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Ervin Laszlo • Stanislav Grof • Peter Russel

LA RIVOLUZIONE
DELLA COSCIENZA

CASA EDITRICE NUOVA ERA


LA RIVOLUZIONE
DELLA COSCIENZA
Dialogo transatlantico

due giorni con


Stanislav Grof, Ervin Laszlo
e Peter Russel

Redatto da Ervin Laszlo


Prefazione di Ken Wilber
Conclusione di Yehudi Menuhin
Titolo originale:
THE CONSCIOUSNESS REVOLUTION

Traduzione dall’inglese di
Leonardo Chiatti e Emanuela Baffari

Copyright Casa Editrice Nuova Era, 2000

Prima edizione italiana 2003

ISBN 88-86408-40-4

CASA EDITRICE NUOVA ERA


Via Antagora, 10 - 00124 Roma
Stanislav Grof è a capo del Programma Grof di
Addestramento Transpersonale e insegna all’Istituto di
California di Studi Integrali. È stato capo delle ricerche psi-
chiatriche del Centro di Ricerche Psichiatriche nel Meryland,
professore assistente di psichiatria all’Università John
Hopkins di Baltimora, medico, e accademico residente
all’Istituto Esalen a Big Sur, California.
Egli è il curatore di Ancient Wisdom and Modern Science
(Antica saggezza e scienza moderna) e di Human Survival and
Consciousness Evolution (La sopravvivenza umana e l’evoluzione
della coscienza), ed è l’autore di Realms of the Human
Unconscious (II reame dell’inconscio), LSD Psychotherapy
(Psicoterapia LSD), Beyond the Brain (Oltre il cervello), The
Adventure of Self-Discovery (L’avventura della scoperta di sé), e
The Cosmic Game (II gioco cosmico).

Ervin Laszlo è considerato l’esponente più avanzato della


filosofia sistemica e della teoria generale dell’evoluzione,
ed è anche noto per il suo lavoro nel campo del futuribile e
in quello del management. Già professore di filosofia,
scienze sistemiche, studi sul futuro in diverse università
degli Stati Uniti, Europa ed Estremo Oriente, Laszlo è autore
o coautore di 36 libri tradotti in 16 lingue, incluso il suo
recente The Whispering Pond (Lo stagno mormorante), ed è il
curatore di altri 30 volumi.
Attualmente, Ervin Laszlo è presidente del Club di
Budapest e direttore del Gruppo di Ricerca sull’Evoluzione
Generale, due organizzazioni da lui stesso fondate, ammini-
stratore dell’Università Interdisciplinare di Parigi, membro
dell’Accademia Mondiale per le Arti e le Scienze, membro
dell’Accademia Internazionale della Filosofia della Scienza,
senatore dell’Accademia Internazionale Medici, curatore del
trimestrale World Futures: The Journal of General Evolution (Il
futuro del mondo: il giornale dell’evoluzione generale) e curatore
della serie di General Evolution Studies (Studi sull’evoluzione
generale). Ha ricevuto il Premio di Pace del Giappone (Goi
Prize) nel 2001. Il suo libro recente, Macroshift: Navigating the
Trasformation to a Sustainable World, è stato pubblicato in
nove lingue incluso l’italiano (disponibile nell’autunno
2003) e il suo rapporto per il Club di Budapest, dal titolo You
can change the World, con prefazione di Mikhail Gorbaciov e
postfazione di Paulo Coelho (in pubblicazione nel 2003 in
Italia), è mondialmente riconosciuto come un manuale di
pensiero e comportamento etico e responsabile.

Peter Russell ottenne la sua laurea summa cum laude in fisi-


ca teorica e psicologia sperimentale, e una laurea in scienza
informatica all’Università di Cambridge, Inghilterra. Ha poi
viaggiato in India per studiare la filosofia orientale e al suo
ritorno ha dato inizio a ricerche sulla psicologia della
meditazione. Da allora la sua principale attenzione si è con-
centrata sull’esplorazione e lo sviluppo della coscienza
umana, integrandovi la concezione orientale e occidentale
della mente.
Fra i primi ad introdurre l’autosviluppo nel mondo degli
affari, il programma aziendale di Peter Russell ha ricevuto il
plauso di aziende come Apple, American Express, British
Petroleum e IBM. È autore di molti libri tra i quali The TM
Technique (La tecnica TM), The Brain Book (Il libro sul cervello),
The Creative Manager (Il dirigente creativo), The White Hole in
Time (Il buco bianco nel tempo), The Global Brain Awakens (Il cer-
vello globale si sveglia), Waking up in Time (Risvegliarsi in
tempo), e curatore di The Upanishads.
INDICE

Prefazione di Ken Wilber ....................................... Pag. 9


Introduzione di Ervin Laszlo ................................ » 13

Primo giorno - mattina


UN MONDO IN TRASFORMAZIONE
Valutazione delle possibilità di trasformazione » 17
Morte e rinascita: estinzione e rinnovamento » 30
Una rivoluzione della coscienza? ................... » 43

Primo giorno - pomeriggio


DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE
Mutamento della coscienza nella società,
mutamento del paradigma nella scienza .... » 51
Un ruolo per la spiritualità ........................... » 62

Primo giorno - sera


DALLA VISIONE ALL’AZIONE
Guarire noi stessi e guarire il mondo............... » 77
Sincronicità e connessioni curiose ................ » 82

Secondo giorno - mattina


IMPLICAZIONI PERSONALI
Il cambiamento dei valori ............................. » 89
Sugli scopi nella vita .......................................... » 100
Lo scenario del giorno del Giudizio - e oltre ..... » 112
INDICE

Secondo giorno - pomeriggio


IL MONDO E L’INDIVIDUO
Sulla nascita e lo sviluppo - la trasformazione
in un nuovo mondo.......................................... » 127
Una nuova mappa della realtà ...................... » 138
Sulle potenzialità dell’arte e la responsabilità
degli artisti........................................................ » 153
Valori ed etica rivisitati..................................... » 164

Secondo giorno - sera


LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE
Karma ................................................................... » 175
Coscienza ........................................................... » 186

Postfazione - riflessioni successive di Yehudi


Menuhin ............................................................. » 199
Libri degli Autori ................................................. » 207

Bibliografia............................................................... » 211
PREFAZIONE

La Rivoluzione della coscienza è una discussione straordi-


naria fra tre delle più belle menti del nostro tempo, arguta
nei suoi scambi, ampia nella sua portata, brillante nella sua
chiara nota per risvegliare la nostra coscienza e la nostra
consapevolezza.
Stanislav Grof è uno dei più grandi psicologici di tutti i
tempi, e sarà certamente riconosciuto tale dalla storia. I suoi
numerosi libri sono già leggendari, da Realms of the Human
Unconscious a Beyond the Brain a The Cosmic Game. Egli merita
non soltanto profondo rispetto, ma anche l’affetto genuino
dei suoi molti amici e colleghi. Stanislav Grof è un vero
pioniere nella moderna esplorazione dei vasti e apparente-
mente illimitati reami della coscienza, e le mappe di quel
paesaggio straordinario che egli ha disegnato lo illuminano
con una precisione e una passione che non hanno uguali
nel nostro tempo.
Peter Russell è un brillante teorico che porta una straor-
dinaria creatività ad ogni argomento che tocca. In libri come
The Awakening Earth, The Global Brain e The White Hole in
Time, Peter mette a fuoco sempre più ciò che potrebbe essere
la domanda cruciale del nuovo millennio: in che modo i
cambiamenti di coscienza determinano cambiamenti nel
mondo nel suo insieme? Se dobbiamo pervenire ad un
domani più gradevole, quali cambiamenti possiamo noi -
voi e io - realizzare in noi stessi immediatamente, cambia-
menti che condurranno ad un futuro più positivo? O è trop-
po tardi? Cosa si fa allora? Il modo in cui Peter affronta
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queste difficili tematiche rivela non solo un fine intelletto,


ma anche un cuore infinitamente compassionevole, cosa che
traspare da ogni pagina che scrive.
Ervin Laszlo non può che essere considerato un genio
del pensare in termini di sistemi. Tra i molti libri da lui scrit-
ti, vorrei citare The Systems View of the World, Evolution: The
Grand Synthesis, The Choice, The Whispering Pond, e Third
Millennium. Ervin Laszlo, probabilmente più di qualsiasi
altra persona oggi, ha gettato una luce filtrata da attenta ana-
lisi su un fatto sbalorditivo, ma spesso ignorato: viviamo in
un universo inesorabilmente interconnesso, in cui ogni sin-
gola cosa è collegata miracolosamente all’altra. L’opera da
lui compiuta, nell’arco di quarant’anni, ha voluto essere un
appello rivolto con parole chiare e coerenti affinché fosse
riconosciuto l’arazzo finemente intrecciato che costituisce il
nostro mondo, le nostre vite e speranze, i nostri sogni.
Elevandoci ad una visione d’insieme, Ervin ha aiutato innu-
merevoli persone a sfuggire a quelle limitazioni troppo
ristrette e a quella triste realtà frammentaria che per almeno
tre secoli hanno avvolto nella nebbia il mondo moderno. Ed
è proprio Ervin che, su suggerimento di Uwe Morawetz
dell’Università Internazionale della Pace di Berlino, ha
messo insieme le pagine di questo libro, pagine che riporta-
no una conversazione avvenuta nell’arco di due giorni tra i
tre autori con l’intento di, come scrive Ervin, “riflettere sulle
possibilità di pace nel mondo, per poi finire con il parlare di
crisi, trasformazione, obiettivi e valori, visioni del mondo,
comprensione verso noi stessi e gli altri, arte, scienza, reli-
gione e spiritualità. Più di tutto, parlammo di coscienza. Lo
stato della coscienza umana, scoprimmo ben presto, è alla
base di praticamente tutto”.
La conversazione si snoda attraverso un percorso che
tocca l’importanza della trasformazione della coscienza e
quella del modo di allevare i figli, passando poi ad altri
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fattori altrettanto importanti come la politica economica e


le istituzioni politiche, per giungere infine alla
conclusione che, come scrive ottimamente Peter Russell:
“Tutti noi stiamo mettendo insieme i pezzi che ci
consentono di dare più significato alle nostre vite,
rendendole più felici, sane e attente ai bisogni propri e
altrui. Ogni singolo pezzetto conta; a volte, proprio quel
nuovo piccolo pezzetto può costituire il pezzo mancante
che, facendo da anello di congiunzione tra gli altri,
conduce ad una svolta nella nostra vita, ad un risveglio
spirituale. Se pensiamo di dover cambiare gli altri, non
cogliamo il punto. Questo ci fa pensare che siamo in
qualche modo speciali. Ci mette in una posizione di
comando nel provare a controllare la situazione. Siamo
tutti parte della stessa onda di maremoto. La domanda più
importante che dobbiamo porci è: come posso allineare
maggiormente la mia vita a quell’onda? Come posso
agevolare un po’ quel cambiamento contribuendo anch’io
nel mio piccolo?”.
Stanislav Grof, Peter Russell e Ervin Laszlo hanno, in
questo libro come in molti altri, fatto sì, a parer mio, che più
persone giungessero a trovare la risposta a questa domanda.

Ken Wilber
INTRODUZIONE

Nell’estate del 1996, Stan Grof, Peter Russell e io tra-


scorremmo insieme due intense giornate, prima sulla terraz-
za a casa di Stan, situata tra i boschi fuori Mill Valley,
California, e poi ospiti della casa galleggiante di Pete nel
porto di Sausalito. Davanti a noi, un registratore e una lista
di domande alle quali eravamo ansiosi di trovare una rispo-
sta, un chiarimento, tanto per noi stessi quanto per gli altri.
Uwe Morawetz, dell’Università Internazionale della Pace di
Berlino, ci aveva chiesto infatti di riflettere sulle possibilità
di pace nel mondo, cosa che ci portò alla fine a parlare di
crisi, trasformazione, obiettivi e valori, visioni del mondo,
comprensione verso noi stessi e gli altri, arte, scienza, reli-
gione e spiritualità. Più di tutto, parlammo di coscienza. Lo
stato della coscienza umana, scoprimmo ben presto, è alla
base di praticamente tutto. Possiamo cambiare ed evolvere
la nostra coscienza in modo da trascendere l’attuale tenden-
za del mondo alla crisi “fuori”, e l’attuale crisi che ossessio-
na le nostre menti “dentro”? Posta la domanda in questi ter-
mini, ne conseguì una riflessione su come il fuori e il dentro
siano in relazione tra di loro. Ciò fece, a sua volta, sorgere
interrogativi sulla natura della mente e del mondo e su
cosa stiamo cominciando a scoprire in tal senso.
Ritornammo quindi a parlare del mondo che ci circonda
interrogandoci su come fare uso in maniera concreta ed effi-
cace di ciò che avevamo cominciato a chiamare la nuova
mappa emergente della realtà.
Il mio ruolo nella conversazione era duplice: vi
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prendevo sì parte, ma contemporaneamente dovevo


fungere, come concordato, da moderatore, con il compito
di non lasciare che la discussione sviasse, mantenendola
ben fecalizzata sulle questioni attinenti alla pace nel
mondo. In principio intendevo porre domande che
avrebbero agito da catalizzatore portando la conversazione
sulle tematiche prestabilite, ma presto scoprii che non era
necessario. Una volta avviata, la discussione andò avanti
da sé, appassionandoci tutti, come se si fosse accesa per
combustione spontanea.
Piuttosto che per un’eventuale digressione, la mia prin-
cipale preoccupazione si rivelò essere che ci trovavamo sem-
mai troppo d’accordo l’uno con l’altro: una discussione
presuppone un interagire tra punti di vista contrastanti.
Fortunatamente i contrasti arrivarono, non orizzontalmente,
imputabili a concetti e opinioni divergenti, ma verticalmen-
te, illuminando le principali domande da diversi angoli e
consentendoci in tal modo di scavare più a fondo alle loro
radici e fondamenta.
Successivamente, in qualità di redattore del testo, avevo
il compito di assicurare che la trascrizione della nostra con-
versazione fosse leggibile e digeribile per il lettore. Non fu
difficile. Ciascuno di noi aveva controllato il contenuto dei
propri interventi facendo direttamente riferimento alla tra-
scrizione letterale e fornendo poi un dischetto con il testo in
versione definitiva. Questo avrebbe garantito al lettore che
ciò che avrebbe letto su carta stampata sarebbe stato quello
che avevamo effettivamente voluto dire. Dopo avere
raccolto il materiale, mi assicurai solamente della sua
adeguata continuità e coerenza stilistica ed espressiva,
fornendo un’indicazione delle principali tematiche da noi discusse.
Ci auguriamo che seguire lo svolgimento della nostra
conversazione durante quei due intensi e memorabili giorni
in California possa trasmettere al lettore un po’ del senso di
eccitazione e passione da noi stessi sentito e che, riflettendo
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su ciò che è stato detto, egli andrà ad approfondire tali rifles-


sioni e discussioni, giungendo egli stesso a nuove percezio-
ni.
Non mi resta che ringraziare Uwe Morawetz e i suoi
colleghi dell’Università della Pace di Berlino per averci fatto
incontrare. Siamo altresì grati a Christina Grof per l’ospita-
lità che ci ha riservato nell’accoglierci nella loro casa: fu tutto
talmente perfetto che se le idee che ne scaturirono hanno un
qualche valore, lo dobbiamo senza dubbio anche alla grade-
volissima atmosfera in cui potemmo condividerle.

Ervin Laszlo
Primo giorno - mattina

UN MONDO IN TRASFORMAZIONE

Valutazione delle possibilità di trasformazione

LASZLO: È un vero e proprio punto interrogativo se ci sarà


possibile andare avanti nel mondo di oggi come abbiamo
fatto fino ad ora senza innescare un processo a catena di crisi
mettendo in pericolo la pace stessa. È un timore che si fa
strada sempre più in noi, e ciò è testimoniato dall’importan-
za che di questi tempi viene data alla parola “sostenibilità”.
Tutti parlano di sostenibilità, senza necessariamente ren-
dersi conto di cosa ci sia in gioco. È qualcosa di nuovo e
inaspettato nella storia della specie umana, il vivere in un
modo in cui non si può più vivere. Ne dovrebbe conseguire
necessariamente che dobbiamo cambiare. Temo che non sia
neanche più una questione di se cambieremo, ma con quale
tempismo ed efficacia cambieremo. Così, invece di discutere
sempre sulle stesse cose di cui tutti gli esperti non fanno che
parlare, semplicemente di quanti alberi vadano o non vada-
no abbattuti e altre questioni e implicazioni di tipo strate-
gico, dovremmo guardare dritti a quella che è la questione di
fondo: ho il sospetto che le prime domande che ci dovrem-
mo porre siano dove siamo, cosa siamo, e come guardiamo al
mondo e a noi stessi.
Potremmo essere prossimi a trovarci di fronte ad un
bivio senza precedenti. Fino ad oggi, i grandi bivi nella
18 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

storia si sono analizzati in un secondo momento rispetto


alla loro comparsa. Ma oggi sarebbe troppo rischioso.
Dovremmo farci un’idea di cosa ci aspetta e agire conscia-
mente per aumentare le nostre possibilità. Per poter racco-
gliere questa sfida, dobbiamo fare un po’ di luce su alcuni
dei fattori alla base dell’attuale cambiamento epocale.
Per cominciare suggerirei che se vogliamo sopravvivere
e svilupparci, e già forse soltanto per non arrivare ad estin-
guerci, dobbiamo considerare in modo nuovo il nostro
modo di concepire l’universo, l’essere umano e l’idea
stessa che abbiamo di progresso e sviluppo.

RUSSELL: Parli di estinzione, ma cos’è che rischia di estin-


guersi? Non credo che arriveremo a distruggere la vita su
questo pianeta. La vita è molto forte. Molte importanti spe-
cie si sono estinte nel passato, ma la vita si è affermata. In
effetti, se non fosse stato per l’immane catastrofe che ha
determinato la scomparsa dei dinosauri 65 milioni di anni
fa, e l’85 per cento delle altre specie di allora, l’essere
umano potrebbe non essersi mai evoluto. Può darsi che
l’uomo sia oggi causa di un’altra importante estinzione di
specie. In tal caso, sarà la prima volta che ciò è stato
provocato da una delle specie stesse del pianeta, cosa che fa
di questo un evento senza precedenti, ma la vita tornerà ad
affermare se stessa. Se si dovesse effettivamente verificare
tale estinzione di specie importanti, ne conseguirebbe di
certo la nostra autodistruzione, ma non arriveremo a far
scomparire del tutto la vita su questo pianeta.
Lo scenario peggiore che si potrebbe prospettare è quel-
lo della distruzione dello strato di ozono. Se arriviamo a
tanto, la vita sulla terra non sarebbe più possibile. I raggi
ultravioletti sono pericolosi tanto per gli insetti, le piante e i
microrganismi quanto per gli esseri umani. Ma la vita marina
continuerebbe; è esistita per miliardi di anni prima della
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 19

formazione dello strato di ozono, e una volta che questo si


fosse ricostituito, la vita potrebbe tornare ancora una volta a
colonizzare la terra.
Non penso che questa prospettiva abbia molte probabilità
di concretizzarsi. Cosa assai più probabile è il verificarsi di
una serie di catastrofi economiche e ambientali di vaste pro-
porzioni che porterebbero alla caduta della civiltà occiden-
tale. Ma ciò non rappresenterebbe la fine dell’umanità. Vi
sarebbero probabilmente sacche di popolazioni indigene
sopravvissute che potrebbero alla fine dare vita a civiltà
future, si spera più sagge delle nostre. Perfino la caduta della
civiltà occidentale non implicherebbe necessariamente la
nostra fine. Abbiamo assistito al collasso del sistema
sovietico, ma ciò non ha significato la fine di tutte le sue
genti. Ha comportato molti cambiamenti e tempi duri per
molti, ma i più sono ancora vivi.

LASZLO: L’estinzione di specie, sfortunatamente, è sempre in


agguato. Il forte sussulto avvertito dalla civiltà occidentale
potrebbe avere della gravi conseguenze: il potenziale bellico
e quindi distruttivo di cui disponiamo potrebbe distruggere,
se non tutta la vita sulla Terra, tutte le sue forme più evolute,
per rigenerare le quali occorrerebbero migliaia di anni, per-
fino milioni nel peggiore degli scenari. Naturalmente la vita
continuerebbe su questa Terra, poiché, salvo il verificarsi di
una catastrofe di dimensioni cosmiche, la Terra continuerà
ad esistere per altri miliardi di anni.
Ma prendiamo in esame un caso concreto. Oggi gli Stati
Uniti contano su una eccedenza alimentare tale da coprire il
fabbisogno della popolazione per circa 40 giorni. Ma questa
è rimasta prerogativa degli USA. Se i paesi poveri dovesse-
ro confrontarsi con una grave diminuzione del raccolto, non
disporrebbero del denaro per importare i generi alimentari
necessari. E comunque, queste scorte non durerebbero a
lungo in caso di una grave crisi in Africa o in Asia.
20 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

Cosa accade allora? Cosa accade se la capacità di sosten-


tamento in termini di popolazione mondiale del pianeta
Terra diminuisce da 6 miliardi a, diciamo, 5 o 4 miliardi?
Cosa accade nel momento in cui la “restante” popolazione si
vede ridotta a vivere al di sotto della soglia di sussistenza?
Ne possono conseguire conflitti, epidemie di vaste propor-
zioni, migrazioni di massa. L’intero sistema ne verrebbe
scosso. Non voglio soffermarmi sull’aspetto apocalittico
della questione, ma è indubbio il fatto che incombe su di noi
una minaccia di tale entità che andrebbe a scuoterci fin nel
profondo. Ciò significa che dobbiamo cambiare il modo
occidentale di guardare alle cose.
Recentemente sono stato in Asia, e ancora una volta ho
visto quante poche possibilità abbia la povera gente di cam-
biare una realtà fatta di stenti. La maggior parte del genere
umano vive quasi al limite della sussistenza, e questo con-
tribuisce alla distruzione del sistema alla base della vita.
Abbiamo un problema a 360 gradi che non ci lascia scel-
ta, se non quella di adattarci conseguentemente, e ciò signi-
fica mutare la coscienza dominante. Questo è alla base del
problema. Dobbiamo iniziare a pensare diversamente, a sen-
tire diversamente, e a rapportarci l’uno con l’altro e con la
natura in modo differente. Altrimenti, il pericolo che corria-
mo è enorme. Ora ci troviamo tutti nella stessa barca.
Credete che siamo capaci di cambiare? C’è una qualche pos-
sibilità concreta di riuscire ad ottenere un radicale cambia-
mento a livello della coscienza?

GROF: Per più di quarant’anni ho condotto ricerche su stati


non ordinari di coscienza indotti da potenti forme esperien-
ziali e sostanze psichedeliche in psicoterapia, oltre a quegli
stati straordinari che si verificano spontaneamente. In tutto
questo tempo, ho visto diversi esempi di profonda trasfor-
mazione dell’individuo. Tali cambiamenti comportavano
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 21

una significante riduzione dell’aggressività e un generale


aumento della compassione e della tolleranza. Con l’accre-
scersi della capacità di godersi la vita, si assisteva ad una
notevole diminuzione dell’impulso insaziabile di perseguire
obiettivi lineari, che sembrano esercitare un potere così
magico sull’individuo del mondo occidentale industrializza-
to e sulla nostra società tutta: la convinzione che più si ha
meglio si sta, che la crescita economica illimitata e un pro-
dotto nazionale lordo raddoppiato o triplicato ci renderanno
tutti felici. Un altro rilevante aspetto di tale trasformazione
era costituito dall’emergere di una spiritualità dalla natura
universale e aconfessionale, caratterizzata dalla consapevo-
lezza dell’unità alla base di tutta la creazione e di un profon-
do legame che unisce gli individui, le specie, la natura e il
cosmo intero.
Non nutro, dunque, alcun dubbio sul fatto che una
profonda trasformazione della coscienza sia possibile nel-
l’individuo e che aumenterebbe le nostre possibilità di
sopravvivenza se avvenisse su scala sufficientemente ampia.
Naturalmente, resta aperta la questione su se una tale tra-
sformazione coinvolgerà una parte di popolazione sufficien-
temente vasta in tempi sufficientemente brevi da poter fare
una differenza. La questione pratica è se tale mutamento
possa essere agevolato e con quali mezzi, e quali sarebbero i
problemi che una tale strategia comporterebbe. Ma è nella
stessa personalità umana che si vengono a trovare quei mec-
canismi che potrebbero intervenire per una trasformazione
profonda e desiderabile.

LASZLO: Stiamo assistendo ora a cambiamenti nel modo di


pensare della gente che lasciano ben sperare per una prossi-
ma e importante rivoluzione della coscienza. Come ce lo
spieghiamo? Ha a che vedere con il fatto che ci sentiamo
minacciati, o è un evento a sé, una semplice coincidenza?
22 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

RUSSELL: Penso che un legame ci sia. Ma non credo che la


minaccia incombente sia la causa della trasformazione, in
quanto entrambe hanno la stessa origine: la coscienza
materialistica della nostra cultura. Questa è la causa origi-
naria della crisi globale; non la nostra etica degli affari, la
nostra politica o anche lo stile di vita di ciascuno di noi.
Questi non sono che sintomi di un problema ben più
profondo. La nostra civiltà nel suo insieme è insostenibile.
E la ragione della sua insostenibilità va ricercata nel fatto
che il nostro sistema di valori, la coscienza con cui ci rela-
zioniamo al mondo, è una modalità insostenibile della
coscienza.
Ci hanno insegnato a credere che più cose possediamo,
più cose facciamo, maggiore è il controllo che esercitiamo
sulla natura, più saremo felici. È questa la causa del nostro
agire così consumistico, basato sullo sfruttamento e noncu-
rante del resto del pianeta, o anche degli altri nostri simili. È
questa stessa modalità di coscienza che è insostenibile.
Oggi, solo il 10 per cento della popolazione umana è
classificata come benestante: ovvero solo una ristretta fascia
della popolazione è in possesso di risorse economiche tali da
consentirle, dopo aver provveduto al cibo, al vestiario, alla
casa e ad altre necessità fisiche, di acquistare beni di lusso.
Ma queste persone consumano oltre i tre quarti delle risorse
del pianeta. Appare ormai chiaro che ciò non è sostenibile;
non c’è modo alcuno di rendere sostenibile un tale stile di
vita nel futuro per l’intera popolazione umana, in particola-
re per una popolazione in crescita.
La buona notizia è che si sta mettendo simultaneamente
e diffusamente in seria discussione questa cultura materiale
e la stessa coscienza materiale da cui ha origine: qui in occi-
dente, dove si conduce la vita più lussuosa, sempre più per-
sone cominciano a riconoscere che ciò non funziona; non ci
da ciò che vogliamo veramente. Possiamo procurarci il cibo
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 23

al supermercato. Possiamo viaggiare ovunque nel mondo,


indossare abiti eleganti, vivere in ville di lusso. Ma ciò non
soddisfa le nostre necessità più profonde, interiori e spiri-
tuali. Nonostante tutte queste opportunità materiali, ci si
sente depressi, insicuri e non amati come prima.

GROF: In un certo senso, è proprio la saturazione, il pieno


appagamento delle necessità materiali che ha creato una
crisi di significato e l’emergenza di bisogni spirituali nella
società. Per lungo tempo ci hanno dato l’illusione e la falsa
speranza che un aumento di beni materiali in sé e per sé e da
solo possa essenzialmente cambiare la qualità della nostra
vita e procurare benessere, appagamento e felicità. Ebbene,
la ricchezza dei paesi occidentali industrializzati si è accre-
sciuta terribilmente, in particolare in certi strati della società.
Molte famiglie vivono nell’abbondanza: una casa grande,
due frigoriferi colmi di cibo, tre o quattro macchine nel gara-
ge, la possibilità di fare una vacanza ovunque nel mondo. E,
tuttavia, niente di tutto questo risulta appagante; ciò a cui
assistiamo è un aumento dei disturbi emotivi, abuso di stu-
pefacenti e alcoolismo, criminalità, terrorismo e violenza tra
le mura domestiche. C’è una mancanza generale di signifi-
cato, valori e prospettive, un’alienazione dalla natura e una
tendenza generalmente autodistruttiva. È la consapevolezza
del fallimento della filosofia prevalente che rappresenta un
punto di svolta nella vita di molte persone. Queste iniziano
a cercare un’alternativa e la trovano nella ricerca spirituale.

LASZLO: È quasi come se ci fosse qualcosa nella psiche col-


lettiva dell’umanità che stia lanciando un segnale
d’allarme, incentivando al cambiamento.

RUSSELL: È anche simile a ciò che dovette attraversare il


Buddha nella sua vita, prima di divenire il Buddha. Nacque
24 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

in una famiglia molto ricca. Era un principe, il quale posse-


deva tutto ciò di cui poteva aver bisogno: cibo prelibato,
ogni genere di ricchezza, gioielli, baiadere, qualsiasi cosa
potesse desiderare. Ma comprese che tutti questi agi non
ponevano fine alla sofferenza, una sofferenza a cui assisteva
tanto all’interno della sua famiglia e tra i cortigiani quanto
tra il popolo là fuori. E così decise la sua missione: trovare
un modo per porre fine alla sofferenza.
Oggi stiamo attraversando un processo parallelo. In ter-
mini di benessere di cui godiamo oggi, la maggior parte di
noi è perfino più ricca del Buddha principe. E, come lui, stia-
mo cominciando a renderci conto che questo non fa cessare
la sofferenza, a volte ne è la causa stessa. C’è un profondo
interrogarsi collettivo sul significato della vita: Chi siamo?
Perché siamo qui? Cos’è che vogliamo veramente? Non è
solo uno di noi, ma milioni e milioni di persone che stanno
cercando, al di là della cultura materiale, un significato più
profondo, una pace interiore e un modo per soddisfare la
loro fame spirituale.

LASZLO: Si intravedono segni di speranza. Se tutti fossero


convinti del fatto che la loro felicità dipenda dal benessere
materiale di cui godono e dall’accrescerlo secondo il modo
in cui viene concepito comunemente il progresso, avere di
tutto e di più, allora non vedremmo alcuna luce alla fine del
tunnel. Se c’è un cambiamento concreto nel modo di pensa-
re della gente, c’è speranza che stia emergendo una cultura
più idonea.

GROF: HO lavorato con persone che si proponevano nella


vita un obiettivo di portata tale da richiedere loro decenni di
sforzi intensi e continui per raggiungerlo. E quando alla fine
ottenevano lo scopo prefissatosi, cadevano in profonda
depressione, poiché si aspettavano qualcosa che il
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 25

raggiungimento di tale obiettivo non poteva dare loro.


Joseph Campbell definì questa situazione “arrivare in
cima alla scala e scoprire che poggia sul muro sbagliato”.
Questa ossessione per conseguimenti lineari di vario tipo
è qualcosa che ci caratterizza tutti molto, individualmente
ma anche collettivamente, in tutta la cultura occidentale:
inseguire l’illusione di una felicità che sembra sempre esse-
re raggiungibile nel futuro. Le cose non sono mai soddisfa-
centi per come sono; sentiamo che qualcosa deve cambiare.
Vogliamo apparire diversi, avere più denaro, potere, una
posizione sociale più elevata, più fama, un partner diverso.
Non viviamo appieno nel presente. La nostra vita è sempre
all’insegna della provvisorietà, in vista di un futuro miglio-
re. Questo costituisce un modello vuoto, insaziabile, che ci
porta a condurre una vita noncuranti dei veri conseguimen-
ti. Vediamo intorno a noi esempi di persone che hanno già
conseguito ciò che pensiamo renda felici, Aristotele Onassis,
Howard Hughes e molti altri, e ci rendiamo conto che per
loro non ha funzionato, ma non impariamo la lezione; conti-
nuiamo a credere che nel nostro caso sarebbe diverso.
Al contempo, ho visto più volte persone in grado di sco-
prire le radici psicologiche di tale modello e riuscire ad estir-
parle, o perlomeno a ridurre il potere che esso esercitava
sulla loro vita. Ciò che accomunava queste persone era il
rendersi conto di come tale atteggiamento nei confronti della
vita sia strettamente connesso al fatto che è radicata nel
nostro inconscio la percezione incompiuta del trauma subito
con la nascita biologica. Siamo nati anatomicamente, ma
non abbiamo del tutto assorbito e integrato il fatto che
siamo sfuggiti alla morsa del canale da cui siamo venuti alla
luce. È una memoria ancora viva nel nostro inconscio.
Questo lascia in noi un’impronta attraverso cui filtriamo la
realtà che ci circonda e il nostro ruolo in essa. Come il feto
che lotta sul punto di venire alla luce, non possiamo godere
26 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

della situazione presente. Cerchiamo una soluzione nel futu-


ro, una soluzione che sembra essere sempre davanti a noi.
Gli esistenzialisti chiamano questa strategia autoproiezio-
ne: immaginarsi in una situazione migliore nel futuro e poi
inseguire questo miraggio. Si tratta di una strategia perden-
te, indipendentemente dal raggiungimento o meno dell’o-
biettivo, poiché non soddisfa mai le nostre aspettative. Porta
soltanto ad una vita non autentica, incapace di soddisfare
veramente; un tipo di esistenza che alcuni definiscono come
una “corsa del topo” o una “ruota del mulino”. L’unica solu-
zione è di fare un lavoro di introspezione e completare que-
sto modello attraverso un processo di rinascita psicospiri-
tuale. Il pieno appagamento deriva alla fine dall’esperienza
della dimensione spirituale dell’esistenza e della nostra divi-
nità, non dalla ricerca di obiettivi materiali di qualsivoglia
genere o portata. Nel momento in cui si identificano corret-
tamente le radici psicospirituali di tale modello di insaziabi-
le avidità, ci si rende conto della necessità di cercare le rispo-
ste dentro se stessi e di intraprendere una trasformazione
interiore.

LASZLO: Questa consapevolezza è in fase di accrescimento?

GROF: Sembra proprio di sì. Sento che ha a che fare con il fatto
che sempre più persone stanno giungendo alla conclusione
che l’autoproiezione è una strategia perdente che porta al fal-
limento, poiché hanno provato il senso di insoddisfazione che
genera il successo materiale o, viceversa, hanno incontrato
problemi insormontabili nel loro perseguimento di obiettivi
esterni. In entrambi i casi non resta loro che ritrovare se stessi
interiormente e iniziare un processo di trasformazione inte-
riore. Inoltre, il fallimento stesso su scala globale della strate-
gia basata su una crescita economica illimitata può rappre-
sentare un fattore condizionante in questo processo.
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 27

Sfortunatamente, molti di coloro che stanno vivendo una


così radicale trasformazione sono oggetto di diagnosi sba-
gliate da parte di psichiatri che li definiscono psicotici e pre-
scrivono loro calmanti. Mia moglie Christina e io crediamo
che vi sia un consistente sottogruppo di individui attual-
mente in cura come psicotici e che in realtà stanno attraver-
sando una difficile trasformazione psicospirituale, o “emer-
genza spirituale”, come la chiamiamo noi.

RUSSELL: In un certo qual modo, la nostra intera cultura sta


attraversando un’emergenza spirituale. Gran parte di ciò
può essere attribuito ai cambiamenti avvenuti alla fine degli
anni sessanta. Per la prima volta, un’ampia fascia di società
iniziò a sfidare l’allora visione del mondo, contrapponendo-
vi un altro modo di operare, un altro modo di relazionarsi
tra individui e con il mondo che non fosse basato sul vecchio
paradigma materialista.
Col senno di poi, molto di ciò che avveniva allora può
apparirci oggi come ingenuo, ma le intuizioni di fondo non
sono cambiate, e hanno lasciato un segno profondo nella
nostra cultura. Tornando a quel periodo, la meditazione era
vista come qualcosa di piuttosto strano. Oggi, molte persone
praticano la stessa forma di meditazione; ne è previsto l’in-
segnamento anche presso alcuni luoghi di lavoro. È divenu-
ta un’attività di tutto rispetto. Lo stesso dicasi per lo yoga.
Negli anni sessanta era considerato d’avanguardia. Oggi,
sono in milioni a praticarlo.
Oppure, prendete la psicoterapia. In passato, rivolgersi
ad uno psicologo lasciava pensare a gravi problemi psicolo-
gici; si veniva considerati come seriamente disturbati. Oggi,
in California, è vero il contrario: non sottoporsi a psicotera-
pia è sintomo che c’è qualcosa che non va in te. Anche colo-
ro che consideriamo come psicologicamente sani stanno
constatando che potrebbero non star vivendo ancora tutto il
28 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

loro potenziale, e riconoscono di aver bisogno di aiuto per


far luce su quegli atteggiamenti e modalità di pensiero che
potrebbero trattenerli dall’esprimerlo appieno.
Trent’anni fa si nutriva poco interesse per lo sviluppo
delle proprie capacità. Oggi, è all’ordine del giorno. Ai tempi
in cui ero studente a Cambridge, negli anni sessanta, la libre-
ria principale, una delle più fornite in Gran Bretagna, desti-
nava soltanto uno scaffale a testi di filosofia esoterica e dot-
trine spirituali. Oggi, basta andare in qualunque città per
trovare almeno una libreria, se non con tutta probabilità una
mezza dozzina, che riservi un intero reparto a testi sulla
coscienza e su concetti metafisici.
È il mercato a testimoniare l’aumentare di tale interesse.
Da diversi anni ormai, circa il 50 per cento, e a volte anche di
più, dei libri più venduti tratta lo sviluppo delle proprie
capacità, la spiritualità, o la coscienza. Questo è ciò che la
gente legge, ciò a cui è interessata. Lo stesso dicasi per i film
al cinema o alla televisione, le riviste, e addirittura Internet.
È un’onda che sta rapidamente travolgendo tutti.

LASZLO: Tutto ciò solleva una questione che mi ha sempre


affascinato e continua ad affascinarmi sempre più, ovvero
che sussista la possibilità che noi, in quanto individui, non
siamo prigionieri del nostro cranio e intrappolati nella
nostra pelle, ma siamo intimamente legati l’uno all’altro, e
forse a tutta la vita su questo pianeta. Ciò fa sì, che quando
si presenta una situazione come quella attuale che ci vede
minacciati da un pericolo imminente, vi sia come qualcosa
che, sebbene la maggior parte della gente non ne sia consa-
pevole consciamente, penetri nella sua mente, attivi segnali
d’allarme, la focalizzi sul cambiamento, e lo incentivi. Forse
non è del tutto esagerato dire che vi è qualcosa come una
mente dell’umanità, una noosfera, un inconscio collettivo
operante in tutti noi e intorno a noi, il quale sta cominciando
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 29

a manifestarsi a livello della coscienza individuale.


Potrebbero esserci forze operanti in questo mondo al di là di
quelle economiche, politiche e sociali consuete. Ciò è
importante per la nostra sopravvivenza; la situazione appa-
rirebbe quasi senza speranza se vista unicamente alla luce
degli usuali fattori; con loro non faremmo mai in tempo a
cambiare.
Il fatto è che ci sono dei tempi da rispettare insiti nelle
dinamiche del nostro mondo, e non sono da sottovalutare.
Si sarebbe dovuto attuare ieri il cambiamento, per dire, per
evitare la crisi domani. Ma se c’è qualcosa nel nostro incon-
scio collettivo che può penetrare nella nostra coscienza
individuale, allora la situazione non sembra poi così dispe-
rata.

GROF: Non potrei essere più d’accordo. Gli eventi nel mondo
non sempre seguono una logica lineare. Sia tu, Ervin, che io
proveniamo dall’Europa dell’est e ne abbiamo seguito con
grande interesse gli sviluppi politici. Penso che conveniate
con me sul fatto che se qualcuno ci avesse preannunciato la
caduta del muro di Berlino di lì a poco, ne avremmo sorriso,
e avremmo lasciato cadere l’argomento ritenendola una
sciocca fantasia. Altrettanto improbabile ci sarebbe sembra-
to che, dopo 40 anni di totalitarismo e controllo politico
dispotico da parte dell’Unione Sovietica, Gorbaciov avrebbe
semplicemente perso interesse su paesi satellite, come
l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Polonia e altri ancora,
accordando loro la libertà. E di certo, non sarebbe stato faci-
le prevedere che praticamente dall’oggi al domani,
l’Unione Sovietica si sarebbe semplicemente disintegrata e
avrebbe cessato di esistere come superpotenza. Non c’era
modo alcuno per cui questi eventi si sarebbero potuti
prevedere semplicemente deducendoli dal passato. Dove-
vano esserci altri fattori in gioco.
30 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

LASZLO: Che tali processi avvengano in maniera non lineare


e inaspettata, avremmo dovuto saperlo, ben conoscendo il
modo in cui i sistemi complessi operano e trasformano. Le
più grandi trasformazioni non si possono prevedere nel det-
taglio; tutto ciò che possiamo dire è che porteranno con sé
novità radicali. Ma ha un tale rivoluzionario cambiamento a
che fare anche con i processi a cui è soggetta oggi la nostra
mente? È prossimo anche l’avvento di un cambiamento a
livello di coscienza, un cambiamento la cui forza e profon-
dità si andranno manifestando già nei prossimi anni, sebbe-
ne oggi se ne avverta la presenza soltanto in minima parte?
Potremmo essere sul punto di varcare la soglia di una delle
più grandi rivoluzioni della coscienza?

RUSSELL: È certamente possibile. Se l’interesse nello svilup-


po personale continua a crescere alla velocità attuale, e tale
interesse viene a tradursi in un vero e proprio cambiamento
a livello della coscienza, allora potremo assistere ad un pro-
cesso di reazione positivo che condurrà ad un’accelerazione
esponenziale del risveglio interiore. Più le persone sono
soggette al cambiamento, più impariamo circa i fattori che
promuovono il risveglio interiore, e più incoraggiante sarà
l’ambiente sociale per un più ampio e veloce risveglio di
massa, cosa che a sua volta agevolerà ancora di più un
cambiamento della coscienza in un maggior numero di
individui. Ciò potrebbe ben portare ad una grande
evoluzione collettiva a livello della coscienza.

Morte e rinascita: estinzione e rinnovamento

RUSSELL: Se è possibile una rivoluzione della coscienza, lo


sono altrettanto diversi altri scenari. Come appena detto,
viviamo tempi imprevedibili. La velocità con cui avvengono
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 31

i cambiamenti è così sostenuta e il mondo così complesso,


che nessuno può prevedere come sarà quest’ultimo nei pros-
simi dieci o anche cinque anni. L’unica cosa certa è che assi-
steremo a molte cose inaspettate. Alcune di queste possono
essere costituite da disastri, importanti assestamenti politici,
e anche grandi mutamenti a livello della coscienza. Ma non
penso che possiamo prevedere esattamente cosa accadrà e
come. Dobbiamo aspettarci di tutto.

LASZLO: O anche niente, il che sarebbe peggio.

RUSSELL: Niente non sarà.

LASZLO: Quello che intendo è che potremmo non essere qui


ad assistervi.

RUSSELL: Forse no. E questa certamente è una grande paura.


È anche una paura che dobbiamo guardare più in profon-
dità, poiché è chiaramente collegata alla paura della morte.
La nostra morte è l’unica cosa di cui siamo certi nella
vita. Esserne consapevoli è un prezzo che paghiamo per
essere coscienti della nostra individualità, e per essere in
grado di guardare al futuro. La morte è l’unica cosa inevita-
bile; tuttavia, la maggior parte di noi vive la propria vita
come se ciò non si dovesse mai verificare. Evitiamo di pen-
sarci. Viviamo la nostra vita negando l’unica cosa che non
può essere negata.
Lo stesso dicasi a livello collettivo. Temiamo la fine del
mondo, la fine della nostra civiltà. Ma forse anche questo è
inevitabile. Dopotutto, nessuna civiltà nel passato è durata
per sempre. Perché per la nostra dovrebbe essere diverso?
Psicologi e insegnanti spirituali ci dicono che accettare e
addirittura far propria la mortalità individuale è una delle
cose più sane e liberatorie che possiamo fare. Forse
32 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

dovremmo fare lo stesso collettivamente; accettare e fare


nostra la fine del mondo come noi lo conosciamo.
Solitamente facciamo il contrario. La neghiamo, ci oppo-
niamo ad essa. Non vogliamo che accada; probabilmente
perché non vogliamo dover rinunciare alla vita confortevole
a cui siamo così attaccati. Ma potremmo doverla accettare
alla fine. E tale accettazione potrebbe essere quel bottone che
ci apre nuove possibilità per un modo più ricco e spirituale
di guardare alla vita.

LASZLO: Tuttavia, credo che l’umanità in quanto una specie,


abbia la capacità di trasformarsi e rinnovarsi.

RUSSELL: In linea di principio, sì. Ma, penso che dobbiamo


anche aprirci alla possibilità che sia troppo tardi, che il
tempo è scaduto.

LASZLO: Questa è una sensazione che, anche io, sto avendo


sempre di più. In effetti, il tempo a nostra disposizione
potrebbe essere sul punto di esaurirsi.

RUSSELL: Dovremmo essere aperti a questa possibilità. Il più


grande pericolo starebbe nel reprimerla.

