarà proporzionale a AB- PE PD. In- '
fatti, l'ordinata FK (per il corol. I della prop. XC) sarà /
p'
374 PlllNCIPt MATEMATICI LIIIRO PRlMO - SEZIONE XIH
375

qualsiasi P, sul prolungamento del suo asse AB. NKRM sia [)]-' e BE, FP e CG, DH e lE, FK e LG saranno fra loro
una sezione conica la cui ordinata ER, perpendicolare aPE, uguali: per conseguenza, le rette DE, PB e Hl sono bisecate
sia sempre uguale alla lunghezza PD, condotta verso quel nel medesimo punto, come anche le rette FG, PC e KL.
punto D, sul quale tale ordinata taglia lo sferoide. Dai ver- ~i supponga ora che DPF, EPG designino coni opposti
tici A, B dello sferoide si innalzino al suo asse AB le per- ckscritti cnn gli angoli verticali DPF, EPG infinitamente
pendicolari AK, BM rispettivamente uguali ad AP, BP e piccoli, "' che anche le linee DH, El siano infinitamente
che, di conseguenza, incontrano la sezione conica in K e Af: l*'cole, allora, le particelle dei coni DHKF, GLIE tagliate
si congiunga K}.f sottraendo dalla medesima il segmento dnllc ;;uperfici degli sferoidi, per l'uguaglianza delle linee DH,
KMRK. Sia, inoltre, 5 il centro e SC il semidiametro mas- [; 1. saranno fra loro proporzionali ai quadrati delle proprie
simo dello sfcroidc, e la forza, per effetto della quale lo di~tanze dal corpuscolo P, e per conseguenza attrarranno
sferoidc attrae il corpo P, starà alla forza, per effetto della <]l wl corpuscolo in uguale misura. E per la medesima ragione,
quale una sfera descritta con diametro AB attrae il :-.P ~li spazi DPF, EGCB sono divisi in particelle dalle super-

. AS x CS'-PS x KMRK tici di innumerevoli sferoidi simili e concentrici, e che hanno


medes1mo corpo, come PS 2 + CS2 _ AS2 sta a
in comune l'asse, tutte le particelle, da entrambe le parti,
AS' . E calcolando sulla medesima
JP · b ase e' passi'b'l
1 e trovare :1tlrarranno ugualmente il corpo P verso parti opposte.
52
1'<-·rciò le forze del cono DPF e del segmento conico EGCB
le forze dei segmenti dello sferoide.
~nnu uguali, e per effetto della loro azione contraria si annul-
Corol. J. Se il corpuscolo viene collocato sull'asse all'in-
terno dello sferoide, l'attrazione sarà proporzionale alla di- Lmu mutuamentc. E identico è il caso delle forze di tutta
stanza dello stesso dal la m<tteria fuori dello sfcroide più interno PCBM. Il corpo P,
DF centro. Ciò che faciL11ente dnnque, è attratto dal solo sferoide più interno PCBM, e
si deduce dal successivo pt:r conseguenza (per il corol. 3 della prop. LXXII) la sua
ragionamento, sia che la attrazione sta alla forza per effetto della quale il corpo A
particella stia sull'asse, è attratto dall'intero sferoide AGOD, come la distanza PS
0 sia che stia su un qual-: sta alla distanza AS. - C.V.D.
S siasi altro diametro dato,
AGOF sia lo sferoide che PROPOSIZIONE XCII. PROBLEMA XLVI.
attrae, S il suo centro e P
Dato u11 corpo attrattivo, trovare la ragione del decremento
il corpo attratto. Attra-
ddle forze centripete che tendono verso i suoi singoli punti.
verso quel corpo P si ti-
rino tanto il semidiame- A partire dal corpo dato, occorre formare una sfera o
tro SPA, quanto le due rette qualsiasi DE, FG, le quali un cilindro o un'altra figura regolare, la cui legge d'attra-
incontrano lo sferoide in D ed E, F e G; e PCM, HLM zione, congruente a una qualche ragione di decremento (per
siano le superfici di due sferuidi interni, simili e concentrici le prop. LXXX, LXXXI e XCI), può essere trovata. Poi,
all'esterno, il primo dei quali passi per il corpo P e tagli fatti gli esperimenti, occorre trovare la forza di attrazione
le rette DE e FG in B e C, il secondo tagli le medesime alle diverse distanze, e la legge della forza d'attrazione verso
rette in H, I e [(, L. Tutti gli sferoidi, inoltre, abbiano un l'intero cosi scoperta darà la ragione del decremento delle
asse comune, e le parti delle rette interrotte su ambo i lati forze delle singole parti; il che doveva essere trovato.

'
!
PIIINCIPI MATEMATICI
r LIBRO l'AlMO - SEZIONE XIH 377

quella forza sarà proporzionale a HAI. Similmente, sui sin-


PROPOSIZIONE XCIII. TEOREMA XLVII.
goli piani ZGL, n.JN, oKO, ecc., si prendano le lunghezze
Se un solido, piano da una parte ma infinitamente esteso GL, IN> KO, ecc., inversamente proporzionali a CG"- 2 , 2
cr-
,

dalle altre parti, è costituito di particelle 1tguali e ugualmente Cf{"-~, ecc., e le forze dei medesimi piani saranno propor-
attrattive, le cui forze, nell' allonta1tarsi dal solido, decrescono zionali alle lunghezze prese, e perciò la somma delle forze
in ragione di una potenza qualsiasi maggiore del quadrato proporzionali alla somma delle lunghezze, cioè, la forza del-
delle distanze, e se un corpitscolo è attratto verso una delle due l'intero solido sarà. proporzionale all'area GLOK prolungata
parti del piano dalla forza dell'intero soUdo. dico che la forza all'infinito verso OK. 1\la quell'area (per i noti metodi di
d'attrazione del solido, nell' allo1tlanarsi dalla sua superficie qnadraturc) è inversamente proporzionale a CG"'- 3, e quindi,
piana, decresce in ragione di una potenza il cui lato è la distanza la forza dell'intero solido è inversamente proporzionale a
del corpuscolo dal piano, e l'esponente è minore di tre dell'espo~ CG"- 3 • - C.V.D.
nente della potenza delle distanze. Casn a. Si collochi ora il corpuscolo C nell'interno del
soli rio. dalla parte del piano lGL, e si prenda la distanza CK
Caso I. Sia LGl il piano dal quale il solido è chiuso. n,t.:;nalc alla distanza CG.
Giacia, inoltre, il solido dalla parte I di questo piano, e sia E b parte LGloKO del so- L
di\·iso negli innumerevoli piani mHM, niN, oKO, ecc., parai- lido, che è chiusa dai piani N O
paralleli lGL, oKO, non at-
L trarr~t ver,;o nessuna parte
il corpuscolo C posto nel
mPzzo, annullandosi le azio-
ni mntuamcnte contrarie
dei punti opposti per via
c G H I K dl'lla loro uguaglianza. Per
cui, il corpuscolo C è at- l o
tratto dalla sola forza del
solido posto oltre il piano 01(. l'da questa forza (per il primo
cas,o) è inversamente proporzionale a CK"- 3 , ossia (per
l m o l'eguaglianza di CG, CK) inversamente proporzionale a
" C'G"- 3 • - C.V.D.
leli a GL. Si collochi, da prima, il corpo attratto C fuori Coro{. r. Di conseguenza, se il solido LGIN è chiuso dai
del solido. Si tiri, inoltre, CGHI perpendicolare a quegli d11,~ piani infiniti e paralleli LG e IN da ambo i lati, la sm1
innumerevoli piani, e le forze d'attrazione dei punti del forza d'attrazione viene conosciuta sottraendo dalla forza
solido diminuiscano in ragione della potenza delle distanze d'attrazione dell'intero solido infmito LGKO la forza d'attra-
il cui esponente è il numero n non minore di tre. Quindi zione della parte più lontana NIKO, prolungata all'infinito
(per il corol. 3 della prop. XC) la forza, per effetto della ver.so l\0.
quale il piano qualsiasi mHJ.11 attrae il punto C, è inver- Corol. :!. Se la parte piì.1 lontana di questo solido infinito,
samente proporzionale a CH"- 2 • Sul piano mH.1.lf si prenda viene allontanata, poiché la sua attrazione confrontata con
la lunghezza HJJ inversamente proporzionale a CH"- 2 e l'attrazione della parte più vicina è inapprezzabile, l'attra-
PRINCIPI MAT!oMA.TICI LIBRO PRIMO - SEZIONE XIII 379

zione di questa parte più vicina, aumentando la distanza nn corpo, secondo la posizione dell'ordinata, o attratto alla
decrescerà esattamente in ragione della potenza CG"-3. ' hase o respinto dalla base, possa essere mosso lungo la linea
Corol. 3· Quindi, se un qualsiasi corpo finito, che da una curva che l'ordinata tocca sempre con la sua estremità supe-
parte sia piano, attrae un corpuscolo dalla zona centra!~ di
quel piano mediano, e la distanza tra il corpuscolo e il piano
Ji~sima O, e risolvo l'ordinata (A + 0)11
.
riore. Suppongo che la base sia aumentata della parte picco-
.
nella serie infinita
confrontata con le dimensioni del corpo attrattivo è picco- 2
'" m '!.::!... mm -1nn "'-
lissima, c il corpo attrattivo è, inoltre, costituito da parti- .l-; + -OA
n
" + .C:..:'c_=c OOA "
2nn
"
, ecc., e suppongo
celle omogenee, le cui forze d'attrazione decrescono secondo
che la forza sia proporzionale al termine di questa serie in cui
una qualsiasi potenza maggiore della quarta potenza della di- m-2n
stanza, la forza d'attrazione dell'intero corpo decrescerà rigo- . . .
0 è di due d11Uens10m, . al
ossta
. mm-mn OOA--
tenrune " .
2nn
rosamente in ragione di una p:Jtcnza il cui lato è quella distan-
mm-mn m- 2"
za piccolissima e l'esponente è minore di "tre dell'esponente La forza cercata sta dunque come :::.:::.__:::.:~ A-"-, o,
della prima potenza. L'affermazione non vale per un corpo
nn
m-2 ..
mm-mn
costituito da particelle, le cui forze d'attrazione decrescono il che è identico, come
nn
B"'. In quanto, se
in ragione della terza potenza della distanza; poiché, in
l'urdinata descrive una parabola, essendo m= 2 ed n= I,
questo caso, l'attrazione di quella parte più lontana del
la forza sarà proporzionale alla data zB 0 , e perciò è data.
corpo infinito, vista nel secondo corollario, è sempre infini-
l- n corpo dunque sarà mosso secondo una data forza
tamente mag~:.>iore dell'attrazione della parte più vicina.
lungo una parabola, come Galileo ha dimostrato. E se l'or-
Scouo. ùinata descrive un'iperbole, essendo m = o- I, e n = I, la
forza sarà proporzionale a 2A -3 o zB 3 ; perciò il corpo sarà
Se un corpo qualsiasi è attratto perpendicolarmente verso mosso lungo un'iperbole con una forza che è proporzionale
un piano dato, e a partire da una data legge dell'attrazione al cubo dell'ordinata. Ma lasciate le proposizioni di questo
si ricerca il moto del corpo, il problema si risolverà ricer- tipo, proseguo con altre circa il moto, che ancora non ho
cando (per la prop. XXXIX:1 il moto del corpo che discende toccato.
lungo una retta verso quel piano, e {per il coro!. 2 delle
leggi) componendo questo moto con un moto uniforme effet-
tuato secondo linee parallele al medesimo piano. E, inver-
samente, se viene ricercata la legge d'attrazione che si ef-
fettua verso il piano secondo linee perpendicolari, per opera
ddh quale il corpo attratto è mosso lungo una qualunque
linea curva data, il problema si risolverà procedendo sul-
l'esempio del problema terzo.
Le operazioni, però, sogliano essere abbreviate risolvendo
le ordinate in serie convergenti. Come se a una base A
venisse ordinatamente applicata, secondo un qualsiasi angolo
dato, la lunghezza B, la quale è come la potenza qualsiasi
A Il della base; e si cercasse la forza per effetto della quale
LIIIRO PRIMO - SEZIONE XlV

la linea H/II sarà bisecata in L. Per cui se Sl abbassa la


perpe-ndicolare LO verso 11-fl, MO ed OR saranno uguali,
c ;1ggiunte le uguali ON, 01 saranno uguali le intere MN,
JR.· Quindi, data IR viene data anche MN, e il rettangolo
X.\Il sta al rettangolo costruito sul parametro e su !M,
SEZIONE XIV. ., 5 .;;ia, sta a HM1 , in un rapporto dato. Ma il rettangolo
N.l!T è uguale al rettangolo PMQ, ossia, alla differenza dei
IL MOTO DEI CORPI PICCOLISSIMI
CHE SONO MOSSI CON FORZE CENTRIPETE c
CHE TENDO::-.i"O VERSO LE DIVERSE PARTI
DI UN QUALCHE CORPO GRANDE A H R a

PROPOSIZIONE XCIV. TEOREMA XLVIII.


Se due medii s-imili sono fra loro separaU mediante uno
~pazio c~~iuso da ambo i lati da piani paralleli, e ~m corpo
t~ transtto attraverso qttesto spazio è attratto o spinto perpenM
dtcolarmente verso uno dei due medii, e non è mosso od ostaM Jj b
colato da alcun' altra forza, e se l'attraz-ione è ovtmque la medeM
sima ad uguali distanze da entrambi i piam· prese dalla stessa
parte di questi piani, d-ico che il seno di incidenza .~1l uno K
~ci dtte pi~ni starà al seno di emergenza dall'altro piano
tn ttna ragtone data. •Jnadrati .1fU e PU o LJ2, e HM 2 starà in una determinata
Caso I. Siano Aa, Bb due piani paralleli. II corpo cada ragiune alla propria quarta parte MU; è data, dunque, la
sul primo piano Aa lungo la linea GH, e durante l'intero ragion\' di .ìlU - LJ2 a 1ULZ, e permutando, la ragione di LJ2
suo passaggio attraverso lo spazio intermedio sia attratto o a JJV, c la sua radice quadrata, ragione di LI a ML. Ma
sia spinto verso il medio di incidenza, c per effetto di quella in ogni triang-olo LUI i seni degli angoli sono prop•)rzionali
;1] lati OJ1posti. Viene data, dunque, la ragione del seno
azione descriva la linea curva Hl ed emerga lungo la linea
l K. Sul piano di emergenza Bb si innalzi la perpendicolare ddl'~m!_!,"olo di incidenza LMR al seno dell'angolo di emer-
D\1 che incontra sia la linea di incidenza GH prolungata w·nz;J. LI R. - C.V.D.
in J!, sia il piano di incidenz::~ A a in R; prolungata la linPa Ci!so 2. Il corpo passi ora, successivamente, attraverso
di emergenza KI incontri HM in L. Con centro L ed inter- llllmcrosi spazi chiusi da piani paralleli, AabB, BbcC, e sia
vallo LI venga descritto un cerchio che taglia tanto HM mosso per effetto di una forza che nei singoli spazi, presi
in P e Q, quanto i.1Jl, prolungata in l\'; e, primo, se si sup- sep:uatamcnte, è uniforme, ma diversa nei diversi spazi; e
pone che l'attrazione o l'impulso è uniforme, la curva Hl per le cose ora dimostrate, il seno di incidenza sul primo
(per le cose dimostrate da Galileo) sarà una parabola avente piano Aa starà al seno di emergenza dal secondo piano Bb
la proprietà che il rettangolo costruito sul suo dato parameM in una ragione data; e questo seno, che è il seno di incidenza
tra e sulla linea Il\f è ugual~ al quadrato di HM; ma anche ~ul secondo piano Bb, starà al seno di emergenza dal terzo pia-
PRINCIPI MATEM..~TICI LIBRO PRIMO - SEZIOI<o"E XlV

no Cc, in una ragione data; e questo seno starà al seno dì emer- muta affatto il moto secondo le parallele, e perciò il corpo,
genza dal quarto piano Dd, in una ragione data; e così al- procedendo per effetto di questo moto, effettuerà in tempi
l'infinito. E, moltiplicando e semplificando, il seno di incidenza uguali quegli uguali intervalli paralleli che stanno fra la
sul primo piano sta al seno di emergenza dall'ultimo piano in li1wa .JG e il punto H, e fra il punto I e la linea dK; ossia,
una ragione data. Si di- in tempi uguali descriverà le linee GH, IK. Per cui la ve-
minuiscano, ora, gli in- hwità prima dell'incidenza sta alla velocità dopo l'emergenza
A - - - - - ' , ; - - - - - - - a tervalli dei piani e se come GH a Il( o TH, ossia, come AH o Id a vH, cioè (in
ne aumenti il numero con~kh~razione del raggio TH o IK) come il seno di emcr-
B-----~----------b
all'infinito, così che l' azio- g,·nza al seno di incidenza. - C.V.D.
f===s;;==~ ne di attrazione o im-
pulso, esercitata secondo PrwPo~IZIONE XCVI. TEORKMA L.
una legge qualunque, as-
segnata divenga conti-
F'uste le stesse cose, e posto che il moto prima dell'incidenza
nua, e la ragione del seno d'incidenza sul primo piano sia più veloce che dopo, dico che il corpo, curvandosi la linea
al seno di emergenza dall'ultimo piano, essendo sempre d'/ll(:idcnza, sarà infine riflettuto, e l'angolo di riflessione sarà
u~rrcde all'angolo di incidenza.
data, sarà ancora data. - C.V.D.
Si supponga infatti che il corpo tra i piani paralleli Aa,
PROPOSIZIONE XCV. TEOREMA XLIX. Bb, ('c, ccc., descriva archi parabolici, come sopra, e quegli
archi siano HP, PQ, QR, ecc. Se quella curvatura della
Per le stesse cose, dico che la ;.'elocità di un corpo prima
dell'incidenza sta alla sua velocità dopo l'emergenza, come il
seno di emergenza al
seno d'incidenza. AG~lf ~PQ
G nc S'-1
Si prendano AH,
Id uguali, e si innal- '
T j)
. E
s l
zino le perpendicolari
'
'' R
A G, dK che incon- !A~~,v~~H~------a
trano le linee di in- lint'a di incidenza GH verso il primo piano Aa è tale che
B------~~--------b il seno di incidenza stia al raggio del cerchio, del quale è il
cidenza e di emer-
c-----~~----c seno, in qut'lla ra[,.-jone che il medesimo seno di incidenza ha al
genza GH, IK in G e
K. In Gli si prenda D----------'""---,- ~cno di emergenza dal piano Dd, nello spazio DdeE, e poiché
TH uguale a IK e il seno di emergenza è ora fatto uguale al raggio, l'angolo
sul piano Aa si ab- K di emergenza sarà retto, e perciò la linea di emergenza coin-
bassi la perpendico- ciderà col piano Dd. Il corpo pervenga a questo piano nel
lare Tv. E (per il corol. 2 delle leggi) si divida il moto del punto R, e poiché la linea di emergenza coincide col mede-
corpo in due, l'uno perpendicolare ai piani A a, Bb, Cc, ecc., ~im~ piano, è chiaro che il corpo non può andare oltre verso
l'altro parallelo ai medesimi. La forza d'attrazione o impulso, Il pmno E e. 1\Ia il medesimo non può nemmeno andare lungo
operando secondo direzioni perpendicolari a tali piani, non la linea di emergenza Rd, in quanto che è continuamente
PRINCIPI MATEMATICI

attratto o spinto verso il mezzo di incidenza. Ritornerà


perciò indietro tra i piani Cc, Dd, descrivendo un arco di
parabola QRq, il cui vertice principale (secondo le cose
dimostrate da Galileo) è in R; taglierà il piano Cc nello
stesso angolo in q, come prima in Q; e, infine, muovendo
lungo gli archi parabolici qp, ph, ecc. simili ed uguali ai
precedenti archi QP, PH, taglierà i restanti piani secondo i
medesimi angoli in p, h, ecc., come prima in P , H, ecc.,
ed emergerà infine con la medesima curvatura in h, con la
quale cadde su H. Si supponga ora di diminuire all'infinito
gli intervalli de.i piani A.a., Bb, Cc, Dd, Ee e di aumentarne
il numero all'infinito, cosi che l'azione di attrazione o impulso,
operando secondo una legge qualunque assegnata, diventi con-
tinua: poiché l'angolo di emergenza~ sempre uguale all'angolo
di incidenza, rimarrà ancora uguale al medesimo. - C.V.D.

SCOLI O.

Queste attrazioni non sono molto dissimili dalle rifles-


sioni e rifrazioni della luce 1 , effettuate secondo una data

1 Rinviamo per una trattazione organica ùell'argomento alle opere

di Vli SCO Roi'CHI, Slor·i a dtlla luce, Bologna, 195~ e ll catmocciJ iafll di
Galii.Jo t' la sciw.:~ d~l Seiceulo, Torino, 1958. Qui d i séguito delineiamo
bre,·emcn tc c sommariamente le t eorie della luce attuali nel '6oo. Premesso
che la sensazione degli oggetti esterni si ha o mediante un'azione imme;.
diata degli oggetti sugli organi di senso o mediante un'azione mediata
(come accade aù L'Sempio per il suono che è trasmesso all'orecchio dalle
vibra?.ioni provocate nc•ll'nria circostante), veniva quasi naturale, nel
'6oo, atierma.re che i corpi visibili spargevano nel loro int<)mo particelle
sottilissime, il cui urto sull'organo della vista produceva la visionll ili
Espt•rimenti ùi dispersione di ~ewton
questi corpi, oppure che le loro parti costituenti clcmc:ntari consistevano
di wovim.:nti particolari che si propagavano tino all'occhio per mezzo di l n..;, ;,.,k d <•l /J t<it•llllw ir.: 1111/l'er<d de lllfllllr'm(ltique el ti<' f>h ysiqll<' del SA\'ERIE~
onùe da essi generate in una materia flui rla intermedia. l l'" rigi. 'i.51)
Queste due ipotesi costit uiscono la base di due di ffllrenti sistt:wi tra
cui, mntinuamente, ha oscillato la t eoria ddla luce. Nel Seicento essi
vanno collegati ai numi di Dcscartes e di .Newton. Il primo supponeva
che l'universo fosse pieno di un fluido estremam~:nte sottile ed elastico -
l'etere - lo cui ondulazioni, prodotte Jall'azioue ùei corpi visibili, agiscono
sull'ucchi<J; le sue idee vennero sviluppate con rigore scientifico ùa Huygens.
In questo sistema, noto come viln 111orio, la Juçe il un movimento di vibra-
zione eccitato nell'etere dai corpi Yisibili e che ùurante la propagazione
si mc.ùifi<:a a seconda delle resistenze che incout ra. Per Kewton, invece,
LIBRO I'RI~O - SEZIONE XlV

ragione delle secanti, come trovò Sncll.l, e per conseguenza


secondo una data ragione dei seni, come venne esposto da
Cartesio. Infatti, che la luce sia propagata in tempi succes-
sivi e che per venire dal sole alla terra impieghi quasi sette
od otto minuti primi, risulta ora dai fenomeni dei satelliti
,li Giove, ed è confermato dalle osservazioni di diversi astro-
nomi. l\.fa i raggi che sono nell'aria (come non da molto scoprì
Grimaldi 3, fatta passare la luce attraverso un foro entro
11 na camera scura, il che io stesso ho sperimentato) nel
proJtrio passaggio accanto agli angoli di corpi od opachi o

b luce era una materia propria, un ag(mtc distinto ùalla sostan~a dei
corpi, le cui particelle, lanciate in tutti i sensi dai corpi luminosi, ~i muo-
'""ao con altrettanta velocità e reagiscono diwrsamente a seconda della
n.<lura ùegli oggetti in cui si imbattono o che attraversano. Per qnesta
r.tgicmc la teoria ne1o1-1:oniana fu detta dell'emissione. Ora, quasi h1tti i
f<"ll<llneni luminosi conosciuti all'epoca dd Nostro si potevano spiegare
p<·r tnczzo di questa teoria; inoltre, l'autorità dell'autore portò ben ]Jresto
all""hhall(\ono della teoria sostenuta da Huygens c in séguito pcrfcri0nata
ila Eulero. All'inizio dell'Ottocento, però, le scoperte di Young e di Fresnel
rimi"'·ro in auge la teoria ondulatoria, relegando nell'ombra per circa un
secolo e mezzo la teoria newtoniana dell'ernisoione. Per maggiori notizie
si rinvia 111 p11ragmfo 7 de\J'Intruduzio;~e.
"' \Villebrord de Royen Snell, detto latinarnente Snellius, fu un illustre
g;,ometra n::~.to a Lcida nel I59I. Fin dall"infanria mostrò una straordi-
aarin inclioazione per le matematiche. A diciassette anni, sotto lo pscu-
<),ninw di Apolhmius Batavus, tentò una sorta di rieùicione dell'optra
percluta De sdclio>ll! determinala del celebre matematico greco. Nel 1616
~u1nnHmtò i primi tre libri de11'Aimag6slo di T<>lomeo, in séguito si recò
in Germania ovc ascoltò per tre anni le le:o:ioni di Tycho Bmhe e di Keplcro.
Turnato a Leida occupò la cattedra di matematica lasciata vacante dal
padre. ma per breve tempo, perché mori il 31 ottobre I625, all'età di
soli .15 ilnni.
' Francesco :'liaria Grimaldi, matematico, gesuita, nacque a Bologna
ne·! 16rS. Arrivò tardi alle matematiche. Cooperò ai lawJri del padre
l{iccioli; fece una descrizione particolareggiata delle macchie della Luna,
diùù., lnrn nomi div<"rsi da quelli di H.,velius, nomendatura arluttata suc-
CCS~Ì\"'-liDCnte dagli astronomi. Scrisse Physùamatli~sis d~ lwnin~. calaribus
~l hid~. "liisque ann~:ris Libri li, Bolugna, 1665. Quest"opera è il reso-
cnnto di un gran numero di esperienze, a volte curiose, sulla luce ed i
colnri. Il Grimaldi vi fa anche una relazione ctrca la scoperta della infies-
~iune dci raggi solati in prossimità ù.i certi corpi. e della loro dilatazione
causata dal prisma. Egli tora in po~~esso di tutti gli elementi per giungere
alla scoperta della differente rifrangibilità dei raggi luminosi. ma. non vi
giunse mai. Tale scoperta fu fatta nd 1672 da Kcwton. Grimalòi mori
a Bologna nel 1663.

2<;. N~Wl"ON.
PRINCIPI MATEMATICI UBRO PRIMO - SEZIONE XIV

trasparenti (come sono gli orli rettangolari e circolari delle corpi, sembrò opportuno aggiungere le proposizioni succes-
monete d'oro, d'argento e di ottone, e il filo dei coltelli, si w ad uso degli ottici; non discutendo affatto la natura
delle pietre o di vetri infranti) sono incurvati intorno ai dci raggi (se siano o no corpi), ma determinando soltanto
corpi, come se ne fos:;ero attratti; e quei raggi, che durante Je traiettorie dei corpi che sono completamente simili alle
quel passaggio si acco- traidtor:ie dci raggi.
A B stano di più ai corpi
vengono maggiormente I'R(IPO:'IZIONE XCVII. PROBLEMA XLVII.
incurvati, quasi fossero
attratti di più, come io J-'osto che il seno d'incidenza su, una superficie q1mlsiasi
stesso ho accuratamente sfi, 1 ,1! sow di emergenza in una data ragio11e e, che la c·urva-
osservato. E quelli che lura del percorso dei corpi vicino a quella superficie avvenga
passano a distanze mag~ i11 uno spazio bret•issimo, tale che possa essere considerato
gwn sono mE-no incur- Cll!!IC un p11nto, determinare la superficie che fa convergere

vati e a distanze an- tuili i corpnscoli emessi successivamente da un luogo dato verso
cora maggiori sono al~ u;t altro l-uogo dato.
quanto incurvati verso parti opposte, e formano tre fasce
Sia A n luogo dal quale i corpuscoli divergono, B n luogo
di colori. Nella figura, s designa il filo di un coltello o di
n~rso il quale devono convergere, CDE la linea curva che
un cuneo qualsiasi AsB, e gowog, jmmf, emtme, dlsld sono
btt~ ruotare intorno all'asse AB descrive la superficie ricer-
raggi incurvati verso il coltello secondo gli archi owo, nun,
cata; D, Ii due punti qualsiasi di quella curva, EF, EG
mtm, lsl, e ciò piì1 o meno a seconda della loro distanza
dal coltello. Ma in quanto

~
tale curvatura dei raggi av-
viene nell'aria fuori del col-
tello, anche i raggi che ca-
dono sul coltello dovranno
essere incurvati nell'aria pri- A C NAI B
ma che raggiungano il col- ' '
tello. E identico è il caso i~/:;
' '
x
y
le pt. rpendicolari abbassate sui percorsi AD, DB dei corpi.
degli incidenti sul vetro. ' '
l' l' l
' :r Il punto D si accosti al punto E, e l'ultima ragione ddla
Quindi, la rifrazione avviene '' '' '' linea DF, con la quale AD è aumentata, alla linea DG, con
non sul punto di incidenza, ' ' ' la quale DH è diminuita, sarà la stessa di quella del seno
' b a
ma gradualmente, mediante di incidenza al seno di emergenza. Dunque la ragione del-
una curvatura continua dei raggi, ed è effettuata in parte l'incremento della linea AD al decremento della linea DB è
nell'aria, prima che I-aggiungano il vetro, in parte (se non dnta: allora, se sull'asse AB viene preso ovunque un punto C,
sbaglio} nel vetro, dopo che sono entrati in esso, com'è attraverso il quale deve passare la curva CDE, e l'incre-
mostrato nei raggi ckzc, biyb, ahxa incidenti su r, q, p, e mento CM della stessa AC si prende in quella data ragione
curvati tra k e z, i e y, h e x. Quindi, per l'analogia esistente a CN decremento della stessa BC, e con centri in A, B e
fra la propagazione dei raggi di luce e il movimento dei intervalli Alli, BN vengono descritti due cerchi che si tagliano
PRlt'ClPl M!\.TliMAT!Cl UBRO PRIMO • SEZlONE XIV

rnutuamente in D, quel punto D toccherà la curva ricer- :;cconda superfìcie al seno di incidenza sulla medesima, stiano
cata CDE, e toccandola in un luogo qualsiasi la determi- cnme una certa quantità data ~il-f ad un'altra data N, si pro-
nerà. lunghi AB vèrso G, cosi che BG stia a CE come M- N
Corol. I. Ma facendo si che il punto A o B ora si allon- a ;\T; poi AD verso H, cosicché AH sia uguale ad AG; poi
tani all'infinito, ora si accosti all'una e all'altra parte del ancora DF verso K, cosicché DK stia a DH come N a ll!.
punto C, si otterranno tutte quelle figure che Cartesio :'i congiunga KB, e con centro in D e intervallo DH si
espose nell'ottica e nella geometria della rifrazione. Poiché d~'scriva un cerchio che incontra la KB prolungata in L,
Cartesio nascose il loro ritrovamento, è sembrato opportuno e si tiri BF parallela a DL; il punto F toccherà la linea EF,
esporlo in questa proposizione. che, dopo aver ruotato intorno all'asse AB, descriverà la
Coro!. 2. Se un corpo incidendo su una qualsiasi super- superftde cercata.
ficie CD, secondo la linea retta AD, tracciata secondo una Si supponga, infatti, che le linee CP, CQ siano perpen-
dicolari ad AD. DF rispettivamente, e le linee ER, ES a FB,

A c
legge qualsiasi, emerge in direzione di un'altra qualsiasi
retta DK, e si suppone di condurre dal punto C le linee
curve CP, C(j sempre perpendicolari ad AD, DI(, gli incre- F/J; (/'Ì sar;t pereto sempre uguale a CE, e (per il coro!. 2
menti delle linee PD, QD, e perciò le stesse linee PD, QD,
generate da quegli incrementi, staranno come i seni di inci-
l ddb prop. XCVII) PD starà a QD come M a N, e perciò
('ome DL a DK o FB a FK, e scomponendo come DL- FB
denza e di emergenza fra loro: e viceversa.
ll o I'H -PD-FB a FD o FQ-QD, e, componendo, come
l'H- Fh a FQ, ossia (per l'eguaglianza di PH e CC, QS e
PROPOSIZlOl\'E XCVIII. PROBLEMA XLVIII. C'E) come CE+ BG- FR a CE- FS. In verità (per la
proporzionaliti di BG a CE e M- N a N) anche CE + HG
Poste le stesse cose, e descritta in tomo all'asse AB tma ~ta a CE come M a N, e perciò, scomponendo, FR sta a FS
qualunque superficie d' affrazioue CD, regolare o irregolare, come JI a N, e quindi per il corol. 2, prop. XCVII, la
attraverso la qHale devono passare i corpi uscenti dul luogo supcrticic EF costringe il corpo, incidente sulla stessa secondo
dato A, trovare la seconda superficie d'attrazione EF, che la linea DF, a muovere lungo la linea FR verso il luogo B.
faccia con'iJergere 11erso il [u.ogo dalo B q~tei corpi.
Congiunta AB essa tagli in C la prima superficie e in E Scuuo.
la seconda, essendo stato assunto comunque il punto D. E sup- Con lo stesso metodo sarebbe lecito proseguire verso tre
ponendo che il seno di incidenza sulla prima superficie al seno o più superfici. Le figure sferiche, inoltre, sono le più appro-
di emergenza dalla medesima, e il seno di emergenza dalla priate agli usi dell'ottica. Se le lenti dei telescopi consistes-

J
39<> PRINCIPI MATEM,\T!CI

sera di due vetri conformati sfericamente e chiudessero fra


loro dell'acqua, potrebbe avvenire che gli errori delle rifra-
zioni, che avvengono alle estremità delle superfici dei vetri,
siano sufficientemente corrette dalle rifrazioni dell'acqua.
Tali obiettivi sono da preferirsi agli obiettivi ellittici e iper-
bolici, non soltanto perché possono essere molati più facil-
mente e con cura maggiore, ma anche perché rifrangono
con più precisione i pennelli di raggi siti fuori dell'asse del
vetro. Ma, tuttavia, la diversa rifrangibilità dei diversi raggi
LIBRO SECONDO
è d'ostacolo a che l'ottica possa essere perfezionata mediante
ftgure sferiche o di altro tipo. Se gli errori generati di Il MOTO DEI CORPI
non possono essere corretti, tutto il lavoro per correggere
gli altri sarà inutile.

J
Jl'
·~

l
l
r,J11eslo secondo libro dei Principia si presenta come un trai-
lato di meccanica dei fluidi. Nemmeno per questo aspetto della
11/fCWIIica Newton trovava mta tradizione su[/icientemente lunga.
c -~alda. Sembra che il primo ad essersi ocwpato scientificamente
di idra·ulica sia stato il sirawsano Archimede, che scrisse il
l k Hnmido insidentibus, considerato da Lagrange come il cime-
fi,, più prezioso dell'antichità. In esso Archimede esa-mhw lo
sfato di equilibrio di una massa liquida, dimostrando che l'equili-
brio dipende dall'~1guaglianza della pressione. Esamina poi l'e-
quihhrùr di tm corpo galleggiante in un fluido e mostra come
f'.:r otleuere tale stato, il centro di gravità del corpo e quello della
parte imm1~rsa devono essere situati lungo la stessa verticale e
che il peso dd corpo è 11guale al peso della porzione di fluido
spostato. D<t questo esame si perviene all'emwciazione di quella
j,vnosa proprietà cui è stato dato il nome di principio eli Archi-
mede c che su.o1w: « Un corpo immerso in tm fiteido sottoposto
all'a.:ione della gravità riceve una sphtfa dal ba.~so verso l'alto
pari al pe8o del fluido spostato*·
[problemi del moto dei fluidi sono ripresi nell'Architectura
d i J/ arro l ritrzwio Pollirme, vt"ss1tl(l al tempo di Giulio CeS(f/"e e di
_-/.ugm;fo, e nell'opera Aquaeductibus urbis Romae commenta-
rium scritta fra il 97 e il roo d. C. da Sesto Giulio Frontino.
Sono lavori notevoli dal punto di vista dell'-ingegneria, e quello
di Frontino contiene acce·nni interessanti, seppure 11011 precisi,
sulla dipendenza della portata dei tubi dal carico.
Posizione nnaloga a quella d·i Archimede, quanto all'1:drostn-
lica, J occupata dfl Stevùt, da Galileo e da Pascal, autore del
l
l
394 l'l\INCIPI MATI~1ATIC1 !IlOTA INTRODUITIVA 395

Traité de l'équilihre ÙlèS liqueurs (I66J). Questi stabilì in modo l' di 1•iscosilà- e quella di resistenza dell'aria. Tutto questo lavoro,
rigorm;o le proprietà dell'equilibrio dei fluidi e giunse a risol- per cosl dire preliminare, gli .~erve per porre le basi dell'idro-
vere molte importanti difficoltà che avevano fatto segnare a passo di!lmnica e dell'idrostatica. e, in pari tempo, per costruire la
all'idrostaf.im. Va però notato che già Leonardo da Vinci s'era ba.>e scientifica da cui partire per crit·ica.re e respingere la teoria
ocwputo di idraulica e aveva lasciato a·nche uno scritto intito- 1 , 7 rte.~iana dei vortici. Il che avviene alta fine del libro.
lato De la natura de l'acqua.. ~)nanto alla parte matematica ha ~m particolare rilievo il
Neudou si occupò del moto dei corpi immersi, dei getti d'acqua, lemma II della seconda sezimte, in cui sono contem~fe alcm~e
del n-roto ondoso, del coef!ìciente di viscosità ed è autore di g·uel ,{ 1,/Eili-::iuni circa i concetti fondamental-i del calcolo delle flus-

teorona, fondamentale per gli sviluppi avuti, che ora porta il 'iol!i. ed enunciate anche alc'une important-i regole ad esso
nome di Daniele Benwulli. Il teorema verte sul moto di un rc!,ftive. Lo scolio che conclude tale lemm-a è quello al quale s1:
liquido in nn condotto e tiene conto delle pressioni dinamiche ,' i!CCennato nell'Introdttzione trattando della famosa polemica
in esso presenti. E fondctmentale per gli sviluppi delle successive t.cibniz-Newton. Nelle altre sezioni vengono studiati il moto
equa-::ioni dell'idrodinamica, la legge in base alla quale« la resi- cirro/are dei corpi in mezzi resistenti, il moto dei fluidi, la pro-
sten;;a, che gli strati liquidi meno veloci di ·una corrente oppan- paga.-:ione del moto attrm1erso i fluidi e la velocità. di propaga-
gono al trascinamento s11 di ess1: esercitato dagli strati più. t•eloci, :.:[,J!ze delle mrde sonore, antecipando così Laplace. Vi sono con-
è proporzionale all'incremento della velocità per unità di sposta- tnulle anche ~ma certa quantità di pro11e circa la t•elocifà del
mento normale agli strati stessi». Il coe(jìciente di proporziona- S/11!110.

lità fra la resistenza e detto incremento unitario si chiama coef- Tutti i maggiori studiosi del grande fisz:co hanno notato che
ficiente di tliscosità. 'fltes!n secondo libro rompe quasi ilfteramente la coerenza del-
Questo secondo libro, costituito da nove sezioni, ha un carattere t'.:sposizione e che soltanto poche propost:zioni sono rilevanti
in parte matematico e in part~ sperimentale. Infatti, mentre il rispr:tto al contenuto del primo libro e a quello del terzo. La carat-
primo libro è essenzialmente wt trattato di meccanica razionale, lcri.'il ica ora rilevata, per c#i questo libro è come m t corpo estraneo
in questo secondo libro, specialmente nelle ultime sezioni, tro- ,i//'inlcmo dci Principia, al curatore del presente voltmte ·1tott
viamo numerose pagine dedicate alle prove sperimentali, per ~cmbra i11tcramente esatta. In/alli, la relazione con gli altri
esempio nello scolio generale a questo libro e nello scolio alla du,' libri r•a vi.~tu nell'esigenza di studiare matematicam,•nte i
proposizione XL che conclude la sezione VII. Tali prove sono 1•ortici che si fornmno nel colare di 1111 liquido attraverso 1111
molto important·i per due aspetti: in primo luogo perché con- fu n•, e di por/are i risultat-i a cono.~cmza di mt pubblico orientato
sentono di rilevare la rara perizia e il grmtde scrupolo di Newton dalla fisica c<trtcsiana. Questi risultati, sia riguard(l alla costi-
nella preptlrazione, nella esecnzione e nella discussione del fl!:·ioue dei ,,orfici s1:a riguardo al comportamento di mt corpo
significato e delle consegttenze sia parziali che generali di esse, iii Ili! vortice, iiCJtivauo poi applicati ai moti, ritenuti vorticosi,
in secondo luogo perchrf ci mettono di fronte ad tm mutamento dei l'ianc!i. In tal modn Newfm1 giungm1a a cnntmlln.re su
di linguaggio che si è poi rivelato fondamentale per gli sviluppi b,rsc fc,1rica cd in parte sperimentale, se la teoria cartesiana dei
successivi della fisica sperimentale. ;•artici plnue!ari- e quindi certe proprietà specifiche dei vor-
Lo scopo generale di Newton è di studiare il moto dei corpi tici - s'accordar•a con le osservazioni astronomiche. Prnprio
in wt. mezzo resistente, sia quando la resistenza è proporzionale questù confronto conswte a Newton di fare - nello Scolio che
nlla ·velocità, sia quando lo è al quadrato della velocità. Newton chiude n secoudo libro - una critica serrata della teoria dci
parte dall'ipotesi dei vortici, discnlendo e perfezionando la 1'urlici e di respù1gerla come incom.patibile con le osservazioni
nozione di viscosità - con uua definizione precisa di tensione nslrr •Jwmiche.
SEZIONE L
IL MOTO DEI CORPI
AI QUALI VIENE OPPOSTA RESISTENZA
IN RAGIONE DELLA VELOCITÀ

Pll:Ol'OSIZIONE I. TEOREMA l.
Se a un corpo viMU!! opposta resistenza in ragiune della
Sll<lt•elocità, -il moto perduto a ca·usa della resistenza sta come
lu spazio percorso durante il molo.
I n fatti, poiché il moto perduto durante le singole parti-
cdlc uguali di tempo è proporzionale alla velocità, ossia,
proporzionale alla particella del percorso effettuato, il moto
pt·rduto durante il tempo totale sarà, per composizione,
proporzionale all'intero percorso. - C.V.D.
Curo{. Per la qual cosa, ::;e un corpo, privato eli tutta
b ~ravii.ù, si muove negli spazi liberi per effetto della sola
forza insita 1 e viene dato sia l'intero moto iniziale, sia
anche il moto restante dopo aver percorso un qualche spa-
zio, risulterà dato l'intero spazio che il corpo può descrivere
durante un tempo infinito. Quello spazio, infatti, starà allo
spazin già descritto come l'intero moto iniziale alla parte
perduta di quel moto.

f.F\[l\IA J.
Quantità proporzio1tali alle proprie differenze solto in pro-
porz-ione continua.
A stia adA -B corneE aB-C cC a C-D, ecc., allora
conwrtendo A starà aB come B a C e C a D, ecc, - C.V.D.

1 Vedi nota. Definizione III, p. 93·


PRINCIPI MATEMATICI
LIBRO SECONDO - SEZIONE I 399

:-;ono perpendicolari rispetto all'asintoto AC, e se si rappre-


PROPOSIZIOXE !I. TEOREMA II. senta tanto la velocità del corpo quanto la resistenza del
Se ad un corpo viene opposta resistenza i·n ragione della mezzo. all'inizio stesso del moto, mediante una qualsiasi
~~elocità e il medesimo è mosso attraverso un mezzo omogeneo linea data A C, e passato un certo tempo, mediante la linea
dalla sola forza insita, e i tempt' sono assunti uguali, le velo- indefmita JJC, allora il tempo può
cità all'inizio dei singoli tempi sono in progrem·one geometrica t':;.~cre espresso per mezzo dell'area H
e gli spazi descrilti dJtYante i singoli tempi sono proporzionali .J BGD, e lo spazio descritto du-
alle velocità. rante tale tempo per mezzo della G
Caso Si divida il tempo in particelle uguali; e se all'inizio
I. li1wa .1D. Infatti, se quell'area me-
di ciascun intervallo la forza di resistenza agisce con un diante il moto del punto D viene
unico impulso, che è proporzionale alla velocità, il decre- unif, •nnemente aumentata allo stesso
mento della velocità durante le singole particelle di tempo mudo del tempo, la retta DC de- A D C
sarà proporzionale alla medesima velocità. Le velocità sono crescerà in ragione geometrica allo
dunque, proporzionali alle proprie differenze, e perciò (pc; :-;tesso modo della velocità, e le parti della retta AC descritte
il lemma I del libro II) in proporzione continua. Quindi se a in tempi ttf:"Uali decresceranno nelht stessa ragione.
partire da un uguale numero di particelle si compongono tem-
pi uguali, qualunque essi siano, le velocità iniziali di tali tem- PROPOSIZIONE III. PROBLEMA I.
pi staranno come i termini in una progressione continua, ter- Determinare il moto di un corpo at qt1alc, mentre sale o
mini che vengono presi a sbalzi, con l'omettere ovunque un scotde in linea retta in un mezzo omogeneo, vt'eue opposta
eguale numero di termini intermedi. :r-.la le ragioni di questi resistenza in ragione della velocilà ed è spinto da utta forza
termini sono composte delle medesime ragioni, ripetute un J•niforme di grm•ità.
egual numero di volte, che i termini intermedi hanno fra
di loro, e perciò anche queste ragioni composte, sono uguali. Dntu un corpo che sale, si rappresenti la gravità per
Le velocità, quindi, proporzionali a questi termini, sono in nwzzo di un dato rettangolo qualsiasi BACH, e la resistenza
progressione geometrica. Si diminuiscano ora quelle parti- . l
celle ut,'1mli di tempo, e si aumL•nti all'infmito il loro numero, k
così che l'impulso della resistenza sia reso continuo: le velo-
cità, sempre in proporzione continua all'inizio dei tempi
uguali, saranno anche in questo caso in proporzione continua.
- C.V.D.
Caso 2. E, invertendo, le differenze delle velocità, ossia,
le parti di esse perdute durante i singoli tempi, sono pro- E l'
,// F l
H
porzionali alle velocità intere: ma gli spazi descritti durante c o
o
i singoli tempi sono proporzionali alle parti perdute delle
velocità (per la prop. I del libro II) e perciò anche propor- J) d l
' c
zionali agli interi. - C.V.D.
Coro!. Di conseguenza, se rispetto agli asintoti rettango- dei mPzzo all'inizio dell'ascesa per mezzo del rettangolo
lari AC, CH, viene descritta l'ipcrbole BG, e se AB, DG l:U DE preso dalla parte opposta della retta AB. Attraverso

.l
i'RINCI!'I M..\TEMA'!'H.a
LIBRO SECONDO - SEZIONE I

il punto B, con gli asintoti rettangolari AC, CH, si descriva Fkq come Kq a 1 / 2 di kq o AC a 1 / 2 di AK, ossia, come la
l'iperbole che taglia le perpendicolari DE, de in G e g, e il forz3. di gravità. sta alla resistenza del mezzo nel primo
corpo, ascendendo nel tempo DGgd, descriverà lo spazio tempo.
EGge, e nel tempo DGBA, lo spazio di tutto il percorso Per un ragionamento analogo le aree qKLr, rLAfs, sAINt,
EGB; nel tempo ABKI, lo spazio della discesa BFK, e nel ccc., stanno alle aree qklr, rlms, smnt, ecc., come le forze
tempo II{!à, lo spazio della discesa KFjk; e le velocità del di gravità stanno alle resistenze nel punto di mezzo del
corpo (proporzionali alla resistenza del mezzo) durante i secondo, del terzo, del quarto tempo, ccc. Per conseguenza,
periodi di questi tempi saranno ABED, ABed, zero, ABFI poiché le arce uguali BAKq, qKLr, rLMs, sMNt, ecc., sono
A.Bfi, rispettivamente; e la massima velocità che il corp~ analughe alle forze di gravità, le aree Bkq, qklr, rlms, smnt,
può acquistare durante la discesa, sarà BACH. ~·cc. saranno analoghe alle resistenze nel mezzo dei singoli
Si risolva infatti il rettangolo BACH negli innumerevoli tempi, ossia (per l'ipotesi) alle velocità, e perciò agli spazi
rettangoli Ak, Kl, Lm, Mn, ccc., che siano proporzionali rk~critti. Si prendano le somme delle aree analoghe, e le
ar\~e Bkq, Blr, Bms, Bnt, ecc., saranno analoghe agli interi
agli incrementi delle
velocità prodotti in al- ~p::tzi descritti, così come le aree ABqK, ABrL, ABsJI,
trettanti tempi ugua- .·llJij'.f, ecc., ai tempi. Il corpo dunque durante la discesa,
li; allora zero, Ak, Al, in un tempo qualsiasi ABrL, descriverà lo spazio Blr, e
t 11('1 tl'mpo LrtN Io spazio rlnt.
s A m, An, ecc., saranno
E la dimostrazione è simile nel caso del moto di ascesa.
B
q,.-v proporzionali alle ve-
Coro!. I. Di conseguenza la velocità massima, che un
H locità intere, e perciò
k l mn (per ipotesi) propor- corpo in caduta puù acquistare, sta alla velocità acquistata
zionali alle resistenze in un tt'mpo qualsiasi dato, come la data forza di gravità, per
.A K L M l'f' C del mezzo al princi- cfldto della quale continuamente quel corpo è spinto, sta
pio dei singoli tempi alla forza di resistenza, dalla quale, alla fine di quel tempo,
ugnali. Stia AC ad AK o ABHC ad ABkK come la forza di è arrestato.
gravità sta alla resistenza all'inizio del secondo tempo, e dalla Corol. 2. 1\Ia aumentando il tempo in progressione arit-
forza di gravità vengano sottratte le resistenze; allora ABHC, metica, la somma di quella velocità massima e della velocità
nell'ascesa, e anche la differenza di entrambe nella discesa,
KkHC, LlHC, MmHC, ecc. saranno proporziOnali alle forze
decrescerà in progressione geometrica.
assolute per effetto delle quali il corpo è spinto in ciascun
Coro!. J. r-.Ia anche le differenze degli spazi, descritte in
tempo iniziale, e perciò (per la legge II del moto) propor-
uguali differenze di tempi, decrescono secondo la medesima
zionali agli incrementi delle velocità, ossia, ai rettangoli Ak,
progressione gpomet1ir.::~
Kl, Lm, Il-In, ecc., e quindi (per il lemma I del libro II)
Corol. 4· Lo spazio, invero, descritto dal corpo è la dif-
in progressione geometrica. Per la qual cosa, se le rette ferenza di due spazi l'uno dei quali è proporzionale al tempo
prolungate Kk, Ll, ,Hm, Nn, ecc. incontrano l'iperbole in q, preso all'inizio della discesa, e l'altro proporzionale alla velo-
r, s, t, ecc., le aree ABqK, KqrL, LrsJ[, }.{sfN, ecc., saranno cità, cd essi sono uguali fra loro anche all'inizio della discesa.
uguali, e perciò sempre analoghe sia ai tempi uguali sia alle
uguali forze di gravità. 11-la l'area ABqK (per il corol. 3
del lemma VII e il lemma VIII del libro I) sta all'area

j
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE l

PROPOSIZIONE IV. PROBLEMA II. stesso, si prenda Rr uguale a


GTIE
N ; il pr01ett
. ile, ali ora,

Posto che la forza di gravità in un mezzo omogeneo sia perYerrà, nel tempo DRTG, al punto r, descrivendo la linea
uniforme, e che tenda perpendicolarmente al piano dell'oriz~ curva DraF, su cui sempre giace il punto r: di qui perverrà
zonte, determinare nel medesùno il moto di 1m inoltre alla massima altezza a lungo la perpendicolare AB, e
proiettile, che snbisce una resistenza proporzio~
z in ség-uito si avvicinerà sempre all'asintoto PC. E la sua
nale alla velocità. Ycloci-tà in un punto qualsiasi r è proporzionale alla tan~
gr;ntc rl" alla curva. - C.V.D.
Da un luogo qualsiasi D muova un proiet-
Infatti, J.V sta a QB come DC a CP o DR a RV, e perciò
tile secondo la qualsiasi linea retta DP, e la
sua velocità all'inizio del moto venga RV è uguale a
DR x QB
N , ed Rr
( .
ossia, RV- Vr o
rappresentata mediante la lunghezza DP.
Dal punto P verso la linea orizzontale
/!R
_ ___
x QB-tGT),
;•..;
l
e ugua e a
DR x AB-RDGT O
N . ra,
DC si abbassi la perpendicolare PC, e si
si rapprcswti il tempo per mezzo dell'area RDGT, e (per
tagli DC in A, cosicché DA stia
il C!)rul. 2 delle leggi) si divida in due il moto del corpo,
ad A C come la resistenza del
11nn di di!;Ccsa, l'altro laterale. Poiché la resistenza è pro-
mezzo, nata all'inizio del moto
porzionale al moto, anch'essa si dividerà in due parti pro-
verso l'alto, alla forza di gravità;
porzionali c contrarie alle parti del moto; perciò la lunghezza,
o (il che è uguale) come il re t~ x
(k:.;critta dal moto laterale, sarà (per la prop. II di questo
tangolo costruito su DA e DP
libro) proporzionale alla linea DR, e l'altezza (per la pro-
sta al rettangolo
posizione III di questo libro) sarù proporzionale all'area
costruito su AC e
CP come l'intera
s lJR x AB- RDGT, ossia alla linea Rr. à'Ia proprio all'inizio

-------- L dd moto l'area RDGT è uguale al rettangolo DR X A.Q, e


resistenza all'ini~ v
zio del moto alla .
perci6 quella hnea Rr o
( DR x AB-
N
DR x AQ)
. sta ora
forza di gravità. r--/---;~.L=--j-';:>.f'i:.----"ç:-----l a DR come AB- AQ o QB a N, ossia, come CP a DC;
Con asintoti DC, E H
perciò come il moto in altezza sta al moto iniziale in lun-
CP si descriva la
G~~~-+~,-~---lK ghezza. Poiché dunque Rr è sempre proporzionale all'altezza,
qualsiasi iperbole
e DR sempre proporzionale alla lunghezza, ed Rr sta a DR
GTBS che taglia D~-----!R;-A!----'F:O,--',c all'inizio, come l'altezza alla lunghezza, è necessario che Rr
le perpendicolari
stia s~·mpre a DR come l'altezza sta alla lunghezza, e perciò
DG, AB in G e B; si completi il parallelogramma DG[{C,
che il corpo si muova lungo la linea DraF, su cui il punto r
il cui lato GK tagli AB in Q. Si prenda la linea N nella giace di continuo. - C.V.D.
ragione, rispetto a QB, di DC a CP; e da un punto qual- , DR x AB RDGT
siasi R della retta DC si innalzi la perpendicolare RT che Caro!. I. Rr c dunque uguale a .:::.:.:_'i:,.:.:::_-----
- N N
incontra l'iperbole in T, e le rette EH, GK, DP in J, t e ossia se si prolunga RT fino in X in modo che RX sia
tGT , o, il che e, lo
l "; su di. essa si. prenda V r uguale a -----y- DR x AB
uguale a , ossia, una volta completato il pa~
N
LIBRO S:ECONOO - SEZIONE l
PRINCIPI MATEMATICI

n·bbe l'iperbole GTS in G, è parallela alla DK, e perciò Tt è


rallelogramma ACPY, veng-a congiunto DY che taglia CP
in Z, e si prolunghi RT finché incontra DY in X, allora, CK x DR N, QB x DC p .. V , DR 2 xCKxCP
- DC ' e CP . erclO, re zDC2xQB •
v , l
Ll.r, sara ugua e a
RDGT
N , e perdo, proporziOna
. l e al tempo.
05 c;ia(per la proporzionalità di DR e DC, DV e DP)
12
C orol. 2. Di conseguenza, se si prendono innumerevoli DP x CK X CP ; e il parametro D; si Z
linee CR, o, il che è identico, innumerevoli ZX in progres- zlJP2 x QB 1r
zDP2 x QB
sione geometrica, altrettante X r saranno in progressione accosta a CK X CP , ossia (per la propor-
p . zDP2 x DA
ziunalità dtQB e CK, DA eAC) a A. C x CP ;
perciò sta a zDP come DP X DA a
CJ> x CA; ossia, come la resistenza alla
gravità.
Curo!. 4· Di conseguenza, se un cor-
s po è scagliato da un qualsiasi
luogo D con una data velocità
e hmgo una retta qualsiasi di
posizione data; e se viene data
la resistenza del mezzo all'inizio
dd moto, può essere trovata la
----- ---- ---- curva DraF, che
il medesimo cor- s
A F c
------
po descriverà. In- -- L
fatti, a partire da
aritmetica. E quindi la curva DraF si delinea facilmente
una data velocità
mediante la tavola dei logaritmi.
Yienc dato, com'è E H
Coro!. J. Se si costruisce una parabola con vertice D,
noto, il parame-
diametro DG prolungato verso il basso, e coil il parametro tro della parabo- G K
che sta a zDP come l'intera resistenza, all'inizio del moto, la. E prendendo
sta alla forza di gravità, allora la velocità con la quale il 2 DP a quel pa~ D R A F C
corpo deve partire dal luogo D lungo la retta DP, per descri- rametro, come la
vere nel mezzo omogeneo resistente la curva DraF, sarà la forza di gravità alla forza di resistenza, viene dato DP.
stessa con la quale deve partire dal medesimo luogo D, Infine, tagliando DC in A, in modo che CP x AC stia a
secondo la medesima retta DP, per descrivere una parabola DP x DA nella stessa ragione della gravità alla resistenza,
in uno spazio non resistente. Infatti, il parametro di questa sarà dato il punto A. E quindi viene data la curva DraF.
DP tGT Coro!. 5· InYersamcnte, se viene data la cun'a DraF,
parabola, all'inizio del moto, è ----v;- ; e Vr è ~ o
sarà data anche la velocità del corpo e la resistenza del
DR x Tt
l\Ia la retta che, se fosse condotta, tacche- mezzo nei singoli luoghi r. Infatti, a partire dalla ragione
zN
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - S.EZIONE l

data di CP X AC a DP x DA, vengono dati sia la resi- Corol. 7· Diviene quindi manifesto il metodo per deter-
stenza del mezzo all'inizio del moto, sia il parametro della minare la cun·a DraF con la maggiore approssimazione a
parabola; e quindi viene anche data la velocità all'inizio del partire dai fenomeni, e, eli conseguenza, per calcolare la
moto. Allora, a partire dalla lunghezza della tangente rL, resistenza e la velocità con la quale un corpo è scagliato.
Dal luogo D, si scaglino due corpi simili ed uguali con la
p nwùe~ima velocità e secondo angoli diversi CDP, CDp e
~iano conosciuti i luoghi F, f, ave cadono sul piano orizzon-
tale DC. Allora, presa una qualunque lunghezza in luogo eli
p DP o Dp, si supponga che la resistenza in D stia alla
.f~',T<l\·ità in una ragione qualsiasi, e si rappresenti tale ragione
mediante la lunghezza qualsiasi SM. In seguito, mediante il
GLkolo, a partire dalla lunghezza assunta DP, si trovino
lP lunghezze DF, Df, e dalla ragione ;~,trovata mediante
il calcolo, si sottragga la medesima ragione trovata mediante
l'esperimento, e si rappresenti tale differenza per mezzo
cklla perpendicolare MN. Si faccia la medesima cosa una
~econda ed una terza volta, prendendo sempre una nuova
ragione Si.'v[ della resistenza alla gravità, e calcolando la nuo-
\·a ùifferenza .l1N. Si conducano inoltre le differenze positive
wrso una parte della retta SM, e le negative verso l'altra
F C parte; per i punti N, N, N si tiri la curva regolare NNN,
la quale taglia la retta S.1.1fMM in X, e SX sarà la vera
ragione della resistenza alla gravità, che doveva essere tro-
\'<Lta. A partire da questa ragione deve essere trovata, me-
diante il calcolo, la lunghezza DF; e la lunghezza che sta
alla lunghezza assunta DP, come la lunghezza DF, cono-
viene data sia la velocità proporzionale a questa, sia la sciuta mediante gli esperimenti, alla lunghezza DF ora tro-
resistenza proporzionale alla velocità nel luogo r. Yata, sarà la vera lunghezza DP. Trovata la quale, si avrà
Corol. 6. l\Ia in quanto la lunghezza zDP sta al para- sia la linea curva DraF che il corpo descrive, sia la velo-
metro della parabola come la gravità alla resistenza in D, ri tà e la resistenza del corpo nei singoli luoghi.
e aumentando la velocità, la resistenza viene aumentata
nella stessa ragione, mentre invece il parametro della para- ScoLI o.
bola viene aumentato del quadrato di tale ragione, è chiaro
che la lunghezza zDP viene aumentata in ragione semplice, Comunque, che la resistenza dei corpi sia in ragione della
e perciò è sempre proporzionale alla velocità, né, mutando \'elocità, è un'ipotesi più matematica che fisica. Nei mezzi, che
l'angolo CDP, sarà aumentata o diminuita, eccetto che sono privi eli ogni rigidità, le resistenze opposte ai corpi
venga mutata la velocità. sono proporzionali al quadrato delle velocità. Infatti, l'azione
PJUI'ClPl !.iATEMATICl

del corpo più veloce comunica alla medesima quantità dE'l


mezzo, in un tempo minore, un moto maggiore proporzionale
alla maggiore velocità; perciò in un tempo uguale, a causa
della maggiore quantità perturbata del mezzo, il moto viene
comunicato proporzionalmente al quadrato del rapporto mag- SEZIONE Il.

giore; e la resistenza (per le leggi II e III del moto} è pro- IL ~lOTO DEI CORPI
porzionale al moto comunicato. Vediamo, dunque, quali Al QUALI VIENE OPPOSTA UNA RESISTENZA
moti vengono generati da questa legge della resistenza. I" RAGIONE DEL QUADRATO DELLE VELOCITÀ

Piì.OPOSJZIOXE v. TEOREMA III.

Se ad un corpo viene opposta resistenza in ragione del


quadrato della velocità, e il medesimo viene mosso, per effetto
della sola forza ins~·ta, attraverso un mezzo omogeneo, e se 1'
li'mpi SOl/O presi secondo una progressione geometrica che va
dai termini minori ai maggiori, dico che le velocità all'i1zizio
dd singoli tempi stanno nella medesima, ùtversa, progressione
geometrica, e che gli spazi, descritti nei singoli tempi, sot/0
upwli.
Infatti, poiché la resistenza del mezzo è proporzionale al
quadrato della velocità, e la diminuzione della velocità è
proporzionale alla resistenza, se il tempo viene diviso in
innumerevoli particelle uguali, i quadrati delle velocità, agli
inizi dei singoli tempi, saranno proporzionali alle differenze
delle medesime velocità. Le particelle di tempo AK, KL,
Ll!, ccc., siano prese sulla retta CD, e si innalzino le per-
pl'ndicolari AB, Kk, Ll, M m, ecc., che incontrano l'iperbole
Bk!mG, descritta con centro C e asintoti rettangolari CD,
CH, in B, /(, l, m, ecc., allora AB starà a Kk come CK a
CA, e, scomponendo, .·lE- Kk a Kk come AK a CA, e
pcrmutando, A H- Kk ad AK come Kk a CA, e perciò come
AB x Kk ad AB x CA. Quindi, essendo AK e AB x CA
date, AB- Kk sarà come AB x Kk; e da ultimo, ove AB e
1\.k vengano a coincidere, come AB 2• Per nn analogo ragiona-
mento Kk- Ll, Ll- .M iii, ecc., staranno come Kk 2 , LF, ecc.
PRfNCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE II 4"

Dunque, i quadrati delle linee AB, Kk, Ll, Mm sono pro- mezzo non resistente, sarà rappresentato dal rettangolo
porzionali alle differenze delle medesime, e per questo motivo AB x AD.
poich6 i quadrati delle velocità sono stati assunti come le Corol. 2. Quindi, lo spazio descritto in un mezzo resi-
differenze delle medesime, la progressione di entrambe sarà :-ttnte è dato, col prenderlo in modo tale che esso stia allo
identica. Dimostrato questo, ne segue anche che le aree ~pazio che può essere descritto nel medesimo tempo con
descritte da queste linee sono in un'analoga progressione ,-docità uniforme AB in un mezzo non resistente, come
rispetto agli spazi descritti dalle velocità. Dunque, se si rap- l'area iperbolica ABGD al rettangolo AB x AD.
presenta la velocità, all'inizio del primo tempo Al(, per Corol. J. È data inoltre la resistenza del mezzo stabi-
mezzo della linea AB, e lendo che all'inizio del moto essa sia uguale alla forza cen-
H la velocità all'inizio del lripeia uniforme, la quale, in un corpo che cade in un mezzo
secondo tempo KL, per non resistente, potrebbe generare nel tempo AC la velo-
mezzo della linea Kk, e citit :lB. Infatti, se si conduce BT in modo che tocchi l'iper-
la lunghezza descritta du- bole in B, e incontri l'asintoto in T, la retta AT sarà uguale
B alla AC, e rappresenterà il tempo durante il quale la prima
k
rante il primo tempo per
mezzo dell'area AKkB, re~isienza, uniformemente continuata, può portar via l'intera
' l m
' tutte le velocità succes- velocità AB.
sive saranno rappresen- Coro!. 4· È data quindi anche la proporzione di questa
tate per mezzo delle linee resistenza alla forza di gravità, o ad una qualsiasi altra
successive Ll, Afm, ecc., data forza centripeta.
c AKLM T e le lunghezze descritte Coro!. 5· E inversamente, se si dà la proporzione della
saranno rappresentate rc·sistcnza ad una qualsiasi forza centripeta data, si dà pure
per mezzo delle aree Kl, Lm, ecc. E per composizione, se il tempo AC, durante il quale una forza centripeta, uguale
l'intero tempo viene rappresentato mediante la somma AM alia resistenza, può generare una qualsiasi velocità AB; e
delle proprie parti, l'intera lunghezza descritta sarà rap- perciò viene dato il punto B attraverso il quale deve essere
presentata mediante la somma AMmB delle proprie parti. dl'scritta l'ipcrbolc che ha per asintoti CH, CD; come
Si supponga ora che il tempo AM sia diviso nelle parti AK. anche lo spazio ABGD, che il corpo, iniziando il proprio
KL, LM, ecc., in modo tale che CA, CK, C.(.., CM, ecc., moto con la velocità AB, può descrivere in un mezzo omo-
siano in progressione geometrica; allora, quelle parti saranno geneo resistente entro un tempo qualsiasi AD.
nella medesima progressione, le velocità AB, Kk, Ll, M m, ecc.
nella medesima progressione inversa, e gli spazi descritti Ak, PROPOSIZIONE VI. TEORE:!>tA !V.
J{l, Lm, ccc., saranno uguali. - C.V.D.
Corpi sferici omogenei cd uguali, ostacolati da mezzi resi-
Corol. I. È dunque manifesto che, se si rappresenta il
Menti in ragione del quadrato delle velocità, e spinti dalle sole
tempo mediante una parte qualsiasi AD dell'asintoto, e la
forze insite descrivono, in tempi che sono inversamente propor-
velocità all'inizio del tempo mediante l'ordinata AB, la velo-
zirmali alle velocità iniziali, spazi sempre uguali e perdono
cità alla fine del tempo sarà rappresentata dall'ordinata DG,
Parti di velocità proporzt'onah alte velocità i11tere.
e l'intero spazio descritto dall'arca iperbolica adiacente
AHGD; e lo spazio, che un qualsiasi corpo può descrivere Descritta, rispetto agli asintoti rettangolari CD, CH,
nel medesimo tempo AD, con la prima velocità AB, in un un'iperbole qualsiasi BbE.:, che taglia le perpendicolari AB,
4" PRINCIPI MATEMIITICI
LltiiiO SI:C{)NDO - SEZIONE H 4'3
ab, DE, de, in B, b, E, e, si rappresentino le velocità iniziali spazi che sono proporzionali al prodotto delle velocità prime
mediante le perpendicolari AB, DE, e i tempi mediante le per i tempi. - C.V.D.
linee A a, Dd. Avviene dunque che, come Aa sta a Dd, così Coro!. I. Quindi, se a corpi ugualmente veloci si oppone
(per ipotesi) DE sta ad resistenza in ragione del quadrato dei diametri, globi orno·
Tf
AB, e così (per la natura g~·nei mossi con velocità qualsiasi, descrivendo spazi propor·

E dcll'iperbolc) CA a CD; e, zionali ai propri diametri, perderanno parti di moti pro·


b componendo, Ca a Cd. porzionali agli interi. Infatti, il moto di ciascun globo
Dunque, le aree ABba, qrà proporzionale al prodotto della velocità e della
DEed, ossia, gli spazi de- mctssa, ossia, proporzionale al prodotto della velocità e del
E cubo del diametro; la resistenza (per ipotesi) sarà. propor·
scritti, sono uguali fra loro,
' e le prime velocità AB, nonale al prodotto del quadrato del diametro e del quadrato
DE sono proporzionali alle della Yelocità; e il tempo (per questa proposizione) è diret-
t.unente proporzionale alla prima ragione e inversamente
c A a D d ultime ab, de; perciò, scom-
proporzionale alla seconda ragione, ossia, è direttamente
ponendo, sono proporzio-
nali anche alle proprie parti perdute AB- ab, DE- de. proporzionale al diametro e inversamente alla velocità; lo
- C.V.D. :-'Jmzio perciò, proporzionale al tempo e alla velocità, è pro·
porzionale al diametro.
Coml. 2. Se a corpi ugualm~nte veloci si oppone resi-
PROPOSIZIO~E VII. TEOREMA V.
:--tC'nza in ragione della potenza 3 / 2 dei diametri, i globi
Corpi sferici ai qttali viene opposta resistenza in ragione nmngcnei mossi con velocità qualsiasi, descrivendo spazi in
del qtmdrato delle velocità, perderanno, in tempi che sono ragione della potenza 3 / 2 dei diametri, perderanno parti di
dt'rettamente proporzionali ai primi moti e inversamente pro· moli proporzionali agli interi.
porzionali alle prime resiste11ze, parti di moti proporzionali Corol. 3- E in generale, se a corpi ugualmente veloci si
agli interi, e descriveranno spazi proporzionali al prodotto di oppone resistenza in ragione di una potenza qualsiasi dei
questi tempi e delle prime veùrcità. diametri, gli spazi, nei quali globi omogenei, mossi con velo·
citù qual;;iasi, perderanno parti di moti proporzionali agli
Infatti, le parti perdute di moti sono proporzionali al interi, saranno proporzionali ai cubi dei diametri divisi per
prodotto delle resistenze e dei tempi. Perciò, in quanto quella potenza. Siano i diametri D ed E: se le resistenze,
quelle parti sono proporzionali agli interi, il prodotto della rtuando le velocità sono poste uguali, stanno come n~ edEn,
resistenza per il tempo dovrà essere proporzionale al moto. gli spazi, nei quali i globi, mossi con velocità qualsiasi, per·
Per questo il tempo sarà direttamente proporzionale al moto dPranno parti di moti proporzionali agli interi, saranno
e inversamente proporzionale alla resistenza. Per la qual proporzionali a D 1 -" ed EJ-". Pertanto, globi omogenei, descri·
n~ndo spazi proporzionali agli stessi DJ-~ ed El-", manter-
cosa, essendo state prese le particelle di tempo sotto quel
ranno le velocità nel medesimo mutuo rapporto che al-
rapporto, i corpi perderanno sempre particelle di moti pro-
l'inizio.
porzionali agli interi, perciò manterranno delle velocità
Corol. 4· Se, però, i globi non sono omogenei, lo spazio
sempre proporzionali alle proprie prime velocità. E a causa
descritto dal globo piì.1 denso deve essere aumentato in
del rapporto dato delle velocità, descriveranno sempre degli
ragione della densità. Il moto infatti, a velocità pari, è
4'4 PRl:SCIPI MATEMATICI
LIBRO SECONDO • SEZIOI'-""E Il 4'5

maggiore in rapporto alla densità, e il tempo (per questa sidcrata la grandezza dci momenti, ma la prima proporzione
proposizione) è aumentato in ragione direttamente propor- delle quantità nascenti. Sarebbe identico se in luogo dei
zionale al moto, e lo spazio descritto in ragione del tempo. momenti si prendessero o le velocità degli incrementi e dei
Corol. 5· Se i globi vengono mossi in mezzi diversi, nel d<'cremcnti (che è lecito denominare anche moti, mutamenti,
mezzo che, a parità delle altre cose, resiste di più, lo spazio On,;~ioni di quantità) o quantità qualsiasi finite proporzionali
dovrà essere diminuito in rapporto alla maggiore resistenza, a queste velocità. I1 coefficiente di un qualsiasi lato che
Il tempo, infatti (per questa proposizione) viene diminuito "encra è la quantità che si ottiene dividendo la quantità
in ragione dell'aumentata resistenza, e lo spazio in ragione ':;enerata per questo lato 4 •
del tempo. . Il senso ùel lemma, dunque, è che se i momenti di quan-
tit't f]Halsiasi A, B, C, ecc., crescenti o decrescenti a causa
LDIMA II. Ji un moto continuo, o le velocità dei mutamenti, propor-
zionali a questi, vengono detti a, b, c, ecc., il momento o
Il momento di una quantità generata è uguale ai momenti 1
il mutamento del rettangolo generato AB sarà aB+ bA, e
dei singoli lati che la generano moltiplicati ogni 'L'alta per gli
esponenti delle potenze dci medesimi lati e per i coe!Jìcienti, il momento dd contenuto generato ABC sarà aBC +bA C+
.. cAB, e i momenti delle potenze generate A 2 , A 3, A 4 ,
Chiamo generata ogni quantità che è prodotta senza addi- •. [1:"!_ .·P-' 2, .4113. A_2f.t, A-t, A-z, A-Ifz saranno 2a.A, 3aA 2,
zione o sottrazione, ma è generata in aritmetica mediante mol- .fa.l·', 1/ ,a.-l. -IJz, ~ fzaAifz, t /3aA -ziJ, Zj3a.4 -I/3, - aA -z, - 2aA -.J,
tiplicazione, divisione o estrazione di radice, a partire da lati .- l,l 2a.·1·-3iz, ri!;pettivamente. E in generale, che il momento
o termini quabiasP, in geometria mediante la determinazione .!!.. n ~
o di contenuti e di lati, o di estremi e medi proporzionali. di una potenza qualsiasi A"' sarà - aA "" , Ancora, che
Quantità di questo tipo sono prodotti, quozienti, radici, "'
il momento della quantità generata ,PE sarà 2aAB + bA 2 ;
rettangoli, quadrati, cubi, lati quadrati, lati cubici 3, e simili. c il momento della quantità generata A 3 B'C 2 sarà 3aA 2B 4 C2 +
Considero, qui, queste quantità come indeterminate e insta- + .j.b:Pfl.lCZ + 2ClPB4C; e il momento della quantità gene-
bili, e come crescenti o decrescenti a causa di un moto o
flusso continuo; e col nome di momenti intendo i loro incre- rata :~-=- o _,ps-z sarà 3aA 2 B- 2 - 2b.1PB- 3 , e così di sc-
BZ
menti o decrementi momentanei, in modo che gli incrementi guito. Il lemma viene dimostrato in questo modo 5 •
siano considerati come momenti aggiunti o affermativi e i Caso I. Un qualsiasi rettangolo AB aumentato con
decrementi come sottratti o negativi. Ci si guardi, tuttavia, 11n moto continuo quando si sottraggono dai lati A e B
dall"intcnderle come particelle finite. Le particelle finite non la metà dei momenti 1 / 2a e 1 / 2b, diviene A - 1 j 2 a per
sono momenti, ma esse stesse quantità generate dai momenti. fl-lf 2b, 0 AB- 1 j 2 a B-1/zb A + 1 / 4 ab; ma non appena
Esse v::~nno intese come princìpi, proprio allora nascenti, di i lati :! c B wngono aumentati con altre metà di momenti,
grandezze finite. E infatti. in questo lemma, non viene con-
• In base a questa definizione il coefficiente del •lato • A nella quan-
1L'espressione "è uguale ai momenti" \'a intesa come "è uguale
- = BC, e analogamente, il
ABC
ti t~ g~nerata A !JC sarà - · t e di A
· eoe ffi cten
alla somma dei momenti"· A
~ Si intenda: a partire da • rndicandi,. o da fattori variabili. A'll
in .·l'B sarà - - = A'B.
' CCo!l lati <]Uadrati e lati cubici Kewton intende le raùid quadrate A
e le radici cubiche della variabile considerata; per esempio, lato cubico ' Il lettore pub qui ritrovare le ben note regole di deri\'azione del
della variabile A è 'l'A. prodc.tto e del <iuozientc di pie! funziuni.
•'' "I'RIKC!Pi MATEMATICI l LIBRO SECONDO • SEZlOt-'E II 4'7
l
il rettangolo diventa A+ 1 f 2a per B +
1 J b o AB+ IJ a
2 2
Caso 6. Dunque, il momento di una qualsiasi quantità
B +
1 1
/ 2 b A+ /+ab. Da questo rettangolo si sottragga il primo gen~rata A"'B" è il momento di A"' moltiplicato per B",
rettangolo: rimarrà l'eccedenza aB+ bA. Dunque, con gli insieme col momento del medesimo B" moltiplicato per A"',
interi incrementi a e b dci lati si genera l'incremento del os-;ia ma.t"'- 1 B" +
nbB"- 1 A"'; e ciò sia che gli esponenti m.
rettangolo aB+ bA. - C.V.D. t>d n dt'lle potenze siano numeri interi o frazionari, sia posi-
Caso 2. Si supponga che AB sia sempre uguale a G, tid o negativi. E identico è il ragionamento per le potenze
allora il momento del prodotto ABC o GC (per il caso r) piì1 alte. - C.V.D.
sarà gC +
cG, ossi::~. (se al posto di G e g vengono scritti (unJ!. r. Di conseguenza, in quantità che sono in propor-
~B c aB +bA) aBC +
bAC +cAB. Lo stesso accade per zione continua, se un termine è dato, i momenti dei termini
rc,.;tanti sctranno proporzionali ai medesimi termini moltipli-
Il prodotto di altrettanti lati. - C.V.D.
cati p<'r il num('ro degli intervalli fra sé stessi e il termine
Caso J. Si supponga che i lati .4, B, C siano sempre uguali
d~tto. A, B, C, D, E, F siano in proporzione continua: ora,
fra loro; allora il momento aB +bA dello stesso A_ t, ossia
~e si d;\ il h·rminc C, i momenti dei termini restanti staranno
del rettangolo AB, sarà zaA, e il momento aBC + bAC +
fra luro come - zA., - B, D, zE, 3F.
+cAB dello stesso A 3, ossia del prodotto ABC, sarà 3aAz.
Curo!. 2. E se di quattro quantità proporzionali vengono
Per lo stesso argomento il momento A" di una potenza
dali i due mcdi, i momenti degli estremi saranno propor-
qualsiasi è naA"- 1• - C.V.D.
zi,lnali ai mc<lesimi estremi. Il medesimo fatto va inteso
Caso 4· Quindi, poiché ~
,,
per A è I, il momento di _:_
A
anche a proposito dei lati di un qualsiasi rettangolo dato.
Coro!. 3. E se viene data la somma o la differenza di
moltiplicato per A, insieme a ~ moltiplicato per a, sarà dnc quadrati, i momenti dei lati saranno inversamente pro-
porzionali ai lati 6,
il momento di ossia zero. Per cui il momento eli __:_ o
I,

eli A -t è Ala . E m generale, poiché


A
per A" è I,J, Scouo 7•

I I In una mia lettera. al Signor]. Collins 8 , datata IO dicem-


il momento di moltiplicato per A" insieme con--
A" A" bre 1672, in cui descrivevo il metodo delle tangenti che
moltiplicato per naA"- 1 sarà zero. Perciò, il momento. di
I 11il
- - o A-" sarà---- - CVD 6
Nei corollari ùue e tre Newton pmscinde ùai segni dei momenti.
A" A"+t · · · · ~
b« =-B.
A • B
Caso 5· Poiché A 1h per A 1 /2 è A, il momento di A 11z --e .-lB=cost., Se ,1 2 +B'=cost., t:=-A' e se

moltiplicato per 2A 1/2 sarà a, per il caso 3; perciò il momento .·1'-DJ. = CO&t., i-=~ .
del medesimo A 112 sarà---;-- o tj 2 aA- 1 12, E in generale se 1 (jtlesto ~ il cekhre sçolio d>Jve )ìewton nella r• e z• edizione dei
m 2A h ]';innpia ricono~ce,·a esplkitamente i contributi di Leibniz alla creazione
si suppone A--;; uguale a B, A"' sarà uguale a B", e perciò dd calcolo in!inite~imale. Questo riconoscllnenlo è stato interamente

maA"'- 1 uguale a nbB"-1, e ma A -1 uguale a nbB-I o nbA- ---;,


• soppresso ne]]"- 3a edizione su cui è condotta la presente traduzione .
::iull'argomento vedi Iutrodu:icm~, paragrafo 6.
" m ~ B John. Cullin.s, n.ac<JUC nel r625 a \','ood Eaton., presso Oxforù. ~[ate­
pereto - aA " uguale a b, ossia, uguale al momento del matico noto soprattutto per la capacità di ~timolare conoscenti c amici
n "' a dr:dil:ar~i all:J. ricerca 5Cientifica, Alla sua morte (r683) dalla massa di
medesimo An. - C.V.D. l~tt,re che era stata in suo possesso fu estratto, per ordin<" ùella a Hoyal
,,, PRINCIPI MATEMATICI LIBRO S:ECO?HX> • SEZIONE Il 4'9
sospettavo identico a quello di Sluse 9, allora non ancora 1a forza assoluta, durante la caduta del corpo, mediante la
reso pubblico, aggiunsi: Questo è una particolarità, o piut- difierenza KC; la velocità del corpo mediante la linea AP,
tosto un corollario del metodo generale che si estende, senza chl' è me-dio proporzionale fra AK e AC, ed è perciò
alcuna difficoltà di calcolo non solo alle tangenti da condurre proporzionale alla radice quadrata della resistenza; l'incre-
a curve qualsiasi, sia geometriche sia meccaniche o comun- nh'l1tO della resistenza ottenuto, durante una data particella
que relative a linee rette o altre curve, ma anche alla riso- (li tempo, mediante la lineetta KL, e il contemporaneo
luzione di altri più astrusi generi di problemi intorno alle incremento della velocità mediante la lineetta PQ; e con
curvature, aree, lunghezze, centri di gravità delle curve, ecc., centro C e con gli asintoti rettangolari CA, CH, si descriva
né (come il metodo dei massimi e dei minimi di Hudden) to
è ristretto a quelle sole equazioni che sono libere da quantità H S
irrazionali. Intrecciai tale metodo con quello mediante cui
stabilisco di studiare le equazioni riducendole a serie infinite.
Fin qui la lettera. E queste ultime parole riguardano il
trattato che su queste cose ho scritto nell'anno r67r. Il
fondamento di questo metodo generale è contenuto nel m n
lemma precedente.

PROPOSIZIONE VIII. TEOREMA VI. c QPLKIA,kl


Se un corpo in un rnezzo u.niforme, per effetto della forza
di gravità che agisce 1miformemente, sale o sceude lttngo una l'ipcrl.Jolc qualsiasi BNS, che incontra le perpendicolari innal-
retta, e se si divide l'intero spazio descritto in parli ttguaU, zate AB, KN, LO in B, N, O. Poiché Al{ è proporzionale
e all'inizio delle singole parti (sommando la resistenza del a ..JP2, il momento KL dell'una starà come il momento
mezzo alla forza di gra;•ità, quando il corpo sale, o sottraendola '2.-ll\) dell'altra: ossia, come AP per KC; infatti, l'incre-
quando il corpo scende) si scoprono le forze assolute, dico Jn('nto PQ della velocità (per la legge II del moto) è pro~
che tali forze assolute so;w Ùt progressione geometrica. porzionale alla forza generante ](C. Si moltiplichi il rap-
Si rappresenti, infatti, la forza di gravità mediante la porto KL per il rapporto KN, e il rettangolo KL X KN
star~t come AP x KC x KN: ossia, a causa del rettangolo
linea data AC; la resistenza mediante la linea iriddìnita AK;
~b.to !{C X KN, come AP. Ma l'ultima ragione dell'area
iperbolica KNOL al rettangolo KL x KN, quando coincidano
!'iocicty "· il materiale che do1vcva dar vita al "Commercium Epistolicum •,
di cui sì è detto nell'Introduzione. i punti ]{ ed L, è di U[.,'uaglianza. Dunque, quell'area iper-
" Rcné Frnnçoi~ \Valthcr dc Sln3c (16~;:-S~), nato a Licgi. ecd<>òia- lJOlica ev;tnP.,centc sta come AP. L'intera arca iperbolica
stico. ).Jembro della " Roval Society " ebbe rinomanza di l>t10n teologo, _.Jl-JOI. è composta quindi dalle particelle KNOL sempre pro-
fisico e matematico. Puhhlicò Jh<a!ahmn el Problema/a Solida (r659),
oltre che varie memurie nelle Phi/c.<rJpilical Trans,,ctim!s. l)Orzionali alla velocità AP, e perciò è proporzionale allo spazio
lù Giovanni Huddcn. ::tlakmati~o. nate• aù Amskrdam nel r6l8 e descritto con questa velocità. Si divida ora quell'area nelle
morto nd I?O+ Pul.Jl.Jli~ò due upu~cùli Epislnla />•·ima, !Jf. r~ducliOJie aeq;ul- parti uguali AB.1II, BINI(, KNOL, ecc., c le forze asso-
limmm; i>'pìsll<la senmda, De ln~o.~imiE et fninimis nel 1fi59: nel I7I3 esce
un terzo opuscolo sul metodo delle tang<>nti. Qucosti tre opuscoli costitui- lute AC, IC, KC, LC, ecc., saranno in progressione geome-
scono una parte di un trattato dal titolo Dt ""lura, /'aduclione, determi- trica.- C.V.D. Per un simile ragionamento, durante l'asce>:a
nalitme, rdso/u!wn~. alqut im•mllioll~ cUqtraliOiiiOII. del corpo, prendendo sulla parte opposta del punto A, le aree
4'0 PRINCIPI M.,\TEMATtCI 1 LII!RO SECONDO • SEZIONE Il
4''

uguali ABmi, itnnk, knol, ecc., consterà che le forze asso- Caso I. Si tracci infatti Dvq che taglia i momenti, o
l
lute AC, iC, kC, lC, ecc., sono in proporzione continua. particelle minime tDv e qDp, descritte nello stesso tempo,
Perciò, se tutti gli spazi desc:itti durante l'ascesa e la discesa del settore ADf e del triangolo ADp. Poiché quelle parti-
sono presi come uguali, tutte le forze assolute lC, kC, iC, celle, a causa dell'angolo comune D, sono proporzionali al
AC, IC, KC, LC, ecc. saranno in proporzione continua. - . . , qDp X fD 2
,1nadrato dei lati, la particella tDv stara come nz ,
n~sia, in quanto ID è data, come ~r:tz .l\!a pD
C.V.D.
Corol. I. Di conseguenza, se lo spazio descritto è rappre- 1
è A{;2 + Ap 2
sentato mediante l'area iperbolica A.BNI(, la forza di gravità,
la velocità del corpo, la resistenza del mezzo possono essere
rappresentate mediante le linee AC, AP e AI(, rispettiva-
mente; e viceversa.
Coro!. 2. E la linea A. C è la rappresentazione della mas-
sima velocità che un corpo, cadendo all'infmito, può mai
acquistare.
Coro!. J. Perciò, se è conosciuta la resistenza del mezzo
per una qualche data velocità., si troverà la velocità massima,
prendendo quest'ultima alla velocità data, come uguale
alla radice quadrata della ragione che la forza di gravità
ha alla resistenza nota del mezzo.

PROPORZIO~E IX. TEOREMA VII.

Poste le cose ora dimostrate, dico che, se si prendono le


tangenti degli angoli di un settore circolare e di un settore
iperbolico proporzionali alle velocità, essendo il raggio di gran·
dezza adatta, tutto il tempo dell'ascesa verso il luogo più allo D
sarà proporzionale al settore del cerchio, e tutto il tempo della E
discesa dal luogo più alto proporzionale al settore dell'iperbole.
ossia, AD 2 +AD x Ak, o AD x Ck; e qDp è 1 /zAD X pq.
Si conduca AD, perpendicolare ed uguale alla retta AC,
con la quale viene rappresentata la forza di gravità. Con
Dunque, la particella del settore tDt• sta come ~~ , ossia,
centro in D e semidiamf'trn AD, si descriva sia il quadrante rlircttament.e proporzionale al decremento minimo pq della
AtE di un cerchio, sia l'iperbole rettangolare A V Z che ba wlocità, e inversamente alla forza Ck che diminuisce la ve-
per asse AX, per vertice principale A, e per asintoto DC. locità, e perciò proporzionale alla particella di tempo corri-
Si conducano Dp e DP, e il settore circolare AfD sarà pr~· ~pondentc al decremento della velocità. E, componendo, la
porzionale a tutto il tempo della salita verso il luogo pl? somma eli tutte le particelle tDv, nel settore ADt sta c.ome
alto, e il settore iperbolico ATD proporzionale a tutto Il la sonuna delle particelle di tempo corrispondenti alle singole
tempo della discesa dal luogo più alto: posto che le tan- particelle perdute pq della velocità decrescente Ap, fino
genti Ap, .AP dei settori stiano come le velocità. a che quella velocità, diminuita fmo a diventare nulla, sarà
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONOO - SEZIONE 11
4'' 4'3

resa evanescente; cioè, l'intero settore ADt sta come l'intero delle particelle di tempo, durante le quali tutte le parti-
tempo di ascesa verso il luogo più alto. - C.V.D. celle PQ della velocità AP sono generatt!, sta come la somma
Caso 2. Si tracci DQV che taglia le particelle minime d 1·ll<:' partìcdle dd settore ATD, ossia, l'intero tempo è
TDV e PDQ ora del settore DAV, ora del triangolo DAQ, proporzionale all'intero settore. - C.V.D.
e queste particelle staranno fra loro come DT 2 a DP1 , ossia \.ornl. r. Di conseguenza, se AB è uguale alla quarta
{se TX e AP sono parallele) come DX2 a DA 2 o TX 2 a APt, l'arte di A.C. spazio che un corpo descrive c<~.dendo durante
un tt·mpo qualsiasi, starà allo spazio, che un corpo può
(],•scrivere avanzando uniformemente durante lo stesso tempo
n•n la velocità massima AC, come l'area A.BNK, con la quale
viene rappresentato lo spazio descritto durante la caduta, al-
I'~m<t.F.f!J, con la quale viene rappresentato il tempo. Infatti,
poirht' AC sta ad AP come AP ad A.]{, L]( (per il coro!. I
o:H lemma II di questo libro) starà a PQ come 2AK ad AP,
"~si~. l·ume zAP ad AC, e perciò LI( starà a 1 / 2PQ come
.!P ad 1 / 4 AC o AB; e KN sta ad AC o AD come AB a CK;
pertanto, moltiplicando e semplificando, LICNO sta a DPQ
cnme AP a CI<. Ma DPQ stava a DTV come CK all AC,
dunrtue, di nuovo, moltiplicando e semplificando, LKNO
o-l~t a JJTV come AP ad AC; ossia, come la wlociti del
corpo in caduta alla velocità massima che il corpo può
acqni~tare cadendo. Poiché, dunque, i momenti LKNO e
!JTV delle aree ABNK e ATD sono proporzionali alle vclo-
~·ità, tutte le parti di quelle aree generate nello stesso tempo
staranno come gli spazi descritti nello stesso tempo, e perciò
D
E l~ intere arce AUN]{ e ATD generate inizialmente staranno
come gli interi spazi descritti ùcùl'inizio della discesa.- C.V.D.
e, scomponendo come DX 2 -TX 2 a DA~-A.P2 • Ma, per Curo!. 2. La meclesima cosa segue anche dallo spazio che
la natura dell'iperbolc, DX2 - TX 2 è AD2 , e, per l'ipotesi, \'iene de,.;critto durante l'ascesa. Ossia, tutto quello spazio
AP2 è AD x AK. Dunque, le particelle stanno fra loro sla allo spazio, descritto nel medesimo tempo con velo-
come AD2 ad AD~- AD x AK; ossia, come AD a citit uniforme .-J.C, come l'area ABnl~ sta al settore ADt.
AD- AK o AC a C/( perciò la particella TDV del settore raro!. 3- La velocità del corpo che cade durante il tempo
.. a causa di AC e.:!D d a t e, s t a come
X AC ; e percm, .i TD sta alla wlociht, che nel medesimo tempo acquiste-
e' PDQCK
r,~bbe in uno spazio non resistente, come il triangolo APD

· dir ettrunente proporziOna


PQ , ossta · l e all''mcremen t o d c lla al settore iperbolico ATD. Infatti, la wlocità in un mezzo
CK
n<m resistente starebbe come il tempo ATD, e in un mezzo
velocità, e inYersamcnte proporzionale alla forza che genera resistente sta come AP, ossia, come il triangolo APD. E
l'incremento; quindi proporzionale alla particella di tempo quelle velocità all'inizio della discesa sono fra loro uguali
corrispondente all'incremento. E, componendo, la somma esattamente come le aree ATD, APD.
4'4 PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE It 4"5

Corol. 4· Per lo stesso ragionamento, la velocità ascen- PQ sia il piano perpendicolare al piano dello schema;
dente sta alla velocità con la quale un corpo durante il PFHQ una linea curva che incontra nei punti P e Q questo
medesimo tempo, in uno spazio non re.sistente, può perdere piano; G, H, I, K quattro luoghi del corpo che tende su
tutto il suo moto di ascesa, come il triangolo ApD sta al questa curva da F a Q; GB, HC, ID, KE quattro ordinate
settore circolare AtD, o come la retta Ap all'arco At. p~rallclc abbassate da questi punti sull'orizzonte, e che
Coro!. 5- Di conseguenza, il tempo, durante il quale un msistono sulla linea orizzontale PQ nei punti B, C, D, E;
corpo, cadendo in un mezzo resistente acquista la velocità AP, c BC, CD, DE, siano le distanze delle ordinate uguali fra
sta al tempo, durante il quale, cadendo in uno spazio non loro. Dai punti G e H si conducano le rette GL, HN che
resistente può acquistare la velocità massima AC, come il
settore ADT al triangolo ADC; e il tempo, durante il quale,
salendo in un mezzo resistente, può perdere la velocità A p,
sta al tempo, durante il quale, salendo in uno spazio non
resistente, può perdere la medesima velocità, come l'arco At
alla sua tangente Ap.
Corol. 6. Di conseguenza, dato il tempo è dato lo spazio
descritto in ascesa e in discesa. Infatti la velocità massima
di un corpo che cade all'infinito è data (per i corol. 2 e 3
del teorema VI del libro II) e percit.J è dato il tempo durante
p A B C D E Q
il quale un corpo cadendo in uno spazio non resistente può
acquistare quella velocità. E prendendo il settore ADT o
toccano la curva in G e H, e incontrano in L e N le ordi-
ADt, al triangolo ADC, in ragione del tempo dato al tempo
ora trovato, risulterà data sia la velocità, AP o Ap, sia n.:ttc CH, DI, prolungate verso l'alto, e si completi il paral-
l'area ABNK o ABnk, che sta al settore ADT o ADt come lelogrammaHCDM. E i tempi, durante i quali il corpo descri-
lo spazio ricercato sta allo spazio che nel tempo dato, con ve gli archi GH, Hl, saranno in ragione della radice quadrata
la velocità massima prima trovata, può essere uniforme-. dl'lle altezze LH, NI, che il corpo, cadendo dalle tangenti,
mente descritto. potrE-bbe descrivere durante quei tempi; e le velocità saranno,
Corol. 7· E, inversamente, dato lo spazio A.Bnk o ABNK direttamente proporzionali alle lunghezze descritte GH, Hl
di ascesa o discesa, sarà dato il tempo ADt o ADT. c, inversamente proporzionali ai tempi. Si rappresentino i
. , . GH Hl
tempi mediante T e t, e le veloctta medtante --y- e - - ;
1
PROPOSIZIONE X. PROBLHH III.
c il decremento rlf'lla vPlor:it:'J avvf'nnto rlnrante il tempo t
La forza uniforme di gravità tenda ad angolo retto al piano . GH Hl
venga rappresentato mcdtante ---y-- - - Questo decre-
dell'orizzonte, e la resistenza del mezzo sia proporzionale al pro-
dotto della densità del mezzo per il quadrato della velocità: mento nasce dalla resistenza che ritarda il corpo e dalla
ricercare sia la densità del mezzo nei singoli luoghi, che faccia gravità che accelera il corpo. La gravità, in un corpo in
sì clte il corpo si muova lungo tma qt.talsiasi linea curva data, caduta che descrive, durante la caduta, lo spazio NI, genera
sia la t'elocità del corpo e la resistenza del mezzo in ciascuno di una velocità per effetto della quale, durante il medesimo
questi luoghi. tempo, avrebbe potuto essere descritto il doppio di quello
.p6 PRINCIPI YATF.MAT!C[ LIBRO SECOr\DO - SEZIONE Il 427

zNI t
spazio, come dimos t ro' Ga1·1 . l a ve locr't'a -
1 eo; ossta, - · ma tamentc piccoli T e t; e di conseguenza, il rapporto è
t ' T
descrivendo il corpo l'arco Hl, aumenta quell'arco della lR + 3So 0
R + 3
{2 So . e t X GH -Hl ..L z.Ml X N!
MI X NI R R ' T ' Hl '
sola lunghezza Hl- HN o Hl genera, perciò,
. , 2M! x NI col sostituire i valori degli stessi :, GH, Hl, MI ed N/ ora
la sola ve l oetta Si aggiunga questa velo-
t x Hl 3500 1·
cità al decremento prima detto, e si avrà il decremento tnl\'ah,. diventa
. 2R ·I + Q~.J E potc. h'e 21NI sta come 2R oo,
3500
della velocità originato dalla sola resistenza, cioè GH - b resistenza starà ora alla gravità come - - 1· I ..L QQ a
2R '
m
- --
t
+ owxm
t x I
II
. .
. Dt conseguenza, m quanto la gra-
T 2R"I', ossia, come 3S l''r : QQ a 4RR.
E la velocità sarà tale che un corpo, partendo immedia-
vità genera, durante il medesimo tempo, nel corpo in tamente dopo da un posto H qualsiasi, in direzione della
cad u t a, l a ve l oc1"t'a -zNI
- , l a resistenza
. starà ali a gravrt

1
Glf 2M! x NI
Hl 2Nl txGH
comey---,-+ txHI a -1-,ocome T
_Hl+ zl\U x NI r-.,rJ
Hl a z. .
Ora, al posto delle ascisse CB, CD, CE si scrivano -o,
o, 20. Al posto dell'ordinata CH si scriva P, e al posto di MI
si scriva la serie qualsiasi Qo + Roo + So 3 + ecc. E tutti i
tem1ini della serie dopo il primo, o5sia Roo + SoJ + ecc., p B C D E Q
saranno N/, e le ordinate DI, EK, e BG saranno P- Qo-
- Roo- Sn 3 - ecc., P- zQo- 4Roo- 8So 3 - ecc., e
tangente HN, descriverà, nel vuoto, una parabola, il cui
P+ Qo- Roo +Sol- ecc., rispettivamente. E quadrando
le differenze delle ordinate BG- CH, e CH -.DI, e aggiun- .
(l 1ame HN'- oppure I + QQ .
t ro e, HC,, e il suo parametro --.
.NI R
gendo ai quadrati risultanti i quadrati delle stesse BC, CD,
E la resistenza sta come il prodotto della densità del
si avranno oo + QQoo- 2QRo3 + ecc., e oo + QQoo +
mezzo per il quadrato della velocità, e perciò la densità del
+ zQRo-' +ecc., quadrati degli archi Gll, Hl. Le radici dci
mezzo è direttamente proporzionale alla resistenza e inversa-
' QRoo , QRoo
quali o l· I+ QQ- 1 · , e o l'I : QQ +CC'·;ç;~" me-nte proporzionale al quadrato della velocità, ossia, di.rctta-
II+QQ II+QQ 35i'I : QQ . I + QQ .
sono gli archi GH e Hl. Inoltre, se dall'ordinata CH si mente come RR e mversamente come R , ossta,
sottrae la semisomma delle ordinate BG e DI, e dall'or- 5 4
. - C.V.D.
dinata DI viene sottratta la semisonuna delle ordinate CH NII : QQ
ed EK, rimarranno le saette Roo e Rno + 3SoJ degli ar- Corul. I. Se la tangente HN v-iene prolungata da entrambi
chi GI e HK. E queste sono proporzionali alle lineette LH e
i lati finché incontra in T l'ordinata qualsiasi AF - -
HT
N l, e sono perciò proporzionali al quadrato dei tempi infini- ' AC
PRINCIPI MATEMATICI
LIBRO Sl:CONDO - SEZIONE Il 429

g-ente HN; come in questo caso, col prendere .MN a HM


sarà uguale a f/I + QQ, e perciò, in ciò che viene prima,
può e.ssere scritto al posto di r'I+ QQ. Per la qual ragione come -<W- ad o, oppure a ad e. Il terzo tennine, che qui è
e
la resistenza starà alla gravità come 3S x IIT a 4RR x AC;
111100 d · · l a lineetta IN , ch e gtace
. f ra l a tangente
HT _ - - es1gnera
la velocità starà come e la densità del mezzo ze 3
ACVR '" la curva, c perciò determina l'angolo di contatto IHN o
5 x AC !:l curvatnra che la linea curva ha in H. Se la lineetta !J.V
starà come -;~-';~
R x HT i· di gTandezza finita, sarà designata mediante il terzo ter-
:Oi
C~1·ol. 2. conseguenza, se la linea curva PFHQ viene mine insi~me con le successive, all'infinito. )la se la lineetta
defimta medmnte la relazione tra la base o ascissa AC e
l'ordinata CH, come è costume, e se il valore dell'ordinata
viene risolto in una serie convergente, il problema si risolve
rapida_mente m~diante i primi termini della serie, come negli
escmpt seguenti.
Esempio I. Sia la linea PFHQ un semicerchio descritto
sopra il diametro PQ, e si trovi la densità del mezzo in
modo da fare sì che un proiettile si muova lungo questa
linea.
Si bisechi in A il diametro PQ: e si chiami AQ, n; AC,
a; CH, e; CD, o: e sarà DJ2 o AQ2- AD2 =nn_ aa- p A B C D E Q
- 2ao- oo, oppure ee- 2ao- oo, ed estratta la radice col
nostro metodo, sarà DI= e-~_~_ aaoo _
3
ao _ \·i.-•ne diminuita all'intìnito, i termini successivi diventeranno
a3o3 e 2e 2c 3 2el inlinitamentc minori del terzo, e perciò possono essere tra-
- Us -, ecc. Si scriva qui nn al posto di ee + aa, e scurati. Il quarto termine determina la variazione della cur-
, ao nnoo annol vatura, il quinto la variazione della variazione, e così di
eli ventera DI= e - - - - 3 - - - - - - ecc
e 2e 2es•·
c;L•guito. Di qui, fra l'altro, è manifesto l'uso, non disprez-
In serie di questo tipo distinguo i termini. successivi in
zabile, di queste serie nella soluzione dei problemi fondati
questo modo. Chiamo primo il termine in cui non vi è la
sulle tangenti e sulla curvatura delle curve.
quantità infmitamcnte piccola o; secondo, quello in cui tale
. f . . ao nnoo -,ecc.,
quantità è di una sola dimensione; terzo, quello in cui è S1 con ronh ora 1asenee-- - - - -
e ze 3
di due: quarto, quello in cui è di tre; e così all'infinito. Il
con la serie P - Qo - Rvo- So 3 - , ecc., e, in seguito,
primo tcm1ine, che qui è e, denoterà sempre la lunghezza
. p Q R . . a nn ann
della ordinata CH, innalzata sul punto di partenza della a l posto d 1 , , e 5 s1 scnva e, - e , -2e-3 c -2es
- , e
r::-;-
quantità indefinita o. Il secondo termine, che qui è .!!!!_ ,
+ QQ si seri \'a -~~
1
e al posto di J' I
e
+ acl o -n , e la d enstta
· '
denoterà la differenza tra CH e DN, ossia, la lineetta MN,
che viene tagliata allorché si completa il parallclogramroa
"
del mezzo risulterà proporzionale a ~ , ossia (a causa di n
HCDM, e perciò detennina sempre la posizione della tan- '"

l
43° PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SIZIONE Il 43'

.
d a t a l proporzwna1e a
a AC ,·; e CD, o; il rettangolo a+ o per c- a- o oppure ac-
~ o CH , ossia, alla lunghezza HT
- aa- 2ao +co- oo è uguale al rettangolo b X DI, quindi
della tangente che viene delimitata dal scmidiametro AF che ac-aa c-2a
insiste nom1almente alla stessa PQ: e la resistenza starà DI è uguale ad b + b xo-b. " s·1 do-
alla gravità come 3a a zn, ossia, come 3AC al diametro PQ c-2a .
\Tebbe scrivere, ora, il secondo termine b xodique-
del cerchio: ma la velocità starà come l'es. Per la qual
cosa, se un corpo muove dal luogo F, con una velocità adat- sta serie al posto di Qo, e il terzo termine ~o al posto di Roo.
ta, diretta secondo la linea parallela a PQ, e la dPnsità
del mezzo, nei singoli luoghi H, sta come la lunghezza della Poiché, però, i termini non sono di più, il coefficiente 5
~!t:l
quarto termine dovrà essere reso evanescente, e perciò
F tangente HT, e anche la resi-
stenza in un luogo qualsiasi H 5
H la quantità , , alla quale la densità del mezzo è
l sta alla forza di t,'Tavità come R [I+ QQ
3A C a PQ, quel corpo descri- proporzionale, sarà nulla. Quindi, essendo nulla la densità
verà il quadrante F HQ di un del mezzo, il proiettile si muoverà lungo una parabola, come
cerchio. m precedenza Galileo ha dimostrato .
.Ma se il medesimo corpo
p A CD y
muovesse dal luogo P, se-
Q
condo la linea perpendicolare
alia PQ, e cominciasse a muoversi lungo l'arco del se-
micerchio PFQ, A.C o a doncbbe essere presa sulla
parte opposta del centro A e perciò il suo segno dovrebbe
essere cambiato e si dovrebbe scrivere -a al posto
di + a. In tal caso la densità del mezzo risulterebbe
-a
- - . 1\fa la natura non ammette una densità negativa,
'
una densità, cioè, che accelera il moto dei corpi: perciò, in
natura, non può avvenire che un corpo con I'aséendere da P
descriva il quadrato PF di un cerchio. Per ottenere questo

---------.,. ,.
effetto, un corpo dovrebbe essere acceltrato da un mezzo
che spinge, e non essere ostacolato da un mezzo che resiste.
Esempio 2. Sia la linea PFQ una parabola che ha l'asse
.-!F perpendicolare all'orizzonte PQ e si cerchi la densità Jf A B D K N
del mezzo, la quale faccia sì che un proiettile si muova
lungo questa stessa linea. Esempio J. Sia la linea AGK un'iperbole che ha l'asin-
Per la natura della parabola, il rettangolo PDQ è uguale toto NX perpendicolare al piano orizzontale AK, e si ricerchi
al rettangolo costruito sull·ordinata DI e una qualsiasi retta la densità del mezzo, la quale faccia sì che il proiettile si
data; cioè, se quella retta viene detta b; PC, a; PQ, c; CH, muo\·a lungo questa linea.
43 2 PRINClPI MATE!>IAT!Ct LH!RO SECONDO - SEZIONE Il 433

Sia MX l'altro asintoto che incontra in V l'ordinata DG cioè, se su VZ si prende la linea VY uguale a VG, propor-
prolungata; per la natura dell'iperbole, il rettangolo XV x I . mm zmbb b~
x VG sarà dato. Viene anòe dato il rapporto di DNa VX ,jon::tlc a --.-. . Infatti, aa e - - X aa- - -
-- .XY nn n (ta
+-
e perciò viene dato anche il rettangolo DN x VG. Sia esso bb; 00 ,no i quadrati degli stessi XZ e ZY. Ma il rapporto
e completato il parallelogramma DNXZ si chiami BN, a; 1klb resistenza alla gravità è di 3XY a zYG; e la vclo-
BD, o; NX, c; e si supponga che la data ragione di VZ a cilà è quella per effetto della quale un corpo descrive-

ZX o DN sia : . DN sarà uguale ad a - n, VG uguale y

a bb , ··z
ugua1c a -m X (a- o), e GD o NX-
~, zf----~x
a-o n
. m m bb
- V Z- VG uguale a c - - X a
-n n
X a- - - . II
a-o
+-
. bb . . l l bb
t cnnme - - - sta nso to ne la serie convergente - +
a-o a
v
bb
+-
aa
Xo + -abb 3 X oo + -abb
4
X 3
0 , ecc., e GD sarà uguale
m bbm bb bb
ac--xa--+-x o--X o-- x o2-
n a11 aa al
bb . m bb
-
a
x o3, ecc. Il secondo termme - x o - -
-
4
n aa
x o di G ...
questa serie può essere preso al posto di Qo, il terzo
'
·-.·.,
bb 'T
al X 0 2 con segno cambiato al posto di Ro2, e il quarto, M A B D K N
bb
~ X d\ anch'esso con segno cambiato, al posto di So3, ~ rebhe una parabola che ha il vertice G, il diametro DG e il
. ffi . . m bb bb bb ..
1 1oro coe c1entt - - -
n a a a3
, -- e -
a4
vanno scntb nella
'
XY'
parametro VG . s·1 supponga, ·· ch e le dens1ta
perc10, . ' d el

regola precedente, al posto di Q, R e S. Ciò fatto, la den- m.:'zzo nei singoli luoghi G siano inversamente proporzio-
sità del mezzo risulta nali alle distanze XY, e che la resistenza in un luogo qual-
bb siasi G stia alla gravità come 3-XY a zYG; allora il corpo
emesso dal luogo A con una determinata velocità, descri-
\'er:ì quell'iperbole AGK.
mm zmbb b4
-nn- - -11aa
- · + a-4 Esempio 4· Si supponga, in generale, che la linea AGK
sia un'iperbole descritta con centro X e asintoti l\! X, NX,
ossia
per cui, costruito il rettangolo XZDtv• il cui lato ZD taglia
I
l'iperbole in G e il suo asintoto in V, VG può essere inver-
,. mm samente proporzionale alla potenza qualsiasi DN" di ZX
1. aa+--
nn o DJ.V, l'esponente della quale è il numero n; e che si

::R. Nr.wTo:<.
PlUNC!PI MATEM!.TICI
434 LIBRO SECONDO • SEZIONE ti 435

ricerchi la densità del mezzo in cui un proiettile muoverà un corpo proiettato deecriverebbe una parabola che ha il
lungo questa curva.
-..:crtice in G, il diametro GD e il parametro
I+R QQ o
Al posto di BN, BD, NX siano scritti A, O, C rispetti-
vamente e V Z stia a XZ o DN come d sta a e, e VG sia
zXYZ
---x VG.
nn+ n
uguale a ---..!!!!._ , allora DN sarà uguale a A- O, VG =
DN"
Se oLio.
_ bb VZ ~ .!.__ (A- 0), e GD o NX- VZ- VG
(A- O)" ' e Per la stessa ragione per la quale la rlPnsità dd mezzo
d d òb . .
uguale a C - ----;;- A +e 0 - (A _ O)" . 51 scomponga il
5 x AC
ri~ulta, nel corollario primo, propor.r.ionalc a R X JIT ,
bb . . . bb nbb ~c
termine (A_ O)" nella sene mftmta A" + A"+l XO + la resistenza è supposta proporzionale alla potenza qual-

