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Economia Celeste.
Una nuova soluzione alla crisi.
di Orazio Iaci.

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Dedicato a tutti coloro che con consapevolezza,
continuano ad ascoltare con il cuore, vedere con
lo spirito e con eroico coraggio, a donare in-
condizionatamente.

Orazio Iaci

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Premessa.
Sentiamo parlare di crisi ovunque. Tutto è in crisi ormai, persi-
no la nostra stessa identità.

Definire una soluzione sembra ormai impossibile e qualsiasi


cosa ci venga proposta, sembra l’ennesima beffa, un altro ten-
tativo che si rivela un inganno. E purtroppo, il più delle volte,
lo è.

La gente soffre e la “felicità” sembra essere disponibile solo


per pochi. Troppo pochi. Come è possibile?

Da questa semplicissima domanda, nasce l’idea che sta alla ba-


se dell’economia celeste e di conseguenza, questo mio progetto
donato a tutti voi con sincerità.
In questo piccolo documento che mi accingo a creare, non pre-
tendo di partorire un capolavoro e nemmeno di creare un opera
letteraria perfetta, bensì solo di riflettere con voi su una solu-
zione che mi è balenata alla mente e che non posso non condi-
videre.

Tornando al discorso della crisi, si può benissimo affermare


che il tutto sembra essere causato da:

Un modo errato di gestire le risorse nel nostro pianeta.

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Abbiamo fatto perpetuare un sistema cancerogeno che non so-
lo non apporta una vera ricchezza per tutti, ma sta lentamente
danneggiando le “infinite” risorse offerte da una generosa e co-
piosa natura che sembra essere stata progettata da straordinari
ingegneri che volevano che tutto fosse disponibile e a portata di
mano.
Questo sistema cancerogeno, (di cui parlerò tra breve), che tutti
conosciamo e che per molto tempo è rimasto invisibile, è un
vero e proprio insieme di anelli che creano una catena di schia-
vitù a cui tutti, (persino i maggiori beneficiari), al momento,
sono connessi. Di recente, questa “catena” è divenuta più visi-
bile.

Esporre i concetti dell’Economia Celeste non sarà facile per


me, in primo luogo perché è un argomento che nella sua estre-
ma semplicità, risulta immensamente complesso e poi perché,
pur trovandoci in uno stato di schiavitù, sembriamo non voler-
ne più uscirne, probabilmente per paura della felicità vera o
della libertà vera, che ormai , forse, non sappiamo neppure più
immaginare. Siamo come quegli uccellini in gabbia, dove an-
che se gli viene aperta la porta, hanno paura di uscire, perché
temono ciò che c’è fuori e quindi per ignoranza del mondo
esterno o per pura abitudine e routine, preferiscono la piccola
gabbia, che ormai conoscono, senza sapere ciò perdono.

Io proverò insieme a voi a percorrere questo viaggio, in un fu-


turo, uno dei tanti futuri che potremo realizzare. Se questo
viaggio saprà darvi qualcosa, lasciare una traccia o anche solo
fare riflettere, io sarò più che soddisfatto. Voglio aprire questa

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porticina della gabbia insieme a voi o, perlomeno, capire che
esiste una porticina da aprire.

Spero che nell’era dei social network e dello sharing senza


frontiere, questo mio lavoro, del tutto gratuito, possa diffonder-
si il più possibile, quindi se vi piace, vi prego, condividetelo e
diffondetelo in tutti i modi possibili, purché ne rispettiate
l’integrità e i contenuti, senza alterarli in alcun modo.

So già in partenza che molti di quelli che leggeranno queste


mie parole, potranno non essere d’accordo, qualcuno potrà an-
che additarmi come un utopista sempliciotto o uno stupido, mi
va bene. Potete esprimere qualsiasi punto di vista, io credo nel-
la libertà di pensiero e per questo condivido con tutti voi questo
“nuovo” pensiero: l’Economia celeste.

Buona lettura.

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Economia … celeste?
Cominciamo questo viaggio spiegando sommariamente il per-
ché di questo nome. Se stavate pensando a una forma di eco-
nomia di colore azzurro, siete fuori rotta …

A prima vista si potrebbe pensare anche a qualcosa di new age,


o pseudo-religioso. Nulla di tutto questo.

Il discorso che si articolerà presto, sarà molto concreto e detta-


gliato, basato su fattori oggettivi e facilmente riscontrabili, a
meno che siano la nostra paura o i nostri condizionamenti a
farci rifuggire da essi;(il non volere aprire la porta).

Partirò dalla definizione di economia come la descrive wiki-


pedia, (ottimo strumento “gratuito” di conoscenza), conside-
rando questa definizione più che sufficiente per i nostri scopi:

“Nell'ambito delle scienze sociali l'economia


- dal greco οἱκο ο ία composto da οἶκος (oikos), "casa" inteso an-
che come "beni di famiglia", e ό ος (nomos), "norma" o "legge" e
quindi "regole della casa" ma anche, più estensivamente, "gestione
del patrimonio", "amministrazione"-
è la scienza che analizza la produzione, lo scambio, la distribuzio-
ne ed il consumo di beni e servizi.
[…]
Con tale termine si intende, inoltre, il sistema di organizzazione del-
le attività di tale natura poste in essere da un insieme
di persone, organizzazioni e istituzioni ovvero un sistema economi-
co.”

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Quindi si deduce che l’economia si occupa di regolamentare la
produzione, lo scambio, la distribuzione ed il consumo di beni
e servizi il tutto fatto da una collettività di persone, istituzioni,
ecc..

Questa economia, è l’economia che tutti conosciamo più o me-


no dettagliatamente, in base al nostro grado di apprendimento.
L’economia non è quindi una cosa da poco, perché di fatto è
quella scienza che regolamenta la vita.

Questo dovrebbe essere chiaro a tutti. Tutto quello che man-


giamo, beviamo, vestiamo, usiamo per vivere è regolamentato
dall’economia. Quindi, considerato quanto detto dovremmo, a
mio parere, porre molta attenzione a che tipo di “economia”
creiamo, perché in base a questo sceglieremo la nostra vita.

Il suffisso “celeste”, che può apparire eccentrico, l’ho aggiunto


in riferimento all’Universo (inteso anche nella concezione di
microcosmo).

Come tutti ormai sanno, esistono milioni di galassie, miliardi di


miliardi di pianeti, innumerevoli forme di vita e tutto è regola-
mentato da leggi impermutabili e perfette che a stento l’essere
umano è in grado anche solo di immaginare.

