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MACCHINE OPERATRICI IDRAULICHE

Le macchine idrauliche operatrici svolgono esattamente la funzione inversa di quella


richiesta alle motrici in quanto ricevono energia meccanica da un motore qualsiasi e la
trasmettono, nella misura consentita dal rendimento del complesso, al liquido che le attraversa.
Fra tali macchine, nell’ambito del presente corso verranno trattate esclusivamente le pompe, la
cui funzione è quella di trasferire energia ad un fluido che possa ritenersi incomprimibile in
modo da provocarne il moto d’insieme in condotti. Il moto si ottiene, in genere, aumentando
non tanto l’energia cinetica del fluido, quanto piuttosto la sua pressione.
A prescindere dal tipo di pompa, quando si ha il trasferimento di liquido da una vasca di
aspirazione ad un’altra di mandata come schematizzato in figura 101, considerate le superfici
di specchio liquido nelle due vasche, poste alle quote z a e z m rispetto ad un fissato piano di
riferimento, si definisce prevalenza dell’impianto H imp la differenza tra i carichi totali a valle e
a monte della pompa:
 p v2   p v2 
H imp = H m − H a =  z m + m + m  −  z a + a + a 
 γ 2g   γ 2g 
La prevalenza dell’impianto coincide con il dislivello geodetico H g = ( zm − za ) se le
pressioni sugli specchi liquidi sono uguali, ad esempio con vasche aperte, e se le velocità sono
trascurabili.

a = vasca di aspirazione m
m = vasca di mandata
e = sez. d’entrata della pompa
u = sez. d’uscita della pompa
u

Pompa
zm
e

a zu
ze
za

Figura 101: Schema di un impianto di sollevamento

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Si dice prevalenza della pompa H p om pa la differenza fra i carichi totali nelle sezioni
d’uscita u e d’entrata e nella pompa:
 p v2   p v2 
H p om pa = H u − H e =  zu + u + u  −  ze + e + e 
 γ 2g   γ 2g 
In tale espressione pe e pu sono le pressioni assolute nelle due sezioni, oppure le pressioni
relative nelle stesse, osservando in quest’ultimo caso che pe spesso è negativa.
La denominazione di prevalenza manometrica, spesso adottata per indicare la prevalenza
di una pompa, trae la sua origine dal fatto che, se le quote ze e zu sono uguali e se sono
trascurabili le variazioni di velocità fra ingresso e uscita, risulta:
pu − pe
H p om pa =
γ

cioè la prevalenza della pompa può essere misurata tramite due manometri posizionati
all’ingresso e all’uscita della stessa.
La differenza tra la prevalenza della pompa e la prevalenza dell’impianto risiede nella
presenza delle perdite di carico nel tubo di aspirazione Ya e di mandata Ym , sicché si può
scrivere:
H p om pa = H imp + Ya + Ym

Riguardo alle perdite di carico, esse rappresentano l’energia dissipata tra due sezioni di
una condotta. Si distinguono perdite di carico continue Y, dovute alla resistenza della parete
della condotta, e perdite di carico localizzate y, dovute a singolarità geometriche della
condotta, tipo brusche variazioni di sezione o di direzione. Le prime sono calcolabili tramite la
relazione:
L v2
Y= f
D 2g

in cui f è un coefficiente d’attrito adimensionale dipendente dalle caratteristiche del moto, del
fluido e del condotto, mentre L e D sono rispettivamente lunghezza e diametro della condotta.
Le perdite di carico localizzate sono invece espresse come multipli dell’altezza cinetica, in
accordo alla relazione:
v2
y =ξ
2g

in cui il coefficiente ξ è tabulato in funzione del tipo di accidentalità.


