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Non si deve negare la divinità di Gesù, come non si deve sminuire la sua umanità in quanto egli ha
condiviso tutto dell’uomo.
Gesù è Verbo che si è fatto carne, infatti obbedisce e non dice parole sue, ma quelle del Padre: egli
annulla la propria volontà in una tot obbedienza. Tuttavia Gesù non è sottratto alla sofferenza della
vita: quando Dio sta in silenzio non esprime l’abbandono, è un diverso modo di parlare.
Gesù distingue il suo rapporto col padre dal nostro. Lo chiama Padre mio e Dio mio, parole che
esprimono filiazione e dipendenza. Egli vive una relazione con il Padre che è unica ma in cui si
configura anche la nostra.
IV Il silenzio di Gesù.
Spesso Gesù sta in silenzio, è il punto + alto della sua forza espressiva. Gesù sta in silenzio di fronte
alla domande non sincere: egli risponde solo a chi cerca la verità e non a chi vuole vedere qualche
prodigio. Inoltre Gesù imponeva il silenzio a chi voleva divulgare la sua messianicità; quando lui la
proclama, è perché non può più essere fraintesa.
(Paolo)Non si può essere cristiani se non si ricorda l’ultima cena del Signore. La cena del Signore è
un memoriale, ma ciò è molto + di un ricordo: si tratta di rendere presente Cristo morto e risorto.
C’è però una buona memoria e una cattiva memoria. Cattiva memoria è quella di chi riduce il
sacramento ad un simbolo e quella di chi crede nella presenza di Gesù ma non ne trae le
conseguenze. Non ci possono essere divisioni nella comunità che celebra Cristo, lui che con la
croce ha eliminato il muro divisorio e ha avvicinato i diversi. Il gesto eucaristico non deve essere
ripetitivo del mondo vecchio, ma un segno prefiguratore e un anticipo del mondo nuovo, un mondo
di comunione con Dio e fra gli uomini.
Seconda chiamata: il peccatore Levi. La scena è identica a quella di prima: scenario profano,
atmosfera di casualità. Solo che G. chiama a sé un peccatore, perché nessuno è escluso a priori
dalla chiamata. Al peccatore è offerta la possibilità di diventare discepolo.
G. si rivolge alla folla: se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso. È l’invito a
prendere la croce: rinnegare significa rompere una precedente fedeltà; il discepolo deve infatti
spostare in centro della sua vita da se stesso a Gesù, e questo distacco è il + profondo di tutti.
Il distacco non è quando abbandoni la famiglia, ma quando dopo aver incontrato Gesù t accorgi
che è diverso dallo schema che t eri costruito di lui.
I discepoli si recano da Gesù per dirgli che tutti gli abitanti di Cafarnao lo cercano, ma lui risponde:
andiamo altrove. Ecco un’altra cosa che i discepoli devono imparare: Gesù è universale, non può
trattenersi da nessuna parte.
Al discepolo è dato di comprendere a fondo perché sta con Gesù e ne condivide l’esperienza; per
comprendere il Vangelo bisogna viverlo. Il primo rimprovero che Gesù muove ai discepoli è la
paura.
Moltiplicazione dei pani e dei pesci: i discepoli hanno compassione della folla, ma non pensano sia
loro compito risolvere il problema, invece G dice loro: date voi loro da mangiare. Altro
insegnamento da apprendere: x seguire G bisogna essere solidali.
Dopo quest’episodio i discepoli sono in barca sul mare e G va loro incontro camminando sulle
acque. I discepoli si stupiscono troppo-cuore indurito. Il fariseo che rifiuta G è duro d cuore ma
anche il discepolo lo è.
Dopo la seconda moltiplicazione, salgono sulla barca e G dice loro: guardatevi da lievito dei farisei
e dal lievito di Erode, ma loro sono troppo preoccupati a pensare al pane che manca e non lo
ascoltano. Sono ciechi sordi e smemorati: non si ricordano del miracolo che ha fatto? La durezza di
cuore può indi assumere due forme:
1. Quella del fariseo, che rifiuta G per non rinunciare ai propri schemi
Quando G afferma che sebbene Figlio di Dio dovrà molto soffrire, Pietro lo rimprovera. Cristo lo
chiama Satana: il vero discepolato inizi quando comprendi che il Messia è crocefisso! Se ha fatto
miracoli non è per togliere la croce la per renderla credibile. Ciò che suscita il rifiuto dei discepoli è
il buon senso umano; i discepoli sono sempre più perplessi.