+ nn +n
zA"+ 2 X
bb02
+ n3 + 3ntt
.4.,.+
3
+ zn X
bbQ3
, ecc.,
GD
sa

6
d nbb Md
uguale a C - - x A - - + - X O - - - X O-
e A" e A"+l
- + nn + n bbQ2- + n3 + 31Ht + zn x bbQ3 ecc ...
zA"+z X 6.4."+3 •
. . . d nbb
Il secondo termme d1 questa sene C x O- .A"+ 1 X O va

usato al posto di Qo, il terzo nn + n2 x bb02 al posto di p


zA"+ A B C D E Q
3
quarto n A,. +l+ zn
+ ytn x bbO' al posto di So3• Di
6 siasi P della velocità V, la densità del mezzo risulterà pro-
5
conseguenza, la densità -;:~~==o"" del mezzo, in un luogo
RYr + QQ
porzionale a R;;" x ( ~~ r- 1
• E perciò, se per quella
n+z legge può essere scoperta una curva, tale che sia data la ra-
qualsiasi G, sarà --,co=~~""'~~~~~;="~~~~~
dd
3 . A2+-Az-~A"
./
zdnbb -A
1
nnb~
+ A'" .
gwne dt
. 5 a (HT)"-•
H•AC- , o dt. RH•
5' a (I + QQ)"- 1, .
il
"
e perciò, se su VZ si prende VY uguale' a n X VG, quella R'
corpo muoverà lungo questa curvfl in un mezzo omogeneo
densità è inversamente proporzionale a XY. Infatti A 2 e
c(m una rcsh;tenza chl" starà come b. potenza V" della velo-
dd
x A2- -zdnbb
--- x A nnb+ sono 1· quadrati· de11e stesse
+ --- ci là. 1\Ia torniamo a curve più semplici.
ce - eA~ Av•
Poiché il moto lungo una parabola non avviene se non
.YZ e ZY. l\Ia la resistenza nel medesimo luogo G sta alla
in un mezzo non resistente, e lungo le iperbole qui descritte
XY . ,-y
gravità come 3S per ~ a {RR, ossta, come ~}. a a\·viene per mezzo di una resistenza continua, è eviden-
znn +2n x VG. E la velocità è quella stessa con la quale te che la linea, che un proiettile descrive in un mezzo uni-
n+z fonnemcnte resistente, si accosta di più a queste ipcrbole

\
LIBRO SECONOO • SF.ZION"E Il
l'IU~Cll'l MATEMATICI

che alla parabola. Tale linea è infatti di genere iperbolico, ,ima incontra l'altro asintoto 1'v!X in I, la densità del mezzo
ma intorno al vertice è più distante dagli asintoti, e nelle in A sarà inversamente proporzionale ad AH, e la velocità
parti più lontane dal vertice è più vicina ad essi che le .\! AIJ'
dd corpo starà come ~/----xl , e la resistenza starà alla
iperbolc qui descritte. La differenza, però, tra queste e .,. d . d 21m+ zn per AI.
quella non è così grande che queste non possano essere gr a n a ne1 me estmo corpo come • H a
impiegate abbastanza comodamente in luogo di quella. E Di qui discendono le seguenti regole. ti
2
+
Reg. I. Se viene mantenuta sia la densità del mezzo in A
y l: be la velocità per effetto della quale un corpo è proiettato,

z~-~x

v
v

---
---. - l
T
M A ED K N
.\f A: /1::: kK N
probabilmente queste potmnno essere pm utili che l'iper..: ,.'' ' /
bole più accurata e insieme più complessa. Queste, invero, c
possono essere introdotte nell'uso nel modo seguente.
Si completi il parallclogramma x·'/GT, e la retta GT e viene mutato l'angolo NAH, rimarranno le lunghezze AH,
tocchi l'iperbole in G, perciò la densità del mezzo in G è .1!, HX. Perciò se in qualche caso quelle lunghezze ven-
inversamente proporzionale alla tangPnte GT, e la velocità gono tro,·ate, in seguito, a partirf' rla nn angolo dato qual~
- lciZ .
del medesimo luogo è proporzionale a \l CV , e la rest~
siasi .NAH, l'iperbole può essere rapidamente determinata.
Ret;. 2. Se si mantiene sia l'angolo ~.VAH che la densità
. _,
stenza sta alla forza di grav1ta come GT a
znn + zn V
per G .
del mezzo in A, c viene mutata la velocità con cui il corpo
n+z è proiettato, la lunghezza AH verrà mantenuta, e AI verrà
Per cui se un corpo scagliato dal luogo A secondo la cambiata in proporzione inversa al quadrato della velocità.
retta AH descrive l'ipcrbole A.GK, e AH prolungata incontra Reg. ]. Se si mantiene costante tanto l'angolo NAH quan~
l'asintoto NX in H, e la Al condotta parallela alla mede~ to la velocità del corpo in A la gra\ità acceleratrice, e si
PRl~ClPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE l i 439

