Sie sind auf Seite 1von 48

Società e Storia

del cristianesimo
1. Che cos’è la storia del cristianesimo?
1. Il dibattito epistemologico, iniziato agli inizi del Novecento, è ancora in
corso

2. La storia del cristianesimo non si riduce alla storia della Chiesa né alla storia
del Papato né alla storia dei dogmi

3. La storia del cristianesimo comprende lo studio dei movimenti di spiritualità,


dei linguaggi e delle mentalità con cui le varie generazioni di cristiani hanno
cercato di vivere e di esprimere la fede in Gesù Cristo

4. Il cristianesimo è un fatto storico che ha influenzato enormemente forme


artistiche e letterarie, contribuendo a plasmare un ethos, una cultura, un sistema
di valori sociali ed economici fondamentali per comprendere il presente

5. In sintesi, si può dire che la storia del cristianesimo è una serie feconda e
continua di adattamenti del messaggio evangelico ai vari contesti sociali e
culturali
Cristianesimo
e cultura classica
(ellenistica,
greco-romana)
L’incontro tra cristianesimo e cultura ellenistica non è stato né facile né
immediato. Già san Paolo, nel famoso discorso all’Areopago di Atene
riportato in At 17,22-34 e poi gli scrittori cristiani del II secolo, utilizzano
categorie e metodi della filosofia greca per annunciare il Vangelo.

I primi tre secoli dell’era cristiana sono il tempo di costruzione faticosa di


un’identità culturale complessa del cristianesimo, in cui la primaria istanza
religiosa ed esistenziale viene pian piano strutturata nelle categorie
filosofiche e linguistiche della cultura ellenistica imperiale.

Naturalmente ciò comporta un attento discernimento tra ciò che si può


accettare della cultura filosofica ellenistica e ciò che sembra inconciliabile.

Per esempio, vengono esclusi gli indirizzi epicureo e peripatetico perché


negano la provvidenza, e a maggior ragione quelli scettico e cinico.

Resta il platonismo: come afferma Clemente Alessandrino, l’unica filosofia


da accettare “è quella di cui parla Socrate presso Platone”. Ma solo nel IV
secolo si manifesta appieno la facies platonica del cristianesimo.
Verso il 320 d.C. Ario inizia a La fatica di esprimere il Dio cristiano
diffondere una propria idea di Dio in termini greci
e della relazione tra il Padre e il
Figlio nella Trinità.

Per lui solo il Padre è eterno


mentre il Figlio è stato creato dal
nulla, ha un principio.

Il vero Dio è solamente il Padre,


il Figlio è inferiore per natura, per
rango, per autorità e per gloria;
Cristo è un dio minore, un
“deuteros theos”.

Se solo il Padre è Dio vero, le tre


ipostasi divine non condividono
la stessa sostanza: il Figlio e lo
Spirito Santo sarebbero dio solo
in senso figurato.
Tra rifiuto e dialogo

Fin dai primi tempi in seno al cristianesimo si riscontrano due


atteggiamenti diversi: l’accettazione e il rifiuto della filosofia
ellenistica.

Il totale rifiuto ha la sua espressione più evidente in alcuni


rappresentanti del cristianesimo africano e siriaco, due aree ai margini
del mondo ellenizzato.

Per esempio, Tertulliano si domanda: “Che cosa c’è di simile tra un


filosofo e un cristiano, tra un discepolo della Grecia e un discepolo del
cielo?”; “Che cosa c’è in comune tra Atene e Gerusalemme, tra
l’Accademia e la Chiesa?”

L’altro atteggiamento è di apertura, di dialogo critico e costruttivo con


la filosofia dei Greci. Pensiamo a Giustino e a Clemente di
Alessandria. Qui il lògos dei Greci non solo non è rifiutato, ma è visto
come propedeutico alla fede.
Quando cade l’Impero romano
d’Occidente, il cristianesimo
deve confrontarsi con i nuovi
venuti, i popoli “germanici”,
con la loro cultura e le loro
tradizioni religiose
L’Alto Medioevo mostra in
maniera eloquente come la Chiesa
debba continuamente confrontarsi
con un mondo circostante, quello
feudale, in perenne evoluzione.
Tale capacità di adattamento
emerge per esempio nella Spagna
musulmana
Il Rinascimento e il
periodo della
Riforma protestante
provocano una
nuova “crisi di
adattamento” del
cristianesimo, anche
in seguito alla
scoperta del “nuovo
mondo”
L’interesse di una storia del cristianesimo
1. La storia del cristianesimo offre un contributo essenziale per
comprendere la nostra cultura.

