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Specie protette dalla Direttiva Uccelli Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli

BECCACCINO NOME SCIENTIFICO: Gallinago gallinago

Beccaccino, di M. Bonora Beccaccino, di L. Sebastiani Beccaccino, di L. Sebastiani

Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae

Il Beccaccino presenta dimensioni medio-piccole – fino a 27 cm di lunghezza – e forme slanciate, ali lunghe e puntute,
coda a ventaglio e becco assai lungo, diritto e sottile. La livrea in entrambi i sessi è di color bruno-fulvo barrato e striato
di nero, fulvo e marrone; sul capo nerastro, solcato da una stria chiara, si nota il becco di colore bruno-rossastro, chiaro
alla base e bruno scuro all’apice, mentre le zampe mostrano sfumature cromatiche verde-pallido. Quando si alza in volo, è
facilmente identificabile: prima di prendere quota – fino a raggiungere altezze anche notevoli – vola velocissimo e basso a
zig-zag.

Due le sottospecie note, gallinago e forensis , di cui solo la prima frequenta il nostro Paese. Le nostre latitudini sono
tipicamente un quartiere di svernamento per le popolazioni più settentrionali. Oltre all’Europa centro-meridionale, la
specie sverna in tutto il bacino del Mediterraneo e in Nordafrica. Durante la migrazione e lo svernamento, il Beccaccino
frequenta una grande varietà di zone umide con acque basse interne e costiere ed alternanza di aree fangose e asciutte,
compresi campi allagati.

Il Beccaccino si ciba soprattutto di anellidi e insetti, ma anche di larve, molluschi, crostacei, semi ed erbe. Le parate
nuziali sono accompagnate da cerimonie e corteggiamenti a terra, durante i quali non mancano i confronti con altri
maschi. Il nido viene predisposto in una depressione del terreno non lontana dall’acqua, ove la femmina depone fino a 6
uova che coverà per circa 20 giorni. I pulcini, che abbandonano il nido poco dopo la nascita – cosiddetti “nidifughi” –
vengono accuditi da entrambi i genitori e, già dopo 14 giorni, sono in grado di compiere i primi voli. A volte si registrano
due covate l’anno.

Ampia la distribuzione delle località di inanellamento in Italia, con un’evidente concentrazione nelle aree costiere
dell’Alto Adriatico e numeri particolarmente elevati nel Veneziano e nel Delta del Po. Un buon numero di ricatture si
origina dalla Francia mediterranea. Interessanti sono anche le ricatture da Paesi africani, in particolare da quelli
sub-sahariani. La stragrande maggioranza delle rilevazioni sono concentrate su distanze inferiori ai 1.000 km, ma
spiccano alcuni casi di percorrenze superiori anche ai 3.000 km, fino ad un massimo superiore ai 5.000.

Prospettive

La qualità delle informazioni sulle popolazioni svernanti è da ritenersi, ad oggi, non sufficiente. Anche il censimento
standardizzato degli uccelli acquatici svernanti sul territorio nazionale, coordinato dall’Istituto superiore per la protezione
e la ricerca ambientale (Ispra), fornisce dati solo indicativi della reale entità del contingente svernante. Questa carenza di
informazioni è da mettere in relazione alle difficoltà nel censire la specie con tecniche tradizionali durante il periodo
invernale.

A livello generale, il contingente svernante presenta uno stato di conservazione sfavorevole in tutto il continente europeo.
È quindi essenziale tutelare i principali siti di sosta e svernamento, in particolare quelli costieri, preservandoli dal degrado
e dall’eccessivo disturbo antropico.

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Si ritiene inoltre che il prelievo venatorio sulla specie in Italia – attualmente consentito tra la terza domenica di settembre
e il 31 gennaio – non sia compatibile con l’effettivo stato di conservazione della popolazione nazionale ed europea.
Pertanto, il periodo di caccia andrebbe limitato, in Italia, al periodo compreso tra il 10 ottobre e il 31 dicembre.

La stessa Direttiva Uccelli prevede infatti, all’art. 7, che non solo “le specie a cui si applica la legislazione della caccia
non siano cacciate durante il periodo della nidificazione né durante le varie fasi della riproduzione e della dipendenza”,
ma anche che “quando si tratta di specie migratrici [gli Stati membri, NdR] provvedano in particolare a che le specie non
vengano cacciate durante il periodo della riproduzione e durante il ritorno al luogo di nidificazione”.

Minacce

Il nostro Paese ospita irregolarmente coppie nidificanti della specie. Riguardo al più numeroso contingente svernante e
agli individui in migrazione, la principale minaccia per la specie è da mettere in relazione alla trasformazione e al degrado
degli ambienti di sosta e alimentazione.

Durante la migrazione e lo svernamento, il Beccaccino predilige zone umide con acque basse interne e costiere e
alternanza di aree fangose e asciutte, compresi campi allagati, prati pascoli, marcite, risaie, salicornieti e giuncheti radi,
litorali sabbiosi. Mentre in periodo riproduttivo la specie è stata osservata nei pressi di zone paludose, prati umidi, cave
allagate e torbiere, preferibilmente in cariceti.

In particolare, il Beccaccino risente della variazione del livello delle acque nei siti di svernamento e dalla diminuzione
degli ambienti di marcita. Ulteriore minaccia è rappresentata dal prelievo venatorio nelle aree di svernamento, essendo la
specie tuttora cacciabile in Italia. Più in generale, il disturbo antropico causato dalle attività di caccia nelle zone umide
rappresenta un pericolo per la specie, specialmente – per quanto riguarda il nostro Paese – nelle fasi pre e
post-riproduttiva.

Stato di salute

La specie è considerata attualmente in declino in tutta l’Unione europea, ove si stimano 930.000-1.800.000 coppie.
Particolare concentrazione delle popolazioni si registra in tutta l’Europa orientale e specialmente la Russia europea. Il
contingente svernante, a livello “comunitario”, dovrebbe invece superare i 310mila individui.

Diffuso e abbondante nel nostro Paese come svernante – se pure censibile con difficoltà – il Beccaccino è presente solo
occasionalmente come nidificante. Nel 1950-2001 sono avvenute circa una decina di nidificazioni, la maggior parte delle
quali concentrate in Piemonte-Lombardia.

Riguardo al contingente svernante, la media delle rilevazioni raccolte nella seconda metà degli anni ’90 è più che doppia
di quella raccolta nella prima parte del decennio. Il numero di individui svernanti non è tuttavia particolarmente
significativo. Le rilevazioni compiute negli ultimi anni nelle aree umide mostrano infatti un certo aumento, ma le
abitudini elusive della specie e le conseguenti difficoltà nei censimenti rendono necessarie indagini più approfondite.

Ad oggi, non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie, che è inclusa nell’Allegato II/1 e
III/2 della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE). La specie è attualmente cacciabile in Italia, ai sensi della legislazione
venatoria (157/92).

Canto

Quando il Beccaccino è in volo, emette un sonoro e gracido “gnec-gnec”. Piuttosto diverso il richiamo durante le parate
nuziali, un ripetuto “u-u-u” che si può udire durante il rituale di corteggiamento che precede la formazione della coppia.

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