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Specie protette dalla Direttiva Uccelli Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli

AQUILA DI BONELLI NOME SCIENTIFICO: Hieraaetus fasciatus

Aquila di Bonelli, di F. Veronesi Aquila di Bonelli, di M. Terrasse Aquila di Bonelli, di M. Mendi

Ordine: Falconiformes Famiglia: Accipitridae

Diffidente e intollerante a qualsiasi forma di disturbo da parte dell’uomo e di altri animali. L’Aquila di Bonelli
rappresenta una delle testimonianze più importanti dell’avifauna storica italiana. Confinata nelle zone più remote della
Sicilia, costruisce il nido su forti pendenze, comunque in prossimità di aree dove sia relativamente abbondante la
disponibilità di prede.

Pochi individui resistono probabilmente anche oltre lo Stretto di Messina, in Aspromonte, nonché in Sardegna. Anche in
questo caso in aree impervie e inaccessibili, anche se le residue aree di nidificazione in Italia sono comunque
relativamente antropizzate, e dunque non ideali per un rapace che non tollera alcun tipo disturbo, in particolare durante la
fase riproduttiva.

A livello più generale la sottospecie è presente sia in Europa che in Nord Africa e in parte dell’Asia, fino alla remota
Indocina. Caratteristica di questa specie è anzitutto la macchia bianca posta sul dorso, che la distingue da altri rapaci
simili. Si nutre principalmente di conigli selvatici, ma anche di altri uccelli, che cattura in volo senza alcuna difficoltà.

Capace di esibirsi in picchiate velocissime per catturare altri piccoli volatili, l’Aquila di Bonelli si caratterizza per le
dimensioni considerevoli (almeno 75 cm per 2 kg di peso e un apertura alare nell’ordine dei 180 cm) in grado di incutere
timore non solo alle potenziali prede, ma anche agli altri rapaci che, possibilmente, se ne tengono alla larga. Il resto del
piumaggio si presenta bruno-rossiccio, con ventre più chiaro caratterizzato da alcune evidenti striature.

Prospettive

Eliminare la persecuzione diretta tramite il rafforzamento delle leggi esistenti è essenziale per garantire la sopravvivenza
della specie nel nostro Paese, così come la messa in sicurezza – tramite interramento – delle linee elettriche. Già piuttosto
ristrette, le aree di nidificazione andrebbero tutelate tramite adeguati piani di gestione e andrebbe evitato ogni disturbo
alla specie da parte dell’uomo, nonché l’ulteriore degrado degli habitat causato anche da una eccessivo prelievo venatorio
delle specie preda.

Trattandosi di una specie praticamente in via d’estinzione, un ruolo importante potrebbero giocarlo anche campagne di
sensibilizzazione dell’opinione pubblica, e in generale l’avvio di collaborazioni con le amministrazioni locali, con le
compagnie elettriche, con gli allevatori. Importantissimo, comunque – come dimostrano studi condotti a livello
internazionale – tenere le aree circostanti il nido completamente libere da qualsiasi forma di antropizzazione, compreso
ogni tipo di infrastruttura e presenza umana.

Salvaguardia di ambienti aperti attraverso l’incentivazione di un corretto utilizzo del suolo, nonché forme di gestione e
caccia della selvaggina compatibili con le esigenze della specie sono le ulteriori misure di importanza essenziale per

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garantire, se non la sopravvivenza della specie nel lungo periodo, almeno il raggiungimento a breve di un adeguato target
di conservazione. Secondo i dati attuali su successo riproduttivo e mortalità, infatti, è particolarmente improbabile che la
popolazione italiana di Aquila di Bonelli possa sopravvivere autonomamente nel lungo periodo.

Sarebbe infatti necessaria la presenza di almeno 200-210 coppie, pari a circa 600 individui, per minimizzare la probabilità
di estinzione nei prossimi 100 anni. Vista questa forbice drammatica che separa l’attuale consistenza della popolazione di
Aquila di Bonelli dal Valore di Riferimento Favorevole, si può proporre quantomeno il valore di 90-95 coppie (pari
all’FRV individuato considerando gli scenari più favorevoli) come adeguato target di conservazione a medio termine.

Minacce

Oltre a tutta una serie di problematiche legate al disturbo da parte dell’uomo prima ancora che dalla persecuzione diretta,
l’Aquila di Bonelli soffre particolarmente, durante la fase riproduttiva, di variazioni climatiche, di fluttuazioni rispetto
all’abbondanza di prede, della presenza di linee elettriche. Un fattore quest’ultimo particolarmente impattante dati i
frequenti episodi di giovani individui rimasti uccisi, appena involati, a causa dell’impatto con i cavi dell’alta tensione.

