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La distorsione
(in quasi tutte le sue forme)
5 novembre 2012
di Mario Bon
(riorganizzato, integrato, rivisto e corretto 16 gennaio 2013, ultima revisione 13 febbraio 2017)
Premessa
Introduzione
Caratteristica Statica di trasferimento Cause
Distorsione causata dai componenti passivi
Clipping
Distorsione Lineare Tipi di distorsione
Distorsione Non Lineare
Distorsione di cross-over o Distorsione di incrocio o di passaggio per lo zero
Distorsione Armonica
Distorsione Sub Armonica
Distorsione di intermodulazione
Distorsione di intermodulazione dinamica
Distorsione di intermodulazione con i residui di alimentazione
Distorsione per compressione termica
Distorsione per compressione meccanica
Distorsione Doppler
Distorsione Magnetica
Distorsione di interfaccia
Distorsione di fase (capitolo separato)
Come ridurre la distorsione non lineare Come ridurre la
distorsione non
lineare
Criteri di Misura della Distorsione Metodi di misura
THD
Distorsione armonica
TND
Distorsione integrale
Random Distortion
Distorsione di corrente
Altre forme di distorsione
Metodi di misura. Riassunto
Distorsione e fattore di cresta dello stimolo Udibilità
Percezione della distorsione
Udibilità e tollerabilità della distorsione
Soglie di udibilità della distorsione
Distorsione e numero di altoparlanti (array)
conclusioni
Distorsione di fase
Nota: il D.U.T. (Device Under Test) è il dispositivo sotto test.
La distorsione
(in quasi tutte le sue forme)
Premessa
Lo scopo delle misure è caratterizzare la qualità sonora dei dispositivi attraverso la valutazione delle grandezze che
rappresentano gli attribuiti del suono.
Il tutto deve avvenire nelle effettive condizioni d’uso dei dispositivi.
Un sistema si dice “lineare” quando non produce distorsione. Una sistema possiede risposta “piatta” quando essa è
indipendente dalla frequenza. Nel linguaggio comune si tende ad usare il termine “lineare” al posto di “piatto” . In
inglese la differenza è ben chiare perché lineare si traduce con “linear” mentre piatto si traduce con “flat”.
Liberiamo subito il campo da un luogo comune:
luogo comune …invece
dato che la distorsione armonica del terzo ordine produce ove sia presente distorsione armonica è necessariamente
una componente di frequenza tripla, la distorsione prodotta presente la distorsione per intermodulazione. Se eccitiamo
un tweeter con due sinusoidi a 12000 e 15000 Hz questo
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da un tono a 7000 Hz è ininfluente perché produce produrrà, per intermodulazione, una componente a 3000 Hz
armoniche che cadono oltre il limite di udibilità. proprio dove l’orecchio è più sensibile.
Diciamo piuttosto che, con quei programmi musicali con un limitato contributo energetico in alta frequenza, la
distorsione prodotta dal tweeter (poco sollecitato) è meno evidente. Ciò suggerisce che, con filtri cross-over
abbastanza pendenti, la distorsione prodotta dal woofer (dal medio) e dal tweeter siano separabili. Questo va tenuto
presente nelle misure in campo vicino.
Introduzione:
La distorsione misura la deviazione di un sistema rispetto ad un comportamento ideale. Da qusto punto di vista la
distorsione è sempre un fenomeno negativo.
Vale il seguente teorema:
CAUSE
La distorsione non lineare (vedi oltre) nasce, per buona parte, dalla non linearità della caratteristica statica di
trasferimento.
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Simulazione della intermodulazione da saturazione (clipping di un amplificatore ideale). Nel caso di un woofer la
distorsione non è così netta per l’inerzia dell’apparato mobile. In questo caso la frequenza più bassa è riprodotta
correttamente. Se la componente a 500 Hz fosse assente la distorsione sarebbe nulla. La caratteristica statica del
dispositivo qui rappresentato è riportata in figura precedente (a destra). Aumentando l’ampiezza della componente a
frequenza inferiore si osserverebbero prodotti di intermodulazione molto più alti e sparsi su tutto lo spettro.
a sinistra la caratteristica reale di un woofer decente: è ben visibile l’isteresi (documentazione Philips - Elcoma). A
destra caratteristica statica dell’ipotetico dispositivo utilizzato nelle figure successiva (con clipping ma senza isteresi).
In questo caso la caratteristica è lineare e non c’è isteresi: l’unica causa di distorsione è determinata dal
superamento della massima escursione (clipping). Se ne deduce che nei dispositivi reali di ottima qualità la
distorsione armonica di ordine pari dovrebbe essere nulla mentre quella di ordine dispari dovrebbe presentarsi solo
per grandi segnali. La terza armonica (legata al clipping) prima o poi si manifesta sempre. La convinzione che la
presenza della sola seconda armonica sia “poco importante” o addirittura “eufonica” è, per principio, sbagliata.
Distorsione causata dai componenti passivi: Resistori, condensatori e induttanze si trovano ovunque sia all’interno
delle elettroniche che nei filtri cross-over dei sistemi di altoparlanti.
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Clipping: (da to clip = tosare). I dispositivi reali hanno dei limiti: per gli amplificatori sono la massima tensione e la
massima corrente di uscita, per gli altoparlanti il massimo spostamento del diaframma, per i componenti passivi ancora
la massima tensione, la dissipazione termica, la dipendenza del valore dalle condizioni d’uso. All’interno di certi limiti i
componenti presentano un comportamento lineare o moderatamente non lineare. Superati i limiti, il comportamento
diventa decisamente non lineare.
Quando l’amplificatore supera la massima escursione di tensione di uscita satura (clippa). Il clipping, purtroppo, non si
limita a tagliare la forma d’onda (clipping ideale). A volte porta all’intervento delle protezioni che spengono i dispositivi
di uscita provocando un effetto chopping o chatter o possono portare ad auto oscillazioni o ad altre alterazioni che
perdurano finché l’amplificatore non rientra nei limiti di funzionamento lineare. In genere la controreazione e le
protezioni provocano il protrarsi nel tempo delle condizioni di clipping che possono durare per decine di milli secondi. Il
clipping è trattato più dettagliatamente nel capitolo dedicato agli amplificatori (600_Amplificatore.htm).
L’ utilizzatore medio usa amplificatori di potenza insufficiente che clippano frequentemente.
Il clipping contemporaneo dei due canali produce la verticalizzazione dell’immagine stereo al centro.