Oltre alla prevalenza, altre grandezze che caratterizzano il comportamento di una pompa
sono la portata, la potenza e il rendimento. La portata Q è il volume di liquido che attraversa
una sezione nell’unità di tempo; sua unità di misura nel SI è pertanto il metro cubo al secondo

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(m³/s). La potenza è l’energia fornita nell’unità di tempo e si distinguono una potenza P fornita
al liquido dalla pompa, detta anche potenza utile della pompa, calcolabile come:
P = γ ⋅ Q ⋅ H p om pa

una potenza Pp assorbita dalla pompa, misurata al giunto di accoppiamento della pompa al
motore, e una potenza PM assorbita dal motore di azionamento della pompa. Nell’espressione
della potenza utile, se il peso volumico è espresso in newton al metro cubo (N/m³), la portata in
metri cubi al secondo (m³/s) e la prevalenza in metri (m), P risulta espressa in watt (W).
Riguardo al rendimento, esso è dato dal rapporto fra la potenza sviluppata e quella
assorbita. Si distinguono pertanto un rendimento della pompa η P , un rendimento del motore
d’azionamento η M e un rendimento del gruppo moto-pompa ηGR :
P PP P
ηP = , ηM = , ηGR = = η P ⋅η M .
PP PM PM

Classificazione delle pompe


Si è detto che scopo delle pompe è quello di conferire pressione ai liquidi che le
attraversano. A seconda delle modalità con cui avviene tale conferimento, le pompe possono
essere suddivise in:
- pompe a camere: presentano sempre almeno una parete di separazione fra l’ambiente di
bassa pressione e quello di alta pressione;
- pompe a canali: non esiste nessuna parete di separazione fra gli ambienti di bassa e alta
pressione.
Nelle pompe a camere il trasferimento di energia meccanica al liquido avviene
esercitando una forza sopra il liquido stesso mediante una superficie in movimento: se tale
superficie è animata da un moto alternativo, si hanno le macchine alternative (a stantuffo),
mentre se è animata da un moto unidirezionale rotatorio, senza inversioni, si hanno le
macchine rotative. In ogni caso il funzionamento di tali macchine è basato sulla creazione di
camere con volume (e per questo sono dette anche pompe volumetriche) che varia
ciclicamente, entro le quali il liquido rimane rinchiuso per un tempo più o meno lungo subendo
l’aumento di energia. Tali camere, attraverso valvole di distribuzione o in seguito ad un moto
opportuno dell’organo mobile della macchina, sono poste periodicamente in comunicazione
con il condotto di aspirazione all’aumento del loro volume e con il condotto di mandata
quando il loro volume diminuisce. Dato che il liquido rimane confinato in camere chiuse, la
pressione e quindi la prevalenza, che sono funzione della potenza del motore e delle resistenze
assai limitate della camera di contenimento, possono arrivare a valori elevati quanto si
desidera.
Le pompe a canali sono essenzialmente costituite, da un punto di vista meccanico, da una
parte fissa, detta statore, e da una mobile, detta girante. Da un punto di vista idraulico è

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comunque opportuno pensare una pompa a camere come costituita da tre parti fondamentali: il
distributore, che ha lo scopo di addurre il fluido con velocità e direzione opportune dal
condotto di aspirazione all’imbocco della girante, la girante, che cede l’energia al fluido
mediante la palettatura mobile di cui è munita, e il diffusore, che ha lo scopo di trasformare
l’energia cinetica del fluido in energia di pressione ed allo scopo è munito di condotti a sezione
crescente. La denominazione di pompe a canali trae origine dal fatto che il liquido percorre con
continuità i canali della girante che comunicano direttamente con la condotta di aspirazione e
con quella di mandata. Il liquido aumenta la sua energia parzialmente grazie all’azione
centrifuga e parzialmente grazie alla spinta delle pale. Il trasferimento di energia tra girante e
liquido avviene quindi in modo continuo ed è la conseguenza della variazione della quantità di
moto. Si ha un aumento sia dell’energia potenziale che dell’energia cinetica la quale,
comunque, deve essere successivamente trasformata in energia di pressione dal diffusore.
Poiché il liquido non risulta costretto all’interno di camere chiuse, la pressione e quindi la
prevalenza non possono raggiungere valori molto elevati.
Per effettuare una ulteriore classificazione di tali macchine, dette anche pompe
dinamiche, fluidodinamiche, centrifughe o turbopompe, si può osservare che, da un punto di
vista cinematico, il liquido possiede all’interno della girante una velocità che può essere
decomposta in tre componenti: una assiale, diretta secondo l’asse della macchina, una radiale,
diretta secondo il raggio dell’organo mobile, e una tangenziale, diretta normalmente alle altre
due. Esaminando la direzione principale della velocità del liquido, è possibile distinguere tre
famiglie di turbomacchine:
- pompe centrifughe propriamente dette: sono quelle in cui la componente assiale della
velocità del liquido è pressoché nulla;
- pompe assiali: sono quelle in cui la componente radiale della velocità del liquido è pressoché
nulla;
- pompe elicocentrifughe o miste o a flusso conico: sono quelle in cui la velocità del liquido
presenta sia la componente assiale sia quella radiale.
La tabella 12 riassume la classificazione generale dei principali tipi di pompe esaminati.