GROF: Le osservazioni ed esperienze fatte in anni di lavoro


mi hanno portato a vedere la morte in un più ampio conte-
sto, da una prospettiva spirituale. In stati non ordinari di
coscienza, l’incontro psicologico con la morte è l’elemento
chiave nella trasformazione psicospirituale. Quando ci si
confronta con la morte con una modalità simbolica nell’au-
toesplorazione interiore, ciò favorisce un’apertura spiritua-
le, un’esperienza mistica. L’incontro con la vera morte
biologica può essere usato per lo stesso scopo. Ad
esempio, secondo la tradizione tantrica tibetana e indiana, si
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 33

deve trascorrere del tempo presso luoghi di sepoltura e


cremazione sperimentando il contatto con morenti e salme.
Tale esperienza viene vista come molto importante
nell’ambito della pratica spirituale.
Quando ci confrontiamo con la morte internamente, ciò
che accade è che non percepiamo la morte biologica ma ciò
che può essere chiamata come morte dell’ego. Scopriamo
che non siamo l’ego corporeo o ciò che Alan Watts chiamava
“l’ego incapsulato nella pelle”. La nostra nuova identità tra-
scende i propri confini: iniziamo ad identificarci con altre
persone, con gli animali, la natura, e con il cosmo nel suo
insieme. In altre parole, sviluppiamo un Sé spirituale o
transpersonale. Ciò porta automaticamente ad una
tolleranza razziale, culturale, politica, e religiosa, nonché
ad una più elevata consapevolezza ecologica. E questi sono
cambiamenti che potrebbero diventare estremamente
importanti nell’attuale crisi globale.
Qualcosa di analogo accade anche in coloro che hanno
vissuto l’esperienza della premorte. Questi ne escono
profondamente trasformati, con nuovi valori e una nuova
strategia di vita. Essi vedono la vita come molto preziosa e
non vogliono perderne neanche un minuto. Non vogliono
sprecare tempo autoproiettandosi; ciò significa che vivono
realmente nel presente.
Potendo guardarsi indietro, tutto il tempo passato ad
inseguire qualche miraggio di appagamento futuro è tempo
sprecato. Nell’attimo in cui ci troviamo a guardare alla vita
trascorsa, dal momento in cui sopraggiunge la morte, solo il
tempo in cui abbiamo vissuto appieno il presente ci sembra
essere tempo ben speso. Questa è la grande lezione che rice-
viamo quando ci confrontiamo con la morte, sia che si tratti
di un incontro reale con la morte biologica che simbolico nel
corso di sedute di meditazione, psichedeliche, di respirazio-
ne olotropica, o durante crisi psicospirituali spontanee.
34 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

RUSSELL: Sono appena passato attraverso un’esperienza con


una cara amica morta proprio poche settimane fa. Sapevo
che stava morendo di cancro e vi ero stato preparato per
oltre un anno. Quando venne a mancare, la mia reazione
immediata fu, anche io devo morire. Dapprima, non capivo
bene il sentimento che provavo, ma nel lasciare che affluisse
in me, capii che si trattava del bisogno di morire a livello del-
l’ego così da poter vivere più pienamente.
Poche settimana più tardi, incontrai il suo compagno e
scoprii che anch’egli aveva avuto un’esperienza piuttosto
simile, sebbene vissuta molto più profondamente. Mi disse
che quando lei morì, anch’egli morì. Il rendersi conto di
come sia inevitabile la morte e di ciò che essa significa lo
toccò così in profondità che ne uscì rianimato in modo del
tutto nuovo. Disse: “Non ho intenzione di perdere un altro
minuto di più della mia vita. Non intendo rifiutare un’altra
opportunità per vivere veramente la vita”. In un certo qual
modo, parte di lui morì e parte rinacque con la morte della
sua amata. Fu un’esperienza assai potente e toccante.

LASZLO: HO vissuto una profonda esperienza personale


recentemente, quando mi trovavo ad Auroville, in India. Mi
capitò di non riuscire a dormire per tutta una notte, e non
sapevo spiegarmene la ragione. Il giorno successivo, appresi
che mia madre era morta. Il giorno seguente andai verso
nord, a Dharamsala, per incontrare il Dalai Lama. Vi tra-
scorsi tre giorni, incluso quello che i tibetani considerano cri-
tico, il quarto giorno dopo la morte di qualcuno a noi caro.
Questo è il giorno in cui lo spirito del dipartito inizia la sua
transizione. A contatto con i lama tibetani, ciò che sentivo
era che no, non è la fine. C’è una continuità. Fu un’esperien-
za molto profonda, e molto diversa da come sarebbe stata in
Occidente. Da allora l’ho sempre portata con me in qualche
modo. La perdita si fa sentire, ma la sensazione che provo è
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 35

quella che non si tratti di una perdita assoluta, che non sia la
fine di qualcosa, ma una trasformazione.

GROF: Sembra proprio il tipo di consapevolezza che le per-


sone acquisiscono in seguito a potenti esperienze trasfor-
mative: la morte non è la fine assoluta dell’esistenza; rap-
presenta un’importante transizione verso un’altra forma
d’essere.

LASZLO: In Oriente la conoscenza sulla vita, la morte e la


rinascita è stata tramandata per migliaia di anni. Ora queste
stesse intuizioni le stiamo riscoprendo anche in Occidente.

GROF: Proprio così, molta di questa consapevolezza ha risie-


duto per secoli o anche millenni in diverse parti del mondo.
Quando cominciai il mio lavoro di ricerca psichedelica qua-
rant’anni fa, adottai un approccio psicanalitico di tipo freu-
diano, che offriva un modello della psiche piuttosto limitato
e superficiale. Nel corso di più sedute condotte con l’impie-
go dell’LSD, tutti i soggetti in esame prima o poi trascende-
vano il quadro di riferimento fornito da Freud, limitato alla
biografia postnatale e all’inconscio individuale. Queste ini-
ziarono a mostrare un’ampia tipologia esperienziale non
documentata dalla teoria freudiana e dalla psichiatria occi-
dentale. Passai tre anni a registrare pazientemente tali espe-
rienze, con la convinzione di creare una nuova cartografia
della psiche umana. Allora attribuivo il merito di questa sco-
perta all’LSD, un potente nuovo strumento di ricerca.
Comunque, completata questa mappa con tutti i dati espe-
rienziali possibili raccolti durante le sedute psichedeliche, mi
resi conto che la nuova mappa non era affatto nuova, ma una
riscoperta di una mappa molto antica.
Molte delle esperienze che figuravano nella mia carto-
grafia erano descritte nella letteratura antropologica sullo
36 I,A RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

sciamanismo, la più antica arte di guarigione, nonché reli-


gione dell’umanità. Nello sciamanismo, gli stati non ordina-
ri di coscienza svolgono un ruolo assolutamente cruciale sia
durante le crisi d’iniziazione, attraverso cui passano molti
sciamani novizi all’inizio della loro carriera, che nelle ceri-
monie di guarigione sciamaniche. Esperienze analoghe
venivano anche riportate nel libro “Riti di trapasso”, impor-
tanti rituali descritti per la prima volta dall’antropologo
olandese Arnold van Gennep: tali rituali vengono eseguiti
presso le culture indigene in occasione di transizioni biolo-
giche e sociali critiche, come la nascita di un bambino, la cir-
concisione, la pubertà, il matrimonio, la menopausa, l’invec-
chiamento e la morte. Nel celebrare questi riti, gli indigeni si
avvalgono di metodi simili a quelli degli sciamani (“tecno-
logie del sacro”) per indurre stati non ordinari di coscienza:
il suono prodotto da un tamburo, la danza, l’intonazione di
canti, l’isolamento sociale e sensoriale, il digiuno, la priva-
zione del sonno, il dolore fisico e le piante allucinogene. Gli
iniziati vivono tutti profonde esperienze di morte e rinascita
psicospirituale.
Molte esperienze descritte nella mia ampia cartografia
della psiche possono essere ritrovate anche nella letteratura
sugli antichi misteri della morte e rinascita, piuttosto popo-
lari e diffusi nell’antichità dal Mediterraneo all’America cen-
trale. Essi si basavano tutti su mitologie che descrivono la
morte e la rinascita di divinità, semidei ed eroi leggendari; le
storie di Inanna e Tammuz, Iside e Osiride, Dioniso, Attis,
Adone, Quetzalcoatl, e gli Eroici Gemelli Maia. In questi
misteri, gli iniziati venivano sottoposti a varie pratiche che
comportavano l’alterazione dello stato mentale e vivevano
potenti esperienze di morte e rinascita.
Il più famoso di questi rituali era costituito dai misteri
eleusini celebrati ogni cinque anni per un periodo di quasi
2.000 anni ad Eleusi vicino Atene. Un affascinante studio
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 37

condotto da Gordon Wasson (che fece conoscere all’Europa i


magici funghi messicani), Albert Hoffmann (lo scopritore
dell’LSD), e Carl Ruck (un accademico greco) individuò
quale chiave degli eventi al centro dei misteri eleusini la
bevanda sacra ciceone, una pozione psichedelica a base di
ergot1 e dagli effetti simili all’LSD. Quando mia moglie
Christina e io visitammo Eleusi, scoprimmo che il numero
di persone iniziate ogni cinque anni presso il Telesterio, l’edi-
ficio principale del santuario, superava i 3.000. Ciò doveva
avere avuto un’influenza straordinaria sull’antica cultura
greca e attraverso di essa sulla cultura europea in generale,
cosa non riconosciuta dagli storici.
L’elenco degli iniziati nei misteri greci annovera perso-
nalità dell’antichità quali Platone, Aristotele, Epitteto,
Pindaro, Euripide e Eschilo, Alcibiade e Cicerone. Alla luce
di questi fatti, mi fu ovvio che le scoperte fatte nel condurre
ricerche sugli stati non ordinari di coscienza erano in realtà
riscoperte di un’antica conoscenza e saggezza. Tutto ciò che
facemmo fu di riformularle in termini moderni.

RUSSELL: Sì, stiamo riscoprendo una saggezza più volte


riscoperta da molte culture. Ciò che stiamo esplorando è la
natura della mente umana, la quale nella sua essenza non è
cambiata significativamente nel corso della storia dell’uo-
mo. Ciò che è cambiato è ciò di cui siamo coscienti, la nostra
conoscenza, la nostra comprensione del mondo, le nostre
convinzioni, i nostri valori. Queste possono aver subito un
cambiamento considerevole. Ma il modo in cui la mente
rimane intrappolata, in cui veniamo colti da paura, diven-
tiamo vittime dei nostri stessi attaccamenti materiali e desi-
deri, è cambiato ben poco. Le dinamiche di fondo della

1Fungo della segale cornuta (N.d.T.).


38 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

mente sono le stesse oggi di quelle di 2.500 anni fa. Questo è


il motivo per cui possiamo ancora trarre un così grande van-
taggio dal leggere Platone o le Upanishad2.
Attraverso la storia dell’uomo, vi sono stati coloro che
hanno riconosciuto l’esistenza di un enorme potenziale inu-
tilizzato a livello della coscienza umana. Molti di essi hanno
scoperto da soli una diversa modalità di consapevolezza,
una che conduce ad un più grande senso di pace interiore e
ad un relazionarsi più ricco e armonioso con il mondo cir-
costante, meno condizionato da paura e da un pensare ego-
centrico. Parliamo dei santi, saggi, e sciamani appartenenti
ad ogni cultura. Molti di questi hanno cercato di aiutare gli
altri affinché si risvegliassero a questa modalità di coscienza
più libera, e hanno sviluppato una serie di tecniche e prati-
che volte a liberare la mente dai suoi limiti. In un modo o
nell’altro hanno tutti cercato di aiutare il prossimo ad anda-
re oltre a quella modalità egoica di consapevolezza.

LASZLO: Potrebbe il diffondersi di tali intuizioni e tecniche


nel mondo occidentale influire in maniera significativa sul
nostro modo di agire, sul modo in cui ci stiamo relazionan-
do l’uno con l’altro, e con la natura?

GROF: Credo per certo che potrebbe influenzare profonda-


mente la nostra visione del mondo e cambiare il nostro
approccio pratico alla vita. Se guardiamo alla visione del
mondo della civiltà industriale occidentale e la raffrontiamo
con quella delle culture antiche e indigene, ne emerge una
profonda differenza, ad esempio in termini di profondità e
qualità della nostra conoscenza del mondo materiale. La

2 (Dottrina esoterica) Nome generico di un gruppo di t e s t i sanscriti


di contenuto religioso-filosofico (N.d.T.).
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 39

scienza occidentale ha senza dubbio il merito di aver fatto


numerose scoperte, dal mondo dell’astrofisica al mondo
quantistico, concetti di cui gli antichi e gli indigeni non sape-
vano nulla. Tutto ciò è piuttosto naturale, qualcosa che viene
col tempo e il progresso, qualcosa che ci si aspetta.
Tuttavia, vi è un altro aspetto di tale differenza veramen-
te straordinario e sorprendente. Si tratta del fondamentale
disaccordo in merito alla presenza o assenza della dimensio-
ne spirituale nell’universo. Per la scienza occidentale, l’uni-
verso è essenzialmente un sistema materiale creatosi da sé.
La qual cosa si può ben comprendere, almeno in linea di
principio, con riferimento alle leggi naturali. Vita, coscienza,
e intelligenza sono viste più o meno come prodotti margina-
li della materia. Diversamente, le culture antiche e aborige-
ne hanno un concetto di un universo dotato di un’anima,
con diverse dimensioni a noi invisibili tra cui quella spiri-
tuale, che costituisce un aspetto importante della realtà.
Tale differenza tra le due visioni del mondo è stata soli-
tamente attribuita alla superiorità della scienza occidentale
rispetto alla superstizione primitiva. Gli scienziati materiali-
sti vedono nel concetto di spiritualità mancanza di cono-
scenza, superstizione, fantasie dettate da meri desideri,
visione magica primitiva, immaginazione infantile proiettata
sul cielo, o grave psicopatologia. Ma nel guardare ad essa
più da vicino, ci rendiamo conto che la ragione di tale diffe-
renza risiede altrove. Dopo quarant’anni di ricerca sulla
coscienza, sento fortemente che la vera ragione sta nell’inge-
nuità e ignoranza della civiltà industriale occidentale
riguardo agli stati non ordinari di coscienza. Tutte le culture
antiche e indigene attribuivano una grande importanza
agli stati non ordinari di coscienza. Col tempo, svilupparono
pratiche sicure ed efficaci atte ad indurre tali stati, i quali
avevano molteplici funzioni e costituivano lo strumento
principale per la vita rituale e spirituale, per la diagnosi e la
40 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

guarigione di malattie, per affinare l’intuizione e la perce-


zione extrasensoriale, e per l’ispirazione artistica.

RUSSELL: Ho accennato prima al fatto che molto dell’aumen-


tare attuale dell’interesse nella coscienza può ricondursi agli
anni sessanta. È interessante notare come questo processo di
cambiamento sia stato in molta sua parte innescato dagli
stati non ordinari di coscienza. È stata la prima volta nel
corso della nostra storia che la terapia psichedelica ha otte-
nuto un così ampio consenso, portando un gran numero di
persone a vivere tale esperienza. E ciò ha avuto un impatto
assai profondo. Molta di questa gente è uscita profonda-
mente cambiata da tale esperienza; uno stato interiore che
non è più andato via.
Ricordo quando a Timothy Leary fu chiesto nei primi
anni ottanta dove fossero andati a finire tutti i figli dei fiori.
La sua risposta fu che erano andati a seminare. E questo è
esattamente ciò che è accaduto. Oggi, queste stesse persone
hanno superato i quaranta o cinquant’anni d’età.
Qualcheduno ha scelto sì l’isolamento sociale, ma la mag-
gior parte ha fatto ritorno nella società, si è sposata, ha avuto
figli, e si è costruita una carriera da sé. Non pochi si sono
fatti una posizione sociale rispettabile e potente. Ne conosco
alcuni che sono diventati presidenti di grandi aziende, o che
rivestono ruoli di responsabilità nell’industria del diverti-
mento, altri ancora ricoprono alte cariche a livello governa-
tivo, nell’istruzione e nella sanità. Per molti di loro, la visio-
ne e le intuizioni acquisite negli anni sessanta sono rimaste.
E alcuni si stanno effettivamente avvalendo di questa loro
influenza da poco scoperta per fa penetrare un po’ di quella
visione nel mondo.
Un altro importante sviluppo a cui abbiamo assistito
negli anni recenti è stato il crescente interesse scientifico
per la coscienza, in passato ignorata. La scienza aveva le
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 41

sue buone ragioni: non la si può misurare come per altre


cose; non le si può trovare una collocazione precisa; non la
si può neanche definire con facilità. Il mondo fisico sembra
funzionare perfettamente anche senza la necessità di inclu-
dervi la coscienza, con il risultato che ben poco interesse fu
dimostrato per la sua esplorazione. Ma oggi le cose stanno
cambiando. E questo è dovuto in parte alle nostre più
ampie conoscenze in merito alle funzioni cerebrali, la qual
cosa sta portando alla ribalta la questione coscienza.
Scienziati e filosofi stanno cominciando a chiedersi: cos’è la
coscienza? Come interagisce con l’attività cerebrale? Come
si è evoluta? E da dove proviene? Negli ultimi anni abbia-
mo assistito allo svolgersi di diverse conferenze scientifi-
che a livello internazionale sull’argomento, nonché all’u-
scita di una nuova rivista scientifica, La Rivista degli Studi
Scientifici.
Tale apertura all’esplorazione della coscienza è in parte
la conseguenza di sviluppi scientifici, ma credo che la si
debba anche molto al gran numero di persone che hanno
vissuto l’esperienza degli stati non ordinari di coscienza.
Se c’è una cosa che quest’esperienza fa è di
rivoluzionare il proprio atteggiamento verso la coscienza.
Come tu stesso hai detto, Stan, non si può vivere una così
profonda esperienza e non uscirne con la convinzione che
c’è qualcosa in cui i nostri modelli mentali e la nostra
realtà mancano gravemente.
Sono del parere che ci troviamo ora nel mezzo di una
profonda e diffusa rivoluzione nel nostro modo di vedere la
realtà. I vecchi modelli materialistici stanno cominciando a
perdere la loro presa, e noi stiamo gradualmente mettendo
insieme i pezzi di una nuova comprensione. E la direzione
verso cui ci stiamo muovendo lascia intravedere che il
nuovo modello includerà mente e coscienza quale aspetto
fondamentale della realtà.
42 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

LASZLO: Questo cambiamento si sta realizzando nonostan-


te la scienza non se ne renda conto, o addirittura non lo
voglia. A volte, si cambia o ci si rinnova malgrado se stes-
si; senza sapere da dove originano i cambiamenti. Nel mio
caso, ho avuto un’esperienza che risale a circa sei o sette
anni fa pertinente all’argomento. Mi venne un’idea che
pensavo avrebbe avuto vita breve, tuttavia ne ritenevo
interessante l’esplorazione. Scrissi un piccolo saggio sul-
l’argomento che fu pubblicato solo in italiano dal titolo
L’ipotesi del campo Psi. Dopodiché me ne sarei dimenticato
del tutto, se non fosse stato per altre persone che me lo
impedirono. Per diversi anni dopo la sua pubblicazione, la
gente continuava a contattarmi e a parlare del libro, facen-
done anche oggetto di ricerca. Ciò mi fece riflettere sulla
possibilità che forse c’è qualcosa di più. È un’idea questa,
che non mi sono ancora levato dalla mente...anzi, si è
impadronita di me in maniera del tutto inaspettata. Ci sto
giusto lavorando, e più ci lavoro, più trovo che c’è vera-
mente qualcosa nel cosmo che corrisponde ad un campo
psi, ad un campo di interconnessione costituito da sottili
informazioni.
Tali intuizioni non sono del tutto frutto del mio conscio.
Non sono sicuro del perché mi sia trovato a fare simili ragio-
namenti; non c’era niente nella mia mente prima di allora
che avrebbe potuto portarmi a farne.
Trovo che questo genere di cose stia accadendo nel
mondo di oggi sempre più. È un po’ come se qualcuno fosse
spinto a condurre delle esplorazioni. Potrebbe anche essere
un segno dei tempi, una conseguenza del fatto che stiamo
vivendo in un’era storica instabile e in fase di trasformazio-
ne. La domanda è, sono abbastanza veloci questi cambia-
menti? Saranno sufficienti? Certamente, non sono del tutto
prevedibili. Ma possiamo essere ragionevolmente ottimisti
circa l’effetto che avranno?
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 43

Una rivoluzione della coscienza?

RUSSELL: Lasciate che vi racconti una cosa, successa circa


quattro anni fa, che ha influito non poco sul mio lavoro e su
di me. All’epoca, tenevo conferenze promozionali per il mio
nuovo libro, The White Hole in Time,, che mi portavano ad
attraversare in lungo e in largo il territorio degli Stati
Uniti. Il tema principale che trattavo nel corso dei miei inter-
venti ricalcava molto quello oggetto del nostro attuale
discorrere. Ciò su cui invitavo a riflettere era il fatto che la
crisi che ci troviamo ad affrontare oggi è, alle sue radici, una
crisi di coscienza, e se vogliamo salvare il mondo allora dob-
biamo adoperarci di più che non semplicemente salvaguar-
dare le foreste pluviali, dichiarare guerra all’inquinamento,
ridurre le emissioni di anidride carbonica e porre fine alla
distruzione dello strato di ozono. Dobbiamo liberarci anche
dall’egocentrismo, una modalità di coscienza materialistica
da cui originano queste problematiche. Altrimenti non fac-
ciamo che trattare i sintomi del problema, non la causa sca-
tenante; ci limitiamo a mettere delle pezze alla problematica
di fondo.
Mi scoprii ad ascoltarmi mentre parlavo e a pensare che
c’era qualcosa che non andava. C’era una dissonanza tra
ciò che dicevo e ciò che veramente pensavo. Non stavo
dicendo ciò che pensavo veramente. Si trattava di cose alle
quali avevo creduto nel passato, ma il mio modo di
vederle era gradualmente cambiato e mi resi conto che non
mi sentivo più quello di un tempo. Parlavo di cose che
appartenevano al mio passato e ciò mi faceva sentire a
disagio.
Il tutto raggiunse una crisi risolutiva un giorno a Dallas.
Stavo conducendo un talk-show radiofonico, quelli in cui la
gente chiama per fare domande e commenti, e rimasi stupi-
to nel rendermi conto che nella maggior parte delle telefo-
nate gli interlocutori negavano del tutto l’esistenza di
44 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

una crisi ambientale, o perlomeno una che costituisse un


pericolo per loro stessi e per la quale fossero in qualche
modo responsabili. Era convinzione generale che l’effetto
serra e l’assottigliamento dello strato di ozono fossero una
cospirazione ad opera della sinistra. Eventuali problemi
ambientali non toccavano direttamente gli USA, e non c’era
modo di far riconsiderare loro il proprio stile di vita. Non
erano neanche disposti ad ascoltare qualcuno che mettesse
in discussione il modo di vivere americano.
Ciò mi fece rendere conto che le uniche persone con le
quali stavo veramente comunicando erano quelle che già la
pensavano come me. Predicavo ai convertiti. Sebbene questo
abbia una sua qualche valenza (tutti abbiamo bisogno dell’i-
spirazione e di qualcuno che ci ricordi ciò che sappiamo nel
profondo), non stava producendo alcun effetto significativo
su quel vasto numero di persone che attualmente non è inte-
ressato a mutare la propria coscienza.
La prima reazione a questa esperienza è stata di dispera-
zione e depressione, e l’acquisizione della consapevolezza
riguardo diverse cose che non avevo mai preso in conside-
razione. Pensai: supponendo che si riesca a sensibilizzare e a
motivare la maggior parte delle persone in tal senso, con
quale rapidità potrà avvenire un cambiamento a livello della
coscienza? Guardai a me stesso. Eccomi qui, un individuo
che da circa trent’anni pratica la meditazione ed esplora la
coscienza in più modi. Ne ho tratto certamente beneficio e
sono cambiato sotto molti aspetti; ma ho ancora un lungo
cammino davanti a me prima di giungere all’illuminazione.
Sono ancora vittima di molti dei miei vecchi schemi di pen-
siero, la mia mente egoica ha il controllo totale per gran
parte del tempo e sono ancora lontano dall’essere un cittadi-
no modello. Dopo tutti questi anni, ho ancora molta strada
da fare; e sono un individuo che ha scelto di sua volontà di
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 45

lavorare alla propria crescita interiore. Se è un processo così


lento, quali speranze ci sono per chi, addirittura intenzio-
nalmente, non fa nessun tentativo verso questa direzione?
V’è realmente una qualche speranza che l’umanità possa
risvegliarsi in tempo?
Allora pensai: supponiamo che per una qualche magia
avvenga proprio ora in tutti noi il cambiamento; significhe-
rebbe la fine dei nostri problemi? Supponiamo che degli
extraterrestri atterrassero stanotte e per miracolo cambiasse-
ro la nostra coscienza, o che un nuovo Buddha apparisse in
televisione e compisse il prodigio in ventiquattrore; anche
allora, se tutti ci risvegliassimo e divenissimo esseri illumi-
nati, la crisi non scomparirebbe. Il processo che abbiamo già
innescato: la devastazione ambientale, il boom demografico,
la distruzione delle foreste pluviali, l’effetto serra, richiede-
rebbe lunghissimo tempo per arrivare a un punto di svolta.
Come si può ben immaginare, tutto ciò aggravò ulterior-
mente il mio stato di abbattimento. Allora mi ricordai di una
ricerca che avevo condotto con la compagnia petrolifera
Shell riguardo agli scenari futuri. La Shell dispone di un
gruppo di futurologi preposti a guardare con una prospetti-
va di trent’anni a possibili scenari futuri. Lo scopo non è
quello di predire il futuro, ben sapendo che ciò è impossibi-
le, ma di esplorare un ampio spettro di scenari e prendere in
considerazione quelli che più contano in termini decisionali.
Se si pensa di costruire una nuova raffineria in Venezuela, ad
esempio, si sta prendendo una decisione a lunghissimo ter-
mine e si vuole guardare a come tale decisione possa riusci-
re vincente una volta collocata in diversi scenari di natura
economica, politica, sociale e ambientale. Ci si vuole garan-
tire una copertura totale.
Mi resi conto che avevo totalmente focalizzato la mia
attenzione sullo scenario “possiamo cambiare il mondo se
cambiamo la nostra coscienza”, quello che chiamo lo
46 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

scenario A. Avevo totalmente rimosso lo scenario B, quello


per il quale è già troppo tardi, che ci vede nei guai e
nell’impossibilità di fare qualcosa. Non è affatto uno
scenario piacevole, ragione principale per cui avevo rifiutato
che affiorasse completamente dal mio inconscio. Ma per
quanto sgradevole, era chiaramente uno scenario possibile
e dunque meritava tutta la mia attenzione.
Così decisi: va bene, prendiamolo in considerazione.
Come sarebbe il mondo se a far da sfondo fosse lo scenario
B? Beh, ci sono una serie di possibili sottoscenari, ma ciò che
li accomuna è che presentano tutti tanta difficoltà e sofferen-
za. A caratterizzarli può essere il dolore psicologico: cose che
la gente faceva d’abitudine non saranno più possibili, non
potremo più godere di molti dei comfort a cui ci eravamo
abituati, la vita potrebbe essere a tutti gli effetti molto diffi-
cile; o anche dolore e sofferenza fisici: chi sa cosa accadreb-
be se le scorte alimentari iniziassero a scarseggiare, come tu
stesso, Ervin, hai giudicato possibile?
Così mi chiesi di cosa avremo bisogno in queste cir-
costanze, cosa ci sarà d’aiuto? Mi fu presto chiaro che un
aspetto che avrebbe assunto una grande importanza sarebbe
stato l’altruismo, la compassione e la comunità. Mi ricordai
allora di un’amica di Zagabria in balia di una vita vissuta nel
disordine sociale e nella devastazione provocati dalla guer-
ra. Le chiesi come riusciva a sopravvivere a questa situazio-
ne, e lei mi rispose che ciò che rendeva la cosa sopportabile
era lo stare tra amici godendo dì una tazza di té e del con-
tatto umano.
Come sviluppiamo altruismo e compassione? Ciò mi
fece tornare direttamente alla filosofia buddista. Come pos-
siamo sbarazzarci del nostro attaccamento materiale, dei
nostri desideri, delle nostre paure e di tutta quella “roba”
che fa di noi dei prigionieri dei nostri mondi individuali,
preoccupati solo del nostro stesso benessere? Allora mi resi
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 47

conto, cosa che mi affascinò molto, che stavo descrivendo il


percorso essenzialmente prospettato dallo scenario A. Se
vogliamo guarire il pianeta e salvarci attraverso un cambia-
mento di coscienza, allora la risposta è che dobbiamo libe-
rarci del nostro egocentrismo, del nostro attaccamento alle
cose. Lo scenario B puntava esattamente nella stessa dire-
zione. Per sopravvivere a questi tempi duri dobbiamo libe-
rarci dal nostro materialismo, dal nostro egoismo e divenire
esseri più altruisti e compassionevoli. In entrambi i casi il
percorso è lo stesso, e richiede sempre un risveglio interiore.
Dal momento stesso in cui vidi il tutto, provai un senso di
liberazione. Se il lavoro che dobbiamo fare è lo stesso per
entrambi gli scenari, quale dei due si verifichi veramente
non è d’importanza così cruciale. Per me non è più una que-
stione di sviluppo della coscienza per la salvezza del
mondo, o per confrontarci con un mondo prossimo alla fine.
In entrambi i casi, il progresso delle coscienze è importante,
così come il lavoro interiore. Ciò mi fece sentire libero di por-
tare avanti lo stesso discorso, indipendentemente dalle pro-
spettive future. Questo rappresentò per me una fase di
profondo cambiamento interiore.

LASZLO: In caso si avverasse la prospettiva del peggiore


degli scenari, avremmo certamente bisogno di un significa-
tivo cambiamento a livello della coscienza e di molta com-
passione addirittura per la nostra stessa sopravvivenza.
Pensi che una tale “rivoluzione della coscienza” si realizzerà
nel mondo da sé?

RUSSELL: Il raggiungimento di una profonda compassione


richiede molto lavoro interiore. A volte, le difficoltà pro-
muovono la compassione, ma non sempre. Dipende da
quanto si è aperti e pronti. Dunque, abbiamo ancora biso-
gno di concentrarci sul lavoro interiore, sul liberare le nostre
menti dalla paura, da vecchi schemi nel modo di concepire
48 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

le cose, dalla morsa della nostra mente egoica. Dobbiamo


ancora sviluppare una maggiore stabilità ulteriore, e liberar-
ci dal nostro attaccamento materiale. Più ci adoperiamo ora
in tal senso, più flessibili e compassionevoli saremo proba-
bilmente al momento del bisogno.
Il punto di svolta per me è stato il rendermi conto che il
lavoro interiore è lo stesso, e che ciò di cui c’è bisogno è di
portarlo avanti nella vita. Il mutamento della coscienza è
importante di per sé. Forse condurrà ad un mondo in cui
alcune catastrofi potranno essere evitate. Forse no. Ma in
entrambi i casi è assolutamente essenziale.

GROF: Individui appartenenti a culture antiche e tradizionali


hanno regolarmente vissuto l’esperienza di una coscienza
mutata e non ordinaria attraverso rituali socialmente accet-
tati. Essi hanno percepito un’identificazione e un profondo
legame con le altre persone, gli animali, la natura e il cosmo
intero. Hanno incontrato esseri archetipici e visitato diverse
dimensioni mitologiche. È più che logico che tali esperienze
e osservazioni siano state oggetto d’integrazione nella loro
visione del mondo, la quale, nelle culture tradizionali, costi-
tuisce una sintesi di ciò che l’individuo percepisce quotidia-
namente attraverso i sensi associato agli incontri che ha
avuto durante stati di visione.
La stessa cosa sta essenzialmente accadendo a coloro che
hanno l’opportunità di sperimentare stati non ordinari di
coscienza nella nostra cultura. Devo, tuttavia, ancora incon-
trare chi, appartenente alla nostra cultura e indipendente-
mente dal livello d’istruzione, quoziente d’intelligenza, e
preparazione specifica, abbia vissuto potenti esperienze
transpersonali e continui a credere nel monismo materialista
della scienza occidentale. Sono il presidente fondatore
dell’Associazione Internazionale Transpersonale. Abbiamo
tenuto quindici conferenze internazionali alle quali hanno
UN MONDO IN TRASFORMAZIONE 49

partecipato personalità illustri del mondo accademico.


L’esperienza da loro vissuta di stati non ordinari di coscien-
za e le ricerche condotte in tal senso sugli altri hanno fatto
emergere una visione del mondo newtoniana e cartesiana
seriamente lacunosa. Prima o poi, tutti sono passati ad una
più ampia visione alternativa del cosmo integrante la scien-
za moderna con prospettive simili a quelle riscontrate nelle
tradizioni mistiche, nelle filosofie spirituali orientali e anche
nelle culture indigene. Essi hanno abbracciato una visione
del mondo che descrive un universo dotato di un’anima e
permeato da una Coscienza assoluta e un’Intelligenza
cosmica superiore. Credo che qualcosa di analogo accadreb-
be alla nostra stessa cultura, se gli stati non ordinari di
coscienza divenissero accessibili a tutti.
Primo giorno - pomeriggio

DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE

Mutamento della coscienza nella società, mutamento del


paradigma nella scienza

LASZLO: Senza dubbio, alla luce di ciò che abbiamo detto


questa mattina, appare evidente il nostro concordare sul
fatto che ciò di cui c’è bisogno è un essenziale cambiamento
a livello della coscienza e che ci sono segnali che indicano
che la coscienza sta già cambiando essenzialmente. Quando
guardiamo ad alcuni aspetti di tale cambiamento, non
dovremmo domandarci qual è la principale differenza tra la
coscienza di cui si abbisogna e la coscienza che ancora pre-
domina oggi?

GROF: Vedo due elementi nell’attuale crisi che richiedono un


radicale mutamento della coscienza. Il primo è sempre stato
nella natura umana da tempo immemorabile, e il secondo è
un prodotto dell’era moderna.
Nella storia umana hanno sempre prevalso violenza sfre-
nata, “l’aggressione malvagia” di Erich Fromm, e avidità
insaziabile e bramosia, il volere sempre di più. Nel tempo,
abbiamo assistito all’esplodere di intolleranza razziale, cul-
turale, politica e religiosa attraverso guerre e rivoluzioni
sanguinose, invasioni, conquiste e dominazioni.
Il contributo moderno al problema proviene dalla scien-
za materialistica e dal suo profondo impatto ideologico. La
52 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

dominante visione scientifica del mondo in un certo senso


giustifica e appoggia una strategia di vita basata su indivi-
dualismo e competizione piuttosto che su sinergia e coope-
razione. Nel contesto del pensiero darwiniano e freudiano, è
perfettamente naturale, legittimo e comprensibile persegui-
re obiettivi egoistici a spese del prossimo. Ciò riflette la
nostra vera natura, la quale si basa su istinti primitivi ed è
perfettamente coerente con il principio di Darwin della
“sopravvivenza del più forte”.
Vi sono anche significative implicazioni ecologiche nel
vecchio paradigma, come poc’anzi detto da Pete: la tenden-
za, per primo formulata da Francis Bacon, che porta ad uno
sfruttamento insensato della natura, al saccheggio delle
risorse non rinnovabili e all’inquinamento globale.
Dunque, abbiamo bisogno sia dì nuove strategie che per-
mettano la trasformazione della tendenza distruttiva
umana, come l’aggressione malvagia e l’avidità insaziabile,
sia di una profonda revisione del nostro sistema di valori e
della nostra visione scientìfica del mondo. Nella nostra cul-
tura, che ci vede nutrire un enorme e sotto alcuni aspetti
addirittura esagerato e non realistico rispetto per la scienza,
l’importanza del cambiamento del paradigma non
dev’essere sottovalutata.

LASZLO: Stan, parli del profondo rispetto di oggi per la


scienza, ma hai anche menzionato il predominare della
visione cartesiana, baconiana e newtoniana. Mi sembra che
il nostro rispetto per la scienza sia per una scienza comple-
tamente sorpassata.

GROF: Sì, questo è il problema.

LASZLO: Una delle difficoltà nello sviluppare una nuova


coscienza e far sì che si diffonda tra la gente sta nella
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 53

frattura che ciò comporta tra l’emergente visione del


mondo suggerita dalla nuova scienza, e la visione del
mondo oggi predominante in quanto visione
dell’establishment scientifico e tecnico. Dunque, sembra
esserci una necessità anche per un aggiornamento nel
nostro modo di concepire ciò che le scienze ci stanno
veramente dicendo. Poiché la società in generale è rimasta
indietro di anni rispetto all’attuale avanguardia scientifica.

GROF: Questo è esattamente ciò che volevo dire. La scienza


gode di un enorme prestigio e ciò che la maggior parte della
gente intende per scienza è il paradigma newtoniano-carte-
siano in cui predomina il materialismo monistico. E tale
modo di pensare comporta delle terribili conseguenze per
noi individualmente, nonché collettivamente. Questo è il
motivo per cui abbiamo bisogno di associare ad una profon-
da trasformazione interiore una radicale riconsiderazione
della vecchia visione scientifica del mondo. Questo è il moti-
vo per cui sento, Ervin, che il tuo lavoro è di estrema impor-
tanza per il nostro futuro. Oltre ad offrire una brillante sin-
tesi delle generali teorie esistenziali, quali quei capisaldi
concettuali di David Bohm, Rupert Sheldrake e Ilya
Prigogine, rende anche possibile il colmare la lacuna tra
scienza e spiritualità. In una cultura in cui la scienza gode di
grande rispetto e autorità, se il messaggio che reca è distin-
tamente antispirituale, ciò inibisce l’interesse dell’individuo
per la ricerca spirituale.

LASZLO: La scienza viene vista come una libera impresa, che


può cambiare prontamente con l’emergere di nuovi dati. Ma
molti scienziati sono estremamente conservativi; in realtà, lo
sono come i loro colleghi del mondo accademico in genera-
le. Dunque, si pone come una grande sfida il chiedere agli
scienziati di assumersi la responsabilità affinché sia
54 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

divulgata una conoscenza significativa per la gente e che allo


stesso tempo apra nuove prospettive. Nella tradizione
conservativa delle scienze esatte, la matematica e i valori
indicati dagli strumenti scientifici sono gli unici ad avere un
significato. Non ci si preoccupa che il tutto abbia un senso,
ciò che conta è che l’equazione riesca e confermi quanto
osservato. Questa è diventata una tendenza pericolosamente
sorpassata. Fortunatamente, tale conservatorismo non
intacca la natura innovativa e creativa della scienza
emergente, la quale è artefice della maggior parte delle
scoperte fatte e mostra un’apertura a nuove idee, a
nuove visioni del mondo, perfino ad una nuova
spiritualità.

GROF: Trovo affascinante paragonare la situazione della psi-


cologia e psichiatria contemporanee con ciò che accadde
all’avanguardia del mondo della fisica nei primi decenni di
questo secolo. Quanto poco bastò ai fisici per compiere la
radicale transizione concettuale dalla fisica newtoniana alla
teoria della relatività di Einstein e da lì alla teoria quantisti-
ca! Allo stesso modo, disponiamo di un enorme quantitativo
di dati che mostrano come l’attuale comprensione scientifica
della coscienza e della mente umana sia inadeguata e inso-
stenibile. Ciò lo testimonia l’analisi comparativa fatta avva-
lendosi di termini di paragone quali religione, antropologia,
psichiatria sperimentale, psicoterapia esperienziale, para-
psicologia, tanatologia e altri campi; tutto materiale comple-
tamente ignorato dall’establishment scientifico.
Un esempio lampante può essere costituito dalla tanato-
logia. In base alle ripetute osservazioni fatte, risulta che colo-
ro che vivono esperienze di premorte hanno spesso la capa-
cità di percepire l’ambiente senza l’intervento dei sensi: essi
osservano il resuscitare del loro corpo, sono testimoni di
eventi che avvengono in altre stanze dello stesso edificio, o
anche si spostano incorporei da un luogo all’altro. Queste
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 55

sono le cosiddette “esperienze fuori dal corpo”. L’opinione


pubblica è ben consapevole di questo fenomeno avendone
acquisito conoscenza attraverso popolari talk-show, libri,
nonché film hollywoodiani. Con uno studio recente, Ken
Ring ha dimostrato come tali esperienze capitino anche a
persone congenitamente cieche. Questa osservazione da sola
dovrebbe bastare a sfatare il mito che vede la coscienza come
un prodotto di processi neurofisiologici nel cervello, portan-
do così ad una radicale revisione dell’attuale paradigma.
Numerose analoghe osservazioni sono state effettuate anche
nel campo della psicologia transpersonale e della moderna
ricerca sulla coscienza.

RUSSELL: Man mano che osservazioni come queste vengono


prese più seriamente, assisteremo al verificarsi di un ecce-
zionale cambiamento di paradigma. Potrebbe essere il cam-
biamento più significativo mai avvenuto nel pensiero occi-
dentale, e potremmo trovarci già nelle sue prime fasi di rea-
lizzazione. Thomas Kuhn, che introdusse l’idea dei paradig-
mi circa 30 anni fa, fece notare come il mutamento avvenga
attraverso più stadi. Primo, la scoperta di dati anomali che
non combaciano con l’attuale modello della realtà. Poiché,
però, nessuno mette in discussione l’attuale modello, tali
anomalie vengono di solito ignorate, o addirittura negate.
Successivamente, con l’accumularsi di prove che testimonia-
no la presenza di queste anomalie, in tale quantità da non
potere più essere facilmente ignorate, il modello esistente
viene modificato nel tentativo di includere i dati anomali.
Nel classico caso della Rivoluzione Copernicana, il dato ano-
malo consisteva nel fatto che i pianeti non si muovevano in
orbite circolari regolari, come avrebbero dovuto se avessero
girato intorno alla Terra con tale moto circolare. Gli astrono-
mi medievali cercarono di porvi rimedio aggiungendo
all’orbita l’epiciclo: le curve descritte da circonferenze
56 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

che ruotano attorno ad altre circonferenze. E quando


questo si rivelò ancora insufficiente per spiegare le
osservazioni, aggiunsero epicicli ad epicicli, cosa da cui
risultò un modello goffo. Ma la visione del mondo
tradizionale non fu ancora messa in discussione.
Stiamo attraversando la stessa fase con il fenomeno della
coscienza. Per quanto riguarda la scienza occidentale, la
coscienza rappresenta una grande anomalia. Non c’è niente
nel modello scientifico della realtà che preveda che gli
umani siano esseri coscienti, e non v’è assolutamente modo
alcuno per spiegare tale fenomeno. Tuttavia, la coscienza è
l’unica cosa di cui possiamo essere assolutamente certi.
Questo era ciò a cui stava arrivando Cartesio con il suo
famoso cogito ergo sum; posso dubitare delle mie percezioni,
posso dubitare dei miei pensieri, posso dubitare dei miei
sentimenti, ma ciò di cui non posso dubitare è il fatto che mi
percepisco, penso e sento, che sono cioè un essere cosciente.
Dunque, gli scienziati oggi si trovano nella strana situazione
di venire continuamente messi a confronto con l’esistenza
della loro stessa coscienza e tuttavia non avere modo alcuno
per spiegarla.
Nel passato, la scienza ha semplicemente ignorato la
coscienza. Non sembrava necessario includerla; dopotutto,
si stava studiando il mondo fisico, non la mente. Oggi, la
scienza sta scoprendo che non può più semplicemente igno-
rare il soggetto coscienza, e si trova nella seconda fase di un
cambiamento di paradigma, consistente nel tentativo di spa-
ziare con il modello attuale fino ad incorporarvi in qualche
modo l’anomalia. Alcuni scienziati stanno guardando alla
fisica quantistica, alcuni alla teoria dell’informazione, altri
alla neuropsicologia. Ma nessuno sta facendo molta strada
in alcuna di queste direzioni. La ragione è che tutti stanno
cercando di dare una spiegazione alla coscienza dall’interno
dell’esistente paradigma spazio-tempo-materia. Il fatto
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 57

che non stiano facendo notevoli progressi mi dice che


potrebbero seguire tutti la pista sbagliata. Ciò di cui c’è
bisogno è un modello completamente nuovo della realtà,
uno che includa la coscienza quale aspetto fondamentale
della realtà, tanto fondamentale quanto lo spazio, il tempo
e la materia; o forse ancora più fondamentale.
Questo costituisce il terzo stadio del processo di Kuhn: la
creazione di un modello radicalmente nuovo che spieghi il
fenomeno anomalo. Non ci siamo ancora arrivati.
Assistiamo al mancato funzionamento del vecchio para-
digma. Ne vediamo le lacune e i difetti. Ma in pochi osano
guardare al di là del modello spazio-tempo-materia. Eppure,
è questo ciò di cui abbiamo bisogno affinché emerga un
nuovo modello. Al momento, tuttavia, la scienza è ancora
saldamente ancorata al vecchio modello.

LASZLO: Ci stiamo aggrappando al vecchio paradigma come


fosse la realtà piuttosto che un modello. Noi - ovvero la mag-
gior parte degli scienziati, e le persone che guardano alla
scienza quale fonte di verità - crediamo che sia reale in tutto
e per tutto.

GROF: SÌ. Questo è ciò che accade sempre con i paradigmi. Si


crede che il modello rappresenti la verità e si guarda alla
propria realtà dall’interno di tale modello.

GROF: Gregory Bateson ha scritto e parlato di confusione tra


mappa e territorio. Disse che è un po’ come andare al risto-
rante e mangiare il menu piuttosto che le pietanze.

