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CAPITOLO
3
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LA LEGGE COSTITUTIVA
ELASTO-PLASTICA
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
Parte fissa
afferraggi
Carico, P
2
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
allungamento 'l, un tratto di lunghezza iniziale doppia Poisson ed è universalmente indicato con la lettera v.
andrà necessariamente soggetto ad un allungamento La sua definizione è data in Eq. 3. 3.
doppio. L’allungamento è quindi proporzionale alla
lunghezza iniziale del tratto di misura. H~ trasv
La curva carico-spostamento ottenuta è pertanto Q
H~
dipendente non solo dal materiale di cui è costituito il
Eq. 3. 3
provino, ma dalle dimensioni della sezione e dalla
lunghezza della zona di misura considerata. Le
Il coefficiente di Poisson per i materiali isotropi deve,
precedenti considerazioni implicano che, dividendo il
per ragioni fisiche, essere minore di 0.5. Esso è
carico per la sezione del provino e l’allungamento per
tipicamente compreso fra 0.0 e -0.5, sebbene possano
la lunghezza iniziale, si ottengono grandezze
esistere materiali, detti auxetici, che presentano
indipendenti da tali caratteristiche geometriche.
coefficienti di Poisson negativi. I valori fra -1.0 e 0.0
In via preliminare, pertanto, si può definire uno sforzo
sono infatti ammissibili.
nominale o ingegneristico, dato dal rapporto fra il
carico applicato durante la prova e la sezione originale
del provino, A0 (Eq. 3. 1). Fissata la lunghezza della r
zona di misura, quindi, si definisce inoltre una
deformazione nominale o ingegneristica come rapporto
fra l’allungamento della zona di misura e la sua
lunghezza iniziale (Eq. 3. 2). r0
P
V0
A0 l
Eq. 3. 1
l0
l l0 'l
H~
l0 l0
Eq. 3. 2
X1 x1
Assumendo che lo sforzo e la deformazione siano X2 x2
costanti nella zona di misura del provino, la curva
sforzo-deformazione ottenuta misurando il carico e X3 x3
l’allungamento e applicando le definizioni in Eq. 3. 1 e Figura 3.4 – Processo deformativo di un
Eq. 3. 2, è una caratteristica del materiale del provino. provino cilindrico durante la prova di
Dimensionalmente, lo sforzo rappresenta una forza per trazione uni assiale
unità di superficie, [V0]=[F][L]-2, ed ha le unità di
misura di una pressione (Pa = Nm-2, nel SI). La La Figura 3.4 schematizza il processo di deformazione
deformazione, invece, è adimensionale. La durante la prova di trazione di un provino cilindrico. La
deformazione è spesso espressa come deformazione lunghezza passa da l0 a l, mentre il raggio diminuisce
percentuale, moltiplicando per un fattore 100 il valore da r0 a r. La deformazione trasversale, per il provino
ottenuto dall’Eq. 3. 2 o in termini di cilindrico risulta:
microdeformazioni, PH, ottenute moltiplicando per 106
il valore fornito dall’Eq. 3. 2. r r0
La deformazione nominale in Eq. 3. 2 misura H~ trasv
l’allungamento del provino nella direzione di r0
applicazione del carico, ma questa misura non descrive Eq. 3.4
completamente il cambiamento di configurazione che il
provino subisce durante la prova. Infatti, con Poiché la sezione si contrae durante la prova, l’area
l’applicazione del carico di trazione, il provino si trasversale del provino, sulla quale agisce lo sforzo
allunga e, contemporaneamente, la sua sezione cambia e, nella prova di trazione, diminuisce. Il valore
trasversale si contrae. Tale contrazione dà luogo a una dell’area sulla quale effettivamente agisce lo sforzo
deformazione trasversale H~ trasv . durante la prova è A < A0. Analogamente, si può
Quando il provino si allunga la deformazione definita osservare che la deformazione definita in Eq. 3. 2
in Eq. 3. 2 è positiva. Poiché la sezione si contrae misura l’allungamento rispetto alla dimensione iniziale
quando il provino si allunga, la deformazione della zona di misura, l0 che, durante la prova, cambia.
trasversale è, nella prova di trazione, negativa. Pertanto gli sforzi e le deformazioni ingegneristiche,
L’andamento del rapporto fra l’opposto della definiti in Eq. 3. 1 e Eq. 3. 2 sono riferiti alle
deformazione trasversale e la deformazione nella dimensioni iniziali del provino e si pone il problema di
direzione di allungamento è una proprietà del differenziare tali misure da quelle riferite alla
materiale. Tale rapporto è chiamato coefficiente di configurazione deformata.
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
Da questo punto di vista è sicuramente riconoscibile, in completamente rimosso, si può misurare il livello di
entrambe le curve riportate in Figura 3.6, un primo deformazione permanente, Hp. La deformazione totale
tratto di curva in cui la risposta è lineare. In questo raggiunta durante la prova, può pertanto essere
tratto, OA, la rimozione del carico applicato comporta decomposta in una parte elastica, He ed in una plastica
il ritorno del provino alla configurazione indeformata. Hp, come formalizzato dall’Eq. 3. 9.
Il comportamento del materiale si dice elastico-lineare
ed è caratterizzato dal fatto che il lavoro compiuto per
H He H p
deformare il provino è conservato sotto forma di
Eq. 3. 9
energia elastica nel materiale ed è completamente
restituito rimuovendo il carico applicato, senza effetti
Un aspetto particolarmente significativo delle
dissipativi.
deformazioni plastiche è che l’evidenza sperimentale
Per lo stato di sforzo uniassiale corrispondente alla
mostra come esse si sviluppino mantenendo costante il
prova, la relazione fra lo sforzo e la deformazione è
volume del materiale. Il processo di deformazione
caratterizzata da una costante di proporzionalità, E, che
plastica avviene dunque a volume costante e ciò ha una
rappresenta il modulo elastico o modulo di Young del
conseguenza diretta sul valore del coefficiente di
materiale.