aumenta secondo una ragione qualsiasi la proporzione della ~cmisomma di queste tangenti alla più piccola delle tan·
resistenza in A rispetto alla gravità motrice, la proporzione di g·~nti GT.
Ali ad AI verrà aumentata nella medesima ragione, fermo Reg. 5· Se vengono date le lunghezze AH, AI, e la figura
restando il parametro della predetta parabola, e anche la .lGE deve essere descritta, si prolunghi HN fino in X, così
Afi2 . l
l unghezza ----:JT ad essa proporztona e; pereto
.. AH .
·vtene chè HX stia ad AI come n+ r a r; e con centro X e
.1-"inioti MX, NX, venga descritta, attraverso il punto A,
diminuita nella medesima ragione, e AI viene diminuita nn'iperbole tale che, AI stia ad una VG qualsiasi come XV"
;.l .Y /".
N
Reg. 6. Quanto maggiore è il numero n, tanto più sono
~XM
M1
precise rrueste iperboli nell'ascesa del corpo da A, e meno
1'rcchè nella loro discesa verso I{; e viceversa. L'iperbole
s M cl)nica tiene una ragione media fra di esse, cd è più scm·
plice delle altre. Perciò, se l'iperbole è di questo tipo, e si
CL~rca il punto [(, ave il corpo proiettato cade sulla retta
.v '' •Jilabiasi AN, che passa per il punto A, la retta prolun·
.(F '' "'' ' ' ::.;·:1.la AN incontra gli asintoti JfX, NX in Jf e N, e J.VK
/ l l \
/ l \ \ 1·ivne assunta come uguale ad AJI.
' l \ \
l '
/(
l
l
\ \
\l
Rl'g. 7· Di conseguenza, si ricava un metodo per detcr·
/ ' IG l __
\1'\ mimre rapidamente quest'ipcrbolc a partire dai fenomeni.
~~~l -- h\', :-ìiano proiettati due corpi simili ed uguali, con la medesima
:::.-..:~
- T '
' \"••locità, secondo gli angoli diversi HAI(, hAk, e cadano sul
piano dell'orizzonte in K e k, e si trovi la proporzione di
M A:
'
'••'
. /E kK N ..lf{ ad Ak. Sia essa di d ad e. Allora, innalzata la per-
JlL'lldicolarc AI di lunghezza qualsiasi, si prenda una lun·
c ~ht:zza qualsiasi AH o Alt, e indi si calcolino gralÌ.Ca·
mente le lunghezze AI(, .Ak, per mezzo della regola 6. Se
secondo il quadrato di quella ragione. Ma la proporzione il rapporto di AK ad Ak è identico al rapporto di d a e,
della resistenza rispetto al peso è aumentata quando o la la lunghezza AH sarà stata assunta esattamente. Se è minore,
gravità specifica, restando uguale la grandezza, viene dimi- si prenda sulla retta infinita SJf la lunghezza SM uguale
nuita. oppure la densità del mezzo è maggiore, o quando la all'assunta AH, e si innalzi la perpendicolare 1lfN. uguale
resistenza, diminuita la grandezza, viene diminuita in ragione AK d . . ..
alla dif[crenza Ak -C de.cap p·o r t t mo ]ttplicat a per una
minore del peso.
Reg. 4· Poiche la densità del mezzo è, vicino al vertice qnalsiasi retta data. Con simile metodo, a partire dalla
dell'iperbole, maggiore che nel luogo A, deve essere trovata, ao,sunzione di numerose lunghezze AH, devono essere trovati
affinché si abbia la densità media, la ragione della più pic- altrettanti punti N, c attraverso tutti questi punti si potrà
cola delle tangenti GT alla tangente AH, e la densità in A tracciare la linea curva regolare NNXN, che taglia la retta
deve essere aumtntata in una ragione poco più grande della SJIJIJI in X. Si a,:;:mma infine AH uguale all'ascissa SX,
:'
44' PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECOI'DO - SEZIONE Il

e di nuovo si trovi la lunghezza AK; e le lunghezze, che qucll'iperbole nel punto H; allora il proiettile lanciato secondo
stanno alla lunghezza presa AI, e a questa ultima AH, come la retta AH cadrà sul punto K - C.V.D.
la lunghezza ./1K, conosciuta mediante l'esperimento, sta alla Infatti, il punto H, a causa delia lunghezza data AH,
lunghezza AK trovata per ultima, saranno le vere lunghezze ~t3_ in un qualche luogo del cerchio descritto. Si tiri CH
AI e AH che bisognava trovare. !\In. date queste, sarà data cltc incontra le AK e KF, quella in E, questa in F; allora,
anche la resistenza del mezzo nel luogo A, la quale sta alla a causa delle lince parallele CH, MX e delle linee uguali AC,
AI. AE sarà uguale ad AM, e perciò uguale anche a KN.
~[a CE sta ad AE come FH a KJ.Y, e perciò CE e FH sono
uguali. Il punto H, dunque, cade sull'iperbolc descritta con
x gli asintoti AK, KF, la cui coniugata passa per il punto C,
l' pertanto si trova nel comune punto di intersezione di

questa iperbole e del cerchio descritto.- C.V.D.


Va notato, inoltre, che questa operazione si ottiene ugual-
,v , ''
nwnle sia che la retta AKN risulti parallela all'orizzonte,
'l /~ \\ ~ia che, rispetto all'orizzonte, risulti inclinata di un angolo
'
l
l
/ -'F'
l 'l ' l qnalsinsi: e poiché i due angoli NAll, N Ah risultano dalle
/' l l l
' l l \ dne intersezioni H, h, è sufficiente, nella prassi della mec-
l ' l \ l
~r 1 ''
canica, descrivere il cerchio una sola volta e dopo applicare
/rG 1 " il regolo indefinito CH al punto C, affinché la sua parte
l -~'
~--::J--- l -- h''l", Z:ll, interposta fra il cerchio e la retta FK, sia uguale
-- ---- T \
alla sua parte CE situata tra il punto C c la retta f1K.
--- kK N
Le cose che sono state dette circa le iperboli si applicano
facilnwntc alle parabole. Infatti, se XAGK designa una
parabola che tocca la retta XV
nd vertice X, e le ordinate
I.-l, VG stanno come le po-
forza di gravità come AH a 4 / 3 Al. 1\la la densità del mezzo, tl'nzc CJ_uabiasi XI", XP delle T
per la regola 4, deve essere aumentata, e la resistenza in ascisse XI, XV, si tirino XT,
tal modo trovata, se viene aumentata secondo un'identica GT, AH, delle quali XT sia
ragwnc, sarà più precisa. parallela a VG, c GT, AH toc-
Reg. 8. Trovate le lunghezze AH, HX, Sf', ora, si de!:>i- chino la parabola in G e A: il
dcrasse la posizione della retta AH, secondo cui un proiet- corpo lanciato da un luogo
tile, scagliato con quella data wlocità, cade :o;ul punto qual- rtualsiasi A, lungo la retta pro-
siasi K., si innalzino Yerso i punti A e K le rette AC, KF hmgata AH, con una velocità
perpendicolari all'orizzonte, delle quali AC tenda all'ingiù e idonea, descriverà questa pa-
sia uguale alla AI o 1 / 2 HX. Con asintoti AK, KF si descriva rabula, se la densità del mez-
un'iperbole, la cui coniugata passi per il punto C, e con zo, nei singoli luoghi G, è inversamente proporzionale alla
centro A c intervallo .-t li si descriva un cerchio che taglia tangente GT. !Ila la velocità in G sarà quella per effetto
PRlK'ClPl MATEMATICI

della quale il proiettile proseguirà, in uno spazio non resi-


stente, lungo una parabola conica che ha G come vertice, VG
,. ., zGT1
come di ame t ro prol unga t o all mgtu, e come
(nn-n)xVG
parametro. E la resistenza in G starà alla forza di gravità
2nn-2n SEZIO:-<"E III.
come GT a X VG. Per cui se NAK designa una
n 2 IL MOTO DEI CORPI
linea orizzontale, e se rimangono identiche sia la densità AI QUALI VIENE OPPOSTA RESISTENZA
del mezzo in A, sia la velocità con la quale il corpo è IN PARTE IX RA.GIONE DELLA VELOCITt\,
scagliato, e l'angolo NAH viene comunque mutato, permar- I~ PARTE IN R.:-\GIONE DEL QUADRATO DI ESSA
ranno le lunghezze AH, AI, HX, e perciò viene dato il
vertice X della parabola, come anche la posizione della
retta XI, e prendendo T'GalA come Xli" a Xl", vengono !l!ì.Ol'OSIZIONE XL TEOREMA VIII.
dati tutti i punti G della parabola, attraverso i quali pas-
serà il proiettile.
Se ad un corpo vùne opposta resistenza in parte in ragione
d,:11a 'l.'elocilà, in parte in ragione del quadrato della velocità,
,, 1111to1JC i11 nn mezzo omogeueo per effetto delf,l sola fotza insita;

st~, inoltre, i tempi vengono presi ilt progressione aritmetica,


allora le q1tantità inversamente proporzionali alle ·iJelocilà, a·tt-
mwtate di una certa q1tantità data, saranno in progressione
r.;comr:lrica.
Con centro C e asintoti rettangolari CA.Dd e CH, si
<lescrin l'iperbole BEe, e siano AB, DE, de le parallele
all'asintoto CH. Sull'asin- H
toto CD si diano i punti
.-1, G: e se si rappresenta il B
tempo mediante l'area iper-
holica ABED uniforme-
mente crescente, dico che
la Yelocità può essere rap~
presentata mediante la lun- c G A D d
ghezza DF, la cui reciproca F
CD, insieme alla data CG,
compone la lunghezza CD, crescente m progressione geo-
metrica.
Sia, infatti, la piccola area DEed il minimo incremento
dato del tempo, Dd sarà, allora, inyersamente proporzionale
444 PI\II"CIPJ MIITEMATICI
Lrll!I.O SECONDO - SEZIONE III 445

a DE, e perciò direttamente proporzionale a CD. Ma il decre-


PROPOSIZIO~E XII. TEOREMA IX.
mento del medesimo G~ , che (per il lemma II di questo
p 08 te le medesime cose, dico che se gli spazi descritti solto
. ) , Dd , CD
111)fo e - - 2 , stara come - - o
CG GD +
, ossia, come l.,r.:si ili progressione aritmetica, le velocità, aumentate di una
GD GD 2 GDZ certa qu,mtità data, saranno in progressione geometrica.
r CG
GD + GDZ · Dunque, poiché il tempo ABED cresce uni- Sull'asintoto CD venga dato il punto R, e venga innal-
formemente a causa dell'aggiunta delle particelle date EDde, zata la perpendicolare RS, in modo che incontri l'iperbolc
in S, c si rappresenti lo spazio descritto mediante l'arca
' decresce nella stessa ragione della velocità. Infatti, il
CD ìpt:rbulica RSED; al-
decremento della velocità sta come la resistenza, ossia (per lora la wlocità sarà li
l'ipotesi) come la somma di due quantità, delle quali una propDrzionale alla lun-
è pruporzionale alla velocità, l'altra al quadrato della velo- _:..;hczza GD, che, in- B
~icnw alla data CG,
cità; e il decremento di G~ sta come la somma delle quan- l"ostiluisce la lunghez-
E,
I CG I za CD decrescente in s
tità GD e GDZ , la pnma delle quali è la stessa progressione geometri-
GD'
CG . I ca, mentre lo spazio
e la seconda, GDl , è proporZIOnale a _GDZ ; per cense- HSED.,.umentainpro- C G ~1 Dd l<
I g-rcssionc aritmetica.
guenza GD , a causa di un analogo decrern~nto, è propor- Infatti, a causa dell'incremento dato EDde dello spazio,
zionale alla velocità. E se la quantità GD, inversamente la lineetta Dd, che è il decremento della GD, sarà inversa-
I mente proporzionale a ED, e perciò, direttamente propor-
proporzionale alla GD , viene aumentata della quantità zionale a CD, ossia, proporzionale alla somma della GD e
data CG, la somma CD, poiché il tempo ABED cresce uni- ddla lunghezza data CG. l\"la il decremento della velocità,
formemente, crescerà in progressione geometrica. - C.V.D. in un tempo che è inversamente proporzionale ad esso, e
Corol. I. Se quindi, essendo dati i punti A, G, il tempo dnrante il quale b. data particella DdcE di spazio viene
YÌenc rappresentato mediante l'area iperbolica ABED, la descritta, sta come il prodotto della resistenza per il tempo,
ossia. direttamente proporzionale alla somma delle due quan-
velocità può venire rappresentata mediante _I_ reciproca
tità, delle quali una sta come la velocità, l'altra come il
della CD. GD
quadrato della velocità, e, inversamente proporzionale alla
Corol. 2. Ma prendendo GA a GD come la reciproca della
n~locità: perciò, direttamente proporzionale alla somma delle
velocità iniziale alla reciproca della velocità alla fine di un
due quantità, delle quali una è data e l'altra è proporzionale
tempo qualsiasi ABED, si troverà il punto G. Ma una volta
alla velocità. Il decremento, quindi, tanto della velocità
trovatolo, può essere trovata la velocità a partire da un
quanto della linea GD, sta come il prodotto della quantità
qualsiasi altro tempo dato.
data per la quantità decrescente, e a causa degli analoghi
decrementi, le quantità decrescenti saranno sempre analoghe;
cioè la velocità e la linea GD. - C.V.D.
446 PRl~CIPl MATHiATICI LIBRO SECONDO - ~F.ZIONE 111 447

Coro!. Se la velocità viene rappresentata mediante la


I. gnYità sia rappresentata mediante DA 2, così che la gravità
lunghezza GD, lo spazio descritto starà come l'area iperbolica stia alla resistenza in P come DA 2 ad AP2 +
2BAP: il tempo
DESR. d•.:'ll'intcra ascesa starà come il settore EDT del cerchio.
Coro!. 2. E se il punto R viene assunto in un qualunque Si tiri infatti DVrJ, che taglia il momento PQ della velo-
luogo, il punto G viene trovato prendendo GR a GD, come ,_,itit APe il momento DTV del settore DET, che corrisponde
la velocità iniziale alla velocità dopo che è stato descritto ::t un momento dato del tempo; quel decremento PQ della
l~ spazio qu~lsiasi RSEJ?. Ma trovato il punto G, lo spazio Ydocità starà come la somma delle forze di gravità DA 2 e
vtene determmato a partire da una data velocità, e viceversa. +
di resistenzaAP 2 zBAP, ossia (per la prop. XII del libro II
C~r~l. J. Di consegue~za, poiché (per la prop. XI) la ckgli Elementi) come DP 2 • Di conseguenza, l'area DPQ pro-
velocrta, dato un tempo, e data e, per questa proposizione porzionale alla PQ, sta come DJ'2 c l'arca DTV, che sta al-
lo spazio viene dato a partire da una data velocità 1~ l'an·a DPQ come DTZ a DP 2, è proporzionale alla quantità data
spazio sarà dato a partire da un dato tempo, e vicev~rsa. DP. L'area EDT, quindi, decresce uniformemente in accordo
col icmpo restante, per sottrazione delle particelle date DTV,
PROPOSIZIOXE XIII. TEOREMA X. c pcrciù è proporzionale al tempo dell'intera ascesa.- C.V.D.
Cnso 2. Se la velocità d'ascesa del corpo viene rappre-
_Posto che un corpo, attratfo t•erso il basso da una gravità
·"cntata, come prima, per mezzo della lunghezza AP, e si
umforme, salga o scenda in linea retta, e che al medesimo
venga opposta resistenza in parte in ragione della velocità, ln
parte in ragione del quadrato di essa, dico che: se le rette paral-
lele ai diametri di un cerchio e di wt'iperbole sono condotte
per gli estremi dei diametri coniugati, e se le velocità stanno
come alcuni segmenti delle paral-
lele condotte da un. dato punto, i P
tempi staranno come i settori delle
arce, tagliati dalle rette condotte dal
centro verso gli estremi dei segmenti,
e viceversa.
Caso I. Supponiamo, per prima suppone che la resistenza stia come A.z:n +
zBAP, e se la
cosa, che un corpo salga, e con cen- fnrza di gravità è minore di quella che può essere rappre-
tro D e semidiametro qualsiasi DB D F ,;l·ntata mediante D •.P, allora si prenda BD di una lunghezza
venga descritto un quadranteBETP tale che AB 2 - BD 2 sia proporzionale alla gravità, e DF sia
di un cerchio e per l'estremo B del semidiametro DB si pcrpcnùicolare ed uguale alla DE, e per il vertice F venga
tracci la linea infinita BA.P, parallela al semidiametro DF. dtscritta l'iperbole FTVE, i cui semidiametri coniugati siano
Su di essa venga dato il p·.mto A e si prenda il segmento DH e DF, e che tagli DA in E, e DP, DQ in T e V; allora,
AP proporzionale alla velocità. Poiché una parte della resi- il tempo dell'intera ascesa starà come il settore TDE del-
stenza sta come la velocità, e l'altra parte come il quadrato l'ipcrbule.
della velocità, l'intera resistenza sta come APZ +
zBAP. Si Infatti, il decremento PQ della velocità, effettuato in un
congiungano DA, DP che tagliano il cerchio in E e T, e la dato interYallo di tempo, sta come la somma della resistenza

l
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE tll 449

AP2 + 2BAP e della gravità AB2 - BD 2, ossia come BPZ _ triangolo DAP all'area del settore DAt; perciò viene dato
- BD 2 • Ma l'arca DTV sta all'area DPQ come DP a DPl, a partire da un tempo dato. La velocità, infatti, in un
perciò, se verso DF si abbassa la perpendicolare GT, sta mezzo non resistente è proporzionale al tempo e perciò a
come GP o GD 2 -DF 2 a BD1 , e come GD 1 a BP 2, e scom- 'lucsto settore: in un mezzo resistente sta come il triangolo,
ponendo come DF 2 a HP~- BD 2 • Per la qual cosa, poiché ,. in entrambi i mezzi, allorché è minima, si accosta alla
l'area DPQ sta come PQ, ossia, come BP 2 - BDz, l'area r;1gione di uguaglianza, come il settore e il triangolo.
DTV starà come la quantità data DP. L'arca EDT, quindi,
decresce uniformemente nei singoli intervalli uguali di tempo, ScoLI<).
per scomposizione di tutti gli intervalli dati DTV, e per- Il caso può essere dimostrato anche nell'ascesa del corpo,
tanto è proporzionale al tempo. - C.V.D.
la forza di gravità è minore di quella che può essere
,_l(l\'l'
Caso 3· Sia AP la velocità del corpo durante la discesa,
rapprt>scntata mediante D.:-12 o AB2 + BD 2 , e maggiore di
AP2 + zBAP la resh;tenza c BD 2 - AB 2 la forza di gravità,
'ltwlla che può essere rappresentata mediante AB2 - BD 2, e
essendo DEA un angolo retto. Se dcw essere rappresentata per mezzo di AB2 • 1\Ia passo
con centro D e vertice principale B,
all altro.
~"'=-,.---jG viene descritta l'ip<>rbole rettango-
lare BETV che taglia le linee pro- PlWPOSll!Ol\E XIV. TEOREMA Xl.
---c~<C1:~'2:-!B lungate DA, DP, DQ in E, T e V,
il settore DET di questa iperbole Jlusle le slesse cose, dico che lo spazio descritto durante
starà come l'intero tempo della f',rsC/.'sa o la disccm, sta come la differenza dell'arca con cui
discesa. il lonpo /:espresso, e dell'altra qualsiasi arca clte viene aumen-
Infatti, l'incremento PQ della /,rla o diminuita in progressione aritmetica, se le forze costi-
velocità, e l'arca DPQ ad esso pro- tuite dalla resistenza e dalla gravità vengono assmzte in pro-
porzionale, sta come l'eccedenza grt"ssiune geometrica.
della gravità alla resistenza, ossia, Si prenda :1C (come nelle tre successive figure) propor-
come BD 2 - AB2 - zBAP- AP2 o BD 2 - BP 2• E l'area zionale alle gravità c AK alla resistenza. Ma si prendano
DTV sta all'area DPQ come DP a DP 2, perciò come GP. ~ul medesimo lato del punto A, se il corpo discende, altri-
o GD 2 - BD 2 a BP 2, e come GD 2 a BD 2 , e scomponendo menti sul lato opposto.
come BD 2 a BD 2 - BP 2 • Per la qual cosa, poiché l'arca Si innalzi Ab, che sta a DB come DB 2 a 4BAC, e descritta
DPQ sta come BD 2 - BP!, l'arca DTV starà come il dato l'iperbolc bN i cui asintoti sono le perpendicolari CK, CH,
BD 2• L'area EDT, quindi, aumenta uniformemente nei cd innalzata KN perpendicolare a CK, l'area AbNK verrà
singoli intervalli uguali di tempo, per l'addizione di altret- aumentata o diminuita in progressione aritmetica, mentre le
tanti intervalli dati DTT', e pertanto è proporzionale al forze Cl{ vengono assunte in progressione geometrica. Dico,
tempo della. discesa. - C.V.D. quindi, che la distanza del corpo dalla sua altezza massima
Coro!. Se con centro D e semidiametro DA, si conduce sta come l'eccedenza dell'area AbNJ( rispetto all'area DET.
per il vertice A l'arco A.t simile all'arco ET e che similmente Infatti, poiché AK sta come la resistenza, ossia, come
sottende l'angolo ADT, la vel(Jcità AP starà alla velocità, APl + 2.BAP, si prenda la qualsiasi quantità data Z, e si
che il corpo nel tempo EDT, in uno spazio non resistente, AP2 + 2BAP
può salendo perdere e scendendo acquistare, come l'area del
ponga A]{ uguale ad z , e (per il lemma II
2g. N~WTQN,
45° PRINCIPI MATEMATICI
liBRO SECONDO • SEZIONE TII 45'

di questo libro) il momento KL di AK sarà uguale a __ Bf!Z 0 AP2 + zBAP + AB2 - BD 2, ossia, a AK X Z +
2APQ + 2BA x PQ 2BPQ . -1- AC x Z o CK x Z. L'area DTF, perciò, starà all'area
· ;; o z , e tl momento KLON del-
DP\_) come DB1 a CK X Z.
2BPQ x LO BPQ x ED' Ca•;o 3· Per lo stesso ragionamento, se il corpo scende
l'area AbNK sarà uguale a o
Z zZxCKxAB c la gravit~t, perciò, sta come BD 2 - A B 2, e la linea AC
BD 2 -AB 2
H
E (nella terza fi.gura) è uguale a z , l'area DTV
H ,_tarà all'area DPQ come DB 2 a CJ( X Z: come sopra.
Puiché, dunque, le arce stanno .sempre in questa ragione,
ON s•_' ;tl posto dell'area DTV, nella quale il momento del tempo
b
v e 5 prf:'sso come sempre uguale a sé medesimo, si scrive un
LK ,-,·rto determinato rettangolo, supponiamo BD X m, l'area
nrr,J, ossia, 1 / 2 BD x PQ, starà a BD x m come Cl{ x Z
o a BJJ!. E quindi PQ X BD 3 diviene uguale a 2BD X m X
N ('!{ x Z, e il momento KLON dell'arca Ab1VK, trovato
BP x BD x m .
~·-~pra, diventa . Il momento D1 V o RD x m
AB . . , AP x HD x m
~ia sottratto dall'area DE1 c nmarra AB · La
H
diff(•rcnza dci momenti, ossia, il momento della differenza
p AP x BD x m
ddk aree, è dunque uguale ad AB , e per~
BD x m
lanto, a causa di AH dato, sta come la velocità AP,
n~sia, come il momento dello spazio che il corpo, salendo
r1 ~n·ndcndo, descrive. La differenza delle aree, perciò, e
D F lltkllo spazio, crescenti o decrescenti secondo momenti pro-
porzionali, che insieme incominciano o insieme sono resi
Caso I. Ora, se il corpo sale e la gravità sta come e\·anescenti, sono proporzionali. - C.V.D .
.·1B2 +
BD 2, essendo BET un cerchio (nella prima fi- D Corol. Se la lunghezza, che nasce dividendo l'area DET
gura), la linea AC, che è proporzionale alla gravità, sarà um la linea BD, viene detta JJ, e l'altra lunghezza V viene
,1B2 +
BD 2
+
-·- L - - , e DP2 u AP2 2BAP AB2 + BDz sarà + ~ssnnta rispetto alla lunghezza .U in quel rapporto che ha la
linr:a DA alla linea DE, lo spazio, che un corpo descrive in
AK x Z + AC X Z o CK x Z; perciò l'area DTV starà nn mezzo resistente durante l'intera ascesa o discesa, starlt
all'arca DPQ come DT 2 o DBZ a CK x Z. ~no spazio che un corpo, nello stesso tempo, può descriYere
Ca.~o 2. Se, invece, il corpo sale e la gravità sta co- in un mezzo non resistente cadendo dal suo punto di quiete,
me AB2 - BD 2 , la linea AC (nella seconda figura) sarà BD x P
AB2 -BD 2 come la differenza delle predette aree sta a --"'~
-·~"-~-'""'--,
z e D P.. starà a DP1 come DF o DB 2 a BP 2 -
perciò è dato a partire da un tempo dato. Infatti, lo spazio in
1
45' PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE III 453

un mezzo non resistente sta in ragione del quadrato del tempo, qnindi, e la differenza delle aree DET e Abl•-.'K, quando
. ED x P tutte queste aree sono minime, hanno momenti uguali;
o come V 2 , e, a causa di ED e AB date, come--..,--
AB perciò sono uguali. Per cui, poiché le velocità, e perciò
DA 2 x ED x 1'112 anche gH spazi descritti contE'rnporaneamente in entrambi
Questa area è uguale all'area DEl X AB , e il mo-
i mezzi all'inizio della discesa o alla fine della salita si
H accostano all'uguaglianza, e quindi stanno fra loro come
E BD x V 2
l'an~a , e la differenza delle arce DET e AbNK;
H AB
c perciò, poiché lo spazio in un mezzo non resistente sta
b ON ED x F'
continuamente come AB e lo spazio in un mezzo
r,_,si:-:t.ente sta perpetuamente come la differenza delle aree
n ET e .Abl\:K, è necessario che gli spazi in entrambi i mezzi,
o c.lescritti in tempi qualsiasi uguali, stiano fra loro come
N
BD x V 2
l'area AB , e la differenza delle aree DET e .1bNK.
- C.V.D.

~COLlO.
p
La resistenza dei corpi sferici nei fluidi nasce in parte
dalla tenacità, in parte dall'attrito, in parte dalla densità
lkl mezzo. Abbiamo detto che quella parte della resistenza,
che nasce dalla densità del fluido, è in ragione del quadrato
tlella velocità; l'altra parte, che nasce dalla tenacità dcl
D F Il nido, è uniforme, o come il momento del tempo: sarebbe, per-
ciò, opportuno passare ora al moto dei corpi ai quali viene
mento di M è m; perciò il momento di quest'area
DA 2 x ED x 2M x m opposb resistenza in parte con forza uniforme o in ragione
D dci momenti del tempo, e in parte in ragione del quadrato
DE 2 X AB
Ma questo mom~nto sta ~1 momf!nto della differenza ddb. velocità. )'[a è sufficiente aver chiarito l'accesso a questo

delle aree predette DET e AbNK, cioè a AP x:: m X


ragionamento nelle proposizioni VIII e IX, che precedono,
e nt>i loro corollari. In es,:e, infatti, al posto della resistenza
DA 2 x ED x Jf DA 2 uniforme di un corpo ascendente, che nasce dalla sua gravità,
come DE 2 a 1
fz BD x AP, ossia come DP si pur) sostituire la resistenza uniforme, che nasce dalla
per DET a DAP, perciò, ave le arce DET e DAP siano tenacità del mezzo, quando il corpo si muove per effetto
minime, in un rapporto di uguaglianza. L'area
BD x V 2
AB
==-è"'- llella sola forza imita; e al corpo che sale lungo una rdta è
lecito aggiungére questa resistenza uniforme alla forza di
454 PRINClPl MATEMATICI

gravità; e sottrarre la medesima, quando il corpo discende


lungo una retta. Sarebbe opportuno, anche, passare al moto
dci corpi ai quali viene opposta resistenza in parte unifor-
memente, in parte in ragione della velocità e in parte in
ragione del quadrato della velocità. Aprii la strada nelle
precedenti proposizioni XIII e XIV, nelle quali anche la
resistenza uniforme, che nasce dalla tenadtà del mezzo può SEZIONE IV.
essere sostituita dalla forza di gravità, o essere composta, IL :O.IOTO CIRCOLARE DEI CORPI IN MEZZI RESISTENTI
come prima, con la medesima. Ma pa.<:so ad altro.

LDIMA III,
Sia PQR una spirale e/te faglia tutti i raggi SP, SQ, SR,
ccc., secondo angoli uguaU, Si tracci la retta PT che tocca la
mcd,:sima spirale in un punto q1wlsiasi P, e taglia il raggio
SO in T; e avendo innalzato verso la spirale le perpendicolari
PO, QO, che si incontrano in O, si congiunga SO. Dico che

s,: i p11nti P e Q si accostano milfuamente e coincidono, l'an-


gufo PSO div~Jnterà retto, e l'ultima ragione dd rettangolo TQ X
,v; 2 PS a PQl sarà la ragione di uguaglianza.
Infatti, dagli angoli retti OPQ, OQR si sottraggano gli
angoli uguali SPQ, SQR, c rimarranno gli angoli uguali
OP5ì, OQS. Il cerchio, dunque, chE: passa per i punti O, S,
P, passerà anche rer il punto Q. I punti P ~ Q si congiun-
,,
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE IV 457

gano, e questo cerchio toccherà la spirale nel luogo di con- quadrati dei tempi durante i quali sono generati: perciò il
giunzione PQ, perciò taglierà perpendicolarmente la retta decremento dell'arco PQ è la quarta parte del decremento
OP. Quindi OP diventerà il diametro di questo cerchio, e tkll';uco PR. Per cui, se l'area QSr è presa uguale all'area
l'angolo OSP, essendo un semicerchio, diventerà retto. - J'.)\j. anche il decremento dell'arco PQ sarà uguale alla
C.V.D. nwti della lineetta Rr; perciò, la forza di resistenza e la
Su OP si abbassino le perpendicolari QD, SE e le ultime forza c\'ntripeta stanno fra loro come le lineette 1 f z Rr e TQ
ragioni delle linee saranno di questo tipo: TQ a PD come dw esSP generano contemporaneamente. Poiché la forza cen-
TS o PS a PE, o 2PO a 2PS; parimenti PD a PQ come tripeta, per effetto della quale il corpo è spinto verso P, è
PQ a zPO, e in base alla proporzione perturbata si ha che inversamente proporzionale a SP 2, e (per il lemma X del
TQ sta a PQ come PQ a 2PS. Per cui PQZ diventa uguale libro I) la lineetta TQ, che è generata da quella forza, sta
a TQ x 2PS. - C.V.D. in una ragione composta del rapporto di questa e del qua-
,Jrctto del tempo durante il quale l'arco PQ viene descritto
PROPOSIZIONE XV. TEORDfA XII. (infatti, in questo caso trascuro la resistenza in quanto infi-
Se la densità di un mezzo nei singoli luoghi è inversa alla nitamente minore della forza centripeta), allora TQ X SP 2,
distanza dei lttogltl da un centro immobile, e la forza centripeta "~sict (per l'ultimo lemma} 1 / 2 PQ2 x SP, sarà in ragione del
è in ragione del quadrato della densità, dico che un corpo può r tw.drato del tempo, perciò, il tempo sta come PQ x fSP;
1
ruotare lungo una spirale che ùzterscca tutti i raggi condotti t' la wlocità del corpo, per effetto della quale l'arco PQ

da quel centro secondo un angolo dato. PQ


Yiene descritto durante quel tempo, sta rome
Si suppongano le cose del lemma precedente e si pro- PQ x ISP
l
lunghi SQ verso V, in modo che SV sia uguale a SP. Durante o - : = ' ossia, è inversamente proporzionale alla radice
)SJ>
quadrata di SP. Per un ragionamento analogo, la velocità
per effetto della quale l'arco QR viene descritto, è inver-
"amcnte proporzionale alla radice quadrata di SQ. 1\Ia gli
archi PQ c QR stanno come le velocità che li descrivono fra
loro, ossia come la radice quadrata di SQ ad SP, o come
p S'Q a liS·p x SQ; e per l'uguaglianza degli angoli SPQ, SQr,
e le aree uguali PSQ, QSr, l'arco PQ sta all'arco Qr come
.'-·Q a SP. Si prendano le differenze dei conseguenti propor-
zionali, e l'arco PQ starà all'arco Rr come SQ a SP-
-ISP x SQ, o 1 / 1 V{J. Infatti, coincidendo i punti P e Q,
l'ultima ragione di SP-I'SP x SQ a 1/l V{?, è quella di
un tempo qualsiasi, in un mezzo resistente, il corpo descriva uguaglianza. Poiché il decremento dell'arco PQ, generato
l'arco minimo PQ, e durante un tempo doppio l'arco minimo dalla resistenza, o il doppio Rr di questo, sta come la resi-
PR; i decrementi di questi archi, generati dilla resistenza, stenza e il quadrato del tf'mpo congiuntamente, la resistenza
o la diHerenza dagli archi che sarebbero descritti in un mezzo , Rr •
non resistente negli stessi tempi, staranno fra loro come i s t ara come PQ 2 x SP . Ma PQ stava aRr come SQ a 1 12 V Q,
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO • SEZtoNE IV 459

Rr 1/ VQ
2 Coro!. 4· Il corpo perciò non può essere fatto girare lungo
di conseguenza sta come
PQ' x SP PQ x 5P X 5Q 0 questa spirale se non dove la forza di resistenza è minore
05 ddla metà. della forza centripeta. La resistenza sia uguale
come OP'/,X SP 2 • I n f at t·t, comct
. .dend o t. puntt. P e Q, coin-
alla metà della forza centripeta, e la spirale coinciderà con
cidono anche SP e SQ, e l'angolo PVQ è retto; e per i trian- la linea retta PS, e lungo questa retta il corpo discenderà
goli simili PVQ, PSO, PQ sta a 1 / 2 VQ come OP a 1 j 2 0S. n·r:;o il centro con quella velocità, che sta alla velocità, con
.di 05 . . h quale, nelle proporzioni precedenti nel caso della para-
Qum , OP x spz sta come la reststenza, ossia, in ragione bola (teorema X, libro I), provammo che avviene la disce-
della densità del mezzo in P e in ragione del quadrato della :-.a in un mezzo non resistente, come la radice quadrata
dell'unità al numero due. E i tempi di discesa saranno qui
velocità congiuntamente. Si sottragga il rapporto del qua-
in\·ersamente proporzionali alle velocità, e perciò dati.
drato della velocità, precisamente la ragione
5~ , e rimarrà Curol. 5· E poiché ad uguali distanze dal centro la velo-
d t~\ è identica nella spirale PQR come nella retta SP, e la
05
la densità del mezzo in P come -;;;;-cc-,,.. Sia data la
OP x 5P
spirale, e per la data ragione di 05 a OP, la densità del
mezzo in P starà come
5~ . Dunque, in un mezzo la cui
densità è inversamente proporzionale alla distanza dal cen-
tro 5P, un corpo può ruotare lungo questa spirale.- C.V.D.
Corol. I. La velocità nel luogo qualsiasi P è sempre quella
per effetto della quale un corpo può ruotare, in un mezzo
non resistente, lungo un cerchio con la medesima forza cen-
tripeta, alla stessa distanza 5P dal centro.
Corol. 2. La densità del mezzo, se viene data la distanza
05 lunghezza della spirale alla lunghezza della retta PS sta in
SP, sta come OP ; se quella distanza non è data, come
una ragione data, ossia, nella ragione di OP a OS, il tempo
05 Q.di . ~_h·lla discesa lungo la spirale starà al tempo della discesa
OP x SP . wn , una spirale può essere adattata ad
lungo la retta SP in quella medesima data ragione, e per-
una qualsiasi densità del mezzo. lan t o è da t o.
Coro[. 3· La forza di resistenza nel luogo qualsiasi P, Coro!. 6. Se con centro S e con due intervalli qualsiasi
sta alla forza centripeta nel medesimo luogo come 1 / 2 05 dati, vengono descritti due cerchi; e fermi restando questi
a OP. Infatti, quelle forze stanno fra loro come 1 /: Rr e TQ, cerchi, viene comunque mutato l'angolo che la spirale costi-
'/ VQ X PQ 'f.PQ' . • tuisce insieme al raggio PS, il numero delle rivoluzioni che
o come 4 · e · ossm conte 1 / IQ e PQ
SQ SP ' . ' z ' tm corpo può completare tra le circonferenze dei cerchi,
o / 2 05 e OP. Data, quir_di, la spirale è data anche la
1 spingendosi lungo la spirale da circonferenza a circonferenza,
proporzione della resistenza alla forza centripeta; e, vice- PS . ,
sta come OS , o come la tangente dt quell angolo che la
versa, data la proporzione viene data la spirale.
PRINCIPI MATEMATICI LiliRO SECONDO - ~EliONE IV

spirale costituisce insieme al raggio P5; e il tempo delle os~ia, come .45312, B5312, CS 3l2, E l'intero tempo, durante
d . . l . . OP il quale il corpo perverrà al centro, starà al tempo della
me estme nvo uzwru sta come , ossia, come la secante
05 prima rivoluzione come la somma di tutte le proporzioni
del medesimo angolo, o inversamente come la densità del continue A53ll, B5 312, C531z, tendenti all'infinito, al primo
mezzo.
termine A5312, ossia, come quel primo termine AS31z alla
Coro!. ;. Se un corpo, in un mezzo la cui densità è inver- (lifferenza dei due primi .45312 -B5312 o come 2 / 3 A5 ad AB
samente proporzionale alla distanza dei luoghi dal centro, rigorosamente. Per cui, quell'intero tempo viene trovato
r~LJliaamente.
Coro!. 8. Da ciò può anche essere dedotto il moto dei
corpi in mezzi la cui densità è uniforme, oppure rispetta
nn:t qualche altra legge assegnata. Con centro 5 e con inter-
Yalli in proporzione continua SA, 5B, se, ecc., si descri-
\'Cll10 altrettanti cerchi, e si stabilisca che il tempo delle

rin1luzioni tra i perimetri di due qualsiasi di questi cer-


fhi. nel mezzo del quale parlammo, stia al tempo delle
rh·olnzioni tra i medesimi nel mezzo proposto, come la
densità media del mezzo proposto tra questi cerchi, alla dcn·
:-;il:t m0dia del mezzo, di cui trattammo, tra i mcde~imi cer-
chi, rigorosamente; e che la secante dell'angolo nel quale
la spirale prima defmita, taglia il raggio AS, nel mezzo del
f!U:l!e trattammo, sta alla secante dell'angolo nel quale la
nuova spirale taglia il medesimo raggio nel mezzo proposto:
e anche che come stanno le tangenti dei medesimi angoli
cosi stanno i numeri di tutte le rivoluzioni tra i medesimi
compie una rivoluzione lungo una qualsiasi curva AEB intorno due cerchi, rigorosamente. Se queste cose verranno fatte
a quel centro, c taglia il primo raggio A5 nel medesimo ovunque tra due cerchi, il moto continuerà attraverso tutti
angolo in B come prima in A, e ciò con una velocità che i cerchi. E in questo modo possiamo immaginare senza diffi-
sta alla sua prima velocità in A in un rapporto inversa- coltà con quali mo<li e tempi i corpi dovranno girare in un
mente proporzionale alla radice quadrata delle distanze dal qualsiasi mezzo regolare.
centro (ossia come A 5 a un medio proporzionale tra .45 e B5), Corol. 9. E sebbene i moti eccentrici si effettuino lungo
quel corpo continuerà a descrivere irmumerevoli, analoghe le spirali che si accostano alla forma ovale, tuttavia, sup-
rivoluzioni BFC, CGD, ecc., e con le proprie intersezioni ponendo che le singole rivoluzioni di tali spirali siano sepa-
dividerà il raggio .45 nelle parti AS, ES, CS, DS, ecc., in rate fra loro da intervalli regolari, e che si accostino al centro
proporzione continua. )[a i tempi delle rivoluzioni staranno con i medesimi graùi della spirale prima descritta, compren-
come i perimetri delle orbite AEH, BFC, CGD, ecc., diret- diamo anche in qual modo i moti dei corpi si effettuino
tamente, e, inversamente, come le velocità. iniziali A, B, C; lungo spirali di questo tipo.
PR!NCJ?I MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE IV

densità del mezzo sarà nulla, come nella proposizione nona


PROPOSIZIONE XVI. TEOREMA XIII.
dd Primo Libro.
Se la densitft del mezzo nei singoli luoghi è inversamente Corol. ]. Se la forza centripeta è inversamente propor-
propor::ionale alla distanza dei luoghi dal centro immobile, e zionale ad una potenza qualsiasi del raggio SP, il cui espo-
la forza centripeta è inversamente proporzionale ad una potenza nente è maggiore del numero 3, la resistenza posith·a si
qualsiasi della medesima di~tanza, dico che il corpo può girare muterà in negativa.
lungo una spirale che interseca tuili i raggi, condotti da quel
centro, secondo Ull angolo dato. ~couo.

Si dimostra con lo stesso metodo della proposizione pre- Questa propos1Z10ne e le precedenti, che sono relative a
cedente. Infatti, se la forza centripeta in P è inversamente 11 v:zzi im•gualmente densi, att(;ngono ai moti di corpi tal-
proporzionale alla potenza qualsiasi Sp"+l, il cui esponente nwntc piccoli che non viene considerata la densità del
mvzzo maggiore, sia da un lato del corpo che dall'altro.
:-'nppongo che anche la resistenza, a parità delle altre cose,
~ia proporzionale alla densità. Per cui nei mezzi, la cui
furza di resistenza non sta come la densità, la densità deve
vs~ere aumentata o diminuita, così che l'eccedenza di re!>i-
:otenza venga tolta o il difetto integrato.

l'ROl'OSIZIONE XVII. PROBLEMA IV.


Trovare sia la forza centripeta che la resiste11za del mez::o
pa effdto della quale un corpo può r-uotare ,·n UJta data spi-
rale, secondo ttna data
lc~gge di ·velocità.

è n + I della distanza SP; se ne ricava, come sopra, che il Sia la spirale PQR.
tempo, durante il quale il corpo descrive un arco qual- Data la velocità, per
sia.<;[ PQ, starà come PQ x P S 11z" e la resistenza in P dfelto della quale
Rr (r- 1 f2 n)xVO . un corpo percorre un
come PQ 2 x SP" , o come PQ x SP" x sQ ,
perciò come arco minimo PO sarà
(I-
1
/2 n)xOS . . (r- 1 f2 n)xOS, dati) il temp;,' e a
OP X SP~ + 1 ; ossia, m quanto OP e dato, partirf' thll'altczza
sarà inYersamente proporzionale a spn+t. Pertanto, poiché TQ, d w sta come la
la velocità è inversamente proporzionale a SFIIz", la densità. furza centripeta e il
quadrato del tempo, T
in P sarà inYersamente proporzionale a SP.
Coro!. I. La resistenza sta alla forza centripeta come sari da t a la forza.
(r- 1 f2 n) x OSa OP. Quindi, a partire dal-
Coro!. 2. Se la forza centripeta è inversamente propor- la differenza RSr del-
zionale a SPl, sarà r - 1 / 2 n =o, perciò la resistenza e la le aree PSQ e QSR,
PRINCIPI MATEMATICI

costituite in intervalli uguali di tempo, sarà dato il ritardo


del corpo, e a partire dal ritardo saranno trovate la resi-
stenza e la densità del mezzo.

PROl'OSIZIO:ì\E XVIII. PROBLEMA v. SEZIONE V.


Data la legge della forza centripeta, trovare la densità del r>E)I'SITA E COMPRESSIONE DEI FLUIDI: IDROSTATICA
mc:::zo nei singoli luoghi, per mezzo della quale un corpo
descriverà una dala spirale.
La velocità nei singoli luoghi va trovata a partire dalla
forza centripeta, e quindi la densità del mezzo va ricercata DEFINIZIONE DI FLUIDO
a partire dal ritardo della velocità; come nella proposizione
precedente. Fluido è ogni corpo le etti parti cedono ad tma qualsiasi
Ho spiegato il metodo per trattare questi problemi nella jur:;a impressa, e cedendo si muovono facilmente fra loro.
proposizione decima c nel lemma secondo di questo libro;
ma non voglio trattenere più a lungo il lettore su questo PROPO~!ZIONE XIX. TEOREMA XIV.
tipo di indagini intricate. Ora devono essere aggiunte alcune Tutte le. parti di un fluido omogeneo e immobile, chiuso in
cose circa le forze di progressione dei corpi, e circa la den- 111/.vaso qualunque immobile e compresso da ogni lato (messa
sità e la resistenza dei mezzi, nei quali si effettuano i moti da p1trle la considerazione della condensazione, della gravità,
fin qui esposti e quelli affmi a questi. c di tutte le forze centripete) sono pressate ugualmente d{L tutte
le p<lfti, c permangono 1MÌ propr·i luoghi senza alcun moto
r;,:naato dn quella pressione.
Caso I. In un vaso sferico ABC si chiuda e si comprima
nniformementc da ogni parte un fluido, dico che nessuna
parte del medesimo viene mossa .A
cb. tale prc·ssionc. Infatti, se una -~--.._
1·crta parte D si muove:;se, sa-
rt"bbe necessario che tutte le parti
di <1Uesto tipo, che stanno da
ogni lato a una medesima di-
stanza dCLl centro, si muovessero
insir'mc con lo stesso moto; e ciò
perché la pressione di tutte è si- c
B
mile cd ttguale, e si suppone
escluso ogni altro moto, eccetto
quello che è generato dalla pressione. E non possono esse
tutte avvicinarsi di più al centro, eccetto che il fluido sia

l
PRlNCIFl MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE V

condensato verso il centro: contro l'ipotesi. Ké possono al- mono mutuamente in maniera uguale e giaciono m riposo
lontanarsi di più da esso, eccetto che il fluido sia conden- fra loro, è manifesto che tutte le parti di un fluido qual-
sato verso la circonferenza: ancora contro l'ipoteà Non "'i~bi CHI, in quanto è pressato ugualmente da ogni lato,
possono, conservata la propria distanza dal centro, essere si prcs~ano mutuamente in maniera uguale, e giaciono in
mosse in una direzione qualsiasi, perché, per un'identica ripuso fra loro. - C.V.D.
ragione, saranno mosse nella direzione contraria; la medesima ( aw 6. Di conseguenza, se quel fluido è chiuso in un
parte, però, non può essere mossa, nello stesso tempo, in \·a~u non rigido, e non viene pressato in modo uguale da
direzioni opposte. Dunque, nessuna parte del fluido si muoverà tutte le }Xtrti, il medesimo cederà alla pressione più forte, per
dal proprio luogo. C.V.D. la ,lcftnizione di fluidità.
Caso 2. Dico ora che tutte le parti sferiche di questo raso 7· Perci{), in un vaso rigido un fluido non sosterrà
fluido sono pressate ugualmente da ogni lato. Infatti, EF 11 na pressione più forte da un lato piuttosto che dall'altro,
sia una parte sferica del fluido; se essa non è pressata ugual- lll.l cederà alla medesima, e ciò in un momento di tempo; il
mente da ogni lato, la pressione minore aumenta fino a Iato rigido del vaso, infatti, non segue il liquido cedevole. Ma
che viene pressata ugualmente da ogni lato, c le parti di il fluido, cedendo, premerà contro il lato opposto, e così la
essa, per il primo caso, rimarranno nei propri luoghi. Ma prrs~ionc tenderà all'uguaglianza in tutte le parti. E poiché
prima dell'aumento della pn;ssione rimarranno nei propri il tluiclo, appena tenta di allontanarsi dalla parte in cui
luoghi, per il medesimo primo caso; e per l'aggiunta di una è pil1 pressato, è trattenuto dalla resistenza del lato opposto
nuova pressione si muoveranno dai propri luoghi per la defi- dd va,;o, la pressione sarà ovunque ridotta all'eguaglianza,
nizione di fluido. Le due cose, però, sono in contrasto. in un momento di tempo, senza moto locale: per conseguenza,
Dunque veniva detto falsamente che la sfera EF non era le 11arti del fluido, per il quinto caso, si premeranno fra
pressata ugualmente da ogni lato.- C.V.D. !IJru in modo uguale, c giaceranno in riposo fra loro. - C.V.D.
Caso J. Dico, inoltre, che la pressione delle singole parti (l!n•l. Per conseguenza, i moti delle parti del tluido fra
sferiche è uguale. Infatti, le parti sferiche contigue si pres- loro, non possono essere cambiati mediante una pressione
sano a vicenda ugualmente nel punto di contatto, per la t',;t:rcilata ovunque sulla superficie esterna del fluido, eccetto
terza legge del moto. Ma, per il caso secondo, sono pressate che o \'enga in qualche lnogo mutata la figura della supcr-
da ogni parte per effetto della stessa forza. Quindi due qual-· licie, o tutte le parti del fluido, premendosi più o meno
siasi parti sferiche non contigue, poiché una parte sferica intcn,;amente, scivolino più o meno facilmente fra loro.
intermedia può toccare entrambe, sono pressate per effetto
della medesima forza. - C.V.D. P!Wl'OSIZIOKE XX. TEOREMA XV.
Caso 4· Dico ora che tutte le parti del fluido sono pres-
Se l,: singole parti di un fluido sferico e omogeneo, che
sate da ogni parte ugualmente. Infatti due qualsiasi parti
giaciono s1t ltn fondo sferico co-Jiccntrico. gmvitano ·verso il
possono essere toccate dalle parti sferiche in punti qualsiasi,
cmtro dell'intero allorché soJw ad uguali dislrmze dal cwfro,
cd i vi pressano ugualmente quelle parti sferiche, per il caso J,
i! joudo soslerni il pe.•;o di un cilindro, la wi base è uguale
e a loro volta sono da quelle pressate in modo uguale, per
nl! a .wperficie dd fondo, e l' alte::za è la medesima di quella
la terza legge del moto. - C.V.D.
de! fluido che preme.
Caso 5. Poiché, dunque, una parte qualsiasi GHI de~
fluido è chiusa nel restante fluido come in un vaso, cd e Sia DIIJ/ la superficie del fondo e AEI la superftcie
pressata ugualmente da ogni lato, e anche le sue parti pre- superiore del Jluido. Il Jluido sia di\·iso in orbite conccn-
PRU.:çrrr MATBUTICl
LtBRO SECONDO - SEZIONE V

triche, ugualmente spesse, dalle innumerevoli superfici sfe- ra"ione della distanza dal centro, come anche quando il
o
riche BFK, CGL, c si supponga che la forza di gravità agisca !luido è sopra piì1 raro, sotto più denso. - C.V.D.
soltanto sulla superficie superiore di ciascuna orbita e che Coral. I. Il fondo dunque non è spinto da tutto il peso
le azioni siano uguali sulle parti uguali ùi tutte le superfici. dd fluido sovrastante, ma sosterrà soltanto quella parte di
La superficie superiore AE è dunque pressata dalla semplice pc:,;o che è descritta nella proposizione, essendo il peso re-
forza della propria gravità, dalla quale anche tutte le parti ~tante sostenuto dalla figura ad arco del fluido.
dell'orbita superiore e la seconda superiore BFK (per la Caru!. 2. l\la ad uguali distanze dal centro la quantità
prop. XIX) sono ugual- di pressione è sempre la medesima, vuoi che la superficie
mente pressa te in relazione pre:-;sata sia parallela o perpendicolare o obliqua rispetto
alla propria grandezza. La all'orizzonte, vuoi che il fluido, esteso senza interruzione
seconda superficie BFK, \·crso l'alto dalla superficie pressata, si elevi perpendicolar-
inoltre, è pressata dalla mente secondo una linea retta, o serpeggi, obliquamente,
forza della propria gravità, <ettravcrso cavità tortuose e canali, regolari o anche estrema-
che aggiunta alla prima mente irregolari, larghi o strettissimi. Che in queste circostan-
forza rende doppia la pres- z,' la pressione non sia affatto cambiata, si deduce applicando
sione. Per effetto di questa b dimostrazione di questo teorema ai singoli casi dci fluidi.
pressione, in relazione alla Carol. J. Dalla medesima dimostrazione si ricava anche
propria grandezza, e inol- (per la prop. XIX) che le parti di un fluido pesante non
tre per effetto della forza acqni;..tano, a causa della pressione del peso sovrastantc,
della propria gravità, ossia, 1wssnn moto fra loro; se si astrae dal moto che è generato
a causa di una pressione !lal!a condensazione.
tripla, viene spinta la terza ( vrol. 4· Pertanto, se un altro corpo della medesima
superficie CGL. E similmente la quarta superficie è spinta .t.:radt~t specifica, privo eli condensazione, viene immerso in
da una pressione quadrupla, la quinta da una quintupla, e questo iluido, esso a causa della pressione del peso sovra-
così di sf.guito. La pressione, quindi, da cui una superficie stantl' non acquisterà alcun moto; non discenderà, non salirà,
qualsiasi è spinta, non sta come la quantità solida del fluido non sarù costretto a cambiare la propria ftgura. Se è sferico,
che preme, ma come il numero delle orbite fino alla sommità rimarrà sferico nonostante la pressione; se è quadrato, rimarrà
del fluido, ed è uguale alla gravità dell'orbita inferiore mol- qnaclrato, nwi che sia molle, o fluidissimo; che nuoti libe-
tiplicata per il numero delle orbite: ossia, alla gravità del ramente nel fluido, o che giacia sul fondo. Infatti, una parte
solido, la cui ultima ragione al cilindro prima menzionato qualsiasi interna di un 11uido è nello stesso stato del corpo
~nmm~rso; e identica è la situazi011e di tutti i corpi som-
(quando il numero delle orbite è aumentato, e lo spessore
mersi che hanno la stessa grandezza, figura e graviti spe-
diminuito all'infinito, così che l'azione della gravità dalla
cillca. Se un corpo sommerso, conservato il peso, liqueface,:se
superficie più bassa a quella più alta è divenuta continua)
o a~sumt-s,;;e la fonna del fluido, questo, se prima ascende\'a
sarà ragione di uguaglianza. Dunque, la superficie inferiore
o dlscendL-va, o a causa della pressione assumeva una figura
sosterrà il peso del cilindro predetto. - C.V.D. nuo\'a, anche adesso ascenderebbe o discenderebbe o sarebbe
E per un ragionamento analogo la proposizione diventa costretto ad assumere una 1ìgura nuova: ciò anche perché
chiara quando la gravità decresce in una qualsiasi assegnata la sua gravità e le restanti cause dei moti permangono. l\Ia

'

1
~

47' PRINCIPI MATEMATICI l LIBRO SECONDO - SEZIONE V 47'

(per il caso 5 della prop. XIX) ora sarebbe in quiete e p;lrativa e apparente è l'eccedenza o il difetto col quale la
manterrebbe la figura. Dunque anche prima. )nro reale pesantezza o supera la gravità dell'acqua, o è
Coro!. 5· Per conseguenza, un corpo che è specificamente -.upcrata da essa. }fa quelle cose che né discendono essendo
più grave di un fluido a :;é contiguo, si depositerà sul fondo, pi 1't pE>santi, né ascendono cedendo al fluido più pesante,
e qudlo che è specificamente più leggero salirà, e ne seguirà ~r 1 che se con i loro veri pesi aumentano il peso dell'insieme,
il moto c il cambiamento della figura nella misura in cui comparativamente tuttavia e nel senso del volgo non gravi-
quell'eccesso o quel diff'tto di gravità può proùurli. Infatti, t:mo nell'acqua. Infatti, la dimostrazione di questi casi è
quell'eccesso o difetto è come un impulso, per mezzo del \(kntic;t_
quale il corpo, altrimenti in equilibrio con le parti del flui- Cornl. 7· Le cose che vengono dimostrate circa la gra-
do, è spinto; e può e.sscre confrontato con l'eccesso o col nlit valgono anche per le qualsiasi altre forze centripete.
difetto di peso in uno dei piatti di una bilancia. (nrol. 8. Per cui, se il mezzo, nel quale un corpo qual-
Coro!. 6. Di conseguenza, la gravità dei corpi posti nei ~ia:--i è mosso, è spinto dalla propria gravità o da una qual-
fluidi è duplice, l'una vera e assoluta, l'altra apparente, vol- "ia:-;i altra forza centripeta, e il corpo è spinto più fortemente
gare e comparativa. La gravità assoluta è l'intera forza per , \alla medesima forza, la differenza delle forze è quella forza
effetto della quale un corpo tende verso il bas~o; la relativa motrice che nelle proposizioni precedenti considerammo come
c volgare è l'eccedenza di gravit~t per effetto della quale un f,II"Z<t centripeta. l\Ia se il corpo è spinto più lievemente da
corpo tende verso il basso più dcl!luido circostante. Per effet- qudla forza, la differenza delle forze deve essere considerata
to della gravità del primo genere, le parti di tutti i t1uidi e l'•!lnC' una forza centrifuga.
di tutti i corpi gravitano nei propri luoghi; e perciò, sommati ("ornl. 9· :vra dato che i fluidi che pressano i corpi inclusi
i pesi, compongono il peso dell'intero. Infatti, ogni intero è !1(•Il mutano fì.gure esterne di questi, è manifesto (per il co-
grave, come può essere sperimentato in vasi pieni di liquidi; rollario della prop. XIX) che non muteranno nemmeno la
e il peso dell'intero è uguale ai pesi di tutte le parti, e perciò posizione delle parti interne fra loro; perciò, se venissero
è composto dai merlesimi. Per effetto della gravità dell'altro immt'rsi degli animati, e ogni sensazione fosse generata dal
genere, i corpi non gravitano nei propri luoghi, ossia, con- motu delle parti, i fluidi non lederebbero i corpi immersi,
frontati fra loro non prevalgono, ma impedendo mutua:- nl· l'ccitcrebbero alcuna sensazione, eccetto che questi corpi
mente il tentativo di discesa, rimangono nei propri luoghi, pus~ano essere condensati dalla compressione. E il caso vale
come se non fossero gravi. Quelle cose che stanno nell'aria per un qualsiasi sistema di corpi circondati da un fluido
c non prevalgono, il volgo non le giudica gravi. Quelle che pre- comprimente. Tutte le parti del sistema saranno agitate dagli
valgono il volgo le giudica gravi, giacché non sono soste- stessi moti, come se fossero nel vuoto e mantenessero la sola
nute dal peso dell'aria. I pesi del volgo non sono altro che
propria gravità comparativa, salvo che il fluido resista
un'eccedenza dei veri pesi sul peso dell'aria. Per cui, dal alquanto ai loro moti, o si richieda di riunirle mediante la
volgo sono dette leggere le cose che sono meno pesanti e, compressione.
in quanto l'aria è più pesante, tendono verso i luoghi pitt
alti. :r-.Ia esse sono leggere comparativamente, non vera-
mente, in quanto carlona nel vurJto. Così anche nell'acqua i
PROPOSIZIOXE XXI. TEOREM.-\ XVI.
corpi che discendono o ascendono a seconda della gravità S'ia la dew;ità di wz tl11ido qualsiasi proporzionale alla
maggiore o minore, sono comparativamente e apparente- compressione, c le sue parti sia11o attratte verso il basso du una
mente gra\·i o leggeri, e la loro pesantezza o leggerezza com- forza centripeta iuoxnamente proporzionale alle loro distanze
'l
PRIKCll'l MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE V 473

dal centro, dico che se si prendono q·uelle distanze in propor~ nei luoghi A, B, C, ecc., stanno come AH, BI, Cf(, ecc.,
zt:one continua, le densità del fhtido alle medesime distanze <Lnche queste staranno in proporzione continua. Si pro-
saranno anch'esse in proporzione continua, ceda per salti, e parimenti, alle distanze SA, SC, SE in
proporzione continua, le densità AH, Cf(, E.Jf, staranno in
ATV designi il fondo sferico su cui incombe il fluido
proporzione continua. E per lo stesso ragionamento, alle
S il centro, SA, SB, SC, SD, SE, SF, ecc., le distanze i~
di~tanze qualsiasi in proporzione continua SA, SD, SG, le
proporzione continua. Si irmalzino le perpendicolari AH, BI,
den~ità AH, DL, GO staranno in proporzione continua. Si
CK, DL, EJI, FN, ecc., tali che stiano come le densità
uniscano ora i punti A, B. C, D, E, ecc., così che la pro-
del mezzo nei luoghi A, B, C, D,
gressione delle gravità speci~
E, F; allora, le gravità specifiche nei
ti.che dal fondo A alla som-
. . l uog h'1 staranno come -AH
me d esum - mità del fluido risulti con- (
' q T
BI CK AS ' tinua; allora, alle distanze
ecc., o, il che è uguale,
es r]uah:.iasi in proporzione con- l
AHBI CK s·. tinua SA, SD, SG, le den-
.-
come AB , BC , CD , ecc. 1 1m~
~ità AH, DL, GO, che essen- \ J[
magini per prima cosa che queste gra- do sempre in proporzione
vità vengano continuate uniforme~ continua, rimarranno anco~
ra in proporzione continua. A
~ ...__
a
H
5
mente da A a B, da B a C, da C
a D, ecc., i decrementi nei punti B, C, - C.V.D.
,-
D, ecc., essendo fatti per gradi. E Coro!. Di conseguenza, se
X.
T
queste gravità, moltiplicate per le al~ \·iene data la densità del S Z Y
tezze AB, BC, CD, ecc., costituiranno llniLlo in due luoghi, suppo-
le pressioni AH, BI, CI{, ccc., per effetto delle quali il fondo niamo A ed E, si può ottenere la sua densità in un altro
ATV (per il teorema XV) è spinto. La particella A sostenga, luogo qualsiasi Q. Con centro S c asintoti rettangolari SQ, SX
dunque, tutte le pressioni AH, BI, CK, DL, all'infinito; e la o-i dt~scriva un'iperbole che taglia in a, e, q le perpendicolari
particella B tutte le pressioni eccetto la prima AH; e la par- .HJ, EJ!, QT, come anche le perpendicolari HX, MY, TZ
ticella C tutte eccetto le prime due AH, BI; e cosi di séguito: abbassate verso l'asintoto SX in !t, m, t. L'arca YmtZ stia
perciò la densità AH della prima particella A sta alla den- all'arca data YmhX come l'area data EeqQ all'arca data EeaA,
sità BI della sC'conda particella B come la somma di tutte ~tllora la linea prolungata Zt taglierà la linea QT, propor-
le AH+ BI+ CK + DL, all'inlìnito, alla somma di tutte zionale alla densità. Infatti, se le linee SA, SE, SQ sono in
le Hl + Cf{ + DL, ccc. E la densità DI della seconda B proporzione continua, le aree EeqQ, EcaA saranno uguali,
sta alla densità CK della terza C, come la somma di tutte e quindi le aree YmtZ, XhmY, proporzionali ad esse, saran-
le BI + CK + DL, ecc., alla somma di tutte le CK. + DL, no anch'esse uguali; e le lineeSX, SY, SZ, ossia, AH, EJI, (JT
ecc. Quelle somme, dunque, sono proporzionali alle proprie in proporzione continua, come è necessario. E se le line-e
differenze AH, BI, CK, ecc., c perciò in proporzione continua SA, SE, SQ ottengono, nella serie di proporzioni continue,
(per il lemma I di questo libro), e perciò le differenze AH, un altro qualsiasi ordine, le lince .HI, EJI, QT, per la
BI, Cl(, ccc., proporzionali alle somme, sono anch'esse in proporzionalità delle aree iperbolichc, otterranno il medesimo
proporzione continua. Per la qual cosa, poiché le densità ordine in un'altra serie di quantità in proporzione continua.

,,'
474 PRINCIPI MATEM.UICJ LIDRO SECONDO • SEZIONE V 475

t ano le prE'ssioni. Per la qual cosa poiché le densità stanno co-


PRoPosiZIOXE XXII. TEoRnrA XVII.
me le somme eli queste pressioni, le differenze AH- BI, BI-
Sia la densità di 1tn fluido qualsiasi proporzionale alla
compressione, e le sue parti siano attratte 'lltrso il basso per
- CK, ecc., delle densità staranno come le differenze
sr cr -A
4H-,
effetto di una gravità inversamente proporzionale ai quadrati
delle loro di8lanze dal centro, dico che se si as.çumono le
·.<H- , -·~·c' ,
J
ecc., delle somme. Con centro S e asintoti
SA, Sx si descriva un'iperhole qualsiasi, che taglia le per-
disfa11ze in progressione armrmica, le densità del fluido a queste
pL~ndicolari AH, BI, CK, ecc., in a, b, c, ecc., e le perpen-
dislanze staranno in progressione geometrica.
dicolari Hl, Iu, Kw abbassate verso l'asintoto Sx in /t, i, k;
S designi il centro, e SA, SB, SC, SD, SE designino le allora le differenze fu, uw, delle densità staranno come
distanze in prog-ressione geomP.trica. Si innalzino le perpen-
dicolari AH, BI, Cl{, ecc., che stiano come le densità del . - , ccc. E'
.lll , BI • 1 rettango l'l
1 u X Ilt, 11w x m,. ecc., o lp
. ,
:<.l .::; 8
AH x t!t BI x ui .
l N uq, ecc. come SB , ecc., ossia, come A a,
F< SA
rll!, ccc. Infatti, per la natura dc\l'ipcrbolc, SA sta ad
M .. Ali x th ,
E< ' . !H o St, come th ad Aa, Pereto -- ·· c uguale ad ..t a .
SA
d L BI x ui ,
D Per un ragionamento analogo
c \, K s'1J c uguale a JJb, ccc.
~[a Aa, Bb, Cc, ecc., sono in proporzione continua, c perciò
B
\b I
~ono prop(lrzionali alte proprie dlffcrcnze A a -l~ b. Nb- Cc,
'\.a H
A l'Cc.: quindi i rettangoli lp, ·uq, ecc., sono proporzionali a

~" "' l k
i]U\',;tc dif[crcnze, come anche le summe dei rettangoli tp
+
+ uq o tp + uq wr alle somme delle differenze Aa- Cc
+
r -
q -- p '- h o .·la- Dd. Siano i termini di questo tipo numerosi, e la
~omma eli tutte le differenze, mettiamo Aa- Fj, sarà pro-
s '
' y x w u t porzionale alla somma di tutti i rettangoli, mettiamo zllm.
Si aumenti il numero dei tennini, e si diminuiscano le di-
fluido nei luoghi A, B, C, D, E, ecc., allora le gravità spe- stanze dei punti A., B, C, ccc. all'infi.nito; quei rettangoli,
Ci'fic lle d cIl o s t esso net· me desmu AH
· · Iuog h'1 saranno - - , allora, diYcnteranno uguali all'area iperbolica ztlm, perciò la
Hl CK SAZ Uiffcrenza Aa- F/ è proporzionale a quest'area. Si prendano
ssz , SC 2 , ccc. Si immagini che queste gravità siano ora le distanze qualsiasi, mctti3111o SA, SD, SF, in progres-
uniformemente continuate, la prima da A a R, la seconda sione armonica, allora le differenze A a - Dd, Dd- Fj
da H a C, la terza da C a D. ecc. E que,o;lé moltiplicate per saranno uguali: pcrcii), le arce thlx, xln::; proporzionali a
le altezze AB, BC, CD, DE, ecc., oppure, il che è lo stesso, 'lllestc differenze saranno llb'Uali fra loro, e le densità St.
per le distanze SA, SH, SC, ccc., proporzionali a queste Sx, s.~. ossia, Alf, DL, FN, in proporzione continua.- C.V.D.
AH BI r/\. Cvrol. Se quindi vengono date due densità qualsiasi del
altezze, daranno - ~C , ecc., che rapprcsen-
SA. ' SB ' S 11uido, mettiamo .-l H e Hl, sarà data l'arca thi11, che risponde
PlllNCll'l .\HTEMATICI
LIBRO SECONDO • SEZtONE V 477

progressione geometrica, come scoperse il chiarissimo signor


alla differenza fu di queste; e quindi si troverà la densità FN,
Edmund Halley. Se la gravità sta come la distanza, e i
ad un'altezza qualsiasi SF, prendendo l'area tlmz a quel-
qnadrati delle distanze sono in progressione aritmetica, le
l'area data thùt come la differenza Aa- Fj alla differen-
zaAa-Bb. thmsità saranno in progressione geometrica. E così all'infi-
nito. Queste cose stanno in tal modo quando la densità del
fluido, condensato per compressione, sta come la forza di
ScoLIO.
compressione o, il che è lo stesso, quando lo spazio occupato
1\Iediante un analogo ragionamento si può provare che, se dal tluido è inversamente proporzionale a questa forza. Si
la gravità delle particelle di un fluido viene diminuita secondo pnssono immaginare altre leggi di condensazione, per esempio
il cubo delle distanze dal centro, c gli inversi dei quadrati che il cubo della forza di compressione stia come la quarta
d ell e di stanze SA , SE , SC , ecc. (cwe
. ' SA
SA' SA' SA' 1,otenza della densità, o che il cubo della ragione della medc-
2 , SB 2 , sc2
)
:'Ìma forza stia come la quarta potenza della ragione della
sono assunti in progressione aritmetica, le densità AH, BI, dcnsit~t. )l'cl qual caso, se la gravità è inversamente propor-
zionale al quadrato della distanza dal centro, la densità sar~
F
t N
inversamente proporzionale al cubo della distanza. Si sup-
ponga che il cubo della forza di compressione stia come la
M
E ' quinta potenza della densità; allora, se la gravità è inver-
sam~nte proporzionale al quadrato della distanza, la densità
d L
L) o;arù inversamente proporzionale alla potenza 3 /: della distanza.
c \, K Si supponga che la forza di compressione stia come il qua-
B \b I drato della densità, e la gravità sia inversamente propor-
'\.a H zionale ;t} quadrato della distanza, allora la densità sarà
A
~n inn.'rsamente proporzionale alla distanza. Sarebbe lungo esa-
minare ciascun caso. Del resto, dagli esperimenti risulta che
"' r l
- k
b densità dell'aria sta come la forza comprimente o esalta-
q - -- p ' --- ],
mente o per lo meno con molta approssimazione; e perciò
s -.. y x w t la dcnsiti dell'aria nell'atmosfera della terra è proporzionale
" ~l peso di tutta l'aria sovrastante, ossia, sta come l'altezza
Cl(, ccc., saranno in progressione geometrica. E se la gra- del mercurio nel barometro.
vità viene diminuita in ragione della quarta potenza delle
distanze, e gli inversi dei cubi delle distanze (poniamo PROPOSIZIOXE XXIII. TEORHB. XVIII.
$_44 5.44 SA4 ) .. . .t
S.-P , SBJ , SC 3 , ecc. sono pres1 m progresswne an me- Se la densità di wt fluido, costif.uilo dtt part-icelle che si
$[ur;go11o fra !010, $ta come la compressione, le for;;e centrifughe
tica, le densità AH, BI, Cl{, ecc., saranno in progressione
delle particelle sono inversamente propor:;ionali alle distanze
geometrica. E così all'infinito. Di nuovo, se la gravità dellt>
particelle del fluido è identica a tutte le distanze, e le di- dei loro centri. E vice;!l::rsa, le particelle che si sfuggono
stanze sono in progressione aritmetica, le densità saranno in mutuam.:nte, con for::e che sono iuversamenfe proporzionali alle
LIBRO SECONDO - SEZIONE V 479
i'RINC!Pt MATEMATICI

dislunz:e dei loro centri, coslituiscono un fluido elastico la cui in entrambi i cubi, le forze che tutte le particelle esercitano
densità è proporzionate alla compressione. st'condo i piani FGH, fgh, su tutte le altre, stanno come
le forze che ciascuna particella esercita sull'altra. Dunque
Si supponga eh~ un fluido sia chiuso in uno spazio cubico k forze. che ciascuna particella esercita sull'altra secondo il
ACE, e che, quindi, per compressione, sia ridotto in uno pi<~no FGH nel cubo maggiore, stanno alle forze, che le
spazio cubico minore ace; le distanze delle particelle, che singole particelle esercitano sulle altre secondo il piano fgh
occu~mno fra loro una posizione identica in entrambi gli m·l rubo minore, come ab sta ad AB, ossia, sono inversa-
spazi, staranno come i lati AB, ab dei cubi, e le densità dei mcntf' proporzionali alla mutua distanza delle particelle.
mezzi staranno come gli spa7.i contf'ni.tori ABl e ab\ inversa- - C.\ .. D.
E viceversa, se le forze delle singole particelle sono inver-
/ E
A -~amente proporzionali alle distanze, ossia, inversamente pro-
B H fl'_lrzirmali ai lati AB, ab dei cubi, le somme delle forze sta-
F -------------[; " ranno nella medesima ragione, e le pressioni dci lati DB, db

r---{Bf. -----p:
'''
:-;taranno come le somme delle forze: e la pressione del qua-
drato DP starà alla pressione del lato DB come ab2 ad ABz.
à
' '' v E, in base alla proporzione perturbata si ha che la pressione
D c dd quadrato DP sta alla pressione del lato db come ab 3 sta
<Hl .l Hl, ossia, la forza di compressione sta alla forza di eom-
mente. Sul lato piano ABCD del cubo maggiore si prenda ii prc,;sione come la densità alla densità. - C.V.D.
quadrato DP, uguale al lato piano del cubo minore db, allora,
per l'ipotesi, la pressione, per effetto della quale il quadrato Scouo.
DP preme sul fluido contenuto, starà alla pressione, per effetto
Per un argomento analogo, se le forze centrifughe delle
della quale il quadrato db preme sul fluido contenuto, come
particelle sono inversamente proporzionali al quadrato delle
stanno fra loro le densità del mezzo, ossia, come abl ad AB3 •
distanze fra i centri, i cubi delle forze di compressione sta-
:Ma la prt>ssione, per effetto della quale il quadrato DB preme
ranno come la quarta potenza delle densità. Se le forze
sul fluido contenuto, sta alla pres:::ione, per effetto della quale
u·ntrifughc sono inversamente proporzionali al cubo o alla
il quadrato DP preme sul medesimo fluido, come il quadrato
quarta potl'nza delle distanze, i cubi delle forze di com-
DB sta al quadrato DP, ossia, come AB 2 ad ab 2• Dunque,
pressione staranno come la quinta o la sesta potenza delle
in base alla proporzione perturbata, la pressione per effetto
densità. E in generale, se si pone D come distanza, ed E
della quale il quadrato DB comprime il fluido, sta alla pres-
sione per effetto della quale il quadrato db comprime il come densità del fluido compresso, e le forze centrifughe
flnido, come ab ad AB. Condotti i piani FGH, fgh, attraverso sono inn·rsamente proporzionali ad una potenza qualsiasi D~
i cubi, si divida il fluido in due parti: e queste si compri- della distanza, il cui esponente è il numero 11, le forze di
~ompressione staranno come i lati cubici della potenza En·i z,
meranno fra loro con le stesse forze per effetto delle quali
sono compresse dai piani .-lC, ac, ossia, nella ragione di ab 1l cui esponente è il numero 11 + 2, e Yiceversa. Tutte queste
ad AB: perciò, le forze centrifughe, dalle quali queste pres~ cose \·algono per le forze centrifughe delle particelle, le quali
sioni sono sostenute, stanno nella medesima ragione. A causa f~r~e SllllO d<"limitate dalle particelle più vicine, o non si
del medesimo numero di particelle e per la posizione identica diffondono molto oltre. Abbiamo un esempio nei corpi ma-
PRINCI!'I M.~TEMATICI

gndici. La loro forza attrattiva ha quasi termine in pros~


simità dei corpi del medesimo genere. La virtù del magnete
non si estende oltre una lamina di ferro interposta, ed è
quasi limitata dalla lamina. Infatti, i corpi che stanno oltre
sono attratti non tanto dd magnete quanto dalla lamina.
Allo stesso modo, se le particelle respingono le altre parti~
celle del proprio genere a sé prossime, ma non esercitano SEZIONE \rì.
nessuna influenza sulle particelle più lontane, allora, parti- IL MOTO E LA RESISTENZA DEI CORPI OSCILLANTI
celle ili queslu lipu cosliluirannu i fl.uiùi ili cui si è trattato
in questa proposizione. Perché, se la virtù di una particella
qualsiasi si propagasse all'infinito, sarebbe necessaria una
forza maggiore per produrre un'eguale condensazione di una
maggiore quantità di fluido. 1"[a il quesito se i fluidi elastici PROPO~IZIOXE XXIV. TEOREMA XIX.
constino di particelle che si respingono mutuamente, è un
problema ftsico. Noi abbiamo dimostrato matematicamente Le quantità. di materia nei corpi oscillanti, i cui centri di
la proprietà dei fluidi che constano di particelle di questo oscillazione distino ugualmente dal centro di sospensione, sono
tipo, al fme di fornire ai filosofi la opportunità di trattare in ragt'one composta del rapporto dei pesi e del quadrato dei
tale problema. /empi di oscilla.z-ione nel vuoto.
Infatti, la velocità, che una data forza può generare in
una ùata materia durante un tempo dato sta come la forza
e il ÌL'mpo, direttamente, e come la materia, inversamente.
Quanto maggiore è la forza o più lungo è il tempo, o minore
è la quantità di materia, tanto maggiore sani. la velocità
t(<'llL"t"ala. Ciò che è manifesto per la seconda legge del moto.
Ora, se i pendoli sono della stessa lunghezza, le forze motrici
nei luoghi che distano ugualmente dalla perpendicolare,
stanno come i pesi: perciò, se due corpi oscillanti descri~
Yono archi uguali, e quegli archi wngono divisi in parti
uguali, poiché i tempi durante i quali i corpi descrivono le
singole parti corrispondenti degli archi stanno come i tempi
delle intere oscillazioni, le velocità nelle corrispondenti parti
delle oscillazioni staranno fra loro come le forze motrici e gli
interi tempi delle oscillazioni, direttamente, e inversamente
come le quantità di materia: perciò, le quantità di materia
stanno come le forze e i tempi di oscillazione, direttamente,
e come le velocità, inversamente. Ma le velocità stanno
inversamente come i tempi, c quindi i tempi, direttamente,
c le velocità, inversamente, stanno come i quadrati dei
P!IINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE VI

tempi, e perciò le quantità di materia stanno come le forze :iolli lungo una cicloide in tempi uguali, e descrivono parti
motrici e i quadrati dei tempi, ossia, come i pesi e i quadrati pruparzionali di arco nello stesso tempo.
dei tempi. - C.V.D.
Sia AB un arco di cicloide che il corpo D descrive oscil~
Coro!. I. Per conseguenza, se i tempi sono uguali, le
]ando in un tempo qualsiasi in un mezzo non resistente.
quantità di materia nei singoli corpi staranno come i pesi.
Tale arco venga bisecato in C, cosicché C sia il suo punto
Coro!. 2. Se i pesi sono uguali, le quantità di materia
più basso; allora la forza acceleratrice dalla quale il corpo
staranno come i quadrati dei tempi.
i, spinto in un luogo qualsiasi D o d o E, starà come la lun~
Coro!. 3- Se le quantità di materia sono uguali, i pesi
~lwzza dell'arco CD o Cd o CE. Quella forza sia rapprescn~
saranno inversamente proporzionali ai quadrati dei tempi.
Coro{. 4- Per conseguenza, poiché i quadrati dei tempi,
a parità delle altre cose, stanno come le lunghezze dei pen~
doli, allora, se anche i tempi e le quantità di materia sono
uguali, i pesi staranno come le lunghezze dei pendoli,
Corol. 5· E in generale, la quantità di materia del pen~
dolo sta come il peso e il quadrato del tempo, direttamente,
e come la lunghezza del pendolo, inversamente.
Corol. 6. l\h, anche in un mezzo non resistente, la quan~
tità di materia del pendolo sta come il peso comparativo
e il quadrato del tempo, direttamente, e come la lunghezza
del pendolo, inversamente. Infatti il peso comparativo è la
forza motrice del corpo in un qualsiasi mezzo pesante, come e c O
spiegai sopra; perciò il peso assoluto nel vuoto è identico
a ciò che sarebbe in un tal mezzo non resistente. tata mediante lo stesso arco; poiché la resistenza sta come
Corol. ;. Di conseguenza appa.re un metodo sia per con- il momento del tempo, e perciò è data, si rappresenti la
frontare i corpi fra loro, riguardo alla quantità di materia in nwdesima mediante la parte data CO dell'arco di cicloide,
ciascuno, sia per confrontare i pesi del medesimo corpo nei c !ii prenda l'arco Od all'arco CD in quel rapporto che
diversi luoghi, al fine di conoscere la variazione della gra- l'arco OB ha all'arco CB; la forza per effetto della quale
vità. E, fatti esperimenti il più possibile accurati, ho sempre il corpo in d è spinto lungo un mezzo resistente, che è
trovato che la quantità di materia nei corpi è propor~ l'eccedenza della forza Cd alla resistenza CO, sarà rap~
zionale al peso di essi. prec;cntata mediante l'arco Od, e perciò starà alla forza,
per effetto della quale il corpo D è spinto lungo un mezzo
PROPOSIZIOXE XXV. TEOREMA XX. non resistente nel luogo D, come l'arco Od all'arco CD; e
quindi, anche nel luogo B, come l'arco OB all'arco CB. Di
I corpi sospesi ad un filo ai quali, in 1111 mezzo qualsiasi, const>guenza, se due corpi D, d muovono dal luogo B, c
viene npposfa resistenza in ragione dei momenti del tempo, e i sono .spinti da queste forze, poiché le forze iniziali stanno
corpi sospesi ad un filo che sono mossi in un mezzo non resi- come gli archi CB c OH, le velocità prime e il primo arco
stwte avente la medesima gra11ifà specifica, ef!ettuanu le oscilla~ descritto staranno nella medesima ragione. Siano quegli archi
PRINCIPI MATEM.~TIC!
l LlllRO SECONDO • SEZIONE VI

BD e Bd: gli archi restanti CD, Od staranno nella medesima


ragione. Quindi le forze, proporzionali agli stessi CD, Od PROPOSIZIONE XXVI. TEOREMA XXI.
rimarranno nella mede:;ima ragione che all'inizio, e pertanto Le oscillazioni lungo una cicloide dei corpi sospesi e ai
i corpi continueranno a descrivere nello stesso tempo archi quali viene opposta resistenza in ragione delle velocità, sono
nella medesima ragione. Le forze, dunque, le velocità e gli isacrone.
archi restanti CD, Od staranno sempre come gli interi archi
CB, OB e, quindi, gli archi rimanenti saranno descritti nello Infatti, se due corpi, oscillando a distanze uguali dai
stesso tempo. Per la qual cosa, i due corpi D, d. perverranno centri di sospensione, descrivono archi ineguali, e se le velo-
insieme nei luoghi C e O, l'uno in un mezzo non resistente ciLà, nelle parti di arco corrispondenti, sono fra loro come
nel luogo C, l'altro in un mezzo resistente nel luogo O. Ma, g-li interi archi, le resistenze proporzionali alle velocità sta-
in quanto, le velocità in C e O stanno come l'arco CB, OB, ranno anch'esse, l'una rispetto all'altra, come i medesimi
gli archi, che i corpi descrivono nello stesso tempo andando archi. Pertanto, se alle forze motrici generate dalla gravità,
oltre, staranno nella medesima ragione. Siano essi CE e Oe. le quali stanno come i medesimi archi, vengono sottratte o
La forza per effetto della quale il corpo D, in un mezzo non ;1g-ginnte queste resistenze, le differenze o le somme staranno
resistente, è ritardato in E sta come CE, e la forza per fra loro nella medesima ragione degli archi: e poiché gli
effetto della quale il corpo d viene ritardato, in un mezzo incrementi o i decrementi delle velocità stanno come queste
resistente, in e, sta come la somma della forza Ce e della difkrenze o somme, le velocità staranno sempre come gli
resistenza CO, ossia come Oe; perciò, le forze per effetto interi archi: se le velociUt, quindi, in qualche caso, stanno
delle quali i corpi sono ritardati stanno come gli archi CB, cume gli interi archi, allora rimarranno sempre nella medesima
OB proporzionali agli archi CE, Oe; e quindi le velocità, ragione. 11-Ia all'inizio del moto, allorché i corpi incominciano
ritardate in quella medesima ragione, rimarranno in quella a scendere e a descrivere quegli archi, le forze, poiché sono
medesima data ragione. Dunque, le velocità e gli archi J•roporzionali agli archi, produrranno velocità proporzionali
descritti con le medesime velocità stanno sempre fra loro agli archi. Dunque, le velocità staranno sempre come gli
nella ragione data degli archi CB e OB; quindi, se vengono int.eri archi da descrivere, perciò quegli archi saranno dc-
assunti gli archi interi AB, aB nella medesima ragione, i scritti nello stesso tempo. - C.V .D.
corpi D, d descriveranno nello stesso tempo questi archi, e
nei luoghi A e a perderanno nello stesso tempo tutto il PitoPOSIZIOXE XXVII. TEOREliJA XXII.
moto. Le intere oscillazioni sono dunque isocrone, e le parti
qualsiasi dt'gli archi BD, Bd o BE, Be, che sono descritte Se ni corpi sospesi ad un filo si oppone resistenza in ragione
nello stesso tempo, sono proporzionali agli interi archi BA, dd q11ndrafo delle tlelocità, le differenze tra i tempi di oscilla-
Ba.- C.V.D. :::ione in Wl mezzo resi.~tente e i tempi di oscillazione ùt 1m
Coro!. Quindi, il moto più veloce in un mezzo resistente me:::.o non resistente avente la medesima gravità specifica, sa-
non cade nel punto più basso C, ma viene trovato in quel ranno strellameute proporzionali agli archi descritti dura11fe
punto O, nel quale l'intero arco descritto aB è bisecato. le oscillazioni.
E il corpo, muovendo verso a, viene ritardato degli stessi Infatti, con pendoli U1:,'1.tali siano descritti in un mezzo
gradi con i quali era prima accelerato nel discendere da B resistente gli archi ineguali A, B; allora la resistenza del
ad O. corpo nen·arco A starà alla resistenza del corpo nella parte
'
l
j
PR!NCtrl MATEMATICI LlBRO SECONDO - SEZIONE VI

corrispondente dell'arco B, come il quadrato delle velo- scesa, di meno durante la salita, che in ragione della velo-
cità, ossia come AA a BB, rigorosamente. Se la resistenza cità, ed il tempo viene prolungato da entrambe le cause.
nell'arco B stesse alla resistenza nell'arco A come AB ad AA
i tempi negli archi A e B sarebbero uguali: per la proposi~ 1-'RI)POSIZIONE XXVIII. TEORE~L-\. XXIII.
zione precedente. Perciò la resistenza AA nell'arco A, o AB
Se ad un pendolo, oscillante lungo una cicloide, viene
nell'arco B, genera l'eccedenza del tempo nell'arco A sul
npposta resistenza in ragione dei momenti del tempo, la rcsi-
tempo nel mezzo non resistente, c la resistenza BB genera
s/m:m starà alla forza eli gravità come l'eccedenza dell'arco de-
l'eccedenza del tempo nell'arco B sul tempo nel mezzo non
seri/lo durante l'intera disce.ça sull'arco descritto durante l'ascesa
resistente. Ma tali eccedenze stanno come le forze efficienti AB
-;ucccssiva sta al doppio della lunghezza del pendolo.
e BB strettamente, ossia, come gli archi A e B. - C.V.D.
Coro[. I. Di conseguenza, dai tempi delle oscillazioni, in
un mezzo resistente, effettuate lungo archi ineguali, possono
essere conosciuti i tempi delle oscillazioni in un mezzo non
resistente della medesima gravità specifica. La differenza dei
tempi, infatti, starà all'eccedenza del tempo nell'arco minore
sul tempo in un mezzo non resistente, come la differenza
degli archi all'arco minore.
C oro!. 2. Le oscillazioni più corte sono più isocrone e B
quelle cortissime sono effettuate nei medesimi tempi che se
fossero in un mezzo non resistente, esattamente. Ma i tempi
di quelle che si effettuano lungo gli archi maggiori, sono
un po' più lunghi, in quanto la resistenza incontrata durante c o
la discesa del corpo, per effetto della quale il tempo viene
prolungato, è maggiore, proporzionalmente alla lunghezza IJC designi l'arco descritto durante la discesa, Ca l'arco
descritta durante la discesa, della resistenza incontrata du- descritto durante l'ascesa, e Aa la differenza degli archi;
rante l'ascesa successiva per effetto della quale il tempo è per le cose che sono state costruite e dimostrate nella pro-
diminuito. 1\·Ia anche il tempo delle oscillazioni, sia di quelle posizione XXV, la forza, per eiletto della quale il corpo
corte che di quelle lunghe, sembra essere alquanto prolun- oscillante è spinto nel luogo qualsiasi D, starà alla forza di
gato a causa del moto del mezzo. Infatti, ai corpi ritardati resistenza come l'arco CD all'arco CO, che è la metà di
'\"Ì.ene opposta una resistenza un po' minore, in ragione della quella differenza Aa. Perciò, la forza, per effetto della quale
velocità, e ai corpi accelerati, un po' maggiore rispetto a il corpo oscillante viene spinto al principio, o punto più
quelli che si muovono di moto uniforme: ciò perché il mezzo, alto della cicloide, ossia, la forza di gravità, starà alla
a causa del moto che aveva ricevuto dai corpi, proseguendo resistenza come l'arco di cicloide tra il punto più alto e il
lungo la medesima direzione, è nel prirno caso mosso di più, punto più basso C, sta all'arco CO; o->sia (se gli archi ven-
nel secondo di meno; e perciò cospira più o meno con i moti gono raddoppiati) come l'arco dell'intera cicloide, o lunghezza
dei corpi. Dunque, resiste ai pendoli di più durante la di- Joppia del pendolo, sta all'arco A a. - C.V.D.
PRINCIPI MATEM.UICI LIBRO SECONDO • SEZ!Oh'E VI

resistenza nel luogo D starà alla forza di gravità come l'area


PROPOSIZIONE XXIX. PROBLEMA VI.
_OR IEF- IGH all'area PINM.
Posta che un corpo oscillante l~tngo una cicloide subisca OQ
una resistenza proporzionale al quadrato della velocità, trovare Infatti, poiché le forze generate dalla gravità, per effetto
la resistenza nei singoli hwghi. delle quali il corpo è spinto nei luoghi Z, B, D, a, stanno
come gli archi CZ, CB, CD, Ca, e quegli archi stanno come
Sia Ba l'arco descritto durante un'intera oscillazione,
le aree PINM, PIEQ, PIGR, PITS, sia gli archi che le
e C sia il punto più basso della cicloide, e CZ la metà del-
l'arco dell'intera ciduiùe, uguale alla lunghezza del pendolo: forze siano rappresentati mediante queste aree, rispettiva-
mente. Sia inoltre Dd lo spazio minimo descritto dal
corpo durante la discesa, e il medesimo spazio venga rap-
presentato per mezzo dell'area piccolissima R.Ggr compresa
tra le parallele RG, rg, e si prolunghi rg fino in h, così che
Gllhg, R.Ggr siano i decrementi contemporanei delle aree
hH F R' IEF, o Rr x
JGH, PIGR. E l'incremento GHhg- OQ

A R' , OR
x HG- OQ IEF, dell area OQ IEF- IGH, starà al
decremento RGgr, o Rr X RG, dell'arca P IGR, come HG-
a IEF OR
o s - - - - a RG· perciò, come OR x HG--Q- IEF sta a
c p OQ ' 0
OR x GR o OP x PI, ossia (per l'uguaglianza di OR X
si ricerchi la resistenza del corpo in un luogo qualsiasi D. " HG, OR x HR- OR x GR, ORHK- OPIK, PIHR e
OR
Si tagli la retta infinita OQ nei punti O, S, P, Q, cosicché J>JGR + IGH) come PIGR + IGH- OQ IEF sta a OPIK.
(se vengono innalzate le perpendicolari OK., ST, P!, QE, e
con centro O e asintoti OK, OQ viene descritta l'iperbole Quindi, se l'area g~ IEF- IGH viene detta Y, e il de-
TIGE, che taglia le perpendicolari ST, PI, QE in T, I ed E, cremento RGgr dell'arca PIGR è dato, l'incremento del-
e per il punto I si tira KF parallela all'asintoto OQ che l'area Y starà come PIGR- Y.
incontra l'asintoto OK in K e le perpendicolari ST e QE Inoltre, se V designa la forza generata dalla graYità,
in L ed F) l'area iperbolica P IEQ starà all'area ipcrbolica proporzionale all'arco da descrivere CD, per effetto della
PITS come l'arco BC descritto durante la discesa del corpo quale forza il corpo è spinto in D. ed R è messa al posto
sta all'arco Ca descritto durante l'ascesa, e l'area IEF starà della resistenza, V- R sarà l'intera forza pN effetto della
all'area ILT come OQ a OS. Dopo, con la perpendicolare MN quale il corpo è spinto in D. E perciò l'incremento della
sia tagliata l'area iperbolica PINM che sta all'area iperbo- velocità sta congiuntamente come V- R e la particella
lica PIEQ come l'arco CZ all'arco BC descritto durante la di tempo durante la quale viene generato. l\Ia la stessa
discesa. E se con la perpendicolare RG si taglia l'area iper- velocità sta come l'incremento dello spazio descritto nello
bolica PIGR, che sta all'area PIEQ come l'arco qualsiasi stesso tempo, direttamente, e come la medesima particella
CD sta all'arco BC descritto durante l'intera discesa, la di tempo, inversamente. Per cui, in quanto la resistenza è
I>RINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - >EZIONE Vt 49'
49°

per ipotesi come il quadrato della velocità, l'incremento della :\'la, ora, l'area Z inizia e termina dove la resistenza è
resistenza (per il lemma II) starà come la velocità e l'incre- nulla, ossia, all'inizio del moto, quando l'arco CD è uguale
mento della velocità congiuntamente, ossia, come il momento ;:di'arco CB e la retta RG cade sulla retta QE, e alla fine
dello spazio e V- R congiuntamente; e perciò, se il mo- del moto, quando l'arco CD è uguale all'arco Ca e RG
mento dello spazio è dato, starà come V- R, ossia, se al cade sulla retta ST. Anche l'area Y o ~~ IEF- IGH
posto della forza V viene scritta la quantità che l'esprime
PIGR, e se la resistenza R viene rappresentata mediante inizia e termina dove la resistenza è nulla, e perciò dove
un'altra area qualsiasi Z, come PIGR- Z. ~~- IEF e IGH suno uguali: ossia (per costruzione) dove
Quindi, poiché l'area PIGR decresce uniformemente per c

la sottrazione di momenti dati, crescono l'arca Y in ragione h retta RG cade successivamente sulle rette QE e ST.
Per cui quelle aree cominciano e svaniscono nello stesso
lcmpo; pertanto sono sempre uguali. Quindi, l'area
~~; IEF- IGH è uguale all'area Z, per mezzo della quale
la resistenza viene rappresentata, e pertanto sta all'area
PINM, per mezzo della quale la gravità viene rappresen-
tata, come la resistenza alla gravità.- C.V.D.
Corol. I. Di conseguenza, la resistenza nel luogo piì1
OP
has~o C sta alla forza di gravità come l'area --- IEF
all'area P/l'llM.
OQ
a
c o s p Corol. 2. l\'la sarà massima quando l'area PIHR sta
all'area IEF come OR ad OQ. In quel caso, infatti, il suo
momento (ossia P/GR- Y) diventa nullo.
di PIGR- Y e l'area Z in ragione di PIGR- Z. Perciò, Corol. 3. Di conseguenza si conosce anche la velocità nei
se le aree· Y e Z iniziano nello stesso tempo, e se inizialmente singoli luoghi, in quanto es~a è in ragione della radice qua-
sono uguali, queste, per l'addizione di momenti uguali, con- drata della resistenza, e all'inizio del moto è uguale alla
tinueranno ad essere uguali, c parimenti, poiché subito dopo, wlocità del corpo che oscilla lungo la medesima cicloide
decrescono di momenti uguali, saranno rese evanescenti nello senza alcuna resistenza.
stesso tempo. E inversamente, se cominciano nello stesso Comunque, a causa della difficoltà del calcolo per effetto
tempo e nello stesso tempo sono rese evanescenti, avranno del quale la resistenza e la velocità sono trovate mediante
momenti uguali e saranno sempre uguali, Infatti, se la resi- questa proposizione, sembra opportuno aggiungere la seguente
stenza Z viE-ne aumentata, la velocità, insieme con l'arco Ca, proposizione.
che viene descritto durante l'ascesa del corpo, viene dimi-
nuita, c nel punto in cui tutto il moto cessa insieme alla resi- PROPOSIZIONE XXX. TEOREMA XXIV.
stenza, in quanto si accosta di più al punto C, la resistenza Se la rella aB è uguale all'arco di cicloide che wr corpo
svanirà più rapidamente dell'area Y. E avverrà il contrario descrive oscillando, e verso i snoi singoli punii D vengono
ove la resistenza sia diminuita. inualzate le perpendicolari DK, che stanno alla lunghezza del
LlliRO SECONDO - SEZ(QNE VI 493
49' PRI:SCIPI MATEMATICI

pendolo come la resistenza del corpo, nei punti corri.~pondenti dell'ascesa generata dalla diminuzione di questa velocità.
dell'arco, sta alla forza di gravità, dico che la differenza tra \"erso df si abbassi la perpendicolare Fm, e il decremento Fg
l'arco descritto durante l'ùxtera discesa e l'arco descritto durante delia velocità DF generata dalla resistenza DI(, starà all'in~
l'intera, successiva, ascesa moltiplicata per la semisomma di cremento fm della medesima velocità, generata dalla forza
entrambi gli archi, sarà uguale all'area BKa, definita da tutte CD, come la forza generatrice DK sta alla forza generatrice
le perpendicolari DK. CD. l\Ia per la similitudine dei triangoli Fmf, Fgh, FDC,
jm sta a Fm o Dd come CD a DF; e in base alla propor-
Si rappresenti, infatti, l'arco di cicloide, descritto durante zione perturbata si ha che Fg sta a Dd come DK a DF.
un',iutera oscillazione, media.nte la retta aB ad esso uguale, Di nuovo Fh sta a .Fg come JJF a CF; e in base alla pro-
e l arco che verrebbe descntto nel vuoto mediante la lun-
ghezza AB. Si bisechi AB in C, il punto C rappresenterà E
il punto più basso della cicloide, e CD starà come la forza
ge~erat~ dalla gravità, per effetto della quale il corpo è
spmto m D lungo la tangente della cicloide, e starà alla
lunghezza del pendolo nella medesima ragione che la forza
in D ha alla forza di gravità. Si rappresenti, quindi, quella
forza per mezzo della lunghezza CD, e la forza di gravità
per mezzo della lunghezza del pendolo, e se su DE si prende N
DK in quella medesima r<~gione alla lunghezza del pendolo, A }i,{ a
che la resistenza ha alla gravità, DK rappresenterà la resi-
stenza. Con centro C e intervallo CA o CB si costruisca il se- porzione perturbata, Fh o .il'!N a Dd come DK a CF o CM:
micerchio BEeA. Il corpo descriva in un tempo minimo lo perciò, la somma di tutti gli MN x CM sarà uguale alla
spazio Dd, e innalzate le perpendicolari DE, de che incon- somma di tutti i Dd x DK. Si supponga che sul punto
trano la circonferenza in E ed e, esse staranno come le velo- mobile ;Jf venga sempre innalzata un'ordinata rettangolare,
cità che il corpo, scendendo nel vuoto, dal punto B, acqui- ug·ualc all'indeterminata Cll( la quale a causa del moto
sterebbe nei luoghi D e d, il che è manifesto {per la prop. LI! continuo è moltiplicata per l'intera lunghezza Aa; e il
del libro 1). Si rappresentino, perciò, queste velocità per trapezio descritto da quel moto, o il rettangolo A a x 1 / 2 aB
mezzo delle perpendicolari DE, de; e DF sarà la velocità che a questo uguale, sarà uguale alla somma di tutti gli
il corpo acquista in D cadendo da B in un mezzo resistente. .UN X CM e perciò alla somma di tutti i Dd x DK,
E se con centro C e intervallo CF viene descritto il cer- ossia, all'area BKVTa. - C.V.D.
rhio Fjili che incontra le rette de cd AB in j ed .1.H, M sarà Coro!. Di conseguenza, dalla legge della resistenza e dalla
il luogo verso il quale successivamente, senza altra resistenza differenza Aa degli archi Ca, CB può essere ricavata la
il corpo ascenderebbe, e dj la Yelocità che acquisterebbe in d. proporzione della resistenza alla gravità, esattamente.
Per cui, se Fg designa il momento della '·elocità che il Infatti, se la resistenza DK è uniforme, la figura BKTa
corpo D, descrivendo lo spazio minimo Dd, perde a causa sarà un rettangolo costruito su Ba e DK, e quindi il ret-
della resistenza del mezzo, e si prende CN UE,'llale a Cg, tangolo costruito su 1 ( 2 Ba e Aa sarà uguale al rettangolo
N sarà il luogo verso il quale il corpo ascenderebbe successi- costruito su B,1 e DI(, e DK sarà uguale a 1 f2 Aa. Per la
Yamente senza altra resistenza, ed 1\IN sarà il decremento qual cosa, poiché JJK rappresenta la resistenza, e la lun-

l
494 l>lliNClPI MATEM.~71CI LIBRO SECONDO - SEZIONE VI
495

ghezza del pendolo rappresenta la gravità, la resistenza starà medio V, questa, se supera l'altra figura, in una delle due
alla gravità come 1 / 2 Aa alla lunghezza del pendolo; esatta- parti BRF o V Sa, sarà minore verso la parte opposta, e così
mente come è stato dimostrato nella prop. XXVIII. ~arà esattamente uguale ad essa.
Se la resistenza sta come la velocità, la figura BKTa
sarà esattamente un'ellisse. Infatti, se un corpo, in un mezzo PROT'OSIZIONE XXXI. TEORE~I.A xxv.
non resistente, descrivesse durante un'intera oscillazione la
Se la resistenza s1~bita da un corpo oscillante nelle singole
lunghezza BA, la velocità, nel luogo qualsiasi D, starebbe
parti proporzionali degli archi descritti viene a11mentata o
come l'ordinata DE del cerchio descritto sul diametro AB.
diminuita i11 una data ragione, la differetiZa tra l'arco descritto
Pertanto, poiché Ba in un mezzo resistente e BA in un
durante la discesa e l'arco descritto dterante la successiva ascesa,
mezzo non resistente, sono descritte esattamente in tempi
Terni aumentata o dimùzuila nella medesima ragione.
uguali, e, quindi, le velocità nei singoli punti dello stesso Ba,
stanno esattamente alle velocità nei punti corrispondenti della Quella differenza, infatti, nasce dal ritardo del pendolo
lunghezza BA, come Ba sta a BA, la velocità nel punto D a causa della resistenza del mezzo, perciò sta come l'intero
in un mezzo resistente starà come l'ordinata del cerchio o ritardo e la resistenza ad esso proporzionale che causa il
dell'ellisse descritta sul diametro Ba; e quindi, la figura
BKVTa sarà proprio un'ellisse. Poiché la resistenza è E
supposta proporzionale alla velocità, OV rappresenterà
la resistenza nel punto medio O; e l'ellisse BRVSa de- F
scritta con centro O e serniassi OB, OV, sarà esattamente hg
uguale alla figura BKVTa, e al rettangolo A a x BO ad essa
uguale. Quindi, Aa X BO sta a OV x BO come l'area di v K
questa ellisse a OV X BO; ossia, A a sta a OV come l'area
del semicerchio al quadrato del raggio, o come I I a 7; e, N
pertanto, 7 / 11 A a starà alla lunghezza del pendolo come AM a c o dD
la resistenza in O del corpo oscillante sta alla gravità del
medesimo. ritardo. Nella proposizione precedente, il rettangolo costruito
Inoltre, se la resistenza DK è in ragione del quadrato sulla retta 1 / 2 aB e la differenza Aa di quegli archi CB, Ca,
della velocità, la figura BKVTa sarà qua~i una parabola era uguale all'area BKTa. E quell'arca, posto che la lun-
che ha per vertice V e per as~e OV; perciò sarà uguale al ghezza aB sia mantenuta, è aumentata o diminuita in ragione
rettangolo 2 / 3 Ba X OV, esattamente. J\Ia il rettangolo 1 / 2 de-lle ordinate DJ{, ossia, in ragione della resistenza, e perciò
Ha X A a è uguale al rettangolo 2 / 3 Ba x OV, e perciò sta come la lunghezza aB e la resistenza congiuntamente.
OV è uguale a 3 / ~A a: pertanto, la resistenza in O opposta Per cui il rettangolo costruito su Aa e lf 2 aB sta come aB
al corpo oscillante sta alla gravità del medesimo come 3 / 4 e la resistenza congiuntamente, e pertanto Aa sta come la
A a alla lunghezza del pendolo. resistenza. - c.v.n.
Stimo che queste conclusioni siano sufficientemente pre- Core•!. I. Per cui, se la resi5tenza sta come la velocità,
cise per le cose praticht>. Infatti, poiché l'ellisse o la para- la differenza degli archi nello stesso mezzo starà come l'intero
bola BRVSa è congmente con la figura BKVTa nel punto arco descritto: e viceversa.

l
PR!NCl:>l MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE Vl 497
Corol. 2. Se la resistenza è in ragione del quadrato della distanza di due pollici, e dì qui lasciato cadere, così che
velocità, quella differenza sarà in ragione del quadrato del· descrivesse durante l'intera sua discesa un arco di due pollici,
l'intero arco: e viceversa. e durante l'intera prima oscillazione, costituita dalla discesa
Corol. 3· E in generale, se la resistenza è in ragione della e dalla successiva ascesa, un arco di quasi quattro pollici,
terza o di una qualsiasi altra potenza della velocità, la dif. il medesimo pendolo in 164 oscillazioni perdette l'ottava
ferenza starà nella medesima ragione dell'intero arco: e parte del proprio moto, in modo da descrivere durante la
vtceversa. propria ultima ascesa un arco di un pollice e tre quarti.
Corol. 4· E se la resistenza sta in parte in ragione sem. Se durante la prima discesa descrisse un arco di quattro
plice della velocità, in parte in ragione del quadrato della pnllici, perdette l'ottava parte del moto in 121 oscillazioni,
medesima, la differenza starà in parte in ragione dell'intero in modo da descrivere durante l'ultima salita un arco di
arco, in parte in ragione del quadrato del medesimo e vice- _-;: / 2 pollici. Se durante la prima discesa descrisse un arco di
versa. E la legge e la ragiùne della resistenza sarà identica ntto. sedici, trentadue o sessantaquattro pollici, perdette l'ot-
per la velocità, come la legge e la ragione di quella diffe- tava parte del moto in 6g, 35 1 / 2 • !8 1 / 2 , 9 2 / 3 oscillazioni,
renza lo è per la lunghezza dell'arco. rispl'tti\'amente. Quindi, la differenza tra gli archi descritti
Corol. 5· Perciò se un pendolo descrive successivamente tlurante la prima discesa e l'ultima ascesa, era nel primv,
archi ineguali, allora può essere trovata la ragione dell'incre· ,;ccondo, terzo, quarto, quinto, sesto caso di 1 /~, 1 h, I, 2,
mento e del decremento di questa differenza rispetto alla .J., 8 pollici, rispettivamente. Si dividano queste differenze
lunghezza dell'arco descritto; si avrà, inoltre, la ragione del· p1.·r il numero delle oscillazioni effettuate in ciascun caso, e
l'incremento e del decremento della resistenza rispetto alla in un'oscillazione media, durante la quale fu descritto un
velocità maggiore o mmore. arco di 33 / 4 , 7 1 / 1, 15, 30, 6o, 120 pollici, la diffen::nza tra
gli archi descritti durante la di~ccsa c la succcs~iva ascesa,
SCOLlO GENERALE. sara' 'l 656 , 'l H2• 'l 69, 'l 71 , 'l 37 , "l ! 9 part'1 d't poIl'1ce, nspe
, tt'tva-
mC"nte. :'Ifa queste, nelle oscillazioni più grandi, sono esat-
Da queste proposizioni, mediante le o:;cillazioni di pen- tamente in ragione del quadrato degli archi descritti, e nelle
doli in mezzi qualsiasi, è possibile trovare la resistenza dei più piccole un po' più grandi che in quella ragione; pertanto
mezzi. Ho indagato la resistenza dell'aria mediante i seguenti (per il coro!. 2, prop. XXXI di questo libro) la resistenza
esperimenti. della sfera, ove sia mossa più celermente, è esattamente in
Ho sospeso una sfera lignca del peso di 577 / 21 once romane, ragione del quadrato della velocità; ove sia più lenta, un
costruita con un diametro di 67 / 8 pollici londi1tesi, mediante po' di più che in quella ragione.
un filo sottile, ad un uncino abbastanza solido, in modo che V designi ora la massima velocità durante un'oscillazione
la distanza tra l'uncino e il centro di oscillazione del globo qualsiasi, f' A, R, C siano quantità dato:-, e supponiamo che
fosse di ro1 / 2 piedi. Segnai sul filo un punto distante la differenza degli archi sia AV + BVJ.12 + CP. Poiché le
dieci piedi e un pollice dal centro dì sospensione; e in Yelocità massime, in una cicloidE', stanno come la metà degli
quel punto collocai un regolo diviso in pollici, per mezzo archi descritti durante un'oscillazione, e nel cerchio come la
del quale avrei segnato le lunghezze degli archi descritti dal metà della corda di quegli archi, per questo, essendo uguali
pendolo. Contai, poi, le oscillazioni durante le quali la gli archi, sono maggiori nella cicloide che nel cerchio in
sfera avrebbe perduto l'ottava parte del proprio moto. Se ragione della metà degli archi alla loro corda: ma i tempi
il pendolo veniva allontanato dalla perpendicolare ad una sono più lunghi nel cerchio che nella cicloide, in ragione

3"· NF.WTON.
PRINCIPt MATEMATtCt LIBRO SECONDO - SEZIONE VI
499

inversa della velocità; è manifesto, perciò, che le differenze l'arco che il centro della sfera descrisse era di I243 / 31 pollici.
degli archi (che stanno come la resistenza e il quadrato del Poiché la velocità massima del corpo oscillante, a causa
tempo congiuntamente) sono esattamente uguali in entram- della resistenza dell'aria, non cade nel punto più basso del-
be le curve: nella cicloide, infatti, quelle differenze dovrebbero l':trco descritto, ma quasi nel punto centrale dell'intero arco,
essere aumentate, insieme con la re::;istenza, in ragione, circa, c·ssa sarà all'incirca la medesima che se la sfera, durante
del quadrato dell'arco alla corda, a causa della velocità l'intera discesa in un mezzo non resistente, descrivesse la
aumentata in tale ragione semplice; e dovrebbero essere metà di quell'arco, 6z3h 2 pollici, e ciò nella cicloide, alla
diminuite, insieme col quadrato del tempo, nella medesima qnale, sopra, abbiamo ridotto il moto òel pendolo: pertanto,
ragione quadrata. Perciò, a::finché avvenga la riduzione alla quella velocità sarà uguale alla velocità che la sfera potrebbe
cicloide, devono essere assunte quelle medesime differenze acquistare cadendo perpendicolarmente e descrivendo un'al-
degli archi che furono osservate nel cerchio, e supporre che tezza uguale al seno verso di quell'arco. Ma il seno verso
le velocità massime siano analoghe agli archi sia dimezzati ndb cicloide sta a quest'arco di 623 h 2 come il medesimo
che interi, ossia, ai numeri 1 / 2 , I, 2, 4, 8, I6. Dunque, se :1rco alla lunghezza doppia 252 del pendolo, e pertanto è
nel caso secondo, quarto, sesto, scriviamo i numeri I, 4, u,;uale a I5,278 pollici. Per la qual cosa, la velocità è la
e I6 al posto dì V, la differenza degli archi risulterà ;;~ = :-;lessa che un corpo potrebbe acquistare cadendo e descri-
= A + B + C nel secondo caso; 35~ 1 2 = 4A + BB + I6C Ycndo uno spazio di I5,278 pollici. Con una tale velocità,
9
nel quarto caso; e ~ = I6A + 64B + 256C nel sesto caso. •juindi, la sfera subisce una resistenza che sta al suo peso
Dalla riduzione di queste equazioni si ha che A = o,oooogi6, r-ome o,6I705 a I2I, o (se si considera quella sola parte
B = o,ooro847, e C = o,oo29558. Dunque, la differenza degli della resistenza che è in ragione del quadrato della velocità)
archi sta come o,oooogi6V + o,ooro847V3J2 + o,o029558Tf2; come 0,56752 a I2I.
e pertanto, poiché (per il corollario della proposizione XXX Per mezzo di un esperimento di idrostatica, ho trovato
applicato a questo caso) la resistenza subita dalla sfera nel che il peso di questa sfera !ignea stava al peso di una sfera
mezzo dell'arco descritto durante l'oscillazione, dove la velo- acquea di uguale grandezza come 55 a 97; e, pertanto, poiché
cità è V, sta al proprio peso come 7 / 11 AV + 7 / 10BPI2 + I2I sta a 2I3A nella stessa ragione, la resistenza della
+ 3 / 1CV2 sta alla lunghezza del pendolo, se al posto di A, "fcra acquea che progredisce con la velocità predetta starà
B e C vengono scritti i numeri trovati, la resistenza del al suo peso come 0,56752 a 2IJA, os:;ia come I a 3761 /50'
globo al proprio peso starà come o,oooo583V + 0,0007593V>Iz In quanto il peso del globo acqu~o. nel tempo in cui il globo
+ o,0022I69 VZ alla lunghezza del pendolo tra il centro di descrive la lunghezza di 30,556 pollici con velocità uniforme-
sospensione e il regolo, ossia, a I2I pòllici. Per cui, poiché V mente continuata, produrrà tutta quella velocità durante la
nel secondo caso designa I, nel quarto 4, nel sesto r6, la caduta della sfera, è manifesto che la forza di resistenza
resistenza starà al peso del globo nel secondo caso come uniformemente continuata durante il medesimo tempo po-
0,0030345 a I2I, nel quarto come o,o4I74S a I2I, nel sesto tn~hbe sottrarre una velocità minore dell'altra in ragione
di I a 3761 / 50 , ossia, la ,-c
1
come o,6r705 a I2I. 11 parte dell'intera velocità. Per-
•~ •SO
L'arco descritto dal punto segnato sul filo, nel sesto caso, tanto, nel tempo durante il quale la sfera, con quella velocità
era di I20- 9 ~ o ng 5 / 29 pollici. E pertanto, poiché il uniformemente continuata, potrebbe descrivere la lunghezza
raggio era di I2~ pollici, e la lunghezza del pendolo tra il dt"l suo scmidiametro o di 3 7 j 16 pollici perderebbe 33~ 2 parti
punto di sospensione e il centro della sfera era di 126 pollici, del proprio moto.
'l LIBRO SECONDO SEZIONE VI 50'
soo PRINCIPI MATEMATICI
+

Ho calcolato anche le oscillazioni durante le quali il pe- in queste osservazioni particolarmente mediante i numeri r,
so perdettc la quarta parte del proprio moto. Nella seguente 4, 16, rispettivamente, e in generale mediante la quan-
tità l' come sopra, emergerà che nella terza osservazione è
tabella i numeri posti in alto designano la lunghezza del-
l'arco descritto durante la prima discesa, espressa in pollici :.0.
!~d
+ +
=A + B +C, cheti nella quinta è 90~1 2 = 4A SB r6C,
e in parti di pollici; i numeri di centro signiftcano la lun- che nella settima è i.iii = 16A +64B +256C. Dalla ridu-
ghezza dell'arco descritto durante l'ultima ascesa; e nel luogo zione di queste equazioni si ha che è A = 0,0014!4, B =
più basso stanno i numeri delle oscillazioni. Ho descritto -= o,o00297, C= o,ooo879· E quindi, la resistenza del globo
l'esveriml:ulu iu moùo mollo viù accurato di quello in cui ve- mosso con velocità V sta nella medesima ragione, rispetto
niva perduta soltanto l'ottava parte del moto. al proprio peso di z6 1 / 4 once, che o,ooo9V + +
o,ooo2o8"V3Iz
_:_ o,ooo659 V ha alla lunghezza di 121 pollici del pendolo.
2
Chi voglia può tentare il calcolo.
~Ia se consideriamo soltanto quella parte della resistenza

Prima discesa , 4 8 >6 3' 64


che sta in ragione del quadrato della velocità, questa starà
Ultima ascesa rtj. 6 '4 48 al peso della sfera come o,ooo659 VZ a 121 pollici. Ma questa
Numero diO' ile
3
" parte della resistenza stava, nel primo esperimento, al peso
oscillazioni 374 272 t6z 1 / 2 83 1 /J 41'/J 22 2 /J della sfera di legno di 57 7 / 22 once, come 0,002217V2 a 121;
quindi, la resistenza della sfera di legno sta alla resistenza
In seguito ho sospeso al medesimo filo una sfera di della sfera di piombo (essendo identiche le loro velocità)
piombo del diametro di 2 pollici e del peso di 26 1/• once come 57 7 / 22 per 0,002217 a 26 1 /~ per o,ooo659 ossia, come
l'amane, in modo che tra il centro della 5fera e il punto di 7 1 / 3 a r. I diametri dei due globi erano di 6 7 / 8 e 2 pollici,
sospensione ci fosse un intervallo di ro 1 /z piedi, e contavo le c i quadrati di questi sono fra loro come 4t/ 4 e 4, o II 13 / 16
oscillazioni nelle quali veniva perduta una data parte del c r, rsattamcnte. Dunque, le re~istenze delle sfere ugualmente
moto. Delle tabelle seguenti, la prima indica il numero del- veloci stavano in una proporzione minore dei quadrati dei
le oscillazioni durante le quali pcrdette l'ottava parte del- diametri. Ma non avevamo ancora considerato la resistenza
l'intero moto, la seconda il numero delle oscillazioni du- del flio, che certamente era grandissima, e che. deve essere
rante le qu:1li fu perduta la quarta parte del medesim·o sottratta dalla resistenza dei pendoli ora trovata. Non ho
moto. potuto dcfmirla accuratamente, ma la trovai, tuttavia, mag-

Prima discesa
' '!,
, 4 8 ,, ,, ••,,
3'
giore della terza parte dell'intera n:•sistenza del pendolo
minore; c quindi stabilii che le resistenze dei globi, sottratta
Ultima ascesa 'f, 3'/, 7 '4 la resistenza del filo, sono esattamente in ragione quadrata
Numero delle dci diametri. Infatti, la ragione di 71 / 2 - 1 / 3 a I - 1 / 3 , o
oscillazioni qo go'/• 53 30
"' "', '" di 10 1f 2 a I, non si allontana di molto dalla ragione del
Prima discesa 4 8 >6 3' 64 quadrato di nu/ 1n a r dei diametri.
' '/,
Ultima ascesa
Numero delle
I /2
1
3 6
" '4
•' Poiché nelle sfere maggiori la resistenza del filo è meno
rimarchevole, ho tentato anche l'esperimento con un globo
w
oscillazioni
''" s•B 4'" 3•8 104
'" il cui diametro era di r8·1 / 4 pollici. La lunghezza del pendolo
tra il punto di sospensione e il centro di oscillazione era di
Selezionando, nella prima tabella, la terza, la quinta e
122 1 / 2 pollici, tra il punto di sospensione e il nodo fatto nel
la settima osservazione, ed esprimendo le velocità massime
PRINCIPI MATHIATICI LlBRO SECONDO - SEZtONl! VI

filo, di rog 1 / 2 pollici. L'arco descritto dal nodo durante la rt-sistenza. Le differenze, infatti, nascono dalle resistenze e
prima discesa del pendolo era di 32 pollici. L'arco descritto ~tanno come le resistenze direttamente, e i pesi, inversamente.
dal medesimo nodo, durante l'ultima ascesa dopo cinque Le resistenze stanno dunque come i numeri 3I8,I36 e 49,396.
oscillazioni era di z8 pollici. La somma degli archi o l'intero :\Ia la parte di resistenza della sfera più piccola, che è in ra-
arco descritto durante un'oscillazione media era di 6o pollici. gione quadrata della velocità, stava all'intera resistenza come
La differenza degli archi di quattro pollici. La sua decima ;,56752 a o,6r675, ossia, come 45.453 a 49,396; e la parte di re-
parte, o la differenza tra la discesa e l'ascesa durante una ~istenza della sfera più grande è almeno uguale alla propria in-
oscillazione media, era di 2 / 5 di pollice. Quindi, come il rag- t8ra resistenza; quelle p:uti, pP.rc.iò, stanno come 3I8,136 e
gio rog 1 / 2 sta al raggio I22 1 j 2, cosi l'intero arco di 6o pollici 45,+53 esattamente, ossia, come 7 e I. !Ifa i diametri delle sfe-
descritto dal nodo durante un'oscillazione media, sta all'in- re sono 183 / 4 e 6 7 f8 ; e i quadrati 35I 9 / 16 e 47 17 / 64 di queste stan-
tero arco di 6; 1 / 8 pollici descritto dal centro della sfera no come 7.438 e I, ossia, esattamente, come le resistenze delle
durante un'oscillazione media; e cosi sta la differenza 2 / 5 sfere '7 e I. La differenza delle ragioni non è maggiore di
alla nuova differenza OA475· Se la lunghezza del pendolo, quella che può nascere dalla resistenza del filo. Quindi, quelle
ferma restando la lunghezza dell'arco descritto, fosse aumen-
parti delle resistenze che stanno, essendo uguali le sfere,
tata in ragione di rz6 a 122 1 / 2, il tempo dell'oscillazione
come i quadrati delle velocità, stanno anche, ad uguali
verrebbe aumentato e la velocità del pendolo verrebbe dimi-
\'docità, come i quadrati dei diametri delle sfere.
nuita della radice quadrata di tale ragione, per cui la dif-
Delle sfere che usai in questi esperimenti, la più grande
ferenza 0,4475 degli archi descritti durante la discesa e
non era perfettamente sferica, e per questo, nel calcolo qui
durante l'ascesa successiva verrebbe mantenuta. Indi, se
allegato, ho trascurato certe particolarità: essendo pochissimo
l'arco descritto fosse aumentato in ragione di 1243 / 31 a 6i/s
interessato al calcolo accurato in un esperimento non abba-
la differenza 0>4475 verrebbe aumentata del quadrato di tale
stanza preciso. Ho preferito, perciò, poiché la dimostrazione
ragione; perciò diventerebbe 1,5295. Queste cose starebbero
dd vuoto dipendeva da questi, che gli esperimenti fossero
cosi nell'ipotesi che la resistenza del pendolo fosse in ragione
tentati con sfere più numerose, più grandi e con mag-
del quadrato della velocità. Dunque, se il pendolo descri-
giore precisione. Se le sfere vengono prese in proporzione
vesse un intero arco di 1243 }.11 pollici, e la sua lunghezza tra
il punto di sospensione e il centro di oscillazione fosse di geometrica, i diametri delle quali, supponiamo, siano di 4,
r26 pollici, la differenza degli archi descritti durante la 8, 16, 32 pollici, dalla progressione osservata negli esperi-
discesa e durante la successiva ascesa sarebbe di 1,5295 pol- menti sì ricava ciò che deve avvenire in sfere ancora
lici. E questa differenza moltiplicata per il peso della sfera più grandi.
pendula, che era eli 208 once, dà 318,r36. Di nuovo, il pen- Ora, per confrontare le resistenze dei diversi fluidi fra
dolo eli cui sopra, costituito da una sfera di legno, col centro loro, tentai le seguenti cose. Preparai un recipiente di legno
di oscillazione che distava dal punto eli sospensione 126 pol- lungo CJUattro piedi, largo e alto un piede. Essendo questo
lici, descriveva un intero arco di 1243 / 31 pollici, la differenza senza coperchio, lo riempii di acqua di fonte, e feci in modo
degli archi descritti durante la discesa e durante l'ascesa che un pendolo, immerso nel mezzo dell'acqua, oscillasse.
era di :~~ per 9: 1, , che moltiplicata per il peso del globo, Una sfera di piombo del peso di r661 h once, del diametro
che era di 577 /n once, dà 49,396. Moltiplicai, inoltre, queste di J 5 / 8 pollici, veniva mossa come ho descritto nella tabella
differenze per i pesi delle sfere, al fine di scoprire la loro a pagina ;;eguente, la lunghezza del pendolo dal punto di
PRINCIPI MATEMATICI LlllRO SECONDO - SEZIONE VI
5"5

sospcnswne a un certo punto segnato essendo di I26 pol- differenza nel caso della prima colonna come ~ a 8 ~~/z
lici, e al centro di oscillazione d] I34 3 / 8 pollici. o come S51 l 2 a 42So, scrivendo in questi casi I e S al posto
delle velocità e S5 1 / 2 e 4280 al posto delle differenze degli
Acoo de.ccitto dumnte} archi, sarà A + C= 85 1/ 2 e SA+ 64C = 4280 o A + SC =
la prima discesa dal
punto segnato sul filo,
64 ,, o6 8 4 ' ' 'lo 'l. ,--= 535; quindi per riduzione delle equazioni si otterrà ;C =
pollici = 449 112 , C= 643 {14 e A= 2I 2 { 7; perciò la resistenza, poiché
Arco descritto durante} stél come 7 f11 A V + 3 / 4CVl, diventerà come 136 / 11 V+ 48 9 { 56 V 2 •
8 6 3 ti/~ 'l' 'lo 3
l'ultima ascesa, pollici 4 '4
" /16
Pt•r la qual cosa, nel caso della quarta cnlnnn::l, dO\·e la
Diffmm degli 'echi, } ye\ocità era I, l'intera resistenza sta alla sua parte propor-
proporzionale al moto 16 8 4 ' ' 'lo 'l' 'lo tj\6 ;o\ionale al quadrato della velocità, come I3 6 / 11 + 48 9 / 56 o
perduto, pollici
(JI 1zl 17 a 48 9 156 ; quindi la resistenza del pendolo nell'acqua
Numero delle oscilla- }
zioni nell'acqua "'l 60 1
1 /l 3 7 utj• 122/l IJ'/, sta a quella parte di resistenza nell'aria, che è proporzionale
Numero delle oscilla-} 8 '/
zioni n eli 'aria 5 2
,,, 535
al quadrato della velocità, e che è la sola, nei moti più
wloci, ad essere presa in considerazione, come 6! 12 / 17 a 48 9 l 56
c 535 a I 1 / 5 congiuntamente, ossia, come 571 a I. Se l'intero
Nell'esperimento della quarta colonna, furono perduti !Ilo del pendolo oscillante nell'acqua fosse stato immerso, la
moti uguali con le 535 oscillazioni effettuate nell'aria e con I 1 f5 sua resistenza sarebbe stata ancora maggiore: cosicché quella
nell'acqua. Le oscillazioni nell'aria erano, perciò, un po' più re,istcnza del pendolo oscillante nell'acqua, che è proporzio-
veloci che quelle nell'acqua. Ma se le oscillazioni nell'acqua nale al quadrato della velocità, e che è la sola ad essere pre-
fossero state accelerate in ragione tale da essere il moto ~a in considerazione nei corpi più veloci, sta alla resistenza
dei pendoli in entrambi i mezzi ugualmente veloce, identico dd!' intero medesimo pendolo, oscillante nell'aria con la mede-
sarebbe restato il numero r 1 / 5 delle oscillazioni nell'acqua, ~ima velocità, come S50 ad I circa, ossia esattamente come
durante le quali veniva perduta la medesima quantità di la densità dell'acqua sta alla densità dell'aria.
moto di prima; in quanto la resistenza viene aumentata In questo calcolo dovrebbe essere assunta anche quella
e, contemporaneamente, il quadrato del tempo diminuito- parte della resistenza del pendolo nell'acqua, che stava come
nella medesima ragione del quadrato. Le velocità dei pendoli il quadrato della velocità, ma (ciò che forse sembrerà strano)
essendo pari, quindi, furono perduti moti uguali nell'aria la re.sistenza nell'acqua era aumentata in una ragione mag-
in 535 oscillazioni, e nell'acqua in r 1 / 5 oscillazioni. Perciò, giore del quadrato della velocità. Ricercando la causa di
la resistenza dd pendolo nell'acqua sta alla sua resistenza questo fatto, trovai che il recipiente era troppo stretto per
nell'aria come 535 a I 1 l 5 • Questa è la proporzione di tutte la grandezza del penJolo, e, a causa della sua ristrettezza,
le resistenze nel caso della quarta colonna. o,;tacolava troppo il moto dell'acqua che si apriYa. Infatti,
A V + CV 2 designi. ora, la differenza degli archi descritti se il pendolo, il cui diametro era di un pollice, veniva im-
durante la discesa e durante la successiva ascesa della sfera, merso, la resistenza aumentava esattamente in ragione del
mossa nell'aria con la velocità massima V. Poiché la velocità (}Uadrato della velocità. Ho tentato questo costruendo un
massima, nel caso della quarta colonna, sta alla velocità pendolo con due globi, il più basso e piì1 piccolo dei quali
massima, nel caso della prima colonna, come I a S, e la o~cillasse nell'acqua, e il più alto e più grande fosse sospeso
differenza degli archi nel caso della quarta colonna sta alla al ±ìlo proprio sopra l'acqua, e oscillando nell'aria, aiutasse il
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE VI

moto del pendolo e lo rendesse di maggiore durata. Gli corpi mossi rapidamente è all'incirca proporzionale alla den-
esperimenti così impiantati risultavano come descritti nella ~ità dei fluidi nei quali vengono mossi. Non dico esatta-
seguente tabella. mente. Infatti, i fluidi più viscosi, a parità di densità,
senza alcun dubbio resistono più di quelli liquidi, come
Arco descritto durante}
la prima discesa
,, 8 4 ' ' 'l' '/,
l'olio freddo più di quello caldo, quello caldo più del-
l'acqua piovana, l'acqua più dello spirito di vino. :Ma, nei
Arco descritto durante} liquidi che al tatto sono abbastanza fluidi, come nell'aria,
6 l" 'f, 'f, ~116
rultima ascesa " 3 I'
nell'acqua sia dolce che salata, nello spirito di vino, di tre-
Dillocon" dogli acohi }
mentina e di sali, nell'olio riscaldato e liberato per distilla-
proporzionale al moto 'f, 'l' '/, 1
perduto
4 ' ' 116
zione dalle fecce, nell'olio di vetriolo e nel mercurio e nei
~un:ero delle oscilla- }
metalli fusi, e in quegli altri, se ce ne sono, che sono tanto
ZlQI\1 3
3
l' 6'lt u'la 21 1 15 34 53 6z 1l 5 Hnidi da conservare a lungo il moto impresso per agitazione
dd vaso, e che versati sono divisi, liberamente scorrendo,
Per confrontare le resistenze dei mezzi fra loro, feci anche in gocce, non dubito affatto che la regola data si ottenga
in modo che pendoli di ferro oscillassero nell'argento vivo. con sufficiente esattezza: specialmente se gli esperimenti
La lm)ghezza del filo di ferro era di quasi tre piedi, e il vengono impiantati con pendoli più grandi e mossi più
diametro del pendolo quasi la terza parte di un pollice. Al Yclocemente.
filo, inoltre, proprio sopra il mercurio, era attaccato un altro Infine, poiché l'opinione di alcuni è che esiste un certo
