Sie sind auf Seite 1von 39

Lezione n.

 8 ‐ Le caratteristiche 
degli strumenti di misura
Statistica Sperimentale e Misure 
Meccaniche

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 1


Guida all’espressione dell’incertezza di misura 
(GUM)
“ 3.4 Considerazioni pratiche
[…]
Benché questa guida fornisca uno schema generale per 
valutare l'incertezza, essa non può sostituirsi al pensiero 
critico, all'onestà intellettuale ed alla capacità 
professionale. La valutazione dell'incertezza non è né un 
compito di routine né un esercizio puramente matematico, 
ma dipende dalla conoscenza approfondita della natura del 
misurando e della misurazione. La qualità e l'utilità 
dell'incertezza attribuita al risultato di una misurazione 
dipendono pertanto, in definitiva, dall'approfondimento, 
dall'analisi critica e dall'integrità morale di chi contribuisce 
ad assegnarne il valore.”

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 2


Le caratteristiche degli strumenti di misura

Le principali caratteristiche metrologiche dei complessi di misura


sono:
 Risoluzione (e sensibilità)
 Stabilità
 Ripetibilità
 Riproducibilità
 Accuratezza
 Incertezza

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 3


Le caratteristiche degli strumenti di misura

Prendendo in considerazione una attività di misura, bisogna


sempre tener presente che i risultati non dipendono solo dalle
caratteristiche dello strumento di misura utilizzato, ma anche
dalle altre condizioni al contorno, principalmente dalla
situazione ambientale, dall’effetto dell’operatore (e dalla
procedura di misura) e dalla caratteristiche delle entità misurata
(misurando, teorema della patata).

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 4


CONCETTI PRINCIPALI
GPS ISO 17450‐2
Risoluzione di lettura

In una sequenza logica di attività di misura, la prima azione è il trasferimento


dell’informazione di misura dallo strumento all’utente. L’informazione è sempre trasmessa in
modo discontinuo (si pensi ad un orologio digitale che fornisce l’informazione di tempo ogni
secondo, o una trasmissione computerizzata a 8 bit, cioè su 128 livelli).
In primo luogo bisogna distinguere tra risoluzione e risoluzione di lettura, come appare
evidente dalle definizioni VIM della prima:

4.14
resolution
smallest change in a quantity being measured that
causes a perceptible change in the corresponding
indication
NOTE Resolution can depend on, for example, noise
(internal or external) or friction. It may also depend on the
value of a quantity being measured.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 6


Risoluzione di lettura

e della seconda:

4.15 (5.12)
resolution of a displaying device
smallest difference between displayed indications
that can be meaningfully distinguished

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 7


Risoluzione di lettura

La prima cosa che viene richiesta ad uno strumento di misura è di


trasferire all’utente l’informazione acquisita con la misurazione.

Strumenti analogici: l’informazione viene trasmessa con la lettura


da parte dell’operatore della posizione di un indice su una scala
graduata.

Strumenti digitali: l’informazione viene trasmessa come


un’indicazione numerica che può essere trasferita per lettura, ma
spesso per collegamento diretto con altri strumenti.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 8


Risoluzione di lettura

Si considerano dati in ingresso aventi la stessa dispersione.
• Strumenti tecnici: la risoluzione è fine ed i dati in ingresso portano a valori di 
uscita diversi. 
• Strumenti metrici: la risoluzione è artificialmente grossolana ed accade 
frequentemente che tutti i dati in ingresso portino allo stesso valore in uscita. 

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 9


Sensibilità
Non si deve confondere  il concetto di risoluzione con quello di 
sensibilità,  cioè il rapporto tra il valore della grandezza in uscita 
e quello della grandezza in ingresso. 
Negli strumenti a lettura diretta la sensibilità è sempre 1. 
Il concetto di sensibilità è importante sia per gli strumenti che 
hanno ingressi e uscite con unità di misura differenti, sia quando 
le scale di misura sono intrinsecamente non lineari. 
Nel caso di un dinamometro, ad esempio, abbiamo in ingresso 
una forza (misurata in newton) ed in uscita una tensione elettrica 
(misurata in microvolt su volt). Ecco che risulta più sensibile un 
dinamometro con sensibilità di 3 (µV/V)/N rispetto ad uno con 
sensibilità di 2 (µV/V)/N. 