Poisson, definito in Eq. 3. 3, in campo plastico.
Se si considera, infatti, un provino cilindrico come
V EH
quello rappresentato in Figura 3.4, la variazione di
Eq. 3. 8
lunghezza e la varazione di area per un incremento
infinitesimo di deformazione plastica, dHp, risultano:
Il modulo di Young rappresenta la pendenza della retta
V-H in campo elastico-lineare e ha dimensioni identiche
a quelle dello sforzo, essendo la deformazione dl ldH p
adimensionale. Il modulo di Young è uguale al valore
dello sforzo che è teoricamente necessario per ottenere
dA S r dr 2 Sr 2 2Srdr
2Sr vrdH p
Eq. 3.10
una deformazione pari a 1, cioè del 100%,
corrispondente al raddoppio della lunghezza del
Se il volume rimane costante, la variazione di volume
provino per la definizione di deformazione
dV deve essere nulla. I passaggi riportati in Eq. 3.11
ingegneristica, riportata in Eq. 3.2,. Tale livello di
dimostrano che la condizione dV =0 implica un valore
deformazione, com’è intuibile, è molto superiore a
paro a 0.5 per il coefficiente di Poisson in campo
quello cui possono essere sottoposti in realtà i materiali
plastico.
metallici prima di subire rotture.
Dopo il tratto elastico-lineare, le curve possono anche
presentare un tratto AA’ che non è più lineare, ma è dV A dAl dl Al
sempre caratterizzato da un comportamento elastico e ldA Adl l 2Sr 2 vdH p Sr 2 ldH p
implica, per definizione di elasticità, la restituzione
dell’intera energia di deformazione in assenza di lSr 2 2v 1dH p 0
deformazioni residue allo scarico. L’elasticità, quindi, v 0.5
non comporta necessariamente la linearità della Eq. 3.11
risposta. Il comportamento nel tratto OA è definibile
elastico e lineare, mentre nel tratto AA’ il Dopo lo snervamento, i materiali metallici possono
comportamento è solo elastico e il limite individuato presentare andamenti diversi. Nel comportamento in
dal punto A è definito limite di proporzionalità. Figura 3.6-A, tipico degli acciai dolci a basso tenore di
Quando lo sforzo applicato supera il livello carbonio o degli acciai ricotti, lo snervamento è seguito
corrispondente ad A’ si attivano meccanismi anelastici da una diminuzione dello sforzo, che si stabilizza su un
che comportano la comparsa di deformazioni plastiche valore costante fino al punto A’’. In questo tipo di
permanenti. Tale fenomeno è definito snervamento del comportamento, lo snervamento è immediatamente
materiale metallico e il carico al quale avviene è rilevabile. Il valore di sforzo corrispondente ad A’ è
definito limite di snervamento (VY). detto limite di snervamento superiore, mentre quello
Le deformazioni permanenti sono collegate al moto corrispondente ad A’’ è detto limite di snervamento
delle dislocazioni e, a differenza delle deformazioni inferiore. Quest’ultimo valore di sforzo è il limite
che avvengono prima dello snervamento, sono convenzionalmente utilizzato come carico di
irreversibili. Quando il carico è rimosso, quindi, il snervamento nelle progettazione strutturale con questo
materiale non ritorna alla configurazione indeformata. tipo di materiali. Nella curva sforzo-deformazione
Tuttavia la comparsa delle deformazioni plastiche non descritta in Figura 3.6-A, il livello di sforzo si
influenza la rigidezza del materiale in campo elastico. mantiene costante dopo lo snervamento, fino a un
Ciò è rilevabile dal comportamento del materiale allo punto B, oltre il quale lo sforzo torna a salire. Il
scarico: se lo sforzo è gradualmente rimosso dopo che comportamento fra A’’ e B è detto comportamento
si è superato il limite A’ la curva sforzo-deformazione perfettamente plastico.
allo scarico è una retta, con una pendenza identica a In Figura 3.6-B è rappresentato il comportamento di
quella del tratto OA’. Allo scarico, quando lo sforzo è tipico di altri materiali metallici elasto-plastici, quali,
ad esempio, le leghe di alluminio, gli acciai legati o le
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leghe di titanio. In questo tipo di comportamento non è positivo dV che riesce, tuttavia, appena a compensare la
possibile identificare con chiarezza lo snervamento del riduzione di area dA. Poiché, come sarà evidenziato
materiale e si usa un limite convenzionale, basato su un anche in seguito, la deformazione plastica avviene
livello pre-definito di deformazione plastica pressoché a volume costante, è possibile legare la
sviluppatasi dopo l’attivazione dei meccanismi variazione di area alla deformazione, applicando i
anelastici. Tipicamente, si definisce come limite di seguenti passaggi:
snervamento, il livello di sforzo cui corrisponde, allo
scarico, una deformazione plastica dello 0.2%. Tale V Al cost
punto è indicato da A’’ in Figura 3.6-B,
dV ldA Adl 0
In entrambi i casi riportati in Figura 3.6, dopo lo
snervamento e l’eventuale fase di comportamento dA dl
H
elastico-perfettamente plastico, lo sforzo ingegneristico A l
aumenta. E’ quindi necessario incrementare lo sforzo Eq. 3. 14
applicato per generare altre deformazioni plastiche.