globo di piombo abbastanza grande per continuare più a lungo mezzo etereo, sottilissimo, che permea liberamente ogni poro
il moto del pendolo. Allora riempivo un vaso, che conteneva e gli interstizi di tutti i corpi, e che, inoltre, da tale mezzo
quasi tre libbre di argento vivo, alternativamente con argento fluente a traverso i pori dci corpi debba nascere una resisten-
vivo e con acqua comune, al fine di trovare, facendo oscillare za, al fine eli stabilire se la resistenza, che è stata sperimen-
il pendolo successivamente in entrambi i fluidi, la propor· tata nei corpi mossi, fosse tutta sulla loro superficie esterna, o
zione delle resistenze; e la resistenza dell'argento vivo rispetto se anche le parti interne risentissero della notevole resistenza
alla resistenza dell'acqua risultò come I3 o I4 a I circa: che è nelle loro superfici, escogitai questo esperimento. Sospesi,
ossia, come la densità dell'argento vivo alla densità del- mediante un anello di ferro, un barattolo rotondo di legno
l'acqua. Quando impiegavo un pendolo un po' più grande, d'abete ad un ftto lungo undici piedi sostenuto da un uncino
il cui diametro fosse, supponiamo, di quasi 1 / 3 o 2 / 3 di un (Ji Ierro, al tìne di fare un pendolo della lunghezza predetta.
pollice, la resistenza dell'argento vivo alla resistenza del- L'uncino era. in alto, molto acuto, concavo e tagliente,
l'acqua risultava nella proporzione di 12 o IO ad uno, all'in- affinché l'anello, che vi era attaccato per il suo arco supe-
circa. Ma il primo esperimento dà più affidamento, in quanto ri\)fe, vi si muovP.sse liherissimamente. All'arco inferiore
che in questi ultimi il vaso era troppo piccolo per la gran- inoltre, era attaccato il filo. Allontanavo il pendolo, così
dezza della sfera immersa. Una volta ingrandita la sfera costituito, ad una distanza dì quasi sei piedi dalla perpen-
avrebbe dovuto essere ingrandito anche il vaso. Avevo stabi- dicolare, e ciò lungo il piano perpendicolare al filo dell'un-
lito di ripetere questi esperimenti in vasi più grandi e con cino, affinché l'anello, durante l'oscillazione del pendolo, non
liquidi costituiti sia da metalli fusi sia da altri liquidi caldi o Yacillasse, lungo l'uncino, da una parte e dall'altra. Infatti,
freddi; ma non è possibile sperimentare ogni cosa; e da quelli il punto eli sospensione, nel quale l'anello tocca l'uncino,
già descritti è sufficientemente manifesto che la resistenza dei deve rimanere immobile. Quindi segnavo con precisione il
so8 PRTNCUI MATEM,\T!Cl UBRO SECONDO -SEZIONE VI

luogo verso il quale avevo allontanato il pendolo, e in séguito, tolo pieno: perciò, l'intera resistenza A + B del barattolo
lasciato andare il pendolo, segnavo gli altri tre luoghi ai yuoto starà al!" intera resistenza A + 7SB del barattolo pieno
quali tornava alla fine deìla prima, della seconda e della come 77 a 78, e scomponendo, A + B sta a 77B come 77
terza oscillazione. Ripetei questo sovente, al fine di fissare a r, quindi A + B a B come 77 X 77 a r, e scomponendo,
quei luoghi con la maggior precisione possibile. Dopo di che, .l a B come 5928 a r. La resistenza del recipiente vuoto è
riempivo il barattolo con p:ombo e con i metalli più pesanti dunque, nelle parti interne, cinquemila e più volte minore
che avevo tra le mani. l\Ia prima pesavo il barattolo vuoto della resistenza del medesimo sulla superficie esterna. Così, in-
insieme alla parte di filo che era avvolta intorno al barattolo vero, abbiamo discusso sull'ipotesi che vuole che la mag-
e alla metà della parte restante che veniva tesa tra l'uncino giore resistenza del recipiente pieno non sia generata da
e il barattolo pendulo. Infatti, il filo teso spinge sempre il nessun'altra causa nascosta che dalla sola azione di un
pendolo, allontanandolo ddla perpendicolare, con la metà certo fl nido sottile sul metallo incluso.
del proprio peso. A que~to peso aggiungevo il peso dell'aria Ho esposto a memoria questo esperimento. Infatti ho
che il barattolo conteneva. E tutto il peso costituiva perduto i fogli in cui lo avevo descritto. Per cui sono obbli-
quasi la settantottesima parte del barattolo pieno di metalli. gato ad omettere quelle parti frazionarie di numeri di cui
Ora, poiché i} barattolo pieno di metalli, tendendo il filo mi sono dimenticato.
col proprio peso, aumentava la lunghezza del pendolo, accor- 1\ on c'è tempo, infatti, di tentare di nuovo ogni cosa.
ciavo il filo affinché la lunghezza del pendolo, ora oscillante, La prima volta, allorché utilizzavo un uncino poco saldo, il
fosse identica a quella di prima. Di lì, tratto il pendolo recipiente pieno era ritardato pH1 velocemente. H.icercandone
fino al primo luogo segnato e !asciatolo andare, contavo la causa, trovai che l'uncino poco saldo cedeYa sotto il peso
quasi settantasette oscillazioni, prima che il barattolo tor- dd recipiente, e che, seguendolo durante le sue oscillazioni,
nasse al secondo punto segnato, e altrettante sùbito dopo, n'!t1iva piegato da ogni parte. Preparai, quindi, un uncino
prima che il barattolo tornasse al terzo punto segnato, e di saldo, a!Ttnché il punto di sospensione rimanesse immobile,
nuovo altrettante prima che col suo ritorno toccasse il quarto c allora ogni cosa si verif1cò come ho descritto sopra.
luogo. Ne concludo che l'intera resistenza del barattolo pieno
non aveva, rispetto alla resistenza del barattolo vuoto, una
proporzione maggiore di 78 a 77· Infatti, se le resistenze di
entrambe fossero state uguali, il barattolo pieno a causa
della sua forza insita maggiore di 78 della forza insita del
barattolo vuoto, anebbe dovuto conservare il proprio moto
oscillatorio molto a lungo, e perciò, completate le 78 oscil-
lazioni tornare sempre a quei luoghi segnati. :r-.Ia vi tornava
una volta completate 77 oscillazioni.
A, quindi, designi la resistenza del barattolo sulla super-
ficie esterna del medesimo, e B la resistenza delle parti
interne del barattolo yuoto: allora, se le resistenze delle parti
interne dei corpi ug-ualmente veloci stanno come la materia,
o come il numero d~llc particelle alle quali Yiene opposta resi-
stenza, 7SB sara la resistenza delle parti interne del barat-
LlllRO SECONDO - ilEZIONE VII

con trino fra loro. Infatti, se non fossero messe in movimento


da alcuna forza, procederebbero uniformemente in linea retta,
per la prima legge del moto. Se sono messe mutuamente in mo-
dmento da forze qualsiasi, e qu8lle forze sono inversamente
proporzionali al diametro delle particelle corrispondenti e
direttamente proporzionali ai quadrati delle velocità, allora,
SEZIONE VII.
in quanto le posizioni delle particelle sono simili e le forze
IL MOTO DEI FLlliDI E LA RESISTENZA DEI PROIETTILI proporzionali, le intere forze, per effetto delle quali le par-
ticelle corrispondenti sono mosse, e che sono composte (per
il corollario secondo delle leggi) dalle forze che mettono in
m0vimento ciascuna particella, avranno uguali direzioni,
l·nme se tendessero ai centri posti similmente fra le parti-
PROPOSIZIONE XXXII/TEOREMA XXVI. celle; tutte le forze saranno, allora, mutuamcnte come le
~ingole forze componenti, ossia, inversamente proporzionali
Se due sistem.i simili di corpi constano di un ugual numero
ai diametri delle particelle corrispondenti, e direttamente
di particelle, e le particelle corrispondenti sono simili e pro-
proporzionali ai quadrati delle velociHL; e pertanto faranno
porzionali, quelle di un sistema a quelle dell'aUro, e hanno fra
si che le parti corrispondenti della particella continuino a
loro una posizione simile e un mutuo rapporto dato di densità,
descrh·ere figure simili. Queste cose staranno così (per i
e similmente cominciano ad essere mosse fra loro in tempi
l·m·ol. r e 8 della prop. IV del libro I) a condizione che i
proPt1rzionali (fra loro quelle che stanno in un sistema e fra
centri stiano in quiete. Se invece vengono mossi, a causa
loro quelle che stanno nell'altro) e se quelle che stanno nel
della similitudine delle traslazioni le loro posizioni fra le
medesimo sistema non sz: toccano mutuamente se non nei mo-
particelle dei sistemi rimarranno simili e introdurranno muta-
menti delle ri{iesst'oni, né si attraggouo, né si resp1:ngono scam-
menti uguali nelle figure che le particelle descrivono. I moti
bievolmente se non per efjetio di forze acceleratrici che sono
ddle particelle corrispondenti e simili, quindi, saranno simili
inversamente proporzionali ai diametri delle particelle corri-
!Ìno ai loro primi incontri, e a causa di ciò gli scontri e le
spondenti e direttamente proporzionali ai quadrati delle velocità,
rillessioni saranno simili, e subito dopo (per le cose gii
dico che le particelle dei sistemi coutinucranno ad essere mosse
mostrate) avranno moti simili fra loro finché di nuovo cadano
similmente fra loro in tempi proporzionali.
mutuamcnte uno sull'altro, e così di séguito all'infinito. -
Dico che corpi simili e similmente situati sono mossi fra l.V.D.
loro simihnente in tempi proporzionali, e che, se per caso Coro!. I. Di conseguenza, se due corpi qualsiasi che sono
le particelle di un sistema sono mnfronbte con le particelle simili e sin1ilmente posti rispetto alle corrispondenti parti-
corrispondenti dell'altro la loro mutua posizione alla fine di celle dci sistemi, cominciano ad essere mossi similmente fra
quei tempi è sempre simile, Per cui saranno proporzionali i loro in tempi proporzionali, e le loro mutue grandezze e
tempi durante i quali le parti simili e proporzionali delle densità stanno come le grandezze e le densità delle parti-
-figure simili saranno descritte dalle particelle corrispondenti. celle corrispondenti, questi corpi continueranno ad essere
Quindi, se i sistemi di questo tipo sono due, le particelle mossi similmente in tempi proporzionali. Infatti è identica
corrispondenti, per la somiglianza dei moti iniziali, conti- la considerazione delle parti maggiori di entrambi i siste-
nueranno a muoversi similmente, fino al momento in cui si in- mi e delle particelle.
512 PRINCIPI MATEMATICI

Co.rol. 2. E se tutte le parti simili e similmente poste


dei due sistemi giaciono in quiete fra loro, e due di esse, r-r;-1-g Rt-~ ~ ~ ~Yl .,l ox.k' ~
che siano maggiori delle rimanenti e che si conispondano ~..t.(,( )/Z~Y", o!ri Il. l~"~,_.,.. ";:?'r"-~"
l

scambievolmente in entrambi i sistemi, cominciano ad essere


mosse lungo linee similmente poste per effetto di un qual· f!; .,..:L~ .
siasi moto simile, queste ecciteranno moti simili nelle restanti
parti dei sistemi, e continueranno a muoversi similmen.
te fra quelle in tempi proporzionali, e perciò a descrivere
spazi proporzionali ai propri diametri.

PROPOSIZIONE XXXIII. TEOREMA XXVII.


/
Poste le stesse cose, dico che alle parti maggiori dei sistemi
viene opposta resistema ù~ ragione composta del quadrato delle
proprie velocità e del quadrato dei diametri e in ragione sem·
plice della densità delle parti dei sistemi.
La resistenza, infatti, nasce in parte dalle forze centri·
pete o centrifughe per effetto delle quali le particelle dei
sistemi si spingono fra loro, in parte dagli urti e dal·
le riflessioni delle particelle e delle parti maggiori. Ma le
resistenze del primo genere stanno, mutuamente, come le
intere forze motrici dalle quali sono generate, ossia, come le
intere forze acceleratrici e le quantità di materia nelle parti
corrispondenti; ossia (per l'ipotesi) sono direttamente pra.
porzionali ai quadrati delle velocità e inversamente propor-....
zionali alle distanze delle particelle corrispondenti, e diret-
tamente proporzionali alle quantità di materia nelle parti • .L ~'fl.c.(~
v • V 1..
l•
lr
/1.
corrispondenti: perciò, poiché le distanze delle particelle di t/
un sistema stanno alle distanze corrispondenti delle parti- 1':1 7 Il".
celle dell'altro, come il diametro di una particella o di una '
parte nel primo sistema al diametro di una particella o di
una parte corrispondente nell'altro, e poiché le quantità di Lettera autografa di ~f'wton al conte di Oxford
materia stanno come le densità delle parti e i cubi dei dia· e al Lord Tesoriere di Gran Bretagna
metri, le resistenze stanno fra loro come i quadrati delle (.Yewto11 klss. I . .2.21)
velocità, i quadrati dei diametri e le densità delle parti dei
sistemi. - C.V.D.
Le resistenze del secondo genere stanno come i J.?.Uineri
delle riflessioni corrispondenti e le forze congiuntamente. Ma
LIBRO SECONDO - SEZlONE Vlt

i numeri delle riflessioni sono, fra loro, direttamente propor-


zionali alle velocità delle parti corrispondenti e inversamente
proporzionali agli spazi fra le loro riflessioni. E le forze di
riflessione stanno, congiuntamente, come le velocità, le gran-
dezze e le densità delle parti corrispondenti, ossia, come le
velocità, i cubi dei diametri e le densità delle parti. E riunite
tutte queste ragioni, le resistenze delle parti corrispondenti
stanno fra loro come i quadrati delle velocità, i quadrati
dei diametri c le densità delle pn.rti congiuntamente.- C.V.D.
Corol. I. Di conseguenza, se i sistemi sono due fluidi
dastici, come l'aria, e le loro parti giaciono in quiete fra
di loro, e se due corpi simili e proporzionali per grandezza
e densità alle parti dei fluidi, e similmente posti tra quelle
llarti, sono proiettati in un modo qualsiasi lungo linee simil-
mente poste; e se le forze acceleratrici, per effetto delle
()\\ali le particelle dei fluidi si spingono mutuamcnte, sono
inversamente proporzionali ai diametri dei corpi proiettati,
f· direttamente proporzionali ai quadrati delle velocitit, quei
corpi ecciteranno sempre nei fluidi moti simili in tempi
proporzionali, e descriveranno spazi simili e proporzionali ai
propri diametri.
Corol . .2. Di conseguenza, un corpo proiettato che Sl
muova velocemente nel medesimo fluido, subisce una resi-
,;tvnza che è esattamente proporzionale al quadrato della ve-
locità. Infatti, se le forze, per effetto delle quali le parti-
celle distanti si spingono scambievolmente, vengono au-
mentate in ragione del quadrato della velocità, la resistenza
w:rrcbbe aumentata esattamente nella stessa ragione del
quadrato della velocità; perciò, in un mezzo le cui parti
distanti non si spingano scambievolmente per alcuna forza,
la resistenza sta esattamente come il quadrato della velo-
cità. Siano dunque tre mezzi A, B, C che t:onstano di
parti simili, uguali e disposte regolarmente a distanze uguali.
Le parti dei mezzi A e B si sfuggano a vicenda per effetto
di forze che stanno fra loro come T e V; quelle del mezzo C
vengano private completamente di forza. Se quattro corpi
uguali D, E, F, G verranno mossi in questi mezzi, i primi
due D cd E nei primi due A e B, e gli altri due F e G nel

33• NEWTON.
5'4 PRINCIPI ~tATEMI\TlCI LIBRO Sl:CONOO - SEZIONE VII
5'5
terzo C, e se la velocità del corpo D sta alla velocità del Coro!. 5· E poiché corpi simili, uguali ed ugualmente
corpo E, e la velocità del corpo F alla velocità del corpo G, wloci mossi in mezzi della medesima densità, le cui
in ragione della radice quadrata delle forze T alle forze V, particelle non si sfuggono mutuamentc, urtano un'uguale
la resistenza del corpo D starà alla resistenza del corpo E, quantità di materia in tempi ugu..Lli c le imprimono un'uguale
e la resistenza del corpo F alla resistenza del corpo G in quantità di moto, sia che quelle particelle siano numerose
ragione del quadrato delle velocità; e pertanto, la resistenza l·' piccole, sia che siano poche e più grandi, e a loro volta

del corpo D starà alla resistenza del corpo F come la resi- (per la terza legge del moto) subiscono dalla medesima
stenza del corpo E alla resistenza del corpo G, Siano i corpi un'uguale reazione, ossia, ad esse viene opposta una uguale
D ed F ugualmente veloci, così come i corpi E e G: aumen- resistenza; è manifesto che in fluidi elastici di identica den-
tando le velocità dei corpi D e F in una ragione qualsiasi, sità, quando i corpi sono mossi velocissimamente, le loro
e diminuendo le forze delle particelle del mezzo B del qua- n>.~istenze sono esattamente uguali, sia che quei fluidi constino
drato della medesima ragione, il mezzo B si accosterà a di parti più grosse, sia che siano costituiti dalle più sottili
piacere alla forma e alla condizione del mezzo C, e quindi di tutte. Infatti, la resistenza dei proiettili mossi celerissi-
le resistenze dei corpi uguali ed ugualmente veloci E e G in mamente non viene diminuita di molto dalla sottigliezza
questi mezzi, si accosteranno continuamente all'uguaglianza, dt'l mezzo.
così che la loro differenza diventi infine minore di qualunque Corol. 6. Tutte queste cose si ottengono in tal modo nei
differenza data. Per conseguenza, poiché le resistenze dei Jluidi, la cui forza elastica ha origine dalle forze centrifughe
corpi D ed F stanno fra loro come le resistenze dei corpi E delle particelle. Perché, se quella forza avesse origine altrovc,
e G, queste si accosteranno anche, similmente, alla ragione dall'espansione delle particelle a somiglianza della lana o dei
di uguaglianza. Quindi, le resistenze dci corpi D ed F, quando rami degli alberi, o da un'altra causa qualsiasi, per effetto
sono mossi velocissimamente, sono esattamente uguali; e per- della quale i moti fra loro delle particelle vengono resi meno
ciò, poiché la resistenza del corpo F è in ragione del quadrato
liberi, la rcsistenza, a causa della minore fluidità del mezzo,
sarà maggiore di quella esposta nei precedenti corollari.
della velocità, la resistenza del corpo D starà, esattamente,
nella medesima ragione.
PROPOSIZIONE XXXIV. TEORE)IA XXVIII.
C orol. 3. La resistenza eli un corpo mosso velocissima-
mente in un fluido elastico qualsiasi è all'incirca la stessa Se in un mezzo raro che consta di particelle uguali e libera-
che se le parti del fluido fossero private delle proprie forze mente disposte ad uguali distanze fra loro, una sfera ed lln ci-
centrifughe e non si sfuggissero mutuamente; posto che la lindro descritti con uguali diametri vengono mossi in direzione
forza elastica sia generata dalle forze centrifughe delle par- dd l'asse del cilindro con velocità 1rguali, la resistenza della sfera
ticelle, e che la velocità sia tanto grande che le forze non sarà la metà della resistenza del cilindro.
ahbiano tempo sufficiente per agire. Infatti, poiché l'azione del mezzo sul corpo è identica
Corol. 4· Per conseguenza, poiché le resistenze di corpi (j.Jer il corol. 5 delle leggi) sia che il corpo venga mosso in
simili ed ugualmente veloci, in un mezzo le cui parti distanti un mezzo in quiete, sia che le particelle del mezzo urtino
non si sfuggono mutuamente, stanno come i quadrati dei con la mcde~ima velocità il corpo in quiete, consideriamo il
diametri, anche le resistenze dci corpi ugualmente veloci corpo come in quiete c w•diamo con quale impeto viene
c molto celeri, mossi in un fluido elastico, stanno esatta- mosso dal mezzo in movimento. ABKI designi, quindi, un
mente come i quadrati dei diametri. corpo sferico descritto con centro C e sernidiametro CA, e
PlU!-/ClPl MATEMATICI
LIBRO 5J:CONDO - SEZlO:-i'E VI[

le particelle del mezzo urtino quel corpo sferico con una dro. E pertanto, il solido, formato da tutte le rette bH,
data velocità, lungo le rette parallele alla AC: FB sia una starà al solido formato da tutte le rette bE, come l'effetto
retta di questo tipo. Su di essa venga presa LB uguale al di tutte le particelle sulla sfera all'effetto di tutte le parti-
semidiametro CB, e si conduca BD che tocca la sfera in B. cf'lle sul cilindro. 1\Ia il primo solido è un paraboloide de-
Su KC e BD si abbassino le perpendicolari BE, LD, e la scritto con vertice C, asse CA e parametro CA, e il secondo
forza, per effetto della quale una particella del mezzo, spin- solido è un cilindro che circoscrive il paraboloide, ed è
gendo obliquamente lungo la retta FB, colpisce il globo in B, noto che un paraboloide è la metà del cilindro circoscritto.
starà alla forza, per effetto della quale la medesima parti- Dunque, l'intera forza del mezzo sul globo è la metà del-
l'intera forza del medesimo sul cilindro. E pertanto, se le
particelle del mezzo giaciono in quiete, e il cilindro e la
L F ~fcra vengono mossi con velocità uguali, la resistenza della
sfera sarà metà della resistenza del cilindro. - C.V.D.

~CtlLIO.

Col medesimo metodo altre figure possono essere con-


frontate fra di loro quanto alla resistenza, e possono essere
scoperte quelle che sono più
atte a continuare i propri C
moti in mezzi resistenti. Se
cella colpirebbe perpendicolarmente in b il cilindro ONGQ de- l'On base circolare CEBH, che
i: descritta con centro O, rag- p
scritto intorno all'asse ACI della sfera, come LD aLBo BE
a BC. Ancora, l'efficacia di questa forza nel muovere la gio OC e altezza OD viene
sfera in direzione della sua incidenza FB o AC, sta all'effi- costrnito un tronco di cono
cacia della medesima nel muovere la sfera nella direzione CHGF, che di tutti i tronchi
verso cui è determinata, ossia, in direzione della retta BC costruiti con la medesima base
lungo la quale spingerà direttamente la sfera, come BE a BC. c altezza, e che si muovono
Ed essendo state congiunte le ragioni, l'efficacia di una in direzione del proprio asse B
particella, che cade sulla sfera obliquamente lungo la retta ,·erso D, è quello che subisce
FB, per muovere la medesima nella direzione della propria la resistenza minore; si bisechi l'altezza OD in Q e si prolun-
caduta, sta all'efficacia della medesima particella, che cade ghi O() verso S, così che QS sia uguale a QC, ed S sarà il
perpendicolarmente sul cilindro lungo la medesima retta, per ,·ertice del cono del quale si rkerca il tronco.
muovere il medesimo lungo la medesima direzione, come Incidentalmente, poiché l'angolo CSB è sempre acuto,
BP a BC 2• Per la qual cosa, se in bE, che è perpendicolare segue che se il solido .-iDEE viene generato dalla circonvo-
alla base circolare NAO del cilindro ed uguale al raggio AC, luzione effettuata dalla figura ellittica od oYale ADBE intorno
viene preso bH uguale a EP bH starà a bE come l'effetto all'asse AB, e la fif,'llra generante è toccata dalle tre rette
CB ' FG, GH, Hl nei punti F, H ed I, così che GH sia perpen-
della particella sulla sfera all'effetto della particella sul cilin- dicolare all'asse nel punto di contatto H, f' FG, Hl racchiuda-

l
5'' PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECOKDO - SEZIOI'E VII 5'9

no insieme alla stessa GH gli angoli FGB, BHI di 135 gradi: il medesima velocità, lungo la direzione del proprio asse, nel
solido, generato dalla circonvoluzione della figura ADFGHIE medesimo mezzo. E supponiamo che le particelle del mezzo,
intorno al medesimo asse AB, subirà una resistenza minore nd quale cade la sfera o il cilindro, balzino indietro con
del primo solido, posto che entrambi si muovano in avanti la massima forza possibile di riflessione. Ora, poiché la resi-
in direzione del proprio asse AB, e l'estremità B di entrambi ~ t enza subita dalla sfera (per l'ultima proposizione) è la metà
venga prima. Ritengo, invero, che questa proposizione possa (klla resistenza subita dal cilindro, e la sfera sta al cilindro co-
non essere inutile per la costruzione delle navi. me due a tre, e il cilindro, cadendo perpendicolam1entc sulle
Se la figura DNFG è una curva di tipo tale che se da particelle, e rillettendole con la massima forza possibile, comu-
un suo punto qualsiasi N viene abbassata verso l'asse mca alle stesse una velocità doppia della propria; il cilindro
muovendo in avanti uniformemente per metà della lunghezza
dd proprio asse, comunicherà alle particelle un moto, che sta
3 U'intero moto del cilindro come la densità del mezzo alla dcn-
~it:L del cilindro; e la sfera, nel tempo in cui descrive l'intera
]11nghczza del proprio diametro, muovendo uniformemente
A f-------.M-7---l;~~~::::oR_ in avanti, comunicherà il medesimo moto alle particelle; e,
nel tempo in cui descrive i due terzi del proprio diametro,
II comunicherà alle particelle un moto che sta all'intero moto
clelia sfera come la densità del mezzo alla densità della sfera.
Per conseguenza la sfera subisce una resistenza che sta alla
E forza, per effetto della quale il suo intero moto può essere
sottmtto o prodotto, nel tempo impiegato a percorrere uni-
AB la perpendicolare NM, e dal punto dato G viene con- formemente i due terzi del proprio diametro, come la den-
dotta la retta GR che sia parallela alla retta tangente figura sità del mezzo alla densità della sfera.
in N, e che tagli in R l'asse prolungato, MN starà a GR come Caso 2. Supponiamo che le particelle del mezzo incidenti
GR3 a {BR X GB 2; il solido che viene descritto mediante sulla sfera o sul cilindro non siano riflesse, allora il cilindro
la rivoluzione di questa figura intorno all'asse AB, muo- radendo perpendicolarmente sulle particelle comunicherà loro
vendosi nel predetto mezzo raro da A. verso B, subisce una solamente la propria velocità, perciò subisce una resistenza
resistenza minore di quella di qualunque altro solido circo- che è la metà rispetto a quella del primo caso, e anche la
lare descritto con la medesima lunghezza e larghezza. rt.:sistenza della sfera sarà la metà di quella del primo caso.
Caso J. Supponiamo che le particelle del mezzo balzino
PROPOSIZIONE XXXV. PROBLEMA VII. indietro dalla sfera per effetto di una forza di riflessione
che non è né massima, né nulla, bensì media; allora la resi-
Se ttn mezzo raro consta di particelle mtmme uguali che
stenza subita dalla sfera starà nella medesima ragione media
giaciono in quiete e che sono disposte liberamente a distanze
tra la resistenza nel primo caso e la resistenza nel secondo.
ttguali una dall'altra, tr01mre la resistenza di una sfera che
- C.V.D.
avan.za uniformemente in q~testo mezzo.
Coro!. I. Di conseguenza, se la sfera e le particelle sono
Caso r. Si supponga che un cilindro descritto col mede- in!ìnitamente dure, e prive di ogni forza elastica, e pertanto
simo diametro e con la medesima altezza avanzi con la anche di ogni forza di riflessione, la resistenza subita dalla
PRINCIPI MATEMATICl LIBRO SECONDO - SEZIONE Vll
5"

sfera starà alla forza per effetto della quale l'intero suo queste cose risultano dai coro!. I e 3 della prop. V del
moto può essere distrutto o generato, durante il tempo nel libro II.
quale la sfera descrive i quattro terzi del proprio diametro, Corol. 7· Di conseguenza, se la sfera, durante il tempo T,
come la densità del mezzo alla densità della sfera. perde l'intero proprio moto M a causa della resistenza R.
Corol. 2. La resistenza subita dalla sfera è, a parità delle uniformemente continuata, la medesima sfera, durante il
altre cose, proporzionale al quadrato della velocità. tempo t, in un mezzo resistente a causa della resistenza R
Corol. 3· La resistenza subita dalla sfera è, a parità delle decrescente proporzionalmente al quadrato della velocità,
altre cose, proporzionale al quadrato del diametro.
Coro!. 4· La resi::tenza subita dalla sfera è, a parità delle + t die propno. moto 1r.'I , susststen
perel era' la part e T tM . d o la
altre cose, proporzionale alla densità del mezzo.
Corol, 5· La resbtenza subita dalla sfera varia col qua- parte ; e descriverà uno spazio che sta allo spazio
drato della velocità, col quadrato del diametro e con la descritto nel medesimo tempo t, con moto uniforme .M,
densità del mezzo. T+ t
Coro!. 6. Il moto della sfera, insieme alla resistenza subita, come il logaritmo del numero moltiplicato per il
T
può essere rappresentato in questo modo. Sia AB il tempo t
durante il quale la sfera può numero 2,30258S092994 sta al numero m quanto che
T
D perdere completamente il pro- l'arca ipcrbolica BCFE sta al rettangolo BCGE in questa
prio moto a causa della resi- proporzione.
stenza subita in modo unifor-
J<"""-----';G memcnte continuato. Su AB SCOLlO.

.A
L -==='H~;====:;kl::'
B E
si innalzino le perpendicolari
AD, BC. SiaBCl'intcromoto,
e attraver:'io il punto C, essen-
In questa proposizione ho esposto la resistenza e il ritardo
dci proiettili sferici in mezzi non continui, e ho mostrato
do asintoti AD, AB sia descrit- che questa resistenza sta alla forza per effetto della quale
ta l'iperbole CF. Si prolunghi AR fino al punto qualsiasi E. il moto totale della sfera può essere distrutto o può essere
Si innalzi la perpendicolare EF che incontra l'iperbole in F. generato durante il tempo nel quale la sfera descrive i due
Si completi il parallelograrnma CBEG e si tracci AF che terzi del proprio diametro con velocità uniformemente con-
incontra la BC in H. Se la sfera durante il tempo qual- linuata, come la densità del mezzo sta alla densità della
siasi BE, avendo unifom1emente continuato il proprio primo sfera, sempre che la sfera e le particelle del mezzo siano
moto BC, descrive in un mezzo non resistente lo spazio perfettamente elastiche e siano dotate della massima forza
CBEG, rappresentato mediante l'arca del parallclogrumma, di riilessionf'; P rhP questa forza è la metà quando la sfent
la medesima descriverà, in un mezzo resistente, lo spazio c le: particelle del mezzo sono infinitamente dure e affatto
CBEF, rappresentato mediante l'arca dcll'iperbole, c il suo prive di forza di riflessione. ).Ia nei mezzi continui, quali
moto alla fine di quel tempo verrà rappresentato mediante mno l'acqua, l'olio caldo e l'argento vivo, sui quali la sfera
l'ordinata EF dell'iperbole, e avrà perduto la parte FG del non incide immediatamente su tutte le particelle del fluido
suo moto. E la resistenza subita, alla fine de:l medesimo che generano resistenza, ma preme soltanto le particelle piì.J
tempo, verrà rappresentata mediante la lunghezza BH, vicine e queste ne premono altre e que:>tc altre, la resistenza
essendo stata perduta la parte CH della resistenza. Tutte è ancora diminuita della metà. La sfera, in mezzi ftuidis::;imi
522 I'Rll'ClP! MATEMATICI LlllRO SECONDO - SEZIONI VII
5'3

di questo genere, subisce una resistenza che sta alla forza cadendo da I e descrivendo l'altezza IG. Perciò, per i
per effetto della quale l'intero suo moto può o essere distrutto teoremi di Galilei, IG starà a IH in ragione del quadrato
o essere generato, durante il tempo nel quale, essendo stato della velocità dell'acqua defluente attraverso il foro, alla
uniformemente continuato quel moto, descrive gli otto terzi Yclocità dell'acqua nel cerchio AB, ossia, in ragione del
del proprio diametro, come la densità del mezzo alla densità quadrato del cerchio AB al cerchio EF. Questi cerchi, in-
della sfera. Ciò che tenterò di mostrare nelle proposizioni fatti, sono inversamente proporzionali alle velocità delle
seguenti. acque che passano attraverso i medesimi, nello stesso tempo
ed in uguale quantità. Qui viene trattata la velocità con
PROPOSIZIONE XXXVI. PROBLEJ\L'\ VIII. la quale l'acqua tende all'orizzonte. E il moto parallelo
Determinare il moto dell'acqua che este da un vaso cilin- all'orizzonte, per effetto del quale le parti dell'acqua che
drico attraverso 1111 foro praiicato nel fondo. cadono si accostano fra loro, poiché non è generato dalla gra-
Yitit, né muta il moto perpendicolare all'orizzonte nato dalla
Sia ACDB un vaso cilindrico, AB la sua apertura supe- gravità, non viene qui considerato. Supponiamo, in verità,
riore, CD il fondo, parallelo all'orizzonte, EF un foro cir- che le parti dell'acqua si congiungano un po', e a causa
colare nel mezzo del fondo, G dt>lla propria coesione esse, mentre cadono, si accostino mu-
il centro del foro e GH l'asse tuamente con moti paralleli all'orizzonte. in modo che for-
del cilindro perpendicolare al- mino un'unica cateratta e non siano divise in più cate-
l'orizzonte. Si immagini che un ratte; ma non prendiamo, qui, in considerazione, il moto
cilindro di ghiaccio APQB ab- parallelo all'orizzonte, generato da quella coesione.
bia la medesima ampiezza della
Caso I. Si immagini ora che l'intera cavità nel vaso, che
cavità del vaso, e abbia lo
circonda l'acqua che cade ABl.,lFEM, sia piena di ghiaccio,
stesso asse, e che discenda con
in modo che l'acqua passi attraverso tale ghiaccio come
moto continuo uniforme, che le
attraverso un imbuto. Se l'acqua non soltanto non tocca il
sue parti si liquefacciano non
ghiaccio o, il che è lo stesso, se lo tocca, ma a causa della
appena toccano la superficie.
AB, e, mutate in acqua, deflui- massima lcvigatezza scorre attraverso il ghiaccio con la mas-
scano nel vaso a causa della sima libertà e senza alcuna resistenza, questa defluirà attra-
Ycrso il foro EF con la medesima velocità di prima, e tutto
c E G l' D propria gravità, e, cadendo, for-
il peso della colonna d'acqua ABNFEM sarà impiegata per
mino una cateratta o una co-
lonna d'acqua ABNFEM, passino attraverso il foro EF, produrre il suo deflusso come prima, e il fondo del vaso
c lo riempiano interamente. La velocità uniforme del ghiac- sosterrà il peso del ghiaccio che circonrla la colonna.
cio che cade come anche quella dell'acqua contigua nel cer- Il ghiaccio, ora, liquefaccia nel vaso, e il flusso dell'acqua,
chio AB, sia quella che l'acqua può acquistare cadendo quanto alla velocità, rimarrà identico come prima. Non sarà
e, dato il caso, descrivendo l'altezza IH; IH e HG giaciano minore, poiché il ghiaccio sciolto in acqua tenterà di discen-
su una retta e attraverso il punto I venga condotta la dere; non maggiore, in quanto il ghiaccio sciolto in acqua
retta KL parallela all'orizzonte e che si incontra con i lati non può discendere se non impedendo la discesa dell'altra
del ghiaccio in K e L. La velocità dell'acqua defluente acqua, uguale alla propria discesa. La medesima forza deve
attraverso il foro EF sarà quella che l'acqua, può acquistare generare la medesima velocità nel flusso dell'acqua.
LIBRO SECOI'DO - ~EZIONE VII
PRINCIPI MATEMATICI

l\·Ia il foro nel fondo del vaso, a causa dei moti obliqui l'altezza dell'acqua stagnante nel vaso. ).fa uscita dal vaso,
delle particelle del flusso d'acqua, deve essere un po' più viene, a causa della convergenza, accelerata finché essa arriva
grande di prima. Infatti, le particelle d'acqua non passano ad una distanza dal foro esattamente uguale al diametro del
tutte perpendicobrmente attraverso il foro; ma confluendo foro e acquista una velocità maggiore in ragione, circa, della
da ogni parte dai lati del vaso, e convergendo verso il foro, radice quadrata di due a uno di quella che, cadendo come
passano con moti obliqui; e poiché il loro corso è diretto un grave, e descrivendo l'intera altezza dell'acqua stagnante
verso il basso, si incontrano con la vena d'acqua che passa, nel vaso, può esattamente acquistare.
la quale è un po' più piccola al di sotto del foro che nello stes~ In ciò che segue, quindi, il diametro della vena sia desi-
so foro, essendo il suo diametro rispetto al diametro del foro gnato mediante il foro più piccolo che abbiamo chiamato
come 5 a 6, o 51 / 2 a 61 / 2 esattamente, se ho misurato esatta~ E F. Si immagini che sia con-
dotto un altro piano v~v po-
mente i diametri. Avevo preparato una lamina piana sotti~ A K I
.-----------T-----------, LB
lissima forata nel mezzo, essendo il diametro del foro slo sopra, parallelo al piano
H
circolare, di cinque ottavi di pollice. E affinché la vena del foro EF, e ad una di-
dell'acqua che usciva non fosse, durante la caduta, accele- stanza uguale al diametro o
rata e per l'accelerazione non fosse resa più sottile, fissai (lel foro, bucato con un M N
questa lamina non al fondo ma ad un lato del vaso, in modo foro più grande ST, attra-
Yerso il quale passi una
che quella vena uscisse secondo una linea parallela all'oriz-
\'Cna che riempia adeguata-
v
----------1 s T W
zonte. Poi, quando il vaso fu pieno d'acqua, aprii il foro
mente il foro posto più in
z
!------~-

affinché l'acqua fluisse; e il diametro della vena, accuratissi-


mamente misurato ad una distanza di quasi mezzo pollice basso EF, e perciò il dia-
dal foro, risultò di ventuno quarantesimi di pollice. Quindi, metro di quello sta al diame-
il diametro di questo foro circolare stava al diametro della tro del foro inferiore esattamente come 25 a 2I. Così, infatti,
vena esattamente come 25 a 21. L'acqua, perciò, passando la vena passerà perpendicolarmente attraverso il foro più
attraverso il foro, converge da ogni parte, e fluita dal vaso, bas~o. e la quantità d'acqua fluente, a causa della gran-
viene resa, in quanto converge, più sottile, e, a causa di dezza di questo foro, sarà esattamente quella che postula
questo assottigliamento, accelerata, finché sarà pervenuta ad la risoluzione del problema. Lo spazio, che viene chiu-
una distanza di mezzo pollice dal foro, e a quella distanza so tra i due piani e la vena che cade, può essere conside-
sarà più sottile e più veloce che nello stesso foro in ragione rato come il fondo del vaso. Ma affinché la soluzione
di :25 x 25 a 21 X 21 ossia, di 17 a 12 esattamente, ossia del problema sia più semplice e più matematica, conviene
nel rapporto della radice quadrata di due a uno. Risulta a-.sumere come fondo del vaso il solo piano inferiore, ed
dagli esperimenti che la quCLntitù di acqua, che fluisce in immaginare che l'acqua che defluiva attraverso il ghiaccio.
un dato tempo attraverso il foro circolare praticato nel fondo come attraverso un imbuto e uscita dal vaso attraverso il
del \'aso, è tale che con la velocità prima detta, non attra- foro EF praticato sul piano più. basso, conservi continua-
verso quel foro, ma attraverso un altro foro circolare, il cui mente il proprio moto e il ghiaccio la propria quiete. In
diametro sta al diametro di quel foro come zr a 25, deve fluire cir) che segue, quindi, ST sia il diametro di un foro circolare
nel medesimo tempo. Perciò il :flusso dell'acqua che passa at- descritto con centro Z attraverso il quale la cateratta fluisce
traverso il foro ha verso il basso esattamente la velocità che dal vaso quando tutta l'acqua del vaso è fluida. Ed EF
può acquistare un grave che cadendo ùescri\"e metà del- sia il diametro del foro attraverso il quale la cateratta,
PRINCIPI MATF.MA.TICI LIBRO SECO~PO - SEZIOI'-'E VII

cadendo, passa adeguatamente, sia che l'acqua esca dal vaso vena dell'acqua che sgorga sale con moto perpendicolare
attraverso quel foro più alto ST, sia che cada nel vaso attra- all'altezza GH o CI dell'acqua stagnante nel vaso, salvo che
verso il ghiaccio come attraverso un imbuto. E il diametro del la sua ascesa Yenga alquanto ostacolata dalla re_<;istenza
foro più alto ST sta al diametro di quello più basso EF come dell'aria; e per questo essa defluisce con la stessa velocità
25 a 21 circa, e la distanza perpendicolare tra i piani dei fori che potrebbe acquistare cadendo da quell'altezza. Ciascuna
è uguale al diametro del foro minore EF. E la velocità del- particella dell'acqua stagnante è pressata ugualmente da ogni
l'acqua che esce dal vaso attraverso il foro ST, sarà nello lato (per la prop. XIX del libro II) e cedendo alla pressione
stesso foro quella stessa che un corpo, cadendo all'ingiù è portata con uguale forza verso tutte le parti, sia che di-
dalla meta dell'altezza IZ, può acquistare: ma la velocità sreuùa altraver::;o il Ioro nel fondo del vaso, sia che fluisca
di entrambe le cateratte cadenti sarà nel foro EF quella orizzontalmente attraverso un foro praticato su un suo lato,
stessa che un corpo acquisterà cadendo dall'intera altezza IG. sia che esca attraverso un canale e quindi salga attraverso
Caso 2. Se il foro EF non stesse nel mezzo del fondo un piccolo foro praticato sulla parte superiore del canale.
del vaso, ma il fondo fosse perforato altrove, l'acqua flui- E che l'acqua fluisca con una velocità che è quella stessa
rebbe con la medesima velocità di prima, a condizione che che abbiamo assegnato in questa proposizione, si ricava non
la grandezza del foro sia identica. Infatti, un grave discende solo dal ragionamento, ma anche com'è manifesto dai mol-
alla medesima profondità in un tempo maggiore lungo una tissimi esperimenti già descritti.
linea obliqua che lungo una linea perpendicolare, ma ca- Caso 5· La velocità dell'acqua che fluisce è identica, sia
dendo acquista in ambo i casi la medesima velocità, come che la figura del foro sia circolare, sia che sia quadrata o
Galileo dimostrò. tdangolare o abbia un'altra
Caso J. Identica è la velocità dell'acqua fluente attraverso qualunque figura uguale alla
AK I
.-----------T-----------,LB
un foro praticato su un lato del vaso. Infatti, se il foro è circolare. Infatti, la velocità
H
tanto piccolo che l'intervallo fra le superfici AB e KL è tll'il'acqua che fluisce non di-
pressoché nullo, la vena dell'acqua che esce fuori orizzon- pende dalla figura del foro, o
talmente forma una figura parabolica; e dal parametro di ma nasce dall'altezza di essa N
questa parabola si ricava che la velocità dell'acqua che sotto il piano KL.
Caso 6. Se la parte infe- R
fluisce è quella stessa che un corpo può acquistare cadendo T W
dall'altezza HG o IG nel vaso d'acqua stagnante. Infatti, riore del vaso ABCD viene 1---------
fatto l'esperimento, trovai che se l'altezza dell'acqua sta- immero:a nell'acqua stagnante
gnante sopra il foro era di venti pollici e l'altezza del foro c se l'altezza dell'acqua sta-
sopra un piano parallelo all'orizzonte era anch'esso di venti gnante sopra il fondo del
pollici, la Yena dell'acqua scaturiente cadeva su quel piano Yaso è GR, la velocità con la quale l'acqua che sta nel vaso
ad una esatta distanza di 37 pollici dalla perpendicolare fluisce attrawrso il foro EF nell'acqua stagnante, sarà quella
abbassata su quel piano dal foro. Infatti, senza la resistenza, stessa che l'acqua, cadendo e quindi descrivendo l'altezza IR,
la vena avrebbe do\·uto cadere su quel piano ad una distanza pw\ acquistare. Infatti, il peso di tutta l'acqua contenuta
di 40 pollici, essendo il parametro della vena parabolica nel Yaso che sta sotto la superficie dell'acqua stagnante, sarà
di So pollici. tenuto in cquilihrio dal peso dell'acqua stagnante, e perciò
Caso 4· Anche se l'acqua che fluisce è portata verso il moto dell'acqua che discende nel vaso non verrà affatto
l'alto, uscirà con la medesima velocità. Infatti la piccola accelerato. Anche questo caso si chiarirà per mezzo degli
PRINCIPI MATEMATICI
UBRO SECOI'DO - SEZIONE VII 5'9

esperimenti, misurando i tempi durante i quali l'acqua il peso di tutta l'acqua del vaso sta alla parte dì peso che
fluisce. viene speso nel deflusso dell'acqua, come IH +IO a ziH,
Corol. I. Di conseguenza, se l'altezza CA dell'acqua è e, perciò, come la somma dei cerchi EF e AB al doppio
prolungata fino a K, cosicché AK stia a CK come il quadra- del cerchio EF.
to dell'area di un foro, praticato in una parte qualsiasi del Coro!. 4· Di conseguenza, il peso di tutta l'acqua con-
fondo, all'area del cerchio AB, la velocità dell'acqua fluente tenuta nel vaso ABDC sta all'altra parte di peso che il
sarà uguale alla velocità che l'acqua cadendo, e quindi fondo del vaso sostiene, come la somma dei cerchi AB ed EF
descrivendo l'altezza KC, può acquistare. sla alla differenza dei medesimi cerchi.
Corul. 2, E la forza, dalla quale l'iuleru molo dell'acqua Corol. 5· E la parte di peso, che il fondo del vaso sostiene,
sgorgante può essere generato, è uguale al peso di una colonna sta all'altra parte di peso, che viene spesa durante il deflusso
d'acqua cilindrica, la cui base è il foro EF e l'altezza è dell'acqua, come la differenza dei cerchi AB ed EF sta al
zGI o zCK. Infatti, nel tempo in cui l'acqua che esce eguaglia doppio del cerchio minore EF, ossia come l'area del fondo
questa colonna, essa può acquistare, a causa del proprio al doppio del foro.
peso, cadendo dall'altezza GI, la medesima velocità di quella Coro!. 6. l\Ia la parte di peso, dalla quale soltanto il
che scorre via. fondo è spinto, sta al peso di tutta l'acqua, che incombe
Corol. 3· Il peso di tutta l'acqua nel vaso ABDC sta perpendicolarmente sul fondo, come il cerchio AB sta alla
alla parte di peso, che viene spesa nel defluire dell'acqua, ~omma dci cerchi AB ed EF o come il cerchio AB sta
come la somma dei cerchi AB e EF al doppio del cerchio EF. all'eccesso del doppio del cerchio AB sul fundo. Infatti,
IO sia infatti medio proporzionale fra IH e IG, e l'acqua quella parte di peso, dalla fJUale il fondo è spinto, sta al
che scorre attraverso il foro EF sarà uguale, nel tempo in p('so di tutta l'acqua nel vaso, come la differenza dei cerchi
cui una goccia cadendo da l impiega a descrivere l'altezza .-lH cd EF sta alla somma dei medesimi cerchi, per il corol. 4;
IG, al cilindro la cui base è il cerchio EF e l'altezza 2IG, c il peso dì tutta l'acqua contenuta nel vaso sta al peso
ossia, uguale al cilindro la cui base è il cerchio AB e l'al- di tutta l'acqua che preme perpendicolarmente sul fondo,
tezza è ziO. Infatti, il cerchio EF sta al cerchio AB in come il cerchio AB alla differenza dei cerchi AB ed EF.
ragione della radice quadrata dell'altezza IH all'altezza IG, Quindi, in base alla proporzione perturbata si ha che la
ossia, in ragione semplice del medio proporzionale IO all'al- p:trte di peso, dalla quale il fondo è spinto, sta al peso di
tezza IG: e durante il tempo in cui la goccia, cadendo da I, tutta l'acqua, che preme perpendicolarmente sul fondo, come
può descrivere l'altezza IH, l'acqua che scorre sarà uguale ad il cerchio AB sta alla somma dei cerchi AB ed EF o come
un cilindro la cui base è il cerchio AB e l'altezza è ziH; e l'eccesso del doppio del cerchio AB sul fondo.
durante il tempo in cui la goccia, cadendo da I attraverso H Corol. i· Se nel mezzo del foro EF viene collocato un
fino a G, descrive la differenza delle altezze HG, l'acqua che cerchiPtto PQ, descritto con centro G e paralldo all'orizzon-
scorre, ossia, tutta l'acqua nel solido ABNFEM .sarà u~ale te, il peso dell'acqua che quel cerchietto sostiene, è mag-
alla differenza dei cilindri, ossia, al cilindro la cw base e AB giore del peso della terza parte dell'acqua dì un cilindro,
e la cui altezza è zHO. E pertanto, tutta l'acqua contenuta la cui base è quel cerchietto e la cui altezza è Gli. Sia,
nel vaso ABDC sta a tutta l'acqua che cade nel solido infatti, AHN.FEJI la cateratta o la colonna d'acqua che
ABNFEJI come HG a zHO, ossia, come HO+ OG a zHO, cade, avente, come sopra, l'asse GH e si supponga che tutta
o IH +IO a zlH. Ma il peso di tutta l'acqua nel solido l'acqua contenuta nel vaso, la cui fluidità non viene richiesta
ABNFEM viene speso nel deflusso dell'acqua: e per questo al fine dcll'immecliata e velocissima discesa dell'acqua, venga

3+ NEWfON·
530 PlllNCIPt MATEMATICI LIBRO SECONDO - ~EZIONE VII
53'

congelata, sia quella intorno alla cateratta che quella sopra di uno retto, questa colonna nelle sue parti inferiori giacerà
il cerchietto. PHQ sia la colonna di acqua congelata sopra dentro l'emisferoide. La medesima, in vero, sarà acuta o
il cerchietto, la quale ha il vertice H e l'altezza GH. Si cuspidata nella parte superiore, affinché non sia, il moto oriz-
immagini che questa cateratta cada con tutto il suo peso e zontale dell'acqua verso il vertice dello sfcroide sarà infinita-
non giaccia su PHQ, né la prema, ma scorra liberamente e mente più veloce del suo moto in direzione dell'orizzonte.
senza frizione, salvo, forse, proprio nel vertice del ghiaccio, E il cerchietto PQ è tanto minore quanto più acuto è il
dove la cateratta all'inizio della sua caduta comincia ad \"Crtice della colonna; e, diminuito all'infinito il cerchietto,
essere cava. E come l'acqua congelata AMEC, BNFD in~ anche l'angolo PHQ sarà diminuito all'infinito P: pertanto la
tomo alla cateratta, è con- colonna giacerà dentro l'emisferoide. La colonna è dunque
Kr----- -------,-----------..,
l L vcssa intorno alle superfici
più piccola della metà dello sferoide, o dci due terzi del
A '' H'' '
'B interne AME, BNF, di lato
cilindro la cui base è quel cerchietto e la cui altezza è GH.
', '" /
' alla cateratta che cade, cosi
''
''
'" : l l '' anche questa colonna PHQ
E il cerchietto sostiene una forza d'acqua uguale al peso di
'"' '' '' sarà convessa verso la ca- questa colonna, essendo il peso dell'acqua circondante im-
'' '' '' ' ' pi<'gato nel suo deflusso.
M'' '' l !N' ' teratta, e pertanto sarà più
'' '' l ' grande di un c.ono la cui Cnrol. 9· Il peso dell'acqua, che il cerchietto assai pic-
'' '' ''l ' colo PQ sostiene, è esattamente uguale al peso di un cilindro
'l ' ''' ' '''
base è il cerchietto PQ e
d 'acqua la cui base è quel cerchietto e la cui altezza è 1f 2 GH.
l'altezza GH, ossia, piìt
'' '' '' ' l nfatti, questo peso è un medio aritmetico fra i pesi del
' ' '' grande della terza parte del
l' '' '' '' '' cilindro descritto con la me- cono e del predetto emi~fcroide. )fa se il cerchietto non
'--'-'
C E P GQ F D desima base ed altezza. Ma fosse molto piccolo, e fosse aumentato fino ad eguagliare
quel cerchietto sostiene il il foro EF, sosterrebbe il peso di tutta l'acqua che in-
peso di questa cnlonna, ossia, un peso maggiore del peso combe perpendicolarmente su di esso, os!'ia, il peso di un
del cono o della terza parte del cilindro. cilindro d'acqua la cui base è quel cerchietto e la cui al-
Corol. 8. Il peso dell'acqua che il cerchietto assai pic- tezza è GH.
colo PQ sostiene, sembra es5ere più piccolo del peso dei due Coro!. zo. E (per quanto posso giudicare) il peso che il
terzi di un cilindro eli acqua la cui base è quel cerchietto e u·rchietto sostiene, sta sempre al peso del cilindro d'acqua,
la cui altezza è HG. Infatti, ferme restando le cose già poste, b cui base è quel cerchietto e la cui altezza è 1 / 2 GH, come
si pensi che venga descritta la metà di uno sferoide la cui EP a EF2 ~ 1 / 2 PQz, o come il cerchio EF all'eccedenza
base è quel cerchietto e il cui semiasse o altezza è HG. di questo cerchio, alla metà del cerchietto PQ, esatta-
Allora, questa figura sarà uguale ai due terzi di quel cilin- nlcntc.
dro, e comprenderà la colonna d·acqua congelata PHQ il cui
peso è sostenuto dal cerchietto. Infatti, affinché il moto del-
LE.'I[;\lA IV.
l'acqua sia massimamente diretto verso il basso, bisogna che
la superficie esterna di quella colonna si incontri con la base La resistenza di un cilindro, che è mosso 1miformemente
PQ secondo un angolo alquanto acuto, in quanto che l'acqua nel senso della sua lunghezza, twn viene mutata dalla sua
cadendo, viene continuamente accelerata e a causa dell'ac- aumentata o diminuita lunghezza; perciù è 1·dcntica alla resi-
celerazione diviene più sottile, e poiché quell'angolo è minore sten::a J-i 1Jn cerchio descritto con lo stesso diametro, e che
Il
LIBRO SECOKDO - SEZIONE Vll 533
rRINCIPl MATE!>lATICI
53'
e,·anescente e le altezze IG, HG diventino uguali, la forza
avanza con la stessa- velocità lungo la linea retta perpendi-
ddl'acqua defluente nel cerchietto starà al peso del cilindro
colare al piano del mobile.
la cui base è quel cerchietto e la cui altezza è 1 / 2 /G, come
Infatti, i lati del cilindro non si oppongono affatto al FP a EFl- 1 fzPQ 2, esattamente. La forza dell'acqua, in-
suo moto; e un cilindro, quando la sua lunghezza è diminuita fatti, che defluisce con moto uniforme attraverso l'intero
all'infinito, si muta in un cerchio. canale, sarà la medesima nel cerchietto PQ, in qualunque
parte del canale esso venga collocato.
PROPOSIZIONE XXXVII. TEOREMA XXIX. Si chiudano ora gli oriftzi EF, ST del canale e salga il
cerchietto nel Jluido compresso da ogni parte, e costringa
Se mt cilindro si muove uniformemente in avanti in un con la sua ascesa l'acqua che sta sopra a discendere attra-
fluido compresso, infinito e non elastico nel senso della sua ,·crso lo spazio anulare compreso fra il cerchietto e i lati
luNghezza, la resistenza, che è generala dalla grandezza della elci canale: la velocità del cerchietto ascendente starà alla
sezione trasversale, sta alla forza per effetto della quale l'intero velocità dell'acqua che discende come la differenza dei cer-
suo moto, mentre descrive il chi EF e PQ al cerchio PQ, e la velocità del cerchietto
I
K--------T--------,L
r q~tadruplo della propria lun- ascendente sta alla somma delle velocità, ossia, alla velocità
A'--------:..-------- 'B
H: ghezza, pub essere distrutto o relativa dell'acqua che discende per effetto della quale scorre
'' essere gwerato, come lr~ densità 0ltre il cerchiettO ascendente, come la differenza dei cerchi EF
'' del mezzo sta alla densità del c PQ sta al cerchio EF, ossia come EP- PQl a EF. Sia
''' cilindro, esattamente.
'' quella velocità relativa uguale alla velocità per effetto della
__ ç,' ~9..L~ ,_D Infatti, se il vaso ABDC quale è stato sopra mostrato che l'acqua passa attraverso
E F tocca col suo fondo CD la il medesimo spazio anulare mentre il cerchietto nel frattempo
p Q superficie dell'acqua stagnan- rimane immobile, ossia, alla velocità che l'acqua può acqui-
te, e l'acqua fluisce da questo stare cadendo e descrivendo l'altezza JG: allora, la forza
vaso nell'acqua stagnante, at- dell'acqua sul cerchietto che sale sarà uguale a quella di
traverso il canale cilindrico prima (per il corol. V delle leggi) ossia, la resistenza del
EFTS perpendicolare all'oriz- cerchietto ascendente starà al peso dell'acqua di un cilindro
zonte, e il cerchietto PQ, pa- la cui base è quel cerchietto e la cui altezza è 1 f2 1G, come
rallelo all'orizzonte, viene collocato ovunque nel mezzo del EF 1 sta a EF- 1 /z PQ 2 , esattamente. i\Ia la velocità del
canale, e si prolunga CA fino in K, in modo che AK stia cerchietto starà alla velocità che l'acqua acquisterà cadendo
a CK come il quadrato del rapporto che l'eccesso dell'ori- c descrivendo l'altezza IG, come EF-PQ 2 a EF"2 •
fizio del canale EF, costruito sopra il cerchietto PQ, ha Si aumenti all'infinito l'ampiezza del canale, e le ragioni
rispetto al cerchietto AB, è manifesto (per il caso 5, il caso 6 tra EP- PQ 2 ed KF, e tra EP ed EF _ 1 f 2 PQt, si acco-
e il corol. I della prop. XXXVI) che la velocità dell'acqua steranno da ultin10 alla ragione di uguaglianza. E pertanto,
che passa attraverso lo spazio anulare fra il cerchietto e i h velocità del cerchietto sarà ora quella stessa che l'acqua
lati del vaso, sarà quella stessa che l'acqua cadendo e descri- può acquistare cadendo e descrivendo l'altezza JG, e la sua
,·endo l'altezza !(C o IG può acquistare. resistenza diventa uguale al peso di un cilindro la cui base è
E (per il corol. :ro della prop. XXXVI) se la larghezza quel cerchietto e la cui altezza è la metà dell'altezza IG,
del vaso diviene infinita, in modo che la lineetta Hl diventi dalla quale il cilindro deve cadere per acquistare la velocità
534 PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE VII 535

del cerchietto che sale; e per effetto di questa velocità il propria compressione, non può essere più forte nelle parti
cilindro, durante il tempo di caduta, descriverà il quadruplo posteriori del corpo mosso che nelle sue parti anteriori,
della propria lunghezza. ro.la la resistenza del cilindro, che perciò la resistenza descritta in questa proposizione non può
avanza per effetto di questa velocità nel senso della propria diminuire; e non sarà più forte nelle parti anteriori di quanto
lunghezza, è identica alla resistenza del cerchietto (per il lo sia nelle posteriori, a condizione che la sua propagazione
lemma IV) e perciò è esattamente uguale alla forza per effetto sia infinitamente più veloce del moto del corpo pressato. Ma
della quale il suo moto, mentre descrive il quadruplo della tale azione sarà infinitamente più veloce e sarà propagata
propria lunghezza, può essere generato. in un istante, se per caso il fluido è continuo e non elastico.
Se la lunghezza del cilindro viene aumentata o diminuita, Corol. I. Le resistenze che subiscono i cilindri, avanzati
il suo moto, come anche il tempo durante il quale descrive uniformemente nel senso delle propne lunghezze in mezzt
il quadruplo della propria lunghezza, verrà aumentato o t.:ontinui e infmiti, stanno in
K I L
-----n-r--·-----.
verrà diminuito nello stesso rapporto, perciò quella forza, una ragione che è composta ,.. -------- ... ----- ---
per effetto della quale il moto è aumentato o diminuito, e del quadrato delle velocità, A' 'B
in un tempo parimenti aumentato o diminuito, può essere del quadrato dei diametri e i
generato o distrutto, non verrà mutata, e pertanto è ancora della densità del mezzo. i'
uguale alla resistenza del cilindro; infatti, anche questa resta Corol. 2. Se l'ampiezza del ''
immutata per il lemma IV. canale non è aumentata all'in-
c,. .f.L_ '' ,D
Se la densità del cilindro viene aumentata o diminuita, fll1ito, ma il cilindro chiuso E F
il suo moto, come anche la forza per effetto della quale il in un mezzo in quiete avan-
moto durante il medesimo tempo può essere generato o p Q
za nel senso della propria .........
distrutto, sarà aumentato o sarà diminuito nella stessa lunghezza, e il suo asse coin·
ragione. Quindi la resistenza di un cilindro qualsiasi starà cide con l'asse del canale, la
alla forza per effetto della quale l'intero suo moto, mentre resistenza subita starà alla
descrive il quadruplo della propria lunghezza, può o essere forza per effetto della quale
generato o essere distrutto, come la densità del mezzo sta l'intero suo moto, durante il
alla densità del cilindro, esattamente. - C.V.D. tempo nel quale descrive il quadmplo della sua lunghezza,
1\Ia un fluido, affinché sia continuo, deve essere compresso: può o essere generato o essere arrestato, secondo una ragione
e deve essere continuo e non elastico, affinché ciascuna costituita della ragione semplice di EP a EP _lJ~ PQ2, del
pressione, che nasce dalla sua compressione, sia propagata quadrato della ragione di EFZ a EP- PQ 2 , e della ragione
in un istante, e affinché, agendo ugualmente su tutte le parti della densità del mezzo alla densità del cilindro.
del corpo mosso, non cambi la resistenza. La pressione, che Corol ..1· Poste le stesse cose, poiché la lunghezza L sta
nasce dal moto del corpo, viene spesa nel generare un moto al quadmplo della lunghezza del cilindro in una ragione che
delle parti del fluido e produce la resistenza. Ma la pressione è composta del rapporto semplice di E"P- 1f2 PQ 2 a EF 2,
comunque sia forte, che nasce dalla compressione del fluido, e del quadrato della ragione di EP- PQ 2 a EP, la resi·
se viene propagata in un istante, non genera alcun moto stenza subita dal cilindro starà alla forza, per effetto della
nelle parti del fluido continuo, e non provoca alcun cam- quale l'intero suo moto, mentre descrive la lunghezza L,
biamento del moto; perciò la re:;istenza non aumenta né può o essere distrutto o essere generato, come la densità
diminuisce. Certamente, l'azione del fluido, che nasce dalla del mezzo sta alla densità del cilindro.
i'RINCJPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE VII 537

SCOLlO.
a 1 / 2 AB. Siano anche CF e DF altri due archi parabolici,
con asse CD e un parametro che è il quadruplo di quello
In questa propostzwne abbiamo esaminato la resistenza prima descritto; con la rotazione della figura intorno all'asse
che nasce dalla sola grandezza della sezione trasversale del EF viene generato un solido, la cui parte mediana ABDC
cilindro e abbiamo trascurata la parte di resistenza che può è il cilindro di cui abbiamo trattato, e le estremità ABE
nascere dall'obliquità dei moti. Infatti, come, nel caso I c CDF contengono le parti di fluido in quiete fra loro e
della proposizione XXXVI, l'obliquità dei moti, per effetto condensate in due corpi rigidi che aderiscono al cilindro da
dei quali le parti di acqua contenuta nel vaso convergevano entrambe le parti, come un capo e una coda. E la resistenza su-
da ogni lato verso il foro EF, impedì il flusso di quell'acqua bita dal solidoEACFDB, che muove nel senso della lunghez-
attraverso il foro; cosi in questa proposizione, l'obliquità
dei moti, per effetto dci q:..tali le parti di acqua pressate H~---<G

dall'estremità anteriore del cilindro, cedono alla pressione e C A


divergono da ogni lato, ritarda il loro transito per i luoghi
che stanno intorno all'estremità anteriore del cilindro in
direzione delle parti posteriori, e fa sl che il fluido venga
spinto ad una maggiore distanza e aumenti la resistenza, e
ciò quasi secondo quella ragione con la quale il fluire del- za del proprio asse FE verso le parti oltre E, sarà all'incirca
l'acqua fuori dal vaso diminuisce, ossia secondo il quadrato tale quale l'abbiamo descritta in questa proposizione; ossia,
della ragione di 25 a 2I circa. E come, nel primo caso dì la resistenza avrà la ragione alla forza per effetto della quale
quella proposizione, abbiamo fatto sl che le parti di acqua l'intero moto del cilindro può essere distrutto o generato, nel
passassero perpendicolannente attraverso il foro EF e nella tempo in cui la lunghezza 4AC viene descritta con moto
massima quantità, supponendo che tutta l'acqua nel vaso uniformemente continuato, la stessa ragione che la densità
intorno alla cateratta fosse stata congelata, e la parte il del fluido ha alla densità del cilindro, esattamente. E la
cui moto era obliquo ed inutile rimanesse senza moto: cosi, resistenza non può essere minore, a causa di questa forza,
in questa proposizione, avendo fatto sì che fosse rimossa eli 2 a 3 per il corol. 7 della prop. XXXVI.
l'obliquità dei moti, e le parti d'acqua, col cedere massi-
mamente al moto diretto e brevissimo, offrissero un facilis- LEMMA V.
simo passaggio al cilindro, e rimanesse la sola resistenza che
Se un cilindro, tln(t sfera e ttno sferoide, le cui larghezze
nasce dalla grandezza della sezione trasversale e che non
so110 11guali, sono collocati successimmente 11el mezzo di t/1!
può essere diminuita se non diminuendo il diametro del
cal!a[e cilindrico in modo che i loro assi coincidano con l'asse
cilindro, dobbiamo immaginare che le parti del fluido, i cui
del canale, q11es# corpi impediranno ugualmente il flusso del-
moti sono obliqui e inutili e creano resi:;tenza, giaciano in
l'acqlta attm·verso il canale.
quiete fra loro in entrambe le estremità del cilindro, che
aderiscano mutuamente, e che siano congiunte al cilindro. Infatti, gli spazi tra il canale e il cilindro, la sfera c lo
ABC D sia un rettangolo, e AE e BE siano due archi para- sft'roide, attraverso i quali l'acqua passa, sono uguali: e
bolici descritti con asse AB, e con un parametro che sta l'aCfJUa attraverso spazi uguali passa ugualmente.
allo spazio HG, che deve essere descritto dal cilindro che Queste cose stanno così in séguito all'ipotesi che tutta
cade per ar.quistare la velocità con cui si muove, come HG l'acqua sopra il cilindro, la sfera e lo sferoide, la cui fluidità
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - SEZIONE VII
539

non è richiesta al fìne di un transito molto veloce dell'acqua, figure sono ottuse, e che risentano, quindi, della resistenza
sia congelata: come ho spiegato nel corol. VII della pro- un poco più di quanto accadrebbe se la coda e la testa
posizione XXXVI. fossero acute. E i corpi mossi nei fluidi elastici, se anterior-
mente e posteriormente sono ottusi, condensano il fluido un
LEMMA VI. po' più nella parte anteriore, e lo dilatano un po' più
nella parte posteriore; risentono, quindi, della resistenza
Supposte le stesse cose, i corpi di cui sopra sono ugualM un po' più che se fossero con la testa e la coda acute. l\fa •
mente spinti dall'acqua che fluisce attraverso il canale. in questi lemmi e proposizioni non abbiamo trattato dei
È manifesto per il lemma V e per la terza legge del fluidi elastici, bensi di quelli non elastici; non dei corpi che
moto. Infatti, l'acqua e i corpi interagiscono fra loro ugual- galleggiano sul fluido, bensì di qu:elli che vi sono profonda-
mente. mente immersi. E quando la resistenza subita dai corpi nei
iluidi non elastici è nota, questa resistenza dovrà essere
LEMMA VII. aumentata alquanto tanto nei fluidi elastici. come l'aria,
quanto sulle superfici dei fluidi stagnanti, come sono i mari
Se l'acqua è in quiete nel canale e questi corpi sono portati c le paludi.
attraverso il canale con toelocità uguale toerso direzioni opposte,
uguali saranno le loro m'lttue resistenze. PROI'OSIZIONE XXXVIII. TEOREMA xxx.
Risulta dal lemma precedente, infatti 1 moti relativi La resistenza di una sfera, avanzante uniformemente in un
rimangono identici fra loro, flr{ido compresso, infinito e non elastico, sta alla forza per
e!Jetto della quale l'intero suo moto, durante il tempo in cui
Scouo. descrive gli otto terzi del proprio diametro, può o essere di-
strutto o essere generato, come la densità del fluido alla den-
Identico è il caso di tutti i corpi convessi e rotondi, i
sità della sfera, esattamente.
cui assi coincidono con l'asse del canale, Qualche differenza
può nascere da una maggiore o minore frizione; ma in questi _ Infatti, la sfera sta al cilindro circoscritto come due a
lemmi abbiamo supposto che i corpi fossero levigatissimi, tre; e pertanto, la forza che può distruggere l'intero moto
la viscosità del mezzo e la frizione nulle, e le parti del fluido dd cilindro, mentre il cilindro descrive la lunghezza di quattro
che, per effetto dei loro moti obliqui e superflui possono dei suoi diametri, distruggerà l'intero moto della sfera nel
disturbare, impedire e ritardare il flusso dell'acqua attra- tempo in cui la sfera descrive i due terzi di questa lunghezza,
verso il canale, siano fra loro in quiete come se fossero indurite ossia, gli otto terzi del proprio diametro. l\'la la resistenza
dal gelo, e aderiscano alle parti anteriori e posteriori dei dd cilindro sta a qnP.sta fnrza, Psattamente, come la densità
corpi, come ho esposto nello scolio della proposizione prece- del fluido alla densità del cilindro o della sfera per la proM
dente. Infatti nelle proposizioni successive ·viene trattata la posizione XXXVII, e la resistenza della sfera è uguale alla
resistenza minima che tutti i corpi rotondi, descritti con le resistenza del cilindro per i lemmi V, VI, VII. - C.V .D.
massime sezioni trasversali date, possono subire. Coro!. I. Le resistenze delle siere, in mezzi compressi ed
I corpi che nuotano nc:i :t1uidi, quando sono mossi in infiniti, stanno in una ragione che è composta del quadrato
linea retta, fanno sì che il fluido salga verso la parte anteM della velocità, del quadrato del diametro e della densità del
riore, si abbassi nella parte posteriore, soprattutto se le mezzo.
54° PRINCIPI MATEMATICI
LtBRO SECONDO - SEZIONE VII

Coral. 2. La velocità massima per effetto della quale una tura del canale all'eccedenza di questa apertura al cerchio
sfera, con forza proporzionale al proprio peso, può discendere massimo della sfera, e del rapporto della densità. del fluido
in un fluido resistente, è quella stessa che la medesima sfera alla densità della sfera, esattamente.
può acquistare, dato il medesimo peso, cadendo :;enza subire
resistenza e descrivendo uno spazio che sta ai quattro terzi È manifesta per il corol. 2 della prop. XXX VII, e la
del proprio diametro, come la densità della sfera alla densità dimostrazione procede come nella proposizione precedente.
del fluido. Infatti, la sfera durante il tempo della sua ca-
ScoLIO.
duta, cadendo con la velocità acquistata, descriverà uno
spazio che starà agli otto terzi del proprio diametro, come ~elle due ultime propostzwm (come nel lemma V) sup~
la densità della sfera alla densità del fluido; e la forza del pongo che tutta l'acqua che precede la sfera, e la cui fluidità
peso che genera questo moto starà alla forza che può ge- aumenta la re:;istenza subita dalla sfera, sia congelata. Se
nerare il medesimo moto, durante il tempo nel quale tutta fJ.Ucll'acqua fosse resa lil"}ttida, la resistenza aumente-
descrive con la medesima velocità gli otto terzi del proprio rebbe alquanto. !IIa quell'aumento, in queste proposizioni,
diametro, come la densità del fluido alla densità della sarebbe piccolo e può essere trascurato, in quanto la supcr-
sfera; quindi, per questa proposizione, la forza del peso sarà rtcie convessa della sfera svolge quasi interamente la funzione
uguale alla forza della resistenza, e pertanto, non può accele- del ghiaccio.
rare la sfera.
Coro!. 3· Date sia la demità della sfera sia la sua velo- PROI'OSIZIOXE XL. PROBLE"-IA IX.
cità all'inizio del moto, come anche la densità del fluido Trovare, mediante i jeJtomeni, la resistenza di una -~fcra
compresso e in quiete, nel quale la sfera viene mossa, viene mossa ùt ttlt mezzo fluidissimo e compresso.
data, in ogni tempo, la velocità della sfera, la sua resi-
A sia il peso della sfera nel vuoto, B il suo peso in un
stenza e lo spazio da essa descritto, per il corol. 7 della
llli:'ZZO resistente, D il diametro della sfera, F uno spazio che
prop. XXXV.
sta ai 4 / 3 di D come la densità della sfera alla densità del
Corol. 4· Una sfera mossa in un fluido compresso e in
mezzo, ossia, come A ad A - B; G sia il tempo durante il
quiete che ha la sua medesima densità, perderà la metà del quale la sfera di peso B, cadendo senza resistenza, descrive
proprio moto prima che abbia descritto la lunghezza di due lo spazio F, ed H la velocità che la sfera acquista in questo
dei suoi diametri. Per il medesimo corol. 7· caso. E H sarà la velocità massima con la quale la sfera,
a causa del proprio peso B, può discendere nel mezzo resi~
PROPOSIZIONE XXXIX. TEOREMA XXXI. stcnte, per il corol. 2 della prop. XXXVIII, e la resistenza,
La resistenza di una sfera avanzante U'nijormemente attra- che la sfera subisce, cadendo con quella veloci t:\, sarà uguale
al suo peso B. E la resistenza che subisce con un'altra qual-
verso mt fluido chiuso e compresso in un canale cilindrico, sta
siasi velocità, starà al peso B eome il quadrato di questa
alla forza, per effetto della quale l'intero suo moto, mentre de-
Yclocità alla velocità massima H, per il corol. I della pro-
scrive gli otto terzi del proprio diametro, può o essere gnw·ato o
}JOsizione XXX\'IIL
essere distrutto, in wra ragione elle è composta della ragione
Questa è la resistenza che nasce dall'inerzia della materia
dell'apertura del carwle all'eccedenza di qnes!a apertura alla
fluida. E fJ.Uclb. che nasce dall'elasticità, clalla viscosità e
metà del cerchio massimo della sfera, del quadrato dcll'aper- dalla frizione delle sue parti, sarà cosi trovata.
PRINClPl MATEMATICI LIBRO SECONDO - SlZION:E VII 543

Si lasci cadere una sfera in modo che a causa del proprio


l Velocità del Spazi descritti Spazi descritti
peso B discenda nel fluido; P sia, allora, il tempo di caduta, Tempi corpo che durante la
Spazi descritti
durante la
col moto
espresso in minuti secondi, se il tempo G è calcolato in p cad<.> nel caduta nel
massimo
caduta nel
fluido .fluido vuoto
minuti secondi. Si trovi il numero assoluto N che corri-
sponde al logaritmo OA3429448rg zP , ed L sia il loga-
N+r G . .
o.oorG 99999 29 />0 o.ooooorF o.oo2F o.ooooorF
ritmo del numero N ; allora, la velocttà acqmstata o.oiG 99<J967 O.OOOIF o.o2F O.OOOIF
o.rG 996b799 o.o099834F o.zF o.oiF
N-r o.2G l' 19737532 O.OJ<J7J61F o.4F o.o4F
durante la caduta sarà H, e l'altezza descritta sarà o.3G 2913126t o.o8868I5F o.6F o.ogF
zPF N+ 1
- G - - I,J8629436uF + 4,6osr;or86LF. Se il fluido è suf- o.4G
O.jG
37994396
4621I7J6
O.I_i59070F
o.24022goF
o.SF
I.oF
o.t6F
o.2sF
ficientemente profondo il termine 4,6osr;or86LF può essere o.!iG 53704957 O.J402706F 1.2F 0.36F
zPF 0.7G 60436778 o.4545405F 1.4F o-49F
trascurato; allora ----c - I,J8629436nF sarà esattamente o.RG 66403677 0.5815071F I.6F o.64F
o.gG 71629787 0.71966(){)F t.SF o.SrF
l'altezza descritta. Queste cose risultano dalla propostzwne •G 76159416 o.8675617l; i 2F ,p
nona del secondo libro e dai suoi corollari, nell'ipotesi che 2G 96402758 0.6j00055f-" 4F 4F
la sfera non subisca nessun'altra resistenza eccetto quella .l G 99505475 4.6t86s7ol; fiF gF
che nasce dall'inerzia della materia. Se subisce, oltre a questa, 4G <)<)932930 6.614376sF BF t6F
5G 99990920 8.6137964F 10F zsF
un'altra resistenza, la discesa sarà più lenta, e dal ritardo (,(; 12F '
9C}<JC}~77I to.f>137179F 36F '
viene conosciuta la quantità di questa resistenza. 7G 99'.)99834 I2.6137073F' qF 49F
Affinché la velocità e la discesa di un corpo che cade in R(; 999999.So i 14.613705'JF 16F 6.1F
un fluido sicmo più facilmente conosciuti, ho compilato la l cj(: <JCJ()<)<J997 116.6137057F 18F S•F
successiva tabella, la cui prima colonna rappresenta i tempi IO(r l 9999999c:/f, r8.6137056F 2oF 100F
di discesa, la seconda mostra le velocità acquistate durante
la caduta, essendo la velocitit massima roo.ooo.ooo, la terza Scouo.
mostra gli spazi descritti durante la caduta in quei tempi, Al fme di indagare le resistenza dei fluidi mediante espe-
essendo zF lo spazio che il corpo descrive nel tempo G rimenti, preparai un vaso quadrato di legno, con una lun-
con la velocità massima; e la quarta mostra gli spazi descritti glwzza e una larghezza interna di nove pollici londinesi, con
negli stessi tempi con questa velocità massima. I numeri una profondità di nove piedi e mezzo, e lo riempii di acqua
2P piovana; e avendo costruito delle sfere di cera con all'interno
della quarta colonna sono -G- , e sottraendo il numero
dd piombo, misurai i tempi di discesa delle sfere, essendo
1,3862g44- 4,6osr;o2L, vengono trovati i numeri delia l'altezza della discesa di II2 pollici. Un solido cubico di un
terza colonna; tali numeri, affinché si ottengano gli spazi piede londinese contiene 76 libbre romane di acqua piovana,
descritti durante la caduta, vanno moltiplicati per lo spazio e un pollice cubico di questo piede contiene 1 9/ 30 once 1
F. A queste è, inoltre, aggiunta una quinta colonna, che di libbra, o 2531 / 3 grani 2 ; e una sfera d'acqua descritta
contiene gli spazi descritti nei medesimi tempi da un corpo
che cade nel vuoto per efietto di una forza B proporzionale 1 Misura ili peso equivalente a 30,59 gr.
al proprio peso. z :I\Ii5ura di peso equivalenttJ a 0,5) gr.
544 PRINCIPI M.\TEl>IATICI
LIBRO SECOI'DO - SlZIONE VII 545

con un diametro di un pollice contiene 132,645 grani nel della sfera, ossia, nel rapporto di I a 0,9914· Ciò fatto, si avrà
mezzo aereo, o 132,8 grani nel vuoto; e una qualunque altra uno spazio di nz,o8 pollici, che la sfera, cadendo nell'acqua
sfera sta come la differenza tra il suo peso nel vuoto e il contenuta in questo vaso di legno nel tempo di quattro
suo peso nell'acqua. minuti secondi, deve, per la teoria, esattamente descrivere.
Esper. I. Una sfera, il cui peso era nell'aria di rs61f4 E dall'esperimento risultò che descrisse II2 pollici.
grani e nell'acqua di 77 grani, descrisse l'intera altezza di Esper. 2. Tre sfere uguali, i pesi eli ciascuna delle quali
ll2 pollici nel tempo di quattro minuti secondi. E avendo erano di 761 / 3 grani nell'aria e di 51 / 16 grani nell'acqua,
ripetuto l'esperimento, la sfera cadde di nuovo nel mede- venivano lasciate cadere successivamente, e ciascuna cadde
simo tempo di quattro minuti secondi. nell'acqua descrivendo, nel tempo eli quindici minuti secondi,
Il peso della sfera nel vuoto è di 15613 /_18 grani e la diffe- un'altezza di II2 pollici.
renza tra questo peso e il peso della sfera nell'acqua è di Fatto il calcolo risultano: il peso della sfera nel vuoto
79n/,8 grani. Donde segue che il diametro della sfera è di di 765/ 12 grani, l'eccedenza di questo peso rispetto al peso nel-
0,84224 pollici. r-.-ra la differenza sta al peso della sfera nel l'acqua di JI 17 / 48 grani, il diametro della sfera di o,8rzg6 di
vuoto come la densità dell'acqua alla densità della sfera, e così pollice, gli otto terzi di questo diametro di 2,16789 pollici, lo
stanno gli otto terzi del diametro della sfera (ossia 2,24597 spazio 2F di 2,3217 pollici, lo spazio che la sfera descriveva
pollici) allo spazio zF, che quindi sarà di 4,4256 pollici. cadendo, senza subire resistenza, col peso di 5 1 / 15 grani nel
Una sfera cadendo nel vuoto nel tempo di un minuto se- tempo di I sec., di r2,8o8, e il tempo G di 0,30I056 sec.
condo, a causa dell'intero :;uo peso dì rs6n/)s grani, descri- La sfera, quindi, con la velocità massima con la quale può
verà I93 1 /) pollici, e col peso di 77 grani, cadendo nello discendere attraverso l'acqua per effetto della forza del peso
ste:;so tempo senza resistenza descriverà nell'acqua 95,2!9 di 51 / 16 grani, descriverà, nel tempo di 0,30I056 sec., uno
pollici, e nel tempo G, che sta ad un minuto secondo come spazio di 2,32I7 pollici e nel tempo di 15 sec. uno spazio
la radice quadrata dello spazio F o di 2,2r28 pollici a di II.'),6j8 pollici. Si sottragga lo spazio I,3862944F o r,6og
95,2I9 pollici, descriverà 2,2!28 pollici, e acquisterà la velo- pollici, rimarrà lo spazio di II4,069 pollici, che perciò il
cità H, che è la massima con la quale può discendere nel- globo deve descrivere cadendo nel medesimo tempo in un
l'acqua. Il tempo G, quindi, è di o,r5244 secondi. E durante vaso amplissimo. A causa della ristrettezza del nostro vaso,
questo tempo G, con la velocità massima H, la sfera descri- deve essere sottratto uno spazio di circa 0,895 di pollice. E in
verà lo spazio 2F di 4.4256 pollici; perciò, nel tempo di tal modo rimarrà uno spazio di II3,I74 pollici, che la sfera
quattro minuti secondi descriverà uno spazio di n6,I245 pol- cadendo in questo vaso, nel tempo di I5 sec., deve, per la
lici. Si sottragga lo spazio I,3862944F o 3,0676 pollici: rimarrà teoria, esattamente descrivere. In realtà dall'esperimento ri-
lo spazio di IIJ,OS6q pollici che la sfera cadendo nell'acqua, sultò che descrisse nz pollici. La differenza è insensibile.

l
in un vaso molto grande, descriverà nel tempo di quattro Hsper. J. Tre sfere uguali, i pesi di ciascuna delle quali
minuti secondi. Questo spazio, a causa della ristrettezza del erano di I2I grani nell'aria e di r grano nell'acqua, veni-
predetto vaso ligneo, deve diminuire in una ragione che è vano successivamente fatte cadere: e cadevano nell'acqua
composta della ragione della radice quadrata dell'apertura in tempi di 46, 47 e 50 sec. descrivendo un'altezza di
dd vaso alla differenza tra quest'apertura e la metà del cer- II2 pollici.
chio massimo della sfera, e della ragione della medesima aper- In teoria queste sfere avrebbero dovuto cadere nel tempo
tura alla sua differenza in più rispetto al cerchio massimo di circa 40 sec. Poiché sono cadute più lentamente, sono
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECtl~DQ - SIZIONE VU
547

incerto se attribuire il fatto alla minore proporzwne della Fatto l'esperimento di frequente, le sfere caddero per la
resistenza che nasce, nei moti più lenti, dalla forza di inerzia, massima parte in tempi di 49 1f2 e 50 oscillazioni. Quando
rispetto alla resistenza che nasce da altre cause, o piuttosto caddero più lentamente, sospetto che fossero ritardate dagli
ad alcune bollicine attaccate alla sfera, o alla rarefazione urti contro i lati dei vasi.
della cera causata dal calore della mano che lasciava cadere Ora, fatto il calcolo mediante la teoria, risultano: il peso
la sfera o dell'aria o anche ad errori insensibili nel pesare della sfera nel vuoto di !392 / 5 grani; la differenza tra questo
le sfere nell'acqua. Quindi il peso della sfera nell'acqua deve peso e il peso della sfera nell'acqua di 132 11 / 40 grani; il
es~ere di numerosi grani, affinché l'esperimento risulti esatto diametro della sfera di o,gg868 di pollice; gli otto terzi del
e degno di fede. lliametro di 2,66315 pollici; lo spazio 2F di 2,8o66 pollici;
Esper. 4· Iniziai gli esperimenti fin qui descritti, al fine lo spazio che la sfera del peso di i /8 grani descrive nel
di investigare le resistenze dei fluidi, prima che mi fosse tempo di un minuto secondo, cadendo senza subire resistenza,
nota la teoria esposta nelle proposizioni immediatamente di 9,88164 pollici; e il tempo G di 0,376843 secondi. La sfera,
precedenti. In séguito, al fine di esaminare la teoria trovata, dunque, con la velocità massima con la quale può discendere
preparai un vaso di legno con una larghezza interna di 82 / 3 nell'acqua per effetto della forza data dal peso dii/sgrani,
pollici ed una profondità di quindici piedi e un terzo. Poi descrive, nel tempo di 0,376843 secondi uno spazio di 2,8o66
costruii quattro sfere di cera con all'interno del piombo, pollici, nel tempo di I secondo lo spazio di 7,44766 pollici,
ciascuna del peso di IJ9 1/ 4 grani nell'aria e di 71 / 8 grani e nel tempo di 25 secondi o di so oscillazioni lo spazio di
nell'acqua. Lasciai cadere questi per misurare, mediante un r86,19I5 pollici. Si sottragga lo spazio I,386294F o 1,9454
pendolo, oscillante con una frequenza di mezzo secondo, i pollici, rimarrà lo spazio di 184,2461 pollici, che la sfera
tempi di caduta nell'acqua. Le sfere, quando erano pesate descriverà nello stesso tempo in un vaso larghissimo. Per la
e poi fatte cadere, erano fredde, ed erano rimaste a lungo ristrettezza del nostro spazio, questo spazio viene diminuito
fredde; il calore, infatti, rarefà la cera, e a causa della rare- in una ragione che è composta della ragione della radice
fazione il peso della sfera nell'acqua diminuisce, e la cera (}nadrata dell'apertura del vaso alla differenza tra questa aper-
rarefatta non torna immediatamente, per mezzo del freddo, tura e la metà del cerchio massimo della sfera, e della ra*
alla densità precedente. Prima che cadessero, venivano im- ~:,rione della medesima apertura alla sua eccedenza rispetto al
merse interamente nell'acqua, affinché, a causa del peso di cerchio massimo della sfera; e si avrà uno spazio di r8r,86
una qualche parte di loro rimasta fuori dall'acqua, la discesa pollici, che la sfera, per la teoria, deve esattamente descrivere
non venisse accelerata all'inizio. E quando, completamente in questo vaso nel tempo di 50 oscillazioni. In realtà, fatto
immerse, giacevano in quiete, le lasciavo cadere il più cau~ l'esperimento, descrisse uno spazio di 182 pollici nel tempo
tamente possibile, affinché non acquistassero un qualche di 491 l 2 o 50 oscillazioni.
impulso dalla mano che le lasciava andare. E caddero suc- Esper. 5· Quattro sfere del peso di 1543 / 8 grani nell'aria
cessivamente in tempi di 471 /z, 481 j 2, so e SI oscillazioni, e di 2I 1h grani nell'acqua, lasciate andare più volte, cade-
descrivendo un'altezza di quindici piedi e due pollici. 1\Ia il '·ano con un tempo di 28 1j 2, 29, 2g1l 2 e 30 oscillazioni, e
tempo era ora un po' più freddo di quando le sfere veni- qualche volta di JI, 32 e 33 oscillazioni, descrivendo una
vano pesate, e perciò ripetei l'esperimento un altro giorno, altezza di quindici piedi e due pollici.
e le sfere caddero in tempi di 49, 491 / 2• so e 53 oscillazioni, Secondo la teoria, avrebbero dovuto cadere in un tempo
e la terza volta in tempi di 49 1 l 2, 50, 51 e 53 oscillazioni. di 29 oscillazioni, esattamente.
PRINCIPI r.L\THUT1C1
S~7.WNE
LIBRO SECONDO - VII 549
Esper. 6. Cinque sfere ùel peso di 212 3 / 8 grani nell'aria durante tempi non maggiori di 52 oscillazioni, e non minori
e di 791 / 2 grani nell'acqua, lasciate andare più volte, cade- di so e per la massima parte del tempo di 51 oscillazioni
vano con un tempo di 15, r~// 2 , 16, 17 e 18 oscillazioni, circa descrivendo un'altezza di 182 pollici.
descrivendo un'altezza di quindici piedi e due poUìci. '
Secondo la teoria avrebbero dovuto cadere in un tempo
Secondo la teoria, avrebbero dovuto cadere in un tempo di circa 52 oscillazioni.
di 15 oscillazioni, esattamente. Esper. 9· Quattro sfere, del peso di 273 1 / 4 grani nell'aria
Esper. 7· Quattro sfere del peso di 2933 /s grani nell'aria c di 1403/ 4 nell'acqua, più volte lasciate andare, caddero in.
e di 35 7 fs grani nell'acqua, lasciate andare più volte, cade- tempi non minori di 12 osr.illazioni, e non maggiori di 13,
vano in un tempo di 29 1 / 2 , 30, 30 1 / 2, 31, 32 c 33 oscillazioni, descrivendo un'altezza di 182 pollici.
descrivendo nn'altezza di quindici piedi. e di un pollice e Secondo la teoria queste sfere avrebbero dovuto cadere,
mezzo. nel tempo di n 1 / 3 oscillazioni, esattamente.
Secondo la teoria avrebbero dovuto cadere in un tempo Esper. IO. Quattro sfere, del peso di 384 grani nell'aria
di 28 oscillazioni, esattamente. e di II91/ 2 nell'acqua, lasciate andare più volte, caddero
Ricercando la causa per cui di numerose sfere, uguali durante tempi di 173 { 4 , 18, 18 1 / 2 e 19 oscillazioni, descrivendo
per peso e grandezza, alcune cadevano più velocemente, altre un'altezza di 181 1 / 2 pollici. E quando caddero durante un
più lentamente, mi imbattei in questo; che quando le sfere, tempo di 19 oscillazioni, varie volte udii il loro urto contro
da prima, erano lasciate andare e iniziavano a cadere, oscil- i lati del vaso prima che pervenissero al fondo.
lavano intorno al centro, e che il lato che per caso era più Secondo la teoria avrebbero dovuto cadere, durante un
pesante, discendendo per primo, produceva un movimento tempo di rs 5 / 9 oscillazioni, esattamente.
oscillatorio. Infatti, a causa delle proprie oscillazioni la Esper. II. Tre sfere uguali, del peso di 48 grani nell'aria
sfera comunica all'acqua un movimento maggiore che se e di 329 fn nell'acqua, lasciate andare più volte, caddero
scendesse senza oscillazioni, e comunicandolo, perde una durante tempi di 431 / 2 , 44, 441 / 2, 45 e 46 oscillazioni e, per
parte del proprio moto per effetto del quale dovrebbe scen- la massima parte, nel tempO tra 44 e 45, descrivendo un'al-
dere: e in relazione alla maggiore o minore oscillazione, è tezza di 182 1 f2 pollici, esattamente.
più o meno ritardata. Inoltre, la sfera si allontana sempre da Secondo la teoria avrebbero dovuto cadere durante un
quel proprio lato che la fa discendere con un'oscillazione, e tempo di 46 5 j 9 oscillazioni, esattamente.
allontanandosi si avvicina ai lati del vaso, e qualche volta Esper. I2. Tre sfere uguali, del peso di 141 grani nel-
urta contro i lati. Questa oscillazione è più forte nelle sfer: l'aria e di 4'/8 grani nell'acqua, lasciate andare varie volte,
più pesanti, e l'oscillazione delle più grandi agita l'acqua ~~ caddero con tempi di 61, 62, 63, 64 c 65 oscillazioni, descri-
più. Quindi, al fine di ridurre l'oscillazione delle sfere, costruu Yendo una altezza di 182 pollici.
altre sfere di cera con piombo all'interno, e lasciai andare la E secondo la teoria avrebbero dovuto cadere in un tempo
sfera in modo tale che il lato più pesante, per quanto p~s­ di 64 1 / 2 oscillazioni, esattamente.
sibile, fosse il piì.t basso all'inizio della discesa. Cosi le oscil- Da questi esperimenti è rnanife:-to che quando le sfere
lazioni divennero molto minori di prima e le sfere caddero caddero lentamente, come negli esperimenti secondo, quar-
in tempi meno ineguali, come nei seguenti esperimenti. . to, quinto, ottavo, undicesirno e dodicesimo, i tempi di
Esper. 8. Quattro sfere, del peso di 139 grani nell'arta caduta erano esattamente espressi secondo la teoria, ma
e di 6tj 2 grani nell'acqua, lasciate andare più volte, caddero quando le sfere caddero più velocemente, come negli esperi-

j'
PRl:-IClPl MATEMATtCt LlliRO SECONDO - S,EZlONE VII
55°

menti sesto, nono e decimo, la resistenza subita risultò un pesi delle sfere come i tempi di caduta sono rappresentati
po' maggiore del quadrato della velocità. Infatti le sfere, nella tabella seguente.
durante la caduta, oscillano alquanto; e questa oscillazione
Sfere piene di aria
nelle sfere più leggere, e che cadono più lentamente, a causa Sfere piene di mercurio
'l -
del moto debole cessa rapidamente; ma nelle più pesanti e l
Tempi Tempi
più grandi, a causa della velocità del moto dura più a lungo, Pesi Diametri Pesi Diametri
di caduta di cadu ta
e non può essere frenato dall'acqua che lo circonda se non --- ---
l
dopo numerose oscillazioni - ché anzi le sfere, quanto meno pollici secon di
grani pollici SI'COndi grani
sono spinte dal fluido verso le proprie parti posteriori tanto
più sono veloci; e se la velocità viene continuamente aumen- go8 0,8 5,1 8'/z
tata, allora si lasceranno dietro uno spazio vuoto, salvo 983 o,8
4
4- ! ''"
'4'
,,,
,,, 8
che venga aumentata contemporaneamente la compressione 866
747
0,8
o,7s
4
4+ ,,,
599
,,o
8
s•l
del fluido. :\.fa la compressione del fluido deve (per le pro- 8oS 0,75 4 483 ,,o 8'/,"
posizioni XXXII e XXXIII) essere aumentata in ragione 784 0,75 4+ '4' 5.2 8
'
del quadrato della velocità, affinché la resistenza rimanga nel
I tempi osservati devono essere corretti. Infatti le sfere
quadrato della medesima ragione. Poiché ciò non avviene,
di mercurio (per la teoria di Galileo) in quattro minuti
le sfere più veloci sono pressate da tergo un po' meno, e,
secondi descriveranno 257 piedi londinesi, e 220 in 3 secondi
per il difetto di questa pressione, la resistenza da loro subita
c 42 terzi 3 • Così che, la tavola di legno, tolto il piolo, pre-
diviene un po' maggiore che in ragione del quadrato della cipitava più lentamente di quando era sorretta, e il suo
velocità. lento precipitare ostacolava la caduta iniziale delle sfere.
La teoria, quindi, s'accorda con i fenomeni dei corpi che Infatti, le sfere poggiavano quasi sul centro della tavola, ed
cadono nell'acqua; restano da esaminare i fenomeni delle erano un po' più vicine al suo asse che al piolo. E quindi,
sfere che cadono nell'aria. i tempi di caduta furono allungati di circa diciotto terzi di
Esper. IJ. Dalla cima della chiesa di San Paolo, nella minuto ed ora devono essere corretti sottraendo quei minuti,
città di Londra, nel mese di giugno I]IÙ, furono lasciate soprattutto nelle sfere più grandi che indugiavano sulla tavola
cadere, contemporaneamente, due sfere di vetro, una piena un po' più a lungo a causa della grandezza dei diametri.
d'argento vivo, l'altra di aria; e durante la caduta descri- Ciò fatto, i tempi durante i quali le sei sfere maggiori cad-
vevano un'altezza di 220 piedi londinesi. Una tavola di legno dero, diventeranno 8 sec. 12 terzi, 7 sec. 42 terzi, 7 sec.
era sospesa mediante perni di ferro ad una estremità, e al- 42 terzi, 7 sec. 57 terzi, 8 sec. l2 terzi e 7 sec. 42 terzi.
l'altra estremità era snstf'nuta con un piolo di legno; le due La quinta, delle sfere piene d'aria, costruita con un dia-
sfere, poggiate su questa tavola, venivano lasciate andare metro di cinque pollici e un peso di 483 grani, cadde nel
contemporaneamente per mezzo di un filo di ferro che tempo di 8 sec. 12 terzi, descrivendo un'altezza di 220 piedi.
giungeva fino a terra, in modo che la tavola, tenuta sol- Il peso dell'acqua uguale a questa sfera, è di r66oo grani:
tanto dai perni di ferro, precipitasse su se stessa; e nel- e il peso dell'aria uguale al medesimo è di
1
grani, :0
lo stesso istante un pendolo, oscillante in minuti secondi,
tirato per mezzo di quel filo di ferro, era anch'esso la- l Sessantesima parte di un miuutC> secondo. Altrettanto vale per
sciato andare e cominciava ad oscillare. I diametri ed i minuto quarto c minuto quinto.

J
PRINCII'I MATUHTICI LIBRO SECONDO - SlZtor-r; \'Il
55' 553

o 193 / 10 grani, perciò il peso della sfera nel vuoto è di 5023/ 10 a delle vesciche di maiale una forma sferica per mezzo di
grani; e questo peso sta al peso uguale dell'aria nella sfera, una sfera concava di legno che le circondava, e quelle, inu-
come 502 3 { 10 a 193 / 10 , e zF sta agli otto terzi del diametro midite, erano riempite a forza ::offiandovi aria: una volta
della sfera, ossia, a 131 / 3 pollici in tale ragione. Per cui 2F asciugate e tolte, venivano lasciate cadere dal luogo più alto
diventa di 28 piedi e I I pollici. La sfera, cadendo nel vuoto della volta di una torre del medesimo tempio, ossia da una
con l'intero suo peso di 5023 /ro grani, descrive nel tempo di altezza di 272 piedi. Nello stesso momento veniva lasciata
un minuto secondo 193 1{ 3 pollici, come sopra, e col peso di cadere una sfera di piombo il cui peso era di circa due libbre
483 grani, descrive 185,90.'} pollici, e col medesimo peso romane. Frattanto, alc1mi dlP· shvano sulla parte piì1 alb
di 483 grani descrive, anche nel vuoto, uno spazio F o I4 piedi del tempio, donde le sfere venivano fatte cadere, segnavano
e 51 / 2 pollici, nel tempo di 57 terzi e 58 quarti, ed acquista gli interi tempi di caduta, ed altri che stavano a terra,
la massima velocità con la quale può cadere nell'aria. Con segnavano la differenza dei tempi fra la caduta della sfera
questa velocità, la sfera, nel tempo di 8 secondi e 12 terzi, di piombo e la caduta della vescica. E i tempi venivano
descriverà uno spazio di 245 piedi e di 5 1 / 3 pollici. Si sot- misurati con pendoli che oscillavano con una frequenza di
tragga 1,3863 F o 20 piedi e 1 / 2 di pollice: rimarranno mezzo secondo. Uno di quelli che stavano a terra aveva un
225 piedi e 5 pollici. La sfera in caduta, dunque, deve, orologio che batteva i quarti di secondo: un altro aveva
secondo la teoria, des.crivere questo spazio nel tempo di un'altra macchina, costruita con arte, con un pendolo che
8 sec. e 12 terzi. 1\Ia dall'esperimento risultò che descrisse a sua volta batteva i quarti di secondo. Uno di quelli che
uno spazio di 202 piedi. La differenza è insensibile. stavano sulla sommità del tC'mpio aveva una macchina
Con simili calcoli, applicati anche alle rimanenti sfere analoga. E questi strumenti erano costruiti in modo tale
piene di aria, ho composto la seguente tabella: che il loro moto poteva essere iniziato o arrestato a piacere.
La sfera di piombo cadeva in un tempo eli circa quattro
Pesi delle
Diametri
l Tempi di
caduta da
Spazi che
secondo la
Eccedenza
minuti secondi e un quarto. E aggiungendo questo tempo
alla predetta differenza di tempo, si otteneva l'intero tempo
sfere un'altezza di teoria devono
~2o piedi essere descritti durante il quale la vescica cadeva, I tempi, durante i quali
caddero le cinque vesciche dopo la caduta della sfera di
grani pullid s~condi terzi piedi pollici piedi pollici piombo, erano la prima volta di secondi 143 /~, 123 / 4 , 145 / 8 ,
17 3 /~ e 16 7 / 8 , e la seconda volta di secondi 141 / 2 , 141 / 4 , 14,
8 226 6
5'"
'4'
5·'
5·' 7 "
4' '30 "9 w "9 1g, 163 / 4 • Aggiungendo 4'/ 4 sec., tempo durante il quale la
sfera era caduta, i tempi totali, durante i quali le cinque
599 5·' 7 42 "7 'o 7 o
5'5 5 7 .17 5 4 5 vesciche caddero, erano la prima volta di secondi 19, 17,
"4
,,, 483 5
5·'
8
7 "
4'
225
'30
5
7
5
'o
5
7
rfV/ 8 , 22 e 21 1 / 8 , la seconda volta di secondi 183 / 4, 18 1 } 2,
rS'/ 4 , 23 1 / 4 e 2I. E i tempi segnati sulla sommità del tempio
Espcr. I4. Nell'anno 1719, nel mese di luglio, il dott. erano la prima volta di secondi 19~/8 , 171 / 4, 183 / 4, 22 1 / 8 e
Desaguliers 4 , riprese a fare esperimenti di questo tipo, dando
iilosolìa sperimentale occupanrlo~i di idrostatica, ottica e m("'ccnnica. ::-<"ewton
John Theuphilus Dc8aguli<'rs nacque a La Rochdle. Dopo che, nel
i ebbe ùi lui una ::;ranck stima. Inventò il plau~/<llium, macchina che sentiva
r6Sj, fu re~·ocato l'editto ùi Nantcs fu portato dal padre in Inghilterra. a dPterminare l'esatta ilistan.za d,,j corpi celesti secondo i sistemi di Cuper-
Studiò a Oxfurù doYe nel 1710 succedette a I..:eill come insrgna.ute di IÙCO e ~cwto.ù. ?.forl nC'l IJH·
LIBRO 5ECO~lJO - SEZIONE VII
554 PRINCIPI MATEMATICI
555

e la seconda volta di secondi rg, r8 5 / 8 , r8 3 {8 , 24 e 2I1 / 4 •


21 5 / 8 esperimenti sui corpi in caduta mll'aria e nell'acqua. Infatti
Le vesciche, però, non cadevano sempre in linea retta, ma i pendoli, durante le singole oscillazioni, eccitano nel fluido
qualche volta volteggiavano, e perciò mentre cadevano oscil- nn moto sempre contrario al moto di ritorno del pendolo,
lavano. E a causa di questi moti i tempi di caduta vengono e la resistenza nata da questo moto, come anche la resistenza
allungati e aumentati alcune volte di un mezzo secondo, del filo, al quale il pendolo era sospeso, rende l'intera resi-
altre volte di un intero minuto secondo. La prima volta stenza subita dal pendolo maggiore della resistenza che
caddero in linea retta la seconda e la quarta vescica, la risulta mediante gli esperimenti sui corpi in caduta. Infatti,
seconda volta la prima e la terza. La quinta vescica era per mezzo degli esperimenti dei pendoli esposti in quello
rugosa, e a causa delle sue rughe era alquanto ritardata. scolio, una sfera della stessa densità dell'acqua, descrivendo
Ricavavo i diametri delle vesciche dalle loro circonferen- nell'aria la lunghezza del proprio semidiametro, dovrebbe
ze misurate con un filo sottilissimo avvolto due volte. perdere 33~ 2 del proprio moto. l\la secondo la teoria esposta
Confrontai la teoria con gli esperimenti nella tabella seguente, in questa settima sezione e confermata dagli esperimenti dei
supponendo che la densità dell'aria stesse alla densità del- corpi in caduta, la medesima sfera descrivendo la stessa
l'acqua piovana come 1 a 860, e calcolando gli spazi che
lunghezza, dovrebbe perdere soltanto ~ 5186 del proprio moto,
le sfere, secondo la teoria, dovevano percorrere durante la
posto che la densità dell'acqua stia alla densità dell'aria
caduta.
come 860 a l. Quindi, le resistenze trovate mediante gli
esperimenti dei pendoli risultarono (per le cause già descritte)

Pesi delle
Tempi di Spa2i da descri·
v~r~i secondo la
Differenze l maggiori di quelle trovate mediante gli esperimenti delle
Diametri caduta da tra la teoria sfere in caduta, e ciò in ragione di 4 a 3 circa. Infatti, poiché
vesciche un'altezza teoria, durante
e l'esperieru:a. le resistenze subite dai pendoli oscillanti nell'aria, nell'acqua
di 272 piedi gli stessi tempi
e nell'argento vivo sono similmente aumentate da cause
simili, la proporzione delle resistenze in questi mezzi, tanto
grani pollici secondi piedi pollici piedi pollici
con gli esperimenti sui pendoli che con gli esperimenti
s.zs n - o dei corpi in caduta, viene mostrata abbastanza giusta-
"'
'56
,,,
s,rg
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,,'7 '"
'7' o'/~ + o
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0 1 {% mente. E quindi se ne può concludere che le resistenze
137'/l '7' 7 + o 7 subite dai corpi mossi in fluidi qualsiasi fluidissimi, a parità
97 1ft 5,26 4 + 5 4
gglf! 5 "
21
1
/a
'77
,,, o +w o delle altre cose, stanno come le densità dei fluidi.
Stabilite le cose in tal modo, è ormai lecito dire quale
L'intera resistenza delle sfere in movimento tanto nel- parte del proprio moto una sfera qualsiasi, gettata in un
l'aria quanto nell'acqua. viene spiegata giustamente dalla fluido qn~\nnquc, perderà esattamente in un dato tem-
nostra teoria, ed è proporzionale alla densità dei fluidi, po. Sia D il diametro della sfera, V la sua velocità all'inizio
essendo uguali le velocità e le grandezze delle sfere. del moto, e T il tempo durante il quale una sfera descriverà
Nello scollo aggiunto alla sezione sesta, abbiamo mostrato con velocità V, nel vuoto, uno spazio che sta allo spazio
8
mediante gli esperimenti dei pendoli che le resistenze subite / 3 D come la densità della sfera alla densità del fluido: e

da sfere uguali ed ugualmente veloci nell'aria, nell'acqua e la sfera gettata in quel fluido perderà, in un altro tempo t
nell'argento vivo stanno come le densità dei fluidi. La stessa tV
qualsiasi, la parte della propria velocità, ferma
cosa abbiamo qui mostrato con maggior precisione mediante
LIBRO ~ECUNDO - SEZIONE Vtl 557
ss6 PRINCIPI MATEMATICI

sulle parti anteriori del proiettile e la pressione sulle sue


TV
restando la parte , e descriverà uno spazio che parti posteriori, e nei mezzi infinitamente fluidi non può
T+ t essere minore di quanto lo è nell'aria, nell'acqua e nell'ar-
sta allo spazio descritto nel medesimo tempo con velocità
uniforme V nel vuoto, come il logaritmo del numero T i t
gento vivo in proporzione alla densità di materia in ciascuno
di essi. E questo eccesso di pressione, in relazione alla propria
f}Uanthà, non soltanto eccita un moto nel fluido, ma agisce
t
moltiplicato per il numero 2,302585093 sta al numero T anche sul proiettile tanto da ritardare il suo moto; pertanto,
la resistenza in ogni fluido sta come il moto eccitato nel
per il corol. 7 della prop. XXXV. Nei moti più lenti la
11 nido dal proiettile, né nell'etere sottilissimo può essere
resistenza può essere un po' minore, in quanto la figura di
minore, in relazione alla densità dell'etere, che nell'aria, nel-
una sfera è un po' più atta al moto che la figura di un cilin-
l'acqua e nell'argento vivo in relazione alla densità di questi
dro descritto col medesimo diametro. Nei moti più veloci la
fluidi.
resistenza può essere un po' maggiore, in quanto che l'ela-
sticità e la compressione del fluido non aumentano in
ragione del quadrato della velocità. lVIa qui non faccio caso
a minuzie di questo tipo.
Per quanto l'aria, l'acqua, l'argento vivo e fluidi simili
possano essere assottigliati mediante una divisione all'infinito
delle parti e possano diventare mezzi infinitamente fluidi,
essi non resisterebbero di meno alle sfere che vi fossero
gettate. Infatti, la resistenza, della quale si è trattato nelle
precedenti proposizioni, nasce dall'inerzia della materia, e
l'inerzia della materia è essenziale ai corpi ed è sempre pro-
porzionale alla quantità di materia. La resistenza che nasce
dalla viscosità e dalla frizione delle parti può essere diminuita
per divisione delle parti del fluido: ma la quantità di materia_
non viene diminuita per la divisione delle sue parti; e ferma
restando la quantità di materia, rimane identica la sua forza
d'inerzia, alla quale la resistenza, di cui qui si tratta, è
sempre proporzionale. Affinché questa resistenza diminuisca,
deve essere diminuita la quantità di materia negli spazi
attraverso i quali i corpi vengono mossi. E pertanto, gli
spazi celesti, attraverso i quali le sfere dci pianeti e delle
comete sono perpetuamente mosse liberissimamente da ogni
parte e senza alcuna sensibile diminuzione di moto, devono
essere privi di qualsiasi fluido corporeo, eccetto, forse, vapori
altamente sottili e i raggi di luce che l'attraversano.
I proiettili, nel muover~i, eccitano un moto nei fluidi e
questo moto nasce dalla differenza tra la pressione del fluido
LIIIRO SECO~ - SEZIO~"'E VIII 559

Corol. Se una qualche pressione, propagata da un dato


punto attraverso un fluido, è intercettata da un ostacolo, la
parte rimanente, che non viene intercettata, si divaricherà
negli spazi oltre l'ostacolo. Il che può essere così dimostrato.
Da un punto A venga propagata una pressione in un verso
SEZIONE VIII.
PROPAGAZIONE DEL MOTO ATTRAVERSO I FLUIDI

PROPOSIZIONE XLI. TEOREMA XXXII.


La pressione non si propaga in un fluido lungo linee reUe,
se non quando le particelle del fluido giaciano su di una linea retta.
Se le particelle a, b, c, d, e giaciono su di una linea retta,
una certa pressione può essere direttamente propagata da a
a e; ma la particella e urterà obliquamente le particelle f
e g poste obliquamente, e quelle
c t particelle f e g non sosterranno la
d h
c pressione esercitata se non ven-
l
b gono sostenute da altre particelle
a
h e k, poste più lontano; ma in
quanto sono sostenute, pressano le
particelle che sostengono; e queste
non sosterranno la pressione se non
g k m vengono sostenute dalle particelle l
e m, poste più lontano, e le pre- qualunque, e, se può essere fatto, secondo linee rette; e
mono, e co,ì di seguito all'infinito. La pce'"ione, pecciò, perforato l'ostacolo l\lBCK in BC, sia intercettata tutta,
che prima era propagata verso le particelle che non giace- salvo la parte a forma di cono APQ, che passa attraverso
vano su di una linea retta, comincia a divaricarsi e sarà il furo circolare BC. Il cono APQ venga diviso in pezzi dai
propagata obliquamente all'infinito; e una volta che co- piarri trasversali de, fg, hi; e quindi, mentre il cono ABC,
minci ad essere propagata obliquamente, essa, se sarà ca- che propaga la pressione, spinge oltre il tronco di cono degf
duta su particelle poste più lontano, che non giaciono su sulla superficie de, c questo tronco spinge il tronco succes-
eli una linea retta, si divaricherà di nuovo; e ciò tante vol- sivo fgih sulla superficie fg, c quel tronco spinge il terzo
te quante volte sarà caduta su particelle che non giaciono tronco, e così di séguito all'infinito, è manifesto (per la. terza
esattamente su di una linea retta. - C.V.D. legge del moto) che il primo tronco defg, per la reazione del

\
s6o t>RINCIP( MATEMATICI
UBRO SECOKDO - SEZIONE VIII

secondo tronco fghi, spingerà e premerà tanto sulla super- un continuo deflusso dei gioghi netle valli v1cme, e perciò
ficie fg, quanto spinge e preme quel gecondo tronco. Il tronco non è più veloce che in relazione alla velocità della discesa;
defg, dunque, tra il cono Ade e il tronco jhig, è compresso c la caduta dell'acqua, da ambo i lati, deve essere effettuata
da entrambe le parti, e pertanto (per il corol. 6 della pro- verso KL e NO con la medesima Yelocità, la dilatazione
posizione XIX) non può mantenere la propria figura, eccetto delle onde sarà propagata, da ambo i lati, \·erso KL e NO
che sia compresso da tutte le parti identicamente. Col mede-
simo impeto, dunque, per effetto del quale viene pressato
sulle superfici de, fg, dovrà cedere verso i lati dj, eg; e qui
(poiché non è rigido, ma assolutamente fluido} scorrerà e si
espanderà, eccetto che ci sia intorno un fluido per mezzo
del quale questo tentativo viene frenato. Quindi, nel tenta-
tivo di espandersi, premerà col medesimo impeto tanto sul
fluido che sta intorno sui lati dj, eg, quanto sul tronco fghi;
e pertanto, la pressione propagata dai lati df, eg negli spazi
NO, KL da ambo i lati, non sarà minore di quella che viene
propagata dalla superficie fg verso PQ.- C.V.D.

PROPOSIZIONE XLII. TEOREMA XXXIII.


Ogni movimento propagaio attraverso un fiuidu devia dal
percorso rettilineo verso spazi immobili.
Caso r. Un movimento sia propagato dal punto A attra-
verso il foro BC e pro,;egua, se si puù, nello spazio conico
BCQP, lungo linee rette che si allontanano dal punto A.
Supponiamo, innanzi tutto, che questo moto sia costituito
da onde d'acqua su una superficie stagnante. Siano de, fg, hi,
kl, ecc. le parti più alte delle singole onde, divise fra loro
da altrettante valli intermedie. Allora, poiché l'acqua è più
con la medesima velocità con la quale le stesse onde muo-
alta sui gioghi delle onde che nelle parti immobili LK, NO
vono in linea retta da A verso PQ. Per cui l'intero spazio,
del fluido essa defluirà dalle estremità e, g, i, l, ecc., d, f, da ambo i lati, verso KJ_ t>. Nn <:.arà occupato dalle onde
h, k, ecc. dei gioghi da ambo i lati verso KL e NO; e poiché dilatate rfgr, shis, tklt, vmm•, ecc.- C.V.D.
nelle valli delle onde è più bassa che nelle parti immote
KL, NO del fluido, l'acqua defluirà da quelle parti immote: j Che queste cose stiano in tal modo, chiunque può speri-
mentare in un'acqua stagnante.
verso le valli delle onde. Per effetto del primo deflusso l Caso 2. Supponiamo ora che de, fg, hi, kl, mn designino
gioghi delle onde, e per effetto del secondo le valli sono impulsi successivamente propagati attraverso un mezzo ela-
allargate e propagate, da ambo i lati, verso KL. e NO. l stico dal punto A. Supponiamo che tali impulsi siano propa-
E poiché il moto delle onde da A yerso PQ avvtene per ' gati per successive condensazioni e rarefazioni del mezzo,
PRINCIPI MATEMATICI LJB:RO SECONDO -SEZIONE VIU

così che la parte pm densa di ciascun impulso occupi una


PROPOSIZIONE XLIII. TEOREMA XXXIV t.
superficie sferica descritta intorno al centro A, e tra impulsi
successivi si frappongano intervalli uguali. Inoltre, le linee Ogni corpo ·vibrante itt un mezzo elastico, propagherà il
de, fg, hi, kl, ecc. designino le parti più dense degli impulsi, moto degli impulsi verso tutte le direzioni t'n linea retta; ma
propagate attraverso il foro BC. Poiché il mezzo è li piit zn un mezzo non elastico ecciterà utz moto circolare.
denso che negli spazi, da ambo i lati, KL, NO, esso si dila- Caso I. Poiché, le parti del corpo vibrante vanno c tor-
terà tanto verso quegli spazi KL, 1VO, posti dall'una e dall'al- nano a volte alterne, durante la propria andata urteranno
tra parte, quanto verso gli intervalli più rari degli impulsi; e e spingeranno le parti del mezzo a loro prossime, e urtando
perciò diventando sempre più raro in direzione degli inter-
le comprimeranno e le condenseranno; poi, durante il proprio
valli e più denso in direzione degli impulsi, parteciperà al ritorno costringeranno queste parti compresse a tornare
moto di entrambi. E poiché il moto progressivo degli impulsi
indietro e ad espandersi. Dunque, le parti del mezzo pros-
nasce dal continuo estendersi delle parti più dense in dire-
sime al corpo vibrante andranno e torneranno a volte alterne,
zione degli intervalli antecedenti più rari, e gli impulsi si
come le parti del corpo vibrante; per la stessa ragione per
devono estendere verso entrambe le parti in riposo KL, NO la quale le parti di questo corpo agitavano queste parti del
del mezzo quasi con la medesima velocità, i medesimi impulsi
si dilateranno da ogni lato negli spazi immobili KL, NO
1 Ll' proposizioni dalla XLIH alla L contengono una tl'oria del snono.
con la massima velocità con la quale sono propagati diret-
:\on sarà male farne qualche cenno storico. Come capitolo ddla fisica la
tamente dal centro A; perciò occuperanno l'intero spazio !<·ori~ del suono viene chiamata acustica, e prob~bilmente è stato il capi-
KLON. - C.V.D. t<>lo meno curato di tutta la fisica conosciuta nell'antichità, talché si può dire
eh<: sn\tanto in epoca relativamente recente, nel xvtt st•colo, sono stati
Abbiamo sperimentato questo sui suoni, che o venivano compiuti progressi sostan~iali. Per lungo tempo infatti l'acustica venne
uditi anche con un monte interposto, o, entrati in una camera ristr~tta alla sola coru;idcrazione musicale c matematica dci suoni, e qm·sti

attraverso una finestra, si spandevano in ogni parte della lllrono gli unici aspetti che \'antiehiti!. ne conobl>c. Il nome pii:! celebre
a <JI.Icsto proposito è quello di l'itagora, autore, pare, della scoperta dei
camera, e venivano uditi in tutti gli angoli, riflessi non rapporti intercorrenti fra la lunghezza delle corde vibranti c j differenti
tanto dalle pareti opposte, quanto propagati direttamente toni. Nonostante l'alto patwcinio di Pitagora, questa scienza fece scarsissimi
dalla finestra, per quanto è possibile giudicare dai sensi. pm~:re~si, e sempre ristretti alla trattazione musicale dci suoni. Sembra
d~e anche Euclide si sia occupato di acustica, ma dal punto di vista
Caso 3· Poniamo, infine, che un moto di qualunque genere mat('matico.
sia propagato da A attraverso il foro BC: poiché la causa Spetta a Galileo il merito di aver scoperto che la sensazione sonora
è prodotta da vibrazioni m;,ccaniche di opportuna frequenza, portate a
di questa propagazione altro non è se non le parti del mezzo noi atlraYerso l'aria. Da questo momento le ricerche sulla propagazione
che stanno più vicine al centro A e spingono e sommuovono t!ei suoni sotto il punto di vista della velocità con la quale giungono al-
le parti che stanno più lontane; ed essendo le parti spinte l'un:cchio, si moltiplicano e si cominc1a con l'otteoere il primo risultato
di 1 icunoscere che la propagazione d€l moto è unifonne, nel senso che
fluide, esse recederanno da ogni parte verso le direzioni ave gli ~pazi percorsi sono pmporzionali ai tempi. Tutti i suoni, indipo;md<"n-
sono pressate di meno, e recederanno verso tutte le parti tementc dal tono e dall'altezza vengono propagati ud medesimo modo e
del mezzo che sono in riposo, tanto verso le laterali KL, NO con la stessa ve\ocitil.. Sul probl('ma della velocità e della determinazione
della ,·e\odtà dd suono i pareri sono molto diocorùi. Da Roberval a Xewton
quanto verso le anteriori PQ; e in questo modo, l'intero moto, a Flamsteed e Halley i valori variano a volte di addirittura il triplo, Sol-
che da prima passò attraverso il foro BC, comincia ad essere tanto nel 173R Cassini figlio, mediante una lunga serie di esperienze fatte
dilatato e di qui ad essere propagato, come dal suo principio in diverse condizioni atmo•fcriche, stabili la velocità media del suono
in 1038 piedi ossia in 337,18 metri al secondo; valor;, molto prossimo
o centro, direttamente in tutte le parti. - C.V.D. all'attuale che è di 331 metri al secondo,
PRINCIPI MATEMATICI LlllRO SECONOO - SEZIONE VIII

mezzo, tali parti, agitate da analoghe vibrazioni, agiteranno corpo gettato in un mezzo qualunque. Il mezzo cedendo ai
le parti loro prossime le quali, a loro volta, agiteranno quelle proiettili, non sì allontana all'infinito; ma, muovendo circo-
che stanno pitt lontano, e così di séguito all'infinito. E allo larmente, tende verso gli spazi che il corpo si lascia dietro.
stesso modo che le prime partì del mezzo vengono conden- Quindi, tutte le volte che un corpo vibrante tende verso
sate durante l'andata e si espandono durante il ritorno, cosi una parte qualsiasi, il mezzo cedendo ad esso tende in cerchio
le parti rimanenti saranno condensate tutte le volte che Yerso le parti che il corpo abbandona, e tutte le volte che
vanno, e si espanderanno tutte le volte che tornano. Perciò il corpo ritorna verso il luogo precedente, il mezzo viene
non tutte andranno e torneranno nello stesso tempo (ché respinto e tornerà al luogo di prima. E sebbene il corpo
se, infatti, conservassero determinate mutue distanze, non vibrante non sia rigido, ma assolutamente flessibile, tuttavia
sarebbero alternatamente rarefatte e condensate) ma acco- se rimane di una data grandezza, poiché per effetto delle pro-
standosi fra loro quando sono condensate, e allontanandosi prie vibrazioni non può muovere il mezzo in tutte le dire-
quando vengono rarefatte, alcune di loro andranno mentre zioni senza che nello stesso tempo ceda al medesimo altrove,
altre torneranno: e ciò a \'Olte alterne, all'infinito. Le parti accadrà che il mezzo, allontanandosi dalle parti ave è pre-
che si allontanano, e nell'allontanarsi sono condensate a muto, continuerà sempre a tendere in cerchio verso le parti
causa del proprio moto progressivo, colpiscono gli ostacoli e che cedono ad esso. - C.V.D.
producono dl·-gli impulsi; pertanto gli impulsi successivi sa- Corol. Errano, quindi, coloro che credono che l'agitazione
ranno propagati dal corpo vibrante in linea retta; e ciò, delle parti di una fiamma conduca alla propagazione di una
all'incirca, ad uguali distanze fra loro, a causa degli uguali pressione, attraverso il mezzo circostante, lungo linee rette.
intervalli di tempo, durante i quali il corpo, per effetto delle Una pressione di tal tipo dovrà essere derivata non dalla
proprie singole vibrazioni, eccita i singoli imptùsi. E sebbene sola agitazione delle parti della fiamma, ma dalla dilatazione
le parti del corpo vibrante vadano e tornino secondo una dell'intero.
direzione precisamente determinata, tuttavia gli impulsi pro-
pagati in tal maniera attraverso il mezzo si dilateranno verso PROPOSIZIONE XLIV. TEOREMA xxxv.
i lati, per la proposizione precedente; e si propagheranno
Se l'acqua salirà o scenderà, a t•olte alteme, lungo i rami
in ogni direzione da quel corpo vibrante come da un centro
t•erticali KL, MN di -un canale, e se viene costruito wt pendolo
comune, secondo superfici quasi sferiche e concentriche.
la cui lunghezza fra n p1mto di sospensione e il centro di
Abbiamo un esempio di ciò nelle onde, che se vengono ecci-
c•scil!azione è ttguale alla rnelà della lunghezza dell'acqua nel
tate da un dito, non solo continuano a muoversi da ambo
canale: dico che l'acqua salirà o scenderà negli stessi tempi
i lati secondo la direzione del moto del dito, ma, secondo
durante i quali il pendolo oscilla.
cerchi concentrici, subito cingono il dito e vengono propa-
gate in tutte le direzioni. Infatti la pesantezza dellP. onde )fisuro la lunghezza dell'acqua lungo gli assi del canale
prende il posto della forza elastica. e dei rami rendendola uguale alla somma di questi assi; qui
Caso 2. Se il mezzo non è elastico, in quanto le sue parti non comidero la resistenza dell'acqua che nasce dall'attrito
pressate non possono essere condensate dalle Yìbrazioni del col canale. AB, CD designino, quindi, l'altezza media del-
corpo vibrante, il moto sarà propagato instantaneamente l'acqua in entrambi i rami, e quando l'acqua sale nel ramo
\'erso le parti più facilmente cedevoli del mezzo, ossia, ver- KL all'altezza EF, nel ramo MN l'acqua sarà discesa all'al-
so le parti che il corpo vibrante, altrimenti, si lascc- tezza GH. Sia P il corpo sospeso, VP il filo, V il punto di
n:-bbe v-uote dietro. Questo caso è identico a quello del sospensione, RPQS la cicloide che il pendolo descrive, P il
1
566 PRINCIPI MATEMAT!C! LIBRO SECONDO - SlZ!ONE VIII

