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La Luce che cura

Introduzione a ReikiQuantico
Federico Scotti

Crea la tua Realtà


Vivi in buona salute
Libera il potenziale creativo della tua ment e
Titolo | La Luce che cura
Autore | Federico Scotti

Prima edizione | Dicembre 2017

© Tutti i diritti riservati all’Autore


Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso da parte dell’Autore.

Sommario

Introduzione
Ringraziamenti
Breve storia di Reiki
Le forme della realtà
L’Energia Reiki
Perché praticare Reiki Tradizionale?
ReikiQuantico
Perché praticare ReikiQuantico?

Introduzione

La Luce che cura è un libro che nasce come sintesi delle esperienze da me fatte negli ultimi anni,
prima, durante e dopo la creazione della tecnica ReikiQuantico.
Arrivo quindi a scrivere questo libro dopo un lungo periodo di sperimentazioni e affinamenti della
tecnica, in un momento quindi in cui posso considerare questa tecnica ormai completa.
La Luce che cura è un’introduzione alla tecnica, un modo per avvicinarsi alla sorprendente e
disarmante efficacia di ReikiQuantico, attraverso un percorso che porta a chiarirne la genesi
all’interno del Reiki Tradizionale, a delinearne la cornice scientifica nella meccanica quantistica e a
descriverne le suggestioni esperienziali nell’ambito dello Zen.

Per parlare di ReikiQuantico non posso però prescindere dal parlare di Reiki, e non solo della
disciplina Reiki ma dell’Energia connessa alla disciplina, che è la stessa energia che si utilizza nella
tecnica di ReikiQuantico.

Percorreremo quindi la Via del Reiki per approdare al nucleo degli insegnamenti del suo fondatore,
Mikao Usui, che ci riveleranno i presupposti energetici e spirituali della nascita di ReikiQuantico; ci
addentreremo poi nell’approfondimento della tecnica di ReikiQuantico per capirne il funzionamento
e indagare i motivi della sua grande efficacia.

Questo libro è stato scritto per tutti, non solo quindi per chi conosce già Reiki e lo pratica (sono
milioni i praticanti di Reiki oggi nel mondo) ma anche per chi non lo conosce affatto o lo conosce
solo per esperienza indiretta e per sentito dire.

Ogni lettore potrà quindi trovare nella Luce che cura sia un supporto al proprio percorso di crescita
personale e spirituale, sia indicazioni utili e spunti di riflessione per una interpretazione non
dogmatica della Realtà in cui abita e che apre la possibilità a nuove e armoniche interazioni con essa.

Ringraziamenti

Desidero ringraziare in questa sede Isabella, la mia carissima amica che ha saputo “vedere oltre”
quando mi indirizzò al mio primo livello di Reiki.

Ringrazio Cristian, fidato compagno di viaggio sul cammino prima di Reiki e ora di ReikiQuantico,
che con pazienza, tenacia e coraggio ha supportato e vissuto in prima persona la nascita e la crescita
di questa tecnica.

Ringrazio mia madre, che da sempre mi è stata di esempio e sostegno per il conseguimento dei
traguardi e dei successi nella mia vita: ma soprattutto per avermi trasmesso la capacità di rialzarmi
sempre, anche dopo un insuccesso.

Ringrazio mia sorella Valentina, l’esempio più importante per me di coerenza, coraggio e autenticità
nelle scelte di vita.
Ringrazio Stefania, la compagna di vita che ha condiviso pazientemente con me il periodo più
difficile e complicato della mia esistenza: un periodo che racchiudeva già in sé feconde opportunità
di rinascita.

Ringrazio infine tutti i miei allievi, che mi hanno offerto l’opportunità, attraverso l’insegnamento di
Reiki, di accompagnarli sulla Via della Pace Interiore.

Breve storia di Reiki

«Per prima cosa deve essere guarita la mente e successivamente bisogna guarire il corpo.
Se la mente è in buona salute e segue un sentiero d’integrità,
il corpo diventa automaticamente robusto.»
Mikao Usui

Shin Shin Kaizen Usui Reiki Ryoho (il metodo Reiki di Usui per il miglioramento della mente e del
corpo) fu creato come metodo di canalizzazione dell’Energia Reiki dal maestro giapponese Mikao
Usui (1865-1926) dopo un breve periodo di ritiro spirituale, di meditazione e digiuno.

Usui decise di codificare in un metodo e di insegnare questa sua capacità di canalizzare Reiki dopo
che si rese conto dell’enorme impatto in termini spirituali che Reiki aveva avuto su di lui e sulle
persone che per prime lo sperimentarono.

Usui fondò quindi una scuola, la Usui Reiki Ryoho Gakkai, che diresse fino alla morte.

Il suo metodo in breve tempo divenne molto noto e rinomato in Giappone, perché era semplice ma
incredibilmente efficace.

Usui non era certo l’unico [1] in quel periodo ad aver messo a punto un metodo per canalizzare
l’Energia Reiki, ma le spiccate caratteristiche di disciplina spirituale resero in breve tempo il suo
metodo quello vincente.
Mikao Usui (1865-1926)

Usui non ebbe tanto tempo per codificare all’interno di una disciplina strutturata il suo sistema Reiki,
in quanto morì solo quattro anni dopo averlo creato.

Fu il suo migliore allievo, Chujiro Hayashi, ad occuparsi di renderlo un metodo coerente e


trasmissibile all’interno di un percorso strutturato per livelli di apprendimento (4 livelli).

Hayashi, pur non assumendo mai ufficialmente la presidenza della scuola Gakkai, fu sicuramente,
dopo Usui, il maestro Reiki di maggior importanza storica, e a lui si deve il merito di aver
consegnato alla scuola Gakkai un metodo semplice e coerente.

Qualche anno dopo la morte di Usui, Hayashi aprì anche una sua scuola, dove insegnò e pratico Reiki
fino alla morte.

Nel 1935, Hawayo Takata, una ragazza americana di origini giapponesi residente alle Hawaii, si
ammalò improvvisamente di una grave malattia, giudicata dai medici di allora come incurabile.

Poco più che ventenne, la Takata espresse ai suoi genitori il desiderio di visitare il Giappone almeno
una volta prima della morte, che sarebbe necessariamente avvenuta di lì a pochi mesi.

I genitori, accogliendo il suo ultimo desiderio, la mandarono in Giappone a dimorare presso dei
parenti.

Durante il suo soggiorno in Giappone, la Takata ebbe modo di avvicinarsi alla cultura e alle
tradizioni del suo paese di origine da cui rimase molto affascinata; e tale fu l’influenza del Giappone
su di lei che quando arrivò il momento di sottoporsi ad un intervento chirurgico per tentare di
prolungare, seppur di poco, la sua esistenza, la Takata optò invece per una terapia di cura alternativa
a quella chirurgica, quale appunto era Reiki.

Si fece così ricoverare presso la struttura che il maestro Hayashi aveva creato qualche anno prima
(1931) e si sottopose a sedute Reiki anche di 24 ore consecutive per circa due mesi.

Al termine di questo ciclo di cure la Takata fu dichiarata completamente guarita dal suo male. La
ragazza rimase talmente scossa da questa inaspettata e rapida guarigione, da una malattia che la
medicina occidentale aveva dichiarato come incurabile, che decise di rimanere per un periodo di
tempo presso la scuola di Hayashi per cercare di comprendere meglio la terapia che era stata in
grado di guarirla.

Divenne quindi allieva di Hayashi e rimase ospite della sua scuola per circa un anno. Durante questo
periodo di formazione, sotto la guida del maestro, apprese gli insegnamenti e le tecniche
corrispondenti ai primi tre livelli della disciplina energetica.

La Takata fece quindi ritorno alle Hawaii dove cominciò ad utilizzare Reiki sempre più
frequentemente e intensamente, ottenendo ottimi risultati.

Fu a questo punto che sempre più persone si rivolsero a lei non solo per essere curate con Reiki, ma
anche con richieste di insegnamento di questa disciplina, così semplice ma così incredibilmente
efficace.

La Takata non aveva però ricevuto gli insegnamenti del quarto livello (Shinpiden), necessari per
poter trasmettere la capacità di canalizzare l’energia Reiki agli altri. Decise quindi di completare la
sua formazione invitando alle Hawaii il maestro Hayashi.

Il maestro si trasferì alle Hawaii per un paio di mesi, che dedicò in parte alla formazione della
Takata e in parte ad accompagnare la ragazza in una serie di Workshop dedicati alla diffusione del
Reiki sul territorio americano. Al termine di questo periodo Hayashi ritornò in Giappone.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale il maestro fu richiamato alle armi, ma decise di
disertare la chiamata, probabilmente per le proprie convinzioni spirituali che gli rendevano
inaccettabile una guerra di attacco all’Occidente.
L’atto di diserzione avrebbe però portato automaticamente il disonore sul maestro e su tutta la sua
famiglia. Hayashi preferì quindi suicidarsi per lavare via questa macchia da se stesso e dalla
famiglia.

Le circostanze del suicidio di Hayashi sono ancora oggi oggetto di indagine storica, in quanto non del
tutto chiare.

Al di là delle motivazioni che lo portarono al suicidio, il fatto importante dal punto di vista della
storia di Reiki fu appunto la scomparsa di Hayashi e quella della sua scuola.
In Occidente invece la Takata diede inizio a un’importante operazione di promozione e diffusione del
Reiki, fondando la Reiki Alliance .

Il problema però fu che la Takata, inspiegabilmente, cominciò a modificare la disciplina appresa da


Hayashi e cominciò a trasmetterla in forma modificata ad ognuno dei 22 insegnanti [2] che formò dal
1941 fino alla morte, avvenuta nel 1980.
Hayashi e Takata

Questo atteggiamento della Takata nei confronti della disciplina Reiki portò rapidamente anche gli
insegnanti da lei formati ad introdurre modifiche e alterazioni alle dottrine originarie, aprendo la via
a un lungo periodo di trasmissione degli insegnamenti in forma modificata.

E fu così che ogni insegnante introdusse tecniche e dottrine provenienti da altre discipline, generando
un sincretismo di forme e tecniche che raggiunse l’apice nel periodo della New Age, dalla fine degli
anni Settanta alla metà degli anni Novanta del secolo scorso.

Oggi, in Occidente, Reiki è conosciuto principalmente nelle sue forme modificate e con il nome di
Reiki Usui o Reiki Usui Shiki Ryoho . Purtroppo però questi insegnamenti del Reiki sono ormai
molto lontani dall’originaria disciplina creata dal maestro Usui e codificata da Hayashi.

Troviamo poi, accanto a Reiki Usui, anche molti altri stili di Reiki, ad esempio Karuna Reiki, Reiki
Tibetano, Reiki Cristico, Reiki Aurico, Japanese Reiki e così via…

Tutti questi stili, pur in qualche maniera facendo riferimento a Usui, non hanno niente a che vedere
con la disciplina spirituale tramandata all’interno della scuola Gakkai.

Il denominatore comune di tutte queste versioni occidentali di Reiki è la focalizzazione sull’aspetto


terapeutico.

Tutto ciò è abbastanza logico, in quanto Reiki arrivò in Occidente attraverso gli insegnamenti della
signora Takata, la quale conobbe Reiki in primo luogo per quell’aspetto.

Bisogna attendere la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila perché la disciplina tradizionale
del Reiki cominci ad essere conosciuta e diffusa in Occidente.

Grazie infatti principalmente al lavoro di diffusione degli insegnamenti e formazione di nuovi


insegnanti svolto dal Rev. Hyakuten Inamoto nei primi anni 2000, oggi Reiki Tradizionale comincia
ad essere un po’ più conosciuto e praticato in Occidente .

La conseguenza è che, essendo stato diffuso più tardi, il Reiki Tradizionale è ancora una forma
minoritaria all’interno delle pratiche Reiki in Occidente.

Può sembrare paradossale che gli insegnamenti originali del fondatore di Reiki siano i meno
conosciuti in Occidente, ma è invece assolutamente comprensibile alla luce della storia di Reiki dal
1941 ad oggi.
Hyakuten Inamoto

Cronologia essenziale di Reiki

1865 Nasce Mikao Usui


1922 Mikao Usui crea Reiki e fonda la Gakkai.
1926 Morte di Usui.
1926/1931 Hayashi codifica la disciplina del Reiki di Usui.
1931 Hayashi fonda la sua scuola.
1935 Hawaio Takata è in Giappone e impara Reiki.
1941 Morte di Hayashi.
1941/1980 La Takata diffonde Reiki in Occidente in una forma modificata.
2000/oggi Hyakuten Inamoto diffonde Reiki Tradizionale in Occidente.

Le forme della realtà

«La forma non è distinta dal vuoto,


il vuoto non è distinto dalla forma;
la forma è proprio tale vuoto, il vuoto è proprio tale forma;
se questa è la forma tale è il vuoto, se questo è il vuoto tale è la forma.»
Sutra del Cuore (III sec. D.C.)

Molto spesso gli allievi che frequentano i miei seminari si accostano a Reiki con la mente imbottita
di miti e credenze, raccolti qua e là o durante il loro girovagare su Internet e sui social network, o
basati su racconti più o meno fantastici di chi ha frequentato prima di loro uno o più corsi di Reiki.

Potrei fare un florilegio di queste simpatiche fantasticherie, a volte così strampalate che, anche dopo
anni che tengo seminari di Reiki, stento a credere che possano essere state scritte o dette da qualcuno.

E così c’è chi mi chiede se usando Reiki si “assorbono” le malattie o la negatività delle persone
oppure se è necessario usare delle precauzioni prima di un trattamento, per proteggersi da non meno
precisati ‘contagi energetici’.

C’è poi chi arriva al seminario convinto che Reiki, come per magia, gli fornirà tutte le risposte di una
vita, perché sì, l’amico che l’ha convinto a fare il seminario ora è spiritualmente elevato ed è ormai
andato oltre (“oltre che cosa” non è dato sapere).

Alcune persone, con grande timore reverenziale, si accostano a me che sono chiamato “il Master
Reiki”, come se fossi il santone di turno che tutto può.
Una sorta insomma di mago Merlino dei tempi moderni o un Harry Potter un po’ più cresciuto…

Alcuni di loro affrontano il seminario convinti che poi potranno donare più amore perché qualcuno
ha detto loro che Reiki è Amore e con Reiki si ama in maniera incondizionata.

Altri chiedono del perché io non faccia togliere loro anelli, orologi, catenine e ciondoli durante i
trattamenti, perché i metalli bloccano l’Energia!
Una volta ricevetti una telefonata di un ragazzo che chiedeva informazioni sui miei seminari. La sua
intenzione era iscriversi al Primo Livello, ma aveva necessità di chiarirsi meglio le idee per capire
se Reiki poteva fare per lui.

Mi raccontò brevemente della sua vita, purtroppo non tanto fortunata, delle vicissitudini trascorse per
via della perdita del lavoro e della difficoltà a reinserirsi nel mondo professionale.

Di questi tempi purtroppo queste storie sono abbastanza all’ordine del giorno e sempre più spesso le
persone ricercano un supporto spirituale per poter rimettere sui giusti binari la loro esistenza.

Fino a quel punto quindi non mi stupii più di tanto della dettagliata storia di sofferenza che questa
persona mi stava raccontando e mi mostrai compassionevole e attento alla storia che mi veniva
raccontata, ponendo le domande che pensavo potessero aiutarlo a chiarire a se stesso se Reiki
potesse essere uno strumento utile per il suo percorso di vita.
Dopo circa 20 minuti di conversazione, capii che il ragazzo non aveva il coraggio di farmi la
domanda che avrebbe voluto farmi dall’inizio e ci stava girando intorno. Lo agevolai quindi dicendo:
«Ma non è questo che vuoi sapere di Reiki, vero? Vuoi chiedermi altro?»

Quasi con un sospiro di sollievo il ragazzo vuotò il sacco:


«Sì, vorrei sapere se dopo il suo seminario sarò in grado di avere soldi e potere, perché ho letto che
Reiki permette di avere tutto questo, ma vorrei avere conferma da lei prima di iscrivermi. Investo
volentieri i soldi del seminario se poi potrò avere tutti i soldi che vorrò.»

«Bene – dissi – e come pensi che Reiki possa fare tutto questo per te? Reiki è una disciplina
spirituale, non una bacchetta magica… Quello che stai cercando, Reiki non te lo potrà mai dare,
almeno nella forma che ti aspetti tu. La tua richiesta è una richiesta dell’Ego che soffre e che ricerca
nella sfera economica un certo sollievo dalle proprie sofferenze. Reiki non funziona così, mi
dispiace.»

Il ragazzo, un po’ tra il deluso e il risentito, probabilmente ascoltando delle mie parole solo la parte
dove dicevo che Reiki non funziona così, si accomiatò in maniera gentile dalla conversazione con un
incerto “ci rifletto un po’ ” e “ci sentiamo presto”.

Non lo sentii più, come era facilmente intuibile.