Questo fenomeno è noto con il nome di incrudimento. Applicando l’Eq. 3. 14 nella condizione riportata in
Il valore dello sforzo ingegneristico sale fino al valore Eq. 3. 13 si ottiene:
massimo nel punto indicato con C in entrambe le curve dV dV
presentate in Figura 3.6. Si osservi che il provino, nella dP 0 dH V
V dH
condizione indicata con C, non è rotto, ma che
Eq. 3. 15
comunque il corrispondente livello di sforzo è il valore
massimo, ingegneristico, che può essere trasmesso
L’Eq. 3. 15 mostra che quando la pendenza della curva
attraverso il provino. Tale valore è definito carico
sforzi veri – deformazione vere, che tende a diminuire
unitario a rottura o resistenza a trazione del materiale
come indicato in Figura 3.6, eguaglia il valore dello
(VU). In corrispondenza di tale punto si può definire sforzo, il carico P non può aumentare.
una deformazione a rottura, HU. Questo valore di Conseguentemente la curva sforzi-deformazioni
deformazione non deve essere mai essere confuso con ingegneristica avrà un massimo.
l’allungamento a rottura, che verrà definito in seguito. Poiché il materiale non è omogeneo a livello micro
In realtà, oltre il punto C, gli andamenti degli sforzi strutturale, non tutte le sezioni giungeranno
veri e degli sforzi ingegneristici divergono in modo contemporaneamente alla condizione indicata dall’Eq.
rilevante. L’andamento degli sforzi veri è
3. 15 , ed il processo di cedimento inizierà in una
qualitativamente rappresentato in Figura 3.6 dalle linee
determinata zona del provino. Dal verificarsi di tale
tratteggiate. Il brusco incremento della divergenza fra
condizione in poi, tuttavia, il carico trasmesso
le due misure di sforzo è dovuto al meccanismo di
attraverso le sezioni coinvolte nel processo può solo
cedimento del provino, che si attiva in prossimità dello
diminuire e, poiché le sezioni sono poste in serie nel
sforzo ingegneristico di rottura e che, per i materiali
provino, deve diminuire il carico applicato al provino.
metallici, è tipicamente caratterizzato da un fenomeno
Ciò comporta che le altre zone, che erano giunte in
definito strizione. A livello semplificato il fenomeno
prossimità della condizione descritta in Eq. 3. 15,
può essere compreso con alcune considerazioni di base.
iniziano a scaricarsi elasticamente, poiché sarebbe
Infatti, lo sforzo ingegneristico V0 non è altro che il
necessario un incremento di carico per giungere in
carico P, applicato al provino, diviso per il fattore
corrispondenza dello sforzo al quale la condizione è
costante A0. Il carico è però dato dal valore dello sforzo
verificata.
vero, V (che dipende dal livello di deformazione Queste considerazioni indicano come la deformazione
raggiunto secondo la curva sforzi veri-deformazioni debba localizzarsi in una zona limitata del provino, che
vere) per l’area effettiva A, che, durante la prova di soggetta a sforzi veri crescenti e a crescenti contrazioni
trazione, si contrae. La variazione del carico dP è dell’area diviene la sede del fenomeno della strizione
pertanto data da: rappresentato in Figura 3.7. Nell’area effettiva della
zona soggetta a strizione lo sforzo vero aumenta, ma lo
dP VdA AdV sforzo ingegneristico, che rappresenta il carico totale
Eq. 3. 12 applicato al provino, diminuisce.
In seguito alla strizione la curva sforzi-deformazioni
Il carico massimo, corrispondente al punto di ingegneristica può tipicamente presentare un tratto
stazionarietà nell’andamento dello sforzo ingeristico discendente, prima della rottura vera e propria. Si
(che corrisponde al punto C in Figura 3.6), si ottiene osservi, tuttavia, che in tale tratto il concetto di
quando dP=0. Applicando l’Eq. 3. 12 risulta: deformazione ingegneristica perde di significato,
poiché, a seguito della localizzazione delle
dV dA deformazioni, la deformazione non è più uniforme
dP 0
V A nella zona di misura. Il livello di deformazione
Eq. 3. 13 ingegneristico misurato in tale fase è quindi un valore
medio nella zona di misura di lunghezza iniziale l0, che
L’Eq. 3. 13 indica che il carico massimo può è molto differente dai livelli di deformazione raggiunti
raggiungersi anche in presenza di un incremento localmente nella zona di strizione e che dipende in
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
modo sostanziale dalla lunghezza l0 della zona di 3.2.3 Lavoro di deformazione e tenacità
misura. Tuttavia, l’allungamento cui è soggetto un L’applicazione di uno stato di sforzo a un continuo
tratto di lunghezza definita del provino, all’interno del provoca, in generale, un processo di deformazione. Il
quale avviene la rottura, indica la capacità del materiale legame fra lo sforzo applicato e la deformazione
di deformarsi in campo plastico senza presentare ottenuta è detto legge costitutiva (o risposta costitutiva)
fratture. Tale indice è definito allungamento a rottura, del materiale.
ma è difficilmente misurabile dall’andamento della Senza specificare tale legame, si può affermare che lo
curva sforzo-deformazione ingegneristica. sviluppo di deformazione comporta che le componenti
dello stato di sforzo svolgano un lavoro durante il
processo di deformazione, detto lavoro di
deformazione.
Per ottenere un’espressione del lavoro di deformazione
occorre far procedere il processo di deformazione sotto
l’azione dello stato di sforzo per successivi incrementi
infinitesimi.