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 10


Risoluzione‐Scala analogica
Esempio concreto della lettura di
una scala analogica.
Nessuno leggerebbe l’ora come
10:15.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 11


Risoluzione‐Scala analogica
Esempio concreto della lettura di
una scala analogica.
Nessuno leggerebbe l’ora come
10:15.
Probabilmente quasi tutti
direbbero 10:17.
Appare naturale suddividere
l’unità di formato di 5 minuti in
parti più piccole, poiché si
migliora, così, l’informazione data.
Bisogna distinguere l’unità di
formato (5 minuti) dalla
risoluzione di lettura (1 minuto)

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 12


Risoluzione‐Scala analogica
Per una buona leggibilità la
geometria della scala e dell’indice
deve rispettare regole precise.
Esempio di scala analogica in cui si
vede come lo spessore dell’indice
sia costante e sensibilmente
uguale a quello dei tratti che
delimitano le divisioni.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 13


Risoluzione‐Scala analogica
La risoluzione di lettura è una caratteristica strettamente legata
alle reali capacità dello strumento. Il costruttore dello strumento
trasmette l’informazione sulla reale possibilità di risoluzione
tramite la geometria della scala.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 14


Risoluzione‐Scala analogica

Esempio di lettura dalla scala


analogica centesimale di un
micrometro Palmer.
Lo studente controlli la
correttezza della sua lettura
sulla scala digitale.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 15


Risoluzione‐Scala analogica

Esempio di lettura dalla scala


analogica centesimale di un
micrometro Palmer.
Lo studente controlli la
correttezza della sua lettura
sulla scala digitale.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 16


Risoluzione‐Scala analogica

Nonio di un calibro.
Il nonio (vedi la scala
inferiore, in millimetri),
composto da 50 divisioni, è
lungo solo 49 mm, per cui
ogni sua divisione è più
corta di 0.02 mm rispetto
alla divisione di 1 mm della
scala principale.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 17


Risoluzione‐Scala analogica

La dimensione x di spostamento dello zero del nonio, rispetto al primo tratto


della scala principale alla sua sinistra, viene determinata tenendo conto
dell’unità del nonio; per ogni divisione lo scarto è 0.02 mm.
Portando l’uguaglianza di dimensioni sul punto di coincidenza del nonio (10 
divisioni nella figura):
x + 10 dn = 10 dp
cioè: x = 10(dp – dn) = 10 (0.02 mm) = 0.20 mm
Però anche l’undicesimo tratto appare ben collimato, quindi x = 0.22 mm
Salomonicamente possiamo stare nel mezzo quindi indicare che la lunghezza 
misurata è 12.21 mm.
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 18
Risoluzione‐Scala analogica

È il più piccolo incremento di misura leggibile sulla scala dello


strumento.

Scala analogica: lo spessore dei tratti delle divisioni è circa uguale allo
spessore dell’indice ed è circa 1/2, 1/5 o 1/10 dimensione della divisione
elementare. Quindi la risoluzione è 1/2, 1/5 o 1/10 del valore della
dimensione della divisione elementare (unità di formato).
Nel caso si adotti la suddivisione in dieci parti, bisogna tener conto della
risoluzione visiva, che è considerata di 0.1 mm alla distanza di visione
distinta. Quindi la suddivisione in 10 parti non può essere applicata
quando la divisione ha una dimensione inferiore a 1 mm (nella pratica si
assume un limite di 1.5 mm).

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 19


Risoluzione‐Scala digitale

È il più grande incremento elementare di misura leggibile nella parte di


scala considerata.
La ragione di questa definizione è che nelle scale digitali spesso gli
incrementi non sono costanti.

Molto comuni sono gli strumenti multiscala (multirange), che cambiano


automaticamente risoluzione: ad esempio per la porzione da 0 a 1000
l’incremento è 1, da 1000 a 2000 l’incremento è 2 e da 2000 a 5000
l’incremento è 5. si può quindi dire che nella porzione di scala fino a
2000 la risoluzione è 2, mentre se si considera tutta l’estensione
possibile con lo strumento, si deve dire che la risoluzione è 5.
Attenzione a non confondere la presentazione del numero con il suo
incremento. Talvolta nelle scale digitali per avere unità di misura di
immediata utilizzazione pratica vengono aggiunti uno o più zeri finali che
sono fissi.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 20


Stabilità

Capacità di uno strumento di dare misure costanti nel tempo.