Un giorno una ragazza mi scrisse disperata su WhatsApp che si era lasciata con il fidanzato dopo
anni che stavano assieme. Non poteva vivere senza di lui e desiderava poter almeno avere una
“seconda opportunità” per riprovarci, visto che l’ex fidanzato non voleva più nemmeno parlare con
lei.
Mi chiese quindi se potevo fare un trattamento a distanza al suo ex fidanzato, per farlo tornare sui
suoi passi e concederle una seconda chance .

«So che con Reiki si possono trattare queste cose – disse in maniera decisa – per cui ti chiederei di
fare dei trattamenti con l’obiettivo di ottenere un suo ritorno.» E aggiunse: «Quanti trattamenti pensi
che ci vorranno? Perché io sto molto male senza di lui e lo voglio subito.»
Chiesi ulteriori dettagli prima di rispondere e quando vidi che il tono era sempre lo stesso decisi di
dare la mia risposta.

Ecco lo stralcio finale della nostra conversazione su WhatsApp:

(Ragazza) 12:47 – Vorrei inizialmente riprendere il dialogo e poi tornare a frequentarci. Con il Reiki
è possibile fare qualcosa?

(Io) 12:58 – Reiki riporta in uno stato di armonia, ma attenzione a non confondere “armonia” con
“succederà esattamente quello che voglio io”.

Dopo le 12.58 non mi scrisse più.

Potrei andare avanti ancora per qualche pagina ma penso di aver reso l’idea di quanta confusione ci
sia riguardo a Reiki e riguardo all’approccio Occidentale alla disciplina.

Cercherò di spiegarmi meglio. Se rileggete le pagine precedenti, al di là del folklore new age
sottostante alle credenze riguardo a Reiki, il denominatore comune è il giudizio.
Il giudizio che potete leggere è nei confronti della vita (bella/brutta/giusta/ingiusta), delle situazioni
di vita (positive/negative) o delle persone (negative/positive).

Il mondo che ho descritto poco fa non è la realtà ma la forma che la mente attribuisce alla realtà. La
mente crea delle forme molto credibili, le applica alla realtà e le crede vere in tutto e per tutto.
L’attaccamento, conseguente alle forme che la mente crede vere in sé, genera infelicità e sofferenza.

I miei allievi mi guardano spesso con diffidenza e incredulità quando faccio osservare loro che tutto
quello che pensano e credono sia il “mondo esterno” è solo la forma che la loro mente dà alla realtà.
Questa realtà in sé è senza forma e tutte le ricadute emotive e psicologiche, derivanti dal credere
come assolutamente vere quelle forme, sono solo il frutto di questa identificazione mente-realtà.

Allora porto loro questo esempio, un esempio semplice, quasi banale, ma penso che la semplicità sia
la chiave della consapevolezza. All’essere umano serve semplificare le cose.

L’esempio è il seguente: abbiamo davanti a noi un oggetto verde e concordiamo tutti che è verde.
Magari uno di voi potrà dirmi che per lui è verde smeraldo, ma sempre di verde si tratta. Quindi
concordiamo tutti che l’oggetto è verde.

Siamo così sicuri che l’oggetto è verde che, se ci chiedessero di scommetterci una pizza che l’oggetto
è verde, lo faremmo ad occhi chiusi!

Che l’oggetto sia verde è una verità assodata e incontrovertibile, tutti lo vediamo verde, la fisica può
venirci in aiuto dicendoci che le frequenze che emette l’oggetto sono proprio quelle del verde! Siamo
tranquilli, nessun dubbio: è verde.

A questo punto ti chiedo: al di là della convenzione del nome “verde” che attribuiamo a questo
colore, come facciamo a sapere che quello che vedono i tuoi occhi è lo “stesso verde” che vedono i
miei?

In altre parole: magari chiamiamo entrambi verde quello che tu vedi rosso e io verde e viceversa. Ma
per entrambi sarà verde. Wow! Chi ha detto la verità? Chi si sta sbagliando?

Certo! Noi esseri umani abbiamo bisogno di sapere cosa è vero e cosa è falso, è un bisogno
fisiologico della nostra mente. Come mangiare e bere.

Bene, torniamo alla domanda chiave: chi si sbaglia? Quale dei due verdi è quello vero? Il mio o il
tuo?

Ecco la mia risposta: entrambi ci sbagliamo ed entrambi diciamo cose vere.


A questo punto la mente sobbalzerà nella scatola cranica urlando: è impossibile! La verità è una!
Certo. La verità è una. La Verità della mente è una.

Non esiste una Verità in sé. La verità della mente è una forma che applichiamo alla realtà e su essa
parametriamo tutto il resto.

Sia essa la verità della mente della persona, o di un gruppo di persone o di una specie (quella umana)
poco importa: essa non è una Verità esterna da osservare ma una Verità costruita dall’interno che si
manifesta nella relazione con il mondo.

Dalla relazione tra Io e Mondo emerge la verità, come forma applicata dalla mente alla realtà, che è
senza forma.

La mente poi è portata ad attribuire un’idea di assolutezza a queste forme attraverso cui interpreta il
mondo. È un processo naturale, quasi fisiologico, che nasce dal bisogno della mente di avere dei
punti fermi e assolutamente stabili su cui costruire i concetti di identità e dualità.

In altre parole, credere assolutamente vera una forma della mente, è il presupposto necessario per
costruire e dare forma all’Ego come prodotto della cristallizzazione di queste forme-pensieri.

L’Ego abita un mondo fatto di punti fermi su cui parametra la sua scala di valori e attraverso cui
emette dei giudizi: così buono/cattivo bello/brutto positivo/negativo nascono da punti fermi costruiti
sulla realtà senza forma che la mente crede veri a priori.

Tornando all’esempio del colore verde, pensate forse che il colore verde esistesse prima che
qualcuno lo nominasse? La Verità è dunque antropocentrica…

Dopo aver portato questo semplice esempio, leggo negli occhi dei miei allievi una sorta di
rilassamento, i visi si fanno distesi e dei bei sorrisi illuminano la stanza. Comprendere che non c’è
nessuna Verità da difendere è rilassante.

La mente per un momento scende dal palcoscenico portando per mano l’Ego, e la consapevolezza
della semplicità dell’esistenza infonde uno stato di pace e di calma davvero disarmanti.

Torniamo ora all’inizio di questo capitolo, quando ho parlato dei falsi miti e credenze a proposito di
Reiki.

Dopo ciò che ho appena detto può suonare strano l’utilizzo dell’aggettivo “falso”, in quanto se tutto è
vero e falso contemporaneamente, allora anche quello che mi riportano alcuni allievi rispetto a Reiki
può essere considerato vero. Certo che sì!

Non sto dicendo che queste cose sono vere o false in sé. Spostiamoci però dalla forma alla sostanza:
non ho niente da dire a chi sostiene che Reiki va praticato senza oggetti metallici addosso, se non che
si sta complicando inutilmente la vita.

In altre parole viene creduta vera in sé una forma che la mente applica alla realtà. Tu puoi praticare
benissimo Reiki togliendoti prima gli oggetti metallici, come puoi praticarlo benissimo tenendoli
addosso.

Quando questa cosa diventa un problema per te? Quando sei così attaccato a questa verità da
renderla uno schema mentale.

Uno schema mentale del genere ti sussurrerebbe nell’orecchio più o meno queste parole: «se prima
non togli gli oggetti metallici Reiki non funzionerà».

In questo senso parlo di falsi miti e credenze.

Naturalmente quello che ho detto per Reiki potrebbe essere applicato a qualsiasi altra disciplina, a
qualsiasi idea o pensiero, a qualunque visione del mondo.

Io credo che una disciplina spirituale come Reiki dovrebbe portarci in primo luogo ad abbandonare i
nostri schemi mentali per sperimentare la libertà dal predominio della mente.

La pratica del Reiki è semplice e naturale, è la nostra mente che la rende complicata e artificiosa.

Tanto (forse troppo) è stato detto in Occidente di Reiki, e tante sono state le contaminazioni
provenienti da altre discipline e insegnamenti, tanto da far perdere di vista ai praticanti occidentali
quello che era l’obiettivo della pratica del Reiki per il suo creatore, Mikao Usui.

Ma dunque quale era lo scopo di Reiki per Mikao Usui? Lo scopo era spirituale, non terapeutico. Un
praticante Reiki Tradizionale praticava e pratica Reiki per essere felice.
Per liberare la mente dai suoi schemi mentali e “purificarla”, come direbbero i buddisti.

Liberare la mente dai suoi schemi significa in primo luogo liberarsi dagli attaccamenti, e in principal
modo dagli attaccamenti ai pensieri, alle forme che applichiamo alla realtà e che crediamo vere in
senso assoluto.
L’energia Reiki era lo strumento di Usui per percorrere la via della purificazione della mente: questa
energia, come abbiamo visto, non è stata “inventata” o “scoperta” dal maestro giapponese ma è stata
da lui utilizzata all’interno di una disciplina fatta di tecniche e insegnamenti davvero semplici ed
efficaci.

Al termine dei miei seminari di primo livello, sono solito fare questa domanda ai miei allievi:
«Perché dunque volete praticare Reiki?». La risposta è una sola se si è scelto di seguire la disciplina
tradizionale. Io pratico Reiki per essere felice .

Semplice, immediato, naturale.

Ho ritenuto importante chiarire questi aspetti in quanto essi fanno parte dell’approccio tradizionale
alla disciplina, in questo senso molto differente dalla visione occidentale, più incentrata invece
sull’aspetto terapeutico dell’utilizzo dell’energia.

L’Energia Reiki

«Noi vediamo, sentiamo, parliamo,


ma non sappiamo quale energia ci fa vedere, sentire, parlare e pensare.
E quel che è peggio, non ce ne importa nulla.
Eppure noi siamo quell’energia.
Questa è l’apoteosi dell’ignoranza umana.»
Albert Einstein

La prima volta che ho conosciuto l’Energia Reiki è stato durante il Reiju [3] del primo livello.
Ero arrivato a iscrivermi a un seminario di Reiki un anno dopo che una mia cara amica mi aveva
segnalato questa disciplina.

Non mi iscrissi subito, anzi mi dimenticai proprio di quell’informazione, finché un anno dopo mi
ritornò in mente e decisi di provare.
Non sapevo ancora assolutamente nulla di Reiki. Arrivavo al seminario di primo livello senza aver
letto o ricercato nulla a proposito di questa strana disciplina dal nome buffo ed esotico.

Durante il Reiju di primo livello sentii dunque per la prima volta Reiki. La sensazione fu molto
piacevole ed emozionante: era come se una bolla di energia mi avvolgesse completamente e facesse
vibrare ogni cellula del mio corpo. Da quel momento in poi non smisi più di praticare Reiki, più
infatti lo praticavo e più mi sentivo in armonia con me stesso e con la realtà che abitavo.

La mia prima esperienza con Reiki è stata semplice e allo stesso tempo disarmante, ha spazzato via in
pochi minuti i preconcetti mentali di una vita che fino ad allora avevano guidato la mia esistenza.

Questa esperienza la porto con me in ogni momento, e, ogniqualvolta la mia mente mi spinge verso
l’attaccamento a pensieri, parole o azioni, porto la mia consapevolezza a quelle sensazioni di un
tempo e alla dissoluzione di quegli schemi di verità che fino ad allora mi avevano tenuto saldamente
imprigionato.

Cerco in primo luogo di trasmettere questo durante i miei seminari: la liberazione dagli schemi
mentali che l’utilizzo di Reiki può agevolare e accelerare.

Il significato del termine Reiki

Reiki è un termine giapponese che definisce una particolare energia e comprenderne appieno il
significato può aiutarci ulteriormente nella pratica quotidiana.

Ma cosa significa Reiki?


Questa parola è composta da sue sillabe: “ Rei ” e “ Ki ”.

Il termine Rei ci riporta all’aspetto trascendente o immanifesto della realtà, riferendosi all’idea di
un’energia che è il presupposto della nostra Realtà.

Se dovessimo usare un’interpretazione religiosa, Rei definirebbe Dio.

Da un altro punto di vista, qualora preferissimo indossare degli occhiali cosmologici, Rei
definirebbe quell’energia presente un istante prima del Big Bang .

Da un punto di vista quantistico, il concetto di Vuoto Quantico è quello che meglio esprime l’idea di
Rei . Il Vuoto Quantico può essere definito, semplificando all’osso, come il postulato energetico
dell’esistenza della realtà.

Il Vuoto Quantico sarebbe un contenitore di tutte le informazioni quantistiche che presiedono alla
manifestazione della nostra realtà così come la percepiamo.

Semplificando ulteriormente, potremmo immaginare il Vuoto Quantico come un contenitore di tutti i


“mattoncini” che costruiscono la nostra realtà.

Indipendentemente dall’interpretazione che ognuno di noi voglia dare a Rei (abbiamo visto che ogni
interpretazione è vera e falsa contemporaneamente), il denominatore comune è il concetto di
trascendenza rispetto al reale in atto.
Personalmente amo definire Rei come l’Energia dell’Essere immanifesto o senza forma . [4]

Se il termine Rei rimanda a un’energia trascendente, senza forma, presupposto dell’universo in atto,
il termine Ki ci riporta invece all’aspetto manifesto dell’Essere, il “qui e ora” dell’Universo, la
nostra realtà.

E così Ki è l’energia dell’Universo manifesto ed è contemporaneamente l’energia che ci sorregge


come individui parte di un tutto (l’Universo appunto).

Forse la più importante novità che la meccanica quantistica ha introdotto nella nostra visione del
mondo è che non è più possibile concepire la materia come inerte.
L’universo della meccanica quantistica è in continuo movimento, è una continua interazione e
collisione di particelle di energia che, danzando assieme, danno vita alla realtà che noi tutti abitiamo.

Tutto è energia. L’universo è energia, dal sasso al televisore al primo pensiero che la nostra mente
produce al mattino. Tutto emerge dal senza forma, si manifesta come universo e ritorna
incessantemente al senza forma .

In questo senso Reiki è molto più dell’energia dell’Universo, è un’energia che contemporaneamente è
trascendente e immanente all’universo stesso, è il vuoto e il pieno, il vero e il falso, l’Essere e il non
essere, la vita e la morte. In altre parole Reiki è Armonia .

Il noto fisico Carlo Rovelli sostiene che la meccanica quantistica offre in questo momento la migliore
interpretazione della realtà. In altre parole la meccanica quantistica sa spiegare, meglio di qualsiasi
altra interpretazione, come è fatto e funziona il mondo.

Mi trovo pienamente d’accordo con questa affermazione.


Questo non vuol dire che la meccanica quantistica sia detentrice della Verità.

La verità in sé non esiste. Esistono invece modalità più o meno utili di interpretazione del mondo. La
meccanica quantistica è utile alla prova dei fatti. Ci spiega bene come funziona il mondo. Ma non è la
Verità.

In questo libro mi riferirò molto spesso alla meccanica quantistica perché la sua interpretazione del
mondo è la più convincente alla prova dei fatti .

Indossando quindi ora gli occhiali quantistici, parlo di Reiki come dell’energia del Vuoto Quantico
, che, se ricordate, contiene tutte le frequenze che costituiscono la nostra realtà.

L’efficacia dell’Energia Reiki è data dall’essere un’energia che è portatrice di tutte le frequenze
possibili che concorrono tra loro a costruire la Realtà.

La risonanza

L’Energia Reiki opera per risonanza come diapason energetico per le frequenze che hanno deviato
dalla matrice vibrazionale del Vuoto Quantico.

Cosa significa operare per risonanza? Sentiamo spesso questo termine ogniqualvolta parliamo delle
cosiddette “terapie olistiche” o “terapie alternative”.

Il concetto di risonanza è mutuato dalla meccanica quantistica e indica una particolare interazione fra
le particelle che produce un adeguamento delle particelle che vibrano a frequenze più basse rispetto
a quelle che vibrano a frequenze più alte.
La risonanza è un concetto chiave per spiegare tutti i fenomeni che apparentemente avvengono senza
contatto (dico “apparentemente” perché i nostri sensi limitati non sono in grado di percepire
l’immensamente piccolo dei quanti di energia) e torna particolarmente utile per spiegare l’effetto di
Reiki.

Reiki non è quindi un fluido magico che guarisce, ma è un’Energia che riporta a norma,
attraverso la risonanza, le frequenze energetiche che hanno deviato dal modello vibrazionale
del Vuoto Quantico .

In altre parole: l’energia Reiki insegna alle frequenze che hanno deviato a vibrare nuovamente
secondo la norma armonica.

Se il concetto di risonanza è la chiave interpretativa per capire meglio come funziona l’energia Reiki,
anche il tempo è un aspetto importante , da tenere sempre in considerazione tutte le volte che ci
accingiamo ad operare un trattamento Reiki.
Ma perché il tempo è importante?
Innanzitutto parlo di tempo come unità discreta misurabile con l’orologio, il tempo a cui siamo
abituati ad accedere durante la nostra vita di tutti i giorni.

Questo tempo strumentale ci serve per valutare la risonanza. La risonanza si attua infatti in
funzione del tempo . Quando facciamo un trattamento Reiki, non possiamo quindi prescindere dal
fattore tempo come parametro per valutare l’innesco della risonanza tra frequenze.