V
d du
du dX
dX
dX
du
V
X
Y
Figura 3.7 - Strizione in provini metallici nella
prova di trazione uniassiale
Z
La procedura corretta per misurarlo consiste nel
contrassegnare con tacche equidistanti il provino e Figura 3. 8 – Lavoro di deformazione in una
nell’avvicinare i lembi del provino spezzato dopo la prova di trazione uniassiale
prova. La misura dell’allungamento percentuale subito
da un tratto all’interno del quale si è verificata la La Figura 3. 8 si riferisce a una barra di area A e
localizzazione delle deformazioni e la strizione, è lunghezza l, soggetta a una trazione uniassiale, sotto
definito allungamento percentuale a rottura, ed l’azione di uno sforzo V uniforme nella sua sezione
indicato con AR. Tale allungamento è una misura della trasversale, che è perpendicolare all’asse X del sistema
duttilità del materiale, cioè della possibilità di di riferimento. Lo sforzo può essere fatto aumentare
deformarlo plasticamente senza indurre la formazione gradualmente, per permettere di considerare il
di fratture. I materiali duttili presentano tipicamente fenomeno come una successione di stati di equilibrio, e
una marcata strizione nella prova di trazione uniassiale. a ciascun livello di sforzo V far corrispondere un
Un ulteriore misura della duttilità è la riduzione di area incremento infinitesimo di spostamento du, nella
della sezione trasversale in cui si è verificata la direzione X, che determina l’allungamento dl del
strizione rispetto all’area originale del provino. In provino. Si consideri l’incremento di allungamento di
prima, approssimazione, la conoscenza della un tratto lungo dX. La sezione inferiore della porzione
deformazione in corrispondenza dello sforzo di rottura, infinitesima, rappresentata in Figura 3. 8, sarà soggetta
HU, può fornire una indicazione della duttilità del ad uno spostamento du, mentre lo spostamento della
materiale. sezione superiore sarà du+(d(d u)/dX).
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
B, che è tuttavia in grado di subire deformazioni molto processi tecnologici e la risposta strutturale in presenza
più grandi prima della strizione ed ha una maggiore di deformazioni plastiche.
tenacità. La validità delle approssimazioni introdotte in tali
idealizzazioni del comportamento elasto-plastico
V dipende dall’applicazione. In alcuni ambiti,
approssimazioni molto schematiche del
Materiale A
comportamento potranno essere adeguate per ottenere
affidabili valutazioni quantitative, mentre in altri casi il
Materiale B comportamento dovrà essere rappresentato con
maggiore dettaglio.
Materiale C La più semplice di tali idealizzazioni è il
comportamento rigido-perfettamente plastico che
H considera trascurabili le deformazioni elastiche e
l’incrudimento del materiale (Figura 3.11-A). Se
Figura 3.10 –Confronto fra la tenacità e la l’incrudimento è invece ritenuto un aspetto non
resistenza di due materiali trascurabile, si può passare a un generico
comportamento rigido-plastico con incrudimento
Si osservi che il materiale C, che è verosimilmente più lineare, rappresentato in Figura 3.11-B.
duttile del materiae B, poiché presenta probabilmente
un maggiore allungamento a rottura, è tuttavia meno
tenace di B, poiché richiede una minore energia per V
essere portato a rottura. Tuttavia, i materiali più tenaci
hanno anche, in generale, buona duttilità e presentano
quindi grandi allungamenti a rottura. La rottura di un A’’
metallo con una curva simile a quella del materiale A
in Figura 3.10 avviene tipicamente senza un’evidente
strizione e con basso allungamento a rottura. Un
materiale di questo tipo si dice fragile, mentre un
materiali con una curve simili a quelle dei materiali B e
C, si dicono duttile.
O H
L’integrale dell’area sottesa sotto la curva sforzo-
deformazione fino al valore di sforzo di rottura VR è A
detto modulo di tenacità, ed ha la definizione riportata
in Eq. 3.21.
V C
VR
T ³ VdH
0
A’’
Eq. 3.21
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
V
V H H s H n
Eq. 3.25
A’’
V
C
A’’ H = H(V) o
O H V = V(H)
V O H
C
A’’ Figura 3.13 - Approssimazioni analitiche
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
di essere diretto perpendicolarmente alla sezione su cui i. Effetto dei bordi dei grani cristallini, che
agisce. Si deve però osservare che, attraverso una possono saltare dalle dislocazioni applicando
sezione ricavata in un solido, possono trasmettersi sforzi maggiori a quelli necessari per muovere
anche componenti di sforzo paralleli alla sezione la dislocazione all’interno del grano.
stessa, che sono chiamati sforzi di taglio ed indicati, in ii. La presenza di precipitati dispersi nei grani del
generale, con il simbolo W-. materiale, composti da elementi di lega
Se si ricava una sezione tagliando con un piano avente introdotti nella composizione del materiale
diversa giacitura rispetto a quella normale all’asse del metallico
provino, nella sezione agirà, oltre a V-, anche uno stato iii. Moltiplicazione delle dislocazioni e mutua
di sforzo di taglio che dipende dalla giacitura -, come interferenza con generazione di micro-
indicato in Figura 3.14. L’espressione dello sforzo W- autotensioni e di difficoltà cresecenti al moto
in funzione di -, riportata in Figura 3.14, è un caso delle dislocazioni stesse.
particolare delle formule che esprimono la variazione
dello stato di sforzo con la giacitura, che saranno Tali meccanismi sono stati trattati in dettaglio nel cap.
trattate in seguito. 2. E’ comunque interessante sottolineare come i primi
Nella prova di trazione uniassiale, il massimo dello due tipi di ostacoli alla generazione e al moto delle
sforzo di taglio si ottiene per giaciture corrispondenti a dislocazioni spieghino le influenze sul comportamento
-=45°. Per questo motivo, sotto alcune condizioni, lo plastico dei metalli dell’aggiunta di elementi di lega e
snervamento può essere evidenziato dalla formazione dei trattamenti termici, che modificano la
di bande di scorrimento che si manifestano come linee microstruttura del materiale (formazioni di soluzioni
sottili inclinate a 45° sulla superficie del provino solide, precipitazione degli elementi di lega, modifica
(bande di Lüders o Lueders). delle dimensioni dei grani cristallini).