Tabella 12: Classificazione generale dei principali tipi di pompe

Pompe a canali Pompe a camere


alternative rotative
centrifughe a pistoni a ingranaggi
elicocentrifughe a membrana a capsulismi
Assiali a lobi
ad eccentrico
a palette
a vite

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Peristaltiche

Si deve notare che le pompe miste sviluppano la prevalenza in parte per azione
centrifuga ed in parte per la spinta diretta delle pale sul liquido; per le pompe centrifughe si ha
prevalentemente la prima azione e per le pompe assiali prevalentemente la seconda. La figura
102 riporta alcuni esempi di giranti: la prima è tipica di una pompa centrifuga, l’ultima di una
pompa assiale, le intermedie delle pompe a flusso conico.

Figura 102: Esempi di giranti di pompe fluidodinamiche

Curve caratteristiche delle pompe fluidodinamiche


Tali curve indicano graficamente le correlazioni esistenti tra le grandezze fondamentali
delle pompe: prevalenza H, portata Q, rendimento η, potenza P e numero di giri n. Gli
andamenti di tali curve forniscono all’utilizzatore utili ed interessanti indicazioni riguardo al
prevedibile funzionamento delle macchine. Frequentemente si usa rappresentarle in modo da
avere la prevalenza, la potenza e il rendimento in funzione della portata, assumendo quale
parametro delle varie curve il numero di giri della girante. Fra tali curve è particolarmente
significativa la curva portata-prevalenza (Q,H), il cui andamento è funzione della forma
geometrica della girante e quindi del tipo di pompa. In generale, le pompe elicocentrifughe ed
assiali presentano una caratteristica molto ripida, mentre quelle centrifughe coprono un campo
molto vasto, il quale prevede curve caratteristiche sia piatte che ripide. Le pompe che
presentano una curva (Q,H) piatta danno luogo a deboli variazioni di carico per forti escursioni
di portata, mentre quelle che presentano una curva (Q,H) ripida danno luogo ad una sensibile
diminuzione della prevalenza all’aumentare della portata. Le pompe del primo tipo sono quindi
da preferire quando si desidera una prevalenza più o meno costante con una portata variabile
entro ampi margini, mentre quelle del secondo tipo sono da scegliere quando si vuole una
portata pressoché costante con un carico variabile entro ampi margini.
Si può dimostrare che il massimo rendimento si ottiene solo in un punto del piano (Q,H)
in corrispondenza del quale si hanno le condizioni di massima efficienza (condizioni di bep:
best energy performance). Esiste tuttavia un campo di lavoro attorno al punto di bep all’interno
del quale la pompa si comporta in maniera soddisfacente. La figura 103 riporta, per i diversi

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tipi di pompe fluidodinamiche, l’andamento delle curve caratteristiche normalizzate rispetto ai
valori di bep (P0 ,Q0 ,H 0 ,η0 ) . Da esse si deduce che le pompe centrifughe vanno avviate a
saracinesca chiusa (bassa potenza per portata nulla), al contrario di quelle assiali.
Poiché tali curve sono relative alla velocità nominale n0 della girante, per valori diversi
si può dimostrare che approssimativamente la portata varia proporzionalmente, la prevalenza
varia con il quadrato e la potenza con il cubo della velocità. Precisamente, se Q0 , H 0 e P0
sono i valori di portata, prevalenza e potenza relativi alla velocità n 0 della girante, i
corrispondenti valori Q1 , H1 e P1 relativi alla velocità n1 soddisfano alle relazioni:
2 3
Q1 n1 H1  n1  P1  n1 
= ; =  ; = 
Q0 n0 H 0  n0  P0  n0 

H/H 0 H/H 0
1 1
P/P0
P/P0
η/η0
η/η0
0
0 1 Q/Q0 0 1 Q/Q0
Pompa centrifuga Pompa mista