suo punto più basso, PQ un arco uguale all'altezza AE. La c così di séguito, a volte alterne, all'infinito. Infatti un pen-
forza per effetto della quale il moto dell'acqua, a volte alterne, dolo della lunghezza di J 1 / 18 piedi oscilla nel tempo di un
viene accelerato e ritardato, è la differenza del peso dell'acqua minuto secondo.
in uno dci due rami rispetto al peso nell'altro. Perciò, quando Corol. J. E aumentata o diminuita la lunghezza dell'ac-
l'acqua sale nel ramo KL fino a EF, e nell'altro ramo di- qua, aumenterà o diminuirà il tempo della reciprocazione 2 ,
scende fino a GH, quella forza è il doppio del peso dell'acqua proporzionalmente alla radice qmdrata della lunghezza.
EABF, e perciò sta al peso di tutta l'acqua come AE o PQ
a VP o PR. Anche la forza, per effetto della quale il peso P PROPOSIZIONE XLV. TEORE:.IA XXXVI.
v La velocità delle onde è proporzionale alla radice quadrata
/( M
-
E ••· F
delle larghezze.
Segue dalla co~truzione della proposizione successiva.
A·· B C·· D
PROPOSIZIONE XLVI. PROBLEMA X.
G ··H
R ' Trovare la velocità delle onde.
Venga posto un pendolo la cui lunghezza tra. il punto
di sospensione e il centro di oscillazione sia uguale alla
larghezza delle onde: e durante il tempo in cui il pendolo
effettua le singole oscillazioni, le onde percorreranno uno
p Q L N spazio presso che uguale alla propria larghezza.
Chiamo larghezza delle onde la misura trasversale, che
viene accelerato o ritardato in un luogo qualsiasi Q di una giace tra le valli più profonde o tra le massime sommità.
cicloide (per il corol. della prop. LI), sta al suo intero peso,
come la sua distanza PQ dal luogo più basso P alla lun- A c
ghezza PR della cicloide. Per la qual cosa anche le forze
motrici del pendolo e dell'acqua, che descrivono gli spazi B D
uguali AE, PQ, stanno come i pesi da muovere; perciò, se
l'acqua e il pendolo da principio sono in riposo, quelle forze li .·IBCDEF designi la superficie dell'acqua stagnante, ascen-
muoveranno ugualmente in tempi uguali, c faranno si che dente o discend~:nte in onde successive; A, C, E, ecc. siano le
vadano e tornino indietro, nello stesso tempo, con moto sommità delle omlP., f' H, n, F, t>re. le valli intermedie. Poiché
reciproco. - C.V.D. il moto delle onde avviene per mezzo della successiva ascesa
Corol. I. Di conseguenza, i movimenti dell'acqua che e ùisccsa ddl'acqua, così che le sue parti A, C, E, ecc., che
sale e scende sono isocroni, e non importa se il moto è più ora sono le più alte, diventano subito dopo le più basse, e
intenso o meno intenso. poiché la forza motrice, per effetto della quale le parti più
Corol. 2. Se la lunghezza di tutta l'acqua nel canale è
di 61 / 9 piedi parigilll, l'acqua scenderà nel tempo di un mi- 2
Rip"tizion" in senso opposto di azione precedente. TI tempo dt'lla
nuto secondo, e salirà nel tempo di un altro minuto secondo, r"ciprocazione denota qui il semiperioù<>.

j
PRINCIPI .\fATEMATICI LIBRO Sf.CON"DO - SEZIONE VIU 569

alte scendono e le più basse salgono, è il peso dell'acqua c vengono con moto reciproco durante le
sollevata, tale alterno salire e scendere sarà analogo al moto singole vibrazioni; e:, cp, y luoghi qualsiasi
reciproco dell'acqua nel canale, c riguardo al tf.·mpo, osserverà intermedi dei medesimi punti: cd EF, FG
le medesime leggi; quindi (per la prop. XLIV) se le distanze lineette fisiche o parti lineari del mezzo
tra i luoghi più alti A, C, E cd i più bassi B, D, F delle poste fra quei punti, e successivamente
onde, sono rese uguali al doppio della lunghezza del pendolo; trasportate nei luoghi e:cp, cpy, ed ef, fg. Si
le parti piir alte A, C, E diventeranno le più basse nel tempo conduca la retta PS uguale alla retta Ee.
di una sola oscillazione e nel tempo di un'altra oscillazione Si bisechi la medesima in O, c con cen-
ascenderanno di nuovo. Quir.d.i il tempo del transito delle tro O ed intervallo OP si descriva un cer-
singole onde sarà di due oscillazioni; ossia, l'onda descriverà chio SIPi. Con l'intera circonferenza di
la propria larghezza durante il tempo nel quale il pendolo questo, insieme con le sue parti, venga
viene fatto oscillare due volte; ma un pendolo la cui lun- rappresentato l'intero tempo di una vibra-
ghezza sia quadrupla, e perciò uguale alla larghezza delle zione, insieme con le parti proporzionali
onde, oscillerà una sola volta nello stesso tempo. - C.V.D. dello stes~o, così che, completato un tempo
Corol. I. Di conseguenza, le onde, che sono larghe 31 / 18 qualsiasi PH o PHSh, se verso PS viene
piedi parigini, percorreranno lo spazio della propria larghezza abbassata la perpendicolare HL o hl, e si
nel tempo di un minuto secondo; perciò nel tempo di un prende Ee uguale a PL o Pl, il punto fi-
minuto primo percorreranno 1831 J3 piedi, e nello spazio di sico E viene trovato in e. Per questa legge,
un'ora esattamente nooo piedi. il punto qualsiasi E, andando da E"attra-
Corol. 2. La velocità delle onde maggiori o minori au-
S
menterà o diminuirà come la radice quadrata della loro
larghezza.
Tali cose sono così nell'ipotesi che le parti dell'acqua
salgano o scendano in linea retta: ma tale salita o discesa,
in verità, si effettua in cerchio, perciò affem10 che in questa
proposizione il tempo è definito solo approssimativamente.

PROPOSIZIONE XLVII. TEORE:MA XXXVII.


Essendo stati propagati degli impulsi attraverso un fluido,
moto. Imma-
le singole particelle del fluido, che vanno e tornano con nwto
giniamo quindi che un mezzo sia eccitato
alterno brevissimo, sono sempre accelerate e ritardate secondo
per elletto di tale moto da una causa
la legge del pendolo oscillante.
f]Uaisiasi, c vediamo che cosa poi ne sC"gua.
AB, BC, CD designino uguali distanze di impulsi succes- Sulla circonferenza Pf!Sh si prendano
sivi, ABC la direzione di moto degli impulsi propagati da A gli. archi uguali Hl, IK oppure hi, ik, che
verso B; E, F, G tre punti fisici del mezzo in riposo posti hanno all'intera circonferenza la medesima
sulla retta A. C ad uguali distanze fra loro; E e, Ff, Gg spazi ragione che le rette uguali EF, FG hanno
uguali, oltrC"modo brevi, attraverso i quali quei punti vanno all'intero intervallo BC degli imptù;;i. E
PRINCIPI MATEMATICi LIBRO SECONDO - SEZIONE VIII
57' 57 1

abbassate le perpendicolari IM, KN o im, kn, allora, poiché dei ristretti limiti delle vibrazioni) supponiamo che HL
i punti E, F, G sono successivamente agitati da moti analoghi, t> KN siano indt'finitamente minori della quantità V. Per
ed effettuano le proprie intere vibrazioni, composte di andata la qual cosa, poiché la quantità F è data, la differenza
e di ritorno mentre l'impulso passa da B a C; se Pii o PHSh delle forze sta come HL- KN, ossia (per la proporzionalità
~il tempo dall'inizio del moto del punto E, P l o PHSi sarà di HL-KN a HK, e di O.M a OI o OP, e in quanto HK
il tempo dall'inizio del moto del punto F, e PK o PHSk il c OP sono date) come 0.'\1; ossia, se Ff viene bisecato in n,
tempo dall'inizio del moto del punto G; perciò Ee, F~.p, Gy sa- come nrp. Per il medesimo ragionamento, la differenza delle
ranno rispettivamente uguali agli stessi PL, PM, PN durante forze elastiche dei punti fisid ~ e f, durante il ritorno della
l'andata dei punti o agli stessi Pl, Pm, P n durante il ritorno lineetta f1sica ~r sta come Orp. Ma quella differenza (ossia,
dei punti. Per cui ey o EG +
Gy- E e durante l'andata dei l'eccesso della forza elastica del punto e: sulla forza elastica
punti, sarà uguale a EG- LN, e durante il ritorno sarà
ùel punto y) è la forza per effetto della quale la lineetta
uguale a EG +
ln. Ma ey è la larghezza o l'espansione della
fisica, frapposta, sy del mezzo viene accelerata durante
parte EG del mezzo nel luogo ey; perciò l'espansione di
l'andata e ritardata durante il ritorno; e perciò, la forza
quella parte durante l'andata sta alla sua espansione media,
fisica acceleratrice c:-r sta come la distanza della stessa dal
come EG- LN a EG; e durante il ritorno come EG + ln
luogo mediano Q della vibrazione. Per cui il tempo (per la
o EG + LN a EG. Per la qual cosa, poiché LN sta a KH
come !.M al rag1,<io OP, e KH a EG come la circonferenza prop. XXXVIII del libro I) è espresso esattamente mediante
PHShP a BC, ossia, se si mette Val posto del raggio del cer~ l'arco P l; e la parte lineare e:y del mezzo viene mossa secondo
chio che ha una circonferenza uguale all'intervallo BC degli la legge predetta, ossia, secondo la legge del pendolo oscil~
impulsi, come OP sta a V; e, in base alla proporzione per~ lante: e identico è il ragionamento per tutte le parti lineari
turbata si ha che LN sta a EG come IM a V; l'espansione di cui l'intero mezzo è composto. ~ C.V.D.
della parte EG o del punto fisico F nel luogo o.y starà alla Corol. È chiaro, quindi, che il numero degli impulsi pro~
espansione media, che quella parte ha nel suo primo luogo pagati è identico al numero delle vibrazioni del corpo vibran-
EG, come V- lA! a V durante l'andata, e come V+ im lt', e non è moltiplicato a causa del loro progresso. Infatti,
a V durante il ritorno. Per cui la forza elastica del punto F la lineetta ftsica o.y, allorché sarà tornata al proprio primo
nel luogo o.y sta alla sua forza elastica media nel luogo EG, luogo, giacerà in quiete; e non si muoverà di nuovo, eccetto
che sia eccitata da un nuovo moto o dall'impeto del corpo
come V I IM a ~' durante l'andata, e come -V :~·m vibrante o dall'impeto degli impulsi propagati dal corpo
I vibrante. Allorché, dunque, gli impulsi cessano di essere
a -- durante il ritorno. Per lo stesso ragionamento, le
v propagati dal corpo viLrante, giacerà in quiete.
forz~ Plastiche dei punti fisici E e G durante l':mòata stanno

come l7 I HL e V~ KN a ~ ; e la differenza delle


I'ROPOSIZIONE XLVIII. TEORE:IIA XXXVIII.

forze alla forza elastica media


mezzo, sta come del Le velocità degli impulsi propagati entro un fluido elastico
HL~KN I O· sona in wut ragione composta, dire!famenie, della radice qua-
=.----,~-=~~~-=~~~=-~= a - . ss1a, co~ drata della forza- elastica c, inversamente, della radice quadrata
T'V-VxHL-VxKN+HLxKN V
HL-KN I ddla densità; se si suppone che l<t forza elastica del flu-ido sia
me I" V a V , o come HL- KN a V, se (a causa prnpor::ionale alla sua condensazione.
l'lllNCIPI MATEMATICI UBRO SECO~DO - SEZtor>:E Ylll
573

Caso I. Se i mezzi sono omogenei e le distanze degli la forza elastica del mezzo viene aumentata, allora, poiché la
impulsi in questi mezzi sono fra loro uguali, ma il moto in forza motrice è aumentata in ragione della forza elastica, e
un mezzo diventa piì.t intenso, allora le contrazioni e le dilata- la materia da muovere in ragione della densità, il tempo,
zioni delle parti corrispondenti saranno cume i medesimi moti. durante il quale i medesimi moti si effettuano come prima,
Ma questa proporzione non è esatta. Comunque, salvo che aumenterà in ragione della radice quadrata della densità, e
le contrazioni e le dilatazioni siano estremamente intense diminuirà in ragione della radice quadrata della forza elastica.
non sarà sbagliata in maniera apprezzabile, e perciò può' Perciò la velocità degli impulsi starà nella ragione composta,
essere ritenuta come fisicamente esatta. Le forze elastiche inversamente, della radice quadrata della densità del mezzo
motrici stanno come le contrazioni e le dilatazioni; e le e, direttamente, della radice quadrata della forza elastica.
velocità delle parti uguali, generate nello stesso tempo, - C.V.D.
stanno come le forze. Perciò, parti uguali e corrispondenti Questa proposizione risulterà più chiara dalla costruzione
di impulsi corrispondenti effc:tueranno nello stesso tempo ùella proposizione seguente.
le proprie andate e i propri ritomi, attraverso spazi propor-
zionali alle contrazioni e alle dilatazioni, con velocità che PROPOSIZIONE XLIX. PROBLEMA Xl.
stanno come gli spazi; e pertanto, gli impulsi, che nel tempo
Essendo date la densità del mezzo e la forza elastica, trovare
di un'andata e di un ritorno percorrono spazi uguali alla
la velocità degli impulsi.
propria larghezza, e sempre subentrano nei luoghi degli impul-
si che immediatamente li precedono, per l'uguaglianza delle Immaginiamo che il mezzo sia compresso da un peso
distanze, avanzeranno in entrambi i mezzi con uguale velocità. sovrastante al modo delta nostra aria; ed A sia l'altezza del
Caso 2. Se le distanze o lunghezze degli impulsi sono in mezzo omogeneo, il cui peso sia uguale al peso sovrastante,
un mezzo più grandi che nell'altro, supponiamo che le parti e la cui densità sia uguale alla densità del mezzo compresso,
corrispondenti descrivano, durante il loro alterno andare e nel quale l'impulso viene propagato. Si pensi di costruire.
tornare, spazi proporzionali all'ampiezza degli impulsi, allora inoltre, un pendolo, la cui lunghezza tra il punto di sospen-
le loro contrazioni e dilatazioni saranno uguali. Perciò se i sione e il centro di oscillazione sia A: e durante il tempo
mezzi sono omogenei, saranno uguali anche le forze motrici nel quale il pendolo effettua un'intera oscillazione costituita
elastiche per effetto delle quali sono mossi da un moto vicen- da un'andata e da un ritorno, durante il medesimo moto
devole. E la materia da muovere per effetto di queste forze l'impulso percorrerà uno spazio uguale alla circonferenza di
sta come la larghezza degli impulsi; e lo spazio attraverso un cerchio descritto con raggio A.
il quale devono essere mossi nell'alterna vicenda dell'andare Infatti, ferme restando le cose costruite nella proposi-
e tornare sta nella stessa ragione. E il tempo di una andata zione XLVII, se una qualsiasi linea fisica EF, descrivendo
e di un ritorno è, rhmqnt', in una ragione composta della nelle singnlP. vihrazioni lo spazio PS, è spinta verso le e"tre-
radice quadrata della materia e della radice quadrata dello mità P e S dell'andata e del ritorno da una forza elastica che
spazio, e perciò sta come lo spazio. l\Ia gli impulsi, nei tempi è uguale al peso della stessa, effettuerà ciascuna vibrazione du~
di un'andata e un ritorno, percorrono le proprie larghezze, rante il tempo in cui la medesima può essere fatta oscillare
ossia, percorrono spazi proporzionali ai tempi; e pertanto lungo una cicloide, il cui intero perimetro è uguale alla lun-
sono equivcloci. ghezza FS; e ciò perché forze uguali spingono contemporanea-
Caso J. Quindi, in mezzi uguali per densità e forza ela- mente uguali corpuscoli attraverso spazi uguali in tempi ugua~
stica, tutti gli impulsi sono equiveloci. Ora, se la densità o li. Per la qual cosa, poiché i tempi di oscillazione stanno come
574 PRlNCIPI MATEMATICI LIBRO SECOI'oLIO - SJ;ZJONE VIII
575

la radice quadrata della lunghezza dci pen- al tempo di oscillazione di un pendolo, la cui lunghezza è A,
doli, e la lunghezza del pendolo è uguale proporzionalmente alla radice quadrata della ragione di VV
alla metà dell'arco dell'intera cicloide, il a PO x A, e alla radice quadrata della ragione di PO
tempo di tma vibrazione starà al tempo ad A congiuntamente; ossia, secondo l'intera ragione di
di una oscillazione del pendolo, la cui lun- r ad A. Ma durante il tempo di una vibrazione compo-
ghezza è A, come la radice quadrata della sta dell'andata e del ritorno, l'implÙSO percorre uno spa-
lunghezza lf 2P S o PO alla lunghezza A. zio uguale alla propria larghezza BC. Il tempo, dunque,
1\'[a la forza elastica, per ef1etto della quale durante il quale un impulso percorre lo spazio BC, sta al
è spinta la lineetta fisica EG, allorché sta tempo di un'oscillazione composta dell'andata e del ritorno,
nei suoi luoghi estremi P e 5, stava (nella come V ad A, ossia come BC alla circonferenza di un cer-
dimostrazione della propogizione XLVII) chio il cui raggio è A. E il tempo durante il quale un im-
all'intera sua forza clastica come HL- KN pulso percorre lo spazio BC, sta al tempo durante il quale
a V. ossia (poiché il punto K cade ora percorrerà una lunghezza uguale a questa circonferenza, nella
su P) come HK a V; e quell'intera forza, medesima ragione; perciò durante il tempo di tale oscilla-
ossia, il peso sovrastante con cui la li- zione l'impulso percorrerà una lunghezza uguale a questa
neetta EG è compre:;sa, sta al peso della circonferenza. - C.V.D.
lineetta come l'altezza A del peso so- Coro!. I. La velocità degli impulsi è quella stessa che i
\Tastante alla lunghezza EG della li- gravi acquistano durante una caduta con moto ugualmente
neetta; perciò, moltiplicando rapporti, accelerato, descrivendo metà dell'altezza A. Infatti, du-
si ha che la forza per rnntc questo tempo, cadendo con la velocità acquisita,
effetto della quale la
s l'impulso percorred uno spazio che sarà uguale all'intera
lineetta EG è spinta altezza A; percih, nel tempo di un'osciUazione composta
verso i propri luoghi di un'andata e di nn ritorno, percorrerà uno spazio uguale
P e 5, sta al peso di .o alla circonferenza di un cerchio descritto con raggio A;
quella lineetta come
HK x A a V x EG, Il)c~~--;z·[~-~·~~h infatti, questo tempo sta al tempo d'oscillazione come il
raggio di un cerchio alla circonferenza del medesimo.
ocomePO x A a FV, Coro!. 2. Di conseguenza, poiché quell'altezza A sta,
infatti HK stava ad
pn direttamente, come la forza elastica del fluido e, inversa-
EG come PO a V. Per mente, come la densità del medesimo, la velocità degli impulsi
la qual cosa, poiché i tempi durante i sarà in una ragione composta, inversamente, della radice
quali corpi uguali sono spinti lnngo spazi quadrata della densità e, direttamente, della radice quadrata
uguali, sono inversamente proporzionali della forza elastica.
alla radice quadrata delle forze, il tempo
di una vibrazione, prodotta dalla spinta PROPOSIZIONE L. PROBLEMA XII.
di quella forza elastica, starà al tempo
Trovare le distanze degli impulsi.
di una vibrazione, prodotta dalla forza
del peso, proporzionalmente alla radice In un determinato tempo si tro'-i il numero delle vibra~
quadrata di VV a PO x A, e perciò, zioni di un corpo i cui impulsi vengono eccitati mediante
l
LIBRO SECONDO • SEZIONE VIII
PRINCIP1 M!.TEMATICI 5i7

scosse. Per quel numero si divida lo spazio che un impulso Ma in questo calcolo non si è tenuto conto dello spessore
può percorrere nello stesso tempo, e la parte trovata sarà delle particelle solide d'aria, mediante cui il suono viene
l'ampiezza di un impulso. - C.V.D. propagato istantaneamente in ogni direzione. Poiché il peso
dell'aria sta al peso dell'acqua come I a 870, e i sali sono
densi quasi due volte l'acqua, se supponiamo che le par-
Scouo.
ticelle dell'aria stanno all"incirca nella medesima densità
Queste ultimissime proposizioni riguardano il moto della delle particelle sia dell'acqua che del sale, e che la rarefa-
luce e dei suoni. Infatti, poiché la luce è propagata secondo zione dell'aria nasce dagli intervalli fra le particelle, il dia-
linee rette, nun può consistere di sola azione (per le melro di una particella d'aria starà all'intervallo fra i centri
prop. XLI e XLII). E i suoni, in quanto sono generati da delle particelle come I a 9 o IO all'incirca, e all'intervallo
corpi vibranti, non sono altro, per la prop. XLIII che im- fra le particelle come I a 8 o 9· Per cui, ai 979 piedi, che
pulsi d'aria propagati. Ciò è confermato dalle vibrazioni che un suono percorre nel tempo di un minuto secondo, secondo
i suoni eccitano negli oggetti corporei, soprattutto se sono il calcolo precedente, è lecito aggiungere 9~ 9 piedi, o I09
forti e gravi, quali sono quelli dei timpani. Infatti, le vibra- piedi circa, a causa dello spessore delle particelle dell'aria;
zioni più celeri e più brevi sono più difficilmente eccitate. e cosi, un suono, nel tempo di un secondo, percorrerà lo
ì\Ia è anche notissimo che suoni qualsiasi che urtano contro spazio di Io88 piedi circa.
corde in unisono con corpi sonori, eccitano vibrazioni. Ciò A queste cose si aggiunga che i vapori che si nascondono
nell'aria, poiché sono di altra elasticità e di altro tono, poco o
viene inoltre confermato dalla velocità dei suoni. Infatti,
quasi per nulla partecipano al moto dell"aria pura nella
poiché i pesi specit1ci dell'acqua piovana e dell'argento vivo
quale i suoni sono propagati. Ora, se questi vapori sono in
sono fra loro come I a I3 2 / 1 circa, e quando il mercurio nel
riposo, quel moto sarà propagato più celermente attraverso
barometro tocca l'altezza di 30 pollici inglesi, i pesi specifici
la sola aria pura, e ciò proporzionalmente alla radice qua-
dell'aria e dell'acqua pio\·ana sono, fra loro, come I a 870
clrata della rarità della materia. 1\fa se l'atmosfera è costi-
circa, allora i pesi specifici dell'aria e dell'argento vivo staranno
tuita di dieci parti di aria pura, e di una parte di vapori,
come I a rr890. Per cui, quando l'altezza dell'argento vivo il moto dei suoni sarà veloce più che in ragione della radice
è di 30 pollici, l'altezza dell'aria uniforme, il cui peso po- quadrata di I I a IO, o della intera ragione, circa, di 2I
trebbe comprimere la nostra aria sottostante, sarà di a 20, che se fosse propagato attraverso undici parti di aria
356700 pollici, o di 29725 piedi inglesi. Questa altezza è vera; perciò il moto dei suoni prima ritrovato, dovrà essere
quella stessa che nella costruzione del problema precedente aumentato in questa proporzione. Per cui il suono, nel tempo
abbiamo chiamato A. La circonferenza di un cerchio descritto di un minuto secondo, percorrerà uno spazio di II42 piedi.
con un raggio di 29725 piedi è di I86768 piedi. E poiché Queste cose si de\'Ono ritenere vere per la primavera e
un pendolo lungo 39 1 / 5 pollici esegue, com'è noto, un'oscil- l'autunno, quando l'aria, a causa di un calore più debole,
lazione composta di un'andata e di un ritorno in un tempo di viene rarefatta e la sua forza elastica aumenta alquanto.
due minuti secondi, un pendolo lungo 29725 piedi o 356700 I\la durante l'inverno. quando l'aria viene condensata a
pollici dovrà eseguire un'analoga oscillazione nel tempo di causa del freddo, e la sua forza elastica viene diminuita, il
I90~ / 4 minuti secondi. Durante questo tempo, dunque, un moto dei suoni deve e;;sere più lento che in ragione della
suono viag~:,<iando percorrerà I86768 piedi, e perciò, nel radice quadrata clella densità; e, al contrario, durante l'estate
tempo di un minuto secondo, 979 piedi. deve essere più veloce.
3i• NEWTON.
'i
Pl!.lNClPl MATEMATICI

Inoltre, risulta dagli esperimenti che i suoni viaggiando


percorrono, nel tempo di un minuto secondo, circa II42 piedi
inglesi, oppure 1070 piedi parigini.
Conosciuta la velocità dei suoni, si conosconp anche gli
intervalli degli impulsi. Il signor Sauveur 3, infatti, eseguiti
gli esperimenti, trovò che un tubo aperto, della lunghezza
di circa cinque piedi parigini, produce un suono del mede- SEZIONE lX.
simo tono di quello di una corda che vibra cento volte in
MOTO CIRCOLARE DEI FLUIDI t
un minuto secondo. Dunr.1ue, gli impulsi, in unu spazio di
1070 piedi parigini, sono circa cento, e un suono li percorre
nel tempo di un minuto secondo; perciò un impulso occupa
uno spazio di circa ro 7 f10 piedi parigini, ossia, circa la lun- IPOTESI.
ghezza doppia del tubo. Per cui è verosimile che le ampiezze La resistenza che nasce da una scarsa scorrevolezza delle
delle vibrazioni dei suoni prodotti in tutti i tubi aperti, parti di un fluido, a parità delle altre cose, è proporzionale alla
siano uguali al doppio della lunghezza dei tubi. velocità con la qttale le parti del fluido vengono vicendevolmente
Inoltre, perché i suoni cessano non appena cessa il moto sepa:rate.
del corpo sonoro, e perché non sono uditi più a lungo quando
distiamo moltissimo dai corpi sonori di quando siamo nelle 1 Alla teoria dri vortici era ricorso Descartes per spiegare i movim~nti
vicinanze, risulta dal corollario della proposizione XLVII di plo.nctari. Ecco, in breve, questa teoria: hl spazio è occupato interamente
questo libro. Ma che i suoni siano aumentati di molto nei tlalla 01ateria, la materia è dotata <li movimento, i! movimento fonda·
megafoni, è manifesto dai princìpi citati. Infatti, ogni moto rn~ntalf' /; quello circolare. l'er l'inesistenza del vuoto ogni trasmissione
di moto avviene p~r contatto. Ora, la trasmissione stessa avverrà secondo
vicendevole suole essere aumentato dalla causa generatrice nei \Hl movimento circolare. La disposizione a vortici è data -dall'alto verso
singoli ritorni. E nei tubi che impediscono la dilatazione dei 11 bas~o - dalla pesantezza e dalla v~locità di vibrazione delle particelle
suoni, il moto viene perduto più lentamente e ritorna più matcri,tli: le più pesanti e meno veloci verso i! basso, le meno pesanti e
111ù wluci verso l'alto.
fortemente, e perciò viene aumentato dal nuovo moto im- I pianeti sono trasportati intorno al Sole dal cido che li contiene;
presso durante ciascun ritorno. Questi sono i principali i satl'lliti, a loro volta, sono tra~portati da un vortice centrato sul pianeta
fenomeni dei suoni. cni appartengono. A questo punto i \'OTtici vengono fatti ruotarc in quella
dire?.ione ow è più facile CD!l.tinuare il loro mo-..·imento, salvo impedi-
mento di altri vortici. La teoria carttsiana dci vortici non ebbe molto
successo nemm<'no tra i contemporanei e tra i dìsCe]JOii piil convinti. È
indubbio, per<'o, che nel suo gf'nere rtst~. nn modello di sterile C<Jf'renza.
I.o sçopo di Dcscartes, infatti, era rli costruire un universo ove il prin-
dpio dPll'aziun,.. pH r.nnbtto diven.i~se principi<> univorst~le e ""~<•lut<.> di
l Joseph Sauveur. geometra. Nacque a La Flèche nel marzo del r664-. ~piegazione, nella falsa ipotesi elle ad ogni feno01cno o gruppo di fllno-
Fin dalla fanciullezza ebbe una forte inclinazione per la meccanica. Rcç.a- meni occorres~<: trovare subito e pern1anentementc una causa esplicativa.
tosi a Parigi nel r!oyo per studiare teologia, fini ben presto per appassio- Da questo p1mto di \"ista, c come indic:,zione degli iuteuti perseguiti nel
narsi alle matematiche che sviluppò nel ramo attinente al calcolo delle costruire la fisica, è sintomatica una lettera snitra a }fersenne in data
probabilità applicato al !,riuoco d'a~zardo. Kel r696 fu accolto nell'Acca- IS !Hl\"<'nlbre 163R sul metodo galileiano: • Per <:iò che scrive Galileo sulla
demia delle Sdenze. Da questo n>omento si dedicò alla cn•azicme di una bilancia c sulla leYa, egli spi<'ga nlOlto bcw ilqtwd ila sii (che ~ia così), ma
nuova branca delle scien?.c lisico-matematichc, l'acustica musicale, impresa non il wr ila sii (perché sia c0sì), come io ho fatto mediante il mio prin-
piuttosto singolare se ~i pensa che Sauvcur era sordo. Kewton lo cita cipio"· Que~to C suffi<:ientc per mnstrare come per Dbcartes un principio
appunto per le sue ricerche sui suoni . .Mori nel luglio del 1716. ben posto era preminente su ogni altra considerazione fussc pure sperimentale.
PUNCIPI MATEMA.TICI
LIBRO SECONDO - SEZIONE IX

PROPOSIZIONE LI. TEOREMA XXXIX.


intorno all'asse stanno come queste traslazioni divise per le
Se un cilindro solido infinitamente lungo ruota con moto distanze, ovvero sono direttamente proporzionali alle trasla-
uniforme intorno ad 1m asse di posizione data in un fluido zioni e inversamente, alle distanze; cioè, moltiplicati questi
omogeneo e ùtfiwito, ed t"l fltddo è spinto lungo ttna urbt"ta dal rapporti, come l'inverso del quadrato delle distanze. Per la
solo impulso di questo cilindro, e dascuna parte del fluido qual cosa, se verso le singole parti della retta infinita
persevera unijormemcnle nel proprio molo: dico che i tempi SABCDEQ, vengono innalzate le perpendicolari Aa, Bb, Cc,
pen:odici delle parli del fluido sono proporzionali alla distanza Dd, Ee inversamente proporzionali ai quadrati delle SA,
deLle stesse dalt'asse del cilindro. SE, SC, SD, SE, ecc., e si immagina di condurre attraverso gli
estremi delle perpendicolari una linea curva iperbolica, le
Sia AFL un cilindro mosso uniformemente in cerchio
somme delle differenze, ossia, tutti i moti angolari, staranno
intorno all'asse 5, e con i cerchi concentrici BGM, CHN,
come le somme corrispondenti delle linee Aa, Bb, Cc, Dd,
DIO, EKP, ecc. si di~ Ee, ossia, se allo scopo di costituire un mezzo uniformemente
vida il fluido in innu- Ouido si aumenta il numero delle orbite e se ne diminuisce
merevoli orbite cilindri~ la larghezza all'infinito, come le aree iperboliche AaQ, BbQ,
b che concentriche e solide
------- '
del medesimo spessore.
CcQ, DdQ, EeQ, ecc., analoghe a queste somme. E i tempi
/ --~ -~- ----- ' -~' ... c
'
/ / - ~~----
' '
-~.·': d Poiché il fluido è omoge-
inversamente proporzionali ai moti angolari saranno anche
inversamente proporzionali a queste arce. Quindi, il tempo
K'I//' ''" neo, le mutue pressioni
/' ,•]'{,.
/c -- -------,, ", >,, ',', '
' , , -'.F_.,-, \:\:\: ',: delle orbite contigue
p('rioclko di una particella qualsiasi D è inversamente pro-
,•//;' li'/~~ porzionale all'area DdQ, cioè (per le note quadrature delle
: : i : s --1-:;-!-;;!-;;!-;;!-;;-7 staranno (per l'ipotesi) curve) direttamente proporzionale alla distanza SD.- C.V.D.
' \ ',Hf'•!- A/R/CjDjE (j come le loro mutue tra-
Coro[. I. Di conseguenza, i moti angolari delle particelle
L
\'O''N':, ',, '·
\ 1
/ / / ,'
1 1

-- ' , ,
1
stazioni e come le super~
del fluido sono inversamente proporzionali alla distanza delle
P\,',,_''--.~~---_-_-:_./~/:_,/ fici contigue sulle quali
', / / avvengono le pressioni. stesse dali 'asse del cilindro, e le velocità as5olute sono uguali.
Se la pressione su un'or- Coro!. 2. Se un fluido è contenuto in un vaso cilindrico
',
----- di lunghezza infinita, e il cilindro ne contiene un altro all'in-
bita è maggiore o mi~
norc dalla parte concava che dalla parte convessa, prevarrà terno, cd entrambi i cilindri sono fatti ruotare intorno ad un
la pressione più forte, e accelererà o ritarderà il moto del- comune asse, e i tempi delle rivoluzioni sono come i semi-
l'orhita, secondo che sia diretta nel medesimo senso o in diametri degli stessi, e ciascuna parte di fluido persevera
senso contrario al moto della medesima. Per cui, come cia- nel proprio moto, allora, i tempi periodici delle singole parti
scuna orbita persevera nel proprio moto uniforme, le pres- st~nmno come le distanze delle stesse dall'asse dei cilindri.

sioni da entrambe le parti devono essere fra loro uguali cd Coro!. 3· Se ad un cilindro e ad un fluido mossi in questo
effettuate in direzioni contrarie. Quindi, poiché le pressioni modo viene aggiunta o tolta un'uguale quantità di moto
stanno fra loro come le superfici contigue e le tra.,;;lazioni di angolare, poiché con questo nuovo moto non viene mutato
queste, tali traslazioni saranno inversamente proporzionali il mutuo attrito delle parti del fluido, i movimenti delle
alle superfici, ossia, inversamente proporzionali alla distanza parti fra loro non muteranno. Infatti, la mutua traslazione
delle superfici dall'asse. Ma le differenze dei moti angolari delle parti dipende dall'attrito. Pna parte qualsiasi perse-
vererà in quel moto che non viene accelerato più di quanto

l
PRINC[l'l MATEMATICI
'l LIBRO SECQr.l)() - SEZIONE lX

non venga ritardato a causa dell'attrito effettuato da en. zioni e le superfici contigue sulle quali le pressioni avvengono.
trambe le parti in direzione contraria. Se la spinta su una qualsiasi orbita è maggiore o minore
Corol. 4· Di conseguenza, se all'intero sistema dei cilindri dalla parte concava che dalla parte convessa, prevarrà la
e del fluido viene sottratto tutto il moto angolare del cilindro spinta più forte, e la velocità ddl'orbita sarà accelerata o
esterno, si otterrà il moto del fluido nel cilindro in quiete. ritardata, a seconda che sia diretta nella medesima direzione
Coro/. 5· Di conseguenza, se, essendo il fluido ed il cilindro o in quella contraria al moto della stessa. Per cui, affinché
esterno in quiete, il cilindro interno mota uniformemente, il ogni orbita perseveri uniformemente nel proprio moto, le
moto circolare verrà comunicato al fluido, e a poco a poco spinte da entrambe le
verrà propagato attraverso tutto il fluido; né smette di parti dovranno essere
aumentare prima che le singole parti del fluido abbiano mutuamente uguali, ed
acquistato il moto definito nd corollario quarto. effettuate in direzioni b
Corol. 6. Poiché il fluido tenta di propagare il proprio contrarie. Quindi, poi-
moto a distanze ancora maggiori, il suo impeto cingerà ché le spinte stanno Ira
anche il cilindro esterno eccetto che sia fortemente trat. loro come le superfici
tenuto; c accelererà il suo moto fino a che i tempi periodici contigue e le loro tra·
di entrambi i cilindri non siano fra loro uguali. Infatti, se il slazioni, queste trasla-
cilindro esterno è fortemente trattenuto, esso tenterà di zioni saranno inversa·
ritardare il moto del fluido; ed eccetto che il cilindro in· mente proporzionali alle
terno conservi quel moto per mezzo di una qualche forza superfici, cioè, inversa·
esterna impressa, farà si che il medesimo poco a poco cessi. mente proporzionali ai
Queste cose possono essere sperimentate nell'acqua pro·
fonda stagnante.
quadrati delle distanze
delle superfici dal cen-
---
tro. Le differenze dei moti angolari intorno all'asse stanno come
PROPOSIZIONE LI!. TEOREMA XL. queste traslazioni divise per le distanze, ovvero sono propor·
zionali, direttamente, alle traslazioni e inversamente alla di·
Se una sfera solida, in un fluido uniforme ed infinito,
stanza; ossia, componendo queste ragioni, sono inversamente
ruota di moto uniforme intorno ad un asse di posizione data,
proporzionali ai cubi delle distanze. Per la qual cosa, se verso
se il fluido è costretto a rttofare dal suo .solo impulso, e se
le singole parti della retta infinita SA.BCDEQ vengono innal·
ogni parte del fiuido persevererà tmifonnemente nel proprio
zate le perpendicolari A a, Bb, Cc, Dd, Ee, ecc. inversamente
moto: dico che i tempi periodici delle parti del flw'do staranno
proporzionali ai cubi delle SA, SB, SC, SD, SE, ecc. le somme
come i quadrati delle distanze dal centro della sfera.
delle differenze, ossia, gli interi moti angolari, staranno come
Caso I. Sia AFL una sfera che gira uniformemente le somme corrispondenti delle lince Aa, Bb, Cc, Dd, Ee;
intorno all'asse 5, e per mezzo dei cerchi concentrici BG.JJf, ossia (se allo scopo di costituire un mezzo uniformemente
GHj'v·, DIO, EKP, ecc. si divida il fluido in innumerevoli fluido si aumenta il numero delle orbite e se ne diminuisce
orbite concentriche del medesimo spessore. Si immagini all'inlìnito la larghezza) staranno come le aree iperboliche
inoltre che quelle orbite siano solide; ora, poiché il fluido è AaQ, BbQ, CcQ, DdQ, EeQ, ecc. analoghe a queste somme.
omogeneo, le spinte che le orbite contigue esercitano l'una E i tempi periodici, inversamente proporzionali ai moti
sull'altra, staranno (per l'ipot[)si) fra loro come le loro trasla· angolari, saranno anche inversamente proporzionali a queste
:PRINCIPI MATHl\TICI LlllRO SECONDO - SEZIONE IX

aree. Il tempo periodico dell'orbita qualsiasi DIO è, dunque, a causa di queste sezioni, o la muteranno ugualmente. E
inversamente proporzionale all'area DdQ, cioè, per le note ferma restando la proporzione delle cause, si conserverà anche
quadrature delle curve, direttamente al quadrato della di- la proporzione degli effetti, ossia, la proporzione dci moti
stanza SD. Il che ho voluto dimostrare come prima cosa. e dei tempi periodici. - C.V.D.
Caso 2. Dal centro della sfera siano condotte numero- Poiché il moto circolare, e quindi la forza centrifuga
sissime infinite rette, che formino con l'asse angoli dati, e generata, diventa maggiore nell'eclittica che nei poli, dovrà
che si superino mutuamente per uguali differenze; e con esservi una causa qualsiasi per la quale le singole parti-
queste rette, fatte ruotare intorno all'asse, si immagini di celle sono trattenute nei propri cerchi; affinché la materia,
tagliare le orbite in innumerevoli anelli: ciascun an~llo avrà che è presso l'eclittica, non si allontani sempre dal centro e
quattro anelli contigui, uno interno, l'altro esterno e due migri verso i poli attraverso la parte esterna del vortice, e
laterali. Ciascun anello non può essere spinto ugualmente e poi attraverso l'asse ritorni verso l'eclittica con una circo-
in direzioni contrarie, dall'attrito dell'anello interno o di lazione continua.
quello esterno, eccetto che il moto venga effettuato se- Coro!, I. Di conseguenza, i moti angolari delle parti del
condo la legge del primo caso. Ciò è chiaro dalla dimostra- fluido intorno all'asse della sfera, sono inversamente propor-
zione del primo caso. E pertanto una qualsiasi serie di anelli, zionali al quadrato delle distanze dal centro della sfera, e le
estendendosi in linea retta all'infmito a partire da quella velocità assolute inversamente proporzionali ai medesimi
sfera, sarà mossa secondo la legge del primo caso, eccetto quadrati divisi per le distanze dall'asse.
che ne sia impedita dall'attrito degli anelli contro i lati. Coro!. 2. Se una skra ruota, in un fluido in quiete
Ma nel moto effettuato secondo questa legge, l'attrito degli nmogeneo ed infmito, con un moto uniforme intorno ad
an01li contro i lati è nullo; e perciò niente impedirà che il un asse di posizione data, sara con1nnicato al fluido un
moto avvenga secondo questa legge. Se gli anelli, che moto analogo a quello di un vortice, e questo moto a poco
distano ugualmente dal centro, motano più velocemente a poco sarà propagato all'infinito; né cesserù di essere acce-
o più lentamente verso i poli più che verso l'eclittica, i più lerato nelle singole parti del fluido prima che i tempi perio-
lenti sono accelerati e i più veloci san~ ritardati dal mu- dici delle singole parti stiano come i quadrati delle distanze
tuo attrito, e così i tempi periodici si accostano sempre dal centro della sfera.
all'uguaglianza, secondo la legge del primo caso. Questo Coro!. 3· Poiché le parti più interne del vortice, a causa
attrito, dunque, non impedisce affatto che il moto avvenga della propria maggiore velocità, si strofinano contro e spin-
secondo la legge del primo caso e, quindi, dimostra quella g<mo quelle esterne, e, mediante tale azione, comunicano
legge: ossia, che i tempi periodici dei singoli anelli staranno continuamente il moto alle stesse, e le esterne trasferiscono
come i quadrati delle distanze dal centro del globo. Ciò che contemporaneamente la medesima quantità di moto ad altre
ho voluto dimostrare come seconda cosa. ancora più esterne, e per effetto di questa azione conservano la
Caso J. Si divida ora ciascun anello, mediante sezioni quantità del proprio moto interamente invariata: è chiaro
trasyersali, in innumerevoli particelle che costituiscono una che il moto si trasferisce continuamente dal centro alla
sostanza assolutamente e uniformemente fluida; e poiché circonferenza del vortice, ed è assorbito dall'infinità della
queste sezioni non riguardano la legge del moto circolare, circonferem;a. La mat~ria del vortice contenuta tra due
ma conducono soltanto alla costituzione del fluido, il moto qualsiasi superfici sferiche concentriche, non è mai accelera-
circolare continuerà come prima. Tutti questi anelli picco- ta, per cui tutto il moto accolto dalla materia più interna
lissimi o nnn muteranno la mutua asperità e forza d'attrito si trasferisce sempre verso quella più esterna.
5s6 PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECO!IDO - SIZIONE lX

Corol. 4· Di conseguenza, per la regolare conservazione poco scorrono l'uno nell'altro; e le sfere, per la mutua
di un vodice nel mede,imo ,tato di moto, viene richi"to azione dci vortici, saranno continuamente rimosse dai propri
un qualche principio attivo, dal quale la sfera prenda sempre luoghi, come è stato esposto nel precedente corollario; e non
la medesima quantità di moto che è impressa alla materia manterranno fra di loro una qualsiasi determinata posi-
del vortice. Senza un tale principio è necessario che la sfera zione, salvo che siano trattenute da una qualche forza. l\Ia
e le parti più interne del vortice, che propagano sempre il cessate quelle forze che, impresse costantemente sulle sfere,
proprio moto verso le parti esterne, e che non ricevono mantengono questi moti, la materia, a causa della ragione
nessun nuovo moto, rallentino a poco a poco e cessino di detta nel corollario terzo e quarto, a poco a poco giace in
nwtare. quiete e cessa di formare dci vortici.
Corvl. 5- Se una sfera galleggiasse in questo vortice ad Corol. 7· Se in un vaso sferico viene chiuso un fluido
una data distanza dal centro dello stesso, e frattanto fosse omogeneo c con rotazione uniforme viene. mosso secondo un
fatta costantemente ruotare con una certa forza intorno ad vortice intorno ad una sfera che sta nel centro, e se il globo
un asse di inclinazione data, il fluido sarebbe trascinato dal ed il vaso vengono fa.tti ruotare dalla medesima parte intorno
moto di questa in un vortice; e da prhna questo nuovo pic- al medesimo asse, e i loro tempi periodici stanno come i
colo vortice ruoterebbe insieme con la sfera intorno al centro quadrati dei semidiametri, le parti del fluido non per-severe~
dell'altro, poi il suo moto verrebbe diffuso più estesamente ranno nei propri moti senza un'accelerazione o un ritardo,
e a poco a poco si propagherebbe all'infinito, come quello
eccetto che i loro tempi periodici stiano come i quadrati
del primo vortice. E per la stessa ragione per la quale questa
delle distanze dal centro del vortice. Nessun'altra costitu~
sfera sarebbe trascinata dal moto dell'altro vortice, anche la
zione del vortice può essere permanente.
prima sfera sarebbe trascinata dal moto di questo, cosicché
Coro!. 8. Se il vaso, con all'interno un fluido, e una
le due sfere ruoterebbero intorno ad un qualche punto inter-
medio, e si sfuggirebbero mutuamente a causa di quel moto sfera conservano questo moto, e inoltre ruotano con un
circolare, salvo che siano trattenute da una qualche forza. comune moto angolare intorno ad un qualsiasi asse dato;
In séguito, se le forze costantemente impresse, per effetto poiché per effetto di questo nuovo moto non viene mutato
delle quali le sfere perseverano nei propri moti, cessassero, il mutuo attrito delle parti del fluido, non muteranno nem-
e tutte queste cose fossero permesse dalle leggi della l'tlecca- meno i moti delle parti fra loro. Infatti, le traslazioni delle
nica, il moto delle sfere, a poco a poco, cesserebbe (per parti fra loro dipendono dall'attrito. Una parte qualsiasi
la ragione detta nei corol. 3 e 4) ed i vortici, infine, gia- persevererà in quel moto per effetto del quale avviene che
cerebbero in quiete. non sia ritardata dall'attrito di un lato più di quanto sia
Corol. 6. Se più sfere ruotassero costantemente in luoghi accelerata dall'attrito dell'altro.
da.ti intomo ad assi di posizione data con determinate velo- Corol. 9· Di conseguenza, se un vaso è in quiete e se
cità, diventerebbero altrettanti vortici che si muovono all'in- ùene dato il moto di una sfera, sarà dato il moto del fluido.
finito. Infatti, ciascuna sfera, per la medesima ragione per Si pensi infatti che un piano passi attraverso l'asse della
cui un vortice qualsiasi propaga il proprio moto all'infinito, sfera c che ruoti con un moto contrario; e si supponga che
propagherà anch'essa i propri moti all'infinito, cosicché cia- la somma del tempo di questa ri\'oluzione e della rivoluzione
scuna parte del fluido infinito viene mossa da quel moto della sfera stia al tempo eli rivoluzione della sfera come il
che risulta dalle azioni di tutte le sfere. Per cui i vortici quadrato del semidiametro del vaso sta al quadrato del
non sono contenuti entro detemrinati limiti, ma a poco a semidiametro della sfera: allora, i tempi periodici delle parti
LlllllO SEGONPO - ~EZtoNE IX
588 PRINCIPI MATEMATICI

tanto preme su tutta la materia che sta oltre. E a causa


del fluido, rispetto a questo piano, staranno come i quadrati
di questa pressione l'attrito delle parti diventa più forte e
delle proprie distanze dal centro della sfera.
la reciproca separazione più difì.cile; per conseguenza, la
Corol. IO. Quindi se un vaso viene mosso con una qua- fluidità della materia diminuisce. Ancora: se le parti del
lunque velocità data o intorno al medesimo asse insieme fluido sono in qualche luogo più spesse o più grandi, ivi la
alla sfera o intorno ad un altro diverso, verrà dato il moto fluidità sarà minore, a causa del minore numero di superftci
del fluido. Infatti se all'intero sistema viene sottratto il dalle quali sono mutuamente separate. Nei casi di questo
moto angolare del vaso, tutti gli scambievoli moti di prima tipo suppongo che la minore fluidità venga ristabilita o
rimarranno identici, per il corol. 8. E questi moti saranno con la scorrevolezza delle parti o con la flessibilità o per
dati per il corol. 9· mezzo di una qualsiasi altra condizione. Se ciò non avviene,
Corol. II. Se il vaso e il fluido sono in quiete e la ove la materia è meno fluida aderirà di più c sarà più lenta,
sfera viene fatta ruotare con moto uniforme, il moto verrà perciò accoglierà il moto più lentamente e lo propagherà
propagato a poco a poco a tutto il fluido del vaso e il vaso pii1 lontano che nella proporzione sopra stabilita. Se la forma
sarà fatto ruotare salvo che sia fortemente trattenuto; del recipiente non è sferica, le paiticclle saranno mosse lungo
e il fluido ed il vaso non cesseranno di essere accelerati linee non circolari ma conformi alla stessa figura del vaso, e
prima che i loro tempi petiodici siano uguali ai tempi perio- i tempi periodici staranno esattamente come i quadrati delle
dici della sfera, Poiché, se il vaso è trattenuto da una qualche distanze medie dal centro. Nelle parti tra il centro e la
forza o è mosso da un moto qualsiasi costante ed uniforme, circonferenza, dove gli spazi sono più ampi, i moti sono più
il mezzo giungerà a poco a poco allo stato di moto deCmito lenti; dove sono più stretti, più veloci; e tuttavia le parti~
nei corollari 8, g e IO, né mai persevererà in un qualunque celle piit veloci non tenderanno alla circonferenza. Descrive-
altro stato. In séguito, se le forze per effetto delle quali il ranno, infatti, archi meno curvi, ma il tentativo di allonta-
vaso e la sfera venivano fatti ruotare con determinati moti narsi dal centro non sarà diminuito, in séguito alla diminu-
cessano d'agire, e l'intero sistema è abbandonato alle leggi zione di tale curvatura, meno di quanto sarà aumentato per
meccaniche, il vaso e la sfera agiranno l'uno sull'altra at- l'incremento della velocità, :Muovendo da spazi più ristretti
tra\'('rso il fluido, né cesseranno di trasmettersi mutuamente a spazi più ampi, si allontaneranno un po' più dal centro,
i loro moti attraverso il fluido. prima che i loro tempi ma durante questo allontanamento sono ritardate; e in
periodici non siano fra loro uguali, e l'intero sistema ruoti sl-guito ripassando da spazi più ampi a spazi più ristretti
nello stesso tempo a simiglianza di un corpo solido. saranno accelerate, e cosi, a volte al teme, le singole particelle
sar:tnno ritardate e saranno accelerate in perpetuo. Queste
SCOLlO. c0se stanno in tal modo in un :-ecipiente rigido. Infatti la
costituzione dei vortici in un fluido infinito si conosce per
In tutto questo suppongo che il fluido consti di una
mezzo del corollario sesto eli questa proposizione.
materia uniforme quanto a densità e fluidità. Tale è quello
In questa proposizione sono stato costretto ad investigare
in cui una medesima sfera, posta in un luogo qualsiasi nel
le proprietà dei vortici, al fine di provare se i fenomeni
fluido, può propagare col medesimo moto e nel medesimo
celesti possano essere in qualche modo spiegati per mezzo
intervallo di tempo, moti simili ed uguali a sempre uguali
dei vortici. n fenomeno è il seguente: i tempi periodici dei
distanze da sé. La materia, invero, tenta, a causa del suo
pianeti che ruotano intorno a Gio\·e sono nella relazione della
moto circolare, di allontanarsi dall'asse del vortice, e per-
590 PRINCIPI MATEMATICI LIBRO SECONDO - 5EZlONE IX 59'

potenza 3 / 2 delle loro distanze dal centro di Giove; la stessa


PROPOSIZIOXE LIII. TEOREMA XLI.
legge si ottiene per i pianeti che ruotano intorno al Sole.
Queste leggi, inoltre, valgono per entrambi i pianeti con la I corpi che trasportati Ùl 1111 vortice ruofcmo lungo un'orbita
massima esattezza, in quanto discendono dalle attuali osser- sono della stessa densità del vortice, e per ciò che riguarda la
vazioni astronomiche. Perciò se quei pianeti che ruotano velocità e la determinazione della direzione si muovono secondo
intorno a Giove o al Sole, sono trasportati dai vortici, anche la medesima legge delle parti del vortice.
questi vortici dovranno ruotare osservando la stessa legge.
Infatti, se si suppone che una qualsiasi piccola parte di
lVIa i tempi periodici delle parti del vortice risultarono pro-
vortice, le cui particelle o i cui punti fisici mantengono una
porzionali al quadrato delle distanze ùal centro del moto;
e quella proporzione non può essere diminuita ed essere posizione data fra loro, sia congelata, poiché questa non
ridotta alla proporzione de:la potenza 3 / 2 , salvo che la viene mutata né quanto alla propria densità, né quanto alla
materia del vortice diventi tanto più fluida quanto più forza insita o alla figura, essa vcrr(t mossa secqndo la legge
!>i allontana dal centro, o salvo che la resistenza, nascente precedente; e inversamente, se una parte congelata e solida
da una scarsa scorrevolezza delle parti del fluido, venga del vOrtice è della medesima densità del resto del vortice,
aumentata a causa dell'aumentata velocità per effetto della e viene resa fluida, essa verrà mossa secondo la legge pre-
quale le parti del fluido vengono mutuamente separate, in cedente, eccetto che le particelle dello stesso, ora divenute
una proporzione maggiore di quella secondo cui la velocità fluide, si muovano vicendevolmente. Si trascuri, dunque, il
viene aumentata. Nessuna di tali ipotesi tuttavia sembra moto delle particelle fra loro, in quanto non riguarda il moto
conforme alla ragione. Le parti più spesse e meno fluide, progressivo dell'intero, allora il moto dell'intero sarà identico
salvo che pesino verso il centro, tenderanno alla circon- a quello di prima. E il moto sarà uguale al moto delle altre
ferenza; e sebbene all'inizio di questa sezione abbia pro- parti del vortice, ugualmente distanti dal centro, per cui il
posto, per dimostrare una tale ipotesi, che la resistenza è solido, reso fluido, diviene una parte del vortice simile alle
proporzionale alla velocità, è tuttavia verosimile che la resi- altre parti. Dunque, se il solido diventa della stessa densità
stenza aumenti in una proporzione minore di quella della della materia del vortice, sarà :rr.osso per effetto dello stesso
velocità. Ciò concesso, i tempi periodici delle parti del vortice moto dalle parti del medesimo, e sarà in quiete relativa
staranno in una proporzione maggiore del quadrato delle
rispetto alla materia che lo circonda. Ma se diventa più
distanze dal centro dello stesso. Poiché, se i vortici (come
denso, allora tenterà più di prima di allontanarsi dal centro
è opinione di alcuni) si muovessero più celermente verso il
del vortice; e perciò, essendo ora soverchiante quella forza
centro, e poi più lentamente fino ad un determinato limite,
e, infme, di nuovo celermente presso la circonferenza, certa- del vortice, per effetto della quale prima veniva trattenuto nella
mente non potrebbe valere né la proporzione della potenza propria orbita come se fosse in equilibrio, si allontanerà dal
3
/ 2 né una qualsiasi altra proporzione sicura e detem1inata.
centro e ruotandu ùtscrive!à uuct spirale, e non tornerà più
Considerino dunque i filosofi come possano spiegare il feno- ::ulla medesima orbita. E per lo stesso argomento, se diventa
meno della proporzione della potenza 3 f2 per mezzo dei più raro, si aCcosterà al centro. Perciò non tornerà sulla
vortici. medesima orbita salvo che diventi della medesima densità
del fluido. E in tale caso si mostra che ruoterebbe secondo
la medesima legge delle parti del fluido ugualmente distanti
dal centro del vortice. - C.V.D.
PRINCIPI MAThMIITICI LIBRO SECO!'.'DO - SEZIONE IX
593

Coro!. I. Dunque, un solido che ruota lungo un vortice l'orbita CF, condotto verso il Sole il raggio col quale de-
e che sempre torna lungo la medesima orbita, è in riposo scrive arce proporzionali ai tempi, si muoverà con moto
relativo rispetto al fluido in cui galleggia. uniforme. E, secondo le leggi astronomiche, il corpo che
Coro[. 2. E se il vortice diviene uniforme quanto a densità, ruota lungo l'orbita BE, sarà mosso più lentamente nel-
il medesimo corpo può ruotare ad una qualsiasi distanza l'afelio B e più velocemente nel pcrielio E; secondo le leggi
dal centro del vortice. della meccanica, invece, la materia del vortice deve essere
mossa pi.ù velocemente nello spazio più ristretto tra A e C,
Scouo. che nello spazio più ampio tra D cd F; ossia, nell'afelio
Di qui è evidente che i pianeti non sono trasportati da deve essere mosso più velocemente che nel perielio. Queste
vortici corporei. Infatti i pianeti ruotanti, secondo l'ipotesi due cose si contraddicono. Così all'inizio del segno della
copernicana, intorno al Sole, percorrono ellissi che hanno un Vergine, dove al presente è l'afelio di l\-Iarte, la distanza
tra le orbite di 1\-Iarte e di Venere sta alla distanza delle
medesime orbite all'inizio del segno dei Pesci come tre
a due circa; pertanto la materia del vortice tra quelle
orbite all'inizio dei Pesci deve essere più veloce che all'ini-
zio della Vert,>ine in ragione di tre a due. Infatti, quanto
più è ristretto lo spazio attraverso cui passa la medesima
quantità di materia nel tempo di una rivoluzione, tanto
F c maggiore deve essere la velocità con la quale deve pas-
sare. Quindi, se la Terra in riposo relativo in questa mate-
ria celeste è da essa trasportata, ed insieme ad essa ruota
intorno al Sole, la sua velocità, all'inizio dei Pesci, starà
' alla velocità del medesimo all'inizio della Vergine in ragione

..... ____J
fuoco nel Sole, e descrivono, condotti i raggi verso il Sole, aree '
di 3 a 2. Per cui, il moto diurno apparente del Sole all'inizio
della Vergine sarebbe maggiore di settanta minuti primi, e
all'inizio dei Pesci min0re di quarantotto minuti; mentre
proporzionali ai tempi. Ma le parti del vortice non possono (come attesta l'esperienza) questo moto apparente del Sole
ruotare con tale moto. AD, BE, CF designino tre orbite è maggiore all'inizio dei Pesci che all'inizio della Vergine, e
descritte intorno al Sole 5, delle quali, il cerchio esterno CF pertanto la Terra è più veloce al principio della Vergine che
sia concentrico al Sole, e dei due più interni .4, B siano gli al principio dei Pesci. Per cui l'ipotesi dei vortici urta total-
afeli 2 , D, E i perieli l_ Dnnrpw, il r.orpo che rnota nel- mente contro i fenomeni astronomici, e conduce non tanto
a spiegare quanto ad oscurare i moti celesti. In qual modo
2 Punto sull'orbita di un pianeta. o di una cometa H più distante dai questi moti si effettuino n~gli spazi liberi indipendentemente
Sole. È un estremo ùell"asse maggiore dcll'cllisso eh!.' i pianeti descrivono dai vortici, può venir capito dal primo libro, c nel Sistema
intorno a quest'astro. Cfr. an~he libro III, nota 2, p. 617. del 11!oiUlo verrà inse[,'Tlato più ampiamente.
3 Punto sull'orbita di un pianeta o di una cometa il più vicino al

Sole. È rhpetto all'afelio l'altro estremo dell'as~e maggiore dell'ellisse


che i pianeti descrivono intorno a quest'astro, dr. anche libro III, nota 2,
p. 61].

3~. Nr.wm:-:.
LIBRO TERZO

SISTEMA DEL MONDO


Questo libro è premlentemente di argomento astronomico e,
diversmnente dai due libri precedenti, Newton trovava per esso
ampio materiale teorico ed osservativo negli sviluppi della scienza
dall'antichità al secolo Xl'II. L'astronomia è stata tradizional-
mente una delle discipline cui gli uomini si sono di prefermza
dedicati, spinti a ciò cmche dalle implicanze extra scientifiche
che venivano rese possibili. (Juella moderna inizia nel I543 con
la pubblicazione del De Rivolutionibus di Niccolò Copemico,
cile segm' la rottura con la precedente sistemazione aristotelico-
tolemaica, che per millequattroce·nto an11i era stata il fondamento
della scienza astronomica. La teoria di Copemico fu presentata
d,1ll' editore Osiander solto forma di ipotesi matematica, in
quanto questi subiva interamente la forza del pregiudizio che
l'opera si apprestava a combattere, e tentava di allenuare la massa
di di!ficollù e di pericoli che ne avrebbe accompagnata la di!fu-
sione. Perù ancura alc1mi decenni più tardi Tycho Brahe, il
più grande osservatore di quei tempi, tenlam urta canciliazione
dell'ipotesi tolemaica con quella copernimna. All'inizio del
secolo XVII In teoria copcmicaua poté di/fondersi ed imporsi a
.~éguito delle scoperte astronomiche di Galilei, delle tre leggi
formulale da Kep!ero s1t!la base delle osseroazioni !iconiche,
dell'intuizione di Descar!es di ridurre alla meccanica la causa
di futli i mo;Jimenti celesti, dei lavori di Huygcns sulle volute
e sulle jor::c centrali e, infi,1ze, dei progressi delle matematiche.
Alla fine del secolo XVII l'ipot;:si copernicana era dic•enfala
PIIINCIPI MATEMATICI NOT<I. lNTRODUlTIVA
599

Untl teoria, ed era ormai al sicuro dalle controversie come i poteva andare incontro a contestazioni, Newton tiene a precisare
suoi sostenitori lo erano dai pericoli, eccetto che in I !alia. che la gravitazione viene trattata dal punto di vista matematico
Se oggi si riconosce che l'astronomia è ttno dei ra.mi più e non da quello filosofico (fisico).
importanti delle matematiche applicate, questo si deve in gran Il terzo libro si apre con una b-revissima inlrodttz-if)ne i-n cui
parte a Newton. Comunque già prima Keplero aveva proposto l'autore precisa di aver dovuto rinunciare, data 1<1 grande diffi·
la divisione - dopo di l-ui acceltr1fa - di questa scienza in tre collà, a scrivere il Sistema del mondo dei Principia con un me-
parti: l'astronomia sferica che ha per oggetto la spiegazione todo popolare e di 'wer dovuto ripiegare su zma trattazione
dei fenomeni celesti sulla ba-.~e dell'·ipotesi che la Terra stia al geometrica per non incorrere Ùt malintesi. Seguono le famose
centro di una sfera delltt quale gli astri occupa110 la superfic-ie; Yegole del ragionamento filosofico che in 1111mero di tre all'inizio,
l'astronomia teorica, scienza che espone i dirJermti rapporti e divenute poi cinqm, finironn per fissarsi finalmntt.e in quaftro
dei corpi celesti fra loro, come ùt loro posiz·ione relativa, la loro 11dla terza edizione dell'opera. Con qtteste regole Newlon ha
lontananza, la loro velncilà, e che, per conseguenza, ha come og- inteso teorizzare la 'I.Jalùlifà 1tnÙ;ersale del metodo induttivo.
getto la descrizione ddla vera forma dell'universo; la terza, Data la loro grandissima importanza esse sono state esami-
infine, è l'astronomia ftsica, che ha per oggetto la scoperta. dei nate ollreché nella l ntroduzione alla presente traduzione, anche
principi dei moti celesti e la loro determinazione mediante i in un'ampia nola al testo.
principi della meccauica. Il resto del libro è dedicato alla dim.osfraz·ione del fallo che
Newton trattò di tutt'e tre queste parti dell'astronomia, ma a partire dalle masse, distanze e velocità del Sole, dei pitmcti
cttrò sopraUutto la terza. Abbiamo osservato in precedenza che e dci satelliti, la teoria esposta nel primo libro dà mgione di
tlell'economia dell'opera il secondo libro sta a sé- anche se entro tuffi i fenomeni conosciuti, se la gravità viene pwsnta cume 1111a
i limiti ben precisi wi si è accenuato- e che il terzo libro si ricol- furza centripeta univeYsale che obbedisce alla legge dell'inverso
lega direttamente agli argomeJtti trattati nel p1"imo libro per dd quadrato. Una buona parte delle proposizioni è dedicata
tentarne 'un'applicazione s·tt scala planetarùl. Cir> è ammesso 1mche. all'~lnalisi dei moti lunari. Ora, lo studio di questi moli
dallo stesso autore qnando - in quella sorta di avvertenza con porta ~"1\rcwtun a concludere che la Lu#a viene lratfe1111ta mlla
mi si apre il libro in oggetto- dice che per capire gli argomenti propria orbita dalla stessa forza clze sulla Terra porta i corpi
che seguotiO è su.fjidente leggere attentamente le definizioni, le pesanti a cadere. Strettameufe legato allo studio dei moti lunari
leggi del moto e le prime tre sezioni del primo libro. ~.1 l'ampio e originale studio delle maree e la teor-ia relativa, fon-
Sappiamo per certo che sC()po fondamentale dei Principia data per la prima volta su tma solida base scitmlifiw. Viene
era di ricavare le leggi che regolano ·il moto dei corpi sulla Terra trattata, infine, la teoria delle comete. Per lungo tempo queste
e quelle che regolano i moti planetari a partire dalla legge fon- era110 state ritenute fenomeni dell,l nostra atmosfera: in qtresto
damentale di gravifl~::ione, per cui ogni part·icella di materia terzo libro si dimostra che le comete sono normali corpi celesti
attira lttfte le altre in rag·ione diretta della prnpria massa e di sc•ggdti a tutte le leggi che govenw110 gli altri corpi celesti e,
quell'l del corpo altira.to, e in. ragione inversa del quadrato della pe.rtallfo, anche alla grwvitazione. Esse di conseguenza devono
distanza. Il punto esswziale è che dalla legge di gravitazione descrivere delle sezioni coniche. A questo scopo Newton prc11de
si deducono (e quindi si giustificano) le tre leg?,i di Keplero, in esame la cometa del I68o, dett~~ di Halley, e ne confrontn il
facendo 11so sistematico dei princìpi delht dinamica. Ma per comportamento con !.e precedenti di etti era ·rimasta notizia. Le
U fatto che la vahdità dd!' esle11sione della legge ai piaueti do- comete, infatti, descrivono intnnw al Sole a volte un'orb-ita
t•eva essere accettata s11lla base del principio di continuità, in parabolica, a 1-•olte un'orbita ellittica a seconda della risultante
quanto non polet•a essere provat,~. sperimentalmente, c, quindi, delle forze su di esse agenti.
~
'

Nei libri precedenti ho trattato i Princìpi della Filosof1a,


non filosofici tuttavia, ma soltanto matematici, a partire
dai quali, però, si può discutere di cose 1 filosofiche. Queste
sono le leggi e le condizioni dei moti e delle forze, che si
riferiscono massimamente alla filosofia. Tuttavia, afftnché
non sembrassero vuoti, ho illustrato le medesime con alcuni
scolii filosofici, trattando quelle cose che sono generali, e
sulle quali, massimamente, la filosofta sembra essere fondata,
cumc la densità e la resistenza dei corpi, gli spazi vuoti di
corpi, il moto della luce e dei suoni. Rimane da insegnare,
a partire dai medesimi princìpi, l'ordinamento del sistema
del mondo. Su questo argomento avevo scritto un terzo
libro con metodo popolare, affinché fosse letto dai più. Se-
nonché coloro che non avessero sufficientemente capito i
princìpi posti, in minima parte avrebbero avvertito la forza
delle conseguenze, e non avrebbero deposto i pregiudizi ai
quali sono stati abituati da molti anni; e, pertanto, affinché
la cosa non fosse trascinata in discussioni, ho trasferito

' Hll voluto mantenere l'eRpressione latin.a rM (cosa) in,·ece di ricur-


rere ai tennini italiani più spcdfici di mal~ria, t~rgmneJIIo, ecc., sia perche
rit,;ngo opportuno raggiungere la massima aderenza al testo (come ho
più volte ricordato), sia perché ùal contesto risulta che N:ewton voleva
con_o;crvare alla nozione la massima genrralità esprimibile appunto col
t>ò'rmine ns. Per lo stcs;;o motivo ho tradotto Philosophia con filosofi" pur
avendo segnalato al lettore che il valore S{·mantico di questa espressione
corrisp0nde a fisìw gmltlale.
PRINCtPI MATEMATICI

l'essenziale di quel libro in proposizioni, secondo il costume


matematico, affinché fossero lette soltanto da coloro che
avessero studiato in antecedenza i princìpi. Nondimeno,
poiché le proposizioni vi si presentano numerosissime, per
cui anche ai lettori esperti di matematica possono arrecare
eccessiva perdita di tempo, non voglio consigliare ad alcuno
di studiarle tutte; sarà sufficiente che uno legga attenta-
mente le definizioni, le leggi dei moti, e le prime tre sezioni REGOLE DEL FILOSOFARE 1
del primo libro, e dopo passi a questo libro circa il sistema
del mondo, ed a suo piacere esamini le rimanenti, citate,
proposizioni dei libri precedenti.

REGOLA l.
Delle cose nat-urali non devono essere ammesse cause più
numerose di quelle che sono vere e basfa.no a spiegare i fenomeni.
Come dicono i filosofi: La natura non fa nulla im·ano,
e inutilmente viene fatto con molte cose ciò che può essere
fatto con poche. La natura, infatci, è semplice e non sovrab-
bonda in cause superflue delle cose.

1 Il titolo guadagnerà in chiaro?.r.a se verrà parnirasato nel modn


s~guente: reg"le da osservare e da applicare nella ricerca fisica. n lettore
può sollevare il problema come mai qlH''itc regole siano state poste al-
l'inizio del terzo libro e non all'inizio st~sso dci Principia. Il fatto è che
il primo e il secondo libro sono çondotti con rigorosa tecnica matematica
c, da questo puntn di vista, i vari metodi impiegati nella ricerca o dànno
risultati identici o non dànno affatto alc:m risultato. Nel primo caso essi
suno ugualmente validi per tutti, nel secondo caso sono evidentemente
falsi. La luro esattezza è dunque tutta affidata al vigore dogli argomenti
razionali o a un.'l verifica di tipo generalissimo. :--l"cl caso del III libro,
inv~~e. tali veriiiche possono cssere solo parziali; ossia, alcune a!Ierma-
zioni o gruppi di affermazioni possono e;;sere veriftcati, altri no. Inoltre,
non ~~mprc 1 Jenomeni di cui si dispone sono tutti qu;,lli richiesti per la
costruzione del Sislama del Jfoudo. Orbene. secondo I\":ewtun, si può ovviare
ad una parte di queste diftlooltà con la ribriùa osser-..-anza e la scrupolrJsa
applicazione di un metodo che si è rive-lato efficace in molte circc,stanze:
mi riferisço al metodo sperimentale. Inlatti. nell'accezione JlÌÙ generale,
le '!llattro regole sono strum<'nti concettuali che il fi~ico, nel cor~o del
suo lavoro, deYe continu<,mcntc tnnnre preseati. ::\Ia è anche evidente
che non su tutti i corpi si pos;;ouo impiantare cspcTÌmenti; di qui h neces-
sità di ~npplire a qubta carenza con due criteri logici che, in definitiva,
possono ridursi aù uno: l'analo:,;ia generalizzante e la continuità. Per la
PRII'>CIPI MA'!EMATICI LIBRO TERZO - REGOLE DEL FILOSOFARE

REGOLA II. REGOLA III.

Perciò, finché può essere fatto, le medesime cause vanno Le qualità dei corpi che non possono essere aumentate e
attribuite ad effetti uaf.nrali dello stesso genere. diminuite, e quelle che appartengono a tutti i corpi sui quali
è possibile impiantare esperimenti, devono essere ritenute qua~
Come alla respirazione nell'uomo e nell'animale, alla
lifà di tutti i corpi.
caduta delle pietre in Ettropa e in America; alla luce nel
fuoco domestico e nel Sole; alla riflessione della luce sulla Infatti, le qualità dei corpi non si conoscono altrimenti
tcn·a e sui pianeti. che per mezzo di esperimenti, e perciò devono essere giudi-
cate generali tutte quelle che, in generale, concordano con
gli esperimenti; c quelle che non possono essere diminuite
più ampia estensione del secondo criterio, e per il fatto che il primo è, a
rigore, un casn del secondo, possiamo parlare ùi un unico criterio; quello non possono essere nemmeno sottratte. Certamente, contro
di continuità Il Sistema del ,\fondo t in massima parte costruito su una il progresso continuo degli esperimenti non devono essere
costante ardita applicazione della continuità.
inventati sconsideratamente dei sogni, né ci si deve allon~
Già Bacone e Descartcs avevano fatto precedere la loro , scienza •
da una talwlla di regole con valore normativa rispl'tto agli sviluppi ~ alle tanare dall'analogia della natura, dato che essa suole essere
con~eguenze. Anche in Newton le regole hanno senza ùuhbio un valore ~cmplice e sempre conforme a sé. L'estensione dei corpi non
normati,·o, ma c'è una diiT<"renza fondamentale: che mentre per Bacone
si conosce altrimenti che per mezzo dei sensi, né è percepita
e Descartes le regole del metodo avevnno un valore generale; erano, cioè,
modi di opemru validi nel mondo scientifico e non scicntilico, t'd erano, in tutti; ma in quanto spetta a tutte le cose sensibili, allora
in quanto regole di metodo, al sicuro da rettifiche e ag!)iomamenti, per \'tc:nc affermata di tutte le cose. Abbiamo sperimentato che
~e,~ion invece le regole erano rbtrette alla Jìsica e costituivano per cosi
dire la iorrnalizzazione di concreti procedimenti di ricerca.
molti corpi sono duri. Ora, la durezza del tutto nasce dalla
La prima regola è altrimenti conosciuta come "rasoio di Occam "; la durezza delle parti, quindi a buon diritto, concludiamo che
seconda potre],Jm lasciare l'impressione di eccessiva genericità. Anche non soltanto sono dure le particelle indivise di quei corpi
Francesco Bacon<', infntti, invocava la stossn regola quando da etTetti
d<·llo stesso ge.nere: In luce del ~olc è calda, l'amicizia l> calda, ccc. risaliva
che vengono percepiti ma anche di tutti gli altri. Deduciamo
ad una causa UJÙCa: il calun•. La differenza sta nel fatto che per Bacone che tutti i corpi sono impenetrabili non con la ragione, ma
il calore (cau~a) è una qualità, mentre per Kcwton non solo gli ciletti col senso. Gli oggetti che maneggiamo vengono riscontrati
ma anche le cause naturali devono essere riùottt> a quantità matematiche.
La prima c la seconda regola hanull in wmune lo scopo di limitare il
impenetrabili, ne concludiamo che l'impenetrabilità è una
num~ro di cause atte a spiegare i !cm.>menL La terza regola è forse la più proprietà dei corpi in generale. Che i corpi siano mobili, e
interessante. Le qualitll di cui qui si parla sono l'estensione, la durezza,
l'impendrnbilità, la mobilità, ecc. e, diCi' Newton, anche la gravità se
la si pote~se sperimentare ampiamente. Ora, tali qualità sono estenBioni considerate ipotesi tutte le cose che non dt•rivano ùngli oggetti stessi o
generalizzate di sensazioni. l'vrché, allora, la gravitazione non viene anche nltraverso i sensi cstl'rni, o attraverso la sensazione [della mente} dci
es~a dichiarata <"]11<1-iità comune di tutti i corpi? Risponde Nc\\'ton, perché pcn3icri interni. Cosi, io sento che penso, ciò che non P"trebbe avl'cnire
<'S~cnziak, ossia, immutabile, è solo la forza di inerzia. "Quc~ta sola è se contemporaneamente non sentissi che sono. l\[a non sento a!Iatto elle
immutabile, mentre la gr,.vità a\lor.tanandosi dalla Terra diminuisce •· ci siC< C<lcuna idea innntn. E considero fenomeni non solo le cose che ci
Questa inccnczza circa h lcg"ge, qn:ndi drca l'uniformità ili cumpmi:a- sono not<' mediante i cinque sensi esterni ma anche le cose ch<'o, p<'onsande<,
mcnto, è, probabilmente, la più furte ragione che ha indotto Kewton a int1liC<mo nelle nostre menti: come, Io sono, io cr;:·do [mi dolgo, io sofiro]
non fare dell'attrazione o gr:nità una 'lualità generale. Eù il filosofo. in Yuglio, non voglio. ho sete, ho fam<', gc•do, ho dolore, ecc. E quelle cos<>
assenza di una certezza cir<:a l'uniiu:rnl.Ìtà, si limita a prendere atto ùel- che non vengono dimostrate a partire dai fenrJmcni o che non derivano
l'csist<'nza del fenoru(·tù. A queoto fatto si aggancia la quarta regula, il da!!'nrg01m·nto dell'induzione. ccmsidero un'ipotesi'· La polemica unti-
cui valore n,-.n più soltanto fisico è ben evid~ntc. Infatti, cnme estensione cartesiana C qui evidcnte, cosi come è evidtnte il tentati''" di allargare
di questa quarta regola Ne\\ion ne aYcva stilata una quinta la cui fisio- 1'<\rea di applicazione dell'ln•po>lhas~s '"'" ,fi,r;o. :\Ia la prudenza, o lo scien-
numia era preuùnentemente :filusutica. Essa suon<1xa: "Devono essere ziato, ebbe la meglio su qucola !urse unica velleità filosofica ll<'owtonlana.
6o6 PRINCIPI MATEMATICI
LIBRO TERZO ~ REGOLE DEL FILOSOFARE 60J

che a causa di forze qualsiasi (che chiamiamo forze d'inerzia) REGOLA IV.
perseverino nel moto o nella quiete, deduciamo da queste
proprietà dei corpi osservabili. L'estensione, la durezza, l'im~ Nella filosofia sperimentale, le proposizioni ricavate per
penetrabilità, la mobilità e la forza d'inerzia del tutto nasce induzione dai fenomeni, devono, nonostante le ipotesi contra-
dall'estensione, dalla durezza, dalla impenetrabilità, dalla rie, essere considerate vere o rt"gorosamente o quanto piit possi-
mobilità e dalle forze d'inerzia delle parti; di qui conclu- bile, finché non t"nfcrverranno altri fenomeni, medt"ante i quati
diamo che tutte le minime parti di tutti i corpi sono estese o sono rese più esatte o vengono assnggettate ad eccezioni.
e dure, impenetrabili, mobili, e dotate di forze d'inerzia. E Questo deve essere fatto affinché l'argomento dell'indu-
questo è il fondamento dell'intera filosofia. Abbiamo, inoltre, zione non sia eliminato mediante ipotesi.
imparato dai fenomeni che le parti divise dei corpi, e con-
tigue le une alle altre, possono essere separate fra loro, e
che le parti non divise possono essere divise con la ragione
in partì minori, come è evidente dalla matematica. In verità
è incerto se quelle parti distinte e non ancora divise possano
essere divise per mezzo delle forze della natura ed essere
mutuamente separate. 1\Ia se da anche un solo esperimento
risultasse che, rompendo un corpo duro e solido, una qua-
lunque particella non divisa, subisce una divisione, conclu-
deremmo, in forza di questa regola, che non soltanto sono
separabili le parti divise, ma che anche quelle non divise
possono essere divise all'infinito.
Infine, se, in generale, per mezzo di esperimenti e di
osservazioni astronomiche, risultasse che tutti i corpi che
girano intorno alla Terra sono pesanti, e ciò in relazione alla
quantità di materia in ciascuno di essi, che la Luna è pesante
verso la Terra in relazione alla propria quantità di materia,
e il nostro mare, a sua volta, è pesante verso la Luna, e
che tutti i pianeti sono pesanti l'uno rispetto all'altro, e che
la pesantezza delle comete verso il Sole è identica, allora,
si dovrà dire che per questa regola tutti i corpi gravitano
vicendevolmente l'uno verso l'altro. Infatti l'argomento tratto
dai fenomeni circa la gravità universale sarà più forte di
quello circa l'impenetrabilità dei corpi, sulla quale non
abbiamo nessuno esperimento e nessuna osservazione fatta
direttamente sui corpi celesti. Tuttavia, non affermo aHatto
che la gravità sia essenziale ai corpi. Con forza insita intendo
la sola forza di inerzia. Questa è immutabile. La gravità
allontanandosi dalla Terra, diminuisce.
FENOMENI

FE~OMENO I.
I pianeti 1 che ruotano intorno a Giove descrivono, con i
ragg·i condotti verso il centro di Giove, aree proporzionali ai
tempi, e i loro tempi periodici, supposte le stelle fisse in qf.tiete,
sono itt ragione della potenza 3 / 2 delle distanze dal centro dello
stesso.
Risulta dalle osservazioni astronomiche. Le orbite di
questi pianeti non differiscono sensibilmente da cerchi con-
centrici a Giove, e i loro moti lungo questi cerchi vengono
trovati uniformi. Gli astronomi concordano sul fatto che i
tempi periodici sono in ragione della potenza 3 / 2 dei semi-
diametri delle orbite; la medesima cosa risulta chiara dalla
tabella a pagina seguente.
Il signor Pound ha determinato come segue, per mezzo
di ottimi micrometri, l'elongazione 2 dei satelliti di Giove ed
il suo diametro. La massima elongazione eliocentrica del
quarto satellite dal centro di Giove fu misurata con un
micrometro posto in un telescopio lungo quindici piedi, e
ad una distanza media di Giove dalla Terra risultò di circa
8' r6". Quella del terzo satellite fu rilevata con un micrometro

l Si tratta dci satelliti, o lune, di Giove e nel F1mom~11o II di quelli


di Saturno.
2 L'elongazione di un pianeta è la sua distanza angolare dal Sole, cioè
l'angolo formato dai due raggi visuali condotti dalla Terra al pianeta e al
Sole. Quella eli un satellite è la sua dbi:anza angolare dal pianeta di cui è
satellite.
Schema e parti componenti d el t clescvpìo a riflessione
Da: ISAAC ~EWTON , C()u slructinu d'tw lt'lesrup~ tJar df/r.Tiou
(Amstt>rdam, 1 7·11 )
LIBRO TERZO - FENOMENI 6og

T empi periodici dei satelliti che ruota no il:/ orno a Giove.


Ig. r8h. 27m. 34", 3g· 13h. 13"'. 42•, 7g· 3h. 42"'. 365 , 16g. r6h. 32m. g•.

Distanze dei satelliti dal centro di Gioue.

' ---
'
- - -l
3 4

Dalle osservazioni di:


Bore Ili s~t] 82/] '4 24:/3
Townly mediante un mi-
crometro l 5,5:2 8,]8 IJ,47 24,72 Scmitlia-
Cassini 4 mediante un tele-
scopi o . 5
Cassini mediante le ecclisi
8 ,, ,, metro
di Giove

dei satelliti. . 52/] 9 I4!J/r.o zs'f,o


---
Dai tempi periodici 5,667 9,0171 f4,384 25,299

posto in un telescopio lungo 123 piedi, e alla medesima


di:;tanza di Giove dalla Terra risultò di 4' 42". Le massime
elongazioni dei restanti satelliti, alla medesima distanza di
Giove dalla Terra, dai tempi periodici risultarono di 2' 56" 47"'
e di I' SI" 6'".
Il diametro eli Giove fu misurato frequentemente con un
micromctro posto in un telescopio lungo I23 piedi, e ridotto
alla distanza media di Giove dal Sole o dalla Terra, risultò
sempre minore di 40", mai minore di 38", spesso di 39''.
Nei telescopi più corti questo diametro risulta di 40" o di
41". La luce di Giove, infatti, a causa di una ineguale rifran-

' StTUmc-nto che si applica nd fuoco dell'obiettivo di un telescopio,


e serve a misurare gli angoli piccolissimi o le piccolissime distanze, come
i diametri d\•i pianeti.
• Giovanni Domenicro Cassini, naC<JUe a Pe-rinaldo pre~so Nizza \'S
giugno I6::j. Educato dai gesuiti a Genova, fu nominato professore di
astronomia nel 1650 all"università di Bologna. Xel 1667 dh·enne direttore
ddl'o•servat<1rio r\i Parigi. Tra il 1671-8-t scc-prl quattro satelliti di Sa-
turno. Pubblicò Les Eli11umls d".,sl>·mwmie vbifiù. StudiO ampiamente le
eclissi dci satelliti di GioYe nel tentativo di usarle per la determinazione
ddla longitudine. }lorl ncll"ossen·atorio di Parif,ri il 14 settembre 1712.

39· N~wm"·
6m PRINCIPI MATEMATICI
LIBRO TERZO - FENOMENI

gibilità viene alquanto dilatata, e questa dilatazione ha,


'"
La massima elongazione del quarto satellite dal centro di
rispetto al diametro di Giove ottenuto con telescopi più Satumo suole essere calcolata, sulla base delle osservazioni,
lunghi e perfetti, una ragione minore che in quelli più corti esattamente in otto semidiametri. Ma la maggiore elongazione
e meno perfetti. I tempi durante i quali due satelliti, il di questo satellite dal centro di Satumo, misurata con un
primo e il terzo, passavano sul corpo di Giove, dal mo- ottimo micrometro posto in un telescopio di Huygens lungo
mento dell'ingresso al momento dell'uscita, e dall'ingresso 123 piedi, risultò di otto semidiamctri e sette decimi. E da
completo all'uscita completa, furono osservati per mezzo di f]Uesta osservazione e dai tempi periodici risulta che le di-
un telescopio della medesima lunghezza. E il diametro di stanze dei satelliti dal centro di Saturno, calcolate in semi-
Giove, alla sua distanza media dalla Terra, risultò, dal pas- diametri dell'anello, sono di 2,1, z,6g, 3,75, 8,7 e 25.35, Il
saggio del primo satellite di 37" 1 / 8, e dal passaggio del diametro di Saturno nel medesimo telescopio stava al dia-
terzo di 37"3 { 8 • Fu osservato anche il tempo durante il metro dell'anello come 3 a ], e il diametro dell'anello nei
quale l'ombra del primo satellite passò sul corpo di Giove, t,riorni 28 e 29 maggio del 1719 risultò di 43". E quindi il
e quindi il diametro di Giove, alla sua distanza media diametro dell'anello, ad una distanza media di Saturno dalla
dalla Terra, risultò di circa 37". Supponiamo che il suo Terra, è di 42" e il diametro di Saturno di 18". Queste cose
diametro sia esattamente di 3'7" 1 / 4, allora le massime elon- appaiono tali in telescopi lunghissimi e ottimi, in quanto le
gazioni del primo, secondo, terzo e quarto satellite saranno grandezze apparenti dei corpi celesti nei telescopi più lunghi
rispettivamente uguali a 5,g65, 9.494, I5,I4I e 26,63 semi- hanno una proporzione maggiore rispetto alla dilatazione
diametri di Giove. della luce alle estremità di quei corpi che nei più corti. Se
viene eliminata ogni luce vagante, il diametro di Saturno
FENOMENO !I. sarà non più grande di r6".
I pia-neti che ruotano intorno a Saturno descrivono, con i
raggi condotti verso Saturno, aree proporzionali ai tempi, e i FENO:i>fENO III.
loro tempi periodt'ci, supposte le stelle fisse in quiete, sono in I cinque pianeti primari, Alercurio, Venere, Alarle, Giove
ragione della potenza 3 f1 delle distanze dal centro dello stesso. e Satu.rno cingono il Sole con le proprie orbite,
Come Cassini ha determinato, sulla base di osservazioni Che Mercurio e Venere ruotino intorno al Sole è dimo-
personali, le loro distanze dal centro di Saturno e i tempi strato dalle loro fasi lunari. Quando risplendono con la faccia
periodici sono di questo tipo. piena sono posti al di là del Sole; quando a metà sono in
quadratura col Sole; quando risplendono con la faccia fal-
Tempi periodici dci satelliti di Saturno. cata sono posti al di qua del Sole, e passano attraverso il
• rsm. 27',
Ig. 21". • 2 ' . 17".
• 41 m. 22',
• 4 , . 12".
• ..
• 5m. '•',
.. , 5 ,, '-''· 4 ,m, suo disco come altrettante macchie. Anche dalla faccia piena
14•, 79g. 7h. 4Sm. oo•. di !\Iarte vicino alla congiunzione del Sole, e dalla sua gib-
bosità nelle quadrature, è certo che esso ruota intorno al
Distanze dei satelliti dal centro di Saturno misurate in semidiamelri Sole. Ciò viene dimostrato anche da Giove e da Saturno, a
de/l'andlo. partire dalle loro fasi sempre piene; infatti dalle ombre dei
Dalle osservazioni 8 ,, satelliti proiettate su di loro è manifesto che risplendono
Dai tempi periodici 8 23.35 di luce presa dal Sole.
LIBRO TERZO • FENOMENI
''3
'" PRINCIPI MATEMATICI

che la Terra ruoti intorno al Sole, i tempi periodici e le


FENOMENO IV.
dimensioni delle orbite sono identici. E, per la verità, tutti
I tempi periodici dei cinque pianeti principali, e quelli gli astronomi sono d'accordo sulla misura dci tempi periodici.
del Sole intorno alla Terra oppure della Terra intorno al Sole, Keplero e Boulliau 6 , sulla base di osservazioni determina~
supposte le stelle jisse in quiete, sono in ragione della poten::a rono con grande precisione le grandezze delle orbite; e anche
3/
2 delle distanze medie dal Sole,
le distanze medie, che corrispondono ai tempi periodici, non
differiscono sensibilmente dalle distanze che essi trovarono,
Questa relazione, scoperta da Keplero s, è accettata da e sono tra quelle il più possibile intermedie, come è passi~
tutti. Infatti, sia che il Sole ruoti intorno alla Terra, sia hile riscontrare nella tabella a pagina seguente.
Circa le distanze di 1\-Iercurio e di Venere dal Sole non
s Giovanni Keplero nacque a \Yeil nel ducato di \Vittemberg il '2.7 è il caso di discutere, perché queste vengono determinate
dicembre I j ] I . ìVI~,;~o in giovane età nel convento di 1Iaulbrunn, dal mediante le loro elongazioni dal Sole. Anche per le distanze
quale passò poi a\l'Univ~rsità di T'1binga, ebbe la fortuna di essere indi-
rizzato alle scienze cd incoraggiato a coltivarle dal celebre Moestlin. Nel
1594 lo troviamo insegnante di matematica all'università di Gratz. Suc-
cessivamente fu in Un~heria, Stiria e finalme11te a Praga, do~·e Tycho portava Keplero molto VJcmo al principio da cui queste leggi derivano;
Brahe gli fece conferire il titolo di matematico imp<·riale. 1\la al tito!r) nl in effetti egli si dedicò sovente alla ricerca di esso. I tempi, però, non
fastoso non corrispondeva c<>rt."tmcnte una pari retribu?.ione; (jlle<ita infatti, <"rano 3ncora maturi, in quanto per giungere a ciò si presupponeva l'csi-
stcn~a della dinamica e del calcolo infinitesimale. Dd resto, egli stcs~o
oltre ad essere miscrrima, gli vcninl. pagata saltuariamente. Kcplero do·
vette, allora, tentare di arrotondare le sue scarse entrate C(m l'astrologia, introdusse metodi infin.itesimali in geomc'tria con la celebre Nova storeo-
m~t~hl doliortml (1615); l'opera C composta di due parti, una a carattere
che in privato di~prczzava. Soltanto nel 1613, poté finalmente ritirare
una parte dd suoi emolumenti cd ottem~re la cattedra di matematica a più teorico. !"altra prevalentemente pratico. Sulla fme della sua vita, nel
r0z6, pubblicò le Tmmle Rodolfilt6, opera memorabile per l'astronomia,
Lintz, c poi, ancora a Sagan. Nel mezzo di questa continua lotta contro
la miseria, Kcplero seppe portare a termine la ricerca scientifica che gli in quanto erano le prime fondate sulle vere leggi del sistema del mondo,
consentiva di far fare autentici passi da gigante all'astronomia e all'ottica. c non avevano pii1 tutti i cerchi e gli epicicli che rendevano complicate
La prn~izione di Keplcro C un misto di pitagorismo, di autentica dot- le ta\"olc precedenti. Keplero mori il 15 novembre 1f•3o in una squallida
trina e di rigore sdenti!ìco. Egli scrisse varie opere: la prima per im- loc<mda di Ratisbona, dove si era recato per sollecitare un'ennesima volta
portanza è Ast~onomicu pars of'lic!l, del I604, in cui sono contenute le il pagamento di ciò che gli era dovuto. Non aveva ancora cinquantanove
idee fondamentali di Keplero sulla natura della visione e sul suo mecca- anni.
rllsmo, ed una dcfinizione dei raggi di luce che fu poi aùottata nell'ottica • Jmwelis Bullialdi AslroMmia Pl<ifo/aha, Paris, t6.j5· L:l. medesima
gcometrica. Vi era contenuta anche una spiegazione della rifl<'ssionc ddla opc•ra, amplinta, apparve più tardi sotto il titolo di A.1/rrmomiae l'hiiP-
luce ed una notevole approssimazione alla legge di rifrazi<me. Keplero /,tica,, Fmtdam~Hirl c/arius exf>licala et asserla, Paris, 1G57· Kcwton cita
perfezionò il telescopio e la sua teoria fornisce la ragione della luce ce- Boullian come l"im:entore della kgge dell'inverso del quadrato dl'ilc di-
nerina della Luna; i logaritmi attirano la sua attenzione e fu il primo ~tanze. i\la su questo punt<l Kewton si sbagliava. Non sembra che Houlliau

a farli conoscere in Germania. abbia stabilitu la legg<: che doveva, im·ece, trovare Newton. Egli la prc-
:O.ia l'opera più importante è Astrouomia nova, seu physica co~/~stis so;<nta solamente come un'ipoh·si più ragionevole di quella avanzata da
tradita comrmmtariis de motibus sltlla:: ,uartis ex ossorvatio11ibt1s G. V. Kcpl"'ro, secoodo cui i pianeti sì attirerebbero in rar;ione inversa della
Tycho»is Bra/w. uscita a Praga nd Hlo9. In essa Kepkro stabilisce le ~cmpUce di~tauza. ).[a la vera idea dl BoulUau è che mi l'una ué l'alba

prime kggi. dd moto dei pianeti. La prima legge dice: i pianeti si muovono dc·lle due le.%ri sia vera, e che bisogna rimontar<: oltre Kepl<lfO e arrivare
lungo orbite ellittiche di cui il Sole occupa uno dei fuochi; e la ~econda: alla metafisica ùdla Scolastica per truv>~.n•i la guida pii1 sicura per le spie-
in ogni orbita, le are" descritte dal vettore che congiunge il centro dei gazioni astronomiche. È l'eterna volUJ::tà del creatore e non l'attrazione
Sole con qudlo dd pianeta che pe:corre tale orbita sono proporzionali ai la causa profonda dell"orrline cosmico. Ciascun astro ha ricevuto fin dal-
tempi. Soltantu dopo nove anni di studio, nel I(ir8, egli poté arrivare alla l"uri.f;ine una forma o un'anima simile a quella che J{cplero nttribuisce
terza legge, che suona: i quadrati dei tempi periodici impiegati dai diversi al Sole e che basta a spiegare i suoi movimenti. ~on è da azioni esteriori
pianl'ti a descrivere le loro orbite sono proporzionali ai cubi dei semiassi eh,-, si può sperare di rica\•are il movimento dei pianeti. Lo stato di un
maggiori delle loro orbite. La determinazione della curva che i pianeti corpo non si può ~·omprcnder~ che meiliaote ragioni inteme c la • forma •
desnivono intorno al Sole e la scoperta della legge ùei loro movimenti, aristotelica è il tipo di que~te ragioni.
6q PRINCIPI MATEMATICI LIBRO TERZO - FJ.:NOMF..NI

Tempi periodici, rispetto alle stelle fisse, dei pianeti e della Terra liti, per effetto delle quali eclissi, abbiamo già detto, vengono
che ruotano intonw al S9le, calcolati in giorni determinate le longitudini eliocentriche di questo pianeta e
e in parti drcimali di un giorno. le distanze dal Sole.

r, ~+ d' o ~ ~ FENO!t1EKO VI.


10]59,275 4332,5I4 686,9785 J6s,:zs6s 22f,61J6 8],9692
La Luna descrive, con il raggio condotto verso il centro
Distanze medie dd piane/i e della Terra dal Sole. della Terra, tm'area proporzionale ai tempi.
tt 'lj d' Risulta dal moto apparente della Luna confrontato col
Secondo Kcplcro 951000 srg6so 152350 diametro apparente della stessa. Il moto della Luna inoltre
Secondo I3oulliau . 954198 522520 ISlJSO viene alquanto perturbato dalla forza del Sole, ma in questi
Secondo i tempi periodici 054006 s:zoog6 152369 fenomeni non considero le insensibili piccolczze delle devia-
o ~ ~ zioni.
Secondo Keplero . . 100000 72400 J88o6
Secondo Boulliau . IOOOOO 72398 JSsss
Secondo i tempi periodici 100000 72333 38710

dal Sole dei pianeti superiori, ogni discussione viene rimossa


mediante le eclissi dei satelliti di Giove. Per mezzo di quelle
eclissi, infatti, viene determinata la posizione dell'ombra che
Giove proietta, c in tal modo si ottiene la lontananza di
Giove dal centro del Sole. Inoltre la distanza di Giove viene
determinata dalla lontananza dal centro dE'l Sole e da quella
dal centro delta Terra, confrontate fra loro.

FE~OMENO v.
l pianeti primari, condotti i raggi t•erso la Terra, non de-
scrivono affatto, aree proporzionali ai tempi; ma, condotti i
raggi verso il Sole, descrivono, aree proporzionali ai tempi.
Rispetto alla Terra, infatti, ora vanno avanti, ora restano
stazionari, ora sono perfino retrogradi; ma rispetto al Sole
vanno sempre avanti e ciò con moto quasi uniforme, che
tuttavia è un po' più celere nei perielii e un po' più lento
negli afelii, così che la descrizione delle arce diventa. uguale.
La proposizione è notissima agli astronomi, e vien~ dimo-
strata particolarmente in Giove mediante le eclissi dei Satel-
)
'
LHlRO TERZO • PROl'OSlZIONl

mente per mezzo della quiete degli afeli. Infatti, la pur


minima aberrazione 1 dei moti delle absidi 2 (per il corol. r,
prop. XLV del libro I) dalla relazione del quadrato dovrebbe
diventare n0tevole già in ciascuna rivoluzione, enorme in
numerose rivoluzioni.

PROPOSIZIONE III. TEORE)[A III.


PROPOSIZIONI
La forza per effetto della quale la Luna è trattenuta nella
propria orbita, tende verso la Terra, ed è inversame·nte propor-
zionale al quadrato della distanza dei luoghi dal centro della
stessa.
PROPOSIZIO~E I. TEORE~IA J.
La prima parte dell'affermazione è manifesta sulla base
Le forze per effetto delle quali i pianeti che ruolano intorno del fenomeno sesto e delle proposizioni seconda o terza del
a Giove sono continuamente distratti dai moti rettilinei, e sono primo libro; la seconda parte sulla base del moto lentissimo
trattenuti nelle proprie orbite, tendon.o al centro di Giove e sono
inversamente proporzionali ai qttadrati delle distanze dci luoghi
1 Si tratta àcl fenomeno per cui un astro è visto invece che nella
dal medesimo centro.
posizione eHettivamente occupata S, in una posizione lievemente spo-
La prima parte della proposizione è manifesta sulla base st .. ta S'; il fenomeao è dovuto alla vclodtà della Tara. Il cambiamo::nto
di posizione subito dalle stelle f1sse a causa di questo spostamento, è cos!
del primo fenomeno e della proposizione seconda e terza picco1<1 (infatti C minorc della nm•antcsima parte del diametro apparente
del primo libro; la seconda parte sulla base del primo feno- del Snle) che gli astronomi, fino a Bradlcy (LI)<.J]-1762), non se n'erano
meno e del sesto corollario della quarta proposizione del accorti. Sebbene il fenomeno sia un ribultato necessario di due cause
medesimo libro. conosciute all'epoca della ~ua scoperta, tuttavia lo stesso Bradlcy vi arrivò
(172S) per puro caso, mentre era intento ad un.1. serie di osservazioni per
La medesima cosa vale per i pianeti che accompagnano determinare la parallasse annua delle stelle fisse.
Saturno, in base al secondo fenomeno. • In tal modo viene chi:~.mata ciascuna estremità di un'orlJita ellittica.
La parola proviene dal greco a~l;, che s1gnifica • curvatura u o • volta •.
PROPOSIZIO:-.'E Il. TEOREMA II. in quanto le absidi sono i punti in cui l'orLita si curva, si piega c cambia
direzione l"ahside più lontano, nelle orbite in cui il Sole occupa uno àci
Le forze per effetto delle quali i pianeti primari sono con- <lnc fuochi, cioè !"~tbside Sllperiore. si dice afelio. cfr. libro II. nota 1,
p. 414· L"~bside illfeYiore. cioè il punto dell'orbita più vicino al Sole,
tinuamente distratti dai moti rettilinei, e sono trattenuU nelle si rlice p~ridio. cfr. libro II. nota 2. p. 4!4· Qu:mdo si tratta del Sole o
proprie orbite, tendono al Sole, e sono inversamente proporzio- ddb Luna. J"absiàc Sllpcriore prende il ::.ome di apngcn. e !"abside infe-
nali ai quadrati delle distanze dal centra dello stesso. riore quello di perir;~o. pe~ché m•ll'orbita che descrive la Luna, e in quella
che apparentementa dt·~crive il Sole, la Terra ocCuJ.la uno àci fuochi.
La prima parte della proposizione è manifesta sulla base L'asse maggime dcl\"orl.Jita, cioO:, la retta che passa per il centro ùell"orbita
del quinto fenomeno e della seconda proposizione del primo ùel pianeta C'à urùsce le absidi, si àice li11~a dJ/le <l~sidi. Anche l'eccen-
libro; la seconda parte sulla base del quarto fenomeno e tricità si calcola ~ulla linea delle ab~iùi. La linea ùel\e absiùi non è immo-
bile. ma va soggetta ad un movimento pn,dotto dall'attrazione ,;cendevole
della quarta proposizione del medesimo libro. Questa parte dei pianeti. Il determinare la direzione di questa linea è nn problema ài
della proposizione, inoltre, viene dimostrata molto rigorosa- somma ilnportanla in astronomia.
PRINCIPI MAUMATICI LIBRO TERZO - PROPOSIZIONI

·'
dell'apogeo della Luna. Poiché quel moto, che durante le
3
PROPOSIZIOXE IV. TEOREMA IV.
singole rivoluzioni è soltanto di tre gradi e di tre minuti
in avanti, può essere trascurato. Infatti è manifesto (per il La Luna gravita verso la Terra, ed è sempre distratta dal
corol. I della prop. XLV del libro I) che se la distanza moto rettiliHeo e fratftJmda nella sua orbita dalla forza di gravità.
della Luna dal centro della Terra sta al semidiametro della La distanza media della Luna dalla Terra nelle sizigie è,
Terra come D ad I, la forza dalla quale tale moto nasce secondo Tolomeo 4 e molti astronomi, di 59 diametri terre-
diventa inversamente proporzionale a Dz4 /m ossia, inversa- stri; secondo Vendelin e Huygens di 6o, secondo Copernico 5
mente proporzionale alla potenza di D di cui 2 4/ 243 è l'espo-
nente, cioè, in ragione di una distanza un po' maggiore che
" Claudio Tolomeo, il più noto astronomo alessandrino e certamente
quella inversa al quadrato, ma che si accosta 593 f4 volte di
quello che intlul di più sugli sviluppi successivi della cultura scientifica.
più al quadrato che al cubo. Tale incremento nasce dal- :Nacque in Egitto intorno all'ultima metà del secondo secolo dell'èra vol-
l'azione del Sole (come in séguito verrà detto) e perciò, qui, gare. Si sa che divt:nne ben presto celebre sia come astronomo che come
va trascurato. L'azione del Sole, in quanto allontana la Luna g-eografo. Come astronomo si ricollega a;\ Ipparco (H secolo a. C.), pl'r
cui esprime più volte la massima ammirazione. La tradizione succ\,ssi,·a.
dalla Terra, sta esattamente come la distanza della Luna dalla ha reso Tolomeo responsabile ddla ipotesi geocentrica. Egli inlluenzò la
Terra, perciò (per le cose che vengono dette nel corol. 2, cultura occidentale, fino a Copernico, mediante la sua opera più impor-
prop. XLV del libro I) sta alla forza centripeta della Luna tante: l' ,1/mages/o, titolo che signilica "il massimo' ed è una corruzione
alessandrino-araba del titolo originario. L'Almagesto contiene un oistcma
come 2 a 357,45 circa, oppure I a 17829 /w E, trascurata la di astronomia talmente completo, che per sec<J!i si ritenne che tutta la
forza tanto piccola del Sole, la restante forza per effetto scienza vi fosse racchiusa. I succc~sori di TohJmen si acc:ontt•ntarono di
della quale la Luna è trattenuta nell'orbita sarà inversa- confermare con nuove osser"azioni gli el~mcnti principali <ktcrminati da
quell'illustre astronomo, senza app.,rtan·i ncsstma correzione sostanziale,
mente proporzionale a D 2 • Cosa che risulterà anche meglio specie per quanto riguarda l'ipotesi fondamentale. Questo libro contiene
confrontando questa forza con la forza di gravità, come anche la 111•ocrizione di tutti gli strum~nti nec~sari allo osservazioni degli
avviene nella proposizione che segue. a~tri. Tale opera. pcrtant<O, racchiuùomdo la storia della scienza e, anzi,
l'intera sdcnza di qut·i tempi, resta il monumento scientifico c letterario
Corol. Se la forza centripeta media, per effetto della quale di astronomia pi\1 pn'zioso che ci abbia trasutesHo l'antichità.
la Luna è trattenuta nella propria orbita, viene aumentata ' Kiccolò Copernico, il celebre rinn.watore del sistellla dd mondo,
una prima volta nella ragione di 17729 / 40 a 178'"9 / 40 , e poi n:wqtte a Tlwrn, in Pru5sia o iu Polonia, il J9 febbraio 1.173· Studiò a
anche nella ragione del quadrato del sernidiametro della Ter- Cracovia filosofia, medicina e matematica. Al\'..,tà di ventitré anni venne
in Italia c si i~cri~"e successivamente ndl'Università di B0logna, Roma,
ra alla distanza media del centro della Luna dal centro della I'>~.rlo\'a e Ferrara dove nel r503 consegui il diphnna <li dottore in diritt>J
Terra, si avrà la forza centripeta della Luna sulla super- t'ln>Jnico. Tornato in patria lo zio vescovo gli {e<;e a.%\'gnarc un canonicato
ficie della Terra, posto che quella forza, discendendo verso n<:lla piccola città di Frauenburg. :i\'dla solitudine di quosta cittadina.
Cop~mico ricominci<', a studiare tutti i sistemi a.;trnnomici degli antichi.
la superficie della Terra, venga continuamente aumentata in Fra tutti ii più ~ostenibile, nel senso che era il più semplice e simmetrico,
proporzione inversa al quadrato dell'altezza. gli pa!'ve quello di Filolao, il quale ùol>lvil ]., To:u"' tli un mul•J di rul<>·
7.ioue intorno a sé ~t~ssa e di rivoluzione annua intorno al Solo. Nell'adot-
t,.re questa ~oluzione Copernico pensò, dapprima, che essa non motlificava
in nulla la co~tituzione tlel mondo, in (jllanto si trattava solo dello spo-
hlamento del centro del moto dalla Terra al Sole. Qllesto fatto a\·rebb~
olteuut.~ di spiegare mrglio certi fenomuni particolari. In séguito, perU,
capi che lo spostare la Terra dalla sua millenaria immobilità (immobilità,
per altro, garantita dalla Scrilll<ra) non avrebbo mancato di suscitare
l Cfr. nota 2. Quest<l. parola è oggi usata in rdazione ai satelliti violente reazioni ispirate da una malintesa offesa alla fede. Per queste
.artificiali della Terra per degigna.re la loro distanza masbima dalla Terra. ragioni, oltre che per una. comprensibile pru<knza c dcsidctio di maggiore
PRINCII'l MATEMATICI LIBIIO TERZO - PROI'OSIZIONl 6"

di 6o1 f3 ; secondo Street di 6o2 / 5 e secondo Tycho 6 di 561 /z· come è stato stabilito dai mìsuratori francesi: ora, se si
l\ola Tycho e quanti seguono le sue tavole di rifrazione, suppone che la Luna venga privata di tutto il suo moto e
stabilendo che Ic rifrazioni del Sole e della Luna (asso- venga lasciata cadere, sotto la spinta di tutta quella forza,
lutamente contro la natura della luce) sono maggiori di per effetto della quale {per il corol. della prop. III) viene
quelle delle stelle fisse, c ciò di quattro o cinque minuti, mantenuta nella propria orbita, cadrà verso la Terra, e,
aumentarono la parallasse 7 della Luna di altrettanti minuti, cadendo, descriverà nello spazio di un minuto primo, 15 1 / 12
ossia, di quasi dodici o quindici parti dell'intera parallasse. piedi parigini. Ciò si ricava dal calcolo eseguito sia sulla
Si corregga questo errore, e la distanza diventerà di quasi base della proposizione XXXVI del libro primo, sia (il che
601 / 2 semidiametri terrestri, quasi come quella fissata da è lo stesso) sulla base del nono corollario della proposizione
altri. Supponiamo che la distanza media sia di sessanta quarta del medesimo libro. Infatti, il seno verso di quell'arco
semidiametri nelle sizigie; che il periodo della Luna, rispetto che la Luna, durante il tempo di un minuto primo, descrive
alle stelle fisse, venga completato in 27 giorni, 7 ore, 43 mi- col proprio moto medio alla distanza di sessanta semidiametri
nuti primi, come è stato stabilito dagli astronomi; e che la terrestri, è di circa I5 1/l2 piedi parigini, o più precisamente
circonferenza della Terra sia di I2324g6oo piedi parigini, di I5 piedi, I pollice e I~/ 9 di linea a. Ora, poiché quella forza,
accostandosi alla Terra, aumenta in proporzione inversa
al quadrato della distanza, e perciò sulla superftcie della
docum<:-nto.zione, Copernico ritardò ùi quasi quarant'anni la pubblicazione
del celeberrimo De orbium cocleslium rcvol11tio-nibHs, uscita a Norimberga
Terra diventa maggiore di 6o x 6o volte che sulla Luna,
nel l.i43· Il giorno Htcsso in c.ui gli ~rrivava il primo esemplare del suo un corpo, cadendo con quella forza nelle nostre regioni,
libro, CoJwrnico moriva. Era il 24 mo.gsio ùel 1543. nello spazio di un minuto primo dovrebbe descrivere 6o X
6 È uno d~i più grandi astronunù di tlttti i tempi ed autore di un

proprio sistema astronomico che tentava di conciliare la tradizione tole- x 6o x IS 1 / 12 piedi parigini e nello spazio di un minuto
maica con le nuove viii preci~e osservazioni del cielo. Nacque in Dani- secondo I5 1/ 12 piedi, O più precisamente I5 piedi, I pollice
marca il 13 dicembre l5.J6. Ln sua vito. fu piena di contrasti<' Jifftcoltà.
fin da viccolo. Nel 1572 gli co.pitU di uotarc una nuova stella di cui nes-
e I 1 / 9 di linea, E di fatto i gravi cadono sulla Terra per
suno si era accorto. La pubblicazion~ d('l\o osserva1.ioni De noz•a stella effetto di tale forza. Infatti, la lunghezza di un pendolo,
mmi 1572, Copenaghen, 1573, gli pro~nrò ampia fama nei circoli scicn- che oscilla con la frequenza di un minuto secondo nella
tiJici danesi e tedeschi. Federico II gli mise a disposizione un osservatorio,
su un"isola, allora perfetto di tutti i più recenti ritrovati. Brahe p<1té com-
latitudine di Parigi, è di tre piedi parigini e di 81 / 2 linee,
l'ien: e<l accumulare le sue osservazimù per dieci anni. Alla fine di questo come osservò Huygens. E l'altezza che un grave in caduta
poriodo, essendo anche morto Ferleri~o II, e accogliendo l'invito di Ro- descriverà durante un minuto secondo, sta alla metà della
dolfo H, si trasferisce in Doemia e poi a Praga ove morl il 24 ottobre t6or.
Tycho Bro.he, pur entro gli errori commessi, diede un impulso nott:vo- lunghezza di questo pendolo nella ragione del quadrato della
lissimo allo studio sistematico d('i cicli. Si pensi che le tre leggi di Keplero circonferenza del cerchio al suo diametro (come mostrò anche
sono dovute all"esisten.za di <JUCI!e osservazioni. Huygens) e perciò è di IS piedi parigini, I pollice, I 7 / 9 di
7 Diilerc:Ilza apparente nella posJ~iuae di un corpo ccl.,-stc quando
'"iene osservato da diverse posizioni. L"esempio più semplice è l'apparente linea. Perciò, la forza per effetto della quale la Luna, se
spo~tameuto di un oggetto contro uno sfondo lontano quando è osservato fosse lasciata cadere verso la superficie della Terra, viene
prima çol solo occhio destro poi col oolo occhio sinistro. Per misurare la
di~tanza di una stella c quindi la sua paralbsse viene usato il diametro
trattenuta nella propria orbita, diventerebbe uguale alla forza
dcll"orbita della Terra che è dt 300 mihotli di Km. Infatti nes~una distanza di gravità presso di noi; pertanto {per le regole I e II) è
sulla Terra sarebhe suflìcicntcmcntc lunga per rendere avwrtibilc la paral- quella stessa forza che noi siamo soliti chiamare gravità.
lasse. In tal modo la stella viene osservata ogni sei mesi alle due estremità
d<:l diametro, rendendo così apprezzabile lo ~postamcnto ùella stella
ossen;ata. 0
)lìsura Eneare equivalente a 0,00256 m.
6u l'RINCIPI MATEMATICI Lll!RO TERZO - PROPOSIZtoNt

Perché se la gravità fosse diversa da quella, i corpi, cercando cime dei monti, la medesima piccola luna, riunite entrambe
di raggiungere la Terra con entrambe le forze unite insieme, le forze, cadrebbe con una velocitit. doppia. Per la qual cosa,
cadrebbero con una velocità doppia, e cadendo nello spazio poiché entrambe le forze, quelle dei corpi pesanti e quelle
di un minuto secondo descriverebbero 301 h piedi parigini; delle lune, sono dirette verso il centro della Terra, e fra
assolutamente contro l'esperienza, loro sono simili ed uguali (per le regole I c II), avranno la
Questo calcolo è fondato sull'ipotesi che la Terra giaccia medesima causa. Pertanto, la forza, per effetto della quale
in quiete. Se, infatti, la Terra e la Luna si muovono in- la Luna è trattenuta nella propria orbita, sarà quella stessa
torno al Sole, e contemporaneamente ruotano anche intorno che siamo soliti chiamare gravità; e ciù affmché la piccola
al comune centro di gravità, la mutua distanza fra i centri luna sulla cima del monte o non manchi di gravità o non
della Luna e della Terra, ferma restando la forza di gravità, cada con una velocità doppia di quella con cui i gravi sono
sarà di 60 1 / 2 semiùiametri terrestri circa, come sarà chiaro soliti cadere.
dal calcolo iniziato. Il calcolo, infatti, può essere iniziato
sulla base della prop. LX del libro I. PROPOSIZIO~E V. TEOREMA V.
I pianeti che ruotano intorno a Giove gravitano verso Giove,
SCOLlO.
quelli intor110 a Satm11o verso Satumo e quelli intorno al Sole
La dimostrazione della proposiZIOne può essere svolta verso il Sole, e dalla forza della propria gravità so110 sempre
più ampiamente nel seguente modo. Se intorno alla Terra distratti dai moti retUlinci e sono trattenuti entro orbite cur-
ruotassero numerose lune, come avviene nel sistema di Sa- vilinee.
turno o di Giove, i tempi periodici di queste (per il principio
dell'induzione) osserverebbero la legge dei pianeti trovata Poiché le rivoluzioni dei pianeti gioviani, intorno a Giove,
da Keplero, per la qual cosa le forze centripete di queste di quelli che ruotano intorno a Saturno, intorno a Saturno,
sarebbero inversamente proporzionali ai quadrati delle di- e di 1\Iercurio e Venere e dei restanti pianeti che ruotano
stanze dal centro della Terra, per la prop. I di questo libro. intorno al Sole, intorno al Sole, sono fenomeni del medesimo
E se la più bassa di esse fosse piccola, e toccasse da vicino genere della rivoluzione della Luna intorno alla Terra: per
le cime dci monti più. alti, la sua forza centripeta, per ef- tal motivo (per la regola II) dipendono da cause del me-
fetto della quale è trattenuta nell'orbita, sarebbe esattamente desimo genere; soprattutto in quanto fu dimostrato che le
uguale alle gravità dei corpi sulle cime di quei monti (per forze dalle quali quelle rivoluzioni dipendono tendono verso i
il calcolo precedente), e accadrebbe che la medesima piccola centri di Giove, di Saturno e del Sole, e allontanandosi da
luna, se venisse privata di tutto il moto col quale prosegue Giove, da Saturno e dal Sole, decrescono secondo la propor-
lungo la propria orbita, per la mancanza di forza centri- zione e la legge in base alla quale la forza di gravità decresce
fuga per effetto della quale era trattenuta nell'orbita, ca- nell'allontanarsi dalla Terra.
drebbe sulla Terra con la medesima velocità con la quale Coro!. I. La gravità, dunque, è di tutti i pianeti. Nessuno,
cadono i gravi sulle cime di quei monti, e ciò a causa del- infatti, mette in dubbio che Venere, :Mercurio e gli altri pianeti
l'uguaglianza delle forze per causa delle quali cadono. E se siano corpi dello stesso genere di Giove e Saturno. E, poiché
la forza per effetto della quale quella piccola luna più bassa ogni attrazione, per la terza legge dei moti, è mutua, Giove
cade, fosse diversa dalla gravità, e contemporaneamente graviterà verso tutti i propri satelliti, Saturno verso i propri,
quella piccola luna gra\·itasse sulla Terra come i corpi sulle la Terra verso la Luna, e il Sole verso tutti i pianeti primari.
,,, PRINCIPI MATEMATICI LIIIRO TERZO • I'ROPOSIZlONI

Corol. 2. La gravità, che appartiene a ciascun pianeta, La caduta di tutti i gravi sulla Terra {tenuto conto del-
è inversamente proporzionale al quadrato delle distanze dei l'ineguale ritardo che nasce dalla scarsissima resistenza del-
luoghi dal centro dello stesso. l'aria) avviene in tempi uguali, come già altri osservarono;
Coro/. J. Tutti i pianeti gravitano fra loro mutuamente,
per i corol. l e 2. E pertanto, attraendosi scambievolmente teva una forza centrale nel Sole atta a mantenere i pianeti nelle orùite
Giove e Satumo in vicinanza della congiunzione, perturbano descritte intorno a lui. Un passo innanzi sulla strada della gravitazione
unh·cr~ale fu compiuto con \'Aslnmomia nova di Keplero. In questo libro
sensibilmente i propri moti, il Sole perturba i movimenti
l'astronomo espr>:lsse due posizioni fonrlamtnta\i: la gravità è la tendenza
lunari, il Sole e la Luna perturbano il nostro mare, come <lei corpi ad unirsi, per cui non si può dire che ('Sista materia leggera in
verrà spiegato nel séguito. assoluto, ma solo relativamente; tutta la materia, pertauto, è soggetta
alla forza e alla legge di gravitazione; e, la Luna gravita verso la Terra
e vicevqrsa, per cui se non fossero trattenute lontane \'uua dall'altra dalla
SCOLlO. loro forza di rotazione, esoe si rongiung~reb1lero nel h1ro comune centro
di gravità. Nel 1609, inoltre, K~plero ('nunciava le prime due leggi empi·
Fino a questo punto abbiamo chiamato centripeta la riche del moto dd piant.>ti scoperte sulla base dei dati ticouici relativi a
forza per effetto della quale i corpi celesti sono trattenuti i'vbrte. Nd J6JS scopriva la terza legge. In tal modo tutto il sistema solare
nelle proprie orbite. Ora, essa risulta essere la medesima veniva legato insieme da una precisa e~pressione matematica. :\Ia, come
dice il Vavilov, si poneva il seguente problema: esiste, e se esiste. quali
fona di gravità, e pertanto nel séguito la chiameremo gravità. dev,mo essere le leggi più generali della natura da cui risulti il moto
Infatti, la causa di quella forza centripeta, per effetto della descritto empiricamente dalle leggi di Keplero 1
quale la Luna è trattenuta nella propria orbita, deve essere Il lavoro di Newton fu preparato anche dagli studi ùi Galileo sulle
leggi della caduta dci gravi. Questi fu il fondatore della dinamìc.1. razio-
estesa a tutti i pianeti, per le regole I, II e IV. nale, os~ia ddla dottrina del movimento dci corpi sotto l'azione di una
f,lrza. Egli seppe individuare nel moto ciò che era essenziale alla sua ma-
PROPOSIZIONE VI. TEOREMA VI. tnnatizzaziorte in modo da fame una teoria f1sica. In particolare stabili
che seuza l'azione di flltzc un corpo si muoverebbe in modo urùforme o
Tutti i corpi gravitano verso i singoli pianeti, ed i loro rimarrebbe fermo e, inoltre', la legge ddl'indipcnd{·nza d('l\'azione delle
forze. I prindpi di Galileo furono utilizzati da Huygcns nel suo lloro/o-
pesi verso un qualunque medesimo pianeta, ad uguali distanze gilml asci/l,.torilmt. nel qu:~.le espresse matematicamente la forza centrifuga
dal centro del pianeta, sono proporzionali alla quantità di generata da un moto circt>lare, la costanza dei periodi del pcn<lolo circo-
materia contenuta in ciascuno ài essi 9 • lare, ecc. La situazione prima di Newton, dice ancora il Vavilov, era la
seguente: le leggi di Keplero ponevano un determinato problema meeca·
nico; le h1ggi rli Galileo stabilivano principi sulla base dei quali si poteva
9 La legge di gravità venne ded·Jtta da Newton a partire dalle leggi risolvere \]l!Cl problema; Huygens con1pl i primi tentativi per ri.:;olvere i
di Keplcro, in particolare dalla terza, nel I666, come è stato detto nel· primi problemi ili dinamica. Questo schema logico venne compreso per
l'Inlrod!lzi.oue . .Ma questo comporta. che già a quell'epoca egli dovesse la prima volta ùa Kewton.
conoscere anche l'espressione della forza centrifuga, Kei Prin~ipia Newton cita come suoi predecessori Boulliau, Barelli
La gravitazione sia come fatto particolare di un corpo o di un sistema e Hooke. lli Boullian, che difendeva Aristotele contro Keplero, ritenne la
di corpi, che come fatto universale era giil. stata intravista dall'atomismo seguente osservazione: non è vero che la forza proveniente dal Sole agisce
g;eco, e, in prccedenur., ./I.JW>~«!;;•Jra allrilmh·a ai corpi un pe•o che li soltanto nello ~P"~io in cui ruotnn·~ i pianeti c decresce quindi in pro-
attirava verso la terra coruiderata (Ome centro ùei loro movimenti. l\!a porzione inversa alla distanza del Sole; è vero inveee che la forza si dif-
il primo che ne parli in modo chiaro nd senso newtcmiano. è Copernico, fon..:te di superficie in supcrlicie, ed è invers:tmente proporzionale al quadrato
il quale nel capitolo nono del primo libro del D~ Riuolulin>dbus dice: della di~tanza dei Sole. Boulliau, però, non ammetteva una forza centrale
• Quanto alla gra,ità, io la considero come una certa tendenza naturale, proveniente dal Sole. Per una certa rettifica dell'opinione di Newton si
che il creatore ha impresso in tutte le parti della materia, affinché ten· veda la nota 6, p. 6IJ, (li questo terzo libro. Di Barelli, Newton, accolse
dessero ad unirsi in forma globulare pC'r meglio conservarsi; cd è proba· l'osoervazione che nei pianeti deve esistere un'inclinazione naturale verso il
bile che la stessa furza ~ia pure inC"rcnte al Sole, alla Luna e ai pianeti, corpo centrale, e che ogni moto circolare induce nel corpo in mnvimento
affinché questi c.orpi possano mant~nersi nella forma rotonda che loro una tendenza dal centro del moto versa l'esterno. Per il contributo di
vediamo"· Anche Tycho Brahe, sebbene in modo contraddittorio, am.met- Hooke, si rinvia a\l'Ju/rodu::iml~.
6z6 PlUNCIPl MATEMATICI LIBRO TERZO - PRCPOSIZIQNl
''7
ed è possibile notare con grande precisione l'uguaglianza di la propria caduta verso il Sole, spazi uguali in tempi uguali.
tali tempi nei pendoli. Ho tentato l'esperimento con pendoli E le forze, per effetto delle quali corpi ineguali sono ugual-
d'oro, d'argento, di piombo, di vetro, di sabbia, di sale, di le- mente accelerati, stanno come i corpi; ossia, i pesi stanno
gno, d'acqua e di frumento. Preparavo due recipienti di legno, come le quantità di materia nei pianeti. Inoltre, che i pesi
rotondi ed uguali. Riempivo l'uno di legno, e all'altro centro di Giove e dei suoi satelliti verso il Sole, siano proporzionali
di oscillazione sospendevo (nella misura del possibile esatta- alla loro quantità di materia, risulta dal moto estremamente
mente) un uguale peso d'oro. I recipienti, che pendevano da
fili uguali, lunghi undici piedi, costituivano i pendoli, asso-
1 regolare dei satelliti, per il coro!. 3 della prop. LXV del
libro I. Infatti, se alcuni di questi, in relazione alla propria
lutamente uguali quanto al peso, alla figura e alla resistenza quantità di materia, fossero attratti più degli altri verso il
dell'aria; ed impresse uguali oscillazioni, una volta posti uno Sole, i movimenti dei satelliti (per il corol. 2, prop. LXV
vicino all'altro, anùaYano e tornavano insieme per lunghis- del libro I) sarebbero perturbati dall'incguaglianza dell'at-
simo tempo. Perciò, la quantità di materia nell'oro (per i trazione. Se, ad uguali distanze dal Sole, un satellite gravi-
corol. r e 6 della prop. XXIV del libro II) stava alla quan- tasse verso il Sole, in relazione alla propria quantità di
tità di materia nel legno, come l'azione della forza motrice materia, più di quanto avviene per Giove, in relazione alla
in tutto l'oro alla medesima azione in tutto il legno; ossia, propria quantità di materia, e ciò in una qualunque ragione
come il peso dell'uno stava al peso dell'altro. E cosi per i data, mettiamo di d a e, allora la distanza fra il c.:entro
rimanenti. 1\-Iediante questi esperimenti potei chiaramente del Sole e il centro dell'orbita del satellite, sarebbe sempre
apprendere che la differenza di materia in corpi dello stesso maggiore della radice rruaclrata della distanza fra il centro del
peso è minore clelia millesima parte eli tutta la materia. Sole e il centro di Giove, esattamente: come scopersi mediante
Non v'è dubbio, perciò, che la natura della gra\"it;\ sui pianeti un certo calcolo. E se un satellite gravitasse in una ragione