Il terzo punto (iii), invece, è all’origine del fenomeno
dell’incrudimento e cioè l’incremento necessario dello
sforzo per generare deformazioni plastiche, descritto
P P P nel par 3.2.2.
In sintesi, l’applicazione dello sforzo aumenta
inizialmente la distanza fra gli atomi del reticolo
cristallino, producendo una deformazione elastica e
reversibile. Quando lo stato di sforzo supera la soglia
necessaria per attivare la generazione e il moto delle
dislocazioni (indicativamente quando gli sforzi di
W- taglio raggiungono una determinata soglia), il reticolo
si modifica irreversibilmente e si sviluppano
deformazioni plastiche.
V V- Se il comportamento è elastico-perfettamente plastico,
non è necessario un nuovo incremento di sforzo per
- generare altre deformazioni plastiche, e la curva
sforzo-deformazione ingegneristica avrà l’aspetto
riportato in Figura 3.15-A. Questo comportamento è
P tuttavia una idealizzazione cui possono avvicinarsi
W- sin - cos -
A0 alcuni tipi di materiali ma, in generale, l’interazione fra
la generazione ed il moto di molteplici dislocazioni
P provocherà incrudimento e la necessità di incrementare
lo sforzo per sviluppare ulteriori deformazioni
plastiche, come indicato in Figura 3.15-B. Sulla base
Figura 3.14 - Sforzi di taglio in una prova di delle definizioni di sforzo e di deformazione
trazione uniassiale ingegneristica (Eq.ni 1 e 2 ) si può comunque
affermare che sarà necessario compiere un lavoro, dato
Come si può evincere dalla trattazione svolta nel cap. dall’integrale del carico P per l’allungamento dl della
2, gli sforzi interni al materiale policristallino devono zona di misura, per deformare plasticamente il provino
superare una serie di ostacoli per attivare e far anche nel caso di materiale elastico-perfettamente
proseguire il moto delle dislocazioni e produrre plastico.
deformazioni permanenti.
Tali ostacoli hanno pertanto un’influenza diretta sul
limite di snervamento e sul successivo andamento della
curva sforzi-deformazioni. Essi sono stati descritti nel
cap. 2 e possono essere schematicamente riassunti
nell’elenco seguente:
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
di incrudimento a trazione. Tale fenomeno è noto con il storia di carico del materiale per definire il
nome di Effetto Bauschinger e rappresenta, pertanto, un legame fra sforzi e deformazioni nel
ulteriore possibile effetto della storia di carico sulle materiale.
caratteristiche del materiale.
V
In conclusione, la discussione degli aspetti fisici del
comportamento elasto-plastico rende evidenti alcuni
punti che sintetizzano alcuni aspetti essenziali del T1 T
comportamento elasto-plastico: T2
T3
x il comportamento iniziale del materiale è T4
elastico e lineare, caratterizzato da un modulo
di Young che dipende dalla forza del legame O
metallico e dalla distanza fra gli atomi nel H
reticolo cristallino; Figura 3.17 - Effetto della temperatura sul
x Se in campo elastico il carico è rimosso, la campo plastico della curva sforzi-
deformazione è interamente recuperata e il deformazioni
legame sforzi-deformazioni è univocamente
determinato (nota la deformazione è noto lo Un ulteriore e molto importante effetto sul campo
sforzo applicato e viceversa); plastico è dato dalla velocità di deformazione. Infatti,
x Superato il limite di snervamento, si attiva il fino a questo punto, si è ipotizzato che il carico o lo
moto delle dislocazioni e si producono delle spostamento fossero applicati molto lentamente, in
deformazioni permanenti; condizioni che sono definite quasi-statiche. L’
x A causa dell’incrudimento, tuttavia, il limite applicazione del carico e/o di deformazione a velocità
di snervamento cambia durante la storia di superiori produce variazioni significative sul
carico del materiale; comportamento plastico. La velocità di deformazione,
x Anche in presenza di deformazioni definita in Eq. 3.26 è il parametro più largamente
permanenti, è possibile un comportamento utilizzato per caratterizzare il regime di applicazioni
elastico e lineare, ad esempio durante le fasi di dei carichi
scarico e quando, in generale, lo sforzo si
trova al di sotto del limite di snervamento;
dH d § l l0 · 1 dl
x In base alle precedenti considerazioni, alcuni H ¨ ¸
rami del percorso seguito dagli stati del dt dt ¨© l0 ¸¹ l0 dt
materiale nel piano V-H possono essere Eq. 3.26
percorsi in un solo verso: vi è differenza fra
comportamento durante il carico e lo scarico La velocità di deformazione ha le dimensioni [T]-1 e si
del materiale; misura in s-1. Sotto determinati limiti di velocità di
x Nel comportamento plastico è necessario deformazione, il comportamento del materiale non
conoscere o rappresentare in qualche modo la cambia al variare di dH/dt. Tali limiti definiscono il
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
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TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
Eq. 3. 30
V V §
§ H · ·
BH n ¨1 C ln¨¨ ¸¸ ¸
Y
¨ ¸
© © H0 ¹ ¹
Eq. 3.28 E’ possibile creare una corrispondenza biunivoca, una
mappa, che lega la nuova posizione x a quella occupata
in precedenza X. Tale mappa è descrivibile da una
funzione F, introdotta in Eq. 3. 31.