H/H 0
H/H 0 P/P0

1 1
P/P0

η/η0 η/η0

0 0
0 1 Q/Q0 0 1 Q/Q
0
Pompa mista Pompa assiale

Figura 103: Curve caratteristiche delle pompe fluidodinamiche

Il punto di lavoro di una pompa viene determinato nel piano (Q,H) come soluzione
dell’equazione:
pm − pa vm2 − va2 ∆p ∆v 2
H p om pa = H imp + Ya + Ym = ( z m − z a ) + + +Y = Hg + + + Y = H tot
γ 2g γ 2g

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La soluzione può essere determinata graficamente come in figura 104, ove l’andamento della
prevalenza totale H tot è stato tracciato osservando che per portata nulla essa è pari alla somma
∆p
della prevalenza geodetica H g e dell’altezza piezometrica , mentre, per portate diverse da
γ
∆v2
zero, l’altezza cinetica e le perdite di carico Y variano con legge quadratica in funzione
2g
della portata.

Hpompa

H imp
∆p
γ
Hg
Q

Figura 104: Determinazione del punto di funzionamento di una pompa

La regolazione della portata, oltre che variando il numero di giri della pompa, può essere
attuata variando la caratteristica dell’impianto, ovvero agendo su una valvola di strozzamento
sempre inserita nella tubazione di mandata.

Installazione ed esercizio di una pompa centrifuga


In funzione del tipo di installazione, le pompe centrifughe per gli impianti di
sollevamento possono essere classificate in pompe sommerse, pompe ad asse verticale e pompe
di superficie.
Le pompe sommerse si usano per sollevare acqua da pozzi trivellati che presentano una
quota della falda molto profonda. Sono composte da una pompa ad asse verticale, ad uno o più
stadi di tipo centrifugo o elicocentrifugo, accoppiata direttamente con il motore elettrico di
trascinamento, il quale si trova in genere al di sotto di essa. Tra il motore e la pompa vi è la
succheruola o filtro di aspirazione, mentre, in corrispondenza della zona superiore, dopo le
giranti e prima della flangia di attacco della tubazione di mandata, vi è la valvola di ritegno. La
pompa è completamente annegata sotto il livello della falda per cui non vi è bisogno di
aspirazione.
Le pompe ad asse verticale presentano in genere il motore di trascinamento posto in
superficie e la pompa posta in profondità, collegati da una linea d’asse più o meno lunga. La
pompa, ad uno o più stadi, è posta il più vicino possibile al pelo libero del livello di

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aspirazione, mentre il motore è posto in
alto, all’asciutto e in posizione
completamente ispezionabile.
Le pompe di superficie sono quelle
che più di frequente si incontrano nella
pratica, in relazione alla loro robustezza,
efficienza, limitato ingombro e
compattezza dell’intera unità. La pompa,
accoppiata direttamente con il motore ha,
nella maggior parte dei casi, asse
orizzontale e tutto il gruppo moto-pompa
è posto in superficie, al di sopra del
livello di aspirazione. In figura 105 è
rappresentato uno schema di tali impianti, Figura 105: Schema di installazione di una
ove sono da notare il diffusore pompa di superficie
asimmetrico, che ha lo scopo di impedire
l’accumulo di aria nella condotta di
aspirazione, le valvole di ritegno e regolazione nella tubazione di mandata, e il bypass di
adescamento, che ha lo scopo di mantenere piena, grazie alla presenza di una valvola di fondo,
la tubazione di aspirazione, in quanto le pompe centrifughe non sono autoadescanti e quindi
richiedono che prima dell’avviamento la tubazione di aspirazione sia appunto piena del liquido
da sollevare.
L’altezza di aspirazione rappresenta comunque uno dei punti più delicati nello studio di
un impianto di sollevamento. Da un punto di vista teorico, qualora il livello del pelo libero nel
serbatoio di aspirazione si trovi alla pressione atmosferica, è possibile sollevare un liquido fino
alla quota uguale a quella che fa equilibrio alla pressione atmosferica stessa; pertanto, al livello
del mare e nel caso di acqua, tale altezza risulta pari a 10.33 m. Da un punto di vista pratico si
deve però osservare che la depressione da creare per sollevare il liquido fino all’occhio della
pompa deve tenere conto non solamente dell’altezza geometrica di aspirazione, ma anche delle
perdite di carico nella condotta aspirante e della pressione di saturazione del liquido aspirato.
Precisamente bisogna garantire che la pressione assoluta, in qualsiasi punto all’interno della
pompa, non raggiunga il valore della tensione di vapore del liquido alla temperatura di
pompaggio. Il mancato rispetto di tale condizione comporta la presenza di cavitazione, che si
manifesta appunto quando si produce una vaporizzazione localizzata all’interno di un liquido
in movimento. Le conseguenze sono assai dannose e pericolose e possono essere riassunte in
termini di corrosioni delle parti metalliche, dovute all’azione meccanica esercitata dalle
continue e rapide implosioni delle bolle di vapore, di abbassamento delle curve di rendimento e
di potenza, dovuto a un’alterazione delle condizioni di deflusso del liquido, e di insorgenza di

