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 La credenza su cui si basa il pensiero primitivo e’ il credere nel potere illimitato della

mente, di dar forma alla realta’, di determinare lo svolgersi degli eventi.

 La credenza su cui si basa il pensiero scentifico moderno e’ esattamente l’opposto,


vale a dire il credere nel potere illimitato degli oggetti, di dar forma al pensiero, di
determinare completamente la sua evoluzione, di essere interiorizzati nella mente e
dalla mente.

 La psicologia sociale e’ una manifestazione del pensiero scentifico, studia il sistema


cognitivo. Ovviamente quelle che chiamiamo tendenze cognitive subiscono
distorsioni soggettive e tendenze affettive:

1. Non siamo consapevoli di alcune delle cose piu’ ovvie. Questa invisibilita’ non
e’ dovuta ad alcuna mancanza di informazioni provenienti dall’occhio, ma solo
ad una frammentazione preesistente della realta’, ad una classificazione delle
persone e delle cose della realta’, che fa si’ che alcune siano visibili mentre
altre rimangono invisibili.

2. Possiamo osservare spesso che alcuni fatti che davamo per scontati, che
erano basilari per la nostra comprensione e per il nostro comportamento, tutto
ad un tratto si rivelano essere pure illusioni

3. Le nostre reazioni agli eventi, le risposte agli stimoli sono rapportate ad una
certa deifinizione, comune a tutti i membri della comunita’ cui apparteniamo.

 In ciascun di questi casi possiamo osservare che intervengono rappresentazioni che


ci guidano verso cio’ che e’ visibile ed a cui dobbiamo rispondere, oppure che
collegano l’apparenza con la realta’, oppure ancora che deifiniscono tale realta’.

 In realta’ noi sperimentiamo solo, e percepiamo solo un mondo in cui ad un estremo,


abbiamo familiarita’ con cose fatte dall’uomo che rappresentano altre cose fatte
dall’uomo. Quindi ci troviamo a volte in situazioni in cui abbiamo bisogno di un segno
di qualche tipo che ci aiuti a distinguire una rappresentazione da un’altra , oppure una
rappresentazione da cio’ che rappresenta.

 Due ruoli delle rappresentazioni sociali:

1. Convenzionalizzano gli oggetti, le persone e gli eventi che incontriamo nel


nostro percorso, fornendo loro una forma precisa, assegnandoli ad una data
categoria e definendoli in maniera graduale quale modello di un certo tipo,
distinto e condiviso da un gruppo di persone. Tutti i nuovi elementi aderiscono
a questo modello e si integrano con esso. Quando una persona o un oggetto
non si conforma precisamente al modello, li forziamo ad assumere una data
forma, a entrare in una data categoria anche a rischio di non capirli ne’
decodificarli.

2. Le rappresentazioni sono prescrittive, cioe’ si impongono a noi con la forza


irresitibile. Per tutte le domande troviamo una risposta preconfezionata, nel
linguaggio psicoanalitico, e ci sara’ una spiegazione per ciascuna delle nostre
azioni compiute o non compiute nei termini delle espierienze della nostra
prima infanzia o in relazione ai nostri desideri sessuali. Tutti i sistemi di
classificazione, tutte le immagini e tutte le descrizioni che circolano nell’ambito
di una societa’, persino quelle scientifiche, implicano un legame con sistemi e
immagini precedenti, una stratificazione nella memoria colettiva e una
riproduzione nel linguaggio, che riflette invariabilmente la conoscenza passata
e che supera i limiti posti dall’informazione disponibile.

 Ogni volta che incontriamo delle persone o delle cose, e facciamo la loro
conoscenza, sono implicate sempre e dovunque delle rappresentazioni. Gli individui
e i gruppi creano rappresentazioni nel corso della comunicazione e cooperazione. Le
rappresentazioni non sono create dagli individui isolati, tuttavia, una volta create
hanno una vita propria, circolano, si fondono, si attraggono e si respingono dando
origine a nuove rappresentazioni mentre le vecchie scompaiono.