Il clipping “alternato” dei due canali provoca la perdita “di posizione” del canale virtuale centrale il che può produrre la
sensazione che il suono provenga dai diffusori. In ogni caso il clipping, nel tempo, genera fatica da ascolto.
Tipi di Distorsione
La distorsione è sempre una distorsione di forma del segnale nel tempo (la differenza tra ciò che è e ciò che dovrebbe
essere). La distorsione è di due tipi:
- lineare
- non lineare
Distorsione Lineare:
Quando un segnale impulsivo attraversa un sistema lineare (per esempio un filtro) la sua forma nel tempo viene
alterata. Dal punto di vista matematico tale alterazione è il risultato di una trasformazione omomorfa tra spazi vettoriali
lineari e solo chiamarla distorsione mette i brividi. Tuttavia questo tipo di alterazione viene detta “distorsione lineare”.
La “distorsione lineare”, in un dispositivo a fase minima, non altera il contenuto spettrale dello stimolo se non
attenuando o ritardando le componenti spettrali che esso già contiene. In particolare non aggiunge nuove frequenze
allo spettro dello stimolo.
Nei sistemi a fase minima, per i quali vale la Conservazione dell’informazione, la “distorsione” lineare può essere
perfettamente compensata e annullata (altro buon motivo per non chiamarla “distorsione”).
La distorsione lineare in un dispositivo a fase, privo di rumore, minima è reversibile.
Chi scrive riferisce il temine “distorsione” solo alla distorsione non lineare.
La misura della distorsione avviene in regime forzato. L’elettronica ha ereditato dall’ottica il modo di “trattare” la
distorsione ed in particolare la consuetudine di distinguere diversi tipi di distorsione come se dipendessero da cause
tra loro indipendenti o separabili. La distorsione armonica e la distorsione di intermodulazione non sono ortogonali (ma
sono interdipendenti). Per mettere in relazione la distorsione con la qualità della riproduzione, conviene misurare
contemporaneamente tutti i tipi di distorsione (vedasi Distorsione Integrale) perché la “fatica da ascolto” non distingue
tra i vari tipi di distorsione.
Il sistema di altoparlanti, quale ultimo anello della catena di riproduzione, riceve uno stimolo che contiene la distorsione
prodotta da tutti i dispositivi che lo precedono. Da questo punto di vista la distorsione prodotta da un amplificatore (e
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più ancora quella della sorgente che lo precede) dovrebbe essere la più bassa possibile (meno dello 0.0032% per
qualsiasi ampiezza dello stimolo applicato). Dato che un amplificatore tratta un segnale con una banda passante di tre
decadi, c’è da aspettarsi una distorsione di intermodulazione fortemente dipendente dalla specifica forma del segnale
nel tempo.
Avviene negli amplificatori in classe B e AB quando un dispositivo di uscita passa dallo stato di interdizione alla
conduzione e viceversa. Negli amplificatori in classe B, su carico resistivo, questa transizione avviene in
corrispondenza del passaggio del segnale di uscita per lo zero. Su carico reattivo la distorsione è sempre presente ma
si manifesta in corrispondenza a tensioni positive o negative (diverse da zero).
Negli amplificatori in classe AB i dispositivi di uscita sono polarizzati e l’interdizione (passaggio da classe A a classe B)
non nell’intorno dello zero. Quello che cambia invece è la resistenza di uscita che aumenta durante il funzionamento in
classe B. Quindi negli amplificatori in classe AB oltre alla commutazione c’è anche la variazione dell’impedenza di
uscita. Questo rende obbligatorio in certo tasso di retroazione.
La variazione della impedenza di uscita comporta una specie di compressione dinamica dipendente dalla frequenza
(dalla impedenza del carico).
Da questo punto di vista gli amplificatori in classe A sono nettamente superiori: nessuna distorsione di cross-over e
impedenza di uscita “costante” (“più costante” in presenza di retroazione).
Una forma di distorsione di cross-over è presente anche nei woofer. Alcuni woofer presentano un tasso di distorsione
che
- per piccolissimi spostamenti ha un certo valore
- quindi aumentando lo spostamento, diminuisce
- continuando ad aumentare lo spostamento aumenta di poco
- continuando ad aumentare lo spostamento aumenta considerevolmente (saturazione)
L’aumento della distorsione per piccolissimi segnali non è normale. Questa forma di distorsione è causata dalle forze
non viscose che agiscono all’interno dello spider. Ricordiamo che, per essere confusa con la distorsione aurale, la
distorsione dell’altoparlante deve crescere con il livello dello stimolo.
Distorsione Armonica: è la forma di distorsione che si osserva all’uscita di un dispositivo reale quando lo stimolo è
una sinusoide pura. Se lo stimolo è una sinusoide a 100 Hz in uscita si osserveranno (oltre alla fondamentale a 100
Hz) componenti a 200, 300, 400, 500, …. N x 100 Hz (con N intero). Queste si chiamano armoniche perché hanno
frequenza multipla della fondamentale. A volte si osservano anche delle sub armoniche (vds sub armoniche) con
frequenza 100/N (con N intero).
La misura della distorsione armonica è essenziale nella fase di progettazione sia dell’altoparlante che del sistema di
altoparlanti nel suo insieme. Nell’eseguire le misure di distorsione armonica con l’analizzatore di spettro di deve
verificare anche la presenza di sub-armoniche (o impiegare filtri passa alto all’ingresso dell’analizzatore per eliminarle
dalla misura). La distorsione armonica non dipende dalla forma dello stimolo (che è sempre una sinusoide) ma dalla
sua ampiezza (la distorsione di intermodulazione, invece, dipende dalla ampiezza e dalla forma dello stimolo).
Le armoniche di ordine pari sono correlate alla asimmetria della caratteristica statica di trasferimento mentre le
armoniche di ordine dispari sono correlate al clipping. Un buon dispositivo dovrebbe mostrare assenza di armoniche
pari e armoniche dispari che crescono più o meno bruscamente superata una certa ampiezza dello stimolo. Si veda
anche THD.
Raramente le riviste specializzate verificano la presenza di sub-armoniche nei diffusori acustici anche se è noto che
queste sono presenti e fastidiose (Olson 1956). Negli altoparlanti è importante valutare le armoniche almeno fino al
quinto ordine. L’ampiezza delle componenti armoniche della distorsione deve diminuire al crescere dell’ordine
dell’armonica considerata. Se lo spettro della distorsione è limitato alla presenza di seconda e terza armonica la TND e
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la DI risultano proporzionali all’ampiezza dello stimolo. I sistemi simmetrizzati (push-pull, amplificatori a ponte)
presentano prevalente distorsione di ordine dispari.