3.3 Deformazione, sforzo e lavoro di
deformazione in stati di sforzo x F X
pluriassiali Eq. 3. 31
3.3.1 Deformazione in coordinate Lagrangiane L’Eq. 3. 31 descrive la posizione della particella del
corpo nella nuova configurazione in funzione della
Per procedere allo studio del comportamento dei posizione che essa aveva nella configurazione di
materiali elasto-plastici in generici stati di sforzo e riferimento. Il moto delle particelle è dunque descritto
deformazione è necessario disporre di definizioni più sulla base delle loro posizioni iniziali e, per questo
complete di queste grandezze fisiche, rispetto alle motivo, il punto di vista adottato è definito
semplici definizioni operative fornite nella Lagrangiano.
presentazione della prova uniassiale, descritta nel par. In termini di componenti la funzione F include tre
3.2.1. funzioni scalari Fi, definite in Eq. 3. 32, che indica
La deformazione di un corpo, che sarà trattata in questo come la coordinata k-esima del nuovo vettore
sottoparagrafo, è un concetto cinematico, legato al posizione possa in generale dipendere da una qualsiasi
cambiamento di configurazione del corpo stesso, delle componenti del vettore posizione nella
completamente definibile senza conoscere le cause che configurazione indeformata.
la hanno originata. Per introdurre il concetto di
deformazione, il corpo, sebbene costituito da entità x ^x1 x 2 x3 `T ^F1 X F 2 X F 3 X `T
discrete quali atomi o molecole, è idealizzato come un
Eq. 3. 32
continuo consistente di particelle uniformemente
Lo spostamento di ogni punto è la differenza fra X ed x
distribuite in un dominio spaziale tridimensionale. Per
ed è espresso in funzione della mappatura F come in
introdurre il concetto di deformazione è necessario
Eq. 3. 33.
considerare una configurazione di riferimento che
rappresenti la posizione delle particelle del corpo prima
del processo di deformazione. La deformazione u ^u1 u 2 u 3 `T xX F X X
comporta un cambiamento di configurazione che potrà Eq. 3. 33
essere indotto da cause differenti quali la variazione di
temperatura, l’applicazione di sistemi di forze in Si ipotizzi, ora che la funzione F sia derivabile, in
equilibrio al corpo o l’assorbimento di umidità. modo che sia possibile introdurre un operatore lineare
Nell’ambito della presente trattazione si F, esprimibile in notazione matriciale come indicato in
considereranno descrizioni della configurazione e della Eq. 3. 34.
deformazione in assi cartesiani, sebbene i concetti che
saranno introdotti possano essere generalizzati a
sistemi arbitrari di coordinate. In assi cartesiani,
dunque, la configurazione del corpo è descritta dalla
posizione di ogni particella del continuo, che è
descrivibile da un vettore X, che in notazione vettoriale
è esprimibile come in Eq. 3. 29.
15
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
ª wF1 X wF1 X wF1 X º Si considerino ora due punti che, nella configurazione
« » di riferimento, siano separati da un tratto di lunghezza
« wX 1 wX 2 wX 3 »
infinitesima dS, descritto da un vettore dX, mostrato in
wF X « wF 2 X wF 2 X wF 2 X »
Figura 3.1. La lunghezza dS è il modulo del vettore dX
F « wX
wX wX 2 wX 3 » e vale la seguente relazione:
« 1
»
« wF 3 X wF 3 X wF 3 X »
«¬ wX 1 wX 2 wX 3 »¼ dS 2 dX T dX
Eq. 3. 34 Eq. 3. 36
E
1 T
2
F FI
3
Eq. 3. 39
2
Sebbene E sia stato ricavato applicando una notazione
1 matriciale, è possibile dimostrare che, per un
cambiamento di coordinate, le nove componenti Eij
Figura 3.21 - Variazione della posizione variano come le componenti di un tensore doppio. Per
relativa di due punti in un generico definizione di tensore, come sarà accennato nel
cambiamento di configurazione paragrafo successivo, E è pertanto un tensore. Esso è
chiamato tensore di deformazione di Almansi-Hemel
16
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
1 §¨ § wu · § wu · ·¸
T
İ ¨ ¸ ¨ ¸
2 ¨© © wX ¹ © wX ¹ ¸¹
Eq. 3. 42
17
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
wu1
j dx1 dX 1 dX 1 dX 1 1 H11
wX 1
(wui/wXj)dXj = -(wuj/wXi)dXj
wu 2
dx2 dX 2 dX 2 dX 2 1 H 22
wX 2
wu3
dx3 dX 3 dX 3 dX 3 1 H 33
wX 3
Eq. 3. 45
dV 1 dv dV 1 § dv · 1
4 ¨ 1¸ tr H
dX3 X3 X2 3 dV 3 © dV ¹ 3
Eq. 3. 47
X1
dX2 Attraverso la particolare espressione di 4, è possibile
dX1 individuare, nel generico stato di deformazione, una
componente caratterizzata da una pura deformazione
volumetrica del volumetto infinitesimo, in assenza di
(wu1/wX1)dX1 variazioni di forma. Questo è quanto accade quando i
rapporti dx1/dX1, dx2/dX2 e dx3/dX3 sono uguali, e
dv quindi H11 H 22 H 33 = 4. Se le altre componenti del
dx3 X3 X2 tensore di deformazione sono nulle, il cubetto
infinitesimo si dilata conservando la propria forma.