Ep dell’uomo che scaccia il demone da un ragazzo: perché lui sì e noi no?
Perché Dio opera anche attraverso altri che non sono suoi discepoli. L’azione di G ha raggio +
ampio, e il discepolo non deve essere invidioso.
Contraddizione rispetto alla prospettiva della croce: al secondo annuncio sono silenziosi e timorosi,
per la via avevano discusso su chi fosse il più grande (!); al terzo, Giacomo e Giovanni gli chiedono
di sedere al suo fianco nei Cieli.
Il cammino dei discepoli è ricco di contraddizioni, sono paurosi ed esitanti. Racconto del cieco che
diventa seguace: ha la fede, lui non ha bisogno di vedere a differenza loro.
Non fidavi del ricco, che da ciò che avanza, ma di una povera vedova che da poco, ma quel poco le
costa molto.
Nel Getzmani Gesù prega e loro dormono; quando è arrestato, loro fuggono.
All’ultima cena, predice l’abbandono ma anche un nuovo appuntamento: questa è la vera chiave di
lettura, perché se è vero che il discepolo abbandona Gesù è vero, anche che G non abbandona mai il
suo discepolo. La fedeltà di Gesù tiene aperta una storia che, fosse per il discepolo, sarebbe già
chiusa.
Negazione di Pietro: non è legata all’abbandono, ma al tentativo di seguirlo. Non si può però stare
con G e intanto mettere a riparo se stessi. Pietro non ha capito la croce e dai qui il suo
rinnegamento. Il suo torto sta nel pretendere di porre una distanza tra lui e Gesù.
Ciò che non può essere raggiunto con le proprie forze, è un dono: motivo della grazia: distogliere la
fiducia da sé per confidare unicamente in Dio. Bisogna comprende la grazia x diventare discepoli.
Seppur peccatori abbiamo il diritto di annunciare il Vangelo.
La folla segue Cristo, ma dopo averlo conosciuto lo abbandona, il discepolo invece rimane, è fedele
al Maestro più che al progetto che si è fatto per lui; c’è chi si lega ad una persona rimanendovi
solidale sempre e dovunque essa vada e comunque essa diventi: questa è lan fedeltà.
Il discepolo deve imparare molte cose, la prima è la qualità dell’universalità evangelica: soltanto
scendendo in profondità puoi imparare a solidarizzare con gli uomini.
La missione evangelica è una dimensione nuova ma dentro la vita ordinaria; non è il discepolo che
dona se stesso al Maestro, ma è quest’ultimo che dona se stesso al discepolo, tutto ciò ad una
condizione: il coraggio di lasciare che sia Cristo a suggerirci come guardare l’uomo, il mondo e
Dio.
Maria leggendo i racconti dell’infanzia nel vangelo di Mt, è sempre presente ma non dice una
parola. Però c’è, è accanto a Gesù. Maria non è una madre che si fa discepola, ma è una discepola
chiamata ad essere Madre. Madre e serva: come non si può dividere la maternità di Maria dalla
verginità, così non la si può dividere dal suo essere serva.
Le affermazioni dell’angelo pongono Maria di fronte ad una contraddizione: da una parte la
promessa(Messia potente, glorioso), dall’altra la storia(un bambino povero, e poi crocefisso). Gloria
e povertà sono in contraddizione: questo è lo spazio della rivelazione di Gesù e questo è lo spazio
dell’itinerario della fede.
Nozze di Cana: Maria è la fig perfetta le discepolo: non hanno più vino, e poi fate quello che lui vi
dirà. Parole che esprimono con discrezione la speranza del miracolo.
Anche ai piedi del crocefisso Maria è la fig perfetta le discepolo: ha fatto tutto il percorso con lui e
adesso ne condivide il dolore. Per essere discepolo bisogna condividere il dolore di Cristo e degli
uomini. L’itinerario di Maria è cristologico perché è consistito nel comprendere Gesù e perché è
tutto interno al manifestarsi di Gesù. Vissuta alla sua ombra, ha raccolto la sua luce, riflettendola.
G non si lascia intrappolare dagli stereotipi sociali. È in cammino verso Gerusalemme, gli danno
ospitalità due sorelle. Marta assume il ruolo femminile che le impone la mentalità del tempo e
prepara la tavola; Maria invece lo intrattiene, un ruolo tipicamente maschile. Marta non condivide
quest’atteggiamento e G la rimprovera, rivendicando alla donna la sua dignità e il suo diritto
dell’ascolto del vangelo.