Ecco perché, durante i miei seminari, insisto particolarmente sul concetto di “minimo tempo utile”
quando facciamo un trattamento.
Il tempo minimo da tenere in considerazione è di 3 minuti per ogni parte del corpo che decidiamo
di trattare . Sotto questo tempo minimo la risonanza non ha inizio e non potremmo quindi
beneficiarne degli effetti.

Se devo riassumere in una frase quanto detto fin’ora sull’Energia Reiki, su che cos’è e come funziona
da un punto di vista quantistico potrei dire questo: l’Energia Reiki è l’energia in atto del Vuoto
Quantico che, operando per risonanza, riporta a norma le frequenze energetiche dissonanti
ristabilendo armonia .

Nell’ambito dell’approccio tradizionale al Reiki diamo molta importanza all’atteggiamento mentale,


ossia a che cosa deve fare la nostra mente durante un trattamento Reiki.

Dico ai miei allievi che l’atteggiamento mentale è la chiave di Reiki , è il segreto per praticare in
maniera davvero efficace sia per noi stessi sia per gli altri.
Più la nostra mente crea forme e le applica alla realtà e più naturalmente ci rimane attaccata. Questi
attaccamenti sono un limite al fluire dell’Energia Reiki in quanto anche i pensieri sono energia.
Inoltre la mente produce pensieri di attaccamento e naturalmente dirige l’Energia. L’energia quindi
non è più libera di andare dove deve andare per produrre risonanza.

La mente creatrice di pensieri si mette al timone dell’energia e la pilota (anche inconsciamente) non
dove serve davvero ma dove “crede” che serva.
È molto importante questo aspetto, e determina lo spartiacque tra praticare Reiki in maniera più o
meno efficace.

L’efficacia di un trattamento Reiki è quindi direttamente proporzionale alla qualità dei nostri
pensieri . Ma come verificare quindi la qualità dei nostri pensieri?

Tutti i pensieri “giudicanti” sono di qualità bassa, perché sono pensieri frutto di attaccamenti a forme
che crediamo vere.

Se ci riflettiamo, in maggioranza i nostri pensieri sono giudicanti , perché la mente ha bisogno di


giudicare per mantenere vivo l’Ego che emerge proprio dal giudizio rispetto al mondo.

Quindi potremmo dire, in altro modo, che la nostra visione del mondo è l’ostacolo più grande al
libero fluire dell’energia Reiki .
Anche i giudizi che la nostra mente afferma essere positivi sono un ostacolo. Può suonare strano, ma
anche le aspettative e le speranze sono giudizi.
Aspettative e speranze sono forme che la mente applica a una realtà che giudica inadeguata e che
vorrebbe diversa da quello che è, in funzione di un metro di valutazione assolutamente autoriferito.

Alcune speranze e aspettative sono diventate così condivise e universali da non essere più
riconosciute come soggettivamente prodotte, ma sono assunte come un dato di fatto, una verità
incontrovertibile e inconfutabile.
Basti pensare alla magica triade Salute-Amore-Denaro che ha fatto e fa la fortuna di consulenti
spirituali, maghi, fattucchiere e affini.

Il punto non è tanto se un giudizio sia positivo o negativo, il punto è che il giudizio genera
attaccamenti. Se la nostra mente fosse in grado di creare forme senza rimanerci attaccata, i giudizi
potrebbero avere solo un valore strumentale, utile per il nostro muoverci nel mondo.

Ma, quando consideriamo come vera in sé una forma della mente, allora si genera sofferenza e
infelicità : perché la realtà, che è in continuo mutamento, tende a sfuggire al controllo delle forme.

Un esempio può essere quello di chi, attraverso il duro lavoro e l’impegno personale, ha raggiunto un
certo livello di benessere economico. Quel grado di benessere economico è giudicato dalla mente
come il “premio” per il duro lavoro, risultato per i sacrifici e gli sforzi fatti nel passato.

La mente è portata a pensare che il benessere economico è la ricompensa che la vita restituisce a
fronte di un investimento fatto in termini di fatica, abnegazione e rinunce.

Questa visione della realtà è chiaramente antropocentrica e riferita a forme che è la mente stessa ad
applicare alla realtà ma che non esistono al di là di questa interpretazione.

E così capita spesso di vedere persone che perdono la loro fortuna e il benessere economico così
caparbiamente conquistato e cadono in profondo stato di prostrazione psicologica ed emotiva.
Questa è la conseguenza dell’attaccamento all’idea che la Vita abbia tolto loro qualcosa di
innegabilmente meritato e dovuto.

Ho parlato quindi di forme della mente come attaccamenti , e in particolare di aspettative e di


speranze come limite rispetto ad un’azione efficace dell’energia Reiki . Spesso dico ai miei
allievi che il trattamento perfetto dovrebbe essere svolto senza nemmeno l’aspettativa e la speranza
che la persona possa stare meglio.

Questa affermazione potrebbe sembrarci sconcertante o addirittura un paradosso, se accostata ad una


terapia energetica: ciò dipende dal fatto che siamo fortemente condizionati dai giudizi della mente e
attaccati ad un illusorio concetto di benessere.

La buona notizia è che il 99,99% dell’umanità ha questi attaccamenti: non viviamoli quindi come un
limite personale ma come un’opportunità per liberarcene progressivamente.
La pratica del Reiki, come disciplina spirituale, è uno strumento assai potente per dissolvere gli
attaccamenti della mente .
La tendenza all’attaccamento è il movimento naturale della mente non disciplinata verso i suoi
pensieri: come potrebbe sopravvivere infatti un’identità se non paragonata all’alterità?

In un mondo senza forme l’Ego muore e si dissolve, perché l’Ego stesso è una forma della mente
molto ben strutturata e solida perché alimentata in continuazione dal giudizio.

La pratica della meditazione [5] è parte integrante degli insegnamenti tradizionali di Reiki
proprio perché è uno strumento molto efficace per destrutturare la mente e cominciare ad
osservarla .

Il problema principale che abbiamo con la mente non è tanto che essa produca pensieri (è del resto
progettata per questo) ma la nostra identificazione con essa.

Fondamentalmente l’essere umano si identifica con la sua mente, ossia crede di essere la sua mente.
Questa identificazione ne porta a braccetto altre due: l’identificazione con i pensieri e con le
emozioni.

L’identità costruita Io-Mente / Io-pensiero / Io-emozione, è una bomba sempre innescata, che esplode
ogni volta che le situazioni di vita deviano rispetto al corso atteso e predeterminato dai nostri schemi
mentali.

L’identificazione tra Io e Mente ci porta a osservare un mondo che crediamo assolutamente reale ma
che è invece solo il prodotto di forme che noi crediamo reali. Questo è il fraintendimento alla base
dell’infelicità dell’essere umano.

L’infelicità è quindi prodotta da un sogno della mente che crediamo reale, così reale da subirne gli
imponenti contraccolpi emotivi. Nulla di ciò che viviamo è reale in sé, ma è reale per la mente.
La meditazione dunque ci permette progressivamente di stabilire un rapporto prospettico con la
nostra mente : non appena si riesce a mettere della luce tra Io e mente, questo indissolubile binomio
pare vacillare sotto i colpi di una pacifica consapevolezza.

Mettere in prospettiva la mente significa imparare ad osservarla, e osservare i suoi pensieri ci porta
a comprendere che noi non siamo né la nostra mente né i nostri pensieri, tantomeno le nostre
emozioni.

L’osservazione porta con sé la consapevolezza che se è possibile osservare un fenomeno da una


prospettiva esterna, il fenomeno necessariamente sarà altro da noi.
Nessuno scienziato è così folle da credere di essere ciò che osserva! Perché dovrebbe essere
differente quando osserviamo la nostra mente?

La meditazione ci porta a vestire l’abito dell’osservatore neutrale della nostra mente. Ma è proprio il
concetto di neutralità che vorrei approfondire. L’osservatore neutrale è colui che osserva senza
necessariamente applicare forme (giudizi) alla realtà. Le cose sono come sono. Le cose accadono e
basta.
Tutto il resto, le polarità di bene e male, bello e brutto, positivo e negativo fanno parte del mondo
illusorio delle forme.

Osservare dunque l’accadere della realtà senza applicare le forme del giudizio è il presupposto
per la pace interiore . Come insegnante di Reiki Tradizionale, insisto molto su questo punto che
ritroviamo nell’atteggiamento interiore (ossia che cosa deve fare la nostra mente) da tenere durante
un trattamento Reiki.

L’atteggiamento interiore di un praticante Reiki tradizionale è un atteggiamento meditativo.


Appoggiamo le mani, l’energia fluisce e la mente si limita ad osservare, senza giudicare, quello
che accade . Lasciamo accadere la realtà senza giudicarla.

Questa è la chiave di Reiki Tradizionale, il meraviglioso dono di Usui Sensei.

« APPOGGIATE LE MANI, ARRENDETEVI ALL’ENERGIA E SORRIDETE .»

Il segreto di Reiki è racchiuso tutto in queste parole del Rev. Hyakuten Inamoto, mio insegnante di
Reiki Tradizionale e forse uno dei più importanti divulgatori al mondo dell’approccio tradizionale a
Reiki.

La resa incondizionata all’Energia Reiki è la resa nei confronti dell’Essere, della Realtà, che quindi
non cerchiamo più di interpretare, dissezionare, giudicare, ma che accogliamo per come è, per come
accade nell’incessante fluire dell’Energia attraverso le nostre mani.

Da un punto di vista terapeutico, questo atteggiamento interiore è quindi il punto più importante da
comprendere se vogliamo fare un trattamento davvero efficace.

Possiamo ora capire meglio che, se ho delle aspettative di guarigione, se giudico importante che
quella persona o che io stesso guarisca da una malattia (semplicemente perché è bene che sia così),
mi allontano dal fluire libero dell’Energia senza forma per entrare nel dominio della mente e delle
forme del giudizio.

Reiki può essere un potentissimo strumento di guarigione ma solo se ne comprendiamo a fondo


le modalità di utilizzo . Non basta quindi “ricevere le attivazioni” e “fare dei trattamenti”, il segreto
di Reiki è nell’atteggiamento interiore che va allenato ed esercitato, proprio come si fa per qualsiasi
disciplina, quotidianamente.

Ecco perché la pratica della meditazione è imprescindibilmente legata a Reiki Tradizionale .

Non si può pensare di improvvisarsi “osservatori della mente” se prima non conosciamo gli
strumenti per farlo e non ci siamo allenati a sufficienza a farlo.
Perché praticare Reiki Tradizionale?

«La mente, o il passato, non è un problema;


il problema è nella vostra identificazione con la mente, con il vostro passato.
L’attaccamento non intelligente, il sentimento di “Io e mio” è il problema.
Una volta che avete appreso l’arte del distaccare il vostro attaccamento e del divenire testimone,
allora qualcosa cambierà nel modo in cui vedete ogni cosa.»
Mata Amritanandamayi Devi

Abbiamo visto nel capitolo precedente come il potere della mente sia forte, così forte da farci
credere come vero in sé ciò che in realtà è semplicemente una forma applicata ad una realtà senza
forme.
Da qui nasce un’alienazione di fondo dell’essere umano, che lo porta a definirsi come “altro” dalla
realtà in cui abita e che fissa come dogmatiche verità i parametri per il proprio e altrui benessere.

Tutto viene parametrato a queste verità. Più ci si allontana da questi punti fermi e più si crede di
sperimentare infelicità, più ci si avvicina e più si crede di essere felici. Insomma, la mente fa tutto da
sola, decide quando essere felice e decide quando non esserlo.

Con questo vorrei dire che non esiste un parametro in sé oggettivamente definito per valutare il
nostro grado di felicità, ma vengono da noi poste e accettate delle credenze che riteniamo vere in
assoluto. È qui l’inganno della mente.

Non che la mente sia “colpevole” di qualcosa, essa fa il suo lavoro nell’interpretare la realtà
secondo gli schemi che via via assorbe.

Questi schemi, che noi crediamo così fissi e reali, sono perlopiù schemi storicamente determinati e
socialmente condivisi.
A tutti noi può essere capitato di fare un viaggio e conoscere persone di altri luoghi e sorprenderci
delle loro bizzarre regole e visioni del mondo. A volte ci scappa anche la frase: «Vedi che a quello
lì basta poco per essere felice.»
Non è che a quella persona basta poco, è che per quella persona i parametri per valutare il suo stato
di felicità sono differenti dai nostri.

Ebbene sì. Anche la felicità, intesa in questa maniera, è un prodotto della mente. Quindi anche la
felicità è relativamente autoriferita e antropocentrica.

Sto dicendo cose ovvie, ma è bene osservare che, in nome di queste ovvietà, le persone versano
spesso in dolorosissimi stati psicotici. Tale è il potere della mente, che non ci è permesso di sottrarci
all’ineluttabile sofferenza connessa al naufragio delle nostre credenze di fronte alle mutevoli
situazioni di vita.

Da questo punto di vista sarebbe facile affermare che l’uomo, in quanto essere pensante, è
condannato a un’esistenza di infelicità. È logico infatti pensare che, fintantoché sussiste
l’identificazione Io-Mente, qualsiasi siano gli sforzi che noi possiamo fare per raggiungere quella che
la Mente ha determinato come Felicità, saremo condannati comunque all’infelicità.

L’immagine del supplizio di Sisifo, condannato a spingere in cima al monte un masso che ricade
sempre in basso, è quella che potrebbe meglio descrivere in questo senso la condizione umana.
D’altro canto è da sempre che l’essere umano cerca di dare risposta a questa domanda interiore di
felicità. Così sono nate le religioni e così si sono sviluppate le filosofie.

Le discipline spirituali si collocano nella via mediana tra le risposte dogmatiche delle religioni e le
speculazioni filosofiche, definendo modelli relativi e pratico-teorici di approccio alla realtà.

Una disciplina spirituale può essere definita come un insieme di insegnamenti e tecniche volti alla
liberazione dell’uomo dal predominio della mente. Quindi una disciplina spirituale ha la
caratteristica principale di “togliere qualcosa” attraverso l’esercizio pratico.
La disciplina spirituale, attraverso l’utilizzo di strumenti da utilizzare nel quotidiano, purifica infatti
la mente dai suoi schemi per agevolare il processo di dissoluzione del binomio Io-Mente.

Abbiamo visto come è proprio attraverso la dissoluzione di questa identità fittizia tra Io e mente che
si apre lo spazio della pace interiore, come necessaria conseguenza dell’osservazione della naturale
armonia dell’Essere in tutte le sue manifestazioni.

Ma che cosa rende efficace una disciplina spirituale ? Non certo i suoi insegnamenti teorici e i suoi
contesti filosofici.
Una disciplina spirituale è tanto più efficace quanto più è praticata .

Sembra la sagra dell’ovvietà, ma è sempre questo il punto: la nostra mente è così assorta nel
giudicare attraverso le sue forme la realtà, che perde di vista le cose semplici, come appunto il fatto
che in nessun campo, se non facciamo esercizio, potremmo difficilmente ottenere dei risultati
tangibili.

Anche nell’ambito delle discipline spirituali, che fanno della pratica il loro nucleo fondante, questa
affermazione ha lo stesso valore.

Eppure in tanti si accostano alle discipline spirituali con l’idea che saranno le discipline a fare il
lavoro per loro. E quando non vedono risultati, incolpano le discipline di non essere in grado di
aiutarli.
Le prospettive andrebbero quindi ribaltate: una disciplina spirituale mi garantisce il risultato “se”
e “solo se” io la praticherò con costanza e dedizione .
Non ci sono eccezioni a questa semplice considerazione, e chi vi dice il contrario dovrebbe almeno
poi assumersi la responsabilità del vostro fallimento e della vostra (naturale) sofferenza.
Purtroppo questo non accade mai, perché in un periodo come il nostro, di consumismo spirituale
portato all’estremo, nascono discipline spirituali come i funghi dopo un’abbondante pioggia; e le
persone passano da un seminario all’altro nel frenetico tentativo di trovare, il prima possibile, la
chiave per una vita felice.

Ciò che vorrei chiarire, a proposito dell’approccio tradizionale alla pratica di Reiki, è che questo
non si distanzia dalle linee tracciate poco fa riguardo alla definizione di disciplina spirituale.

Reiki Tradizionale è una disciplina spirituale e, come tale, consiste in un insieme di insegnamenti
e tecniche da applicare nella quotidianità volti alla purificazione della mente dai suoi schemi e
dai suoi attaccamenti .
Il fatto che questa disciplina utilizzi l’energia Reiki come strumento principale non la rende diversa
dalle altre discipline spirituali.

Se ti accosti quindi a Reiki sperando di trovare la bacchetta magica che, a colpi di energia, ti risolva
i problemi e ti possa rendere felice, probabilmente in breve tempo riporrai nel cassetto i suoi
insegnamenti e sarai portato a cercare altro, nella speranza che possa soddisfare questa tua esigenza.