LASZLO: Fortunatamente, a volte si verificano dei sottili


cambiamenti anche nel venerabile mondo della scienza che
hanno delle conseguenze terribili e generalmente imprevi-
ste. Anche una mappa considerata detentrice della verità
58 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

assoluta per trecento anni può venire accantonata. È quanto


è successo nel primo decennio di questo secolo, quando la
relatività di Einstein è stata accettata in sostituzione della
meccanica classica di Newton. Ma perché, poi, ciò si è veri-
ficato? Dopotutto, i fisici hanno sempre potuto spiegare il
medesimo fenomeno alla luce di teorie del tutto differenti.
Vi è sempre più di una spiegazione per ogni cosa.

GROF: Perché, in effetti, fu accettata l’interpretazione di


Einstein dei risultati relativi alla misurazione del perielio di
Mercurio durante l’eclissi solare? Non si trattò di un prono-
stico molto esatto, era semplicemente più vicino alle misu-
razioni attuali rispetto a quanto si sarebbe potuto ottenere
con il modello newtoniano.

LASZLO: In realtà, si potrebbe fare praticamente lo stesso


pronostico con la fisica newtoniana assumendone la teoria
balistica della luce. Ammettiamo che la luce, il flusso di foto-
ni, abbia una sua massa e che per intervento della forza gra-
vitazionale si produca un’attrazione tra i fotoni e la massa
del Sole e di altri corpi celesti. Si otterrebbe una traiettoria
curva, che risulterebbe ugualmente ammettendo che lo spa-
zio, o spazio-tempo, sia curvo.

GROF: Allora, perché è la teoria di Einstein ad essere stata


accettata, e non quella di Newton?

LASZLO: Sembra si sia trattato di una questione “estetica”: ci


troviamo di fronte alla massima espressione della semplicità
ed eleganza di una teoria matematica. Nella teoria speciale
della relatività proposta per primo da Einstein, le equazioni
relative al moto rimangono invariate anche quando il moto
è accelerato. Le famose “invarianze relativistiche” fanno
risultare le equazioni costanti ed eleganti. Nel confrontarsi
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 59

con gli strani effetti che vennero alla luce all’inizio del seco-
lo, come le radiazioni nere, i fisici non dovettero ricorrere ad
ipotesi studiate ad hoc per confermare la validità della loro
teoria.
Secoli prima, Copernico aveva compiuto una simile
opera con la teoria dell’eliocentrismo. Egli abbandonò l’idea
degli epicicli che si vanno ad aggiungere ad altri epicicli, idea
sostenuta dagli astronomi al fine di conservare intatta la vali-
dità della vecchia astronomia geocentrica. Copernico era con-
vinto che la natura ama la semplicità. Gli stessi scienziati
amano la semplicità nelle loro teorie, le quali sono già abba-
stanza complesse anche senza che le si renda più complicate
del necessario. Questo è un criterio principale che determina
l’accettazione di una teoria nella scienza moderna.

RUSSELL: Mi ha sempre affascinato l’aspetto semplice e


invariante del cosmo. Intrapresi la carriera del matematico
attratto dalla semplicità e bellezza di questa materia. Ciò che
trovai più affascinante, e che rappresentò per me un momen-
to illuminante, fu quando scoprii che vi è un’equazione fon-
damentale alla base della meccanica dell’intero mondo fisico.
Tutto si riduce ad una delle forme dell’equazione di Eulero,
o più comunemente chiamata equazione ondulatoria. Si trat-
ta di una formula molto semplice, ma con un enorme potere.
Si applica all’oscillazione di un pendolo, alla dinamica del-
l’atomo, alla propagazione della luce, al movimento dei pia-
neti. È così semplice e così bella. Se allora mi avessero chiesto
se c’è un dio, avrei detto nella matematica.
Ma ciò che è ancora più straordinario è che nella mate-
matica, che è una creazione della mente umana, debba tro-
varsi ogni riferimento alla realtà fisica.

GROF: Ci si aspetterebbe che la capacità della matematica di


plasmare i fenomeni nel mondo materiale fosse vista come il
60 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

più forte degli argomenti contro la netta separazione di


Cartesio tra res cogitans e res extensa, mente e materia. Come
potrebbe un sistema che è un prodotto della psiche prono-
sticare esattamente fenomeni in una dimensione totalmente
differente?

LASZLO: Gli scienziati tendono a prendere in considerazione


un unico gruppo di fenomeni e a darne una spiegazione
attraverso la matematica più semplice e più bella. Ma la
semplicità e bellezza della matematica muta in base alla
tipologia dei fenomeni osservati. Se si guarda al mondo fisi-
co e biologico contemporaneamente, troverà applicazione
un insieme diverso di concetti fondamentali rispetto a se si
guardasse ad uno solo dei due mondi. Guardando anche al
mondo della psiche umana e prendendo in esame esperien-
ze più di natura esoterica, ad esempio l’esperienza transper-
sonale e di premorte di cui abbiamo parlato prima, allora il
sistema di spiegazione adottato verrebbe a cambiare ancora
una volta. Si andranno a cercare ulteriori e ancora più gene-
rici concetti esplicativi. Forse, nel prossimo futuro avremo
una matematica che abbraccerà una più ampia porzione di
realtà, che includa anche la coscienza umana insieme al
mondo vivente e all’universo fisico.

RUSSELL: Sì, credo che questa sia la direzione verso la quale


ci stiamo muovendo, il nuovo paradigma potrebbe emerge-
re presto. Serve solo che qualcuno metta insieme tutti i pezzi
in un modo radicalmente nuovo e sviluppi un modello teo-
retico in grado di spiegare il mondo della mente e il mondo
della materia. Trovo la cosa molto eccitante; è diventato l’o-
biettivo principale di molto del mio lavoro degli ultimi anni.
Al momento, vediamo la coscienza come qualcosa che emer-
ge dallo spazio, dal tempo e dalla materia, qualcosa che
appare come un risultato dell’attività fisica nel sistema
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 61

nervoso umano. Ma stiamo andando verso il suo esatto


contrario. Credo che, prima o poi, dovremo accettare il fatto
che la coscienza sia assolutamente fondamentale per il
cosmo, non qualcosa che origina dalla materia.
In un certo qual modo non è cosa affatto nuova. È alla
base di molta dell’antica saggezza. La maggior parte della
filosofia indiana, ad esempio, viene predicata assumendo
che la coscienza sia assolutamente fondamentale. La scienza
attualmente rifiuta tale idea, ma alla fine potrebbe dover
accettare che in essa ci sia qualcosa di vero.

LASZLO: Ci stiamo muovendo verso una nuova cultura di


cui la scienza potrebbe essere una parte, di cui l’antica sag-
gezza potrebbe essere una parte e in cui entrambe potreb-
bero trovare una nuova integrazione. Nella migliore delle
ipotesi, non si tratta solo di un recupero o di una ripetizione
del passato, ma di una nuova sintesi.

GROF: SÌ, ciò verso cui stiamo andando non è solo un sem-
plice regredire o ritornare alle vecchie idee, ma un progredi-
re lungo una spirale, in cui alcuni dei vecchi elementi risul-
tano essere su un livello superiore quale parte di una sintesi
creativa tra l’antica saggezza e la scienza moderna.

RUSSELL: Mi piace l’idea della spirale; ha in sé l’idea del


ritorno dove siamo stati, ma con qualcosa in più. Non penso
che assisteremo ad un semplice recupero delle antiche tradi-
zioni. Esse erano appropriate per i loro tempi, ma oggi vivia-
mo in un mondo differente, in un clima sociale differente, e
con una differente comprensione del cosmo. Ciò di cui c’è
bisogno ora è di una visione contemporanea, appropriata ai
tempi contemporanei. Il messaggio chiave è lo stesso. È
quanto Aldous Huxley chiamò “filosofia perenne”, la stessa
fondamentale saggezza che ricorre frequentemente in molte
62 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

diverse culture in molti tempi diversi. Ma la sua reale for-


mulazione varia considerevolmente. Ciò di cui abbiamo
bisogno è una formulazione in termini contemporanei che
sia comprensibile alla gente comune e si riferisca alla vita di
oggi. In questo, penso, consiste la rivoluzione della co-
scienza.
Stiamo riscoprendo quell’eterna saggezza in termini con-
temporanei. E la stiamo rendendo appropriata ad un mondo
in cui la scienza e la ragione prevalgono.

Un ruolo per la spiritualità

GROF: Lasciate che riprenda il discorso sulla sfida iniziato


prima, sfida rappresentata dalla sintesi tra la visione mistica
del mondo e quella scientifica. Il mondo accademico in
generale ha come la sensazione che la scienza e il suo
monismo materialistico abbiano confutato e bandito per
sempre tutto ciò che c’è di spirituale e religioso, dalle primi-
tive credenze popolari alle grandi tradizioni mistiche. Credo
che ciò rifletta, oltre che un’incomprensione di base della
natura e funzione della scienza, anche una confusione tra
spiritualità e religione. Vedo questo come un serio problema
e penso che la riconciliazione tra scienza e spiritualità sia
impossibile senza prima chiarire tale questione.

LASZLO: Come definiresti allora la spiritualità, in che modo


si distingue dalla religione?

GROF: La spiritualità è di natura privata e riflette il rapporto


tra l’individuo e il cosmo. In contrapposizione, la religione
è un’attività organizzata che richiede per il suo svolgimento
un luogo particolare e un sistema di intermediari apposita-
mente incaricati e ordinati secondo una scala gerarchica.
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 63

Idealmente, una religione dovrebbe fornire ai suoi membri i


mezzi e il sostegno per poter vivere la loro spiritualità.
Tuttavia, spesso le cose non vanno così. In realtà, l’esperien-
za spirituale personale è vista come una minaccia dalle reli-
gioni organizzate, poiché rende i loro membri indipendenti
dall’organizzazione e dal credo religioso. I mistici non
hanno bisogno di intermediari, essi sono in contatto diretto
con il divino, poiché la spiritualità si basa sull’esperienza
diretta di una prospettiva radicalmente diversa di quella che
è la realtà comunemente accettata, o sulla percezione di altre
dimensioni della realtà di solito nascoste. Si tratta di espe-
rienze che vengono vissute durante stati non ordinari di
coscienza. Lo studio di tali esperienze è materia della psico-
logia transpersonale: una dimensione di fenomeni che
dovrebbe essere oggetto di serie ricerche e i risultati delle
quali dovrebbero venire inclusi nella onnicomprensiva
visione scientifica del mondo del futuro.
Tutte le grandi religioni sono il frutto di stati visionari, di
esperienze transpersonali dei loro fondatori: l’illuminazione
del Buddha sotto l’albero della Bodhi3 , il viaggio miracoloso
di Maometto, o Mosè e la visione di Geova nel roveto arden-
te. La Bibbia è colma di descrizioni di tali esperienze: la
visione di Ezechiele del carro di fuoco, la tentazione di Gesù
ad opera del diavolo, Saul e la visione accecante di Gesù
sulla via di Damasco, o la rivelazione apocalittica di San
Giovanni nella sua grotta sull’isola di Patmos.
Tuttavia, con il costituirsi delle religioni in organizzazio-
ni, i credenti sentono raccontare queste esperienze nei ser-
moni e le leggono nelle sacre scritture. Accedere direttamen-
te al divino non è più possibile e spesso non viene neanche
accettato. Qualora un individuo vivesse una vera esperienza

3 La saggezza buddista. l’Illuminazione (N.d.T.).


64 L.A RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

mistica in una delle chiese odierne, probabilmente si vedreb-


be consegnato da qualsiasi prete medio nelle mani di uno
psichiatra. Una volta che una religione si è organizzata, le
esperienze transpersonali dirette avvengono perlopiù in
ambito mistico o monastico caratterizzato da pratiche spiri-
tuali come la meditazione, il digiuno, la preghiera e così via.
Vi è una sostanziale differenza tra religione e misticismo.
Ci sono religioni senza spiritualità e c’è spiritualità senza
religione. Una religione organizzata ha necessità di convin-
cere le persone di doversi recare regolarmente in un luogo
specifico e di dover fare riferimento al sistema per rappor-
tarsi in maniera giusta con il divino. Per il mistico, la natura
e il suo stesso corpo fanno da tempio. La sua comunicazio-
ne con il divino è diretta e non necessita di intermediari
alcuni, specialmente di quelli che non hanno avuto tali espe-
rienze personalmente e non rivestono che il ruolo di funzio-
nari. Ciò che può essere di sostegno per i mistici è una comu-
nità di insegnanti e ricercatori spirituali che siano più avanti
di loro nel cammino intrapreso.
Gli autentici sistemi spirituali sono basati su secoli di
esplorazione sistematica della psiche con l’ausilio di ben
definite tecnologie per l’alterazione dello stato mentale
risultanti da un processo che sotto molti aspetti assomiglia al
metodo scientifico.

LASZLO: Il filosofo Alfred North Whitehead ha detto qualco-


sa di molto bello: disse che la scienza, così come la cultura,
progredisce con il sopraggiungere di una grande mente che
getta luce nuova, più integrata e inclusiva su di un partico-
lare campo esperienziale e di ricerca. Apporta idee adegua-
te in generale ma incongruenti nello specifico. Ad essa suc-
cedono i suoi seguaci, i quali, nel difendere la coerenza delle
sue idee, perdono di vista l’intuizione originaria, ed esse
finiscono con il diventare sterili, semplice dogma. Col
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 65

tempo, a sua volta, il dogma crolla; sopraggiunge un nuovo


elemento integrante con un’altra intuizione creativa, e il
processo ricomincia da capo. È quanto accade anche nelle
religioni.

RUSSELL: È inevitabile che ciò debba accadere. Le religioni,


come abbiamo appena detto, sono sempre originate da indi-
vidui, o a volte da gruppi di individui, che hanno avuto una
profonda esperienza personale di liberazione. In un modo o
nell’altro, questi si sono risvegliati alla verità e hanno cerca-
to di trasmettere questa loro consapevolezza agli altri.
Questo è il modo in cui in principio hanno avuto origine gli
insegnamenti.
Sfortunatamente, l’insegnamento non viene mai recepito
nello stesso stato di coscienza in cui viene dato. Il maestro
parla da un punto di vista illuminato, mentre il discepolo
cerca di comprendere partendo da uno stato di coscienza
meno illuminato, e inevitabilmente qualcosa viene a per-
dersi. Fintantoché il maestro è in vita, può cercare di correg-
gere gli errori e assicurare al discepolo un corretto recepi-
mento degli insegnamenti. Ma, una volta morto il maestro,
gli insegnamenti passano da un individuo all’altro e ogni
volta qualcosa si viene a perdere o non viene compresa
appieno, o addirittura viene aggiunta alla versione originale.
È un po’ come il gioco del telefono, in cui un gruppo di per-
sone sedute in circolo si passa un messaggio orale, il quale, di
volta in volta, muta leggermente, fino a tornare al punto di
partenza completamente diverso da com’era in origine.
Lo stesso accade con gli insegnamenti spirituali, ma su
scala molto più ampia. Il messaggio non viene passato solo
da un individuo all’altro, ma da una generazione all’altra,
da una cultura all’altra, e viene spesso tradotto da una lin-
gua all’altra. Ogni volta pezzi di esso si vengono a perdere e
ad aggiungere, e la versione che giunge fino a noi potrà
66 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

risultare poco rassomigliante all’originale. È ciò che io a


volte chiamo “l’alterazione della verità”. È la ragione per cui
le più grandi tradizioni spirituali sembrano così diverse.
Tuttavia, hanno tutte avuto origine da esperienze molto
simili. Dobbiamo riscoprire quella fonte originaria comune,
piuttosto che preoccuparci delle differenze.
Questo è il motivo per cui è importante non cercare di
resuscitare tradizioni spirituali precedenti. Andremmo ine-
vitabilmente a resuscitare una versione alterata dell’origina-
le. La nostra sfida è di tornare all’origine, che è viva e basa-
ta sull’esperienza personale e non sulla dottrina e sul
dogma, e di vivere tale esperienza nelle nostre vite.

LASZLO: Le tradizioni mistiche erano presenti già presso le


scuole greche, perfino in quelle presocratiche, sebbene le
loro intuizioni non fossero formulate nel linguaggio ordina-
rio, per la divulgazione pubblica. Ciò che trovava formula-
zione nel linguaggio comune era già un compromesso
destinato alla società. L’essenza degli insegnamenti era qual-
cosa che non si udiva o leggeva, ma che si doveva vivere.
Non c’è da stupirsi che ciò che attingiamo dalla tradizione a
noi tramandata è solo l’ossatura inerte e non il suo spirito
interiore.

GROF: Ciò di cui abbiamo bisogno nel mondo, oggi, è più


spiritualità, non più religioni. Le religioni organizzate, nella
loro forma attuale, sono parte del problema, non della solu-
zione. In diverse zone del mondo, i conflitti religiosi sono la
principale fonte di violenza.

RUSSELL: Dobbiamo tenere presente che la religione organiz-


zata non è il riflesso di una modalità illuminata di coscienza.
I suoi propositi possono essere lodevoli, ma coloro che la
promuovono o la difendono non sono generalmente più
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 67

illuminati di quanto lo sia il resto del mondo. È triste da


dirsi, ma essi sono spesso un altro riflesso di ciò che non va
in questa società.
Tutto va ricondotto all’egocentrismo. L’egocentrismo a
livello biologico è positivo: dobbiamo essere egocentrici per
assicurarci il cibo e per tenerci lontani dal pericolo, in altre
parole per garantire la nostra sopravvivenza fisica. Tuttavia,
applichiamo questa stessa modalità di pensiero egocentrica
in sfere della vita dove risulta totalmente inappropriata. Si
potrebbe dire che abbiamo dimenticato cosa sia nel nostro
reale interesse.
In ultima analisi, ciò che ciascuno di noi vuole è la pace
interiore. Vogliamo sentirci bene, interiormente equilibrati.
La nostra società ci dice che questa esperienza interiore
dipende da ciò che si ha, che si fa, dalle esperienze accumu-
late nel mondo esterno. Ciò conduce ad un egocentrismo
intrinseco. Ci poniamo sempre il problema di cosa possiamo
fare per essere felici, di cosa gli altri pensano di noi e a quale
credo religioso dovremmo aderire.
Questa ricerca evidenzia non solo molto del nostro mate-
rialismo, ma mette in luce anche la ragione per cui rimania-
mo vittime delle religioni: potrò credere che questa religione
o questo insegnamento mi salverà, e che seguendo questo
cammino troverò la pace interiore. A ciò segue un attacca-
mento morboso verso la nostra particolare fede, e facciamo
di tutto per difendere e salvaguardare il percorso da noi scel-
to. Così facendo, la religione può finire con l’essere molto
egocentrica, la qual cosa è ironica, considerato che le religio-
ni si propongono di liberare l’individuo dal suo egocentri-
smo.

LASZLO: La religione è anche un fenomeno sociale, una que-


stione di identità collettiva. Abbiamo bisogno di appartene-
re ad una comunità, ad un gruppo sociale, culturale, o ad
LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

una congregazione religiosa. Questa necessità viene soddi-


sfatta oggi diversamente rispetto al Medioevo, quando la
congregazione religiosa era alla base del concetto di comu-
nità, almeno in Europa. Oggi, abbiamo le comunità nazionali
e regionali, le quali a loro volta sono suddivise in tutta una
serie di livelli fino ad arrivare alla comunità etnica.
Appartenere ad un gruppo religioso o ad una congregazione
fornisce un senso d’identità solo per un limitato numero di
individui. E questo stato di appartenenza religiosa ha ancora
meno a che fare con l’ottenere accesso ad una qualche verità
ultima; poiché la maggior parte delle dottrine propugnate
non fanno che innalzare barriere tra chi è all’interno del
gruppo e chi ne è all’esterno, tra i “fedeli” e gli “infedeli”.

GROF: Tradizionalmente, ciò che ha fatto la religione è stato


riunire un gruppo di persone devote a figure e temi archeti-
pici, proclamando la loro unicità. Ciò ha portato i gruppi ad
entrare in conflitto tra di loro a causa delle diverse forme di
rappresentazione del divino e del differente modo di rela-
zionarsi ad esso: cristiani contro ebrei, induisti contro mus-
sulmani, sikh contro induisti, e così via. A volte, una religio-
ne organizzata non è neanche riuscita appieno nel suo inten-
to di riunire i propri membri sotto la sua sfera di influenza,
sotto la propria egida. Un caso emblematico è costituito dal
cristianesimo, al quale ha fatto da sfondo uno scenario di
sofferenza e spargimento di sangue a causa del violento con-
flitto tra cattolici e protestanti esploso in epoca medioevale.
In contrapposizione, le esperienze spirituali forniscono
accesso diretto alle sacre dimensioni dell’esistenza. Esse
rivelano l’unità che soggiace al mondo dell’apparente sepa-
razione, la natura divina della creazione, e la nostra divinità.
Ci portano al di là del settario sciovinismo delle religioni
organizzate verso una visione della realtà e del genere
umano universale, onnicomprensiva e unificatrice. Le
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 69

religioni organizzate nella loro forma attuale generano


spesso dissenso e contribuiscono alla crisi globale. Ma, una
religione basata su un’autentica prospettiva mistica
potrebbe fare la vera differenza nel mondo.

LASZLO: Giorni fa, a Berlino, durante un simposio


dell’Università Internazionale della Pace, il Dalai Lama mi
ha ammonito di non provare mai a convertire il prossimo ad
alcuna religione. Egli stesso, mi ha detto, non cerca mai di
convertire le persone al buddismo tibetano. Non è questo lo
scopo, quanto è piuttosto quello di trasmettere lo spirito che
è alla base di tale religione, ovvero l’amore, la solidarietà e la
compassione. La sua raccomandazione è di non pensare di
trovare in una religione tutte le risposte. Ciò che conta è lo
spirito della religione, non le parole della dottrina.
Vi sono casi e luoghi in cui tale intuizione viene messa in
pratica. Ad Auroville, la comunità spirituale sperimentale in
India, ad esempio, i fondatori hanno deciso che non ci dovrà
essere alcuna religione. Le dottrine religiose sono da evitarsi
esplicitamente, così come i rituali religiosi. Ci dovrà essere
solo una profonda spiritualità a permeare la vita quoti-
diana, rafforzata dalla meditazione individuale e collettiva.
Quando una religione viene istituzionalizzata, disse Sri
Aurobindo, essa divide più che unisce.

RUSSELL: Molti leader spirituali hanno detto lo stesso, e


hanno ammonito gli uomini di non fare dei loro insegna-
menti una religione. Il Buddha disse ai suoi discepoli di non
credere a qualsiasi cosa solo per il fatto che fosse lui a dirla.
Solo quando trovava riscontro nelle loro esperienze perso-
nali, allora dovevano accettarla. Più recentemente, Rudolf
Steiner disse che se fosse tornato dopo un centinaio di anni
sarebbe probabilmente rimasto inorridito nel vedere cosa ne
sarebbe stato dei suoi insegnamenti. La saggezza spirituale
70 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

è una saggezza universale; ma, nel passare da un individuo


all’altro, ogni espressione del maestro gradualmente alimen-
ta un insieme di dottrine e dogmi generanti religioni molto
diverse tra loro. Sono sicuro che se tu, Ervin, rivisitassi
Auroville tra 200 o 300 anni, vedresti che nel frattempo è
emersa una religione completamente differente.
Oggi, stiamo assistendo alla nascita di una nuova spiri-
tualità. Non ha ancora un nome; non ha realmente una
forma specifica; e non ha alcun leader. Ma c’è una nuova
prospettiva che sta emergendo, molto più in linea con la
“filosofia perenne” tracciata da Aldous Huxley. Diverse per-
sone stanno iniziando a riscoprire l’eterna saggezza della
coscienza umana e a metterla in pratica nella loro vita.
Sotto alcuni aspetti, se ne può tracciare un parallelo con
il Buddha e la sua ricerca di liberazione interiore. Quando il
Buddha si ritirò nella foresta, dove vi trascorse sei anni pres-
so alcuni maestri, si dedicò a più pratiche e tecniche fino a
quando finalmente si risvegliò alla verità su come lenire la
sofferenza della mente. Oggi, stiamo vivendo un processo
analogo. Ma ora, non si tratta di un individuo soltanto;
siamo in milioni a fare questo viaggio, e ad imparare l’uno
dall’esperienza dell’altro lungo il cammino. E più imparia-
mo, più ci avviciniamo alla stessa verità. Stiamo sintoniz-
zando la nostra comprensione dello sviluppo spirituale. Lo
vedo scritto nei libri che leggo, e ne sento parlare in sede di
conferenze; sempre più andiamo dicendo la stessa cosa.
Forse, questa resurrezione diverrà col tempo un’altra reli-
gione fossilizzata, ma in questo momento, alla fine del ven-
tesimo secolo, essa è viva e vibrante, e sta esplorando quella
verità universale fondamento di tutte le religioni. Questa è la
ragione per cui trovo i tempi odierni così affascinanti. Ci tro-
viamo nel mezzo di un rinascimento spirituale, ma a diffe-
renza del passato questo non ha alcun leader; per la prima
volta lo stiamo riscoprendo collettivamente.
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 71

GROF: Vorrei qui illustrare, trovando io stesso la cosa molto


interessante, un’osservazione riscontrata durante lo studio
condotto sugli stati non ordinari di coscienza.
Dall’osservazione, effettuata sia nel corso di sedute psiche-
deliche che di respirazione olotropica (durante la quale si
pratica una respirazione accelerata con un sottofondo musi-
cale evocativo), è risultato che tali esperienze forniscono
accesso all’intero spettro della mitologia mondiale, alle figu-
re e ai regni archetipici di tutte le culture. Tali esperienze
attingono da bagagli culturali, razziali, geografici e storici
diversi da quelli in nostro possesso. Non sembra fare alcuna
differenza se tali cognizioni si siano possedute o no prece-
dentemente. L’individuo moderno sembra avere accesso
all’intera poliedrica sfera dell’inconscio collettivo. Ciò con-
ferma essenzialmente le osservazioni fatte molti decenni fa
da Jung, osservazioni che lo ispirarono a formulare il con-
cetto stesso dell’inconscio collettivo.
Persone, con cui abbiamo lavorato in Europa,
Nordamerica, Sudamerica e Australia, hanno spesso avuto
esperienze attinte dalla mitologia indiana, giapponese,
cinese, tibetana o egiziana. Di converso, durante le nostre
visite in India e Giappone, individui con un bagaglio
culturale e religioso induista, buddista e scintoista hanno
spesso vissuto nel corso delle loro sedute esperienze
distintamente riconducibili al cristianesimo. Lungo gli
anni, mi sono apparsi nelle mie stesse visioni simboli reli-
giosi induisti, buddisti, cristiani, mussulmani, scintoisti e
zoroastriani, nonché temi aborigeni africani, centroamerica-
ni, sudamericani e australiani.
È veramente straordinario! Molti gruppi umani in passa-
to hanno utilizzato potenti pratiche per l’alterazione dello
stato mentale, incluse alcune uguali a quelle che adottiamo
noi stessi: sostanze psichedeliche, musica, ed esercizi vari di
respirazione. E tuttavia il loro accesso all’inconscio collettivo
72 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

sembra essere stato molto più specifico ed essenzialmente


limitato ai loro archetipi culturali. Ad esempio, non si legge
nel Libro tibetano dei morti dello Spirito Cervo, il quale svolge
un ruolo importante nella mitologia e religione degli indiani
Huichol del Messico, e non si fa menzione dei Dhyani-
Buddha nella Bibbia o nel Libro di Mormon? Dunque, tale
permeabilità dell’inconscio collettivo sembra essere un
nuovo fenomeno caratteristico dei tempi moderni. Fosse
stato l’inconscio collettivo accessibile in tale misura anche in
passato, non avremmo oggi distinte mitologie specifiche per
certi gruppi umani e per le loro religioni. In passato, l’acces-
so esperienziale agli archetipi doveva essere strettamente
specifico per cultura.
In un certo senso, ciò sembra riflettere quanto sta acca-
dendo nel mondo esterno. In passato, la popolazione umana
era molto più frammentata e i diversi gruppi vivevano
distanti e isolati gli uni dagli altri. Ad esempio, fino al quin-
dicesimo secolo, gli europei non avevano sospettato neanche
l’esistenza del nuovo mondo e, fino alla metà di questo seco-
lo, i contatti del Tibet con il resto del mondo sono stati quasi
inesistenti. Oggi possiamo coprire gran parte della superficie
terrestre con poche ore di volo, e prospera lo scambio di
merci, libri e film. E, cosa più importante, i programmi
radiofonici ad onde corte, la televisione satellitare, il telefono,
e Internet mettono in comunicazione tutto il mondo.
Ci stiamo rapidamente muovendo da un mondo diviso e
frammentato verso un villaggio globale unito. E l’accesso
illimitato che ora abbiamo alla dimensione archetipica del-
l’inconscio collettivo sembra essere una parte importante di
questo processo. Spero e credo che ciò porrà le fondamenta
per una religione universale del futuro. La mia idea di una
tale religione è che essa creerà un contesto per le esperienze
spirituali fornendo al contempo anche i mezzi a tale scopo,
le “tecnologie del sacro”, ma che non avrà alcun interesse di
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 73

nessun tipo nell’imporre quale delle molte cornici arche-


tipiche una persona debba scegliere come accesso al regno
del divino trascendente.
Credo che se le religioni organizzate devono diventare
una forza utile e costruttiva nel nostro futuro globale, devono
rendere permeabili i loro rispettivi archetipi e accettarne la
relatività. Ciò genererebbe un’atmosfera di tolleranza verso
altri sistemi che optano per una diversa forma simbolica di
venerazione del divino. Ricondurrebbe le religioni alle loro
radici mistiche e al loro comune denominatore, alla reveren-za
per l’Assoluto, il divino che trascende tutte le forme.
Joseph Campbell ha spesso citato il pensiero di Graf
Durkheim riguardo alla funzione di specifiche forme arche-
tipiche o “divinità”. Per essere d’aiuto in un’autentica ricer-
ca spirituale, una divinità deve essere trasparente per il tra-
scendentale. Deve essere la principale via d’accesso al
Supremo, e non essere scambiato per lui. Deve fare da tra-
mite per accedere all’Assoluto, deve essere suo intermedia-
rio e non in sé stesso oggetto di adorazione. Rendere speci-
fici archetipi opachi e impermeabili conduce all’idolatria,
la quale è una forza pericolosa che divide e distrugge.

RUSSELL: Questo è un altro aspetto del cambiamento dal


vedere le divinità come esterne a noi, separate da noi, al
vederle invece come aspetti della nostra psiche. Sempre più
ci stiamo rendendo conto che il risveglio interiore non con-
siste nel praticare un rituale di devozione nei confronti di un
altro essere, quanto piuttosto nel fare un lavoro mentale. La
domanda che ci stiamo ponendo è come liberare la nostra
mente da quelle catene che la rendono prigioniera dell’abi-
tudine. Come posso aprirmi al tipo di esperienza di cui stia-
mo parlando.
GROF: Sulla base di ciò che ho detto prima circa l’apertura
dell’inconscio collettivo, sento fortemente che la religione
74 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

del futuro sarà esperienziale, ovvero onorerà la ricerca spiri-


tuale nel rispetto delle diverse scelte individuali. È da auspi-
carsi che questa religione non sarà un’organizzazione tesa a
promuovere specifici dogmi e oggetti di adorazione, ma una
confraternita di ricercatori spirituali che si sostengono l’un
l’altro lungo un cammino che li porterà a rendersi conto di
esplorare un particolare tassello del grande mosaico del
mistero universale. La consapevolezza dell’unità soggiacen-
te all’esistenza tutta e un senso di profondo legame con il
prossimo, la natura, e il cosmo sarà la caratteristica più
importante di tale credo.

RUSSELL: Sì, e se questa nuova spiritualità contemplerà


degli insegnamenti, essi riguarderanno la nostra psiche,
come nel Buddismo. Sarà un insegnamento contempora-
neo, che verterà su come si sviluppa l’ego, come ricaviamo
il nostro senso di identità, come ci creiamo paure inutili,
come interpretiamo le nostre esperienze, e come possiamo
liberare la nostra mente da tutte queste limitazioni. Si trat-
terà di insegnamenti psicologici, piuttosto che riferiti a divi-
nità o entità simili.

GROF: La conferenza dell’Associazione Internazionale


Transpersonale (ITA) del 1985 a Kyoto ha costituito per noi
una esperienza molto interessante. L’ITA è un’organizza-
zione che si propone di riunire spiritualità e scienza al ser-
vizio dell’abbattimento dei confini razziali, culturali, politi-
ci e religiosi nel mondo. Al tempo di quella conferenza, vi
era un aspro conflitto tra operatori economici americani e
giapponesi, ed erano in corso negoziati fra le parti.
Tra i partecipanti alla conferenza c’era lo psicologo giap-
ponese junghiano Hayao Kawai, il quale aveva trascorso
diversi anni a Zurigo e conosceva bene la mentalità occiden-
tale, così come, naturalmente, quella giapponese. Nel
DIMENSIONI DELLA TRASFORMAZIONE 75

seguire lo svolgimento dei negoziati alla televisione, disse


sorridendo: “Pensano che un interprete basti a farli
realmente comunicare, a far sì che si capiscano. Ma regna
l’incomprensione più assoluta, poiché partono da
presupposti assai diversi”. Gli chiedemmo una spiegazione
in merito ed egli chiamò in causa Jung.
Essi attingono da patrimoni archetipici diversi, disse, e
prendono le mosse da presupposti metafisici molto differen-
ti tra di loro. L’Oriente ha un modello del cosmo con un cen-
tro cavo. La creazione è emersa dal Vuoto: totalità organizza-
ta in cui ogni cosa è interconnessa, ha la sua collocazione, ed
è alla fine una parte altrettanto importante del tutto. In
Occidente, avete un modello cosmogenetico molto differente.
Il centro è la sorgente di potere. È Dio, il Grande Capo, colui
che ha creato l’universo, e da questa sede centrale si diparte
un sistema gerarchico in ordine decrescente d’importanza.
Nel mondo archetipico si hanno diverse schiere di esseri
celesti, dai più alti quali i serafini e i cherubini, ai troni, le
virtù e le potestà, e gli arcangeli e angeli. E in natura, ci sono
organismi superiori e inferiori, e gli esseri umani a coronare
la creazione.
Hayao Kawai spiegò come un dialogo tra Oriente e
Occidente risenta inevitabilmente di tale differenza nelle
assunzioni metafisiche fondamentali. È come nel caso di una
discussione tra fisici newtoniani e einsteiniani. Essi utilizze-
rebbero le stesse parole: materia, energia, tempo e spazio,
ma queste assumerebbero un significato diverso a seconda
dei loro rispettivi contesti concettuali. Trovammo l’idea
molto interessante e altri partecipanti furono ispirati a con-
tribuirvi con paragoni culturali propri. André Patsalides,
uno psicologo belga nato in Siria, parlò delle differenze tra
la mentalità araba e quella occidentale. Karan Singh, accade-
mico indiano ed ex reggente dello Stato di Jammu e
Kashmir, analogamente mise a confronto il modo di pensare
76 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

indiano e quello occidentale. E Credo Mutwa, antropologo e


sciamano zulù, discusse della visione del mondo africana
confrontandola con quella angloamericana.
Era affascinante vedere come una prospettiva completa-
mente nuova stesse emergendo da tale discussione. Ci sen-
timmo uniti dalla nostra umanità, da tutto ciò che condivi-
devamo e che avevamo in comune, e iniziammo a vedere
le differenze razziali, culturali e religiose come inflessioni e
variazioni della natura umana. Sembravano riflettere la
straordinaria creatività dell’intelligenza cosmica che emerge
dalla soggiacente matrice indifferenziata. Al contempo, tali
differenze apparvero come qualcosa di molto interessante
e affascinante, qualcosa dalla quale possiamo imparare e
che ci può arricchire. Fummo in grado di liberarci dai nostri
schemi culturali idiosincratici e dall’illusione che la nostra
prospettiva della realtà e il nostro modo di pensare fossero
quelli giusti o migliori. Fu facile constatare quanto tutto ciò
fosse arbitrario e relativo.

LASZLO: Teilhard de Chardin parlò di un processo di inten-


sificazione o concretizzazione progressiva, all’origine del
quale egli individuò il crescente numero di persone sul pia-
neta e la quantità sempre maggiore di informazioni che que-
ste generano. È possibile, forse, che una popolazione di
pressappoco sei miliardi di persone crei, come hai sostenuto
tu, Pete, una sorta di cervello globale: credo che a caratteriz-
zare questo cervello sia anche una dimensione sottostante di
interconnessione, di cui però la nostra coscienza non è con-
sapevole, sebbene a livello più profondo la si possa percepi-
re. Sotto la superficie, può esservi un campo di coscienza
collettiva che si va sempre più intensificando e che diventa
accessibile a chi vive l’esperienza dello stato alterato della
coscienza, quello stato che è oggetto di ricerca da parte di
Stan e del cui potenziale abbiamo parlato.
Primo giorno - sera

DALLA VISIONE ALL’AZIONE

Guarire noi stessi e guarire il mondo

LASZLO: Gli argomenti che abbiamo discusso questo pome-


riggio indicano che il presupposto fondamentale per creare
un mondo cooperativo e pacifico è quello di una migliore
comprensione tra le persone e tra le culture. Stiamo pertan-
to suggerendo che la nuova spiritualità è anche un modo di
ottenere comprensione interculturale? La spiritualità può
rendere capaci le persone di vivere insieme? E oltre a ciò,
guarire le ferite nella società e nel mondo?

GROF: Il potenziale c’è tutto. Le esperienze transpersonali


nelle quali noi sperimentiamo l’identificazione con gli altri
possono condurre ad un livello più alto di accettazione. L’ho
visto molte volte. L’unico problema è: può questo avvenire
su una scala abbastanza vasta e in tempi sufficientemente
brevi da risultare significativo?

LASZLO: Gli abitanti di Auroville, la comunità sperimentale


su base spirituale in India, sono convinti che se c’è un grup-
po di persone intensamente focalizzate su un certo stato di
coscienza, ciò avrà un effetto anche sulle altre persone. Tu
credi che la diffusione di coscienza transpersonale sia un fat-
tore reale e promettente? Che questa diffusione, piuttosto
78 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

che l’espandersi della nuova coscienza da persona a perso-


na, possa costituire veramente una differenza significativa
nel mondo di oggi?

GROF: IO penso che esista questa possibilità! In India credo-


no che gli yogi che meditano nelle caverne dell’Himalaya
possano avere influenza positiva sulla situazione mondiale
generale. E certamente, in tempi moderni, abbiamo le idee
di Sheldrake sulla risonanza morfica. Sfortunatamente, il
concetto della ‘centesima scimmia’, immagine molto sugge-
stiva e irresistibile di questo meccanismo, si è rivelato essere
una finzione piuttosto che un fatto scientifico. Esso creò
molta eccitazione la prima volta che la gente ne sentì parla-
re, ma poi Lyall Watson ammise di esserselo inventato.

RUSSELL: In effetti non si inventò tutto. Gli esperimenti furo-


no fatti e furono pubblicati sulle riviste scientifiche giappo-
nesi, come egli affermò, ma i risultati non erano impressio-
nanti come lui li descrisse; non vi era nulla di speciale.
Quello che io trovo più affascinante nella storia della
centesima scimmia è come tutti vi si accostarono. La gente
voleva crederci a tal punto che pochissimi ne misero in
discussione l’autenticità, o ne verificarono il processo di
ricerca originale, cosa tanto più sorprendente dato che essa
sosteneva l’esistenza di un fenomeno assai notevole. Lo stes-
so dicasi per le idee di Sheldrake, che seguono un tema simi-
le - l’idea che l’apprendimento sia contagioso e che più
gente impara un dato compito, più facile sarà per gli altri
impararlo, anche se essi vivono in zone differenti del
pianeta. Di nuovo questa è un affermazione audace, ma
trovo che parecchia gente accetta la teoria senza domande.
Mi sono chiesto perché. Non sembra avvenire così netta-
mente con altre idee non convenzionali. Penso che nel
profondo le persone sentano che qualcosa di simile a questo
DALLA VISIONE ALL’AZIONE 79

accade; lo sentono intuitivamente. C è una conoscenza inte-


riore profonda che in qualche modo, non sappiamo bene
come, lo stato di coscienza di una persona possa avere effet-
to sulla coscienza degli altri. Noi sentiamo che avviene una
qualche sorta di diffusione transpersonale di coscienza, e
quando arriva qualcuno con esperimenti o teorie a suppor-
tare questa possibilità, sentiamo di avere la prova che da
sempre volevamo.

GROF: Mi piacerebbe menzionare un’osservazione che


potremmo considerare quale evidenza indiretta. Avviene
regolarmente che il rivivere la nascita biologica tenda ad
aprire un varco nell’inconscio collettivo a immagini ed espe-
rienze di violenza e crudeltà inimmaginabili. Le persone
sperimentano atrocità commesse attraverso i secoli - episo-
di di guerre, rivoluzioni, camere di tortura dell’Inquisizione
e campi di concentramento. Quando il processo di autoe-
splorazione raggiunge questo livello, l’esperienza diventa
transpersonale; la storia dell’individuo si fonde con la storia
della specie. Coloro che hanno iniziato questo processo
come terapia personale spesso sentono a questo punto che
essi stanno curando non soltanto loro stessi, ma anche il
campo della coscienza della specie. È come se l’inconscio
collettivo contenesse impurità, materiale non digerito da
epoche precedenti, e il condurlo pienamente nella coscienza
individuale per rielaborarlo rappresentasse di fatto una
pulizia e una guarigione collettiva.
La profondità e l’intensità di queste esperienze è ben
oltre ciò che può essere considerato come personale e indi-
viduale: le persone sentono di essere diventate uno con l’u-
manità sofferente. Alcune di queste esperienze presentano
riferimenti agli archetipi corrispondenti nella letteratura spi-
rituale, come Gesù sofferente per i peccati di tutti o il
Bodhisattva che rifiuta la liberazione personale e
80 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

volontariamente si assume il compito di liberare tutti gli


esseri sofferenti.
Questo mi porta a sollevare la questione del rapporto tra
lavoro interiore e attivismo focalizzato sul mondo esterno.
Qual è la migliore strategia per ottenere un cambiamento
effettivo nella situazione esterna? Ho già menzionato gli
yogi che si suppone aiutino a risolvere i problemi del mondo
senza lasciare l’ambiente delle loro caverne. Anni fa, Ram
Dass e Daniel Ellsberg ebbero una discussione affascinante
su questo argomento alla conferenza annuale dell’As-
sociazione di Psicologia Transpersonale ad Asilomar, in
California. Ram Dass esercitava personalmente la pratica
spirituale sistematica e aveva avuto alcune potenti esperien-
ze transpersonali. Egli arrivò alla conclusione che la cosa più
importante che noi possiamo fare per aiutare la situazione
mondiale è il lavoro interiore sistematico che conduce ad
una trasformazione psicospirituale profonda. Se tutti lo
facessero, il mondo cambierebbe. Eviteremmo così anche
varie attività male orientate che decisamente peggiorano la
situazione.
Daniel Ellsberg, un attivista e pacifista che aveva svelato
i piani segreti degli ambienti militari americani pubblicando
documenti del Pentagono, era di tutt’altre idee. Inizialmente
egli era convinto che la sola cosa in grado di cambiare il
mondo fosse l’attività esterna determinata: protesta politica,
dimostrazioni, boicottaggio e strategie simili. Egli sentiva
che la sua partecipazione alle dimostrazioni, con conseguen-
te arresto, e il far parlare di sé sui giornali costituissero l’at-
tività rivoluzionaria più efficace e il meglio che egli potesse
fare per catalizzare un cambiamento positivo.
Così essi iniziarono la discussione da posizioni diame-
tralmente opposte, ma quando esaminarono più a fondo la
questione, ciascuno di loro si aprì gradualmente al punto di
vista dell’altro. Ram Dass riconobbe che, dopo che noi
DALLA VISIONE ALL’AZIONE 81

lavoriamo sui nostri pregiudizi personali e chiariamo a noi


stessi la nostra posizione attraverso un profondo lavoro
interio-re, è importante che passiamo ad applicare le nostre
visioni nel mondo. Oggi egli è profondamente impegnato
nel servizio e dedica molto del suo tempo ed energia sia a
progetti ambientali che di altro tipo.
Viceversa, Daniel Ellsberg si rese conto che per gli attivi-
sti che operano con efficacia è importante fare un lavoro inte-
riore sistematico, in modo che gli interventi siano pienamen-
te sentiti, adeguatamente focalizzati, condotti con abilità ed
esenti dalle proiezioni dei loro impulsi inconsci irrisolti.

RUSSELL: Vi è una netta possibilità che una persona che stia


lavorando su se stessa abbia un effetto diretto sulla coscien-
za degli altri. So per esperienza personale che quando
medito con un gruppo di persone nella stessa stanza accade
qualcosa - la mia meditazione ne guadagna decisamente in
profondità e limpidezza. È ben notevole, ma non è qualcosa
che posso spiegare salvo supporre che ci sia una qualche
influenza diretta reciproca tra i meditanti.
È evidente che l’effetto va molto oltre la stanza nella
quale si sta meditando. I ricercatori che hanno studiato gli
effetti della Meditazione Trascendentale hanno riscontrato
che molte persone che meditano insieme risultano avere
un’influenza palese su coloro che vivono nella stessa area.
Essi radunarono fino a 5.000 meditanti in una città per diver-
se settimane. Poi controllarono varie statistiche sociali di
quella città nel periodo dell’esperimento e constatarono una
diminuzione dell’incidenza dei crimini e degli incidenti, e
una diminuzione dei ricoveri ospedalieri. Tutto ciò è molto
sorprendente, lo so, ma non penso che manipolassero i risul-
tati. Furono mosse critiche agli esperimenti e fu puntualiz-
zato che i ricercatori non avevano controllato questo o quel
parametro. Sicché quelli della MT ripeterono gli esperimenti
82 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

con migliori controlli, e riottennero gli stessi risultati. È


veramente molto affascinante.