In ordine di importanza, resta la persecuzione diretta il fattore di maggiore criticità che rischia di minare alle fondamenta
ogni possibilità di sopravvivenza della specie nel nostro Paese. Critica anche la minaccia rappresentata dai cavi elettrici e
dalla progressiva distruzione dell’habitat, che ha causato anche una importante diminuzione della disponibilità di prede.

Ulteriori minacce che gravano sulla specie sono il disturbo da parte dell’uomo – considerando che in Italia non esistono
zone completamente disabitate, anche con riferimento alle aree più impervie – e la competizione con altri rapaci, che
rappresenta una minaccia comunque secondaria rispetto a quelle sopra delineate.

In Italia è il bracconaggio che rischia di compromettere del tutto le già scarse probabilità di sussistenza della popolazione
siciliana. A questo si aggiunge l’esigenza di una corretta e attenta gestione delle residue aree di nidificazione, con
particolare riferimento alla necessità di salvaguardare la fase della schiusa delle uova da ogni possibile interferenza
umana.

Stato di salute

La specie è considerata in serio pericolo sia a livello comunitario sia su scala continentale. Evidente il declino registrato
negli ultimi 30-40 anni, un declino che si è solo parzialmente arrestato nell’ultimo decennio, tanto che in Europa,
attualmente, la popolazione complessiva di Aquila di Bonelli non supera il migliaio di coppie, pari peraltro alla quasi
totalità della popolazione continentale complessiva.

In Italia la popolazione è ridotta a sole 13-18 coppie (che crescono a 18-20 secondo i dati raccolti da altri autori). Tutelata
sia da un Piano d’Azione Internazionale, sia dalle Direttive comunitarie sia, infine, dalla legislazione venatoria italiana,
l’Aquila di Bonelli si trova tuttora in uno stato di conservazione particolarmente critico nell’intero continente.

Per questo anche la tutela della ridottissima popolazione italiana – pari a non oltre il 2% di quella complessiva europea –
risulta estremamente importante per garantire la sopravvivenza della specie almeno a livello del bacino mediterraneo.
Tanto più se si pone attenzione alla passata distribuzione della specie nel nostro Paese, di certo più ampia e non limitata
con certezza, come oggi, alla sola area siciliana.

Il generale decremento delle coppie nidificanti nel nostro Paese non sembra peraltro arrestarsi, con locali estinzioni e rare
colonizzazioni. In Sicilia sono stimate 13 coppie, di cui 9 certe, diminuite di oltre il 13% rispetto agli anni Ottanta, mentre
negli anni Settanta le coppie stimate erano almeno 40. In Sardegna, dopo la diminuzione drastica registrata negli anni
Sessanta e Settanta, la popolazione nidificante non raggiunge probabilmente le 2-3 coppie. Una presenza stimata – e non
accertata – riguarda anche la Calabria, con una o due coppie avvistate in Aspromonte.

Particolarmente vistoso il decremento della specie su scala generale, essendo la popolazione sarda passata dalle 30 coppie
degli anni Settanta alle attuali – probabili – 2 o 3 coppie, mentre in Calabria non vi erano dubbi della presenza della
specie, ma si trattava del “lontano” 1975. Peraltro, in Europa l’Aquila di Bonelli è confinata alla sola regione
mediterranea, in aree montuose e terreni scoscesi ad un’altitudine media di 6-700 metri: particolarmente contenuto il tasso

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d’involo, con non più di due giovani involati per coppia di successo, nel 50% dei casi, uno soltanto, nel restante 50% delle
rilevazioni, anche se il successo riproduttivo registrato in Sicilia appare uno dei più elevati dell’intera area mediterranea,
il che spiega la relativa stabilità della popolazione dell’isola.

Semaforo

Qualunque sia lo scenario considerato, la popolazione di Aquila di Bonelli nel nostro Paese appare sull’orlo
dell’estinzione. In assenza di significative inversioni di rotta, questa specie si estinguerà completamente entro poche
decine di anni. Anche il target di conservazione individuato considerando gli scenari più favorevoli in termini di bassa
mortalità ed elevato successo riproduttivo, la distanza tra l’attuale consistenza della popolazione italiana della specie e
la Minima Popolazione Vitale (MVP) appare allo stato delle cose totalmente incolmabile.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione


Range* in decremento cattivo
Popolazione ridotta; probabilmente in cattivo
decremento
Habitat della specie poco conosciuto sconosciuto
Complessivo cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

L’apparizione dell’Aquila di Bonelli è breve e fugace. L’unico modo per “convincerla” ad entrare in contatto – almeno
da lontano – con l’uomo è attenderla in un’area con relativa abbondanza di prede. Mai, tuttavia, durante il periodo
riproduttivo, in cui l’Aquila di Bonelli se ne sta solitaria nei pressi del nido, emettendo il proprio caratteristico canto,
composto da suoni brevi e distanziati, molto meno acuti e variegati di quelli che caratterizzano il canto di altri rapaci.

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