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Tesori di Sole
Tradizioni orali di San Biagio Platani

Voci, Echi e Memorie, di Civiltà Rurale

di Michelangelo Caldara

Traduzione inglese di Angelo Baccarella

Disegni a tratto di Filippo Licata

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2° Edizione in commercio del 30 maggio 2019

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http://publish.bookmundo.de/books/173519

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Introduzione all'opera dell’autore:

La ricerca sulle tradizioni orali sambiagesi nasce dal volgere lo sguardo verso
le proprie radici; con la consapevolezza, che le origini, per la generalità delle
persone, in un piccolo paese come San Biagio Platani, sono intrinsecamente
legate al mondo contadino e quindi a quella civiltà rurale che per secoli ha
segnato la vita del borgo e della Sicilia di provincia in genere. Nasce dal rendersi
che conto, che quella civiltà agricola ad un certo punto, con la rivoluzione della
tecnologia e dei suoi effetti, sul mondo della produzione, del lavoro e degli
scambi e sui mezzi di comunicazione e informazione, come effetto globale,
indotto dalla industrializzazione delle regioni del nord dell’Italia, avvenuta tra gli
anni 50 e 60 del secolo scorso, verso la fine degli anni 70, che seguono, sta ormai
per scomparire.

Nasce dal comprendere, che quel mondo, si esprimeva dal vivo, con tradizioni
comportamentali e di sapienza orale ereditate dal passato e si esternava,
soprattutto attraverso la semplice memoria e la lingua parlata. Ora la sapienza
non scritta, la memoria del vissuto, lo specifico linguaggio espressivo,
rischiavano di sparire del tutto.

Ecco allora, iniziare a partire dagli anni 80, con la maturazione di questa
consapevolezza, mossi dal senso di appartenenza, la raccolta dei dati di
tradizione orale che venivano da quel mondo.

Tale raccolta seppur saltuaria è stata costante, negli anni via via succedutesi, ed
è stata progressivamente implementata, fino alla fine del secolo scorso.

Nell’uso dei metodi di raccolta, nello svolgere l’attività di riporto e,


soprattutto di trascrizione, si è cercato di garantire il più possibile, l’autenticità
di essi.

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Mentre si operava la raccolta dei contenuti, seppur in modo incidentale, si
è fatto un viaggio attraente e affascinante, dentro le parole e dentro i suoni, in
un ricco e vario panorama lessicale e fonetico. Pur trovandoci a tal riguardo, in
un ambito difficoltoso e complesso, e pur essendo gli aspetti collegati alla
tematica, non oggetto specifico del lavoro, per quanto attrezzati, ci piace voler
esporre alcune impressioni, a tal riguardo; consapevoli ad ogni modo, della
natura fondamentalmente demologica, dell’opera.

Nel parlato riportato, si sono riscontrate varietà lessicali e di pronuncia,


differenti e non univoche; varietà e differenze, esistenti a volte, non solo tra un
contenuto e l’altro, non solo tra una fonte e l’altra, ma persino all’interno di uno
stesso singolo contenuto; all’interno di una stessa fonte. In questo cammino
dentro il linguaggio in uso nei componimenti, ci è parso di trovare, frammenti
qua e là, della storia della nostra comunità, della storia della nostra Sicilia e dei
popoli dai quali noi abbiamo origine.

Questa varietà e queste differenze, rischiando di non apparire sempre


lineari, si è voluto, farle emergere, al fine di non sacrificare la specificità
dell’esempio lessicale e fonetico inteso come parte di un patrimonio culturale.

Ciò convinti, che al di là della valenza specifica dell’opera, l’emergere di


queste caratteristiche potevano essere utili al fine della conoscenza, della
riscoperta e del rafforzamento della stessa identità.

Per quanto attiene la lingua, riteniamo utile altresì accennare, per concludere,
che ci è parso individuare, come elementi tipicizzanti la parlata, rispetto a
quanto riconducibile al panorama dialettale siciliano standard, espressioni e
lessici, aventi impronta apprezzabile di latino arcaico e di galloromanzo. Ci è
parso altresì rilevare, la straordinarietà, della presenza frequente di termini,
aventi origine etimologica romanza o galloromanza, che hanno pronuncia, con
connotazione di cristallini e limpidi suoni, di provenienza araba.

Il lavoro nel suo complesso, nella veste finale e generale, di insieme compiuto
di raccolta delle tradizioni orali, si è realizzato, ad ogni modo, nella chiarezza,
che l’opera è il frutto, dell’essere stato chi scrive, soprattutto tramite;
testimone, nello svolgere il lavoro di ricerca e trascrizione, di parte della
memoria collettiva della comunità sambiagese. Auspicio dell’autore, il dare,
l’aver dato, un contributo per preservare tale memoria plurale; perché chi
voglia, attingendo ad essa; possa scoprire, la freschezza, la ricchezza e la
bellezza, delle radici semplici della propria gente.

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La raccolta nel suo contenuto si distingue in due parti.
La prima parte è costituita da contenuti di tradizioni orali dialettali sambiagesi
aventi la caratteristica di componimenti, distinti in gruppi tematici e, da
un’appendice in calce, di testi connessi a costumi e tradizioni e a suoni di parlato
e sentire tipicamente locali, ricostruite o liberamente scritte, secondo la
memoria e l’ispirazione dell’autore.

In coda all’appendice della prima parte, vi è un elenco di note di arricchimento,


inerente i componimenti siciliani.

Sono in elenco per gruppo, nella prima parte, in ordine:

Poesie e Canti religiosi – Canti di Lavoro - Ninne Nanne e Strofe Fanciullesche


– Strofe, Versi e Aneddoti popolari vari – Poesie d’ amore.

Parecchi i componimenti di pregio delle tradizioni orali locali. Presentano


caratteristiche di rarità lessicale e di contenuto: tra le preghiere, Cridu Romanu
e Nuvena di San Giulianu; tra i canti religiosi, il testo particolarmente ricco di
Santa Crucidda; tra le ninne nanne, Vocavocagna e tra le poesie d’amore,
Brindisi a li fidanzati.

L’appendice alla prima parte è distinta in due gruppi. Il primo, che contiene
testi scritti dall’autore su costumi e tradizioni popolari, connesse a tradizioni
orali o usi andati perduti. Il secondo contiene testi liberi scritti dall’autore che
tendono a valorizzare, suoni ritenuti tipici e percezioni interpretative del sentire
dell’anima sambiagese.

Sia i componimenti che costituiscono la prima parte, che i testi contenuti in


appendice, in calce ad essa, sono arricchiti della traduzione inglese.

Una traduzione opera del compianto amico Prof. Angelo Baccarella, docente
universitario, siciliano del circondario di San Biagio, radici di S. Angelo Muxaro,
nato a Bredford, di madre lingua inglese, profondamente british e
profondamente siciliano, nel sentire. Baccarella, ha riletto e reinterpretato
secondo il sentire e il linguaggio letterario inglese, il linguaggio dialettale stretto
e la poesia dell’anima siciliana e sambiagese. Ciò, senza tradire lo spirito
originale; lasciando il segno del suo rigore ermeneutico e regalando ai lettori
tutti, il delicato romanticismo della sua bellezza interiore, intriso con questa
Terra.

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Chiude la prima parte l’elenco di note di arricchimento dell’autore ai
componimenti dialettali.

La seconda parte della raccolta, contiene le tradizioni orali, che esternano la


saggezza popolare, il sentire, l’umore, l’odore della natura, le impronte dei
costumi, del lavoro e delle relazioni sociali di connotazione fraseologica
(proverbi, modi di dire, frasi idiomatiche) e l’onomastica dialettale degli abitanti
e del luogo.

I proverbi, i modi di dire e le frasi idiomatiche della popolazione locale sono


divisi in due gruppi tematici. Il primo gruppo, concerne l’ambito del lavoro e
relazioni con la natura e con l’ambiente. Esso si distingue nei seguenti
sottogruppi di lavoro, Animali, Piante e Resto della natura e ambiente.

Il secondo gruppo concerne quelli che hanno connessione prevalente con la


famiglia e le relazioni sociali degli individui.

Diversi, i proverbi, i modi di dire e le frasi idiomatiche che presentano


caratteristiche di rarità e di pregio, lessicale e di contenuto.

L’onomastica è distinta in onomastica che concerne le persone, con un una


raccolta che contiene i soprannomi e i nomi personali dialettali del borgo e in
onomastica (odomastica e toponomastica) del territorio, sia urbano che
extraurbano o campestre.

La descrizione dei toponimi è arricchita in coda, di alcune note dell’autore,


concernenti alcune caratteristiche dei luoghi o, accenni, in merito ad ipotesi di
origine etimologica e storica.