E’ bene ribadire che la presenza di distorsione armonica comporta necessariamente la presenza di distorsione di
intermodulazione. Quindi non ha senso preferire dispositivi che producono distorsione di ordine pari anche se alcuni
sostengono che sia “gradevole”.
Al contrario se la distorsione di intermodulazione è nulla (per ogni coppia di frequenze, ogni ampiezza e ogni carico) la
distorsione armonica è necessariamente nulla.
.
.
Distorsione sub-armonica:
forma di distorsione importante ma sottovalutata. Si manifesta negli altoparlanti in particolare in gamma media.
Descritta da Olson negli anni ‘50 consiste nella produzione di armoniche con frequenza pari a una frazione intera della
frequenza dello stimolo sinusoidale. Nella figura che segue si vede lo spettro della distorsione di un tweeter a nastro
stimolato da una sinusoide a 3500 Hz. Non solo è presente la sub armonica a 1750 ma anche tutte le sue armoniche
sicché l’uscita contiene tutte le armoniche della “fondamentale fantasma” a 1750 Hz. Il tono a 1750 Hz è udibile perché
non risulta mascherato. Questo tipo di distorsione è stato riscontrato nelle trombe.
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Distorsione di intermodulazione: forma di distorsione che si manifesta quando lo stimolo non è una semplice
sinusoide. La distorsione di intermodulazione dipende dalla forma (dallo spettro) e dalla ampiezza dello stimolo. La
musica è un fenomeno di natura transitoria ad ampio spettro che eccita i diffusori acustici in un modo non facilmente
riproducibile in laboratorio (se non utilizzando la musica). È oggettivamente difficile sintetizzare e standardizzare degli
stimoli adatti a simulare le effettive condizioni d’uso dei dispositivi audio. Per questo motivo sono state rispolverate le
misure con bande di rumore e segnali multitono.
La distorsione di intermodulazione si misura alimentando il DUT con uno stimolo non sinusoidale. Lo stimolo più
semplice è costituito da due sinusoidi di frequenza diversa. Il risultato della misura è determinato (per i sistemi di
altoparlanti) dal contenuto spettrale in bassa frequenza (nell’intorno della frequenza di risonanza).
Oggi le misure standard (tipo SMPT) specialmente per i diffusori acustici, devono essere considerate superate dalle
misure con stimoli multitono. Si veda la Misura della Distorsione Integrale.
La spiegazione della distorsione per intermodulazione sta nelle formule di Werner dalle quali si evince come la
distorsione per intermodulazione risulti dalla moltiplicazione di due segnali sinusoidali.
Si noti che il prodotto di due funzioni circolari produce la somma di componenti con diversa frequenza ma stessa fase.
Per esempio il guadagno di un transistor dipende dalla corrente di polarizzazione. Se la corrente di polarizzazione non
è stabile (ma contiene per esempio i residui alternati della tensione di alimentazione) il guadagno non è più costante e
l’amplificatore intermodula. Per un altoparlante la distorsione di intermodulazione dipende dalla variazione di BL
(posizione), di LE (posizione), di RE (temperatura) e di MMS (break-up della membrana, onde stazionari nello spider)
e CMS (posizione). In generale l’intermodulazione è determinata dalla presenza contemporanea di frequenze basse
(elevati spostamenti) e frequenze acute che risultano clippate in modo asimmetrico quando l’equipaggio mobile supera
la massima escursione lineare.
Distorsione di intermodulazione dinamica: questa forma di distorsione è caratteristica dei dispositivi retroazionati
(amplificatori). C’è chi sostiene che sia ininfluente. Esistono tecniche appropriate per scongiurare tale tipo di
distorsione. Questa forma di distorsione è trattata in dettaglio nel capitolo dedicato alla retroazione.
Va anche detto che gli altoparlanti non soffrono di questo tipo di distorsione particolarmente deleterio.
Distorsione di intermodulazione con i residui di alimentazione: questa forma di distorsione è caratteristica dei
dispositivi dotati di alimentazione non regolata o mal regolata. Il guadagno dei transistor dipende dalla corrente di
polarizzazione. Se, a causa di una variazione della tensione di alimentazione, la corrente di polarizzazione varia, si
avrà una conseguente variazione del guadagno che produce una modulazione di ampiezza del segnale
(moltiplicazione).
Modulazione di Ampiezza = Distorsione di intermodulazione.
Negli altoparlanti per uso professionale (che sopportano anche oltre 1000 Watt) il diametro della bobina mobile viene
aumentato anche oltre i 3 pollici. Questo aumenta la quantità di rame (e quindi la possibilità di smaltire calore) e anche
il fattore di forza. Per forzare il passaggio d’aria nel traferro si realizzano cestelli chiusi sotto allo spider e si prevedono
opportuni flussi d’aria. La riduzione di sensibilità nel lungo periodo (specie nei sistemi amplificati) è difficilmente udibile
e ampiamente tollerata perché si manifesta con variazione lente.
La compressione termica causata dai picchi di segnale è una distorsione di forma che dipende dal fattore di cresta del
programma musicale. Più il fattore i cresta è alto e tanto più i picchi sono rapidi e isolati. In tal caso la distorsione si
manifesta su intervalli di tempo brevi e viene anch’essa facilmente tollerata. La compressione termica “veloce” ha
effetti simili al clipping morbido di un amplificatore a valvole non retroazionato. Il riscaldamento della bobina mobile ha
anche un altro effetto: altera I parametri di Small dell’altoparlante in particolare I fattori di merito alterando
l’allineamento delle basse frequenze nei sistemi accordati.
.
Distorsione per compressione meccanica:
Tipica degli altoparlanti (o di altri dispositivi meccanici). All’aumentare dello spostamento della bobina mobile questa
viene a trovarsi in posizioni dove il campo magnetico è meno intenso e, di conseguenza, la forza Bli diminuisce, la
forza diminuisce e lo spostamento diminuisce. Questa forma di distorsione si somma agli effetto della compressione
termica.
Un’altra causa della compressione meccanica dipende dallo spider la cui costante di elasticità tende ad aumentare con
l’ ampiezza della oscillazione.