LASZLO: La connessione tra l’interiore e l’esteriore è una


possibilità molto promettente. A Milano, in Italia, ho assi-
stito ad esperimenti in tal senso. Sperimentatori volontari
portavano elettrodi collegati alla testa per il monitoraggio
delle loro onde cerebrali. Ne risultò che quando i soggetti
entravano in uno stato meditativo, i due emisferi del loro
cervello si sincronizzavano. Le onde stesse diventavano
armoniche.
Ora, ciò che è interessante è che un effetto simile si veri-
fica quando diverse persone meditano insieme. In tal caso le
onde cerebrali di tutti, o praticamente tutti, i soggetti diven-
tano sincronizzate. Una configurazione di onde cerebrali
quasi identica emerge nell’intero gruppo, anche se le perso-
ne del gruppo non hanno contatto sensoriale tra loro. Ho
visto casi nei quali, dopo cinque o sei minuti, ben dodici
meditatori esperti ottenevano fino al 98% di sincronizzazio-
ne tra di loro.

Sincronicità e connessioni curiose

GROF: Ciò che mi affascina in modo particolare rientra nella


sfera puramente psicologica - nel regno delle sincronicità,
piuttosto che quello della sincronizzazione. Quando lavoria-
mo sulla respirazione, accade molto frequentemente che le
persone condividano le stesse esperienze, o che le loro espe-
rienze siano perfettamente complementari, sebbene queste
persone non abbiano alcun contatto tra loro tramite canali
convenzionali. Spesso accade che le persone appaiano nelle
reciproche esperienze e che, dopo le sedute, disegnino man-
dala che sono praticamente identici.
DALLA VISIONE ALL’AZIONE 83

RUSSELL: Non penso che queste sincronicità avvengano com-


pletamente per caso. Ho notato che le sincronicità avvengo-
no più frequentemente quando mi trovo in uno stato di
coscienza concentrato e limpido. Se sono appena tornato da
un ritiro di meditazione, per esempio, le sincronicità sem-
brano avvenire sempre. È come se l’intero cosmo sia dalla
mia parte; tutto mi riesce in modo semplicemente perfetto -
molto meglio di quanto abbia mai potuto attendermi o pia-
nificare. Viceversa, quando sono stressato, stanco e in uno
stato mentale di sovraffaticamento, pochissime sincronicità
avvengono nella mia vita. Sicché queste connessioni sem-
brano essere in qualche modo riflessi del mio proprio stato
di coscienza. Questo ha l’interessante implicazione che
posso esercitare un certo controllo sul verificarsi delle sin-
cronicità tendendo al mio benessere interiore.
È difficile comprendere queste connessioni nel contesto
del paradigma attuale. Ciononostante, ho avuto sufficienti
esperienze per convincermi che il fenomeno avviene, e che
pertanto deve esserci qualcosa di sbagliato nel paradigma
corrente.

LASZLO: Ciò di cui abbiamo bisogno è comprendere che, da


un lato, effetti ed esperienze sincrone avvengono, e dall’al-
tro che esse avvengono indipendentemente da ogni classi-
ca relazione causa-effetto. Tuttavia mi chiedo se realmente
non ci sia qualche forma di rapporto. Se non la troviamo, è
forse perché la stiamo cercando nell’ambito del vecchio
paradigma. Forse dovremmo guardare agli individui come
parti di una totalità più ampia. È questa totalità più ampia
che sta subendo una trasformazione, e gli individui stanno
brancolando nel tentativo di capire cosa stia accadendo - a
loro, alla comunità e alla cultura in cui vivono. Finché cer-
cheremo una spiegazione in termini di menti singole, otter-
remo tutti questi risultati paradossali e apparentemente
84 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

esoterici. Mentre la spiegazione reale può essere al livello


della totalità.
È importante però chiarire di quali sincronicità e inter-
connessioni, o coincidenze, stiamo parlando: quelle che
coinvolgono le menti di differenti persone, o quelle che coin-
volgono tanto la mente quanto la materia?

GROF: Ci sono due tipi di coincidenze inusuali alle quali


sono interessato. La prima coinvolge semplicemente una
combinazione o accumulazione molto improbabile di even-
ti. Questo tipo fu descritto per la prima volta dallo scienzia-
to austriaco Kammerer e presentato in un libro di Arthur
Koestler: Il caso del rospo ostetrico. Kammerer era affascinato
dal fenomeno della sincronicità. Per esempio, un giorno vide
lo stesso numero riportato sul suo biglietto del tram e sul
biglietto di uno spettacolo teatrale che andò a vedere quella
sera. Inoltre, quello stesso giorno una sua conoscenza, alla
quale aveva chiesto un certo numero di telefono, gli passò
quello stesso numero come risposta.
C. G. Jung riportò le osservazioni di Kammerer nel suo
articolo sulla “Sincronicità come principio di connessione
acausale” e riferì di una storia ancora più sorprendente
riguardante un certo Monsieur Deschamps e un tipo piuttosto
raro di budino. Monsieur Deschamps inizialmente ricevette
questo budino come dono di compleanno dal suo amico
Monsieur de Fontgibu. Il suo secondo incontro con lo stesso
tipo di budino fu quando, anni dopo, egli lo vide incluso nel
menù di un ristorante di Parigi. Lo ordinò, scoprendo che l’ul-
tima porzione di questa prelibatezza era stata appena ordina-
ta in un’altra parte del ristorante dallo stesso Monsieur de
Fontgibu che gliela aveva fatta conoscere. Egli era capitato a
Parigi e “per caso” era venuto allo stesso ristorante.
Molti anni più tardi Monsieur Deschamps ebbe il suo
terzo incontro con lo stesso budino quando esso fu servito
DALLA VISIONE ALL’AZIONE 85

ad un party cui egli partecipava. La sua mente fu attraver-


sata dal pensiero che la sola cosa mancante era il suo amico,
Monsieur de Fontgibu. Improvvisamente suonò il campa-
nello: era il suo amico, perplesso e confuso. Egli era arrivato
a questo terzo incontro con il budino per errore, perché qual-
cuno gli aveva dato per errore l’indirizzo sbagliato. È per me
difficile accettare che coincidenze straordinarie di questa
specie siano solamente casi fortuiti; essi sono astronomica-
mente improbabili. Tendo a vedere in essi l’opera di un bir-
bante cosmico che scrive il copione della realtà.
Il secondo tipo di coincidenza è perfino più notevole; in
esso, una parte è costituita da un’esperienza intrapsichica e
l’altra parte è un evento di realtà consensuale, nel mondo
materiale. Un famoso esempio di Jung è lo scarabeo che
battè alla finestra del suo studio proprio quando egli stava
analizzando il sogno di una paziente che riguardava uno
scarabeo egiziano. Joseph Campbell descrisse un esempio
simile suo proprio, che gli capitò quando stava scrivendo il
suo libro La via dei poteri animali. A quel tempo egli viveva a
Manhattan, al quattordicesimo piano di un grattacielo. Il suo
studio aveva due serie di finestre, una sulla Sesta Strada,
l’altra sul fiume Hudson. Non aveva aperto quasi mai il
primo gruppo di finestre perché la vista sulla Sesta Strada
non era interessante. Mentre stava scrivendo della mitologia
dei boscimani Kalahari in Africa, nella quale un’importante
figura eroica è la mantide religiosa, era circondato da artico-
li e immagini di questo essere. Nel mezzo del suo lavoro,
egli ebbe un improvviso impulso di aprire una delle finestre
che usualmente teneva chiuse. E là, al quattordicesimo piano
di un grattacielo di Manhattan, vi era una mantide religiosa
che si arrampicava sul muro. Qual è la probabilità che una
cosa come questa accada per caso?
Ho osservato che le sincronicità diventano più frequenti
nelle vite di persone che intraprendono una trasformazione
LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

psicospirituale profonda che comporta la morte dell’ego e la


rinascita. Questa esperienza di solito sfocia in molti impor-
tanti cambiamenti nel sistema di valori e nella strategia
generale della vita. Le persone diventano più capaci di vive-
re nel presente e con maggiore entusiasmo. Esse diventano
meno interessate a perseguire rigidamente scopi specifici. La
loro vita cessa di somigliare ad un incontro di lotta o di pugi-
lato e diventa più simile ad un’arte marziale. Una metafora
ancora migliore potrebbe essere il surfing. Se stai facendo
surf, non puoi decidere dove andrai, devi cavalcare l’onda.
Così, invece di spianare la loro strada verso un obiettivo
futuro, combattendo nemici e rimuovendo ostacoli, queste
persone sentono dove le energie stanno andando, e come
esse si inquadrano meglio. Vanno semplicemente con il flus-
so. È un atteggiamento molto simile al wu wei taoista, la
quiete creativa o il fare attraverso l’essere.
La vita diventa progressivamente senza sforzo e, cosa
abbastanza strana, più creativa, produttiva e gratificante. È
allora che cominciano le sincronicità che inaspettatamente
sostengono e facilitano qualunque cosa stiamo facendo. Ciò
che stiamo facendo non è meramente asservito al nostro
interesse individuale, ma al beneficio della comunità. Vi è un
senso di profonda comunione con gli altri e sentiamo forte-
mente la necessità di servizio, collaborazione e sinergia. Si
percepisce apprezzamento per le diversità, un’accresciuta
tolleranza, e un senso di appartenenza alla famiglia
umana, alla natura, al cosmo. Allo stesso tempo la consape-
volezza e la sensibilità ecologica aumentano considerevol-
mente.

LASZLO: Quando eventi apparentemente differenti nella


nostra mente, o perfino nella mente di persone che noi cono-
sciamo, appaiono insieme, possiamo sempre cercare una
spiegazione con riferimento alla memoria e al richiamo
DALLA VISIONE ALL’AZIONE 87

associativo. Ma quando un evento che avviene nella mente


di qualcuno entra in relazione sincronica con un evento che
avviene fuori dal cranio, nel mondo fisico, abbiamo a che
fare con un fenomeno decisamente diverso. Qui noi abbia-
mo bisogno di un quadro di riferimento esplicativo molto
differente. Questo è il punto in cui diventa eccitante la sfida
della moderna ricerca sulla portata e sui poteri della mente
e della coscienza.
Secondo giorno - mattina

IMPLICAZIONI PERSONALI

Il cambiamento dei valori

LASZLO: Ieri dicevamo che molto probabilmente c’è una


crisi che incombe sul mondo attorno a noi, ma che ci sono
segni di una trasformazione della coscienza che
preannunciano la possibilità che questa crisi possa essere
trascesa. Ci sono trasformazioni in corso sia nel mondo
“oggettivo” esterno a noi che nel mondo “soggettivo” entro
di noi. In quest’ultimo, hanno grande importanza i valori.
Qual è la natura e la direzione del cambiamento di valori
che si sta diffondendo nella società? Questo, mi sembra, è
un punto cruciale, che ci riguarda tutti sia individualmente
che come collettività.

RUSSELL: Io interpreto l’attuale slittamento di valori in ter-


mini di un indebolimento degli attaccamenti egoici. I nostri
valori sono fondamentalmente ciò che noi riteniamo essere
importante, ciò che ha valore, ciò che consideriamo impor-
tante nella nostra vita. Dietro molti valori della società occi-
dentale vi è un elemento di egocentrismo e di preoccupazio-
ne per se stessi. Cosa pensano gli altri di me? Sto ottenendo
ciò di cui ho bisogno? Ho la mia sicurezza? Posseggo il
denaro, le cose e l’esperienza che mi faranno felice?
Controllo sufficientemente il mio mondo? È questo il genere
di argomenti che noi riteniamo importanti, ai quali
90 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

attribuiamo valore, e che condizionano così tanto il nostro


comportamento.
Sicché, quando l’egocentrismo comincia ad allentare la
sua presa, il che può avvenire come risultato delle profonde
trasformazioni spirituali delle quali Stan parlava ieri o come
conseguenza del fatto che diventiamo più maturi e più
saggi, avviene un mutamento in ciò che percepiamo come
importante; un cambiamento di valori. Spontaneamente
nasce la capacità di prendersi più cura per il prossimo, per le
altre creature per l’ambiente. Quando un maggior numero
di persone entrerà in più stretto contatto con un livello più
profondo del proprio sé, non così attaccato alle cose per via
del suo senso di identità, potremo attenderci di assistere ad
uno slittamento generale dei valori sociali.

LASZLO: La domanda chiave è se questi mutamenti di valori


degli individui siano abbastanza potenti da modificare le
nostre istituzioni e schemi di comportamento. Perché quan-
do si svolge un ruolo professionale o sociale si agisce nel
modo in cui gli altri si aspettano che si agisca. Quando,
magari inaspettatamente, si ha una esperienza trasformativa
e si perviene a nuove intuizioni, c’è una rivoluzione nella
propria coscienza. O si torna indietro e si assume lo stesso
ruolo e comportamento di prima? Mi domando se veramen-
te la maggior parte della gente diventa diversa e agisce
diversamente.

GROF: HO visto nel corso degli anni molti esempi di persone


che sono cambiate drammaticamente non solo internamen-
te, ma in un modo che ha avuto un impatto profondo sulle
loro vite quotidiane. In molti casi esse hanno mantenuto il
loro vecchio lavoro o continuato a condurre in generale la
stessa vita. Se si è medici, avvocati o insegnanti, si può sem-
plicemente continuare a fare ciò che si è sempre fatto, ma
IMPLICAZIONI PERSONALI 91

con una nuova coscienza, in modo differente, con una muta-


ta focalizzazione. Ma ci sono alcuni lavori che sono chiara-
mente incompatibili con il nuovo modo di vedere la realtà e
diventa impossibile continuare con essi.
Un buon esempio è quello di un mio amico fisico. Egli
scrisse una dissertazione sull’influenza del campo geoma-
gnetico sulla traiettoria dei missili. La sua dissertazione fu
tenuta segreta e gli fu offerto di lavorare con il Pentagono.
Egli mi disse che, un giorno, si trovava con suoi colleghi alle
prese con un compito specifico: come distribuire nel modo
migliore gli elementi di un missile a testata multipla per
devastare un territorio di cento miglia quadrate. Mentre sta-
vano lavorando sulla matematica di questo problema, egli si
rese conto improvvisamente che non si trattava di una que-
stione astratta. Non stavano parlando di dieci miglia qua-
drate, ma di vite umane, madri, bambini, famiglie, scuole,
ospedali... Egli ebbe di fatto una visione di ciò a cui la sua
attività avrebbe portato. Si alzò come in trance e se ne andò,
per non tornare mai più. Divenne terapeuta e guaritore,
profondamente interessato alla spiritualità.

LASZLO: Anche io so di esperienze rivelatrici che hanno cam-


biato la vita alle persone. Non molto tempo fa ho incontrato
un uomo molto noto in Germania. Quando era giovane face-
va il macellaio ed entrò in contatto con il quartier generale
dell’esercito americano nella Germania occupata. Ottenne
un contratto per la fornitura di wurstel alle mense dell’eser-
cito e nel tempo divenne abbastanza benestante. Negli anni
seguenti mise in piedi una grande compagnia per la lavora-
zione delle carni, specializzata in salumi di vario genere.
Diventò ricco, con enormi mattatoi e diverse migliaia di per-
sone che lavoravano per lui.
Un giorno andò in vacanza nel Sahara e passò due setti-
mane nel deserto, vivendo in modo molto simile ad un
92 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

beduino. Allora realizzò, apparentemente molto all’improv-


viso, che ciò che stava facendo era terribile per gli animali, e
non era un bene neanche per la gente. Gli apparve evidente
che la sua vita era sprecata; il macellaio non era ciò che dove-
va fare. Tornò a casa, vendette la sua azienda e creò una fon-
dazione per la responsabilità ecologica. La sua “illuminazio-
ne” probabilmente era associata ad uno stato alterato di
coscienza durante la sua permanenza nel deserto.
Questo può avvenire a livello individuale, ma perché la
società cambi nel suo insieme, ciò dovrebbe avvenire a molti
individui. Come può accadere ad un gran numero di perso-
ne di vivere esperienze così significative da trasformare le
loro vite? È possibile questo, o probabile... e si può fare
qualcosa per agevolarlo?

GROF: Abbiamo oggi a nostra disposizione molti metodi,


antichi e moderni, che possono facilitare una tale trasforma-
zione. L’interesse della popolazione generale di seguire que-
sta strada sembra essere in aumento. E ci sono molti casi nei
quali tali trasformazioni avvengono spontaneamente. Ken
Ring ha descritto un uomo che era un affiliato della mafia e
che fu completamente trasformato da un’esperienza di pre-
morte. Ken parla di “esperienze Omega”, riferendosi al con-
cetto di Teilhard de Chardin del punto Omega verso il quale
sta convergendo l’evoluzione umana. Egli include tra le
esperienze Omega, oltre alle esperienze di premorte, anche
gli stati mistici spontanei, le esperienze psichedeliche, le
esperienze di rapimento da parte degli UFO, e le crisi psico-
spirituali spontanee, o “emergenze spirituali”, come il risve-
glio di kundalini.

RUSSELL: Dovendo illustrare trasformazioni che coinvolgo-


no un gran numero di persone, un buon esempio nella
nostra cultura è il mangiare carne. Solamente venti anni fa il
IMPLICAZIONI PERSONALI 93

vegetarianismo era inusuale, e considerato spesso una cosa


alquanto eccentrica. Oggi è tranquillamente accettato, e
molti ristoranti propongono valide alternative vegetariane
nei loro menù. Ci sono stati diversi fattori dietro a questo
cambiamento. Per alcuni è una questione di salute; alcuni
sono sensibili al prezzo da pagare in termini ambientali per
la produzione di carne; altri provano orrore per la maniera
in cui gli animali vengono allevati e non vogliono sostenere
questo genere di brutalità; altri ancora sentono semplice-
mente che non dovrebbero mangiare niente che loro stessi
non siano preparati ad uccidere. Il risultato complessivo è
stato un cambiamento costante verso il mangiare meno
carne, non verso il vegetarianismo completo, ma verso una
dieta più bilanciata. Questo cambiamento di valori sta avve-
nendo perché le persone stanno incominciando a capire il
mondo e a pensarvi in modo più profondo.

GROF: Ervin, tu hai chiesto come si possa indurre una gran-


de trasformazione di un gran numero di persone. In qualche
maniera questo sta già accadendo, in molti modi differenti.
Ci sono vari tipi di esperienze che possono facilitare la tra-
sformazione e l’evoluzione della coscienza. Come dicevo, vi
sono le esperienze Omega, come le definisce Ken Ring. Tutte
hanno un impatto profondo sulla struttura della personalità,
sulla visione del mondo, sulla scala dei valori, sulla strategia
di vita. Esse possono tutte essere associate a violente visioni
del percorso distruttivo e autodistruttivo sul quale ci tro-
viamo. Qualche volta le esperienze includono vere e proprie
visioni di disastri e catastrofi naturali e sociali che ci aspet-
tano se non cambiamo. Un risultato naturale delle esperien-
ze Omega è un senso di cittadinanza planetaria, di consape-
volezza ecologica profonda, e di una spiritualità universale
di natura onnicomprensiva che sostituisce il settarismo e
l’intolleranza attuali delle principali religioni. Sento che è
94 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

importante per il nostro futuro crearci un bagaglio cognitivo


delle “tecnologie del sacro” disponibili su grande scala attra-
verso i mass media e creare sistemi di sostegno per coloro
che hanno esperienze trasformative spontanee.

LASZLO: Lasciatemi toccare di nuovo una questione che non


smette di affascinarmi: da dove originano queste esperienze
straordinarie? Sono interamente interne agli individui, sono
interne all’umanità tutta, oppure l’ondata di esperienze di
cui siamo testimoni oggi è attivata da qualcosa che è perfino
al di là dell’umanità?

GROF: Nelle esperienze spirituali, usualmente si ha la sensa-


zione di essere connessi con una sorgente trans-individuale,
una potenza o intelligenza superiore. Essa può prendere la
forma di un essere archetipico o trascendere del tutto la
forma. In questa seconda circostanza, essa è percepita come
Coscienza Cosmica, Mente Universale, Tao o qualsiasi altro
nome si voglia usare per denotare il divino indifferenziato.
Nelle esperienze UFO la sorgente sembra essere un’intelli-
genza extraterrestre, esseri di un’altra parte dell’universo.
Certamente, vi è sempre la questione di cosa sia intrapsi-
chico e cosa esterno. Da una più ampia prospettiva trans-
personale, ciò che è percepito come divino è in effetti un
aspetto più elevato di noi stessi e le esperienze extraterrestri
derivano probabilmente dall’inconscio collettivo. In ultima
analisi la psiche individuale sembra essere, come nel concet-
to induista dell’Atman-Brahman, commisurata a tutto ciò
che è.

RUSSELL: Qualche volta mi domando se la questione di cosa


viene dall’interno di noi stessi e cosa viene da “là fuori” sia
veramente importante. In effetti, l’intera distinzione tra “là
fuori” e “qui dentro” è forse illusoria. Ciò che è importante
IMPLICAZIONI PERSONALI 95

è che l’esperienza stessa sia valida. Le esperienze spirituali


sono quasi sempre esperienze potenti e toccanti, e in molti
casi esse cambiano in meglio la vita delle persone.

GROF: Quello che possiamo dire con sicurezza è che queste


esperienze sembrano provenire da una sorgente situata al di
là di ciò che fino a quel momento le persone consideravano
essere la loro identità personale; oltre “l’ego incapsulato nella
pelle”. E queste esperienze, a loro volta, hanno il potenziale e
la capacità di estendere radicalmente e ben oltre i confini
usuali il limitato concetto che le persone hanno di sé.

LASZLO: PUÒ essere che la dicotomia tra ciò che è me e ciò


che non è me non sia veramente un buon modo di formula-
re la domanda. Forse ciò che abbiamo in noi è anche una
parte di ciò che sta oltre noi.

GROF: Questo è, certamente, il principio alla base di molti


sistemi esoterici: l’essere umano come microcosmo che rispec-
chia il macrocosmo, un microcosmo che ha accesso ad infor-
mazioni sul tutto. Come sopra, così sotto. Come fuori, così
dentro. Possiamo trovare questo principio nell’antico concet-
to giainista dello jivas, nello hwa yen o nel buddismo ava-
tamsaka, nel tantra, nella cabala e nella tradizione ermetica. In
tempi moderni, un’idea simile appare nella monadologia di
Leibniz, nel modello olografico dell’universo, nel processo di
pensiero secondo Whitehead e naturalmente, Ervin, nel tuo
stesso sistema concettuale. Tutti questi modelli, antichi e
moderni, offrono una radicale alternativa ad una rigida dico-
tomia tra l’interno e l’esterno, l’individuo e il cosmo.

LASZLO: SÌ. Secondo il mio punto di vista, l’essere umano è


una parte integrante del mondo attorno ad esso, non proprio
un essere separato. Questo è nuovo in occidente. La scoperta
96 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

del valore dell’individualità fu una scoperta europea del


Rinascimento. All’individualità della persona venne attri-
buito il valore dell’unicità e diversità rispetto a qualsiasi
altra persona o cosa. Nella cultura odierna noi riteniamo
ancora l’individuo unico come avente raggiunto un più alto
livello di sviluppo rispetto alla persona con un orientamen-
to più collettivo.
Recentemente, comunque, stiamo tornando a renderci
conto che l’individuo non è completamente separato, ma è
parte di una più vasta e comprensiva unità di persone e di
ecologie nel suo proprio ambiente. Il realizzare ciò da cer-
tamente luogo al timore che l’individuo sia solamente un
ingranaggio nella macchina, un neurone in un cervello
globale.

RUSSELL: Non dovremmo necessariamente vedere lo svilup-


po dell’individualità come una cosa negativa. Essa costitui-
sce una parte importante del nostro processo evolutivo;
senza di essa la nostra cultura non si sarebbe sviluppata
come ha fatto. Ciò che è importante ora è bilanciare questo
senso di individualità con una complementare consapevo-
lezza che noi siamo anche parte di un tutto più grande. Così
andremo a sviluppare una maggiore coerenza e cooperazio-
ne: muovendoci verso una consapevolezza più ampia e
comprensiva, non tentando di mettere un freno a ciò che è
stato uno dei più grandi passi dell’evoluzione.
Piuttosto che tentare di reprimere la nostra individualità,
abbiamo in verità bisogno di favorire la sua piena crescita. Il
senso del sé prevalente nella nostra cultura è per molti versi
un senso piuttosto limitato del sé. Molti di noi derivano un
senso di identità da ciò che abbiamo e che facciamo, da come
gli altri ci vedono, dal nostro status sociale, dai ruoli che
svolgiamo nella vita, dal lavoro che facciamo, da ciò in cui
crediamo, perfino dalla macchina che guidiamo. Tutto ciò
IMPLICAZIONI PERSONALI 97

presenta molti inconvenienti. Un senso di identità che è trat-


to da ciò che noi abbiamo o facciamo nel mondo è continua-
mente minacciato. Se le cose dalle quali noi traiamo il nostro
senso del sé mutano, o anche se solo sembrano poter cam-
biare, la nostra identità può essere minacciata. Possiamo sco-
prirci a fare o dire cose non perché esse siano le cose più
appropriate da fare o da dire, ma perché il nostro senso del
sé ha bisogno di sostegni.
Paradossalmente, questo può condurci a sopprimere la
nostra vera identità. Sopprimiamo chi siamo realmente per
conformarci alle norme sociali e ricevere così il riconosci-
mento e l’approvazione che ci fanno sentire bene. Piuttosto
che essere fedele al proprio sé, la gente troppo spesso vive
di una qualche immagine costruita di se stessa, e come
risultato fa un mucchio di cose senza realmente pensare se
esse siano giuste o no.

LASZLO: Sono pienamente d’accordo. Non è l’individualità


come tale che è un problema, ma l’individualità isolata, l’in-
dividuo visto come separato, persino escisso dalla società e
dalla natura.

RUSSELL: Questa sorta di individualità cieca è il problema.


Dobbiamo trovare modi per aiutare le persone a diventare
più libere in se stesse, a pensare da se stesse, a venire in con-
tatto con la saggezza più profonda che si trova in loro stes-
se, e ad esprimere ciò nella loro vita.
Questa modalità più evoluta di individualità non è in
conflitto con il fatto di essere un membro più cooperativo
della società. Al contrario, essa può rafforzare la cooperazio-
ne. Se si va oltre un senso artificialmente derivato del sé, si
supera buona parte della egocentricità che ostacola l’auten-
tica compassione. Si è molto più capaci di vedere e sentire i
bisogni degli altri.
98 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

GROF: La prevalente visione del mondo della civiltà indu-


striale occidentale non rende un buon servigio né alla collet-
tività né all’individuo. Il suo credo portante è fallace. Esso
promuove un modo di essere e una strategia di vita che alla
fine sono inefficaci, distruttivi e inappaganti. Esso vuole
farci credere che la vittoria nella competizione per il denaro,
le proprietà, la posizione sociale, il potere e la fama è suffi-
ciente per farci felici. Come abbiamo visto precedentemente,
questo in effetti non è vero. Da questo punto di vista, la
civiltà occidentale subisce l’incantesimo di una gigantesca
illusione. Coloro che perseguono questa strategia stanno
inseguendo un miraggio. È una strategia perdente, che si
raggiungano o no gli obiettivi che ci si era prefissi. In sé e
per sé, essa è incapace di fornire reale soddisfazione e rea-
lizzazione.
Ken Wilber presenta un interessante concetto nel suo libro
Il progetto Atman. Egli esplora e descrive le conseguenze spe-
cifiche della basilare teoria della filosofia perenne che asseri-
sce che la nostra vera natura è divina e che, in ultima analisi,
siamo identici al principio creativo cosmico. Sebbene il pro-
cesso di creazione ci separi e ci alieni dalla nostra identità
divina, la consapevolezza di questa connessione non è mai
completamente persa. La forza motivante più profonda nella
psiche umana a tutti i livelli del nostro sviluppo è la brama di
tornare all’esperienza della nostra divinità. Certamente, que-
sto è un compito impossibile finché crediamo di essere ego
corporei operanti nel mondo materiale. Perché ciò si compia,
dovremo possedere e diventare tutto ciò che è.

LASZLO: Puoi articolare questo punto, Stan?

GROF: C è una storia su Alessandro Magno che illustra que-


sto punto molto bene. Egli fu certamente un individuo i cui
conseguimenti secolari unici saranno difficilmente emulati.
IMPLICAZIONI PERSONALI 99

Andò tanto lontano sulla strada dell’ottenimento dello sta-


tus divino nel mondo materiale quanto un essere umano
possa mai sperare. In effetti fu spesso chiamato il Divino
Alessandro. La storia è questa: dopo una serie di vittorie
militari senza precedenti tramite le quali egli conquistò vasti
territori compresi tra la sua nativa Macedonia e l’India,
Alessandro alla fine raggiunse l’India. Là sentì dire di uno
yogi che aveva poteri insoliti, o siddhi, tra i quali la capacità
di vedere il futuro.
Alessandro decise di rendere visita allo yogi e interro-
garlo sul proprio destino. Quando arrivò alla caverna dello
yogi, il saggio era immerso nella sua consueta pratica spiri-
tuale. Alessandro impazientemente interruppe la sua medi-
tazione chiedendogli se avesse effettivamente il potere di
vedere il futuro. Lo yogi annuì con il capo e tornò alla sua
meditazione. Alessandro lo interruppe ancora con un’altra
incalzante domanda: “Puoi dirmi se la mia conquista
dell’India avrà successo?”. Lo yogi meditò un po’ e poi aprì
lentamente gli occhi. Dette ad Alessandro un’occhiata lunga
e gentile e disse compassionevolmente: “Ciò di cui avrai
bisogno alla fine saranno circa due metri di terra”.
Sarebbe difficile trovare un esempio più acuto del nostro
dilemma umano: il nostro sforzo disperato di cercare la rea-
lizzazione della nostra divinità attraverso mezzi materiali e
con le limitazioni imposteci dalla nostra identificazione con
l’ego corporeo. Il solo modo attraverso il quale possiamo
conseguire il nostro pieno potenziale come esseri divini è
attraverso un’esperienza interiore. Questo richiede la morte
e la trascendenza del nostro sé separato, la morte della
nostra identità quale ego incapsulato nella pelle. A causa
della nostra paura dell’annichilimento e del nostro attacca-
mento all’ego, dobbiamo fissare dei sostituti o surrogati
dell’Atman. Questi cambiano col nostro procedere nella vita
e sono sempre specifici per una particolare fase.
100 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

Per un feto e un neonato, il sostituto dell’Atman è l’e-


sperienza beata in un buon grembo o su un buon seno. Per
un bambino è il soddisfacimento degli impulsi fisiologici
basilari e del bisogno di sicurezza. Quando si diventa adul-
ti, il progetto Atman raggiunge un’enorme complessità. I
surrogati dell’Atman ora coprono un vasto spettro e inclu-
dono, oltre al cibo e al sesso, anche denaro, fama, potere,
aspetto, conoscenza e molte altre cose. Allo stesso tempo, noi
percepiamo che nel profondo siamo in realtà identici al prin-
cipio creatore e alla totalità della creazione. Per questa
ragione, i sostituti di qualsiasi livello e portata resteranno
sempre insoddisfacenti. La soluzione ultima per l’insaziabi-
le bramosia è nel mondo inferiore, non nei perseguimenti
mondani di qualsivoglia genere e portata. Solamente l’espe-
rienza della propria divinità in uno stato di coscienza non
ordinario potrà soddisfare i nostri bisogni più profondi.

Sugli scopi nella vita

LASZLO: Passiamo ora a una questione più terrena, ma non


meno importante. In linea generale si è perso di vista quello
che è il senso della vita nel mondo di oggi. La maggior parte
della gente non sa cosa sia realmente importante nella pro-
pria vita. Forse possiamo far luce anche su questo.
Lasciatemi iniziare chiedendo cos’è che è importante in
ciò che stiamo facendo proprio adesso: nel dialogo. Secondo
me un elemento chiave di qualsiasi dialogo, oltre a tutte le
tecniche atte a predisporre mentalmente la gente, è di assi-
curarsi che i partecipanti sappiano ciò di cui gli altri stanno
parlando. Essi devono capire che ciò che è oggetto del dialo-
go è importante che vada discusso - che c’è qualcosa che
deve essere capito che non è ancora pienamente compreso.
Essi debbono realizzare il fatto che è più importante capire il
IMPLICAZIONI PERSONALI 101

punto di vista degli altri che difendere il proprio. Se si può


andare oltre le blandizie del proprio ego e capire che c’è
qualcosa che deve essere conseguito attraverso il dialogo, ci
sarà più apertura, più disponibilità a mettere da parte futili
preoccupazioni del tipo “di chi è mai questa opinione?”,
focalizzandosi invece sulle questioni che contano.

RUSSELL: Possiamo applicare questo principio anche alle


nostre vite. Cosa è veramente importante nella mia vita? Già
il fatto di domandarsi “cosa voglio veramente?”. può essere
un esercizio molto profondo. Le risposte che arrivano prima
sono spesso un risultato della nostra esperienza e condiziona-
mento sociale, o possono essere vincolate da ciò che crediamo
possibile. Ma se insistiamo a porci la domanda, andando ogni
volta sempre più nel profondo, guardando al “perché voglio
quella cosa?”, la maggior parte delle persone arriva a conclu-
sioni assai simili. In ultima analisi stiamo tutti cercando di
sentirci meglio dentro, di essere più in pace, di essere liberi
dalla sofferenza. Pensiamo di volere cose esterne - denaro,
promozioni, migliori relazioni, una vacanza - ma questi sono
tutti mezzi per un altro fine. Stiamo tutti cercando, alla fine, di
migliorare il nostro stato di coscienza. Questo non significa
che si dovrebbe smettere di lavorare e cercare solo la pace
interiore. Ma è importante restare consapevoli del fatto che il
lavoro o il denaro non sono scopi in se stessi, ma solamente
mezzi per un fine spirituale più profondo.

LASZLO: Ci sono gradi di significatività nel tipo di lavoro che


si fa. Il livello più basso è quando si lavora solamente per
ottenere una paga - non importa che lavoro si faccia.
Naturalmente ci sono dei lavori che bisogna svolgere e che
non hanno molto significato di per sé. Quando si è disoccu-
pati si è anche pronti a fare queste cose, ma è sperabile che
un giorno questi lavori privi di significato siano affidati alle
102 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

macchine in modo che le persone possano fare cose più


significative.
Al secondo livello, ci sono attività che facciamo perché
siamo realmente interessati ad esse, sono divertenti da fare o
le si svolgono come una sorta di hobby. È bello quando si
può anche guadagnare denaro dal proprio hobby. Questa
sembra essere una situazione ideale, ma non è ancora il livel-
lo più alto, perché fare questa specie di lavoro può essere
solo un passatempo divertente.
Al livello successivo ci si chiede: il lavoro che sto facen-
do è veramente significativo? Supporta qualche proposito?
Conduce alla realizzazione personale? Se si può trovare una
risposta a questo, o se si può trovare un qualche genere di
attività che sia al contempo piacevole da svolgere e conduca
a qualche obiettivo che fa sentire realizzati, allora si è molto
fortunati. Certamente, gli obiettivi di livello più alto sono
talvolta difficili da conseguire. A volte richiedono sacrifici. Si
pensi ai martiri, non penso che si sacrifichino di loro volontà
se non sono convinti dell’importanza del loro obiettivo.
Oppure si pensi ai grandi artisti che vivono in soffitta e
sacrificano il loro benessere quotidiano affinché possano rea-
lizzarsi nella loro arte. Quale livello si raggiunge dipende da
come si è ambiziosi. Ma, a meno che non si sia veramente in
grande ristrettezza economica, si dovrebbe andare oltre il
primo livello. Quando si sta facendo qualcosa solamente per
ottenere denaro, allora la si dimentica non appena il lavoro
è compiuto. Si chiude la porta dell’ufficio o del negozio e ci
si comincia a guardare attorno per vedere come spendere il
denaro che il lavoro ci ha procurato.
È meglio, mi sembra, combinare la propria vita privata e
l’attività sociale in un modo che sia al contempo piacevole e
significativo. Ci si può allora sentire realizzati tenendo insieme
corpo e anima. È importante osare seguire le proprie inclina-
zioni e occuparsi di ciò che si vuole compiere nella vita.
IMPLICAZIONI PERSONALI 103

Naturalmente, qui c’è un inganno, non presente nella


vita di tutti, ma in quella di molte persone, soprattutto nel
mondo occidentale, ed è lo scetticismo intrinseco circa il
desiderare, o anche solo l’essere capaci, di rendere un bene-
ficio alla società e vivere in armonia con la natura. Intendo il
punto di vista secondo il quale tutto questo discorrere circa
gli scopi e il significato è alla fine un’illusione - in fondo, la
gente lavora perché vuole soldi. Alla fine, dal fattorino e l’o-
peraio stradale fino al presidente di una società o del paese
stesso, tutti stanno solo cercando di guadagnarsi la vita,
diventando ricchi se possono. Questo modo di pensare fa
venir meno tutto ciò che è connesso ad un lavoro e a dei pro-
positi ricchi di significato al di là dello stipendio mensile.

RUSSELL: Questo conduce alla questione d’insieme del per-


ché la gente è così attaccata al denaro. Il denaro in sé non
rende felici; possedere pile di biglietti verdi o pezzettini di
metallo dorato o cifre stampate su un estratto conto banca-
rio non da la felicità. Il valore del denaro sta in ciò che pos-
siamo acquistare con esso. Possiamo usarlo per comprare
tutte quelle varie cose che pensiamo potranno farci felici, più
sicuri e più in pace con noi stessi. Ciò ci riporta alla convin-
zione che il come noi ci sentiamo dentro dipenda da cosa
possediamo o facciamo nel mondo, dal tipo di esperienze a
noi disponibili. Più denaro abbiamo, più felici saremo. Ecco
come pensiamo. Ma vi è in concreto ben poca correlazione
tra ricchezza e felicità. Conosco persone ricche che sono
anime tristi, insicure, tormentate; e ho amici che secondo
gli standard occidentali sono dei poveracci che tirano avanti
con qualche lavoretto saltuario, e tuttavia sono le persone
più felici, gentili e amabili che io conosca.

LASZLO: Sono sfuggiti alla società dei consumi. Tutte queste


trappole e incentivi il cui solo scopo è fare denaro, ti vanno
104 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

dicendo che se hai denaro puoi comprare cose che ti daran-


no sia agi che prestigio e status. Più cose possiedi più sei
migliore come persona.
Non molto tempo fa, in India, vidi un annuncio pubbli-
citario di un prodotto - credo un frigorifero - che semplice-
mente diceva: “Orgoglio del proprietario, invidia del vici-
no”. Se compri questo prodotto ne sarai orgoglioso e i tuoi
vicini ti invidieranno. Questa è considerata essere la princi-
pale motivazione a comprarlo. Questo è il genere di ragio-
namento fallace che sostiene che sei una persona migliore se
puoi permetterti di comprare un prodotto più costoso. Puoi
essere orgoglioso di te stesso, e i tuoi vicini ti invidieranno.

RUSSELL: Se si guarda bene, si vede che in quasi ogni annun-


cio pubblicitario di qualsiasi prodotto o servizio il messag-
gio di fondo è: compra questo e ti sentirai meglio. Si fa
appello a quella convinzione secondo la quale ciò che tu hai
o fai determina se ti senti o no in pace dentro di te. È questa
convinzione che ci tiene intrappolati, e la pubblicità fa qual-
siasi cosa in suo potere per rafforzarlo.

GROF: Ciò che mi affascina è la psicologia della pubblicità.


Sappiamo tutti quanto frequentemente i pubblicitari sfrutti-
no l’orgoglio, l’avidità e anche la sessualità per vendere i
loro prodotti. Quest’ultima è ovvia e trasparente, almeno
per i clienti meglio istruiti e più sofisticati, ai quali è ben
nota la psicoanalisi freudiana e che non solo sanno ricono-
scere quando il sesso è usato esplicitamente a scopi promo-
zionali, ma decifrano anche il più sottile simbolismo sessuale
nascosto. Nel suo lavoro sulla creazione di dipendenza e la
spiritualità, Christina ha scoperto che l’industria pubblici-
taria impiega sempre più il simbolismo spirituale per attrar-
re i clienti. Christina ha raccolto una gran varietà di questi
annunci pubblicitari che collegano vari prodotti all’oro, alle
IMPLICAZIONI PERSONALI 105

pietre preziose, alla luce divina, al cielo stellato, agli arcoba-


leni, alle code di pavone, alle vette montane e ad altri sim-
boli comunemente usati in varie tradizioni spirituali. Ciò
esplicita bene il fatto che per la civiltà industriale occidentale
il conseguimento materiale e la cornucopia del mercato
sono surrogati della spiritualità che abbiamo perso.

RUSSELL: Quello che è importante della rivoluzione della


coscienza di cui stiamo parlando è che la gente sta comin-
ciando a svegliarsi e a riconoscere la verità, la verità profon-
da in noi tutti che dice: no, non è così; ho una scelta su come
sentirmi. Non ho bisogno di essere vittima di circostanze
esterne. La gente sta trovando il coraggio di difendere quella
verità interiore. E più ciascuno di noi fa questo, più diamo
forza agli altri per battersi per ciò che sanno e sentono esse-
re giusto. Il risveglio è tutto qui. È il lasciar perdere il nostro
attaccamento al mondo materiale.

LASZLO: Se molta gente si risvegliasse, allora non ci sarebbe


questa pubblicità di cui stiamo parlando, o almeno non così
tanta. E un meccanismo di autogratificazione, un circolo
vizioso. Le persone hanno bisogno di qualcosa, così com-
prano un prodotto o un servizio, dopodiché viene detto loro
che hanno fatto qualcosa di meraviglioso, così lo ricompra-
no o comprano cose simili, che ne abbiano realmente biso-
gno oppure no. Questo circolo può essere spezzato solo nel
momento in cui la gente si rende conto che comprare più
cose al di là di un reale bisogno non la rende migliore o più
felice.
L’equazione tra standard materiale di vita e qualità della
vita è una falsa equazione. Si può avere una meravigliosa
qualità di vita ad uno livello materiale di vita relativamente
basso. Si può avere una elevata qualità dell’esistenza senza
spendere una grande quantità di denaro e usare una grande
106 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

quantità di energia e di risorse. C’è una scelta di stile di vita


che va dalla scelta della professione a quella dell’arreda-
mento, a quella degli amici. Si può vivere in un modo sem-
plice e qualitativamente elevato oppure in un modo ostenta-
tivo, costoso e vanitoso. C’è questa scelta.
Nel mondo occidentale viviamo in una cultura aggressi-
va e competitiva. Ma nello stesso mondo occidentale, come
dicevamo, c’è anche un fronte emergente, un’avanguardia di
persone che stanno sempre più venendo a contatto con se
stesse e con il mondo intero attraverso esperienze trasfor-
mative. Tuttavia, la grande maggioranza delle persone non è
passata attraverso queste esperienze. Esse vivono un’espe-
rienza monotona, basata sulla competizione con gli altri nel-
l’ambito di sistemi opprimenti, nel tentativo di mantenere il
loro lavoro e di tenere insieme corpo e anima. Ricevono
informazioni fondamentalmente dai media, dalla pubblicità
e dal sistema educativo pubblico. È difficile per la maggior
parte di loro innalzarsi al di sopra di questo livello.
Indubbiamente, nelle società tradizionali le persone sono
generalmente più a contatto con la realtà che si dispiega
intorno ad esse. Ma anche là, molta gente è intenta ad otte-
nere ciò che considera progresso seguendo il modello occi-
dentale. Questo significa che dei sei miliardi di persone nel
mondo odierno, non più di pochi milioni sono pronte ad
intraprendere un cammino che potrebbe condurre ad espe-
rienze trasformative. La grande massa delle persone sta
ancora marciando al passo di un diverso tamburo.
Tuttavia, se una nuova coscienza non raggiunge la gran-
de massa delle persone di oggi, saremo nei guai. Non impor-
ta quanto alcune persone cambino in California; se il popolo
cinese non si muove lungo un cammino di trasformazione,
esso emulerà quelli che crede essere valori occidentali e ripe-
terà i nostri errori. E se la coscienza non cambia alle radici
della società occidentale, essi vedranno rafforzarsi questa
IMPLICAZIONI PERSONALI 107

loro convinzione. Non dobbiamo solo predicare ma anche


agire, perché mi sembra imperativo che la coscienza evolva
nel mondo intero.