In calce alla seconda parte della raccolta vi è un’ulteriore appendice.

Questa seconda appendice, contiene per prima, il glossario dei lessici dialettali
più tipici, tradotti in italiano ed a seguire, una nota descrittiva, delle fonti e dei
metodi di raccolta dati, inerenti l’opera.

In coda, l’indice generale del libro.

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A mio padre, che fiero, fanciullo, mi presentava alla gente
di campagna, agli uomini e alle donne braccianti; al sole; tra i campi e il grano; tra gli ulivi e i frutti; nei
momenti del ristoro conviviale, tra i tavoli e le pietre delle robe.

A mia madre, che con mio padre migrante, bambino, sola


mi condusse per prima, a piedi, in lunghe camminate, oppure, a cavallo di bestie imbizzarrite, per i sentieri della
mia Terra.

(A loro, una parte significativa del merito di quest’opera.)


(A mio padre, in particolare, devo l’essenza del mondo contadino qui rappresentato.)

A tutte le persone e ai luoghi dell’universo rurale del mio paese.

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Tesori di sole
di Michelangelo Caldara

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Tradizioni orali: I Parte

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Preghiere e canti religiosi:

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Mary of Mount Carmel

Mary of the Mount Carmel


Hear the voice of this follower of yours
The soul and the heart I give to you
Hooray to Mary of Mount Carmel.

Mary of Mount Carmel


Should you please
Free us from these pains and troubles
And we pray the son of yours
For all my needs
All he knows.

Mary of the Mount Carmel


Hear the voice of this follower of yours
The soul and the heart I give to you
Hooray to Mary of Mount Carmel.

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Canti di Lavoro:

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……………

Canto per la pioggia (*5)

Santa Rusalia
mannati l'acqua
a la tumminìa
mannatila chiù presti chi sia
avanti chi sona l'avermaria.

Santu Liboriu
mannàti l'acqua pi l'orìu
mannatila chiù presti chi sìa
avanti chi sona l'avermarìa.

Santa Elisabetta
mannàti l'acqua pi la favetta
mannatila chiù presti chi sìa
avanti chi sona l'avermaria.

Santu Sarbaturi
mannàti l'acqua pi lu lavuri
mannatila chiù presti chi sìa
avanti chi sona l'avermarìa.

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(t.t.o.)

Song for rain (*)

Saint Rosalie
Send water
To the young wheat
Send it as fast as you can
Before the evening Angelus bell rings.

Saint Liborio
Send water for barley
Send it as fast as you can
Before the evening Angelus bell rings.

Saint Elisabeth
Sent water for broad beans
Send it as fast as you can
Before the evening Angelus bell rings.

Saint Saviour
Send water for the tender grain
Send it as fast as you can
Before the evening Angelus bell rings.

(*) This song, with others, was sung during the processions and rites invoking rain. In particular, these rites
were carried out collecting a holy Cross, from the church or from the holder, blessed by little girls who then
brought it through the streets singing the songs and reciting the prayers of rain in the hope that the Lord would
give rain. These rites were performed mainly in spring, a season in which the crops need water to mature but
which is overall dry in our area.

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Ninne Nanne e Strofe Fanciullesche

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Pitikaneddu (A kid)

Pitikaneddu from Mennularìa


Leave your plough
And come with me.

Go upstairs and see who’s there


There’s a lady preparing coffee.

Leave your plough


and come with me
Pitikaneddu from Mennularìa.

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Strofe, versi e aneddoti popolari vari

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……………………..

Ata Maria

Sutta lu sanghu di Gisù.

Ata Maria!

Ata Maria!

Ata Maria!

(t.t.o.)

Come Mary

Beneath Jesus’ blood.

Come Mary!

Send them away Mary!

Into the air Mary!

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Poesie d’amore

………………

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Brindisi a li fidanzati (*12)

Chistu è lu vinu ca a tutti duna vita


iddu è la spranza di fari na parlata;
ogni facci giarna turnarìa culurita
a l'urtimu t'è dari na vasata.

Cuantu è beddu stu fidanzatu di presenza


ca la fidanzata di biddizzi ci n'avanza
ma quasi ch'è di pocu la differenza
pisati tutti duni 'nti na vranza.

Cunbidati cu iddu
dicci chi 'bboni
cu 'ssa vuccuzza arrisa
tu chi hani
tu addisii lu sò cunnortu
e idda lu toni
c'at’a livari di patiri guani
ca iddu bedda pi amari a tia
persi l'amici soj, l'abbannunai.

Li disigni vinuti di Firenzi


li robbi arritirati di la Francia
cuannu si vesti di la sò presenza
'un c'è nissuna fidanzata chi l'avanza.

Li robbi cuannu su lesti vi l'at’a mèttiri


cuannu pi la chiesa vatri at’a pàrtiri
cuannu a l'artari vatri v'addinucchiati
di cuanta primura vi cugliti
doppu tanticchia a la casa andati
ca nt'un circulu tunnu vi mintiti

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la sira scura ca suli ristati
la notti vatri duꞌ vi cummattiti;
accora agghjiorna si stima lu dannu
pàhghanu parenti e amici
chi nun ci'appartennu.

Facci un palazzu supra un munti


firriateddu di petri diomanti
po ci fa li finestri faccifrunti
accussì talìi la tò cara amanti.
Ca idda ti duna a viviri di nta li junti
da la funtana chi teni davanti
ca a la fini faciti li cunti
idda vota n’arrèe e tu n’avanti.

Bicchireddu miu binignu


ca 'un sì né di carta e mancu di lignu
ca si di vitru di prima durata
abbicinati ca t’è dari
dda prummisa vasata.

(t.t.o.)

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A toast to the betrothed (*)
*The poet recites it to the betrothed to whom it is dedicated with a glass of wine in
hand. All the guests, friends and relatives present participate in the toast as a sign of
good fortune.

To the fiancée This wine gives life to all,


It is the hope to speak,
For every ashen face will glow
And in the end I, to you, a kiss shall give.

To all How comely is the fiancé in person


(betrothed, And the fiancée has comely looks in excess
guests, friends & But there is little difference
relatives) If both on balance are weighed.

To the fiancée Confide in him


Tell him what you want
With that small smiling mouth
Of yours.
You wish his comforting

To the fiancé And she yours.

To the fiancée Your suffering from wrongs will end


Because he handsome, to love you,
Lost his friends, he discarded them.

To all The pictures from Florence


(betrothed, The linen ordered from France
guests, friends & When she’s dressed of her own pleasurable
relatives) presence
No other fiancée can surpass her.

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To both the When your clothing is ready, it must be worn
betrothed When to church you are to go
When at the alter you will knee.
Of the much haste you are subject to
Soon home you will go.
From the middle of the circle in which you put
yourselves
When the evening will darken and on your own
you will be
You both through the night will muddle.
And when dawn breaks the damage will be
assessed
And relatives and friends will pay
Even if they had no part.

To the fiancé Build on a mountain a palace


Surround it with diamond stones
Then place front-faced windows
So your dear lover can be watched.
Because she gives you to drink from capped hands
From the fount placed on her front
And at last you will put things back together:
She will fall down on her back and you onto her.

To all Benign goblet of mine


Made not from paper nor wood,
Made of first choice glass,

To the fiancée Come near because I want to give you


The kiss I promised.

(*) Oral tradition of San Biagio Platani – Source, maternal grandfather: Vincenzo Billeri.

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……………………………….

29
La scocca e lu mantu

Cummari nun affacciati ca fa ventu


lu ventu è forti e vi vola lu mantu
siti na bella di cunsulamentu
cunsulatimi a mia sutta stu mantu.

La tappinedda sò l'avi d'argentu


la cazittedda di filu biancu
si ti vidissi 'mmezzu a centu e centu
ti canuscissi la scocca e lu mantu.

(t.t.o.)

The bow and the cloak


Mistress don’t go out because there is wind
The wind is strong and your cloak will fly off.
You are a beauty of comfort
Console me under your cloak.

Her slipper is of silver


Her stocking of white cotton,
If I were to see you amid hundreds and hundreds
I would for sure recognise the bow and the cloak.

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Appendice prima parte

34
Testi scritti dall’autore su tradizioni,
memoria, usi e costumi dei sambiagesi,
solo in parte derivanti, come testo, dalla
tradizione orale

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Versi liberi dell’autore

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Jocu in acqua (*16)

Dimmi figliu ti piacì?

Jocu ammoddu arriniscì.

Arìu nettu ti 'nghannà


cadì acqua chjioppi assà
ariu tunnu ti tradì
figliu miu ti piacì?