 Capitolo 2 - Una societa’ pensante – gli individui e i gruppi, lungi dall’essere recettori
passivi, pensano autonomamente, producono e comunicano le loro proprie specifiche
rappresentazioni, e le soluzioni ai problemi che loro stessi si pongono.

 Le rappresentazioni sociali dovrebbero essere considerate come un modo specifico


di comprendere e di comunicare cio’ che gia’ sappiamo. Esse hanno sempre due
facce: l’iconica e la simbolica, che sono indipendenti come il retto e il verso di un
foglio di carta. Sappiamo che : Rappresentazione = immagine/significato: in altre
parole essa fa corrispondere ogni immagine ad un’idea e ogni idea ad un’immagine.

 Il linguaggio stesso veicola rappresentazioni, e’ collocato a meta’ strada tra il


linguaggio dell’osservazione e il linguaggio della logica: il primo, che esprime puri fatti
– ammesso che cose del genere esistano – e il secondo che esprime simboli astratti.

 Il mondo della nostra esperienza e dela nostra realta’ si e’ spaccato in due, e le leggi
che governano il nostro mondo quotidiano ora non hanno piu’ alcuna chiara relazione
con quelle che governano il mondo della scienza.

 I mass media hanno accelerato questa tendenza, moltiplicano questi cambiamenti e


incrementato il bisogno di un legame fra le nostre scienze puramente astratte e le
credenze in generale da una parte, e le nostre concrete attivita’, come individui sociali
dall’altra. In altre parole, c’e’ un continuo bisogno di ricostituire il senso comune o la
forma di comprensione che crea il substrato di immagini e significati senza i quali
nessuna collettivita’ puo’ operare. La caratteristica specifica di queste
rappresentazioni e’ che esse trasmutano le idee in esperienze collettive e le
interazioni in comportameno o possono essere, piu’ vantaggiosamente, paragonate
ad opere d’arte che a reazioni meccaniche.

 Le rappresentazioni collettive sono un termine esplicativo e si riferiscono ad una


classe generale di idee e credenze ( scienza, mito, religione etc.) per noi esse sono
fenomeni che necessitano di essere descritti, e di essere spiegati. Esse sono
fenomeni specifici correlati ad un modo particolare di comprendere e comunicare –
un modo che crea sia la realta’, sia il senso comune. E’ per porre enfasi su tale
distinzione che io uso il termine social invece del termine collettivo.

 Tutta la conoscenza presupponeva tale visione della realta’, ed una disciplina che si
occupava di una delle due sfere era totalmente differente da una disciplina che si
occupava dell’altra, non avendo le scienze sacre assolutamente niente in comune
con le scienze profane. Questa distinzione e’ stata ora abbandonata. Essa e’ stata
sostituita da un’altra distinzione, fondamentale, tra universi consensuali e universi
reificati.

 L’uomo e’ la misura di tutte le cose. Negli universi reificati la societa’ e’ trasformata in


un sistema di entita’ solide, fondamentali, invarianti, che sono indifferenti alla
individualita’ e prive di identita’. Questa societa’ ignora se stessa e le sue creazioni
che vede solo come oggetti isolati quali persone, idee, ambienti ed attivita’.

 In un universo reificato la societa’ e’ vista come un sistema caratterizato da ruoli


differenti ed ineguaglianza di classe. Solo acquisizione di una cera competenze
determina il loro grado di partecipazione secondo il merito, il loro diritto di svolgere la
funzione il medico, psicologo, sindacalista o di astenersene in relazione al fatto che
essi non hanno competenza in materia. Lo scambio dei ruoli, l’intercambialita’ delle
posizioni, costituiscono modi diversi di acquisire competenze, di isolarsi o di essere
differenti. In questo modo ci confrontiamo l’un l’altro all’interno del sistema come
organizzazioni prestabilite, ognuna con le sue regole e i suoi regolamenti. Dove le
costrizioni che noi sperimentiamo e la sensazione che non possiamo cambiarle a
nostro piacere. Esiste un comportamento appropriato in ogni circostanza, una
formula linguistica per ogni confronto e, inutile a dirsi, l’informazione appropriata per
un dato contesto. Noi siamo vincolati dalle regole dell’organizzazione, che
corrispondono ad una sorta accettazione generalizzata piuttosto che a una sequenza
di accordi.