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pericolosi fenomeni vibratori causati da onde di pressione dovute sempre all’implosione delle
bolle di vapore.
Nella letteratura tecnica è di uso corrente introdurre un termine particolare, chiamato
“Net Positive Suction Head” ed indicato con NPSH, il quale ben si presta ad esaminare le
condizioni di aspirazione di una pompa centrifuga. Esso è funzione solamente delle
caratteristiche costruttive della pompa e della portata di liquido che la attraversa, ed è fornito
dal costruttore. La sua conoscenza consente di effettuare correttamente il dimensionamento
dell’impianto di sollevamento in modo da evitare la cavitazione. Precisamente, applicando il
principio di conservazione dell’energia fra il pelo libero del serbatoio di aspirazione supposto
alla pressione atmosferica pa e la sezione di ingresso della pompa, si ottiene che, per evitare la
cavitazione, deve essere verificata la diseguaglianza:
pa p 
ha < −  v + Ya + NPSH 
γ γ 
ove h a è l’altezza di aspirazione, p v la tensione di vapore del liquido e Ya le perdite di carico
nella tubazione di aspirazione. Da essa si deduce che nelle applicazioni pratiche difficilmente
l’altezza di aspirazione supera i sei metri.

Pompe volumetriche
Come detto nella classificazione generale, nelle pompe volumetriche il trasferimento di
energia al liquido avviene per il tramite di una superficie dotata di moto o alternativo (pompe
volumetriche alternative o a stantuffo), o unidirezionale rotatorio, senza inversioni (pompe
volumetriche rotative). Esse vengono generalmente adottate quando sono in gioco piccole
portate ed elevate pressioni.

condotto di mandata

ω
ωt
PMS PMI

condotto di aspirazione

Figura 106: Schema di una pompa a stantuffo a semplice effetto

Le pompe a stantuffo a semplice effetto, il cui schema di principio è riportato nella figura
106, sono costituite da un cilindro alternativamente riempito e svuotato di liquido mediante il

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movimento di uno stantuffo comandato da un sistema biella-manovella. Durante la corsa dal
punto morto superiore (PMS) al punto morto inferiore (PMI), lo stantuffo crea una depressione
all’interno del cilindro, con conseguente chiusura dalla valvola di mandata, apertura della
valvola di aspirazione e riempimento del cilindro con il liquido proveniente dal condotto di
aspirazione. La chiusura della valvola di mandata implica che in questa fase la portata è nulla.
Durante la corsa opposta, dal PMI al PMS, lo stantuffo comprime il liquido all’interno del
cilindro, determinando la chiusura della valvola di aspirazione e l’apertura di quella di
mandata, con conseguente riversamento nella tubazione di mandata del liquido contenuto
all’interno del cilindro. Le valvole sono del tipo a fungo o a sfera con molla e si aprono e
chiudono automaticamente.
In virtù di tale principio di funzionamento, ne viene che le pompe a stantuffo presentano
una portata discontinua, nulla durante la corsa dal PMS al PMI e diversa da zero durante la
corsa opposta; per di più, durante la fase di mandata, la portata varia in funzione del tempo
essendo legata alla velocità istantanea dello stantuffo. Infatti, detta S la sezione del cilindro, a
uno spostamento dx dello stantuffo corrisponde un volume elementare dV = S·dx di liquido
immesso nella tubazione di mandata. La portata Q, essendo data dal volume erogato nell’unità
di tempo, risulta pari a:
dV S ⋅ dx
Q= = = S ⋅v
dt dt
ove v è la velocità istantanea dello stantuffo. La portata istantanea dunque, a meno di un fattore
di scala, coincide con la velocità istantanea dello stantuffo. Il suo andamento qualitativo è
riportato in figura 107 in funzione dell’angolo di manovella α.

