Quanto
pesa
ognuna
delle
nostre
esperienze?
Il
video
di
Tom
Kalin
prova
a
sollecitare
la
nostra
capacità
di
osservare
ed
interrogarci
mentre
fa
da
colonna
visuale
al
brano
di
apertura
di
“The
Gloaming
3”,
“Meáchan
Rudaí
(The
Weight
of
Things)”.
Il
pianoforte
acustico
di
Thomas
“Doveman”
Bartlett
propone
all’inizio
una
sola
nota
ribattuta
e
poi
cresce
in
respiro
armonico
in
sintonia
con
la
voce
di
Iarla
Ó
Lionáird
che
distilla
musica
da
una
poesia
di
Liam
Ó
Muirthile,
un
inno
alla
madre:
“Il
mio
peso
mentre
mi
hai
portato
dentro
di
te
per
nove
mesi.
Il
peso
del
sedersi,
alzarsi,
stendersi.
Il
tuo
peso
che
non
ho
mai
alzato
da
terra
–
prima
di
seppellirti
nella
terra.
Il
tuo
peso
vivo.
Il
tuo
peso
morto”.
Dopo
due
minuti
di
immagini,
di
contrappunto
visivo
alla
cadenza
ipnotica
di
piano
e
voce,
fa
capolino
un
neonato
ed,
insieme
a
lui,
il
violino
danzante
di
Martin
Hayes,
ottanta
secondi
che
fanno
volare
la
canzone
prima
di
fermare
di
nuovo
il
tempo
e
riportare
l’attenzione
sulla
poesia
e
sui
contrasti
fra
splendide
immagini
a
colori
di
natura
rigogliosa
e
fotogrammi
storici
in
bianco
e
nero
di
vita
che
scorre,
per
chiudere
sulla
copertina
del
nuovo
album,
“Precipice”
di
Robert
e
Shana
ParkeHarrison:
un
uomo
con
un’ascia,
sull’orlo
del
baratro,
rivolto
non
verso
il
vuoto,
ma
verso
l’unico
albero
rimasto,
con
le
radici
scoperte
che
affondano
nel
vuoto.
Un
essere
umano
piccolo
rispetto
al
mondo
con
cui
si
sta
confrontando.
Sia
“Méachan
Rudaí”,
sia
“Amhrán
na
nGleann”
che
chiude
il
disco,
sono
meditazione
sulla
morte.
Il
piano
ci
introduce
anche
al
secondo
brano,
“The
Lobster”:
prende
corpo
uno
dei
fili
magici
che
attraversano
questi
brani,
sette
minuti
di
interplay,
di
passaggio
dal
sogno
al
vortice
della
danza
fra
il
violino
di
Martin
Hayes
e
la
speciale
ed
espressiva
“viola”
hardanger
d’amore
di
Caoimhín
Ó
Raghallaigh,
una
miracolosa
tensione
che
si
ripeterà
in
‘The
Old
Road
To
Garry”
e
nella
successiva
“Sheehan’s
Jigs”,
lampi
a
fendere
“gloaming”,
il
crepuscolo,
sostenuti
anche
dal
ritmo
della
chitarra
di
Dennis
Cahill.
Si
distingue
dalla
generale
impronta
scura
e
minimalista
anche
“Áthas
(Joy)”,
brano
particolarmente
caro
a
Iarla
Ó
Lionáird:
la
madre
di
Ó
Lionáird
l’ha
ricevuto
da
Liam
Ó
Muirthile
poche
settimane
prima
della
morte
del
poeta
il
18
maggio
2018,
a
sessant’otto
anni,
dopo
aver
pubblicato
il
suo
ultimo
lavoro
sul
camminare,
“Camino
de
Santiago:
Dánta,
poems,
poemas”.
“Ci
ho
lavorato
tutta
l’estate”
tiene
a
ricordare
il
cantante
a
proposito
di
“Áthas
(Joy)”.
Rispetto
ai
due
precedenti
album
in
studio
(nel
2014
e
2016)
del
quintetto
irlandese-‐ statunitense
nato
nel
2011,
“The
Gloaming
3”
è
meno
legato
a
brani
già
rodati
in
concerto.
Solo
tre
delle
dieci
canzoni
erano
già
state
suonate
dal
vivo
quando
si
sono
ritrovati
per
tre
giorni
di
registrazioni
nei
Reservoir
Studios
a
Manhattan,
lo
spazio
che
Bartlett
condivide
con
Nico
Muhly
and
Sufjan
Stevens.
In
precedenza,
a
più
riprese,
a
New
York,
Bartlett
e
Ó
Lionáird
avevano
lavorato
insieme
per
arrangiare
i
brani.
Ultimate
le
registrazioni,
Bartlett
ha
lavorato
ancora
un
mese
per
terminare
la
produzione
del
disco
che
è
uscito
il
22
febbraio.
Per
Bartlett,
rispetto
ai
lavori
precedenti,
il
terzo
disco
in
studio
“non
ha
dovuto
fare
i
conti
con
ampie
parti
musicali
cui
si
era
già
data
una
forma
precisa.
Ho
avuto
la
possibilità
di
prendere
decisioni
precise
sui
momenti
in
cui
imprimere
una
cambio
di
passo
a
livello
di
emozioni.
E
abbiamo
potuto
mostrare
lati
di
Martin
e
Caoimhín
diversi,
a
confronto
con
quanto
suonato
in
passato.
Per
esempio,
ho
potuto
suggerire
che
fosse
solo
Caoimhín
a
suonare
un
brano,
costruendo
l’arrangiamento
intorno
a
questa
scelta.
Questo
ci
ha
permesso
maggiore
profondità
e
precisione”.
Una
precisione
evidente
anche
nella
sincronia
di
piano
e
chitarra,
per
esempio
nell’accompagnamento
di
“The
Pink
House”,
ma
anche
“Reo”,
costruita
su
versi
di
Seán
Ó
Riordáin
e
di
Ó
Lionáird,
mostra
intesa
e
amalgama
fra
Bartlett
e
la
voce
di
Ó
Lionáird.
Voce
che
ritrova
il
lato
scuro
e
più
antico
della
poesia
irlandese
con
“My
Lady
who
has
Found
the
Tomb
Unattended”,
arrangiamento
di
versi
del
1609
di
Eoghan
Ruadh
mac
an
Bháird,
ottimi
per
il
registro
che
The
Gloaming
ha
scelto
di
privilegiare
con
gli
arrangiamenti
scarni
ed
efficaci
di
Bartlett.
alternando
un
tono
confidenziale
ad
uno
introspettivo
e
meditativo,
e
le
invenzioni
degli
archi
a
librarsi
e
a
costruire
spazi
inattesi.