è identica a quella della gravità sulla Terra. Si immagini, minore di quella eli d a e, la di~tanza del centro dell'orbita
infatti, che questi corpi terrestri siano sollevati fino all'orbita ciel satellite dal Sole sarebbe minore della radice quadrata
della Luna, ed insieme con la Luna, privata di ogni movi- della distanza del centro di Giove dal Sole. Perciò se, ad
mento, siano lasciati anelare affmché cadano nello stesso tempo uguali distanze dal Sole, la gravità acceleratrice di un qual-
sulla Terra; allora, per le cose prima dette, è certo che in- siasi satellite verso il Sole, fosse maggiore o minore della
sieme con la Luna descrive:-anno spazi uguali in tempi gravità acceleratrice di Giove verso il Sole, anche soltanto
uguali; e ciò perché stanno alla quantità di materia nella della millesima parte dell'intera gravità, allora la distanza
Luna, come i propri pesi al peso della stessa. Inoltre, poiché del centro dell'orbita del satellite dal Sole sarebbe maggiore
i satelliti di Giove ruotano in tempi che sono in ragione o minore della distanza eli Giove dal Sole di 1 / 2000 dell'intera
della potenza 3 / 2 delle distanze dal centro eli Giove, le loro distanza, ossia di un quinto della distanza del satellite più
gravità acceleratrici verso Giove saranno inversamente pro- esterno dal centro di Giove, il che, in verità, renderebbe
porzionali ai quadrati delle distanze dal centro di Giove; molto sensibile l'eccentricità dell'orbita. 1\Ia le orbite dei
per la qual cosa, ad uguali distanze da Giove, le loro gravità satelliti sono concentriche a Giove, per la qual cosa le gravità
acceleratrici risulteranno uguali. Cosicché, cadendo in tempi acceleratrici di Giove e elci satelliti verso il Sole sono fra
uguali, da uguali altezze, descriverebbero spazi uguali; come loro uguali. Per lo stesso ragionamento, i pesi di Saturno e
avviene per i gravi su questa nostra Terra. E per lo stesso dei suoi compagni verso il Sole, ad uguali distanze dal Sole,
argomento, i pianeti che ruotano intorno al Sole, lasciati stanno come le quantità di materia negli stessi; e i pesi
cadere da ut,mali distanze dal Sole, descriverebbero, durante della Luna e della Terra verso il Sole o sono nulli, o esat-
,,,
t:lmente proporzionali alle loro masse. 1\·Ia sono qualcosa
~.
)
LIIIRO TERZO • PROI'OSIZION!

potrebbero via via perdere la propria gravità. I pesi pertanto


per i coro!. I e 3 della prop. V. l dipenderebbero dalle forme dei corpi e potrebbero essere
Inoltre, i pesi delle singole parti di un pianeta qualsiasi variati insieme con le forme, contro quanto è stato provato
verso un altro qualsiasi stanno fra loro come la materia nel precedente corollario.
nelle singole parti. Infatti, se alcune parti, in relazione alla Coro!. 3· Gli spazi non sono tutti ugualmente pieni.
quantità di materia, gravitassero di più e altre di meno, Infatti, se tutti gli spazi fossero ugualmente pieni, la gravità
l'intero pianeta, in relazione al genere di parti delle quali specifica del fluido del quale la regione dell'aria fosse piena
soprattutto abbonda, graviterebbe, in relazione alla I]Uantità non cederebbe, a causa dell'estrema densità della materia,
dell'intera materia, più o meno. E non importa che quelle al peso speciHco dell'argento vivo, o dell'oro, o di un qual-
parti siano interne o esterne. Infatti, se, per esempio, si ~iasi altro corpo densissimo; pertanto, né l'oro né un qualsiasi
immaginasse di sollevare nell'orbita_ della Luna i corpi ter- altro corpo potrebbe cadere attraverso l'aria. Infatti i corpi,
restri, e si dovesse paragonarli col corpo della Luna; e se i ::;alvo che siano di un peso speciftco maggiore, si immergono
pesi di questi stessero ai pesi delle parti esterne della Luna nei fluidi in misura minima. Se, quindi, la quantità di mate-
come le quantità di materia negli uni e nelle altre, e stessero ria in uno spazio dato può essere diminuita per una qualsiasi
ai pesi delle parti interne in una ragione maggiore o mi- rarcfazìone, perché non potrebbe essere diminuita all'infinito?
nore, allora i medesimi pesi starebbero al peso di tutta la Corol. 4· Se tutte le particelle solide di ogni corpo sono
Luna in una ragione maggiore o minore: contro ciò che è della medesima densità, e non possono essere rarefatte senza
stato mostrato sopra. pori, allora il vuoto è dato. Dico che hanno la medesima
Corol. I. Di conseguenza i pesi dei corpi non dipendono densità, e le forze d'inerzia di esse stanno come le grandezze.
dalle loro forme e dalla loro composizione. Se infatti potes- Corol. 5· La forza di gravità è di genere diverso dalla
sero essere variati insieme con la forma, sarebbero, in rela- forza magnetica. Infatti, l'attrazione magnetica non sta come
zione alla varietà delle forme, maggiori o minori in quantità la quantità di materia attratta ..Alcuni corpi sono attratti
uguali di materia: e ciò è assolutamente contro l'esperienza. di più, altri di meno, moltissimi non sono attratti. E la
Corol. 2. Tutti i corpi che sono intorno alla Terra, gravi- forza magnetica di un medesimo corpo può essere aumentata
tano verso la Terra; ed i pesi di tutti quelli che sono ugual- e diminuita, e talvolta, in relazione alla quantità di materia,
mente lontani dal centro della Terra, sono proporzionali alle è molto più grande della forza di gravit<'t, e nell'allontanarsi
quantità di materia nei medesimi. Questa è una qualità di dalla calamita decresce non nella proporzione del quadrato
tutti i corpi sui quali è possibile impiantare esperimenti, e della distanza, ma quasi nella proporzione del cubo, come
pertanto, per la regola III va affermata di tutti. Se l'etere potei accorgermi da certe grossolane osservazioni.
o un altro corpo qualsiasi venisse privato completamente
della gravità, oppure, in relazione alla quantità di ma- PROPOSIZIONE VIL TEOREMA VIL
teria, gravitasse di meno, poiché (secondo Aristotele, Cartesio La gnwità appartiene a tutti i corpi, ed è proporzionale
ed altri) non differisce dagli altri corpi eccetto che per la alla quantità di materia itt ciascuno.
forma della materia, potrebbe per un graduale mutamento
di forma essere cambiato in un corpo della medesima con- Abbiamo già proYato che tutti i pianeti gravitano l'uno
dizione di quelli che, in relazione alla loro quantità di materia, verso l'altro, come anche che la grayità verso uno qualunque
gravitano massimamente, e, inversamente, i corpi massima- di essi, considerato separatamente, è inversamente propor-
mente gravi, assumendo gradualmente la forma di quello, zionale al quadrato della distanza dci luoghi dal centro del

j
l
630 PRINCIPI MATEMATlCI
Il LlliRO TERZO - PROPOSIZIONI

pianeta. Quindi ne segue (per la prop. LXIX del libro I ì Dopo aver trovato che la gravità verso l'intero pianeta
ed i suoi corollari) che la gravità in tutti i pianeti è propor- nasce ed è composta della gravità verso le parti, ed è nelle
zionale alla materia nei medesimi. singole parti inversamente proporzionale al quadrato delle
Inoltre, poiché tutte le parti di un qualsiasi pianeta A distanze dalle parti, dubitavo o che tale proporzione del
gravitano verso un qualsiasi pianeta B, e la gravità di cia- quadrato si ottenesse esattamente per l'intera forza costituita
scuna parte sta alla gravità dell'intero, come la materia da numerose forze, o che, piuttosto, fosse solo approssimata.
della parte alla materia del tutto, e ad ogni azione corri- Potrebbe, infatti, avvenire che la proporzione, che alle mag-
sponde (per la terza legge dei muti) un'uguale reazione, il giori distanze viene ottenuta con esattezza, in vici)lanza della
pianeta B. a sua ,·olta, graviterà verso tutte le parti del superficie del pianeta, a causa delle distanze ineguali delle
pianeta A, e la propria gravità verso una qualunque parte particelle e dei luoghi dissimili, si alterasse notevolmente.
starà alla propria gravità verso il tutto, come la materia Finalmente, sulla base della prop. LXXV e LXXVI del
della parte alla materia del tutto. - C.V.D. libro I e dei loro corollari, compresi la verità della propo-
Corol. I. La gravità sull'intero pianeta, dunque, nasce sizione di cui qui si tratta.
ed è composta della gravità verso le singole parti. Della Corol. I. Possono essere trovati e confrontati fra loro i
qualcosa abbiamo esempi nelle attrazioni magnetiche ed pesi dei corpi nei diversi pianeti. Infatti, i pesi di corpi uguali
elettriche. Infatti, tutta l'attrazione verso l'intero nasce dalle intorno ai pianeti e che ruotano lungo circonferenze stanno
attrazioni verso le singole parti. Nella gravità la cosa si (per il corol. 2, prop. IV del libro I) direttamente come i
capisce supponendo che numerosi pianeti minori si riuni- diametri dci cerchi e inversamente come i quadrati dei tempi
scano in un solo globo e compongano un pianeta maggiore. periodici; e i pesi presso le superfici dei pianeti, o ad altre
Infatti, la forza del tutto dovrà nascere dalle forze delle qualsiasi distanze dal centro, sono maggiori o minori (sulla
parti componenti. Se qualcuno obiettasse che tutti i corpi, base di questa proposizione) in proporzione inversa al qua-
che sono sulla Terra, dovrebbero, per questa legge, gravitare drato delle distanze. Così dai tempi periodici di Venere
l'uno verso l'altro, quando, tuttavia, una gravità di questo intorno al Sole effettuati in 224 giorni e r6 ore 3 / 4 • del satel-
tipo non viene in nessuno modo percepita, rispondo che, lite esterno eli Giove che ruota intorno a Giove in r6 giorni
poiché la gravità verso questi corpi sta alla gravità verso e r6 ore 8 / 15, del satellite di Huygens 10 intorno a Saturno
l'intera Terra come questi corpi stanno all'intera Terra, è in IS giorni e 22 2/ 3 ore, e della Luna intorno alla Terra,
molto minore di quella che può essere percepita. in 27 giorni, 7 ore, 43 minuti, confrontati con la distanza
Coro!. :z. La gravitazione verso le singole particelle uguali media di Venere dal Sole e con le massime elongazioni elio-
del corpo è inversamente proporzionale al quadrato della centriche del satellite esterno di Giove dal centro di Giove,
distanza dei luoghi dalle particelle. Risulta dal coro!. 3, 8' r6", del satellite di Huygcns dal centro di Saturno, 3' 4",
prop. LXXIV del libro I. e della Luna dal centro della Terra, Io' 33"; effettuato il
calcolo trovai che il peso dei corpi uguali ed ugualmente
PROPOSIZIONE VIII. TEOREMA VIII. distanti dal centro del Sole, di Giove, di Saturno e della
Terra, stanno al Sole, a Giove, a Satumo e alla Terra, rispet-
Se la materia di due sfere ugualmente distanti dal centro tivamente come I, 1/ 1067 , 1 / 30n e 1 / 169252 ; ed essendo state au-
e che gravita-no l'una verso l'altra da ogni parte, è omogenea,
il peso di una sfera verso l'altra è t'nversamente proporzt'onale 10 Si tratta del satellite di Satumo scoperto da HuygeiLS insieme col
al quadrato della distanza fra i centri. fratello,
PRINCIPI :\!ATEMATICI .r LIBRO TERZO • PROPOSIZIONI 633

mentate o diminuite le distanze, i pesi vengono diminuiti diverse distanze dal Sole, affinché ciascuno, in relazione alla
o aumentati in ragione del qmdrato; i pesi di corpi uguali densità, fruisse di un maggiore o minore calore del Sole.
presso il Sole, Giovf:', Saturno e la Terra, distanti 10.000, La nostra acqua, se la Terra fosse collocata nell'orbita di
997, 791 e wg ùai loro centri, e perciò sulle loro superfici, Saturno, gelerebbe; se nell'orbita di 11Iercurio, svanirebbe
staranno come 10.000, 943, 529 e 435 rispettivamente. istantaneamente in vapore. La luce del Sole, infatti, alla
Quanto grandi siano i pesi dei corpi sulla superficie della quale il calore è proporzionale, è più densa di sette volte
Luna, verrà detto in séguito. nell'orbita di 1\Iercurio che da noi; e ho sperimentato con
Coro!. 2. Si eonosce ;mche la quantità òi materia di un termometro che con un calore di sette volte maggiore
ciascun pianeta. Inbtti le quantità di materia sui pianeti del Sole estivo l'acqua entra in ebollizione. Non v'è dubbio
stanno come le loro forze ad uguali distanze dai loro centri, che la materia di l\fercurio sia adatta al calore, e che per-
ossia, sul Sole, Giove, Saturno e sulla Terra stanno come tanto sia più densa della nostra; quanto più densa è tutta
I, 1 } 1o67 , 1 / 3021 , 1 / 169282 rispettivamente. Se si stabilisce che al
la materia tanto maggiore calore viene richiesto perché le
parallasse del Sole è maggiore o minore di IO" 30"', la quan- operazioni naturali possano effettuarsi.
tità di materia della Terra dovrà aumentare o diminuire in
ragione del cubo. PROPOSIZIONE IX. TEOREMA IX.
Corol. 3- Si conoscono anche le densità dei pianeti. Infatti, La gravità, dirigendosi verso il basso dalle superfici dei
i pesi di corpi uguali ed omogenei su sfere omogenee stanno pianeti, decresce esattamente in ragione delle distanze dal centro.
sulla superficie delle sfere come i diametri delle sfere, per
Se la materia del pianeta fosse di densità uniforme,
la prop. LXXII del libro I, perciò le densità delle sfere
questa proposizione verrebbe ottenuta esattamente, per la
eterogenee stanno come i loro pesi divisi per i diametri delle
prop. LXXIII del libro I. Quindi l'errore è tanto grande
sfere. I diametri veri del Sole, di Giove, di Saturno e della
quanto quello che può nascere dall'ineguale densità.
Terra erano fra loro come IO.ooo, 997, 791 e 109, ed i pesi
sui medesimi come ro.ooo, 943, 529 e 435 rispettivamente;
PROPOSIZIONE X. TEOREMA X.
pertanto, le densità stanno come roo, 941 } 2, 67 e 400. La
densità della Terra, quale risulta da questo calcolo, non Il moto dei pianeti nei cieli può essere conservato molto·
dipende dalla parallasse del Sole, ma è determinata per a lungo.
mezzo della parallasse della Luna; pertanto è rettamente Nello scolio della proposizione XL del libro II, fu mo-
dcfmita. Il Sole dunque è un po' più denso di Giove, e Giove strato che un globo di acqua congelata, che si muova libe-
di Saturno, e la Terra è quattro volte più densa del Sole. ramente nella nostra aria e descriva la lunghezza del proprio
Infatti il Sole diventa raro a causa del suo altissimo calore. scrnidiametro, pe-rderebbe, a causa della re-siste-nza dell'aria,
La Luna è più densa della Terra, come risulterà nel séguito. 1/mu parte del proprio moto. La medesima proporzione viene
Coro!. 4· Di conseguenza, i pianeti minori sono più densi, ottenuta esattamente in globi comunque grandi e velo-
a parità delle altre cose. Co~ì. infatti, la forza di gravità ci. Ora, che il globo costituito dalla nostra Terra sia
sulle loro superfici si accosta di più all'uguaglianza. Ma più denso che se fosse fatto interamente d'acqua, arguisco
anche i pianeti che sono più vicini al Sole, a parità delle in questo modo. Se questo globo fosse interamente acqueo
altre cose, sono pii1 densi; come Giove rispetto a Satumo r1uelle qualsiasi cose che fossero meno dense dell'acqua, a
e la Terra rispetto a Giove. I pianeti andavano collocati a causa della minore gravità specifica, emergerebbero e galleg-
Il
PRINCIPI MATEMATICI 'l LIIIRO TEJtZO - PROPOSIZIONI
635

gerebbero. E per questa circostanza, coperto ovunque di causa della resistenza del mezzo, la milionesima parte del
acqua il globo terrestre, se questo fosse meno denso del- proprio moto. ~egli spazi prossimi alta Terra, si trova che
l'acqua, emergerebbe alquanto, e defluendo, tutta l'acqua si la resistenza è creata da mùl'altro che dall'aria, dalle esala-
concentrerebbe nella regione opposta. E identico è il ragio- zioni e dai vapori. Toltili con ogni cura da un tubo cilindriç 0
namento per la nostra Terra circondata per gran parte dai eli vetro, i gravi cadono all'interno del tubo liberissimamente
mari. Se questa nnn fosse più densa, emergerebbe dai mari, e senza alcuna apprezzabile resistenza; lo stesso oro ed una
ed in relazione al grado eli leggerezza emergerebbe più o meno piuma leggerissima lasciati andare insieme, cadono con velo-
dall'acqua, essendo confluiti tutti i marinella regione opposta. cità uguale, e sebbene descrivano un'altezza eli quattro, sei
Per lo stesso argomento le macchie solari sono più leggere e perfino otto piedi, cadono contemporaneamente sul fondo,
della materia risplendente del Sole, sulla quale galleggiano. E come si apprende dall'esperienza 11 • Per la qual cosa, se si
quale che sia stata la formazione dci pianeti dall'acqua, tutta sale nei cieli vuoti di aria e di esalazioni, i pianeti e le comete
la materia più grave, durante il tempo in cni la massa era per lunghissimo tempo saranno mossi attraverso quegli spazi
tluida, tendeva al centro. Di conseguenza, poiché la comune privi di ogni resistenza.
terra è, alla superficie, più pesante quasi due volte del-
l'acqua, c un po' più in basso, nelle miniere, è più pesante IPOTESI L
di tre o eli quattro o anche di cinque volte, è verosimile che la Il centro del sistema del mondo è in quiete.
quantità di tutta la materia della Terra sia di cinque o sei
volte maggiore che se fosse costituita interamente da acqua; Questo è accordato da tutti, sebbene alcuni discutano
soprattutto in quanto la Terra è quasi quattro volte più sul fatto se nel centro del sistema siano in quiete la Terra
densa eli Giove, come prima è stato mostrato. Per la qual o il Sole. Vediamo che cosa segue di qui.
cosa, se Giove diventasse un po' più denso dell'acqua, esso,
PROPOSIZIONE Xl. TEOREMA XI.
nello spazio di trenta giorni, durante i quali descrive la
lunghezza di 459 dei propri scmidiametri, perderebbe, in un Il comune centro di gravità della Terra, del Sole e di tutti
mezzo delta medesima demità della nostra aria, quasi la- ~ pianeti è in quiete.
decima parte del proprio moto. Ora, poiché la resistenza dei Infatti il centro (per il coro!. 4 delle leggi) o è in quiete
mezzi diminuisce in ragione del peso e della densità, l'acqua, o si muove uniformemente in linea retta. l\la se quel
che è di I3'/s volte più leggera dell'argento vivo, resisterà centro si muove sempre, anche il centro del mondo si muo-
meno che in quella ragione; e l'aria, che è 86o volte più verà: contro l'ipotesi.
leggera dell'acqua, resisterà meno che in quella ragione; se
si salisse nei cieli dove il peso del mezzo entro cui i pianeti 11
Come è noto la fisica aristotelica e medioevale respingeva i! concetto
si muovono, rliminnisce all'infinito, la re~istenza ces~erà ùi spazin vuoto e. di consPguenza, non si P<)DCva nemmeno il problema
quasi. Nello scollo alla prop. XXII del libro II abbiamo della caduta di un corpo nel vuoto. Il merito di aver dimostrato teorica-
mostrato che se si salisse ad un'altezza di duecento miglia mente che l'accelerazione di due oggetti qualunque, i quali cadano nel
vuoto, è eguale, spetta a Galilei.
sopra la Terra, l'aria sarebbe li meno densa che sulla super- Le esperienze eseguite qualche decennio piil tardi con la macchina
ficie della Terra in ragione di 30 a o,ooooooooooo03998 o pneumatica conlermarono la d~duzione. Contemporaneamente a qu!lSto
di 750ooooooooooo ad r circa. E quindi, la stella di Giove, latta Galil,,o scopriva la legge che regola la caduta dei gra~i. legge in base
a cui l"accrescimeato Jella velocità è proporziona](' al tempo (ossia, dopo
ruotando in un mezzo della medesima densità di quell'aria un tempo Joppio la velocità è doppia, tripla dopo un t~mpo triplo. ecc.;
più alta, nel tempo di roooooo anni, non perderebbe, a ossia ancora, gli spazi perco!"3i sono proporzionali al quadrato dei tempi).
l'JUNClPt M.UEM.,TICI LIBRO TERZO - PROFOSIZIONl

PROPOSIZIOXE XII. TEORDlA XII. PROPOSIZIONE XIII. TEOREMA XIII.


Il Sole si muove di moto continuo, ma non si allontana
I pianeti sono mossi lungo ellissi che hanno un f-uoco nel
mai di tnolto dal comune centro d·i grat,ifà di tutti i pianeti.
centro del Sole, c, con i raggi condo/ti a quel centro, descrivono
Infatti, poiché (per il coro!. 2 della prop. VIII) la quan- aree proporzionali ai tempi.
tità di materia nel Sole sta alla quantità di materia in Giove
come 1067 a I, e la distanza di Giove dal Sole sta al semi- Discutevamo, prima, circa questi moti ricavati dai feno-
diametro del Sole in una ragione un po' maggiore, il comune meni. Ora, conosciuti i principi dei moti, da questi ricaviamo
centro di gravità di Giove e del Sole cade su un punto un a priori i moti celesti. Poiché le gravità dci pianeti verso il
po' fuori della superficie del Sole. Per lo stesso ragiona- Sole sono inversamente proporzionali ai quadrati delle di-
mento, poiché la quantità di materia nel Sole sta alla quan- stanze dal centro del Sole, se il Sole fosse in quiete e i pianeti
tità di materia in Saturno come 3021 a I, e la distanza di rimanenti non agissero uno sull'altro, le loro orbite sarebbero
Satumo dal Sole sta al semidiametro del Sole in una ragione ellittiche, avendo il Sole come fuoco comune, e la descri-
un po' minore, il comune centro di gravità di Saturno e zione delle aree sarebbe proporzionale ai tempi (per le pro-
del Sole, cadrà in un punto un po' dentro la superftcie del posizioni I e XI ed il coro!. r della prop. XIII del libro I).
Sole. E continuando sulle tracce del medesimo calcolo, se la Ma le azioni dei pianeti fra loro sono molto deboli (tanto
Terra e tutti i pianeti stessero da uno stesso lato del Sole, il che possono essere trascurate) e perturbano il moto dei
comune centro di gravità di tutti disterebbe dal centro del pianeti intorno al Sole mobile (per la prop. LXVI del libro I)
Sole di appena un diametro del Sole. Negli altri casi, la di- meno di quanto avverrebbe se questi moti venissero effettuati
stanza dei centri è sempre minore. Pertanto, poiché quel cen- intorno al Sole in quiete.
tro di gravità è perpetuamente in quiete, il Sole, in relazione L'azione di Giove su Saturno, in verit<'t, non è affatto
alla diversa posizione dei pianeti. si muoverà verso tutte le da trascurare. Infatti, la gravità verso Giove sta alla gravità
parti, ma non si allontanerà mai di molto da quel centro. verso il Sole (a parità di distanze) come I a I067; perciò,
Coro/. Quindi il comune centro di gravità della Terra, nella congiunzione di Giove e di Saturno, in quanto la di-
del Sole e di tutti i pianeti deve essere considerato come stanza di Saturno da Giove sta alla distanza di Saturno
centro del mondo. Infatti, poiché la Terra, il Sole e tutti dal Sole quasi come 4 a 9, la gravità di Saturno verso Giove
i pianeti gravitano l'uno verso l'altro, e in quanto, in rela- starà alla gravità di Saturno verso il Sole come Sr a r6 X
zione alla forza della propria gravità, si muovono continua- X Io67 oppure I a 2II circa. E di qui nasce una perturba-
mente secondo le leggi del moto, è chiaro che i loro centri zione dell'orbita di Saturno, durante ciascuna congiunzione
mobili non possono essere considerati come il centro in di questo pianeta con Giove, tanto sensibile che gli astro-
quiete del mondo. Se nel centro dovesse essere collocato il nomi, nei confronti della medesima, sono imbarazzati. In
corpo verso il quale, massimamente, tutti i corpi gravitano relazione alle varie po~izioni del pianeta nelle sue congiun-
(come è opinione del volgo) questo prhilegio dovrebbe essere zioni, la sua eccentricità ' 2 ora aumenta, ora diminui-
accordato al Sole. r..Ia in quanto il Sole si muove, dovrà
essere scelto un punto in quiete, dal quale il centro del Sole lZ Con questo nome nell'a,;t:mnom.ia antica si irrdicava la distanza
si allontani il meno possibile, e dal quale il medesimo si della Terra dal centro ùdl"orbita ili un pianeta. !Ila da Keplero in poi
allontanerebbe anche meno, se per caso il Sole fosse più questo termine è stato adoperato soltanto per esprimere la distanza tra
il centro ùdl'orbita ellittica di un pianeta (o ili un satellite) ed il suo fuoco
denso e più grande, in quanto si muoverebbe di meno. occupato dal Sole {o rispettivamente dal pianeta principale).
PRINCIPI MATEMATICI
l[ LIBRO TERZO - PROPOSIZIONI 6]9

sce; il suo afelio ora avanza, ora deve rinculare fortemente, Corol. I. Sono in quiete anche le stelle fisse, in quanto
c il moto medio è, a volte alterne, accelerato e ritardato. che mantengono le posizioni date rispetto agli afelii e ai nodi.
Tuttavia, l'intera deviazione nel suo moto intorno al Sole, Corol. 2. Di conseguenza, poiché la loro parallasse, nata
originata da una così grande forza può essere quasi evitata dal movimento annuo della Terra, non è affatto sensibile,
(eccetto che nel moto medio), situando il fuoco più basso le loro forze, a causa della immensa distanza dei corpi, non
della sua orbita nel comune centro di gravità di Giove e producono affatto effetti sensibili sul nostro sistema. Ché
del Sole (per la prop. LXVII del libro I) e, pertanto, ave anzi le stelle fisse, ugualmente disperse in tutte le parti del
tale deviazione è massima, supera a stento i due minuti cielo, distruggono, per la prop. LXX del libro I, per effetto
primi. E la massima deviazione supera appena durante il delle attrazioni contrarie, le loro mutue forze.
moto medio, i due minuti primi all'anno. !VIa nella congiun-
zione di Giove e di Saturno, le gravità acceleratrici del Sole Scouo.
verso Saturno, di Giove verso Saturno e di Giove verso il
. r6 x Sr x 3021 Poiché i pianeti più vicini al Sole (come ~Iercurio, Venerc,
Sole stanno quas1 come r6, 8r e o 156609; Terra e Marte), a causa della piccolezza dei corpi agiscono
25
perciò la differenza delle gravità del Sole verso Saturno e l'uno sull'altro ben poco, gli afelii e i nodi di questi sono
di Giove verso Saturno sta alla gravità di Giove verso il in quiete, salvo che siano perturbati dalle forze di Giove,
Sole come 65 a 1566og oppure come r a 2409. Ma questa di Saturno e dei corpi superiori. Quindi, per la teoria della
differenza è proporzionale alla massima capacità di Saturno gravità, se ne può ricavare che gli afclii di questi si muovono
di perturbare il moto di Giove, e pertanto, la perturbazione alquanto in avanti, rispetto alle stelle fisse, e ciò in ragione
dell'orbita di Giove è molto minore di quella di Saturno. della potenza 3 /z delle distanze di questi pianeti dal Sole.
Le perturbazioni delle orbite residue sono ancora molto Cosicché, se l'afelio di Marte in cento anni effettua 33' 20"
minori, eccetto che per l'orbita della Terra che è sensibil- in avanti, rispetto alle stelle fisse, gli afelii della Terra, di
mente perturbata dalla Luna. Il comune centro di gravità Vcnere e di l\'Iercurio, in cento anni effettueranno in avanti
della Terra e della Luna, percorre, intorno al Sole posto 17' 40", ro' 53" e 4' 16" rispettivamente. E questi movi-
nel fuoco, un'ellisse, e con il raggio condotto verso il Sole menti, a causa della loro piccolezza, vengono, in questa
descrive aree proporzionali ai tempi, e la Terra ruota intorno proposizione, trascurati.
a questo centro comune con un moto mensile.
PROPOSIZIONE XV. PROBLE::IIA J.
PROPOSIZIONE XIV. TEOREMA XIV.
Trovare i diametri principah' delle orbite.
Gli a/clìi cd i nodi delle orbite sono in quide,
Gli afelii, per la prop. XI del libro I, sono in quiete, Questi vanno presi in ragione della potenza 2 / 3 dei tempi
come anche i piani delle orbite, per la prop. I del medesimo periodici, per la prop. XV del libro I. Ciascuno, poi, \'a
libro, ed essendo in quiete i piani, sono in quiete i nodi. aumentato in ragione della somma delle masse del Sole e
Tuttavia, dalle mutue azioni dci pianeti che ruotano e delle di un qualsiasi pianeta con il primo dei due medi pro-
comete nascono alcune ineguaglianze, che a causa della loro porzionali tra tale somma e il Sole, per la prop. LX
piccolezza possono essere, qui, trascurate. del libro I.
P!l!NCIPI }IATUIATICI

PROPOSIZIONE XVI. PROBLEMA II.


Trovare le eccentricità e gli ajelii delle orbite.
' UBRO Tf.RZO - PROPOSIZIONI

teoria della librazione della Luna nella sua Astronomia, edita


all'inizio dell'anno 1676, e la trasse interamente dalle mie
lettere. Semùra che il satellite più esterno 15 di Saturno ruoti
Il problema si risolve per mezzo della prop. XVIII del con un moto simile intorno al proprio asse, e che guardi
libro I. continuamente a Satumo con la medesima faccia. Infatti,
ruotando intorno a Satumo, tutte le volte che si accosta
PROPOSIZIONE XVII. TEOREMA XV. alla parte orientale della propria orbita, viene visto con
molta difficoltà, e il più delle volte è invisibile; il che può
I movimenti dittrni dei p·ianeti sono uniformi, e la libra- avvenire a causa di certe macchie in quella parte del corpo
zione 13 della Ltma nasce dal suo muto dittrno.
che è allora voltata verso la Terra, come osservò Cassini.
Risulta dalla I legge del moto e dal coroL 22 della pro- Sembra che il satellite esterno di Giove ruoti intorno al
posizione LXVI del libro I. Giove, rispetto alle stelle fisse proprio asse con un moto analogo, infatti nella parte opposta
ruota in ore g.56'. Marte in ore 24.39', Venere in circa al corpo di Giuvc ha una macchia che appare come se fosse
23 ore, la Terra in ore 23.56', il Sole in giorni 25'/ 2 e la Luna nel corpo di Giove ogni volta che il satellite passa tra Giove
in giorni 27, ore 7-43'. Che queste cose stiano in tal modo, è ed i nostri occhi.
manifesto dai fenomeni. Le macchie sul corpo del Sole tor-
nano al medesimo luogo sul di;co del Sole in giorni 27 1 / 2 circa, PROPOSIZIONE XVIII. TEORDIA XVI.
con riferimento alla Terra; perciò con riferimento alle stelle
f1sse, il Sole ruota in giorni 25 1f2 circa, Poiché la durata del Gli assi dei pianeti sono mi·nori dei diametri condotti nor-
giorno della Luna, la quale ruota uniformemente intorno al malmente ai medesimi assi.
proprio a::;se, è di un mese, con la medesima faccia guarderà
I pianeti, se non fosse per il moto circolare diurno, do-
sempre, esattamente, il fuoco più alto della sua orbita; per la
qual cosa, in relazione alla posizione di quel fuoco, devierà di vrebbero, a causa dell'uguale gravità in ogni luogo, presen-
qua e di là dalla Terra. Questa è la librazione della Luna tare una figura sferica. Per via di quel moto circolare avviene
in longitudine: la librazione in latitudine, infatti, nasce dalla che le parti che si allontanano dall'asse siano tentate di
latitudine della Luna e dall'inclinazione del suo asse sul salire verso l'equatore. Perciò, se la materia diventa fluida,
piano dell'eclittica. Il signor N. 1\lercator 14 espose questa durante la sua ascesa verso l'equatore il diametro aumen-
terà, e durante la sua discesa ai poli l'asse diminuirà.
13 Moto oscillatorio appar<'nte o reale di un corpo analogo a quello Così, il diametro di Giove (essendo concordi le osservazioni
di una bilancia in procinto di fermarsi. La librazione della Luna consiste degli astronomi) è riscontrato più piccolo tra i poli che da
n~ll'uscillazione apparente ddl'asSIJ, osctl\azlone che ha l'effetto di re·nù•m:: oriente a occidente. Per lo stesso argomento, se la Terra
visibile un po' I'iù della mdà della sua superficie. Questa oscill:lzione,
però, è un'illusione ottica, detta libtaziomJ diurna, ed è uguale alla paral-
lasse (dr.libro III, nota 7. p. 62o) orizzontale d('lla Luna. Que;;ta librazione
e quella in laliJudi!l~ sono state scoperte da Galileo, l'altra, la librazionc in Inghilt.,rra nel r66o. Fu una dei primi membri della • Royal Society "·
Ìll lollgiii,Ji>~ll, è stata scoperta da Hevelius c da Riccioli. La prima spie- In seguito fu chiamatoo in Francia a causa delle sue cognizioni di idraulica.
gazione soùdisfacent<' del fenomeno si deve a Domenico Cassini, ma la J\lori <1. Parigi nel febbraio del 1687. Cullaborò con varie memorie alle
teoria completa è stata elaborata soltanto da Lagrangc nd 1763. Phi/nsophical Tra!!sacfions, ma la sua opOJra maggiore è la Logarilmo-
H Nicola Kauffmann, nome che tradusse in '}Ue!lo di l'l!('rcatore. teclmia.
Celebre g<'ometra del secolo XVH. X<.cquc neli'Holstein e passò, in séguito, lJ Si tratta del tOJrw satellite.
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO TERZO - PROPOSIZIONI

non fosse un poco pii1 alta all'equatore che ai poli, i mari, distanza dall'osservatorio alla torre della città di Dunkerque.
decrescendo ai poli e salendo verso l'equatore, inonderebbero L'intera distanza era di tese- 486156 1 / 2 e la differenza tra le
ogni cosa. latitudini della città di Collioure e della città di Dunkerque
era di otto gradi e 31' II5h"· Per cui l'arco di un grado risulta
PROPOSIZIO:i\E XIX. PROBLEMA III. di57061 tese parigine. Da queste misure si ricava che la circon-
ferenza della Terra è di 12324g6oo piedi parigini e il suo semi-
Tromre la proporzione dell'asso: dt: un pianeta ai diametri
diametro di rg6r58oo piedi, nell'ipotesi che la Terra sia sferica.
ad esso perpendicolari,
Nella latitudine di Parigi, un grave che cade nel tempo
Il nostro )l'onvood 16 , intorno all'anno 1635, allorché mi- di un solo minuto secondo descrive 15 piedi parigini, r pol-
suraya la distanza di 905751 piedi londinesi tra Londra e lice e r 7 J~ linee, come sopra, ossia 2IJ3 7 / 9 linee. Il peso del
York, trovava una difiercnza tra le latitudini di zo z8', ne corpo viene diminuito a causa del peso dell'aria circostante.
ricavò che la misura di un grado fosse di 367196 piedi di Supponiamo che un peso abbia perduta l'undicimillesima
Londra, ossia di 57300 tese parigine 17 • parte dell'intero peso, allora quel corpo, cadendo nel vuoto,
Picard n, misurando un arco di un grado e 22' 55" del descriverà un'altezza di 2174 linee nel tempo di un solo
meridiano tra Amiens e I\Ialvoisinc, trovò che un arco di minuto secondo.
un grado corrisponde a 57060 tese parigine. Cassini il vecchio, Un corpo, ruotando uniformemente lungo un cerchio alla
misurò sul meridiano la distanza dalla città di Collioure nel distanza di rg6r58oo piedi dal centro, in ciascun giorno sidc-
Roussillon all'osservatorio di Parigi, e il figlio 19 aggiunse la reo di 23 ore 56' 4", descriverà, ruotando con moto uniforme,
in un minuto secondo, un arco di 1433,46 piedi, il cui seno
16 Richard Nonvood, insegnante di matematica. ::-Tacque nel 1590.
verso è di piedi 0,05236561 oppure di linee 7,54064. Perciò,
Viaggiò a lungo nelle Bermude. Dalle osservazioni sull'altezza del Sole la forza per effetto della quale i gravi cadono nella latitudine
calcolò la ùilfcrenza ddla latitudine di Londra e di York, e calcolò la di Parigi sta alla forza centrifuga dei corpi nell'equatore,
lunghezza di un grado del meridiano con un risultato però che supera originata dal moto diurno della Terra, come 2174 a 7.54064.
quello esatto di circa 6rJO yards.
11 Misura lineare equivalente a metri r,g_;. La forza centrifuga dei corpi nell'equatore della Terra
18 Jea.n Picard, astronomo, nato a La Flècllc il 21 luglio r62o. Della sta alla forza centrifuga, per efietto della quale i corpi ten-
sua prima gio,·entù non sappiamo nulla. Lo trovbmo all'eLi. di venti- dono ad allontanarsi direttamente dalla Terra nella latitu-
cinque anni, sacerdote nell'Angiò, intento ad osservare l'eclisse di Sole
del 25 ago~to Il'i+S insieme con Gas,;endi al quale succedette nella cattedra dine di Parigi che è di 48° 50' IO", in ragione del quadrato
di astronomia del Collegio di Francia. Intorno al rCi6!) le uniche misure del raggio al coseno di quella latitudine, ossia, come 7,54064
di un grado dC'\ meridiano fm allora effettuate erano quelle di Sndl e a 3,267. Si aggiunga questa forza alla forza per effetto della
Riccioli, che perallTO differivano ';IOjljlO. r~r questo fatto l'Accaùemia
delle Scienze di Parigi deci~e di es~guire una nuova miEurazione, e affidò quale i gravi cadono nella latitudine di Parigi, e il corpo
tale incnrico n Picarù, Co~tui aùottù lo dosso metodo di Snell, giung<"nùo cadendo in quella latitudine con tutta la forza di gravità
circa agli stessi valori. P<:r l'uso di questi valori da parte di Kewton dr.
Introduzicm~. Le opere piU importanti di Picard sono: La m~srire d~ la
descriverà, nel tempo di un minuto secondo, nn,267 linee,
lttn~. Paris, 1671; Trailt! du 1Ii<•ellemenl, pubblicata postuma, ecc. !Ilari oppure 15 piedi parigini, I pollice e 5,267 linee. E l'intera
ntl r684. forza di gradtà in quella latitudine starà alla forza centri-
1 g Si tratta di Giacomo, figlio del più çeleùre Giovanni Domenico.

Nacque a Parigi il rS febbraio 1677. Si occupò di geometria c di astr"-


nomia. ViaggiO a lungo in Italia, Olanda e Inghilterra avendo cosi occa- e nel Ifig6 nella • Royal Society "· Presentò numerose memorie sug]; argo-
sione di stringere anllcizia con illu•tri u"mini qnali Ke\\-ton, Hall"}' e menti più disparati. I'uhblicò nel 1720 un Tmiti de la gra!ld~ur ttl dtt la
Flam~teed. Kel I69+ yenne accolto n<-ll'Acca.ùenlia delle Sdenzc di Parigi figure d~ la lorr~. :'Ilor] il r6 aprile I756.
.,, PRINCIPI MATEMATICI LIBRO TERZO - PROPOStZIONI

fuga dei corpi nell'equatore della Terra come 2177,267 a verso la sfera descritta con centro C e raggio QC, sta alla
7,54064 oppure come 289 ad I. gravità nel luogo A verso la sfera descritta con centro C
Per conseguenza, se APBQ designa la figura della Terra, e raggio A C, in ragione dei diametri (per la pro p. LXXII
ora non più sferica, ma originata dalla rivoluzione di una del libro I), ossia, come 100 a 101. Si congiungano ora queste
ellisse intorno all'asse minore PQ, e ACQqca è un canale tre proporzioni, di I26 a 125, di 126 a 125 1 / 2 e di IOO a 101,
pieno d'acqua che tende dal polo Qq verso il centro Cc e poi e la gravità nel luogo Q presso la Terra starà alla gravità
verso l'equatore Att, il peso dell'acqua nel canale con ramo nel luogo A presso la Terra come 126 x 126 x 100 a
ACca dovrà stare al peso dell'acqua nell'altro ramo QCcq 125 x 125 1 / 2 x 101, oppure come sora soo.
come :z8g a z88, in quanto la forza centrifuga originata dal Ora, poiché (per il corol. 3 della prop. XCI del libro I)
moto circolare sosterrà e detrarrà la gravità in entrambi i rami del canale ACca o QCcq sta
una delle zSg parti del peso, ed il come la distanza dei luoghi dal centro della Terra, se quei
peso di 288 nell'altro ramo so- rami vengono divisi mediante sezioni trasversali ed equidi-
sterrà le rimanenti. Inoltre {dalla stanti, in parti proporzionali agli interi, i pesi delle singole
prop. XCI, corol. 2 del libro I), parti nel ramo ACca staranno ai pesi di altrettante parti
avendo iniziato il calcolo, ho tro- nell'altro ramo, come la grandezza e le gravità acceleratrici
vato che sv la Terra fosse costi- congiungamente; ossia, come ror a roo e 500 a 501, ossia
tuita da materia unifonne, e come sos a sor.
venisse privata di tutto il moto, E quindi se la forza centrifuga, originata dal moto diurno,
B e il suo asse PQ stesse al diame- di una parte qualsiasi nel ramo ACca, stesse al peso della
tro AB come 100 a 101, la gravità medesima parte come 4 a 505, in modo che dal peso di
nel luogo Q verso la Terra starebbe alla gravità nel mede- una qualsiasi parte, diviso in 505 parti, la foua centri-
simo luogo Q verso una sfera descritta con centro C e raggio
fuga sottraesse quattro parti, i pesi in entrambi i rami
PC o QC, come I26 a 125. E per lo stesso ragionamento sarebbero uguali, e pertanto il fluido si manterrebbe in
la gravità nel luogo A verso uno sferoide, descritto con una·
equilibrio. La forza centrifuga di una parte qualsiasi sta al
rotazione dell'ellisse APBQ intorno all'asse AB, sta alla
medesimo peso come I a 289, ossia, la forza centrifuga, che
gravità nel medesimo luogo A, verso la sfera descritta con
dovrebbe essere di ~/m parti del peso, è soltanto di 1 / 289
centro C e raggio AC, come 125 a 126.
parte. Per la qual cosa dico che, in accordo con la regola
Ma la gravità nel luogo A verso la Terra è medio pro-
aurea 20, se la forza centrifuga "/ 505 farà sì che l'altezza del-
porzionale tra la gravità verso il detto sferoide e la sfera;
l'acqua nel ramo ACca superi l'altezza dell'acqua nel ramo
per la qual cosa la sfera, a causa della diminuzione del
diametro PQ in ragione di ro:r a :roo, si trasfonna nella QCcq di una centesima parte dell'intera altezza, la forza
figura della Terra; e questa fi.gura, col diminuire nella stessa centrifuga 1 / 28 q farà sì che la differenza di altezza nel ramo
proporzione un terzo diametro che è perpendicolare ai due ACca sia soltanto la parte 1 /w dell'altezza nell'altro ramo
diametri AB, PQ, viene trasformata nel detto sferoide; e la QCcq. Dunque, il diametro della Terra all'equatore sta al
gravità in A, in entrambi i casi è diminuita esattamente nella diametro della stessa attraverso i poli come 230 a 229. Perciò,
stessa proporzione. Dunque, la gravità in A, verso la sfera poiché il semidiametro medio della Terra, secondo la misura
descritta con centro C e raggio AC, sta alla gravità in A
verso la Terra come 126 a 125 1 / 2 , e la gravità nel luogo Q ~o :ii tratta della legge delle proporzioni.
J>ltlNCIPl 1.'_\TEMATICI LIBRO TERZO - PROPOSIZIO~l

di Picard è di rg6rsSoo piedi di Parigi, o di 3923,16 miglia 21 si ottengono in tal modo nell'ipotesi che il corpo di Giove sia
(posto che un miglio sia di sooo piedi) la Terra sarà più uniformemente denso. Ma se il suo corpo è più denso verso
alta all'equatore che ai poli di una differenza di 85472 piedi, il piano dell'equatore che verso i poli, i suoi diametri pos-
o di miglia I7 1 fr 0 • E la sua altezza all'equatore sarà di circa sono stare fra loro come I2 a II o 13 a !2 o, forse, 14 a 13.
!
196586oo piedi, ed ai poli di 19573000 piedi. Cassini, nell'anno r6gr, osservò che il diametro di Giove da
Se il pianeta fosse maggiore o minore della Terra, fermi oriente a occidente è più grande di circa una quindicesima
restando la sua densità e il tempo periodico della rivoluzione parte dell'altro diametro. Il nostro Pound, con un telescopio,
diurna, resterebbe costante anche la proporzione della forza di 123 piedi di lunghezza e con un ottimo micrometro, misurò
centrifuga alla gravità, e pertanto resterebbe costante i diametri di Giove, nell'anno 1719, come segue:
anche la proporzione del diametro fra i poli al diametro
dell'equatore. Ma se il moto diurno venisse accelerato o
Diametro Diametro
ritardato in una qualunque ragione, la forza centrifuga au- Tempi Diametri fra loro
massimo minimo
menterebbe o diminuirebbe secondo il quadrato di quella
ragione, e quindi anche la differenza dei diametri aumente-
rebbe o diminuirebbe esattamente del quadrato di quella me- Gennaio ,,
giorni oco
6
parti
1)>40
parti
12,28 come a n
desima ragione. E se la densità del pianeta fosse aumentata Marzo 6 7 l),I2 I2,20 "
come I)'/• a I 23{4
o diminuita in una qualsiasi proporzione, anche la gravita, Mar2o 9 7 1),12 12,08 come I2z/, a uzj,
Aprile 9 9 I2,)2 II,48 come I4 1/z a 13 1/z
che tende verso lo stesso, verrebbe aumentata o diminuita
nella medesima proporzione, e la differenza dei diametri, al
contrario, verrebbe diminuita in ragione dell'aumento della La teoria dunque concorda con i fenomeni. I pianeti
gravità, o aumentata in ragione della diminuzione della infatti sono maggiormente riscaldati dalla luce del Sole verso
gravità. Per cui, poiché la Terra, rispetto alle stelle fisse, i propri equatori, e pertanto in quel luogo sono un po' più
densi che verso il polo.
ruota in ore 23.56', Giove in ore g.56', e i quadrati dei tempi
Verrà, anzi, mostrato mediante esperimenti con i pendoli,
stanno come 29 a 5, e le densità dei pianeti ruotanti come
che vengono riferiti nella proposizione seguente, come, a
400 a 941 / 2 , la differenza dei diametri di Giove starà al dia-
causa della rotazione diurna della Terra, la gravità venga
29
metro minore del medesimo come x 4 ~0/ x _I_ ad r, diminuita all'equatore, e come perciò la Terra sia in quel
5 94z 229 luogo più alta che ai poli.
oppure come I a 91 { 3 , esattamente. Quindi, il diametro di
Giove, condotto da oriente ad occidente, sta al suo diametro
tra i poli come I0 1 / 3 a g1 / 3 esattamente. Per cui, poiché il suo PROPOSIZIONE XX. PROBLEMA N.
diametro maggiore è di 37", il suo diametro minore, che Tro·l)are e confrontare fra loro i pesi dei corpi nelle diverse
giace tra i poli, sarà di 33"25"'. A causa dell'irregolare regioni di questa Terra.
rifrazione della luce si aggiu:1gano circa 3'', e i diametri
Poiché i pesi dell'acqua ACQqca dei rami ineguali del
apparenti di questo pianeta diventeranno di 40" e di 36" 25"',
canale sono uguali, ed i pesi delle parti proporzionali agli
che stanno fra loro esattamente come n 1 h a ro1 h· Queste cose
interi rami, e similmente poste in essi, stanno fra loro come
i pesi degli interi, e perciò sono uguali anche fra loro, i
Zl ~1isura linoare equiva\C"ute a I6og,J.f2 m. pesi delle parti uguali e similmente poste nei rami saranno
PRINCIPI MATEMA't!CI LIBRO TillZO - PROPOSIZIONI

inversamente proporzionali ai rami, ossia, inversamente come piedi pangtm e di linee 81 / 2, o piuttosto, a causa del peso
230 a 229. E identico è il ragionamento per i corpi qualsiasi dell'aria, di 8 linee e 5 f9 , allora la lunghezza di un pendolo
omogenei ed uguali c similmente posti nei rami del canale. \
! all'equatore sarà superata dalla lunghezza del pendolo sin-
I pesi di questi sono inversamente proporzionali ai rami, ol crono parigino di 1,087 parti di linea. La tabella seguente
ossia, inversamente proporzionali alla distanza dei corpi dal è ricavata da un calcolo analogo.
centro della Terra. Per cui se i corpi sono posti nelle parti
più alte dei canali, o sulla superficie della Terra, i loro mutui
Latitudine :Misura di un grado
pesi saranno inversamente proporzionali alla loro distanza Lunghezza del pendolo
del luogo del meridiano
dal centro. E per lo stesso ragionamento, i pesi, nelle altre
qualsiasi regioni lungo l'intera
gradi piedi linee tese
superficie della Terra, sono in-
o 3 7>4(!8 56637
versamente proporzionali alla di- 7>4SJ su642
5 3
stanza dei luoghi dal centro; per-
tanto, nell'ipotesi che la Terra ,,
w 3
3
7·526
7·596
56659
56637
sia uno sferoide, le proporzioni·
sono date.
,,
'o 3
3
7,692
7,812
s67z4
5676\}
30 3 7·948 j6.':!2J
Donde risulta questo teore- 8,0()9 56882
35 3
ma: che l'incremento del peso ten- 40 3 8,261 j6945
dendo dall'equatore verso il polo, 8,294 56958
' 3
8,327
sta esattamente come il seno verso ' 3 56971
del doppio della latitudine, oppure, il che è lo stesso, 3 3 8,361 56984
4 3 8,394 S(i<J97
come il quadrato del seno retto della latitudine. E all'in- 8,428
45 3 57010
circa nella medesima proporzione vengono aumentati gli 6 3 8,461 57022
archi di gradi della latitudine nel meridiano. Perciò, poiché 7 3 8,494 57035
la latitudine di Parigi è di 48 gradi e so', quella dei luoghi 8 3 8,528 57048
9 3 8,j61 57061
attorno all'equatore di oo gradi e oo', e quella dei luoghi
so 3 8,594 57074
intorno ai poli eli go gradi; e i seni versi del doppio di questi R.7s6
55 3 57I37
archi sono II334,ooooo e 20000, essendo il raggio roooo; 6o 3 8,907 57196
allora la gravità al polo sta alla gravità all'equatore co- <),044
me 230 a 229, e la differenza di gravità al polo sta alla "'70 3
3 <),162
57.150
57295
gravità all'equatore come I a 229; e la differenza della gra- i5 3 <),..lj8 57332
So 3 <J,3Z<J 5736o
vità nella latitudine di Parigi starà alla gravità all'equatore Rs 3 9.372 57377
come I x ~~~~~ a 229, oppure come 5667 a zzgoooo. Per- 90 3 9,]87 57382
ciò le gravità totali in questi luoghi staranno fra loro
come 2295667 a zzgoooo. Per la qual cosa, poiché le lun- Per mezzo di questa tabella si osserva che la diversità dei
ghezze dei pendoli che oscillano in tempi uguali stanno come gradi è tahnente piccola che, nelle discipline geografiche, la fi-
le gravità, c la lunghezza del pendolo che, nella latitudine gura della T erra pub essere considt"rata sferica; specialmente se
di Parigi, oscilla durante ciascun minuto secondo è di tre la Terra è un po' più densa sul piano dell'equatore che ai poli.
PRINClPI MATEMhTICI LIBRO TERZO - PROPOSIZIOKI

Ora, alcuni astronomi, inviati in regioni lontanissime al lunghezza del pendolo isocrono, in queste isole, era di 3 piedi
fine di procedere ad osseryazioni astronomiche, hanno costa- e di 6 1{ 2 linee.
tato che i pendoli, vicino all'equatore, si muovono più len- Dopo questo, il signor Couplet figlio 23 , nel mese di luglio
tamente che nelle nostre regioni. Il signor Richer, nell'anno dell'anno rGg], nel regio osservatorio di Parigi, regolò il
1672, osservò per primo questo fenomeno nell'isola di Cayenna. proprio pendolo col moto medio del Sole, in modo che l'oro-
Infatti, mentre, nel mese di agosto, osservava il passaggio logio fosse concorde col moto del Sole per un tempo abba·
delle stelle fisse attraverso il meridiano trovò che il suo stanza lungo. Poi, navigando, nel successivo mese di novem-
orologio, rispetto al moto medio del Sole, si mnovev::t bre, alla volta di Lisbona trovò che l'orologio si muoveva
più lentamente, e che esisteva una differenza di 2' 28" al più lentamente di prima e che nelle ventiquattro ore si
giorno. Poi, facendo in modo che un semplice pendolo oscil- verifrcava una differenza di 2' 13", E nel successivo mese
lasse in minuti secondi, misurati per mezzo di un ottimo di marzo, mentre navigava verso Paraiba, trovò che in quel
orologio, annotò la lunghezza del pendolo semplice, e ciò luogo il suo orologio si muoveva più lentamente che a Parigi,
fece con molta frequenza ogni settimana per dieci mesi. e che c'era una differenza di 4' 12" nelle 24 ore. E afferma
Tornato in Francia confrontò la lunghezza di questo pendolo che il pendolo oscillante in minuti secondi a Lisbona era
con la lunghezza di un pendolo parigino (che era di tre piedi più corto di 21 / 2 linee e a Paraiba di 32{ 3 linee che a Parigi.
parigini e di 83 / 5 linee) e trovò che era più corto, essendoci Sarebbe stato più giusto se avesse fissato le differenze in
una differenza di 1 1{ 4 linea. 11 / 3 e 2 5 { 9• Queste differenze, infatti, rispondono alle diffe-
In séguito Halley navigando, intorno all'anno 1677, verso renze dei tempi 2' 13" e 4' 12". Ma a causa delle sue osser-
l'isola di Sant'Elena, trovò che in quel luogo il suo pendolo vazioni grossolane non vi è molto da ftdarsi.
si muoYeva più lentamente che a Londra, ma non prese Negli anni seguenti (r6gg e 1700) il signor Des Hayes
nota della differenza. Raccordò il pendolo di 1/ 8 di pollice navigando verso l'America, stabilì che, nelle isole di Cayenna
o di 11 / 1 linee. E per fare ciò, poiché la lunghezza della vite e di Granada, la lunghezza del pendolo oscillante in minuti
nella parte più bassa del pendolo non era sufficiente, inter- secondi, era un po' più piccola di 3 piedi e 61 / 2 lince, e che
pose un anello di legno tra la scatola della vite e il peso nell'isola di S. Cristoforo la lunghezza era di tre piedi e
del pendolo. 6'/l linee, e che nell'isola di S. Domingo la medesima lun-
In séguito, nell'anno 1682, il signor Varin e il signor ghezza era di 3 piedi e 7 linee.
Des Hayes 22 trovarono che la lunghezza del pendolo oscil- Nell'anno 1704, Feuillèe 24 trovò che in Puerto Bello, nel-
lante in un minuto secondo era, nel regio osservatorio di l'America, la lunghezza del pendolo, che oscillava in minuti
Parigi, di 3 piedi e di 85 / 9 lince. Col medesimo metodo tro·
varano che la lunghezza di un pendolo isocrono nell'isola ll Claudio Antonio Couplet nacque a Parigi il 20 aprile 16p. Inse-
-di Gora era di piedi 3 e di linee IY/ 9, e che la differenza delle gnante di matematica. :IIIembro dell'Accademia delle Sci>Jn7.e. Da questa
gli vennero aJY,dati parecchi lavori di idraulica, nell'esecuzione dei quali
lunghezze era di 2 linee. Navigando nello stesso anno verso impiegò la sua ampia dottrina circa la teoria delle acque. Mori il 25 luglio
le isole della Guadalupa e della Martinica, trovarono che la 1]22.
24
Louis Fcnillée, ecclesiastico, astronomo, botanico e viaggiatore
francese. Nacque nel 1ù6o e mori a :\farsiglia nel 1723. Entrato nell'ordine
u Charles Hayes, inglese, nato n\'l 1678 e morto uel 1760 a Londra. dei :\Jin.imi (o minori), vi acquistò una notevole competenza nelle varie
Ha pubblicato, in inglese, m.a. anonimo, un Trali<>lo d~l/e flussioni, I704 scienze, Diventò membro dell'Accademia dl:'lle Scicnzl:' di Parigi. Nel 1724
e un JI.Jet,,dn 1i11.,r>O e fao/a di lr<warc la lot~gitudi•IB media1ll8 l'osurvazioll6 fu inviato da questa Accademia nelle Canarie per rilievi !;eografici. La sua
dt~lla a/t~:oJ<l d~i corpi c~l~sti, I7IO. competenza in astronomia fu di rìlÌ(!VO, tant'è che Luigi XIV fec(! costruire
l
PRINCIPI MATUIATICI LIBRO TERZO - PROPOSIZIONI

secondi, era di tre piedi parigini e di soltanto 57 / 12 linee, lunga tre piedi sarà, durante l'estate, più lunga che in inverno,
ossia, di quasi tre linee più corto che a Parigi; ma l'osserva- sebbene la differenza in più superi difficilmente 1 / 4 di linea.
zione era errata. Infatti, navigando in séguito verso la Mar- Per cui l'intera differenza della lunghezza dei pendoli, che
tinica, trovò che la lunghezza dd pendolo isocrono era sol- nelle diveTse regioni sono isocroni, non può essere attribuita
tanto di tre piedi parigini e di 510 / 12 linee. al diverso calore. l\fa questa differenza non va nemmeno
Ora, la latitudine di Paràiba è di 6° 38' sud, e quella di attribuita agli errori degli astronomi inviati dalla Francia.
Pucrto Bello di go 33' nord, e le latitudini delle isole di Infatti, sebbene le loro osservazioni non concordino perfet-
Cayenna, Gora, Guadalupa, Martinica, Granada, San Cristo- tamente fra loro, gli errori sono talmente piccoli che possono
foro c San Domingo sono rispettivamente di 4° 55', I4° 40', essere trascurati. 1\-Ia tutti sono d'accordo in ciò, che i pen-
14o oo', 14° 44', 12° 6', 17o 19', 19o 48' nord. E le differenze doli isocroni sono all'equatore più corti che nel regio osser-
della lunghezza del pendolo di Parigi rispetto alle lun- vatorio di Parigi, c che la differenza non è minore di I 1 / ~
ghezze dei pendoli isocroni osservate in queste latitudini linea, e non è maggiore di 22 / 3 linee. Dalle osservazioni fatte
sono un po' più grandi di quelle della tabella delle lunghezze dal signor Richer a Caycnna, la differenza risultò di 1 1 / 4 linea.
del pendolo sopra calcolate. Pertanto la terra è all'equatore Da quelle fatte dal signor Dcs Hayes quella differenza cor-
retta risultò di ! 1 / 2 linea o di 1 3 / 4 linea. Da quelle, meno
un po' più alta rispetto al calcolo precedente, e più densa
accurate degli altri risultò che la medesima era di quasi
al centro che nelle miniere vicine alla superfrcie, salvo che
due lince. E questa discrepanza pw) essere originata in parte
il forte calore della zona torrida abbia alquanto aumentato
dagli errori di osservazione, in parte dalla diversità delle
la lunghezza dei pendoli.
parti interne della Terra e dall'altezza dei monti, in part<'
Infatti, il signor Picard ha osservato che una verga di
dalla diversa temperatura dell'aria.
ferro lunga un piede, in inverno, durante un tempo gelato,
Una verga di ferro, lunga tre piedi, durante l'inverno in
riscaldata al fuoco è diventata di un piede e 1 / 4 di linea.
ftnghilterra è più corta, rispetto all"estate, di 1h linea,
In ségnito, il signor dc La Hire osservò che una verga di
per quanto mi consta. A causa del calore all'equatore questa
ferro, in un analogo tempo invernale, era di sei piedi di
quantità viene sottratta della differenza di 1 1 / 4 linea, os-
lunghezza, ma quando veniva esposta al sole estivo, diven-
servata da Richer, e rimarrà 1 1 /u linea; che concorda
tava di una lunghezza di sei piedi e 2 / 3 di linea. Nel primo
interamente con 1 87 / 1000 linea trovata prima mediante la
caso il calore era stato maggiore che nel secondo; in questo
teoria. Ma Richer ripeté le osservazioni fatte a Cayenna ogni
fu più grande del calore delle parti esterne del corpo umano. settimana per dieci mesi e confrontò le lunghezze del pendolo
Infatti, i metalli esposti al sole estivo si riscaldano molto segnate sulla verga di ferro con le sue lunghezze similmente
di piì.t. Ma l'asta del pendolo nell'orologio o::;cillatorio non segnate in Francia. Diligenza e precisione che non siamo
viene, di solito, esposta al calore del sole estivo, né mai avezzi a v~rlt>rP. nr·gli altri osservatori. Se ci si deve fidare
acqui::;ta un calore uguale al calore della supcrftcie estema delle osservazioni di questo, la Terra sarà più alta all'equa-
del corpo umano. Pertanto, l'asta del pendolo dell'orologio tore che ai poli di una differenza in più di circa diciassette
miglia, come risultò sopra dalla teoria.
a }.larsiglia, proprio per Feuil\ée, un osservatorio. Le relative osservazioni
astronomiche furono pubblicate nelle Mbnnir~s dell'Accademia dal 1699
a! 1710. Scrisse un Joumal d~s obs~nmlim's ph}'SÙJ!16S, malhemaliques ~~
bolanique.;, failes sur !es co/M orùwlal~s de l'Am~riqu6 A!aridi"H"la ~~ da1iS
les l>~~les Ouiddl!lc<les (Paris, I7I.j) c nel 17<:5 pubblicò un Suite dit ]ournul.
PRINCII'I :\IATEM.\TICI il LIBRO TERZO - PROPOSlZIOI'I

tanti, e che quei pianeti minori ruotino lungo ellissi. che


PROPOSJZIOKE XXI. TEOREMA XVII.
hanno i fuochi nei centri dei pianeti maggiori, è manifesto
I punti equinoziali 25 sono retrogradi 26 , e l'asse della Terra, sulla base della prop. LXV del libro I. l\Ia i loro moti sono
a causa di una nutu:zionc 27 in ciascuna rivoluzione annua, perturbati in molti modi dall'azione del Sole, e ad essi vanno
oscilla due volte verso l'eclillica 28 c due volte torna alla posi- attribuite le ineguaglianze che vengono notate nella nostra
zione primi!i&•a. Luna. Questa, infatti (per i corol. 2, 3, 4 e 5 della propo-
H.lsulta dal corol. 2 della prop. LXVI del libro I. Tut- sizione LXVI), viene mossa più velocemente e, condotto il
tavia questo moto di nutazione deve essere molto piccolo, raggio verso la T erra, descrive aree più grandi rispetto al
ed è difficilmente o per niente avvertibile. tempo, ed ha un'orbita meno curva, e perciò si accosta di
più alla Terra nelle sizigic che nelle quadraturc, eccetto nel
PROPOSIZIOXE XXII. TEORE)fi\ XVIII. caso in cui un moto eccentrico lo impedisca. Infatti, l'eccen-
tricità è massima (per il corol. 9 della prop. LXVI) quando
Tutti i moti lunari e tutte le ineguaglianze 29 dei moti
l'apogeo della Luna si trova nelle sizigie, e minima quando
segttotto dai principi addotti.
il medesimo sta nelle quadrature; e qttindi, la Luna è più
Che i pianeti maggiori, mentre ruotano intorno al Sole, veloce e a noi più vicina nel perigeo 3 u, ma più lenta nel-
possano trasportare intorno a sé altri minori pianeti ruo- l'apogeo, e più lontana nelle sizigic che nelle quadrature.
))apogeo inoltre avanza, i nodi retrogradano, ma con moto
25 I duo punti n<'i quali l'equatore della Terra taglia l'eclittica, o ineguale. Infatti (per i corol. 7 e 8 della prop. LXVI) l'apogeo
corso apparcnt~: del Sole fra le stelle durante un anno. A rigore l'eclittica avanza più velocemente nelle proprie sizigie, più lentamente
è la proiezione del piano dell'orbita della Terra sulla sfera celeste. È un
grande cerchio con un'inclinazione di 23 !2o sull'equatore celeste. Essa è retrogrado nelle quadrature, e per la differenza dell'avan-
taglia l'e']uator.:: della Terra in due punti, gli equinozi. l punti in cui è zamento rispetto alla retrogradazione avanza annualmente.
piil. lontana dall'equatore sono i solstid.
1\-Ia i nodi (per il corol. n della prop. LXVI) riposano nelle
l 6 Azione mediante cui un corpo si muove in senso contrario alla sua
direzione primitiva. In astronomia questo nome viene <lato al moto appa- proprie sizigie, e sono velocissimamente retrogradi nelle
rente dei pianeti, in forza <lei quale, a volte, sembrano tornare indietro quadrature. Ma l'ampiezza massima della Luna nelle qua-
sul piano dell'eclittica e muoversi in un senso opposto all'ordine dei segni.
27 Irregolarità nl:lla preces~ione (dr. nota 6, p. 72r) degli eguinozi
drature della stessa è maggiore (per il corol. ro della pro-
ris11ltante dalla continua variazione di posiziontl della Luna e degli altTi posizione LXVI) che nelle sizigic: e il moto medio è più
oggetti celesti a nord e a sud dell'eclittica. Le attTazioni del Sole c della lento nel periclio della Terra (per il corol. 6 della propo-
Luna sulla convessità eguatoriale della Terra ca11sa il moto di pn~ccssione.
L'orbita della Luna, inoltre, .;, inclinata di sro sul piano dell'eclittica, e
sizione LXVI) che nell'afelio della stessa. E queste sono le
i suoi nodi ruotano attorno all'eclittica in r9 anni. Quindi, una volta ogni principali ineguaglianzc notate dagli astronomi.
l9 anni il polo celeste descri,·e una piccola ellisse intorno alla sua posi-
zirone media. Questo moto oscillatorio irregolare dd pulo & detto nuta-
~ione. Questo f~nnrncno fu scoperto da Eradley. e maggior~ in prossimità delle quadratur~. È stata ~cop.,rla da Tolomco
ea Cfr. nota 25. ed è anche nota come seconda iouguagliam;a dd/a Lrma.
29 Al momento in cui Ne"'i:on scriveva, le iueguagliauze note erano: La t•aria:ione, o ter:<1 ÌHeguaghanza, SYanisce nelle sizigie e nelle qua-
1'cqHa:oioH6 d~l/'m·bita, l'm•czùmc, la variazione e I'equa;ia'Ie amma. drature, è massima negli ottanti. È stata scoperta da Tycho Erahe.
L'r.quazia"~ dr/l'orbita, detta anche equazione del a11tra, è la differenza L'eq.-a:ioue amwa, o ultima ineguaglianza, segue esattamente l'equa-
tra il movimento ineguale tldla Luna nella sua orbita ellittica e il movi- zione ùtl centro del Sole, ma con segno contrario. È stata scoperta da
mento medio, uguale ed uniforme, cht' si suppone compia lungo un'orbita Tycho Brahe con le sole osservazioni.
circuiarc allo scopo di trovare il suo luogo vero, Le ineguaglianze che si aggiunsero saccessi,·amente furono scoperte
L'vv~.:ioiJe è un'ineguagtianza che altera l'equazirme dell'orbita e che rla La!,'Tange.
la rende minore di quello che donebbe es5~rc in prossimità delle sizigie, lo Cfr. nota z, p. 617.
PRINCIPI MATEMATICI l LIBRO TERZO - PROPOSIZIONI 6;;
Vi sono, però, alcune altre ineguaglianze non osservate loro tempi periodici al tempo periodico di questo (per il
dai precedenti astronomi, dalle quali i moti lunari sono così medesimo corollario), e quindi sono dati. .Ma il moto in
perturbati, che, finora, non poterono essere ridotte con nes- avanti dell'abside di un satellite qualsiasi sta al moto all'in-
suna legge ad una qualche regola. Infatti, le velocità o i dietro dei nodi dello stesso, come il moto dell'apogeo della
moti orari dell'apogeo e dei nodi della Luna, e le equazioni nostra Luna al moto dei nodi di questo (per il medesimo
dei medesimi, come anche la differenza tra la massima eccen- corollarin) e quindi è dato. Tuttavia, il moto così trovato
tricità nelle sizigie e la minima nelle quadrature, e l'ine- dell'abside deve essere diminuito in ragione di 5 a 9 o di
guaglianza che è chiamata variazione 31 , aumentano e di- I a 2 circa. per una ragione che qui non è il caso di esporre.
minuiscono annualmente (per il .corol. I4 della prop. LXVl) Le elJUa.duni massime 33 dei nodi e dell'abside di ciascun
proporzionalmente al cubo del diametro apparente del Sole. satellite, stanno alle equazioni massime dei nodi e dell'apogeo
E la variazione, inoltre, aumenta o diminuisce in rela- della I!una, rispettivamente, come il moto dei nodi e della
zione, esattamente, al quadrato del tempo tra le quadrature abside dei satelliti, durante il tempo di una rivoluzione delle
(per i corol. I e 2 del lemma X e il coro!. r6 della prop. LXVI precedenti equazioni, al moto dei nodi e dell'apogeo della
del libro I), ma questa ineg·,mglianza nel calcolo astrono- Luna, durante il tempo di una rivoluzione delle successive
mico suole venire riferita alla prostafcresi 32 della Luna, ed equazioni. La variazione di un satellite riguardato da Giove,
essere confusa con essa. sta alla variazione della Luna, come fra loro stanno gli interi
moti dei nodi nei tempi durante i quali i satelliti e la Luna
PROPOSIZIONE XXIII. PROBLEMA V. ruotano intorno al Sole, per il medesimo corollario, e perciò
nel satellite esterno non supera i s" 12"'.
Derivare i moti ineguali dei safeltiU di Giove e di Satttrno
dai moti lunari.
PROPOSIZIONE XXIV. TEOREMA XIX,
Dai moti della nostra Luna vengono derivati nel seguente
Il firmo e il riflusso del mare 34 nasce dalle azioni del Sole
modo gli analoghi moti delle lune o satelliti di Giove. Il
e della Lmza,
moto medio dei nodi del satellite esterno di Giove sta al
moto medio dei nodi della nostra Luna in ragione composta Che il mare in ciascun giorno sia lunare che solare debba
del quadrato del tempo periodico della Terra intorno al Sole gonfiarsi due volte e due volte venir giù, è manifesto dai
al tempo periodico di Giove intorno al Sole, e della ragione
semplice del tempo periodico del satellite intorno a Giove ll Poiché in astronomia equazione signilica distanza, massima equa-
al tempo periodico della Luna intorno alla Terra (per il zione sign.ilicilerà mas~ima distanz::~.
l+ I primi to;ntativi di elaborare una teoria che spiegasse il fenomeno
corol. r6 della prop. LXVI del libro I): perciò questo nodo,
delle maree ri~algono mnlto iudictro nel tempo. Trascurate qn<·lle solu-
in cento anni, torna indietro di so 24'. I moti medi dei nodi zioni in cui interveuivano come princlvi e~plicativi le causll piil strane.
dei satelliti interni stanno al moto del più esterno, come i e trascurati i ricorsi a cause ••xtra naturali. Tolomeo è probabilnwntc tra
i prirui ad aver spiegato le maree pensando all'influenza della Luna sui
mari. La diliicoltà era rappresentata dall'incapacità di spiegare come la
" T(lrza ineguaglianza della Luna. cfr. nota 27, p. 654. Si tratta di Luna potesse esercitare questa inftuen.za non avendo nessun contatto con
un'ineguaglianza, ossia di un'irregolarità nel moto, il cui periodo è pari la Terra. Scorgendo in questa spiegazione la pre:;enza ili una qualità occulta,
a metà rivoluzione sinodica. le spiegazioni successive- quelle di Averroè. ùi AlLerto )lagno (l di Ruggero
"~ Nell'astronomia antica si dava tale nome alla diffcr(lnza tra il moto Bacone - attribuirono quest'azione al calore della luce lunare. Da questo
vero e il moto medio di un pianeta, ovvero, tra il suo luogo vero e il suo momento fmo a Keplero le spiegazioni si susseguono più o meno fanta-
luogo meùio. siose. Keplero pretìgura la soluzione newlonlana: la Luna agisce come

l
I'RI!';CII'I MIITEMIITICI LIIIRO TERZO • PROPOSIZIONI

corollari 19 e 20 della prop. LXVI del libro I, come anche nello spazio di circa tre ore, o anche di più se il mare è poco
è manifesto che la massima altezza dell'acqua, nei mari profondo.
profondi e liberi, segue al passa~gìo degli astri attraverso il I due moti. che i due astri eccitano, non sono ben distinti,
meridiano del luogo in uno spazio di tempo minore di sci ma generano un moto in certo modo misto. Nella congiun-
ore; come avviene nell'Atlantico e nel mare Etiopico, lungo zione o nell'opposizione degli astri vengono congiunti i loro
tutto quel tratto orientai~ tra la Francia e il promontorio effetti, c si costituisce il massimo flusso e riflusso. Il Sole,
di Buona Speranza, come anche nell'oceano Pacifico lungo nelle quadrature, solleva l'acqua quando la Luna la abbassa,
il litorale cileno e peruviano; sui CJ.Uali litorali la marea cade e la abba1sa quando la Luna la solleva; e dalla differenza
intorno alla seconda, terza e quarta ora, eccetto dove il
di tutti gli effetti, nasce una marea molto piccola. Poiché
moto propagato dall'oceano profondo attraverso luoghi poco l'influenza della Luna - l'esperienza lo prova - è maggiore
profondi nrm venga ritardato fino all'ora quinta, sesta e
di quella del Sole, la massima altezza dell'acqua cade all'in-
settima od oltre. Conto le ore dall'avvicinarsi di entrambi
circa nella terza ora lunare. Fuori delle sizigie e delle qua~
gli astri al meridiano del luogo, tanto sotto come sopra
.
l'orizzonte e con ore del giorno
- lunare intendo le venti~
quattro parti di tempo durante il quale la Luna, col suo
drature, la massima marea che con la sola forza della Luna
dovrebbe avvenire sempre nella terza ora lunare, e con la
sola forza del Sole nella terza ora solare, a causa della com-
moto apparente diurno, torna verso il meridiano del luogo.
posizione delle forze avverrà in un qualche tempo intennedio
La forza del Sole o della Luna allo scopo di sollevare il mare
è massima durante l'avvicinamento dell'astro al meridiano che è vicino alla terza ora lunare; perciò, nel passaggio della
del luogo. 1Ia la forza impressa sul mare durante quel tempo Luna dalle sizigie alle quadrature, quando la terza ora solare
rimane per un certo tempo, e, a causa di una nuova forza precede la terza ora lunare, la massima altezza dell'acqua
impressa subito dopo, viene aumentata, finché il mare non precede anche la terza ora lunare, e ciò con un grandissimo
salirà fino alla massima altezza, ciò che avviene nello spazio intervallo, poco dopo gli ottanti della Luna, c, con pari
di una o due ore; ma più di frequente, vicino ai litorali, intervalli, la massima marea segue la terza ora lunare nel
pa.;;saggio della Luna dalle quadrature alle sizigie. Queste
cose stanno così nel mare aperto. Infatti, all'imboccatura
una massa lClgata alla Terra, attira l'acqua dri mari mediante un'azione
rnagndica in quanto le acque sono delh stessa sostanza terrestre, ~o~tanza dei fiumi le maree più alte, a parità di condizioni, giungono
cui le ac<1u~ devono la loro gravità. Queota attrazione è reciproca: "Se alle loro massime altezze più lentamente.
la Luna e la Tc•rra, scrh•e Keplero, non fn~~ero trattenute da una fona L'influenza degli astri dipende anche dalle loro distanze
animale o da qualche forza equivaleilte ciascuna nella sua orbita, la Terra
salirebbe fmo alla Luna e la Luna discenderchbe verso la Terra fino a dalla Terra. Infatti, a distanze minori i loro effetti sono
che questi due astri si riunissero. Se la Terra cessasse di attirare a sé !t• maggiori, alle maggiori minori, e ciò in ragione del cubo
acque che la rknpmno, le ono!<• marine si leverebbero tutte c se ne an-
dei diametri apparenti. Il Sole, quindi, stando, durante
drPhhHn v~r"' il '""'l'" d••lla Luna'·
Secomlo Gali!cn, il flusso r il riJlusso del mare si spiega col movimento l'inverno, nel perigeo, produce gli eiletti maggiori, e fa sì
relatin> della Terra. La Tnrra gira da est a ovrst e nrl mc·drsimo tempo che nelle sizigie le maree siano un po' pil1 alte, c nelle. qua~
<\ animata da un movimento di trasla~.ione. Ora, in un ddcrminato punto
i due moYimenti sì congiungono, ne~ punto opposto si di,:idnno. A causa
drature un po' più basse (a parità di condizioni) che durante
della !ora iuerzia, le ac<Jne del mr.re non srguono cs>l.rtamente qtlrsto l'estate; e la Luna, in ogni mest', quando sta nel perigeo ecci-
mowimentu; il rlusso r il rillusso, grazie a rpw~to ritardo, si producono ta le maree pii1 alte di quelle che eccita quindici giorni
due volte al giorno, m<"ntre se la comp<Jsizione dei ffi'J\":Ìmenti fosse per-
fetta, avreLbero lo stesso periodo rli rotazicme ùella Terra. ~el fenomrno prin1a o dopo, in cui sta nell'apogeo. Per cui a>>iene che due
delle maree Galileo veùe ùunque una prova dd mm-:imento della Terra. maree più alte non si seguano affatto in due sizigie successive.

'

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66o Pl\IKClt'l MATEMATICI
LIBR\ TERZO - PROPOSIZIONI

L'influenza di entrambi gli astri dipende anche dalla viene che la marea più alta e la più ba.ssa abbastanza spesso
declinazione 35 o distanza dall'ertuatorc dci medesimi. Se, precedano, c non seguano, l'equinozio invernale, e abba-
infatti, un astro fosse posto in un polo, esso attrarrebbe stanza spesso seguano, e non precedano, quello autunnale.
costantemente le singole parti di acqua senza accrescimento L'influenza degli astri dipende anche dall'ampiezza dei
o diminuzione dell'azione, e perciò non ecciterebbe nessuna luoghi ApEP designi la Terra coperta ovunque da acque
redprocazione del moto. Quindi, allontanandosi gli astri profonde; C il suo centro; P, p i poli; AE l'equatore; F un
dall'equatore n·rso un polo, perdono gradualmente i propri luogo qualsiasi fuori dell'equatore; Ff il parallelo del luogo;
effetti, e vertanto ecciteranno marce più basse nelle sizigie Dd il parallelo corrispondente dall'altra parte dell'equatore;
dei solstizi JG che in quelle degli equinozi Ji. l\[a nelle qua- '
drature dei solstizi ecciteranno maree più alte che nelle K N
quadrature degli equinozi, in quanto che, ora, l'influenza A
t p
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della Luna che sta sull'equatore supera ampiamente l'in- '''
fluenza' del Sole. Dunque, le marce più alte cadono durante
le sizigie e le più basse durante le quaclrature degli astri
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h '' H
all'incirca durante i tempi dell'equinozio di entrambi. E la L
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marea più alta nelle sizigie si accompagna sempre con la ' ,Sr ''
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più bassa nelle quadrature, come si apprende dall'esperienza. F
TI',
1\-Ia in conseguenza di una minore distanza del Sole p ' 'dE
dalla Terra, sia durante l'inverno che durante l'estate, av- '' k M
~
35 Distan?.a angolare di un corpo celeste dall'equatore celeste misurata L il luogo che la Luna occupava tre ore prima; H il luogo
sull'arco del cerchio massimo che passa attraverso l'astro ed i poli drlla della Terra posto perpendicolarmente ad esso; h il luogo
sf(:ra. Viene misurata in gradi, mir.uti e secondi, e detta nord o sud a opposto a questo; K, k i luoghi distanti go gradi, Cii, Ch
s1,conda che il corpo sia a nord o a sud ddl'equatore celeste. La declina-
zione è analoga a dò che la latitudine C sulla Terra. le massime altezze del mare misurate dal centro della Terra;
!6 Tempo durante il quale il Sole sembra conservare la strssa altezza e CK, Ck le altezze minime. Ora, se con assi Rh, f{k
meridiana prima di invertire, apparentemente, la sua direzione di moto viene descritta un'ellisse, e poi, per la rivoluzione di questa
verso il nord o verso il sud. Sol:;tizio d'estate è il punto più a nord della
eclittica, quando il Sole è allo zenit nel Tropico del Caucro, il 22 giugno. clli.<>se intorno all'asse maggiore Hh, viene descritto lo sfcroidc
Solstizio d'i>wemo è il punto più a sud dell'eclittica, quando il Sole il HPKhpk, esso descriverà esattamente la figura del mare, e CF,
sopra il Tropico del Capricorno, il 22 dicembre. Le date, però, possono Cf, CD, Cd saranno le altezze del mare nei luoghi F, f, D, d.
variare un poco.
37 Tempo in cui il Sole attraversa l'equatore. Sono due: eqHiuozitJ di Inoltre, se durante la predetta rivoluzione dell'ellisse un
int•emo, o inizio della primavera, allorché li Sole attrav.·rsa da sud a aul<l punlu lluillsiasi N descrive un cerchio N.U, che taglia i
il 2I di marzo. Equilwzio d'aiJimmo, o inizio d,·\l'autuuno, allorché il Sole paralleli Ff, Dd nei luoghi qualsiasi R, T e l'equatore AE
attraversa da nord a sud il 22 o 23 settembre. La parola equinozio significa
"notte uguale'· Gli equinozi sono di due giorni durante l'anno, quando in S, CN sarà l'altezza del mare in tutti i luoghi R, 5, T,
la notte cd il giorno sono di uguale lunghezza, cd i soli due giorni in cui posti su questo cerchio. Quindi, nella ri\·oluzione diurna dd
il Sole nJ.sce esattamente ad est e tramonta esattamente a sud e all'e- luogo qualsiasi F, il flusso sarà massimo in F, nella terza
quatore il Sole, a mezwgiorno, C es,lttamente sullo Zenit. La parola ~qliÌ­
f!O!Iio significa anche il posto ~ulla sfera ccleste in cui il Sole attrav,r:sa ora successiva al passaggio della Luna attraverso il meridia-
l'equatore celeste. L'eq1à"o~io d'im•~mo il il :più importante. Infatti, è il no sopra l'orizzonte; c in séguito il massimo deflusso avverrà
punto da cui viono 111isurata la ion!;itudine celeste. in Q durante la terza ora successh·a al tramonto della Luna;
l
l
PlUNC!PI MATEMATICI LIBRO TERZO - PROPOSIZIONI

poi il flusso massimo in l nella terza ora successiva al pas- -diminuisce la differenza dei movimenti alterni delle maree,
saggio della Luna attraverso il meridiano sotto l'orizzonte; e rende maggiori le maree immediatamente successive alle
e da ultimo il massimo deflusso in Q durante la terza ora sigizie e diminuisce quelle immediatamente successive alle
successiva al sorgere della Luna; anche l'afflusso successivo quadrature. Per cui avviene che alterne maree, a Plymouth
in l sarà minore del primo afflusso in F. Infatti, l'intero mare e a Bristol non differiscano l'una dall'altra di un'altezza
viene distinto completamente in due flussi emisferici, uno maggiore di un piede o di quindici pollici, e che le maree
nell'emisfero Klik che tende al nord, l'altro nell'emisfero più alte in quei medesimi porti non siano le prime ma le
opposto Khk, che è lecito denominare flusso del nord e flusso terze dopo le sizigie. Tutti i movimenti sono ritardati anche
del sud. Questi flussi sempre opposti l'uno all'altro, Yengono nel passaggio attraverso i bassifondi, per cui le maree più
a volte alterne verso i meridiani dei singoli luoghi, dopo un alte di tutte, in certi stretti e alle foci dei fiumi, sono le
intervallo di dodici ore lunari. E poiché le regioni nordiche quarte o anche le quinte dopo le sizigie.
partecipano più del flusso del nord, e quelle meridionali più Può inoltre avvenire che la marca sia propagata dal-
del flusso del sud, ne nascono, alternatamente, maree più l'oceano attraverso stretti diversi verso il medesimo porto,
alte e più basse, nei diversi luoghi fuori dell'equatore, nei e passi più rapidamente attraverso certi stretti piuttosto
quali gli astri sorgono e tramontano. ):Ia la marea più alta, che attraverso altri; nel qual caso la medesima marca, divisa
con la Luna che declina verso il vertice del luogo 38 , avverrà in due o piit che si susseguono l'una all'altra, può comporre
all'incirca durante la terza ora dopo il transito della Luna nuovi movimenti di diversi generi. Immaginiamo che due
attraverso il meridiano sopra l'orizzonte, e con la Luna che ,l maree uguali vengano da luoghi diversi verso il medesimo
cambia declinazione si trasformerà in quella più bassa, E la
massima differenza dei flussi cadrà durante i tempi dei sol-
i porto, e la prima preceda la seconda di sei ore, e cada durante
la terza ora dal passaggio della Luna attraverso il meridiano
stizi; soprattutto se il nodo ascendente 39 della Luna si trova del porto. Se la Luna in questo avvicinarsi al meridiano si
all'inizio dell'Ariete. Così, è provato mediante l'esperienza trovava nell'equatore, si verificheranno uguali flussi ogni sei
che le marce diurne dell'inverno sono più alte di quelle della ore, i quali, incontrandosi con i medesimi mutui riflussi,
sera, e quelle della sera, durante l'estate, sono più alte delle si uguaglieranno, e così durante un giorno faranno sì che
diurne: a Plymouth di quasi un piede d'altezza, a Bristol l'acqua ristagni quietamente. Se la Luna, in quel momento,
di un'altezza di quindici pollici; secondo le osservazioni di declinava dall'equatore, le maree, nell'oceano, saranno state
Colepress e Sturmy. alte c basse a fasi alterne, come è stato detto, e quindi
Ma i movimenti qui descritti cambiano alquanto per la saranno trasmesse in questo porto due maree alte e due
forza di reciprocazione delle acque, per effetto della quale basse, a fasi alterne. :\Ia le due alte maree fanno sì che la
la marea, anche cessate le azioni degli astri, può durare per massima altezza dell'acqua cada nel mezzo fra le due, la
un certo tempo. La comervazione di questo moto impresso marea alta e la bassa fanno si che l'acqua :;alga aù uu'allt:zza
media fra di loro, e tra le due basse maree l'acqua salirà
ad un'altezza minima. Così, nello spazio di ventiquattro ore,
3• Si intende lo Zenit.
•• Nodo ascende-nte: inten;ezione dell'eclittica e dell'orbita ili un corpo
l'acqua perverrà non ùue volte, come si suole ritenere, ma
celeste che tale corpo celeste attraversa durante il suo viaggio da sud a soltanto una volta alla massima altezza, ed una volta alla
nord ddl'eclittica. minima; e l'altezza massima, se la Luna declina sul polo
Nodo discendente: interse~ione dell'eclittica e dell'orbita di un corpo
sopra l'orizzonte del luogo, cadrà durante la sesta o la tredi-
celeste che tale corpo celeste attraversa durante il suo viaggio da nord
a sud dell'ccliltica. cesìma ora dal passaggio della Luna attraverso il meridiano,

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PRINCIPI MATEMATICI LIBRO TERZO - PROPOSIZIONI

e col cambiare della declinazione della Luna essa muterà in :f, SL sarà la gravit:ì acceleratrice della Luna verso il Sole.
deflusso. Un esempio di quelle cose forni Halley, muovendo
dalle osservazioni dci marinai nel porto di Batshaw nel regno 'i Essa si compone delle parti SM, LM delle quali Llf e la
parte TJ.l! della stessa SM perturbano il moto della Luna,
del Tonchino nella latitudine di zoo so' nord. lvi l'acqua, come è stato esposto nella prop. LXVI, e nei suoi corollari,
nel giorno seguente al passaggio della Luna attraverso l'e- del libro I. Poiché la Terra e la Luna ruotano intorno ad
quatore, ristagna, poi, quando la Luna declina verso nord, un comune centro di gravità, anche il moto della Terra
comincia a fluire e rifluire non due volte, come negli altri intorno a quel centro sarà perturbato da forze consimili;
porti, ma una sola durante ciascun giorno; e il flusso cade ma P possihil~ riferire alla Luna le somme tanto delle forze
durante il tramonto della Luna, il massimo deflusso durante quanto dei moti, e designare le somme delle forze mediante
il suo sorgere. Questa marea è aumentata dalla declinazione
della Luna fino al settimo od ottavo giorno, poi per altri
sette giorni decresce degli stessi gradi dei quali prima era
aumentata; ma con la Luna mutante la declinazione cessa, e
subito la marea viene mutata in deflusso. Il deflusso cade,
infatti, subito dopo il tramonto della Luna, e il flusso du- s .\1
rante il- sorgere, finché la Luna cambia di nuovo la decli-
nazione. Immettono in questo porto due stretti vicini, l'uno
dal mare della Cina tra il continente e l'isola di Leuconia,
l'altro dall'oceano Indiano, tra il continente c l'isola di
Borneo. 1\Ia se le maree sopraggiungenti durante dodici ore le lince TM ed ML analoghe alle stesse. La forza llfL, nella
d:J.ll'oceano Indiano e durante sci ore dal mare della Cina, sua quantità media, sta alla forza centripeta, per effetto
attraverso quegli stretti, e che cadono durante la terza e la della quale la Luna ruota nella propria orbita, ad una
nona ora lunare, costituiscono realmente moti di questo distanza PT intorno alla Terra in quiete, in ragione del
tipo, o se vi è un'altra condizione di quei mari, lo lascio da quadrato dei tempi periodici della Luna intorno alla Terra
determinare mediante le osservazioni dei litorali circostanti. c della Terra intorno al Sole (per il corol. I7 della pro-
Fin qui ho spiegato le cause dci movimenti dc·lla Luna posizione LXVI del libro l) ossia, in ragione del quadrato
e del mare. Ora conviene aggi·.mgere qualcosa riguardo aUa di 27 giorni, 7 ore, 43 minuti a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti;
quantità dci moti. ossia, di rooo a r78725, o di I a IJ8 2g/w 1Ia nella proposi-
zione quarta abbiamo trovato che se la Terra e la Luna
PROPOSIZIONE XXV, PROBLEMA VI. ruotano intorno al comune centro di gravità, la loro mu-
tua. distanza meùia sarà. esallamenle ùi semidiametri 6o1 / 1
Tr01•are le forze del Sole alte a perturbare ~ movimenti
della Terra. E la forza per effetto della quale la Luna ruota
della L1wa.
lungo un'orbita intorno alla Terra in riposo, ad una di-
5 designi il Sole, T la Terra, P la Luna, CADE l'orbita stanza PT di 6o1 / ~ semidiamctri terrestri, sta alla forza
della Luna. Su SP si prenda SK uguale a ST; e SL stia per effetto della quale ruota, durante lo stesso tempo,
a SK in ragione del quadrato di SK a SP; e si tracci L'II ad una distanza di 6o scmidiamctri, come 6o1 / 2 a 6o; c questa
parallela a PT; e se la gravità acceleratrice della Terra verso forza sta alla nostra forza di gravità come r a 6o x 6o,
il Sole viene rappresentata mediante la distanza ST o SK, esattamente. Perciò la forza media JIL sta alla forza di gra-
666 PRINCll'l J.lAl'EM.\TICI
'l UBRO TERZO • PROPOSIZIONI

vità sulla superficie ùdla Terra come r X 6o1 f2 a 6o x 6o x uguali Pp, ecc., per mezzo delle quali possono essere rap-
X 6o X 178 29 /~ 0 , o I a 638092,6. Quindi, dalla proporzione presentate altrettante particelle uguali di tempo, e condotta
delle linee TM, ML viene data anche la forza TM; e queste pk perpt:ndicolarc a CT, si congiunga TG che si incontra
sono le forze del Sole per effetto delle quali viene pertur- con le KP, kp prolungate in F c f; allora FK sarà uguale
bato il moto della Luna. - C.V.D. a TI(, e Kk starà a PK come Pp a Tp, ossia in un rap-
porto dato; perciò FK X Kk o l'area F Kkf starà come
PROPOSIZIONE XXVI. PROBLEMA VII. 3PK x Tf{ .
TP , ossta, come EL; e per composizione, l'intera
Trm1are l'incremento orario dell'area che la Luna, con it
area GCKF starà come la somma di tutte le forze EL im-
raggio condotto verso la Terra, descrive lungo un'orbita circol,lre.
Abbiamo detto che l'arca descritta dalla Luna con il
raggio condotto verso la Terra, è proporzionale al tempo,
salvo che il moto lunare sia perturbato dall'azione del Sole.
E adesso proponiamo eli inve~tigare I'ineguaglianza del mo-
mento o incremento orario. Affinché il calcolo sia più facile,
immaginiamo che l'orbita della Luna sia circolare, e trascu-
riamo tutte le ineguaglianze, eccezion fatta per quella della
quale stiamo qui trattando. A causa della grandissima lonta-
nanza del Sole, supponiamo anche che le linee SP e ST
siano fra loro parallele. In tal modo, la forza LM viene E
sempre ridotta alla sua quantità media TP, come la f0rza
TM alla sua quantità media 3PK. Queste forze (per il coro!. 2
delle leggi} compongono la forza TL, e questa forza, se sul
raggio TP viene abbassata la perpendicolare LE, si di-
vide nelle forze TE, EL, delle quali TE, operando sempre D
secondo il raggio TP, non accelera né ritarda la descrizione
dell'area TPC effettuata col raggio TP; ed EL operando presse sulla Luna durante l'intero tempo CP, e perciò anche
sempre secondo la perpendicolare, accelera o ritarda la stessa come la velocità data da questa somma, ossia, come l'ac-
di quanto accelera o ritarda la Luna. Quell'accelerazione celerazione della descrizione dell'area CT P, o incremento
della Luna, nel passaggio della stessa dalla quadratura C del momento. La forza per effetto della quale la Luna
alla congiunzione A, effettuata nei singoli momeuli del ruota intorno alla Terra in riposo, alla distanza T l' durante
tempo, sta come la stessa forza acceleratrice EL, ossia come il suo tempo periodico CADB di 27 giorni, 7 ore, 43 minuti,
3PK x TK fa sì che il corpo, cadendo durante il tempo CT, descriva
TP . Si rappresenti il tempo mediante il moto
la lunghezza 1 / 2 CT, e contemporaneamente acquisti una
medio della Luna, o (il che è all'incirca la stessa cosa) per velocità uguale alla velocità con la quale la Luna si muo-
mezzo dell'angolo CTP, o anche per mezzo dell'arco CP. ve nella propria orbita. Ciò è manifesto dal corollario g.
Verso CT venga innalzata la normale CG uguale alla CT. prop. IV del libro I. Ora, poiché la Kd, abbassata perpen-
Diviso l'arco di quadrante AC in innumerevoli particelle dicolarmente su TP, è la terza parte della EL, ed è uguale
668 PP.JNCIPI ~f,\TD·IATICI
UBRO TERZO - I'ROI'OSIZION1

alla metà della TP o Jt1L, negli ottanti, la forza EL negli dico 411 della Luna è in realtà di 29 giorni, r:z ore e 44 minuti,
ottanti, dove è massima, supererà la forza ML in ragione gli incrementi dci momenti devono essere aumentati in
di 3 a 2, perciò starà a quella forza, per effetto della quale ragione del tempo, ossia, in ragione di w8o853 a roooooo.
la Luna ruota, durante il proprio tempo periodico, intorno In tal modo l'intero incremento, che era la 100( 11915 parte
alla Terra in quiete, come roo a z; 3 x 17872 1 h, o II9I5, del momento medio, diventerà ora la 100 ( 11023 parte del me-
desimo. Perciò, il momento dell'area nella quadratura della
e durante il tempo CT dovrebbe generare una velocità che
sarebbe la 100/ 11915 parte della velocità della Luna; ma du-
l
1 Luna starà al suo momento nella sizigia come II023- 50
rante il tempo CPA gf•nercr;Ì 11na velucità magg-iore in ragione ' a II023 + 50, o come 10973 a IIOJJ, ed al momento di
di CA a CT o TP. Si rappresenti la forza massima EL, esso, quando la Luna si trova in un qualche altro luogo
negli ottanli, per mezzo dell'area FK x Kk uguale al ret- intermedio P, come 10973 a 10973 +
Pd, supponendo TP
tangolo 1 / 2 TP X Pp. E la velocità, che la forza massima uguale a Ioo.
può generare durante il tempo qualsiasi CP, starà alla velo- Quindi l'area, che la Luna, con il raggio condotto verso
cità, che una forza minore EL genera durante il mede- la Terra, descrive durante particelle uguali di tempo, sta
simo tempo, come il rettangolo 1 / 2 TP x CP all'area KCGF; esattamente come la somma dei numeri 219.46 e il seno verso
ma durante l'intero tempo CPA, le velocità generate sta- della distanza doppia della Luna dalla quadra tura più vicina,
ranno fra loro come il rettangolo 1 / 2 TP x CA ed il triangolo nel cui cerchio il raggio è un'unità. Queste cose stanno in
TCG, o come l'arco di quadrante CA e il raggio TP. Perciò tal modo quando la variazione negli ottanti è di grandezza
(per la prop. IX del libro V degli Elementi) la velocità suc- media. 1\·Ia se la variazione è maggiore o minore il suo seno
cessiva, generata durante l'intero tempo, sarà la 1ooj 11915 parte verso deve essere aumentato o diminuito nella medesima
della velodth della Luna. A questa vdocità della Luna, che proporzione.
è proporzionale al momento medio dell'area, viene aggiunta
e sottratta la metà dell'altra Ydocità; e se il momento medio
PROPOSIZIONE XXVII. PROBLEMA VIII.
viene rappresentato per mezzo del numero ngrs, la somma
II9I5 + 50 o ngl)s rappresenterà il momento massimo del- A partire dal moto orario della Luna trovare la sua distanza
l'arca nella sizigia A, mentre la differenza II9I5- 50 o dalla Terra.
nS65 il suo momento minimo nelle quadrature. Dunque, le
L'area che la Luna, con il raggio condotto verso la Terra
aree descritte in tempi uguali nelle quadrature e nelle sizigie,
descrive nei singoli momenti di tempo, sta congiuntamente
stanno fra loro come IH)65 e n865. Al momento minimo
come il moto orario della Luna e il quadrato della distanza
n865 si aggiunga un momento che sta alla differenza IOO
della Luna dalla Terra; pertanto, la distanza della Luna
dei momenti come il trapezio F KCG al triangolo TCG o,
dalla Terra è in ragione composta, direttamente, della. raùice
il che è uguale, come il quadrato del seno PK al quadrato
del raggio TP (ossia, come Pd a TP) e la somma rappre-
senterà il momento dell'arca, ove la Luna è nel qualsiasi • 40Nome che si dà alle rivoluzioni dei pianeti coruiùerati relativa-
posto intermedio P. mente alla loro conginnzionOJ, con il Sole. Pertanto, il tempo che passa tra
una OJongiunzione e la successh•a, vi~ne detto rit·alu::im.e sinadiw.. La
Tutte queste cose stanno così nell'ipotesi che il Sole e rivoluzione sinuùica della Luna costituisce il mr<e .<in<>dico ossia, 29 giorni
la Terra :-iano in quiete, e la Luna ruoti nel tempo sinodico e 13 ore. La parola deriva dal greco e significa asumblell, usata dagli
astrunumi più antichi per designare la congiunzione degli astri.
di 27 giorni, 7 ore, 43 minuti. liia in quanto il periodo sino-
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO TERZO - PROPOSIZlONI

quadrata dell'area c, inversamente, della radice quadrata del quadrature è PT o TK e attrae la Luna verso la Terra,
moto orario. - C.V.D. sarà rooo, e la forza media TM nelle sizigie sarà 3000.
Coro!. I. Di conseguenza, viene dato il diametro appa- Se da essa viene sottratta la forza media ML, rimarrà
rente della Luna: che è inYersamente proporzionale alla sua: la forza 2ooo per effetto della quale la Luna nelle sizi-
distanza dalla Terra. Provino gli astronomi come rigorosa- gie viene distratta dalla Terra, e che prima ho chiamato
mente questa legge si accordi con i fenomeni. 2PK. l\Ia la velocità della Luna nelle sizigic A e B sta
Corvi. 2. Di conseguenza, anche l'orbita della Luna può alla velocità della stessa nelle quadrature C e D, come
essc:re definita più accuratamente di prima per mezzo dei CT ad AT, e il momento dell'area che la Luna, con il rag-
fenomeni. gio condotto verso la Terra, descrive nelle sizigie, sta al
momento della medesima area nelle quadrature congiun-
PROPOSIZIO:-<"E XXVIII. PROBLEMA IX. tamente, ossia, come II073CT a I0973AT. Si prenda il
quadrato di questa proporzione inversamente e la prima
Trovare i diametri dell'orbita hmgo la quale, senza eccen- proporzione direttamente, e la curvatura dell'orbita lunare
tr·icità, la Lmta dovrebbe muoversi. nelle sizigie starà alla curvatura della medesima nelle qua-
La curvatura della traiettoria che un mobile, se viene drature come 120406729 x r-;8725ATZ x CP x N -
attratto secondo la perpendicolare alla sua traiettoria, de- - 120406729 x 2oooAT4 X CT a 1226II329 x 17R725AT2 x
scrive, è direttamente proporzionale all'attrazione e inversa- x CT 2 x N + 1226II329 x roooCP x A.T, ossia come
mente proporzionale al quadrato della velocità. Suppongo 2I51g6gAT x CT x N -2408r:1T3 a 2I9I3JIAT x CT x
che le curvature delle linee stiano fra loro nella ragione X N+ r226rCT3 •
evanescente dei st·ni o delle tangenti degli angoli di contatto, Poiché la figura dell'orbita lunare è sconosciuta, assu-
se quelle tangenti vengono riferite a raggi uguali, allorché miamo al suo posto l'ellisse DBCA, nel centro T della quale
quei raggi diminuiscono all'infmito. Ma l'attrazione della sia collocata la Terra; e l'asse maggiore DC di essa giacia
Luna verso la Terra nelle sizigie è la differenza della gra- fra le qnadrature, U minore AB fra le sizigie. l\Ia in quanto
vità della medesima verso la Terra ri-;pctto alla forza 2PK il piano di questa ellisse ruota intorno alla Terra con moto
del Sole, per effetto della quale la gravità accch:mtrice angolare, e la traiettoria, la cui curvatura abbiamo consi-
· della Luna verso il Sole supera la gravità acceleratrice derata, deve essere descritta sul piano che è assolutamente
della Terra verso il Sole o è da essa superata. 11·Ia quell'at- privo di ogni moto angolare, noi dovremo considerare la
trazione nelle quadrature è la somma della gravità della figura che la Luna, ruotando lungo quell'ellisse, descrive su
Luna yerso la Terra e della forza ET del Suh~. per effetto della r.tuc:sto piano, ossia la figura Cpa, i cui singoli punti p ven-
quale la Luna è attratta verso la Terra. E queste attrazioni, gono trovati prendendo un punto qualsiasi P sulla elliss~.
AT+CT che rappresenta il luogo della Luna, e conducendo T p uguale
posto che venga detto N, :slannu e,;attamente a TP, in modo tale che l'angolo PTp diventi uguale al moto
2
r;.S725 zooo 178725 rooo apparente del Sole a partire dal momento dell'ultima qua-
come-~---~--- e --C'T-·-,-+ _,T~x-7'T ; o co- dratura in C; o in modo tale (il che è poi lo stesso) che
AP CT x N - _1. n'
me 178725N x CT2 -zoooAP x CT e 178725N x AP + l'angolo CTp stia all'angolo CTP come il tempo della rivo-
+ 1oooCP x AT. Infatti, se la graYità acceleratrice luzione sinodica della Luna al tempo della rivoluzione perio-
dica o come 29.; I2n 44', a 27~7h 43'. Si prenda, quindi,
della Luna verso la Terra viene rappre:;;entata per mez-
zo del numero 17t\725, la forza mt'dia ,1[L, che nelle l'angolo CTa nella medesima ragione all'angolo retto CTA,
I'RINCII'I MATEMATIC! J.JBRO TERZO - I'ROl'OSIZJONI

e la lunghezza T a diventi uguale alla lunghezza T A, a sarà dei tempi 27g 7h 43', e zgg rzh 44' divisa per il quadrato del
l'abside più bassa c C l'abside più alta di quest'orbita Cpa, tempo 27g 7h43'.
1Ia, mediante il calcolo, trovo che la dilierenza tra la cur- Quindi, poiché a designa la sizigia della Luna, e C la
vatura dell'orbita Cpa nel Yerticc a e la curvatura di un cer- sua quadra tura, la proporzione ora trovata deve essere uguale
chio descritto con centro T ed intervallo TA, sta alla dif-
ferenza tra la curvatura dell'ellisse nel vertice A e la curva-
~' alla proporzione della. curvatura dell'orbita della Luna nelle
sizigie alla curYatura della mede:ùna nelle quadrature, che
l
1 abbiamo trovato sopra. Per cui, allo scopo di troYare la
tura del medesimo cer-
chio come il quadrato
l proporzione di CT ad AT, moltiplico fra di loro gli estremi
dell'angolo CTP all'an- ed i mcdi. Ed i termini risultanti, divisi per AT x CF,
golo CTp; e che la cur- diventano 2062,7C]CT+ - zrsrg69N X CP + 368676N X
vatura dell'ellisse in A x AT x C'P+ 36342AP x CP-362047N x A 'P x CT +
sta alla curvatura di + 2I9I3]IN X A P + 4051.4.1 P = o. Ora, al posto della
quel cerchio, come il semisomma N dei termini AT e CT scrivo r, e ponendo al
quadrato di T A sta a posto dei medesimi la sem.idifferenza x, abbiamo CT = I +x,
TC, e la curvatura di e A T = I - ."C; e scritti essi in equazione, e risultando
quel cerchio sta alla risolta l'equazione, si ottiene x uguale a o,OOJrg; quindi il
curvatura del cerchio semidiametro CT diventa I,OOJI9, e il semidiametro AT
descritto con centro T o,ggz8r, numeri che sono esattamente come 70 1 / 1 ~ e 6g 1b.
ed intervallo TC, come Dunque, la distanza della Luna dalla Terra nelle sizigie sta
TC a TA; ma la cur- alla distanza della stessa nelle quadrature (trascurando
vatura di questo sta alla ogni considerazione circa l'eccentricità) come 6g 1 /z~ a ]01 / 24 ,
curvatura dell'ellisse in o, arrotondando, come 6g a ;o.
'' C come il quadrato di
''
' B TA a TC, e la diffe- PROPOSIZIONE XXIX. PROBLEMA X.
renza tra le curvatura Trovare la variazione della Lmta.
dell'ellisse nel vertice C e la curvatura dell'ultimo cer-
chio, sta alla differenza tra la curvatura della figura Tpa Questa ineguaglianza nasce in parte dalla forma ellittica
nel vertice C e la curvatura del medesimo cerchio, come il dell'orbita lunare, in parte dall'ineguaglianza dei momenti
quadrato dell'angolo CTp all'angolo CTP. Le quali relazioni, dell'area, che la Luna, con il raggio condotto verso la Terra,
in verità, si ricavano facilmente dai seui degli angoli di descrive. Se la Luna P si muovesse lungo l'ellisse DBCA
contatto e della differenza degli angoli, Ma, confrontate intorno alla Terra in quiete al centro dell'ellisse, e, condotto
queste relazioni fra loro, scaturisce che la curvatura della verso Terra il raggio TP, descrivesse l'area CTP proporzio-
nale al tempo, e il semidiametro massimo CT stesse al semi-
figura Cpa in a sta alla curvatura della medesima in C come
diametro minimo TA come ;o a 6g, la tangente dell'angolo
AP- io:o~ CT 2 x AT a CP + /0 ~ 0~ A. T! X CT. Ove il
6 2

CTP starebbe alla tangente dell'angolo del moto medio,


numero 1 0~:0:· designa la differenza dci quadrati degli an-
1

calcolato ad iniziare dalla quadratura C, come il semidia-


goli CTP e CTp divisa per il quadrato dell'angolo mi- metro TA dell'ellisse al semidiametro TC della medesima,
nore CTP, o (il che è identico) la differenza del quadrato o come 69 a 70. l\Ia la descrizione dell'area CT P, nel pas-
PRINClPl MATEMATICI LIBRO TEilZO - PROPOSIZIONt

saggio della Luna dalla quadra tura alla stztgta, deve essere Questa è la sua grandezza ad una distanza media del
accelerata in modo tale che il suo momento nella sizigia Sole dalla Terra, trascurate le diilerenze che possono nascere
della Luna stia al suo momento nella quadratura come dalla curvatura deU'orbis magmts n e dalla maggiore azione
II073 a 10973; e ..:he la differenza del momento nel qualsiasi del Sole sulla Luna falcata e nuova che su quella gibbosa
luogo intermedio P rispetto al momento nella quadratura e nuova. Alle altre distanze del Sole dalla Terra, la varia-
sia come il quadrato del seno dell'angolo CTP. Il che av- zione massima è in una ragione composta del quadrato del
viene con sufftciente ac- tempo di una rivoluzione sinodica della Luna (dato un anno
sq curatezza, se la tangente di tempo}, direttamente, e del cubo delle distanze del Sole
di tale angolo viene di- dalla Terra, inversamente. Perciò, la variazione massima del
minuita in ragione della Sole nell'apogeo è di 33' 14" e nel perigeo di 37' II", posto
radice quadrata del nu- che l'eccentricità del Sole stia al sem.idiametro trasversale
mero 10973 al numero dell'orbis magnus come !6 15 / 15 a rooo.
II073, ossia, in ragione
Fin qui abbiamo studiato la variazione in un'orbita non
del numero 68.6877 al
eccentrica, nella quale cioè la Luna nei suoi ottanti è sempre
numero 6g. In tal modo,
alla sua distanza media dalla Terra. Se la Luna, a causa
la tangente dell'angolo
della sua eccentricità, dista dalla Terra piit o meno che se
CTP starà ora alla tan-
gente del moto medio la si collocasse in quest'orbita, la variazione potrebbe essere
come 68,6877 a 70, e un po' maggiore o un po' minore della legge qui addotta;
l'angolo CTP, negli ot- ma lascio agli astronomi di detem1inare la differenza in più
'l tanti, ove il moto me- o in meno mediante i fenomeni.
l
l
dio è di 45°, è trovato
'' di 44° 27' 28", e sot-
PROPOSIZIONE XXX. PROBLEMA XI.
',
' B tratto da 45o, ossia dal- Trovare il moto orario dei nodi della Luna in un'orbita
l"angolo del moto me- circolare.
dio, rimane una vanazwne massima di 32' 32". Le cose
starebbero in tal modo se la Luna, nel passaggio dalla S designi il Sole, T la Terra, P la Luna, NPn l'orbita
quadra tura alla sizigia, descrivesse un angolo CT A di sol- della Luna, Npn la proiezione ortogonale dell'orbita sul
tanto novanta gradi. Ma a causa del moto della Terra, dal piano dcll'ecclittica; N, n i nodi, nTNm la linea infinita-
quale il Sole è apparentemente spinto in avanti, la Luna, mente prolungata dei nodi; PI, PK, le perpendicolari abbas-
prima di raggiungere il Sole, descrive un angolo CTa, mag- sate sulle linee ST, Qq; Pp una perpendicolare abbassata
giore di un angolo retto, in ragione del tempo di una rivo- sul piano dell'ecclittica; A, B le sizigie della Luna sul piano
luzione sinodica della Luna al tempo della sua rivoluzione dcll'ecclittica, AZ una perpendicolare sulla linea 1\ln dei
periodica, ossia, in ragione di 29g rzh 44' a 27r; 7h 43'. In tal nodi; Q, q le quadraturc della Lma sul piano dell'ecclittica,
modo, tutti gli angoli intorno al centro T vengono aumen- e pK una perpendicolare s;ulla linea Qq che giace fra le qua-
tati nella medesima proporzione, e la variazione massima, drature. La forza del Sole capace di perturbare il moto (per
che altrimenti sarebbe di 32' 32", aumentata ora nella me-
desima proporzione, diventa di 35' ro". <l L'orbita che la Terra descrive: intomo al Sole.
l'ltlNCll'l MATBIATICI LIBRO TERZO - rROPOSIZIONI

la prop. XXV] è duplice, l'una proporzionale alla linea LM, tutte le linee condotte dalla Luna al Sole come parallele
l'altra alla linea lliT, nello sch.:ma di quella proposizione. alla linea condotta dalla Terra al Sole; perché l'inclinazione,
E la Luna è attratta verso la Terra dalla prima forza, verso in alcuni ca'>i, diminuisce tutti gli effetti all'incirca di tanto
il Sole dalla seconda, lungo la linea parallela alla retta ST di quanto li aumenta in altri; e noi ricerchiamo i moti medi
condotta dalla Terra verso il Sole. La prima forza LM opera dei nodi, trascurando le minuzie di questo tipo, che rende-
l rebbero il calcolo troppo difficile.
PM designi ora un arco, che la Luna descrive in un
dato tempo minimo, ed 1\JL una lineetta, metà di quella
che la Luna spinta dalla predetta forza 3IT, può descrivere
nel medesimo tempo. Si congiungano PL, .MP, e le si pro-
lunghino verso m ed l, ovc tagliano il piano dell'ecclittica,
e su Tm si abbassi la perpendicolare PH. Poiché la retta
ML è parallela al piano dell'ecclittica, e perciò non può
incontrarsi con la retta ml che giace su quel piano, e tut-
tavia queste rette giadono sul piano comune LMPml, queste
rette saranno parallele; pertanto i triangoli Li'VIP, lmP
saranno simili. Ora, poiché MPm sta sul piano dell'orbita,
in cui la Luna si muoveva nel luogo P, il punto m cadrà sulla
linea Nn, condotta attraverso i nodi N, n di quell'orbita.
Poiché la forza dalla quale la metà della lineetta LM è
generata, se venisse impressa tutta insieme e in una sola
volta sul luogo P, genererebbe quell'intera linea, e farebbe sì

j che la Luna si muovesse lungo un arco, la cui corda sareb-


be LP, e perciò trasferirebbe la Luna dal piano JJIPmT,
al piano LPlT, il moto angolare dei nodi generato da quella
'
forza sarà uguale all'angolo mTl. Ma ml sta a mP come
ML a MP; perciò, poiché MP, a causa del tempo dato, è
lungo il piano dell'orbita lunare, e pertanto il luogo del dato, ml sta come il rettangolo ML x mP, ossia come il
piano non cambia affatto. Questa, perciò, deve essere tra- rettangolo IT x mP. E l'angolo mTl, se per caso l'angolo
scurata. La seconda forza 11.JT per effetto c1f'lla quale viene . ~ ITxh
Tllfl e retto, sta come-- , e pertanto come T
perturbato il piano dell'orbita lunare, è uguale alla forza Tm m
3PK o 3IT. E questa forza (per la prop. XXV) sta alla ossia (per la proporzionalità di Tm e mP, TP e PH) come
forza per effetto della quale la Luna può ruotare uniforme- IT x PH
mente intorno alla Terra in riposo durante il suo tempo
·---;yp-- , perciò, in quanto TP è dato, come IT X PH.
periodico, come 3IT al raggio del cerchio moltiplicato per il Che se l'angolo Tml o STN è obliquo, l'angolo mTl sarà
numero I78,725, o come IT al raggio moltiplicato per 59.575· ancora minore, in ragione del seno dell'angolo STS al rag-
'
Ma in questo calcolo ed in tutto quello che segue, considero l gio, o di AZ ad AT. Dunque, la Yelodtà dei nodi sta come
l

f
PRINCIPI MATEMhTICI LIBRO TERZO - PROPOSIZIONI

IT X PH X AZ, o come il prodotto dei seni dei tre angoli nodi Nn in D e d, il moto orario dei nodi starà come MPDd
TPI, PTN e STN. ed il quadrato della linea AZ congiuntamente. Siano, infatti,
Se quegli angoli, stando i nodi nelle quadrature e la PK, PH e AZ i tre seni predetti. PK, appunto, il seno
Luna nella sizigia, sono retti, la lineetta ml si allontanerà della distanza della Luna dalla quadratura, PH il seno della
all'infinito, e l'angolo mTl diventerà uguale all'an~-;olo mP!. distanza della Luna dal nodo, e AZ il seno della distanza
Ma in questo caso, l'angolo tnPl sta all'angolo PTM, che del nodo ùat Sole: allora la velocità del nodo starà come il
la Luna descrive nello stesso tempo per effetto del suo moto prodotto p!{ x PH X AZ. 1\Ia PT sta a PK come PM
apparento intomo alla Terra, come I a 59.5'75· Infatti, a Kk, e perciò, a causa delle date PT e PJf, Kk è propor-
l'angolo mPl è uguale all·angolo LP.~.l!, o;;;sia, all'angolo di zionale a PK. Anche AT sta a PD come AZ a PH, e per-
dcfle..;..,;ionc della Luna dal percorso rettilineo, che, se la tanto PH è proporzionale al rettangolo PD X AZ, e com-
gravità della Luna cessasse, soltanto la predetta forza 3fT ponendo queste proporzioni PK X PH sta come Kk X PD X
del Sole potrebbe generare in quel dato tempo; c l'angolo x AZ, e PK x PH x AZ come Kk X PD x AZ2 , ossia,
PTM è uguale all'angolo di dctlessione della Luna dal per- come l'area PDdM e A.Z2, congiuntamente. - C.V.D.
corso rettilineo che quella forza dalla quale la Luna è trat- Corol. 2. In una qualunque posizione data dei nodi, il
tenuta nella propria orbita, genererebbe nello stesso tempo, moto orario medio è la metà del moto orario delle sizigie
se cessasse la forza 3lT del Sole. E queste forze, come sopra della Luna, e perciò sta a r6" 35"' x6 1v 36v come il qua-
abbiamo detto, sono fra loro come I a 59,575. Dunque, drato del seno della distanza dei nodi dalle sizigie al qua-
poiché il moto medio ur.:trio della Luna rispetto alle stelle drato del raggio, o come AZ2 ad A P. Infatti, se la Luna
fisse è di 32' 56" 27"' I2 1v1f2 il moto orario del nodo sarà, percorre con moto uniforme il semicerchio QA 2 , la somma
in questo caso, di 33" ro"' 33 1v I2v. Ma in altri casi questo di tutte le aree PDdl\I, durante il tempo nel quale la Luna
moto orario starà a 33" ro'" 33 1v I2v come il prodotto dei va da Q a J.1I, sarà l'area QAfdE che viene chiusa dalla
seni dei tre angoli TPI, PTN e STN (ossia delle distanze tangente QE del cerchio; e durante il tempo nel quale la
della Luna dalla quadmtura, della Luna dal nodo e del Luna raggiunge il punto n, quella somma sarà l'intera area
nodo dal Sole) al cubo del raggio. E tutte le volte che il EQAn che la linea PD descrive; e mentre la Luna tende
segno dì un angolo qualsiasi viene mutato da positivo in da n a q, la linea PD cade fuori del cerchio, e descriverà
negativo, e da negativo in positivo, il moto retrogrado dovrà l'area nqe chiusa dalla tangente qe del cerchio; la quale, in
.'i
essere mutato in moto progre~sivo, e quello progressivo in quanto i nodi prima erano retrogradi, e ora progrediscono,
moto retrogrado. Donde viene che i nodi si muovano in
avanti tutte le volte che la Luna si trova entro una delle
due qmtdrature e il nodo vicino a questa quadratura. Negli
i deve essere sottratta dalla prima area, ed essendo divenuta
uguale all'area QEN, resterà il semicerchio .NQA1t. Dunque,
la somma di tutte le aree PDdJ[ descritte nel tempo in
altri casi sono retrogradi e per la differenza in più del moto cui la Luna percorre un semicerchio, è l'area del semicerchio;
retrogrado rispetto al moto progressivo, durante ciascun mese e la somma di tutte quelle descritte nel tempo in cui la
sono portati indietro. Luna percorre un cerchio, è rarea dell'intero cerchio. l\Ia
Corol. I. Di conseguenza, se dagli estremi P ed 1ll di un l'arca PDdJf, allorché la Luna sta nelle sizigie, è il rettan-
dato arco estremamente piccolo PJI, si abbassano verso la golo dell'arco PJf moltiplicato per il raggio PT; e la somma
linea Qq, che congiunge le quadratnre, le perpendicolari PK, di tutte le aree uguali a questa, nel tempo in cui la Luna
J.1fk, cd esse vengono prolungate finché tagliano la linea dei descriverà un cerchio, è il rettangolo dell'intera circonferenza
68o PRINCIPI MATEMATICI LIJIRO TERZO - PROPOSIZIONI 68<

moltiplicato per il raggio del cerchio; e questo rettangolo,


PROPOSIZIONE XXXI. PROBLDIA XII.
poiché diventa uguale a due cerchi, è due volte maggiore
rispetto al rettangolo precedente. Per cui i nodi, con una Trovare. il moto orario dei nodi della Luna m un'orbita
velocità. uniformemente continua uguale a quella che hanno ellittica.
nelle sizigie lunari, descriverebbero uno spazio maggiore del
Qpmaq designi un'ellisse descritta con asse maggiore Qq
doppio rispetto a quello descritto di fatto; pertanto, il moto
medio per effetto del quale, se è contimmto uniformemente, ll e minore ab, QAqB un cerchio circoscritto, T la terra nel
centro comune eli entrambi, S il Sole, p la Luna mossa lungo
un'ellisse e pm l'arco che descrive durante una data minima
___:;:.Q--::--4E particella di tempo, N e n i nodi congiunti per mezzo della
N
K linea N e n, pK e mk le perpendicolari abbassate sull'asse
Qq e prolungate da entrambi i lati, finché incontrano il
cerchio in P e M, e le linee dei nodi in D e d. E se la Luna,
con il raggio condotto verso la Terra, descrive un'area pro-
porzionale ai tempi, il moto orario del nodo nell'elli~se starà
come l'area pDdm e AZ2 congiuntamente.
Infatti, PF tocchi il cerchio in P e, prolungata, incontri
TN in F, e pj tocchi l'ellisse in p e, prolungata, tocchi la
medesima TN in f, e queste tangenti si incontrino insieme
all'asse TQ in Y; ML designi lo spazio che la Luna, ruotante
lungo un cerchio, descrive con moto trasversale, mentre
percorre l'arco P .l'.!, spinta dalla predetta forza 3fT o 3P J(
e ml designi lo spazio che la, Luna descrive, ruotando lungo
descriverebbe lo stesso spazio che descrivono di fatto l'ellisse durante lo stesso tempo, sempre spinta dalla forza
per effetto di un moto ineguale, è la metà del moto che 3fT o 3PK; si prolunghino, infine, LP e lp finché incontrano
hanno nelle sizigie della Luna. Per conseguenza, poiché il il piano dell'ecclittica in G e g, e siano congiunte FG e fg,
massimo moto orario, allorché i nodi stanno nelle quadrature, delle quali FG prolungata taglia pj, pg e TQ in c, e e R
è di 33" xo'" 33 1v I2v, il moto medio orario in questo caso rispettivamente, e fg prolungata taglia TQ in r. Poiché la
sarà di r6" 35'" r6 1v 36v. Poiché il moto orario dei nodi sta forza 3fT o 3PK nel cerchio sta alla forza 3IT o 3PK nel-
sempre come Azz e l'area PDdM congiuntamente, e per la l'ellisse, come P]( a pK, o AT ad aT, lo spazio ML gene-
qual cosa il moto orario dci nodi nelle sizigie della Luna rato dalla prima forza starà allo spazio 'ml generato dalla se-
sta come AZ2 e l'area PDdM congiuntamente, ossia (poiché conda forza come PK a pK, ossia, per le figure simili PYKp
l'area PDdM descritta nelle sizigie è data) sta come Azz, e FYRc, come FR a cR. 1\Ia (a causa dei triangoli simili
questo moto, quando i nodi stanno fuori delle quadrature, PLM, PGF) ML sta a FG come PL a PG, ossia (a causa
starà a r6" 35"' r6 1v 36v come Azz ad AP. - C.V.D. delle parallele Lk, PK, GR) come pl ape, ossia (per i trian-
goli simili plm, cpc) come lm a ce; e inYersamente, come LJ{
sta a lm, o FRa cR, così FG sta a ce. E pertanto, se fg stesse
a ce come jY a cY, ossia, come fra cR (cioè, come jr a FR
PRINCIPI MATEMATICI UIIRO TERZO - i'ROPOSIZIONI

ed FR a cR congiuntamente, ossia, come /T a FT e FG lungo l'ellisse saranno fra loro uguali. Queste cose stareb-
a ce congiuntamente) poiché la ragione di FG a ce, sottratta bero in tal modo, se /g stesse a ce come fY a cY, ossia,
da entrambe le parti, mantiene uguali le ragioni di fg a FG
se tg f asse ugual e a " ,,x /Y
_ . 'l . t nango
11· a per 1
. li stmili
. ..

jgp, cep, fg sta a ce come /P a cp; perciò fg è uguale a


ce X lP : e quindi l'angolo che fg sottende di fatto sta al
cp
primo angolo che FG sottende, cioè, il moto dci nodi lungo
l'ellisse al moto dci nodi lungo il cerchio, come questa fg
o cc x lP a il a .
pnma l g o cc x /Y . come l p X cl"'
, ossta,
cp cY
a fY X cp, o fP a /Y e cY a cp, cioè, se ph è parallela alla
TN incontra FP in h, come Fh a FY c F:l-- a FP; ossia, come
Fh a FP o Dp a DP, e perciò come l'area Dpmd all'area
DPJ!d, Pertanto, poiché {per il corol. I della prop. XXX)
la seconda arca e AZ2 , congiuntamente, sono proporzionali
al moto orario dei nodi m•l cerchio, la prima area e AZ2,
congiuntamente, saranno proporzionali al moto orario dei
nodi lungo l'ellisse. - C.V.D.
Corol. Per la qual cosa, poiché, in una data posizione
dei nodi, la somma di tutte le aree pDdm d.:-scritte nel tempo
in cui la Luna passa dalla quadralura ad un luogo qual-
siasi m, è l'area mpQEd, che è limitata dalla tangente QE
dell'ellisse, e la somma di tutte quelle aree descritte durante
un'intera rivoluzione, è l'area dell'intera ellisse; il moto medio
dei nodi lungo l'ellisse starà al moto medio dei nodi lungo
il cerchio come l'ellisse al cerchio; ossia, come Ta a TA,
o 69 a 70. E quindi, poiché (per il corol. 2 della prop. XXX)
il moto medio orario dei nodi lungo il cerchio sta a r6" 53"'
r6 1v 36v come AZZ ad AP, se l'angolo 16"21'" 3 1" 30"
q viene preso all'angolo I6" 35"' r6rv 36v come 69 a 70, il
moto medio orario dci nodi lungo l'ellisse starà a r6" 21"'
e di /T a FT, Jg starebbe a FG come JT a FT; c perciò gli 3 1v 30\' come .-122 ad AT2 ; ossia, come il quadrato del seno
angoli che FG e /g sottenderebbero nella Terra T, sarebbero della distanza del nodo dal Sole al quadrato del raggio.
uguali fra loro. ~Ia quegli angoli (per le cose e:;poste nella Ma la Luna, con il raggio cor.dotto verso Terra, descri,,e
precedente proposizione) sono i moti dei nodi durante il le aree più velocemente nelle sizigie che nelle quadratmc,
tempo in cui la Luna percorre l'arco P :l! nel cerchio e l'arco e per questo fatto il tempo nelle sizigie vi~ne contratto e
pm nell'ellisse; pertanto, i moti dci nodi lungo il cerchio e aumentato, nelle quadrature ,'iene prolungato, e con l'au-
Plll:!'CIPI MATEMATICI LIBIIO TERZO - PROPDSIZIONI 685

mento o la diminuzione del tempo viene aumentato e dimi- in quei luoghi al movimento totale nelle stzlgte, e come la
nuito il moto dei nodi. 1\·la il momento dell'area nelle qua- differenza tra il quadrato del seno della distanza della Luna
drature della Luna stava al momento di essa nelle sizigie dalla quadratura e la metà del quadrato del raggio sta alla
come I0973 a II07J, e pertanto il momento medio negli metà del quadrato del raggio congiuntamente. Per conse-
ottanti sta alla differenza in più nelle sizigic, e alla di:ffc- guenza, se i nodi si trovano nelle quadrature e si prendono
rem:a in meno nelle quadrature, come 1I02J, semisomma dei due luoghi, ugualmente distanti da ambo i lati dall'ottante,
numeri, a so, semidiffcrenza di entrambi. Per conseguenza e altri due che stanno alle medesime distanze dalle sizigie