Gesù era seguito da molte donne e le rendeva partecipi della sua vita itinerante. Queste donne
seguivano lui e i 12 apostoli assistendoli con i loro beni. La presenza di queste donne anche accanto
alla croce è importante. Sono infatti loro il collegamento tra la croce e la resurrezione. Ciò che le
distingue è il guardare; la croce, la sepoltura, la resurrezione: elementi collegati fra loro da questo
verbo.
In tutti gli episodi emerge un atteggiamento costante di G, la sua libertà; non psicologica, ma
religiosa. Tutte le volte che ha avuto di fronte una donna, egli ha rotto uno schema; egli non
confonde il peccato con la condizione di essere donne.
Ep del figliol prodigo: non capisce il padre che ha premiato l’altro fratello. A volte la conversione
del giusto è più difficile di quella del peccatore. Lo spazio dell’agire di Dio è la bontà gratuita, e
nello spazio della bontà Dio incontra l’uomo, giusto o peccatore. Solo entrando in questo spazio
l’uomo può condividere la gioia di Dio.
L’uomo giusto sembra opporsi alla gratuità del’amore. Perché? Perché è una novità e perché deve
guardare le cose a partire da un antefatto che è la gratuità dell’amore di Dio. Se non lo ricordiamo,
che siamo amati gratuitamente non comprendiamo nulla d Dio. Lieta notizia per il peccatore e per il
giusto: gratuitamente essere amato e gratuitamente amare.
Guarigioni:
o Lebbroso: G guarisce per volontà propria. Egli chiede di essere non solo guarito, ma
purificato. G lo tocca, per lui non ci sono persone intoccabili.
o Pagano: la parola d G non solo guarisce ma diventa catechesi.
o La suocera di Pietro: segni di misericordia non di potenza
G ha sempre intorno malati di ogni genere e guarisce senza chiedere nulla: prende su di sé tutto il
negativo dell’umanità.
E poi:
o Il paralitico che chiede la guarigione e gli sono rimessi i peccati. Salvare un uomo per G
significa liberarlo dalla malattia e dal peccato.
o Resurrezione bambina: niente è impossibile per G.
o Un donna soffriva di emorragie e G la guarisce: la fede della donna è ancora informe,
tuttavia è tale da pensare di poter guarire essendo toccata da G. si affida a lui senza indugi.
o Guarigione dei ciechi: sottolinea la loro fede.
I gesti d G scatenano consenso e dissenso, l’entusiasmo delle folle e l’opposizione dei farisei.
La missione dei discepoli deve modellarsi sulla sua: servizio della parola e il dovere di debellare la
miseria dell’anima.
G vede le folle stanche, che hanno bisogno di essere indirizzate e prova compassione. La
compassione di Dio per noi deve diventare la nostra compassione per gli altri. G è coinvolto con la
sofferenza dell’uomo.
Opere di Cristo.
Che G sia Messia è provato dai miracoli, ma quale Messia è rivelato dalla sua predilezione per i
poveri. G nel guarire, vuole svelare non solo la potenza di Dio ma anche la sua novità; la sofferenza
non lascia mai insofferente Gesù. Non ci è mai passato accanto senza soffermarsi.
G ha frequentato poveri di ogni genere, li ha privilegiati; i poveri sono tutti gli emarginati della
società del suo tempo. G sa che il Padre non fa differenza fra le persone. Dio è dalla parte del
povero per difenderlo. La predilezione dei poveri è stata una scelta teologica, la comunità cristiana
deve fare la stessa scelta, altrimenti oscura il vangelo. Questa prassi ha reso G un innovatore, quasi
scandaloso.
G ha fatto primo esperienza di povertà, essendo la sua vita itinerante: G ha visto il mondo, le cose e
gli uomini a partire da una condizione di insicurezza. Dio è un padre di famiglia che da più tempo al
figlio in difficoltà.
G ha frequentato anche i ricchi, per aprire loro cuori e mani. In nessun modo ha considerato la loro
posizione uno strumento privilegiato per l’annuncio del Regno. Li ha frequentati ma ha sempre
richiamato il pericolo della ricchezza.
V Gesù e il denaro.
G non ha mai fatto uso di denaro, tuttavia non disprezza i beni, ha solo scelto un’altra forma di vita.
Non procuratevi oro, né argenti, né monete di rame nelle vostre cinture. Il discepolo non deve trarre
guadagno dalla sia missione per due ragioni:
1. Non si può trasformare il dono in fonte di guadagno
2. Il missionario si abbandoni totalmente alle mani del Padre.
Il distacco dei beni è condizione per la sequela.