Chjioppi assà finì e scampà


mancu 'u'lampu chi allustrà
scrusciu a thronu chi cunzà.
Ogni χjamma s'astutà
cu ddu cielu chi piscià
ogni botta fiscîà.

E midemma si vidivatu
jocu in focu ti ghudivatu.
Comu nenti t'arristà
ca pi l'acqua nun sparà
nenti ancora t'arristava
si cu focu si sparava.

Munnu beddu munnu ranni


picca e assaji sì a tutti banni.
Munnu beddu munnu nicu
ogni añuni ijé muddicu.

Torna figliu e veni ꞌccà


ch'ogni cosa è vanità.

"Vanìtas vanìtatum omnia vanitas"

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Play in water (*)
Tell me son, did you like it?

The play in the wet worked out.

The clear sky deceived you


Rain fell, it poured
The overcast sky betrayed you
My son, did you like it?

It poured, it ended and stopped


Not even the lightning that alit
The rattling and thunder it prepared.
Every flame was burned out
The sky, that pissed down,
Battered every screech.

And if you also had seen,


You would have enjoyed a firework display.
You were left with nothing
Because of the water it didn’t fire
Nothing more you would have had
If with fire one had fired.

Beautiful world, great world


Little or great you’re everywhere
Beautiful world, small world
Every where is your centre.

Come back son and come here


Because everything is vane.

"Vanìtas vanìtatum omnia vanitas"

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(*) Taken from the opening verses of “The Learned Youth” by Father Fedele Tirrito, from San Biagio
Platani. Writer, Poet and Painter, during the end of 1700 and the beginning of 1800.

……………….

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Cuannu moru (*19)

Cuannu moru
jittatimi nti na lavanga
comu si fa cu li vestii
a saccu d'ossa
mannò
jittatimi tirrena tirrena
attaccatimi cu la corda
pigliatu p'un pedi
a la vardedda di na jumenta
nti ssi Chjiani di Mennularia
di Cuda di Vurpi
a la Ghrutta affumata
chi mi strascina
di na punta all'atra
unni veni veni
e mi fa firriari
fumarusa
di ssi Hharci
a Panakì
tuttu lu feu.

Lassatimi purtari
arrassu di li limmita
ꞌmmezzu timpi e bizzola
timbuna timpuna
petri petri
valati valati
ꞌmmezzu arianu e disa
ꞌmmezzu spini e fratti
pranii pranii
vaddi vaddi

40
χjacchi χjacchi
cuti cuti
χjumara χjumara
nachi nachi.

Cuannu sugnu spracellatu


'mpastatu tuttu di sanghu
lassatimi acchiànari
ꞌnti ꞌssi cozza ariusi
di l'affacciata
cu lu sirenu di la luna
a dormiri l'urtima vota.
All'arba
facitimi stari
'mmezzu lu suli chi coci
a cociri
fin'a la scatta di mazzijornu
fina ca smorca lu ventu
fina ca arrivanu l'arpegli
e mi piglianu e rijinu
tutti nszemmula e sparpagliati
n'all'aria
farchi bianchi
chi mmi tennu mmucca
pezzi pezzi
atu atu
fina dda 'ncapu
ꞌcchiù ghatu
fina a lu cielu
fina chi volu.

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When I die

When I die
Throw me along a landslide
As it is done with beasts
Like a sack of bones;
Otherwise
Throw me into the fields,
Tie me with ropes
By a foot
To the saddle of a mare
In these flatlands of Mennularìa
Of The Fox’s Tail.
To the smoked cave
I’ll be dragged
From one place to another,
Wherever it be;
And make me go around
Proud
Throughout ‘Harci
To Panaki
All over the land estate.

Let me be brought
Away from the estate’s limits
Among mounds and knolls,
Amidst hillocks,
Among tors,
Through valleys,
Between oregano plants and wild grass,
Through thorns and thistles,
Throughout flatlands
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And gorges
And creaks
And stones
And torrents
And deep holes in their water.

When I am torn to pieces,


Blood-spattered,
Let me go up
These airy hummocks
Which permit me to see far
With the peacefulness of the moon
To sleep my last sleep.
At dawn
Leave me
Under the scorching sun
To scorch
Till the crack of midday,
Till when the wind breaks,
Till when the claws arrive
And take me and lift me
All together and in pieces
Into the air
Of falcons,
Snow-white,
That hold me in their beaks
Piece by piece,
High,
Up there
And further on
To the sky
Till I fly.

(*) Poem dedicated to Santo Bruno, oral poet of the opening lines, which inspired the poem.
The poem won the XXII edition, 2004, of Terra d’Agavi of the Rotary Club of Gela: chairperson Silvana
Grasso; one of the members of the commission, was the editor Sergio Flaccovio.

43
Note ai testi siciliani:

…………………..

Piticaneddu: (*8) Personaggio fiabesco delle tradizioni siciliane. Personaggio dei famosi Cunti. Qui
usato nel senso più stretto del significato del termine. Il lessico, significava originariamente, ragazzino o
caruso (dal franco provenzale e o normanno: “Petite Gagne”).

…………………………...

Suli: (*10) La composizione è probabile possa essere stata collegata a riti di magia buona, praticata da
individui singoli o da piccole sette religiose collegate alla stessa religione cattolica. Tali riti, si narra, fossero
d’uso frequente a San Biagio Platani fino agli anni 50-60 dello scorso secolo.
Famoso, per essere stato pubblicato in diversi libri, è il componimento della tradizione orale sambiagese,
scongiuro-invocazione che segue:
Tri stizzi di sanghu di Gesù – tri fila di capiddi di Maria - cu voli mali a mia – attaccatilu e liatilu. Tratto dalla
Raccolta di ricerca sugli scongiuri siciliani di Giuseppe Bonomo.

…………..

Brindisi a li fidanzati: (*12…………………….

Pi amari a mia: (*13) Si ricorda che la tradizione della coltivazione del lino, nonché quella della
sua lavorazione e tessitura era molto diffusa a San Biagio Platani fino ai primi anni successivi alla seconda
guerra mondiale. Gran parte delle donne adulte sambiagesi, esercitava tra fine ottocento ed inizio novecento, la
professione di filatrice. Quasi in ogni casa del paese, allora, vi era un telaio. Si tesseva oltre al lino, pare in
misura minore, anche la canapa. I maschi si occupavano della coltivazione delle piante e della lavorazione
grezza del derivato. Le femmine, si occupavano soprattutto dei lavori di finitura e della realizzazione di

44
indumenti e prodotti finiti vari. Di tale tradizione si parlerà, in modo più approfondito, in un lavoro di prossima
realizzazione, dello stesso autore.
(*13 bis) Versi d’amore della tradizione popolare sambiagese, non oggetto esplicitamente di questa ricerca, in
quanto già diffusi altrove (Vedasi: La poesia popolare nella provincia di Agrigento di A. Ginex), sono anche i
tre componimenti, presentati secondo una rilettura dell’autore, qui a seguire:

Amanti d’amuri
Nti na vanedda mi sentu chiamari,
mi votu e viu n’amanti d’amuri.
E cuantu è fina, leggia nni lu caminari:
pi pedi avi ꞌu roggiu, pi mani l’uri;
lu pettu sò è l’arba e l’occhi sunnu mari,
la facci è celu e la fruntidda suli.
La testa, poꞌ, n’arcu trionfali;
li capidduzzi tutti rosi e χhiuri.

…………..

………………………….

Joku d'acqua: (*16) Incipit del testo tratto da versi del libro "Lu Giuvini addottrinatu" di Padre Fedele
Tirrito di San Biagio, scrittore, poeta e Pittore pregiato, del 700.

………………….

Cuannu moru: (*19) Dedicata alla buon'anima dello zzì Santo Bruno, classe 1916, che con un
paio di frasi buttate, al vento, fra il cielo e la Terra di Mennularia, in un giorno di inizio anni 2000, ha ispirato
al sottoscritto, che a quelle terre si lega fin dai primissimi anni di vita, prima l’incipit orale e successivamente
l’intero componimento. Il testo è vincitore del premio XXII edizione 2004 - Terra d'Agavi - di Gela Rotary
Club: presidente giuria: Silvana Grasso. Fra i componenti la giuria, l'editore, Sergio Flaccovio.