Nel generico stato di deformazione, allora, è possibile
X1 dx2 individuare una componente responsabile della sola
deformazione volumetrica, caratterizzata da un valore
dx1 4 ottenuto dall’Eq. 3. 48.
1
Figura 3.23 - Variazione di volume in un 4 H11 H 22 H 33
3
elemento infinitesimo
Eq. 3. 48
Le relazioni fra le dimensioni del cubetto infinitesimo
nella configurazione originale e deformata possono Il tensore delle deformazioni infinitesime H per uno
essere scritte in termini di spostamenti e quindi di processo di deformazione caratterizzato da una pura
deformazioni infinitesime: variazione di volume ha quindi la forma generale
definita in Eq. 3. 49.
18
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
ª4 0 0 º
İ «« 0 4 0 »»
Le 9 componenti del tensore delle deformazioni
4I
infinitesime, che è per natura simmetrico, possono
«¬ 0 0 4»¼ essere rappresentate da una matrice del secondo ordine,
Eq. 3. 49 come in Eq. 3. 53.
19
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
X2 x2 ªO2L 1 0 0 º
1« 2 »
« 0 OR 1 0 »
X3 x3 2«
¬
0 0 O2R 1»¼
Figura 3.24 - Allungamento e contrazione di ª l 2 L2 º
un provino cilindrico « 2
0 0 »
« L »
1« r 2 R2 »
La variazione di configurazione è descritta dalla mappa 0 0 »
in Eq. 3. 57. 2« R 2
« »
« 0 r 2 R2 »
0
x1 OL X 1 «
¬ R 2 »¼
x2 OR X 2 Eq. 3. 61
x3 OR X 3
Eq. 3. 57
ªO L 1 0 0 º
1 §¨ § wu · § wu · ·¸
T
« 0 O 0 »»
Dove: İ ¨ ¸ ¨ ¸ « R 1
2 ¨© © wX ¹ © wX ¹ ¸¹
l «¬ 0 0 Or 1»¼
OL
L
ªl L º
r « L 0 0 »
OR
R « rR »
Eq. 3. 58 « 0 0 »
« R »
« 0 r R»
Nel caso di trazione si ha OL > 1 e OR < 1. Il valore di OL «¬ 0
R »¼
e OR dipendono dal carico applicato e dalla risposta del
Eq. 3. 62
materiale. Il vettore spostamento u e il gradiente di
deformazione:
20
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
H 22 H 33
v
H 11 H 11
Eq. 3. 63
l3
l3
x11
Figura 3.25 - Dilatazione di un prisma
x1 OX 1
x2 OX 2
x3 OX 3
Eq. 3. 64
dove:
l l2 l3
O 1
L1 L2 L3
21
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
22
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
X2
E
1 T
2
F FI
L
§ ª 1 0 0º ª1 J 0º ª1 0 0º ·
1 ¨« »« » « »¸
¨ «J 1 0» «0 1 0» «0 1 0» ¸
2¨ ¸
© «¬ 0 0 1»¼ «¬0 0 1»¼ «¬0 0 1»¼ ¹
§ ª 0 J 0º ·
L 1 ¨« »¸
¨ «J J 2 0» ¸
2¨ ¸
© «¬ 0 0 0»¼ ¹
Eq. 3. 75
X1
ª0 J 0º
1 §¨ § wu · § wu · ·¸
T
1«
x2 İ ¨ ¸ ¨ ¸ J 0 0»»
2 ¨© © wX ¹ © wX ¹ ¸¹ 2«
«¬ 0 0 0»¼
L
ª 1 º ª 1 º
« 0 tan M 0» « 0 M 0»
2 2
«1 » «1 »
« tan M 0 0» # « M 0 0»
M «2 » «2 »
« 0 0 0» « 0 0 0»
L «¬ »¼ «¬ »¼
Eq. 3. 76
23
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
in un continuo è l’applicazione di un sistema di forze superficie può essere definito come lo sforzo
che, agendo sul corpo, producono in generale moto e superficiale unitario tn.
deformazione.
Le forze che agiscono su un corpo possono essere 'p
classificate come esterne o interne. Le forze esterne tn lim
'a o0 'a
possono essere a loro volta suddivise in forze di
Eq. 3. 78
superficie, che agiscono ai contorni del corpo e sono
tipicamente dovute ad interazioni di contatto, oppure
Dalla definizione precedente è evidente che lo sforzo
forze di volume, che agiscono direttamente sulle superficiale unitario non dipende solo dalla posizione
particelle del continuo in virtù di interazioni con
del punto nell’intorno del quale si considera 'a, ma
sorgenti esterne, quali campi di forze gravitazionali,
dipende dalla giacitura del piano con cui si è tagliato il
elettrici o magnetici, ad esempio.
corpo, individuata dalla normale n.