poiché il tempo della Luna nelle singole partkdle uguali di e dalla quadratura, e se dai decrementi dei moti nei due
orbita è inversamente proporzionale alle velocità della me- luoghi fra la sizigia e l'ottante vengono sottratti gli incre-
desima, il tempo medio negli ottanti starà alla differenza menti dei moti nei due luoghi restanti, che stanno fra l'ot-
in più del tempo nelle quadrature, c alla differenza in meno tante e la quadratura, il decremento residuo sarà uguale al
nelle sizigie, originato da questa causa, esattamente come decremento nelle sizigia: come facilmente risulterà dai cal-
II023 a so. :\fa procedendo dalle quadrature alle sizigie, coli. Quindi, il decremento medio, che deve essere sottratto
trovo che la differenza in più dci momenti dell'arca nei dal moto medio dei nodi, è la quarta parte del decremento
singoli luoghi, rispetto al momento minimo nelle quadraturc, della sizigia. L'intero moto orario dei nodi nelle sizigie,
sta esattamente come il quadrato del seno della distanza della allorché la Luna, con il raggio condotto verso la Terra, era
Luna dalle quadrature; pertanto, la differenza tra il momento supposta descrivere un'area proporzionale al tempo, era di
in un luogo qualunque e il momento medio negli ottanti, 32" 42'" iv. E il decremento del moto dei nodi, nel tempo
sta come la differenza tra il quadrato del seno della distanza in cui la Luna descrive più velocemente il medesimo spazio
della Luna dalle quadrature e il quadrato del seno di 4S stava a questo moto, secondo quanto abbiamo detto, come
gradi, o metà del quadrato del raggio; e l'incremento del roo a uo73; e perciò il suo decremento è di 17'" 43 1v n'·.
tempo nei singoli luoghi tra g:i ottanti e le quadrature e La quarta parte eli questo, +"' zs 1v 48v, sottratta dal moto
il suo decremento tra gli ottanti e le sizigie, sta nella mede- orario medio prima trovato di r6" 21'" 3'v 30\' dà r6" r6"'
sima proporzione. Ma il moto dei nodi, nel tempo in cui la 37"' 42v, moto orario medio corretto.
Luna percorre le singole particelle uguali di orbita, viene Se i nodi si trovano fuori delle quadrature, e vengono
accelerato o ritardato proporzionalmente al quadrato del considerati due luoghi ugualmente di:stanti da ambo i lati
tempo. Questo moto, infatti, mentre la Luna percorre PM delle sizigie, la somma dei moti dci nodi, allorché la Luna
(a parità delle altre cose) sta come 2\!L; e ML è propor- si trova in questi luoghi, starà alla somma dci moti, allorché
zionale al quadrato del tempo. Per la qual cosa il moto dei la Luna si trova nei medesimi luoghi e i nodi nelle qua-
nodi nelle sizigie, effettuato nel tempo in cui la Luna per- drature, come AZ2 ad AP. E i decrementi dei moti, gene-
corre determinate particelle di orbita, viene diminuito pro- ra ti dalle cause già esposte, staranno fra loro come gli
porzionalmente al quadrato del numero II073 al numero stessi moti; perciò, i moti restanti staranno fra loro come
rro23; il decremento sta al moto residuo come roo a I0973, .AZ2 ad AP, ed i moti medi come i moti restanti. Perciò,
ma, rispetto al movimento totale, esattamente come roo a il moto medio orario corretto, in una qualsiasi data posi-
II07J. Ora, il decremento nci luoghi fra gli ottanti e le sizigie, zione dei nodi, sta a r6" r6"' 3i\' 42v come AZ2 ad AP;
e l'incremento nei luoghi fra gli ottanti e le quadrature sta ossia come il quadrato del seno della distanza dei nodi dalle
a questo decremento, esattamente come il movimento totale sizìgie al quadrato del raggio.

\
686 PRINCIPI MATEMATICI
11 LTDRO TERZO - PROPOSIZtoNI 68]

t ritorni verso il nodo più velocemente; allora bisogna calco-


PROPOSIZIONE XXXII. PROBLEMA XIII.
lare di quanto viene abbreviato il tempo. Poiché il Sole
Trovare il moto medio dei nodi dellr.t Lu.na. compie, durante un intero anno, 360 gradi, ed il nodo, a
causa del suo moto massin10 compie nello stesso tempo
Il moto medio annuo è la somma di tutti i moti medi
39° 38' 7" so"', o 39,6355 gradi, e il moto medio del nodo
oran m un anno. Si supponga che un nodo si trovi in N,
in un luogo qualsiasi N sta allo stesso moto medio nelle
e che al tcrnùne delle singole ore venga rimesso nel proprio
proprie quadrature, come AZ2 ad AP, il moto del Sole
primo luogo, affinché nonostante il suo moto proprio, man~
tenga sempre la mèdcsima posizione rispetto ullc stelle fisse.
:-.l" cl frattempo, però, il Sole S, a causa del moto della Terra,
è andato avanti rispetto al nodo, ed ha completato unifor-
memente la rivoluzione annua apparente. Sia ora Aa un 5
arco dato estremamente piccolo che la retta TS condotta
sempre verso il Sole, a causa della propria intersczione con
il cerchio N A n, descrive in un piccolissimo tempo dato:
allora il moto orario medio (per le cose già mostrate) starà
come Azz, ossia (per la proporzionalità di AZ, ZY) come
il rettangolo costruito su AZ per ZY, cioè, come l'area AZ 'l:""a.
E la somma di tutti i moti medi orari starà, dopo l'inizio,
come la somma di tutte le aree aYZA, ossia, come l'area
NAZ. !IIa l'area massima AZYa è uguale al rettangolo
costruito sull'arco Aa moltiplicato per il raggio del cerchio;
e quindi, la somma di tutti i rettangoli nell'intero cerchio
sta all'analoga somma di tutti i massimi rettangoli come starà al moto del nodo in N come 360 AP a 39,6355 AZZ;
l'area dell'intero cerchio al rettangolo costruito sull'intera ossia, come 9,0827646 AP ad AZ2• Quindi, se la circonfe-
circonferenza moltiplicata per il raggio, ossia come I a 2. renza N An dell'intero cerchio viene divisa in particelle uguali
Ma H moto orario, che corrisponde al rettangolo massimo A a, il tempo durante il quale il Sole percorre la particella.
er a di l 6 " I 6'" 37 TV 42 v. E ques t o moto, d urante l''mtero A a, se il cerchio è in quiete, starà al tempo durante il quale
anno sidereo di 365 giorni, 6 ore, 9 minuti è di 39° 38' 7" so"'; percorre la medesima particella, se il cerchio viene fatto
perciò, la metà di questo, 19° 49' 3" 55"', è il moto medio ruotare insieme al nodo intorno al centro T, come 9,0827646
dei nodi, corrispondentE' all'intero cerchio. E il moto dei AP a g,o827646 AP + AZ2 , inversamente. Infatti il tempo
nodi, nel tempo in cui il Sole tende da N ad A. sta a rgo è inversamente proporzionale alla velocità con la quale la
49' 3" 55'" come l'area NAZ all'intero cerchio. particella di arco è percorsa, e questa velocità è la somma
Queste cose stanno in tal modo muovendo dall'ipotesi delle velocità del Sole e del nodo. Dunque, se il tempo,
che il nodo durante le singole ore si ritragga verso il suo durante il quale il Sole, indipendentemente dal moto del
primo luogo, così che il Sole, al termine di un intero anno, nodo, percorre l'arco NA, viene rappresentato mediante il
ritorni al medesimo nodo dal quale all'inizio si era allonta- settore NT.-! e la particella di tempo durante la quale per-
nato. Ma, a causa del moto del nudo, avviene che il Sole corre l'arco minimo Aa viene rappresentato mediante la
688 PRINCIPI MATEMATICI

particella ATa del settore, e (abbassata la perpendicolare


aY su Nn) se su AZ viene presa dZ, sua lunghezza, in
modo che il rettangolo dZ x ZY stia alla particella A T a
+
del settore come AZ2 a 9,0827646ATZ AZ2 , ossia, in modo
che dZ stia a 1 / 2 AZ come ATZ sta a g,o827646 A. P + AZ2 ;
il rettangolo dZ x ZY designerà il decremento del tempo
originato dal moto del nodo, nell'intero tempo durante il
quale l'arco Aa viene percorso. E se il punto d sta sulla
curva NdGn, l'area curvilinea NdZ sarà il decremento totale
durante il tempo in cui l'intero arco N A viene percorso;
pertanto la differenza in più del settore NAT rispetto al-
.l'area NdZ sarà quel tempo totale. Ora, poiché il moto del
nodo in un tempo minore è minore in ragione del tempo,
l'area AaYZ dovrà essere diminuita nella medesima ragione.
Ciò che avverrà, se su AZ si prende la lunghezza eZ, che
sta alla lunghezza AZ come AZ2 a g,o827646 A T2 + AZ2•
In tal modo, infatti, il rettangolo eZ x ZY starà all'area
AZYa come il decremento del tempo, durante il quale
l'arco Aa viene percorso, al tempo totale durante il quale
sarebbe percorso se il nodo fosse in riposo; pertanto quel
rettangolo corrisponderà al decremento del moto del nodo.
E se il punto e sta sulla curva NeFn, l'intera area NeZ, che
è la somma eli tutti i decrementi, corrisponderà al decre-
mento totale, nel tempo durante il quale l'arco AN viene
percorso; e l'area restante N A e risponderà al moto restante,
che è il vero moto del nodo, durante il tempo nel quale
l'intero arco N A è percorso dai moti congiunti del Sole e
<lei nodi. Ora, l'area del semicerchio sta all'area della figura
N eF1~, trovata mediante il metodo delle serie infinite, come ( FOI. dtlla Collt!oont)

793 a 6o, esattamente. Ma il moto corrispondente all'intero Telescopio a riflessione di Xewton


.cerchio era di 19° 49' 3" 55"', pertanto il moto che corri-
(Lond ra, Royal Society)
sponde al doppio della figura NeF·n è di I 0 29' 58" 2"', che,
sottratto dal moto precedente, darà I8° Ig' s" 53"', moto
totale del nodo rispetto alle stelle fisse nell'intervallo tra le
sue congiunzioni col Sole; e sottratto questo moto dal moto
.annuo eli 360° del Sole si avrà 34I0 40' 54" 7'", moto del
-Sole nell'intervallo delle medesime congiunzioni. Ma questo
l LIBRO T:ERZQ - PROP051Z10l'-'l

moto sta al moto annuo di 360° come il moto del nodo ora
689

trovato di x8° 19' S" 53'", al moto annuo del medesimo, che
pertanto sarà di 19° 18' r" 23'". Questo è il moto medio dei
nodi in un anno sidereo. Il medesimo, mediante le tavole
astronomiche risulta di 19° 21' 21" so"'. La differenza è mi-
nore della trecentesima parte del moto totale, e sembra
essere originata dall'eccentricità dell'orbita lunare e dalla
sua inclinazione sul piano dell'ecclittica. A causa dell'eccen-
tricità dell'orbita il moto dei nodi è troppo accelerato, ma
a causa della sua inclinazione viene alquanto ritardato, ciò
rhe lo riporta alla sua esatta velocità.

PROPOSIZIONE XXXIII. PROBLEMA XIV.


Trovare il moto vero dei nodi della Luna.
In un tempo che sta come l'area NTA- NàZ, questo
moto sta come l'area N A e, e quindi è dato. Ma a causa
dell'eccessiva difficoltà del calcolo, è preferibile utilizzare la

seguente costruzione del problema. Con centro C ed inter-


vallo qualsiasi CD venga descritto il cerchio BEFD. DC
venga prolungata fino in A, in modo che AB stia ad AC
come il moto medio sta aUa metà del vero moto medio allor-
ché i nodi sono nelle quadrature, ossia, come 19° 18' I" 23'" a
I9° 49' 3" 55'"; perciò BC starà ad AC come la differenza
di questi moti o0 31' 2'' 32'" al secondo moto 19° 4-9' 3" 55'",
ossia, come I a 383 / 10 . Poi, attraverso il punto D si conduca
PRINCIPI M\TEM.-\TICI
I.IBRO TERZO - PROPOSIZIONI

la retta infinita Gg, che tocca il cerchio in D; allora, se si dall'altro, mediante un diverso metodo, il moto dei nodi.
prende l'angolo BCE o BCF uguale alla distanza doppia Di questo metodo è stata fatta menzione altrove. Gli scritti
del Sole dal luogo dei nodi, trovato mediante il moto medio, di entrambi che ho visto, contenevano due proposizioni,
si traccia AE o AF che taglia la perpendicolare DG in G, ed entrambe concordavano fra loro. Aggiungerò qui, poi-
e viene preso un angolo che sta al moto totale del nodo ché mi è venuto m mano per primo, lo scritto del si-
tra le sue sizigie (ossia, a go rr' 3") come la tangente DG

i!
gnor Machin.
all'intera circonferenza del cerchio BED, questo angolo (al
posto del quale può essere preso l'angolo DAG) aggiunto al
moto medio dei nodi allorché i nodi passano dalle quadrature
alle sizigie, e sottratto dal medesimo moto medio allorché
passano dalle sizigie alle quadrature, darà il loro vero moto.
Infatti il moto vero così trovato concorda esattamente col
moto vero che risulta rappresentando il tempo mediante
l'area NTA- NdZ, e il moto del nodo mediante l'area NA.e;
come risulterà a chi ne inizi l'esame e il calcolo. Questa è
l'equazione quindicinale del moto dei nodi. C'è anche l'equa-
zione mensile, ma non è affatto necessaria per trovare la
latitudine della Luna. Infatti, poiché la variazione dell'incli-
nazione dell'orbita lunare rispetto al piano dell'ecclittica è
soggetta a due ineguaglianze, l'una quindicinale, l'altra men-
sile, l'ineguaglianza e l'equazione mensile dei nodi, si con-
temperano e si correggono mutuamcnte, in modo tale che
entrambe possono essere trascurate al fine di determinare la
latitudine della Luna,
Coro!. Da questa e dalla proposizione precedente appare
che i nodi riposano nelle proprie sizigie, che nelle quadrature
sono retrogradi con moto o:-ario di r6" rg"' 26 1v, e che
l'equazione del moto dei nodi negli ottanti è di I 0 30'. Le
quali cose concordano tutte esattamente con i fenomeni
celesti.

ScoLto.
J. l\·1achin 42 , professore di astronomia a Gresham, ed il
signor Henry Pemberton trovarono indipendentemente l'uno

memo~e fu.rono pubblicate nelle Pk;{osapkical TYansaclions. All'edizione


41 John Machin, astronomo inglese del St'C. XVIII. Professore nel col-
del P."•ICJP•a del I]29, aggiunse un'esposizione delle leggi e dei movimenti
legio di Gresham e s"grtotario della "Royal Society >. Alcune sue pregevoli lunan.
LIBRO TIR7.0 - Il. MOTO DEl NQ!)J OU..LA LUNA 693

che la retta Tba, secondo la predetta legge, descrive ruo-


tando uniformemente in una data particella di tempo: allora
il settore estremamente piccolo TAa starà come la som-
ma delle velocità con le quali il Sole e il nodo sono tra-
sportati scparatamente in quel tempo. Ma la velocità del
Sole è quasi uniforme, in quanto la sua piccola ineguaglianza

IL MOTO nEI NODI DELLA LUNA

PROPOSIZIONE I.
Il moto medio del Sole dal nodo viene definito mediante un
medio proporzionale geotnetrico tra il moto medio dello stesso
Sole e il moto medio per effetto del quale il Sole celerissima-
,menfe recede dal nodo nelle quadrature.
Sia T il luogo della Terra, Nn la linea dei nodi
della Luna in un qualsiasi tempo dato, KTM una per-
pendicolare condotta su di essa, TA una retta che ruota
intorno al centro con la stessa velocità angolare con la quale
il Sole e il nodo si allontanano l'uno dall'altro, in modo che
l'angolo tra la retta in quiete Nn e quella che ruota TA, sia
sempre uguale alla distanza dei luoghi del Sole e del nodo.
Ora, se una retta qualsiasi TK viene divisa nelle parti TS difficilmente induce una qualche variazione nel moto medio
e SK che stanno come il moto medio orario del Sole al dei nodi. L'altra parte di questa somma, soprattutto la
moto medio orario del nodo nelle quadrature, e si suppone velocità del nodo nella sua quantità media, viene awnentata
che la retta TH sia il medio proporzionale tra la parte TS nell'allontanarsi dalle sizigie in proporzione al quadrato del
e l'intera T!{, quE'sta retta tra le rimanenti sarà propor- seno della distanza sua dal Sole (per il corol. della prop-
zionale al moto medio del Sole dal nodo. posizione XXXI, libro III dei Principia) e, poiché è ma!;-
Il cerchio NKnM venga infatti descritto con centro T sima nelle quadrature con il Sole in K, sta alla velocità del
e con raggio TK, e col medesimo centro e con i semiassi TH Sole nella stessa ragione di SK a TS, ossia (come la diffe-
e TN venga descritta l'ellisse NHnL, e nel tempo durante renza dei quadrati di TK e TH, o) come il rettangolo KH~Vf
il quale il Sole si allontana dal nodo lungo l'arco N a, se è a Tll~. :VIa l'ellisse XBH divide il settore ATa, che esprime
stata condotta la retta Tba, l'area del settore NTa rappre- la somma di queste due velocità, in due parti ABba e BTb
senterà la somma dei moti del nodo e del Sole nel medesimo proporzionali alle stesse velocità. Si prolunghi, infatti, ET
tempo. Sia dunque l'arco estremamente piccolo aA quello lino al cerchio in ~ e dal punto B si abbassi verso l'asse
PRINC!l'l MATEMATICI
LillRO TEl'.ZO • lL MOTO DEl NODI DELLI. LUNA

maggiore la perpendicolare BG, che prolungata da entrambi come TH a TI(, os$ia in ragione della radice quadrata del
i lati incontra il cerchio nei punti F e f, allora, poiché lo moto medio orario del Sole al moto medio orario del Sole
spazio ABba sta al settore TBb come il rettangolo AB~ dal nodo che sta nelle quadrature, il medesimo angolo B
a BP (infatti quel rettangolo è uguale alla differenza dei sarà la distanza del Sole dal luogo vero del nodo. Si con-
quadrati di TA e TB in quanto la retta A~ è tagliata ugual- giunga, infatti, FT e, per la dimostrazione della proposizione
mente in T e inegualmente in B), quando lo spazio ABba precedente, l'angolo FTN sarà la distanza del Sole dal luogo
è massimo in 1(, questa proporzione sarà identica alla rela-
zione del rettangolo ]{[{M a HP. Ma la massima velocità N
media del nodo stava alla velocità del Sole in questa ragione.
Dunque, nelle quadrature, il settore ATa viene diviso in
parti proporzionali alle velocità. E poiché il rettangolo KHM
sta a HP come FB/ a BG 2, e il rettangolo AB~ è uguale
al rettangolo FB/, la piccola area ABba, dove è massima,
starà al restante settore TBb come il rettangolo AB~ a BG 2 •
Ma la proporzione di queste piccole aree starà come il ret-
tangolo ABI3 a BP. Pertanto la piccola area ABba nel
luogo A è minore della piccola area nelle quadrature del
quadrato della ragione di BG a BT, ossia in ragione del
quadrato del seno della distanza del Sole dal nodo. E perciò
la somma di tutte le piccole aree ABba, ossia lo spazio ABN,
starà come il moto del nodo nel tempo durante il quale il
Sole si allontana dal nodo attraverso l'arco NA. E lo spazio
restante, vale a dire lo spazio ellittico NTB, starà come il
moto medio del Sole nel medesimo tempo. Pertanto, poiché
il moto medio annuo del nodo è quel moto che viene effet-
tuato nel tempo durante il quale il Sole compie il proprio medio del nodo, l'angolo ATN la distanza dal luogo vero,
periodo, il moto medio del nodo dal Sole starà al moto e le tangenti di questi angoli stanno fra loro come T K a T H.
medio dello stesso Sole, come l'area del cerchio all'area delw Corol. Quindi l'angolo FTA è l'equazione dei nodi della
l'ellisse, ossia, come la retta TK alla retta TH, medio prow Luna, e il seno di quest'angolo, quando è massimo negli
porzionale tra TK e TS; o, il che è identico, come il medio ottanti, sta al raggio come KH a TK + TH. :Ma il seno di
proporzirm:1lf' TT-1 alla rf'tta TS. f}Uesta equazione, in un qualsiasi altro luogo A, sta al seno
massimo come il seno della somma degli angoli FTN + ATN
PROPOSIZIO~E Il. al raggio: cioè quasi come il seno della doppia distanza del
Sole dal luogo medio del nodo (vale a dire zFTN) al raggio.
Dato il moto medio dei nodi della Luna tro1Jare il moto vero.
Sia l'angolo A la distanza del Sole dal luogo medio del Scouo.
nodo, o il moto medio del Sole dal nodo. Ora, se si prende Se il moto medio orano dei nodi nelle quadrature è di
l'angolo B la cui tangente sta alla tangente dell'angolo A r6" I6"' 3i" 42v, cioè, durante un intero anno sidereo è di

l
l

6g6 PIIINCtPl M.n"EMAT!CI l.llll!O TERZO - IL MOTO DEl ~OU! DELLA LUNA

39° 38' 7'' so'" TH starà a TK come la radice quadrata del nu- Queste cose stanno in tal modo in base all'ipotesi che la
mero g,o827646 al numero ro,o8z7646, ossia come r8,6524761 Luna ruoti lungo un'orbita circolare. Perché, se quell'orbita
a rg,6524761. E perciò TH starà a HK come r8,6SZ476I a I, fosse ellittica, il moto meclio dei nodi diminuirebbe in ragione
cioè come il moto del Sole durante un anno sidereo al moto dell'asse minore all'asse maggiore, come è stato esposto
medio del nodo che è di 19° r8' r" 23"'lf 3 .
Ma se il moto medio dei nodi della Luna in zo anni 1)1. l
-----7
giuliani è di 3860 so' 15", come si deduce dalle osservazioni
' '
impiegate nella teoria della Luna, il moto medio dei nodi /'
durante un anno sidereo sarà di 19° zo' 31" 58"'. E TH starà ,/
a HK come 360° argo zo' 31" 58'", cioè come r8,6rzr4 a r; l
per conseguenza il moto medio orario dei nodi nelle qua- ''
'
drature diventa r6" r8'" 48 1\'. E l'equazione massima dei l ''
nodi negli ottanti ro 29' 57". '
H
''
PROPOSIZIOXE XXXIV. PROBLEMA xv.
Trovare la variazione oraria dell'inclinazione dell'orbita
lunare sul piano dell'eclittica.
A e a designino le sizigie, Q e q le quadrature, N e n
i nodi, P il luogo della Luna nella propria orbita, p la
proiezione ortogonale di quel luogo sul piano dell'eclittica, s
e mTl il movimento momentaneo dei nocli calcolati come
sopra. E se sulla linea Tm si abbassa la perpendicolare PG,
e la pG viene prolungata fmché incontra Tl in g, e viene
congiunta anche Pg, l'angolo PGp sarà l'inclinazione del-
l'orbita lunare sul piano dell'eclittica, quando la Luna si
trova in P, e l'angolo Pgp l'inclinazione della medesima alla
fine di un piccolo momento di tempo; perciò l'angolo GPg
sarà la variazione momentanea dell'inclinazione. Ma que-
5L'angolo GPg sta all'angolo GTg come TG a PG cPp a PG
congiuntamente. Perciò, se al posto di un piccolo momento sopra. E nella medesima ragione diminuirebbe anche la
dj tempo si mette un'ora, poiché l'angolo GTg (per la pro- variazione dell'inclinazione.
posizione XXX) sta all'angolo 33" Io"' 331v come IT X Corol. I. Se verso Nn viene innalzata la perpendicolare
x PG x AZ ad AP, l'angolo GPg (o variazione oraria del- TF, e plt! diventa il moto orario della Luna sul piano del-
l'inclinazione) staràali'angolo33" Io"' 33 1v come/T x ::I.Z X ~clittica, e se le perpendicolari pK, ).f/l abbassate su QT
Pp e prolungate da entrambi i lati incontrano TF in H e h,
x TG x PG ad AP. - C.V.D. IT starà ad AT come Kk a M p, e TG a Hp come TZ ad
6<;8 PRI!\Cil'l MATEMATICI LIIIKO TERZO - Il ).!UTO DU "Oill DELU LUNA

Pp , . !T x TG Pp ..
AT, perciò IT X TG è uguale a Kk X Hp x TZ cioè, X PG a AT, ossta. come 1 / AT X PC a 2AT, eroe
.Mp 2
TZ come il seno del doppio della distanza della Luna dalle
uguale all'area HpA!k moltiplicata per la ranione - -
o· Mp ' quadraturc moltiplicata per :~ sta al doppio del raggio;
pertanto la variazione oraria dell'inclinazione starà a 33" 10'"
la somma dl tutte le variazioni orarie, durante il tempo
33 1v come HpMh moltiplicata per AZ x _T z
x Pp
nel quale la Luna, in questa posizione dei nodi, passa dalla
ad A.P. Mp PG
Corol. 2. Perciò, se la Terra e i nudi, al termine delle
qnadratura alla sizigia (ossia, nello spazio di ore I7i/~)
singole ore, venissero ritratte dai propri ultimi luoghi, e starà all'intera somma degli angoli di 33" ro"' 33 1v, o 5878",
istantaneamente fossero ricondotte ai loro luoghi precedenti, come la somma di tutti i seni del doppio della distanza
così che la loro posizione, durante il periodo di un intero della Luna dalle quadrature moltiplicata per ~~ sta al-
mese, rimanesse data, l'intera variazione dell'inclinazione nel
tempo di quel mese starebbe a 33" IO'" 33 1v come l'aggre- l'intera somma dei diametri; ossia, come il diametro molti-
gato di tutte le aree HpMh, generate durante la rivolu~ione plicato per ;~ sta alla circonferenza; ossia, se l'inclinazione
del punto p, e congiunte sotto i segni propri + e -; mal-
e' d5°i r' , come 7 x ·iliili.il:l
874 •
a 22, ossia come 27 8 a roooo. p er
t 1p 1cato per AZ X TZ X PC
. 1· Pp
a M p x AP, ossia, come conseguenza la variazione totale, costituita dalla somma
l'intero cerchio QAqa moltiplicato per AZ x TZ x Pp_ di tutte le variazioni orarie nel tempo detto, è di 163", o
PG di 2' 43"·
a Mp X AP, ossia, come la circonferenza QAqa moltipli-
cata per AZ x TZ x :~ a 2Mp x AP. PROPOSIZIONE XXXV. PROBLEMA XVI.

Coro!. ]. Per conseguenza, in una data posizione dei nodi, Dato un tempo trovare l'inclinazione dell'orbita lunare sul
la variazione media oraria, dalla quale, se continuata uni- pialto dell'eclittica.
formemente per un mese, potrebbe essere generata quella
AD sia il seno della massima inclinazione, e AB il seno
variazione mensile, :;ta a 33" Io"' 33 1v come AZ x TZ x
della minima inclinazione. BD sia bisecata in C, c con cen-
Pp AZ x TZ
X PG a 2ATZ o come Pp x-~~- 1 /2AT
a PG x A4.T tro C e intervallo BC si descriva il cerchio BGD. Su AC si
.,.. '
prenda CE nella stessa ragione a EH, che EB ha a zAB;
ossia (poiché Pp sta a PG come il seno dell'inclinazione
e se in un dato tempo l'angolo AEG viene fatto uguale al
. d tt al . AZ x TZ
pnma e a raggto, e 1
/ AT sta a 4AT come il doppio della distanza dei nodi dalle quadrature, e su AD
2
seno del doppio dell'angolo A.Tn a quattro volte il rag- viene abbassata la perpendicolare GH, AH sarà il seno della
gio) come il seno della medesima inclinazione moltiplicato inclinazione ricercata.
per il seno della distanza doppia dei nodi dal Sole sta a Infatti, GP è uguale a Gfl2 + HE2 = BHD +HP=
quattro volte il quadrato del raggio. = HBD + HE BH2 = HBD + BP- zBH x BE =
2
-

Coro!. 4· Poiché la variazione oraria dell'inclinazione, = HP + zEC x HB = 2EC x AB+ zEC x BH = zEC x
quando i nodi stanno nelle quadrature, sta (per questa pro- x AH. Perciò, poiché zEC è dato, GE 2 sta come AH. AEg
posizione) all'angolo 33" ro'" 33 1v come IT x AZ x TG x designi ora la distanza doppia dei nodi dalle quadrature
PRINCIPI MAThMATLCI LJBRO TERZO - JL MOTO DEl }lODI DELLA l.Ul",\

dopo che è stato completato un dato momento di tempo questa variazione oraria come il diametro BD all'arco Gg;
e l'arco Gg, a causa del dato angolo GEg starà come la ossia, come il diametro ED alla semicirconferenza BGD, e
distanza GE. l\Ia Hh sta a Gg come GH a GC, e pertanto come il tempo di ore 2079 7 / 10 , durante il quale il nodo pro-
Hh sta come il rettangolo GH X Gg, o GH x GE; ossia cede dalle quadrature alle sizigie, sta ad un'ora congiunta-
mente; ossia, come 7 a II e 2079 7 / 10 a I. Per la qual co:>a,
come GH
GE X GE"• o GH "" ossia,
GE X .1.u, . come AH e il seno
se :vengono congiunte tutte le proporzioni, l'intera varia-
dell'angolo A.EG congiuntamente. Quindi, se AH è in qual- zione BD starà a 33" IO'" 33 1v come 224 X 7 X 2079 7 /1 0
che caso il seno dell'inclinazione, verrà aumentata degli a noooo, ossia, come 29645 a 1000, e quindi l'intera varia-
stessi incrementi del seno dell'inclinazione per il corol. 3 zione BD ri<>ulterà di 16' 231 h".
Questa è la massima variazione dell'inc.linazione a condi-
zione che non si consideri la posizione della Luna nella
propria orbita. Infatti l'inclinazione, se i nodi si trovano
nelle sizigie, non è per niente mutata dalle diverse posizioni
A della Luna. Ma se i nodi stanno nelle quarlrature, l'inclina-
zione è minore di una differenza di z' 43" quando la Luna
si trova nelle sizigie di quando si trova nelle quadrature;
come abbiamo indicato nel corollario quarto della proposi-
del!CL propostzwne precedente, c pertanto rimarr;\ sempre zione precedente. E l'intera variazione media BD diminuita
uguale a quel seno. Il'[a AH, quando il punto G cado su uno di I' 2I 1 / 2", metà della differenza detta, nelle quadrature
dei due punti B o D, è uguale a questo seno, e pertanto lunari diventa di 15' z", mentre, aumentata della stessa
rimane sempre uguale ad esso. - C.V.D. quantità diventa, nelle sizigie, di 17' 43''. Se dunque la
In questa dimostrazione ho supposto che l'angolo EEG, Luna sta nelle sizigie, l'intera vatiazione nel passaggio dei
che è il doppio della distanza dei nodi dalle quadrature, nodi dalle quadrature alle sizigie sarà di 17' 45"; perciò, se
venga aumentato uniformemente. Infatti non vale la pena l'inclinazione, quando i nodi si trovano nelle sizigie, è di
di esaminare tutte le piccolezzc delle ineguaglianzc. Si sup- 5° I]' 20", la medesima, quando i nodi sono nelle quadrature
ponga ora che l'angolo BEG sia retto, e che in questo caso e la Luna nelle sizigie, sarà di 4° 59' 35". E che queste cose
Gg sia l'incremento orario della distanza doppia dei nodi e stiano in tal modo, viene confermato dalle osservazioni.
del Sole fra loro, allora la variazione oraria dell'inclinazione, nel Se ora si desiderasse conoscere l'inclinazione dell'orbita,
medesimo caso (per il corol. 3 dell'ultima proposizione) starà quando la Luna si trova nelle sizigie e i nodi si trovano
a 33" Io"' 33 1v come il rettangolo di AH, seno dell'inclina- in un posto qualsiasi, AB stia ad AD come il seno di 4° 59' 35"
zione, moltiplicato per il seno dell'angolo retto EEG, che è al seno di so 17' 20", e si faccia l'angolo AEG uguale alla
la distanza doppia dei nodi dal Sole, sta a quattro volte il distanza doppia dei nodi dalle quadrature; allora AH sarà
quadrato del raggio; ossia, come il seno AH dell'inclinazione la ricercata inclinazione del seno. A questa inclinazione della
media a quattro volte il raggio; ossia {poiché quell'inclina- orbita è uguale l'inclinazione della medesima quando la Luna
zione media è di quasi 5° 81 /z') come il suo seno 896 a 40000, dista 90° dai nodi. In altri luoghi, l'incguaglianza mensile
quadruplo del raggio, o come 224 a roooo. 1\-Ia l'intera della Luna, che ammette la variazione dell'inclinazione, viene
variazione, corrispondente alla differenza BD ùei seni, sta a compensata nel calcolo della latitudine della Luna, e in
'i UBRO TERZO - U. MOTO DEl NODI DEL!.A LIJNA
l'R!NC!PT MATEMATICI

qualche modo viene rimossa mediante l'ineguaglianza mensile Terra dal Sole e l'equazione massima del centro, che questa
del moto dei nodi (come abbiamo detto sopra) e perciò può ineguaglianza genera, è di 1° 56' 20", corrispondente alla
essere trascurata nel calcolo della sua latitudine. predetta eccentricità di r611 /lt del Sole. Perché, se il moto
del Sole fosse inversamente proporzionale al cubo della
distanza, questa ineguaglianza genererebbe un'equazione mas-
SCOLI O.
sima di zo 54' 30". Perciò le equazioni massime, che le ine-
Mediante questi calcoli dci moti della Luna ho voluto guaglianze dei moti dell'apogeo e dei nodi della Luna gene-
mostrare che i moti lunari, per mezzo della teoria della gra- rano, stanno a 2° 54' 30" come il moto medio diurno del-
vità, pmsono essere calcolati a parti1e ùalle proprie cause l'apogeo e il moto medio diurno dei nodi della Luna stanno
fisiche. Per mezzo della stessa teoria, inoltre, ho trovato che al moto medio diurno del Sole. Donde segue che l'equazione
l'equazione annua del moto medio della Luna viene originata massima del moto medio dell'apogeo è di rg' 43" e l'equa-
dalla diversa ampiezza dell'orbita lunare dovuta alla forza zione massima del moto medio dei nodi è di g' 24" . .à'la la
del Sole, come dal corol. 6, prop. LXVI del libro I. Questa prima equazione si aggiunge e la seconda si sottrae quando
forza del Sole è maggiore nel perigeo, e amplia l'orbita della la Terra muove dal proprio perielio all'afelio, e avviene il
Luna, nell'apogeo è minore, e permette che quell'orbita si con- contrario quando si trova nella parte opposta dell'orbita.
tragga. La Luna ruota più lentamente nell'orbita più ampia, Dalla teoria della gravità risulta anche che l'azione del
più celermente in quella contratta: e l'equazione annua, per Sole sulla Luna diventa un poco maggiore quando il dia-
mezzo della quale viene compensata questa ineguaglianza, è metro trasversale dell'orbita della Luna passa attraverso il
nulla nell'apogeo e nel perigeo del Sole; ad una distanza Sole, che quando il medesimo è perpendicolare alla linea che
media del Sole dalla Terra, ascende a circa II' 50", negli congiunge la Terra e il Sole: pertanto l'orbita della Luna è
altri luoghi è proporzionale all'equazione del centro del Sole, maggiore nel primo caso che nel secondo. Di qui nasce un'altra
e viene aggiunta al moto medio della Luna, quando la Terra equazione del moto medio della Luna, che dipende dalla
muove dal proprio afelio al perielio, e sottratta quando si posizione dell'apogeo della Luna rispetto al Sole, la quale è
trova nella parte opposta dell'orbita. Supponendo che il massima quando l'apogeo della Luna si trova insieme al
raggio dell'orbis magnus sia rooo e l'eccentricità delia Terra Sole nello stesso ottante, ed è nulla quando esso perviene
r6 7 / 8 , questa equazione, allorché è massima, risulta, per alle quadrature o alle sizigie; e si aggiunge al moto medio
mezzo della teoria della gravità, di II' 49". Ma sembra che durante il passaggio della Luna dalla quadratura alla sizigia
l'eccentricità della Terra sia un poco maggiore, e allora, dd Sole, e si sottrae durante il passaggio dell'apogeo dalla
aumentando l'eccentricità anche questa equazione deve essere sizigia alla quadra tura. Questa equazione, che chiamerò seme-
aumentata nella medesima proporzione. L'eccentricità sia di strale, ascende fino a 3' 45" circa negli ottanti dell'apogeo,
r6 11 / 1z, allora l'equazione massima sarà di II' 51". allorché è massima, per quanto potei ricavare dai feno-
Ho trovato anche che nel perielio della Terra, a causa meni. Questa è la sua quantità ad una distanza media del
della maggiore forza del Sole, l'apogeo e i nodi della Luna Sole dalla Terra. l\Ia è aumentata e diminuita in ragione
si muovono più velocemente che nel suo afelio, e ciò inver- inversamente proporzionale al cubo della distanza del Sole;
samente al cubo della distanza della Terra dal Sole. E di perciò, alla distanza massima del Sole è di 3' 34", a quella
qui nascono le equazioni annue di questi moti, proporzio- minima di 3' 56" esattamente; ma quando l'apogeo della Luna
nali all'equazione del centro del Sole. i\'Ia il moto del Sole è posto fuori degli ottanti, diventa minore; e sta all'equa-
è inversamente proporzionale al quadrato della distanza della zione massima come il seno del doppio della distanza dello
li
PRlNCIPI MATEMATICI \l LliiRO IT!lZO - IL ~lOTO DEl NODI DELU I.U~A

apogeo della Luna dalla sizigia più vicina o dalla quadratma Halley collocò il centro dell'ellisse in un epiciclo, il cui centro
sta al raggio. ruota unifonncnwnte intorno alla Terra. E dal moto lungo
Per la medesima teoria della gravità l'azione del Sole l'epiciclo nascono le ineguaglianze ora dette nel progredire e
sulla Luna è un po' maggiore quando la linea retta condotta nel regredire dell'apogeo e nella quantità di eccentricità.
attraverso i nodi della Luna passa attraverso il Sole, che Si supp1_1n~a che la distanza media della Luna dalla Tem:t
quando quella linea è perpendicolare alla retta che congiunge sia divisa in woooo parti, e T rappresenti la Terra e TC
il Sole e la Terra. Di qui nasce l'altra equazione del moto l'cccenlricità media della Luna di 5505 parti. Si prolunghi TC
fino in B, in modo che CB, seno dell'equazione massima
medio della Luna, che chiamerò del secondo semestre, e che
scmcstrulc di I2° :rS' stia al raggio TC, c il cerchio BDA
è massima allorché i nodi si trovano negli ottanti del Sole,
descritto con centro C e intervallo CB sarà quell'epiciclo
e svanisce quando sono nelle sizigie o nelle quadrature; nelle
nel qmle è collocato il
altre posizioni dei nodi è proporzionale al seno del doppio centro dell'orbita lunare,
della distanza dì entrambi i nodi dalla sizigia più vicina o e ruota secondo l'ordine
dalla quadratura: e si aggiunge al moto medio della Luna
d elle lettere B D .4 . Si <""::._----,-t-----'~----IB
se il Sole è dietro al nodo a lui più vicino, si sottrae se è prenda l'angolo BCD T
davanti; e negli ottanti, dove è massima, sale a 47", ad uguale al doppio argo-
una distanza media del Sole dalla Terra, come ricavo dalla mento annuo 2 , o al dop-
teoria della gravità. Nelle altre distanze del Sole questa equa- pio della distanza del
zione massima, negli ottanti dei nodi, è inversamente propor- vero luogo del Sole dall'apogeo della Luna una volta cor-
zionale al cubo della distanza del Sole dalla Terra, perciò, retto, allora CTD sarà l'equazione semcstrale dell'apogeo
nel perigeo del Sole sale a 49", nel suo apogeo a 45" circa. della Luna e TD l'eccentricità della sua orbita, che tende
In forza della medesima teoria della gravità l'apogeo della all'apogeo corretto per la seconda volta. )la una volta otte-
Luna si muove in avanti massimamente quando o si con- nuti il moto medio, l'apogeo e l'eccentricità della Luna, cosi
giunge col Sole o si oppone al medesimo, e torna indietro come l'asse maggiore dcll'orhila di zooooo parti, se ne ri-
quando è in quadratma insieme col Sole. Nel primo caso cava il vero luogo della Luna lungo l'orbita e la sua di-
l'eccentricità diventa massima, minima nel secondo, per i stanza dalla Terra, c ciò per mezzo di metodi notissimi.
coro!. ], 8 e g, prop. LXVI del libro L E queste inegua- Nel perielio della Terra, a causa della maggiore forza del
glianze, in forza dei medesimi corollari, sono grandissime e Sole, il centro dell'orbita della Luna viene mosso intorno al
producono l'equazione principale dell'apogeo, che chiamerò centro C più velocemente che nell'afelio, e ciò in ragione
invt"rsamente proporzionale al cubo della distanza della Terra
semestrale. L'equazione massima semestrale è di rzo r8'
dal Sole. A causa dell'equazione del centro 3 del Sole com-
circa, per quanto ho potuto ricavare dalle osservazioni. Il
presa nell'argnmento annuo, il centro dell'orbita della Luna
nostro Horrox 1 stabili per primo che la Luna ruota lungo
un'ellisse intorno alla Terra posta nel suo fuoco più basso.
2 Il tuminc " argomento " è usato, in generale, per ùesiguare una
Y<lriabil" ùa cui rlip,·ndc un'e'luazione, una inegttagliauza, o una qua-
1 Jeremiah Horrocks, nacque forse nel r6r7. Si dedicò alla scienza con lun'lll~ parti•:ob.rità ,\d moto di 1111 pian<:ta. P<'r cui CC•ll <l!'i;OII!enlo r11:11110

succes"o sebbene non raggiungesse da vivo la fama che gli sar<Jbbe spet- si int<'nde la distanza dd Sole dall'apogeo ridia Luna, oppure l'arco di
tata. Ebbe acutissime intuizioni come queUa che l'orbita deUa Luna è eclittica cumpre~o tra il Sole e detto apogeo.
ellittica e che la Terra occupa uno dei fuochi. Mori gio,·anissimo nel 1641. l Per il significato di ·~quazirme del centro• dr. nota 29, p. 654.

45· N'-W[()N.
PRINCIPI MATEMAT!Cf LIBRO TERZO - IL MOTO DEi NODI DELlA Ll'NA

si muove nell'epiciclo BDA in ragione inYersamente propor- essere detto seconda equazione del centro. E questa equazio-
zionale al quadrato della distanza della Terra dal Sole. ne, ad una distanza media della Luna dalla Terra, sta esatta-
Affinché il medesimo sia mo:;so più velocemente, in ragione mente come il seno dell'angolo che la retta DF, insieme con la
inversa delle distanze, dal centro D dell'or!Jita si conduca retta condotta dal punto F alla Luna, contiene; e quando
la retta DE verso l'apogeo della Luna oppure parallelamente è massima, dh·enta di 2' 25". Ma l'angolo che la retta DF
alla retta TC, e si prenda l'ang::~lo EDF uguale alla differenza e la retta condotta dal punto F verso la Luna comprendono,
in più del predetto argomento annuo rispetto alla distanza si trova o sottraendo l'angolo EDF dall'anomalia media
dell'apog-eo della Luna dal pcrigco del 5ole che sta avanti; della Luna 4, o agg]ungcndo la distanza rlPlh. Luna dal Sole
o, il che è lo stesso, si prenda l" angolo CDF uguale al com- alla distanza dell'apogeo della Luna dall'apogeo del Sole.
plemento della vera anomalia del Sole a 360°. E DF sta
a DC come la doppia eccentricità dell'orl;is maguus alla
j E come il raggio sta al seno dell'angolo così trovato, in tal
modo 2' 25" stanno alla seconda equazione del centro: da ag-
distanza media del Sole dalla Terra, e il moto medio diurno
giungere, se quella somma è minore rispetto al semicerchio,
del Sole dall'apogeo della Luna al moto medio diurno del
da sottrarre se maggiore. E così si otterrd la loro longitudine
Sole dal proprio apogeo congiuntamente, ossia, come 33 7 /s
dalle stesse sizigie degli astri.
a rooo e 52' 27" r6"' a 59' 8" ro'" congiuntamente, o come 3
Poiché l'atmosfera della Terra fmo ad un'altezza di 35
a roo. Si supponga che il centro dell'orbita della Luna sia
o 40 miglia rifrange la luce del Sole, e rifrangenclola la
collocato nel punto F, e ruoti frattanto lungo l'epiciclo il
spande sull'ombra della Terra, e spandendo la luce sul confine
cui centro è D e il raggio DF, mentre il punto D avanza
lungo la circonferenza del cerchio DABD. Per questa ra- dell'ombra allarga l'ombra; al diametro dell'ombra, che la
gione, infatti. la velocità con la quale il centro dell'orùita parallassc produce, aggiungo un minuto primo o un minuto
della Luna viene mosso lungo una certa linea curva descritta primo e un terzo nelle eclissi di Luna.
intorno al centro C, sarà all'incirca inversamente proporzio- La teoria della Luna deve essere esaminata, ed essere
nale al cubo della distanza del Sole dalla Terra, come è resa certa mediante i fenomeni, dapprima nelle sizigie, poi
necessario. nelle quadrature e inrme negli ottanti. E chi desideri intra-
Il calcolo di questo moto è difficile, ma viene reso più prendere queste cose troverà non inopportuno assumere i
facile per mezzo della seguente approssimazione. Se la distanza seguenti moti mcdi del Sole e della Luna del reale osservato-
media della Luna dalla Terra è di woooo parti, e l'eccen- rio di Grcenwich, a mezzogiorno nell'ultimo giorno di dicem-
tricità TC, come sopra, è di 5505 parti, la retta CB o CD bre dell'anno 1700, vecchio stile; soprattutto il moto medio
sarà di II72 3 / 4 parti e la rdta DF di 35'/ 5 parti. E questa del Sole in zoo 43' 40" nel Capricorno e del suo apogeo in
retta, alla distanza TC, sottendc l'angolo a terra che la 7° 44' 30" nel Cancro, e il moto medio della Luna in 15o 21' oo"
traslazione del centro dell'orbita dal luogo D al luogo F nell'Acquario e del suo apogeo in R0 20' oo" nei Pesci, e del
genera durante il moto d.i questo centro; c la medesima retta nodo ascendente in 27o 24' 20" nel Leone: e la differenza dei
raddoppiata in una posizione parallela, alla distanza dd meridiani di questo osservatorio e del reale osservatorio di
fuoco superiore dell'orbita della Luna alla Terra, sottende Parigi di oh 9' 20"; ma il m0to medio della Luna e del suo
il medesimo angolo che quella traslazione genera durante apogeo non si ottengono con sufficiente accuratezza.
il moto del fuoco; ma rispetto alla distanza della Luna
dalla Terra essa sottende l'angolo che la medesima trasla- < In origine cuu aHO!!Idia ddfa Lum• ~i intendeva una qualunque
zione genera durante il moto della Luna, per cui questo può variaziune periodica nel movim~nto orbitale della Luna.
PRI!'CII'I MATEMATICI
UllRO TERZO - IL MOTO DE! NOOI PELLA LUNA

PROPOSIZIONE XXXVI. PrwKEMA XVII. Sole della quale trattammo, in quanto sta alla forza di
gravità comt> I a uSG8zoo, e per conseguenza a quella forza
Trot'are la forza del Sole at!a a ·muovere il mare.
centrifuga come z8g a 1286Szoo o come I a 44527, farà si
La forza del Sole ML o PT, atta a perturbare i moti che l'altezza dell'acqua nelle regioni poste sotto il Sole c in
della Luna, duranle le quadrature lunari, stava (per la pro- quelle opposte al Sole superi la propria altezza, nei luoghi
posizione XXV di questo libro) alla forza di gravità presso
di noi come I a GJR091,6. E la forza TM- LA! o zPK è,
nelle sizigie lunari, due volte piì.t grande. )fa queste forze·,
se si discendesse sulla superficie della Terra, diminuirebbero
l che distano dal Sole go 0 , soltanto di un piede parigino e
I I 1 J30 pollici. Questa misura, infatti, sta alla misura di t)5472

piedi come I a 44527.

l
in ragione delle distanze dal centro della Terra, ossia, in PROI'OSTZIO;.JE XXXVII. PROBLD!A XVIII.
ragione eli 6o1 / 2 a r; sulla superftcie della Terra, perciò, la
Trovare la jorza della Lwna necessaria a muovere il mm·e.
prima forza sta alla forza eli graYità come r a 386o46oo.
Per effetto di questa forza il mare viene depresso nei luoghi La forza della Luna necessaria a muovere il mare va
che distano dal Sole go 0 , Per effetto dell'altra forza, che è
due volte più grande, il mare viene sollevato sia nelle regioni
poste sotto il Sole che in quelle opposte al Sole, La somma
di queste forze sta alla forza di gravitlt come I a I2868zoo.
E poiché la medesima forza eccita il medesimo moto, sia
l ricavata dalla sua proporzione alla forza del Sole, e que-
sta proporzione dcv~e~scre ricavata dalla proporzione dci
moti del mare, che nascono da quelle forze. DaYanti alla
foce del ftume Avon, al terzo miglio da Bristol, l'ascesa
totale dell'acqua in inverno c in autunno durante la con-
che essa deprima il mare nelle regioni che distano dal Sole briunzionc e l'opposizione degli astri è, scconrlo le osservazioni
di go 0 , sia che lo elevi nr•lle regioni poste sotto il Sole o in di Samucl Sturmy, di circa quarantacinquc piedi, mentre
quelle opposte al Sole, questa somma sar~l l'intera forza del nt'lle quadrature è soltanto di 25 piedi. La prima altezza
Sole atta a muovere il mare; e si otterrà lo stesso effetto nasce dalla somma delle forze, la seconda dalla loro differenza.
che se l'intera forza elevasse il mare nelle regioni poste sotto Siano, dunque, 5 eù L le forze del Sole e della Luna quando
il Sole c in qudlc opposte al Sole, e non agisse affatto in stanno nell'equatore e ad una distanza media dalla Terra,
quelle regioni che distano dal Sole di go 0 • ed L + S star<'! ad L - S come 45 a 25, o come 9 a 5·
Questa è la forza del Sole atta ad eccitare il mare in un ~el porto di Plymouth la marea. secondo le osservazioni

qualsiasi luogo dato, quando il Sole si trova tanto nel ver- di Samuel Col~press, si solleva a circa sedici piedi di altezza
tice dt>l luogo quanto alla sua distanza media dalla Terra. media, e in inverno ed in autunno l'altezza della marca nelle
Nelle altre posizioni del Sole la forza necessaria a sollevare sizigie può superare la sna altezza nelle quadrature più di
~ette od otto piedi. Se la massima differenza di queste altezze
ii mare sta come il seno vecso del doppio della distanza
dell'altezza dd Sole sopra l'orizzonte del luogo, direttamente, è di. nove piedi, L + S starà a L - 5 come 20'/ 2 a II'/ 2 ,
e il cuUo della distanza del Sole dalla Terra, inversamente. o come -J.I a 23. La quale proporzione concorda abbastanza
con la precedente . .-\ causa della grandezza della marea nel
Coro!. Poich~ la forza centrifuga delle parti della Terra,
porto di Bristol, sembra che ci sia da fidarsi di più delle
originata dal moto diurno della Terra, che sta alla forza di
ossen·azioni eli Sturmy, perciò, fmché non risulterà qualcosa
gravità come I a z8g, fa si che l'altezza dell'acqua sotto
di più certo. adotteremo la proporzione di 9 a 5·
l'equatore superi la sua altezza ai poli di 85-t72 piedi parigini,
A can~a dci moti reciproci delle altre acque, le maree
come sopra è stato mostrato nella prop. XIX; la forza del
più alte non si \'erifìcano durante le stzigie degli astri ma,
PRINCIPI ~nTIMiiTICI LIIIRO TERZO " IL MOTO DEI NODI DELL.4. LU:-1.\

come abbiamo detto, sono le terze dopo le !HztgiC, oppure Dunque, L + 0,7986355 S sta a o,8570327 L - o,7g86355 S
seguono immediatamente il terzo passaggio della Luna attra- come 9 a 5·
verso il meridiano del luog-o dopo le sizigie; o piuttosto Inoltre i diametri dell'orbita, lungo la quale la Luna
(come è stato notato da Sturmy) snno terze dopo il giorno deve essere mossa senza eccentricità, stanno fra loro come
del novilunio o del plenilunio, ma più o meno dopo la dodi- 6g a 70, perciò la distanza della Luna dalla Terra nelle
cesima ora dal novilunio o plenilunio, e perciò si verificano
all'incirca durante la quaranta:recsima ora dopo il novilunio
o plenilunio. In questo porto, in vero, si veriiicano verso
la settima ora dopo il passaggio della Luna attraverso il
l sizigie sta alla sua distanza nelle quadrature come 6o a 70,
a parità delle altre cose. E le sue distanze a r8 1 / 2 gradi
dalle sizigie, quando viene generata la marca più alta, e
a I8 1 / 1 gradi dalle quadraturc, quando Yiene generata la
i marca più bassa, stanno alla sua distanza media come
meridiano del luogo, c perciò seguono da vidno il passaggio
della Luna attraverso il meridiano, quandn la Luna dista ~) 69,098747 e 69,897345 a 691 / 1 . l\Ia le forze della Luna capaci
dal Sole o dall'opposizione con il Sole di circa diciotto o ,l di muovere il mare sono inversamente proporzionali al cubo
'
tliciannove gradi in avanti. In estate e in inverno le maree delle distanze, perciò le forze alla massima e alla minima di
hanno più forza non nei solstizi, ma quando il Sole dista i queste distanze stanno alla forza della distanza media come
dai solstizi di circa la decima parte dell'intero corso, o di 36 0,!)830427 e I,017522 a r. Per ct:.i 1,017522 L X 0,7ç186355 S
o 37 f.,•mdi circa. E similmente, la marca piì.t alta nasce dopo sta a o,g830·.J-27 x o,8570327 L - 0,7986355 5 come 9 a s.
il pa..,saggio della Luna attraverso il meridiano del luogo, Ed S a L come I a 4.48I5. Perciò, poiché la forza del Sole
quando la Luna dista dal Sole di circa una decima parte sta alla forza di gravità come I a 12868200, la forza della
dell'intero moto da marea a marca. Sia quella distanza di Luna starà alla forza di gravità come I a z8JLj.OO.
circa r8 1 / 2 gradi. Allora, a questa distanza della Luna dalle Corol. I. Poiché l'acqua mossa dalla forza del Sole sale
sizigie e dalle quadrature, la forza del Sole, atta ad aumen- ad una altezza di un piede e II 1/ ;n pollici, la medesima salirà,
tare o diminuire il moto del mare nato dalla forza della per effetto della forza della Luna, ad un'altezza di 8 piedi
Luna, sarà minore che nelle stesse sizigie e quadrature in e di 75 / 22 pollici, e con entrambe le forze ad un'altezza di
dicci piedi e mezzo, e quando la Luna è nel perigeo ad
ragione del raggio al seno del complemento 5 del doppio di
un'altezza di dodici piedi e mezzo, ed oltre, soprattutto
questa distanza, o di un angolo di 37 gradì, ossia, in ragione
quando la marea è aiutata dallo spirare dci venti. Ma una
di rooooooo a 7986355. Perciò, nell'analogia precedente al
così grande forza è ampiamente sufficiente ad eccitare tutti
posto di S deve essere scritto o,7g86355 S.
i moti del mare, e risponde bene alla quantità dci moti.
1\fa anche la forza della Luna nelle quadrature, a causa
Infatti, nei mari che si aprono ampiamente da oriente a
della declinazione della Luna dall'equatore, deve essere di-
occidente, come nell'oceano Pacifico, e nelle parti fuori dei
minuita. La Luna, infatti, nelle quadrature, o piuttosto a
tropici dell'oceano Atlantico e del mare Etiopico, l'acqua
I8 1 / 20 gradi dopo le quadrature, ha una declinazione di circa
suole sollevarsi ad un'altezza di sei, nove, dodici, quin-
23o I3'· E in quanto gli astri declinano dall'equatore, la forza
clici piedi. Del resto, nell'oceano Paciftco, che è più pro-
idonea a muovere il mare viene diminuita esattamente del
fondo e che si apre più ampiamente, si dice che le maree
quadrato del coseno della declinazione. Perciò, la forza del-
siano maggiori ùi quelle dell'Atlantico o del mare Etiopico.
la Luna in queste quadrature è soltanto di o,8570327 L. Infatti, atlì.nché la marea sia maggiore, la larghezza del
mare da oriente a occidente non deve essere minure di
' Il seno del complemento dì un angolo i: il coseno ùell'angolo stesso. novanta gradi. Kd mare Etiopico, l'ascesa dell'acqua tra i

l
'"
PRJ:-;CIPI !I-IA7EMATICI LIBRO TEllZU • IL MOTO DEl KO!JI PELLA Ll'!'A

tropici è mmore che nelle zone temperate a causa della Luna starà alla densità del Sole come 4,48I5 ad I diretta-
ristrettezza dl-'1 mare tra l'Africa e la costa meridionale del- mente ed il cubo dd diametro della Luna al cubo del dia-
l'America. !\el mezzo del mare l'ac'iua non può salire, metro del .Sole, inversamente: ossia (poiché i diametri mcdi
eccetto che, contemporaneamente, discenda verso entrambe apparenti della Luna e del Sole sono di 31' I61/ 2" e 32' I2")
le coste orientale cd occidentale; tuttavia, nei no;:;tri mari come 4891 a woo. l\la la densità del Sol0 staYa alla densità
angusti, essa deve discendere nelle coste a volte alterne. Per
questa causa, il flusso c il rifin.,;so, nelle isole che distano
moltissimo dalle coste, suole essere molto esiguo. In certi
porti, dove l'acqua è costretta ad entrare ed uscire con
l della Terra come Iouo a 4000: pertanto la densità della Luna
sta alla densità della Terra come 489I a .j.UOO, o II a 9·
Quindi, il corpo della Luna è più denso c terrestre dello..
stessa Terra.
grande impeto attraverso luo,l;hi poco profondi, al fine di Corol. 4· Poiché il vero diametro della Luna, risultante
riempire e vuotare volta a volla le baiE', il tlu.c;so e il riflusso dalle osservazioni astronomiche, sta al vero diametro della
devono essere maggiori del solito, come a Plymoulh e a Ponte Terra come IOO a 365, la massa della Luna starà alla ma:;sa
Chepstow in Inghilterra, nel monte S. Il-richelc e ad Avran- della Terra come I a 39,78S.
ches in Konnandia ed a lambaia c Pegu nelle Indie orientali. Coro!. 5· La gravità acceleratrice sulla superficie della
In questi luoghi il mare, entrando ed uscendo con grande Luna sarà di quasi tre volte minore dE'Ila gravitiL accdcra-
velocità, ora inonda ora lascia secche le coste per molte trice sulla superficie della Terra.
miglia. Ké l'impeto del flusso e del riflusso può essere inter- Coro!. 6. La distanza del centro della Luna dal centro
rotto prima che l'acqua si sia sollevata o si sia abbassata della Terra starà alla distanza del C{'ntro della Luna dal
di 30, 40 o 50 piedi e più. Lo stes~o avviene negli stretti comune centro di gravità della Terra e della Luna come
oblunghi e poco profondi come quello di Illagt'l!ano e in 40,788 a 39.788.
quello dal quale l'fnghilterra è circondata. La marl"a, in porti Coro!. 7· La distanza media del centro della Luna dal
e in stretti di questo tipo, è aumentata di molto a causa centro della Terra negli ottanti della Luna sarit esattamente
della violenza del flusso e del riflusso. :i\Ia nelle coste che di 6o 2fs semidiametri massimi della Terra. Infatti, il semi-
guardano acl un mare profondo e aperto con una rapida diametro massimo della Terra era di I96586oo piedi parigini,
discesa, dovl~ l'acqua può essere sollevata e abbassata ;;enza e la distanza media dci centri della Terra e della Luna,
l'impeto del flusso e del riflusso, la grandezza della marea che consta di 6o 2 / 5 semicliamctri di tale tipo, è uguale a
corri:;ponde alle forze del Sole e della Luna. n87379440 piedi. E questa distanza (per il corollario prece-
Coro{. 2. Poiché la forza della Luna, capace di muovere dente) sta alla distanza del centro della Luna dal comune
il mare, sta alla forza di gravitù come I a z87L.j.Oo, l~ chiaro centro di gravità della Terra e della Luna come 40,788 a
che quella forza è molto minore di quella che pw'l essere 39·788; percih, l'ultima distanza è di nsRz68534 piedi. E
osservata negli esperimenti dci pendoli o in quelli di statica poiché la Luna ruota, rispetto alle stelle f1sse, in 27 giorni,
o di id.l"ustatica. Soltanto nelle maree qtl('sta Iorza mostra 7 ore, 43 minuti primi e 4 / 5 , il seno verso dell'angolo, che la
un 0ffctto sensibile. Luna descrive nel tempo di un minuto primo, è di I2752J-II
Corol. J. Poiché la forza della Luna cap3l'e di muovere parti, essendo il raggio rooo,oooooo,oooooo. E come il raggio
il mare sta alla consimile forza del Sole come 4,48I5 ad I, sta a questo seno ver~o, così ns8zfi8534 piedi stanno a
e quelle forze (per il corol. Lj., prop. LXVI del libro I) L.J-,7706353 piedi. La Luna, dunque, cadendo verso la Terra
stanno come le densità dci corpi della Luna c del Sole e i per effetto di quella forza dalla quale è trattenuta nella
cubi dei diametri apparenti congiuntamente, la densità della propria orbita, dcscriwr.:ì, nel tempo di un minuto primo,
7'4 PRI:SCIPI MATEMATICI
1 LIBRO TEllZ<l - IL MOTO DEl NODI DELLA Ll'~A
7'5

14,7706353 piedi. Ed aumentando questa forza in ragione i Coro!. IO. Nelle sizigie della Luna la sua parallasse oriz-
di !]8 29 / 40 a 177 29 / 10 , si avrà l'intera forza di gravità nel-
l'orbita della Luna per il corol. della prop. III. E la Luna
!' zontale media nelle latitudini di o, 30, 38, 45, 52, 6o, go
gradi è di 57' 20", 57' I6", 57' 14", 57' 12", 57' ro", 57' 8",
cadendo per effetto di quc;;ta forza nel tempo di un minuto 57' 4", rispettivamente.
primo descriverà q,.SSJ8CJ67 piedi. E ad una se.:;santcsima In questi calcoli non ho considerato l'attrazione magne-
parte della distanza della Luna dal centro della Terra, ossia tica della Terra, in quanto la sua quantità è molto piccola
ad una ùistanza di rgj8gGsi3 piedi dal centro della Terra, e sconosciuta. Se un girmw questa quantità potrà essere
un corpo pesante, cadendo nel tempo di un minuto secondo, scop(·rta, allora verranno determinate più accuratamente,
descrivcrù a sua volta 14,85J8067 piedi. Perciò, alla distanza sulla base dei fenomeni, anche le misure dei gradi nel meri-
di rg6rs8oo JJiedi, che è il semidiametro medio della Terra, diano, le lunghezze dci pendoli isocroni nei diversi paralleli,
Ull grave in caduta descriverà I5,III75 piedi, O I.) piedi, le leggi del moto dci mari e la parallctsse della Luna insieme
1
I pollice, 4 / 11 linee. con i diametri apparenti del Sole e della Luna; e sarà pos-
Questa sarà la caduta dei corpt m una latitudine di sibile ripetere tutto questo calcolo con piì.t cura.
45°. E per la tabella precedente descritta nella prop. XX,
la caduta sar;\ un po' maggiore nella latitudine di Parigi, PROPOSIZIONE XXXVIII. PROBLDIA XIX.
essendoci una differenza in più di quasi 2/ 3 di linea. I gravi,
Troo.Jare la figura del corpo della Luna.
dunque, mediante questo calcolo, cadendo nel vuoto nella
latitudine di Parigi, descriveranno nel tempo di un minuto Se il corpo lunare fosse finido come il nostro mare, la
secondo 15 piedi parigini, I pollice e 425 /., 3 linee, circa. E forza della Terra capace di solle\"arc quel fluido nelle parti
se, la gravit:ì viene diminuita sottraendo la forza centrifuga, più vicine e più lontane starebbe alla forza della Luna, per
che nasce dal moto diurno della Terra in quella latitudine, effetto della quale il mare è sollevato nelle parti poste sotto
i gravi in caduta descriveranno nel tempo di un minuto la Luna e opposte alla Luna, come la gravità. accelera
secondo, 15 piedi, I pollice e r 1 /z linea. E che i gravi cadano trice della Luna verso la Terra alla gravità acceleratrice
con questa velocità nella latitudine di Parigi, viene dimo- della Terra verso la Luna, e il diametro della Luna alla
strato sopra alle prop. IV e XIX. Terra congiuntamente; ossia, come 39,788 a I e roo a 365
Corol. 8. La distanza media dei centri della Terra e della congiuntamente, o come IOSI a roo. Per conseguenza, poi-
Luna nelle sizigie della Luna è di sessanta semidiametri ché il mare viene sollevato dalla forza della Luna ad un'al-
massimi della Terra, meno la trentesima parte circa di un tezza di piedi 83 f5 , il fluido della Luna dovrebbe essere
semidiametro. E nelle qnadrature della Luna la distanza sollevato dalla forza della Terra ad un'altezza di 93 piedi.
media di questi centri è di 6o 5 f6 semidiametri della Terra. Per questa ragione la figura della Luna deve essere uno
Infatti, queste due distanze stanno alla distanza media della sferoidc, il cui diametro massimo, ave venisse prolungato,
Luna negli ottanti come 6g e 70 a 6g'/z, per la prop. XXVIII. passerebbe per il centro della Terra, e supererebbe i dia~
Coro!. 9· La distanza media dei centri della Terra e della metri perpendicolari di questa di oltre r86 piedi. La Luna
Luna nelle sizigie della Luna è di sessanta semidiametri dunque deve essere dotata di una tale ftgura, e deve averla
mcdi della Terra e 1 / 10 . E nelle quadraturc della Luna la avuta fin dall'inizio. - C.V.D.
distanza media dei medesimi centri è di sessantuno semi- Coro!. Di qui invero discende che sulla Tena viene osser-
diametri medi della Terra, meno la trentesima parte di un vata sempre la medesima faccia della Luna. Il corpo lunare,
semidiamctro. infatti, non può giacere in quiete in nessun'altra posizione,
UBRO TEitZ•) - Il ~{OTO DEl NOni D~lll\ LUS.\ 7'7
PRIKCIPI MATEMATICI

la somma dei quadr<1ti di tutti i seni N .li sarà la metà della


ma tornerà sempre in questa posizione per un movimento somma dci quadrati di altrettanti semidiamctri I\.N.
di lihrazion€'. Queste librazioni, tuttaùa, a causa della pk~ Si diYid~. ora, il perimetro del cerchio AE in altrettanti
colezza dellE' forze che le eccitano, dc\·ono essere molto lente; parti uguali e da una (lualunque F di esse si abbassi sul
p~r modo che gudla faccia, che dovrebbe sempre guaJ·dare piano QR una perpendicolare FG, c dal punto A la perpen-
la Terra, può, J•er la ragiom· addotta nella prop. XVII, dicolare .-!H. Allora, la forza per effetto della quale la par~
essere Yolta \"f•rso l'altro fuoco dell'orbita lunare, senza ess€'re ticella F si allontana dal piano QR, starà, per ipotesi, come
immediatamente ritratta e Yolta verso la Terra. quella perpendicolare FG, e questa forza, moltiplicata per

LBntA I.
Q

Se APEp desir;na la Terra .rtnijonuemc11lc densa, tracciata


con il antro C, cmt i poli P, p e con l'cqtt<llore AE, c se con
centro C c raggio CP si immagina che venga. descritta la sfera
Pape, c QR sia, inoltre, il piano su cui insiste W/a retta con~
dalla normalmente dal centro del Sole al centro della Terra;
e se s1: .wppone che le sill?,ole particelle dell'intera superficie
esterna PapAPepE della Terra, superficie che è più alta dell(t
sfera ora descrilla, siano costrette ad allontanarsi da ambo
i lati del piano QH., e che il moto di allontanamento di eia~
se una parficellrt stia comt:: la sua dislauza dal piano: dico, in
I
primo luogo, che l'intera fnr::a ed efficacia di fu/te le particelle
poste lungo il cerchio eq·Mioriale AE, disposte unifonncmentc
p
Il
fuori del globo lungo l'intero cerchio come un anello, per far
la distanza CG, sarà l'efficacia della particella F capace di
mof1trc la Tara infamo al suo centro, sta all'intera for.:a ed
far ruotare la Terra intorno al suo centro. Perci(), l'azione
e{ficacia di altrettante particelle che s!a111to nel punto A del- di una particella nel luogo F starà all'azione di una particella
l'equatore, che è alla massima distanza dal piano QR per far nel luogo A, come FG x GC acl AH x HC, ossia, come FC 2
molare la Terra cnn mt simile moto circolare intorno al suo ad ACl; per la qual cosa, l'intera azione di tutte le parli-
centro, come 11110 sta a due. E questo moto circolare si effet~ celle nei propri luoghi F starà all'azione di altrettante par~
tua intnrno all'asse che giace s-11lla sezione comune dell'equa~ ticelle nel luogo A, come la somma di tutte le FC 1 alla
tore e del pitwo QR. somma di altrettante AC2 , ossia {per le cose già dimostrate)
Infatti, si descriva con centro J( e diametro IL il semi~ come uno a due. - C.V.D.
E poiché le particelle agiscono allontanandosi perpendi~
cerchio INL. Si supponga di diddere la semicirconferenza
colarmcnte dal piano QR, e ciò in modo eguale da entrambe
l !V L in innumerevoli parti uguali, e dalle singole parti N
le parti di questo piano, le medesime moteranno intorno alla
si abbassi sul diametro IL il s~no NJJ. La somma dei qua~
circonferenza del cerchio equatoriale, insieme alla Terra che
drati di tutti i seni NJI sarà uguale alla somma dei qua~ vi inedsce, intorno all'asse che giace tanto su quel piano
drati dei seni KJ.1I, e la somm2- di entrambi sarà uguale alla QR, quanto sul piano dell'equatore.
somma dei quadrati di altrettanti semidiametri KN; rerciò
PRINCIPI MATEM.HICI LIBRO TERZO - rL MOTO DU NODI DELLA Lm<A
7'9

particelle L e l, atte a far ruotare la Terra in senso con-


LE)BiA II. trario, stanno come LJI X 1\IC e lnt x mC, ossia, come
Poste le stesse cose dico che, in secondo lunJ;o. l'intera for=~~ LN X MC + i.VM x MC e l n x mC- 11m x mC; oppure
ed efficacia di lultc le particelle situate ovunque intorno al come LN x JIC + 1VM x 11.IC e LN x mC-NM x mC:
globo, capaci di Jm· molare la T ara intorno al medesimo asse, e la differenza LV X J!m-l'vTM x (MC+ mC) è la forza
sta all'intera forza di allrdtanle particelle, disposte wrijormc- delle particelle prese insieme capace di far ruotarc la T erra. La
mente come un anello per l'intera. circo!ljeren::a i11torno al parte positiva LN X M m di questa differenza o 2LN x NX
cere M o AE dell'equa/ore, capaci di Ili/lOVere la T .:rm di un mw- sta alla forza zAH X HC delle due particelle della medesima
logu mulo cin:o{are, come due a ci11q11e. grandaza, che stanno in A, come LX2 ad AC2 • E la parlc
negativa NM X (JJC +mC) o 2X'F x CY sta alla forza
Sia infatti I]( un qualsictsi cen.:hio pii1 piccolo parallelo zAH X HC delle medesime particelle poste in A, come CX 2
all'equatore AE, e siano L, l due particelle qualsiasi ug-uali, ad AC2 • Pertanto, la di11erenza delle parti, ossia, la forza
situate lungo questo cerchio fuori del globo Papc. Se sul delle due particelle L c l prese insieme, capaci di far ruotare la
Terra, sta alla forza delle particelle ad esse uguali e che gia-
ciono nel luogo A, capaci ugualmtntc di far ruotarc la Terra,
come LX2 - CX 2 ad AC2 • 1\la se la circonferenza I K del
cerchio IK viene divisa nelle innumerevoli parti uguali L,
tutte le LX2 ?taranno ad altrettante J.Yz come 1 a 2 (per
il lemma I) e ad altrettante AC2 come IX. 1 a utCZ; e
altrettante CX 1 stanno ad altrettante AC 2 come zCX 1 a
zACl. Per la qual cosa le forze congiunte di tutte le parti-
celle nella circonferenza del cerchio Il{, stanno alle forze
congiunte di altrettante particelle nel luogo A, come JXt-
- 2CX1 a zA.C 2, e quindi (per il lemma I) stanno alle forze
congiunte di altrettante particelle nella circonferenza del
cerchio A.E, come IX 1 -zCXt ad AC1 • Ora, invero, se il
diametro Pp della sfera viene diviso in innumcrcYoli parti
uguali, sulle quali insistano altrettanti circoli ]]{, la materia
entro il perimetro del cerchio qualsiasi ]]( starà come I xz;
piano QR, che è perpendicolare al raggio condotto sul Sole, perciò la forza di quella materia, capace di far mutare la
si abbassano le pE'rpcndicobri LJ!, !m, tutte le forze, per Terra, star~t come IX2 x I X 1 - 2CX2• E la forza della me-
effetto delle quali quelle particelle si allontanano dal piano desima materia, se giace entro il perimetro del cerchio A.E,
QR, saranno proporzionali a quelle perpendicolari LM, lm. starebbe come ])\l x AC2.
Sia, inoltre, la retta Ll parallela al piano Pape e yenga Pertanto, la forza di tutte le particelle dell'intera materia
bisecata in X, e attraverso il punto X venga condotta N~1, site entro i perimetri di tutti questi cerchi fuori del globo,
tale che sia parallela al piano QR e si incontri con le per- sta alla forza di altrettJ.ntc particelle che stanno entro il
pendicolari Llf, lm, in N e 11, c sul piano QR venga abbas- perimetro dci cerchio massimo AE, come tutti gli fXZ x
s<~.ta la perpendicolare .Xr. Allora, le forze contrarie delle
x IX 1 - zCX 1 ad altrettanti IX 2 x AC 2, ossia, come tutti
j20 l'RIKCIPI :ll'\.TE:\IATICI
LIBRO TERZO • IL MOTO OEl NODI DELL', LUNA
7"
gli AC2-CX2 x AC2 -3CXz ad altrettanti AC1 -CX2 x tasse con tur moto diltrno intorno al proprio asse inclinato
x AC2 , cioè, come tutti gli AC4 - 4AC2 x CX2 + 3CY4 ad sul piano dell'eclittica di un angolo di gradi 231 { 2 , il moto
altrettanti AC4 - ACZ x ex:, ossia, come l'intera quantità dei punti eqt,inoziali sarebbe identico sia che tale anello fosse
:fluente, la cui flussione è .4.C4 - 4AC 2 x CY2 + 3CX1 ad fluido sia che fosse costit.ttito di materia dura e rigida.
un'altra quantilà tluente, la cui flussione è AC4 - AC2 X
x CX2; e, quindi, per il metoÙ•> delle flussioni, come AC4 x PROPOSIZIO::-l"E XXXIX. PROBLEMA xx.
X CX - 4 / 3 .·1C2 x CX3 + 3 /;CX-' ad AC4 X CX - 1 / 3 -·1C 2 X
x CX 3 , os«ia, se al posto di CX si scrive l'intera C p o AC, Trovare la preeessionc 6 degli eqltinozi.
l
come 4 f13 .-IC 5 a 7 J3 AC5 , ossia, come dne a cinque. - C.V.D. Il moto orario medio dei nodi della Luna lungo un'orbita
circolare, quando i nodi sono nelle quadrature, era di
LDDIA III.
I6" 35"' I6 1v 36v, e la metà di questo, 8" I]'" 381v I8v
Pusfe le stesse cose, dico che, in terzo luogo, il moto dd- (per le ragioni sopra spiegate), è il moto medio orario dei
l'intera Terra intorno all'asse prima descritto, costituilo dai nodi in tale orbita; e durante un intero anno sidereo sarà
moti di tutte le particelle, starà al moto dd predetto anello di zoo n' 46". Poiché, dunque, i nodi della Luna lungo tale
intorno al medesimo asse in tma ragione che è compo.~ta della orbita effettuerebbero annualmente Z0° n' 46" all'indietro,
ra."ione della materia nella Terra alla materia mll'anello, e
' e, se le lune fossero molte, i moti dei nodi di ciascuna (per
della ragioHe di tre volte il quadrato dell'arco quadranfale di
il coroL 16, prop. LXVI, lib. I) starebbero come i tempi
mt cerchio qualsiasi a due volte il quadrato del suo diametro:
periodici; allora, se la Luna ruotasse vicino alla superficie
os.~ia, in ragione della materia alla rnateria e del numero
della Terra nello spazio di un giorno sidereo, il moto annuo
9252i5 al numero roooooo.
dei nodi starebbe a zoo n' 46" come il giorno sidereo di
Infatti, il moto di un cilindro che ruota intorno al proprio
Z3 ore e 56' ~ta al tempo periodico della Luna di 27 giorni,
asse immobile sta al moto della sfera inscritta c ruotante
7 ore, 43 minuti, ossia, come I436 a 39343· E identica è
nello stesso tempo, come quattro qualsiasi quadrati uguali
la proporzione dei nodi di un anetlo di lune che circondasse
stanno a tre cerchi imcritti in tre di quei quadrati; e il
la Terra, sia che quelle lune non si toccassero fra loro, sia
molo del cilindro sta al moto dell'anello sottilissimo che
circonda la sfera e il cilindro nel loro comune punto di con- che venissero liquefatte e assumessero la forma di un anello
tatto, come il doppio della materia nel cilindro sta al triplo continuo, sia che, infine, quell'anello indurisse e fosse reso
della materia nell'anello; e questo moto uniforme dell'anello inflessibile.
intorno all'asse del cilindro sta al moto uniforme del me-
desimo intorno al proprio diametro, effettuato nel medesimo ~ Lenta rotazione dell'asse ùe!!a Terra intorno ai poli ùc!!'eclittica.
tempo periodico, come la circonferenza di un cerchio al dop- C01 ne ri:;u\tato il pinna dcll'<-quatore d~lla T,•rra so.rà sempre inclinato

l
pio del diametro. di 23 ~/!!a sul viano dclb sua orbita, sebbene le intcrserioni dei due piani
siano C•JUtiuuamcntn mutevoli. Il risultato è che i poli c<'l!lSti d<'scrive-
ranuo nel cid<l un cerchio in :zs.Soo anni.. La precessione è in larga misura
IPOTESI II. dovuta all'attrazione della Luna sul rigonliamcnto equatoriale della Terra.
Se la Luna stesse sempre sul piano dell'equatore, o se la Terra fosse asso-
Se alla Terra venisse sottratta ogm: C(Jsa, e l'anello re- lutamente sferica, non vi sarebbero effetti precessionali. L'inclinazione
stante venisse trainato, esso solo, infamo al Sole, nell'orbita dell'asse è cGstantc. Il Sole eù anche i pianeti svolgono nella prccessione
una parte minore. La conoscenza della preccssione è dovuta ad Ipparco,
della Terra con il moto anmtale, e contemporaneamente mo- ma Newton ne scopri e spiegò le cause.
7" PRINCIPI MATf:M.~TICI
LIBIIO TERZO • l!. MOTO PEl ~ODI DELLA LUN.-\

Supponiamo, quindi, che tale anello sia uguale, per quan- del seno 91706 (che è il coseno di gradi 23 1 / 2) al rag-
tità di materia, a tutta la Terra PapAPepE che è esterna gio rooooo. Ragione per cui tale moto sarà ora di g" 7'" zo 1\'.
al globo Papc, e poiché tale globo sta a quella terra esterna Questa è la precessione annua degli equinozi generata dalla
come aC2 ad AC2 - aC 2 , ossia (poiché il semidiametro forza del Sole.
minore della T erra PC o aC sta al semidiametro maggiore 1\'[a la forza della Luna, capace di muovere il mare stava
AC come 229 a 230) come 52441 a -1-59; se tale anello alla forza del Sole come 4.4815 a I circa. E la forza della
cingesse la Terra lungo l'equatore ed entrambe, insieme, Luna capace di muovere i punti equinoziali, sta alla forza
ruotassero intorno al diametro dell'anello, il moto del- del Sole nella medesima proporzione. Di qui, la precessione
l'anello starebbe al moto ùel glul.Ju più interno (per il annua degli equinozi generata dalla forza della Luna deve
lemma III di questo libro) come 459 a 52-1-41 e roooooo essere di 40" 52'" 52 1v, e l'intera precessione annua generata
a 925275 congiuntamente, ossia, come 4590 a 485223; perciò da entrambe le forze di so" oo"' Izn'. E questo moto con-
il moto dell'anello stareUbe alla somma dci moti dell'anello corda con le osservazioni. Infatti, la precessione degli equi-
e del globo come 4590 a 489813. Quindi, se l'anello aderis~e nozi, come risulta dalle osservazioni astronomiche, è annual-
al globo, e gli comunicasse il proprio moto mediante cui i mente di so", più o meno .
. :;noi nodi o punti equinoziali retrocedono, il moto che resterà Se l'altezza della Terra all'equatore superasse la sua altez-
nell'anello starà al medesimo primo moto come 4590 a za ai poli di più di rih miglia, L.1. sua materia sarebbe più
489813, e pertanto il moto dei punti equinoziali verrebbe rara alla circonferenza che al centro: e la precessione degli
diminuito nella medesima ragione. Dunque, il moto annuo .l
' equinozi dovrebbe essere aumentata a causa eli quell'altez-
dei punti equinoziali del corpo composto dell'anello e del za, ed essere diminuita a causa della maggiore rarcfazionc.
r;::lobo starà al moto di 20° n' 46" come q36 a 39343 e Fin qui abbiamo descritto il sistema del Sole, della Terra.
4sgo a 489813 congiuntamente, ossia, come roo a 292369.
Ma le forze per effetto delle quali i nodi delle lune (come
sopra ho spi~gato), e perciò i punti equinoziali dell'anello,
l della Luna e dei pianeti: rimane da aggiungere qualcosa
circa le comete.

retrocedono (m;sia le forze 3fT nella figura della propo· i LE:\E\IA IV .


sizione XXX), stanno nelle singole particelle come le distanze •

di queste particelle dal piano QR, e a causa di queste forze Le comete 7 sotto più lontane della Lun.a e stamw nella
tali particelle si allontanano dal piano; pertanto {per il regione dei pianeH.
lemma II) se la materia dell'anello fosse sparsa sull'intera Come la mancanza di parallasse diurna spinge le comete
superficie del globo, in modo che formasse sulla parte supe· al di sopra delle regioni sublunari, così dalla parallasse
riore della Terra la figura PapAPcpE, l'intera forza ed effi-
cacia di tutte le particelle capaci di far ruotare la Terra
' Prima della scoperta del t11lescopio e (lell"esame minuzmso del per·
intorno ad un diametro qualunque dell'equatore, e perciò corso <li (jlH'Ste masse luminose, dall'istante in cui è possibi\11 scorgHlc
al fine di muovere i punti equinoziali, risulterebbe minore lino a quello in cui si perr\ono nello spazio, serubra"l.·a che le carnet~ appa-
della precedente in ragione di 2 a s. Perciò il regrcsso annualè ri~sno e scomparissero improvvisamente. Tale loro apparizione repentina
e impn:.vista le faceva considerare come l'anouncio di grandi avYenimcnti,
dei punti equinoziali starebbe ora a 20° n' 46" come IO io '6enuale calamitosi. La cometa apparsa nel q:,6, per esempio, gettò
a 73092: pertanto sarebbe di 9" 56'" so 'v . l'Europa nella massima costernarione a causa d<'ll'immcnsa coda che
Questo moto, del resto, va diminuito a causa dell'incli- sviluppava all'altezza ùell"orizzontc.
Tycho Brahe. osservando per un mese la cometa drl 151:i5. scopri per
nazione dell'equatore sul piano dell'eclittica, c ciò in ragione p•·imo ~:hc quesl'i corpi non potrvano essere semphei meteore generate

l
LIBRO TERZO - !L MOTO DEI NODI DEI..J..,\ LUNA p;
7'4 PRINCIPI MATEMATICI

annuale si è persuasi della loro discesa nella regione dei della Terra nelle varie posizioni della stessa, così come avviene
pianeti. Infatti le comete, che procedono secondo l'ordine per i pianeti, i quali, a causa del moto della Terra concorde
dei segni, sono tutte, verso il termine della loro comparsa, o contrario, ora sono retrogradi, ora sembrano avanzare più
o più lente del solito o retrograde, se la Terra si trova tra lentamente, ora più celermente. Se la Terra tende verso la
le stesse e il Sole; ma un po' più celeri del normale se la medesima parte insieme alla cometa, per effetto di un moto
Terra muove verso l'opposizione eliocentrica. E inversa- angolare intorno al Sole, talmente celere che la retta condotta
mente, quelle che si muovono contro l'ordine dei segni 8 di continuo attraverso la Terra e la cometa converge verso
sono pih celeri d~l normale ver_<;o la fine della loro appari- le parti oltre la cometa, la cometa guardata dalla Terra, a
zione, se la Terra si trova tra le stesse e il Sole, e più lente causa del proprio moto più lenta, sembrerà retrograda; e se
del normale o retrograde, se la Terra è sita dalla parte
opposta della sua orbita. Ciò deriva soprattutto dal moto

nella nostra atmosfera, come allora ~i supponeva, ma al contrario anda- '


vano poste nel numero dci pianeti del nostro sistema solare. Ossia, il corso
delltl comde è, come quello dei nostri pianeti, certo e regolare. Keplero
cercò di calcolare l'orbita di una cometa, ma poté scoprire soltanto che
tale orbit;t non era circolare. HeveUus fece un passo irman~i scoprendo
sia che il cammino delle comete si curvava intomo al Sole, sia che questa
l
cun·a aveva la natura della parabola. Newton ha completato questa teoria
dimostrando che le comettl girano intorno al Sole in virtù delle stesse leggi
dci pianeti e che descrivono parabole o ellissi allungatissime, dello quali Q
il Sole occupa uno dci due fuochi. La cometa di Halley, di cui nel testo si
parla a lungo, venne a Ilare alla teoria evidenza e certezza.
" Znna della sfera celeste, la.rga complessivamente rfio, vale a dire, la Terra è più lenta, il moto della cometa (essendo stato
,so su ciascun lato dell'eclittica. È divisa in dodici sezioni ug-uali, larga sottratto il moto della Terra) diventa ancora più lento. Ma
drtscuna 30° e chiamate ugni dello Zodiaco. I segni prendono il nome se la Terra tende verso le parti opposte a quelle della cometa.
dalle costellazioni che sono state collocate in essi al tempo di Ipparco,
all'incirca 2300 anni or sono. Tale zona viene detta anche • cerchio degli la cometa apparirà più veloce. Ora, dall'accelerazione o dal
animali" in quanto tutte le costellazioni meno una (la Bilancia) venivano ritardo o dal moto retrogrado si deduce, in tal modo, la
fatte assomigliare ad animali reali o immaginari. I segni venivano Ù{'no- distanza della cometa. Siano ~11 QA., ]' QB, T QC tre lon-
minati a partire dall'equinozio di primavera; per cui il Sole passa attra-
vel'!lo tre segni in ciascuna stagione: Primavera: Aride, Tnro, Gemelli; gitudini della cometa, osservate all'inizio del moto, e sia
Estate: Cancro, Leone, Vergine; Autunno: Bilancia, Scurpione, Sagittario; T QF la longitudine osservata per ultima, quando la cometa
Inverno: Capricorno, Acquario, Pesci. :Ma dnll'epoca in cui q11este divi- cessa di essere vista. Si tracci la retta ABC le cui parti AB,
sioni furono fatte, lo stato ùel cielo è cambiato moltissimo. L'eguinozio
di prim•1scra, punto in cui l'eclittica h•glia l'cqllatorc, hn r"tro;;radato BC intersecate dalle rette QA e QB, QB e QC, stiano fra
rispetto all'eclittica ptor efftotto ddla precessione degli equino1-i, quindi i loro come i tempi tra le prime tre osservazioni. Si prolunghi
gruppi delle stelle non corrispondono più alito antiche divisioni ddl'eclit- AC verso G, in modo che AG stia ad AB come il tempo
tica. Ciò pereh6, per estompio, la costellaziouto ddl',\riete si trova nel segno
dei Pesci, quella del Toro nel segno dell'Ariete e così via. L'a~trnnon:ria tra la prima e l'ultima osservazione sta al tempo intercorso
moderna ha mantenuto nomi e divisioni, ma è clriaro che le ~·ariarioni tra la prima e la seconda ossen•azione, e si congiunga (!G.
intervenute durante gli ultimi duemila anni hanno m<ldiJicato la disbi- E se la cometa venisse mossa uniformemente in linea retta,
burione. I stogni sono i seguenti: 'ì' ,\riete. 'lj Tmo, ):( Gemelli, @ Cancro,
b( Leone, 11f Verginto, ~ Bilancia, lll Sc:orpione, ,::(( Sagittario, iò Capri- e la Terra o giacesse in quiete o avanzasse in linea retta
como, >W. Acquario, }( Pesci. con moto uniforme, l'angolo 'Y' QG sarebbe la longitudine
PRINCII'l MATEMATICI LIBRO TFRZO - IL MOTO [)El NODI [)fi,LA !,UNA

della cometa durante il tempo dell'ultima osservazione. uguale alla longitudine della cometa quando la Terra si trvva
L'angolo FQG, quindi, che è la differenza della longitudine, in T. Si congiunga ac e la si prolunghi fino in g, in modo
nasce dall'ineguaglianza dei moti della cometa e della Terra. che ag stia ari ac come AG ad AC, e g sarà il luogo della
]\.fa questo angolo, se la Terra e la cometa muovono verso Terra nel tempo dell'ultima osservazione, se si muove con un
parti opposte, viene aggiunto all'angolo r(' QG, e così il moto uniforme lungo la retta ac. Perciò, se la g] viene
moto apparente della cometa risulta più veloce; ma se la condotta parallelamente alla stessa T] e l'angolo l gV
è assunto uguale all'angolo ry QG, l'angolo 'Y' gV sarà
l.
uguale alla longiturline della. cometa osservata dal luogo g;
e l'angolo Tl'g sarà la parallasse, che nasce dalla trasla~

l zione della Terra dal luogo g Yerso il luogo T: pertanto


V sarà il luogo della cometa sul piano dell'eclittica. :\la
questo luogo V è solitamente più basso dell'orbita di Giove.
, La medesima cosa si deduce dalla curvatura del percorso
delle comete. Questi corpi si muovono press'a poco in cerchi
massimi, allorché sono mossi velocemente: ma alla fine del
loro percorso, quando quella parte del moto apparente che
na::;ce dalla parallasse ha, rispetto all'intero moto apparente,
una proporzione maggiore, sogliano allontanarsi da questi
cerchi e tutte le volte che la Terra si muove verso una
s a certa parte, esse vanno verso la parte opposta. Questa de~
flessione nasce soprattutto dalla parallasse, in quanto risponde
al moto della Terra; e la grandezza della sua quantità, secondo
i miei calcoli, ha collocato le comete che spariscono ad una di-
stanza abbastanza grande al di sotto di Giove. Ke consegue
cometa tende verso le medesime parti della Terra, il mede~ che nei perigei e nei perieli, dove si accostano maggwr~
simo angolo viene sottratto, e il moto della cometa risulta mente, discendono frequentemente sotto le orbite di Marte
più lento oppure fortemente retrogrado, come testé ho esposto. e dei pianeti inferiori.
Quest'angolo nasce soprattutto dal moto della Terra, e con La vicinanza delle comete viene confermata anche dalla
approssimazione può essere preso per la parallasse della luce delle loro teste. Infatti, la luce di un corpo celeste
cometa, trascurato com'è manifesto un certo suo incremento illuminato dal Sole, e che si dirige verso regioni lontane,
o decremento, che può nascere dal moto ineguale della diminuisce comela(luarla JJULenza ùella distanza; ossia, come
cometa nella propria orbita. Da questa parallasse si deduce il quadrato, com'è manifesto, a causa dell'aumentata distanza
la distanza della cometa come segue. S designi il Sole, del corpo dal Sole, e come un altro quadrato a causa
acT l'orbis magnus, a il luogo della Terra durante la prima della diminuzione ùel diametro apparente. Per cui se la
osservazione, c il luogo della Terra durante la terza osser~ quantità di luce e il diametro apparente della cometa fossero
vazione, T il luogo della Terra durante l'ultima osservazione, dati, verrebbe data la distanza, ;:>rendendo la distanza che
e T 'Y' una linea retta condotta verso l'inizio di Ariete. sta alla distanza del pianeta in rabrione diretta del diametro
Si prenda l'angolo 1 1T uguale all'angolo J QF, ossia, al diametro e in ragione inversa della radice quadrata della
7'' Plll:!'CIP! MATEMATICI LIBRO TERZO - IL MOTO nEl NODI DELLo\ LUN.\

luce alla luce. Così, il diametro minimo della testa della Ancora, la cometa dell'aprile dell'anno r665, come HOwd-
cometa del r682, osservata da Flamsteed 9 con un telescopio cke 10 ci informa, superava per la sua brillantezza quasi tutte
di sedici piedi e misurata con un micrometro, era uguale le stelle fisse, ed anche lo stesso Saturno, a causa del colore
a 2' oo"; ma il nucleo o la stella che stava nel mezzo della molto piì.1 vivido. Infatti questa cometa era molto più bril-
testa occupava a stento la decima parte della larghezza di lante dell'altra che era apparsa alla fine dell'anno precedente,
questa, perciò era larga soltanto da n" a 12". Ma per luce ed era stata paragonata alle stelle di prima grandezza. La
e per splendore della testa superava la testa della cometa larghezza della chioma era di quasi 6', e il nucleo confron-
dell'anno r68o, ed emulava le stelle di prima o di seconda tato con i pianeti per mezzo di un telescopio, era chiara-
grandezza. Supponiamo che Saturno insieme col proprio anello mente più piccolo eli Giove, e veniva giudicato ora minore
fosse quattro volte più brillante: poichC la luce dell'anello del corpo di Saturno, ora ad esso uguale. Inoltre, poiché il
uguagliava quasi la luce del globo interno, e il diametro diametro della chioma delle comete, che supera raramente
apparente del globo era di quasi 21", la luce del globo e gli 8' o i 12', e il diametro del nucleo, o della stella cen-
dell'anello congiuntamente eguaglierebbe la luce di un globo, trale, è quasi la decima parte o al massimo la quindi-
il cui diametro fosse di 30": allora la distanza della cometa cesima parte del diametro della chioma, è manifesto che
starà alla distanza di Saturno come r alla V4, inversamente, queste stelle hanno generalmente la medesima grandezza
e rz" a 30" direttamente; ossia come 24 a 30 o 4 a s. apparente dei pianeti. Di qui, poiché la loro luce può essere
spesso confrontata con la luce di Saturno, e poiché la supera
9 John Flamsteed, astronomo, nacque a Dcnby il I9 agosto r646. alquanto, è manifesto che tutte le comete nel loro perielio
Una infreddatura presa durante l'estate del :r66o, mentre faceva un bagno, vanno collocate o sotto Saturno, o non molto sopra. Sba-
gli produsse un'affezione :reumatica alle giunture. Questo fatto gli impeùl gliano, dunque, assolutamente coloro che allontanano le
di proseguire la scuola che abbandonò nel r66z. Inizi:!. da questo momento
comete fmo in prossimità delle stelle fisse, perché a tale
una preparazione propria, orientata ''erso l'astronomia. Questi suoi intc.
ressi gli permi~cro già nel settembre dd 1662, di osservare un'eclissi par. distanza esse non dovrebbero essere affatto illuminate dal
ziale di Sole. Alcuni calcoli circa i tra::~siti della Luna sulle stelle fis~e. che nostro Sole, pHt di quanto i pianeti, che sono qui, siano
inviò alla • Royal Society • nel 1669, furono pubblicati nelle , Philoso-
illuminati dalle stelle fisse.
phical Transactions •. e gli procurarono una lettera di ringraziamento del
presidente della società Oldcnburg e una fitta corrispondenza durata Abbiamo discusso di queste cose non considerando l'oscu-
cinque anni, con John Collins. Hicntrato a Cambridge, dopo un \'iaggio ramento delle comete soprattutto a causa di quel fumo
a Londra, fecll la conoscenza di Newton e Barrow. Le sue sistematiche
osservazioni del pianeta :D.Iarte, iniziate nell'ottobre del 167r e continuate
abbondante e spesso, dal quale la testa della cometa è cir-
durante il 1672, furono, in (j1H'st'anno, oggetto di una memoria prcRen· condata, e attraverso cui brilla s~mpre come attraverso una
tata sia all'Accademia delle Scienze di Parigi, sia alla "Royal Society •· nube. Infatti quanto più il corpo è reso oscuro a causa di
Nel 1675 fu ordinato sacerdote. Dato il suo stato di indigenza fu e<Jotretto,
tra il r676 e il r7o9, ad impartire lezioni private. Si calcola che durante
questo fumo, tanto più è necessario che esso si accosti al
questo periodo i suoi allievi siano ~tati circa qo e molti di questi appar- Sole, affinché possa emulare i pianeti per la quantità di luce
tenenti all'alta società. Tutto ciò ~ebbene fosse stato nominato, mediante
un decreto reale, • osservatore astronomico "· Le sue os~~rvaziuni sulla
grande cometa, che durarono dal dicembre del I68o al febbraio del 1681, 1" HOwelcke Hevelius Johannes, astronomo tedesco, nato a Danzica
furono trasmesse a Ne"1:on, il quale le inscrl nei Prituipia. Ma a causa il 28 gennaio nJn. Nel I6.p costruì nella propria casa un osservatorio
del suo pessimo carattere e della sua dillidenza, probabilmente dovuti dotato ùi un ottimo equipaggiamento. Prima ili scrivere la sua Sel~'f•o­
al suo continuo precario stato di sah1te, si scontrò più volte con Newton grafi<' (1647), catalogò 156.1 stelle, scopri quattro comete e suppose che
e Halley. Autore di una Hisloria Cod~slis, questa apparve, dopo molte le orbite delle loro rivoluzioni intorno al Sole fosseio ellittiche. Pubblicò
traversie in cui si approlondl l'inimicizia di Flamsteed e Newton, soltanto due libri sulle comete PtodrO>JWs wmelicus (1665) e Cometographia (1668).
nel 1712 . .Mori nel dicembre del 1719. )iorl a Danrica il 28 gennaio n'i87.
730 l'I\!NCll'l MATHIATICI LIBRO TERZO - !l. MOTO DH NODl DELI.A I.U~:\

che riflette. Di qui è verosimile che le comete discendano gradi. Ora, durante tutto questo tempo la cometa si avvicinò
molto al di sotto dell'orbita di Saturno, come abbiamo pro- alla Terra. Cosa che si è dedotta misurando il diametro
''ato mediante la loro parallasse. La medesima cosa viene della chioma con un micrometro; infatti, HOwelcke trovò
ampiamente confermata dalle code. Queste sono originate o che il 6 agosto esso era di 6' 5", compresa la chioma, e il
dalla ritiessione del fumo sparso per l'etere, o dalla luce 2 settembre era di 9' 7". La testa, quindi, all'inizio del moto,
della chioma. Nel primo caso la distanza della cometa va
diminuita, affinché il fumo originato dalla chioma non si
propaghi attraverso spazi troppo ampi con una velocità ed
una espansione incredibili. Nel secondo caso tutta la luce
sia della coda che della chioma va riferita al nucleo.
l
'
appariva molto minore che alia fine del moto, ma all'inizio,
tuttavia, quando si trovava in vicinanza del Sole, era molto
più brillante che alla fine, come riferisce lo stesso HOwelcke.
Per cui, durante tutto questo tempo, a causa del suo allon-
tanarsi dal Sole, la sua luminosità decrebbe, nonostante il
Ora, se immaginiamo che tutta questa luce sta concen- suo accostarsi alla Terra. La cometa dell'anno 1618, verso
trata e ristretta entro il disco del nucleo, certamente la metà di dicembre, e quella dell'anno 1680, verso la fine
quel nucleo, tutte le volte che emetterà una coda molto dello stesso mese, si muovevano velocissimamente, e perciò
larga e brillante, col proprio splendore supererà di molto erano allora nei perigei. 1\Ia il massimo splendore delle teste
lo stesso Giove. Infatti, emettendo con un minore diametro fu raggiunto quasi due settimane prima, quando si erano ap-
apparente una maggiore quantità di luce, sarà illuminata pena allontanate dai raggi del Sole, e il massimo splendore
dal Sole molto di più, e perciò sarà molto più vicino al Sole. della coda fu raggiunto un po' prima, essendo maggiore la
Che anzi, nascondendosi le teste sotto il Sole ed emettendo vicinanza al Sole. La testa della prima cometa, secondo le
code tanto grandi quanto fulgidissime, a somiglianza di travi osservazioni di Cysat H, del 1o dicembre, sembrava più
infiammate, devono per lo stesso argomento essere collocate grande di una stella di prima grandezza, e il 16 dicembre
:>otto l'orbita di Venere. Se, infatti, tutta quella luce viene (quando ormai era nel perigeo) la grandezza era diminuita,
supposta concentrata in una stella, supererebbe la stessa ma lo splendore e la luminosità della luce lo era molto di
Venere, per non dire molte stelle come Venere messe insieme. più. Il 7 gennaio, Keplero non potendo più ossen·ame la
La medesima cosa, infine, si deduce dalla luce delle teste testa smise le osservazioni. Il 12 dicembre, la testa dell'ul-
che aumenta con l'allontanarsi delle comete dalla Terra verso tima cometa fu vista e osservata da Flamsteed ad una
il Sole, e che decresce durante il loro allontanarsi dal Sole distanza di nove gradi dal Sole; ciò che a stento sarebbe
verso la Terra. Così, infatti, la cometa del 1665 (osservata stato concesso di una stella di terza grandezza. Il 15 e 17
da HOwelcke) ad iniziare dal tempo durante il quale comin- dicembre la medesima apparve come una stella di terza
ciò ad essere osservata, an da va perdendo sempre più il suo grandezza, la sua luminosità essendo diminuita dalla bril-
moto apparente, perciò aveva già passato il suo perigeo; lo lantezza delle nuvole vicine al tramonto del Sole. Il 26 di-
splendore della >;n;l tf•sta, tuttavia, aumentava giornalmente cembre, mentre muoveva con grande velocità, e stava quindi
fmché, essendo stata nascosta dai raggi del Sole, la cometa
cessò di essere vista. La cometa dell'anno 1683 (osservata 11 Giovanni Dum~nico Cysat nacque a Lucerna nel 1588. Gesuita.
dal medesimo HOwelcke) alla fine del mese di luglio, allorché Scrisse ,Ha!lw>n.llica aslrnuo»~ica de- /nro, moh<s mag•1iludi>1~ et ca,.sis comt-
si cominciò a percepirla, si muoveva Ientissimamente, avan- /aa ""'wrwu I6I8 d I6I9, nel t6rg. Fu il primo ad osservare con un tele-
zando giorno per giorno di circa 40 o 45 minuti primi, scopio la cometa di <]Uegli anni e credettt di scorgervi certe ineguaglianze
non rilevate dagli altri ossC'rl'atori. Sos:enne tra i prim.ì elle il corso della
nella propria orbita. Da questo momento il suo moto diurno cometa era regolare e che il suo moto era rettilineo e non circolare. ;\!or\
aumentò fino al4 settembre, allorché divenne di quasi cinque il 3 marzo r657·

'
l'RINCIPI M.lTHf,\TTCI t.IB!lO T.EI\ZO - IL MUTO DEl NOnt DELLA LU:-1.~
73' i33

all'incirca nel perigeo, era minore della bocca di Pcgaso, Corvl. J. Di conseguenza è anche manifesto che i cieli
stella di terza grandezza. Il 3 gennaio appariva come una sono privi di qualunque resistenza. Le comete infatti seguono
stella di quarta grandezza, il 9 gennaio come una stella di sentieri obliqui e a volte contrari al corso dei pianeti, e
quinta, il 13 gennaio, a causa dello splendore della Luna conservano il proprio moto molto a lungo, anche contro il
crescente, sparì. Il 25 gennaio era a mala pena uguale ad corso dei pianeti. Sbaglio, se non sono una sorta di pianeti che
una stella di settima grandezza. Se si sommano gli uguali con un movimento perpetuo tornano nella propria orbita.
intervalli di tempo presi da entrambe le parti del perigco, Infatti, che alcuni scrittori presumano che sono meteore,
le teste che allora erano poste nelle regioni piì1 lontane, a deducendo il fatto dai continui mutamenti delle teste, sembra
causa dell'eguale distanza dalla Terra, avrebbero dovuto essere privo di fondamento, Le teste delle comete sono
risplendere ugualmente; ma erano massimamente splendenti circondate da enonni atmosfere, e le parti più bas.<;e delle
nel luogo vicino al Sole, e svanivano dall'altra parte del atmosfere devono essere più dense. Per cui quei mutamenti
pcrigeo. Dunque, dalla grande differenza della luce in en- sono osservati nelle nuvole e non negli stessi corpi delle
trambi i luoghi, si deduce la grande vicinanza del Sole e comete. Così la Terra, se fosse osservata dai pianeti, splen-
della cometa nel primo luogo. Infatti, la luce delle comete derebbe senza alcun dubbio per la luce delle proprie nubi,
suole essere regolare, ed apparire massima quando le teste si e il corpo solido si nasconderebbe sotto le nuvole. Così k
muovono velocis..simamente, e perciò sono nei p erigei, eccetto cinture di Giove sono formate dalle nuvole di quel pianeta,
che sia maggiore per la vicinanza del Sole. che mutano luogo fra di loro, e con difficoltà, attraverso
Coro!. I. Le comete dunque splendono per la luce del quelle nuvole, viene visto il corpo solido di Giove. Molto di
Sole che riflettono. più, dunque, i corpi delle comete devono essere nascosti dalle
Corol. 2. Dalle cose dette si capisce anche perché le comete atmosfere pih profonde e più dense.
sono viste in così gran numero nella regione del Sole. Se
fossero viste nelle regioni al di là di Saturno, dovrebbero PROPOSIZIONE XL. TEOREMA XX.
più frequentemente apparire nelle parti opposte al Sole.
Le comete si mum•ono lungo sezioni coniche e han1w il
Sarebbero infatti piì.t vicine alla Terra quelle che si trovas-
loro fttoco nel centro del Sole, e condotti i raggi t•erso il Sole,
sero in queste parti, mentre l'interposizionc del Sole oscu-
descrivono aree proporzionali ai tempi.
rerebbe le rimanenti. In verità, ripercorrendo la storia delle
comete, si trova che se ne sono scoperte in un numero di t manifesto per il corollario I della prop. XII[ del
quattro o cinque volte maggiore nell'emisfero vicino al libro I, confrontato con le prop. VIII, XII e XHI del
Sole che nell'emisfero opposto, oltre non poche altre che terzo libro.
sono state coperte dalla luce del Sole. Soprattutto nella Corol. I. Di conseguenza, se le comete ruotano lungo la
discesa verso le nostre regioni, esse non emettono code né propria orbita, le orbite saranno ellittiche. e i tempi periodici
sono tanto illuminate dal Sole da rivelarsi ai nostri occhi staranno ai tempi periodici dei pianeti in ragione della
nudi; e nun le si percepisce che quando sono più vicine dello potenza 3 /~ degli a_<;si principali. Perciò le comete, che stanno
stesso Giove. 1\-Ia la gran parte di spazio descritto intorno per la massima parte più lontano dei pianeti, e perciò stesso
al Sole con un così piccolo raggio, è situata sul lato della descrivono orbite con assi più grandi, ruotano più lenta-
Terra che guarda al Sole, e le comete, essendo per la maggior mente. Per cui, se l'asse dell'orbita di una cometa è quattro
parte più vicine al Sole, sono di solito illuminate più for- Yolte maggiore dell'asse dell'orbita di Saturno, il tempo di
temente. rivoluzione della cometa starà al tempo della rivoluzione di

i
734 PR[NCIPJ MAT.EMA'I'!C! UB~O TERZO - Il MOTO DEl NODI DF.J,J.A LVN'A
735

Satumo, ossia, a 30 anni, come 4 1'4 (ossia S) ad r, e perciò Siano quei punti A, B, C, D, E, F, ecc. e dai mede-
sarà di 240 anni. simi, su una retta HN qualsiasi di posizione data, vengano
Corol. 2. Ma le orbite saranno talmente prossrme alle abbassate altrettante perpendicolari AH, BI, CK. DL,
parabole, che le parabole possono essere impiegate in loro EM,FN.
vece senza errori sensibili. Caso I. Se gli intervalli Hl, IK, KL, ecc. dei punti H,
Corol. J. Per la qual cosa (per il corol. 7 della prop. XVI I, K, L, lvi, N sono uguali, delle perpendicolari AH, BI,
de\ libro I) la velocità di ogni cometa starà scmpn• alla velocità Cl{, ecc. si prendano le prime differenze b, zb, 3b, 4b, 5b, ecc.
di un pianeta qualsiasi. ruotante lungo un cerchio intorno le seconde c, zc, 3C. 4c, ecc. le terze d, zd, 3d, ecc., in modo
al Sole, come la radice quadrata della distanza doppia del tale, cioè, che sia AH- BI= b, BI- CK = zb, CK-
pianeta dal centro del Sole, alla distanza della cometa dal - DL = Jb, DL +
Ei.li = 4b, - E.M + FN = 5h, infine
centro del Sole, esattamente. Supponiamo che il raggio b- zb =c, ecc. e così via fino all'ultima differenza, che
dcll'orbi.s mngnus, o ellissi lungo la quale la Terra ruota,
mas:;imo semidiametro, sia di roooooooo parti; la Terra, a B R
causa del suo moto diurno medio, descriverà 17202Iz parti
A c
e a causa del suo moto orario 71675 1 J2 parti. Perciò la b 2b 3b 4b 5b
cometa alla medesima distanza media della Terra dal Sole, D
con qnclla velocità che sta alla velocità della Terra come
' 2C 3' 4'
d zd 3d .v
la l·z a I, descriverà a causa del suo moto diurno 2432747 c 2' H I SK
parti, e a causa del suo moto orario 1013641 / 2 parti. E a
distanze mag-giori o minori, il moto sia diurno che orario, l
star;\ a questo moto diurno e orario come la radice quadrata
delle distanze, inversamente; e perciò è dato. F
Coral. 4· Perciò se il parametro clelia parabola è quattro
qui è f. Poi, innalzata una perpendicolare qualunque RS,
volte piì1 grande del raggio dell'orbis nwgnus, e si suppone
che può essere considerata come un'ordinata alla curva
che il quadrato di quel raggio è di roooooooo parti, l'area
ricercata, e affmché sì tro\>i la lunghezza di questa, si sup-
che la cometa, con il raggio condotto verso il Sole, de~
ponga che gli intervalli Hl, IK, KL, LM, ecc. siano unità,
scriverà nei singoli giorni, sarà di rzr63731 J2 parti, e du-
rante le singole ore quell'area sarà di so682 1 / 4 parti. E se il e si ammettano AH= a, - HS =p, 1 j 2p x -IS =q,
parametro è maggiore o minore in una propon:ionc qualsia-
1
/Jq X +SI(= r, 1 / 4r X +SL = s, 1 /.~s X +S.iì-1 =t, conti-
~i, l'area diurna e oraria sarà maggiore o minore in ragione nuando, come è chiaro, fino alla penultima perpendicolare
mverf'a della medeo~ima radice quaùrata. JIE. e prepom~niln i segni negativi ai termini HS, IS, ecc.,
che giaciono dalla parte A del punto 5, e i segni positiYi
LmntA V. ai termini SK, SL, ecc. che giaciono dall'altra parte del
Trovare una linea wn•a di genere parabotico che passerà
punto 5, ed osservati bene i segni, sarà RS = a bp + +
attraverso un mmrero qualsiasi di punti dati 12 .
+ cq +dr+ es +/l, ecc.
I : In questa propn~i~ione - ma se ne vedranno altri casi in seguito - cui si d('tcrmina l'anclamerrto completo di una Iurrz:iorre della quale ~i
N'ewton fa U5o dd metodo dell'intcrpnlazione, ossia, di un'operazione con conoscono solamente alculli valori particolari.

l
PRINCIPI ),(ATI;MATICI LIBRO TERZO • IL MOTO PEI NODI DELLA Lt:NA 737

Caso 2. Se gli intervalli Hl, IK, ecc. dei punti H, I, Se le differenze delle longitudini osservate sono piccole,
K, L, ecc. sono ineguali, si prendano le differenze prime b, supponiamo di soltanto 4 o 5 gradi, saranno sufficienti tre
zb, 3b, 4b, 5b delle perpendicolari AH, BI, CK, ecc. divise o quattro osservazioni per trovare una nuova longitudine e
per gli intervalli delle perpendicolari; le seconde c, 2c, JC, latitudine. Se invece le differenze sono maggiori, supponiamo
4c, ecc. divise per ogni due intervalli; le terze d, zd, Jd, ecc., di IO o 20 gradi, dovranno essere impiegate cinque osser-
divise per ogni tre intervalli; le quarte e, 2e, ecc., divise per vazioni.
ogni quattro intervalli, e così di seguito: ossia, in modo che sia
_AH-BI_ b- BI-CK CK-DL LEMMA VII.
b- Hl . , 2 - IK , 3h = K.L , ecc.,
Per un dato punto P condurre la linea retta BC, le etti
p01 c= · -
HK· · , 2c = d-~
IL , JC = ·~-~
KA! .
ecc.mfine partt. PB, PC, tagliate da due
rette AB, AC di posizione data,
E,
''
d ~ , 2 d = 2C-JC , ecc. Trovate ]e differenze, sr.
C-2C
L abbiano fra loro una propor-
''
''' '' '
H IM
zione data. 1 \c
ammettano AH= cl, -HS =p, p X -IS =q, q X +SK = r,
A
,. x +SL = s, s x +SM = t, e si continui in tal modo Da quel punto P si con-
fino alla penultima perpendicolare ME; allora l'ordinata duca la retta qualsiasi PD :P
cercata RS sarà = a + bp +cq + dr + es + jt, ecc. B '
verso una delle due rette
''
Coro!. In tal modo si possono trovare esattamente le aree AB, e si prolunghi la me- ''
di tutte le curve. Infatti, se vengono trovati alquanti punti desima verso l'altra retta AC ''
della curva qualsiasi da quadrare, e si suppone che una I)
fino in E, cosicché PE stia
parabola venga condotta attraverso la medesima, l'area di a P D in quella detenninata
questa parabola sarà esattamente uguale all'area della curva ragione. EC sia parallela alla AD: allora se si conduce CPB,
da quadrare. Ma la parabola può sempre essere quadrata PC starà a PB come PE a PD. - C.V.D.
geometricamente mediante notissimi metocli.
LEMMA VIII.
LDIMA VI.
Sia ABC una paraboln che ha il fuoco in S. Con la corda AC
A partire da alc-uni luoghi ossen•ati di una cometa, trovare bisecata in I si tagli il segmento ABCI. il cui diametro è l (.L e
il suo luogo in un qualsiasi dato tempo intermedio. il vr:rtice !L· Sul prolungamento di I[.L si prenda !LO uguale
alla metà di TfL. Si congiunga OS e la si prolunghi fino Ù1 ~.
Hl, IK, KL, Li.Y! designino i tempi tra le osservazioni;
in modo che Si; sia uguale a 2SO. Allora, se la cometa B si
HA, IB, KC, LD, lllE cinque longitudini osservate della
muove lungo l'arco CBA, e viene condotta 03, che taglia AC
cometa; HS il tempo dato tra la prima osservazione e la
in E, dico che il punto E taglierà vt'a dalla corda AC il
longitudine cercata. Allora, se per i punti A, B, C, D, E
segmento AE, esattamente proporzionale al tempo.
si suppone di condurre una curva regolare ABCDE, e per
il lemma precedente viene trovata la sua ordinata RS, RS Si congiunga infatti EO che taglia l'arco parabolico ABC
sarà la longitudine cercata. in Y, e si conduca !LX, in modo che tocchi il medesimo
Col medesimo metodo a partire da cinque latitudini arco nel vertice [J., cd incontri in X la EO, allora l'area
osservate si trova la latitudine in un tempo dato. curvilinea AEX[l.A. starà all'arca curvilinea A.CY!l.-4 come

l
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO TI'P.ZO • IL MOTO DEl N(>Dl DELLA Ll"NA
/39

AE ad AC. Perciò, poiché il triangolo ASE sta al trian-


golo ASC nella medesima ragione, l'intera area ASEX ~ LEMMA IX.
starà all'intera area ASCYiJ.A come A.E ad AC. Poiché AF
Le rette liJ. e j.J.::\:I e la lzmghaza sono uguali fra
inoltre ço sta a 50 come 3 a I, ed EO a XO nella mede- loro. 4Sp.
sima ragione, SX sarà parallela alla EB; allora, se si con-
giunge BX, il triangolo SEB sarà uguale al triangolo XEB. Infatti 451-l è il parametro della parabola appartenente
Per cui se all':trca ASEX[.L4 si aggiunge il triangolo EXB, al vertice 1-l·
e dalla somma si sottrae il triangolo SEB, rimarrà l'area
LE)li\'IA x.
Si-l venga prolungata fino in N e P, in nzodo che !J.N sia
la terza parte della iJ.I, ed SP stia a SN come S:N a SiJ.. Se
·una cometa, nel tempo in cui descrive l'arco AiJ.C, avanzasse
sempre con quella stessa velocità che ha in un'altezza uguale
a SP, descriverebbe una lunghezza ~1guale alla corda AC.
Infatti, se la cometa si muovesse uniformemente lungo
l, la retta che tocca la parabola in Jl., per effetto della velocità
' che ha in i-l e nel me-
desimo tempo, l'area c
che descriverebbe con
ASBXiJ.A, uguale all'area ASEX)LA, e perciò starà all'area il raggio condotto verso
ASCYJ1.A come AE ad AC. ).fa l'area ASBX)LA è esatta- il punto 5, sarebbe
mente uguale all'area ASBYiJ.A, e questa area ASBY{L4 sta
all'area ASCYJl.A come il tempo impiegato a descrivere
l
i
uguale all'area para bo-
lica ASCJl.A. Perciò lo
l'arco AB al tempo impiegato a descrivere l'intero arco AC. spazio contenuto sotto
Perciò AE sta adA C esattamente in ragione dei tempi.- C.V.D. la lunghezza descritta
Corol. Allorché il punto B cade sul yertice iJ. della para- nella tangente e la lun-
bola, AE sta ad AC esattamente in ragione dei tempi. ghezza 5J1. starebbero
allo spazio contenuto
ScoLI O. sotto la lunghezza ACe A
5M comel'arcaA5CIJ.A.
Se si congiunge i-l~• che taglia AC in 3, e su di essa viene al triangolo A5C, ossia, come SN a 5M. Per la qual cosa
presa ç,. che sta a j1.B come 271lfl a r6MiJ., e si conduce AC sta alla lunghezza descritta nella tangente, come SJ1.
Bn, questa tJ.glierà la corda AC, in ragione dei tempi, più a SlV. Ma in quanto la vclocit:ì. della cometa nell'altezza
esattamente di prima. Se il punto B dista dal vertice prin- SP sta (per il corol. 6 della prop. XVI del libro I) alla
cipale della parabola più del punto Jl.• il punto n giacia sua Yelodtà nell'altezza SiJ., inversamente come la radice
oltre il punto ~. e al di qua, se dista di meno dal medesimo quadrata di SP a SJ1., ossia, nella ragione di Si-l a SN, la lun-
vertice. ghezza descritta per effetto di questa velocità nel medesimo
\

l
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO nRZO - IL MOTO DEl NODI DELLA LUNA
74'

tempo, starà alla lunghezza descritta nella tangente, come uguale al quadrato della metà di quella corda diviso
2
S[L a SN. Dunque AC e la lunghezza descritta con questa
per il quadruplo dell'altezza SP, ossia, lo spazio A/ •
nuova velocità, poiché stanno alla lunghezza descritta 4SP
nella tangente nella medesima ragione, sono fra loro uguali. Per cui, poiché il peso della cometa verso il Sole nell'altezza
- C.V.D. SN sta al peso della stessa verso il Sole nell'altezza SP, come
Coro!. Una cometa, dunque, per ef-fetto di quella velocità SP a SfL, la cometa, per il peso che ha nell'altezza SN descri-
che ha nell'altezza S[L + 2 f 3liJ., descri\·ercbbe nel medesimo verà, cadendo sul Sole nel medesimo tempo, lo spazio
tempo la corda :1C, csattammte.
-AP , ossia,
. uno spaziO . uguale alla lun~hezza I !L o ~·'f IL·
45 ~
LHBlA Xl. - C.V.D.
Se una cometa, privata di ogni moto, fosse lasciata cadere
dall'altezza SN o Sf1. +1 / l[L, in modo da cadere sul Sole, e
3
PROPOSIZIONE XLI. PROBLEMA XXI.
fosse spinta t•erso il Sole per effetto della stessa forza uni· A partire da tre osser11azioni date, determinare la traiettoria
forme dalla quale è spinta all'inizio; la medesima, nella metà di una cometa che muove lungo una parabola.
del tempo durattte il quale descrive un arco AC lungo la
sua orbita, durante la sua cadu.ta descriverebbe tmo spa::io Essendo questo un problema difficilissimo, lo affrontai
ugttale alla lunghezza IfL. in molti modi, e nel primo libro ho enunciato vari pro-
blemi che sono volti alla sua soluzione. In séguito ho trovato
La cometa infatti, durante il tempo in cui descrive l'arco la seguente soluzione, che è un po' più semplice.
parabolico AC, nel medesimo tempo e con la stessa velocità Si scelgano tre osservazioni i cui intervalli di tempo siano
che ha nell'altezza SP
esattamente uguali. l\Ia l'intervallo di tempo, ove la cometa si
C (per l'ultimo lemma)
muove più lentamente, sia un po' più grande dell'altro, così
descriverà la corda AC,
-1 che la differenza dei tempi stia alla somma dei tempi come
perciò (per il corol. 7 ' la somma dei tempi a circa seicento giorni; o che il punto E
della pro p. XVI, li-
bro I) ruotando in for- (come nella figura del lemma VIII) cada esattamente sul
za della propria gravità punto M, e quindi si sposti più verso I che verso A. Se
nel medesimo tempo, tali osservazioni non sono fattibili, occorre trovare, per il
lungo un cerchio il cui lemma VI, un nuovo luogo della cometa.
semi diametro fosse SP, S designi il Sole, T, t, -r tre luoghi della Terra nel-
descriverebbe un arco l'orbis ntat?nus. TA, tE, -rC tre longitudini osservate della
la cui lunghezza sta- cometa, V il tempo tra la prima osservazione e la seconda,
rebbe alla corda AC lV il tempo tra la seconda e la terza, X la lunghezza che la
dell'arco parabolico, in cometa potrebbe descrivere durante quell'intero tempo e
ragione di I alla radice quadrata di 2. Per la qual cosa, con quella stessa velocità che ha ad una distanza media
se con quel peso che nell'altezza SP ha verso il Sole, cadesse della Terra dal Sole, e che (per il corol. 3, prop. XL, libro Il l)
da quell'altezza sul Sole, descriverebbe nella meta di quel va trovata, e tV la perpendicolare alla corda Tr:. Sulla osser-
tempo (per il corol. g, prop. IV, libro I) uno spazio vata lunghezza media tE, si prenda il punto qualunque E,
742 PIUKCIJ>I MATEMATICI UBRO TERZO - IL MOTO DE! NODl DELLA LUNA
743

in luogo della cometa sul piano dell'eclittica, e quindi si ragione del quadrato della distanza BS alla quantità S!J. +
conduca la linea BE verso il Sole S, in modo che stia + l /iiA. Per il punto E si conduca di nuovo la retta AEC

alla saetta IV, come il prodotto di SB per St2 sta al secondo la medesima legge di prima; ossia, in modo tale che
cubo dell'ipotcnusa del triangolo rettangolo, i cui lati sono le sue parti AE ed EC siano fra loro come i tempi l' e W
SB e la tangente della latitudine della cometa nella seconda trascorsi fra le osservazioni. Allora, i luoghi A e C saranno,
osserYazione al raggio lB. Per il punto E si conduca (per con estrema precisione, i luoghi della cometa.
Sopra AC bisecata in I si innalzino le perpendicolari AJf,
CN, IO, delle quali A.ilf e CN possono essere le tangenti
delle latitudini, nelle osservazioni prima e terza, ai raggi T A
e "C. Si congiunga i.l!N che taglia IO in O. Si costruisca
il rettangolo if1!J. come prima. Su IA prolungata, si prenda
ID uguale a S!J. + 2
f3i1. Poi su l\JN, verso N, si prenda MP,
che sta alla lunghezza X, prima trovata, in ragione deHa

l
''
radice quadrata della distanza media della Terra dal Sole
(o del scmidiametro dell'orbis magnus) alla distanza OD. Se
il punto P cade sul punto N, allora A, B, C saranno tre
luoghi della cometa attraverso i quali la sua orbita deve
essere descritta sul piano dell'eclittica. Se il punto P non
cade sul punto N, sulla retta AC si prenda CC uguale a NP,
in modo che i punti G e P giaciano dalla medesima parte
della retta NC.
Con lo stesso metodo con cui sono stati trovati i punti
A, E, C, G a partire da un punto assunto B, vengano tro~
vati, a partire da altri punti comunque trovati b e ~. i nuovi
il lemma VII di questo libro) la retta AEC, le cui parti AE, punti e, a, c, g, ed s:, a:, x, y. Poi, se attraverso G, g, y, vie~
EC, che terminano sulle rette TA e .. c.
stanno fra loro
ne condotta la circonferenza del cerclùo Ggy, che taglia la
come i tempi V e W: allora A e C saranno esattamente i retta ..c in Z, Z sarà un luogo della cometa sul piano della
luoghi della cometa sul piano della eclittica nella prima e
eclittica. E se su AC, ac, et.x vengono prese AF, af, a:q>,
nella terza osservazione, posto che B sia il suo luogo giu- rispettivamente uguali alle CG, cg, xy, e attraverso i punti
stamente assunto nella seconda osservazione. F, f, rp, viene condotta la circonferenza di un cerclùo Ff'f>,
Su AC bisecata in I si innalzi la perpendicolare li. Per che taglia la retta AT in X, il punto X sarà un altro luogo
il punto B si conduca la linea Bi parallela alla A.C. Si con- della cometa sul piano dell'eclittica. Sui punti X e Z si
giunga la linea Si che taglia AC in À, e sì completi il parai~ eriggano le tangenti delle latitudini della cometa ai raggi TX
lelogramma iD. !J.. Si prenda la uguale a 3I1, e attraverso e ,z, e si avranno due luoghi della cometa nella propria
il Sole 5 si conduca la linea a~ uguale a 3Sa + 3i1. Can~ orbita. Infine (per la prop. XIX del libro I) intorno al
ccllate le lettere A, E, C, I, dal punto B verso il punto ~. fuoco S, attraverso quei due luoghi, si descriva una para-
si conduca la nuova linea BE, che sta alla prima BE in bola: questa sarà la traiettoria della cometa. - C.V.D.

l
744 PRINCIPI MATEMATICI LIBRO TERZO - IL &fOTO DEl NODI DELLA LUN.-\ 745

La dimostrazione eli questa costruzione segue dai lemmi,


Tempo Longitudine Cometa
in quanto per il lemma VII, la retta AC è tagliata in E del
in ragione dei tempi, così come per il lemma VIII; e BE, appar. voro Solo Longitudine Latit. nord 1

per il lemma Xl, è una parte della retta BS o B~ sul piano


dell'eclittica, compresa fra l'arco ABC e la corda AEC; e
>m >m' o ' " o ' " o '

(
MP (per il corol. del lemma X) è la lunghezza della corda "
t68o,
dell'arco che la cometa descrive lungo la propria orbita tra Di c. 4·46 4-46. o ,Q l.5J.23 ,Q 6.32.30 8.28. o
" 6.32 1/t
l::t prim::t P. la tPrZ:l osservazinne, e perciò è uguale a lv!J.V,
posto che B sia il luogo vero della cometa sul piano del~ l
,," 6.12
6.36·59
6.17·52
11.06.44
q.og.26
$ 5.08.12
18.49-23
21.42.13
2j.23. 5
,6 5·14 5.20.44 16.0').22 28.24.13 27.00.j2
l'eclittica. 8.0].02 19.19.43 x 13.10.41 28.og.sX
'9 7·55
Conviene, però, assumere i punti B, b, ~ non a caso, JO 8.02 8.10.26 ~o.H.Og 17.38.2o 28.11.53
ma come esattamente veri. Se l'angoloAQt, nel quale la proie- 1681,
zione ortogonale dell'orbita descritta sul piano dell'eclittica Gen. 5 5·51 6.01.38 26.22.18 '1' 841.5] 26.15. 7
9 6.49 7.00.jJ ~ o.zg.o2 18.44·04 24.ll.j6
taglia la linea retta tB, è approssimativamente conosciuto,

,,,,"
5·54 6.06.10 1.27·43 20.40-50 23·43-52
su quell'angolo dovrà essere condotta la retta A. C, che sta ai 6.56 7.otl.s5 4·33·20 25-59·48 22.17.28
4 / T, in ragione della radice quadrata di SQ a St. E tirando
3 7·44 7·58·42 16.45·36 ì:f 9·35· o 17·56.30
la retta SEB, la cui parte EB è uguale alla lunghezza Vt, 30 8.07 8.21.53 21.49-58 13.19.51 16.4l.!8
Feb. 6.20 2.Hf>·59 Ij.IJ.5J 16.o+
verrà determinato quel punto B che si deve impiegare per '5 6.j0
6.34·51
7·04·41 16.j9.06 Ij.27. 3
' l
27·49·5'
la prima volta. Allora, cancellata la retta AC, e condotta
questa di nuovo secondo la costruzione precedente, e trCI-
vata, inoltre, la lunghezza MP, si prenda il punto b su tB, A queste si aggiungano alcune mie os5Cr\'azioni.
secondo la legge per cui se T A. e 'C si intersecano mu-
tuamcnte in Y, la distanza Yb sta alla distanza YB in Tempo
Cometa
una ragione composta della ragione semplice di MP a MN apparente Longitudine Latitud. nord
e della radice quadrata di SB a Sb. Col medesimo metodo si
dovrà trovare il terzo punto ~. se per caso si ha piacere di
ripetere l'operazione una terza volta. r-.-la con questo metodo
sono più che sufficienti due operazioni. Infatti se la di-
t68t, Feb. ,, >m
8.30 ti
o ' "
26.18.35
o
12.46.46
' "

'7 8.15 27.04.)0 12.36.12