 In un universo consensuale la societa’ e’ vista come un gruppo di individui che sono


uguali e liberi, ciascun qualificato a parlare in nome del gruppo e la sua egida. Cosi’
si assume che nessun membro possegga una competenza esclusiva, ma ciascuno
puo’ acquisire quasivoglia competenza che potrebbe essere richiesta dalle
circostanze. Sotto queso aspetto, ciascun agisce come un amateur competente o
come un osservatore curioso,. Nella maggior parte dei luoghi pubblici si possono
incontrare questi politici, dottori, educatori che esprimono le loro opinioni. Questi
mondi sono oggi istituzionalizzati nei club, nelle associazioni e nei caffe’, cosi’ come
in passato lo erano nei salotti e nelle accademie. A lungo andare la conversazione
crea nuclei di stabilita’ e di ripetizione, una comunanza di significato tra coloto che
partecipano. Le regole di quest’arte conservano tutto un complesso di ambiguita’ e le
convenzioni senza le quali non esisterebbe vita sociale. Esse mettono gli individui in
grado di condividire un insieme implicito di immagini e di idee, che sono assunte
come date e sono condivise da tutti.Il pensiero’ e’ espresso ad alta voce. Pensare
diventa una rumorosa attivita’ pubblica che soddisfa il bisogno di comunicare, e cosi’
conserva e consolida il gruppo.

 Il contrasto fra i due universi ha un impatto psicologico. La linea che li demarca divide
in due la realta’ collettiva e la realta’ fisica. Risulta subito evidente che le scienze
rappresentano gli strumenti attraverso i quali comprendiamo l’universo reificato,
mentre le rappresentazioni sociali hanno a che fare con l’universo consensuale.
Scopo del primo e’ di stabilire un mappa di forze, oggetti ed eventi che sono
indipendenti dai nostri desideri e al di fuori della nostra consapevolezza. Dall’altra
parte le rappresentazioni ristabiliscono la consapevolezza collettiva e le danno forma,
spiegando oggetti ed eventi in modo tale da renderli accessibili a tuttti e da farli
coincidere con i nostri interessi immediati.

 Capitolo 3 - Le rappresentazioni sociali devono essere viste come un ambiente in


relazione all’individuo o al gruppo, ed esse sono specifiche dalla nostra societa’.

 Lo scopo di tutte le rappresentazioni e’ quello di rendere qualcosa di inconsueto,


familiare. Gli universi consensuali sono posti in cui ciascuno desidera sentirsi a casa,
al sicuro da qualsiasi rischio o conflitto. Tutto cio’ che viene detto e fatto in questi
universi conferma solamente credenze e interpretazioni acquisite, corrobora la
tradizione piuttosto di contraddirla. Nel suo complesso, la dinamica delle relazioni e’
una dinamica di familiarizzazione dove oggetti, individui ed eventi sono percepiti e
intesi in relazione a incontri o paradigmi precedenti. Ne risulta che la memoria prevale
sulla deduzione, il passato sul presente, la risposta sullo stimolo e l’immagine sulla
realta’. Una cosa e’ accettare e comprendere cio’ che e’ familiare, per abituarsi
progressivamente ad esso e fare in modo che esso rientri nella routine; altra cosa e’
preferirlo come standart di riferimento e misurare su di esso tutto cio’ che accade e
viene percepito.