GROF: Diversi anni fa, il presidente ceco Vàclav Havel tenne


un interessante discorso all’Università di Stanford allorché
fu insignito del premio Jackson H. Ralston. Nel suo discorso
criticò la forma che la democrazia occidentale aveva assun-
to negli ultimi decenni. Sottolineò che originariamente essa
era fondata su profondi principi spirituali, ma che era dege-
nerata in una sorta di strategia di consumo. L’influenza del
mondo occidentale sui paesi in via di sviluppo consiste
innanzitutto nell’esportare tecnologia e beni di consumo. E
molto frequentemente questo avviene a costo di sopprimere
e distruggere l’autentica vita rituale e spirituale di questi
paesi rimpiazzandola con il materialismo e l’ateismo. In
molti casi, dei paesi democratici hanno usato mezzi immo-
rali e antidemocratici per promuovere i loro interessi.
Havel rimarcò che questa forma di “democrazia” spogliata
di principi spirituali elevati non rappresenta una grande
speranza per il nostro mondo in difficoltà.

LASZLO: Coloro che vivono nel mondo meno industrializza-


to guardano a noi per vedere qual è lo stile di vita desidera-
bile, la natura di una bella vita, e spesso ottengono le indi-
cazioni sbagliate.

GROF: La tecnologia moderna può essere terribilmente sedu-


cente per gente tradizionale. Essa offre molti gadget e gio-
cattoli affascinanti che possono rendere la vita più conforte-
vole e agiata, almeno da una prospettiva superficiale.
Tuttavia essa ha un’influenza distruttiva sulla vita culturale
dei cosiddetti paesi “in via di sviluppo”. Ovunque la tecno-
logia moderna sia importata, essa tende a distruggere i
108 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

valori tradizionali, la vita rituale e spirituale e le espressioni


creative nel lavoro e nell’arte.

RUSSELL: La cosa più pericolosa che stiamo esportando sono


i nostri valori. Attraverso i prodotti stiamo incoraggiando la
gente a comprare e attraverso i media, in particolare la tele-
visione, stiamo incoraggiando coloro che vivono nei paesi in
via di sviluppo ad adottare il nostro egocentrico e materiali-
stico sistema di valori. È questa modalità di coscienza che è
alla radice della nostra insania collettiva.
Così non penso che la questione sia come fare in modo
che il resto del mondo cambi la sua coscienza, ma come inco-
raggiare questo cambiamento di coscienza in occidente. È là
che è più necessario. Tocca a noi dare un esempio al resto del
mondo.

GROF: Sono assolutamente d’accordo. Esportare il nostro


sistema di valori e il nostro stile di vita nella forma presente
nei paesi in via di sviluppo è una ricetta per il suicidio glo-
bale. Si pensi alla vastità delle popolazioni di Cina, India,
Africa e Sud America! Invece di fare questo, dovremmo
occuparci di come incrementare la percentuale di persone
nella nostra società che stanno già cambiando, in modo che
esse diventino la maggioranza.

LASZLO: Una rivoluzione della coscienza è in corso nella


nostra parte del mondo. Ma c’è ancora questo sospetto che si
insinua: è abbastanza veloce?

RUSSELL: Non penso che lo sia. La questione è: cosa possia-


mo fare per agevolare il cambiamento. Spesso sento gente
dire che gli altri hanno bisogno di cambiare; che i politici
hanno bisogno di cambiare, che i capitani d’industria hanno
bisogno di cambiare, che la semplice gente di strada ha
IMPLICAZIONI PERSONALI 109

bisogno di cambiare. Ma se facciamo gravare sugli altri


l’onere di cambiare stiamo trascurando noi stessi. È molto
facile dire “loro” devono cambiare, ma dobbiamo ricordarci
che anche noi siamo uno di “loro”. Io sono uno dei miliardi
di persone che ha bisogno di innalzare il suo livello di
coscienza. Inoltre, io sono l’unica persona su questo
pianeta per la quale posso assumermi totale responsabilità.
Nessun altro verrà a cambiarmi al posto mio. Così penso
che la questione primaria sia: come posso evolvere più
rapidamente; cosa posso fare di più per cambiare la mia
coscienza?
Con questo non voglio intendere che la mia responsabi-
lità debba finire con me stesso, ma che essa debba iniziare
con me stesso. La responsabilità si diffonde da ogni perso-
na in quella che io chiamo la sua personale sfera di influen-
za. La nostra sfera di influenza è costituita da tutte quelle
persone con le quali interagiamo in qualche modo. Essa
può includere la nostra famiglia, le persone assieme alle
quali lavoriamo, i nostri vicini e i contatti sociali. Per noi
tre, che siamo tutti scrittori e comunicatori in un’arena più
vasta, essa dovrebbe includere coloro che leggono i nostri
libri, vengono alle nostre conferenze e seminari, ci ascolta-
no alla radio o alla televisione. Ma essa non include ogni
persona sul pianeta. I presidenti della maggior parte delle
grandi multinazionali non rientrano nella mia sfera di
influenza, salvo che per caso non si trovino a leggere uno
dei miei libri. Così, quando ci chiediamo cosa possiamo
fare per aiutare gli altri a cambiare, credo che dobbiamo
pensare in termini di coloro che rientrano nella nostra sfera
di influenza. Cosa posso fare io per aiutare queste persone
nel loro viaggio interiore?

GROF: È certamente essenziale iniziare con noi stessi. È faci-


le vivere nell’illusione che siamo già arrivati e che è il
mondo che ha bisogno di cambiare. Ma c’è anche la domanda
110 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

sulla quale Ervin insiste: come possiamo agevolare la tra-


sformazione nel mondo al di fuori di noi?
Abbiamo già parlato dell’importanza di cambiare il
paradigma, rivedendo alcuni aspetti essenziali della visione
del mondo della civiltà industriale moderna e rendendo le
tecnologie di trasformazione esistenti più note e disponibili.
Credo che un compito altrettanto importante sia di trovare
modi migliori di supportare i cambiamenti che stanno già
avvenendo. Ho ricordato prima che Christina e io siamo
interessati alle esperienze spontanee di stati non ordinari di
coscienza: stati mistici e crisi psicospirituali. A questi appar-
tengono, per esempio, il risveglio di Kundalini, le sequenze
di morte-rinascita, la dissoluzione temporanea dei confini e
le percezioni di unità cosmica, le aperture psichiche dram-
matiche, i conflitti con esperienze di vite passate e fenomeni
simili. La psichiatria contemporanea tratta abitualmente
questi stati con farmaci inibitori e li considera episodi psico-
tici, manifestazioni di malattia mentale. Noi crediamo che
essi siano in effetti crisi di trasformazione. Se vengono ade-
guatamente compresi e trattati, possono essere processi di
mutazione terapeutici, trasformativi, perfino evolutivi.
Un’altra frontiera affascinante è l’alcoolismo e la tossico-
dipendenza. Come sapete, stiamo attualmente assistendo ad
un’incredibile diffusione epidemica di tali problemi. Nel
campo transpersonale, c’è la sensazione crescente che essi
siano espressione di bramosie spirituali inappagate e che rap-
presentino una ricerca male intesa e maldestra della trascen-
denza. Persone che hanno un forte bisogno di spiritualità e
non riescono a trovare la giusta via verso di essa optano per
una tossicodipendenza come surrogato infelice. Sappiamo
che i soli programmi che hanno una qualche possibilità di
successo sono quelli che includono la prospettiva spirituale.
Esiste una corrispondenza tra Bill Wilson, il cofondatore
degli Alcolisti Anonimi, e C.G. Jung. Bill Wilson considera
IMPLICAZIONI PERSONALI 111

Jung il padre del programma dei Dodici Passi; egli seguì un


paziente che Jung aveva trattato: dopo un temporaneo
miglioramento, il paziente ebbe una ricaduta e Jung si rifiutò
di proseguire la terapia con lui. Gli disse che la sua sola pos-
sibilità era quella di unirsi ad una comunità spirituale e spe-
rare in un’esperienza spirituale. Il paziente si unì al Gruppo
di Oxford ed ebbe in effetti un’esperienza trasformativa. Fu
di ispirazione a Bill Wilson per la fondazione degli Alcolisti
Anonimi.
Jung sosteneva che la brama di alcool del paziente fosse in
realtà, ad un livello più profondo, brama di trascendenza o,
espresso in termini medioevali, brama di Dio. La formula cor-
retta era, perciò, spiritus contra spiritum, combattere le deva-
stazioni dell’alcool attraverso una ricerca spirituale. È possi-
bile che su larga scala, la corretta strategia nel trattamento del-
l’alcoolismo e delle tossicodipendenze possa di fatto contri-
buire alla trasformazione psicospirituale dell’umanità.

RUSSELL: Dobbiamo chiederci in primo luogo perché le per-


sone ricorrono alle droghe di un tipo o dell’altro. Troppo
facilmente diamo la colpa alla disponibilità delle droghe, ma
essa non spiega perché la gente sceglie di usarle. Il fare uso
di droga è un sintomo di una più profonda lacuna nella
nostra società. Se qualcuno ricorre alla droga per ottenere
un qualche sollievo interiore, è segno che la sua vita attuale
non gli sta dando la soddisfazione che cerca. C’è fame di
qualcos’altro; di significato più profondo, di pace interiore,
di realizzazione, di sollievo dallo stress. Ma poiché la nostra
società non fornisce i mezzi per soddisfare questa fame, la
gente ricorre all’alcool, all’eroina o a qualsiasi altra cosa, per
soddisfare temporaneamente quel bisogno.

GROF: In un certo senso, l’alcoolista e il tossicodipendente


sono solo la forma estrema, la caricatura, dell’occidentale
112 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

medio che sta sostituendo la ricerca della trascendenza con


una grande varietà di surrogati materiali, di dipendenze di
diversa specie.

LASZLO: Per qualcuno è l’alcool, per qualcun’altro è il sesso,


per altri è il guidare velocemente o il condurre stili di vita
stravaganti. Poiché molti dei valori e delle risorse della
società contemporanea non sono soddisfacenti, la gente si
rivolge a quel che potrebbe offrirle un più profondo senso di
realizzazione.

Lo scenario del giorno del Giudizio - e oltre

LASZLO: Molte delle cose che stiamo dicendo dipingono a


fosche tinte la vita e le prospettive di una vita migliore nelle
società di oggi. Da una parte, i più ricchi delle società occi-
dentali od occidentalizzate stanno diventando saturi. Essi in
realtà non hanno più bisogno di beni materiali di quanti non
ne abbiano già, non devono preoccuparsi della provenienza
del loro cibo quotidiano; dispongono di tutte le principali
varietà di beni di consumo. Molti di loro stanno ora cercan-
do qualcos’altro. Questo spesso significa rifugiarsi nell’al-
coolismo o nella tossicodipendenza, e ultimamente anche in
una fuga nella realtà virtuale. La ricerca può condurre le per-
sone anche alla sfera esoterica, divenendo ricerca di guida
spirituale da parte di guru, medium o spiriti disincarnati.
D’altra parte, coloro che non hanno una sicurezza in termini
di benessere materiale sono maggiormente alla ricerca di
cose materiali - è difficile per costoro vivere esperienze tra-
sformative e sviluppare un livello più elevato di coscienza.
Per quelli che godono già di un certo benessere materiale, il
passo successivo può essere quello di provare nuove
esperienze, nel caso peggiore droghe e alcool, e nel migliore,
IMPLICAZIONI PERSONALI 113

se sono saggi, una trasformazione della coscienza. Per gli


altri, il passo successivo è generalmente solo raggiungere un
livello più elevato di benessere materiale. Ma in tal caso la
grande maggioranza dell’umanità si verrebbe a trovare in
una situazione quasi senza speranza. Non ci sono sufficienti
risorse nell’odierno ambiente tecnologico ed economico per
assicurare a tutti il tipo di benessere materiale già ottenuto
da coloro che vivono nel modo industrializzato.Tuttavia,
non basta che solo le popolazioni benestanti evolvano la loro
coscienza; le altre devono poter fare altrettanto. E se esse si
limitano ad emulare lo stile di vita materiale della gente che
vive nel mondo industrializzato, siamo tutti nei guai.

RUSSELL: Forse dobbiamo aiutarli ad attraversare questa


fase. Il materialismo e la venerazione del denaro possono
essere una fase di sviluppo che una società deve attraversa-
re. La rivoluzione industriale mise i paesi occidentali su que-
sto cammino circa 200 anni fa. Ora stiamo arrivando allo
stadio in cui prendiamo cognizione del fatto che già abbia-
mo gran parte delle cose che ci servono e non abbiamo biso-
gno di insistere oltre su questo cammino. Potrebbe infatti
essere un suicidio. Forse il nostro compito attuale è di aiuta-
re le nazioni in via di sviluppo a passare attraverso questa
fase il più rapidamente possibile.

LASZLO: Il problema è che, dati i problemi ambientali e quelli


legati al reperimento delle risorse su questo pianeta, non
c’è abbastanza tempo per tutti gli individui e per tutte le
società di attraversare tutti gli stadi di sviluppo, come abbia-
mo fatto noi.

RUSSELL: Sono d’accordo, ed è proprio questa la ragione per


la quale dovremmo aiutarli ad evolvere più rapidamente.
Forse possono attraversare la fase materialista in soli
114 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

vent’anni piuttosto che due secoli. Possiamo già constatare


un’accelerazione nella velocità con la quale i paesi in via di
sviluppo si stanno movendo da uno stadio agricolo ad uno
stadio industriale fino all’era dell’informazione. L’India ha
compiuto la sua rivoluzione industriale in circa vent’anni,
mentre la Cina sta quasi direttamente saltando da una
società agricola ad una società dell’informazione.
Mentre l’occidente ha dovuto imparare tutto comincian-
do da zero, questi paesi stanno usando tecnologie e pratiche
che abbiamo sviluppato noi. Non devono sviluppare motori
a vapore, aeroplani e computer; lo abbiamo già fatto noi, ed
essi stanno imparando dalla nostra esperienza. Se potessimo
anche aiutarli a vedere che c’è qualcosa in più nella vita e
nello sviluppo che il puro perseguimento della ricchezza
materiale, potremmo anche aiutarli a spostarsi più rapida-
mente oltre questa fase di sviluppo.

LASZLO: O anche saltare in parte questa fase. È pericoloso


passare attraverso una fase che implica stili di vita e metodi
di produzione all’insegna dello sfruttamento energetico e
dello spreco che abbiamo adottato in occidente. Se attraver-
sassero senza fretta questa fase, anche se al tempo stesso
costruissero le strutture e infrastrutture necessarie per
quella successiva, ciò potrebbe portare all’abuso delle risor-
se del pianeta e ad inquinarne l’ambiente in maniera irrepa-
rabile.

GROF: Stiamo valutando le tendenze future alla luce delle


nostre tecnologie attuali. Le prospettive potrebbero cambia-
re drasticamente se riuscissimo a riorientarci verso altre sor-
genti di energia, in particolare quella solare. Mi pare che sia
già possibile far muovere automobili e far volare aerei uti-
lizzando idrogeno invece della benzina.
IMPLICAZIONI PERSONALI 115

LASZLO: Certamente potremmo far muovere automobili


usando idrogeno liquido; ho visto io stesso non molto tempo
fa una BMW che sembrava un’automobile del tutto normale
tranne che per le condutture isolate di carburante che fuo-
riuscivano da un grosso e altrettanto isolato serbatoio sul
retro. Dallo scappamento esce una nebbiolina che si conden-
sa in acqua pura. Ma gli esperti sostengono che ci vorranno
cinquant’anni prima che questa tecnologia possa essere
applicata su vasta scala, cioè che l’idrogeno liquido sia diret-
tamente disponibile sulle strade come la benzina lo è oggi.
Non sembrano comprendere che per allora potrebbe essere
troppo tardi per fare un uso mondiale di questa nuova tec-
nologia. Potremmo aver inquinato l’aria in maniera irriduci-
bile e attivato una quantità di fenomeni critici, la maggior
parte dei quali si sarebbero potuti evitare attraverso una
tempestiva conversione a tecnologie che si avvalgono di
energia rinnovabile e pulita.

GROF: Ci sono delle voci secondo le quali l’evoluzione nel


campo delle energie alternative sarebbe ostacolata dalle
compagnie petrolifere, e alcuni dei brevetti più promettenti
sarebbero stati acquistati e messi sotto chiave. È difficile pre-
vedere cosa succederebbe se questi progetti diventassero
una priorità e ottenessero pieno sostegno. Non dovrebbe
essere difficile sviluppare procedimenti fattibili avvalendosi
dell’energia solare per convertire l’acqua in idrogeno e ossi-
geno e trovare modi sicuri di immagazzinamento di questi
carburanti.

LASZLO: Chiaramente, abbiamo molte soluzioni pratiche a


nostra disposizione e potremmo cercarne e svilupparne
molte altre, ma non sembra che ci sia la volontà di usarle e
svilupparle.
116 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

GROF: È esattamente quello che cerco di dire. L’inconcepibile


spreco della folle corsa agli armamenti a livello globale,
associata alle nostre strategie lineari, il saccheggio delle
risorse non rinnovabili e la loro trasformazione in inquina-
mento, complicano la situazione. Se avessimo un altro siste-
ma di valori e altre priorità, le cose sarebbero molto diffe-
renti. Per esempio, se le nostre strategie fossero cicliche,
come in natura, la Terra potrebbe sostenere una vasta popo-
lazione con molti meno problemi. La capacità del pianeta e
del Sole di produrre cibo è enorme; ad esempio, potremmo
coltivare le alghe nel Mar dei Sargassi e trasformarle in una
grande varietà di vettovaglie.

LASZLO: Quello che mi preoccupa è se ci sia una possibilità


realistica che il tipo di coscienza di cui abbiamo bisogno per
fare tutto ciò diventi sufficientemente diffuso da cambiare i
modelli dominanti di sviluppo nel mondo: economici, poli-
tici e sociali.

RUSSELL: Ti stai chiedendo se possiamo riformare la nostra


società?

LASZLO: O se la nostra società possa riformarsi...

RUSSELL: Non sono sicuro che possa. Il tempo della riforma


potrebbe essere scaduto. Come ho detto prima, penso che
stiamo forse vivendo la caduta della civiltà occidentale.
Nessuna civiltà del passato è mai durata per sempre, perché
la nostra dovrebbe essere differente? Al contrario, ci sono
tutte le ragioni per supporre che essa alla fine cadrà. Si è
dimostrata insostenibile sul lungo termine, e noi stiamo ora
venendo ad un faccia a faccia con questo fatto.
Da una prospettiva planetaria, la nostra civiltà è piutto-
sto pazza e molto sfruttatrice. Difficile trovare qualche
IMPLICAZIONI PERSONALI 117

aspetto in relazione al quale esercitiamo una influenza beni-


gna sulla biosfera. Se ci fosse una votazione planetaria sul-
l’argomento, se ciascuna specie vivente potesse votare per
dire se la civiltà occidentale debba poter continuare oppure
no, ho il sospetto che quasi tutte le specie, tranne forse sca-
rafaggi e ratti, ci voterebbero contro. L’esito sarebbe un 99,9
percento di “no”, la civiltà occidentale non è buona cosa per
il pianeta Terra, deve morire.

LASZLO: Per morire intendi dire che coloro che ora vivono
nella civiltà occidentale dovrebbero cessare di pensare,
agire, sentire e vivere come fanno e svilupparsi diversamen-
te.

RUSSELL : Sì. Non intendo dire che dovremmo morire come


individui, ma che dovrebbe morire il nostro modo corrente
di essere. Deve emergere una nuova cultura.

LASZLO: Dalla civiltà occidentale o al posto di essa?

RUSSELL: Dalla caduta qualcosa di nuovo nascerà...

GROF: Come la fenice.

RUSSELL: Sì. Non penso che eviteremo il disastro, in una


forma o nell’altra. È troppo tardi. Ci siamo spinti troppo
oltre, e la riforma richiederebbe troppo tempo. Siamo piut-
tosto come un fantoccio all’interno di una vettura sottoposta
al crash-test. È come se la macchina avesse cominciato a
sbattere contro il muro. Come al rallentatore, la parte fronta-
le della macchina sta iniziando ad accartocciarsi e il pupaz-
zo dentro sta dicendo “Oh Cielo, sembra che stiamo andan-
do a sbattere. Sarebbe meglio fare qualcosa. Forse dovrei
uscire, o forse mettere la retromarcia”.
118 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

Ma è troppo tardi per questo, troppo tardi. Stiamo racco-


gliendo le conseguenze di anni di pensiero sbagliato. È inu-
tile provare a cambiare tutto ciò ora. La questione adesso è:
come procederemo attraverso quello che quasi certamente
sarà il periodo più calamitoso della storia umana? Non
saranno tempi facili. Saranno molto, molto difficili, ma non
penso ci sia modo di evitarlo adesso.

GROF: Molti anni fa a Mosca ebbi una lunga conversazione


sull’ecologia con un mio amico, il professor Vassily Nalimov,
un brillante scienziato che aveva passato diciotto anni in un
campo di concentramento stalinista in Siberia. Trovai il tempo
trascorso con lui assolutamente affascinante. La sua principa-
le preoccupazione non era la questione nucleare. Aveva pre-
visto una possibilità che Stati Uniti e Russia potessero rag-
giungere un accordo di pace e smantellare gli ordigni nuclea-
ri. Ciò che lo preoccupava era la chimica. Secondo lui molti
aspetti della nostra vita dipendono pericolosamente dall’in-
dustria chimica ed egli non riusciva a vedere come avremmo
potuto eliminare completamente l’impatto di natura tossica
che sta inquinando in maniera irreversibile i nostri fiumi e
mari, il suolo e l’aria. Aveva paura che fosse già troppo tardi.

LASZLO: Questo è un problema di livello globale, poiché stia-


mo alterando gli equilibri chimici dell’intera biosfera.

GROF: LO stiamo facendo in molti modi diversi, ma Vassily


pensava che il più grande pericolo fosse l’inquinamento chi-
mico, che è enorme e non può essere facilmente ribaltato.

LASZLO: Come abbiamo detto, la vita continuerà, emerge-


ranno nuove mutazioni e nuove specie. Ma le specie che
hanno cicli riproduttivi brevi muteranno più velocemente di
quanto facciamo noi e si adatteranno meglio. Noi invece
IMPLICAZIONI PERSONALI 119

stiamo andando verso la fase più lenta della nostra evolu-


zione.

GROF: Molti anni fa uscì un film affascinante, Le Cronache di


Hälstedt. E il messaggio che esprimeva era esattamente que-
sto: se facciamo qualcosa di grave all’ambiente, saranno gli
insetti con i loro brevi cicli riproduttivi e la loro enorme
adattabilità ad ereditare la Terra.

RUSSELL: Un altro scenario apocalittico non è una catastrofe


ecologica, ma l’epidemia. Siamo totalmente esposti alle epi-
demie oggi. Abbiamo ridotto la nostra naturale resistenza
alle malattie. Dieta basata su cibi di scarso valore nutrizio-
nale e altamente calorici, farmaci, abuso di antibiotici, inqui-
namento chimico e altri fattori hanno indebolito il nostro
sistema immunitario. Allo stesso tempo i batteri stanno
aumentando la loro resistenza ai farmaci che abbiamo svi-
luppato, e lo stanno facendo più velocemente di quanto
siamo in grado noi di scoprire nuovi antibiotici. Alcuni bat-
teri hanno sviluppato resistenza a quasi tutti gli antibiotici
noti e quando il nostro arsenale sarà esaurito potremo fare
ben poco per fermarli.
Inoltre, stiamo facilitando molto la diffusione delle
malattie nella società. Se oggi scoppiasse una nuova epide-
mia a San Paolo, essa si troverebbe sul volo notturno per
New York e in pochi giorni in tutte le maggiori aree urbane.
Una nuova malattia per la quale non ci fosse cura nota
potrebbe, se essa fosse anche altamente contagiosa, diffon-
dersi attraverso l’umanità molto rapidamente. Potrebbe
forse non eliminare l’intera popolazione umana, ma potreb-
be certamente decimarla - il che, in una prospettiva planeta-
ria, potrebbe non essere poi un male così grande. L’epidemia
è spesso un modo della natura di gestire una specie che è
fuori controllo.
120 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

LASZLO: Questo è il modo in cui la natura risolve un proble-


ma. Una specie che diventa in sé un’epidemia o un cancro
raggiungerà una soglia critica che bloccherà la sua riprodu-
zione, o la spingerà a commettere un suicidio di massa,
come i lemming4. Ma l’umanità ha imparato ad usare così
tante misure correttive a breve termine che queste risposte
adattative naturali non entrano in gioco. Se siamo di vista
corta mettiamo gli occhiali, se non andiamo abbastanza
velocemente possiamo fare uso di macchine, treni e aero-
plani, eccetera. Nel lungo termine ci stiamo probabilmente
proiettando verso una grande catastrofe ecologica, mentre
nel breve termine mettiamo in piedi temporanee misure
lenitive e speriamo di aver risolto il problema.

GROF: Certamente non ci sono molte ragioni per essere otti-


misti, ma le cose possono anche svilupparsi in un modo inat-
teso. Abbiamo discusso gli scenari più pessimistici basati su
un’estrapolazione della tendenza attuale. Qui voglio ricorda-
re di nuovo cosa è accaduto con il Muro di Berlino e con
l’Unione Sovietica. Cose molto positive che sono accadute, e
che erano inaspettate e imprevedibili. Ci possono essere fat-
tori e forze operanti dietro le quinte che lavorano controten-
denza. Per esempio, abbiamo già batteri che si nutrono di
petrolio. Potrebbero esserci soluzioni di tipo fantascientifico
che non possiamo prevedere - nuovi ceppi batterici che
metabolizzano la plastica, piante che ripuliscono l’inquina-
mento ristabilendo l’equilibrio naturale, mutazioni genetiche
che favoriscono la tolleranza e la sinergia, e così via.

LASZLO: Bene, come abbiamo detto prima, se il meccanismo


alla base dello sviluppo dell’umanità fosse fondato su una

4 Varietà di topi artici (N.d.T.).


IMPLICAZIONI PERSONALI 121

pura casualità, le nostre possibilità sarebbero assai scarse.


Come i biologi ben sanno, nelle mutazioni accidentali è dif-
ficile che si imbrocchi una combinazione vincente. Se c’è una
reale prospettiva di colpire nel segno, è perché c’è qualco-
s’altro oltre agli accidentali successi e insuccessi a guidare
l’evoluzione delle specie biologiche. Tale fattore potrebbe
intervenire anche nel caso dell’evoluzione, essenzialmente
culturale piuttosto che biologica, della nostra specie. I suoi
effetti possono già essere visti nella rivoluzione della
coscienza, e nello slittamento di valori che sta avvenendo in
molte parti del mondo. Ma da se stessi, questi processi
potrebbero non essere veloci abbastanza. Ecco perché abbia-
mo bisogno di evocare il potere delle esperienze trasforma-
tive che possono velocizzare l’evoluzione della nostra
coscienza, e quindi l’evoluzione dei nostri valori, della
nostra etica e dei nostri comportamenti.

GROF: Vorrei fare un’osservazione che trovo interessante e


appropriata. Le persone che in stati non ordinari di coscienza
stanno attraversando il processo di morte e rinascita psicospi-
rituale, passano attraverso stadi specifici associati a temi
caratteristici. Queste esperienze spesso ritraggono scene di
estrema violenza, eccessi sessuali sfrenati inclusi quelli di
varie forme devianti e pervertite, sequenze sataniche ed epi-
sodi messianici. Nel processo della trasformazione interiore,
questi elementi sono transitori e si risolvono tipicamente in
una potente apertura e trasformazione spirituale. Nel lavoro
esperienziale individuale, il pericolo più grande è un’esterio-
rizzazione del processo in forma distruttiva o autodistruttiva.
Il caso estremo in queste circostanze è il commettere l’effetti-
vo suicidio anziché il solo egocidio - sperimentazione della
morte dell’ego con la successiva rinascita.
Le persone che sperimentano questi episodi spesso nota-
no la loro similarità a ciò che sta accadendo nel mondo -
122 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

incremento della criminalità, violenza, terrorismo, liberazio-


ne sessuale nelle sue forme positive e aberranti, crescente
interesse nelle pratiche sataniche e il proliferare di culti mes-
sianici. Questo suggerisce la possibilità che l’umanità nel
suo insieme stia soggiacendo ad un processo consimile di
trasformazione. Sfortunatamente, gran parte di esso è este-
riorizzato. Se potesse essere interiorizzato, piuttosto che
espresso con modalità distruttive o autodistruttive, esso
potrebbe condurre ad un livello più alto di coscienza.

LASZLO: Questa è una speranza. Ma come possiamo raffor-


zare la possibilità che si realizzi?

RUSSELL: Lasciatemi menzionare due cose che penso siano


importanti. Primo, abbiamo bisogno di disseminare tecniche
e tecnologie che ci aiutino ad essere più in pace con noi stes-
si. È inutile provare a creare pace nel mondo se siamo anco-
ra in guerra con noi stessi. Se c’è paura e ostilità in noi, non
saremo capaci di vivere pacificamente nel mondo. Potremo
prodigarci a parole, ma non diventerà una realtà. Trovare la
pace interiore è un percorso comune a tutte le tradizioni spi-
rituali, e diventerà sempre più importante continuando a
vivere in un mondo che si muove sempre più in fretta, con
sempre più decisioni da prendere. Se siamo feriti, arrabbiati
o semplicemente esauriti non prenderemo decisioni che ser-
vano al meglio noi o gli altri. Neppure ne trarremo un bene-
ficio in termini di salute.
Così un’area critica è lo sviluppo di modi che
consentano alle persone di essere più in pace con se stesse.
Non intendo) che dobbiamo sviluppare questi modi ex
novo. Molte tecniche già esistono nelle varie tradizioni
spirituali del mondo. Ciò di cui c’è bisogno è di cercare
quelle più appropriate ed efficaci nel contesto del mondo
moderno e renderle maggiormente accessibili.
IMPLICAZIONI PERSONALI 123

La seconda area critica è quella delle relazioni umane.


L’essenza di una buona relazione è una comunicazione
chiara e tesa al bene del prossimo. Ma questo è qualcosa
che pochissimi di noi hanno appreso a scuola. Noi la
apprendiamo attraverso un processo di tentativi ed errori
e spesso troppo tardi nella vita. Ciò che tende ad accadere
nel rapporto tra due persone, sia a casa che nel lavoro, è
che entrambe vogliono sentirsi amate e in pace, ma nasce
un circolo vizioso che fa sì che nessuna di loro otterrà
quello che cerca. Se una persona si sente offesa o giudica-
ta in qualche modo da un’altra, la reazione normale sarà di
difesa attraverso una qualche forma di attacco.
Quest’ultimo può essere molto sottile, un semplice cam-
biamento del tono di voce o nel linguaggio del corpo o
nella scelta delle parole, o può essere più esplicito. Ma l’in-
tenzione nascosta è di far stare male l’altra persona, farla
sentire offesa, giudicata o attaccata in qualche maniera. A
meno che l’altra persona sia veramente consapevole di
queste dinamiche e si rifiuti consciamente di reagire alla
sfida, essa verosimilmente risponderà in modo analogo,
restituendo messaggi che rinforzeranno la sensazione di
essere in qualche maniera attaccati. È così che si innesca il
circolo vizioso. Alla superficie c’è dolcezza e luce, ma in
profondità c’è un attacco reciproco. Ognuno vuole sentirsi
amato ed essere in pace, ma cerca di far sentire male e in
difetto l’altro.
Così una cosa molto importante che possiamo insegnare
alla gente è come comunicare in modi che non attivino que-
sto circolo vizioso, e come spezzarlo se esso dovesse stabi-
lirsi. Ogni buona comunicazione è imperniata sulla questio-
ne di come posso strutturare il mio modo di comunicare in
maniera che l’altro si senta amato e in pace. So che quando
ho fatto questo in qualcuna delle mie relazioni, il risultato è
stato magico.
124 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

GROF: Un modo interessante di comunicare che può aiutare


ad evitare dolorosi circoli viziosi nell’interazione è stato svi-
luppato dai terapisti familiari. Quel che si deve fare è di for-
mulare i propri commenti verbali in maniera tale che essi
descrivano coerentemente i propri sentimenti, piuttosto che
coinvolgere giudizi e accuse. Informiamo il partner sui
nostri processi e sulle nostre reazioni interiori alle varie
situazioni in un modo tale che non implichi biasimo.

RUSSELL: Sì, è un aspetto importante del problema, ma ci


sono molte altre cose che possiamo fare per aiutare il pro-
cesso. Essenzialmente si tratta di ciò che il Buddha
chiamava “retto parlare”. Come si fa a parlare in un modo
che non crei danno e sofferenza negli altri

GROF: Quando vivevamo ad Esalen presso Big Sur, in


California, Christina e io conducemmo un esperimento
affascinante. Organizzammo un programma educativo spe-
rimentale con una forte componente esperienziale. Esso con-
sisteva in una serie di programmi di un mese che si svolge-
vano due volte all’anno. Essenzialmente, sceglievamo un
argomento al quale eravamo interessati, come le mappe
della coscienza, il buddismo e la psicologia occidentale, la
medicina olistica e la guarigione, la dipendenza e la ricerca
mistica e così via. Invitammo per ciascuno di essi diversi
eminenti insegnanti specializzati nell’argomento prescelto.
Nell’arco dei mesi svolgemmo regolari sedute di respirazio-
ne olotropica, pratica Gestalt, gioco junghiano con la sabbia,
lavoro di gruppo, massaggi, yoga, rituali, meditazione,
danza espressiva, immersioni nella natura e proiezione di
film e documentari selezionati.
Gli ospiti invitati coprivano uno spettro molto ampio, da
pionieri del nuovo paradigma del pensiero, come Fritjof
Capra, Rupert Sheldrake, Karl Pribram e Joseph Campbell, a
IMPLICAZIONI PERSONALI 125

sciamani messicani e nordamericani, persone con poteri psi-


chici, spiritisti, monaci cristiani, sufi, insegnanti di yoga, e
buddisti tibetani, zen e vipassana. Questa ricca combinazio-
ne di input intellettuali ed esperienziali alternati in modo
casuale si rivelò essere altamente trasformativa.
Trovammo che partecipando per un periodo esteso di
tempo ad un seminario specializzato in una particolare
modalità, si impara molto rapidamente a stare al gioco, ad
alzare le nostre difese psicologiche, riuscendo a rimanere
spesso sostanzialmente illesi. D’altra parte, l’essere bombar-
dati da più lati e da più livelli da nuove e sorprendenti infor-
mazioni e strategie esperienziali sembra avere un effetto
catalitico. Negli anni abbiamo ricevuto molte lettere da per-
sone che avevano partecipato a questi seminari, che ci scri-
vevano per dirci che il loro mese ad Esalen aveva rappre-
sentato un punto di svolta nella loro vita. Credo che un
modello simile potrebbe rivelarsi utile su più vasta scala
come strumento di trasformazione.

LASZLO: Stiamo tornando al nostro motivo conduttore: la


rivoluzione della coscienza. Il modo di trascendere lo scena-
rio apocalittico sembra essere quello delle esperienze tra-
sformative che evolvono la nostra coscienza e cambiano il
nostro modo di relazionarci con gli altri e con la natura.
Questa possibilità ha molte implicazioni e dimensioni. Forse
potremo esaminarne alcune questo pomeriggio.
Secondo giorno - pomeriggio

IL MONDO E L’INDIVIDUO

Sulla nascita e lo sviluppo - la trasformazione in un nuovo


mondo

LASZLO: All’inizio di questo secolo5, H.G. Wells disse che il


futuro sarebbe stato deciso da una gara tra educazione e
catastrofe. Possiamo vedere oggi qualche analogia di ciò
nella corsa tra nuova coscienza e catastrofe, con grandi
implicazioni nel campo educativo.
Come potrebbe essere adattata al mondo in cui viviamo
l’educazione del bambino dalla nascita in poi? Come rende-
re consapevoli le istituzioni educative del fatto che ci trovia-
mo ad un punto cruciale, che stiamo attraversando una
soglia della nostra evoluzione collettiva? E che possediamo
il potenziale per padroneggiare, o almeno orientare, questa
evoluzione? In gran parte del mondo le istituzioni educative
sono estremamente conservative e gravate da una grande
inerzia.

GROF: Ci sono molte cose che potrebbero essere fatte nella


sfera dell’educazione e dell’istruzione del bambino oltre
all’introduzione delle tecnologie di trasformazione e agli

5
Il ventesimo (N.d.T.).
128 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

sforzi per cambiare i paradigmi. La ricerca clinica sulla


coscienza condotta negli ultimi decenni ha mostrato che il
pensiero umano, la vita emotiva e il comportamento sono
fortemente programmati dalla nostra storia iniziale, non
solamente dall’infanzia e dalla fanciullezza come è noto fin
dalla psicoanalisi freudiana, ma anche dalla nostra nascita
biologica e perfino dalla vita prenatale. L’umanità potrebbe
essere profondamente influenzata dal miglioramento dell’i-
giene fisica ed emozionale durante la gravidanza e dal cam-
biamento delle pratiche post-natali.
Ci sono buone ragioni per credere che le circostanze
della nascita giochino un ruolo importante nel creare una
predisposizione alla futura violenza e a tendenze autodi-
struttive o, al contrario, ad un comportamento amorevole e
a relazioni interpersonali sane. L’ostetrico francese Michel
Odent sta scrivendo un libro nel quale arguisce che questo
imprinting perinatale ha la potenzialità di indirizzare la
nostra vita emozionale all’amore o all’odio. Egli mostra
come questo possa essere evinto dalla storia della nostra specie.
Il processo della nascita biologica presenta due differenti
aspetti, entrambi molto importanti per la sopravvivenza,
entrambi mediati da ormoni specifici. Lo sforzo della madre
durante il parto è primariamente associato al sistema dell’a-
drenalina. I meccanismi dell’adrenalina e della noradrenali-
na hanno giocato un ruolo importante nell’evoluzione della
nostra specie anche come mediatori degli istinti aggressivi e
protettivi della madre ai tempi in cui la nascita avveniva
all’aperto nell’ambiente naturale. Essi permettevano alle
femmine di passare rapidamente dal parto al combattimen-
to o alla fuga se un attacco da parte di un predatore lo ren-
deva necessario. Questo meccanismo è divenuto non neces-
sario, poiché le donne partorienti non devono più temere
pericoli esterni. È un anacronismo evolutivo.
L’altro aspetto, ugualmente importante dal punto di
IL MONDO E L’INDIVIDUO 129

vista evolutivo, associato alla nascita è la creazione del lega-


me tra la madre e il neonato. Questo processo coinvolge l’or-
mone ossitocina, che induce il comportamento materno negli
animali e negli umani, e le endorfine che rafforzano la dipen-
denza e l’attaccamento. La prolattina, ormone che interviene
nell’allattamento, presenta effetti simili. L’ambiente attivo,
rumoroso e caotico di molti ospedali genera associazioni con
il pericolo, la morte e l’emergenza e produce ansietà che atti-
va senza necessità il meccanismo dell’adrenalina. In modo
simile alla giungla primordiale, una situazione del genere
richiama una risposta aggressiva. Essa comunica e imprime
la visione di un mondo potenzialmente pericoloso, interfe-
rendo con il processo di formazione del legame.
Viceversa, un ambiente intimo, quieto e sicuro durante il
parto crea un’atmosfera di sicurezza che genera modalità di
relazione affettive. Esso crea una disposizione verso la fidu-
cia, il comportamento amorevole, la cooperazione e la siner-
gia. Dei miglioramenti radicali nelle pratiche natali potreb-
bero avere un’influenza positiva di vasta portata sul benes-
sere emozionale e fisico della specie umana e sulla mitiga-
zione dell’insanità comportamentale che attualmente minac-
cia di distruggere le basi stesse della vita su questo pianeta.
Questo potrebbe essere un buon punto di partenza.

RUSSELL: Hai accennato, Stan, a quanto sono importanti le


influenze nella prima infanzia. Questa è un’altra area dove
cambiamenti profondi nell’umanità potrebbero avere inizio.
Che la prima infanzia abbia una fortissima influenza sullo
sviluppo della personalità è noto ormai da un secolo e costi-
tuisce il fondamento di diverse psicoterapie. Ma oltre a tutto
ciò che possiamo fare per aiutare le persone ad affrontare
l’impatto che ne deriva sulle loro vite e a liberarsi di alcune
delle influenze indesiderabili, ci sono anche molte cose che
potrebbero essere fatte innanzitutto per cambiare il modo di
130 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

allevare i bambini, in maniera che essi diventino degli adulti


psicologicamente più sani.
Come per il parto naturale, c’è già un movimento in que-
sta direzione. Ho amici che hanno avuto dei bambini negli
ultimi anni tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni
settanta e che hanno applicato alcune delle loro mutate
visioni al modo di allevare i loro figli. Come il non punirli
quando commettevano errori, ma provare ad aiutarli a capi-
re; creare un ambiente nel quale ci fosse l’opportunità per
una maggiore intimità emozionale; trattarli come esseri
umani giovani piuttosto che come bimbi sciocchi. I loro
bambini crescendo sono diventati adulti mentalmente sani
ed equilibrati; hanno ora famiglie proprie e trattano i loro
figli in modo simile - o spesso anche migliore, perché la loro
consapevolezza su questi argomenti è di solito maggiore di
quella dei loro genitori. Ne sono risultati alcuni dei giovani
più notevoli, brillanti, gentili, altruisti e consapevoli che io
abbia mai incontrato.
Vi è qui un circolo vizioso che sta iniziando a spezzarsi.
I bambini allevati in famiglie disfunzionali apprendono un
modello disfunzionale e tendono a diventare genitori
disfunzionali. Insegnare alla gente come crescere i propri
bambini in modo più affettuoso può rompere questo circolo
vizioso e avere un impatto a lungo termine notevole sulla
società. Qualche volta penso che in effetti questa possa esse-
re la cosa più importante che possiamo fare per la società.

GROF: Tuttavia l’educazione è solo parte del problema. Ci


vuole di più che sapere cosa va fatto, si deve anche essere
capaci di farlo. E ciò potrebbe richiedere una reale trasfor-
mazione emozionale dei genitori.

LASZLO: Ci sono qui, in effetti, dei circoli viziosi, special-


mente nell’insegnamento tradizionale. Gli insegnanti
IL MONDO E L’INDIVIDUO 131

insegnano ciò che hanno appreso essi stessi come studenti,


e in questo si trovano a loro agio. È molto difficile
apportare conoscenza radicalmente nuova all’interno
dell’establishment educativo. Questo dovrebbe essere fatto
dalle stesse persone che creano tale conoscenza, ma queste
raramente si muovono lungo direzioni che le portino a
divenire insegnanti influenti. Più spesso le persone che
hanno idee innovative non sono persone capaci di impartire
e comunicare tali idee. Il sistema educativo dovrebbe essere
reso molto più flessibile di quello che è oggi, molto più
aperto a idee nuove e attuali, da qualunque parte esse
provengano.

GROF: Sì, le nostre istituzioni educative hanno un orienta-


mento errato e insegnano una visione del mondo obsoleta.
Ciò contribuisce a perpetuare e a rinsaldare la situazione
mondiale. Prendiamo ad esempio la storia. Non viene dato
alcun riconoscimento ai valori spirituali o transpersonali. Per
la storia, le figure importanti sono Gengis Khan, Napoleone,
Hitler e Stalin. Non si sente citare molto il Buddha. Viene
data grande enfasi al conflitto, alla lotta e alla competizione -
a chi vince e a chi perde. E in generale i personaggi negativi
destano e ricevono un’attenzione inappropriata.

RUSSELL: Molte delle cose di cui stiamo parlando non sareb-


bero ben accolte nel sistema educativo attuale. Ad esempio,
le esperienze mistiche sono spesso viste come non di questo
mondo. O l’educare la gente agli stati non ordinari di
coscienza creerebbe probabilmente molta ostilità.

GROF: Soprattutto l’insegnamento di qualcosa di transperso-


nale o di genuinamente spirituale incorrerebbe in un muc-
chio di problemi. Si incontrerebbe resistenza non solamente
da parte degli scienziati materialisti, ma anche da parte delle
religioni organizzate.
132 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

LASZLO: Tuttavia, il fatto stesso che possiamo tenere questa


conversazione e pubblicarla è un’indicazione che c’è interes-
se per questi argomenti. Forse dieci o anche cinque anni fa
non avremmo avuto questa opportunità.

GROF: Sono ottimista, o almeno moderatamente ottimista, in


particolare se consideriamo che ci potrebbero essere potenti
fattori operanti dietro le quinte e che non sono immediata-
mente evidenti.

LASZLO: Ciò è, secondo me, fonte di grande speranza. Se tali


fattori esistono, essi si faranno sempre più manifesti.
Ma la domanda immediata e urgente è come penetrare
non soltanto nel sistema educativo ma anche nell’intero siste-
ma di informazione pubblica, a cominciare dai media elet-
tronici e della carta stampata. Al momento questo sistema è
interessato principalmente a temi sensazionalistici, perché
possono essere più ampiamente venduti. La “vera” notizia la
fa ciò che si presenta come violento o catastrofico, oppure
quanto scaturisce da ciò che dicono e fanno poche figure
pubbliche a livello mondiale. I processi sottostanti che opera-
no nel mondo e lo plasmano, semplicemente non penetrano
nella coscienza pubblica - non sono considerati interessanti.
Certamente, se si vuol guardare al lato positivo si può
dire che fino anche a pochi anni fa non avevamo tutti questi
programmi televisivi e notiziari sui problemi ambientali e
delle risorse, sui problemi della popolazione, dello sviluppo
e tutto il resto. Vi è una crescita reale della consapevolezza,
ma sembra troppo lenta per poter dar luogo ad un movi-
mento rapido capace di catalizzare un cambiamento realisti-
camente efficace.