stanza Bb risulterà essere troppo piccola, dopo che i punti F, Mar. u. o 27.52-42 J2.2J-40
f e G, g sono stati trovati, condotte le rette Ff e Gg esse ,' 8. o 28.u.48 12.19.]8
5 li.JO 29.18. o l2.0J.I6
taglieranno TA. e TC nei punti ricercati X e Z. o. 4· o
7 9.)0 Jl 11.57· o
9 8.]0 0,4)· 4 11.45-52
EsEMPIO.

Si prenda in esame la cometa dell'anno r68o. Il suo Queste osservazioni furono fatte con un telescopio di
moto osservato e calcolato da Flamstecd sulla base delle sette piedi e con un micromctro i cui fili erano collocati
osservazioni, e corretto da Hallcy sulla base delle medesime nel fuoco del telescopio. Con questi strumenti abbiamo deter-
osservazioni, mostra la tabella a pagina seguente. minato le posizioni delle stelle fisse fra di loro, e le posizioni
Pl\INCIPI M.\TEMATICI LIBRO TERZO - IL MOTO OH NODI DELL-1. LUNA 747

della cometa rispetto alle stelle ftsse. A designi una stella prolungata passava tra le stelle D ed E, così che la distanza
di quarta grandezza sul calcagno sinistro di Perseo (segnata della stella D da questa retta era di 1 hCD. LM stava a L.\'
o in Bayer 13 ), B la stella seguente di terza grand!"zza sul come 2 a g, e prolungata passava attraverso la stella H.
piede sinistro (segnata~ in Bayer), e C una stella di sesta Cosi venivano determinate le posizioni delle stelle fisse fra
grandezza (segnata n in Bayer) nel tallone del medesimo di loro.
piede, e D, E, F, G, H, !, I<., L, M, N, O, Z, a, ~. y, ò, Finalmente il nostro Pound osservò di nuovo le posizioni
altre stelle minori sul medesimo piede. Siano p, P, Q, R, di queste stelle fisse fra di loro e riportò le loro longitudini
S, T, l", X, i luoghi della cometa descritti nelle osservazioni e latitudini nella seguente tabella.

·v Stelle Loro Latitudine~~ Stelle Loro lLatitudine


·'l'
fisse longitudini nord . fisse longitudini nord

,. " ' "


'i- ·~·
Q A \1 26.4!.50 ,." ' 8.J6
"
l L l,
" ' "
ti 2<J.33·34
" '
11.
"
7·48
•o B 28.40.23 1!.17·54 l M 29.18.54
.lf c 27.58.Jo 12.40.25 28 ..;8.29
"· 7-20
12.JI. 9
·'T
·~' E
F
26.27.17
28.28.37
12.52. 7
I I.52.22
"z 2<).44·48 11.57-13
r 1.55·48
29-52· 3
G 26.56. 8 "~ Jl o. S. .<:J
"· 4·58
'
tr.-t-':Ls6

l~
H 27.11.45 12. 2. y 11.55·18
I 27.25. 2 11.53·11
' 8
0.-JO.IO
L J.20 11.)0.42
Il K 27-42. 7 11.53·26

precedenti; essendo la distanza AB di 8o 7 / 12 parti, AC Le posizioni della cometa rispetto a queste stelle fisse
furono osservate come segue.
era di 52 1 / 4 parti; BC, 58"/ 6 ; AD, 57~/ 12 ; BD, 8z 6 j 11 ; CD,
Venerdi, 25 febbraio, vecchio stile, ore 8 1/ 2 p.m., la di-
232 /3; AE, 294 /7; CE, Si/z; DE, 49 11 / 12 ; Al, 27 7 / 1z; BI, 52 1 h;
stanza della cometa che stava in p dalla stella E era minore
CI, 367 / 1 2; DI, 53 5 / 11 ; AK, 38 2 / 3 ; BK, 43; CK, 31 5 / 9 ; FK, zg;
di 3 / 13 AE, maggiore di 1 / 5 AE, e perciò esattamente ugua-
FB, 23; FC, 361 j 4 ; AH, r8 6 f7; DH, 50 7 j 8 ; BN, 465 / 12 ; CN,
le a 3 / 14 AE; l'angolo ApE era un po' ottuso, ma quasi
3I 1 / 3; BL, 45'/ 12 ; NL, 3r 5 j 7 • HO stava a Hl come 7 a 6, e
retto. Infatti da A abbassando una perpendicolare verso
pE, la distanza della cometa da quella perpendicolare era
' 3 Giovanni Bayer n.acque a Rain o Rhain iu Baviera nel 1572. Avvo- di 1 {,pE.
cato di professione divenne un dotto astronomo. Mori ad Augusta n~l
r6..t5. Il ~uo nom!l r11sta legato alla pubblicazione, nel r6o3, di 51 mapp11 Durante la stessa notte, alle ore 91 f2, la distanza della
cometa in P dalla stella E era maggiore di ~:, AE, minore
do! cielo col titolo di Urauametria. ~on sembra che Baycr sia stato un
ms<lrvatore, perciò si dice che abbia estratto Il' posizioni dc-ll!l st!'lle che 1
2
compongono le cost~llazioni vioillili uell'emisfcro boreale dal catalogo di
di 5:1• AE, perciò uguale a 4 , 1, AE, o 5 / 39 AE all'incirca.
Tycho Brahe, e quelle intorno al polo meridionale da Amr;>rigo Vespucci l\Ia la distanza della cometa d~lla perpendicolare abbassata
e da altri. Il suo metodo coll5iste nel segnare la stella principalt ùi una dalla stella A verso la retta PE era 4 / 5 PE.
costellazione o quella che appare più luminosa cun la lettera greca oc, la
seconda con j:>, e cosi ~'Ìa, finché esaurito l'alfabeto greco ~i usano le lettere Domenica 27 febbraio, alle ore 81 / 4 p.m., la distanza
latine e inJiue le cifre arabe. della cometa che stava in Q dalla stella O era uguale alla

1
PRINCIPI MATEMATICI LIBRO TERZO - IL MOTO DU NODI DELLA Ll'NA 749

distanza delle stelle O e H, e la retta QO, prolungata, pas- bile, né il suo luogo poté essere detenninato altrettanto
sava tra le stelle l( e B. :;..Ton ho potuto definire la posizione distintamente che nelle osservazioni precedenti.
di questa retta più accuratamente a causa delle nuvole che Da osservazioni di questo tipo, mediante costruzioni delle
erano sopraggiunte. figure, c mediante calcoli, derivavo le longitudini e le lati-
Martedi, I 0 marzo, ore II, p.m., la cometa stava in R tudini della cometa, e Pound corresse, a partire dai luoghi
e giaceva esattamente tra le stelle l( e C, e la parte CR esatti delle stelle fisse, i luoghi della cometa, i cui luoghi
della retta CRK era un po' più grande eli 1 / 3 CK, un po' esatti.::ono stati dati sopra. Utilizzai un micrometro costruito
minore di 1 / 3CK + 1 / 8 CR, e perciò uguale a 1 / 3CK + 1 / 16CR con poca arte, ma tuttavia gli errori delle longitudini e delle
o H'fl5CK. latitudini (derivanti dalle mie osservazioni) superano diffi-
1\-Iercoledì, 2 marzo, ore 8 p.m., la cometa era in S, la cilmente il minuto primo. Del resto. la cometa (secondo le
dh:tanza dalla stella C era esattamente di 4 /gF'C. La distanza mie osservazioni) verso la fine del proprio moto cominciò a
della stella F dalla retta prolungata CS era 1 / 24 FC, e la deflettere sensibilmente in direzione nord dal parallelo che
distanza della stella B dalla medesima retta era cinque volte aveva occupato alla fine del mese di febbraio.
più grande della distanza della stella F. Di nuovo prolun- Ora, al fine di determinare l'orbita della cometa, scelsi
gata, la retta NS passava tra le stelle H e I, ed era cinque dalle osservazioni fin qui descritte, quelle tre che Flamstccd
o sei volte più vicina alla stella H che alla stella I. fece il 21 dicembre, il 5 gennaio e il 25 gennaio. A partire
da queste trovai St di g842,1 parti e n di 455 parti, sup-
Sabato, 5 marzo, ore rr'/ 2 p.m., stando la cometa in T,
ponendo che il semidiametro dell'orbis magnus sia di 10000
la retta MT era uguale a 1 / 2ML, e la retta LT prolungata
parti. Allora, mediante la prima opL•razione, assumendo tB
passava tra B e F, quattro o cinque volte più vicina a F
come costituita da 5657 parti, trovai SB di 9747 parti, BE la
che a B, tagliando via da BF la sua quinta o sesta parte
prima volta di 412, S~-t di 9503, ?À di 413; BE la seconda
verso F. E A!T prolungata passava fuori dello spazio BF
volta era di 421, OD di 10186, X di 8528,4, MP di 8450,
verso le parti della stella B, quattro volte più vicina alla MN di 8475, NP eli 25. Per cui, mediante la seconda opera-
stella B che alla stella F ..lt.f era una stella estremamente zione, dedussi la distanza tb di 5640. Ed infine, mediante
piccola che a stento poté essere vista per mezzo del tele- questa operazione, ho trovato le distanze TX di 4775 e -rZ
scopio, ed L una stella più grande, quasi di ottava grandezza. di II322. Avendo definito, a partire da quelle, l'orbita, trovai
Lunedì, 7 marzo, ore 9'/ 2 p.m., essendo la cometa in V, il suo nodo discendente in § e ascendente in ì6 1° 53';
la retta Vcr. prolungata passava tra B e F, e sottraeva da l'inclinazione del suo piano sul piano dell'eclittica era di
BF in direzione di F 1 / 10 BF, e stava alla retta V~ come 5 6ro 21' 1 / 3 ; il suo vertice (o perielio della cometa) distava dal
a 4· E la distanza della cometa dalla retta o:~ era 1 / 2 V~. nodo 8° 38', ed era in .?('( 27° 43' con una latitudine sud di
).Iercoledì, 9 marzo, ore 81 /z p. m., essendo la cometa 7° 34'; e il suo parametro era di 236,8 e l'area descritta in
in X, la retta yX era uguale a 1 / 4y3, e la perpendicolare ciascun giorno, con il raggio condotto verso il Sole, di 93585,
abbassata dalla stella 8 sulla retta yX era 2 / 5y8. supposto roooooooo il quadrato del semidiametro dcll'orbis
Nella medesima notte, alle ore 12, essendo la cometa mag11us; la cometa procedeva lungo questa orbita secondo
in Y, la retta yY era uguale a '/JY3, o un po' più piccola, l'ordine dei segni, e 1'8 di dicembre alle oh 4' p. m. era nel
supponiamo 5 ft 6 di yà, e abbassata una perpendicolare dalla vertice dell'orbita o perielio. Determinai tutte queste cose
stella lì verso la retta yY era uguale a 1 /~ o 1 / 7y3 circa. Ma graficamente mediante una scala costituita da parti uguali
la cometa, per la vicinanza all'orizzonte, era scarsamente visi- e le corde degli angoli sono state ricavate dalla tabella dei
750 PI!IKCIPI MI\.UM.HICI LIBRO TERZO - IL MOTO DEl NODI DELLA LUNA
75'

seni naturali, costruendo uno ~chcma abbastanza ampio, nel Comete Errori nella
quale, com'è chiaro, il scmidiametro d<:'l!'orbi.~ magnus (di Tempo
roooo parti) era uguale a r6 1 1' 3 pollici di un piede inglese.
Infine, per poter controllare se la cometa così trovata
vero Disl. l Longitud.
dal Solel calcolata
LatituJirre
calcolata
Lungi-
tudine
l Lahtu-
d ne
t
l

SI muovesse veramente, ricavai, per mezzo di operazioni in ,----1


parte aritmetiche e in parte b'T:.rfiche, i luoghi della cometa ' '
Di c.
ru
o ' " o ' "
lungo questa orbita per i tempi di alcune osservazioni: come
è possibile vedere nella tabella seguente. 12. +46. 280281 ,l) 6.29.25 8.26. o bor. -J. 5 _,_ o

"24. 6.37· 6107(• = 6.JO 2LfJ.20 +<-


6.18. f0008 '
11:1.48.20 2j.22.40
-1+2
- '- 3 -0.2j
7

Comete
,,_
''· j.20.
8. 3·
75576
84021
28.22,45
}( IJ.12.40
27, l.J6
28.10.10
-1.28
+ 1.59
+ 0.44
+ 0.12
l
J;;,,
cl.tl ·"''·"
SolP
Lon<Ìlm!ine 'l Lalitu<tin~ Longitmlittc
c.•k••l·•ta 1 c.il<:olata Q>Oc·n·ata
L:1titudine

"""''''"'"
l
l Dil1or. [)jff~rent.a
l~agitud. i latiturlino
JO. 8.10.
Gen.
866(n 17·40. 5 2tLII.2o + 1.45 -0.33
--- 1- 5- 6. I ·'/2 + o.s6
So~6 ~~·-
101440 1' 8.49·49 26.15.15 +o. 8
Dic. r2
,, 2792 rtj 6032' l SorS'f~ r5 6~31'/z 71/ 2 g. 7· o. 110959 18.44·36 24.12.54 + 0.32 + 0 ..)8
':!.S.ro'/ ,1 + "· + 0.10 + 0.18
8403 }{ IJ.I3 2/ 3 28.of'l )-( IJ. ul/, 6. 6. ll3I62 20.41. o 23·44·10
Feb. 5 16069 ì:f 17.00 l '!5.29'/l '<J 2').205/7
!6.597/" 'J.5.27'1~
ro'/
+ + /,1
1 2 -
21
12 ,
'3· 7· g. 120000
''· 0.21 22.17.30 + 0.33 +o.
+ I.25'
o
1\lur.
' 21737 29.19"/,1 12. 4 12. J'/, -l + '/~ '5· 7·59· 145370 'O 9·33·40 17·57·55 -1.20
30. 8.22. 155303 IJ.I7.41 16.42. 7 -2.10 -0.11
In séguito Halley determinò l'orbita, mediante un calcolo Fcb.
aritmetico, più esattamente di quanto si può fare grafica-
mente e tenne fermo il luogo dei nodi in 0 e i6 Io 53', e
'· 6.J5·
5· 7· 4·'1~
r6o951
166686
Ij.ll.ll
rG._'iS.ss ''· 4·15
Jj.29.13
- 2 ..p
-0.41
+ 0.14
+ 2. o
l'inclinazione del piano dell'orbita sull'eclittica in 6Io zoif 3',
'5· 8.41.
Mar.
202570 l 26.r5.46 12.48. o -2.49 + l.IO

così come il tempo del perielio della cometa 1'8 dicembre a 5.11.39· 216:w5 29.18.35
"· 5·40 + O.Jj +2.q
oh, 4'; trovò che la distanza del perielio dal nodo ascendente
lungo l'orbita della cometa era di 9° 20' e il parametro della delle stelle fisse osservate da Pound, Halley determinò come
parabola era eli 2430 parti, essendo la distanza media del segue i luoghi delle comete.
Sole dalla Terra eli 100000 parti. E a partire da questi da- 3 novembre, ore 17, 2', tempo apparente di Londra, la
ti, istituito un nuovo accurato calcolo aritmetico, determi- cometa era in ò( 29° SI', con Io I7' 45" di latitudine nord.
nò i luoghi della cometa secondo i tempi delle osservazioni, 5 novembre, ore xs, 58', la cometa era in 3° 23', con ·np
come è possibile vedere nella tabella a pagina seguente. I 0 6' di latitudine nord.

Questa cometa era apparsa anche nel precedente mese IO novembre, I6h 31', la cometa era ugualmente di-
di novembre, e fu osservata a Coburgo, in Sassonia, dal stante dalle stelle della costellazione del Leone segnate a e ,
::.ignor Gottfricd Kirch, nei giorni quarto, sesto c undiccsimo in Bayer; essa non toccò mai, in vero, la retta che le con-
di que:;to mese, vecchio stile: e dalle sue posizioni rispetto giunge, ma era poco lontana da essa. Nel catalogo delle
alle stelle fisse più vicine, osservate con abbastanza esat- stelle di Flamsteed la stella f1 era in np
I4° I5', con quasi
tezza, per mezzo di un telescopio una volta di due piedi, 1° 41' Ùi latitudine nord, 'l', inWrO, er~ in 170 J 1 /z' COn nr
un'altra volta di dieci piedi e dalla differenza delle longi- 0° 34' di latitudine sud; e il p·.mto interm~dio fra quelle
tudini di Coburgo e di Londra che era di no, c dai luoghi stelle era 11}! I5° 391 / 4', con o0 331 / / di latitudine nord.
75' NI.!NCIPI MATEMATICI
LIBRO TERZO - IL MOTO DEl NODI DELLA LUNA
753
La distanza della cometa da quella retta sia di ro' o 12'
circa, allora la differenza delle longitudini della cometa e Tempo 1Long1tudmel La_:ttud Long:ttllùine Latitud. Errr:>ri Errori
di quel punto medio sarà di 7', e la differenza delle latitu- \"ero osservata :r\ord l
cakdata calcolata nella nella

dini di circa 7 1 /~'· La cometa quindi era in 11P rso 32', con - - -- 1'-"_'o_n_"'-". -----',---- ,--,--_
long'lt. lati t. 1

circa 26' di latitudine nord.


La prima osservazione della posizione della cometa ri-
~>m
Nov.
l " ' " ." ' " l, "'""',il'" ,,Il
ol
spetto a certe piccole stelle fisse fu molto accurata. Anche
la seconda fu sufficientemente accurata. Nella terza, che fu
J.I6.47
5-15·37
IO.I(J.IS
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,Sì_zq.5r.
J.2J. o
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t. 6. 9
0.2_s. 7
l
+I.J2
+r. 2
-0.13'
+o. 9
-I.jJ
1
meno accurata, ci poté essere un errore di sei o sette minuti, I6.17.00 \!}!8.16.45 0 ..)3. 7 S
rS.n.J-1 rlì.j2.15 1.20.54
o poco piU. ::\la la longitudine della cometa, nella prima 20.17. O 28.10.]6 I.jJ ..\_5
osservazione che fu più accurata delle altre, nella predet- ~3.17. 5 "1JltJ.2.!.4~ 2.29. o
ta orbita parabolica veniva calcolata Ò( 29° 30' 22" con Dic.
Il. 4.46 ;Q 6.J2.JO 8.28. o ;o 6.jt.20 8.2(). (o~ -1.!<:> +r. 6;
latitudine nord di ro 25' 7", e la sua distanza dal Sole di 21. 6.J7 = 5· 8.12 21.42.13 = 5· G. q .! T •44-·42 -t.;;S +2.2')
II5546 parti. 2 ... 6.18 rS.,f'J . .!J, 25.23. 5 rS.-\7·3" .!j . .!J.JS -l..)J -:-o ..w
Inoltre Halley, osservando che quella grande cometa era 26. 5-21 21l.2.j..I3127. 0.52 28.21 . .p 27. 2. r -.!.Jl ·!·I. <)
29. 8. 3 ){ IJ.llJ.4I 28. ().jt! H IJ.l T.l4 28.10.38 -'-<>.JJ ·'-O •. JO
apparsa quattro volte ad intervalli di 575 anni, ossia, nel 30. S.ro 17.)8. O 28.tt.53 17.]8.27 zS.n -37 -:-o. 7 --o. l l;
mese di settembre dopo l'uccisione di Giulio Cesare, nell'anno Gen.
di Cristo 531 durante il consolato di Lampadio e di Oreste, j. 6. I 1/2 "r S.o~S.jJ 26.15. 7 rr
lì. 4s.51 zG.q.5; -o. 2 -0.10
(). 7• I r8.44. 4 24.11.56 IS .. JJ-51 14.12.17 -O.IJ +0.21
nell'anno di Cristo rro6 nel mese di febbraio, e alla fine IO. 6. 6 20.40-50 2J.4J-J2 2<J.40 . .!J l.'HJ-25 -0.27 -o. 7
dell'anno x68o, e ciò con una coda lunga e rimarchevole 13. 7· 9 2j.j().48 • 22.17.28 26. o. 8 2.!.1!).,1.! +o.2o -O.jG,
(eccetto che per quella apparsa dopo la morte di Cesare, 2j. 7·59 'r:f 9·35· O J:7.56.JO "'(j (J.J.pl 17.56. 6 ' -O .. J') -0.24
JO. 8.22 IJ.l(J.jl 16.42.18 I3.I8.28:t6.4o. 5 -l..!J -2.13
la cui coda per la non favorevole posizione della Terra apparve Fcb.
non grande), cercò un'orbita ellittica il cui asse maggiore 2. (,·35 15.1J.jJ 16. 4• l lj.II..)() I(o. 2-17 -1·54 -1..')4
era di 1382957 parti, essendo la distanza media della Terra 5· 7· 41 /2 r6.59. 6 Ij.2J. 3 r6.J(J.17 15.27· o +o.! t -o. 3
25. S ...p 26.r8.35 r2.46.4G 26.16.59 1.2.45·22 -l.JG -1.24
dal Sole di roooo parti; e lungo quell'orbita la cometa poteva JI,Iar.
ruotare in 575 anni. Ponendo il nodo ascendente in® zo 2', I.U.Io Z7.52.42
I2.2J.40 27·51.47112.22.28 -o.jj -1.12

l'inclinazione del piano della sua orbita sul piano dell'eclit- j.U.JCJ 2().18. o
12. J.t61 2() . .!0.!1112. 2._'i0 +2.II -0.26
g. 8.J8 )T o.4J. 4 11.45·52 Jf 0.4.!·43 l 1.45·35 -0.17
tica di 6r 0 6' 48", il perielio della cometa su questo piano
in )1 22° 44' 25", il tempo uguale al perielio del 7 dicembre con le loro teorie, e concordando provano che la cometa che
alle 23h, g', la distanza del perielio dal nodo ascendente apparve durante tutto questo tempo era una e medesima,
sul piano dell'eclittica di go 17' 35", e l'asse coniugato di e che la sua orbita è stata crui e5attamente determinata.
r84Sr,2, egli calcolò il moto della cometa lungo quest'or- !\ella tabella precedente abbiamo omesso le osservazioni
bita ellittica. I suoi luoghi, tanto quelli dedotti dalle osser- compiute nei giorni I6, r8, 20 e 23 di novembre, in quanto
vazioni, come quelli risultanti dai calcoli fatti su quest'orbita, meno accurate. Infatti la cometa fu osservata anche durante
sono presentati nella tabella a pagina seguente. qnesti tempi. Il I7 novembre, vecchio stile, Ponteo in5ieme
Le osservazioni di questa cometa concordano dal prin- ai suoi compagni, durante la sesta ora antimeriùiana di
cipio alla fine col moto della cometa nell'orbita ora descritta, Roma, ossia, alle 5b ro' di Londra, mediante fili diretti verso
non meno di quanto sogliano concordare i moti dei pianeti le stelle fisse, osservarono la cometa in ..J'..J So 30' con oo 40'

l
ì54 PlllNC1PI MATEMATICI LJBRO TERZO • IL :\lOTO DE! l'ODI DELLA LU:--IA
i 55

di latitudine sud. Queste ossc:rvazioni stanno nel trattato gtorno, alle 5 del mattino, a Boston nella N"uova Inghilterra.
che Ponteo pubblicò su questa come la. Cr::llio 14 , che era pre- la cometa distava di 1° dalla Spica della Vergine, essendo
sente c inYil1 le proprie osservazioni in una lettera a Cassini, la differenza dì latitudine di 40'. Kello stesso giorno, nel-
vide la cometa alla medesima ora in 1.'"'= 8° 30' con 0° 30' dì l"isola di Giamaica, la cometa distava dalla Spica di un
latitudine sud. Durante la medesima ora (ossia, alle Sh 42' a.m. interYallo di quasi un grado. Nello stesso giorno, il signor
di Londra) Gallet 15 vide la cometa ad Avignone in ',.!}! 8° Arthnr Storer 17 , snl fiume Patuxent, vicino a Hunting Creek,
senza latitudine. )"[a secondo la teoria, la cometa in quel nel Maryland, ai confini con la Virginia, alla latitudine di
tempn doveva essere in ".GJ .S 0 I6' 15", con 0° 53' 4" di la- 381/t, alle cinque del mattino (ossia, alle ore IO di Londra)
titudine sud. vide la cometa sopra la Spica della 1/ergine, e quasi con-
11 rt! novemlJre, alle ore t11 / 1 del mattino di H.oma (ossia giunta con la Spica, essendo la distanza tra di esse di quasi
alle ore 5 e 40' di Londra) Pontco Yide la cometa in bC~ 1 3/.1 di grado. E da queste osservazioni confrontate fra loro
13° 30", con 1o 20' di latitudine sud; Cellio in lG-' 13° 30', deduco che alle 9h 44', ora di Londra, la cometa era in
con 1o oo' di latitudine sud. l\Ia Galle t, alle 5h 30' del uLJ 18° so' con circa 1° 25' di latitudine sud. }la secondo la
mattino ad Avignone, vide la cometa in !.G.I 13° oo', con teoria la cometa in quel tempo era in tre~ rSo 52' 15", con
ro oo' ili latitudine sud. E il R. P. Ango 16 dell"accademia ro :26' 54" di latitudine sud.
a (<La Flèche » in Francia, alle cinque del mattino (ossia, Il 20 novembre, il signor ~Iontanari 18 , professore di
alle 5h g' di Londra) vide la cometa tra due piccole stelle, astronomia a Padova, alle sci del mattino, ora di Venezia
delle quali una sta nel mezzo delle tre poste in linea retta (ossia, alle sh ro' di Londra) vide la cometa in ~CJ 23°,
sulla mano sud della costellazione della Vergine, segnata 1)1 in con 1o 30' di latitudine sud. Kello stesso giorno a Boston,
Baycr e l'altra è l'ultima posta sull'ala, segnata & in Bayer. la cometa distava dalla Spica della Vergine 4o di longitu-
Per cui la cometa era allora in Liì.l r2o 46' con so' eli latitu- dine est, perciò era in ·.ru 23° 24' circa.
dine sud. Nello stesso giorno a Boston, nella N"uova Inghil- Il 21 novembre, Ponteo e i suoi compagni, alle t!~ del
terra, ad una latitudine di 42 1 / 2°, alle cinque del mattino mattino, osservarono la cometa in L(u 27° so', con ro r6' di
(ossia, alle gh 44' di Londra) la cometa fu vista vicina latitudine sud; Cellio, in 1rH 28°; Ango, alle cinque del mat-
a tru I.j.o, con ro 30' di latitudine sud, come appresi dal tino, in \D! 27°4S'; J\Iontanari in Liì.l 27° SI'. N" ello stesso
chiarissimo Halley. ·' giorno, nell'isola di Giamaica, la cometa fu '\'"Ìsta vicina al-
Il rg noYcmbre, alle 4 1/ 4 del mattino, a Cambridge, la l"inizio della costellazione dello Scorpione, e aveva all'incirca
cometa (osservata da un giovane) distava dalla Spica della la medesima latitudine della Spica della Vergine, ossia 2o 2'.
Vergine di circa 2° in direz:one nord-ovest. La Spica era ~ello stesso giorno alle cinque del mattino, a Ballasore
in '-':hl rgo 23' 47'', con 2o r' 59" di latitudine sud. ~ello stesso
" .-\rthur St<•r"r. appartenente ad una famiglia del Lincolnshlre,
" ~larco Antonio Cellio fu prolessoi<" di astronomia a Roma. lavori> 11<""1 .'llaryland; rimase continuame-nte- in contatto con NC'wton ~u
" Astronomo francese della seconda mcti dd sec. XVIl prevusto aJ questioni asrronomicb".
_\vignone. Scrisse: Jiucw-ius ÌJJ Se/~ ui;ws _-lp,,lliGI&r (Avignone, r677); " G"miniano ;\luntanari, cC'l<""brC' as·.ronomo italiano nato a :Modena
ObservafimJs d re(/t.XIIIIIS ~I<Y !"edip!~ solain: de r6.<'3 (Avignone, rG~3); nQl r6p, insegnò matematica a lungo c con success•J m·lle Vnivcrsitil di
_\'ozwc/1~ fhiurie des ComJI<•s, "Jounml des Savants" (r682), ecc. Bologna e di Padm:a. e qui mori nell"o-:tohre del 1G87. Pubblicò divcr~e
16 Pietro Ango, gesuita francese, nato a Rouen (I6~0-94). Insegnò uper" di \"ario inttre~se, ma <]li(·IJa cui si rileri~ce ).'c\\-.;on è Discorso acw-
ll'tt~re, tllosofi.a e matematica. Scrisse: L"Optiqur, di1ù,:,, ~" IJ"Ois Lù·r~.<. dc,:ico sopra. la sp<~riàollt di alc1me steli~. ~.I "lire 110àtà scoperte nel def,_,,
ecc. (Paris, Il.)8z), e una Diollrica. o del molo o.<cillalorio. Bologna, I67~·
PRINClPI MAThMATICI LillRO ThRZO - IL MOTO DU NODI DELLA LUN.-1.
757

nell'India Orientale (os~ia, alle nh zo' della notte precedente, della cometa, essendo d'accordo Hooke e 1\Iontanari, era di-
ora di Londra) fu colta la distanza della cometa dalla Spica retta Yerso la Spica della Vergine, allontanandosi tuttavia
della Vergine in 7o 35' verso oriente. In linea retta era fra da questa stella, secondo Hooke verso il meridione, secondo
la Spie a e la costellazione della Bilancia, perciò si trova va ~funtanari verso il settentrione; perciò la sua declinazione
in LnJ z6° 58', con circa ro n' di latitudine sud; e dopo le era appena sensibile, e la coda, essendo quasi parallela al-
5h 40' (verso le cinque del mattino, ora di Londra) era l'equatore, deviava alquanto dalla opposizione del Sole verso
in k'~ 28o 12', con 1° r6' di latitudine sud. Secondo la il nord.
teoria, però, la cometa era in L'L' 28o ro' 36", con 1° 53' 35" Il 23 novembre, vecchio stile, alle cinque del mattino a
di latitudine sud. Korimberga (ossia, alle 41 / 2, ora di Londra}, il signor Zirn-
Il 22 novembre, la cometa fu vista da Jiontanari in merman vide la cometa in 'J1P 8° 8', con 2° 31' di latitudine
11P 2° 33', Ma a Boston, nella Nuova. Inghilterra apparve sud, tali distanze essendo state calcolate rispetto alle stelle
in 11r 3° circa, quasi con la stessa precedente latitudine, fisse.
ossia, ro 30'. Nello stesso giano, alle cinque del mattino, Il 24 novembre prima del sorgere del Sole la cometa fu
a Ballasore, la cometa fu osservata in llP
I 0 so'; perdù vista da ::\'Iontanari in llP
12° 52', sul lato nord della retta
alle cinque del mattino, ora di Londra, la cometa era in condotta attraverso il Cuore del Leone e la Spica della Ver-
lW 3° 5' circa. Nello stesso giorno, a Londra, alle ore 61 /z gine, e perciò aveva una latitudine un po' minore di zo 31:\'.
llF
del mattino, Hooke vide la cometa in 7 3° 30' circa, e dò Questa latitudine, come dicemmo, era, secondo le osserva-
sulla linea retta che passa attraverso la Spica della Vergine zioni di Montanari, Ango c 1-Ioo:..-e, in continuo aumento, c
e il Cuore del Leone; veramen:e non proprio in linea retta, pertanto era ora un po' pilt gnnde di I 0 58'; per cui, la
ma allontanandosi un poco da quella linea verso il nord.
grandezza media poté c;;scre f1ssata, senza sensibile errore,
.Montanari notò di nuovo che la retta condotta dalla cometa
in zo rS'. Ponteo e Gall<•t ritengono che questa latitudine
attraverso la Spica, in quel giorno e nei seguenti passava
stesse diminuendo, e Cellio, insieme all'osservatore della Nuo-
per il lato sud del Cuore del Leone, e vi era una distanza
va Inghilterra, ritiene che mantenga la medesima grandezza,
estremamente piccola tra il Cuore del Leone e questa linea.
ossia di un grado o di un grado e m~zzo. Le osservazioni
La linea retta che passava attraverso 'n Cuore del Leone e
di Ponteo e di Cellio sono più gro,;solane, specialmente quelle
la Spica della Vergine tagliò l'eclittica in ·nf
3° 46', secondo
che venivano fatte prendendo gli azimut 19 e le altezze; come
un angolo di 2° sr'.
Se la cometa fosse stata collocata su questa linea in T!P 3°, anche quelle di Gallet. Migliori sono quelle che furono fatte
la sua latitudine sarebbe stata di zo z6'. ~Ia poiché la cometa, da Montanari, Hooke, Ango e dall'osservatore della :Kuova
essendo d'accordo Hooke e :Montanari, distava alquanto da Inghilterra, prendendo le posizioni delle comete rispetto alle
questa linea in direzione nord, la sua latitudine fu un po' stelle fisse, così come alcune fatte da Ponteo e da Cellio.
più piccola. II 20 dicembre, secondo le osservazioni di l\Ion-
tanari, la sua latitudine era quasi uguale alla latitudine della l ~el medesimo giorno alle cinque del mattino di Ballasorc,
la cometa fu osservata in 1~-r II 0 45'; e perciò, alle cinque
Spica della Vergine, ed era di circa 1° 30'; ed essendo
d'accordo Hooke, Montanari e Ango, era continuamente 1" Parola che dcri,·a dall'arabo e che si~nifica direzione. L'azimut

aumentata, e perciò era ora sensibilmente più grande di <li un astro ò l'angolo formato dal circolo ~·cnicale passante per l'astro e
dal meridiano del luogo di osseryazione; si misura sull'arco rli ori?.zonte
I 0 30'. l\la tra i limiti ora fissati, di zo z6' e di 1° 30', la compreso fra i due circoli. Cfr. G. AnEnr, Sl.lria d<'il'astrrmomit~, Firenze,
grandezza media della latitudine era di circa I 0 58'. La coda :,, I96J.

l
PRINCIPI MATEhHTICI LUIRO TERZO - IL MOTO DEl NODI DELIA LCNA
i 59

del mattino, ora di Londra, era in 'l1P13° all'incirca. Secondo che risponde rettamente ad un moto tanto disuguale nella
la teoria, però, la cometa dove!va essere in quel momento massima parte del cielo, e che osserva le medesime leggi
in 11P 13° 22' 42". della teoria planetaria, e concorda rigorosamente con le
Il 25 novembre, prima del sorgere del Sole, 1\Iontanari rigorose osservazioni astronomiche, non può essere che vera.
osservò la cometa in ll_p 173 J4° circa. E, nello stesso tempo, Del resto, sembrò opportuno, nell'annesso schema, trac-
Cellio osservò che la cometa era sulla linea retta tra la stella ciato sul piano della traiettoria, mostrare la traiettoria che
lucente sulla coscia destra della Vergine ed il piatto meri- la cometa descrisse, e la vera coda che proiettò nei singoli
dionale della Bilancia, c questa retta taglia la via della luoghi; dove ABC designa la traiPttoria della cometa, D il
cometa in lUJ r8° 36'. Secondo la teoria, però, la cometa in
quel momento doveva essere in 'lUJ r8 1f3° circa.
Dunque queste osservazioni concordano con la teoria così
come concordano fra di loro; e concordando prO\·ano che la
cometa che apparve durante l'intero tempo dal 4 novembre
fmo al 9 di marzo era stata una sola e medesima. La traiet-
toria di questa cometa tagliò due volte il piano della eclit-
tica, e pertanto non fu rettilinea. Tagliò il piano dell'eclittica
non nelle opposte parti del cielo, ma alla fine della Vergine
e all'inizio del Capricorno, con un intervallo di circa 98 gradi;
perciò il percorso della cometa si allontanava moltissimo
dal cerchio massimo. Infatti, nel mese di novembre il suo
percorso si allontanava dall'eclittica verso il sud di circa Sole, DE l'asse della traiettoria, DF la linea dei nodi, GH
3 gradi; e, in séguito, nel mese di dicembre si allontanava l'intersezione della sfera dell'orbis m<lgnns col piano della
dall'eclittica verso il settentrione di 29 gradi; e le due parti traiettoria, I il luogo della cometa il 4 novembre dell'anno
dell'orbita, con le quali la cometa tendeva verso il Sole e r6So, K il luogo della medesima l'n novembre, L il luogo
si allontanava dal Sole, sembravano distanti l'una dall'altra del 19 novembre, 11.1 il luogo del 12 dicembre, iV il luogo
di un angolo apparente di più di trenta gradi, come osservò del 21 dicembre, O il luogo del 29 dicembre, P il luogo dd
){ontanari. Questa cometa viaggiava attraverso i nove segni, 5 gennaio seguente, Q il luogo del 25 gennaio, R il luogo
ossia dall'ultimo grado del L<:onc all'inizio dci Gemelli, oltre dd 5 febbraio, 5 il luogo del 25 febbraio, T il luogo del
il segno del Leone, attraverso il quale viaggiava prima che 5 marzo, e V il luogo del 9 marzo. L1 sai delle seguenti osser-
cominciasse ad essere vista; e non esiste nessun'altra teoria vazioni al fine di defmire la lunghezza della coda.
secondo cui la cometa percorre di moto regolare una cosi 4 e {) novembre. La coda non appa1 ve. II uuvernbre.
grande parte del cielo. n suo moto fu estremamente ineguale. La coda ora inclividuata, non fu ,·ista più lunga di un mezzo
Infatti, intorno al zo novembre descrisse circa cinque gradi grado con un telescopio di 10 pi~di. 17 nm·embre. La coda
al giorno; poi, con moto ritardato, tra il 26 novembre e apparve a Ponteo lunga più di quindici gradi. rS novembre.
il IZ dicembre, nello spazio di tempo di quindici giorni c La coda veniva vista nella Kuov·a Inghilterra lunga 30o e
mezzo, descrisse soltanto 40 gradi; in séguito, di nuovo con direttamente opp(Jsta al Sole, e si stendeva fino al pianeta
moto accelerato, descrisse quasi cinque gradi al giorno, prima ?Il arte, che allora era in n_p go 54'· I9 novembre. Kcl )Iaryland
che il moto riprendesse ad es~ere ritardato. Ora, la teoria la coda fu vista lunga 15 o 20 gradi. IO dicembre. La coda

'
l
PRINCIPI MATEMATICI

(secondo l'osservazione di Flamsteed) passava a metà della


l LIBRO TERZO • lL MOTO DEI NODI DELLA LUNA

della stella k dal lato di Perseo. La distanza dell'estremWt


distanza tra la coda del serpente Ofiuco e la stella 3 nel- della coda dal cerchio che congiungeva il Sole e la cometa
l'ala meridionale dell'Aquila, e terminava vidno alle stelle, era eli 3o so', e l'inclinazione della corda della coda rispetto
A, co), b della tavola di Bayer. La fine della coda era dunque a quel cerchio di 8 1 /l- 25 e 26 gennaio. La coda brillava
in .,.C:: rg 1 f/>, con circa 341 / 4° di latitudine nord. I I dicembre. con una luce tenue acl una lunghezza di 6 o 7 gradi; e per
La coda si innalzava fino alla testa del Sagittario (segnata
<t, ~ in Baycr), terminando in ìf) 26° 43', con latitudine
norrl rli 3Ro 34'. 12 rlicemhre. La coda passava per il centro
del Sagittario, né si era estesa oltre, terminando in = 4°,
I quella notte e per la seguente, allorché il cielo era molto
sereno, toccava una lunghezza di dodici gradi o poco più,
con una luce tenuissima e rlifficilmente pcrrPpibile. :Ma il
suo a~se era diretto esattamente verso la stella posta sul-

l
con latitudine nord di 42 1 / / ' circa. Queste cose valgono anche l'omero orientale dell'Auriga, perciò declinava dall'opposi-
per la lunghezza della parte più luminosa cldla coda. Infatti, zione del Sole verso il Nord secondo un angolo di dieci gradi.
con una luce più oscura, in un ciclo forse piì1 sereno, la Infine, il IO febbraio, osservai mediante un telescopio che la
coda, il 12 dicembre, alle 5,40 ora di Roma (secondo le coda era lunga due gradi. Infatti, la predetta luce piit tenue,
osservazioni di Pontco) si port<J a IO gradi sopra la groppa ' non apparve attraverso le lenti. Ma Ponteo il 7 febbraio
del Cigno, e il suo lato a Nord-Ovest terminava a 45' da scrive di aver visto la coda ad una longitudine di I2o. Il
questa stella. ?t'la in quei giorni la coda era larga 3 gradi 25 febbraio, infine, apparve la cometa senza la coda.
verso l'estremità superiore, perciò la sua parte di mezzo A colui che considererà l'orbita ora descritta, e a colui
distava da questa stella di 20 I5' in direzione sud, e l'estre- che ripenserà alle altre cose di questa cometa, non ditli.cil-
mità superiore era in ){ 22o, con latitudine nord di 61°. mente risulterà che i corpi delle comete sono solidi, compatti,
Pertanto la coda era lunga circa 70o. 2! dicembre. La mede~ fissi c durevoli a somiglianza dei corpi dci pianeti. Se, infatti,
sima si sulle\·ava (]_Uasi alla sedia di Cassiopea, ugualmente non fossero altro che vapori o esdazioni della Terra, del Sole
distante da ~ e da Shedir, e la distanza da entrambe era e dci pianeti, questa cometa anebbe dovuto, al suo pas-
uguale alla loro mutua distanza, perciò terminava in"(' 24°, saggio nelle vicinanze del Sole, essere dispersa. Infatti, il
con una latitudine di 4t/l- 29 dicembre. La coda toccava calore del Sole sta come la densità dei raggi, ossia, è inver-
Schcat, sita sulla sinistra, e occupava interamente l'intervallo samente proporzionale al quadrato della distanza dei luoghi
delle due stelle nel piede nord di Andromeda, cd era lunga 54°; dal Sole. Perciò, poiché la distanza della cometa dal centro
perciò terminava in ''d 1go, cor. una latitudine eli 35°. 5 gen- del Sole, 1'8 dicembre, quando stava nel perielio, stava alla
naio. La coda toccò la stella 11: posta sulla destra del petto di distanza della Terra dal centro del Sole come 6 a rooo circa,
Andromeda e la stella fJ. sul lato sinistro della sua cintura; il calore llel Sole presso la cometa stava, in quel momento,
c (secondo le mie osservazioni; era lunga 40°, ma era curva al calore del nostro Sole estivo come I.ooo.ooo a 36, o 28ooo
c con il lato convesso guardava verso il sud. Ed essa costituì, a I. l\Ia il calore dell'acqua bollente è tre volte maggiore
presso la testa della cometa, un angolo di 4° con il cerchio del calore che l'arida terra riceve dal Sole estivo, come
che passava per il Sole e la testa della cometa; ma verso l'al- sperimentai; c il calore del ferro incandescente (se la mia
tra estremità era inclinata su quel cerchio di un angolo di IO congettura è esatta) è di quasi tre o quattro volte mag-
o II gradi, e la corda della coda costituiva insieme a quel giore del calore dell'acqua bollente: perciò, il calore che
cerchio un angolo di otto gradi. 13 gennaio. La coda ter- l'arida tcna ddla cometa, che stava nel pcrielio, doveva
mmava, con una luce abbastanza sensibile, tra Alamech e ricevere dai raggi del Sole, era di 2000 volte maggiore del
}J.gol e con una :flebilissima luce terminava nella ret,>ione calore del ferro incandescente. ::\Ia, dato un così grande

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PRINCIPI M/.TEMUICI LIBRO TERZO • IL MOTO DEI NO!Jt DELU LU~A

calore, i vapori e le esalazioni, e ogni materia volatile dovreb- alla scienza dell'ottica. Infatti, il raggio del Sole lungo
bero essere immediatamente consumati e dispersi. un cunicolo oscuro non viene scorto se non quando la luce
Dunque la cometa ha ricevuto nel proprio perielio un viene riflessa dalle particelle di polvere e di fumo volteg-
calore immenso dal Sole, e quel calore può essere constrvato gianti sempre nell'aria; perciò, in un'aria mescolata con funll
molto a lungo. Infatti, una palla di ferro incandescente di molto spessi è più risplendente e colpisce più fortemente il
un pollice di diametro, esposta all'aria, difficilmente perde- senso della vista; in un'aria più pura è più tenue ed è per-
rebbe tutto il proprio calore nello spazio di una sola ora. cepito meno facilmente: e nei cieli, dove non vi è alcun
Ma una palla piì.1 grande conse-:-ven~hhe piil a lnngo il ~alnre materiale riflettente, non può essere in nessun modo o..vver-
in ragione del diametro, in quanto la superficie (che è la tito. La luce è vista non quando è nel raggio, ma
misura del raffreddamento mediante il contatto con l'aria quando viene riflettuta verso i nostri occhi. Infatti la visione
circostante) sta in quella ragione minore rispetto alla rtuan- non avviene che per mezzo dci raggi incidenti sugli occhi.
tità di materia calda che contiene. Perciò, una palla di Dunque, affinché l'intero cielo, illuminato dalla luce del Sole,
ferro incandescente uguale alla Terra, ossia, più o meno con non risplenda uniformemente, viene richiesta una qualche
un diametro di 40.000.000 di piedi, in altrettanti giorni, o, materia riflettente nella regione della coda. La seconda opi-
all'incirca, 50000 anni, verrebbe difficilmente raffreddata. nione è soggetta a molte difficoltà. Le code non sono mai
Sospetto tuttavia che la durata del calore, per cause nascoste, screziate da quei colori che, tuttavia, sogliano costantemente
aumenti in una proporzione minore di quella dd diametro: accompagnare le rifrazioni. La luce delle stelle fisse e dci
e avrei desiderato che la reale proporzione venisse indagata pianeti trasmessa distintamente verso di noi dimostra che
mediante esperimenti. il mezzo celeste non è dotato di nessun potere di rifrazione.
Va inoltre osservato che la cometa, nel mese di dicembre, Viene detto, infatti, che alcune volte le stelle .fisse furon0
quando era frattanto riscaldata dal Sole, emetteva una coda viste dagli egizi come comete, e ciò, poiché accade raris-
molto pih lunga, e che era molto più splendente che nel sime volte, va ascritto alla fortuita rifrazione delle nubi.
precedente mese di novemlJre, quando ancora non aveva Anche la radiazione e lo scintillio delle stelle f1sse va
toccato il perielio. E, in gfònerale, tutte le code più grandi riferita alle rifrazioni ora degli occhi, ora dell'aria tremula;
e fulgide sono generate dalle comete immediatamente dopo poiché esse, una volta accostati all'occhio i telescopi, svani-
il loro passaggio attraverso la regione del Sole. Dunque, il scono. A causa del tremore dell'aria e dei vapori ascendenti
riscaldamento della cometa cunhibuisce alla grandezza della avviene che i raggi siano a volte alterne allontanati dall'an-
coda. E eli qui ritengo di poter dedurre che h coda non è gusto spazio della pupilla, ma in nessun modo ciò avviene
altro che un vapore estremamente tenue, che la testa o il della più larga apertura della lente del telescopio. Di qui
nucleo della cometa emette a causa del proprio calore. viene che lo scintiUio venga prodotto nel primo caso,
Del resto, vi suno tre opinioni circa le coùe ùclle comete: ma ce;,si nel secondo caso; c la cessazione nel secondo caso
-che siano un irradiamento del Sole propagato per mezzo della dimostra la regolare trasmissione della luce attraverso i cieli,
testa translucida delle comete, o che siano generate dallJ. senza alcuna sensibile rifrazione. Affinché qualcuno non
rifrazione della luce nell'avanzare della medesima dalla obietti che le code delle comete non sogliano essere viste
testa della cometa verso la Terra, o infmc che siano una perché la loro luce non è abbastanza forte, come se i raggi
nube o un vapore che sorge continuamente dalla testa secondari non abbiano abbaslanza forza per colpire gli occhi,
della cometa e che procede verso le parti opposte al Sole. e per questa ragione le code delle stelle iìsse non sono viste,
La prima opinione è di colora che non furono mai educati va tenuto presente che la luce delle stelle fisse può essere

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PRINCIPI M.\TEM.UICl LIBRO TERZO - IL MOTO DEl NOOl DELLA LUNA

aumentata più di cento volte mediante i telescopi, e tuttavia delle comete che passano attraverso il Sole, esse deviano
le code non vengono scorte; che la luce dei pianeti è più sempre dall'opposizione del Sole verso quelle parti che le
abbondante, ma non hanno alcuna coda; e che le comete teste abbandonano avanzando lungo quelle orbite. Allo spet-
hanno spesso code molto grandi, anche quando la luce delle tatore piazzato su quel piano appaiono nelle parti diretta-
teste è tenue c molto poco sensibile. Così, infatti, nella mente contrarie al Sole; ma lo spettatore che si allontana
cometa dell'anno 1680, nel mese di dicembre, nel momento da questo piano, avverte la deviazione a poco a poco, ed
in cui la testa difficilmente uguagliava, quanto alla luce, le ogni f:,riorno appare più grande. La deviazione, a parità delle
stelle di seconcb grandezza, h coila ~:mC'tte\'a un notevole altre co<;e, è minore rpmnilo la corla P. piil ohliqna sull'orbita
splendore fino a 40, 50, 6o o 70 gradi di l0ngitudinc e oltre; della cometa, come anche quando la testa della cometa si
in séguito, il 27 e 28 gennaio, la testa appariYa soltanto accosta di più al Soie; specialmente se l'angolo di deviazione
come una stella di settima grandezza, e la coda, in verità, è visto vicino alla testa della cometa. Le code che non de-
che dava una luce molto tenue ma abbastanza sensibile, era viano, inoltre, appaiono rette, ma quelle che deviano sono
lunga 6 o 7 gradi, e dava fmo a 12o e un po' più una luce curve. La curvatura è maggiore quando la deviazione è
molto oscura che poteva essere vista difficilmente, come sopra maggiore, e più sensibile quando la coda, a parità delle altre
è stato detto. fi·Ia anche il 9 e 10 febbraio, quando la testa cose, è più lunga: infatti, in quelle più corte la curYatura
cessò di essere vista ad occhio nudo, mediante un telescopio è difficilmente percepita. L'angolo di deviazione è minore
contemplai una coda lunga due gradi. Inoltre, se la coda vicino alla testa delle comete, maggiore vicino all'altra estre-
fosse originata dalla rifrazione della materia celeste, e, in mità della coda, e perciò la coda, nel suo lato convesso, è
accordo con la flf,.'Ufa dci cieli, fosse deviata dall'opposizione volta verso le parti in cui avviene la deviazione, le quali
del Sole, quella deviazione donebbc effettuarsi sempre nelle stanno sulla linea retta condotta dal Sole attra\·erso la testa
medC':o:ime rc·gioni del ciclo e verso la medesima parte. 1'Ia la della cometa all'inHnito. E le code che sono piìt lunghe e
com<,ta del 28 dicembre dell'anno r68o, alle ore 8 1/ 2 p. m. larghe, e che brillano con una luce più vivace, sui lati con-
di Londra, si trovava nei Pesci so4r', con una latitudine vessi sono un po' più splendenti e hanno un contorno meno
nord di zRo 6', essendo il Sole in ìG rSo 26' circa. E la cometa indistinto di quelli concavi. Dunque i fenomeni della coda
dell'anno 1577, il 29 dicembre si trovava in ){ 8° 41' con dipendono dal moto della testa, non dalla regione del cielo
una latitudine nord di 2So 40', essendo ancora il Sole in in cui la testa è vista; e pertanto non avvengono per la
,.:çi r8° 26' circa. In entrambi i casi la Terra si trovava nel rifrazione dei cicli, ma sono originate dalla testa che abbonda
medesimo luogo e la cometa appariva nella medesima parte di materia. Infatti, come nella nostra aria il fumo di un
del cielo; tuttavia, nel primo caso, la coda della cometa qualsiasi corpo acceso tende agli strati superiori, e cioè
(secondo le mie osservazioni e quelle di altri) declinava di perpendicolarmente se il corpo è in quiete, od obliquamente
un angolo di 41 / 2 gradi dall'opposizione del Sole verso il nord; se il corpo è mos>.o lall::ralmeule, cu~ì. nei cieli, ove i corpi
nel secondo, però (secondo le osservazioni di Tycho), la gravitano verso il Sole, i fumi e i vapori devono innalzarsi
declinazione era di 21o verso il sud. Respinta dunque la dal Sole (nel modo in cui è stato già detto) e tendere verw
rifrazione dei cieli, resta che i fenomeni delle code derivano gli strati superiori in linea retta, se il corpo fumante è in
da una qualche materia che riflette la luce . quiete, oppure obliquamente, se il corpo avanzando abban-
.I\Ia che le code siano originate dalle teste e tendano dona continuamente i luoghi dai quali avevano cominciato
verso le regioni opposte al Sole, è confermato dalle leggi che ad ascendere le parti superiori del vapore. E questa obliquità
le code osservano. Infatti, giacendo sui piani delle orbite sarà minore quando l'ascesa del vapore è più veloce: vale
P!UNC!Pl MATEMATICI UBI!.O TERZO - IL MOTO DEl NODI DF.LLA LrNA

a dire in vicinanza del Sole e in vicinanza del corpo fumante. regioni ùei pianeti fino all'orbita eli Saturno e moltissimo
1\Ia a séguito della diversa obliquità la colonna di vapore oltre. Quindi, poiché anche l'aria più alta è immensamente
si incurverà; e poiché il vapore della colonna sul lato in cui rarefatta, e la chioma o atmosfera della cometa, salendo da
avviene il moto è un po' pii1 recente, esso sarà alquanto quel centro, è più alta eli quasi dieci volte della superficie
più denso, e pertanto riflette la luce più ablJondantemente e del nucleo, e la coda sale ancora piì.t in alto, la coda dovrà
la coda tem1inerù. con un contorno meno indistinto. Circa essere estremamente rarefatta. E sebbene, a causa dell'almo-
le subitanee c dubbie agitazioni delle code e circa le Iom sfera più spessa delle comete, e della grande gravitazione
figure irregolari, che qualcuno a volte ha Ùl',;critto, non dei corpi yerso il Sole, e della mutua gravitazione rkllc
aggiungo nulla in quanto sono originate o dai mutamenti particelle d'aria c dci vapori, possa avvenire che l'aria, negli
della nostra aria e dai moti delle nubi che in qualche parte spazi celesti e nelle code delle comete, non sia rardatta,
oscurano le code, oppure, forse, dalle parti della Via Lattea, tuttavia, da questo calcolo è evidente che una estremamente
che possono essere confuse con le code che vi passano cd piccola quantità d'aria e di Ya{Xlri è più che suflidcntc a
essere considerate come loro parti. provocare tutti quei fenomeni delle code. Infatti, anche
Che i vapori, sufficienti a riempire spazi tanto ster- l'estrema rarcfazione delle code si deduce dagli astri che
minati, possano essere originati dall'atmosfera delle co- splendono attraverso essa. L'atmosfera ddla Terra illuminata
mete, si capisce dalla scarsa densità della nostra aria. dalla luce del Sole, sebbene il suo spessore sia di poche
Infatti, l'aria vicina alla superficie della Terra occupa uno miglia, oscura e quasi estingue tutti gli astri e la stessa
spazio di quasi 850 volte maggiore dell'acqua dello stesso Luna; mentre attraverso l'immenso spessore delle code, pari-
peso, perciò una colonna cilindrica d'aria alta 850 piedi menti illuminate dalla luce dd Sole, le stelle più piccole
ha un peso uguale ad una colonna d'acqua di un pi0de rilucono senza alcuna perdita di lucentezza. 1\é lo splendore
di ampiezza. Ora, la colonna d'aria che si innalza fmo alla della maggior parte clel!c code suole essere maggiore di quello
sommità drll'atmosfcra è uguale, quanto al peso, ad una della nostra aria che in una camera oscura ritlettc la luce
colonna d'acrJna alta circa 33 piedi; pertanto, se la parte dei raggi del Sole ricevuti attraverso un foro di un pollice
inferiore di tutta la colonna d'aria, di Sso piedi eli altezza, o due eli diametro.
viene tolta, la restante parte superiore sarà uguale, per il Lo spazio di tempo durante il quale il vapore sale dalla
suo peso, ad una colonna d'acqua alla 32 piedi. Di qui (per testa fino all'estremità della coda, può essere, all'incirca,
la regola confermata da molti esperimenti, che la pressione conosciuto conducendo una retta dall'estremità della coda
dell'aria è come il pe:;o dell'atmosfera sovrastante, e che la fino al Sole, e segnando il luogo dO\'e quella retta taglia la
gravità è inversamente proporzionale al quadrato delle di~ traiettoria. Infatti, il vapore contenuto nell'estremità della
stanze dei luoghi dal centro della Terra) procedendo al coda, se sale dal Sole in linea retta, comincia ad ascendere
calcolo, per il corol. della prop. XXII dd libro II, trm-aì dalla te.;>.ta, nel tempo in cui la testa era nel luugu ili inlcr-
che l'aria, se si sale dalla superficie della Terra fino all'al~ seziune. Il vapore, però, non sale dal Sole in linea retta, ma
tezza di un semidiametro terrestre, è meno densa che consen·ando il moto della cometa, che aveva anteriormente
presso di noi in una ragione molto maggiore di quella di alla propria ascesa, e componendolo con il proprio moto di
tutto lo spazio entro l'orbita di Saturno ad una sfera descritta ascesa, sale obli[juamente. Per cui la soluzione del problema
con un pollice di diametro. Perciò una sfera d'aria eli un sarà pilt vera quando quella retta, che taglia l'orbita, è
pollice eli diametro, con quella poca densità che avrebbe ad parallela alla lunghezza della coda, o piuttosto {a causa del
un'altezza eli un semidiamctro terrestre, riempirebbe tutte le moto curvilineo della cometa) quando diverge dalla mede-
PRINCIPI MATEMATICI !.tBRO TERZO - IL MOTO DEI NODI DELLA Ll1NA

sima linea della coda. In questo modo trovai che il vapore, delle code sia leggera, e che a causa della propria le"gcrezza
che :;tava all'estremità della coda il 25 gennaio, aveva co- salga dal Sole. l\la in quanto la gravità dei corpi ~errestri
minciato a salire dalla testa prima dell'n dicembre, e perciò sta come la materia nei corpi, e perciò la medesima quantità
aveva portato a termine l'intera sua ascesa in più di 45 di materia non può essere aumentata o diminuita, sospetto
giorni. 1\-Ia l'intera coda, che apparve il IO dicembre, era che quell'ascesa sia piuttosto originata dalla rarefazione della
salita nello spazio di tempo dci due giorni che erano trascorsi materia delle code. Il fumo sale nel camino per l'impulso
dal tempo in cui la cometa si era trovata nel perielio. Dunque dell'aria in cui galleggia. Quell"aria, rarefatta a causa del
il vapore. all'inizio, allorchl~ si trovava in vicinanza del Sole, calore, ~aie, per via della sua diminuita gravità specifica, e
saliva rapidissimamente, ed in séguito continuava a salire porta vm con sé il fumo che vi è contenuto. Perché la coda
con un moto uniformemente ritardato a causa della propria di una cometa non dovrebbe ascendere dal Sole nel medesimo
gravità., e salendo aumentava la lunghezza della coda; modo? Infatti, i raggi del Sole non agitano i mezzi che attra-
ma la coda, finchC fu visibile, era costituita quasi intera- versano, se non per mezzo della riflessione e della rifrazione.
mente dal vapore che aveva cominciato a salire da quando Le particelle riflettenti riscaldate da quell'azione, riscaldano
la cometa :;i trovava nel periclio; e il vapore, che salì per l'etere che contengono. Esso viene rarefatto dal calore a lui
primo e che costituì l'estremità della coda, non svanì prima trasmesso, e per questa rarefazione, a causa della propria
che, a causa della sua eccessiva distanza tanto dal Sole che diminuita gravità specifica, con la quale prima tendeva verso
lo illuminava, quanto dai nostri occhi, cessasse di essere vi- il Sole, salirà e porterà seco le particelle riflettenti dalle
sibile. Per cui, anche le code delle altre comete, che sono quali la coda è composta. All'ascesa dei vapori conduce
corte, non salgono con moto celere e continuo dalle teste e anche il fatto che questi girano intorno al Soie e per questa
subito svaniscono, ma sono colonne persistenti di vapori e azione tentano di allontanarsi dal Sole, ma l'atmosfera del
di esalazioni, che, propagate dalle teste con moto lentissimo Sole e la materia dei cieli o giaciono assolutamente in quiete,
durante molti giorni, e partecipando al moto che le teste oppure ruotano lentamente con quel solo moto che ricevet-
avevano all'inizio, continuano a muoversi attraverso i cieli tero dalla rotazione del Sole. Queste sono le cause dell'ascesa
insieme alle teste. E di comeguenza, ancora una volta si delle code in vicinanza del Sole, quando le orbite sono più
deduce che gli spazi celesti sono privi di qualunque forza curve, e le comete stanno entro la più densa e, per questa
di resistenza, poiché in essi effettuano liberissimamente i ragione, più pesante atmosfera del Sole, ed immediatamente
propri velocissimi moti e li conservano molto a lungo non emettono code le più lunghe possibili. Infatti le code, che
solo i solidi corpi dei pianeti e delle comete ma anche i allora nascono, mantenendo il proprio moto e gravitando
vapori pochissimo densi delle code. nello stesso tempo verso il Sole, sono mosse intorno al Sole
Keplero assegnò l'ascesa delle code dall'atmosfera delle lungo ellissi allo stesso modo delle teste, e per effetto di
teste e il loro avanzare verso le parti opposte al Sole all'a- rtnel moto accompagneranno sempre le teste, e aderiranno
zione dei raggi di luce che trascinano con sé la materia delle liberamente ad esse. Infatti, la gravità dei vapori verso il
code. E che un'aria estremamente rarefatta ceda, negli spazi Sole non può far si che le code abbandonino le teste per
liberissimi, all'azione dei raggi, non è affatto contrario alla andare verso il Sole, più di qmmto la gravità delle teste
ragione, nonostante che, nell~ nostre regioni piene di resi- può fare sì che queste cadano dalle code. Per la comune
stenza, le sostanze spesse non possano essere mosse sensibil- gravità o cadono contemporaneamente verso il Sole, o con-
mente dai raggi del Sole. Un altro autore ritiene che possano temporaneamente sono ritardate nella propria ascesa; perciò
esserci particelle sia leggere che pesanti, e che la materia quella gravità non impedisce affatto che le code e le teste
49• NEWTON.
PRINCIPI MATEMATICI UBRO TERZO - IL MOTO DEI NODI DELLA LUNA
77' 77'

acqmstmo facilissimamente (per le cause già descritte o per spirito che costituisce una parte minima, ma sottilissima e
altre qualsiasi) una posizione qualsiasi e che dopo la con~ ottima, della nostra aria, ed è richiesto per la vita di tutte
servino liberissimamente. le cose, venga principalmente dalle comete.
Le code dunque, che nascono nei perieli delle comete, si Le atmosfere delle comete, trasformandosi, durante la
allontaneranno insieme con le loro teste verso regioni lonta- loro discesa verso il Sole, in code, diminuiscono e (special-
nissime, e, di qui, dopo una lunga serie di anni o torneranno mente in quella parte che guarda verso il Sole) divengono
a noi insieme, o piuttosto svaniranno a poco a poco per più strette: e inversamente, durante il loro allontanarsi dal
rarefazione. Dopo, infatti, nella discesa delle teste verso il Sol~. quando ormai si trasformano meno in code, si ingr::m-
Sole nuove brevi code dovranno venire emesse dalle teste discono: posto che Hevelius abbia osservato correttamente
con un moto molto lento, e immediatamente dopo nei perieli i loro fenomeni. Tali atmosfere appaiono minime, proprio
di quelle comete, che discenderanno fino all'atmosfera del 't quando le teste, ormai scaldate dal Sole, emettono code
Sole, aumenteranno immensamente. Il vapore, infatti, in grandissime e fulgidissime, e quando i nuclei vengono av-
quegli spazi liberissimi è continuamente rarefatto e dila- viluppati nelle parti più interne della loro atmosfera, dal
tato. Per conseguenza avviene che tutta la coda è più larga fumo molto denso e nero. Infatti, ogni fumo causato da
all'estremità superiore di quanto lo sia vicino alla testa della
l un grande calore suole essere molto denso e nero. In tal
cometa. Sembra, inoltre, conforme alla ragione che per
quella rarefazione il vapore, continuamente dilatato, venga
l modo la testa della cometa, della quale stiamo trattando.
ad un'eguale distanza dal Sole e dalla Terra appare più
dapprima diffuso e sparso per tutti i cieli, poi, a poco a oscura dopo il proprio periclio che prima. Nel mese dì dicem-
poco, a causa della sua gravità, sia attratto ~erso i p~aneti~ bre, infatti, poteva essere confrontata con stelle di terza
e quindi mescolato alle loro atmosfere. Infattl, come l man grandezza, e nel mese di novembre con stelle di prima e di
sono assolutamente richiesti per la co~tituzione della Terra, e seconda grandezza. E coloro che le videro entrambe descri-
ciò affinché da essi si eccitino, per effetto del calore del Sole, vono la prima cometa come maggiore. Infatti ad un giovane
vapori sufficientemente abbondanti, i quali o condensati in di Cambridge, il 19 novembre, questa cometa apparve con
nubi cadano in piogge, e irrighino e nutrano tutta la terra una luce propria, sebbene plumbea e come oscurata, che
al fine di produrre i vegetali oppure condensati sulle fredde uguagliava la Spica della Vergine, e che brillava più chiara-
cime dei monti (come alcuni con ragione pensano) scorrano mente di quanto non fece in séguito. Il 20 novembre, vecchio
in fonti e fiumi; così al fine di conservare i mari e gli umori stile, la cometa appariva a :Montanari maggiore di una stella
nei pianeti sembrano essere richieste le comete, dalle cui di prima grandezza. avendo la sua coda due gradi di lon-
esalazioni e vapori condensati l'umidità, sebbene venga con- gitudine. E il dr. Storer, nelle lettere che vennero nelle mie
sumata a causa della vegetazione e della putrefazione e mani, scrisse che la sua testa nel mese di dicembre, quando
convertita in arida terra, può essere continuamente sostituit:1 la coda appariva ~;,>randlssima c fulgidissima, era piccola e
e rifatta. Infatti, tutti i vegetali crescono interamente dai che per grandezza cedeva visibilmente alla cometa che era
liquidi, e in séguito una grande parte si trasforma per putre~ apparsa nel mese di novembre prima del levarsi del Sole.
fazione in arida terra, e il limo discende continuamente dat Veniva supposto che la ragione di ciò stesse nel fatto che la
liquidi putrefatti. Di conseguenza la massa della terra arida materia della testa fosse in maggiore quantità e che a poco
viene costantemente aumentata, ed i liquidi, eccetto che a poco si fosse consumata.
vengano accresciuti altrimenti, dovrebbero perpetuamente Sembra che per la medesima ragione le teste delle altre
decre:;cere cd infine mancare. Sospetto inoltre che quello comete, le quali emisero code grandissime e fulg:idlssime,

l
77' PRINCIPI MATEMATICI

siano apparse oscure e piccole. Infatti, nell'anno I668, il


5 marzo, nuovo stile, alle sette della sera, il R. P. Valcntin
Estancel 2o, che era in Brasile, vide vicino all'orizzonte, nella
' UI!RO TERZO - IL MOTO DEI NODI DELLA Ln.;A

del cielo. Di conseguenza, dalla posizione della coda si ricava


che la testa fosse vicina al Sole. i! Distava dal Sole, dice
Matthew Paris 22 , di quasi un cubito 23 , e dalla terza ora
773

direzione del tramonto del Sole, una cometa con la testa (sesta, più rettamente) fino alla nona ora gettava lontano
piccolissima e appena visibile, mentre la coda era talmente da sé un lungo raggio ». Tale era anche la splendentissima
luminosa, che coloro che stavano sulla riva potevano facil-
mente vederla riflessa nel mare. Aveva la forma di una
splendente trave di 23 gradi di longitudine, che andava da
occidente a mezzogiorno, cd era quasi parallela all'orizzonte.
l cometa descritta da Aristotele nelle 1\.feteore, 6, libro I, ~la
testa della quale il primo giorno non fu vista, in quanto
tramcmtava prima del Sole o piuttosto tra i raggi del Sole,
c il giorno seguente poté essere vista un poco. Infatti si
!IIa un così grande splendore non durò che tre soli giorni, allontanò dal Sole della distanza minima possibile, e sùbito
decrescendo sùbito dopo notevolmente; e mentre decresceva dopo tramontò. A causa della sua estrema chiarità (della
lo splendore la grandezza della coda aumentava. Si dice, coda, cioè). la sua testa non appariva ancora coperta di
inoltre, che in Portogallo occupasse quasi la quarta parte del fuoco, ma col passare del tempo (continua Aristotele) quando
cielo (ossia, 45 gradi) estendendosi da occidente verso oriente ormai (la coda) già ardeva di meno, la faccia della cometa
con grande splendore; e tuttavia non apparve completamente, (ossia, la testa) cominciò ad essere percepita. E il suo splen-
essendo la testa sempre nascosta in quelle regioni sotto dore si estendeva fino alla terza parte del cielo (ossia, fino
l'orizzonte. Dall'incremento della coda e dal decremento dello a 6o gradi). Apparve anche durante l'inverno (nel quarto
splendore è manifesto che la testa si allontanava dal Sole anno della 101a Olimpiade) e sollevatasi fmo alla cintura di
e che all'inizio gli fu vicinissima, come avvenne per la cometa Orione scomparve 11. La cometa dell'anno I6I8, che emerse
del r68o. E nella <l Cronaca Sassone l) si legge che una cometa dai raggi solari con una grandissima coda, sembrava ugua-
simile era apparsa nell'anno rro6. <1 la cui stella era piccola gliare o superare di poco una stella di prima grandezza, ma
e oscura l) (come quella dell'anno 168o) 11 ma la cui coda non poche apparirono come più grandi, e tuttavia avevano
era estremamente brillante, e si estendeva come una grande c;ode più piccole. Si dice che aln:ne di queste uguagliassero
trave verso il Nord-Est», come anche racconta Hevelius, Giove, altre Venere e altre anche la Luna.
seguendo Simeone, monaco di Durham 21 • Apparve all'inizio Abbiamo detto che le comete sono dello stesso genere
del mese di febbraio verso sera, e verso la parte sud-ovest dei pianeti e che ruotano intorno al Sole lungo orbite molto
eccentriche. E come tra i pianeti non caudati quelli che
girano lungo orbite pii1 piccole e più vicine al Sole sono i
2o Valentin Stancel. astronomo tedesco, conosciuto in Portogall<>,
dove visse, come Es/ance/. Nato a Briinn in ::O.Ioravìa, nel r62I, mori a piì.l piccoli, è confanne alla ragione che anche le comete,
San Salvador (Brasile) nel 1715. Entrò nella Compagnia di Ge3ù a sedici che nei propri perieli si accostano di più al Sole, siano il
aiUii e insegnb retorica e mat.,matica nei coll<"gi di 0\muta e Praga. Nel più possibile piccole, affinché con la loro attrazione non
r663 parti per il Brasilc. Pubblicò: Orbis .·llf>honsi1lus siw Horosropimn
1miversa/B (Evora, r6s8) descrizione ili un quadrante ~olare che indicava disturbino troppo il Sole. Lascio la determinazione dei dia-
sincronicamente l'ora di tutti i pae>i del mondo; e il Lag,t/us 11ra11icus metri trasversali delle orbite e dei tempi periodici delle loro
e:f orb~ /10!'0 in !!ele/'C/11, Jw~ esi Obsuvnliones amcricam<e comelarum fac!ae
(Praga, 1683). In quest'opera racc<>;,lie le osservazioni astronomiche che
l'autore fece delle comete dal 166f al 1665 nella baia di Santos. "Paris 1\Iatth<'W, m<:>naco e- cronista ingle~e. noto attraverso i suoi s~ritti
li Simeonc of Durham Iu un croniota inglese morto dopo il 112q. ''oiuminnsi, i quali costituiscono una delle fonti piU importanti de"li avve-
Intorno al 1083 abbracciò la vita monastica. Scrisse Hisloria ecc/Bsiar J.Ùmenti europPi tra il 1235 e il IZS9, ann•J in cui mori. "'
D•mdmoJlsis, 21 l'IIisura lineare equivalente a 0,45 m.

l
774 PRINCIPI MATEMATICI l LIBRO TERZO - IL MOTO DEl NODI DELLA LUNA
775
rivoluzioni a quando si potranno confrontare le rivoluzioni Operazione J. Sia conservata la longitudine dei nodi della
delle comete che tornano, dopo un lungo periodo di tempo, prima operazione, e sia aumentata l'inclinazione del piano
a descrivere le medesime orbite. Nel frattempo, la proposi- della traiettoria sul piano dell'eclittica, essendo stati aggiunti
zione seguente potrà recare qualche lume su questa ricerca. a quell'inclinazione 20' o 30', che denomino Q. In séguito,
attraverso i tre predetti ed osservati luoghi apparenti della
PROPOSIZIONE XLII. PROBLE~IA XXII. cometa, si trovino su questo nuovo piano tre luoghi veri:
Correggere la traiettoria trovata di una cometa. ossia, l'orbita che passa per quei luoghi, le sue due aree
descritte durante le osservazioni, le quali siano O e e:, e il
Operazione I. Venga presa la posizione del piano della tempo totale -r, durante il quale l'intera area O e de,·e+
traiettoria trovata nella proposizione precedente; si scelg-ano essere descritta.
tre luoghi della cometa determinati per mezzo di accuratis- Ora, C stia ad I come A a B, e G a I come D a E,
sime osservazioni, e ad una mutua distanza il più grande a
e g a I come d a e, e y a I come a e. S sia il tempo vero
possibile; ed A sia il tempo tra la prima e la seconda osser- tra la prima osservazione e la terza; e messi rettamente i
vazione, B il tempo tra la seconda e la terza. Occorre che segni + e - si ricerchino i numeri nt e n, per quella
la cometa sia stata nel perigeo di qualcuno di essi, o per legge, per cui 2G - :zC è uguale a mG - mg + nG - W{ e
lo meno non ne distasse molto. A partire da questi luoghi 2T-~è-iliamT-~+nT-~E-~fu~=
apparenti si trovino, mediante operazioni trigonometriche, operazione I rappresenta l'inclinazione del piano della traiet-
tre luoghi veri della cometa, sul piano scelto della traiettoria. toria sul piano dell'eclittica, e K la longitudine di uno dei
Poi, per mezzo di questi luoghi ritrovati, intorno al centro due noili, I + nQ sarà la vera inclinazione del piano della
del Sole o fuoco, mediante le operazioni aritmetiche stabilite traiettoria sul piano dell'eclittica, e K +m-P la vera lon-
nella prop. XXI del libro I, si descriva una sezione conica: gitudine del nodo. E infine, se nella prima, seconda e terza
e della sua area, determinata mediante i raggi condotti operazione le quantità R, r, p rappresentano i parametri
dal Sole verso i luoghi trovati, siano D ed E, ossia D,
l'area tra la prima osservazione e la seconda, ed E l'area
della traiettoria, e le quantità l .T. ~ .i rispettivi ma-
tra la seconda e la terza. Sia T il tempo totale durante il metri trasversali, il vero parametro della traiettoria che la
quale l'area D + E deve essere descritta con la velocità cometa descrive sarà R + mr- mR + np- nR e il suo
I
della cometa trovata nella prop. XVI, libro I. vero diametro trasversale sarà L .
Operazione 2. La longitudine dei nodi del piano della + mi ·mL + 1~À 11L
Ora, essendo dato il diametro trasversale della cometa,
traiettoria sia aumentata aggiungendo a quella longitudine
sarà dato anche il suo tempo p~riodico. - C.V.D.
:w' o 30' che chiamo P, e l'inclinazione di questo piano sul
1\Ia i tempi periodici delle comete ed i diametri trasver-
piano dell'eclittica resti il medesimo. In séguito, per mezzo
sali delle loro orbite, non possono essere determinati con
dei sopra detti tre luoghi osservati della cometa, su questo una certa precisione altrimenti che confrontando fra loro le
nuovo piano, siano trovati, come sopra, tre luoghi veri: ossia, comete che appaiono in tempi dh·ersi. Se si tro\'a che molte
anche l'orbita che passa per quei luoghi, le due aree della comete dopo uguali intervalli eli tempo, descrivono la mede-
medesima descritte fra le osservazioni, le quali siano d ed e, sima orbita, se ne dovrà concludere che queste comete sono
così come il tempo totale t durante il quale l'intera area una sola e identica cometa, ruotante lungo la stessa orbita.
d + e deve essere descritta. Infine, a partire dai tempi deHe rivoluzioni si troveranno i

l
i.
PRINCIPI MATEMATICI l UURO TERZO - IL MOTO DH NODI DELU Lloì'A i77

diametri trasversali delle orbite, e a partire da questi dia-


!'
metri si determineranno le orbite ellittiche.
T~mro
nppnrc-ute
Distanze o:,sl'n."atc J.nu.~hi . r~kolati
Lung-hi
dalla cometa da
A tal fine bisognava dunque calcolare le traiettorie di -
a Danzica
--·---- - ---05_"_"_'"~':-'.
l • _ lj _ nell':rbit~
più comete nell'ipotesi che siano parabolichc. Infatti, questa
llicembre
g- h w Cuore dPl Leone
o
4(>.24.20

! Lc-.ng. Lf:!,'
"f.ol_oo' l:. 7· 1.2q
specie di traiettoria concorderà sempre, esattamente, con i 3.18.29'/: Spica della Vergine •~-sz.lo T.at. S. 21._3<!- o ~J._ìS.so
- - ~ -;.'----c-;-;--"--- -
fenomeni. E provato non solo dalla traiettoria parabolica Cuùre del Leone 46 . ..!,45 Lor.g. '"~' ll.lj. o '-'- 6_ 16. 5
della cometa del IfJSo, che sopra ho confrontato con le Spica della Vergine Z].j2.4o Lat. S. 22.24. o l zZ.~.j. o
osservazioni, ma anche da quella della famosa comda che - ----,1-,;:_c....c,-,--c"-,c,c~.-..-,,c.·,----,-,c_c,,o,-'-"-/1 c,c_,c.oc,c_--c.,o,;-,c_--::,,-..-; -ccc,-:,-_-,'_c,_-', l
7-I7·4S 1 Spica dl'ila Vcq,>ine Z7.j6.40 Lat. S. l.).H. o 25.21.40
apparve negli anni r66-t c r665, che è stata osservata da
1--·- l-cè--~è--'-------:-:-'-:-:-1--·-·
1

53·'5·15 Long. Ò)_ 2.,6. o f.( 2.5U. o


Hevelius. Egli, in sCguito alle proprie osservazioni ha calco- Cuore del Leone
Spalla deotra di Orione "5·43·3u Lat. S.
lato le latitudini c le longitudini di questa cometa, ma --·
Procione 35·13-50 I..ong. l1 zS .. jO.Jo .Il ~s-43· o
con poca esattezza. Halley, in séguito a queste medesime
Lucida rnasçPlla Balena 52.56. o Lat. S. -!5.-]ii. o -15 .. ]6. o
osservazioni, ha calcolato di nuovo i luoghi di questa cometa, ------1--o,c,,-n"'don;------ -,.c_-_,c,-.-•• 1-'L.-.-.-,c_~J'f,··_,~~3. o~--11~~1
e infine, a partire da tali luoghi così ritrovati, ha determi- 2o. 9·53'/• ~udda masce 11a "-1
_._...cna 40.04. I"a<. S
· . 3<J·H· 0 ~~'!· ':.,
1
nato la traiettoria della cometa. Egli trovò il suo nodo
' Spalla destra Orione z6.~_'_·~51·_L'_·~_,•_ss-_. Jl 2.16. ~~ Jl 2.1.~.)0
ascendente in 21o 13' 55" di J(, l'inclinazione della sua orbita Lucida mascella Bal<•na 2<).~~- o ~ 3.~·41. v 33-J<J-·Io
sul piano dell'eclittica in 21° rS' 40", la distanza del perielio /-----
22 0
Spalla destra Orione 29.47· o l Long. -~---;~-~-!· oib' !-]-Z7. o
dal nodo dell'orbita in 49° 27' 30". Il suo pcrielio in 8° 40' 30" · 9- LU<:ida mascella Balen:l 20.29.]0 _I:::~~:__ 27·45· --~i 27.46. o
di ,Q con una latitudine sud eliocentrica 2 ~ di r6o or' 45".
1---1--o--cc-:-
Lucida stdla Ari<·tc ~J-!o. <l Long.
- - --
O' <J. o. o l () <J. 2.28
Egli ha inoltre trovato che la cometa era nel perielio il Ald<'baran !('-4·1· o Lat. S. u.3ù. o 12-34.13

24 novembre a nh 52' nel tempo medio pomeridiano di I-----I-LC'..-ccic,,::..=stc,cuc,-.,,c,c,,c,c,--c,oc.c4 ;..-;- Long. tr 7


5. i-b
.. 4 o
7
. 8.
45
27. 6.45 Aldt•baran 2S.1o. o Lat. S.
l
J0.2J. o l___ I0.2J.IJ
Londra, o 131> 8', vecchio stile, a Danzica, e il parametro
della parabola di 410286 parti, essendo la distanza media 0 11-,-.A-ri',c,c---,c8c._c,_,__c'.-_-.-~1-Long. O' 5.z.Hs
1-----·1 c1c,-,c,cd-n-,c,-,c t' 5 _27 . 52
zS. 7·39 Iadi L t S
29-37· o ' a·. . o.22.50 '
t-i.~J.J7
della Terra dal Sole di rooooo. Dalla tabella seguente (cfr. 1-----:-~~~--~~
p. 777) calcolata da Halley si vedrà quanto i luoghi della JI. 6.45 Cintura di Andromeda JO .. _''_:_I_Ll_mg. b' z. 7-40 c: ~. :'!.20
cometa calcolati in quest'orbita, s'accordino esattamente con
le osservazioni.
Gen. r&Gs
7· 7·37 1/ 2
laùi J2.j3.~o
-C;ci·nc,-,-,,-dci-;Acncdcwcm::c,cdc,-.c,,:-:,u.
Jadi
o : Long.
37.12.25 Lat. K
Lat. S.
'Y' 2S ~4
4·'3· o

o 5+ o
"l T
4-IG.zs
28.~ 4 . o
o.jJ. o
Nel mese di febbraio dell'anno seguente 1665, la prima -----~~~~--~~~
Testa di Andromeda 28. 7.10 l Long. 'Y' 27. 6.541
-"r - ---
27. 6.39
lJ. 7· o
stella di Ariete, che d'ora in poi chiamerò y, era in 1 I adi ~~~-~-38·55.20 l Lat. N, J. fo.jo l 3· 7.40
28° 30' IS" con una latitudine nord di 7° 8' 58". La seconda 2.1. ].29
Cintura ùi Andromeda Z<>.J2.1S Long. 'Y' 26.29-15:
i
T' ~li.2S.so
di Ariete era in 1 zgo I]' 18" con una latitudine nord di - c.:;:;:=::-1-CiC"Cli______~ 5· o Lat. :s-.
-'--"--'--1-_--,
-1"· ·- 5·'5·5"
~,- l oo-c'c·'_'c'·_"_l
8° 28' 16". L'n'altra stella di settima grandezza che chia- h:blJraio Long_ 'T 27. 4.461 'Y' 27.2~.55
7· ·~-37 l.at. )(, 7· J.2<, 7· J.Ij

22.
! Long. T zS.l<H6 'Y' 28.29.58
" È la latitudine considerata dal Sole o quale apparirebbe ad un , Lat. X. S.n.J6 8.ro.25
osservatore collocato nel centro del Sole, Questa latituùine è sempre la -------
:'<larzo
ste~5a quando il pianeta si trova nello stesso punto de-lla sua orbita. Le
I. .S.l6
latitudini delle stelle non provano altre alterazioni che quelle che sono
prodotte dall'abonrazione della luce, e da una variazione dovuta ad uno
spostamento lentissimo dell'eclittica. 7· 8.37
LIBRO TERZO - IL MOTO DEl l'ODI DELLA LU!'A
PRINCIPI MATEMATICI 779

merò A, era in ![ 28° 24' 45", con una latitudine nord di distanza tra la stella A e la prima di Ariete o I5' 57". E
So 28' 33". La cometa, il 7 febbraio a 7h 30' vecchio stile, a la distanza della cometa dalla linea che congiunge A e la
Parigi (ossia, il 7 febbraio a s~ 37' a Danzica) fonnava un prima di Ariete, era la quarta parte di questa medesima
triangolo con queste stelle y e A, ed un angolo retto rispetto quinta parte, ossia 4'. La cometa era, dunque, in 'ì'~ zSo 29' 46"
a y. E la distanza della cometa dalla stella y era uguale avendo So I2' 36" di latitudine nord.
alla distanza delle stelle y e A, ossia, I 0 Ig' 46" di un gran Il I 0 marzo alle 7h o' a Londra ossia il I 0 marzo alle
cerchio, per conseguenza era di I 0 20' 26" nel parallelo della 8h I6' a Danzica, la cometa fu osservata accanto alla seconda
latitudine della stella y. Per la qualcosa, se dalla longitu- di Ariete; la distanza tra la cometa e questa stella stava
dine della stella y si sottrae la longitudine di I 0 20' 26", alla distanza tra la prima e la 5econda di Ariete, ossia, a
resterà la longitudine della cometa "(" di 27° g' 49". I 0 33' come 4 a 4S secondo Hooke, o come 2 a 23 secondo
Auzout 20 , a partire da questa sua osservazione, po5e la Gottignics 27 • Per conseguenza la distanza della cometa dalla
cometa all'incirca in ![ 27° o'. E dalla figura, nella quale seconda di Ariete era di 8' I6" secondo Hooke o di S' s"
Hooke ha tracciato il suo movimento, essa era in"(' 26o 59'24"; secondo Gottignies, oppure, stando nel mezzo dì entrambe,
assumendo una posizione intermedia tra questi due ragiona- di 8' IO". Ma la cometa, secondo Gottignies, aveva allora
menti, l'ho messa in "r
27° 4' 46". A partire dalla stessa preceduto la seconda di Arif'te di (}Ua~i la (}Uarta o (}uinta
osservazione Auzout situò la latitudine della cometa in 7° parte del cammino che farebbe in un giorno, ossia, dì I' 3S"
e 4' o s' nord: essa avrebbe potuto essere più esattamente circa (nel che si accorda abbastanza con Auzont) o un po'
in 7° 3' 29", supponendo comunque che la differenza delle meno secondo Hooke, come I', per esempio. Dunque, se alla
latitudini della cometa e della stella y fosse uguale alla dif- longitudine della prima di Ariete, si aggiunge I', e 8' IO"
ferenza delle longitudini delle stelle y e A. alla sua latitudine, si avri1 la longitudine della cometa di
Il 22 febbraio alle 7h 30' a Londra, ossia il 22 febbraio 29° I8' in ] e la sua latitudine nord di So 36' 26".
alle Sh 46' a Danzica, la distanza della cometa dalla stella A, Il 7 marzo alle 7h 30' a Parigi (ossia, il 7 marzo alle
secondo le osservazioni di I-Iooke, che aveva schizzato una 7h 37' a Danzica) la distanza dda cometa dalla seconda di
figura, e anche secondo le osservazioni di Auzout, schizzate Ariete era, secondo le osservazioni di Auzout, uguale alla
distanza della seconda di Ariete dalla stella A, cioè, di
in maniera analoga da Petit 26, era la quinta parte della
52' 29". La differenza delle longitudini della cometa e della
seconda di Ariete era di 4S' o 46', o, stando nel mezzo delle
25 Adriano Auzont, matematico e ottico, nato a Rouen nel sec. xvu.
due posizioni, di 45' 30". Dunque la cometa era in "o' oo z' 4S".
Celebre per la perfezione ottenuta nella costruzione di strumenti utili per
la ricerca scientilica in generale, e per l 'astronomia in particolare, per Secondo la figura costruita da Petit, sulla base delle os-
e:~<>mpin, il p<>-rfP:<inn:tmPntn cl<1l micmmetrn_ Insieme a Picard ebbe l'idea
di applicare il telescopio al quadrante murale. Scrisse un TraitJ d11 micro-
mi:lre uscito a Parigi nel 1667, e pubblicò varie osservazioni e calcoli sulla t'atirms lor,chanl h vidr.t {Paris, 16--17); Dùsr.trlatious sur la ualrtra des camite~
cometa dd :~66+, cui si riferisce Ncwton. Fu eletto all'Accademia rlelle (Paris. 1665), ecc.
21 Egidio Francesco Gottignies, matematico, nato a Bruxelles nel 1630
Scienze rli Pari;,>i all'atto della sua fondazione. Anzout mori secondo alcuni
a Parigi nel J69I, secondo altri a f{Jma nel 1693. entrò nell'ordine dri gesuiti a 'centitré anni_ ELbe dei contrasti con Cassini,
26 Pìerre Petit, matematico e fisico francese nato a !llontluçc:m nel al qnale aveva tcnt'l-to di sottrarre alcune scoperte intorno a Giove e
1598 e morto a Lagny-sur-:\larne nel IfJ77· Intervenne, nelle discussioni :'llart.e; contrasti di cui si legge in una Epistola sulle eclissi di Giove e
scientifiche della sua epoca, accettò i principi di Doscarte3, specialmente "ulle lune di Giove. Altre opere sono. Lell~ra ;,,tonw ali~ umcd1ic di 11110t'll
la DiollriGa, e fu amico di Pasca] col quale realizzò le esperi~n.zc dd vuoto. scopnlc owl piaJlda Gioue, e De fir:uri; comdtarmn, qui mmis r664, r665
Inventò una macchina per IllÌSurarc i diametri degli astri. Scrisse: Obser- el r66S appar1ur:ml, cum br~t·issimis a,.;,,,d,·nsiouil:ms.
rRINCIPI MATEMATICl LIBRO TERZO - IL MOTO DEl NOnt DELLA Ll:NA

servazionì di Auzout, Hevclius determinò la latitudine della in questa orbita sono stati calcolati da Halley e st trovano
cometa in 8° 54'. I\·Ia l'indscre non tracciò esattamente nella tabella seguente confrontati con i luoghi osservati da
la curvatura del percorso della cometa verso la fine del Flamsteed.
moto; ed Hevelius, nello schema delle os::;ervazioni di Auzout ..
costruito da lui stesso, corresse la curvatura irregolare, e
così fissò la latitudine della comf'ta in 8° 55' 30". Correggendo
rl'iS3
Tempo
equato-
I.n<Jgo
del Sole
Lonr:itudine! L . 1 d
cal;·nL1ta , 'N'l! uj ·
rl ella OC<
1
Lon~itudinr · T 1-
ussilr.-dta
1 ll .l
<~
l l l Diff~-~ Dilk· ~·
·'!,.'t 11 '· l rellza ITnza
nel;( 1
t ·l !ou~l-
. .
lati· l
cometa 1 1 ta
c.acoa com~ta josser-va a twline tmliroc
riai e l
un po' di più l'irregolarità, 11. latitudine può andare da
.
1

So 56' a 8° 57'· g

Luglio
h m i
j
. . - . .
---,--
'
. l'
Questa cometa fu vista anche il 9 marzo, e allora do-
veva essere in 'rf o0 r8' avc:J.do g0 3' 1 / 2 circa di latitu-
IJ.IZ.55 Q l,02.JO o] IJ.Oj.4l zo.zS.13 0 IJ. 6.42 Z<).ZS.zo +t.oo -1-o.o; l
dine nord.
l I5.1I.Ij
17.!0.20
2.5J.tl
·HS-45
II.J7·43
IO. 7· t)
29.J-J,. o
2').33·30
rLJ9-43 2<J.J.1.5o +1.55
IO, 8.40 2<).J.j. o I-!-I.J4
-•-o.5o
.,-O.JO
Questa cometa appari per tre mesi, percorse quast sei
2J. IJ.40 10.38.21 5,10.27 28.51 ..p j.ll.JO 28.50.28 +r.uJ -I.q i
25·J.t· 5 12.35·23 3·27-53 Z.f.Z-t·47 3·•7· o 28.2.~·40 l --o._'j3 -l. 7 i
segni, e faceva quasi 20 gradì al giorno. La sua orbita fu ]t. 9·42 :t8.og.22 Jl. 27.55- 3 z6.u.5z )( 27.54·24 z6.zz.zsl--o.39 -u.27
molto diversa da un grande cerchio, ed era incurvata verso JI.J.t.55 IS.2I.53 27 ..p 7 26.!6.57 27-4'· t!. 2tJ.q.so +o. 1 -2 7
Agosto
il nord; e alla fine il suo movimento da retrogrado divenne 2.14·56 20.17.16 25.l<J.J2 25.16.19 Zj.Z8.46 25.17.28 · -0-]Ù l -i-I. O
diretto. Nonostante questo percorso cosi insolito la teoria si 4·10 ..19 22.02,50 23.1~.20 2+10.49 2j.l6 ..) j 24.12.!<) l ~-1.25 ~ -;-l.JO
accordò dall'inizio fino alla fine con le osservazioni non 6.10. 9 23·56·45 2o ..p.z3 2!..}7· 5 2U.40.]2 2Lj<). 5 • -I.,'\1 ~ Z. O
!).!0.26 26.50.52 16. 7·57 20. :1.37 !6. 5·55 6.10 - 2 . l -<:J.l7
20.
meno esattamente di quanto le teorie dei pianeti sogliano lj.l4. l 11-f 2.47·13 J.J0"]'9 l 1.37·33 J.z(,.IS II.JZ. 1,-4.30 -j.J2
essere d'accordo con le osservazioni dei medesimi, il che Jb.!j,!O J.4!l. 2 0.4-'· 7 9·3.P6 O .. ]l.'j_) <).J.f.Ij, -LI~ -n, 3

si vedrà dalla tabella seguente. Bisogna tuttavia sottrarre


r8.I5·H 5·45·33 tf 24·52·53 5.11.15 'cf 24··19· 5 5· ').II -3.48 -2. 4
Sml Sud
1
circa due minuti primi per i tempi in cui la cometa aveva 22.14·44 !).J5 ..)9 l!. 7·'4 5.1f•.;;fl 1!.07.121 j.i6.j6 ~.'
la massima velocità; ciò che si farà sottraendo dodici mi- 2].15·52 IO.J6.41! 7· 2.!3 8.17. 9 7· 1.17 8.16.41 -1. 1

nuti secondi dall'angolo compreso tra il nodo ascendente


26.!6, 2 1].JI.l0 "r 24 ..15·31 rG.JS. o rr 24·44-00 r6.J8.20 -I.JI

e il perielio, oppure facendo questo angolo di 49° 27' r8". Questa teoria è inoltre confermata dal movimento retro-
La parallasse annuale di queste due comete (ossia di que- grado della cometa che apparve nell'anno 1682. Il suo nodo
sta e della precedente) era molto considerevole, ciò che ascendente, secondo il calcolo di Halley, era in 'tf 21° 16' 30",
dimostra il movimento annuo della Terra lungo il suo l'inclinazione della sua orbita sul piano dell'eclittica di
orbis mar:nus. I70 56' oo". Il suo perielio in = 2° 52' so". La distanza
Questa teoria è confermata, inoltre, dal movimento della perielica dal Sole di 58328 parti, il raggio dell'orbis magmts
cometa che apparve nell'anno r68J. Questa fu retrograda essendo di Iooooo. E il tempo corretto del suo pcriclio era
nella sua orbita, il cui piano faceva col piano dell'eclittica il 4 di settembre a 7h 39'. l\ ella tabella seguente (dr. p. 782)
un angolo quasi retto. Il suo nodo ascendente era (secondo si trova il confronto di questi luoghi calcolati sulle osser-
il calcolo di Hallcy) in f!P 23° 23'; l'inclinazione della sua vazioni di Flamsteed con i luoghi dati dalla teoria.
orbita sull'eclittica di 83° n'; il suo perielio in )( di Infine, il movimento retrogrado della cometa che apparve
25° 29' so"; la distanza del suo perielio dal Sole di 56020 nel 1723, conferma ancora questa teoria. Il nodo ascendente
parti, essendo il raggio dell'urhis magnus eli rooooo, e il suo di essa (secondo il calcolo del dott. Bradley, professore Savi-
perielio arrivò il 2 luglio alle 311 so'. I luoghi della cometa liano di astronomia a Oxford) era in T 14° r6', l'inclina-
PRII'CIPI Mh.Tf.MATICI LIBRO TERZO - IL MOTO DU NODI Dl':LLA LU~A

1682
Longitudine
L~titud.
i Lon~'itudine Latitud.
Dille- Diffe. 1723 l Longitud. Latitud. Longitud. Latitud. Diffe- Dille-
Tempo
Luogo c~lcc•hota o;oPrvata rcnza renza
del Sole della Noni dd la Nord Tempo l osservata nord calcolata nord rem~a ronza
apparente calrol~ta osservata lonJ,ri· lati-
come t~ cometa t udine tmline equatoriale 1 cometa osservata cometa calcolata long. lat.
--- - - -
' ••
Agosto
• ' . • ' " ' ' " • ' ' • ' ' ' ' . ' o m o l Il o ) " O'" O'll

7· o. 7 b/_ I8.I.p8 ~5-so. 7 b/_ rS.I.f.fO 25-49-55


"
I\}.16.]8
lJl' ---o.12 +o.12 Ott.
zo.Ij.JS 7-55-52 ~4-fC..z] 20.1f.f2 2f.f(J.Zl z6.r2.52 +o.
' +t. so 9.8. 5 '%:; 7-22.15 5- 2. o l:#. 7-21.26 5- 2-47 + 49 - 47
"· 8.8.21 8.]6.If 29-37-15 26.20. 3
9-33·55 111) 6.29-~3
2<;!.]8.02 26.17-37
1Jfl 3
-0.47 +2.26 10.6.21 6.41.12 7-44-1] 6fl.42 7-43-18 -so +55
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5· 7-32 2].10.29 '7· O.f6 II.]].o8 26.59-24 ll.]J-51 + !.22 -O.f]
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"· 5-ss 2').j.'!.4f 9.2li.f6, 29.58·45 9.26.43 -o. +o. 3' 29.8.s6 3.56.r7 22.20.27 3-56-42 22.20.10 -25 + 1]
g. 7-26 '7· 5· 9 lll_ 0.44.10 ~-49-IO nn O-++· 4 8.4S.2j +o. 6 +0-45 ]0.6.20 J.ss. 9 22.]2.28 J-58.17 22.]2.12 - s + 16
Nov.
zione della sua orbita sul piano dell'eclittica era di 49° 59'· 5-5-53 4-16.]0 2].]8.]] .p6.23 2].]8. 7 +
7 + 26
Il suo periclio in 'tf 12° 15' 20". La sua distanza perielica S.7. 6 4·29.]6 24- 4·30 4-29-54 24- 4-40 - 18 - 10
dal Sole era di 998651 parti, essendo il raggio dell'orbis 14.6.20 5- 2.16 24-48-46 5· 2.51 24.48.16 -35 + 30
20.7-45 5-42.20 25.24-45 5-43-13 25.25.17 -53 - ] 2
-magn-us di roooooo, e il tempo corretto del suo periclio era Di c.
il r6 settembre di r6h ro'. I luoghi di questa cometa in 7.6.45 S. 3-55126.53-42 + tS l+ 3(, 1
questa orbita, calcolata da Bradley, e confrontati con i luoghi
osservati da lui stesso, da Pound suo grande zio, e dal raggio dell'orbis magn.us essendo di rooooo. La cometa era
dott. Halley, vengono mostrati nella tabella seguente (cfr. nel periclio il r6 ottobre alle 3h so'. Quest'orbita si accorda
p. 783). esattamente con quella della cometa che comparve nel 168.2.
Da questi esempi è manifesto in modo più che sufficiente Se queste due comete fossero state una sola e identica cometa,
che i movimenti delle comete si deducono tanto esattamente questa cometa ruotercbbe nel tempo di 75 anni, l'asse maggiore
dalla teoria che abbiamo esposto quanto sogliano i movi- della sua orbita starebbe all'asse maggiore dell'orbis magnus
menti dci pianeti essere ricavati dalla propria. Cosi si pos- 3
come 1''752 a I o come 1778 a roo circa, e la distanza dal
sono, mediante questa teoria, calcolare le orbite delle comete,
Sole dell'afelio di questa cometa starebbe alla distanza media
e si potrà conoscere in séguito il tempo periodico di una
cometa. ruotantc lungo un'orbita qualunque, e giungere infine della Terra dal Sole, come 35 a I circa. Essendo ciò cono-
a conoscere tanto gli assi trasversali delle orbite ellittiche, sciuto, non dovrebbe essere difficile determinare l'orbita
quanto le altezze degli afclii. ellittica di questa cometa. Tutto ciò sarà. provato se questa
La cometa retrograda che apparve nel 1607, descrisse cometa torna lungo questa stessa orbita al termine dei 75 anni.
un 'orbita, il cui nodo ascendente (secondo il calcolo di Halley) Sembra che le altre comete impieghino più tempo a com-
era in '-rf 200 21'; l'inclinazione del piano della sua orbita piere le loro rivoluzioni, e che salgano a maggiori distanze.
sul piano dell'eclittica, era di 17° 2'; il perielio era in = Del resto, le comete, sia a causa del loro gran numero
zo r6', la distanza perielica dal Sole era di 5868o parti, il e della grande distanza dei loro afelii dal Sole, che della
PRINCIPI MATEMATICI Il
l LIIJRO 1'F:R7.0 - IL MOTO !>U I'>ODI !JEI,LA LUN,\

lunga sosta in questi afelii, devono turbare sensibilmente i


massimamente. Dopo quel giorno diminuì a poco a poco, e
loro percorsi a causa delle loro mutue attrazioni, e ciò
nello spazio di 16 mesi la vide svanire. Nel mese di novem-
deve ora diminuire, ora aumentare le loro eccentricità e i
bre, allorché cominciò ad apparire, con la sua luce eguaglia,·a
tempi delle loro rivoluzioni. Così non bisogna sperare che la
Venere. :Nel mese di dicembre, essendo alquanto diminuita,
medesima cometa descriva sempre la stessa orbita, ne che
sembrava uguagliare Giove. Nell'anno 1573, nel mese di
il suo tempo periodico sia sempre esattamente il medesimo.
gt-'nnaio t'fa più piccola di Giove e più grande di Siria, alla
È sufficiente che le variazioni :1on superino quelle che pos-
quale, verso la fine di febbraio e all'inizio di marzo, risultò
sono essere originate dalle predette cause.
uguale. Sembrava uguale nel mese di aprile e maggio alle
Si può quindi trovare la ragione per cui le comete non
sono chiuse nello Zodiaco come i pianeti, e per cui sono stelle di secomla grandezza, in giugno, luglio c ag-osto alle
trasportate con movi.mcnti diversi in tutte le regioni del stelle di terza t-,'Tandezza, nei mesi ùi settembre, ottobre e
cielo. t a questn scopo che nei loro afelii, ùove il loro movi- novembre alle stelle di quarta; nel mese di dicembre e nel
mento è molto lento, esse sono molto distanti le une dalle mest' di genmtio dell'anno 1574 alle stelle di quinta, nel mese
altre e si attraggono mutuamente pochissimo. È per questa ùi febbraio alle stelle di sesta grandezza, c nel mesP di marzo
ragione che le comete che discendono da luoghi più alti, e sparì alla vista. Il suo colore all'inizio era chiaro, biancastro
che per conseguenza si muovono più lentamente nei loro e splendente, in st'>guito giallastro, e nel me!ic di marzo del-
afelii, devono risalire più in alto. l'anno 1573 rossastra come :Marte o la stdla Aldcbaran ma
La cometa che apparve nell'anno r6So distava dal Sole, nel mag~;io diwnne di un biancore livido, analogo a quello
nel suo perielio, meno della sesta parte del diametro del che osserviamo in Saturno, e conservò (]nel colore lino alla
Sole; e a causa dell'estrema velocità e di una certa densità fine, rlÌ\'l'llemlo tuttavia sempre più oscura. Tale fu anche
dell'atmosfera del Sole, dovette subire qualche resistenza, ed la stella sul pieùc destro del Serpentario, che i discepoli di
essere un po' ritardata, e avvicinarsi di più al Sole; e con- Keplcro, il 30 settembre, vecchio stile, dell'anno 1604 comin-
tinuando ad avvicinarsi sempre più ad ogni rivoluzione, essa ciarono ad osservare per la prima volta, e che con la propria
cadrà alla fine sul corpo del Sole. Nell'afelio, dove il suo luce superava la stella di Giove, benché la notte precedente
movimento è lentissimo, essa può essere ritardata dall'attra- cs:;;a apparisse pochissimo. A partire da quel tempo cominciò
zione delle altre comete, e cadere di colpo sul Sole. Così a poco a poco, a decrescere e nello spazio di quindici o sedici
anche le stelle fisse che si esauriscono a poco a poco in raggi mesi sparì alla vista. Si dice che l pparco 2a sia stato spinto
e in vapori, possono rinnovarsi per effetto delle comete che
cadono sulle medesime, e, riaccendendosi per via di questo
~' Il più grande astronomo dt•ll'anti.::hità, nacque a Nicca in Bitinia
nuovo alimento, apparire stelle nuove. Di questo genere sono c visse ari i\lcssauùria nel ~e.::. 11 a. C, Egli fu il ,·ero fondatore dt•ll'astro-
le stelle fisse che appaiono di colpo, che all'inizio ~ono e~tre­ nomia mat~mat'ir-"-: fu il prìm<, a !are !'nssH""zione !olldam<Ontalc ,\dia
mamente brillanti, e poi spariscono a poco a poco. Tale fu la prccesbionc degli equinozi e ad <~.ccorgersi che le st~lle a,·evano un moto
apparente parallelo al piano <i<>ll'editti~a. Tale teoria era esposta in una
stella che Cornelio Gemma non vide 1'8 novembre del 1572 nel- operJ, and:\ta pen\uta, d"l titolo Rdmglddaoionc d,•i punii f''/HÌ!Iuciali.
la Sedia di Cassiopea, sebbene egli esaminasse questa parte del Det~rminù la <JU<lntità di tale moto ÌII non menu di 3G•, l.ouona appro~·

cielo in una notte poco serena, e che vide la notte seguente simazìorre -se si cuusiJcra l'epoca . al va:ore udi~rno tis~Rto in 5o• per
anno. Sappiamu che lpparco puss~<h'va per in1cru la trigonometria rctti-
(ossia il g novembre) più brillante di qualunque stella fissa, linna e che nel suo T>"alla/o dd let•m·~ e do/ IYamolllllre del/~ sfdild, a~·eva
cedendo appena in luce a Venere. Tycho Brahe vide questa Jimu~tratu i principi della trigonometria sferi~a: scienza alhxa intera-

medesima stella l'n dello ste~so mese quando splendeva mente nuova e senza la quale nun vi può e~scre a~tnmomia. Fu pure il
primo a riconnseere e a <i are i mezzi per determinar~ l'~cc<·n1 ricità apparente
PRINCIPI iiiATIMATICl

ad osservare le stelle fìsse e ad elencarle in un catalogo da


una simile stella nuova e sommamente risplendente. -Ma le
fìsse, che a volte alterne appaiono e svaniscono, che crescono
a poco a poco, e con la propria luce non superano mai le
fisse di terza grandezza. sembrano essere di un altro genere,
e sembrano mostrare a volte alterne, durante la loro rota-
zione, una parte brillante e una parte oscura. Ora, i vapori
che sono udginati dal Sole, dalle stelle fisse e dalle code
delle comete, possono cadere a causa della loro graYità nel-
l'atmosfera dei pianeti ed ivi essere condensati e conwrtiti
in acqua e in spiriti umidi, e in séguiio a causa del lento SCOLlO GENERALE
calore venire trasfomtati a poco a poco in sali, zolfi, tinture,
limo, fango, argilla, sabbia, pietre, coralli c altre sostanze
terrestri.

nell'orbita solare e il luogo del suo apogeo. Altrettanto fece per l'eccen-
tricità dell'orbita lunare, cosi come determinò la parallasse della Luna
con buona approssimazione. L'unica opera che ci rimanga è il Comme1tl"
sopra Arato, la meno importante fra quelle da lui scritte.
L'opera si chiude cun tmo Sco! io Generale che compare solo
nella seconda edizione dell'opera. Dopo un'iniziale polemica
con la fisica ca-rtesiana, i due mdivi fandamellfali di questo
scolio sono rappresentati dalla dotlrina teologica e dall'espres-
sione Hypotht'SCS non fingo.
Con qurst'u!Hma Ne<RJtrm voleva rivwdicare ttlla scienza
una. precisa autonomia da ogni ca·usa esplicativa che rist:edesse
fnor·i dei fenomeni da .~piegare e, contemporaneamente voleva
nwnirla di una metodologia per cui suo fine diventm•a n.on il
perché dei fenomeni ma il come, ossùt il comportamento os-
servabile di essi. Non è il caso di ricordare irt questa sede
quale è stata l'importanza storica di questo atteggiamento;
basti soltanto dire che ispiri• gli illltministi della Enciclopedia
e che ad esso si attennero rigidill11tmte i positivisti inglesi e
francesi dell'8oo. Un esempio di questa posizione di Newton
J fornito dalle sue ripetute affermazioni di 11011 conoscere la
causa drlla gravitazÙ>IW, e dal suo dichiarare che allo scienziato
deve bastare che il feJI(JIJI.CIIO esista e si comporti come viwe
pret•hto.
Questa spina della gravitazione ci porta a riflettere sul primo
mokM dello scof.io: alla dottrina di Dio. In effetti non si può
dire che Newlon abbia nul'i espresso pubblicamente ttJt<l teologia,
tutfa;.'ia sia attrm•erso l'analisi delle sue opere sia at!mverso
l'analisi dei mattoscrilfi SÙWI" in g1·ado di de!ilwtre la sua po-
sr:ione uel modo seguente. Ne;rlort - sappiamo per certo -
era 1111 llltilariano e gli unifarùwi erano dei raziona!isfi. tlfa
7')0 I'RINCll'I M.HEMi\TlCl

si può anche dire che il suo era un m~·ù•1wlismo di U-po nuovo


(a wi attinse gran parte del JJI(Wimento illuministico), ossia
1m razirmalismo che, mmtre swr;:;eva. nella dùJùlità la garanzia
dell'ordine dcll'uuivcrsn, prnprio nella precisa conoscenza. dr:,i
limiti della raginnc frm•ava il modo di impiegare e far frullare
meglio gli strumeHti razimwli. (Jucslo cali successo Ncwton
ha fallo in mecwnica, qru:sto stesso avrebbe lenfato di fare in
teologia, ma JZOJI con altrettanto successo. 3l razionalismo !co-
logico si viene infatti ad a[Jiancare, ad un certo momcuto, tm
mislici.~mo che a 1mfle _çi colora d-i pa11teismo. lJa.$(a una lettura
dello Scolio per trovare e.~cmpi di qu(wfo dettt'.
Come spiegare la contraddizione che nasce dall' n/fcrmaz'irmc
contemporanea dell'autonomia della scienza e della presenza di L'ipotesi dei vortici è soggetta a moltE' difficoltà. Perché
Dio nel ntrmdo? Probabilmente, la spiegazione è di ordine sto- un qualsiasi pianeta, condotto il raggio wrso il Sole, descriva
rico: per un verso abbiamo lo scienziato f!:cH-iale che intravede il aree proporzionali ai tempi, i tempi periodici delle parti dci
campo di sviluppo più prnprio alle scienze e ne detta alctme vortici dovrebbero essere in ragione del quadrato delle di-
delle proprietà, per l'altro verso abbiamn l'uomo del proprio stanze dal Sole. Perché i tempi periodici dei pianeti siano
tempo, condi::innato appunto da quella cultura e da quella nella proporzione della potenza 3 /z delle loro distanze dal
religinne. l'er conseRuenza c',l continuamente qtte.çta alterna Sole, i tempi periodici delle parti dci vortici dovrebbero
sovrapposizione di pùwi: ora è ln .~cienzialo che a.f}erma la essere proporzionali alla potenza 3 / 2 delle loro distanze.
ragirmr. autonoma della sua .~citmza, om è il teologo che di froltle Perché i vortici minori possano conservare le loro rivolu-
alle ditfìcol!à incvntra!c dallo scùnziato è portato a lrnvare in zioni intorno a Saturno, Giove e agli altri pianeti e possano
Dio il modo di risol1•cre ttlta base le dif}ìcoltà stesse. Per l'obiet- navigare liberamente nel vortice del Sole, i tempi periodici
tivilll storica drobbiamo ,zggiungere che mentre nei lm11Jri pub- delle parti dei vortici solari dovrebbero essere uguali. Le
blicati da NeuJ!on 11iene costantemente affermata la posizione rivoluzioni del Sole e dei pianeti intorno ai loro assi, le quali
autonoma ,Mla scienza di fronte ad ogni forma di spiegazione dovrebbero accordarsi con i moti dci vortici, digcordano da
extra scientifica, le varie sol-uzioni mistiche $0110 posizirmi o tutte queste proporzioni. I moti delle comete sono somma-
$Ollecitate o private, a[fidate a manoscritti che nou vidC1'o mai mente regolari, osservano le medesime leggi dei moti dci
la luce. Infatti anche negli scritti teologici Pllbblic<~ti durante pianeti, e non possono essere spiegati per mezzo dei vortici.
la vita di Ne1l'fntt, trot"ianl(l IJUel processo di ra.ziona!izzazione Le comete sono trasportate con moti fortemente eccentrici
cui si è poco sopra 1lccemwlo. Per un'analisi più approfondila in tutte le parti del cielo, il che non potrebbe essere fatto
di questa cara!leristica sit·nazione, si rinvia all'Introduzione. se non si eliminano i vortici.
I proiettili della nostra aria risentono della resistenza
della sola aria. Eliminata l'aria, come avviene nel vuoto
boylcano 1 la resistenza cessa; in tal modo una piuma leg-

1 Si tratta del vuoto praticatu in grandi recipienti da una pompa


ad aria. Il meccanismo era stato in\'entato da Von Guericke che col suo
79' l'RlNCll'l MATHIA'HCI SCOLlO GENfi\ALE
793

gera e il pesante oro precipitano in questo vuoto con velocità stf"lle fisse non cadano, a causa della gravità, vicendevol-
uguale. E un identico ragionamento vale anche per gli spazi mente l'uno sull'altro, questo stesso pose una distanza im-
celesti che stanno sopra l'atmosfera della Terra. Tutti i corpi mensa fra di loro.
in questi spazi devono potcrsi muovere libetissimamentc; Egli regge tutte le cose non come anima del momlt~,-..Jna
perciò i pianeti e le comete devono poter ruotare in perpetuo, come signore dell'universo. E a causa del suo dominio suole
in orbite date per specie e per posizione, secondo le leggi essere chiamato Signore-Dio, ntXv-roxpci"t"cùp. Dio infatti è una
esposte sopra. t vero che per la legg"e di gravità si man- parola relativa e si riferisce ai servi: e la divinità è la signoria
tenanno nelle rroprie orbite, ma mediante que~te letrgi non di Dio, non ~ul proprio corpo, come vien ritenuto da coloro
poterono affatto aver acquistato fin dall'ini!'-io la posizione per i quali Dio è l'anima del mondo, ma sui servi. Dio è il
regolare delle orbite. sommo ente eterno, infmito, assolutamente perfetto: ma un
I sci principali piandi ruotano intorno al Sole in cPrchi ente senza dominio, benché perfetto, non è il Signore Dio.
concentrici al Sole, con la mede~ima direzione di moto e Infatti diciamo Dio mio, Dio vostro, Dio di Israele, Dio degli
approssimativamente sul medesimo piano. Dicci lune ruotano dèi, Signore dci potenti; ma non dkiamo eterno mio, eterno
intorno alla Terra, a Giove e a Satumo in cerchi conc<·ntrici, vostro, eterno di Israele, eterno degli dèi; non diciamo infinito
con la medesima direzione di moto, c appros~imnlivamente mio o perfetto mio. Questi appellativi non hanno rapporto
sui piani delle orbite dei pianeti. Tutti questi moti regolari con i servi. La voce Dio 2 significa sempre signore: ma non
non hanno origine da cause meccaniche; le comete infatti ogni signore è Dio. La dominazione di un ente spirituale
sono trasportate liberamente secondo orbite fortemente eccen- costituisce Dio, la vera dominazione il vero, la somma il
triche e in tutte le parti del cielo. A causa di qtwl genere sommo, la falsa il falso. E dalla vera dominazione SC"gne che
di moto le comete passano molto facilmente e molto celcr- il vero Dio è vivo, intelligente e potente; e dalle restanti
ntente attraverso le orbite dd pianeti, e nei propri afelii, perfezioni segue che è sommo o sommamente perfetto. l~
dove sono più lente e so.~tano più a lungo, ::ono talmente eterno e infmito, onnipotente e onnisciente, ossia, dura dal-
lontane le une dalle allrc, che si attirano mutuamente in l'eternità in eterno e dall'infinito è presente nell'infmito: regge
misur«. minima. Questa eh•ganiis:-:ima compagine del Sole, ogni cosa e conosce ogni cosa che è o pul1 essere. Non è
dei pianeti e delle comete non poté nascere senza il disegno l'eternità o l'infinità, ma è eterno e infmito; non è la dmata
e la potenza di un ente intelligente e potente. E se le stelle e lo spazio, ma dura cd è presente. Dura sempre ed è pre:-
fisse sono centri di analoghi sistemi, tutti questi, essendo sente ovunque, erl esi.,tendo sempre cd ovunque, fonda la
costruiti con un identico disP.gno, saranno soggetti alb po- durata c lo spazio. Poiché ogni particella dello spazio è
tenza dell'L:no: soprailulto i1l qnanto la luce delle stt~lle sempr<', e ogni momento indivisibile della durata è m•zuzque,
lisse è llt'lla stessa natura della luce del Sde, e tutti i :>Ì~lemi certamente L'utcficc e il Signore di tutte le cose sarà. sempre
inYiano la luce verso tutti gli ailri. E affinché i sistemi delle e nvunque. Ogni anima senziente nei diYersi tempi, nei di-
versi semi e organi di movimento è la medesima persona
esperimento dette delle sfere di l\la~dcburgo, rispondeva indirettamente
alla cartesiana negazione ùel vu"to>. Boyle non fece altro che perfezionare : Il nostro Pocock cleri va la parola "r\io" dalla parola araba d" (e
la pompa, e sembra che in questo lavoro il maggior meriio spetti a Hooke. in 'l\lalehe caso di) che 5Ìgnitica si~nore. E in questo senso i principi sono
talché anche la legge sull'aria, nold come legge, di Boy!<' è, almeno in chiamati dè-i: Salmo LXXXIV. 6 c Giov., X, 45· E :Mosè Ì' detto dio del
parte, di Hooke. La legge dice: la pr('ssione di un...'\ determinata quantiiil suo fratello Aronne e dio del r(' Faraone (/:.'sodo, IV, 16 e VII. r). E nello
d'aria moltiplicata per il ~u<-. y,~Jimw i- costante se rimalle costante la stesso senso una volta le anim" elci prln~ipi morti ven.i,·ano chiamate dio
temperatura. dalle genti, ma falsamente, P"l" difetto di dominio {N".d.A.).
794 l'IIINCIPI M.UEMATICI SCOJ.IO GENERALE 7'15

indivi,:ibile. Le parti sono successive nella durata, coesistenti con nessun senso, con nessun atto di riflessione; e, molto
nello spazio, ma nessuna delle due è data nella persona meno, abbiamo un'idea della sostanza di Dio. Lo conosciamo
dell'uomo o nel suo principio razionale, e molto meno nella solo attraverso le sue proprietà cd i suoi attributi, per la
sostanza pensante di IJio. Ogni uomo, in quanto sostanza sapicntissima e ottima struttura delle cose c per le cause
senziente, è un unico e identico uomo durante tutta la sua finali, e l'ammiriamo a rausa della perfezione; ma lo vene-
vita in tulti e nei sinf{oli organi di senso. Dio è un unko e riamo, invero, e lo adoriamo a causa del dominio. Adoriamo
identico Dio sempre e ovunque. È onniprcsente non per sola infatti come servi, e Dio senza dominio, provvidenza e cause
~·irlù., ma anche snstan.zialmente: infatti la virtil senza la finali non è altro che fato e natura. Da una cieca necessità
sostanza non put:J sussistere. In esso 3 gli universi sono con- metafisica, che è assolutamente identica sempre e ovunque,
tenuti e mossi, ma senza nc~sun mutuo perturbamento. non nasce alcuna varieh\ di cose. L'intera varietà delle cose
Dio non patisce nulla a causa dci moti dei corpi: questi create, per luoghi e per tempi, poté essere fatta nascere
non t:·ovano alcuna resistenza a causa dell'onnipresenza di soltanto dalle idee e dalla volont8 di un ente necessariamente
Dio. E manifesto che il sommo Dio deve esistere necessaria- esistente. Allegoricamente, infatti, si dice che Dio veda, oda,
mente, e per la stessa necessità è sempre e 01!;tnque. Di parli, rida, ami, odi, desideri, dia, prenda, goda, si adiri,
conseguenza egli è anche interamente simile a sé stesso, tutto combatta, fabbrichi, fondi, costrnisca. Infatti, ogni idea in-
occhio, tutto orecchio, tutto cervello, tutto braccio, tutta torno a Dio deriva interamente, per similitudine, dalle co.se
forza sensoriale, intellettiva e attiva, ma in modo niente umane, non certo perfetta ma tuttavia somigliante. Queste
cose intorno a Dio: sul quale spetta alla filosofia naturale di
affatto umano, niente affatto corporeo; in modo a noi asso-
lutamente sconosciuto. Come il cieco non ha idea dei colori, parlare muovendo dai fenomeni.
Fin qui ho ~piegato i fenomeni del cielo e del nostro
così noi non abbiamo idea dei modi con i quali Dio sapien-
mare mediante la forza di gravità, ma non ho mai fissato
tissimo sente e capisce tutte le cose. I'.: completamente privo
la causa della graviti't. Questa forza nasce interamente da
di ogni corpo e di ogni f1gura corporea, e pcrci!'J non puù
qualche causa, che penetra fmo al centro del Sole e dei
essere visto, né essere udito, né essere toccato, né deve essere
pianeti, senza diminuzione della capacità, e opera non in
venerato sotto la specie di alcunché di corporeo. Abbiamo
relazione alla quantità delle supafici delle particelle sulle
idea dei suoi attributi, ma non conosciamo affatto che cosa
quali agisce (come sogliano le cause meccaniche) ma in rela-
sia la sostanza di una cosa. Dei corpi vediamo soltanto le zione alla quantità. di materia solida. La sua azione si
ligure e i colori, sentiamo soltanto i suoni, tocchiamo sol- estende per ogni dove ad immense distanze, sempre decre-
tanto le superfici esterne, odoriamo soltanto gli odori e scendo in proporzione inversa al quadrato delle distanze. La
gustiamo i sapori; ma non conosciamo le sostanze intime gravità verso il Sole è composta della gravità verso le singole
particelle del Sole, e allontanandosi dal Sole decresce costan~
l Cosi pensavano gli· antkhi, come Pitagora, in CICERONE, De >wlrora temente in ragione inversa del quadrato delle distanze fmo
deorum, Jib. T; 'fALETE, Auassugom; VIRGILIO, Georgiche, lib. IV, V, zoo, all'orbita di Saturno, come è manifesto dalla quiete degli
ed Eneide, lib. VI, V, 721; FiLONE. Allegorie, lib. I, all'inizio; ARATO, in
Phtmom., all'inizio. Cosi anche gli ~crittori sacri come PAoJ.o, Alli, XVII, afelii dei pianeti, e fi.no agli ultimi afelii delle comete, po~to
~7. 2S; GIOVANNI, XIV, z; MosÈ, in Deul., IV, 39 e X. q; DAVIDE. Salmi, che quegli afelii siano in quiete. In verità non sono ancora
CXXXIX, 7. S. g; SALOMONE, l Re, VIli, 27; C!OnBU:, XXII, u, TJ. riuscito a dedurre dai fenomeni la ragione di queste proprietà
q; GEREMIA, XXIII, 23, Z.f. Gli idolatri imruagi.navdnO, ma fa\samcntt,
che il sole, la luna e gli astri, le anime degli uomini e le altre parti del della gravità, e non invento ipotesi. Qualunque cosa, infatti,
mondo fossero parti del sommo dio, e perciò da adorare (:-<.d.A.). non deducibile dai fenomeni va chiamata ipotesi; e nella
PR!NC11'1 MATEMATICI

fi.losofta sperùneulalc non tnJ\·ano posto le ipotesi sia meta-


fisiche, sia fisiche, sia delle qnalitit occulte, sia meccaniche.
In questa filosofia le pwpoc;izioni vengono dedotte dai feno-
meni, c sono rese generali per indm:ione. In tal modo diven-
nero nole l'impenetrabilità, la mobilità e l'impulso dei corpi,
le leggi del moto e la graviUt. Ed è sufftcienle che la gravità
esista di fatto, agisca secondo k leggi da IHJÌ esposte, e spieghi
lutti i muvimcnli dei corpi celesti c dPl no.':'tro mare.
Ora sarebbe lecito aggiungere qualcosa circa quello spirito
sottilissimo che pervade i grossi corpi e che in essi si tla-
sconde; mediante la forza e le azioni del C)Ualc le particelle INDICI
dei corpi a distanze minime si attraggono mutnam('nte e
divenute contigue aderiscono intimamente; i corpi elettrici
agiscono a distanze mag-giori, tanto respingendo quantfl at-
traendo i corpuscoli vicini; la luce viene emessa, riflessa,
rifratta, inflessa, e riscalda i corpi; tutta la sen5azionc è
eccitata e le membra degli animali si muovono a volontà,
ossia, mediante le Yibrazioni di questo spirito, si propaga,
attraverso i filamenti solidi dei nervi, dagli organi c~terni dei
sensi al cervello c dal cervello ai muscoli. J\.'la queste cose
non possono essere esposte in pod!C parole; né vi è sufficiente
abbondanza di esperimenti, mediante i quali le leggi delle
azioni di questo spirito possano essere accuratamente deter-
minate e mostrate.
!~DICE DEI NOMI

A Rernoulli D., l 17 n., 3'14·


Beruoulli G., .p, ·17·
Abctti G., 757 n. Rirch Th., l'J n.
AlLerto Magno, 657 n. Bloch L., 34, 49·
Alfonso (Re), 8r. Bon·lli (;. A., 18, 609, n2.'i n.
Anast~agora, 624 n. Boulliau T.. Ti"i, 613, (,q, (,.!5 n.
Ango P., 754, 756, 757· P~>ylc R., .!.\ • . f7, <Jl n., qln.,
Apollonio, 197, 201, 207. 127 n., 128 n., lf>j n., ]<Jl n.
Arato, 7:-lf> n., 794 n. Bradley J., 84, 617 n., 054 u.,
Archimede, B7, 117 n., 353, 363, 7~1. 782.

393· llrcwstcr D., <)n., 11 n., u n.,


Aristotele, 6r, 87, ro2 n., 133 n., .n, 50.
625 n., 628, 773· llurlt E. A., <)2 n.
Aronne, 793·
Augusto, 393·
Auzout A., 7]8, 7]fJ. 780. c
Avcrroé, 657 n.
Ayscongh \V., ro. Cajori .F., 50, 53·
Carlo Il, 27, tz8 n.
Cartesio, vedi Descartes.
B Cassini G., 563 n., 64:.!.
Cassini G. D., 6og, 640 n., U..p,
Bacone F., 58 n., Uo.t n. 647, 754· 779 n.
Bacone R., 657 n. Cellio N. A.. 754, 755. 757· 75X.
Baldwin A., 25. Chastelt"!, 1\Iaùanw du, 50, 53·
Barruw l., IO, II, 15, :q, 4f>, Cicerone, 794 n.
102n., 12Jn., 728n. Clarcke S., 21, 25, 35. 48.
Bartun C., JO. Clavio, H)J n.
Baytr G., 746, 751, 754, 760. Cohen ] . B., 40, 50.
Bc-nlk·y R., ·n, 28, 47, Sz. Colbert ] .. 67 n., l<J4 n.
Berkley, zs. ColcprL·~s. 662, 70').
Boo INDICF. DEl NOMI ll'DICE OH NOMI

Collius J., 16, 46, 417, 72':'3 n. Feuillée L., 651, Us~­ Hartsoeker, 25. Leibniz G. G., 22, 23, 25, ·26,
Conduitt j., l), 10. Filolao, (>l t) n. Haycs (Ues), Ch., 6so, 653. 29, jO, 31, 32, 33, .jU, 48, 102 n.,
Copernico N., 100 n., 553 n., 6HJ, Filone, 794 n. Hevelius, 84 n., JI:IS n., 640 n., roJ n., 395, 417 n.
620, 624 n. Flamsl!"ed J., 47, 57, j6Jn., 724ll., /2Y. 730, 731, ìJI. 7]2, Ll-onarùo da Vinci, 89 n., 394·
Coste M., 36. 642 n., ]2K, ]JI, 744. ]49, 751, ]76, ]SO. Linus F., 14.
,,
Cotcs H., 22. 23, 24, 25, zfi. ·tR. 760, ]81.
Funcenex (Li<'"), 117n.
Hiscock \V. G., 22 n.
Hubbes Th., 12811.
Lccke J., I], 28, 35, 47.
L~:cas
A., I.j.
Couplet C. A., r,51. Forti U., 49· Hooke H., 14, 15, 18, 19, 24, 36, Ldgi XlV, f>.'il n.
Cristin'l (r,.ffina), 73 n. Francis A., z.y. If.)3. 62:; n .. 756. 757· 7]8, 774.
Cysat (~. P., 73'· FrPsnel A. J ., 385 n. 792 n.
Frontino S. G., J()J. Horrox J., 704. M
HOwelcke J ., r•edi Hcvdius.
D )lach E., n., 94 n., 101 n.,
Hudùeu G., 41R. <)2
G
IJ':\lamhert J 11711. Huygens C., 14, 15, 17, 18, 22, 113 n., 117 n.
Daviùc·, 7'14 n. Galiki l~ .• 9, I8, 75. 88, 91 n., :zS, 47, 67, 88, 91 n., 9r, n., :Viachin J., 6yo.
l lt•saguli..,n; J., 17, j.'jl. 92 n.,')] n., 'l.J· n .. 113 n., Il] n. 104 n., 12], J2,':\, I]I, 16J, 2<)7, Marat J.-P., 36.
Dcscartes R., 10, II, IJ, 15, 21, 125 n., 126, 17·1· 380, 3~4. J'JJ, J·'i4 n., .385, (,ti, 619, 621, M<~.rccllo {console), 353 n.

55, 72, ~8. !:!q n .. 91 n., 93 u., 4.26, 43r, 523, 526, 551, s6.~ n .. 6z.'i n., 6J 1 n. ;\lariottc E., 12S.
q4 n., 102 n., 103 n., 1I4 n., 57'J n., (>25 n., (>3.'i n., r,4o n., Maxwcll J. C., IO..fll.
115 n., 11b n., 121 n., 1 ~s n., 65.'! n. l\"lelis P., 54·
Gal h: t, 754, 7 57. I 1\Ié·li~su lli Samo, t 2 1 n.
133 n., JB.jn., JKs. J~l:l •.'ii<l n.,
604 n., r,2R, 77.".. (~<LSS<'lll\Ì )~., fo.p ll. 1\!Prcalor (N. 1\autlmaun), 640.
Diodoro, 55 11. (~aynnr F., 53· lpparco, Io.~, 61q n., 72t n., \Il•rsenne _\l., 5 7'1 n.
7 ~4 n., 71->5. {~ .• 121 n.
:\-Jilhauli
Dugas R., IJ, .'i+ Gemm<t, J>Lj.
l lui\lcr (d~·), F., 22, 2q, ]O. Gcr<"min., n.]ll4 Moestlin l\-1., ti!..! n.
Geronc, J53 n. Montague Ch., 29.
GL·ymonat L., 32 n. K Montanari G., 755, 75(>, 757. 758,
E <~iacomo li, 2]. 7]1.
I<tint E., ro6 n. More L. T., 50.
Ciubbe, ]'J.J n.
Edleston ]., 15, 21, 2Jll., 25 n., (;iovanni, 79·1 n.
Kcill J., 25, 31, 48, 552 n. Mosè-, 793 n., 7'~4 n.
2•1 n. Ciulio Cesare, ]<Jj, 752.
Keplcro G., r6, 18, 94 n., J:-lS n., :'vlotte A., 2C>, so.
Einstein A., 37· 6r2, 613, (n4, 620 n., 6H,
Gottignics E. F., 77<J·
Euriques F., .f'"l, Q-t n .. Il] n., Gregory D., 16, 21, 2~. 624 n., 625 n., 637 n., 657 n ..
I l 7 Il.
(~regnry ] ., 21, 4ti. 65:'! n., 724 n .. 731, 768, 785. N
Estancel V., 772. Kinkhuysen, 46.
Grimaldi F. :\1., J:'lj.
Euclide, 10, 55 n., 153, 207, (~JH'ricke (von) U .. ]<)l n.
Kirch G., fLj, 750. Norwooli R., 6.p.
22.1 n., 563 n. Gug-li!O'lmo d'Orangc, ~7- h::uyré A., 4'1·
Eu!err• G. A., .p, J:-'15 n.
o
H L
F ùccam, rasoio di, 6o4 n.
Hn.iley E., T.! n., 18, T(), .!O, 29, T.ugrange J. L., 41, 393, 6-j.O, Oidengurg H., 12. 13, 14, z6,
Faraday )..f.. IO-} rr. ·17• 57• Sjll., 3.j., 12] n .. 163, 655 n. .j6, 72!:> n.
Ft·dcrico 1, R-1- n. 477• 563 n., ti.p n., 6so, f>G..j., La Hirc (dc), F., H)(), fo52. Orcste, 75'2.
Fericri.:o l l, (izo n. ].!.J. n., 7~~ n., 744, 750, 751, Lumpadio, 752. Usiamler, roo n.
Fermai P .. 128 n. ]5.!, 75·h ]'j6, ]SI, ]:";~. Lapla<.:t" 1'. S., 41, 3Y5· Oughtrcd \\'., 11.

SI- NEWI"ON.
JNJ}lCE f>U NOMI INDICE Dl'.l N"OMI

p y \\'iison \Vb., lf>.


Schouten F., I r.
Simeonc ùi Durham. 771.. Wren C., rS, 19, il:'i, 127, uH,
Pala A., 4lJ- Young Th., 3S5 n.
Sluse R, 418. ljl, 163, 237, 2•)].
Paolo (san), 7lJ4 n.
Paolo V, 76 n. Sncll W., Ij, jSj, 642 n.
Pappo, 55· Snuw A. J., 50. w
Pardies I., q. Somers Lord, 30.
z
Y.lallis j., 11, 20, LI, .t8, jl, 47,
Paris Matlhew, 773· ~pitz A., 53· 88, I l ] , ul:!. lJ]. Zi:tunerman, 757.
Pasca! R., rzH n., 3').~, 77!:3 n. Stanccl V., v~rli Estanccl.
Pcmbcrton H., ro. 1.!, 25, 20.
Stcvin S., C:J, TI] n., J<.JJ.
83, 6qo.
Storer A., 755· 771.
Peripatctici, (,!.
Strect, C>:w.
Petit P .. 77'8.
Pi<:ard J., Jj, nl, HJ() n., 64z, Stu.:trt, 27.
64G, 652, 77H n. ~tnrmy, 662, ]o<).
Pighetti Cl., 40 n., h7 n.
Pitagora, ;)fJJ n .. 794 n.
Platone, ro~ n. T
Pocock, 793 n.
Talcte, 794 n.
Polcui G., 25.
To\omco, 55 n., 3-"5 n., 6I•J, fl55 n.,
I'ontco, 75J, 7.'i5· 757· 759. 760,
]61. 6'ii n.
Pound j .. HJ. M.t 11., (,r,x, b.j], Townly, 609.
747, 7-llJ, 751, 7H2. TyL·ho Bra!w, 385 n., 612 n., (HO,
Preti G., 49. 624 n., 655 n., 723 n., 7·1r, n.,
J(14, 71'i-t.
R
Raphson J ., :q.. u
H.iccioli (padre), 385 n., 640 n.,
(>42 n. Urbrtno VIII. ]t; 11.
H.icher ]., 6so, Gs.i.
Roberval G., jùj n.
Rodolfo TI, 62o n. v
Rohault J., 21.
Varignon P., 117 n.
Ronchi V., 3i:i4 n.
Ruukc L., 1:27 n. Varin. 65o.
Rouse Bali, \V. \".'., u 11., un. Vavilov S. I., 10 n., n n., 13,
H.oyal Socicty, ro, IJ, 15, tk, rS n., 23, J.! n., 36, 37· 49,
Hl, 2ù, !8, jO, jl, 4f1, 47• 5], 115 n., 625 n.
I2::l, 417 n., 418 n., ù.p, 728 n. Vendeiin, 619.
Vespucci A., ]4611.
Viètc F., 1>17.
s Vinc.ent N., 1Q,
Salomone. 794 n. Virgilio, 79-i n.
Sauvcur )., ~pS. Vitruvin, 3<JJ.
INDICE DEL VOLUME

Iutroduzùme p. 7
Nota biografica " 45
Nota bihliografica . • 49
Prefazione dell'autore " 55
Prefazione dC'l\'autore alla seconda edizione 1
' 59
Prefazione ddl'crlitore alla seconda edizione u ()J

Prefazione dell'autore alla terza l'dizione l) 83


Introduzione alle DL•fmizioni c Assiomi • 87
Dl'!inizioni u !)I
Assiomi o leggi del rnuvimcnto . » II3

IL MOTO DEI CORPI - Lumo Pimltl.

Introduzione al primo libro p. 131)

SEZJ0:-<1:

I. ::'1-let<Jdn delle pnme (' delle nltirnt' ragiuni, col


cui aiuto si dimostrano le cose che ,;eguono . 141
II. Ricerca delle forze centripete \) 155
III. Il muto dci corpi nelle sezioni coniche eccentriche '75
IV. Ricerca delle orbite ellittiche, paraboliche ed
iperboliche a partire da un fuoco dato n Igo
V. Ricerca df·lle orbite in cui non è dato Jwssum1
dei due fuochi D 200

VI. Determinazione dei m0ti lungo orbite date » '239


Vll. .\scesa c discesa rettilinea cki corpi n 249
~o6 INlJIC"E DEL VOLUME

'"'
INf>ICE DEL VO!.UME

VIII. Determinazione delle orbite lungo le quali i corpi,


mossi da forze centripete qualsiasi, vengono fatti
Le proposizioni . p. GI6
Il moto dei nudi rlel!a Luna .
ruotare p. " fJ!)2
IX. Il moto dci corpi lungo orbite mobili, c il moto SCOLlO GENERALE
" 791
delle absidi . . . . . . . . . . . . . . . .
" Indice rlei nonu 799
X. Il moto dci corpi su superfici ùate, e il molo dci
pmdoli oscillanti , . . . . . . . . . . 2.'!5 Indice del volume Sos
)J
"
XI. Il moto dei corpi che tendono l'uno verso l"altro
con forze centriptJte . . . , . . . . . ~ 305
XII. Le forze attrattive dci corpi sferici . . . » 340
XIII. Forze d'attrazione dei curpi non sfrrici .
XIV. Il moto dei corpi piccolissimi, che sono agitati
con forze centripete che tendono verso lP diverse
parti di un qualche corpo grande . . . . . .

IL MOTO DEI CORPf - LIBRO SECONDO.

Introdu:d0nc rrl secondo libro . p. 393


SEZIONt:

I. Il moto dei corpi ai quali virnc rf'sistito in ra-


gione ddla velocità . . . . . . . . . . . . . JrJ7
Il. Il moto dci cnrpi ai quali viene resistito :wcnndo
il quadrato delle velocità , , . . . . . . . . » 401)
III. Il moto dci corpi ai fjnali viene resistito in parte
in ragione della velocità, in parte in ragione del
quadrato di essa . . . . . . . . . . . . » 4-1-3
IV. Il moto circolare dei corpi in mezzi resistenti
V. Densità e compressione dci fluidi: idrostatica .
VL Il moto ' la '"''''"" dci oocpi o<eillanti
VII. Il moto dci fluidi c la resistenza dci pn•iettili 510
VIII. Propagazione del moto attraverso i fluidi )) sss
IX. Il moto circolare dei fluidi. . . . . . . . . )) 579

IL SISTEMA DEL 1\IONDO - LIBRO TERZo.


Introduzione al terzo libro p. 597
Regole del filosofare " 603
I fenomeni . . . . . 6oS

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