 Quando un individuo non trova quello che si aspettava di trovare, e resta con un
senso di incompletezza e di confusione. E’ in questo modo che l’handicappato
mentale, o le persone che appartengono ad altre culture, sono disturbanti, poiche’
essi sono come noi eppure non sono come noi. Infatti tutte le cose proibite e remote,
argomenti o persone, quelle che abbiamo esiliato alle estreme frontiere del nostro
universo, sono sempre dotate di caratteristiche immaginarie, ed esse preoccupano e
disturbano proprio perche’ ci sono senza esserci, sono percepite senza essere
percepite, la loro irrealta’ diventa evidente quando siamo in loro presenza, quando la
loro realta’ ci si impone. Il non familiare attrae ed affascina gli individui e le comunita’
e, nello stesso tempo, li allarma, li costringe a rendere esplicite le implicite assunzioni
che sono alla base di consenso. E quando la diversita’ si impone a noi sotto la forma
di qualcosa ‘non abbastanza’ come dovrebbe essere, noi istintivamente la rifiutiamo
perche’ minaccia l’ordine prestabilito. L’atto di rappresentazione e’ un mezzo per
trasferire cio’ che ci disturba, cio’ che minaccia il nostro universo, dall’esterno
all’interno.

 Nei nostri universi consensuali la tensione di base tra il familiare e il non familiare si
risolve sempre in favore del primo. Prima di vedere e di ascoltare una persona noi
l’abbiamo gia’ giudicata, l’abbiamo classificata e ce ne siamo creati un’immagine.
Cosi’ che tutte le indagini che facciamo, e gli sforzi che compiamo per ottenere
informazioni, servono solamente a confermare questa immagine.

 Le rappresentazioni sono sempre il risultato di uno sforzo costante di rendere


consueto e reale qualcosa che e’ inconsueto e che ci da’ un senso di estraneita’. E
attraverso loro noi dominiamo questo qualcosa e lo integriamo nel nsotro universo
mentale e fisico che ne risulta, cosi’, arricchito e trasformato. Dopo una serie di
accomodamenti, cio’ che era lontano sembra a portata di mano, cio’ che sembra
astratto diventa concreto e quasi normale. Tale processo ci rassicura e ci conforta.

 Il contrasto con la scienza e’ straordinario. La scienza procede nel modo opposto,


dalla premessa alla conclusione.

 Capitolo 4 – Nel passato la scienza era basata sul senso comune e rendeva il senso
comune meno comune, ma adesso il senso comune e’ la scienza resa comune.

 Ancoraggio – si sforza di ancorare le idee insolite, di ridurle a categorie e immagini


ordinarie, di porle in un contesto familiare. E’ un processo che porta qualcosa di
estraneo che ci riguarda nel nostro particolare sistema di categorie e lo confronta con
il paradigma di una categoria che riteniamo adatta. Quindi e’ classificare e dare un
nome a qualcosa. Le cose che non sono classificate e sono prive di un nome sono
aliene, inesistenti, nello stesso tempo minacciose. Il primo passo verso l’accettazione
di un oggetto o di una persona, e’ intrapreso quando siamo in grado di porli in una
data categoria, di etichettarli con un nome familiare.

 La neutralita’ e’ proibita proprio dalla logica del sistema in cui ciascun oggetto ed
essere deve avere un valore positivo o negativo ed assumere un dato posto in una
gerarchia chiaramente graduata.

 Categorizzare qualcuno o qualcosa equivale a scegliere uno dei paradigmi


immagazzinati nella nostra memoria e stabilire una relazione positiva o negativa con
esso. Tali decisioni sono generalmente raggiunte in uno di questi due modi:
generalizzando o particolarizzando.

 Nella nostra societa’ dare una nome ha un significato molto speciale, quasi solenne.
Nel momento in cui assegniamo un nome a qualcosa, noi la liberiamo da una
disturbante anonimita’ per dotarla di una genealogia e per includerla in un complesso
di parole specifiche, per collocarla, di fatto, nella matrice d’identita’ della nostra
cultura.

 Le conseguenze di dare un nome:

1. La persona o la cosa possono essere descritte e acquisiscono certe


caratteristiche, certe tendenze.

2. La persona/cosa si differenziano da altre persone o cose.

3. La persona/cosa diventano l’oggetto di una convenzione tra quelli che


l’adottano e condividono la stessa convenzione.

 Questo e’ il risultato della routinazzazione – un processo che ci rende capaci di


pronunciare, leggere e scrivere una parola o una nozione familiare al posto di una
parola/una nozione meno familiare.