Questa è la perfezione e l’armonia che possiede l’Universo, (la


natura), quindi la perfezione celeste, l’armonia celeste è pro-
prio quel quid che è incastonato in questa nuova forma di eco-
nomia che vi sto per proporre, le dona, per osmosi, la sua per-
fezione. Il termine celeste contiene in se anche il valore di su-
periore e armonico.

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Le origini.
Per comprendere bene l’economia celeste sarà necessario anda-
re nel passato e fare un brevissimo viaggio nelle origini della
natura e dell’uomo.

Come spesso accade, qualsiasi intuizione è frutto


dell’osservazione e poi del ragionamento sulle meccani-
che del passato e del presente.

Siamo così presi da questo mondo frenetico e asmatico, che


abbiamo dimenticato di fermarci a riflettere. Se solo ci fermas-
simo più spesso, ci renderemmo conto dei vari inganni in cui
siamo immersi.

Inizialmente, quando la natura era incontaminata, esistevano


tante cose. Esisteva il terreno, esistevano i mari, gli alberi da
frutto, e tante altro. Tra le tante, esisteva anche l’uomo.

Questa stranissima creatura, dotata di grandissima intelligenza,


cominciò a usare tutto quello che trovava. Grazie alla sua po-
stura eretta, (unico esemplare della terra ad avere questa abili-
tà), e alle sue mani prensili, traeva il cibo, il vestiario e mate-
riale per creare case e tutto quello che gli era utile per preser-
vare se stesso e la sua specie dalla morte e dall’estinzione.

Tutto era gratis. Al solo costo della propria fatica e del proprio
ingegno.

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La creatività dell’uomo ha partorito grandi innovazioni, ma
poi, ad un certo punto della storia, l’uomo fa la sua più stupida
e pericolosa creazione. Il denaro.

Il denaro, penso che non mi si possa contraddire, è di sicuro


un’evoluzione del baratto.

Sia il baratto che il denaro, nascono, a mio parere, dalla com-


mistione di tre elementi fondamentali:

 Necessità.
 Paura.
 Egoismo.

Ok, fermiamoci un attimo. So che per molti può sembrare


un’affermazione forte, ma cercherò di spiegare il perché.

L’uomo, sostanzialmente ha bisogno dei seguenti beni e servizi


per vivere degnamente:

 aria da respirare.
 acqua
 cibo
 spazio vitale (abitazione, creazione)
 tempo
 materiali vari per adempiere ai processi creativi che ge-
nerano i beni e i servizi di cui sopra.

Tutti questi beni, in natura, si possono ottenere senza denaro.


Senza denaro, ripeto.

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Per ottenerli serve solo l’ingegno e il lavoro dell’uomo. Non il
denaro.
Tutto in natura è gratis. Non ho mai visto nessun animale sulla
terra camminare con un portafogli o un bancomat. Un uccellino
quando deve costruire il proprio nido non fa un mutuo, ma
prende quello che trova, senza pagare nessuno, e lo usa per co-
struire il suo nido. Fa così perché non può concepire il concetto
di pagare, un concetto tipicamente umano …

Il legno, le rocce, l’acqua, l’aria e tutti i vari tipi di cibo sono


gratuiti. La natura (secondo i principi dell’intero universo, i
principi celesti), non ha progettato che qualcuno pagasse con
dei pezzi di carta o di metallo per avere ad esempio l’aria.

State pagando l’ossigeno che respirate adesso?


No?

Chiedetevi come mai.

Ora, se tutto questo era gratuito, perché è nato il baratto?

1. Necessità:
La questione è molto semplice, accadeva spesso che chi ab-
bondava di grano, non avesse nemmeno un poco di legno da
ardere, magari per cuocere. Qualcuno abbondava di legno e
non aveva abbastanza grano ed ecco che è nato il baratto e
quindi il commercio. Un semplicissimo scambio di merci per
riequilibrare un eccedenza o una mancanza.

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A tot di grano io ti do tot di legno.

Sembra tutto normale e senza inganno, ma è davvero così?

Osserviamo più approfonditamente l’azione del baratto anche


da un profilo psicologico.

A tot di questo mio bene tu mi dai tot di quello tuo.

Il mio legno mi è costata tanta fatica, non voglio dartene più di


tanto.

Non intendo “regalarti” questo grano. Per averlo dovrai darmi


qualcosa in cambio. (la base del commercio):

2. Paura ed egoismo:
Ho inserito la paura e l’egoismo insieme, perché sono stretta-
mente correlati. Infatti la paura genera l’egoismo che a sua
volta genera la paura stessa, in un continuum ciclico e infinito
dove l’uno è il nutriente dell’altro.

Di quale paura stiamo parlando?

Ci sono tante tipologie di paure al mondo, fobie basate su peri-


coli reali e oggettivi e fobie basate su pensieri astratti e in gene-
re inoffensivi. Le più grandi sono sempre connesse alla paura
della morte. Se pensiamo che i beni di prima necessità servono
a vivere, è facile capire dove la paura faccia breccia.

Stiamo parlando dunque della Paura di essere privati del pro-


prio bene e quindi, di stare male o nei casi maggiori morire. Da
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qui nasce, prima in forma latente poi sempre più patologica-
mente, l’egoismo nella condivisione del bene preso in oggetto.

L’egoismo può essere considerato il risultato di un processo di


difesa del tutto istintuale, privo di ragionamento logico, per
garantire la propria sopravvivenza e si basa su un tipo di visio-
ne individualista.

In questo modo di percepire il mondo, l’altro (chiunque esso


sia) è nostro nemico. La problematica dell’egoismo diventa vi-
sibile e cancerogena per la società, quando quest’ultimo divie-
ne la base della vita e dei rapporti sociali, raggiungendo pro-
porzioni molto grandi, tanto da divenire ingordigia e crudeltà
e... “moneta”.

È chiaro che in un mondo ostile, può essere un istinto naturale


cercare di difendersi, ma l’egoismo affonda le proprie radici
molto più in profondità, nel desiderio di possesso che è un in-
ganno:

Il mio legno …

Il mio grano …

Mio … cosa è mio? Cosa mi appartiene?

Il possesso di un bene, per quanto tutti possano credere il con-


trario, è una pura illusione.

Per quanto vi sforziate, qualsiasi mezzo utilizziate, in realtà


non potrete possedere mai nulla di fisico. Potrete usarlo, bene-
ficiarne, mai possederlo.