Fermati un momento e osserva tutti i seminari che hai seguito, tutti gli insegnamenti ricevuti dai
grandi maestri del presente e del passato, tutti gli aforismi di saggezza che hai letto e citato che ti
hanno emozionato e fatto riflettere. Osserva tutto questo.
Ora invece osserva quel senso di mancanza, quell’insoddisfazione di fondo che dentro di te continua
a far capolino ogni volta che la tua mente pone questa domanda:
«È tutto qui? E ora?».

Il punto è che alla mente non basteranno mai tutti gli insegnamenti e le discipline dei maestri di
questo mondo e di quell’altro per placare quel senso di mancanza e di incompletezza che è il
presupposto e il fine della sua sopravvivenza come identità con l’Ego.

L’Ego sopravvive nella mancanza e la mente produce attaccamenti a forme che agevolano
l’instaurarsi di questo senso di incompletezza.

Il proliferare di sedicenti discipline spirituali ai giorni nostri è proprio indice di questo senso di
mancanza, a cui gli abili stregoni moderni del marketing sanno dare risposta.

Perché quindi dovrei praticare Reiki Tradizionale, se non è la bacchetta magica che cercavo per
risolvere i miei problemi esistenziali? Domanda questa di buon senso e assolutamente legittima.

La risposta che mi sono dato io è la seguente: io pratico Reiki semplicemente perché mi piace.
Io amo praticare Reiki, farmi autotrattamenti, fare trattamenti agli altri, meditare e immergermi nel
flusso dell’Energia che mi coccola in un eterno istante di pace e armonia.
Amo il silenzio durante i trattamenti, il cerchio di luce, [6] il gassho , [7] i trattamenti mentali, [8] gli
hibiki , [9] il calore nelle mani, i sorrisi dei miei allievi e i trattamenti di gruppo.
Se ti piace quel che fai, sarà più semplice renderlo una costante all’interno delle tue giornate.
Mi permetto quindi di darvi un suggerimento: quando trovate una disciplina spirituale che vi piace,
sospendete la ricerca per un po’ e dedicatevi a praticarla !
Scoprirete, forse, che più la praticate e più vi piacerà; e pian piano quel senso di mancanza e di
“bisogno di altro” sarà sempre meno forte e impellente.

Arriverà poi il momento in cui non avrete più necessità di cercare altro, perché quello che avete
basterà, perché avrete maturato sufficiente fiducia in quegli strumenti e sufficiente consapevolezza
per dissolvere quella domanda interiore che all’inizio diceva con arroganza: «Tutto qui?».

«Sì tutto qui», potrete allora rispondere con serenità, consapevoli che è la pratica quotidiana che vi
darà risultati e non tanto i contenuti di una disciplina.

I contenuti riguardano quegli aspetti della disciplina che possono piacerci, che possono soddisfare il
nostro bisogno di fare qualcosa che ci piace.

La mia cara amica che, come ho raccontato, mi indirizzò a Reiki, mi conosce bene e immaginava che,
per come sono fatto io, Reiki mi sarebbe potuto piacere.

In altre parole, il primo spunto per destrutturare la mente deve essere la mente stessa a darlo. Per
questo dovremmo scegliere di praticare discipline che ci piacciono, non discipline che abbiamo
sentito dire essere assolutamente efficaci.
Può anche darsi che quelle discipline così efficaci non ci piacciano e ci ritroveremo quindi a non
praticarle mai.

Non credo che esista una disciplina efficace in assoluto, come ho detto l’efficacia non è tanto data
dai contenuti ma dall’utilizzo degli strumenti che essa mette a disposizione.

Il mio augurio è che, qualunque sia la disciplina spirituale che hai scelto di praticare, tu possa
praticarla per sufficiente tempo da permetterti di raccoglierne i frutti, evitando di vagare di seminario
in seminario alla ricerca del sacro Graal della spiritualità.

Il mio augurio ulteriore è che tu possa diventare maestro di quella disciplina, nel senso più
profondo che questo termine esprime .

È maestro non colui che insegna (l’insegnante appunto) ma colui che detiene la maestria della
disciplina, che cioè non ha più nulla da imparare da un punto di vista teorico-pratico e che finalizza
la propria esperienza nella pratica quotidiana.

Il cammino all’interno di una disciplina spirituale in un certo senso comincia proprio quando
diventiamo maestri.
Ciò che è avvenuto prima è una preparazione, un training.

Purtroppo l’uomo occidentale è spesso bravissimo ad essere principiante in tutto quello che fa,
perché la mente lo distoglie dall’andare fino in fondo.
ReikiQuantico

«Il potere risanante dello Spirito permea tutte le cellule del mio corpo.
Io sono fatto della divina sostanza universale.»
Paramahansa Yogananda

Nei capitoli precedenti ho delineato i contorni di una disciplina spirituale come Reiki Tradizionale,
evidenziandone le caratteristiche salienti.

In estrema sintesi, la caratteristica peculiare di Reiki Tradizionale , è il suo essere strumento


pratico per il raggiungimento della Pace Interiore , intesa come purificazione della mente dai suoi
schemi e riappropriazione della dimensione senza forma in sé della Realtà.

Tutte le volte che ti sei trovato davanti a uno spettacolo della natura, e l’hai osservato e contemplato
senza il filtro della mente giudicante (senza cioè cercare di descriverlo o di capirlo), e l’hai lasciato
accadere semplicemente davanti a te nella sua assoluta e imponente semplicità, puoi aver percepito
la Pace Interiore di cui parlo. [10]

Reiki Tradizionale è quindi una disciplina spirituale autonoma e auto-consistente, nel senso che può
essere praticata con fiducia e certezza dei risultati, senza dover ricorrere a strumenti e insegnamenti
ad essa esterni.

Chi decide di praticare Reiki Tradizionale può affidarsi con sicurezza a una disciplina strutturata e
solida che si configura come “Do”, come una Via nel senso più profondo che questo termine ha per i
giapponesi.

Ideogramma giapponese Do

L’ideogramma Do rappresenta un piede (nella parte sinistra dell’ideogramma) che segue la


rappresentazione di una testa (la testa è una metafora per condottiero o guida).
Il senso di Do è seguire il sentiero tracciato da una guida.

Do è un ideogramma dalle fortissime valenze spirituali, in quanto indica il percorrere una Via
(tracciata da un maestro) per la propria realizzazione spirituale.
Applicato quindi a Reiki Tradizionale, Do indica la Via tracciata dal maestro Usui da percorrere per
raggiungere lo stato di pace interiore.

Da un punto di vista pratico la Via è delimitata dalle tecniche energetiche e dagli insegnamenti
della disciplina . La Via è l’abito quotidiano del praticante inteso come approccio esistenziale ad
ogni situazione di vita.

Struttura di Reiki Do
Reiki Do può essere quindi rappresentato graficamente come una piramide che ha come base
l’Energia Reiki. Le tecniche proprie della disciplina e la pratica della meditazione sono strutturate a
partire dall’utilizzo dell’energia.

L’utilizzo dell’Energia Reiki è il presupposto necessario per l’acquisizione di nuove


consapevolezze che emergono attraverso l’utilizzo costante delle tecniche .

Gli insegnamenti teorici arrivano solo alla fine, come completamento e rafforzamento del lavoro
svolto attraverso l’utilizzo consapevole dell’Energia.

Anche ReikiQuantico si colloca nell’ambito delle tecniche energetiche di Reiki Do .


ReikiQuantico non crea quindi una disciplina spirituale differente da Reiki Tradizionale, esso si
colloca all’interno della Via tracciata dal maestro Usui che ha alla base l’utilizzo dell’Energia Reiki.

ReikiQuantico e Reiki Tradizionale

ReikiQuantico è un’ulteriore tecnica che introduco all’interno di Reiki Tradizionale, utile ad


agevolare ulteriormente il cammino del praticante Reiki.
Questa tecnica energetica è già in qualche modo presente in maniera latente all’interno delle tecniche
tradizionali del sentiero di Usui (ad esempio nella modalità tradizionale di utilizzo dei simboli [11] o
nell’utilizzo dell’energia per i trattamenti mentali).
Essa è stata da me messa a punto e sviluppata definendone con precisione le caratteristiche
all’interno di una tecnica più strutturata che definisco Tecnologia Informativa Quantistica.
Ritornerò più avanti su questa definizione, per il momento è per me importante chiarire che
ReikiQuantico non si discosta per nulla dalle finalità intrinseche al cammino di Reiki Tradizionale, e
nasce appunto all’interno di questo contesto.

In altre parole ReikiQuantico concorre, assieme alle altre tecniche tradizionali, alla finalità del
raggiungimento della pace interiore .

Ho elaborato la tecnologia ReikiQuantico dopo anni di pratica costante di Reiki Tradizionale e


meditando in particolar modo sullo spettro di frequenze energetiche canalizzate e canalizzabili
attraverso Reiki.

L’Energia Reiki, come ho accennato in precedenza, porta con sé tutte le frequenze matrice della
Realtà in atto. [12]

Da un punto di vista quantistico la Realtà è un brulicare di particelle dotate di frequenze vibrazionali


che, entrando in relazione tra di loro, manifestano il mondo fenomenico (la Realtà).

Ciò che noi percepiamo della Realtà è una sua versione non granulare [13] (cioè non discontinua),
dal momento che i nostri sensi sono troppo deboli per fare esperienza e osservare le dinamiche
dell’enormemente piccolo.
Anche se non percepiamo le particelle subatomiche, esse rappresentano i mattoncini vibrazionali
della nostra realtà.

Ognuno di questi mattoncini ha delle proprietà che determinano, nella relazione con altri mattoncini
vibrazionali, le caratteristiche della realtà che abitiamo.

Le caratteristiche di ogni particella sono quindi le matrici vibrazionali della Realtà percepita.

L’Energia Reiki è dunque l’energia dell’Essere immanifesto che emerge nell’Essere manifesto
durante l’accadere della Realtà.

Sembra apparentemente un concetto molto astruso e astratto perché non sperimentabile nel nostro
quotidiano.

Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza: se devo costruire una sedia, il progetto grafico della
sedia, la scelta dei materiali, delle dimensioni e dei colori e la sua costruzione portano la sedia
dall’essere immanifesta (cioè dall’essere solo la possibilità di una sedia) all’essere manifesta come
realtà che accade.
La sedia entra nella realtà e ne partecipa interagendo con essa (la sedia può essere ad esempio
utilizzata per sedersi).

C’è però stato un momento in cui la sedia, dall’essere potenzialmente tutte le sedie possibili, è
diventata proprio quella sedia con quelle caratteristiche.
La sedia con tutte quelle specifiche caratteristiche è la Realtà in atto. La sedia prima ancora di essere
pensata come sedia è l’Essere immanifesto.

Si può dire quindi che la sedia non esisteva prima di essere progettata e costruita? Da un punto di
vista quantistico questa affermazione non è propriamente corretta, in quanto la sedia era
contemporaneamente tutte le sue molteplici possibilità di essere una sedia, compresa anche la
possibilità di non esserlo mai!

Da un punto di vista del senso comune la sedia c’è o non c’è, i nostri sensi non possono contemplare
il mondo delle possibilità, possiamo invece farlo, con un po’ di difficoltà, da un punto di vista di
speculazione mentale astratta.

In altre parole il senso comune afferma: se vedo e tocco e uso la sedia, allora essa esiste, se non la
vedo non la uso e non la tocco essa non esiste.

Noi sperimentiamo una versione grezza della realtà perché probabilmente l’evoluzione ci ha portato
a sperimentare e percepire principalmente ciò che è utile alla nostra sopravvivenza biologica.
Se fosse stato utile alla sopravvivenza percepire gli atomi e le particelle ancora più piccole come i
bosoni e i fermioni, ora ci muoveremmo in un mondo dalle caratteristiche assai differenti da quello
che vediamo!

Da un punto di vista di sopravvivenza della specie, indagare l’essere immanifesto come mondo delle
possibilità (o potenzialità) non ha utilità alcuna. Una specie vivente vive e sopravvive benissimo in
una percezione semplificata della realtà in atto con cui interagisce in ogni istante di vita.

Ma, da un punto di vista spirituale, l’Essere immanifesto, inteso come mondo delle possibilità,
dischiude prospettive interessanti, soprattutto se il nostro scopo è liberarci progressivamente dal
predominio della mente giudicante.

Le relazioni della Realtà

Abbiamo visto, nell’esempio della sedia, che prima di accadere nella realtà in atto (quindi prima di
esistere per il senso comune) la sedia era tutte le sue possibilità, compresa quella di non accadere
mai come sedia nella Realtà in atto.
L’accadere nella realtà di un evento (in questo caso dell’evento sedia o dell’evento della costruzione
di quella specifica sedia con quelle caratteristiche) si può descrivere quindi come la selezione di una
possibilità (una sola) su un numero alto [14] (non un numero infinito) di possibilità.

Ma cosa fa sì che proprio quella possibilità di quella sedia particolare “vinca” sulle altre possibilità
ed emerga nella realtà in atto? In altre parole, che cosa fa sì che quella sedia sia proprio quella sedia
e non un’altra sedia?

Ciò che fa sì che la realtà sia proprio quella che accade e non un’altra sono le relazioni .

La relazione è dunque il principio della realtà in atto.


Da un punto di vista quantistico, infatti, la realtà esiste solo quando le particelle entrano in
relazione tra di loro .

Gli esperimenti nell’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra testimoniano questo bizzarro
fatto: nessun evento quantistico è osservabile prima della collisione tra le particelle.
In altre parole la realtà si determina nella relazione.

Torniamo all’esempio della sedia: la possibilità che la sedia sia rossa, fatta di alluminio, con un bel
cuscino rosso come seduta “vince” sulle altre possibilità e diventa Realtà in atto a seguito di
relazioni.
Un esempio di relazione che può determinare questo evento: ho visto in un film una bella sedia rossa
di alluminio e questo ricordo ispira la progettazione della mia sedia.

Naturalmente il sistema di relazioni che determinano la realtà (anche la realtà della sedia
dell’esempio) è molto più esteso e complesso, le relazioni avvengono anche a distanza tra le
particelle per risonanza. L’esempio di relazione che ho portato è estremamente semplificato e non
contempla tutti gli attori sul palcoscenico.

Il palcoscenico dove si determina in ogni istante la Realtà è il campo quantico e gli attori sono le
particelle. Il campo quantico racchiude tutte le particelle, non solo quelle che possiamo osservare.

Ne consegue che la realtà che accade in ogni istante in ogni punto dell’universo è il risultato
dell’interazione di tutte le particelle che la compongono .

Facciamo un ulteriore esempio: il fatto che oggi a Milano splenda il sole è determinato dalle
particolari condizioni atmosferiche locali (pressione dell’aria, velocità del vento, temperatura in
quota e a terra ecc..) ma anche dalle condizioni presenti in tutto l’Universo contemporaneamente.

La nostra mente fa fatica a contemplare un così vasto numero di relazioni. Se però ci riflettiamo un
momento in più, possiamo comprendere meglio che l’affermazione «Oggi a Milano splende il sole»,
sia semplicemente una forma della mente, che ritaglia una porzione di spazio circoscritta in un tempo
circoscritto e applica ad essa delle proprietà metereologiche (altre forme della mente).

Da un punto di vista della Realtà in atto, non c’è nessuna Milano in sé (collocabile per altro
geograficamente secondo un sistema di coordinate relativo al pianeta terra), nessun sole in sé che
splende (se guardassimo Milano dalla Luna con un telescopio già la prospettiva del sole che splende
sarebbe differente…), c’è invece un insieme di relazioni tra le particelle nel Campo quantico.

Non a caso, dalle equazioni della meccanica quantistica lo spazio e il tempo sono stati eliminati,
perché non sono utili ai fini dei calcoli.
In un insieme di relazioni tra particelle non ha nessuna utilità, da questo punto di vista, misurare
infatti le distanze e i tempi.
La relazione è, in questa prospettiva, la variabile importante, non il luogo o il tempo dove
accade questa relazione .
Il principio di indeterminazione di Heisemberg

Una scoperta importante nell’ambito quantistico è il principio di indeterminazione di Heisemberg .


Secondo questo principio non è possibile determinare a priori la traiettoria di una particella, ma è
possibile invece definire la probabilità che essa si trovi in un punto piuttosto che in un altro.

In pratica nel mondo quantistico non osservo più una causa che produce un determinato effetto, ma
osservo delle nuvole di probabilità che descrivono il possibile accadimento di un determinato
evento.
La meccanica quantistica elimina quindi, oltre allo spazio e al tempo, un'altra forma della mente che
abitualmente frequentiamo: il principio di causalità.

La meccanica quantistica, oltre a dirci che spazio e tempo non esistono come fatti in sé, ci disvela il
mondo inteso come mondo di probabilità (o possibilità).

Queste considerazioni non hanno, come ho detto, una grande portata da un punto di vista del senso
comune dell’abitare il mondo.
Mangio, bevo, dormo, lavoro e ho relazioni con gli altri esseri viventi anche senza il principio di
indeterminazione di Heisemberg!

Le equazioni di Heisemberg non agevolano in nessun modo la mia sopravvivenza nel mondo. Questo
è un dato di fatto!
Queste riflessioni hanno invece una ricaduta, secondo me, enorme sul piano spirituale.