Distorsione Doppler
Tipica degli altoparlanti a larga banda (banda passante maggiore di una decade). La distorsione Doppler è causata dal
moto relativo della sorgente rispetto al punto di ascolto e produce una variazione (modulazione) della frequenza
percepita del suono riprodotto (si pensi a come cambia il fischio di un treno quando si avvicina e quando si allontana).
La distorsione Doppler produce una modulazione in frequenza del suono che, a livello spettrale, ricorda la distorsione
di intermodulazione. Per evitare la distorsione Doppler si deve limitare la velocità del diaframma dell’altoparlante e/o la
sua banda passante. E’ opinione diffusa che, quando la banda passante è nell’ordine di una decade, la Distorsione
Doppler non sia udibile. Ne segue che nei sistemi a tre vie le frequenze di taglio dovrebbero essere poste all’incirca
200 e 2000 Hz (una decade per ciascuna via).
Resta il fatto che, secondo Olson, la distorsione Doppler attesa dovrebbe essere maggiore di quella che si misura.
Quindi lasciamo un punto di domanda sulla sua entità ed udibilità (anche perché poco cambia).
Nelle misure di distorsione con segnali multitono la distorsione Doppler, se presente, viene misurata anche se non è
distinguibile dalla distorsione armonica e di intermdulazione. Motivo di più per eseguire misure di DI con stimoli di 216
o anche 217 campioni.
Distorsione Magnetica:
questa forma di distorsione è stata utilizzata per pubblicizzare gli amplificatori Trio-Kenwood. Quando un filo è
percorso da corrente, attorno al conduttore di instaura un campo magnetico. Se questo campo magnetico incontra un
materiale ferromagnetico genera in esso delle correnti (eddy current) la cui intensità dipende dalla permeabilità, dalla
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conducibilità e dalla distanza del materiale. Tali correnti possono presentare una forma distorta. Ora domandiamoci:
chi fornisce l’energia per mantenere queste correnti? La risposta è il campo magnetico e quindi la corrente che lo ha
generato. Ne segue che una parte della potenza erogata va al carico e una parte va “dispersa” per mantenere le eddy
current. Se le eddy current non sono lineari rifletteranno la non linearità nella corrente (che apparirà distorta in
qualche misura). Il fenomeno è più evidente a partire da circa 1000 Hz ed al crescere della frequenza.
Per eliminare la distorsione magnetica si adottano chassis in alluminio (che non presenta isteresi magnetica) e, a
volte, si pongono i circuiti di alimentazione in contenitori separati (per allontanare anche i trasformatori).
Altre forme di distorsione: prima o poi qualcuno si inventerà un nuovo tipo di distorsione. Poco importa, le tecniche
di misura con stimoli multitono le misurano tutte contemporaneamente.
Le principali tecniche di correzione dei difetti di linearità dei dispositivi reali sono:
La misura della distorsione consiste nel confronto del contenuto spettrale dello stimolo con il contenuto spettrale della
risposta.
A parte il rumore, tutto ciò che compare nella risposta, ma non era presente nello stimolo, è classificato come
distorsione non lineare. Oggi la distorsione si misura con l’analizzatore di spettro. L’analizzatore di spettro è uno
strumento delicato e di non facile utilizzo che richiede una profonda conoscenza, soprattutto teorica, della Teoria dei
Segnali e dei principi di funzionamento dello strumento stesso. A tal fine sarebbe utile studiare la Teoria Unificata dei
Segnali Osservabili.
Quando si misura la distorsione con l’analizzatore di spettro ci si deve mettere nelle condizioni di NON dover applicare
finestre di pesatura. Misurare la distorsione di intermodulazione applicando una finestra di pesatura è un controsenso
perché la distorsione di intermodulazione è causata da una modulazione di ampiezza e una finestra di pesatura è una
modulazione di ampiezza..
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Ciascun metodo di misura prevede l’utilizzo di un particolare stimolo. L’unico metodo che permette di misurare le
distorsione nelle effettive condizioni d’uso e la Random Distortion (B&K Application note – Audio Distortion
Measurements by SteveTemme pag. 8) . Questo metodo però è applicabile alle elettroniche ma non ai diffusori
acustici. Per i diffusori acustici la misura migliore, che sta acquistando crescenti consensi in questi anni grazie a
Temme e Klippel, è la misura con stimoli multitono. Anche questa misura, tuttavia, deve essere fatta in un certo modo.
THD: Total Harmonic Distortion ovvero Distorsione Armonica Totale. La THD si misura applicando al DUT uno stimolo
sinusoidale. La risposta viene prelevata e applicata ad un distorsiometro che sopprime la frequenza dello stimolo e
misura il valore RMS di tutto quello che resta: distorsione armonica e rumore. La THD misura il tasso di distorsione
armonica ma non dice nulla sulla sua composizione (è una grandezza monodimensionale) quindi è significativa solo se
è molto bassa (per es. 0.3% -> una singola armonica non può essere maggiore della THD) o molto alto (per es. 3% ->
male comunque). Valori attorno all’1% richiedono l’analisi del contributo delle singole armoniche. La THD si esprime in
percentuale rispetto alla ampiezza dello stimolo. Il risultato della misura di THD è un numero e si può quindi comporre
una scala di valori di riferimento. La THD riduce la misura della distorsione ad una misura monodimensionale. Questo
è il suo pregio ma anche il suo difetto
Distorsione Armonica: sembrerebbe la misura più facile e concettualmente lo è. Lo stimolo è una sinusoide con
distorsione molto minore del tasso che si prevede di misurare. Lo stimolo viene applicato all’ingresso del DUT e la
risposta inviata all’analizzatore di spettro (meglio se bicanale per osservare contemporaneamente stimolo e risposta).
A questo punto si confronta il contenuto spettrale dello stimolo (che dovrebbe contenere una sola riga) con lo spettro
della risposta. La misura deve essere fatta senza applicare finestre di pesatura perciò l’analizzatore di spettro e il
generatore di segnali devono essere sincronizzati e condividere lo stesso clock.
Le righe spettrali con frequenza superiore alla frequenza dello stimolo si chiamalo armoniche, quelle con frequenza
inferiore si chiamano sub armoniche. Nel 99.99% dei casi la presenza di sub armoniche non viene verificata e questo
porta a risultati non corretti anche nella misura delle componenti armoniche.