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Non esiste nulla che possa attestare a “livello Universale” che
un dato bene sia solo vostro, se non esercitando una forza o un
potere che imponga alla collettività questa “idea illusoria”
frutto della nostra capacità umana di astrazione e categorizza-
zione del mondo esterno.

Detto in parole povere, immaginate di possedere una casa di


colore rosso. Siete convinti che è vostra e la collettività umana,
asseconda questa vostra convinzione. Grazie a delle leggi
scritte, legittimiamo questa idea astratta e illusoria che è il
possesso. Immaginiamo adesso che arrivi un alieno, (anche se
basterebbe un terremoto), questo alieno è completamente ester-
no alla comunità umana, non ne fa parte ed è tecnologicamente
più avanzato e potente. Secondo le leggi del suo pianeta tutte le
case di colore rosso sono di appartenenza agli alieni. Gli alieni
sconoscono le leggi umane e se ne infischiano. Ora ditemi … a
chi appartiene la casa?

Di sicuro apparterrà all’alieno. Se poi consideriamo l’esistenza


di una razza aliena ancora più forte, la casa apparterrà a quella
razza. Insomma la casa apparterrà al più forte … e quindi non
apparterrà mai a nessuno perché ci sarà sempre un più forte, ma
molti possono beneficiarne, illudendosi di possederla. Il senso
di possesso è univocamente concatenato con l’ignoranza del
mondo e dell’universo, quando si arriva a comprendere la va-
stità dell’intero universo si comprende che non può esistere al-
cun possesso. Tuttavia, di un bene possono beneficiare più in-
dividui o un solo individuo.

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Ritorniamo adesso al tempo del taglialegna che barattava, do-
mandiamoci una cosa. Il legno del taglialegna, era di qualcuno
prima di essere raccolto?

Questa è una domanda fondamentale.

La risposta è che il legno era di chiunque e di nessuno, ma an-


che il grano era di chiunque e di nessuno. Così come l’aria è di
chiunque! C’è da chiedersi quando allora comincia il “posses-
so” di un bene, quel’è l’istante in cui un uomo crede di avere
diritto di possedere qualcosa?

Probabilmente quando ha dovuto effettuare un certo “lavoro”


per ottenerne il beneficio, il lavoro è fatica, quindi questa fatica
legittimerebbe il senso di possesso. Se quel determinato bene ci
viene sottratto con la forza ci sentiamo derubati della nostra fa-
tica e del nostro benessere.

Vi sentite derubati quando qualcuno respira la vostra aria?

Direi di no. Perché?

Le risposte possono essere molteplici, ma tutte basate su pre-


concetti e concezioni parziali della realtà:

 l’aria è un bene che c’è in grande quantità e quindi …


bla, bla, bla (la stessa cosa accade per le altre risorse in
natura)
 Non dobbiamo fare fatica per avere l’aria … (purtroppo
lo crediamo: infatti la stiamo rovinando. Dovremmo fa-
re un poco di fatica in più a preservarne la purezza non
alterando i meccanismi che la producono)
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 L’aria è di tutti (è vero, proprio come le altre risorse)

In realtà io credo che la risposta più corretta possa essere che:


non siamo ancora stati “condizionati” a considerare l’aria
come un bene che va pagato, in quanto difficilmente si può ri-
nunciare ad esso senza morire e difficilmente si può impac-
chettare e imbrigliabile visto che ricopre l’intero globo. Ma con
l’acqua già la macchina economica ci è riuscita, basandosi sui
concetti di “purezza” e “gusto”. L’acqua era un bene che come
importanza veniva subito dopo l’aria e fino a poco tempo fa,
era assolutamente gratuita! Per tutti! (e di ottima qualità). An-
cora oggi è possibile averla gratis in molte parti del mondo, ma
il continuo inquinamento porterà alla totale trasformazione di
questo bene primario in qualcosa di ottenibile solo con il dena-
ro, pena la morte.

In economia, una delle strategie più efficaci per creare profitto


(anche a discapito dell’umanità stessa), è quella di saper crea-
re una “necessità” di un certo bene o un certo servizio e che
questa necessità spinga un potenziale acquirente a spendere
del denaro per averla.(molte volte si tratta di una necessità il-
lusoria e priva di vantaggi per l’uomo).

Volete un altro esempio? Esistono molte bibite gassate famose,


scegliete voi quale.

Molte di queste bibite non erano presenti in natura, non appor-


tano alcun miglioramento all’organismo umano e finché non
erano pubblicizzate, nessuno ne sentiva la necessità. Nessuno
avrebbe speso del denaro per possedere un poco di una bibita,
semplicemente perché non era necessaria e non si conosceva. I
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proprietari delle varie bibite (alcune di queste divenute dei veri
e propri colossi), hanno creato la “necessità” di possedere que-
sta bevanda, associandola alla potente immagine del dissetarsi,
alla freschezza e al gusto; utilizzando potenti strumenti di mar-
keting che condizionassero la mente dei potenziali acquirenti a
comprarla. Questo è quello che fa di continuo la comunicazio-
ne con tantissimi altri prodotti di nicchia. Questo sistema non
fa altro che rinforzare il desiderio di possesso portandolo a li-
velli cronici.

Il concetto di possesso, che nasce da un istinto di protezione, si


è tramutato in un veleno che alimenta il nostro egoismo e addi-
rittura siamo arrivati a consumare più di quello che ci necessita
e altri non hanno nulla, nemmeno la base. Ma se la natura è
ricca e gratuita, perché tutto questo?

Egoismo e paura semplicemente hanno messo in catene


l’umanità.

L’egoismo è una delle reazioni umane più “non evoluta” che


esista, sintomo che ancora l’uomo deve fare una crescita consi-
derevole e uno sforzo a capire che è parte del tutto e

così come tutto gli è dovuto tutto deve dare.

Il denaro è un mezzo inventato che non fa altro che legittimare


e amplificare vertiginosamente il concetto di possesso ed
egoismo e aggiunge un “plus valore” ancora più pericoloso, lo
posso definire l’annullamento della coscienza.

L’uomo ha inventato un oggetto a cui ha deciso di dare un va-


lore. Quest’oggetto non era in natura e non possiede alcun va-
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lore reale, (non può essere mangiato, respirato, bevuto o indos-
sato o utilizzato come materia prima), in pratica non serve as-
solutamente a nulla, ha solo il valore che noi gli attribuiamo.

Un valore immaginario, astratto e potenziale. Legittima il con-


cetto di possesso, sostituendosi al lavoro.