Innanzitutto esse possono rafforzare ulteriormente la consapevolezza dell’assoluta relatività


delle credenze umane .

Sarà infatti molto più difficile per la nostra mente, una volta che avremo fatto nostre queste
consapevolezze, fare affermazioni di carattere assoluto e dogmatico.

In secondo luogo queste considerazioni ci portano a gettare uno sguardo differente sul mondo, come
mondo delle possibilità che accadono attraverso le relazioni che instauriamo con esso.

Tutto è dunque possibile ed è probabile che accada come evento prodotto delle relazioni in atto.

Spostare lo sguardo dall’evento in sé alle relazioni nel campo quantico che concorrono a creare quel
determinato evento, ci porta da una parte a indebolire ulteriormente le nostre convinzioni
antropocentriche riguardo al mondo, e dall’altra permette di osservarci come attori attivi nella co-
creazione della Realtà.

Possiamo in questa maniera ribaltare le prospettive e osservare la Realtà dall’interno delle sue
molteplici relazioni che la rendono in ogni momento ciò che è .

Perché ho parlato quindi di co-creazione della Realtà?


Perché, a seconda della prospettiva da cui guardiamo il mondo, noi siamo contemporaneamente la
realtà che abitiamo e gli abitatori di questa realtà.
Da questo punto di vista potremmo dire che la nostra realtà emerge dall’interazione con noi stessi…

Se ricordate quello che ho detto a proposito del significato del termine Reiki, la sillaba Ki ha una
duplice valenza: indica sia l’energia vitale universale (il mondo che abitiamo) ma anche l’energia
personale (noi come individui che abitano il mondo).

Come co-creatori della nostra realtà siamo parte del flusso relazionale da cui emerge la realtà ,
siamo quindi creatori e spettatori allo stesso tempo dell’Essere che si manifesta nel “qui e ora”.

La co-creazione della Realtà

Se approfondiamo ulteriormente questo tema attraverso la chiave di lettura quantistica, possiamo


osservare come l’Energia Reiki possa così sovrapporsi al concetto di campo quantico. Il campo
quantico è sinonimo di Reiki e vice-versa .

Osservato da questa prospettiva, Reiki è l’attualizzarsi delle indefinite possibilità dell’Essere in un


fluire costante di attimi senza tempo.

Reiki è contemporaneamente tutto ciò che può esistere in termini di possibilità e tutto ciò che esiste
nella danza inesorabile senza tempo delle sue frequenze vibrazionali.

L’interazione (o la relazione) che instauriamo con la nostra realtà determina la realtà stessa. La co-
creazione avviene in ogni istante come selezione di una possibilità su tante. Questa selezione è attuata
nell’accadere del reale. [15]
Mentre stavo scrivendo queste pagine, ho provato a pensare ad una rappresentazione grafica che
potesse in qualche maniera agevolare la comprensione di concetti che, non sperimentabili dal senso
comune con cui quotidianamente abitiamo il mondo, possono apparire alquanto ostici e astratti.

La rappresentazione grafica che segue andrebbe osservata eliminando dalla propria mente sia il
concetto di tempo sia quello di spazio.

Scomponendo questa figura abbiamo 3 elementi.


Nuvola: rappresenta l’Essere immanifesto , Rei o il Vuoto Quantico . Sono le molteplici
possibilità della Realtà in atto.
Frecce: rappresentano le relazioni nel campo quantico o Ki che definiscono la co-creazione della
realtà; le relazioni permettono che una sola possibilità su molte emerga e si concretizzi nella Realtà.

Quadrato: rappresenta il campo quantico, la realtà in atto o Ki .

Se siete portati (come naturalmente potrebbe succedere) a leggere questa figura in maniera
tridimensionale, cioè come se le frecce fossero appoggiate sulla nuvola e il quadrato sopra le frecce,
provate invece a pensarla come se fosse una figura creata dalle trame e dagli intrecci di un tessuto;
quindi come se fosse la figura ricamata su un tessuto di cotone.

La realtà in atto è quindi un tessuto discontinuo di relazioni e di possibilità ; seguendo la metafora


del tessuto, potremmo dire che nel punto di incontro tra trama e ordito, [16] si manifesta la realtà
come possibilità in atto.

Nel punto di incontro tra trama e ordito troviamo la nostra sedia rossa di alluminio ( il pallino della
figura ).

Nello spazio vuoto tra trama e ordito, la sedia rossa c’è ancora, ma in termini di possibilità.

In quello spazio vuoto, la sedia esiste contemporaneamente in tutte le sue molteplici possibilità,
compresa ovviamente la possibilità di non esserci affatto.

Il paradosso di Schrödinger

«Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d'acciaio
insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d'essere afferrata
direttamente dal gatto):
in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel
corso di un'ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile,
nessuno; se l'evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe
una fiala con del cianuro.
Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un'ora, si direbbe che il gatto è ancora
vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo
avrebbe avvelenato. […] In essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati
con uguale peso.» [17]

L’esperimento del gatto di Schrödinger

Nel 1935 Schrödinger [18] formula questo esperimento mentale che appare completamente
paradossale al senso comune di esperire la realtà, tanto che l’esperimento passò alla storia come il
paradosso di Schrödinger.

L’esperimento di Schrödinger ha il pregio di descrivere in maniera chiara il concetto di


indeterminatezza degli stati quantici come la condizione della realtà non esperita.

Osservare la realtà è un modo di creare una relazione con essa. Nella relazione accade la realtà.
Questa visione della realtà è assai diversa da quella del senso comune che “crede” che la realtà sia
sempre là fuori e che accada in maniera indipendente, anche quando non entriamo in relazione con
essa.

Questo significa forse che una cosa non esiste se noi non la percepiamo?

Schrödinger sta dicendo qualcosa di più sottile, ossia che una cosa, privata delle forme attribuitele
dalla relazione con essa, è contemporaneamente tutte le sue possibilità di essere quella cosa.
Il concetto di “cosa che esiste” non ha importanza in questo caso, in quanto definire una cosa come
esistente o meno è già il risultato della nostra relazione con la Realtà. [19]
Ciò di cui posso fare esperienza esiste, ciò di cui non posso fare esperienza non esiste .
Dal punto di vista comune si potrebbe quindi dire che quella cosa con quelle caratteristiche (ad
esempio il gatto vivo) non esiste in maniera assoluta ma esiste contemporaneamente alle sue altre
possibili caratteristiche (il gatto morto).

Ciò genera un paradosso , ma solo per il senso comune che utilizza i concetti di spazio e tempo per
organizzare e muoversi all’interno della propria realtà.

Prescindendo da spazio e tempo, in un’eterna e puntuale realtà, questa miscelazione di stati è assai
più comprensibile.
La selezione tra la possibilità gatto morto/gatto vivo avviene nella relazione tra io e la realtà,
indipendentemente dal concetto di spazio e tempo, nel senso che è indipendente dal quando e dal
dove: l’osservazione all’interno della scatola seleziona una possibilità che emerge e determina la
realtà in atto.

Apro la scatola e vedo il gatto vivo. Applico quindi una forma (una relazione) alla realtà. Il gatto è
quindi vivo (e non morto).

Il gatto cessa dunque di essere tutte le sue possibilità e si determina come realtà in atto. Faccio
esperienza (cioè stabilisco una relazione) dell’accadere dell’evento gatto vivo.

Non ha senso quindi porsi la domanda se il gatto sia vivo o morto prima di stabilire una relazione
con esso .

In sintesi

Riassumo brevemente quanto detto fin’ora con lo scopo di focalizzarci sui concetti chiave utili per
comprendere meglio ReikiQuantico.

1. RELAZIONISMO – la realtà emerge dalle relazioni. Senza relazioni la realtà è un insieme di


possibilità.
2. NON DETERMINISMO – il principio di causa-effetto non sembra funzionare bene a livello
quantistico ed è stato soppiantato dal concetto di probabilità che un tale evento si manifesti.
3. DISCONTINUITÀ DELLA REALTÀ – percepiamo la nostra realtà come un tutto continuo
senza interruzioni solo per via dell’inadeguatezza dei nostri sensi a percepire la granularità
(il suo essere fatta di particelle) propria della realtà.

Avendo avuto la possibilità di praticare Reiki Tradizionale molto a lungo, e di poterne osservare
quindi gli effetti su me stesso e sugli altri attraverso centinaia di trattamenti svolti in questi anni, mi
sono reso conto dell’efficacia straordinaria di questa disciplina, efficacia che risiede nella sua
semplicità.

Reiki Tradizionale è semplice, così semplice che la mente stenta a credere che questa estrema
semplicità possa produrre degli effetti così straordinari.
Gli effetti di Reiki sono però, come abbiamo visto, proporzionali all’atteggiamento mentale
dell’operatore.

Più l’operatore è in grado di entrare nella prospettiva senza forma dell’osservatore neutrale
(un atteggiamento meditativo) e più Reiki è efficace.
Questa è contemporaneamente la forza e il limite di Reiki .

Attraverso ReikiQuantico è possibile superare questo limite ponendo l’accento più sulle
frequenze energetiche in atto che sull’atteggiamento mentale dell’operatore .

In altre parole ReikiQuantico funziona bene, anche se non siamo in un atteggiamento mentale
prevalentemente meditativo, perché le frequenze vibrazionali che utilizziamo sono
estremamente specializzate .

Specializzazione dell’Energia Reiki

L’Energia Reiki si manifesta attraverso tutte le frequenze possibili ma in maniera indifferenziata, e


quando effettuiamo un trattamento non possiamo sapere quali frequenze energetiche “arrivano prima”
di altre.

Reiki è l’Energia dell’Essere manifesto e immanifesto, proviene dal senza forma del Vuoto Quantico
e porta con sé tutte le frequenze energetiche costitutive dell’Essere manifesto.

L’efficacia di Reiki risiede nel concetto di risonanza energetica: gli squilibri energetici sono
deviazioni dalle frequenze archetipiche (modello) del Vuoto Quantico e l’energia Reiki opera per
risonanza il riequilibrio armonico di queste frequenze dissonanti.

La guarigione attraverso l’energia Reiki avviene dunque per risonanza . Le frequenze


archetipiche fungono da diapason vibrazionale per le frequenze che hanno deviato dal loro stato
vibrazionale armonico.

La tecnologia informativa di ReikiQuantico opera per quanti di informazione energetica permettendo


di veicolare, attraverso l’energia Reiki, specifiche frequenze archetipiche in grado di armonizzare
più velocemente e più efficacemente le frequenze identificate come dissonanti.

In questo modo si chiarisce perché ReikiQuantico è definibile come Tecnologia Informativa


Quantistica: esso permette di stabilire relazioni armoniche con la realtà in termini di informazioni
vibrazionali specifiche che vengono inviate al campo quantico.

Da un punto di vista quantistico la distinzione fra Io e Mondo, tra realtà interna ed esterna viene a
cadere di fronte al concetto di Campo Quantico, che è il luogo degli eventi quantistici da cui emerge
l’Essere manifesto attraverso le relazioni dinamiche fra gli oggetti quantistici.
In altre parole, da un punto di vista quantistico, non ha alcun senso operare una distinzione fra il mio
corpo fisico e i miei pensieri, in quanto rappresentano oggetti quantistici con qualità vibrazionali
differenti ma appartenenti allo stesso campo informativo.

La tecnologia informativa di ReikiQuantico permette quindi di operare armonizzazioni su qualsiasi


piano dell’Essere.
La realtà (interna ed esterna) diventa un insieme di frequenze energetiche da armonizzare per
risonanza.
L’armonia quantistica riporta le frequenze energetiche dissonanti in uno stato di
normalizzazione e opera in questo senso un atto creativo della Realtà .

Con la tecnologia ReikiQuantico, attraverso cioè l’armonizzazione, si opera un processo creativo


della realtà, modificandola da uno stato quantico disarmonico ad uno stato armonico.

Questa modificazione di frequenze genera il cambiamento e un riallineamento al flusso dinamico


armonico degli eventi quantistici.

ReikiQuantico utilizza l’energia Reiki specificando quale frequenza energetica utilizzare per operare
l’armonizzazione proprio di quella specifica frequenza dissonante.

Faccio un esempio: se la mia relazione con il denaro è dissonante e non riesco a sperimentare una
realtà frutto di un’armonica relazione con esso, posso inviare specifiche informazioni al campo
quantico in grado di armonizzare la mia relazione con il denaro e di attualizzare di conseguenza una
realtà del tutto differente da quella che sto sperimentando ora.
Se le relazioni che determinano la Realtà cambiano, cambia di conseguenza anche la realtà in atto.

L’efficacia di ReikiQuantico risiede in questa estrema specializzazione della frequenza informativa:


mentre l’energia Reiki opera per risonanza su tutte le frequenze energetiche possibili, ReikiQuantico
effettua una selezione della frequenza specifica e necessaria per armonizzare la dissonanza
energetica .

In altre parole, ciò permette di veicolare un flusso vibrazionale specifico orientato


all’armonizzazione specifica .

Le armonizzazioni di ReikiQuantico

L’armonizzazione quantistica può operare su qualsiasi piano della realtà (fisico / psicologico /
emozionale / spirituale / situazionale).

Utilizzo impropriamente il termine “piano della realtà” in quanto, come ora potrà essere più chiaro,
la realtà non ha piani ma solo stati quantici.

Il campo quantico è unico. La realtà è Una.

Parlare di piano fisico, piano spirituale o piano mentale è assolutamente legittimo sia da un punto di
vista pratico sia da un punto di vista didattico, ma non cadiamo nell’illusione della mente che
“esistano” questi piani della realtà in maniera indipendente dalla nostra mente che li nomina.

Ecco alcuni esempi di armonizzazioni possibili con ReikiQuantico:

1. ARMONIZZAZIONE di problematiche fisiche .


2. ARMONIZZAZIONE di problematiche psicologiche ed emozionali .
3. ARMONIZZAZIONE di stati di consapevolezza spirituale .
4. ARMONIZZAZIONE di situazioni di vita .

Da un punto di vista comune, potrebbe risultare più semplice comprendere l’ambito di applicazione
di ReikiQuantico ai primi tre campi citati come esempio, dal momento che la nostra mente tende ad
oggettivare un mondo esterno per identificarsi meglio con il proprio Io.

Sempre più spesso sentiamo dire che il mondo esterno è il riflesso del nostro interno.

Ciò da un punto di vista quantistico è parzialmente corretto.

Il campo quantistico è unico , il binomio io / mondo o interno / esterno è semplicemente una


convenzione data dalla nostra incapacità di esperire la fondamentale unità della realtà.
In altre parole, “ci viene più semplice” pensare il mondo in termini oggettivi e duali, come un oggetto
esterno a noi da osservare, abitare e utilizzare.

Questo è un punto importante, in quanto la pratica di ReikiQuantico può accelerare la nostra


consapevolezza di non essere un Io isolato ed identificabile che interagisce con altri Io all’interno di
un mondo che è esterno a noi, ma di essere una manifestazione energetica di interazioni quantiche
connesse, attraverso il Vuoto Quantico, ad altre manifestazioni energetiche.

Ne consegue che qualsiasi relazione noi possiamo instaurare con il campo quantico ha un valore. Non
ha nessun senso, da questo punto di vista, parlare di relazioni che hanno più valore di altre.

Se il campo è unico, qualsiasi relazione di qualsiasi tipo è una relazione che crea la Realtà.
Faccio un esempio: il fatto che in questo libro io scelgo di usare un aggettivo piuttosto che un altro, o
esprimo determinati concetti in un modo piuttosto che in un altro, determina delle relazioni con il
campo quantico e di conseguenza determina la Realtà.

Anche la Realtà di te che in questo momento stai leggendo queste righe. Il fatto solo di leggere queste
righe è sufficiente per te per determinare una relazione con il campo quantico e quindi per co-creare
la tua Realtà.

Quindi la realtà che stai sperimentando in questo momento è determinata dalla tua relazione con le
parole che vedi scritte su queste pagine. E non solo la tua. La Realtà di tutto il campo. Perché il
campo quantico è unico, non dimentichiamolo.

Il fatto che noi sperimentiamo la Realtà locale della nostra posizione geografica, non significa che la
nostra relazione con il campo non possa determinare dei mutamenti sperimentabili in altre realtà
locali. Spazio e tempo non sono concetti utili per osservare questi fenomeni.

Le nostre situazioni di vita, belle o brutte che siano, in questo senso sono connesse a noi e non sono il
nostro riflesso.

Questa connessione è data dalla risonanza tra frequenze energetiche. Dunque, possiamo dire
che le mie situazioni di vita saranno tanto più armoniche quanto più sarà armonica la mia
relazione con il campo quantico .

In questo senso non c’è alcuna differenza tra essere ammalato e versare in una condizione economica
disagiata. Interno ed esterno sono solo delle convenzioni.

Quello che emerge anche da questo esempio, da un punto di vista quantistico, è una dissonanza
rispetto a frequenze energetiche armoniche.