TND: (Total Noise Distortion) Metodo di misura introdotto da Audio Review per i sistemi di altoparlanti. Utilizza come
stimoli due segnali complementari ottenuti da un rumore rosa alternando i terzi di ottava. Il procedimento è piuttosto
laborioso ed è affetto da incertezze che si manifestano nelle regioni di frequenza tra due terzi di ottava adiacenti
(bande laterali).
A pag 41-42 di “Electronic Measurements and Instrumentation” di B. M. Oliver e J.M Cage ISBN 0-07-085544-7
(Oliver e Cage Hewlett-Packard Laboratoris) del 1972 si legge:
“Un metodo usato per valutare la distorsione consiste nell’utilizzare come stimolo rumore filtrato con un filtro a
reiezione di banda (spettro continuo con un “buco”). All’uscita del DUT si valuta la potenza del segnale nella banda
“bucata”. Questo segnale viene usato perché è molto più simile alle effettive condizioni d’uso.”
<Fa|Fb> = 0
Distorsione Integrale o DI: si tratta di un metodo di misura della distorsione che utilizza particolari stimoli multitono.
Vengono misurate contemporaneamente tutte le forme di distorsione. Si vedano gli articoli dedicati a questo specifico
argomento.
(http://www.mariobon.com/Articoli_nuovi/432_Distorsione_Opera.htm).
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Random Distortion : ovvero la misura della parte incoerente dello spettro di potenza. Questo tipo di misura è molto
sensibile alla presenza di stimoli secondari e a tutto quello che succede tra l’uscita del DUT e l’ingresso dello
strumento di misura. Per un altoparlante l’ingresso dello strumento di misura è il microfono per cui (anche eseguendo
le misure in camera anecoica) avremo:
Se applicata ad un sistema di altoparlanti questa misura confonderebbe le cause della Fatica da Ascolto (distorsione)
e della Chiarezza (diffrazione ai bordi). La si potrebbe interpretare assieme alla Waterfall: se la Waterfall è ottima
l’incoerenza è prevalentemente distorsione, contrariamente l’incoerenza è dovuta anche alla diffrazione. L’applicazione
sarebbe quindi limitata ai sistemi “ottimali” che di questa misura non hanno bisogno
Il vero limite è che la misura deve essere eseguita in campo molto lontano ed in camera anecoica oppure il segnale
deve essere ghettizzato ma questa è una delle cause di errore nella valutazione del cross-spettro che a sua volta
inficia la RD. Per farla breve non è un metodo applicabile ai sistemi di altoparlanti. Il vantaggio è quello di poter usare
frammenti musicali come stimoli (perché la RD richiede uno stimolo con spettro continuo). La RD è adatta per quei
dispositivi dove il canale tra ingresso e uscita è unico (per esempio amplificatori e altri dispositivi elettronici).
Distorsione di corrente: fornisce informazioni sulla linearità dell’impedenza di un dispositivo (un altoparlante, di un
sistema di altoparlanti, un induttore, condensatore, resistore, ecc.). Questa misura non viene utilizzata dalle riviste
specializzate benché non richieda camera anecoica (ed è una misura di routine con la scheda Clio). La distorsione di
corrente mette in evidenza anche la qualità dei componenti del filtro cross-over. La distorsione di un diffusore acustico
dipende dalla qualità intrinseca dell’altoparlante, da come viene caricato (dal cabinet), dalla qualità dei componenti del
filtro cross-over.
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L’altoparlante è pilotato a tensione costante (effettive condizioni
d’uso).
La tensione V va misurata con una sonda differenziale.
A sinistra: Woofer da 8” con circuito magnetico convenzionale (Blu = seconda armonica, Rosso = terza armonica, Verde =
tensione ai capi di Rrif). A destra: Lo stesso Woofer da 8” ma con polo centrale sagomato a T ed anelli di rame sopra e sotto
il traferro per ridurre la variazione di Le e la variazione di flusso di Le che sono le due maggiori cause di distorsione alle
frequenza medie
Si nota la consistente riduzione delle distorsione di correte su tutta la banda audio.
DI Distorsione Integrale (M. Bon – 2008): lo stimolo periodico pseudo-casuale è ottenuto come combinazione
lineare di sinusoidi isoenergetiche spaziate di circa un semitono le cui frequenze sono tutte prime tra di loro.
Ne segue che, nel segnale di uscita, sono visibili tutti gli ordini di distorsione armonica pari e dispari. Lo
stimolo è sincronizzato con la base tempi dell’analizzatore di spettro: la misura è accurata con l’errore
prevedibile. Il fattore di cresta dello stimolo è tipicamente compreso tra 3 e 4. L’analisi viene condotta su un
numero intero di pseudoperiodi senza applicare finestre di pesatura. Lo stimolo è formato da 216 campioni
(durata di 1.48 secondi circa) e la risoluzione in frequenza è di 0.67291259765625 Hz (il minimo per risolvere
il DO e il DO diesis della pedaliera dell’organo).
UDIBILITA’
La alterazione o distorsione della forma del segnale può interessare intervalli di tempo molto brevi (per esempio brevi
sovramodulazioni o clipping della durata di micro o millisecondi). Una sovramodulazione o un clipping della durata
paragonabile al tempo di integrazione dell’orecchio (35-50-100 millisecondi) viene percepita mentre, se la durata scende
sotto i 15-20 millisecondi, si entra nella regione dove l’apparato uditivo è sensibile all’energia e su tempi troppo brevi per il
riconoscimento del timbro. Sovramodulazioni isolate nell’ordine di qualche millisecondo non possano essere percepite (se
non in un ascolto ripetuto in tempi ravvicinati).
Le effettive condizioni d’uso di un sistema di altoparlanti si descrivono partendo dal programma musicale riprodotto. Il
fattore di cresta dei segnali contenuti nei CD audio assume valori che vanno da 3 a 30 ma una certa qualità,
statisticamente, si riscontra a partire da 5-6 in su (figura 6.9). Per contro è abitudine misurare la distorsione con stimoli
a basso valore di cresta (da 1.4 a poco più di 3) ed a livelli SPL elevati.