45
Tradizioni orali: II Parte

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Proverbi, aneddoti, modi di dire e
frasi idiomatiche

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Nota introduttiva Proverbi, aneddoti, modi di dire, frasi
idiomatiche:

I proverbi, gli aneddoti e i modi di dire, spesso hanno un significato


plurimo. Non sempre il messaggio, ivi cifrato, collegato anche a metafore,
si collega a un singolo soggetto, oggetto, o fattore specifico. Tuttavia per
semplificare la lettura, essi sono stati divisi, in questo lavoro, in due
gruppi e in alcuni sotto-gruppi, secondo la correlazione che essi hanno,
nel primo gruppo, con il lavoro, gli animali, le piante, la natura in genere
e l’ambiente e, nel secondo gruppo, secondo la correlazione che essi
hanno, con la famiglia e le relazioni sociali.
La raccolta che segue, non include, salvo qualche eccezione, quelli che a nostro parere risultano essere
troppo comuni rispetto ad aree fuori dell’ambito strettamente locale.

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Primo Gruppo: Lavoro e relazioni con la natura
e l’ambiente:

Lavoro:

La matinata, fa la jurnata.
Cu la fa la maisa si la trova.
Cu fa pani tutti l'annu, ni fa bonu e ni fa tintu.
La pècura lanuta si ꞌu’n' è ora è a la vinuta.

……………………………………….

49
Tuttu scrùsciu e nenti cubbàita. Per dire che nel fatto o nella persona che si ha
davanti, c’è più apparenza che sostanza. Il modo di dire, risale ai tempi, di quando la
cubbàita, (torrone, dolce siciliano tipico e pregiato di lascito arabo), cara nel prezzo,
nella Sicilia, povera, veniva comprata dai villani braccianti, quasi esclusivamente durante
le festi solenni del paese. Le richieste al negoziante venivano fatte purtroppo con molta
parsimonia, causa la magra disponibilità di danaro, nonostante, lu spinnu e il desiderio.
Nell’aprire l’involucro di carta che la conteneva, appena ricevuta, i golosi vìllaci, poi però,
rimanevano delusi. Il tipo di carta usata, una carta oleata, faceva tanto rumore e scruscio
scoppiettante, e grande era la speranza, durante la scartatina. I pezzetti di cubbàita,
apparsi, alla fine, però, sembravano piccoli, pochi e insufficienti, rispetto al desiderio
dirompente e prorompente, avuto. Desiderio, collegato a cicliche attese durate
settimane e oltre modo, già esaltato, dal ben di Dio, di odore vaporoso sprigionatosi
nell’aria, che sapeva di mandorla tostata ancora calda, caramello, miele e cannella.

Pi mezz’austu a mazzijornu ogni sett’anni canta lu gaddu d’oru a la


muntagna di lu casteddu.
Ci voli la pastura pi ꞌun ni lu fari jiri zanniannu.

……………………………
Vinni lu tempu di li mali vistuti. Si usa dire ai primi veri freddi, per indicare che
si appresta l'arrivo dell'inverno o del periodo più rigido di esso, periodo più rigido, che in
Sicilia e dalle parti di San Biagio a rigore, va da metà gennaio a fine febbraio.

Ah sonnu Catarina, a unni mi purtasti? Aneddoto legato alla storia di un tizio


che preso in castagna, mentre di notte, in campagna, stava provando a rubare covoni di
spighe d’altri, messi a postazione, in attesa del turno di trebbiatura, se ne uscì
sfacciatamente, alla maniera tipica della nota famiglia di appartenenza, fingendo di agire,
per effetto di sonnambulismo.

……………..

50
Secondo gruppo: Famiglia e relazioni sociali:

La carni è carni e lu brodu è brodu.


La carni s’arrusti e nun si mancia.
Addifenni li to, di tortu o di ragiuni.
Li cosi belli s’hann’a taliari.

……………………………………….

Cuannu moru mi pahi lu pedaggiu. Disse l’arciprete, Teshta Ghrossa, in


vernacolo, alla donna del popolo, decisa e baldanzosa, avanti a sé. Questa gli si era
lamentata per la magra ricompensa di mille lire, che, uvìto, il prete avaro, voleva offrire,
dopo aver ricevuto restituito un assegno circolare precedentemente perso, del valore di
cento mila lire. Assegno, trovato sul marciapiede di Corso Umberto, dalla di lei, figliola.
Cu chissi nenti ci pozzu accattari a mè figlia. Disse, la donna fiera, e rifiutò. Il
sacerdote poco tempo dopo, durante una delle battute di caccia al coniglio e alle anatre,
che amava fare, tra il dir messa e il dir Rosario, per volere divino per volere del caso,
malauguratamente, morì. Lasciò le penne alle anatre e le orecchie ai conigli. Ebbe un
infarto, il povero uomo, con fucile, tonaca e ricamo. Per il suo pedaggio, i parenti ebbero
a disposizione le famose mille lire oltre a pingui risparmi frutto di solida e autorevole
fede previdente. Le posate sui trispi del tabuto furono tante e la banda suonò a lungo
tra i piedi delle numerose tonache nere ornate di viola e ricamo bianco, che passo a
passo, solenni, a memoria, cadenzarono l’intero scorrere del rito. La chiesa locale si
scoprì essere più povera. E come tante vicende il fatto divenne fattàta e storia. Per tutti
coloro che furono, fu clemenza e misericordia. Tuttavia del fatto resta l’eco e, la
bambina, ora anziana, ancora ricorda.

Fiducia a cu degghjiè, crìdiri a nuddu.

51
………………………………………

Ammucciati ca veni lu Bacu Bacu. Lu Bacu Bacu veni. Bacu Bacu é un


personaggio immaginario, delle tradizioni popolari sambiagesi. Protagonista nei cunti
della tradizione orale locale; esso veniva fatto vivere anche nelle relazioni tra adulti e
bambini. Il detto, qui riportato é infatti un detto rivolto ai bambini dagli adulti. In genere
l’adulto era usato da un parente, che si rivolgeva al bambino o alla bambina, con spirito
ludico. Bacu Bacu veniva identificato in una sorta di drago che mangia i bambini. Altri
personaggi dei cunti per bambini della tradizione orale sambiagese, erano Cicirèddu,
Piticanèddu, Tufaniu, ecc..

…………………………….

Vaju ammataffari visazzi di paglia, p’abbuttari prima la matri e po' la


figlia.
Vola vola l’ancilu.

……………………….

E dumani mi ni vaju e dumani mi ni vaju cu Pippinu Cannavaru, cantava


una giovinetta, resa ardita dall’impeto dell’amore, la sera ai genitori, che avevano deciso
di darla in sposa a un tizio a lei non gradito, essendo ella già perdutamente innamorata,
di tal Cannavaro. La sfida aperta rendeva il proposito immaginifico e non verosimile.
L’indomani invece la ragazza, realmente se ne fuggì.

………………………………………………..

Annacammuni ca scurà

52
………….
Ah Peppi Marinu, Peppi Marinu! Ppuh ppuh! La frase, la ripetevano gli
anziani in età avanzata, e ormai inabili a muoversi con agilità, ispirandosi alla storia di un
tale Peppi Marinu.

Personaggio fiero, coraggioso e agile, in giovinezza, in giro nei campi. Personaggio che
quasi inabile e costretto a fare una vita sedentaria in paese, al sopraggiungere della
vecchiaia, nei suoi ultimi impeti fierezza si sputava da solo addosso mentre ripeteva la
frase di cui sopra.

………………………..

53
Onomastica dialettale
sambiagese

54
Onomastica delle Persone

55
Soprannomi o Nciurie

56
Nota introduttiva ai soprannomi o Nciurie

San Biagio Platani è un paese interessato in misura blanda all’attribuzione di


soprannomi o ꞌnciurie alle persone, rispetto a quanto in uso mediamente in
Sicilia o in paesi viciniori della provincia di Agrigento, come ad esempio, ad
Alessandria della Rocca o altri. In misura rilevante, si hanno soprannomi
attribuiti a singoli soggetti, per collegamento a cognome di linea femminile
materna, o per il mestiere, o per caricature fisiche e di personalità, che non
arrivano ad essere trasmessi nell’uso né a parenti collaterali, né ai discendenti.
Si tratta quindi di frequente di soprannomi che cessano di esistere con la morte
del soggetto. Una buona percentuale di essi è diventata tuttavia soprannome di
interi rami familiari, trasmettendosi collateralmente, e o per discendenza, ad
altri membri del ramo di famiglia. Alcuni dei soprannomi esistenti, i più antichi,
sono di fatto dei veri e propri patronimici. Essi non solo si trasmettono già da
diverse generazioni, ma si usano per la totalità delle persone che in paese
portano uno specifico cognome. Le varie casistiche si evincono dalle descrizioni
date ai singoli soprannomi in elenco. Nel caso in cui essi non sono assurti al
significato di fatto di veri patronimici e soprattutto quando esprimono
caricature sgradevoli, sono ritenuti offensivi dai soggetti interessati. Nel caso in
cui essi sono diventati nell’uso dei veri patronomici, o nel caso in cui esprimono
qualità di cui essere fieri, si fa buon viso a cattivo gioco e in linea di massima,
vengono accettati nell’uso, anche dai diretti interessati. I soprannomi censiti
nella ricerca, sono elencati in ordine alfabetico. La peculiarità, di essere essi
collegati a mestiere, a cognome di linea familiare femminile, al nome dialettale
di animali, a caratteristiche fisiche o comportamentali della persona o ad altro,
si evince dalla descrizione che viene data metodicamente al singolo soprannome
in evidenza.