GROF: Nella nostra cultura, i media hanno un potere enorme


nel diffondere informazione e formare l’opinione pubblica.
IL MONDO E L’INDIVIDUO 133

Sento che ci stiamo avvicinando ad un punto di svolta criti-


co in questo campo. Nel passato c’era una chiara tendenza a
screditare e ridicolizzare indiscriminatamente tutto ciò che
era visto come “new age”, il che significava in fondo qual-
siasi cosa che sfidasse i modi ormai radicati di pensare e di
fare, dal modello olografico dell’universo di David Bohm
alle semplici maratone, al potere dei cristalli e della pirami-
de. Recentemente c’è stato un significativo cambiamento.
Libri sul transpersonale appaiono sempre più frequente-
mente sulla lista dei più venduti; il numero di film sensazio-
nali con aspetti transpersonali sta crescendo rapidamente.
Gli editori e i produttori stanno ricevendo il messaggio che
questi argomenti sono considerati di grande attualità dalla
gente e fruttano buoni incassi. E la gente dei media è stupe-
fatta dagli indici di ascolto di programmi sul transpersona-
le, come le discussioni di Bill Moyer con Joseph Campbell.
Gli indici parlano un linguaggio che la gente dei media capi-
sce e al quale risponde. Una volta capito che questo suscita
l’interesse della gente, le cose possono avvenire molto velo-
cemente.

LASZLO: Ma come attivare il rapido e tempestivo sviluppo di


questo processo?

GROF: Cambiamenti enormi sono già avvenuti. Per esempio,


l’interesse per le questioni ambientali e l’importanza data
al cibo prodotto in modo naturale, cose viste in passato
come ridicole bizzarrie hippy e che oggi sono praticamente
alla ribalta. Questo non perché qualcuno si è seduto e ha
pianificato una brillante strategia di come modificare
l’opinione pubblica e influenzare i media. A dare l’impulso
sono stati i cambiamenti avvenuti in decine o centinaia di
migliaia di persone come te e me attraverso una grande
varietà di meccanismi. Queste persone sono preoccupate e
134 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

fanno il meglio che possono seguendo i loro sentimenti.


Ognuna di esse è solamente un granello di sabbia nel
deserto, ma insieme fanno la differenza.

RUSSELL: Ci sono migliaia e migliaia di persone che fanno


ciò che sentono essere la cosa giusta da fare. E non c’è un’u-
nica cosa giusta. Tu, Stan, fai il tuo lavoro. Senti che è la cosa
giusta per te da fare e la fai meglio che puoi. Così tu, Ervin;
e così anch’io. Noi tutti stiamo contribuendo al meglio che
sappiamo fare e siamo sostenuti da altre centinaia di
migliaia di persone che stanno dando il loro contributo,
facendo ciò che ognuno sente di dover fare.
La questione cruciale è: come può ciascuno di noi fare ciò
che fa in modo più efficace, con maggiore impatto? Più effi-
cace sono nel mio lavoro, più questo agevolerà il cambia-
mento negli altri. E più efficaci sono gli altri nel loro lavoro,
maggiore sarà l’impatto su di me.
Uno degli aspetti più gratificanti dell’essere uno scrittore è
di incontrare persone che mi dicono che qualcosa che ho scrit-
to in uno dei miei libri ha avuto un effetto profondo su di esse
- come un tassello del puzzle della vita che trova il suo posto.
E sono sicuro che lo stesso accade a te, Stan, quando
ottieni un riscontro da gente che ha partecipato alle tue
sedute di respirazione. Ognuno di noi sta mettendo insieme
i pezzi che ci permettono di dare più senso alle nostre vite, e
di condurre esistenze più felici, sane e altruiste. Ogni pez-
zettino conta. E qualche volta quel nuovo pezzettino può
essere quello che improvvisamente ne collega molti altri
insieme, portando ad una svolta o ad un risveglio spirituale.
Se pensiamo di dover cambiare gli altri, non cogliamo il
punto. Questo ci fa pensare che siamo in qualche modo spe-
ciali. Ci mette in una posizione di comando, di provare a
controllare la situazione. Siamo tutti parte della stessa onda
emozionale. La domanda più importante che dobbiamo
IL MONDO E L’INDIVIDUO 135

porci è: come posso allineare maggiormente la mia vita a


quell’onda? Come posso agevolare un po’ quel cambiamento
contribuendo anch’io nel mio piccolo?

LASZLO: Ciò che stai dicendo, Pete, è che facendo la nostra


parte, e facendola bene, possiamo dare il via ad un processo
efficace.

GROF: Sono d’accordo, ma aggiungerei che non basta osser-


vare la situazione là fuori e focalizzarsi esclusivamente su
interventi esterni. Tutto ciò deve essere combinato con il
lavoro interiore. C. G. Jung, tra gli altri, sottolineò che era
necessario integrare qualsiasi cosa noi facciamo nel mondo
con l’autoesplorazione sistematica e con il sondare la
nostra psiche inconscia. Egli parlò del bisogno di connet-
tersi ad un aspetto più elevato di noi stessi, il Sé, e di attin-
gere alla saggezza dell’inconscio collettivo e alle risorse
spirituali a nostra disposizione. L’informazione profonda e
il rafforzamento che riceviamo in questo processo ci aiutano
a trovare le strategie giuste per la nostra vita nel mondo.

LASZLO: Come dicevamo ieri, ciò che si fa nell’“interno”


influisce sull’“esterno”. Ma dicevamo anche che se la gente
avesse una più adeguata cognizione dell’interazione tra
interno ed esterno, sarebbe anche più responsabile nell’ope-
rare con l’interno e potrebbe quindi avere migliori possibi-
lità di successo nell’esterno.

RUSSELL: Come voi due, Ervin e Stan, anch’io credo che i


miracoli possano avvenire. Ma noi non possiamo farli avve-
nire, noi dobbiamo imparare come permettere loro di avvenire.
Sembra che lo possiamo fare sviluppando il giusto stato
interiore, il giusto stato di coscienza.
136 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

Parlavamo prima di sincronicità, e ho accennato a come


sembra esserci una forte correlazione tra il mio stato interio-
re e la manifestazione delle sincronicità nel mio mondo. Non
posso fare avvenire delle sincronicità; esse sono, per loro
stessa natura, accidentali, oltre il mio controllo e influenza.
Ma ciò che posso fare è di pormi in uno stato di coscienza
che consenta a queste cose di accadere.
Lo stesso può essere vero sul piano collettivo. Più si alza
il livello collettivo di coscienza, più incoraggiamo la possibi-
lità di miracoli inattesi. Possiamo non avere idea di cosa sarà
o di come e quando avverrà, ma occupandoci del nostro
benessere interiore possiamo essere in grado di aumentare la
possibilità che si verifichi.

LASZLO: Quello che stai dicendo mi riporta alla mente


un’esperienza che ebbi in giovane età, con la musica.
Quando si esegue (non necessariamente per il pubblico, si
può farlo anche per se stessi), se tutto va nel modo corretto,
allora va come dovrebbe e non come si vuole che vada
consciamente; l’intera esecuzione si struttura
spontaneamente secondo una forma. Non si può fare a
meno di sentire che si è parte di un movimento, inseriti in
esso. È una sensazione meravigliosa. Non la si può ottenere
volendola, ma ci sono cose che si possono fare per
prepararla. Se non si è adeguatamente preparati, non
accadrà. Ma quando accade, è come “andare con la forza”.
Forse c’è una simile forza e dobbiamo imparare ad andare
con essa. Possiamo insegnarlo alla gente?

RUSSELL: Penso di sì. Per esperienza personale so cosa


mi trattiene dall’essere in sintonia con la forza, o in
qualunque modo la si chiami: è la mia resistenza, la mia
rigidità, e ciò deriva dalle mie paure. La paura è un
processo molto utile quando subiamo qualche minaccia
biologica, ma nel mondo contemporaneo occidentale
IL MONDO E L’INDIVIDUO 137

abbiamo sradicato molte delle minacce fisiche. Siamo


raramente attaccati da animali selvaggi; non capita spesso
di dover fuggire per salvarsi. La maggior parte delle paure
che sperimentiamo sono paure psicosociali che proven-
gono dal nostro condizionamento e dalle nostre prime
esperienze. Abbiamo paura di cosa gli altri possono
pensare di noi, di sentirci insicuri, di non avere il controllo,
eccetera. Sono paure come queste che ci impediscono di
vivere la vita pienamente, di essere nel flusso. Nel
profondo stiamo in guardia, nel caso che il nostro senso di
benessere psicologico venga minacciato in qualche modo.
Una delle cose più importanti che possiamo fare per noi
stessi è di mettere a nudo queste paure, vederle per ciò che
sono e imparare a vivere senza di esse. Trovo che più vedo
nella maggior parte delle mie paure una mancanza di fonda-
mento e sostanza e meno esse interferiscono con le mie rela-
zioni, la mia comunicazione e il modo in cui rispondo agli
altri. Più paure lascio andare, più posso vivere nel “flusso”.

GROF: L’ostacolo più importante a questo genere di apertura


è una storia di esperienze traumatiche che conducono a bloc-
chi fisici ed emozionali, una sorta di corazza reichiana che ci
separa dal resto del mondo. Ci sono diversi modi di dissolve-
re questa corazza, liberandoci da queste impressioni trauma-
tiche e diventando più aperti agli altri, alla natura e al cosmo.

LASZLO: Le persone che vivono esperienze transpersonali


diventano migliori membri della comunità?

GROF: Non necessariamente dopo una singola esperienza,


sebbene anche questo possa capitare. Ho avuto occasione di
vedere la vita di una persona completamente cambiata dopo
una potente esperienza psichedelica o di respirazione olo-
tropica. Ma di certo questa non è la regola. La probabilità di
una trasformazione positiva aumenta considerevolmente se
138 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

l’individuo è coinvolto in una ricerca personale coerente e


sistematica.

LASZLO: E trovi quindi che la gente abbia bisogno di vivere


un’intera serie di esperienze transpersonali nell’arco di setti-
mane, mesi o anche anni?

GROF: SÌ. HO scoperto la sfera transpersonale attraverso il


mio lavoro clinico. Ciò che ho visto ripetutamente è che le
persone iniziavano questo processo come terapia, perché
avevano sperimentato un disagio emozionale e psicosomati-
co. Ad ogni modo, dopo una serie di sedute, esse improvvi-
samente scoprivano la dimensione essenziale della loro psi-
che e da quel momento il loro interesse primario era volto ad
una ricerca filosofica e spirituale, piuttosto che alla mera tera-
pia. E ciò conduceva ad un orientamento interamente nuovo
verso se stessi, verso gli altri, la natura e la vita in generale.

Una nuova mappa della realtà?

LASZLO: La coscienza cambia, nuove percezioni stanno


emergendo. Tutto questo fa sorgere una domanda che mi
piacerebbe porre ad entrambi, poiché è particolarmente inte-
ressante e importante. Riguarda il concetto che abbiamo
del mondo. Attualmente, è estremamente frammentato e
pieno di spaccature e lacune - tra mente e corpo, interno ed
esterno, uomo e mondo ...

GROF: Ciò che stai suggerendo, Ervin, è il bisogno di un


paradigma onnicomprensivo che possa integrare le nostre
prospettive scisse, mettendole insieme.

LASZLO: Abbiamo già parlato di un mutamento di paradigma


IL MONDO E L’INDIVIDUO 139

nella scienza, e ora possiamo ampliare il discorso. Che sorta


di paradigma è quello che ci aspettiamo emerga? E di che
genere è quello che effettivamente ci abbisogna?
Chiaramente, il nuovo paradigma dovrebbe integrare la
nostra attuale, frammentata mappa della realtà. Dovrebbe
includere la conoscenza emergente nelle scienze naturali, in
particolare nella nuova fisica, e collocarla nel contesto delle
scienze umane e sociali. Un simile cambiamento di paradig-
ma si potrebbe rivelare cruciale, poiché noi viviamo in tempi
instabili, tempi che sono estremamente sensibili ad ogni
“fluttuazione”, ad ogni input in termini di idee, visioni del
mondo e valori, indipendentemente da quanto piccoli e
apparentemente insignificanti essi possano sembrare. In tali
circostanze, potrebbe sorgere un altro Hitler, ma anche un
altro Messia. Dobbiamo essere consapevoli della potenza
delle idee e della potenza che risiede nel promuovere idee,
specialmente se esse rispondono ai grandi bisogni dei nostri
tempi. Questo significa promuovere quei paradigmi che
potrebbero avere un effetto positivo sull’umanità e sul
mondo intero.

GROF: Vedo come problema il fatto che gli elementi fonda-


mentali, i mattoni costitutivi concettuali del vecchio para-
digma sembrano molto logici e naturali e sono molto più
facili da capire. I principi fondamentali della meccanica
newtoniana non sono difficili da comprendere e sembrano
dettati dal buonsenso, giacché essi corrispondono alla nostra
percezione diretta del mondo. Al confronto, la comprensio-
ne del nuovo paradigma che possiamo prevedere richiede-
rebbe un altissimo livello di sofisticatezza in un’ampia
varietà di discipline, compresa l’alta matematica e la fisica
quantistica e relativistica. Inoltre, i suoi principi fondamen-
tali sono contro-intuitivi, almeno nello stato ordinario di coscienza.
140 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

Guardiamo ad esempio il tuo lavoro, Ervin. Tu possiedi


uno straordinario bagaglio di conoscenza scientifica e la
capacità di mettere insieme dati provenienti da differenti
discipline in un modo estremamente creativo. Ma è molto
difficile per un lettore medio capire ciò che stai cercando di
dire senza la necessaria conoscenza di fondo. Così il proble-
ma è come tradurre questi concetti nel linguaggio comune e
presentarli in un modo che possa arricchire la persona
media.

LASZLO: Sono un tantino più ottimista di te, Stan, sul potere


e sulla diffusione del nuovo paradigma. Io non penso che sia
più complesso del vecchio paradigma: fondamentalmente
esso è molto semplice. Prima abbiamo menzionato Alfred
North Whitehead. Ora uno degli studenti di Whitehead, un
grande filosofo egli stesso, Stephen C. Pepper, ha scritto un
intero libro sulle “ipotesi sul mondo”, dimostrando che ci
sono solo una mezza dozzina di ipotesi fondamentali sul
mondo, o modi in cui possiamo coerentemente pensare a noi
stessi e al mondo. Una di queste ipotesi è quella organicisti-
ca. È quella che sta emergendo oggi. In questa visione il
mondo è simile ad un organismo. Non solamente gli esseri
umani, ma l’intera biosfera e anche l’universo. Questo è un
modo molto naturale di pensare. Una volta che si comincia
ad adottarlo, tutte le cose trovano la loro giusta collocazione.
L’esperienza mi insegna che, quando ci si trova di fronte a
nuovi risultati che sembrano non avere senso, si può cam-
biare prospettiva, adottare un differente modo di vederli, e
allora essi improvvisamente diventano parte di una struttu-
ra più ampia. Parte della struttura della quale Gregory
Bateson parlava come della “struttura che connette”.
L’ipotesi organicistica sembra un’idea nuovissima ma
in effetti è molto vecchia. Ci si ripresenta semplicemente in
una nuova guisa, più concreta e attendibile, fornita dalle nuove
IL MONDO E L’INDIVIDUO 141

scienze. Ma non è difficile da afferrare come concetto. È solo


che essa non rientra nella nostra educazione, che prevede al
suo posto l’ipotesi meccanicistica newtoniana del mondo.

GROF: Ma non pensi che uno dei problemi stia nel fatto che
la visione del mondo newtoniana deriva in larga misura
dalla pedestre percezione quotidiana della realtà? Sembra
essere un modo logico e ovvio di vedere il mondo.

LASZLO: Lo sembra alla gente allevata in occidente e nel


mondo occidentalizzato.

GROF: HO visto ripetutamente che negli stati mistici le per-


sone ottengono un accesso diretto esperienziale ad una per-
cezione e una comprensione alternative del mondo. Le
esperienze transpersonali hanno il potere di risvegliarci da
quello che William Blake chiamava, un po’ ingiustamente
nei confronti di Newton, “il sonno newtoniano”. Ma non
sono sicuro in quale misura questo nuovo modello organici-
stico dell’universo possa realmente essere trasmesso in
modo convincente attraverso mezzi puramente intellettuali
a gente che non ha mai avuto alcuna esperienza diretta che
puntasse in questa direzione; in particolare, quando forte-
mente programmata in senso contrario.
Sarebbe certamente di aiuto se il nuovo modo di pensare
potesse essere collegato ad una visione mitologica valida per
la cultura occidentale. Questo è un argomento al quale
Joseph Campbell era interessato più di tutto. Egli faceva
osservare che, nello studiare le culture del passato, si vede
come tutte possedessero visioni mitologiche potenti che le
sostenevano e le sospingevano. E si interrogava se fosse pos-
sibile identificare il mito dominante di una cultura nella
quale si vive o se questo potesse essere fatto solamente a
posteriori. Le domande che egli spesso poneva erano: che
142 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

genere di mitologia stiamo vivendo ora? Possiamo identifi-


carla? Può essere in qualche modo portata alla superficie,
cosicché la sua fiamma possa accenderci e la sua luce ispi-
rarci coscientemente?

RUSSELL: Un altro problema che la mente occidentale forma-


ta al meccanicismo incontra con il modello organicistico è
che questo modello presenta una natura partecipatoria. Esso
ci fa sentire parte di un universo vivente. I nostri modelli
riduzionistici e il nostro senso comune ormai accettato
vanno nella direzione opposta; essi ci separano dal tutto.

GROF: Molte culture furono capaci di vivere concretamente


in un universo partecipativo, dove esse sperimentavano se
stesse come connesse a - e parte di - ogni altra cosa.
Tuttavia, le culture che erano in grado di fare ciò avevano
anche accesso diretto ad esperienze transpersonali nei loro
riti di trapasso, misteri e pratiche spirituali. Tali esperienze
erano incomparabilmente più disponibili in quelle culture
che non nelle nostre.

LASZLO: Le nostre istituzioni e i nostri modi di vita fram-


mentari sono la fonte di tutte le difficoltà. Essi non ci per-
mettono più di avere esperienze integrate, olistiche e parte-
cipative. La crisi che ci attende sarà anche il crogiolo della
trasformazione del modo occidentale di percepire noi stessi
e il mondo. Essa mostrerà come tutte le cose siano collegate
e dipendenti fra di loro. Essa convaliderà un’altra visione
del mondo. Ma come trasmettere al pubblico questa visione
organicistica in tempi rapidi, senza doverla apprendere
pagando un caro prezzo, questo è il punto.

RUSSELL: Sì, la maggior parte della gente non vuole esami-


nare cos’è che potrebbe essere sbagliato nel nostro modello
IL MONDO E L’INDIVIDUO 143

corrente. Si culla nelle proprie convinzioni, e non esce dai


propri schemi comportamentali fino a quando non è forzata
a farlo, ma allora potrebbe essere troppo tardi.
Una cosa simile accade a livello personale. Ad una perso-
na che conduce uno stile di vita non sano il dottore può rac-
comandare di smettere di fumare, cambiare la dieta, fare più
esercizio, o quel che sia. Ma se questa persona non vede
alcun problema evidente, è probabile che ignorerà tali consi-
gli. Non vede il bisogno di cambiare. Fino a che qualcosa non
va male. Potrebbe trattarsi di un attacco cardiaco, di un can-
cro o di qualche altra malattia che la costringe ad ascoltare
quel che le era stato detto nei dieci anni precedenti. Finché la
vita è confortevole, non vogliamo fare niente che ci arrechi
troppo disturbo. È solamente quando le cose vanno male che
accettiamo il bisogno di cambiare. Perciò forse dovremmo
sperare di avere presto una crisi; una crisi abbastanza seria
da svegliarci, ma non così grande da distruggerci.

LASZLO: Questa è una cosa difficile da ottenere nel mondo


reale.

RUSSELL: Ma non sto dicendo che dovremmo provare ad


ottenerla, sto solo affermando che potremmo non pervenire
ad una presa di coscienza fino a che le cose non si mettono
male. Di certo, non tutti aspettano di ammalarsi per cambia-
re; ci sono persone che ascoltano i consigli e cambiano prima
che le cose vadano male, ed è questo atteggiamento che
abbiamo bisogno di incoraggiare a livello globale.

LASZLO: Sono d’accordo. Ma questo semplicemente sottoli-


nea l’urgenza di un nuovo modo di guardare a noi stessi e
al mondo, di una nuova mappa della realtà. Stan, nei tuoi
libri parli di una nuova cartografia della mente. Non impli-
ca essa anche una nuova cartografia del cosmo? Se la mente
144 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

presenta elementi sorprendenti e se è collegata con il cosmo,


allora anche il cosmo deve avere elementi inusuali. Una car-
tografia diversa da quella standard.

GROF: La nuova e vasta mappa della psiche della quale ho


parlato e scritto è, allo stesso tempo, una nuova mappa della
realtà, giacché le due categorie di esperienze che essa
aggiunge alla cartografia tradizionale non sono viste come
distorsioni patologiche, ma come autentici aspetti e regni
dell’esistenza. Nella prima di queste categorie, il contenuto
delle esperienze è il mondo quale noi lo conosciamo nella
vita quotidiana, ma percepito in una prospettiva radical-
mente differente. Invece di percepire i suoi vari elementi
come oggetti, noi diventiamo loro. E abbastanza stranamente,
diventando loro, noi otteniamo l’accesso ad informazioni
del tutto nuove su di essi. Questo è un modo radicalmente
differente di acquisire conoscenza sull’universo; non attra-
verso la registrazione, mediante i nostri sensi, di diversi
aspetti degli oggetti della nostra indagine e quindi attraver-
so l’analisi e la sintesi di queste informazioni, ma diventan-
do quegli stessi oggetti.
Il contenuto delle esperienze nella seconda delle nuove
categorie è perfino più sorprendente. Esso coinvolge dimen-
sioni della realtà delle quali la civiltà industriale occidentale
nega l’esistenza. Parlo delle dimensioni mitologiche
dell’esistenza, gli esseri archetipici e i regni che le culture
antiche e indigene consideravano divini. E tuttavia, quando
ne facciamo l’esperienza, essi sono altrettanto reali o anche
più reali della nostra esperienza quotidiana del mondo
materiale. Anche essi possono fornire informazioni nuove e
accurate che prima non avevamo.

LASZLO: Si appalesa il fatto che attraverso tali esperienze


otteniamo una mappa della realtà interamente nuova.
IL MONDO E L’INDIVIDUO 145

GROF: Infatti. Noi stiamo realmente parlando qui dell’incon-


scio collettivo di C. G. Jung, o almeno di un importante
aspetto di esso. Il secondo aspetto è quella dimensione stori-
ca dell’inconscio collettivo che contiene la registrazione del-
l’intera storia dell’umanità. Jung non è sempre chiaro
riguardo alla dimensione archetipica. Inizialmente egli la
vide come un qualcosa di innato, cablato nell’hardware del
cervello, non dissimilmente dalla predisposizione al
comportamento istintivo. Altre volte, si riferì ad essa come
all’eredità culturale dell’umanità. Più tardi, egli cominciò a
vedere gli archetipi come modelli cosmici primordiali
sovraordinati alla realtà consensuale.
Alcune osservazioni tratte dallo studio degli stati non
ordinari di coscienza forniscono un forte sostegno a questa
terza alternativa. Esse suggeriscono che la dimensione
archetipica sia situata tra la realtà consensuale e la coscienza
indifferenziata del principio cosmico creativo. Essa forma e
informa la dinamica del mondo materiale. Ad esempio, l’ar-
chetipo della Grande Dea Madre è come un’immagine uni-
versale che trova espressione specifica nelle madri, indivi-
dualmente.
Sto pensando qui al dibattito filosofico in corso tra i
nominalisti e i realisti a proposito delle idee platoniche. I
nominalisti le vedono come astrazioni di un gran numero di
oggetti concreti che sono i soli ad essere reali, mentre i reali-
sti credono che esista a tutti gli effetti una dimensione dove
le idee platoniche hanno una loro propria esistenza. Gli stati
non ordinari sostengono nettamente la convinzione dei rea-
listi. Non c’è dubbio che in questi stati il mondo degli arche-
tipi può essere sperimentato in un modo molto convincente.
Possiamo visitare molti differenti regni archetipici che sono
popolati da esseri mitologici nello stesso modo in cui il
mondo della materia è popolato da esseri umani, animali e
piante. Gli esseri archetipici sembrano esistere su livelli
146 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

energetici molto più elevati e sono contornati da una distinta


aura di elevatezza. Sembra ovvio che essi appartengano ad
un ordine superiore, tuttavia essi influenzano gli eventi che
hanno luogo sul nostro livello. Ecco perché le culture
antiche e aborigene li vedevano come divinità. È molto
comprensibile come atteggiamento.

LASZLO: Puoi farci qualche esempio più vicino ai tempi


d’oggi, Stan?

GROF: Anni fa, uscì un interessante film su Giasone e gli


Argonauti e sulla loro ricerca del vello d’oro. Questo film si
svolgeva su due differenti livelli. Uno di essi era il mondo
materiale, dove Giasone e il suo equipaggio vivevano una
serie di avventure. L’altro era il mondo degli dei e delle dee
dell’Olimpo, che aveva una dinamica sua propria - conflitti,
tensioni, passioni amorose e così via. Questi due livelli erano
chiaramente interconnessi. Le divinità avevano le loro sfere
di influenza sulla Terra nonché i loro favoriti e nemici tra gli
esseri umani. La vicenda degli dei era quindi proiettata negli
eventi del mondo materiale, facendo confrontare gli esseri
umani con tempeste, animali pericolosi e sfide varie o, vice-
versa, determinando la loro buona sorte.
Tutto ciò è simile ai concetti su cui si basa la vera astro-
logia. L’idea di fondo è che i nostri eventi intrapsichici, come
ciò che accade nel mondo, sono espressione di una dinami-
ca archetipica che, a sua volta, è correlata con i movimenti e
le posizioni dei pianeti. Poiché i pianeti sono visibili, possia-
mo dedurre da essi cosa sta succedendo nel mondo degli
archetipi e, indirettamente, quali qualità di energia possia-
mo attenderci nel mondo materiale. La relazione è di tipo
sincronico e non ha niente a che fare con la causalità. Ecco
perché gli scienziati materialisti, che pensano strettamente
in termini di causa ed effetto, hanno forte difficoltà ad
IL MONDO E L’INDIVIDUO 147

accettare la possibilità che ci possa essere un qualche cosa di


valido nella astrologia.

LASZLO: C’è un elemento nel pensiero di Jung che va in


questa direzione. Come ben sappiamo, Jung formulò il suo
concetto di archetipo in collaborazione con Wolfgang Pauli.
Egli fu colpito dal fatto che, come la sua propria ricerca nel
campo della psiche umana aveva condotto ad incontrare
degli “irrappresentabili” come gli archetipi, la ricerca in
fisica quantistica aveva similmente condotto a degli “irrap-
presentabili”: le micro-particelle dell’universo fisico, entità
per le quali non sembrava possibile alcuna descrizione
completa. Jung concluse che quando è assunta l’esistenza
di due o più irrappresentabili, c’è sempre la possibilità che
non si stia trattando di due o più fattori, ma di uno
solamente. Secondo lui, il singolo fattore comune che sog-
giace ai mondi della fisica e della psicologia, e che li con-
nette, è l’unus mundus. Ciò significa che i regni della mente
e della materia - della psyche e della physis - sono aspetti
complementari della stessa realtà trascendentale dell’unus
mundus unitario. Gli archetipi sono modelli dinamici fon-
damentali le cui varie rappresentazioni caratterizzano sia i
processi mentali che fisici. Nel regno mentale essi organiz-
zano immagini e idee; nel regno fisico essi organizzano le
strutture e le trasformazioni della materia e dell’energia.
Tuttavia, la realtà fondamentale è Vunus mundus, e questo
in sé non è né psichico né fisico: esso è al di sopra, o si trova
al di là, di entrambi questi regni. Questo, certamente,
richiama l’idea più recente di David Bohm dell’ordine
implicato, che è anch’esso un regno trascendente oltre lo
spazio e il tempo nel quale tutte le cose sono date insieme. È
solamente la nostra interazione con l’ordine esplicato,
l’ordine che si “dispiega” nello spazio e nel tempo, che le separa.
148 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

GROF: Concetti simili esistono anche nella filosofia del pro-


cesso di Whitehead. In ciascun nuovo momento, in ciascuna
occasione concreta, l’intero passato dell’universo vi entra
quale causa efficiente. Whitehead prende in considerazione
anche Dio e il regno di quelli che egli chiama gli oggetti eter-
ni. Conosci il recente libro di Rick Tarnas, La passione della
mente occidentale?

LASZLO: SÌ. Rick descrive la storia del pensiero europeo


mostrando come fosse caratterizzata da un continuo dibat-
tito sulla relazione tra due livelli di realtà, quello esperien-
ziale a noi familiare, e quello archetipico, platonico, o realtà
superiore. Egli arriva anche a mostrare come il corso della
storia europea presenti correlazioni sistematiche con le posi-
zioni planetarie. Per esempio, Urano è stato sempre coinvol-
to con le grandi scoperte fatte dalle più distinte figure pro-
meteiche, quali Newton, Descartes, Freud, Jung e Darwin.

RUSSELL: Questa correlazione consente di fare predizioni


astrologiche circa il periodo delle scoperte?

GROF: Essa rende possibile fare predizioni archetipiche con-


cernenti la qualità delle energie coinvolte, ma non predizio-
ni concrete. Ciò consente un certo grado di creatività e atti-
vità ludica, mentre gli archetipi restano fedeli alla loro natu-
ra. Per esempio, ci stiamo avvicinando ora ad una tripla con-
giunzione tra Urano, Nettuno e Giove. In termini astrologi-
ci, Urano è collegato, fra l’altro, alle scoperte e ai cambia-
menti rivoluzionari di natura prometeica. Nettuno è correla-
to con l’annullamento dei confini e con la coscienza mistica.
Giove, a sua volta, tende a potenziare ed esaltare tutto ciò
con cui viene in rapporto. Si potrebbe così predire, ad esem-
pio, che questa combinazione di energie archetipiche astro-
logiche troverà espressione in una rivoluzione spirituale di
IL MONDO E L’INDIVIDUO 149

portata mondiale implicante la dissoluzione e la trascenden-


za dei confini. La caduta del muro di Berlino e l’unificazio-
ne della Germania, la liberazione dell’Europa dell’est e la
disgregazione della superpotenza sovietica sono state le
prime indicazioni di questa influenza archetipica.
Tutto ciò è molto differente dalle rivoluzioni degli anni
sessanta, le quali avvennero anch’esse durante una tripla
congiunzione, ma con Plutone al posto di Nettuno. Plutone
è energia dionisiaca, legata al sesso, alla morte e alla
rinascita e coinvolge potenti forze dinamiche. L’impulso
rivoluzionario ebbe una qualità diversa e risultò in violenti
scontri con la polizia e altre autorità.
Vorrei aggiungere che Rick Tarnas ha scritto anche un
librettino sul ruolo di Urano nelle rivoluzioni scientifiche,
artistiche e sociali, intitolato Prometeo, il risvegliatore. Egli
tratta, ad esempio, nella carta di Einstein, il transito di Urano
all’inizio di questo secolo, quando Einstein produsse in un
anno tre scritti che rivoluzionarono la fisica, e lo confronta
con il transito di Saturno sulla stessa parte della carta zodia-
cale di Einstein al tempo in cui egli ebbe controversie teori-
che con Niels Bohr e manifestò un atteggiamento conserva-
tivo verso lo sviluppo della fisica quantistica. Darwin ebbe
un transito di Urano simile quando la sua nave HMS Beagle
raggiunse le isole Galapagos ed egli ebbe l’improvvisa rive-
lazione dell’evoluzione delle specie.

LASZLO: Ci sono correlazioni nel mondo naturale che lascia-


no perplessi. In natura appaiono operare energie e forze
estremamente sottili delle quali non abbiamo ancora alcuna
conoscenza empirica, sebbene sembriamo averne una cono-
scenza simbolica.

GROF: La stessa visione astrologica del mondo non fa alcun


riferimento specifico a forze; essa vede la realtà in termini di
150 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

ordinamenti sincronici piuttosto che di connessioni causali.


Essa propone una grande visione del cosmo quale sistema,
unificato, ordinatamente interconnesso, che riflette un pro-
getto sottostante prodotto da un’intelligenza superiore.

RUSSELL: Non so molto sull’astrologia come è praticata oggi,


ma sono interessato a come gli antichi vedevano il cielo, e
alle radici dell’astrologia. Per molti anni ho avuto la fortuna
di vivere in un’area dell’Inghilterra dove si risente molto
poco dell’inquinamento prodotto dall’illuminazione delle
strade e delle città, cosa che consente una buona visione del
cielo notturno. Grazie a ciò, sono divenuto molto_consape-
vole dei movimenti dei pianeti rispetto alle stelle fisse.
Il cielo come mi appare oggi è essenzialmente lo stesso di
migliaia di anni fa, tranne che a quei tempi era ben più
scuro. Una volta tramontato il Sole, l’inquinamento lumino-
so era praticamente nullo e l’aria era molto più pulita, giac-
ché le stelle dovrebbero essere state molto più brillanti. La
gente aveva anche più ragioni per osservarle; non c’era la
televisione, il cinema, il computer e nemmeno libri ad impe-
gnarne l’attenzione. Per la metà del tempo c’era solo il
cielo notturno - brillante e totalmente seducente.
Nell’osservare i movimenti dei pianeti notai che eventi
significativi nella mia vita sembravano correlarsi con confi-
gurazioni interessanti nel cielo. Mi si è presentato un evento
simile di recente, quando la Luna era a metà strada tra Giove
da una parte, e Marte e Venere, che erano in congiunzione,
dall’altra, mentre Saturno sorgeva ad est. Non so se c’è una
relazione causa-effetto tra la configurazione del cielo e la
mia vita; sembra essere più una questione di sincronicità, di
relazione non causale ma ciononostante significativa.
Mi domando se è da qui che provenga l’astrologia. Gli
antichi devono avere osservato come, di tanto in tanto, i pia-
neti si allineassero nel cielo creando configurazioni
IL MONDO E L’INDIVIDUO 151

interessanti. Si sono soffermati ad osservare anche le


correlazioni tra queste configurazioni e gli eventi nelle loro
vite? Se è così, sembra del tutto naturale che essi avessero
in seguito iniziato a rappresentare graficamente queste
configurazioni per predire allineamenti e correlazioni
futuri.

GROF: Trovo improbabile e difficile da credere che l’astrolo-


gia si sia sviluppata per accumulazione graduale di dati
generati da osservazioni astronomiche individuali e da ten-
tativi di correlarle con eventi storici ed esperienze umane.
Sospetto fortemente che la scoperta sia avvenuta nella sua
totalità, come visione illuminante di un ordine superiore che
collega i movimenti dei pianeti agli archetipi e agli eventi
interiori ed esteriori. Esistono molti esempi di tali visioni
rivelatrici nella storia della creatività.
Ma dato che stiamo parlando di cieli e corpi celesti, avete
mai pensato a questa sorprendente coincidenza: che i dia-
metri del Sole e della Luna, per effetto della loro distanza
dalla Terra, appaiano approssimativamente della stessa
dimensione? Questo rende possibile un evento così spetta-
colare e indimenticabile quale l’eclisse totale di Sole. Vi
avete mai assistito? Christina mi regalò per il mio sessante-
simo compleanno una crociera alle Hawaii organizzata spe-
cificamente per l’osservazione dell’eclisse totale, e fu
assolutamente incredibile.
In passato avevo già visto alcune eclissi solari parziali.
Guardavo il Sole attraverso una pellicola o una lastra di
vetro coperta di nerofumo e vedevo che una parte di esso
mancava, come se fosse stata portata via con un morso.
Niente di molto spettacolare. Ma l’eclisse totale non è solo
un incremento sullo stesso continuum che si ha con la par-
ziale. Essa è assolutamente diversa, appartiene ad una cate-
goria sua propria. Anche un’eclisse dell’ottanta per cento
non dà un’idea di cosa stia per avvenire. Ma una volta che
152 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

osservi il fenomeno noto come “la collana di perle”6 e l’e-


clisse diventa totale, si viene catapultati in una realtà com-
pletamente differente. Mi fu impossibile considerarlo come
ad un fenomeno naturale, divenne pura magia. Ci trovava-
mo su una nave insieme a diverse centinaia di persone,
molte delle quali bevevano Bloody Mary7 alle sette del mat-
tino e si dedicavano a dei frivoli passatempi; ma quando
cominciò l’eclisse, tutte ne furono fortemente colpite.
Quello che si sente comunemente dire è che le culture
antiche e primitive reagivano così fortemente alle eclissi per-
ché non comprendevano cosa stesse accadendo. Ma noi
sapevamo esattamente cosa stava per accadere, quando e
perché. Avevamo assistito ad alcune conferenze tenute da
un astronomo professionista che ci aveva accuratamente
preparati per l’evento. E tuttavia esso fu grandioso e scon-
volgente.

LASZLO: Quello che mi stupisce è come spesso la gente sia


indifferente a fenomeni naturali che accadono molto di fre-
quente; pensiamo, ad esempio, ai tramonti cremisi e alle
spettacolari viste della luna. Sono viste veramente fantasti-
che, alle quali tuttavia la gente per lo più non fa caso. Ma ci
pensi? Noi siamo qui su un pianeta, e tutto di un tratto
vediamo il nostro Sole che si immerge oltre l’orizzonte; se ci
pensi in questi termini non puoi fare a meno di esserne sba-
lordito, invece di pensare “beh, è solo il Sole che tramonta
come ogni giorno”. Come può la gente andarsene per i fatti

6 Tale fenomeno consiste nel fatto che il disco lunare, durante la totalità, copre
esattamente quello solare del quale restano visibili (per un istante all’inizio e alla
fine della totalità) solamente dei piccoli “grani” o “perle” situate sul bordo.
Questo perché il bordo lunare è leggermente irregolare a causa della presenza,
lungo di esso, di vallate e montagne viste di profilo (N.d.T.).
7 Letteralmente “Maria la Sanguinaria” (soprannome attribuito a Maria
Tudor); popolarissimo cocktail alcoolico a base di pomodoro (N.d.T.).
IL MONDO E L’INDIVIDUO 153

suoi quando ci sono viste naturali così straordinarie?


Certamente, gli artisti se ne accorgono, ma la maggior parte
della gente no.

GROF: Una cosa che eravamo abituati a vedere durante il


nostro lavoro psichedelico, e che tutt’ora osserviamo dopo
intense sedute di respirazione olotropica, è ciò che chiamia-
mo “bagliore residuo” (afterglow)8. Esso può protrarsi per
ore, giorni o perfino settimane. Durante questo tempo, la
percezione del mondo è radicalmente trasformata - l’am-
biente sembra più bello, i colori più ricchi e più brillanti, la
musica si sente diversamente e si fa meglio l’amore. Tatto,
gusto e olfatto sono altamente sensibilizzati e l’aroma della
vita è più intenso. Blake, e dopo di lui Aldous Huxley, par-
larono di questo fenomeno come del “pulire le porte della
percezione”.

Sulle potenzialità dell’arte e la responsabilità degli artisti

LASZLO: Stiamo toccando ora facoltà che tipicamente sono


messe in risalto dagli artisti e da altre persone sensibili e
creative. Interessante è sapere se un artista - poeta, pittore o
musicista - possa contribuire a dare apertura a quel genere
di sensibilità che si richiede oggi allo scopo di facilitare l’e-
voluzione della coscienza collettiva. Se può farlo, allora esi-
ste, mi sembra, una responsabilità sociale e umana che la
creazione di opere d’arte comporta. Questo non è certamen-
te un problema nuovo. Da una parte c’è l’art pour l’art,
l’arte fine a se stessa, e dall’altra la considerazione di cosa
l’arte può fare per l’individuo, o anche per l’umanità tutta.

8 Il termine afterglow designa sia un bagliore di tipo crepuscolare, che lo stato


emozionale perdurante dopo una intensa esperienza psicologica (N.d.T.).
154 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

GROF: La seconda implica indubbiamente una responsabilità


dell’artista, ma non dobbiamo nemmeno dimenticare che c’è
bisogno di un certo tipo di pubblico per apprezzare ciò che
l’artista ha da offrire, e per valorizzare e sostenere l’attività
artistica in generale. L’artista è solo un fattore dell’equazio-
ne; l’altro fattore è dato dalla sensibilità e ricettività del suo
pubblico. E queste hanno bisogno di essere coltivate. Mi
inquieta quanto poco le materie umanistiche e in particolare
l’arte sono valutate in questo paese. Sono le prime ad essere
sacrificate tutte le volte che non c’è abbastanza denaro.
Abbiamo bisogno di una traslazione di valori nelle finalità
educative per promuovere lo sviluppo del pubblico e per
nutrire e coltivare la creatività individuale.

RUSSELL: Nella nostra società non impariamo ad apprezzare


l’arte o come ascoltare la musica. Ti viene presentata l’opera
d’arte, ed essa o ti piace oppure no. Non ti viene mai impar-
tito un corso approfondito di apprezzamento dell’opera arti-
stica che ti aiuti a vedere cosa gli artisti stanno facendo e per-
ché il loro lavoro è importante. Gli artisti possono mettere il
loro cuore e la loro anima nel creare qualcosa che per loro ha
un profondo significato, ma non sappiamo come compren-
dere o apprezzare ciò che essi cercano di condividere.

LASZLO: Ci sono sempre un mittente e un destinatario,


anche se nell’esperienza effettiva i due tendono a fondersi.
Il destinatario che “ricrea” un’opera d’arte attraverso la sua
percezione di essa è anch’esso, in un certo senso, un artista.
Tuttavia c’è una tendenza nel mondo contemporaneo a
rimuovere l’arte e l’intero mondo dell’arte dal pubblico.
L’arte è riservata ad una piccola congrega di iniziati.

GROF: Ervin, nel tuo libro Il cosmo creativo riporti che il com-
positore Schoenberg diceva che una vera opera d’arte non è
IL MONDO E L’INDIVIDUO 155

per tutti, e un’opera che sia realmente per tutti non è un’o-
pera d’arte.
LASZLO: In effetti, Schoenberg e molti altri artisti pensano
nei termini dell’art pour l’art Non tutte, ma ci sono scuole
che sono introverse e non sono coinvolte che nel loro parti-
colare ambito. L’arte, dicono, ha le sue proprie leggi, è in
obbligo solamente verso se stessa. Tuttavia l’arte è anche un
elemento della cultura umana e potrebbe anche essere ele-
mento di una trasformazione culturale. Qui credo che la
comunità degli artisti dovrebbe giocare un suo ruolo, come
la comunità degli scienziati o quella degli educatori.
RUSSELL: Gli artisti hanno già un ruolo.
LASZLO: Ma lo prendono abbastanza sul serio?
RUSSELL: Io penso che molti artisti prendano il loro lavoro
molto sul serio. Per quale altra ragione molti di loro conti-
nuerebbero, a fronte di una remunerazione così modesta?
LASZLO: Non mi riferivo al fatto di prendere sul serio ciò che
essi fanno, ma di prendere sul serio il loro ruolo nell’affron-
tare la tremenda sfida della quale stiamo parlando - la loro
potenzialità come catalizzatori dell’evoluzione culturale.
RUSSELL: Sono sicuro che alcuni lo fanno; ma sono sicuro che
ce ne sono molti che non vedono il loro lavoro in termini di
mutamento di coscienza a livello globale. Ciononostante,
credo che molti artisti siano seri nel loro impegno in ciò che
fanno. Che essi poi lo facciano nel contesto di una trasfor-
mazione culturale o no, non mi sembra importante. Quello
che è importante è che essi facciano qualcosa verso la quale
si sentano profondamente spinti. Ciascuno a suo modo aiuta
a far progredire le coscienze.
156 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

LASZLO: La grande arte, per principio e quasi per definizio-


ne, è quella che cattura e comunica una qualche forma di
visione, non necessariamente una visione razionale come
nella scienza, ma una che fa uso della sensibilità degli artisti
per comprendere il loro mondo. Grazie alla loro sensibilità
altamente sviluppata, gli artisti sono come un’antenna
orientata verso il mondo che li circonda e del quale ricevono
l’umore, lo spirito e il tono dominanti - o deviazioni signi-
ficative da questi. Ma gli artisti non sono solo sperimentato-
ri, sono anche comunicatori. Di conseguenza il loro ruolo e
la loro responsabilità si estendono oltre il loro proprio
mondo interiore, al mondo più vasto condiviso dagli altri
che stanno loro attorno. Il loro pubblico è potenzialmente
costituito da chiunque sia un essere umano pienamente svi-
luppato, giacché ogni essere umano può beneficiare della
visione estetica attraverso la quale gli artisti afferrano l’e-
sperienza del loro tempo.

GROF: Quando guardiamo alla storia della creatività in gene-


rale, e delle sue forme più notevoli in particolare, vediamo
che gli stati lungimiranti vi occupano un ruolo estremamen-
te importante. Questo è vero non solamente per l’arte e la
religione, ma anche per le scienze “dure” quali la chimica, la
fisica e perfino la matematica. Willis Harman scrisse un libro
notevole intitolato Creatività superiore, nel quale descrisse
molti esempi che illustravano questo. La vera arte non è
fatta dall’uomo nel senso ordinario del termine, ma viene da
sorgenti spirituali profonde.

RUSSELL: Stai dicendo che l’arte proviene da un livello tra-


scendente della coscienza?