Premesso che è inutile sforzarsi di riprodurre fedelmente programmi musicali con fattore di cresta inferiori a 3 (perché
statisticamente eccessivamente compressi e/o sovramodulati) chi scrive è convinto che le differenze tra un diffusore e
l’altro vadano ricercate nella riproduzione dei livelli SPL più bassi. Questa affermazione è giustificata dalla ASDA della
figura che segue: qui il segnale soggiorna per undici quindicesimi della sua storia sotto al 3% della Massima
Modulazione Relativa (MMR) e supera il 25% della MMR per meno di due secondi (complessivamente tra canale
destro e sinistro). Se ci sono differenze tra due dispositivi esse appariranno più evidenti là dove il segnale passa la
maggior parte del tempo. I brevi picchi del segnale musicale (attorno a qualche milli secondo) anche se non sono
riprodotti fedelmente, producono una distorsione “di forma” di brevissima durata che il sistema uditivo tollera facilmente
(scambiandola con un incremento di loudness soggettivo o ignorandola del tutto).
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microsecondi (meno di mezzo millisecondo rispetto alla
durata dell’intero brano).
La prossima tabella mostra quanto diminuisce la potenza continua assorbita dal sistema di altoparlanti all’aumentare
del fattore di cresta del segnale musicale. Questa tabella si riferisce ad un amplificatore da 512 Watt RMS ma la
potenza RMS, dissipata sul carico, scende a poco più di un Watt quando il fattore di cresta raggiunge 28.28. La
tensione di picco sul carico rimane invece costante: nelle effettive condizione d’uso, con programmi musicali decenti, il
diffusore acustico dissipa potenze continue limitate.
Fattore di cresta rilevato per 612 tracce estratte da CD audio. Circa 450 tracce su 612 presentano fattore di cresta
maggiore di 6, un centinaio di tracce supera il valore 15, una cinquantina supera il 20.
Ai fini del corretto dimensionamento di diffusori e amplificatore interessano i valori massimi che caratterizzano le
registrazioni migliori. I valori medi sono fuorvianti. Si possono invece fare delle considerazioni per tenere conto della
tollerabilità della distorsione di forma.
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Percepiamo la distorsione attraverso la Fatica da Ascolto. La Fatica da Ascolto si misura con un fonometro e un
orologio:
Il risultato dipende dalla catena di riproduzione, dal livello SPL, dall’ambiente ma anche dalla predisposizione
dell’ascoltatore. La misura della distorsione non lineare misura la Fatica da Ascolto in modo indiretto. Non
sembrerebbe difficile stabilire quale tasso di distorsione consenta di raggiungere i limiti “medi” di Fatica da Ascolto
dopo un periodo sufficientemente lungo. Purtroppo la misura della distorsione è una misura multidimensionale e non è
possibile ricavare una scala di valori di riferimento (bassa, media, alta). Tanto per fare un esempio la distorsione
armonica prodotta da un sistema a due vie non può esser valutata allo stesso modo della distorsione prodotta da un
sistema a tre vie (le misure con stimoli multitono superano questa limitazione). Altra complicazione deriva dalla
distorsione aurale (che costringe a valutare anche come aumenta la distorsione con il livello SPL riprodotto).
Questa espressione considera separatamente il contributo della distorsione stazionaria e della distorsione di forma alla
fatica da ascolto. La distorsione stazionaria dà il suo contributo durante tutto l’ascolto. La distorsione di forma riguarda i
picchi di segnale (che si presentano in numero finito n) e il cui contributo viene pesato da una funzione che ne attenua
l’effetto con il tempo.
Mentre la distorsione è una misura multidimensionale, la Fatica da Ascolto è una grandezza monodimensionale per la
quale è possibile stabilire una scala di valutazione (bassa, media, alta).
Per quanto riguarda la distorsione si devono distinguere due soglie: la soglia di udibilità e la soglia di tollerabilità
entrambi soggettive.
JDD Significa “Distorsione appena percepibile” misura la soglia di udibilità della distorsione, la
Just Detectible Distortion minima distorsione percepibile
JTD: Significa “Distorsione appena tollerabile” o soglia tollerabile di distorsione (per un intervallo
Just Tolerable Distortion. di tempo specificato). Definito da chi scrive.
La JDD (Just Detectible Distortion) o Distorsione Appena Percepibile fu Introdotta da Moir nel 1981. (J. Moir, “Just
Detectable Distortion Levels,”Wireless World, vol. 87, pp. 32 –35 (1981 Feb.).). Le conclusioni di Moir sono molto
interessanti e soprattutto sensate:
La misura di distorsione armonica ha poco a che vedere con la qualità dell’ascolto (sostanzialmente è così:la sola
distorsione armonica al massimo produca una alterazione del timbro)
La JDD è legata al fattore di cresta del segnale dell’intervallo considerato e alla durata dei picchi
La JDD per clipping di tone burst di durata di 20 millisecondi e pari allo 0.25%
La JDD per clipping di tone burst di durata di 4 millisecondi e pari al 10.00%
la distorsione prodotta su una successione di brevi picchi è meno importante della distorsione di un singolo picco di durata
pari alla somma dei brevi picchi.
la distorsione di forma a bassa frequenza è meno importante della distorsione di forma alle medie frequenze (vero per un
diffusore a più di 2 vie)
La distorsione di ordine dispari è più percepibile della distorsione di ordine pari (anarmonia)
Le considerazioni sulla percezione della distorsione di armonica pari valgono per i toni puri. In regime musicale quando
è presente distorsione armonica è sempre presente anche l’intermodulazione. Qualsiasi dispositivo, prima o poi,
produce distorsione di ordine dispari (clipping, saturazione).
Alla JDD e JTD si aggiunge la
JND. significa “minima differenza percepibile” per esempio la minima differenza percepibile di
Just Noticeable Difference ampiezza. In generale è il più piccolo cambiamento nei parametri di uno stimolo
(frequenza, intensità, distorsione, durata…) che può essere riconosciuto da un ascoltatore
(con una probabilità del 71%). Vedere legge di Weber.
Ha una componente stazionaria e una componente di forma.
Se un diffusore produce un tasso di distorsione inferiore alla soglia di udibilità è come se la distorsione fosse nulla: un
tale diffusore, se non sussistono altre cause, può essere ascoltato per molte ore senza provocare fatica da ascolto. Il
limite temporale per la valutazione della fatica da ascolto va fissato in almeno 4 ore.
Per la soglia di tollerabilità il discorso è più delicato: un diffusore può apparire buono nei primi dieci minuti di ascolto
ma indurre affaticamento dopo un’ora. E’ complicato “imporre” che un test di ascolto duri delle ore ... per questo
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servono le misure. Una distorsione tollerabile è comunque una distorsione presente e udibile e costringe il cervello ad
un lavoro supplementare per percepire il “messaggio sonoro” in modo corretto. Ciò rende l’ascolto più o meno
affaticante.