57
Soprannomi o Nciurie:

Abissa o Bissa. Soprannome di un singolo ramo di famiglia. Soprannome forse


da collegare al cognome Abisso di provenienza da ramo femminile della
famiglia.

Acchiappa Cani. Soprannome di un singolo soggetto. Collegato a specifico


esercizio d’incarico d’impiegato comunale.

Aceddu. Soprannome di un singolo ramo di famiglia. Può darsi che fosse


connessa al cognome Angello o Augello di precedente linea femminile della
famiglia. In passato tali due cognomi erano presenti in abbondanza a San
Biagio.

Allattaturi. Soprannome di un singolo soggetto. Connesso al mestiere


esercitato.

Amaddì. Soprannome attribuito ai componenti di un ramo di una specifica


famiglia, per via del nome, Amodeo, di uno dei fratelli maggiori.

Baccaredda. Soprannome di un singolo soggetto. Onomastica connessa a


cognome esistente di avo di linea femminile. Di tal Melu. Il soggetto, orfano di
padre, viene identificato frequentemente col cognome della madre (Baccarella).

Badduzza. Soprannome di un singolo ramo di famiglia. Dato forse perchè il


soggetto che l’ha avuta in apparenza affibiata, aveva occhi con pupille grandi;
pupille dette in siciliano, bàddi di l’occhi, “palle degli occhi”. Il soprannome
potrebbe avere anche derivazione più antica ed essere connesso al termine
arabo Ballut (quercia), per il fatto di essere i componenti della famiglia alti di

58
statura. Oppure semplicemente, potrebbe collegarsi, a presenza nel ramo
familiare femminile, del cognome di origine araba, Ballùzza.

…………………………………….

Vainetta. Soprannome di un singolo ramo di famiglia. Nciuria di vecchia data e


dal significato incerto. Letteralmente, baionetta; forse, metaforicamente
pungente. Potrebbe significare anche, qualora il lessico avesse origine gallo-
italica, pispola, prispolone, spioncello (uccello dei motacillidi, Anthus pratensis,
simile all'allodola).

Varbazza.

…………………………...

Zirrichedda. ………………………………………..

59
Nomi Propri

60
Nota introduttiva ai nomi propri dialettali

Nel censire i nomi propri tradizionali usati nel dialetto locale, il


sottoscritto rileva in alcuni casi, quello che pare essere un probabile
persistere di residuo modo di chiamare, alla maniera araba, le
persone. Ciò si collega ad eventi storici connessi al periodo medievale
della conquista normanna della Sicilia araba. Questa non è la sede per
approfondire il fenomeno. Tuttavia possiamo dire, che il fenomeno si
collega a quello che è il periodo in cui, fondamentalmente, dal
meticciato culturale e demografico, arabo, normanno, latino, ecc., si
forma la lingua e l’identità della Sicilia di oggi. Stranamente, si
riscontra che l’elemento lessicale arabo sopravvive, da allora,
percettibilmente, seppur sempre, in modo residuale, soprattutto
nell’onomastica. Questo, soprattutto nella Sicilia Centro-occidentale
e sud-occidentale. (*1) (*2)

(*1) Più in generale, si può anche dire, senza sbagliare, che i nomi dialettali, devono la loro
tipicizzazione, nello specifico, rispetto all’attuale italiano, salvo i casi in cui essa derivi da abbreviazione
del nome stesso, di sicuro, al fisiologico processo di metamorfosi lessicale, frutto, di ciò che, sempre è,
misto di residua sedimentazione e crescente innovazione, tra le vecchie parlate, che via via tendono a
scomparire, e le nuove parlate, che via via, si impongono, in ogni processo di forte cambiamento
demografico, culturale e di governo, di un territorio.

(*2) La ricerca non comprende l’esame dell’uso dei nomi introdottisi nel territorio, con alto tasso di
innovazione, tra la popolazione, negli anni più recenti; spesso per influsso dei mass media in genere e,
della tv in particolare.

61
Nomi propri di persona in dialetto locale, in uso, a
San Biagio Platani

Elenco in ordine alfabetico


Aitanu = Gaetano.
Ahtanu = Ahtanèddu o Ahtanèdda =Gaetano, Gaetanino,
Gaetanina.
Amaddì = Amodeo. Probabile derivazione dall’uso passato del
nome arabo arabo Mahdì.
Aràsimu=Erasmo.

………………….

62
Onomastica dialettale del Territorio

Odonomastica (onomastica urbana)

Toponomastica (onomastica campestre del circondario)

63
Odonomastica (Onomastica urbana):

Nota introduttiva all’onomastica urbana sambiagese

L’abitato di San Biagio, sorge nel periodo che segue l’ottobre del 1635, dopo il rilascio
Vice Reale della Licentia Populandi, su iniziativa del feudatario don Giambattista Gerardi.
Costui era proprietario dei feudi di Mandrile, Gialdonieri e San Biagio. Con l’edificazione
del paese, il Gerardi, ottenne dal Vicerè di Sicilia, il titolo di barone. Il paese viene
edificato secondo un progetto di un architetto palermitano, che interpretando molto
bene l’adattamento alla morfologia orografica del territorio, collina che degrada
lievemente da nord a meridione, posta nella parte sommitale del territorio del feudo di
San Biagio, in alto, tra i due fiumi Platani e Turvoli, diede ad esso, forma ortogonale. (*)
Per approfondimenti, sulla fondazione e sulla storia di San Biagio, vedasi: il libro, “San Biagio, Ricerche e
Materiali su un Centro Feudale Siciliano di Età Moderna” a cura di Calogero Carbone, Gabriella Costantino e
Giuseppe Parello, della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Agrigento, su iniziativa del Direttore Generale
Assessorato BB.CC.AA della Regione Siciliana. Dott. Giuseppe Grado; il libro “Padre Fedele da San Biagio, poeta
della parola e del pennello”, di Luigi e Vittorio e Pellitteri.

Il centro abitato prese il nome di Terra di San Biagio dal nome del feudo ove collocato.

Inizialmente esso è diviso in quattro quartieri: a) quartiere Purgatorio; b) quartiere


Giudice; c) quartiere Chiarenza; d) quartiere Matrice. Dopo pochi anni, con
l’edificazione di un maggior numero di case e l’arrivo di nuovi coloni, si aggiunsero nuovi
quartieri e il paese diviso sempre a quartieri, si distinse in, quartiere Pili, quartiere San
Domenico, quartiere Piazza, quartiere Matrice, quartiere Carmine, quartiere San Marco,
quartiere Sant’Antonio e quartiere Canale.

Nel 1812 la Terra di S. Biagio fu eletta a libero Comune svincolato dalla proprietà
feudale e prese il nome di Comune di San Biagio.

64
La divisione in quartieri come unico insieme di elementi di distinzione ufficiale durò
fino alla metà dell’ottocento.

A partire dal 1846, si creò e venne adoperata, una toponomastica più dettagliata,
secondo nomi dati a tutte le strade interne del centro urbano. Queste presero la
denominazione dei cognomi delle famiglie più note che vi abitavano. Il nome di alcune
strade che veniva dal cognome, nel tempo qualche volta mutò, secondo la scomparsa e
l’arrivo di nuove famiglie o secondo la crescita d’importanza, di alcune di esse. Vie dei
cognomi delle famiglie rinomate per aver dato alla storia locale, personaggi di ruolo
illustre, sono Via Vaccaro, che successivamente divenne, Via Cavaliere Veneziano; Via
Giudice; Via Chiarenza, divenuta successivamente, Viale della Vittoria ecc.

Poco tempo dopo l’Unità d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861, nel 1864, con applicazione
di regio decreto del medesimo anno, alla denominazione del paese, che fino ad allora
era stata quella di San Biagio, di derivazione feudale, venne aggiunto il nome, Platani.
Ciò, dal nome del fiume che scorre nelle vicinanze, a sud dell’abitato.

Dopo la guerra del 1915-18 venne creata una nuova toponomastica, per cui, le vie
presero i nomi di illustri personaggi della storia italiana. Successivamente nel tempo si
sono aggiunti, nomi della storia internazionale; nomi di Stati esteri, nomi di città, ecc.