Uno strumento di elevata stabilità consente di valutare la costanza nel tempo


di un misurando.

Attenzione che alcune applicazioni industriali richiedono solo che il misurando


sia constante. Ad esempio un processo continuo viene messo a punto nella fase
iniziale e poi richiede solo che i parametri stabiliti non cambino nel tempo. In
questo caso gli strumenti di controllo richiedono solo la caratteristica di stabilità
(più, evidentemente, quella di risoluzione).

Quando è necessaria solo la caratteristica di stabilità, l’operazione di taratura


(costosa) non è richiesta.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 21


Effetto della variabilità casuale
L’effetto della variabilità casuale ha un nome specifico in inglese ,
Precision, mentre non ha un nome ufficiale in italiano. Potremmo
usare il termine Fedeltà, che si usava in passato.

I fattori che producono variazioni casuali, però, possono essere di


diverso tipo:
‐ maggiormente collegati alle condizioni di funzionamento dello
strumento
‐ maggiormente collegati alla variazione delle condizioni
ambientali, delle modalità d’uso da parte dell’operatore,
dell’irregolarità del misurando

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 22


Effetto della variabilità casuale
Come abbiamo visto, parlando di un micrometro, il risultato della
misurazione cambia leggermente per effetto di molte cause che
producono ciascuna variazioni dell’ordine di 1 µm; ad esempio:
‐ l’irregolarità geometrica delle superfici di misura;
‐ La variazione della forza di contatto dovuta alle caratteristiche
di funzionamento della frizione;
‐ Le piccole variazioni di temperatura intorno alla temperatura di
riferimento
Tutti questi fattori saranno presenti anche se la misurazione verrà
fatta con la massima attenzione in ambiente molto controllato, e
sono dovuti principalmente alle condizioni intrinseche di
funzionamento dello strumento. La variabilità osservata in tali
condizioni assume il nome di Ripetibilità.
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 23
Ripetibilità
Dispersione dei risultati in condizioni strettamente controllate.

Si verifica replicando la misurazione del misurando in brevi


intervalli di tempo senza alcuna modifica delle condizioni di
misura.

Consente di verificare la condizione limite di miglior


funzionamento, quindi permette di valutare se uno strumento sia
o non sia adeguato agli obiettivi di misura richiesti.
Le condizioni di prova della ripetibilità la rendono nello stesso
tempo facile da determinare e molto sensibile a variazioni
funzionali dello strumento, per cui è un metodo ben adatto alla
conferma metrologica (ISO 10012)

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 24


Effetto della variabilità casuale
Altri fattori producono effetti spesso più ampi:
‐ l’irregolarità geometrica del misurando (teorema della patata);
‐ la variazione della forza di contatto dovuta a modi operativi
diversi degli operatori;
‐ grandi variazioni di temperatura ambientale rispetto alla
temperatura di riferimento.
Questi fattori non saranno presenti se la misurazione verrà fatta
con la massima attenzione in ambiente molto controllato, ma
saranno presenti nelle normali condizioni di lavoro.
La variabilità di misura corrispondente assume il nome di
Riproducibilità.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 25


Riproducibilità

Dispersione dei risultati in condizioni pratiche di lavoro, rappresentative


della situazione normale di misura.
Ad esempio:
1) Le misure sono effettuate da operatori diversi.
2) Si effettuano misurazioni in condizioni ambientali diverse
(temperatura, pressione, umidità, ecc.).
3) Tra due cicli di misura lo strumento viene smontato e rimontato.

Si noti che le condizioni di riproducibilità non sono determinate in modo


fisso, ma variano secondo l’applicazione dello strumento. Dovrebbero,
quindi, essere descritte insieme al valore di riproducibilità
corrispondente.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 26


Ripetibilità e Riproducibilità

La valutazione delle caratteristiche di ripetibilità e riproducibilità non


richiede l’uso di campioni tarati, quindi non subiscono i costi della
taratura.
Ad esempio possiamo valutare la ripetibilità o la riproducibilità di una
bilancia usando come massa di riferimento per le prove ripetute un
pietra di fiume ben pulita (questo è detto per rendere chiara l’idea che il
campione utilizzato deve solo essere stabile per tutto il ciclo di prove di
valutazione).
Spesso la valutazione della riproducibilità è sufficiente per tutte le
attività di prova in linea, quando non siano misure vere e proprie ma
azioni di confronto con un pezzo campione.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 27