Siamo noi a scegliere di renderlo così importante, più im-


portante della nostra stessa vita.

Sono certo che molti di coloro che hanno studiato economia


potrebbero storcere il naso alle mie affermazioni, ma vi chiedo
di pazientare e vedrete che quello che scrivo non è poi così fol-
le, perché si basa su una logica precisa e non così difficile da
capire.

Fatichiamo tanto in questo mondo per vivere, fatichiamo più di


quello che dovremmo! Non ci rendiamo conto della fatica e
dell’energia in più che sprechiamo tutti i giorni, per ottenere
soltanto un millesimo di quello che potremmo e dovremmo
avere.

Il denaro, come abbiamo detto, genera l’annullamento della co-


scienza, di fatto non siamo più capaci di capire come molte co-
se vangano prodotte. Non abbiamo coscienza del loro vero va-
lore e soprattutto abbiamo perso di vista la coscienza della ric-
chezza.

Tutti infatti ormai credono che la ricchezza sia il denaro.

Provate a prendere un essere umano, dategli tantissimo denaro


dicendogli:
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“Tu adesso sei ricchissimo!”

Poi chiudetelo in un bunker antiatomico, dove non c’è nulla


tranne aria. (almeno quella …)
Quanto credete sia ricco?
Non lo è affatto.

Il fatto è che l’uomo non ha bisogno di denaro:

ha bisogno di beni e servizi.

Avere beni e servizi concede la ricchezza, perché quei beni e


quei servizi permettono di perpetuare la vita del singolo e della
specie.

Se qualcuno “ha” una casa, è molto più ricco di chi ha soltanto


500.000 € in un conto. Lui ha dei numeri astratti o carta, con un
valore momentaneo, quindi una ricchezza “potenziale”, non
reale, l’altro invece “ha” una casa (un bene reale). Il concetto
di ricchezza comunque è molto più profondo di così, perché
prescinde dal concetto di possesso, riprenderemo il concetto
dopo.

Adesso molti di voi stanno giustificando in cuor proprio il po-


ver’uomo del baratto che aveva paura e doveva per forza com-
portarsi come si era comportato.

In un certo senso, avete ragione!

È tutta una questione di evoluzione.

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L’uomo tra tutti gli esseri viventi della terra, è l’essere più in-
telligente che esista, (o almeno così sembrerebbe). Questa
straordinaria intelligenza è un grande potere che sembra essere
stato donato da un’evoluzione piuttosto generosa. Sembra però
che ancora gli esseri umani non usino tutto il loro potenziale.
Avere tanto potere si tramuta anche in avere tanta responsabi-
lità. Noi siamo gli unici esseri della terra capaci di distruggere
l’intero pianeta. Quindi abbiamo la responsabilità di preservar-
lo e anzi accrescerlo armonizzandoci alle leggi dell’universo.

Questo è un altro passo evolutivo dell’umanità, capire


l’universo e le sue leggi. Capire la natura del mondo e armo-
nizzarsi ad essa.

L’economia celeste potrebbe essere una grande spinta in avanti


per l’umanità che non solo ha il potenziale di portare armonia e
felicità per tutti gli esseri umani, ma anche portare un nuovo
salto evolutivo al livello di coscienza individuale e collettiva a
livello tecnologico e a livello sociale.

Quindi possiamo perdonare il nostro antenato che usava il ba-


ratto, perché si trovava in uno stato evolutivo umano in cui an-
cora non era capace di vedere oltre il proprio stomaco e oltre il
proprio vivere.

Prima di scoprire la ruota l’uomo era infinitamente diverso, non


immaginava quanta fatica in meno avrebbe potuto fare con la
ruota o con il fuoco.

Adesso siamo esseri umani molto differenti, possiamo pensare


e vedere cose che nemmeno potevamo immaginare e quindi

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non possiamo perpetuare un comportamento evolutivo di mi-
gliaia di anni indietro, bisogna andare avanti. Oggi è il tempo
di scoperte scientifiche incredibili, la scoperta della fisica
quantistica, siamo riusciti ad uscire dal nostro pianeta e parlia-
mo già di esplorazione spaziale, abbiamo cominciato ad esplo-
rare perfino la genetica cioè i mattoni di cui siamo composti!
Non solo siamo esseri pensanti, ma sappiamo anche trovare e
modificare ciò che ci compone, siamo andati molto oltre la ruo-
ta e il fuoco.

Tutte queste scoperte scientifiche si sono formate pur se incro-


state in un sistema economico antiquato e debilitante ed egoi-
stico, perché gli uomini sono creature straordinarie che non
possono fare a meno di “creare”.

Immaginate cosa potrebbe sviluppare l’uomo se si evolvesse in


un sistema economico basato sulla vera ricchezza.

Un sistema che ci svincola dal dire:

“non ci sono abbastanza fondi per creare questo …”

oppure:

“l’economia non permette questo avanzamento perché il mer-


cato ne risentirebbe …”

L’economia celeste può superare tutti questi limiti, regalare


grande ricchezza all’intera umanità andando oltre le nostre ori-
gini e oltre la nostra immaginazione.

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Cos’è l’economia celeste.
Finalmente, dopo qualche premessa, siamo arrivati a dire cosa
è esattamente l’economia celeste. Cercherò di chiarire esausti-
vamente questa mia visione, in modo che possa essere chiara e
logica per tutti. In effetti la difficoltà non sta nel dire cos’è, ma
nel comprendere la sua fattibilità, argomento che tratteremo
verso la fine di questo piccolo viaggio.

Posso partire già da subito dicendo che l’economia celeste non


è un economia basata sul denaro, ma pone l’uomo al centro
del sistema, seguito subito dopo dalle risorse.

Il centro dell’economia celeste non è il denaro, ma l’uomo. In


questa nuova forma di economia nessuno userà più alcuna
forma di denaro ne di baratto. L’uomo potrà avere ciò di cui
ha bisogno sempre e gratis.

Avrete bisogno di cibo?

Non lo andrete a compare, semplicemente andrete a prenderlo.

Avrete bisogno di materie prime per la creazione di qualunque


cosa?

Non le dovrete comprare, semplicemente prenderne quanto ve


ne necessita. Tutto è gratis nell’economia celeste, non si
vende e non si compra nulla.