Una distorsione tollerata è quella che interviene a “stondare“ i picchi del segnale musicale alterandone la forma per
brevi istanti nell’ordine dei millisecondi (la distorsione di forma). I test di ascolto, con tracce ad elevato fattore di cresta
troncate al 50 ed al 70% della Massima Modulazione Relativa dicono che questa distorsione di forma è ottimamente
tollerata o inudibile. La distorsione di forma può dipendere da quattro cause (anche contemporanee):
Dato che realizzare un sistema di altoparlanti con una distorsione dell’1 o dello 0.1% comporta costi ben diversi, è
fondamentale conoscere i limiti di udibilità e di tollerabilità della distorsione come pure definire delle misure che
consentano di addivenire ad un risultato oggettivo in breve tempo (minuti non ore). I limiti di udibilità della distorsione
sono stati indagati da molti ricercatori con diverse metodologie ed alterne fortune.
Bryan e Parbrook sostengono che le componenti di distorsione superiore al terzo ordine diventano udibili quando
raggiungono lo 0.05% (–66 dB). C’è comunque chi indica lo 0.02% per ogni ordine di armonica.
La norma DIN raccomanda di misurare la distorsione armonica di un diffusore acustico quando questo produce 96 dB
SPL ad un metro e fissa due limiti: il 3% (fino a 1000 Hz) e l’1% (da 2000 Hz in su). La rivista statunitense Stereophile
produce ampi test strumentali che non comprendono (se non in casi eccezionali) le misure di distorsione (pur
disponendo degli strumenti per farlo). Al contrario la rivista italiana Audio Review misura: distorsione armonica a 90
dB, MIL, MIL, TND e compressione dinamica (5 misure di non linearità). Ne segue che per capire come suona un
diffusore si devono leggere due riviste. Per avere un’idea completa bisogna leggere anche la rivista LP (Germania)
che misura la differenza tra il diffusore destro e sinistro.
Ricapitolando si passa da chi afferma che la distorsione è udibile anche se è 6 dB sotto un suono considerato estinto
(vds tempo di riverbero T60) a chi non esegue alcuna misura di distorsione anche se potrebbe fino a chi ne esegue
cinque.
Rimaniamo un momento sui test di Stereophile perché questa rivista produce test molto ricchi di grafici tra cui la
rilevazione delle vibrazioni dei cabinet. Tutti i test si trovano in rete e sono gratuitamente consultabili
(http://www.stereophile.com/floorloudspeakers/). John Atkinson, che esegue le misure, invece di misurare la
distorsione, preferisce regolare il volume al livello più adatto (a volte basta abbassare un poco il volume … altre volte è
meglio spegnere tutto). Questo presuppone che:
Il giudizio finale dipende dalla qualità della registrazione e dalle condizioni al contorno (lettore, amplificatore, rumore
ambientale, durata del test….) con il rischio di confondere l’udibilità della distorsione con la tollerabilità della fatica da
ascolto (in particolare se il test di ascolto è breve). Su questa stessa posizione si ritrova anche la rivista SUONO (che
però ha previsto di commentare esplicitamente il livello e la dinamica riproducibile). Nessuno però specifica la durata
dei test di ascolto che è una informazione fondamentale perché la fatica di ascolto “aumenta con il tempo”. Se un
diffusore ottimo o pessimo dimostra immediatamente le proprie qualità, un diffusore di classe media potrebbe
richiedere un test di ascolto molto più lungo: un test di ascolto breve non può che sottostimare la fatica da ascolto. In
alternativa basta fare un paio di misure distorsione integrale.
Per prima cosa dobbiamo dire che, per i sistemi di altoparlanti non è possibile misurare la distorsione utilizzando
direttamente segnali musicali: le misure di RD non sono applicabili ai sistemi di altoparlanti.
Si tratta quindi di selezionare uno stimolo che porti il diffusore, per quanto possibile, in una situazione vicina alle
effettive condizioni d’uso.
Diciamo che oggi sono di moda gli stimoli multitono. Il “suono” dello stimolo multitono è quello che si ottiene pigiando
contemporaneamente tutti i tasti della tastiera di un organo (impostando il timbro del flauto).
Definire un metodo di misura della distorsione non basta: si devono anche definire i limiti di udibilità della distorsione
misurata con la nuova procedura. Per farlo utilizziamo i giudizi soggettivi espressi nei test di ascolto dei diffusori
commerciali: esistono diffusori unanimemente considerati dei riferimenti di qualità sonora per i quali non si segnala
alcuna fatica da ascolto: se ne deduce che la distorsione prodotta da questi diffusori è inferiore al limite di udibilità. Tra
questi diffusori figurano, per esempio, le QUAD ESL 2905 e le B&W 801D.
Formiamo due classi
- La classe 1 contiene tutti i diffusori che soggettivamente non producono distorsione udibile
- La classe 2 contiene tutti gli altri
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A questo punto il limite di udibilità della distorsione corrisponde ad un ipotetico diffusore la cui distorsione è troppo alta
per la classe 1 e troppo bassa per la classe 2 (elemento di separazione tra due classi contigue).
Il limite di udibilità della distorsione andrà delineandosi con sempre maggiore precisione nel tempo. Nulla vieta di
dividere ulteriormente la classe 2 in sottoclassi in base a criteri di tollerabilità.
La misura della distorsione armonica è molto diretta: lo stimolo è una sinusoide e i prodotti di distorsione sono le
armoniche dello stimolo (2^, 3^, 4^ armonica, eccetera). L’entità della distorsione armonica dipende solo dall’ampiezza
dello stimolo. È opportuno valutare anche la distorsione sub-armonica. A volte una misura di distorsione appare non
conforme alla performance dell’altoparlante: la colpa potrebbe essere della distorsione sub-armonica la quale ha una
energia minima di soglia e quindi va cercata in modo sistematico..
La distorsione per intermodulazione dipende dalla ampiezza e dalla forma dello stimolo: il risultato cambia sia con il
contenuto spettrale dello stimolo che con la sua ampiezza.
Dato che è molto più agevole misurare la distorsione armonica, poniamoci questa domanda: nota la distorsione armonica
è possibile prevedere il tasso di distorsione di intermodulazione? Meglio ancora: è possibile fissare dei limiti alla
distorsione armonica che garantiscano la non udibilità della distorsione di intermodulazione? Ciò permetterebbe di ottenere
una previsione certa eseguendo delle misure standardizzate e facilmente ripetibili.