Accuratezza

Definisce la capacità dello strumento di dare mediamente misure


prossime a quelle definite dal campione nazionale della grandezza
corrispondente.
È il risultato dell’operazione di taratura di uno strumento
(confronto con un campione di riferimento).
È un’informazione necessaria se si utilizza uno strumento per
determinare una misura (valore e incertezza) che debba essere
confrontabile con altri valori dello stesso misurando ottenuti in
modo indipendente.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 28


Incertezza

Incertezza (VIM 3.9)


“Parametro, associato al risultato di una misurazione, che caratterizza la dispersione dei
valori ragionevolmente attribuibili al misurando.“

I contributi dell’incertezza sono costituiti da errori sistematici (evidenziate dall’operazione


di taratura e descritte dalla caratteristica di accuratezza) e da errori accidentali
(evidenziate da prove replicate e descritte dalla caratteristica di riproducibilità), dopo che
sono state eliminate tutte le cause note di errore.
L’incertezza è, quindi, una composizione degli effetti accidentali (Fedeltà) e degli errori
sistematici (Accuratezza).
In inglese quanto valutato con l’incertezza (uncertainty) può essere anche descritto con la
caratteristica opposta, quella di non essere incerto, che in italiano non ha un termine
ufficiale proprio (una volta veniva definita Precisione),

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 29


Terminologia

Attenzione alla terminologia italiana e inglese:


Accuratezza => Trueness
Errore sistematico => Bias

Prove replicate => Precision

In italiano il termine «Precisione» è utilizzato solo nell’accezione


di «classe di precisione».

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 30


Errori sistematici

Sono errori sufficientemente ampi da poter essere distinti da


quelli accidentali. Possono essere:
• corretti, qualora se ne conosca la legge, si puo’ calcolare e
sottrarre dal valore di misura
• compensati, qualora si utilizzi un fenomeno fisico che compensi
le variazioni della misurazione. Ad es. uno strumento di misura
che, essendo costituito dello stesso materiale del misurando,
sia soggetto alle stesse variazioni.
• eliminati eliminando la causa, qualora ad es. la causa dell’errore
sia la temperatura, si procede alle misurazioni in un ambiente a
temperatura controllata

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 31


Errori di misura

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 32


Errori di misura

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 33


Errore di parallasse

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 34


Errore di parallasse

Per evitare l’errore di


parallasse, si usa anche
27
mettere uno specchio sul
piano della scala di misura.
osservazione
corretta
La collimazione corretta
osservazione viene così indicata dalla
sbagliata
condizione di
specchio
sovrapposizione dell’indice
immagine
con la sua immagine.
specchio
errore di parallasse
immagine

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 35


Errore di mobilità
Errore di moblità Diagramma di una prova di 
determinazione della soglia di 
100
90 X X mobilità. La soglia di mobilità può 
80
70
essere presa sull’entrata E o sull’uscita 
B
U, scegliendo quella delle due per cui 
Uscita

60
2m
40 A
si ha una risoluzione migliore.
30
20 Soglia di mobilità
10
0 160
0 20 40
Entrata 60 80 100 140
Soglia
120
di mobilità
100

Uscita
80

Schema della prova dell’errore  60
40

di mobilità m 20
0
-40 10 60 110 160
Entrata

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 36


Errore di inversione
Errore d'inversione

110

90

70
Uscita

50

30

10

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110


Entrata

Schema del comportamento dell’errore d’inversione, che ha la 
caratteristica di essere sensibilmente costante su tutta la scala
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 37
Errore di inversione
Errore di linearità e isteresi

100

80
Uscita

60

40

20

0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110
Entrata

Rappresentazione dell’errore di linearità, errore d’isteresi ed 
errore combinato di linearità ed isteresi
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 38
Errori accidentali

Sono gli errori che restano dopo avere corretto, compensato o


eliminato gli errori sistematici.
Hanno carattere aleatorio e possono essere gestiti con metodi
statistici.

Incidenti di misura:
Sono aleatori, ma rari e di entità sensibilmente più elevata rispetto
agli errori accidentali. Vengono gestiti con i principi di esclusione
(ad es. outlier).

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 39

Das könnte Ihnen auch gefallen