Con ReikiQuantico possiamo quindi intervenire anche sugli aspetti che il senso comune chiama
“esterni”, per armonizzarli .

L’armonizzazione sposta il segno delle frequenze energetiche coinvolte da disarmonico ad armonico.


Il nostro Io percepirà quindi un cambiamento “in meglio” all’interno della nostra realtà.

L’armonia del campo quantico

Possiamo comprendere ora più in profondità come i concetti di bene/male meglio/peggio che
identificano qualitativamente le situazioni di vita, siano assolutamente arbitrari e funzionali alla
sopravvivenza dell’Ego.

La consapevolezza a cui ci porta ReikiQuantico è strettamente correlata alla sostituzione di questi


termini con i concetti di armonia/disarmonia.

Armonia e disarmonia sono concetti mentalmente neutri, non legati alle oggettivazioni della mente,
perché portano alla luce l’essenza dinamica della realtà che la mente tende a negare. Il dinamismo
della Realtà è dato dalle relazioni.
Abbiamo visto che è la relazione con il campo quantico che dovremmo osservare per vedere
l’armonia della Realtà in atto.

L’armonia si attua nel flusso costante degli eventi quantistici, si attua nell’essere consapevolmente un
tutt’uno con quegli eventi.

A quel punto i riferimenti qualitativi per parametrare bello/brutto buono/cattivo scompaiono


all’interno della vibrazione senza tempo del Vuoto Quantico.

Nel ReikiQuantico il concetto di Armonia è il concetto chiave assieme a quello di relazione :


Armonia è il termine che più si avvicina a descrivere lo stato di normalizzazione del campo, ossia
quando non sono presenti relazioni dissonanti che lo perturbano.

Riportare in armonia il campo significa rientrare in contatto con il flusso dell’Essere manifesto ed
essere ad esso solidale.

Armonia , in questo senso più spirituale, significa aprire le porte al senza forma, e liberarsi dagli
schemi mentali che cristallizzano la Realtà in un nevrotico dualismo Io-Mondo .

Ho parlato poco fa di dissonanze energetiche come della causa della disarmonia. Approfondendo il
concetto di dissonanza possiamo notare che esso è strettamente correlato a quello di relazione, che
abbiamo visto gioca un ruolo chiave nella determinazione della realtà.

La co-creazione della realtà avviene attraverso la definizione della relazione con la Realtà stessa. Se
la relazione è disarmonica, la realtà co-creata risulterà in dissonanza, in disarmonia.

Con ReikiQuantico possiamo riportare Armonia nel senso che possiamo stabilire delle nuove
relazioni armoniche con la nostra realtà.
A tutti noi sarà capitato di entrare in un ambiente (ad esempio in una riunione di lavoro) con un
determinato stato emotivo ed uscirne completamente cambiati.

Tipico è infatti l’esempio di persone allegre e solari che, una volta entrate in relazione con persone
tristi e pessimiste, cambiano il loro stato d’animo e si adeguano alla tristezza e al pessimismo.
Questo è un semplice esempio che può illustrare meglio il concetto di relazione con il campo
quantico. La disarmonia del campo determina la realtà disarmonica sperimentata.

Le relazioni quantistiche sono così tante e differenti che sarebbe inutile e complesso andare a
identificarle tutte: inutile perché cambiano in ogni istante, complesso perché è possibile osservarne
solo una piccola parte.

Questa considerazione potrebbe apparire quindi da una parte frustrante e dall’altra parrebbe gettare
dei dubbi sull’efficacia di ReikiQuantico.
Se infatti le relazioni cambiano in ogni momento come è possibile armonizzare ciò che è in continuo
mutamento?
E ancora: se questo fosse possibile non potrei comunque farlo in quanto non ho la possibilità di
identificare TUTTE le relazioni disarmoniche.

Questa riflessione ha sicuramente una sua rilevanza ma è parziale, ossia parte da una visione lineare
della realtà considerando spazio e tempo come oggetti esistenti in sé.

Con ReikiQuantico ho accesso all’intera trama che determina la Realtà al di là dello spazio-tempo,
ossia invio informazioni quantistiche armoniche contemporaneamente alla Realtà in atto e alla Realtà
immanifesta (il Vuoto Quantico).

Osserviamo nuovamente l’immagine del tessuto che è esemplificativa della nostra Realtà da un punto
di vista quantistico.
Il tessuto dell’immagine dovrebbe ora essere concepito come oggetto privo di dimensioni. Se è privo
di dimensioni è anche un oggetto senza tempo. [20]

L’informazione quantistica inviata a quest’oggetto senza spazio-tempo determina l’armonizzazione


per risonanza.
In altre parole se io opero l’armonizzazione solo di alcune frequenze disarmoniche, opero
contemporaneamente per risonanza l’armonizzazione di tutte le frequenze ad esse relazionate
(e anche l’armonizzazione di tutte le loro possibili relazioni).

Semplicità ed efficacia di ReikiQuantico

Ecco perché, dal punto di vista pratico, operare con ReikiQuantico è molto semplice e naturale, e
proprio questa semplicità lo rende estremamente efficace.

Per operare con ReikiQuantico non è necessario conoscere in profondità la disarmonia in atto per
poterla sanare, identificando cioè una per una le relazioni che la determinano; proprio come succede
quando abbiamo un mal di testa e decidiamo di prendere un analgesico per farlo passare, così se
viviamo una disarmonia possiamo curarla con la stessa semplicità.

Anche in questo senso ReikiQuantico rimane nel solco tracciato da Reiki Do, è una tecnica
semplice, accessibile a tutti ed efficace .

Penso infatti che, se il costo in termini di difficoltà di apprendimento e di esecuzione di una tecnica è
troppo alto, sarà abbastanza improbabile che l’utilizzo di quella tecnica verrà a far parte delle nostre
abitudini quotidiane.

Questa, a mio modo di vedere, è la ragione della scarsa diffusione di tecniche energetiche, anche
molto valide, ma che hanno nella difficoltà di utilizzo il loro principale limite.
È infatti evidente che, se per ottenere dei benefici da una tecnica occorre prima aver studiato un
complicato manuale teorico che ne descrive il funzionamento e poi ci si deve ricordare di eseguire
con precisione i 20 passaggi che compongono questa tecnica senza sbagliarne nessuno, difficilmente
saranno in tante le persone che si dedicheranno alla pratica di quella tecnica. Anche se essa è
efficace.

ReikiQuantico non ti richiede lo studio di complessi manuali né di seguire complicate procedure:


tutto ciò che dovrai fare sarà praticarlo con naturalezza ogni volta che sentirai la necessità di portare
armonia nella tua Realtà (o in quella degli altri, ma a questo punto avrai compreso meglio che si
tratta della stessa Realtà osservata da punti di vista differenti…).

Ciò che può sorprendere, soprattutto per chi pratica ReikiQuantico da poco tempo, è la velocità
con cui l’armonia si ristabilisce .

Questa velocità nei risultati è la conseguenza di due fattori:

1. Le informazioni quantistiche che inviamo al campo quantico sono di natura molto specifica,
ossia lavorano in maniera specifica proprio su quella disarmonia. Ne consegue che lo spettro
di frequenze è estremamente concentrato e specializzato.

2. L’efficacia dell’armonizzazione è pressoché indipendente dall’atteggiamento mentale


dell’operatore, e in questo senso risulta più semplice ottenere risultati in un tempo inferiore.
Infatti, mentre in un trattamento Reiki tradizionale, possono servire anche 15/20 sedute per
ottenere un risultato, con ReikiQuantico sono necessarie mediamente 3-5 sedute .

In questi anni ho potuto sperimentare ReikiQuantico all’interno di moltissimi trattamenti e ho potuto


constatare, per ogni caso trattato, il raggiungimento del risultato in un numero ridotto di sedute.

Tendenzialmente è possibile riportare in armonia una specifica problematica in 5 trattamenti di circa


60 minuti. Questo tempo può essere ulteriormente ridotto quando operiamo con informazioni
quantistiche ancora più specializzate.

Ho dedicato oltre 3 anni alla sperimentazione della tecnica ReikiQuantico prima di cominciare a
diffonderla, e durante questi anni ho utilizzato queste esperienze per affinarla sempre di più, in modo
da poter garantire, alle persone che intendessero utilizzarla, certezza del risultato in un tempo
congruo.

Questa caratteristica di ReikiQuantico lo rende estremamente accessibile alla sperimentazione, in


quanto è possibile constatare in breve tempo l’efficacia delle armonizzazioni effettuate.
Non c’è poi nessuna controindicazione all’utilizzo di ReikiQuantico, chiunque può utilizzarlo su
se stesso o su altre persone , e può quindi affidarsi con sicurezza a uno strumento di guarigione che
ha alle spalle, oltre che un lungo periodo di sperimentazione, anche la garanzia di una strada (Reiki
Do), iniziata da un grande maestro spirituale quale fu Mikao Usui.

Anche la libertà di poter utilizzare questa tecnica ogni volta che lo si ritiene opportuno, senza cioè
essere costretti a verificare a priori se sussistano i presupposti e le condizioni necessarie ad una sua
applicazione, rende ReikiQuantico uno di quegli strumenti che possono diventare davvero di utilizzo
quotidiano.

Imparare ReikiQuantico

ReikiQuantico è, come detto, molto semplice da imparare, è possibile impadronirsi della tecnica in 2
giornate di seminario.

Durante queste giornate dedico gran parte della formazione alla sperimentazione della tecnica, in
modo tale che gli allievi possano, fin da subito, rendersi conto dell’efficacia della metodica che
stanno imparando.

La dimensione della sperimentazione pratica è un momento importante, attraverso il quale l’allievo


riesce a portare ad un nuovo livello di consapevolezza le informazioni teoriche che via via gli
vengono fornite.

Ad esempio, una cosa è parlare di Armonia, un’altra è sperimentare il passaggio da uno stato di
disarmonia ad uno stato di armonia attraverso un trattamento di ReikiQuantico.
Al termine del seminario tutti gli allievi saranno in grado di operare un trattamento ReikiQuantico su
se stessi o sugli altri per armonizzare qualsiasi aspetto della Realtà.

Per imparare ReikiQuantico è necessario essere praticanti Reiki; non è invece obbligatorio
appartenere ad un lignaggio energetico [21] tradizionale (quindi anche occidentale di qualsiasi
scuola e stile), in quanto questa tecnologia, come detto, fa uso dell’Energia Reiki.

Saper utilizzare l’Energia Reiki è quindi l’unico presupposto necessario per diventare operatori
di ReikiQuantico .
La tecnologia di ReikiQuantico si basa, come detto, sulla determinazione di una frequenza energetica
principale, veicolata attraverso l’Energia Reiki.

Pensando all’energia Reiki come a un fiume su cui navigano diverse imbarcazioni (frequenze
energetiche) che portano carichi di oggetti differenti (informazioni quantiche), ReikiQuantico è il
sistema di chiuse e canalizzazioni che permette di regolare il traffico fluviale permettendo alle
imbarcazioni con oggetti dello stesso tipo di navigare vicine.
Esso permette inoltre di determinare la priorità di alcuni carichi di oggetti rispetto ad altri. I carichi
più importanti arriveranno quindi a destinazione prima dei carichi meno importanti.

Allo stesso modo, le frequenze energetiche veicolate da Reiki, attraverso ReikiQuantico vengono
riordinate per importanza e vengono canalizzate per prime.

Da questa operazione risulta un flusso energetico altamente connotato su frequenze energetiche


specifiche.
Le frequenze energetiche specifiche sono quelle che presiedono all’armonizzazione di specifici
oggetti quantici. [22]
Come ho già accennato in precedenza, il concetto di armonizzazione è sinonimo di relazione
armonica, per cui armonizzare specifici oggetti quantici significa stabilire (o ristabilire) relazioni
armoniche con essi.
La relazione armonica con l’oggetto quantico crea una realtà armonica.

Il Bosone di Higgs e i simboli di Reiki

A questo punto, la domanda che potrebbe sorgere spontanea è la seguente: ma come faccio a decidere
quali frequenze energetiche canalizzare per prime attraverso la pratica di Reiki?
Si tratta di una domanda importante, in quanto ci porta al cuore della Tecnologia ReikiQuantico.
L’efficacia di ReikiQuantico risiede infatti nella sua capacità di canalizzare Reiki in maniera molto
specifica e connotata.

Canalizzando Reiki con un trattamento tradizionale io “non so” quali frequenze energetiche o
pacchetti informativi quantistici arriveranno prima, e assieme a quali altre frequenze esse saranno
veicolate; con ReikiQuantico posso invece determinare con quali frequenze (o insieme di
frequenze) intendo lavorare per ottenere l’armonizzazione .

È questa la differenza principale tra la modalità tradizionale di canalizzare Reiki e ReikiQuantico.

Come ho accennato in precedenza, già in Reiki Tradizionale sono presenti delle modalità di accesso
all’Energia Reiki che permettono un certo grado di specializzazione dell’Energia. Si pensi ai
trattamenti mentali.

I trattamenti mentali sono, a mio modo di vedere, l’insieme di tecniche più importanti dell’intera
disciplina tradizionale, in quanto permettono di lavorare in modo molto specifico su tutte le
disarmonie di tipo emotivo e psicologico.

Reiki Tradizionale offre ben 5 differenti trattamenti mentali , a seconda che si voglia lavorare
su:

1. Schemi mentali non meglio identificabili


2. Paure / Ansie / Stress / Panico
3. Blocchi emozionali / Rabbia repressa
4. Traumi emotivi di lungo corso
5. Vizi / dipendenze / cattive abitudini

I trattamenti mentali tradizionali, da un punto di vista teorico, funzionano in modo molto simile alla
tecnologia di ReikiQuantico. Attraverso i trattamenti mentali è infatti possibile definire le
frequenze energetiche che principalmente saranno coinvolte dal processo di armonizzazione .

Reiki Tradizionale utilizza il secondo simbolo [23] per ottenere questa specializzazione di frequenze.
Non è questa la sede per descrivere le sostanziali differenze rispetto all’utilizzo dei simboli tra Reiki
Tradizionale e Reiki Occidentale, nonché delle modifiche effettuate alla forma dei simboli all’interno
della tradizione occidentale: quello che invece è importante sottolineare è che Reiki Tradizionale
utilizza il simbolo come una frequenza energetica oggettivata e oggettivabile nella forma.

Ogni forma rappresenta una frequenza energetica, perché essa stessa è quella frequenza energetica. Il
secondo simbolo rappresenta (ed è) l’insieme di frequenze energetiche che agevolano le
armonizzazioni in particolare delle disarmonie psicologiche ed emotive .

Nei trattamenti mentali il secondo simbolo entra quindi come strumento in grado di specificare e
priorizzare, all’interno del flusso dell’energia Reiki canalizzata, proprio quelle frequenze utili ad
ottenere armonizzazioni sul piano emotivo e psicologico.
Non a caso i trattamenti mentali vengono percepiti come piuttosto intensi. Questa intensità è sinonimo
di specializzazione delle frequenze. Più le frequenze sono specifiche e più il trattamento può essere
percepito come molto intenso.

Anche dal punto di vista del tempo necessario per ottenere dei risultati in termini di armonizzazione,
i trattamenti mentali sono sicuramente tra le tecniche tradizionali più veloci. Sono sufficienti pochi
trattamenti per sperimentare il passaggio dalla disarmonia all’armonia.

In estrema sintesi, i trattamenti mentali Tradizionali ci offrono la possibilità di determinare,


all’interno del flusso Reiki, specifiche frequenze atte ad armonizzare determinate disarmonie
nell’ambito emotivo / psicologico.

La somiglianza con la tecnologia di ReikiQuantico è evidente .

Ma, mentre con le tecniche Reiki tradizionali la possibilità di specificare le frequenze da utilizzare è
limitata fondamentalmente alle 5 tipologie di trattamenti mentali, con ReikiQuantico la possibilità di
specializzazione non ha limiti .

Possiamo quindi scegliere di utilizzare qualsiasi frequenza energetica per qualsiasi tipo di
armonizzazione.

I simboli non permettono di attuare questo tipo di specializzazione, in quanto ogni simbolo risulta già
connotato da un punto di vista delle frequenze energetiche che canalizza.
In altri termini al simbolo sono legate determinate frequenze energetiche e attraverso esso non è
possibile determinarne altre.

Quello che segue è un simbolo che richiama l’idea di una casa:

L’idea di casa richiamata da questo simbolo può essere ulteriormente connotata da un colore, una
struttura (numero di piani, di porte e di finestre, dai materiali utilizzati...) e da altri dettagli che la
possono specificare di più.

Tutte le volte quindi che visualizziamo un simbolo analogo a quello riportato sopra, l’idea di casa si
“accende” nella nostra mente.

Ora osserviamo il prossimo simbolo:

A nessuno di noi verrebbe in mente l’immagine di una casa, ma perché?


Perché ogni simbolo ritaglia una specifica area di significato (più o meno ampia a seconda del
simbolo) a cui fa riferimento.

L’automobile richiamata da questo secondo simbolo non è in alcun modo sovrapponibile al simbolo
della casa in quanto entrambi sono già frequenze energetiche in atto.