α
0 π 2π

Figura 107: Portata istantanea di una pompa volumetrica a semplice effetto

Un modo per cercare di regolarizzare la portata consiste nell’utilizzare più stantuffi


operativamente sfalsati fra di loro, ad esempio due sfalsati di 180°, tre sfalsati di 120°, o, in
generale, i sfalsati di 360°/i. Nella figura 108 è riportato il caso di due cilindri, che comporta
un raddoppio di portata.

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Q

α
0 π 2π

Figura 108: Portata istantanea di una pompa volumetrica a doppio effetto

La portata media Qm è esprimibile come prodotto fra la cilindrata totale e la frequenza di


svuotamento di ciascun cilindro, legata alla velocità di rotazione della manovella:
n π D2 n
Qm = Vc ⋅ i ⋅ = c ⋅i ⋅
60 4 60
ove Vc [dm³] è il volume di ciascun cilindro, i il numero di cilindri, D [dm] l’alesaggio, c [dm]
la corsa dello stantuffo e n [giri/min] la velocità di rotazione della manovella; con le unità di
misura indicate, la portata risulta espressa in [dm³/s].
Le ragioni che richiedono una eliminazione o almeno una riduzione delle oscillazioni di
portata sono molteplici. Innanzitutto, l’oscillazione fa si che, per una data velocità e portata
media, si hanno velocità di punta molto più elevate, con perdite di carico molto maggiori di
quelle previste con le velocità medie. Poi, alle oscillazioni di portata sono anche associate
oscillazioni di pressione che possono anche indurre fenomeni di cavitazione periodica della
pompa. Inoltre, la presenza di valori di picco di pressione molto superiori a quelli medi impone
un eccessivo sovradimensionamento dell’impianto. Infine, il sistema in cui la pompa è inserita
può non tollerare il funzionamento discontinuo.
Quando il criterio di più cilindri sfalsati non è sufficiente, vengono adoperate, a monte e
a valle della pompa, delle opportune casse d’aria. Queste sono costituite da serbatoi che
racchiudono aria a tenuta di liquido. Entro tali serbatoi il liquido si accumula nelle fasi in cui la
pressione e la portata sono maggiori, per poi svuotarsi nelle fasi in cui la portata e la pressione
diminuiscono. Si ottiene quindi una regolarizzazione della pressione e della portata
rispettivamente a monte della cassa di aspirazione e a valle di quella di mandata.
Per il suo meccanismo di funzionamento, il sistema volumetrico di pompaggio si presta
dunque al raggiungimento di alte e altissime prevalenze (anche centinaia di atmosfere). Le
portate tuttavia, essendo affidate al riempimento e svuotamento della camera, sono modeste sia
perché deve essere mantenuta limitata, per ragioni meccaniche, la velocità media dello
stantuffo, sia perchè, al crescere del numero di giri, il rendimento volumetrico diminuisce da
0.95-0.97 a circa 0.8 a causa della filtrazione e dei riflussi delle valvole e della loro inerzia. Le
basse portate consentono d’altra parte disposizioni d’impianto con valori altissimi dell’altezza
di aspirazione, che può anche raggiungere i sette metri. Le principali applicazioni delle pompe
a stantuffo non sono comunque nel campo del sollevamento d’acqua, ma in quello della

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distribuzione dei prodotti fitosanitari, a corredo delle macchine irroratrici. Poiché in questo
campo gli stantuffi sono soggetti ad abrasioni e/o corrosioni a causa dei prodotti da distribuire,
sono molto impiegate le pompe a membrana, in cui lo stantuffo, a corsa molto ridotta, agisce,
deformandola, su una membrana elastica in gomma dura, cui è affidato il compito di creare la
depressione e la sovrappressione all’interno del cilindro necessarie per l’azione di pompaggio.
Anche se la membrana è soggetta a notevole usura, la sua sostituzione è tuttavia relativamente
economica.
La tabella 13 fornisce infine un quadro riepilogativo di confronto fra le principali
caratteristiche delle pompe fluidodinamiche e di quelle a volumetriche a stantuffo.