Di sicuro vi starete chiedendo come tutto ciò sia possibile. Vi


spiegherò come:

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Vi ho accennato prima che l’economia celeste non si basa su
alcuna forma di denaro, ma che pone al centro del proprio uni-
verso l’uomo. Questo perché la più grande ricchezza che noi
possediamo, siamo noi stessi.(ecco a cosa mi riferivo prima
quando dicevo che abbiamo perso di vista quale è la vera ric-
chezza).

Qualsiasi sia la materia prima o il bene che ci serve, siamo noi


esseri umani a crearlo. Quindi utilizziamo il nostro lavoro e le
nostre straordinarie capacità, per ottenere i vari beni e servizi
necessari.

Nell’economia celeste non si lavora per guadagnare banconote


di carta, si lavora per produrre un certo bene o un certo servi-
zio e lo si fa con grande passione, perché si ha una naturale
propensione per quel determinato lavoro che amiamo svolge-
re nel migliore dei modi.

In questa forma di economia, tutti gli esseri umani lavorano,


non esiste nessuno che se ne sta con le mani nelle mani, tutti
collaborano attivamente, con grande gioia e passione, alla
creazione del tessuto sociale, delle infrastrutture e dei beni e
servizi. La cosa interessante è che non lavorano per otto ore al
giorno, ma molto, davvero molto meno, ottenendo una ricchez-
za che oggi è impensabile e soprattutto un avanzamento tecno-
logico, sociale e spirituale senza pari come mai è avvenuto nel-
la storia fino ad ora e che non potrà mai avvenire altrimenti.

Adesso, per chiarire ancora meglio il meccanismo, vi farò un


piccolo esempio di economia celeste applicata una collettività
umana semplificata e ridotta, per rendere le cose più facili da
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comprendere, ma poi questi concetti possono essere applicati
anche in larga scala.

Immaginiamo una società composta da 8 individui:

 1 cuoco (crea il cibo)


 1 sarto (crea il vestiario)
 1 ingegnere (crea le innovazioni tecnologiche)
 1 Esperto ambientale (si occupa del sistema idrico dell’aria ecc.)
 1 raccoglitore di materie prime (procura tutte le materie prime ne-
cessarie)
 1 creativo e comunicatore (si occupa della comunicazione)
 1 amministratore sociale (si occupa della gestione delle problema-
tiche comunitarie e politiche)
 1 medico.

Tutti e otto questi individui hanno delle necessità per vivere:

 Cibo
 Vestiario
 Innovazioni tecnologiche
 Un modo pulito
 Materie prime
 Comunicazione
 Una società funzionante
 Cure

Visto che io amo il buon cibo comincerò la spiegazione con il


cuoco. Il cuoco ama fare il cuoco ed è naturalmente portato
per fare questo mestiere, così come gli altri sono felici di fare
ciò che fanno.

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Tutti lavorano per il piacere di fare al meglio il proprio dovere
con grande professionalità e per la collettività (cioè anche per
se stessi). Infatti adesso non si ragiona più per singolo, ma per
la collettività. Non bisogna mai commettere l’errore di consi-
derare la collettività qualcosa fuori da se, ma se stessi, il bene
degli altri produce un bene a me stesso.

L’ingegnere, arrivata l’ora di pranzo, ha fame e va a mangiare


dal cuoco, gratis o si fa dare il cibo che gli serve gratis e lo
porta a casa.

Il cuoco è ben felice di farlo, infatti il suo obbiettivo non è


guadagnare denaro, ma fornire un bene nel miglior modo
possibile all’ingegnere. Il cuoco non sta perdendo nulla perché
oltre ad avere il cibo ha, di certo, anche qualsiasi innovazione
tecnologica che gli serva , per esempio per la sua cucina, l’avrà
gratis, fornita dall’ingegnere. Questo permette di creare un ci-
bo di alto livello di cui lo stesso ingegnere potrà godere.

Se il cuoco ha bisogno di nuovi vestiti, il sarto gli farà avere ciò


che gli necessita gratis. E tutti i componenti della società da-
ranno a tutti gli altri, quello che serve gratis e riceveranno
gratis ciò che necessità. Tutti sono felici, perché hanno tutto
quello che gli serve.

Ogni individuo ha pari importanza di qualunque altro, non esi-


ste una “gerarchia” tutti sono fondamentali nell’economia cele-
ste e non esiste un lavoro più bello di un altro. Se dovessimo
rappresentare questo tipo di struttura sociale non sarebbe una
piramide come adesso ma sarebbe un cerchio o un’elisse, (ave-
te mai notato che tutto nell’universo usa questa forma?). Tutti i
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lavori sono belli, anche perché saranno fatti da persone estre-
mamente portate per quell’incarico e nessuno vieta che un es-
sere umano, se gli va, possa fare anche più di un lavoro.

Provate anche voi con la vostra immaginazione a fare altre


combinazioni con la lista di individui che ho creato sopra e ve-
drete che qualsiasi cosa combinerete avrà una funzionalità ec-
cellente e a nessuno mancherà mai nulla.

I frutti dell’economia celeste.


Una cosa può essere giudicata funzionale o non funzionale se-
condo i frutti che può generare. Come in ogni campo, il ragio-
namento astratto permette di anticipare, più o meno ragione-
volmente, quello che può essere il risultato di un determinato
processo di azioni. Adesso è arrivato i momento di analizzare
più da vicino quali frutti può apportare l’economia celeste e poi
paragonare il suo rendimento all’economia che attualmente ci
regolamenta.

Grazie ai principi dell’economia celeste, la società si trasforma


in una struttura che si autoalimenta, come in una particolare
forma di moto perpetuo. Un organismo in perfetta sintonia.

Una società così, non può crollare, o avere problemi che non
possano essere risolti perché ogni eventuale cedimento viene
immediatamente risolto dalla collettività con il massimo poten-
ziale disponibile.

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Possiamo paragonarla all’acqua, infatti l’acqua non può essere
spezzata e si riadatta a qualsiasi ostacolo o forma. Non la pote-
te spezzare o rompere.

Adesso, con il tipo di economia attuale e per come la struttura


sociale è costruita, la soluzione di un problema (grande o pic-
colo che sia), risulta difficile e farraginosa. I tempi sono lunghi
e spesso non si arriva ad una soluzione, semplicemente perché:

1. Non usiamo tutto il nostro potenziale a causa dei vinco-


li economici attuali che ci limitano in maniera esagera-
ta.
2. Ogni individuo è sconnesso dall’altro, e quindi il tessu-
to sociale è discontinuo e non coeso.
3. Esiste una bassissima consapevolezza delle problemati-
che e quindi una bassa partecipazione dell’intera collet-
tività.
4. Esiste una gerarchia debilitante, strutturata dall’alto
verso il basso che rende ciechi i componenti (fonda-
mentali) che stanno più in basso.

