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Lezione 3. Boezio (475-526).

Vita.
Boezio, nato tra il 475 e il 480, si trovò a vivere, per nascita,
per educazione, per interessi culturali e politici, nell’am-
biente della più alta nobiltà senatoria, vale a dire la classe
dirigente. Gli Anicii, di cui la famiglia di Boezio faceva
parte, erano già da tempo cristiani, e dall’inizio del V secolo
avevano intesa la collaborazione con i barbari come
necessaria ma consapevoli di appartenere ad un certo tipo
di gruppo familiare dirigente della tradizione romana.
Nel 505 inizia la sua attività filosofico-letteraria. Si dedica alle
scienze del quadrivio scrivendo i trattati di aritmetica,
musica, geometria ed astronomia; la fama ottenuta da
Lezione 3. Boezio (475-526).
queste opere attirarono l’attenzione di Teoderico, regnante
in Italia dal 490, e venne nominato Console sine collega nel
510 della corte di Costantinopoli; Senatore e poi Magister
Officiorum nel 522, anno in cui i due figli ottenevano
anch’essi il consolato.
Intanto traduce e commenta l’Isagoge di Porfirio e le
Categorie di Aristotele mentre proietta la traduzione e
commento dell’Organon di Aristotele. Per il 520 ha tradotto e
commentato alcune opere di Aristotele, commentato i
Topica di Cicerone, e scrive anche i trattati teologici, opere
che risvegliano l’interesse di personaggi della nobiltà e del
Senato di Roma.
Lezione 3. Boezio (475-526).
Desiderava tradurre tutto Platone e gran parte di Aristotele,
traduzioni che sarebbero state accompagnate dalle sue
opere. Questa la sua operazione culturale cercava di non
privare la latinità dei grandi risultati della cultura greca.
Questo programma è rimasto largamente incompleto:
Platone non è stato toccato, e di Aristotele solo alcune opere
di logica sono state tradotte e commentate. Teoderico
sembra in buoni rapporti anche con l’Oriente con l’entrata
di Giustino (518) e la figura di Boezio sembra radunare in
sé, come Magister Officiorum, il ritrovato accordo tra
l’Oriente Roma e i Germani. Ciononostante diversi fatti
contrapponevano Teoderico e Boezio: il Re era di fede
Lezione 3. Boezio (475-526).
ariana mentre il De fide catholica di Boezio fa risalire le eresie
all’arianesimo; Boezio si era scontrato con diversi perso-
naggi della corte ostrogota e la situazione degli italici in
confronto con i goti si faceva più difficile; Giustino adottò
una serie di provvedimenti contro gli ariani: dalla siste-
matica chiusura delle loro chiese alla esclusione di ogni
pubblico incarico.
Morto Papa Ormisda (523), gli successe Giovanni I. In
occasione dell’elezione del nuovo Papa il Senato di Roma
spedì alcune lettere a Costantinopoli che sono state
intercettate dalle autorità gote: alcuni passi di queste lettere
parlano di macchinazioni segrete tra il patrizio Albino e
Lezione 3. Boezio (475-526).
l’Imperatore Giustino. Albino venne accusato mentre
Boezio prese posizione e lo difese dicendo che se costui era
colpevole lo erano anche lui e tutto il Senato, difesa troppo
rischiosa perché la reazione del magistrato fu sostenere
l’accusa con rinnovata energia e con l’aiuto di false
testimonianze, accusa che ora colpirà anche Boezio. Gli
accusatori si danno da fare per trovare un’accusa per la
pena capitale: Boezio viene anche accusato di magia
(sacrilegium = profanazione, empietà), accusa che general-
mente veniva punita con la morte. Tra agosto del 523 e
settembre del 524 venne spogliato dei suoi incarichi e messo
in cattività a Pavia, cosa che non significava il carcere duro
Lezione 3. Boezio (475-526).
poiché gli permise allo scrittore di dedicarsi alla filosofia e
di scrivere appunto la Philosophiae consolatio. Fu giustiziato
vicino Pavia, propriamente nell’Agro Calvenzano (possedia-
mo una narrazione dei fatti che precedettero la sua morte,
scritta da Boezio, in Philosophiae consolatio 1, 4).
Opera.
De institutione arithmetica, del 505 circa, è la prima opera di
Boezio di ciò che è arrivato fino a noi. Nel De institutione
musica Egli tratta solo la prima parte (armonica) a differenza
di Agostino che nel suo incompleto De musica tratta le altre
due (ritmica e metrica), come se volesse completare l’opera
inconclusa del vescovo d’Ippona. Si è dibattuto molto
Lezione 3. Boezio (475-526).
riguardo la paternità degli Opuscula Sacra dovuto al fatto che
nell’intera opera boeziana è assente ogni esplicito riferi-
mento alla fede cristiana. I dubbi sull’autenticità di questi
trattati sono stati dissipati dalla scoperta del cosiddetto
“Anecdoton Holderi” nel 1877, ove si legge un elenco delle
opere di Boezio, anche se questo documento in realtà non
ha risolto la questione ma ne ha solo spostato l’angolazione
facendola diventare ancora più difficile da risolvere: com’è
possibile che un cristiano in punto di morte si ispiri a
Platone e non al Vangelo per scrivere la sua ultima opera?
La Philosophiae consolatio è un dialogo tra Boezio e una
donna che ha ricamate nella veste le due lettere  e , cioè
Lezione 3. Boezio (475-526).
le partizioni della filosofia: teoretica e pratica. Il primo libro
parla della fortuna, amara per Boezio, condannato a morte
e vittima di accuse infami. La Filosofia gli offre un antidoto:
il ritorno del filosofo in se stesso ed il recupero del concetto
secondo il quale il mondo è retto dalla provvidenza divina. I
temi trattati nei libri successivi non fanno altro che svilu-
ppare questa iniziale impostazione che viene sintetizzata nella
sesta prosa. In questo testo Boezio smette di fare l’accade-
mico e dà tensione, vita e passione al suo scritto appunto
perché si sta preparando alla morte che libererà la sua ani-
ma del carcere del corpo per andare all’incontro con Dio.

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