Da quanto ci risulta, sopravvivono, solo poche vie che hanno il nome di personaggi locali.
Ricordiamo, Via Giudice; via Cavaliere Veneziano; Piazzetta sotto Tenente Marotta e Via
Michelangelo Adamo.

65
Odonomastica In ordine alfabetico:

Acqua Nova. Quartiere di area di espansione. (origina da toponimo


campestre di area più ampia. Ha assorbito tra l’altro, nell’uso popolare più recente,
anche l’area del toponimo campestre di Contrada Capelvenere, ove in prossimità di via
Kennedy era ubicata la cava della pietra nera, utilizzata nella costruzione della Chiesa
madre).

Amèrica di lu Cavaleri (origine da toponimo campestre di area più


ampia). Quartiere di area di espansione.

Callaruni (Strata): Viale della Vittoria (Ex Via Chiarenza di ex


quartiere Chiarenza*1). Nota*1 Altre denominazioni di quartiere non più usate erano San

.
Domenico e Giudice

…………………………….

66
Toponomastica (Onomastica campestre del Circondario):

Nota introduttiva alla toponomastica dialettale del


Circondario:

In questa sede si dà un breve cenno della toponomastica extra urbana o


campestre del circondario di San Biagio Platani. L’elenco dei toponimi presenti,
contiene tuttavia, un elenco completo delle contrade principali, oltre ad un
apprezzabile numero, di toponimi di luoghi specifici, noti in prevalenza, solo a
soggetti particolari, quali pastori e cacciatori, oltre che ai pochissimi individui
anziani, di esclusiva storia contadina, ancora viventi. I toponimi campestri della
tradizione orale, spesso sono i toponimi più interessanti. Essi hanno di frequente
fascino, in quanto ci conducono, qualora ci si sofferma a capire il loro significato,
dentro i segreti della memoria del circondario. Il loro significato, tutte le volte
che diventa noto, ci porta indietro nel tempo. Ci conduce dentro il passato dei
nostri luoghi e della nostra gente. I toponimi riusciti a svelare nella nostra
ricerca, oltrepassano varie volte, di secoli, la data di nascita dell’attuale centro
abitato. Attraverso essi, spesso sono apparsi, frammenti perduti di storia del
territorio e delle popolazioni che l’abitano o, che in tempi trascorsi e lontani,
l’hanno abitato. Le pietre, le alture; i singoli avvallamenti; i corsi d’acqua; le
fontane e alcune volte, perfino gli alberi, attraverso le parole della tradizione

67
orale che li definiscono, si riempiono di immagini, di accadimenti, di fatti, di vita;
diventano vissuto umano e insieme formano paesaggi, che anche quando in
apparenza desolati, prendono anima. In questa sede, il lavoro di indagine è
ancora parziale ed in corso d’opera. Si ritiene aver individuato il significato di in
un certo numero di toponimi, che pare remoto e di notevole interesse storico;
secondo la nostra lettura, di origine araba; presenti in prevalenza nella zona
dell’ex feudo Ragattano. L’indagine completa e competente, sul piano storico,
etimologico e filologico, oltre che di verifica archivistica, riserverebbe di sicuro
tanti piccoli altri tesori di memoria e di storia. Certo i frammenti di storia qui
individuati, dentro la memoria, forse svelata, di alcuni toponimi, potrebbero
trovare maggiore ampiezza e valore, qualora ove possibile, almeno rispetto ai
siti più interessanti, si facessero campagne di studio di natura archeologica.
Certamente troverebbe verifica e probabile eventuale consolidamento, a
seconda dei casi, la validità della lettura, qui in alcuni casi, data.

68
Toponimi dalettali in ordine alfabetico:

America di lu Cavaleri. (Contrada). (Porzione del feudo di Rahattanu).

Aratatu. (Contrada). (Porzione del feudo di Rahattanu). (*2)

Arcipritura. (Contrada). (Porzione del feudo Intra Sammrahsi). (Porzione fino ad


alcuni decenni fa interamente di proprietà della chiesa cattolica locale).

……………………..

…………………………….

Vadduni di Bastiglia. (Contrada). (La parte urbana è ora interrata e asfaltata).

Vaddùni di Chirùmmu. (Contrada).

Vadduni di la Fratta. (Contrada).

Vadduni di Mennularia. (Contrada). (Porzione del feudo di Mennularia).

69
………………..

Valìci. (Lu Valici). (Contrada). (Luogo). Topos extraurbano del territorio di San Biagio
Platani. Esso si trova all’interno dell'ampia isola fluviale, Isola del Merlo, coltivata ad agrumi, contigua al
Turvoli, lato sambiagese. Il luogo si trova a circa a metà distanza, dai giardini della zona Burgio e i giardini dei
pendii di Serra di li Pirnici. Nel sito vi si trova, da sempre, una ricca sorgente d’acqua dolce e potabile. Il topos,
ha un posto nelle tradizioni orali sambiagesi, grazie all’esistenza di una famosa strofa fanciullesca nelle usanze
locali. (17)

Vuhtahnu (Voltano) (Ex feudo). (Territorio di Santo Stefano Quisquina).

Tagliaspati. (Ex feudo). (Contrada). (Territorio di Casteltermini).

Zahhaglia. (Contrada). (Porzione del feudo di Rahattanu).

Zzotta d’Argentu.

Zùbbiu. (Contrada). (Luogo). Depressione argillosa della periferia ovest di San Biagio Platani.
(*18)

χhiumi duci. (Fiume Turvoli) (Fiume di S. Biagio); (area contigua al fiume). (*19)
χhiumi salitu. (Fiume Platani); (area contigua al fiume). (*20)

70
Note alla toponomàstica campestre:

(*1) Chirummo, secondo studi dell’autore, è un toponimo di origine araba. Deriva dal lessico arabo Hirun che
significa Pioppo. Il nome del feudo è probabile che nasca, come quello del feudo contiguo, Pioppo, dai
numerosi alberi di Pioppo che un tempo crescevano lungo l’attuale vallone Chirummo, affluente del Turvoli,
che scorre in tale contrada e lungo lo stesso fiume Turvoli, in quel tratto anticamente chiamato dalla
popolazione del posto e dai Casteltermenesi in particolare, anche fiume Pioppo, oltre che fiume di San Biagio.

(*2) Toponimo di probabile origine araba. Da, Hayrad Addad, terra o circondario fertile. Potrebbe
derivare anche da Aratato, espressione di vecchia misura di superficie agraria siciliana.

(*3) L’ipotesi è sostenuta dallo storico A. Facella e altri. Vedasi la pubblicazione di A. Facella in,
“QUARTE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA”. Secondo, il Facella si collega al
possessore della terra del periodo romano; tale, Vibius, membro di una gens romana che aveva parecchi
possedimenti terrieri in Sicilia all’epoca dell’occupazione. In realtà ci sono altre ipotesi di studio. Il toponimo
potrebbe avere origine linguistica ancora più antica.

…………………..

…..

71
72
73
Appendice alla II° Parte:

74
Breve dizionario lessicale

Siciliano sambiagese - Italiano

Àt’à livari: dovete smettere (espressione tipica locale). Es.: àt’a livari di
tirari ddocu. Se invece si dice l’àt’a livari di ddocu, significa, la dovete
togliere da lì.
A tutti banni: ovunque. Dappertutto.
Acchianari: salire.
Accicciàrisi: accapigliarsi.
Accujri: accostarsi stringendosi; stringersi, accoccolandosi ad un’altra
persona.
Accunnatu: piegato; stropicciato; sgualcito.
Addevu: bambino; neonato.
Addimura: ritardo; indugio.
Addimuratu: passato; nel senso di cibo andato a male.
Addivatu: coltivato o cresciuto.
Addumatu: acceso.
Affruntusa: timida.
Agghjca: giunge.
Ahhàratu: bruciacchiato. Si dice metaforicamente anche dell’essere
bruciato dal forte, caldo, sole.
A li viaggia: espressione tipica che significa, certe volte.
Allahhanutu: consumato, sgualcito; si dice di tessuto mal ridotto. Usato
anche in senso metaforico.
Allustrari: illuminare; far luce. Per estensione, si usa anche del lustrare o
lucidare le scarpe.
Ammargiari: far finire sott’acqua.
Ammataffari: pressare, nel senso di schiacciare e ridurre di volume.
Ammucciari: nascondere.
Annacari: dondolare.