Non tesorizzate tesori sulla terra, dove tarme e ruggine vanificano e dove ladri scassinano e
rubano. L’uomo infatti si illude d porre al sicuro cose che in realtà sono minacciate da ogni parte;
tesorizzate invece i tesori nel cielo. Tutta la persona è coinvolta nella vanità dei beni che accumula;
il vuoto dei beni accumulati si riverbera sulla terra.
Non si può servire due padroni. Molte cose infatti minacciano il primato di Dio nel cuore
dell’uomo: il denaro, i piaceri. Tuttavia o servi Dio o servi il denaro: entrambi è impossibile.
L’uomo si illude inoltre di trovare sicurezza in cose che non possono darla; ciò porta all’ansia,
angoscia, e rivela un modo di vivere sbagliato con la vita e con Dio. L’uomo deve imparare ad
affidarsi al Dio, la sicurezza sarà data se ti fiderai del Padre. L’uomo non conosce il proprio futuro,
ma deve stare tranquillo perché è nelle mani del Padre.
Cercate prima il regno: il primato del regno crea lo spazio per il buon vivere dell’uomo nel mondo.
Questa scelta prioritaria del regno determina la qualità, la misura e la forma della scelta d vita, che
non è rinuncia alle cose, ma è un modo diverso di guardarle e goderle. Il regno d Dio non è Dio in
se stesso ma Dio in relazione al mondo. Cercare il Regno occupa tutta la vita dell’uomo.
VI Il rifiuto di Gesù.
Alcuni hanno abbandonato tutto e si sono decisi a seguirlo; gli oppositori invece hanno già le idee
chiare e oppongono un netto rifiuto al suo messaggio, ovvero scribi e farisei.
Sono duri di cuore: atteggiamento di chi accetta Dio solo se la sua azione non sconvolge i propri
criteri.
Rifiuto dei nazaretani: contraddizione da una parte tra potenza e sapienza di Gesù, e dall’altra
l’umiltà delle sue origini. Ciò impedisce loro di credere è proprio la persona di Gesù, il suo modo di
apparire umile tra di noi.
Anche i discepoli talvolta sono increduli: scontro tra Gesù e Pietro, oggetto dello scontro è la croce,
scontro tra messianicità e il cammino della croce. Pietro riconosce la messianicità di Gesù e per
questo si oppone alla croce, egli infatti ragiona come gli uomini. Tentativo di Satana: dividere la
croce dalla messianicità.
Lontano da Cristo l’uomo è fuori dal consorzio umano e diviso in se stesso; l’azione di Cristo lo
ricompone e lo reintroduce tra gli uomini. È un uomo nuovo.
Fanciullo indemoniato:i discepoli hanno provato senza successo a scacciare il demonio; G vvia un
duplice dialogo scandito da 3 affermazioni sulla fede. Ai discepoli che non comprendono il motivo
della loro impotenza, G ricorda la preghiera: ogni cosa è possibile a chi crede. L’esorcista non deve
fare affidamento sul proprio potere ma sulla potenza di Dio.
all’interno della storia degli uomini, una storia dove il Padre ha voluto che il Figlio si facesse
compagno nel cammino degli uomini.
G è andato incontro alla morte come ad un compimento, al suo mom + alto. Sempre fiducioso del
Padre, si è donato agli uomini. G ha preparato lungo la vita la sua morte. G è morto fidandosi di Dio
perché ha vissuto fidandosi di lui. G ha fatto della croce un dono perché è sempre vissuto
donandosi.
La speranza che il bene trionfassi tuttavia con lo ha distolto lo spazio della fatica, dell’angoscia, e
dell’abbandono. La potenza d Dio non ha liberato G sottraendolo alla morte, né all’angoscia, ma
facendolo risorgere, dopo aver attraversato angoscia e morte.
La sofferenza d G è racchiusa tutta nella sua morte in croce, sofferenza libera, ma non per questo
meno umana. Sulla croce infatti dice Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?. Non esiste
risposta al perché della sofferenza ma a come viverla trasformandola in strada di speranza.
Alcuni greci saliti a Gerusalemme vogliono vedere G. Vogliono conoscerne l’identità. Questi greci
sono l’anticipo e la prefigurazione dell’universalità del vangelo.
Quando sarò innalzato attirerò tutti su di me. Frase che dice visivamente la modalità della sua
morte (sollevato da terra sulla croce) e il significato del suo morire (sollevato in alto verso Dio);
parlare di croce e resurrezione significa raccontare l’evento nella sua orizzontale temporaneità;
innalzare significa invece raccontarlo nella sua verticalità: essere innalzato è la condizione perche
Cristo possa attrarre a sé.