2. Per esempio, davanti a una chiesa romanica o gotica, ci si può chiedere:


perché è stata costruita con quella particolare architettura? Perché è stata
decorata con quella iconografia? Perché si differenzia in modo così
rilevante da un tempio cinese? Se non conosco la fede di chi ha progettato,
costruito e abitato quell’edificio sacro, mi sfuggirà qualcosa di essenziale
per comprenderlo.

3. Anche chi studia discipline scientifiche o tecniche, prima o poi deve fare
i conti con le grandi questioni della vita umana: il bene e il male, l’amore e
il dolore, la giustizia e la verità. Sapere come la cultura cristiana ha
elaborato e affrontato tali tematiche, concorre a una piena formazione
culturale e umana.
L’influsso del cristianesimo sulla cultura
e della cultura sul cristianesimo
1. Il cristianesimo ha trasformato i rapporti civili e familiari, i modi di
produrre e distribuire i beni, l’esercizio delle professioni, l’arte di
costruire le città e di governarle, il modo di concepire il tempo e di
scandire con riti e feste il ritmo dei giorni e delle stagioni.

2. Il cristianesimo ha contribuito a creare sensibilità verso valori


importanti quali:
a) il rispetto dell’essere umano, considerato unico e singolare;
b) la valorizzazione della donna e l’educazione dei bambini;
c) una mentalità capace di perdono verso chi ha sbagliato;
d) il possesso dei beni materiali non come fine ma come
mezzo;
e) l’uso di segni visibili (sacramenti, arte, riti) per significare
realtà trascendenti ma senza culto idolatrico.
Il cristianesimo è storia

1. Il cristianesimo è storia, non solo un’idea, una dottrina o un insieme di


asserti dogmatici.

2. Il cristianesimo è una religione storica; crede che Dio ha agito nella


storia e si è fatto “storico” in Gesù Cristo.

3. Niente di ciò che accade nella storia è indifferente per il cristianesimo.


La storia umana è un elemento costitutivo della fede cristiana.

4. Da questa affermazione discende una serie di conseguenze


fondamentali.
Il cristianesimo è una realtà dinamica

1. Il cristianesimo non è una teoria statica, fissata una volta per


sempre, ma una storia viva e sempre in movimento

2. Di conseguenza, anche la comprensione del cristianesimo è un


processo costante, mai concluso.

3. Ogni epoca, ogni santo, ogni teologo, ogni cristiano realizza ed


esprime il cristianesimo in modo nuovo.
Lo sviluppo dogmatico

1. Newman: originariamente il cristianesimo è entrato nella storia nella


forma di un’idea colta solo in termini generali; nel corso della storia tale
idea si è sviluppata nella rappresentazione di una pienezza di aspetti che
all’inizio non erano stati considerati in modo riflesso.

2. I molti dogmi e professioni di fede sono articolazioni storiche diverse,


esplicitazioni, precisazioni di un evento centrale: la Pasqua di Gesù

3.Tale centro non si esaurisce in nessuna proposizione di fede. Il dogma,


mentre esprime qualcosa di definitivo, lo fa con concetti e modalità
condizionati dal tempo, sempre suscettibili e bisognosi di miglioramento,
quindi provvisori.
L’indagine storica

1. Se il cristianesimo è una storia, per conoscerlo valgono gli stessi


metodi che si usano nella ricerca storica.

2. La storia non va intesa come pura successione di singoli avvenimenti;


essa è radicata nella libertà umana. L’uomo non esiste solo a partire
dalle realtà date in precedenza; egli in qualche misura determina il suo
presente.

3. Nessun uomo inizia da zero. La storicità umana presuppone una


comunità, una tradizione, una lingua, una cultura.
Il cristianesimo
negli anni
di Pio XII
Una provocazione per iniziare…
Secondo una recente indagine, oggi in Olanda i credenti sarebbero il 17%
della popolazione, mentre il 25% si dichiara ateo, il 60% agnostico (benché
il 53% sia convinto che ci sia vita dopo la morte).

I protestanti olandesi nel 1971 erano il 36% della popolazione; nel 2010
sono scesi al 15,6; i cattolici dal 40,4 al 24,5.