Se ricordate quanto abbiamo detto a proposito della “struttura” della realtà dal punto di vista della
meccanica quantistica, il simbolo della casa e dell’automobile si collocano entrambi
nell’intersezione tra trama e ordito del tessuto che rappresenta la realtà.

Affinché la determinazione delle frequenze energetiche possa funzionare per qualsiasi frequenza si
voglia utilizzare, è necessario avere accesso ad un oggetto quantistico che abbia in sé
contemporaneamente le caratteristiche dell’indeterminatezza e della determinatezza proprie del
tessuto del campo quantico.

In altre parole, questo oggetto dovrebbe poter permettere di determinare la realtà in atto attraverso
l’interazione (la relazione) con esso.

La meccanica quantistica è andata a caccia di quest’oggetto per quasi 50 anni e, finalmente, nel 2012
la teoria ha avuto il supporto dell’osservazione sperimentale .

L’oggetto a cui mi riferisco è il Bosone di Higgs , teorizzato appunto dal fisico Peter Higgs nel 1964
e osservato per la prima volta nell’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra nel 2012.

Il Bosone di Higgs, pittorescamente ribattezzato dai media come “particella di Dio”, svolge una
funzione chiave nella determinazione della realtà in atto. La realtà è così come la percepiamo nel suo
accadere grazie al Bosone di Higgs.
Il Bosone di Higgs ha infatti la funzione di determinare le caratteristiche delle particelle che
interagiscono con esso.
Solo attraverso l’interazione con il Bosone di Higgs le particelle sono quello che sono e non sono
altro. In questo senso si può comprendere meglio il perché del nome “particella di Dio” attribuito al
Bosone di Higgs.
La tecnologia di ReikiQuantico permette l’accesso al Bosone di Higgs come strumento per
determinare le frequenze necessarie per operare l’armonizzazione del campo quantico per qualsiasi
aspetto della Realtà.

Il Bosone di Higgs rappresenta quindi la chiave per comprendere la grande efficacia di


ReikiQuantico : la possibilità di effettuare qualsiasi tipo di armonizzazione dipende quindi dalla
relazione che ReikiQuantico permette di stabilire con la “particella di Dio”.

La funzione svolta dal Bosone di Higgs per ReikiQuantico è quella di definire le frequenze
canalizzate dal flusso dell’Energia Reiki .

Entrando in relazione con il Bosone di Higgs, Reiki si determina secondo le frequenze energetiche
necessarie per operare l’armonizzazione richiesta. Il vantaggio dell’utilizzo del Bosone di Higgs al
posto dei simboli è evidente, anche in relazione a quanto detto poco fa.

Non sarebbe impossibile ottenere lo stesso risultato attraverso l’utilizzo dei simboli, ma sarebbero
necessari miliardi di simboli per coprire tutto lo spettro di frequenze energetiche che determinano la
Realtà in atto!
Dovremmo quindi mandare a memoria una quantità di informazioni così elevata, che renderebbe la
tecnologia impraticabile da un essere umano!

Con il Bosone di Higgs ci semplifichiamo drasticamente la vita, è semplicemente necessario


accedere al Bosone per poter determinare qualsiasi frequenza [24] .

Simboli Bosone di Higgs

Permettono di Permette di determinare


determinare QUALSIASI frequenza
SPECIFICHE frequenze da canalizzare
da canalizzare attraverso Reiki.
attraverso Reiki.
Al Bosone di Higgs
Ad ogni simbolo corrispondono tutte le
corrisponde una frequenze possibili
frequenza o un gruppo della Realtà.
di frequenze della
Realtà.

Comparazione Simboli / Bosone di Higgs

L’importanza della pratica di ReikiQuantico


Come si è detto, la semplicità di una tecnica è importante, essa è fondamentale affinché la tecnica
possa essere praticata da chiunque in qualsiasi circostanza.
Uno dei punti di forza di ReikiQuantico è appunto quello di permettere di compiere un’operazione,
sulla carta estremamente complessa (la determinazione di frequenze energetiche arbitrarie), in
maniera incredibilmente semplice.

ReikiQuantico permette quindi esprimere tutto il potenziale creativo della mente in un unico gesto,
eliminando di colpo gli ostacoli di complicate procedure da memorizzare per essere eseguite
correttamente.

La semplicità di ReikiQuantico è stata davanti a miei occhi per parecchio tempo, prima di capire che
tutto in realtà è semplice, e che è solo la nostra mente che tende a complicarci le cose introducendo
elementi non necessari.
Sono arrivato a comprendere la chiave di ReikiQuantico solo quando ho fatto pulizia nella mia mente
e ho lasciato solo l’essenziale, e mi sono reso conto solo a quel punto della forza dirompente
dell’essenziale semplicità di una tecnica!

La voce della semplicità è sempre presente dentro di noi ma è un sussurro impercettibile, soffocato
dalle urla di una mente spesso troppo dispotica e autoritaria.

Insisto su questo punto perché tutto ciò che avete letto fin’ora a proposito di ReikiQuantico non è
ReikiQuantico ma la lettura quantistica di una tecnica che di per sé funziona perfettamente anche
senza che si conosca tutto ciò di cui ho parlato in questo libro.

Ritengo comunque importante, soprattutto per le nostre menti occidentali, profondamente impregnate
del metodo scientifico, cercare di chiarire le cose nell’ambito di un contesto a loro familiare.

Ed il contesto logico e razionale, proprio del metodo scientifico, è ciò che la nostra mente
occidentale può digerire meglio senza ribellarsi più di tanto.
Sappiate che comunque questo contesto non è necessario per praticare ReikiQuantico in maniera
efficace, è necessario invece per la nostra mente per poter praticare con maggiore consapevolezza.

ReikiQuantico funziona bene anche senza teoria, e anche se non credi a una sola parola di ciò
che sto dicendo in queste pagine !

Naturalmente, perché possa funzionare, l’unica cosa che ti è richiesta è di utilizzare questa
tecnologia.
Ho accennato alla lunga fase di sperimentazione che mi ha permesso di affinare la tecnica di
ReikiQuantico e di renderla sempre più semplice ed efficace.

Durante questo periodo ho sempre cercato di usare la tecnica astraendomi dal suo contesto filosofico
e spirituale, per provarne la validità pratica in maniera indipendente da tutto il resto.

E così, anche le persone che hanno partecipato alla sperimentazione, hanno saputo solo
successivamente che la tecnica usata era ReikiQuantico, in modo da non generare nessun effetto
placebo legato a dichiarazioni in merito ad una tecnica energetica innovativa che avrebbero
sperimentato.

Tutt’ora i miei trattamenti di ReikiQuantico si svolgono senza che la persona conosca la tecnologia,
non ne parlo affatto, tutto si svolge nel perfetto silenzio e la sua efficacia è sempre maggiore.

Più infatti usiamo ReikiQuantico e più esso diventa efficace. Ricordo che per i primi trattamenti che
facevo utilizzando questa tecnica servivano circa il doppio di sedute, rispetto ad oggi, per ottenere le
armonizzazioni richieste.

ReikiQuantico pare dunque potenziarsi attraverso il suo utilizzo, ma se abbiamo compreso il concetto
di campo quantico, questa è una conseguenza necessaria.

Indipendentemente dal fatto che possa usare io questa tecnologia o qualcun altro, il numero di
armonizzazioni che noi eseguiamo le inviamo ad un unico campo.

La nostra mente crede di star armonizzando solo le sue problematiche o quelle di un’altra persona,
ma in realtà le frequenze armonizzanti creano una normalizzazione dell’intero campo.

Per questo motivo, di trattamento in trattamento, il campo è riportato sempre più a norma, e risulta
quindi più rapido effettuare armonizzazioni successive.

Ho condiviso questo percorso di creazione e sperimentazione di ReikiQuantico assieme al mio amico


fraterno Cristian, a cui di volta in volta assegnavo delle armonizzazioni da sperimentare di tipo
differente.
Cristian è sempre stato estremamente preciso e puntuale, sia nell’esecuzione della tecnica, sia nel
riportarmi i risultati delle armonizzazioni, la sua opera è stata fondamentale e impagabile e ha
contribuito in maniera decisiva alla nascita di ReikiQuantico.

Qualche anno fa proposi a Cristian di sperimentare una particolare armonizzazione di tipo


finanziario, utile quindi a riportare armonia nella sfera delle finanze personali. L’esperimento
consisteva nel ripetere quell’armonizzazione ogni giorno fino al raggiungimento del risultato.

Cristian mi riportava puntualmente ogni giorno le sue sensazioni e ciò che stava accadendo nella sua
realtà.
Ci vollero parecchi giorni prima che l’armonizzazione avesse effetto.

Circa un anno dopo, mi trovai in una condizione finanziaria davvero sfavorevole e disarmonica,
scelsi quindi di effettuare su me stesso l’armonizzazione che avevo dato a Cristian un anno prima.
Furono sufficienti 3 trattamenti per riportare l’armonia nelle mie finanze personali!

Recentemente la stessa armonizzazione è stata utilizzata da una mia allieva nell’ambito di un


seminario di ReikiQuantico.
Il risultato di quest’armonizzazione arrivò il giorno dopo.
Questi risultati possono sembrare sconcertanti, ma solo se abbiamo una visione parziale della Realtà.

Fintantoché ci percepiamo e ci consideriamo come un Io separato che abita un mondo che sta fuori di
noi, le esperienze che ho appena descritto possono sembrare assurde e incredibili.

Ma se facciamo nostra la consapevolezza del “campo unico” e che noi siamo contemporaneamente
l’Io che sperimenta la Realtà e la Realtà stessa, è più facile comprendere quello che è accaduto.

L’utilizzo iniziale dell’armonizzazione finanziaria da parte di Cristian ha portato una normalizzazione


del campo, il mio utilizzo successivo ha potuto sfruttare la normalizzazione operata da Cristian per
produrre lo stesso risultato in minor tempo e l’armonizzazione della mia allieva ha beneficiato delle
due esperienze precedenti per ottenere un risultato pressoché simultaneo.

Se il campo è unico, qualunque armonia (o disarmonia) produciamo in esso può potenzialmente


coinvolgere chiunque.

ReikiQuantico in sintesi

Vorrei concludere questo capitolo riassumendo in maniera schematica la tecnologia di


ReikiQuantico, per agevolarne ulteriormente la comprensione.

1. Il presupposto energetico di ReikiQuantico è l’Energia Reiki.


2. ReikiQuantico nasce all’interno di Reiki Do, come tecnica strutturata per agevolare il nostro
percorso verso la Pace Interiore.
3. ReikiQuantico si definisce Tecnologia Informativa Quantistica perché è in grado di operare
per Quanti di informazione energetica da inviare al campo, con lo scopo di normalizzarlo.
4. L’utilizzo del Bosone di Higgs è la chiave dell’efficacia di ReikiQuantico.
5. La semplicità è la caratteristica saliente della tecnica ReikiQuantico.
6. È possibile imparare ReikiQuantico durante due giorni di seminario. Non sono richieste
conoscenze pregresse se non il secondo livello Reiki (di qualsiasi stile e lignaggio).
7. Più si utilizza ReikiQuantico e più esso diventa efficace.

Ho cercato di sintetizzare le caratteristiche della tecnologia in sette punti per me fondamentali per
avere un’idea precisa di che cosa è ReikiQuantico ma soprattutto per essere consapevoli di che cosa
può fare per noi.

Qualunque sia il tuo interesse nei confronti di Reiki, più terapeutico o più spirituale, credo che potrai
trovare in ReikiQuantico un semplice ma potente strumento per accompagnarti e sorreggerti nel tuo
cammino di vita.

Perché praticare ReikiQuantico?


«La mente è l’artefice di tutte le cose.
Voi dovete indurla a creare soltanto il bene.
Se, con tutta la forza della volontà dinamica,
vi concentrerete su un determinato pensiero,
alla fine lo vedrete prendere una tangibile forma esteriore.
Quando riuscirete a servirvi della volontà esclusivamente per scopi costruttivi
diverrete padroni del vostro destino.»
( Paramahansa Yogananda )

Il dibattito filosofico degli ultimi anni si è molto concentrato sul potere creativo della mente come
fulcro per determinare un’esistenza il più possibile felice.

Tanti sono e sono stati i contributi in questa direzione che ci insegnano come disciplinare al meglio
la mente per tentare di produrre una realtà il più possibile consona al nostro modo di essere.

Si pensi ad esempio alla cosiddetta “Legge di attrazione”, e ai metodi ad essa correlati, che tanto
interesse ha suscitato qualche anno fa.

Il denominatore comune a queste tecniche è sempre lo stesso: la qualità e il tipo di pensiero prodotto
determina la Realtà.

E così, più alleno la mente ad avere pensieri di un certo tipo, e più mi alleno a rafforzarli, più sarà
probabile che la Realtà prenda quella forma da me desiderata.

Un esempio classico è il cosiddetto futuro attualizzato ed emotivamente vissuto: se volessi creare


una realtà di benessere finanziario, immagino me stesso in una ipotetica situazione di benessere
economico (in una bella casa con una bella macchina) e mi sforzo di provare le emozioni che
proverei se quella situazione fosse qui ed ora.

«L’importanza delle emozioni non viene mai valutata abbastanza. Le emozioni che provi sono gli
strumenti che ti aiutano a creare la tua vita, mentre i tuoi pensieri sono la causa prima di tutte le cose.
Tutto ciò che vedi e sperimenti in questo mondo, è l’effetto, comprese le tue emozioni. I tuoi pensieri,
invece, sono sempre la causa.» [25]

Tante tecniche hanno sviluppato questo concetto di futuro attualizzato ed emotivamente vissuto: si
sfrutta l’energia creativa del pensiero, unita all’energia emozionale per rafforzarla, per immettere nel
campo frequenze vibrazionali che agevolerebbero il manifestarsi di una Realtà di quel tipo.

Questo è solo un esempio e sicuramente dei più banali, in questi anni sono state sviluppate tecniche
molto complesse ed articolate per ottenere il risultato di creare un tipo di Realtà arbitraria.

Un approccio di questo tipo, pur avendo una certa fondatezza dal punto di vista teorico, e attingendo
in maniera alquanto approssimativa alla sfera della meccanica quantistica, rimane tuttavia ancora
ingabbiato all’interno di una dinamica di dualismo io-mondo.
Anche se si cerca di negare questa dinamica, essa risulta essere comunque confermata sia nei
presupposti sia nelle conclusioni di teorie di questo tipo.

In altri termini, ogni volta che parlo di una mente creatrice e di una Realtà da creare, anche se parto
dal presupposto che il campo quantico è unico, rimango comunque imprigionato nelle forme di un Io
che abita un mondo (la Realtà) che, anche se da esso creato, è comunque ad esso esterno.

Ci focalizziamo comunque sull’Essere manifesto come direbbero i buddisti, senza aver


compreso a fondo che la Realtà è un intreccio di manifesto e immanifesto , ovvero è una
compresenza di possibilità da cui emerge in ogni istante il mondo come selezione tra le possibilità.

Dal punto di vista di Reiki è come se considerassimo il Mondo come “fatto” solo di Ki , ossia di
Energia Vitale universale, l’Energia in atto nella nostra Realtà, perdendo di vista la componente Rei
che rappresenta appunto il mondo delle possibilità.

Queste teorie tentano quindi di escludere dalla Realtà la dimensione dell’immanifesto, della
possibilità, partendo dal presupposto che l’atto creativo del pensiero sia sufficiente di per sé a
determinare le qualità della Realtà in atto.
Manca in altre parole un pezzo…

Mettiamo ora a confronto a livello schematico l’approccio classico che possiamo chiamare del
“Pensiero Creativo”, e il nuovo approccio che emerge da ReikiQuantico che potremmo definire
della “Relazione Creativa”.

Nello schema seguente metto in relazione le risposte che la visione del “Pensiero Creativo” e della
“Relazione Creativa” danno allo stesso tema della creazione o co-creazione della Realtà.

Pensiero Creativo Relazione Creativa

Crea la realtà a partire Crea la realtà a partire


da un pensiero creativo dalle relazioni che si
rafforzato dalle possono instaurare con
emozioni. essa.

L’operazione di L’operazione di
creazione parte dalla creazione parte dalla
definizione relazione che definisce
dell’oggetto da creare. il movimento che porta
la realtà in atto.

Risulta necessario Non è necessario il


mantenere il controllo controllo della mente né
della mente verso i alcun atto di volontà
pensieri creativi senza creativa rispetto alla
deviare verso pensieri realtà da armonizzare.
dissonanti rispetto
all’oggetto della
creazione.
L’esecuzione della
Risulta fondamentale tecnica ha già in sé
“allenarsi” a implicito il risultato.
visualizzare l’oggetto Non occorre fare altro.
da creare per
rafforzare il processo
creativo.

Pensiero Creativo e Relazione Creativa

Come si evince dallo schema qui sopra, il modello della Relazione Creativa può fornirci un metodo
più forte, stabile ed efficace nella co-creazione della Realtà rispetto al modello del Pensiero
Creativo, in quanto la Relazione Creativa non attribuisce più al pensiero e al controllo della mente il
ruolo di protagonista sul palcoscenico del campo quantico.