La forza di attrazione d G non ha confini. La croce è punto di incontro per gli uomini dispersi e
lontani: lì si ritrovano insieme perché ciascuno guarda nella stessa direzione. La croce attre
mostrandosi: ciò che attira al mondo è la bellezza, o l’amore, o la verità o la sorpresa; Cristo sulla
croce rivela la bellezza e la novità del volto di Dio. Ogni uomo desidera incontrare la verità e il
crocefisso può mostrarla; questo non salva la debolezza ma la attraversa.
Il crocefisso si mostra in vari modi nella vita di Gesù:
o Quando lava i piedi ai suoi discepoli. Con il suo gesto egli rende visibile la logica d amore,
servizio,dono che ha guidato la sua esistenza.
o Quando G dona ai suoi discepoli il nuovo comandamento che vi amiate gli uni gli altri,
come io vi ho amato. L’amore di C è il modello, la radice dell’amore reciproco. La
reciprocità cristiana è basata infatti sull’amore gratuito.
o Quando G durante l’ultima cena afferma Essi non sono dal mondo, come io non sono dal
mondo. Se si vuole annunciare G la comunità cristiana deve essere diversa dal mondo. In
che modo? Il mondo è la ragione per cui G è venuto: per amarlo e salvarlo. Per assurdo La
diversità sta qui. Il mondo non riconosce il suo amore perché è abituato all’amore
interessato.
uno sconfitto. Scandalizza perché racconta la malvagità dell’uomo che non esita a condannare
l’innocente, ma nel contempo appare tutta l’ostinazione del perdono di Gesù.
Il dramma della croce converte l’uomo, gli capovolge la vita. Capisci che la tua vita deve
assomigliare a quella del crocifisso che rifiutato ama e perdona.
È uno spettacolo pericoloso: il mondo si sente smascherato nella sua menzogna e reagisce.
Pericoloso per il credente che ormai non può + fare a meno che proseguire quella strada.
Il cristiano è colui che proietta al di fuori del mondo questo dramma.
Come assistere allo spettacolo? È da guardare dentro la comunità, devo guardarlo dentro la Chiesa.
Bisogna viverlo in prima persona.
Come vivere tutto ciò quotidianamente? È indicato con le beatitudini evangeliche.
Beati i puri di cuore ai quali è promessa la visione di Dio. La ricerca di Dio deve avvenire però
nella solidarietà.
Beati i misericordiosi ovvero non un amore fatti di parole ma un amore che si fa carico.
Beati gli affamati e gli assetati di giustizia a questi offre una speranza sarete saziati. La beatitudine
è rivolta anche a noi, i sazi, impegnandoci in un discorso che richiede profonda conversione.
Beati i costruttori di pace la pace non è ovvia. La pace di Cristo afferra tutto l’uomo ed esige un
alto prezzo: esige che si risponda sempre con l’amore.
Le beatitudini esigono anche uno stile: rifiutare la violenza e saper pagare il prezzo della
persecuzione.
Beati i poveri di spirito l’uomo che ha fiducia in Dio. È sobrio ed essenziale: per essere libero e
condividere.
La carità cristiana è il cuore dello spettacolo e il cuore dell’identità cristiana. Certo, si rischia di
oscuralo quando crediamo ad es di ridisegnare completamente il percorso di G. oppure quando
dimentichiamo che lo spettacolo indica uno stile, un modello. Oppure ancora quando sentiamo
l’angoscia della coerenza, che è diverso dal dovere della coerenza.
Perché annunciare questo spettacolo? Le ragioni sn dentro lo stesso: amore bellezza e verità.
Lo spettacolo nasce dal desiderio di mostrare ciò che Dio ha fatto.
E noi cosa cerchiamo? Dietro la ricerca di Dio si nasconda la ricerca di noi stessi. La paura blocca e
rinchiude in se stessi. Lo spettacolo della croce allarga il cuore.
Ciò non sottrae l’uomo ad un’esistenza incompiuta. La novità di G offre speranza ma non illude.
Nel cristiano sussiste l’insoddisfazione dell’incompiutezza ma al tempo stesso germoglia la certezza
del compimento.
Il credente si rende conto che il mondo è in balia del male, ma sa che la vittoria è già nelle mani d
Cristo risorto.
L’uomo si rende conto che con le ricerche filosofiche e religiose non può penetrare il mistero di
Dio. L’uomo solo in Cristo morto e risorto trova la sua verità, da solo è smarrito.