GROF: SÌ, perlomeno la migliore. Per questa ragione gli arti-


sti possono, attraverso la loro arte, fornire un ponte agli altri
IL MONDO E L’INDIVIDUO 157

verso il regno trascendente. Il meccanismo sarebbe simile a


quello dei koan dello Zen o dei mandala tibetani. Per creare
un koan o un mandala, l’insegnante deve essere in uno stato
speciale di coscienza. E la sua creazione può a sua volta
mediare l’accesso a quello stato da parte di altri.

LASZLO: Mi sembra che sarebbe importante per gli artisti


diventare consapevoli di questo potenziale della loro arte.

RUSSELL: Perché? Farebbero forse qualcosa di diverso? Se gli


artisti esprimono la loro anima, fa differenza se essi ne sono
consapevoli o no? Esprimeranno sempre la loro anima allo
stesso modo.

LASZLO: IO non la penso in questi termini. Se gli artisti


diventano consapevoli della natura critica della situazione
nella quale loro e i loro contemporanei si trovano, e ricono-
scono il potenziale dell’arte come catalizzatore di una espan-
sione ed evoluzione della coscienza attualmente molto
necessaria, dal loro senso di umanità e di solidarietà verrà
una specie di arte più focalizzata e orientata in una dire-
zione favorevole al benessere e allo sviluppo individuale e
collettivo.

RUSSELL: Mi stupirei, comunque, che questo producesse


grande arte.

LASZLO: Questo dipende dalla definizione di “grande”. Non


mi sto riferendo a un’arte ordinata dall’alto, come il reali-
smo socialista o l’arte di propaganda, ma ad un senso di
coinvolgimento degli artisti stessi. Questo fu esibito da arti-
sti come, tra gli altri, Balzac, Dürenmatt, Ionesco e Picasso.
Altri artisti si sentono coinvolti solo nella loro arte, e arriva-
no fin lì. Ma oggi non è abbastanza. Come dicevamo, l’arte è
158 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

un elemento della cultura e la cultura è un elemento della


comunità umana, e la comunità umana ha bisogno di una
nuova coscienza. Così anche relativamente all’evoluzione
della coscienza odierna, la società ha bisogno dell’arte.

RUSSELL: Questo ci rimanda ad uno dei temi di fondo della


nostra discussione. Il mutamento avviene come risultato
dell’esperienza personale, che potrebbe essere un qualche
stato di coscienza non ordinario, un’esperienza di vita per-
sonale o qualche altro fattore. Questo è vero per l’artista
come lo è per chiunque. Egli, come chiunque altro, è coin-
volto in un processo interiore che lo conduce ad una più
grande maturità e saggezza. E nella misura in cui egli pro-
gredisce nel suo proprio viaggio interiore, egli condivide
quel progresso con gli altri. Penso che dovremmo aver fidu-
cia nel fatto che gli artisti siano sul loro cammino, e che stia-
no facendo ciò che a loro sembra il meglio. La nostra sfida è
sul nostro proprio lavoro interiore, per essere sicuri che stia-
mo facendo il meglio che possiamo. Come dicevo prima, è
facile sottolineare ciò che gli altri dovrebbero fare; ma dob-
biamo ricordarci che anche noi siamo “gli altri” agli occhi di
qualcun altro.

GROF: Mi piacerebbe menzionare a questo riguardo gli


incontri della International Transpersonal Association come
esempio di situazione che fornisce un contesto sia per
l’informazione che per l’esperienza. Queste conferenze,
tenute regolarmente in diverse parti del mondo, raccolgono
persone provenienti da differenti discipline che condividono
l’orientamento transpersonale o che perlomeno sono inte-
ressate al campo transpersonale. Tra esse vi sono psichiatri,
psicologi, scienziati, educatori, sacerdoti, insegnanti spiri-
tuali, economisti e persino politici. Il programma, articolato
in cinque giorni, si svolge con lezioni, discussioni, rituali,
IL MONDO E L’INDIVIDUO 159

seminari esperienziali, danze ed eventi culturali. Questi


incontri sono frequentati da molti artisti; oltre a far cono-
scenza con una varietà di idee transpersonali dalle quali
trarre ispirazione, si presenta loro anche una opportunità
unica di affrontare potenti esperienze personali. Non c’è
alcuno sforzo di convincere o guidare chicchessia; le confe-
renze funzionano per attrazione, non per promozione.

LASZLO: Anche riguardo all’arte, la comunicazione non deve


essere istruzione. Dopo tutto, un artista è un essere umano
che sperimenta la vita e mette una sensibilità particolare in
questa esperienza. Ciò dovrà riflettersi nell’arte che emerge
dalla sua esperienza estetica.
La mia opinione è che se un artista ha questa sensibilità,
allora egli o lei ha anche una responsabilità nell’usarla. Non
è solo la sua salvezza o l’ego individuale che è in gioco, ma
anche il benessere di altre persone e lo sviluppo della
società.

GROF: L’arte non è tenuta a veicolare un messaggio diretto


ed esplicito per parlare al nostro tempo. Mi viene da pensa-
re qui al sorprendente successo del film Guerre stellari, che
non trattava in modo specifico gli argomenti brucianti del
nostro tempo. Era fantascienza con profondi temi archetipi-
ci: il confronto del bene e del male, un gruppo di persone
con ideali elevati che difendono la loro libertà dall’impero
del male, valori spirituali messi a confronto con una società
tecnocratica de-umanizzata, il potere della Forza... “C era
una volta in una remota galassia” e tuttavia non è difficile
trovare in tutto questo qualcosa di pertinente alla nostra
situazione presente.

LASZLO: Ci sono molti esempi di questo approccio. Un altro


è la serie di film lanciati da Il pianeta delle scimmie. La
160 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

risposta del pubblico a questi film fu interessante, perché in


essi ci si confronta con la famiglia umana come un intero
dove chiunque è nella stessa situazione. D’improvviso la
nostra specie è dominata da un’altra specie e ne diventa
schiava a causa della sua stessa stupidità. Gli artisti
riuscirono a portare allo scoperto questo particolare
sentimento prettamente umano. Altri generi di fantascienza
sono altrettanto affascinanti, ma non vedo come essi
potrebbero essere direttamente pertinenti ai problemi su
questa Terra. Ci sono problemi che sono molto più
immediati delle avventure interplanetarie, e tuttavia queste
non sono in alcun modo meno godibili o interessanti per
questo.

RUSSELL: La trama di film come Guerre stellari può non esse-


re rilevante rispetto agli argomenti che stiamo attualmente
affrontando, ma il messaggio soggiacente è assai pertinente.
Insieme a “la Forza sia con te” c’erano altri temi importanti
che sono universali nella loro applicazione, come “la rabbia
non aiuta” e “devi vincere le tue paure”. Nella maggior
parte dei film di fantascienza di successo si trovano simili
messaggi profondi, che sono tanto validi e applicabili a noi
oggi quanto lo sono ai personaggi della sceneggiatura.
Questa può essere una delle ragioni del successo di questi
film; essi toccano una conoscenza più profonda nell’anima.
La ragione per la quale queste idee si stanno insinuando nei
film è significativa. Le persone che scrivono e producono
film sono esseri umani sul loro proprio cammino personale di
autoscoperta. Quando scoprono un poco di saggezza di vita,
essi naturalmente vogliono comunicarla al mondo. Si chiedo-
no come possono mettere meglio queste idee in una forma che
porti il messaggio al più vasto uditorio possibile. Questo
genere di comunicazione è un processo sottile. Se predichi
troppo, la gente non ti ascolta. Il messaggio deve essere porto
nel modo giusto, e ciò richiede grande abilità.
IL MONDO E L’INDIVIDUO 161

Ma torniamo alla nostra questione, Ervin, su come con-


vincere gli artisti. Io penso che molti artisti siano già convinti.

LASZLO: La mia domanda era come possiamo fare in modo


che gli artisti sintonizzino la loro sensibilità, estendano le
loro antenne, e diventino consapevolmente e responsabil-
mente pertinenti per i nostri tempi.

RUSSELL: Ma in quella domanda c’è l’assunzione che essi


non lo stiano già facendo.

LASZLO: Non sono convinto che nessuno di loro lo stia real-


mente facendo; di certo, ce ne sono alcuni che lo fanno. Ma
sono convinto che gli artisti potrebbero fare di più di quello
che fanno, e che molti più tra loro potrebbero farlo.

RUSSELL: Per me, questo suona come una assunzione che in


qualche modo noi siamo migliori di loro, che noi ne sappia-
mo di più.

LASZLO: Questo non ne consegue necessariamente. Come


diceva Bernard Shaw, per fare una frittata non hai bisogno di
sapere come deporre un uovo. Possiamo vedere il valore della
produzione artistica senza essere capaci di realizzarla noi stes-
si. Possiamo vedere il risultato dell’arte e dire che, perbacco, se
una misura maggiore di quella creatività fosse focalizzata sui
problemi che stiamo affrontando, quanto di più essa aiutereb-
be la gente a vedere questi problemi e queste sfide, e ad essere
capace di rispondere ad esse. Qui si può migliorare.

GROF: Noi stiamo parlando di cosa diversi gruppi - scien-


ziati, economisti, politici, artisti - potrebbero o dovrebbero
fare e di come le loro attività potrebbero essere catalizzate. Io
credo che molto può essere ottenuto semplicemente
162 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

facilitando lo scambio di informazione e incoraggiando un


dialogo aperto in questi gruppi e tra loro. Un’altra cosa che
è fortemente necessaria è un modo di pensare sintetico,
sistemico, che possa tramutare il mosaico di nuove scoperte
e visioni sconnesse in un intero comprensibile.

LASZLO: Forse esiste un qualcosa come l’autoapprendimen-


to: non ricevere un insegnamento, ma apprendere da se stes-
si. Non potrebbero gli artisti mettersi insieme e discutere del
ruolo dell’arte nella cultura e nella civiltà: il loro ruolo nella
fase di declino della civiltà occidentale, come dicevamo, e
nella nascita di qualcos’altro al suo posto? Questa è una
sfida incredibile, la più grande sfida che gli artisti o chiun-
que altro abbia mai affrontato.

GROF: Credo profondamente che molto possa essere ottenuto


attraverso il genere di dialogo che raccomandava David
Bohm. Esso potrebbe includere vari gruppi di artisti intenti ad
esplorare le loro prospettive della situazione. Gli artisti
potrebbero diventare più consci, più consapevoli dei proble-
mi che stiamo affrontando, e trovare quindi il proprio cammi-
no di relazione ad essi e di espressione di essi nella loro arte.

RUSSELL: Penso che questo sia un argomento chiave. Come


possiamo ispirarci l’un l’altro? Come possiamo diventare
catalizzatori l’uno per l’altro?

GROF: Nella mia esperienza, un simile potente catalizzatore


è il lavoro responsabile con gli stati non ordinari di coscien-
za. Quando svolgevo ricerca psichedelica in Cecoslovacchia,
non avevamo restrizioni rigide sull’uso professionale di
queste sostanze. Molti artisti di Praga avevano ascoltato o
letto del nostro lavoro e ci contattavano, chiedendo sessioni
psichedeliche. Noi li accettavamo, perché l’effetto di
IL MONDO E L’INDIVIDUO 163

sostanze psicotrope sulla espressione artistica è una


questione molto interessante.
Dopo essere emigrato negli USA, non tornai al mio paese
natale per vent’anni, perché la mia residenza qui era consi-
derata illegale dalle autorità cecoslovacche. Quando visitai
Praga dopo tutto questo tempo, ebbi l’opportunità di vede-
re la mostra di una coppia di artisti che avevano avuto ses-
sioni psichedeliche nel nostro programma. I dipinti erano
disposti in ordine cronologico e fu immediatamente chiaro
quando essi avevano avuto l’esperienza. C’era un salto
quantico nella loro arte. Noi non provammo a cambiare la
loro arte; essi erano affascinati da ciò che stavamo facendo e
spontaneamente espressero il loro interesse. Usarono l’espe-
rienza a loro proprio modo.

LASZLO: Noi avemmo una esperienza simile al Club di


Budapest. Uno dei nostri Membri Creativi è una signora
inglese, Margaret Smithwhite. Ella ha capelli bianchi nivei e
begli occhi blu, e negli anni passati ha lavorato con i bambi-
ni, instradandoli alla meditazione. Dapprima mostra loro
come entrare in uno stato meditativo, e poi chiede loro di
disegnare un mondo di pace dove i bambini e tutta la gente
stiano insieme, il genere di mondo in cui amerebbero vivere.
Ella lavora con loro per circa una settimana, inducendoli a
meditare e disegnare più volte. Alla fine della settimana si
può vedere un’enorme differenza nei disegni. Noi la invi-
tammo a lavorare per una settimana in una delle scuole di
Budapest e in quella occasione mostrò i disegni dei bambini.
I genitori vennero e rimasero stupiti. Abbiamo ora diverse
centinaia di questi disegni, fatti da bambini in molte parti
del mondo e appartenenti a culture diverse. Margaret operò
con bambini aborigeni in Australia, indiani in America, i
sopravvissuti del disastro di Chernobyl, e di altre parti del
mondo vicine e lontane, per meditare e disegnare. Sebbene
164 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

ogni bambino e ogni cultura avesse la sua propria visione,


tutti presentavano certi elementi archetipici in comune. E
attraverso l’esperienza della meditazione ci fu un formida-
bile cambiamento in ciò che essi disegnavano.
Un altro membro del Club di Budapest, Nato Frascà, è un
pittore che insegna all’Accademia di Belle Arti a Roma. Nel
corso degli ultimi vent’anni ha assegnato questo compito ai
suoi studenti: disegnare ghirigori in uno stato leggermente
meditativo. Immaginate di essere nel grembo materno, chie-
deva ai suoi studenti, e permettete alla vostra mano di scorre-
re sul foglio di sua propria volontà. Fino ad ora egli ha colle-
zionato migliaia e migliaia di questi ghirigori e li ha analizza-
ti. Ha sviluppato un sistema in base al quale può ricavare un
significato dalle linee. Esse gli rivelano immediatamente
quando è avvenuto un evento traumatico nel periodo della
gestazione. (Aggiungerei che gli eventi traumatici per il feto
sono quei periodi in cui esso è in pericolo di essere respinto
dalla madre.) Quindi la radice delle paure rimane nel subcon-
scio dell’individuo nel corso di tutta la sua vita, come anche
tu, Stan, hai trovato. Nell’esperienza di Nato ciò è espresso nei
ghirigori da robuste linee verticali. Queste cadono in spazi del
disegno che corrispondono a dati periodi della gestazione.
Nato analizzava i ghirigori e poi chiedeva alle madri degli
studenti, per verificare la sua interpretazione: “Lei speri-
mentò veramente qualcosa di insolito e traumatico in questi
periodi della sua gravidanza?”. Risulta che nel novanta per
cento dei casi l’interpretazione dei segni è corretta.

Valori ed etica rivisitati

LASZLO: Ma torniamo alla questione dei valori. Questa que-


stione, alla fin fine, è in più stretto rapporto alle nostre vite
e al nostro futuro.
IL MONDO E L’INDIVIDUO 165

GROF: Intendi i valori che emergono quando la gente ha


esperienze non ordinarie, o i valori in generale?

LASZLO: Intendo entrambi. Ma prima consideriamo la natura


effettiva dei valori. C’è stata una tradizione, almeno presso le
scuole filosofiche occidentali, di vedere i valori come fenome-
ni puramente soggettivi. Ma cosa ne consegue? Qual è lo sta-
tus dei valori? Essi appaiono come inscrutabili fattori della
personalità, pure fantasie soggettive. Tuttavia nei valori c’è più
di questo. Essi entrano nel mondo in un modo oggettivo:
governano il comportamento della gente. Costituiscono anche
un fattore nella interazione tra le persone. I valori sono feno-
meni sia sociali che personali, influenzano il modo in cui le
comunità evolvono e la maniera con la quale si mettono in
relazione con le altre comunità circostanti. Se i valori sono
parte del mondo oggettivo è necessario prenderli seriamente,
tanto seriamente quanto la salute o la malattia o qualsiasi altro
fattore che influisca sulla nostra vita e sul nostro benessere.

GROF: Questo è certamente vero. Credo che esista un nucleo


di valori che sono transpersonali, trascendenti quelli delle
culture esistenti. Esso costituisce un sistema etico che emer-
ge spontaneamente da profonde esperienze mistiche.
Include valori sui quali persone di differenti culture che
hanno avuto quelle esperienze sono in accordo. Ho visto
questo fenomeno ripetutamente nel mio lavoro, e lo psicolo-
go umanista Abraham Maslow lo descrisse nelle sue osser-
vazioni di persone che avevano avuto esperienze mistiche
spontanee, o “esperienze di vetta” come le chiamava lui.
Egli chiamò questi valori “metavalori” e gli impulsi ad agire
conformemente ad essi “metamotivazioni”.

LASZLO: Quando dici valori transpersonali, intendi valori


che sono differenti dai valori universali o transculturali?
166 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

GROF: Ottima domanda! È concepibile che certi valori pos-


sano essere transpersonali e tuttavia specifici della cultura.
Forse “universali” o “transculturali” sarebbero termini
migliori per ciò di cui sto parlando. Essi riguardano, ad
esempio, temi come il rispetto per la vita come qualcosa di
sacro, il senso che uccidere è sbagliato, il senso di compas-
sione per gli altri esseri senzienti, e così via.

LASZLO: Quale potrebbe essere un esempio di valore univer-


sale o transpersonale che affiora nella mente di un gran
numero di persone?

RUSSELL: Penso che uno di quelli che Stan ha appena menzio-


nato sia un buon esempio: il sentimento che uccidere è sba-
gliato. Noi associamo immediatamente questo valore ad un
più elevato stato di coscienza. Non ci si aspetterebbe che un
santo invochi l’uccisione di persone, in effetti si troverebbe sor-
prendente se egli sostenesse l’uccisione di animali a fini ali-
mentari. Coloro che sentono giusto uccidere probabilmente
ragionano da uno stato non illuminato nel quale è la modalità
egoica di coscienza a comandare, quella modalità che afferma:
“il mio bisogno innanzitutto”. Qualsiasi giustificazione per
togliere la vita ad altri esseri è quasi sempre basata su qualche
sistema autocentrato di valori. Quando le persone imparano a
sbarazzarsi del loro modo egocentrico di essere, esse natu-
ralmente acquisiscono un maggior rispetto per la vita. Per loro
non uccidere non richiede alcuna giustificazione razionale;
l’uccidere è semplicemente percepito come sbagliato.

LASZLO: Secondo la filosofia corrente, la responsabilità


morale è limitata alle relazioni con altri esseri umani. Noi
siamo responsabili delle nostre azioni verso gli altri perché
gli esseri umani possiedono una dimensione “interiore”, sof-
frono se sono maltrattati. Sulla base del principio “agisci
IL MONDO E L’INDIVIDUO 167

verso gli altri come vorresti che gli altri agissero verso di te”,
i filosofi ci dicono che dobbiamo assumere responsabilità
verso i nostri simili. Ma questa limitazione della responsabi-
lità morale agli esseri umani è arbitraria, è troppo restrittiva.
Ci sono buone ragioni per credere che una dimensione inte-
riore - una sorta di senzienza o di soggettività - sia condivisa
da ogni forma di vita. E se ci crediamo, allora la respon-
sabilità morale deve essere estesa a tutte le forme di vita pre-
senti nella biosfera.

RUSSELL: Torniamo indietro per un momento e consideriamo


i termini che stiamo usando. Per me, c’è una differenza tra
valori e sistemi morali. Tutti abbiamo dei valori; sono ciò
che consideriamo importante nelle nostre vite. Essi possono
variare considerevolmente da una persona all’altra ma, si
diceva, possiamo attenderci che i valori di una persona evol-
vano con l’evoluzione della sua coscienza. I sistemi morali,
d’altra parte, credo siano codici formulati da una società su
come una persona dovrebbe comportarsi. Essi constano di
gruppi di regole che tengono insieme una comunità e per-
mettono ai suoi membri di compiere lo stesso percorso con
gli altri.
Molti di questi sistemi morali sono tentativi di inibire la
nostra egocentricità, ma non provengono da uno stato supe-
riore di coscienza. Molte società possiedono norme morali
contro l’omicidio, il furto e lo stupro, non necessariamente
perché questi siano valori profondi ai quali tutti si attengo-
no, ma perché sono principi che la società vorrebbe che i
suoi membri sostenessero. Abbiamo bisogno di questi siste-
mi morali perché una comunità di persone egocentriche stia
insieme e funzioni.
Quando la coscienza delle persone cresce, c’è meno biso-
gno di questi sistemi morali, meno necessità per la società di
imporre il suo proprio insieme di valori. Quando le persone
168 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

passano attraverso il genere di esperienze delle quali Stan ha


parlato, esse si trovano meno legate alla vecchia modalità
egocentrica di coscienza. Esse vengono più in contatto con i
loro propri valori profondi e li vivono più spontaneamente.
I loro valori vengono dall’interno piuttosto che da un codice
sociale.

LASZLO: C’è ancora bisogno di un senso di moralità.


Dobbiamo ancora distinguere tra azioni morali e azioni
immorali.

RUSSELL: Non sono sicuro che questa distinzione possa esse-


re operata universalmente. I sistemi morali sono molto rela-
tivi e variano da una società all’altra. Ciò che è immorale per
un gruppo di persone può risultare perfettamente morale ad
un altro. Coloro che sono più in contatto con se stessi e con i
valori universali più profondi agiscono naturalmente in un
modo che causa meno danno agli altri. Ma essi potrebbero
non stare agendo moralmente nei termini di un qualche spe-
cifico insieme di codici. In effetti, potrebbe essere che essi si
comportino in modo immorale per i codici di una particola-
re società.

LASZLO: Quindi tu dici che la moralità è relativa a ciò che è


accettato in una data cultura.

RUSSELL: Sì.

GROF: Fin quando rimaniamo nella sfera di culture specifiche


troviamo che i valori etici sono molto idiosincratici, inconsi-
stenti e capricciosi. Quel che è sconvolgente per un gruppo
umano può essere accettabile e perfettamente normale per
un altro. Ciò che una società considera essere un imperativo
assoluto e indiscutibile, altre società non lo degnano di alcuna
IL MONDO E L’INDIVIDUO 169

attenzione. E lo stesso discorso si applica a vari segmenti


della stessa cultura - sociale, religioso, politico, ecc.
Prendiamo ad esempio la sessualità. Una volta che ci libe-
riamo dalla camicia di forza del nostro proprio condiziona-
mento culturale e vediamo le cose da una prospettiva uni-
versale, transculturale, comprendiamo quanto relativi e
arbitrari siano i giudizi di valore in quest’area. C’era una
tribù nella Nuova Caledonia che usava uccidere i fratelli
gemelli se uno era maschio e l’altro femmina, perché essi ave-
vano violato il tabù dell’incesto condividendo l’utero. Per
contro, nei circoli aristocratici dell’antico Egitto e Perù, il
matrimonio tra fratello e sorella era un sacro dovere. Certe
culture stabiliscono la pena di morte per l’adulterio, ma una
usanza eschimese prescrive al padrone di casa di offrire sua
moglie ad un ospite di sesso maschile come omaggio della
casa. Alcune culture considerano la nudità una cosa del tutto
naturale per entrambi i sessi e non hanno prescrizioni rispet-
to ad essa; in altre le donne devono coprire il loro intero
corpo, comprese parti del viso. La poligamia, così come la
poliandria, è vista come naturale e logica da certe culture. E
mentre in alcune società l’omosessualità è considerata blasfe-
ma, un crimine punibile con la morte, una forma di deprava-
zione morale o di malattia, in altre essa è normale e accetta-
bile, o perfino considerata superiore alla eterosessualità.
Ma esiste anche una moralità post-convenzionale che
trascende le norme e le proibizioni imposteci dalla nostra
cultura. È qualcosa di interamente differente. È qualcosa che
si sente in profondità, quasi a livello cellulare, qualcosa che
è basata su una irresistibile esperienza personale di natura
transpersonale.

LASZLO: Stan, mi sembra che le notevoli esperienze dei tuoi


pazienti nelle quali essi si identificano perfino con cose non
viventi, con il pianeta come un tutto o con l’intero cosmo, si
170 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

correlano ad un sistema di valori diverso, non ordinario.


Classicamente, i sistemi di valori sono stati decisamente
egoistici. Siamo stati soliti dire: “non voglio essere offeso,
perciò non offendo gli altri”. Questa è in qualche misura
anche la base della moralità cristiana e di ogni moralità occi-
dentale. Ma il sistema di valori buddista va oltre ciò, giacché
tutta la creazione vi è inclusa. Ora nelle esperienze che tu
descrivi, i tuoi soggetti vanno oltre l’autointeresse egoistico
e si rapportano con il mondo intero per ciò che esso è. Forse
è per questo che le persone che attraversano queste espe-
rienze sentono che il mondo è una estensione di se stessi:
essi sono parte del mondo, e il mondo è parte di loro. Quindi
essi si spostano verso valori trans-sociali, anche trans-
umani, che costituiscono modalità che stanno al di là del
genere di valori comunemente associati alla moralità.

GROF: SÌ, hai completamente ragione! Questo diventa evi-


dente in una pratica spirituale sistematica che attivi espe-
rienze personali profonde. In quell’ambito si può spesso
vedere un costante sviluppo etico e un’evoluzione che
avvengono per stadi. Inizialmente non si fanno certe cose
per una paura primitiva di essere colto sul fatto e punito. Ad
un altro livello, le proprie azioni sono guidate da un sistema
di comandamenti o precetti che sono stati introiettati e assor-
biti in ciò che Freud chiamava il superego. Il passo successi-
vo è la scoperta della legge del karma - si comprende che
certe specie di azioni comportano certe conseguenze. La più
alta forma di moralità riflette un riconoscimento esperien-
ziale dell’unità soggiacente a tutta la creazione, un senso di
identità con gli altri esseri senzienti e una consapevolezza
della propria divinità. In questo genere di evoluzione
psicospirituale, i mutamenti della nostra moralità riflettono
i mutamenti nella nostra comprensione di noi stessi, del
mondo e del nostro posto e ruolo nel mondo.
IL MONDO E L’INDIVIDUO 171

LASZLO: Nella tua esperienza, Stan, l’orizzonte dei valori


delle persone si allarga nel corso di queste esperienze, ed
esse crescono ed evolvono?

GROF: SÌ. Certe forme di empatia coinvolgono ancora un ele-


mento di separazione, di distinzione tra me come osservato-
re e l’altro che soffre. C’è una differenza tra la pietà
comune e la compassione genuina fondata sul senso di
essere uno con gli altri ed essenzialmente identico a loro.

LASZLO: Quest’ultima è probabilmente più profonda della


comprensione razionale. Essa appare essere un senso intuiti-
vo di essere in relazione.

RUSSELL: Sono d’accordo. Prendiamo come esempio il non


causare sofferenza agli altri. Questa idea di inoffensività è
qualcosa che si trova in molte tradizioni spirituali, ed è qual-
cosa verso la quale molte persone gravitano mano a mano
che la loro coscienza evolve. Sai di non voler soffrire, e non
vuoi perciò infliggere sofferenza agli altri.
Questo è parte di ciò che è la compassione; sentire le altre
persone come sentiamo noi stessi, e prendersi cura di loro
come facciamo con noi stessi. È una cosa spontanea che
emerge quando si libera la propria mente dalle varie cre-
denze e attitudini separative e si inizia a sentire una più
profonda empatia con gli altri.

GROF: Negli stati non ordinari possiamo sperimentare


identificazioni consce con qualsiasi cosa che è parte del-
l’esistenza - persone, animali, piante, esseri archetipici.
Per qualsiasi cosa che possiamo percepire normalmente
come oggetto, sembra esserci una corrispondente espe-
rienza soggettiva. Posso sentire, ad esempio, che sono
diventato una sequoia. L’immagine del mio corpo prende
172 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

la forma di una sequoia, con le radici, il tronco e i rami.


Posso sentire la linfa che circola nel cambio9, lo scambio
delle sostanze minerali e dell’acqua nel sistema radicale,
perfino la fotosintesi negli aghi. Qui non sto soltanto
dando un esempio generale o descrivendo ciò che è avve-
nuto a qualcuno con cui ho lavorato; ho effettivamente
avuto questa esperienza io stesso. È stato assolutamente
straordinario!

LASZLO: Dove metti il confine, quando si tratta di sentire


effettivamente la sofferenza o la gioia, e la possibilità ineren-
te di sentire sofferenza, gioia, e altre emozioni o sentimenti?
La possibilità di vivere emozioni o sentimenti è limitata agli
esseri umani o sussiste anche in altre creature, animali e
piante? O si estende perfino all’intera biosfera ...?

RUSSELL: Delle piante non saprei; esse non sembrano posse-


dere un sistema nervoso come gli animali. Non so se la capa-
cità di soffrire dipenda dal fatto di avere un sistema nervo-
so, e non so se questo implica che esse non possano sentire
dolore. Ma di certo parlerei di capacità di sofferenza al di
sopra di una certa linea, che collocherei sotto i vertebrati,
forse a livello degli insetti. Non sarebbe una buona cosa
strappare le zampe ad un ragno, perché immagino che il
ragno senta dolore.

LASZLO: Mi chiedo se le connessioni tra le foglie e i rami di


un albero e il suo tronco non siano strutturate in modo tale
da registrare una qualche sorta di dolore. Lo strappare foglie
o tirar via rami produce un qualche tipo di sensazione nella
pianta?

9
Tessuto meristematico responsabile, tra 1’altro, dell’accrescimento
diametrale della pianta (N.d.T.).
IL MONDO E L’INDIVIDUO 173

RUSSELL: Veramente non saprei. Posso basarmi solamente


sulla mia propria esperienza. Mi sembra sbagliato strappare
le zampe ad un ragno, ma posso staccare una foglia da un
albero senza provare una grande angoscia. Così suppongo
di aver collocato una linea mentale da qualche parte tra un
ragno e un albero.

LASZLO: Bene, io non sono sicuro di poterlo fare. Sono incli-


ne a pensare che quando un atomo di idrogeno è bombarda-
to dalla radiazione, anch’esso “sente” qualcosa di qualitati-
vo che è analogo alla più primordiale forma di dolore.

GROF: Sembra esserci un’infinita varietà di disagi associati ai


processi su tutti i piani di esistenza. Parlavamo prima di
Whitehead. Una ragione per la quale penso che non trattò in
modo realmente adeguato l’intera gamma di ciò che si spe-
rimenta negli stati transpersonali è che egli vedeva la
coscienza come l’ultimo stadio del processo della concre-
scenza.

RUSSELL: Sì, ma Whitehead non credeva che l’interiorità, non


necessariamente la coscienza come noi la conosciamo, ma
un mondo inferiore di qualche tipo, soggiacesse all’intero
albero evolutivo fino agli elementi fondamentali della mate-
ria?

LASZLO: Nella sua visione vi sono “società di entità concre-


te” che possiedono la loro propria interiorità, e queste inclu-
dono anche le molecole.

GROF: Egli scrisse anche che ogni entità concreta contiene


l’intera storia dell’universo fino a quel momento.
Normalmente, noi non siamo consciamente consapevoli di
tutto ciò che costituisce il momento presente, di tutto ciò che
174 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

fluisce in esso. Potremmo usare il suo modello, ma avremmo


bisogno di assumere che negli stati non ordinari certi aspetti
specifici di quella storia improvvisamente emergano nella
consapevolezza e divengano pienamente consci. Essi
potrebbero riguardare persone, animali, piante, oggetti inor-
ganici e anche archetipi o, nella terminologia di
Whitehead, “oggetti eterni”.

LASZLO: Dato un così ampio spettro di identificazioni, il pro-


prio sistema di valori è costretto a divenire meno egocentri-
co, meno limitato. Questa sorta di stato alterato di identifi-
cazione potrebbe essere un potente fattore di socializzazione
nel mondo.

GROF : In effetti, potrebbe.


Secondo giorno - sera

LE QUESTIONI ULTIME:
ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE

Karma

LASZLO: Abbiamo toccato diverse questioni basilari, forse


perfino questioni ultime. Forse dovremmo tornare su alcune
di esse e vedere quale insegnamento possiamo trame.
Consideriamo, per esempio, i notevoli poteri e facoltà che
sembrano emergere quando le persone entrano in stati alte-
rati di coscienza.

GROF: Quando le persone si trovano impegnate nell’autoe-


splorazione con l’impiego di stati non ordinari di coscienza,
non è necessario insegnare loro ecologia o etica. Quando
esse hanno esperienze transpersonali, il loro sistema di valori
muta automaticamente e sviluppano consapevolezza eco-
logica, tolleranza e compassione. Esperienze di morte e rina-
scita psicospirituale presentano effetti simili; il proprio senso
di identità si espande e arriva ad includere altri esseri.
L’esperienza della morte dell’ego conduce ad un senso di
identità fortemente ampliata.
Questo processo ha conseguenze pratiche molto
importanti. Noi avevamo un programma di terapia psi-
chedelica per malati di cancro terminali che affrontavano
una morte imminente. Questo genere di esperienze li aiutò
176 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

a vincere la paura della morte e cambiò profondamente il


loro atteggiamento, la qualità dei giorni rimasti e l’espe-
rienza del morire.

RUSSELL: Ho parlato prima della mia amica morta di recen-


te. Le accadde qualcosa di interessante negli ultimi giorni:
fece la pace con la propria morte. Per un anno intero aveva
combattuto la morte. Ricordo che diceva: “Non sono ancora
pronta ad andare, non voglio ancora andarmene, non sono
pronta”. Una settimana o due prima che morisse, diceva:
“Pensi che dovrei andare? O dovrei aspettare un po’ di
più?”; era molto rilassata, tutta la paura sembrava essersene
andata. Era sorprendente.
Talvolta penso che tutti noi dovremmo confrontarci con
questo nelle nostre vite. Non con la morte reale, beninteso,
ma con il lasciare andare la paura di morire. Idealmente,
questo dovrebbe essere parte della nostra educazione;
dovremmo essere aiutati ad andare oltre questa paura in
modo da poter vivere il resto della nostra vita adulta senza
questo immane peso invisibile attaccato al collo. Potrebbe
essere un mondo molto, molto diverso.

GROF: Mi pare di capire che gli antichi misteri della morte e


della rinascita, e anche i riti del passaggio delle culture
aborigene, consentissero alle persone di attraversare una
sorta di morte precedente al morire. Il monaco agostiniano
tedesco del diciassettesimo secolo Abramo di Santa Clara lo
riassunse molto succintamente così: “L’uomo che muore
prima che egli muoia non muore quando muore”. Una volta
che si perviene a questa esperienza, non si vede la morte
come la fine di ciò che si è, ma come un fantastico viaggio,
una transizione ad una differente modalità e livello dell’esi-
stenza. Che questa sia una profonda verità cosmica o una
pia illusione, come sostengono alcuni critici materialistici
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 177

della psicologia transpersonale, essa può certamente trasfor-


mare la vita delle persone.

LASZLO: Alcune intuizioni circa la morte e la rinascita sono


antiche di migliaia di anni e sono tuttora ineguagliate nella
loro profondità. Ciò che è così bello nel Libro tibetano dei
morti, per esempio, è la guida che esso fornisce allo spirito o
anima dopo la morte. Ciò che è molto difficile da accettare in
questa guida, d’altronde, è che la rinascita non è una libera-
zione ma una sorta di legame. Fino all’ultimo momento lo
spirito del morto combatte per la liberazione nel nirvana,
contro il rinascere. L’ultimo stadio della lotta è come chiu-
dere l’entrata all’utero della madre dalla quale altrimenti si
rinascerebbe. Invece, nel nostro sistema di valori, la cosa
migliore sarebbe rinascere, e in circostanze ottimali che
garantiscano salute e ricchezza.

GROF: Su questo ci sono opinioni differenti nei vari sistemi


spirituali e nello stesso buddismo. Certamente i buddisti
Hinayana originali non trovavano molto valore nell’esisten-
za incarnata. Il regno materiale era per loro un pantano di
morte e rinascita, il dominio della sofferenza. La soluzione
che essi offrivano era di estinguere la “sete di carne e san-
gue”, districarsi dall’esistenza incarnata e raggiungere il nir-
vana. Il termine “nirvana” ha la stessa radice di vento
(vatah) e significa letteralmente evanescenza. Ma il più tardo
buddismo Mahayana afferma che possiamo ottenere il nir-
vana nel mondo eliminando i tre veleni della nostra vita:
ignoranza, desiderio e aggressione.
Alcuni sistemi spirituali vedono come obiettivo l’otteni-
mento dell’unione con Dio, con l’indifferenziato divino. Ho
già discusso questo argomento nel mio ultimo libro, Il gioco
cosmico, che descrive le visioni filosofiche e metafisiche pro-
venienti da stati non ordinari. C’è un grande problema nel
178 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

definire la meta spirituale in questo modo. Le persone che


effettivamente pervengono all’esperienza dell’unione con il
divino comprendono che questa non è solamente la meta e
la destinazione finale del viaggio spirituale, ma anche la sor-
gente della creazione. Se questo stato fosse stato così auto-
soddisfacente nella sua forma indifferenziata primeva, la
creazione non sarebbe avvenuta. La creazione di mondi
fenomenici di separazione è quindi un aspetto necessario di
Dio, e il mondo nel quale viviamo ha qualcosa di importan-
te da offrire.
Non sembra esserci una soluzione o una risposta soddi-
sfacente situata all’una o all’altra estremità. Il divino
indifferenziato ha bisogno di creare, e l’unità della coscienza
si suddivide nel mondo della pluralità, desiderosa di
ritornare all’unità originale. Così sorge la domanda: è
possibile trovare un adattamento intelligente a questa
tensione dinamica nel sistema cosmico, e in tal caso qual è?
Chiaramente, la soluzione non è di rifiutare l’esistenza
incarnata come inferiore e senza valore e provare a
sfuggirla. Qualsiasi soluzione soddisfacente dovrà
abbracciare sia la dimensione terrena che quella trascen-
dentale, sia il mondo delle forme che quello aformale.
L’universo materiale come noi lo conosciamo offre innu-
merevoli possibilità per avventure straordinarie nella
coscienza. Solamente nella forma fisica e sul piano materia-
le possiamo innamorarci, gustare l’estasi sessuale, avere
bambini, ascoltare la musica di Beethoven o ammirare le pit-
ture di Rembrandt. Solamente sulla Terra possiamo ascolta-
re il canto di un usignolo o assaporare bouillabaissel0 e ala-
ska al forno. Però, quando la nostra identificazione con il
corpo-ego è assoluta e il nostro credo nel mondo materiale

10 Vocabolo francese; si tratta di una particolare zuppa di pesce alla


marsigliese (N.d.T.).
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 179

quale unica realtà lo è altrettanto, è impossibile gioire piena-


mente della nostra partecipazione alla creazione. Siamo per-
seguitati dalla consapevolezza della nostra insignificanza
personale, della impermanenza di tutte le cose, e della natu-
ra inevitabile della morte.
Per trovare una soluzione a questo dilemma, dobbiamo
volgerci all’interno. Quando abbiamo sufficiente conoscenza
esperienziale degli aspetti transpersonali dell’esistenza,
inclusa la nostra vera identità e status cosmico, la vita quoti-
diana diventa molto più facile e più gratificante.
Continuando la nostra ricerca interiore, presto o tardi sco-
priamo l’essenziale vacuità che sta dietro a tutte le forme.
Come suggeriscono gli insegnamenti buddisti, la conoscen-
za della natura virtuale del mondo fenomenico e del suo
essere vuoto può aiutarci ad ottenere libertà dalla sofferen-
za. Questo include il riconoscimento del fatto che la creden-
za in sé separati nella nostra vita, compreso il nostro stesso
sé, è in definitiva un’illusione.

LASZLO: L’idea del karma è affascinante e ricca di significa-


to: l’idea che esista un processo di crescita e sviluppo attra-
verso la vita, e poi attraverso e oltre la morte. Puoi migliora-
re il tuo stato in ciascuna vita fino a che non raggiungi una
dimensione più elevata. È una visione molto ricca di signifi-
cato della vita e della morte.

GROF: Molti anni fa fui invitato ad una conferenza a


Washington indetta dal senatore americano Claiborne Pell. Il
tema era la possibilità di sopravvivenza della coscienza
dopo la morte. Veniva dato risalto a persone con notevoli
credenziali accademiche e ad eminenti insegnanti spirituali;
ci dedicammo all’argomento con la massima serietà e rigore
accademico. L’intervento di Rupert Sheldrake riguardava la
possibilità della nostra memoria di sopravvivere alla morte;
180 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

Charles Tart esaminò il materiale pertinente proveniente


dalla ricerca parapsicologica, e io discussi le osservazioni
risultanti dalla ricerca sulla coscienza che supportavano la
possibilità di una sopravvivenza. Il lama tibetano Sogyal
Rinpoche e l’arcivescovo John Sponge portarono le loro
rispettive prospettive religiose alla discussione.
L’impressione che scaturì da tutte queste presentazioni
era che esiste abbastanza evidenza per prendere il problema
in seria considerazione e sottoporlo a ricerca sistematica. Ad
esempio, gli studi meticolosi di Ian Stevenson sui bambini
che ricordano incarnazioni precedenti sono impressionanti.
Anche i resoconti aneddotici dei tibetani sulle prove ai quali
essi sottopongono i bambini sospettati di essere lama rein-
carnati sono affascinanti. Così pure le osservazioni su veri-
diche esperienze extracorporee in situazioni di premorte.

LASZLO: Ebbi un interessante scambio di idee con Ian


Stevenson sulla interpretazione dei fenomeni di reincarna-
zione. Io non credo che sia necessario interpretare questi
fenomeni - il ricordo di ciò che appaiono essere memorie da
altre vite - come evidenza della reincarnazione di un’anima.
Si possono anche interpretare i ricordi che affiorano alla
superficie da apparenti vite precedenti come accesso para-
normale a informazioni transpersonali, cioè ad informazioni
che ci pervengono dalle menti e dalle esperienze di altre
persone. Tali ricordi hanno soltanto l’apparenza di nostre
proprie, strane memorie.

GROF: In ogni caso, i problemi della sopravvivenza della


coscienza e della reincarnazione non sono solo argomenti di
interesse teorico, ma hanno serie conseguenze pratiche. Il
modo in cui affrontiamo la questione della nostra sopravvi-
venza ha un grosso impatto sul nostro comportamento.
Nella crisi globale che stiamo affrontando, questo potrebbe
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 181

comportare grandi differenze. La visione basata sul credo in


una sola vita ci suggerisce che, se possiamo evitare la giusti-
zia secolare e la ritorsione per i nostri peccati ed errori, non
c’è altra responsabilità che dobbiamo assumerci per averli
commessi.

LASZLO: Le persone combattono per tutti quei privilegi e


piaceri che possono ottenere nella loro vita, che suppongono
unica. Come diceva una nota pubblicità per una birra, “si
vive una volta sola”. Ciò rinforza il consumismo e l’edoni-
smo. Si vuole ottenere il meglio che si può in questa vita,
perché essa è tutto ciò che c’è da vivere.

GROF: Le nostre convinzioni sulla reincarnazione presentano


anche serie implicazioni morali. Come diceva Platone: cre-
dere che non ci sia nulla oltre la morte sarebbe “un dono al
malvagio”.

RUSSELL: D’altra parte, società che credono in qualche forma


di sopravvivenza possono usarla come forma di controllo o
di manipolazione. Se non ti comporti bene adesso e non vivi
una vita che noi riteniamo essere retta seguendo il nostro
particolare insieme di codici, allora tu sarai punito dopo.

GROF: Ma il concetto di karma non implica ritorsione o puni-


zione. È una legge cosmica che descrive le conseguenze
automatiche delle nostre azioni. Possiamo conoscere questa
legge, capirla, e usare questa conoscenza come principio
guida per il nostro comportamento. È come sapere che il
fuoco per sua natura ci brucerà se gli andiamo troppo vicini,
o che gli oggetti cadranno se smettiamo di sorreggerli.
Quando agiamo in modo ignorante e trattiamo gli altri come
fondamentalmente diversi e separati da noi, affondiamo più
profondamente nel mondo della materia, dell’illusione e
182 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

della sofferenza. Nella misura in cui li trattiamo come se fos-


sero noi stessi, ci muoviamo verso il mondo dell’unità e
dello spirito.

RUSSELL: L’idea di karma come la concepiamo oggi potrebbe


non essere la stessa che era nel suo significato originale.
Probabilmente essa venne all’inizio da una visione molto
semplice che, come molte altre idee spirituali, fu modificata
e abbellita con il passare degli anni. La parola sanscrita
karma significa letteralmente “azione”, e potrebbe essere
stata inizialmente riferita alla semplice ma profondamente
importante comprensione del fatto che siamo vincolati all’a-
zione e ai suoi effetti. Non agiamo nello spazio vuoto; le
nostre azioni inevitabilmente creano increspature nel nostro
ambiente, e noi partecipiamo agli effetti di queste increspa-
ture come qualsiasi altro. Come afferma il cristianesimo, “ciò
che semini raccoglierai”. Questo non implica alcun sistema
di contabilità cosmica per mezzo della quale ottieni di
nuovo esattamente ciò che metti; è solamente un principio
generale che non si può evitare.

LASZLO: Il ciclo delle reincarnazioni era parte della visione


originaria. Così, qualunque cosa tu faccia ora in questa vita,
essa è solo parte della tua esistenza, perché la vita procede.