 Oggettivazione – trasformare qc di astratto in qc di quasi concreto, di tradurre cio’ che


e’ nella mente in qc che esiste nel mondo fisico. Satura di realta’ l’idea della non
familiarita’, la trasforma nella essenza della realta’. Percepita in un primo momento in
un universo remoto, puramente intellettuale, essa appare davanti ai nostri occhi fisica
ed accessibile.

 La materializzazione di un’astrazione e’ una delle caratteristiche piu’ misteriose del


pensiero e del linguaggio. Le autorita’ politiche e intellettuali di ogni genere sfruttano
cio’ per sottomettere le masse. In altre parole, tale autorita’ si basa sull’arte di
trasformare una rappresentazione della realta’ della rappresentazione, la parola per
una cosa nella cosa per parola. In primo momento, oggettivare significa scoprire la
qualita’ iconica di un’idea o di un essere imprecisi, riprodurre un concetto in
un’immagine. Quindi, quando l’immagine collegata ad una parola o ad un’idea si
distacca e circola liberamente nella societa’ essa e’ accettata come una realta’, una
realta’ convenzionale naturalmente.

 L’immagine del concetto cessa di essere un segno e diventa una replica della realta’.
Allora la nozione o l’entita’ dalla quale e’ derivata perde il suo carattere astratto,
arbitrario, ed acquisisce un’esistenza quasi fisica, independente.

 La seconda fase, in cui l’immagine e’ totalmente assimilata a cio’ che e’ percepito


prende il posto di cio’ che e’ concepito.

 La nostra cultura e’ favorevole agli oggetti, essa ci incoraggia ad oggettivare ogni


cosa che incontriamo. Noi personifichiamo sentimenti,classi sociali, la cultura.

 La tendenza a trasformare verbi i sostantivi e’ un sicuro segno che la grammatica si


sta oggettivando, che le parole rappresentano le cose.

 Ancoraggio e oggettivazione sono modi di manipolare la memoria. Il primo la


mantiene in moto, dal momento che questo processo e’ autodiretto, esso
continuamente immette e toglie oggetti, le classifica secondo il tipo, etichetta con il
nome. Il secondo processo, essendo piu’ o meno eterodiretto, trae da essa concetti
ed immagini per mescolarli e riprodurli nel mondo esterno per decifrare attraverso cio’
che e’ gia’ noto le cose che bisogna conoscere.

 Capitolo 5 – La teoria delle rappresentazioni sociali, d’altra parte, assum come punto
di partenza la diversita’ degli individui, degli atteggiamenti dei fenomeni in tutta la loro
stranezza e non previdibilita’. Il suo scopo e’ di scoprire come gli individui e i gruppi
possono costruire un mondo stabile, prevedibile, a partire da questa diversita’.

 La teoria delle rappresentazioni sociali assume che noi agiamo su due differenti
classi di motivazione, che il pensiero e’ bicausale piuttosto che monocausale e che
stabilisce simultaneamente una relazione di cause ed effetto ed una relazione di fini e
mezzi. E’ in questa dualita’ che le rappresentazioni differiscono dalla scienza.
Quando un fenomeno ricorre noi stabiliamo una correlazione tra noi stessi ed esso e
poi troviamo qualche spiegazione significativa che suggerisce l’esistenza di una
regola o di una legge che deve ancora essere scoperta.

 La causalita’ primaria alla quale noi spontaneamente ci rivolgiamo dipende dalle


finalita’- dall’effetto alla causa. La causalita’ secondaria, che non e’ spontanea, e’ una
causalita’ efficiente – dalla causa all’effetto.

 Capitolo 6 – La conversazione e’ come il punto centrale dei nostri universi


consensuali, poiche’ essa modella ed anima le rappresentazioni sociali, e da’ loro
una vita propria. Considerare le rappresentazioni sociali come un mezzo di
ricostruzione della realta’. Attraverso la comunicazione gli individui conferiscono una
realta’ fisica e idee e immagini, a sistemi di classificazione e di denominazione.

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