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Gotico internazionale in

Italia
l gotico internazionale (o tardogotico) è uno stile delle arti figurative databile tra
il 1370 circa e, in Italia, la prima metà delXV secolo.
Come sottolinea il nome, questa fase stilistica ebbe un'estensione internazionale, con
caratteri comuni, ma anche con molte variabili locali. Lo stile non si diffuse a partire da un
centro di irradiazione, come era stato per esempio per il goticoe l'Île-de-France, ma fu
piuttosto frutto di un dialogo tra le corti europee, favorito dai numerosi scambi reciproci . [1]

Tra queste corti ebbe comunque un ruolo preminente quella papale, in particolare
quella avignonese, vero centro di aggregazione e scambio per gli artisti di tutto il
continente .[2]

L'Italia, divisa politicamente, fu attraversata da artisti che diffusero questo stile, spostandosi
continuamente (specialmente Pisanello, Michelino da Besozzo e Gentile da Fabriano) e
generò anche numerose declinazioni regionali. Il linguaggio gotico "internazionale"
significò lo svecchiamento della tradizione gotica (legata ancora a fine del XIV secolo al
linguaggio giottesco), ma solo alcune aree offrirono dei contributi originali e da
"protagonisti" nel panorama europeo, mentre altre acquisirono solo parzialmente e in
maniera più superficiale i singoli stilemi. Tra le zone di maggior spessore spiccarono
sicuramente la Lombardia e, in misura diversa, Venezia e Verona. A Firenze il gotico
internazionale entrò precocemente in competizione con il nascente stile rinascimentale, ma
incontrò comunque il favore di una committenza ricca e colta, sia religiosa che privata . [3]

Savoia e Piemonte

Giacomo Jaquerio, Salita al Calvario, abbazia di Sant'Antonio di Ranverso (1430 circa)


Tutto l'arco alpino fu da sempre attraversato, tramite i passi, da vari flussi di viaggiatori, per
questo fu luogo di facili scambi culturali.

In Piemonte Amedeo VIII collegò il suo ducato tramite stretti rapporti diplomatici al Berry e
alla Borgogna, arrivando a sposare Maria di Borgogna, la figlia del duca di
BorgognaFilippo l'Ardito. L'arte prodotta alla sua corte rispecchiava questo clima
cosmopolita, con artisti come Giacomo Jaquerio . [11]

Egli prese come modello la scultura borgognona, ma sviluppò presto un linguaggio più
personale, dove convivevano le più raffinate dolcezze stilistiche e le più acute raffigurazioni
espressive, come nella commovente Salita al Calvarioaffrescata nell'ex-
sagrestia della chiesa di Sant'Antonio aRanverso (1430 circa). Nella grande varietà di tipi
umani del corteo attorno al Cristo prevale un senso lineare grazie alla marcata linea nera dei
bordi, ma ogni soggetto si stacca espressivamente dallo sfondo neutro e dal gruppo, creando
una visione drammatica e priva di sentimentalismi . [11]

Il Maestro del Castello della Manta, già identificato in passato con Jaquerio e oggi
considerato una personalità a parte , dipinse verso il 1420 un ciclo di affreschi di grande
[13]

pregio nel castello presso Saluzzo, ricchissimo di elementi cortesi su un luminoso, ma


piatto, sfondo bianco. In scene come la Fontana della Giovinezza, il mondo fiabesco dalle
linee sinuose, tratto dalle miniature private, viene trasferito su scala monumentale, con una
grande cura al dettaglio e numerose scenette di genere: il pesante arrancare degli anziani, gli
uomini che si svestono, la vecchia che fa da scaletta a un suo coetaneo indolenzito, le scene
d'amore e di gioia dentro l'elaborata fontana gotica miracolosa [1
Trentino

Maestro Venceslao (attr.), Luglio, Ciclo dei Mesi, Trento(1430 circa)

Il Trentino era legato oltre l'arco alpino ai paesi di lingua tedesca ed a quelli dell'Europa
centrale. Tutta la zona è ricca di cicli profani, tra i quali spicca per ricchezza e qualità
l'opera delMaestro Venceslao, di origine boema, che decorò la torre dell'Aquila nel Castello
del Buonconsiglio di Trento con il Ciclo dei Mesi, su commissione di Giorgio di
Lichtenstein. Le scene sono ricche di dettagli desunti dalle iconografie dei Tacuina
sanitatis, con un fitto intreccio tra mondo cavalleresco e mondo quotidiano, privo però di
note grottesche .[11]

Johannes Hinderbach Vescovo di Trento, ampliò la sua dimora il Castello del


Buonconsiglio a Trento realizzando fra l'altro una loggia veneziana con capitelli corinzi
ancora in forme gotiche nel XV secolo. [12]

La torre Aquila (un tempo anche torre delle Laste) è una torre all'estremità
meridionale del castello del Buonconsiglio a Trento, sulle mura orientali.
Sovrasta e protegge l'omonima porta della città che conduce alla via per
la Valsugana e Venezia. L'origine del nome viene attribuita all'orientamento
della porta verso Aquileia. Ha pianta quadrangolare, 9 m per 8 m, ed è alta
circa 22 m.[1] L'interno è diviso in tre piani, collegati da una scala a chiocciola
di legno, e al piano inferiore una botola si apre sulla sommità della porta
sottostante.[2]
La torre risale al XIII secolo, ed in origine era una torre aperta le cui merlature
sono ancora visibili nelle mura settentrionali e meridionali. Tra il XIV
secolo ed il XV secolo il principe vescovo Giorgio I di Lichtenstein la fece
ricostruire e sopraelevare, dotandola di un tetto di stile gotico visibile
nell'acquerello diAlbrecht Dürer che raffigura il castello. Ospitava la
guarnigione per la difesa delle mura della città ed il corpo di guardia a difesa
della porta.[1]
All'inizio del XVI secolo, con la costruzione da parte del principe
vescovoBernardo Clesio del Magno Palazzo del castello del Buonconsiglio,
divenne di fatto parte integrante di quest'ultimo. Verso la fine dello stesso
secolo fu trasformata in prigione.[1]
All'interno della porta, sul lato cittadino si trova un affresco del pittore
Gerolamo da Trento, poi divenuto capitano della porta, con gli stemmi del
principe vescovo Giorgio III di Neideck, san Vigilio e san Giorgio. Sul lato
meridionale vi è lo stemma della famiglia dei Cles (con iscrizione "1520").[1]
Ciclo dei mesi
mese di gennaio
Le pareti interne presentano il ciclo dei dodici mesi, commissionate dal
principe vescovo Liechtenstein, tuttavia il mese di marzo è andato perduto in
un incendio, essendo stato dipinto su una colonna di legno. Questi affreschi
descrivono la situazione economica, sociale e politica del Trentino tra il 1300
e l'inizio del secolo successivo.
secondo l'alternarsi delle stagioni. Viene prestata molta attenzione al
succedersi delle stagioni: il paesaggio invernale spoglio e imbiancato dalla
neve diventa rigoglioso di vegetazione in primavera, i raccolti estivi segnano
l'apice dell'attività agricola, mentre gli alberi nel mese di novembre sono
circondati dalle foglie secche cadute sul terreno. La cura dei particolari ritorna
nella descrizione delle vesti, l'abbigliamento infatti permette di riconoscere i
caratteri tipici della moda del tempo; per i nobili gli abiti sono ricchi di colori,
molto più semplici e pratici sono invece quelli delle classi umili, rappresentate
sempre durante il lavoro.

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