Tabella 13: Riepilogo sulle pompe fluidodinamiche e a stantuffo

Pompe fluidodinamiche Pompe a stantuffo


Portata Q Continua, praticamente illimitata Più o meno irregolare, raramente
oltre i 200 m³/h
Prevalenza H Forti prevalenze, raggiungibili solo Prevalenze elevate, a basse
con elevate velocità e con pompe a velocità, ottenibili anche con
più stadi. Economiche solo se con piccole portate, e con buoni
portate notevoli. rendimenti
Rendimento η Dipende essenzialmente dal Il rendimento è praticamente
rapporto fra Q e H. Con piccoli indipendente dal rapporto Q/H. Si
valori del rapporto Q/H si hanno hanno rendimenti buoni per tutti i
rendimenti poco elevati, viceversa liquidi che possono essere
si raggiungono valori praticamente convogliati dalle pompe a stantuffi.
uguali a quelli delle pompe a
stantuffo. Il rendimento diminuisce
quando si devono sollevare liquidi
viscosi o con sostanze estranee in
sospensione.
Regolabilità Q dipende da H. La riduzione della Q è indipendente da H. La portata
1) n = portata si ottiene mediante può venire ridotta rinviando una
costante strozzamento con saracinesca sulla certa quantità di fluido dalla
mandata, a spese di una mandata all’aspirazione con una
diminuzione del rendimento. valvola di riciclo (il rendimento
diminuisce) oppure riducendo la
corsa degli stantuffi (rendimento
invariato). Quest’ultima soluzione
richiede però una costruzione
speciale.

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2) H = Variazione di Q mediante modifica Variazione di Q mediante modifica
costante del numero di giri o con della velocità, senza riduzione del
strozzamento, nel qual caso il rendimento, oppure con riduzione
rendimento si abbassa. del rendimento, con valvola by-
pass.
3) Q = Variazione di H, variando la H si regola automaticamente sulla
costante velocità di rotazione. contropressione, senza speciali
accorgimenti, e il rendimento non
varia.
Capacità di Pompe centrifughe di costruzione Durante l’avviamento, senza
aspirazione normale non aspirano aria dalla contropressione, l’aspirazione,
tubazione aspirante; esse devono entro certi limiti, è possibile. Se
quindi essere vuotate di aria o l’avviamento avviene con
riempite di liquido (non sono contropressione, deve essere
autoadescanti). prevista la possibilità di riempire il
corpo pompa a mezzo della
tubazione premente.
Organi di Se possibile, non si devono Se devono essere installati nella
intercettazione montare nelle tubazioni di tubazione premente degli organi di
aspirazione: sulla bocca premente intercettazione, occorre inserire fra
deve essere montata una valvola di la pompa e l’organo di
ritegno ed un organo di intercettazione una valvola di
intercettazione sicurezza, sufficiente a scaricare
l’intera portata.
Ingombro, A causa del numero di giri elevato, Le masse a moto alterno, come
peso, costo del moto rotativo e della pure le valvole, richiedono un
erogazione uniforme, si possono ridotto numero di colpi, per cui le
avere le massime prestazioni con pompe hanno maggiori dimensioni,
unità di dimensioni relativamente maggior peso e maggior costo.
limitate; leggere e, quindi, poco
costose.

Fra le pompe volumetriche sono infine da ricordare quelle rotative. In esse l’aspirazione
e la mandata del fluido sono ottenute mediante la rotazione, nel corpo della pompa, di organi
aventi particolari forme costruttive i quali ingrandiscono progressivamente la capacità della
camera sul lato di aspirazione e riducono corrispondentemente quella sul lato di mandata.
Esiste una grande varietà di forme e sono particolarmente idonee per liquidi viscosi. In genere
non sono adatte per elevate pressioni, ma hanno più che altro la funzione di mantenere un

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fluido in circolo, tipo la pompa ad ingranaggi presente nell’impianto di lubrificazione dei
motori a combustione interna.

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