GROF: Nel mio lavoro con stati non ordinari di coscienza ho


osservato spesso una tipica progressione in persone appar-
tenenti alla nostra cultura nei riguardi del problema della
reincarnazione. Un occidentale medio arriva con una visio-
ne a singola vita. Egli considera l’idea della reincarnazione
un non senso. Sembra assolutamente ovvio che l’arco della
nostra vita è limitato al periodo che va dal concepimento alla
morte biologica. Noi siamo i nostri corpi e la coscienza è un
prodotto dei nostri cervelli. Quando il nostro corpo fisico
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 183

perisce, quella è la fine assoluta e irrevocabile di chi noi


siamo, inclusa la nostra coscienza.
Comunque, le esperienze di memoria di vite passate
sono così irresistibili e convincenti che esse di solito mutano
in modo drammatico questo atteggiamento. Noi sperimen-
tiamo qualcosa da un altro secolo e/o da un altro paese e
abbiamo un senso di autentico riemergere di questi eventi
(déjà vu, déjà vecu). In questo processo noi possiamo non
solamente comprendere alcuni dei nostri problemi emozio-
nali e psicosomatici come trasportati dalla situazione passa-
ta, ma possiamo anche liberarci da essi quando l’esperienza
è completata. Queste esperienze possono fornire accesso a
straordinarie nuove informazioni su altri periodi storici e
culture.
Tenendo conto di questi fatti, l’individuo che attraversa
esperienze transpersonali ha buone ragioni per prendere la
reincarnazione seriamente, e anche per essere coinvolto in
essa come qualcosa di più importante degli eventi di questa
vita. È noto che eventi traumatici nell’infanzia e nell’adole-
scenza possono più tardi distorcere e contaminare profon-
damente la nostra vita; questo è ciò di cui tratta buona parte
della psicoterapia convenzionale. Improvvisamente, però,
viene individuata una struttura traumatica che sembra poter
contaminare non solamente una singola vita, ma una intera
catena di incarnazioni successive, una dopo l’altra. Una
volta che le persone comprendono questo, possono diventa-
re “cacciatori di karma”.
Cosa accade dunque? Persone che prima si vedevano
limitate spazialmente e temporalmente quali corpi-ego con
una singola vita, trascendono attraverso la loro esperienza le
limitazioni del tempo lineare. Queste esperienze li convin-
cono che hanno già vissuto prima e che molto verosimil-
mente si reincarneranno ancora in futuro. Comunque, per
mantenere questo credo devono rimanere convinti di essere
184 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

spazialmente separati dagli altri. Senza protagonisti separati


non ci potrebbe essere alcun karma.
Mano a mano che la loro ricerca prosegue, queste perso-
ne possono avere ancora altri tipi di esperienze che li con-
vincono che il loro senso di identità separata è un’illusione,
che esse sono parte di un campo unificato di coscienza
cosmica che include tutto e tutti gli altri. Allora esse smetto-
no di credere nel karma, perché vedono persino le storie
karmiche come un prodotto di maya, l’illusione cosmica. Ma
questa nuova incredulità riguardo al karma è notevolmente
diversa dallo scetticismo originario. Perché ora queste per-
sone sanno che si può essere in uno stato di coscienza nel
quale l’idea della reincarnazione appare assurda. Esse si ren-
dono conto che certi tipi di esperienza possono convincere
che il karma è l’unica cosa che conti. Ed esse possono tra-
scendere anche quello stato. Non c’è una singola risposta
definitiva alla questione del karma. Tutto dipende dallo
stato evolutivo di coscienza nel quale uno si trova.

LASZLO: Sembra che ci possano essere vari karma possibili


nella fase più elevata, raggiunta in base al livello che si è
conseguito nella propria vita. In un certo senso, si può avere
un’influenza sulla scelta della prossima vita.

GROF: Nel Vajrayana tibetano ci sono racconti su lama di alto


livello che erano capaci di mantenere la piena coscienza
durante il loro passaggio attraverso tutti i tre “bardo”, gli
stati intermedi che si sperimentano tra la morte e la succes-
siva reincarnazione. Di altri si sostiene siano capaci di pre-
dire o perfino determinare quando, dove e come chi essi si
reincarneranno nella loro vita successiva.
Mi piacerebbe menzionare una cosa che non ho suffi-
cientemente sottolineato quando parlavamo di reincarnazio-
ne. Una caratteristica essenziale di un’esperienza di vita
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 185

passata è un autentico senso di riemergenza: non è la


prima volta che questo mi succede; mi ricordo che una
volta ero veramente quella persona. Ci sono altre esperienze
che possono portarci in altri tempi e in altri luoghi.
Possiamo sperimentare anche qualcosa che avviene in un
altro tempo della storia umana e in un altro posto, ma senza
l’elemento delle memorie personali. Per esempio, possiamo
sperimentare noi stessi come sacerdoti incas, soldati
romani, o come una donna messicana ubriaca, ma senza il
senso della relazione personale a quella esperienza. Si
tratta semplicemente di una sorta di finestra sull’inconscio
collettivo junghiano.
La fisica moderna ha dimostrato che nel mondo non ci
sono oggetti separati e che l’universo è una rete unificata di
processi subatomici. Tuttavia, nella nostra vita quotidiana,
abbiamo uno speciale senso della proprietà verso le nostre
vite individuali, i nostri corpi e i nostri ego. Quando il pro-
cesso di autoesplorazione raggiunge l’inconscio collettivo,
tutte le vite umane nel corso della storia sono le nostre vite.
Come dicevo prima, in ultima analisi, esse hanno tutte un
solo protagonista, la Coscienza Assoluta, Brahman, il Tao, o
qualsiasi altro termine si voglia usare. Ma abbiamo una spe-
ciale sensazione di proprietà per alcune di queste vite e le
sperimentiamo come “le nostre vite passate”. Non abbiamo
lasciato andare il nostro ego, conserviamo i resti della nostra
identità separata.

LASZLO: Tu vedi le esperienze di vite passate come evidenza


che esiste un fascio integrato di coscienza che sopravvive
alla morte fisica e si reincarna, per ciò che sembrerebbe esse-
re un concetto relativamente semplicistico?

GROF: No, non necessariamente. Per esempio, per gli indù la


dottrina della reincarnazione non è un credo nel senso usua-
le - cioè un’opinione non sostanziata e senza fondamenti -
186 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

ma un argomento principalmente pragmatico. È un tentati-


vo di fornire un riferimento concettuale ad un grande nume-
ro di esperienze e osservazioni straordinarie. Ma anche
nella tradizione indù la credenza nella continuità della stes-
sa separata unità di coscienza che ripetutamente si reincarna
per molte vite consecutive verrebbe considerata un’interpre-
tazione di basso livello, primitiva, dei fatti.
Secondo insegnamenti indù più sofisticati, c’è soltanto
un essere che veramente si incarna, ed è Brahman. Finché c’è
più di un protagonista nella storia, si è ancora sotto l’in-
fluenza dell’illusione cosmica, o maya. L’esistenza è un
campo unificato e qualsiasi confine che sperimentiamo in
essa è alla fine relativo e può essere trasceso. Possiamo spe-
rimentare noi stessi come corpi-ego separati, possiamo spe-
rimentare l’identificazione con tutte le madri del mondo, o
con l’umanità intera, o con l’intera biosfera. Ma in definitiva
tutti questi confini sono arbitrari e discutibili.

Coscienza

LASZLO: Il modo in cui la gente sperimenta se stessa nelle


società moderne, la nozione che essa ha di se, è cambiata
moltissimo, anche nel corso di questo secolo. Tuttavia, l’im-
magine pubblica dell’essere umano non è ancora dove
dovrebbe essere se fosse adeguata per vivere su questo pia-
neta piccolo e interdipendente. Qual è l’immagine
dell’essere umano oggi, e in particolare qual è la visione
della natura della coscienza? La maniera con la quale si
risponde a queste domande può decidere il modo in cui la
gente si comporta in circostanze concrete.

RUSSELL: L’immagine di chi siamo sta già cambiando. Il


vecchio modello è che gli esseri umani siano in qualche
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 187

modo diversi dalle altre creature, che noi siamo speciali


perché possediamo la coscienza e le altre creature no.
Questa visione non è solamente parte della corrente
scientifica prevalente, ma anche della cristianità classica.
Essa pone diverse difficili questioni. Cosa c’è negli esseri
umani che li rende consci? Come emerge la coscienza dalla
materia inanimata? La nuova visione che sta guadagnando
terreno è che la differenza tra noi e le altre creature non è la
coscienza in quanto tale, ma la differenza nel grado di
coscienza.
Consideriamo, ad esempio, i cani. I cani sembrano senti-
re dolore; se non credessimo che essi sentano dolore, non
daremmo loro anestetici quando li operiamo. I cani appaio-
no anche capaci di sognare quando dormono; essi ricono-
scono persone e luoghi, e possono agire con un proposito in
mente. Pertanto, dire che un cane non è conscio e non pos-
siede un mondo di esperienza interiore è tanto ridicolo
quanto dire che il mio vicino dall’altra parte della strada non
è conscio. Il punto in cui differiamo dai cani non è nella
coscienza in sé, ma in ciò che accade nella nostra coscienza.
Noi umani possiamo pensare in parole, possiamo ragionare,
possiamo comprendere il mondo in cui viviamo, possiamo
pensare riguardo al futuro e prendere decisioni, e siamo con-
sapevoli del nostro propri sé e del fatto che siamo consci.
Ciò che attiene ai cani attiene anche agli altri mammife-
ri: gatti, cavalli, delfini; tutti loro possiedono un’esperienza
interiore del mondo. Così, immagino, gli uccelli, i serpenti,
le rane e i pesci. Essi sono tutti vertebrati con un cervello, un
midollo spinale e organi sensoriali che nel loro disegno di
base sono simili ai nostri. La questione non è perché gli esseri
umani sono consci, ma fino a quale punto lungo l’albero
evolutivo discende la coscienza.
Trovo difficile individuare una linea di demarcazione da
qualche parte. Gli insetti possiedono un sistema nervoso
semplice; perché non dovrebbero essere consci, anche se in
188 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

una coscienza pari ad una porzione minima della nostra?


Potrebbe essere che i sistemi nervosi non siano gli originato-
ri della coscienza, ma solo i suoi amplificatori. Forse le sin-
gole cellule hanno una rudimentale forma di coscienza;
potrebbe essere un nonnulla in confronto alla ricchezza della
esperienza che noi conosciamo, ma chi può dire che esse non
abbiano assolutamente alcuna esperienza? In questa pro-
spettiva non è la coscienza in sé che si è evoluta; la facoltà
della coscienza è parte della vita. Ciò che si è evoluto attra-
verso la vita è, piuttosto, il grado di coscienza.

LASZLO: Questo è proprio ciò che avevo in mente quando


parlavamo del sentire dolore e gioia nel contesto dell’etica e
della morale. Sospetto fortemente che anche le molecole e gli
atomi abbiano una qualche forma di interiorità, qualche ele-
mento che assomigli ad una sensazione soggettiva. Questa
nozione, di certo, non è nuova; è anzi familiare nella storia
della filosofia sia dell’est che dell’ovest.
Ma potremmo discutere ulteriormente la nozione di una
coscienza universale in particolare per quanto riguarda il
suo grado di esplicitazione nel corso della evoluzione?

RUSSELL: Per comprendere la natura universale della


coscienza, un’utile analogia è offerta da un quadro dipinto
su una tela. Il contenuto del quadro dipende dai colori
disponibili, dalla qualità dei pennelli, dall’ispirazione del-
l’artista; ma quale che sia tale quadro, e comunque sempli-
ce o complesso esso sia, la tela è la stessa ed è assolutamen-
te necessaria. Senza la tela non ci sarebbe quadro. Allo stes-
so modo, la facoltà della coscienza è un prerequisito per
qualsiasi esperienza. Ciò che varia sono le immagini che
appaiono nella coscienza. La creatura più semplice speri-
menta la più semplice visione della realtà. Creature con
organi di senso più evoluti possono sperimentare in maggior
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 189

dettaglio il mondo circostante, dipingendo nella loro mente


un’immagine del mondo corrispondentemente più ricca.
Sistemi nervosi più complessi hanno condotto ad una
elaborazione più profonda dei dati sensoriali e ad una visio-
ne della realtà più integrata.
La ragione principale per cui la coscienza umana è tanto
più ricca della coscienza degli altri animali deriva dal fatto
che abbiamo evoluto la capacità del discorrere. Possiamo
comunicare l’uno con l’altro attraverso le parole, che sono
essenzialmente simboli che denotano aspetti vari della
nostra esperienza. Questo significa che possiamo condivide-
re le nostre esperienze con ciascun altro. Un cane impara
principalmente dalla propria esperienza del mondo, e deve
edificare la sua conoscenza da zero. Gli esseri umani appren-
dono non soltanto dalla loro esperienza, ma anche dall’e-
sperienza degli altri. Come risultato abbiamo costruito un
corpus collettivo di conoscenza molto più grande di quello
che ogni singolo individuo potrà mai ottenere. Ecco perché
abbiamo l’educazione: vogliamo impartire ad altri ciò che
abbiamo capito, cosicché essi possano trarre beneficio da
quello che gli altri hanno appreso. Ma forse l’aggiunta più
significativa proveniente dal linguaggio è la capacità di pen-
sare. Non solamente usiamo parole per comunicare l’un l’al-
tro, ma anche interiorizziamo il linguaggio, pensiamo con
parole nella nostra propria mente. Da qui proviene la capa-
cità di ragionare, di pensare sul passato, di immaginare il
futuro, di fare scelte, di riflettere sulle nostre esperienze. Da
qui proviene anche l’autocoscienza: siamo consapevoli di
essere consapevoli. Siamo consci di essere consci.

LASZLO: La facoltà dell’essere consci di essere consci -


quella che si chiama “coscienza riflessiva” - apre, a coloro
che la possiedono, un’intera nuova dimensione dell’esperienza.
190 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

RUSSELL: La natura autoriflessiva della nostra coscienza ci


apre al divino. La capacità di senzienza in una forma o in
un’altra, che è comune a tutti gli esseri senzienti, è vicina
alle nozioni mistiche di Dio. Attraverso la storia, e da un’am-
pia varietà di culture, i mistici hanno ripetutamente affer-
mato un’identità personale del sé e di Dio. Nella filosofia
indù la troviamo nell’affermazione che Atman, l’essenza
della nostra coscienza, è Brahman, l’essenza e la sorgente di
tutta l’esistenza. Nelle tradizioni cristiane questa intuizione
può essere stata espressa con l’affermazione “io sono Dio”,
sebbene questo abbia portato molti mistici a problemi con la
Chiesa, poiché affermazioni del genere sono considerate
un’eresia.
Attualmente la scienza non presta molta attenzione a
questa natura universale della coscienza. Essa è ancora
imprigionata nel vecchio modello che dice che lo spazio, il
tempo e la materia sono la realtà primaria, e che la coscien-
za emerge da essi in qualche modo. Ma come la scienza ini-
zierà a prendere più sul serio l’argomento della coscienza,
essa dovrà cominciare a sviluppare un nuovo paradigma nel
quale la coscienza sia considerata primaria come lo spazio, il
tempo e la materia. E qui troverà che ha aperto un’intera
nuova comprensione di ciò verso cui la religione ha puntato
per migliaia di anni. Non il classico Dio tipo “Vecchio nel
cielo”, ma una nozione di Dio che si collega perfettamente
con la nostra comprensione scientifica del mondo. Questo
quando il cambiamento veramente interessante inizierà ad
accadere. Non sta accadendo ancora, ma credo che ci stiamo
muovendo in quella direzione.

GROF: Molti rappresentanti centrali della prevalente corren-


te materialistica della scienza sarebbero in violento disac-
cordo con te su alcune delle cose che stai dicendo, Pete; per
esempio, che la capacità di essere consci è comune a tutta la
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 191

vita o a tutta la creazione, e che la nostra essenza più profon-


da è divina. Ricordo alcune delle affermazioni estreme che
furono fatte dopo che Norbert Wiener formulò i principi fon-
damentali della cibernetica. Divenne per esempio possibile
costruire volpi meccaniche capaci di inseguire un coniglio
senza avere alcuna nozione soggettiva della sua esistenza.
Fu suggerito con serietà che tutti gli animali sono in quel
modo: niente altro che sistemi meccanici sprovvisti di qual-
siasi consapevolezza soggettiva e sospinti da sequenze com-
plesse di stimoli e risposte. Ovviamente, era difficile negare
la coscienza degli umani, giacché tutti la sperimentiamo.
Tuttavia, ciò che tu stai dicendo non è solo una vaga
assunzione metafisica o una speculazione pseudofilosofica.
Quello che la critica materialistica manca di prendere in con-
siderazione è che abbiamo una vasta evidenza sperimentale
che supporta queste affermazioni. Come dicevo prima, negli
stati non ordinari è molto comune sperimentare un’identifi-
cazione conscia con altre forme di vita, compresi virus e
piante, e anche con vari aspetti inorganici del cosmo. Si
potrebbe arguire che questa non è una prova diretta che
tutto ciò che ci circonda sia conscio. Ma, al minimo, l’espe-
rienza transpersonale suggerisce che una tale possibilità è
molto reale. Similmente, il fatto che possiamo sperimentare
la nostra identità con il divino è innegabile ed è stato ripetu-
tamente confermato dalla moderna ricerca sulla coscienza.
Non posso immaginare una teoria convincente che possa
offrire un’assennata spiegazione materialistica per l’esisten-
za, la natura e il contenuto di tutte queste esperienze. Così la
domanda critica è quella che tu, Ervin, hai posto nei due
giorni scorsi: le origini e la condizione di realtà di queste
esperienze. Esse rivelano una qualche verità profonda sulla
natura della realtà, o sono fantasie e allucinazioni?
Quarant’anni di studio di questi affascinanti fenomeni mi
hanno convinto che devono essere prese sul serio.
192 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

La tradizionale scienza accademica descrive gli esseri


umani come animali altamente sviluppati e come macchine
biologiche pensanti. Le esperienze e le osservazioni compiu-
te nello stato quotidiano di coscienza suggeriscono forte-
mente che noi siamo oggetti newtoniani fatti di atomi, mole-
cole, cellule, tessuti e organi. Però, le esperienze transper-
sonali mostrano chiaramente che ciascuno di noi può mani-
festare anche le proprietà di un campo infinito di coscienza
che trascende lo spazio, il tempo e la causalità lineare. La
nuova formula completa, reminescenza del paradosso
ondulatorio-corpuscolare della fisica moderna, dovrebbe
descrivere gli esseri umani come esseri paradossali che pre-
sentano due aspetti complementari: essi possono mostrare
proprietà tipiche di oggetti newtoniani, e anche quelle di
infiniti campi di coscienza. L’appropriatezza di ciascuna di
queste descrizioni dipende dallo stato di coscienza nel quale
le osservazioni sono fatte.

LASZLO: È curioso che negli ultimi anni il termine “coscien-


za” è stato impiegato per indicare ciò che si usava chiamare
“mente”, o semplicemente la sensibilità o soggettività asso-
ciata agli organismi viventi. La parola “coscienza”, in molta
letteratura precedente, era riservata a ciò che si può propria-
mente vedere come la facoltà unicamente umana dell’auto-
consapevolezza. Se sei conscio, sei conscio dei tuoi propri
pensieri e delle tue sensazioni. In questo contesto possiamo
parlare di qualcosa che è specificamente umano, perché la
sede della coscienza autoriflessiva sembra essere localizzata
nella neocorteccia, e la neocorteccia è sviluppata in modo
appropriato solamente nella specie umana - sebbene anche
nei primati superiori sembra manifestarsi un cammino evo-
lutivo che riflette uno sviluppo analogo. Ad ogni modo, la
soggettività, che non è la stessa cosa della coscienza
riflessiva, è solamente la facoltà di avere sensazioni, e
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 193

credo che essa sia associata ad ogni sistema che esiste ed


evolve in natura.
Come Pete ha giustamente fatto notare, non è definibile
alcun punto al di sotto del quale non si possa attribuire alcu-
na soggettività in natura. Se tu dici che il tuo cane ha sog-
gettività, quindi devi dire che anche il topo la ha, e così a
scendere. I più semplici organismi viventi devono essere
visti come provvisti di soggettività, e se è così, allora perché
non anche le loro componenti, le macromolecole, le moleco-
le e gli atomi? I semi della coscienza devono essere presenti
nell’universo; devono essere ovunque.

RUSSELL: Sì, la coscienza è così fondamentale all’universo


quanto lo sono la materia, lo spazio e il tempo.
Assolutamente fondamentale.

LASZLO: La coscienza diviene sempre più specifica nel corso


del tempo e dell’evoluzione. È un notevole risultato della
nostra specie che il nostro corpo e il nostro cervello svilup-
pino i semi della coscienza, che sono ubiquitari nella natura,
nella capacità della autoriflessione. È come aggiungere un
sensore che non è programmato per la mappatura del
mondo oltre il corpo, ma che è programmato per la mappa-
tura della mappatura del mondo.

RUSSELL: È questo ciò che rende gli esseri umani molto specia-
li, il fatto che possediamo questa coscienza autoriflessiva. Non
penso che altre creature abbiano questa capacità. Perlomeno,
altre creature come cani e gatti non pensano a se stessi come
facciamo noi. Delfini e balene potrebbero, ma al momento non
sappiamo molto di quello che passa nelle loro menti.

LASZLO: Sono d’accordo. La ragione per cui abbiamo una


identità personale è perché, una volta che abbiamo auto-
194 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

consapevolezza, siamo capaci di vedere noi stessi come


parte del mondo. Certamente, possiamo anche commettere
errori e vederci opposti al mondo o separati da esso.
Possiamo dire: questo è me, e questa è la mia pelle che lo rac-
chiude; qualsiasi altra cosa non è me. Possiamo vedere tutto
ciò che è non-me come radicalmente differente da ciò che è
me. Allora ci impaludiamo nella condizione egocentrica, con
tutte le limitazioni e restrizioni che ne conseguono. In fin
dei conti, possiamo veramente conoscere qualcosa di diver-
so dalla nostra propria mente e coscienza? Nella visione
materialistica, l’ego autoriflessivo diventa radicalmente
separato dal mondo.

GROF: Tuttavia le persone che sono impegnate nell’autoe-


splorazione sistematica usando stati non ordinari di coscien-
za come la meditazione, la psicoterapia esperienziale o l’uso
responsabile di sostanze psichedeliche, tendono a sviluppare
una visione chiara e unificata di se stessi e della realtà. Questo
vale anche per coloro che hanno potenti esperienze sponta-
nee di questo tipo - esperienze spirituali o esperienze di pre-
morte. Le caratteristiche fondamentali di questo nuovo atteg-
giamento verso la vita sono un senso di profonda connessio-
ne con le altre persone, con le altre specie e con la natura, inte-
resse circa il futuro planetario, spiritualità di natura univer-
sale e onnicomprensiva. Considerazioni addizionali impor-
tanti sono un riorientamento verso fonti rinnovabili di ener-
gia, il bisogno di pulire l’ambiente e una tendenza a ritornare
ai cicli naturali. In altre parole, orientamento verso attività
che sono di importanza critica per un futuro sostenibile.

RUSSELL: Il linguaggio e il pensiero possono averci dato un


senso del sé, ma moltissimi di noi sono in dormiveglia e
sono consapevoli solo in parte di chi siamo realmente. E
questo implica degli handicap. Come discutevamo prima,
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 195

tendiamo a derivare il nostro senso di identità da ciò che fac-


ciamo, che possediamo, da come gli altri ci percepiscono e
dal nostro ruolo nel mondo. Una simile identità è molto fra-
gile ed è continuamente alla mercé delle circostanze. Il pro-
vare a mantenere e sostenere questo senso derivato di iden-
tità ci conduce a tutte le possibili forme di comportamento
inappropriato e dannoso. Le tradizioni spirituali del mondo
intero sono compatte nell’ammonire che abbiamo bisogno di
risvegliarci ad un senso più profondo del sé, e scoprire chi
realmente siamo. Allora scopriremo la vera libertà.
In questa prospettiva, la pratica spirituale può essere
pensata come cammino teso a superare alcuni degli ostacoli
del linguaggio, in modo che possiamo realizzare il nostro
autentico potenziale come esseri senzienti.

GROF: Quel che stai dicendo, Pete, mi riporta alla memoria


una discussione che ebbi molti anni fa con un uomo che
usciva da una sessione psichedelica nel corso della quale
aveva dovuto rivedere in profondità lo scopo della sua vita.
Nel corso di questa esperienza egli aveva compreso che
buona parte di ciò che stava facendo nella vita era non
autentico e insoddisfacente: il suo cuore non era riposto real-
mente in quelle cose. Molte di queste attività erano derivate
da sogni irrealizzati e da aspettative dei suoi genitori, e da
uno sforzo di provare qualcosa a loro e a se stesso. Egli sco-
prì anche quanto fossero forti i programmi inculcati in lui
dalla sua cultura, e quanto del suo comportamento fosse
preformato da pressioni e circostanze esterne.
Ad un certo punto, egli mi disse: “Sai, penso che la cosa
più importante nella nostra vita è trovare cos’è la nostra
‘coscienza nasturzio’”. Logicamente io non conoscevo quel-
la definizione perché l’aveva inventata lui stesso e gli chiesi
di chiarirmela. “Beh, non deve per forza essere un nasturzio;
può essere qualsiasi altro fiore o pianta” - rispose - “Basta
196 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

guardarle! Esse sono tutte in immediato contatto con la


Terra, con il Sole e con la pioggia, e fanno semplicemente ciò
che devono fare. Un nasturzio non aspira ad essere una rosa.
Non gli importa se finisce in un bouquet per un matrimonio
o in una insalatiera o mangiato da un coniglio o pestato da
una mucca”. Dopodiché mi disse che egli sentiva che dietro
tutti i programmi non autentici impostici dalle circostanze
della nostra vita, giace una scrittura cosmica specificamente
pertinente ad ognuno di noi. Quella era per lui la coscienza
nasturzio. Quando scopriamo cos’è e come usarla quale
nostro principio guida, la nostra vita diventa creativa, sod-
disfacente e facile. Joseph Campbell si riferiva a questo come
a “seguire la propria felicità”.

LASZLO: Non appena abbiamo una coscienza riflessiva


abbiamo la capacità di dare significato all’esperienza, e non
deve per forza essere un significato materialistico nel senso
comune in occidente. Quando un essere vivente non possie-
de questa coscienza, esso esperimenta soltanto; allora l’espe-
rienza è il suo proprio significato. Potrei pensare che un cane
o un altro animale percepisca le cose direttamente e non
rifletta su di esse. Questo implica alcune importanti conse-
guenze. Se un animale commette errori, questi vengono cor-
retti dalla selezione naturale. Per esempio, se i conigli pren-
dessero sistematicamente un serpente per un bastone, la
linea dei conigli si estinguerebbe molto rapidamente. Ma noi
umani commettiamo errori di continuo nella nostra visione
di noi stessi e del nostro ambiente e ne compensiamo gli
effetti. Tale compensazione non comporta la sostituzione di
una visione errata con una corretta, ma rende semplicemen-
te più difficile riconoscere la visione errata. Di conseguenza
possiamo avere molteplici e diverse visioni di noi stessi e del
mondo, e alcune di esse saranno più funzionali delle altre
ai fini della nostra sopravvivenza.
LE QUESTIONI ULTIME: ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE 197

Certamente, al di là della funzionalità c’è la questione


metafisica di cosa sia la verità ultima. Essere capaci di porre
questa domanda ma non di rispondere con certezza esausti-
va è la condizione umana. Poiché non possiamo vedere il
mondo se non attraverso le nostre proprie percezioni e
interpretazioni, possiamo accedere solamente alle nostre
mappature, non alla realtà originaria. Ma evidentemente
alcune visioni del mondo non soltanto possono dare un con-
tributo maggiore alla sopravvivenza e allo sviluppo che
non altre, esse sono anche più verosimilmente corrette. È nel
nostro proprio interesse muoverci verso queste interpreta-
zioni “migliori”. Esse ci forniscono le più penetranti e con-
vincenti risposte alle questioni ultime che tutti noi prima o
poi ci poniamo.
Allo stesso tempo, abbiamo trovato che la coscienza
emergente è un autentico passo evolutivo, un passo che ci
conduce più vicino alle verità fondamentali su noi stessi e il
mondo; verità che sono parte dell’eredità culturale della
gente di oggi, e che tuttavia sono state ignorate o represse
nell’impetuoso progresso della scienza materialistica e della
sua civilizzazione tecnologica. Ora, mentre sia la scienza che
la società si confrontano con la sfida di un successivo salto
evolutivo, le prospettive che si aprono per noi includono la
scoperta, e la riscoperta, di visioni più profonde sulla vita, il
cosmo e la coscienza. Questi sono tempi eccitanti da vivere,
e per dialogare e per agire.
È tardi, ed è venuto il momento di chiudere questo dia-
logo e congedarci. Abbiamo passato due giorni pieni ed ecci-
tanti, con discussioni che hanno coperto una vasta gamma
di argomenti, dal nostro sviluppo personale all’evoluzione
di tutta l’umanità. Abbiamo iniziato con domande concer-
nenti le possibilità di pace nel mondo, e siamo tornati più e
più volte sulla nozione che la chiave è l’evoluzione della
nostra coscienza - chiave sia per la pace nel mondo che per
198 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

la nostra sopravvivenza e sviluppo tanto personale che col-


lettivo. Benché i problemi che abbiamo trattato siano molto
seri e costituiscano una grande sfida, non ci siamo orientati
ad un pessimismo passivo. Abbiamo intravisto una schiarita
all’orizzonte: i mutamenti che stanno effettivamente avve-
nendo nei valori delle persone, nel loro modo di pensare,
nella loro visione del mondo, nella loro coscienza. Questo è
ciò che abbiamo chiamato la “rivoluzione della coscienza”,
un fenomeno che abbiamo inquadrato come un segno posi-
tivo dei nostri tempi. Un segno che l’umanità, come specie
sia biologica che culturale, sta rispondendo alle minacce e
alle sfide che deve affrontare in questi tempi cruciali ma affa-
scinanti.
POSTFAZIONE - RIFLESSIONI SUCCESSIVE

Quando Ervin Laszlo gentilmente mi ha chiesto di contri-


buire con qualche ulteriore riflessione a questo libro stimo-
lante, mi sono ritrovato a scrivere un commento personale
che mi ha ricordato la mia fanciullezza. La rivoluzione della
coscienza è la registrazione di una serie di incontri a Sausalito
e a San Francisco tra Ervin Laszlo, Peter Russell e Stanislav
Grof. Mi ricordo che Sausalito era al capolinea del traghetto
che partiva da Market Street a San Francisco, dove nei fine
settimana le code si allungavano per miglia e dovevamo
aspettare ore per imbarcarci. In quei giorni relativamente
innocenti, decine di migliaia di abitanti di San Francisco par-
tivano da qui con gli zaini per esplorare Muir Woods e
Mount Tamalpais. Una divertente locomotiva con pistoni
verticali trascinava un trenino con carrozze scoperte alle
quali era consentito scivolare in discesa per gravità. Il riaf-
fiorare di queste memorie mi ha riportato ad argomenti che
mi hanno preoccupato per tutta la vita e che sono stati risve-
gliati dalla lettura de La rivoluzione della coscienza.
Io credo che siamo in realtà divenuti inconsci. Alterare
questo stato mentale non è semplicemente questione di deci-
dere di acquisire nuove dimensioni della coscienza. Ciò che
ci è richiesto è un ritorno dalla corazza protettiva autocon-
scia che ci siamo costruiti attorno, ad uno stato quasi incon-
scio che esplori la nostra congenita affinità con il Tutto, del
quale siamo parte.
Allo scopo di prevenire quello che molti di noi ora
200 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

avvertono essere un pressoché inevitabile suicidio collettivo,


dobbiamo imparare a permettere al potenziale che esiste in
tutti noi di manifestarsi. Alla nascita noi portiamo nelle
nostre vite le memorie della nostra specie, la struttura
genetica, una consapevolezza universale dell’infinito, e la
capacità di ascoltare noi stessi. Impariamo ad usare i nostri
sensi per ascoltare e vedere, il che ci dà la possibilità di
apprezzare e creare l’arte e la musica; sviluppiamo
l’intelletto, acquisendo conoscenza e abilità, e progrediamo
attraverso la vita esprimendo noi stessi al meglio delle
nostre capacità. Tuttavia non comprendiamo come
esprimere il senso dell’infinito che è in noi. Proviamo a
farlo diventare qualcosa di impossibilmente tangibile,
sostanziale e potente allo scopo di pervenire al controllo
totale di noi stessi e del nostro mondo. Sembra che il solo
modo di canalizzare il nostro senso dell’eternità senza
corrompere le nostre ambizioni sia attraverso l’espressione
creativa e artistica, attraverso la creazione di un’opera che
possa essere infinitamente bella, un esempio di come la
creatività possa redimere l’aspetto crudo e grossolano
della vita. Direi che senza arte e senza umiltà il nostro senso
dell’infinito abbia poche possibilità di espressione se non
quelle consistenti nella richiesta continua di potere infinito
per possedere, dominare ed esercitare controllo totale.
Quando l’ego è in una situazione di controllo, la nostra fame
di potere non ha limiti. L’individuo può essere visto come
un semplice ingranaggio nella macchina ma, oltre l’ego, noi
tutti abbiamo un sé che ha conoscenza del segreto delle cel-
lule viventi e fede nella possibilità di un’unione mistica con
il Tutto.
Anche se questa fede è inconscia, tutti noi aneliamo ad
un ritorno all’esperienza divina. Tornare alla divinità impli-
ca un certo sacrificio. Atti di autosacrificio per placare gli
dei sono stati una caratteristica di molte società più “primi-
tive” della nostra. Il nostro Dio oggi è Mammona - il denaro
POSTFAZIONE - RIFLESSIONI SUCCESSIVE 201

e il commercio - e il nostro sacrificio è globale. Il sentimento


nazionalista, per esempio, incoraggia la gente a credere che
sia suo dovere sacrificare se stessi e gli altri per proteggere
simboli e principi sacri, dando così al nazionalismo un
rilievo sacro. Donne e bambini sono ancora oggi la principa-
le offerta sacrificale, forse in un modo meno ritualistico di
un tempo ma ancora su una scala spaventevolmente grande.
In alcuni posti i bambini musulmani credono che la morte
sia il premio più alto e corrono - o sono condotti - alla morte
in centinaia di migliaia, mobilitati per diventare eccellenti e
affidabili killer. Sicché rechiamo scritto in noi un richiamo al
divino, all’obbedienza, agli ideali, ma tutto organizzato al
servizio di un Diavolo conscio. Siamo consapevoli del prin-
cipio dell’unità universale ma lo usiamo per i più orrendi
propositi e per gli scopi più ignoranti, limitanti e suicidi.
Il nostro sistema giudiziario, basato sulla punizione
anziché sulla protezione delle vittime e sulla riabilitazione e
redenzione degli offensori, è totalmente sbagliato. La puni-
zione offre poche possibilità di educazione o miglioramento.
Leggi che impongono gradi di punizione arbitrariamente
diversi sono pressoché inutili, come lo sono gli eserciti di
uomini di legge che analizzano testi legali indecifrabili e di
giurie umanamente non qualificate a giudicare ciascun caso
per i suoi propri meriti o demeriti. Da Norimberga in poi ci
sono stati diversi tentativi di creare una Corte Mondiale, ma
è soltanto con la prevenzione che possiamo salvare le nostre
vite e migliorare le nostre prospettive di proteggere le civiltà
e le culture del mondo.
Le nostre risorse naturali sono sufficienti a sostenere i
popoli solo fino ad un certo punto. Anche in una più inclu-
siva democrazia con la giusta rappresentatività degli
oppressi, dei deboli, dei malati, dei meno istruiti e dei più
vulnerabili, non saremmo in grado di prevenire che i più
forti e spietati si impadroniscano di cibo, terra, acqua ed
202 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

altre risorse. In termini umanitari abbiamo vaste risorse di


compassione, colpa, dovere, codici morali e religione. Il
denaro è veramente un potere democratico, perché un dol-
laro rimane un dollaro senza riguardo al colore o alla condi-
zione delle mani che lo stringono, tuttavia l’abuso del dena-
ro è tale che esso può comprare intere nazioni, ed è ora
essenziale stabilire zone senza denaro che promuovano in
modo indipendente sistemi di relazioni attive e dirette.
I poteri persuasivi della pubblicità, della propaganda
politica e delle religioni sono molto simili. I loro metodi
sono identici, manipolativi e fuorvianti e per lo più con-
sistono di promesse che non possono essere mantenute. Per
esempio, la Cina e gli USA stanno inseguendo entrambi
l’accumulazione di potere per sfruttare le risorse umane e
naturali e controllarne l’abuso. Sotto la pressione di cir-
costanze inderogabili, questa situazione potrebbe portare ad
una guerra. Se la nostra inclinazione peggiore potrà essere
giustificata teoricamente o benedetta da un ideale, e se
saremo lasciati senza altra scelta che soddisfarla, saremo
soli davanti alla nostra coscienza.
Sia a dispetto che a causa dei colossali progressi nella
medicina, nella psicologia, in agricoltura, nella nutrizione,
nella tecnologia, nelle comunicazioni e nelle possibilità di
svago, gli esseri umani sono stati ridotti ad un’esistenza “in
batteria”, e presto potremmo assistere ad una decimazione
macroscopica della nostra specie su una scala che ricordi le
malattie epidemiche del passato, che originavano simulta-
neamente da numerose cause e sorgenti. Nei fatti, questo è
già iniziato; bancarotta, disoccupazione, malattia, fame,
caos sociale esistono ora negli USA così come in nazioni
meno ricche, e un nuovo ordine di valori è necessario se
vogliamo sopravvivere a livello personale e globale.
Il problema è questo: possiamo scegliere il modo più
umano per apprendere la lezione che dobbiamo apprendere
POSTFAZIONE - RIFLESSIONI SUCCESSIVE 203

senza causare conseguenze negative quali le radiazioni, la


vendetta, la devastazione, o il danneggiamento psicologico?
Possiamo rendere il mondo sicuro attraverso la bontà oltre
che attraverso la democrazia (per parafrasare Woodrow
Wilson)? I buoni valori - incoraggiamento, comprensione,
pazienza, quieto coraggio - sono quelli che influiscono posi-
tivamente sui più, inducendo la maggior fiducia e il minore
attrito e resistenza. Artisti, sognatori e inventori giocano un
ruolo essenziale nel combattere il pregiudizio e la violenza,
specialmente per quanto attiene al convogliare idee e valori
verso i bambini. Per esempio, il mio progetto MUS-E per
portare la musica e le arti nelle scuole europee ha mostrato
come una innovazione molto fondamentale possa aiutare il
cambiamento della coscienza.
I concetti più difficili che un essere umano possa impa-
rare sono la moderazione, il senso delle proporzioni e la
conoscenza dei limiti. La difficoltà sta nel dilatare tempo e
spazio per spostare la messa a fuoco dalla caccia della nostra
preda alla protezione della nostra vittima, dal qui e ora alle
dimensioni più ampie dove la compassione sostituisce la
bramosia. Possiamo adottare un sistema educativo che ci
aiuti ad essere gentili e coraggiosi, disponibili a perdonare e
determinati, fiduciosi ma realisti, saggi e generosi piuttosto
che ingegnosi ed egoisti? Possiamo permettere alle nostre
azioni e al nostro comportamento quotidiano di essere gui-
dati da principi creativi, estetici, artistici? Possiamo desiste-
re dall’impregnare i nostri bambini di pregiudizio e di
paura? Possiamo rimuovere la violenza e la brutalità dai
nostri schermi, libri, pensieri, ambizioni o è questo il nostro
modo di prepararci alle catastrofi che ci aspettano?
Credo nell’unità di “interno” ed “esterno”. Il grande filo-
sofo tedesco Constantin Brunner disse che tutto è conscio in
qualche misura: sappiamo scientificamente che la radiazio-
ne può penetrare gli anni luce; potremmo noi in modo
204 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

simile essere penetrati dalla “coscienza”, come un neutrone


vibrante? Forse è così che possiamo realizzare una rivolu-
zione nella coscienza, generando e incoraggiando nuove
attitudini e credi che permeeranno i nostri pensieri, azioni
e istituzioni, dalla medicina, psicologia e filosofia alla
scienza, alla religione, alle arti, al commercio, alla finanza.
Le nostre vite sono fatte per essere vissute nella piena con-
sapevolezza delle altre persone, degli animali, del potenziale
delle nostre menti: la bellezza dell’arte e la gioia della vera
comunicazione che dà eguale importanza al tempo e al
luogo del messaggio, al messaggero e alla persona che rice-
ve il messaggio. E così che la creazione viene diffusa, in con-
dizioni e situazioni differenti, e uno dei risultati è che l’idea
di origine viene diluita: possiamo vedere come certe idee e
invenzioni appaiano simultaneamente in posti lontani tra
loro. Sono rimasto stupito di quanto spesso il simile attiri il
simile e di come costellazioni di cose buone (o cattive) si atti-
rino le une con le altre per ottenere un risultato congiunto
collettivo. Ed è una soddisfazione particolare quando un
risultato positivo o benefico inizia a permeare una mentalità
contrastante o semplicemente si estende all’intera società.
Un esempio di “mentalità contrastante” potrebbe essere
quello in cui ci troviamo imprigionati in una fazione, in un
gruppo fondamentalista dove il tempo a disposizione viene
sfruttato da stratagemmi distruttivi, e i sogni da incubi
senza equilibrio e pace interiore. Si può facilmente concepi-
re un terrorista come un martire altruista e altamente moti-
vato, puro ed estatico, ma se la sua premessa è la vendetta
egli non ha nulla da offrire a se stesso o all’umanità.
Fortunatamente, ci stiamo muovendo verso grandi prin-
cipi unificanti. Credo in una religione universale di verità
semplici e significativa per l’epoca odierna. Il nucleo della
ricerca scientifica e delle sue applicazioni si è mosso dal tan-
gibile verso l’intangibile, dal meccanico all’elettrico,
POSTFAZIONE - RIFLESSIONI SUCCESSIVE 205

dalla potenza del carbone a quella insita nell’atomo. Dal


punto di vista medico la nostra comprensione ora include
mente e cervello; siamo altamente consapevoli del
progresso dal corpo alla mente e ora alla cellula vivente,
con la sua chimica e la sua elettronica. Il disegno generale e
lo scopo della vita sta cominciando ad emergere mentre
andiamo scoprendo il suo naturale, inevitabile manifestarsi
in certe condizioni ideali. Comprendiamo la tenacia della
vita nell’esistere e in ultima analisi nello sperimentare le
rivelazioni del divino attraverso la crescita della coscienza,
la comunicazione, e il riconoscimento di un processo
attraverso la vita e la morte, in una successione e
continuità interminabili di vite e di morti.
La mia personale, essenziale richiesta è di essere circon-
dato dall’amore e dalla fiducia e di essere capace di guidare
così come di essere guidato e aiutato. Le possibilità di impa-
rare, aiutare, essere utili, sono infinite. Dobbiamo rispettare
quella parte sacra della vita che è il sognare, pensare, medi-
tare, ideare, pregare, tutti impieghi del tempo a disposizione
che limitano l’ego ed espandono la coscienza. Nel compren-
dere e prendersi cura di un altro, l’ego viene similmente
limitato e può riassorbirsi in un livello superiore. Lo scopo
della vita è apprendere, dare, essere soddisfatti o contenti,
essere lieti, conoscere, condividere e trovare soddisfazione
nell’amore e nella gratitudine di un altro, soddisfazione
nella propria comprensione, nella propria relativa salute e
nell’abilità di creare un ambiente di reciproco stimolo o di
farne parte. Fiducia, amicizia, esuberanza, abbandono e
gioia sono essenziali per un’esistenza civile, come lo è il
senso dell’umorismo.
Siamo capaci di imboccare una nuova direzione lungo le
linee della “tecnologia intermedia” per noi stessi e in parti-
colare per il terzo mondo, come suggerito da E.R
Schumacher nella sua visione del “piccolo è bello”? La
206 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

direzione che dovremmo prendere è chiara; i mezzi, la


conoscenza, anche le mani volenterose, le menti e i cuori ci
sono tutti. Cosa manca? Abbiamo bisogno di abbandonare il
letargo e le cattive abitudini, la mentalità del capro
espiatorio, il pregiudizio. Abbiamo bisogno di un certo
grado di costrizione, di una buona dose di ispirazione, e di
un rapido riconoscimento della profonda soddisfazione di
vedere bambini felici, di avere amici fiduciosi in tutto il
mondo, di vincere le paure, di conquistare le gioie
convincenti di una vita creativa, le cose nuove da imparare,
e l’ebbrezza di poter vedere quanto possiamo ottenere per
noi stessi e da noi stessi per gli altri e per il bene comune.

Yehudi Menuhin
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The Adventure of Self-Discovery, SUNY Press, Albany, NY,
1987
Human Survival and Consciousness Evolution, SUNY Press,
Alabny, NY, 1988
Spiritual Emergency: When Personal Transformation Becomes a
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Grof)
The Stormy Search far the Self: A Guide to Personal Growth
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1991 (scritto con Christina Grof)
The Holotropic Mind: The Three Levels of Consciousness and How
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con Hal Zina Bennet), 1994
Books of the Dead: Manuals far living and Dying, Thames &
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208 LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

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