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Esperienze di laboratorio
Premessa:
Esperienza di laboratorio.
Il primo ed il terzo valore si sono dimostrati soddisfacenti con molti mantelli riscaldanti.
Con altri potrebbe essere necessaria qualche leggera modifica che si può sempre effettuare
anche “in corso d’opera”.
L’impostazione di S.P. = 90° C trova la sua ragione nel fatto che il componente più volatile
(acetone) ha un punto d’ebollizione di 56° C.
Empiricamente, una temperatura del riscaldatore esterno all’incirca di 30° C al di sopra
della temperatura d’ebollizione del componente in esame, porta spesso ad una buona
distillazione (cioè né troppo lenta, né troppo veloce, con una velocità auspicabile di circa
una goccia ogni due secondi).
Probabilmente la miscela inizierà a bollire tra 70° ed 80° C: dopo poco tempo si dovrebbe
vedere un anello di vapore condensato che sale attraverso la colonna (anello di riflusso).
Quando esso raggiungerà il termometro, la temperatura misurata salirà bruscamente, ed il
vapore comincerà a condensare nel refrigerante.
Si raccolgono alcune gocce di distillato (non più di 1 ml) e quando la temperatura del
termometro coincide con quella d’ebollizione dell’acetone (56° C) si cambia il recipiente di
raccolta. Una buona velocità di distillazione può essere ottenuta modificando eventualmente
il valore di S.P.
La temperatura di circa 56°C dovrebbe essere mantenuta dal termometro durante tutta la
distillazione del componente acetone puro (un’eventuale oscillazione di uno o due gradi non
deve preoccupare).
Quando gran parte dell’acetone sarà distillata, il riscaldamento applicato non sarà sufficiente
ed i vapori raggiungeranno con fatica il termometro ed il refrigerante: questo comporterà
una sensibile diminuzione della velocità di distillazione e (probabilmente) della temperatura
rilevata.
In questa fase sarà sufficiente innalzare, magari a più riprese, il valore di S.P. nell’intervallo
compreso tra 95° e 100° C per avere un incremento della distillazione ed una
ristabilizzazione del termometro attorno ai 56° C.
Questa procedura permetterà la raccolta anche delle ultime aliquote d’acetone, dopo di ché
la distillazione rallenterà di nuovo o cesserà del tutto, e la temperatura rilevata calerà
inesorabilmente (i vapori non riescono più a raggiungere il termometro).
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Si dovrà allora incrementare il riscaldamento per distillare il toluene, eseguendo le seguenti
impostazioni:
1) S.P. = 135° C.
2) Yh = 85° C.
Dopo poco tempo la miscela contenuta nel pallone comincerà a bollire con rinnovata
intensità e sarà possibile osservare l’anello di riflusso del toluene salire lungo la colonna.
Le prime gocce di distillato conterranno ancora un po’ d’acetone, e dovranno essere scartate,
ma quando la temperatura del termometro si stabilizzerà attorno al punto d’ebollizione del
toluene (109 °C) esso dovrà essere raccolto in un recipiente pulito. Allorché il volume
rimasto nel pallone di distillazione sarà di circa 4/5 ml, si deve disinserire il riscaldamento e
sollevare l’apparecchiatura dalla calotta calda: una distillazione non deve mai essere
condotta fino a secchezza, perché, quando il pallone è vuoto, il vetro diventa molto caldo, e
tracce di impurezze esplosive (perossidi) potrebbero causare danni serissimi.
Attenzione
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Ricristallizzazione di acido benzoico impuro
Attenzione
4
Separazione di una miscela di prodotti organici
I giorno
NH2
OH
NO2
O
Ponete 1g. di miscela in una beuta ed aggiungete 60 mL di etere etilico. Portate il tutto in
soluzione agitando con una bacchetta di vetro e rompendo gli eventuali grumi con la parte
piatta della stessa (attenzione, rompete i grumi e non la beuta !!...). Prelevatene un paio di
mL e conservateli in una provetta numerata col numero 1. Verificate la composizione della
miscela, contenuta in questa provetta, su una lastra di silice per TLC alta 10cm. e larga 2cm;
l'analisi dovrebbe evidenziare la presenza di quattro macchie. Eluite dapprima con etere di
petrolio, esaminate la lastrina esponendola alla lampada UV. Se il risultato non dovesse
essere soddisfacente, rieluite sempre la stessa lastrina con una miscela più polare (ad
esempio una miscela etere di petrolio/etere etilico= 70/30). L'eluente che darà la miglior
separazione delle quattro macchie sarà utilizzato nell'analisi TLC finale.
Versate il contenuto della beuta nell'imbuto separatore (controllare prima la tenuta del
rubinetto) ed eseguite due estrazioni, ciascuna con 10 mL di una soluzione acquosa di
NaOH al 10 % (...attenzione: caustica!!$ ). Conservate in una provetta, numerata col
numero 2, un paio di mL della soluzione eterea contenuta nell'imbuto separatore; questi
serviranno nell'analisi TLC finale per evidenziare la scomparsa, rispetto alla soluzione di
partenza, di un prodotto (...di quale si tratta?).