75
Appagnàrisi: spaventarsi; adombrarsi; imbizzarrirsi, detto delle bestie da
soma o dei cavalli.
………………………………..

76
Dettagli sui metodi di raccolta e sulle
fonti.

Sono stati intervistati direttamente alcune decine di persone di varia classe di età.
Alcuni di essi si sono palesemente classificati come tramite di precedenti fonti orali ben
identificate. Le fonti dirette di tramando partono da classi di nascita che nella data più
remota risalgono ai primissimi anni del novecento. Si è potuto accertare che le fonti di
tramando indiretto arrivano in qualche caso fino ai primi decenni del 1800. Tutte le fonti
dirette e indirette fanno parte di quel mondo contadino le cui tradizioni orali
appartengono. Tutte le persone intervistate sono native della comunità sambiagese. Le
interviste censite e raccolte, sono consistite quasi sempre, dall’esposizione verbale
immediatamente successiva all’interrogazione specifica tematica o generale
dell’intervistatore. Gli intervistati sono stati identificati secondo la conoscenza diretta o
indiretta delle persone col criterio di scegliere il più possibile tra persone anziane e meno
scolarizzate e possibilmente analfabete. In qualche caso sono state intervistate anche
persone più giovani e maggiormente scolarizzate, ma costoro hanno rappresentato quasi
sempre, fonti indirette, quanto meno nei contenuti di quanto verbalmente trasmesso, con
le interviste a loro rivolte. Il linguaggio verbale usato dagli intervistati più giovani
essendo essi stati sostanzialmente, fonti indirette, raramente e solo in misura lieve, ha
potuto influenzare il contenuto linguistico dei dati raccolti. Tant’è che nei testi orali
raccolti prevale un linguaggio dialettale, lessicale, di suoni e pronunce, parzialmente
diverse o comunque meno presenti, nel dialetto parlato dei nostri giorni. In qualche caso
si è consentito alle fonti dirette di integrare, in un momento successivo alla prima
intervista, sempre verbalmente, in lieve misura, i contenuti precedentemente espressi.
In tutte le interviste, si è cercato, dopo l’avvenuta esposizione dei contenuti, di far
brevemente commentare il componimento esposto, al fine di trarne eventuali significati
ulteriori, di tipo integrativo e o aggiuntivo, per effetto della conoscenza, seppure magari
non più conscia, da parte dell’espositore della precedente fonte di tramando,
tendenzialmente in astratto, più vicina quest’ultima, alla fonte originaria.
Le varie fonti sono considerate dirette o indirette, in quanto esse fossero individuate
come fonti di diretto uso nella vita reale, dei componimenti esposti o fossero invece
persone che le avessero a memoria.
Le fonti per quanto dirette o per quanto individuate come fonti primarie e remote, non
sono mai state individuate come fonti di creazione; le persone individuate non sono mai

77
stati individuati, come autori. Esse sono state, sempre solo mezzo di trasmissione, anche
se come sappiamo, nel tramando dei testi orali, spesso rimane traccia o influenza, delle
persone, nei componimenti, che in un primo momento assorbiti, vengono poi ritrasmessi
orizzontalmente nella comunità e o da una generazione all’altra.

Fonti note, individuabili per nome e cognome:

Fonti dirette:

……………….

…………………….

Fonti indirette, note:

Labbruzzo Clemente – (uomo) - classe circa 1945 – Maestro elementare – Impiegato


Comunale – Ricercatore
di Storia locale e di Tradizioni popolari;

Caldara Michelangelo………………………

Caldara Antonina ……………………………….

Fonti primarie e remote note:


Minio Antonina - (Donna) - classe circa 1880 - (probabile analfabeta);
Alessi Giovanna - (Donna) – classe circa 1840 – (probabile analfabeta).

78
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Tesori di Sole
Tradizioni orali di San Biagio Platani
Voci, Echi e Memorie, di Civiltà Rurale

di Michelangelo Caldara

INDICE GENERALE

Traduzione inglese di Angelo Baccarella

Disegno a tratto della copertina di Filippo Licata

Introduzione all'opera dell’autore …………………………pag. ……… ….. 6

Tradizioni orali

I° Parte:
(In siciliano e in inglese)

Poesie e Canti Religiosi

Vaju a la funti (t.t.o.) (I go to the fountain) pag………………… 16


Santu Rusariu (t.t.o.) (The Holy Rosary) pag. ………………….17
Cantu Cantu (t.t.o.) (Cantu cantu) pag. ………………………….19
Santa Crucidda t.t.o.) (t.t.o.r..r.) (Holy Crucifix) pag. …………… ..21
Li pani di lu sacramentu (t.t.o.) (The sacramental bread)… pag…….. 25
La bulla (t.t.o.) (The Holy Note) …………………………… pag. …27
La Sciezza (t.t.o.) (The stalks) ……………………… pag. ………. 28
Cori di Gesù (t.t.o.) (Heart of Jesus) ……………………… pag…… 30

80
Nuvena di San Giulianu (t.t.o.) (Novena of San Giuliano) … pag. …32
Maria di lu Càrminu (t.t.o.) (Mary of Mount Carmel )……… pag. .. 34
Maria di lu Rusariu (t.t.o.) (To Mary of Rosary) ………… pag…36
Cridu Romanu (t.t.o.) (Roman faith) ……………………… pag. …..38

Canti di Lavoro

Ludatu sia (t.t.o.) (Honoured be) …………………… pag………. 43


Firria cantu cantu (t.t.o.) (Turn around kantu kantu)…… pag. …….. 44
Sanghu chi abballa (t.t.o.) (Blood that dances)…………… pag……….45
Canto per la pioggia (t.t.o.) (Song for rain) ………………… pag…. 46
Darrè la 'mmargunata (t.t.o.) (Behind the stacked chaff)…… pag. …..48
Nèscila fora (t.t.o.) (Show it to me) …………………… pag. ………49
A tornu a tornu (t.t.o.) (Around and around in circle) ……… pag…… 50
Frummentu addiventa (t.t.o.) (It turns into wheat)………… pag……. 51
Sutta la 'mmargunata (t.t.o.) (Under the stacked sheaves)……. pag. .52
Bona figliola (t.t.o.) (Sweet lady)……………. pag………………………. 53
Bona nova (t.t.o.) ( Good news) ………………………… pag………… 54
Lena e χjatu (t.t.o.) (Vigour and breath)………………. pag. ……….. 55
Jemmu bella (t.t.o.) ( Let's go, darling)…………… pag. …………… 56
Faci (t.t.o.) (Sickle) ……………………………………… pag. …….. 57
Paparina (t.t.o.) (Poppy seeds) …………………………… pag……. 58

Ninne Nanne e Strofe Fanciullesche

Piticaneddu (t.t.o.) (A kid) ………………………… pag. ……..62


Peppi Nnappa (t.t.o.) (Peppi Nnappa) ……………………… pag… 63
Mani manuzzi 1 e 2 (t.t.o.) (Clap you hands 1 and 2) …… pag….. 64-65
Tagliammu la testa a Mìnica (t.t.o.) (Cut Minica's head off) pag…….. 66
Voca là'lò (t.t.o.) (Fly cradle, sway)(Lullaby) ……………… pag……. 67
Bò 'ntàlalò (t.t.o.) (Sleep and slumber) ……………………… pag….. 71
Chiovi stizzia (t.t.o.) (A light rain is falling) ……… pag. ……………73
Libbiratinni di li timpurala (t.t.o.) (Free us from storms)….. pag……. 74
Zzù zzù (t.t.o.) ……………………………………………… pag. …… 75
Voca Vocagna (t.t.o.) ………………………………………… pag……. 77
Ardìcula (t.t.o.) (The Stinging Nettle)……………. pag. ………………78
Unni fannu tummi (t.t.o.) (Where pigeon peck you all over) ….pag. 79

Strofe, versi e aneddoti popolari vari

Rosa di casa (t.t.o.) (Houshold Rosa) ………………… pag. …………81


Ata Maria (t.t.o.) (Come Mary) ………………………………pag….82

81
La tàvula (t.t.o.) (The lain table) …………… pag. …………………….. 83
Li mani (t.t.o.) (Hands)……………………………. pag.………………84
Lu figliu cuntenti (t.t.o.) (The happy son)……………………… pag... 85
Lu manciari senza viviri (t.t.o.) (Food without drink)… …….. pag. 86
La pruvvidenza t.t.o.) (Providence) ……………………… pag……. 87
Furtuna (t.t.o.) (Fortune) …………………………………… pag.…… 88
Suli (t.t.o.) (Sun) ……………………………………… pag. ……… 89
Mathri Luna (t.t.o.) (Mother moon) ……………………… pag……….. 90
Beddamathri a la fera t.t.o.) (The Holy Mother at the Fair …. pag….. 92