Per comprendere ancora più approfonditamente questa


forma di economia, guardiamo il nostro corpo: è un esem-
pio vivente di economia celeste.

Non c’è un solo organo (o cellula o atomo), che non svolga il


proprio dovere. Il cuore pompa sangue, i polmoni ossigenano il
sangue, lo stomaco digerisce, ecc … tutti eseguono il loro la-
voro per il bene dell’organismo che sono loro stessi! Il tutto in
una particolare coesione biunivoca, che rende i tanti uno solo.
Non guadagna denaro il cuore e nemmeno il cervello …
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Adesso immaginate il nostro corpo funzionare secondo i prin-
cipi della normale economia che al momento si usa nel mondo.

Il cervello si accaparra più risorse perché ritiene di essere più


importante del cuore, il cuore fa sciopero perché il cervello non
ha fornito i giusti servizi, il sangue, per risparmiare, porta me-
no ossigeno di quello che necessita …

Un uomo morirebbe al suo nascere ... non arriverebbe nemme-


no ad aprire gli occhi.

Grazie all’economia celeste possono esistere organismi com-


plessi come il nostro, composto da una enorme, variegata ed
eterogenea “società” di elementi. Questo dovrebbe già essere
sufficiente a farvi rendere conto di quanto imperfetto sia il mo-
dello sul quale stiamo basando la nostra vita sociale ed econo-
mica.

L’economia celeste regolamenta l’intero universo e tutto ciò


che deve possedere un elevato rendimento. I vantaggi di una
simile strutturazione economica sono molteplici:

Povertà bandita.
Il concetto di povertà si può esprimere in poche righe: non ave-
re ciò che renda la vita possibile (o degnamente godibile).

La povertà non è concepita dalla natura, è una creazione tutta


umana ed è figlia dell’economia attuale basata sul denaro e

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sull’egoismo. Nell’economia celeste, non è possibile nemmeno
concepire il concetto di povertà.

Non esiste alcun tipo di povertà e non può esistere con questo
sistema, perché è basato su principi di reciprocità e collettività
che non concedono la creazione di una carenza o un mancanza.
Il singolo è il tutto e il tutto è il singolo, la povertà del singolo
corrisponde alla povertà della collettività e viceversa.

In una società dove tutti contribuiscono alla ricchezza di tutti,


privi dal concetto di egoismo, come potrebbe esserci povertà?

La delinquenza è bandita.
La delinquenza, tranne rarissimi casi, è un altro di quei feno-
meni sociali direttamente connessi a motivazioni psicologiche
strettamente ancorate al concetto di paura e privazione.

Quando un uomo non può più avere ciò che gli necessita per
vivere, quando non ha più nulla da perdere, può incorrere in
uno stato mentale di egoismo assoluto in cui tenta di prendere
ciò che vuole, con la forza e questo atteggiamento genera com-
portamenti sociali aberranti, che tendono a sottrarre “dall’altro”
ciò che ci necessita.

Oppure è un uomo vittima di condizionamenti basati


sull’egoismo, condizionamenti che vengono generati dalla stes-
sa società e dal sistema economico con il quale viviamo.

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Un altro fattore che va evidenziato è che le strutture educative
o di rieducazione e integrazione sociale, molto spesso non rie-
scono a fare bene il proprio dovere, semplicemente perché il
loro funzionamento è regolamentato da una economia basata
sull’egoismo. La stessa cosa vale per le strutture di polizia am-
manettate dal sistema economico che non fornisce i mezzi o
l’adeguata preparazione sia pratica che mentale per adempiere
al loro compito. Quindi alla fine notiamo che, anche in questo
caso, il “male” è generato semplicemente dal sistema economi-
co “sbagliato” che influenza, in modo diretto o indiretto, il fun-
zionamento di qualsiasi altra struttura o comportamento socia-
le.

Risolvendo questa problematica con i principi dell’economia


celeste, non esisterà più alcuna forma di delinquenza, perché la
maggior parte degli uomini non avrà assolutamente alcuna ne-
cessità di sottrarre ad altri la ricchezza, semplicemente perché
avrà tutto quello che si desidera e non ci sarà nulla da sottrarre
a nessuno.

In secondo fattore, grazie all’economia celeste, tutte le strutture


educative, rieducative e di contenimento saranno estremamente
efficienti e quindi capaci di gestire eventuali comportamenti
anomali che potrebbero comunque presentarsi, soprattutto nel-
la prima fase di passaggio.

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Efficienza assoluta.
Per spiegare questo concetto mi rifarò nuovamente al paralleli-
smo con il corpo umano perché reputo che sia molto facile da
assimilare.

Immaginate un fumatore, chi fuma, immagino che lo sappiate,


immette nel proprio sistema respiratorio grandissime quantità
di veleno.

Essendo il corpo umano basato su principi di economia celeste,


come accennato prima, osservate quanto a lungo quell’essere
umano continua a vivere pur se “costantemente” avvelenato.

Notate la straordinaria efficienza dell’organismo umano, riesce


ad assorbire gli effetti nefasti del fumo e se il fumatore smette
di immettere veleno, nel giro di poco tempo, la straordinaria
capacità di guarigione del corpo, eliminerà definitivamente
ogni forma di veleno. Questa perfezione è la stessa che avrebbe
la nostra società, se applicassimo i principi di economia cele-
ste.

Anche se venisse immesso “veleno” nel tessuto sociale,


l’organismo “umanità” riuscirebbe a risolvere il problema e
continuare a funzionare efficacemente, ma visto che in una so-
cietà del genere nessuno è interessato a immettere “veleno”,
immaginate soltanto la perfezione e l’efficienza che raggiunge-
remmo.

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Istruzione di altissimo livello.
Noi siamo ciò che sappiamo. Purtroppo noi non sappiamo an-
cora ciò che siamo.

Chi controlla la nostra conoscenza, controlla la nostra vita.


L’educazione, la formazione e la conoscenza sono potentissimi
strumenti, necessari per costruire gli uomini del futuro.

Se la conoscenza, l’educazione e l’istruzione sono basati su un


sistema al collasso, rigido e privo di altruismo, come potrà mai
avere una vera efficacia? Come potranno essere forgiati uomini
capaci di affrontare consapevolmente la magia della vita in
modo costruttivamente evoluto?