Le fasi acquose, riunite in un becker, devono essere neutralizzate aggiungendo, sotto
agitazione, una soluzione acquosa di HCl al 10 % (...attenzione: corrosivo!! $ )
cautamente ed a piccole porzioni, in quanto la reazione di neutralizzazione è esotermica (si
controlla il PH della soluzione con la cartina all'indicatore universale). Noterete la
formazione di un solido bianco in sospensione (...di nuovo, di quale si tratta ?). Prelevate un
paio di mL di questa sospensione in una provetta, aggiungete un paio di mL di etere etilico e
sbattete cautamente fino a che il solido non venga estratto dalla fase eterea. Prelevate con
una pipetta un po' di questa fase organica (la fase sovrastante) e conservatela in una provetta
numerata col numero 3; anche questa servirà nell'analisi TLC finale per darvi informazioni
relative alla purezza del solido.
Ritornate all'imbuto separatore che vi ha pazientemente atteso e che contiene la soluzione
eterea degli altri tre prodotti. Eseguite due estrazioni successive, con due porzioni da 10 mL
ciascuna, di una soluzione di HCl al 10 % $ . Ponete in una provetta, numerata col
5
numero 4, un paio di mL della soluzione eterea (contenuta nell'imbuto separatore) che
serviranno nell'analisi TLC finale per evidenziare la scomparsa di un ulteriore prodotto (...di
quale si tratta?).
Le fasi acquose riunite in un becker devono essere cautamente neutralizzate con una
soluzione acquosa al 10 % di NaOH, adottando le solite cautele $ . Noterete la
formazione di un solido giallo in sospensione (...di nuovo di quale si tratta ?).
Prelevate un paio di mL di questa sospensione in una provetta, aggiungete un paio di mL di
etere etilico e sbattete cautamente fino a che il solido non venga estratto dalla fase organica
che, prelevata con una pipetta, viene conservata nella provetta numero 5 per verificare la
purezza del solido attraverso l'analisi TLC seguente, che utilizza anche tutte le altre provette
numerate.
Analisi TLC finale per verificare il successo del processo di estrazione appena eseguito.
Su di una lastra di silice per TLC, alta 10 cm e larga 5, disponete in ordine progressivo,
secondo le modalità note, 5 macchie relative ai contenuti delle 5 provette numerate.
Eseguite l'eluizione con la miscela eluente scelta all'inizio e cercate di razionalizzare
l'andamento del processo estrattivo.
La macchia numero 1 rappresenta la composizione della miscela di partenza, la 2 e la 4
evidenziano la scomparsa rispettivamente di 1 e 2 prodotti rispetto alla composizione della
miscela di partenza. Le macchie 3 e 5 vi daranno informazioni sulla purezza dei due prodotti
separati dalla miscela. (Questi ultimi due potrebbero essere recuperati come solidi per
anidrificazione, filtrazione ed evaporazione delle rispettive fasi eteree e quindi cristallizzati
al fine di ottenerli con un alto grado di purezza)
Scelta dell'eluente con cui eseguire la cromatografia su colonna.
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Nel nostro caso la scelta andrà quindi sulla miscela costituita da etere etilico/etere di
petrolio= 10/90, in quanto sempre l'analisi TLC avrà sicuramente evidenziato che il solo
etere di petrolio non è in grado di eluire uno dei due prodotti (quello giallo). Quanto detto
potrebbe far apparire come estremamente approssimata e di scarsa utilità l'analisi TLC
preliminare alla cromatografia su colonna, ma non è così: essa viene sempre eseguita e
mette in grado l'operatore abbastanza esperto di individuare comunque un eluente buono
(...anche se non proprio ottimo..!!). Versate il contenuto dell'imbuto separatore (fase
organica) in una beuta ed anidrificatelo con sodio solfato anidro.
II giorno
Attenzione:
proprio a causa di questo stato fisico, onde evitare che un brusco ingresso di aria
provochi un disastroso spargimento della "pappa" in tutto il corpo dell'evaporatore
rotante, è importante che la pressione atmosferica venga ripristinata all'interno del
pallone gradualmente e con cautela.
Ora si può iniziare l'eluizione introducendo (...nella fase iniziale assai cautamente,
per non ledere l'assetto del riempimento sottostante...) l'eluente prescelto. Mantenere
la colonna cromatografica sempre piena (... o quasi) di eluente garantisce un
percolamento più veloce e sveltisce tutta l'operazione.
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Dei due prodotti da separare solo uno è leggermente colorato (giallo). Quello incolore
viene eluito più velocemente. Verificate per TLC quando quest’ultimo comincia ad
uscire dalla colonna. Da questo momento raccogliete piccole frazioni dentro capsule
di vetro, disponendole in ordine sotto la cappa aspirante e lavando il beccuccio di
uscita prima di cambiare capsula (...perchè ?). Quando il primo è stato eluito
completamente, se la separazione ha avuto successo dovrebbe seguire una frazione
che non contiene alcun prodotto. Verificare l’avvenuta separazione saggiando per
TLC il contenuto di tutte le capsule ed usando entro la camera di eluizione quella
miscela eluente che si è dimostrata ottimale per questo tipo di analisi (... vi ricordate
quale ?).
Si potrebbere riunire in un pallone il contenuto di tutte le capsule che evidenziano la
presenza solo del prodotto incolore e in un altro quello delle capsule con solo il
prodotto giallo. Trascurando le eventuali capsule con entrambi i prodotti o con
impurezze, l'evaporazione all'evaporatore rotante delle soluzioni contenute nei due
palloni sarebbe in grado di fornirvi, rispettivamente, fenantrene puro e 9-fluorenone
puro (giallo).
Attenzione