Appendice prima parte


(In siciliano e in inglese)

Testi scritti su tradizioni, usi e costumi sambiagesi solo in parte


derivanti da frammenti della tradizione orale

Olà (t.l.t.s.) (Hear you there) ………………………………… pag……. 107

Carnilivaru (t.l.t.s.) (Carnival) ………………………………… pag….. .111

Maju (t.l.t.s.) (May of daisies) ……………………………… pag……… 115

Re Bafè (t.l.t.s.) (t.t.o.r.r.) (King Bafè)……..…………………………. pag. 120

Lu pani di la madonna (t.l.t.s.) (t.t.o.r.r.) (The bread of the Madonna) pag. 124

Versi liberi dell’autore


Jocu in acqua (t.l.) (Play in water) …………………………… pag……..131
Oceanu (t.l.) (Ocean) …………………………………………… pag.….133
Krà Krà (t.l.) (Dawdling Death) ………………………………… pag. .. 135
Mazzamareddu (t.l.) (Gusts of wind moving in circles) ………….. pag. 137
La χjannaca (t.t.o.) (The mere) …………………………………… pag. ..141
Visu di nivera (t.l.) (Face of Snow) ………………………… pag. ……143
La fìmmina pastùra (t.l.) (The Sheperdess) ……………………… pag… 145
χjàuru di χjuri di χjumi (t.l.) (Scent of a river flower) …………… pag…146
Cuannu moru (t.l.) (When I die) ……………………………… pag. ….. 150

82
Note ai Testi siciliani della I° Parte: …………………………….. pag. 154

Tradizione orale II° Parte

Proverbi, modi di dire e frasi idiomatiche

Nota introduttiva: Proverbi, modi di dire, frasi idiomatiche…………. pag. 161

Primo Gruppo: Lavoro e relazioni con la natura e l’ambiente

Lavoro ………………………………………………………… pag….. .162

Animali ……………………………………………………………………………… … pag.. .163

Piante…………………………………………………… ……… pag…..164

Resto della natura e ambiente …………………… ………… pag……. 165

Secondo gruppo: Famiglia e relazioni Sociali

Famiglia e relazioni sociali …………… ……………… pag……… 168

Onomastica dialettale sambiagese

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Onomastica delle Persone

Soprannomi o Nciurie

Nota introduttiva ai soprannomi o Nciurie:…………… ………………… pag.. 185

Soprannomi o Nciurie: …………………………………… …………… pag… 186

Nomi Propri

Nota introduttiva ai nomi propri dialettali………………… ……… pag. 206

Nomi Personali dialettali……………………………… …… pag. … 207

Onomastica dialettale del territorio

Odomastica dialettale Urbana

Nota introduttiva alla onomastica urbana sambiagese……… …… pag. 213

Odomastica in ordine alfabetico…………………………… … pag… 215

Toponomastica (Onomastica Campestre del Circondario)

Nota introduttiva alla Toponomastica dialettale del


Circondario………………………………………..……… pag………………….. 218

Toponimi dialettali in ordine alfabetico………..………...…………… pag. 220

Note alla toponomastica campestre .……………………………… pag. …. 228

84
Appendice alla II ° Parte

Breve dizionario Sambiagese - Italiano ……………………… pag……….. 234

Dettagli sui metodi di raccolta e sulle Fonti: …………… pag………. 241

Indice generale: …………………… … pag. ……. 246

Legenda: t.t.o. = testo derivante integralmente dalla tradizione orale;


t.t.o.r.r. = testo su tradizioni orali ricostruite e o reinterpretate; t.l.t.s. = testo
libero su tradizioni popolari; (t.l.) = testo libero.

Bibliografia: ……………….……………….… …pag……………… 252

Biografie:…………….....…………………………pag………………...256

Sinossi ……………………………………………pag.….….…………258

85
Tesori di Sole: Bibliografia:
La Poesia Popolare nella Provincia di Agrigento di A. Ginex edito dal Centro Studio
“Giulio Pastore” Agrigento. 1987.

Notizie Storiche su Casteltermini di Gaetano Di Giovanni edito da Girgenti Stamperia


Provinciale Commerciale di Salvatore Montes 1869.

Cinquanta Canti, Novelline, sequenze e scritti popolari siciliane di Gaetano Di


Giovanni edito in proprio. Palermo 1889.

86
Padre Fedele da San Biagio: poeta della parola e del pennello di Luigi e Vittorio
Pellitteri, edito dal Comune di San Biagio Platani e dalla Provincia di Agrigento. 1998

San Biagio, ricerche e materiali su un centro feudale siciliano di età moderna a cura di
Calogero Carbone, Gabriella Costantino e Giuseppe Parello della Sovrintendenza ai Beni
Culturali di Agrigento, edito dall’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali: Direttore
Generale dott. Giuseppe Grado. 2002.

Indovinelli, Dubbi, Scioglilingua del Popolo Siciliano di Giuseppe Pitrè 1897.


Riedizione Brancato Editore.

Note di Toponomastica Latina di A. Facella – QUARTE GIORNATE


INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA.

Dizionario etimologico della lingua siciliana di Luigi Milanesi. Edizione Feltrinelli.

Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Gerhard Rohlfs. Edizione
Einaudi 1970.

Articoli di saggistica varia, in materia di linguistica siciliana, di storia medievale


siciliana e di tradizioni popolari della Sicilia. Editori vari.

Atlante linguistico ed etnografico dell'Italia e della Svizzera meridionale (Sprach-


und Sachatlas Italiens und der Südschweiz). Autori Karl Jaberg Jakob Jud. (Staz. AIS
851 S.B.Pl. Gerhard Rohlfs).

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Un grazie speciale, sentito e ideale, a tutte le persone che sono state le fonti dirette e indirette del materiale
contenuto in questa ricerca

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Biografia dell’autore:

Michelangelo Caldara, nato a San Biagio Platani. Laureato in Economia e Commercio, vive ad
Agrigento. Ha vissuto in Germania durante l’infanzia e l’adolescenza. Insegnante di ragioneria,
in Piemonte per alcuni anni, è stato fino alla metà del 2018, funzionario di Pubblica
Amministrazione, nella sua Sicilia. Nel 2003, ha pubblicato Archetipi; edito da Siculgrafica di
Agrigento. In esso, un saggio sugli archi di San Biagio Platani e versi che tratteggiano frammenti
di mondo rurale isolano. Il libro illustrato da fotografie di Giuseppe Sabella, contiene una
traduzione inglese del Prof. Angelo Baccarella.

Biografia traduttore: Angelo Baccarella, nato a Bedford (Gran Bretagna) il 24 maggio 1961, da
genitori di S. Angelo M. (Ag.) é venuto a mancare prematuramente, a Palermo, il 29 giugno 2018.
È stato lettore d’inglese alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Palermo;
traduttore, poeta e saggista.

Biografia disegnatore: Filippo Licata, nato a Palermo. Di Montemaggiore Belsito (Pa).


Architetto. Disegnatore, fumettista e poeta. Vive e lavora a Torino.

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Tesori di Sole.Tradizioni Orali di San Biagio Platani. Echi,
Voci e Memorie di Civiltà Contadina. In italiano, siciliano e inglese. Il libro è diviso in
due parti. La prima parte contiene una raccolta di versi di amore, preghiere antiche, canti
religiosi e di lavoro, versi rituali e strofe fanciullesche, della tradizione orale sambiagese,
e versi sui costumi e la vita locale, opera dell’autore, in dialetto. La prima parte, è
arricchita di note e da una traduzione in lingua inglese. La seconda parte contiene una
raccolta di proverbi e modi di dire locali e una ricca ricerca sull’onomastica, delle persone
e dei luoghi. La toponomastica è arricchita da alcune note di analisi etimologica e storica.
Il lessico e la fonetica specifici del dialetto di espressione, tra impronte di latino antico,
di galloromanzo e di idioma arabo, rivelano la magia d’un viaggio incidentale dentro la
lingua locale, in uno spaccato peculiare, di storia della Sicilia.

Tesori di Sole. Sunny Treasures.Oral Traditions of San


Biagio Platani. Echoes, Voices and Memories of sicilian rural Life. The Book is
in Italian, Sicilian and English. Dialectal: Verses, Prayers, Songs, Proverbs, idiomatics
Expressions. Local sicilian Onomastic, Odonomastic and Toponomastic.

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Pub. Michelangelo Caldara

Veröffentlicht bei Bookmundo Direct

Erste Ausgabe am 12 December 2018

Zweite Ausgabe am 27 Mai 2019

Deutschland

2° Edizione in commercio del 30 maggio 2019

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http://publish.bookmundo.de/books/173519

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