A Utrecht la media di chi lascia la chiesa cattolica è di 18.000 fedeli l’anno;


le parrocchie della diocesi sono passate da 326 a 49; non ci sono più preti, e
in una parrocchia solo una chiesa è adibita alla celebrazione eucaristica. Si
prevede che nel 2020, sarà chiuso un 1/3 delle chiese ora aperte al culto.

Nel 1958 i frati agostiniani nei Paesi Bassi erano 380 frati. Oggi sono solo
39. Il più giovane ha 70 anni…

Per il 2020 la prospettiva per l’Olanda è vedere l’islam diventare la seconda


religione nazionale, mentre i protestanti si ridurranno al 4-5%.
San Jacobus, antica chiesa cittadina: oggi è un appartamento di lusso in
perfetto stile Bauhaus.
Fine del colonialismo e
indipendenza dei popoli
afroasiatici

1945: Indonesia
1946: Filippine
1948: India e Israele
1956: Marocco e Sudan
1960: Congo, Kenya, Madagascar,
Uganda
1962: Algeria
1970: Angola, Mozambico
1975: Vietnam

Conseguenze diverse a seconda dei vari


modelli di colonialismo
La TV propone nuovi stili di vita
La Televisione propone nuovi stili di vita

In Italia la televisione entra in funzione nel 1953 e si diffonde


rapidamente proprio nel momento in cui la trasformazione da società
agricola in società industriale è più intensa.

Cambia la vita individuale, familiare e sociale: il ritmo di vita si protrae


fino a tarda sera, con la visione di spettacoli televisivi. Tramonta il
modello tradizionale di famiglia, ridotta nei suoi componenti.

L’«avere» prevale sull’«essere», lo status symbol sulla sostanza delle


cose; il largo e rapido consumo sulla lenta e meditata accumulazione; il
successo in sé e per sé sul successo come contrassegno di un valore.
Scontro ideologico
In Italia nelle elezioni del 1946 il Partito Comunista
La scomunica ottiene il 19% dei voti. Nel 1948, unito al Partito
Socialista, giunge al 30%. Nel suo statuto il PCI fa
dei comunisti professione di marxismo ed è legato a Mosca.

Vari cattolici sono convinti che solo il PCI difenda la


giustizia sociale e gli interessi delle classi operaie.

Le elezioni del 1948 hanno un tono drammatico: la


Democrazia Cristiana e gli alleati minori contro il
Partito Comunista e il partito Socialista. La
schiacciante vittoria della DC approfondisce la
divisione ideologica e pratica.

Molti sacerdoti italiani chiedono direttive chiare da


seguire nei confronti dei «comunisti praticanti». Un
decreto del S.Ufficio del 1949 sancisce il rifiuto dei
sacramenti per quanti votano per il PCI, e la scomunica
per coloro che ne professano la dottrina materialistica.

Il decreto vaticano lascia perplessi autorevoli esponenti


della cultura cattolica. Nelle masse si rafforza la
convinzione che la Chiesa stia dalla parte dei padroni.
Boom economico
Boom economico
Dalla metà degli anni ’50 l’Italia conosce un periodo di straordinaria
crescita economica. Anche la società italiana cambia faccia. Lo sviluppo
industriale del Nord, le migrazioni interne, i primi effetti del consumismo,
sono segni evidenti di un cambiamento che investe tanto le abitudini sociali
quanto la struttura della famiglia.

Fino al 1950 più del 40% della popolazione italiana è dedita all’agricoltura;
il reddito pro capite non supera le 300.000 lire; gli analfabeti sopra i 6 anni
costituiscono ancora quasi il 13% degli abitanti.