La cosa, in linea teorica, è possibile ma richiede una mole enorme di informazioni che la rende, di fatto, impraticabile.
Tuttavia l’esperienza mostra che:
allora anche l’intermodulazione è bassa. In queste condizioni il tasso di distorsione è direttamente proporzionale
all’ampiezza dello stimolo applicato. Ne segue che in regime di segnali “non troppo grandi”, dimezzando l'ampiezza dello
stimolo ci si può aspettare che la distorsione si riduca attorno alla metà.
Per quanto appena detto nel riquadro, dato un altoparlante che produce solo distorsione di 2^ e 3^ armonica,
ponendo due altoparlanti uguali in serie si otterrà, a parità di SPL prodotto, un tasso di distorsione pari alla metà
rispetto al singolo altoparlante. Allo stesso tempo, a parità di SPL prodotto, la banda passante utile risulterà estesa
verso il bassa del 40% mentre ci sarà una riduzione della dispersione verso le alte frequenze a causa della presenza
di due sorgenti (interlerenza).
Se si usano 4 altoparlanti uguali, per esempio in serie_parallelo, e sempre a parità di SPL, la distorsione risulterà
ridotta ad un quarto e la banda passante utile risulterà estesa di una ottava verso il basso.
Se da una parte l’incremento del numero di altoparlanti comporta, con l’aumento dello spostamento volumetrico,
l’estensione della banda passante a parità di SPL e una importante riduzione della distorsione, dall’altra comporta
l’aumento della dimensione della sorgente ed il conseguente aumento della direttività. Entro certi limiti, ovvero con un
numero limitato di altoparlanti, si possono implementare i filtri passa-basso progressivi. Ma se la dimensione totale
della sorgente comporta ritardi nell’ordine del millisecondo ci potrebbero essere seri problemi nella risposta impulsiva e
nella determinazione della dimensione della sorgente virtuale. Non vanno tuttavia sottovalutati gli aspetti psicoacustici.
Per esempio una distorsione estremamente bassa potrebbe sortire un effetto così “benefico” da sovrastare altri difetti.
Se così non fosse sarebbe difficile giustificare perché le sorgenti estese (come i pannelli elettrostatici) siano tanto
apprezzati (specie per la riproduzione della gamma medio alta.
Distorsione di fase
La distorsione di fase è trattata in un altro articolo (431a_Distorsione_di_fase.htm).
Conclusioni
Per concludere la distorsione è prevedibile matematicamente ma il processo è antieconomico. L’esperienza maturata
con le misure di distorsione armonica permette di stimare la distorsione di intermodulazione ma l’utente finale ha
bisogno di un risultato certo che stabilisca se il tal diffusore è in grado di sonorizzare il suo ambiente, con il suo genere
musicale preferito e con un tasso di distorsione adeguatamente basso. La misura di “Distorsione Integrale” serve
proprio a questo.
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Segue una tabella riassuntiva dei risultati ottenuti in tempi diversi da diversi ricercatori.
Autore e
Tema della
Anno data dello Conclusioni Note
Ricerca
studio
Sensibilità alla
Von
Distorsione in 1% - 2% per frequenze maggiori di circa 500 A frequenze più basse la JDD può aumentare
1937 Braunmühl
diverse bande di Hz di molto
& Weber
frequenza
Just detectible
Harry F Riducendo la banda passante a 4 kHz la
1940 distortion (JDD) JDD pari a 0.7% con test tra 40 Hz a 14 kHz
Olson JDD raddoppia
levels
Qualità del Moltiplicando l’ampiezza delle armoniche per
D.E.L suono di sistemi n^2/4 (n = ordine) prima di eseguire l’RMS
1950 Distorsione percepibile da 0.8% a 1.3%
Shorter con tasso di produce miglior correlazione tra la misura
distorsione nota oggettiva e la sensazione soggettiva
JDD dalla 2^
alla 8^ armonica
in presenza di La Tabella a destra mostra la distorsione JDD
M. E. una in % fino alla 8^ armonica in funzione del
Bryan & H. fondamentale a livello SPL in dB della fondamentale.
1960
D. 360 Hz Segnale sinusoidale monofonico in cuffia.
Parbrook (armoniche a Questo esperimento è molto citato perché
720, 1080,1440) indica percentuali di distorsione bassissime.
Distorsione in %
in ordinata
Test di ascolto
Programmi test distorti usando prodotti
per distorsione 2% - 4% di distorsione udibile con pianoforte,
1979 P.A Fryer di distorsione di intermodulazione (IM) del
di 5% con altri segnali
primo ordine
intermodulazione
Assume la distorsione non-lineare come
James Determinazione causa principale. Il livello JDD si abbassa
1981 “JDD non può essere minore dell’ 1%”
Moir del JDD quando l’ascoltatore impara a riconoscere la
distorsione
Fabrizio
1% di distorsione su picchi di 130 dB
Calabrese
Renato
3% su programma musicale
Giussani
La distorsione non lineare è più importante a
Determinazione
Meno dello 0.32% di 2^ e 3^ . Assente per gli basso livello di segnale, la sovramodulazione
2009 Mario Bon della JDD per la
ordini superiori. DI minore dell’1% dei picchi brevi è tollerata (distorsione di
DI
forma).
Tabella tratta da Human Hearing - Distortion Audibility Part 3 di Mark Sanfilipo (e integrata). Tradotta e ordinata per anno. Per
quanto riguarda i dati di Bryan & Parbrook (che nel 1960 disponevano di cuffie con distorsione migliore dello 0.05%) deve
considerare che l’ampiezza della fondamentale è molto bassa (al massimo 76 dB) e la frequenza di 360 Hz cade in una zona di
bassa sensibilità mentre le armoniche cadono a frequenze dove l’orecchio è più sensibile (tipico test organizzato in modo
discutibile). Per chi scrive, i dati di Bryan & Parbrook non sono affidabili e sono un esempio di quanto sia necessario valutare
accuratamente le condizioni al contorno delle misure con spirito critico. Non tutto quello che si legge in letteratura è corretto (*).
(*) gli articoli più importanti pubblicati da Lorentz e Poincarè contenevano errori non irrilevanti. Il lavoro di
Laplace sulla stabilità del sistema solare era sbagliato…. Tutta la Fisica di Aristotele è sbagliata, ecc. La
letteratura è piena di errori. Tutto quello che si legge, specie in rete, deve essere valutato criticamente.
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