Una conoscenza creata da persone appassionate che dedicano


tutta la loro energia per trasmettere il loro sapere e la loro espe-
rienza in modo adeguato, è una conoscenza potente che creerà
di sicuro altra ricchezza e altra conoscenza. Economia celeste
significa conoscenza elevato ad infinito.

Gli insegnanti non saranno più persone costrette a insegnare o


persone incapaci di insegnare (anche se esistono insegnati ca-
paci e appassionati, ma purtroppo una minoranza). Saranno po-
tenti conoscitori, padroni della loro materia di insegnamento,
avranno capacità comunicative elevatissime e coinvolgeranno
in modo “pratico /teorico” i loro allievi, per prepararli in modo
davvero efficace a ciò che sarà il loro lavoro secondo le loro
vere inclinazioni. La conoscenza sarà libera e facilmente fruibi-
le, si attueranno tutti i sistemi per rendere la conoscenza facile
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e assimilabile. Ovviamente non si tratterà solo di conoscenza
per creare lavoro, ma anche di arricchimento personale e avan-
zamento delle coscienze.

Come ogni cosa nell’economia celeste, ci sarà flessibilità e una


pronta risposta alle varie esigenze, anche questo diverrà un al-
tro “organo” eccezionalmente funzionale.

Meno lavoro, più ricchezza.


Immaginate sette miliardi di persone che lavorano attivamente
e organicamente. Saranno sviluppate tecnologie, (pulite), che
renderanno il lavoro molto più facile, e ci sarà più tempo libero
per tutti, basterà lavorare per una o due ore a testa e si otterrà
una ricchezza di gran lunga maggiore di quella attuale.

Ecologia
La terra sarà la nostra casa, non avremo più necessità di usare
sistemi energetici “arcaici” come il petrolio o l’energia nuclea-
re. Useremo metodi di energia libera e completamente pulita.
Staremo molto attenti al nostro pianeta e creeremo molte più
aree di verde. Saremo connessi con “l’entità” terra e armoniz-
zati al tal punto non solo da non rovinare più il luogo che ci da
la vita, ma anche renderlo più funzionale e bello. Miglioreremo
i processi che creano le risorse e troveremo il modo di rendere
ogni risorsa infinita. La parola Ecologia smetterà di esistere e
gli uomini del futuro non la comprenderanno più, perché sarà
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radicata nel loro codice comportamentale, nel loro DNA e sarà
naturale concepirla.

Fattore barriera
Adesso che abbiamo un quadro generale piuttosto completo di
cosa possa essere l’economia celeste, è arrivato il momento di
guardare in faccia un potente spettro, quello che possiamo de-
finire una vera e propria barriera che crea un “apparente”
ostacolo alla realizzazione fattiva dell’economia celeste.

Di sicuro, mentre leggevate queste mie parole, questo spettro


continuava a sussurrarvi all’orecchio. Il suo sussurro per alcu-
ni è piccolo, quasi silenzioso, per altri assordate, ma di fatto vi
parla di continuo. Questo sussurro si può riassumere in una so-
la parola:

“impossibile”.

Lo spettro di cui vi parlo, anche se molti di voi non se ne sono


accorti, non ha fatto altro che ripetervi questa parola. Magari
molti di voi hanno pensato:

“ sì … belle parole, ma è impossibile”

Altri invece avranno pensato:

“che fesserie, è impossibile”

Che abbiate avvertito tutto questo è normale e fisiologico, non


preoccupatevene non ha alcuna importanza. Adesso vi dimo-
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strerò quanto potente è il fattore barriera, (lo spetto) e contem-
poraneamente, quanto è falso.

Il fattore barriera si nutre semplicemente della solita vecchia


amica paura. Molti di voi si sono trovati a combattere tra il de-
siderio di avere una società come io l’ho descritta e l’apparente
impossibilità di realizzarla.

Il fattore barriera che avete sperimentato rappresenta le sbarre


della gabbia, quelle sbarre che tanto bene conoscete e dal quale
avete paura di uscire.

Vi dico già da subito che la realizzazione dell’economia celeste


non è impossibile, così come non è stato impossibile volare,
andare sulla luna e tante altre cose straordinarie che abbiamo
fatto, semplicemente perché qualcuno ha creduto che si potes-
sero fare.

Molti li additavano come folli, tantissimi hanno deriso quei


pensatori. Addirittura quando fu inventata la locomotiva, le
persone erano convinte che l’uomo non potesse resistere a tali
“velocità”, ma qualcuno ha creduto si è impegnato e ciò che
era impossibile, adesso è routine per voi.

Sì; credere che si possa fare è il primo passo fondamentale.

Ma il credere, ovviamente, non deve giungere da un dogma, al-


trimenti sarebbe pura astrazione, deve giungere piuttosto dalla
logica possibilità di attuazione di un piano. Chi di voi ha stu-
diato Sistemistica, sa bene che qualsiasi sistema complesso è
costituito da tanti sistemi semplici più piccoli che lo compon-

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gono. Più un sistema si scompone più semplici saranno gli
elementi che lo compongono.

Lo stesso principio si può applicare ai problemi, per quando un


problema sia complesso, è possibile scinderlo in tanti piccoli
problemi più semplici, la soluzione di questi problemi più sem-
plici, ci porterà a risolvere il problema più complesso.

L’economia celeste è comparabile a un sistema complesso che,


se visto nella sua interezza, può intimorire, ma se analizzato in
tutti i suoi vari costituenti, diviene incredibilmente realizzabile
e di facile attuazione.

Lo avete sentito lo spettro? Vi ha parlato quando ho scritto “fa-


cile attuazione”

Bene … continuiamo.

L’attuazione dell’economia celeste, di sicuro richiede


un’attenta analisi, una precisa strutturazione perché possa at-
tecchire nel tessuto sociale. Di certo non basterà questo mio
breve testo a fare un analisi accurata, infatti vi ricordo che io
sto intraprendendo un viaggio con voi, stiamo sbirciando in-
sieme fuori dalla gabbia e vi anticipo che l’economia celeste
non può essere realizzata da un singolo uomo, ma solo da una
collettività.

Se tutti gli uomini fossero abbastanza evoluti a livello di co-


scienza individuale e collettiva, l’economia celeste si potrebbe
attuare da subito.