Dal ’50 al ’60 la società si trasforma in modo rapido e intenso, e il processo


continua con ritmo crescente negli anni successivi.
Nel 1961 gli addetti all’agricoltura si riducono al 30% (nel 1971 sono il 17%
e nel 1981 l’11%).
Raddoppia il reddito annuo pro capite; cresce anche la popolazione inattiva,
cioè si nota un rapido invecchiamento della popolazione.
Il pontificato di Pio XII
(1939-1958)
La Chiesa di Pio XII: “politica di onnipresenza”
Con Benedetto XV, Pio XI e ancora più
Pio XII, la Chiesa cattolica attua una
“politica di presenza” nella cultura
cattolica, senza approvarla né cercare
punti di incontro

Si nota un’inflazione degli interventi orali


e scritti del pontefice: Pio XI emana 30
encicliche in 17 anni; Pio XII 40 in 19
anni

Se le masse credenti si sentono guidate e


rassicurate, alcuni pensatori temono il
ritorno a un regime di cristianità: il papa
propone per ogni argomento la “soluzione
cattolica”. Nulla di ciò che interessa i
contemporanei può sfuggire alla Chiesa
Raggiungere le masse
Raggiungere le masse
Non senza riserve, la Chiesa decide di utilizzare i nuovi potenti mezzi di
comunicazione: stampa (con speciale attenzione verso i ragazzi e le
famiglie), radio (radiomessaggi di Pio XI e Pio XII su Radio Vaticana),
televisione, cinema

Si privilegiano i grandi concorsi di folla in preghiera: essi rafforzano il


senso di identità e impongono l’immagine di una Chiesa viva, capace di
competere senza complessi con i grandi raduni politici e sociali

Si moltiplicano i raduni per Congressi eucaristici e mariani, processioni,


pellegrinaggi e raduni: cerimonie trionfali che mobilitano migliaia di
persone: per esempio, nel 1936, a Barcellona, si riuniscono 11 cardinali,
200 vescovi, 12.000 preti e circa 400.000 fedeli

Per l’Anno Santo del 1950 giungono a Roma più di 2.500.000 di


pellegrini
Il “sistema romano”
Il “sistema romano”
«Capita sfortunatamente che certi professori cerchino troppo poco il legame
con il magistero vivente della Chiesa e si mostrino troppo poco attenti, toppo
poco affezionati alla sua dottrina comune, […] mentre seguono con troppa
facilità le loro proprie idee e accordano troppa importanza alla mentalità
moderna» (Pio XII, discorso del 03.06.1951)

L’ecclesiologia romana valorizza l’istituzione visibile a detrimento del


“mistero”, il vertice a scapito della base. L’enciclica Mystici Corporis
Christi (1943) recepisce le idee di teologi come È. Mersch e S. Tromp

Tratto clericale. La prima virtù di ogni fedele è l’obbedienza: il parroco è


capo della parrocchia, il vescovo è capo della diocesi, il papa è capo della
Chiesa.

Roma non promuove l’istituzione di episcopati nazionali; è sconosciuta


l’idea di collegialità. Il papa è infallibile in materia di fede e di morale
Centralizzazione
della formazione
culturale
Centralizzazione della formazione culturale

Pio XI opera per una totale uniformità e centralizzazione della formazione


teologica del clero: solo la Santa Sede può abilitare gli istituti formativi,
che devono rendere conto della loro attività ogni tre anni

La Deus Scientiarum Dominus (1931) istituisce la “missione canonica”:


senza di essa nessuno può insegnare e per ottenerla occorre emettere una
professione di fede e il nihil obstat da Roma

C’è molto sospetto per le opere teologiche provenienti dai cattolici


d’Oltralpe. In Italia molte opere non ottengono facilmente il nulla osta
per la traduzione italiana. Così per L’essenza del cattolicesimo (K.
Adam), Vra e falsa riforma della Chiesa (Y. Congar)

L’insegnamento teologico e filosofico è impartito in latino, sul modello


scolastico delle questioni-risposte, secondo un approccio sillogistico e
deduttivistico
La teologia romana
e le nuove istanze
d’Oltralpe
La teologia romana e le nuove istanze d’Oltralpe
“I problemi che abbiamo toccato in questa enciclica [Humani generis], tocca
a voi trattarli a fondo nelle vostre ricerche e nel vostro insegnamento,
seguendo incessantemente l’esempio di san Tommaso […]. Trattate questi
problemi secondo il suo metodo, puntualizzando sempre il senso preciso dei
termini, evitando le parole inutili, usando quel linguaggio sobrio, solido e
chiaro che ha distinto san Tommaso e i dottori della scolastica nella sua epoca
d’oro, e che ha illuminato la Chiesa e chiarito le scienze” (Pio XII, 1950)

“Se bisogna diventare uomini nel XIII secolo per essere cristiani, c’è di
disperare di poter riprendere contatto con i nostri contemporanei” (A.
Chavasse, 1947)