Il pensiero, la mente, le emozioni sono essi stessi realtà in atto, non sono altro rispetto ad essa,
quindi focalizzarsi sui pensieri come chiave esclusiva per determinare la Realtà sarebbe un po’ come
indossare un salvagente forato in mezzo al mare e cercare di rimanere a galla continuando a soffiarci
dentro.

Il motivo per cui queste tecniche a volte funzionano e a volte no è proprio questo: la loro efficacia è
direttamente proporzionale alla nostra capacità di mantenere il controllo della mente. Ma, non appena
perdiamo il controllo, il salvagente si sgonfia…

Penso che l’atto creativo della Realtà debba rimanere un atto naturale, non uno sforzo titanico della
mente per cercare di mantenere il controllo e di piegare alla propria volontà ciò che per natura tende
a sfuggire al controllo.
Non a caso i buddisti parlano di impermanenza della Realtà, portandoci così a meditare sul carattere
dinamico dell’essere, che deriva appunto dal suo manifestarsi come selezione di possibilità in atto.
Il Buddismo insiste molto su questo punto: la Realtà accade e la sua essenza è il mutamento.

«Ogni cosa esistente è impermanente.


Quando si comincia a osservare ciò,
con comprensione profonda e diretta esperienza,
allora ci si mantiene distaccati dalla sofferenza:
questo è il cammino della purificazione.» [26]

I Buddisti invitano a meditare proprio sul carattere impermanente della Realtà per esercitare la mente
a mantenersi senza attaccamenti rispetto alle forme (in particolare i pensieri) che essa applica alla
Realtà.

Il mutamento della Realtà è dato dal fatto che essa è il prodotto continuo di selezioni di possibilità.

Cercare quindi ingabbiare questa selezione, attraverso una mente che “predetermina” a tavolino le
possibilità che devono emergere come reali (ad esempio avere un’auto sportiva o essere in buona
salute), è come cercare di fermare al volo un fotogramma su una pellicola cinematografica.

Possiamo essere bravi a fermare la pellicola di un film che scorre su un proiettore al fotogramma che
abbiamo scelto, oppure possiamo avvicinarci ad esso il più possibile fermandoci qualche
fotogramma prima, ma il motore del proiettore rimane sempre acceso, e ad un certo punto “libererà”
il nastro della pellicola rompendolo o facendolo scattare in avanti.

La Realtà, in questo senso, vince sempre sulla mente.


La Realtà accade. Cercare di fermare la Realtà, così come la “vorremmo noi”, è il miglior
presupposto per essere infelici.

Con questo non sto affermando che il Pensiero Creativo e quanto ne consegue non sia una pratica
utile di per sé (si pensi ad esempio anche in ambito medico all’importanza di un atteggiamento
mentale positivo durante una malattia), sto invece considerando il fatto che esso non può in alcun
modo essere considerata la chiave principale per la creazione della Realtà.

Semmai il Pensiero Creativo può essere un valido aiuto e un supporto, una volta che si è compreso
che non è il pensiero che crea la Realtà .

O meglio: non è il pensiero nelle modalità duale Io-Mondo a cui ci ha abituati il dibattito filosofico
degli ultimi anni.

Per comprendere meglio questo concetto, occorre cambiare la prospettiva da cui osserviamo le cose,
e spostarci da una visione antropocentrica e auto-riferita (Il pensiero crea la Realtà) ad una
prospettiva più neutrale e naturale.

In questa diversa prospettiva, che è emersa dai capitoli precedenti, Pensiero e Realtà sono
evidentemente la stessa cosa, come il concetto di Io e Mondo, di Esterno e Interno e così via.

Tutte le volte che ci riferiamo all’Io, alla mente o al “mondo esterno” stiamo in ogni caso definendo
una parte di un unico campo quantico in atto di cui circoscriviamo degli aspetti.

Quello che dobbiamo cogliere quindi è che non è il pensiero a creare la Realtà, ma è la
RELAZIONE che la Realtà instaura con se stessa a manifestare il mondo .

Appare quindi ulteriormente chiaro che parlare di Reiki, di Campo Quantico, di Realtà o di Universo
significa solo usare sinonimi che indicano la stessa cosa all’interno di questa lettura relazionistica.
Andare oltre

Reiki indica dunque una relazione che accade tra possibile e immanifesto ( Rei ) e reale e manifesto (
Ki ) in un dinamico e incessante interscambio di informazioni.

La realtà che emerge dalla possibilità, a SUA VOLTA rientra in relazione con se stessa e determina
nuove possibilità.
Il mondo accade nella RELAZIONE DINAMICA tra Rei e Ki .

In questa prospettiva dovremmo quindi guardare alla mente non tanto come creatrice di Realtà, ma
come elemento che CONCORRE a definire relazioni che determinano l’accadere del Reale.

Con ReikiQuantico apriamo una nuova e diversa prospettiva rispetto ad una visione antropocentrica
del mondo tipica del modello connesso al Pensiero Creativo: in quella visione l’essere umano
sembrava essere stato investito di poteri divini e quindi pareva essere autorizzato a creare e disfare
il mondo a suo piacimento.
Con ReikiQuantico OGNI relazione diventa importante nella determinazione della Realtà, non
soltanto quelle relative nostra mente o al nostro Io .

In questo momento, mentre sto scrivendo queste righe, guardo la mia cagnolina Gloria che osserva me
e il mondo.
Gloria concorre alla creazione di questo momento tanto quanto lo fa la mia mente che la osserva.

Potremmo estendere il concetto di RELAZIONE a tutto ciò che accade in questo istante. E allo stesso
modo l’istante dopo e così via.
La mente e l’Ego scendono dal palcoscenico ancora una volta e lasciano spazio alle RELAZIONI.

Con ReikiQuantico il concetto di RELAZIONE diventa centrale: una volta compreso questo aspetto,
sarà più chiaro come non sia più tanto importante concentrarsi sullo scegliere quale Realtà creare (ad
esempio una realtà con una bella macchina e con una bella casa), ma sul ristabilire una
RELAZIONE armonica con la Realtà stessa .

Con ReikiQuantico ci occupiamo di armonizzare la nostra realtà. Ciò significa certamente anche
co-creare la realtà, ma da un punto di vista completamente differente e nuovo .

Se le relazioni sono infatti la chiave per comprendere il processo creativo della mia Realtà, non
devo tanto concentrarmi sull’oggetto della creazione, che abbiamo visto coincidere con il soggetto,
ma sulle RELAZIONI che stabilisco per creare questa mia Realtà.

Se le relazioni saranno armoniche, anche la Realtà diverrà armonica.


Quando, attraverso ReikiQuantico, utilizzo il Bosone di Higgs per determinare le frequenze
armonizzanti da canalizzare con Reiki, non mi devo preoccupare di definire a priori quale realtà
andrò a creare , perché so che necessariamente frequenze armoniche produrranno una realtà
armonica .

È la relazione che conta.


In questo modo posso lasciare la Realtà libera di accadere, come deve accadere, senza legare la mia
mente a precise e dettagliate definizioni del cosa deve accadere.

In altre parole tutto ciò di cui mi devo occupare è di eseguire la tecnica senza avere l’aspettativa di
un risultato o di quel risultato.

Nell’esecuzione della tecnica è infatti già implicito il risultato in quanto ReikiQuantico opera sul
tessuto relazionale che determina l’attualizzarsi delle indefinite possibilità che la Realtà accada in un
modo piuttosto che in un altro.

Focalizzandoci sulla relazione, non abbiamo necessità di supportare il processo con sfiancanti e
snervanti visualizzazioni e affermazioni, ma lasciamo le frequenze armonizzanti di ReikiQuantico
libere di agire sulle relazioni che determinano la nostra realtà.

Con ReikiQuantico mi ricolloco dunque nel flusso dell’accadere dell’Essere senza forzature o rigide
e pericolose astrazioni, che sono destinate a infrangersi contro le inesorabili ondate del divenire.

Con ReikiQuantico mi occupo di armonizzare ciò che davvero può essere armonizzato con efficacia,
la RELAZIONE, e lascio tutto il processo nelle buone mani di Reiki.

In questo senso la dimensione della sperimentazione è importante: più sperimenterò questo passaggio
da relazioni disarmoniche a relazioni armoniche e più comprenderò il concetto stesso di Armonia:
esso si colloca al di là del Bene e del Male, che rimangono sempre forme che la mente utilizza per
fissare in fotogrammi statici una Realtà in costante movimento.

Attraverso la tecnologia di ReikiQuantico ho l’opportunità di riportare in armonia le RELAZIONI


che determinano la mia Realtà in modo semplice e naturale, senza per questo essere obbligato a
dover legare la mia mente a concetti (positivo/negativo/bene/male), che diventano inattuali nel
momento stesso in cui vengono espressi.

Bene/male/positivo/negativo sono relativi infatti al singolo momento e vengono espressi a partire


sempre da un punto di vista relativo (quello della mente) e non possono in alcun modo essere
utilizzati per costruire una tecnica che abbia come obiettivo quello di liberarci dalle sofferenze
legate al predominio della mente.
La mente dominante in questo caso va alla ricerca di un responsabile della propria sofferenza, senza
rendersi conto di andare a caccia di se stessa.

Con ReikiQuantico il processo armonico di creazione diventa invece semplice e naturale, come
dovrebbe essere, e possiamo finalmente essere liberi di sperimentare immediatamente l’Armonia
della relazione nel suo incessante accadere.

Questo movimento diventa contemporaneamente un movimento di liberazione di noi stessi


dall’egemonia della mente, che viene progressivamente essa stessa armonizzata all’interno delle
relazioni che instaura con la Realtà.
Con la pratica di ReikiQuantico otteniamo quindi il duplice beneficio di creare una Realtà armonica
e di percepirci come parte integrante di questa Realtà, sperimentandone l’armonia.

La pratica di ReikiQuantico ci accompagna, giorno dopo giorno, ad andare oltre, oltre le limitazioni
dei pensieri sabotanti della mente che giudica, oltre le forme fisse che attribuiamo alla Realtà, oltre il
concetto stesso di Io e Mondo, per immergerci completamente nella Gioia dell’Essere.

Che in definitiva è la Gioia di EsserCi.

«Gate gate
p ā ragate
p ā ras a ṃ gate
bodhi s v ā h ā» [27]

«Andato, andato,
andato oltre,
andato completamente oltre,
il risveglio avvenga!

[1] Per un certo periodo di tempo un altro metodo che riscosse un discreto successo in Giappone fu
quello messo a punto da Toshihiro Eguci (1873-1946) che fu peraltro allievo di Usui per un paio
d’anni.
[2] Fu la Takata la prima a definire Master Reiki l’insegnante di questa disciplina. Comunemente ora
si definisce Master colui che insegna Reiki.
[3] Il termine Reiju in giapponese semplicemente significa “dare Reiki”, e può essere anche tradotto
come “dare la spiritualità”. Il Reiju è la tecnica energetica praticata dagli insegnanti Reiki per
permettere all’allievo di prendere consapevolezza di essere canale Reiki. In Occidente il termine
Reiju è stato reso con le parole “Attivazione energetica” o “Armonizzazione” che però non rendono
giustizia al senso originario del termine, profondamente connesso allo scopo tradizionale del Reiki.
[4] Il concetto di “senza forma” è proprio della tradizione buddista (in particolare del Buddismo
Zen) ed è strettamente correlato al concetto di Vuoto. Il Sutra del Cuore è forse il testo più importante
che riporta la dottrina del Vuoto.

[5] Quando parlo di meditazione parlo di una qualsiasi tecnica che possa esercitare la nostra mente
ad entrare in uno stato meditativo. Lo stato meditativo non va confuso con altri stati tipo il
rilassamento mentale o lo stato di auto-ipnosi o ipnosi indotta, che nulla hanno a che vedere con la
meditazione. Lo stato meditativo presuppone un’attività della mente rispetto all’oggetto della
meditazione, va di conseguenza che le diffusissime meditazioni guidate non sono tecniche di
meditazione vere e proprie ma piuttosto modalità di induzione di stati ipnotici o pseudo-ipnotici.
[6] Il Cerchio di Luce Mawashi è una pratica attualmente utilizzata durante le riunioni periodiche dei
membri della Usui Reiki Ryoho Gakkai e serve principalmente per fare esperienza dell’energia Reiki
e per elevare la propria energia interna al livello del partecipante al cerchio che in quel momento ha
l’energia più alta.
[7] La pratica del Gassho serve per portare consapevolezza di essere canale Reiki e serve per
elevare la propria energia Reiki interna.
[8] Sono 5 i trattamenti mentali insegnati nel Reiki Tradizionale. Sono tecniche energetiche volte
principalmente a lavorare sul piano mentale/emotivo/psicologico.
[9] Gli Hibiki sono particolari sensazioni che Reiki restituisce all’operatore durante un trattamento
per segnale presenza di Byosen (squilibrio energetico).
[10] Permettimi una battuta: se non hai percepito Pace Interiore davanti a uno spettacolo della natura
la prossima volta assicurati di aver lasciato a casa il tuo smartphone con cui hai voluto immortalare
il momento.

[11] L’approccio Tradizionale ai simboli si discosta molto da quello Occidentale in quanto fa uso
del simbolo come strumento per selezionare, all’interno del flusso dell’ Energia Reiki,
principalmente determinate frequenze utili allo scopo.
[12] La Realtà in atto è la Realtà che abitiamo. È tutto ciò che accade. I buddisti definirebbero la
Realtà in atto come l’Essere manifesto. A seconda del punto di vista dell’osservatore, l’Essere (la
Realtà) può definirsi manifesto (la realtà che noi abitiamo) o immanifesto (la Realtà prima del suo
accadere, il mondo delle possibilità).
[13] I nostri sensi percepiscono la Realtà continua e consistente un po’ come le immagini su un
monitor. Se ingrandiamo a sufficienza l’immagine sul monitor ci rendiamo conto che essa è composta
da un numero elevato di elementi discontinui (i pixel).
[14] La meccanica quantistica, già a partire da Einstein, ha escluso il concetto di infinito potendo
dimostrare che l’Universo è finito.
[15] Non serve un atto di volontà o una scelta consapevole per co-creare la realtà in quanto le
possibili interazioni con essa avvengono anche a livello inconscio e inconsapevole.

[16] Trama e ordito sono l’insieme di fili che concorrono a formare un tessuto. Nello specifico la
trama definisce i fili in orizzontale e l’ordito i fili in verticale.
[17] E. Schrödinger, Die gegenwärtige Situation in der Quantenmechanik [La situazione attuale
della meccanica quantistica], “Die Naturwissenschaften” 23 (1935) p. 812.
[18] Erwin Schrödinger (1887-1961) fu un matematico e fisico austriaco passato alla storia per i suoi
contributi fondamentali alla meccanica quantistica. In particolare si deve a Schrödinger la definizione
dell’equazione che porta il suo nome (equazione di Schrödinger) per la determinazione della
posizione una particella in un sistema quantistico (funzione d’onda di Schrödinger).

[19] Affermare che una cosa esiste o non esiste significa già essere all’interno delle relazioni che
determinano l’accadere della Realtà. In altre parole, anche se dico che gli elefanti rosa non esistono
sto già determinando la realtà stabilendo una relazione (in questo caso di tipo mentale o concettuale)
con essa.
[20] A partire da Einstein spazio e tempo non sono più considerate variabili indipendenti (Lo Spazio
e Il Tempo) ma divengono un’unica variabile denominata spazio-tempo .
[21] Il Lignaggio energetico rappresenta il nostro albero genealogico di praticanti Reiki e identifica
la provenienza delle tecniche e degli insegnamenti Reiki. Attraverso il lignaggio energetico ad
esempio è possibile capire se gli insegnamenti che abbiamo ricevuto appartengono alla corrente
Occidentale di Reiki iniziata con la signora Takata.
Se infatti nel nostro lignaggio energetico è presente la signora Takata, staremo praticando Reiki
Occidentale in una delle sue molteplici varianti (la più comune è Reiki Usui).

Nel mio lignaggio energetico è presente il Rev. Inamoto da cui ho appreso Reiki Tradizionale:
- Mikao Usui
- Chujiro Hayashi
- Chiyok o Yamaguchi
- Hyakuten Inamoto
[22] L’oggetto quantico può essere in questo contesto identificato o come frequenza o come insieme
di frequenze che determinano la realtà in atto.
[23] Durante il seminario di Secondo Livello Reiki vengono trasmessi all’allievo 3 simboli che
hanno funzioni energetiche differenti. I trattamenti mentali fanno utilizzo del secondo simbolo.
[24] ReikiQuantico accede al Bosone di Higgs attraverso una particolare procedura denominata SIQ
(Sequenza Informativa Quantistica), che viene insegnata e sperimentata durante il seminario di
formazione.

[25] Rhonda Byrne, The Secret , Cesena, Macro Edizioni, 2007 p.30

[26] Dhammapada, XX (277)


[27] Sutra del Cuore

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