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Purtroppo l’uomo, non si trova in questo stato attualmente,
proprio per questo sentite lo spettro. Lo spettro è semplicemen-
te la vostra paura di perdere le cose importanti o è il frutto dei
condizionamenti, i quali, che lo vogliate o no, vi portate dietro,
in modo silente, tutti i giorni.

Ma queste paure sono soltanto frutto di illusioni e man mano


che continuerete a leggere vi renderete conto che con i giusti
tempi e piccoli passi non solo l’economia celeste si può realiz-
zare … ma si sta già realizzando sotto i vostri occhi!

Bisogna soltanto accelerare un pochino i passi e fare il tutto


con più consapevolezza del dove si vuole andare.

Come già più volte accennato l’economia celeste pone l’uomo


come centro della ricchezza ed è proprio dall’uomo che biso-
gna partire.

Il più grosso ostacolo è la ridistribuzione della ricchezza, è li


che gli uomini hanno le loro paure.

Se c’è qualcuno che avrà grande timore di attuare l’economia


celeste, questo qualcuno è rappresentato di certo dagli attuali
“ricchi”. È normale che un uomo che ha accatastato ricchezze
non voglia certo metterle in condivisione con gli altri. Infatti
non serve che lo faccia. Il primo passo è il pensiero. Si deve
lavorare su come concepiamo gli altri e il mondo. La realizza-
zione dell’economia celeste non è fatta di grandi e plateali
azioni, ma di piccolissimi e invisibili gesti.

Dopo la lettura di questo testo, domandatevi: Sono capace di


donare qualcosa? La risposta è sicuramente si!
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Nella vostra vita per quanto possiate essere “cattivi” o egoisti
avrete di sicuro fatto un dono a qualcuno (anche se microsco-
pico e insignificante). Quella è un’attuazione di economia cele-
ste. Quindi costruire l’economia celeste significa dare qualco-
sa a qualcuno gratis.

Ma il tutto deve avere una strutturazione specifica ecco ad


esempio un metodo che potrebbe portare a un’economia cele-
ste.

Metodo
Come vi ho accennato l’economia celeste è di facilissima at-
tuazione e richiede un minimo sforzo da parte della collettività
e il coraggio di qualche “pioniere”. Con il metodo di tipo espo-
nenziale che sto per descrivervi scoprirete che non c’è poi una
così grande difficoltà nella realizzazione di questo sistema eco-
nomico basato sul dono. Questo perché l’intero “peso”
dell’attuazione verrà polverizzato frantumato in piccolissime
particelle e ogni singolo individuo dovrà soltanto fare piccoli
gesti, poco faticosi che porteranno alla costituzione
dell’economia celeste.

Prima di lasciarvi al metodo vorrei soltanto chiedervi, se vi an-


drà di farlo, di cominciare ad osservare attentamente una ban-
conota, (di qualsiasi taglio e nazionalità), e cercare di prendere
consapevolezza che è soltanto carta. La vostra vita vale molto
di più.

Cercate, quando andrete a fare la spesa o quando uscirete con


gli amici, di comprendere la differenza tra beni reali e quelli

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fittizi come la moneta. Questo piccolo esercizio potrebbe farvi
vedere un mondo diverso.

Tornando al metodo l’ho suddiviso in fasi (semplicissime):

1° fase

Qualsiasi sia il vostro lavoro, scegliete un giorno del mese a


vostra discrezione, uno qualsiasi, non ha importanza quale. In
questo giorno donerete a qualcuno, sempre di vostra scelta,
una vostra prestazione professionale o un bene. Il bene deve
essere una bene di qualità, o una prestazione di qualità, come
se vi avesse pagato, per intenderci.

Specificate a questa persona, con chiarezza, che fate quel dono


seguendo i principi di economia celeste e se avete tempo, spie-
gate meglio di che si tratta, la persona che riceve il vostro dono
non è costretta a fare altrettanto, non deve esserci alcuna forma
di costrizione o aspettativa, il vostro dono è fatto e deve finire
tutto li (anche se non sarà mai così posso assicurarvelo).
L’importante è che siate voi a scegliere di donare un atto di
“economia celeste”, infatti l’economia celeste è una cosa che si
può solo dare e non si può in nessun modo chiedere. Dovrete
dare sempre ad una persona diversa, scegliendola con attenzio-
ne secondo vostri parametri. Per il resto dei giorni del mese
continuate normalmente la vostra attività facendovi pagare.

2° fase

Non appena vi capiterà di riceverete a vostra volta un gesto di


economia celeste intensificate i vostri doni, facendone due al
mese e continuate con routine sempre nello stesso modo.
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Se riceverete ancora gesti di economia celeste nei vostri con-
fronti fate voi un gesto di economia celeste a settimana, potre-
ste arrivare persino ad uno al giorno e così via … tutto in base
al ritorno che vedrete nei vostri confronti.

Il principio di base è più riceverete più darete. Sarà bello per


voi ricevere qualcosa che avreste dovuto comprare gratis così
come sarà bello da parte vostra dare questa gradevole esperien-
za a qualcun altro.

Con questo metodo, non si perde assolutamente nulla e


l’economia celeste comincerà a crearsi sotto i vostri occhi. La
starete creando voi! Questo metodo è di tipo esponenziale, se
fatto correttamente porterà all’eliminazione del denaro in un
arco di tempo medio lungo. L’importante è la consapevolezza
del gesto, consapevolezza propria e consapevolezza di chi rice-
ve. Non deve mai essere un’elemosina, ma un libero dono fatto
dignitosamente.

Esempi? Eccoli:

 un consulente, una volta al mese fa una consulenza gra-


tuita
 un meccanico una volta al mese fa una riparazione gra-
tuita
 un panettiere da del pane gratis.

Ecc … fate voi. Pensate allo schema della società semplificata


che ho esposto qualche pagina fa.

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Beh … che dire, questo è tutto, finisce qui questo breve viaggio
e spero che possa essere una base di partenza o uno spunto per
chi legge.

Come vedete non serve alcuna rivoluzione, non serve nessuna


manifestazione o guerra, servono dei semplicissimi gesti, una
piccola rinuncia, e questi piccoli gesti, come gocce d'acqua
creeranno uno straordinario oceano di pace e felicità, questo
ovviamente è il mio punto di vista, riflettete nel vostro io più
intimo e agite secondo quelle che sono le vostre scelte. Il mon-
do è fatto da noi, da me che scrivo da te che leggi e soltanto da
noi può essere cambiato.

Cosa vi dice lo spettro adesso? Saprete fare un dono una volta


al mese?

Sinceramente,

Orazio Iaci

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