“Il magistero romano ordinario fa incessantemente teologia ed esprime, con


l’autorità del magistero cattolico, posizioni di una scuola teologica” (Y.
Congar, 1952)
Oltre la Scolastica
Oltre la Scolastica
Vari autori lamentano la proliferazione delle devozioni che rischiano di
sbriciolare la fede in una miriade di pratiche secondarie

Si invoca un rinnovamento teologico rigorosamente cristocentrico, che


parta cioè da una nuova attenzione al Dio fatto uomo in Gesù Cristo. Molti
autori si cimentano nel presentare una “vita” di Gesù: Adam, Daniel-Rops,
Guardini, Guitton, Lagrange, Mauriac, ecc.

Non basta più descrivere la Chiesa in termini di “corpo mistico”. Si


propone una rivalutazione della funzione episcopale, del ruolo del laicato.

Occorre mostrare come il pensiero cristiano si faccia carico dei problemi


concreti. Da qui la fioritura delle “teologie al genitivo”: delle realtà
terrene, del lavoro, della storia, ecc. con il superamento della cesura tra
sacro e profano, naturale e soprannaturale, fede e storia, Chiesa e mondo.
Nuove correnti del pensiero cattolico
Nuove correnti del pensiero cattolico
Pur con sensibilità diverse, avanza l’esigenza di una teologia capace di
presentare la fede cattolica in modo adatto agli uomini nel XX secolo e di
offrire soluzioni ai gravi problemi che mettono in questione la fede

Al crocevia tra influenze tedesche e francesi, l’università di Lovanio (Belgio)


coltiva un tomismo aperto, che unisce prudenza e serietà

Unici filoni di pensiero in grado di tener testa al tomismo, sono il


protestantesimo dialettico di K. Barth e il neo-slavofilismo di N. Berdiaev.

Sia tra i Domenicani che tra i Gesuiti, ci sono figure che tentano di porsi in
una via intermedia tra modernismo e natimodernismo: Gardeil, Lagrange e
Sertillanges tra i primi; de Grandmaison, Maréchal e Rousselot tra i secondi

Interessanti sono studiosi “di confine” (tra filosofia, storia e teologia), laici
(“teologi in giacchetta”): Blondel, Gilson, Mounier, Maritain
Un metodo nuovo in teologia
Un metodo nuovo in teologia
Gli artefici del “rinnovamento” sono uomini di studio e di biblioteca. Alcuni
iniziano a sentirsi a disagio in tale lavoro “a tavolino” e cercano contatti con
la cultura circostante. Scoprono che le persone hanno problemi diversi da
quelli trattati da loro trattati. Perciò intraprendono un metodo “induttivo”, che
parte dall’esperienza.

Ci si rende conto che la teologia non può procedere secondo il metodo di


autorità, ma farsi ascoltare e farsi capire, a prezzo di una certa perdita di
tecnicismo. Si chiede da più parti una produzione teologica divulgativa di alto
livello, non più solo “devota”.

Alcune case editrici promuovo edizioni in questo senso: Herder in Germania,


Desclée de Brouwer in Belgio, Cerf e Seuil in Francia, Morcelliana e Studium
in Italia

Si vuole ripensare il cristianesimo a partire da una ripresa delle sue fonti: la


Bibbia, i Padri e la storia.
Gli studi
biblici
Gli studi biblici e patristici
L’esegesi biblica sopravvive alla crisi modernista, benché sia “sorvegliata”.
Si diffonde il metodo storico-critico praticato dalla Scuola biblica di
Gerusalemme, adottato anche a Roma dal Pontificio Istituto Biblico, di cui
è preside il gesuita Agostino Bea.

La scoperta dei manoscritti di Qumrân rilancia l’interesse per la ricerca dal


1947 in poi.

Opponendosi a un approccio strettamente letterale, teologi come von


Balthasar, Bouyer, Daniélou e de Lubac lavorano nella direzione di
un’esegesi tipologica e spirituale, sul modello di quella patristica.

Nel campo della patrologia si rendono accessibili grandi testi dimenticati –


malgrado il Migne – con la collana Sources Chétiennes, nata su iniziativa
dei gesuiti francesi nel 1942, e il Corpus scriptorum christianorum
orientalium, oltre a pregevoli sintesi di von Balthasar, de Lubac, Daniélou

Das könnte Ihnen auch gefallen