Le forze interne, invece, rappresentano azioni compiute
Per definire la variazione dello sforzo dalla giacitura
da una parte del corpo su un’altra parte del corpo.
vanno definite, nel punto considerato, gli sforzi
L’esistenza di queste azioni interne è un’assunzione
superficiali unitari trasmessi attraverso piani con
plausibile che si può ricondurre a un postulato noto
normali uscenti uguali alle direzioni degli assi
come principio degli sforzi di Eulero-Cauchy. Secondo
tale principio attraverso ogni sezione che può essere coordinati, V1, V2 e V3. In assi cartesiani, le componenti
di tali sforzi superficiali unitari sono riportate in Eq. 3.
ricavata all’interno di un corpo si trasmettono delle
forze di superficie. Con l’introduzione di tali forze le 79, dove con i1, i2 e i3 si sono indicati i versori degli
leggi della statica e della dinamica si applicano a ogni assi cartesiani x1, x2 e x3.
regione interna del corpo nello stesso modo in cui si
applicano al corpo considerato nella sua totalità. ı1 V 11i1 V 12i 2 V 13i 3
ı2 V 21i1 V 22i 2 V 23i 3
ı3 V 31i1 V 32i 2 V 33i 3
Eq. 3. 79
Tn x3
R1 C -V1
-V2
-n 'a
n
'a n R2
O x2
B
-Tn A -V3
x1
Figura 3.27 - Azioni interne all’interno di un
continuo
Figura 3.28 - Tetraedro di Cauchy
Se un corpo è sezionato con un piano avente normale
n, le due parti R1 ed R2 in cui esso risulta diviso si Si consideri ora il tetraedro riportato in Figura 3.28,
scambieranno forze interne in base alle leggi della con tre lati aventi gli assi coordinati come normali
entranti. Su tali facce agiscono gli sforzi superficiali
statica e della dinamica. Si consideri una porzione 'a
della sezione, nell’intorno di un punto individuato dalla unitari -V1, -V2 e -V3. La quarta faccia del tetraedro, di
posizione x. Attraverso tale porzione di superficie si vertici ABC, è un piano di giacitura generica,
individuata dalla normale n con componenti cartesiane
trasmetterà una forza 'p, che potrà essere considerata
definite in Eq. 3. 80.
come il prodotto di una forza per unità di superficie Tn
distribuita sull’area 'a per l’area stessa, come indicato
n n1i 1 n 2 i 2 n3 i 3
in Eq. 3. 77.
Eq. 3. 80
'p Tn 'a
Le componenti n1, n2 e n3 sono i coseni direttori della
Eq. 3. 77
normale n. Detta 'a l’area della faccia ABC, si può
osservare che l’area delle facce OAC, OBC e OCB del
In base al principio di Eulero-Cauchy il limite del
tetraedro si possono ottenere proiettando 'a sui piani
rapporto 'p/'a per 'a o 0 esiste e non dipende dalla
coordinati e quindi moltiplicando 'a per i coseni
forma di 'a. Il valore limite della forza per unità di
direttori n1, n2 e n3 come indicato in Eq. 3. 81.
24
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
Eq. 3. 84
25
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
26
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
27
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
V I nI2 V II nII2 2 2
V III nIII
V II cos 2 E V III sin 2 E 2
Eq. 3. 101
cos 2 E 1 cos 2 E V II2 V III
2
2V II V III
Lo stato di sforzo può essere esaminato considerandone
V II V III
2 1 2
4
sin 2E
l’andamento su piani paralleli ad una delle direzioni Eq. 3. 104
28
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
1
p V 11 V 22 V 33
Applicando analoghi passaggi per rotazioni attorno agli 3
altri versori, il modulo dello sforzo di taglio risulta Eq. 3. 107
pertanto:
Lo stato di sforzo che, sovrapposto a pI, ricostruisce lo
V I V II stato di sforzo originale è chiamato sforzo devia torico
Wn sin 2D su piani // a i 3 ed ha espressione:
2
V II V III
Wn sin 2 E su piani // a i 2 ªV 11 p W 12 W 13 º
2 « W »
V III V I s « 12 V 22 p W 23 »
Wn sin 2J su piani // a i 1 «¬ W 13
2 W 23 V 33 p »¼
Eq. 3. 105 Eq. 3. 108
Tali equazioni mostrano che, ruotando la normale del Si può dimostrare che le direzioni principali dello stato
piano su cui agisce lo sforzo superficiale attorno ai di sforzo deviatorico sono le stesse dello stato di sforzo
versori delle direzioni principali, la componente di complessivo. Infatti, se il vettore n è una direzione
taglio passa da valori nulli, in corrispondenza delle principale per lo stato di sforzo, le sue componenti
direzioni principali (per angoli pari a 0°, 90°, 180°, soddisfano l’Eq. 3. 91 e dai membri sinistro e destro di
270°) a valori massimi nelle direzioni dove sin2D, tale equazione è possibile sottrarre un termine pI,
sin2E o sin2J è uguale a 1 cioè per 45°, 135°, 225° e ottenendo:
315°. Complessivamente, il valore massimo dello
sforzo di taglio agente nel materiale ha l’espressione ªV 11 p W 12 W 13 º n1 ½ n1 ½
data in Eq. 3. 106. « W » ° ° ° °
« 12 V 22 p W 23 » ®n2 ¾ V O p ®n2 ¾
«¬ W 13 W 23 V 33 p »¼ °¯n3 °¿ °n °
¯ 3¿
§ V V III V I V II V II V III ·
Wn max¨ I , , ¸
¨ ¸ ª s11 s12 s13 º n1 ½ n1 ½
max 2 2 2 ° ° ° °
© ¹ «« s12 s22 s23 »» ®n2 ¾ V O p ®n2 ¾
Eq. 3. 106
«¬ s13 s 23 s33 »¼ °¯n3 °¿ °n °
¯ 3¿
Se gli sforzi normali sono ordinati come VI >VII >VIII, Eq. 3. 109
allora lo sforzo massimo di taglio risulta (VI -VIII)/2.
I vettori n che soddisfano Eq. 3. 91 soddisfano anche
l’Eq. 3. 109 e sono pertanto le direzioni principali
3.3.5 Componenti idrostatiche e deviatoriche dello anche del tensore di sforzo devia torico i cui sforzi
stato di sforzo principali risultano sI = VI – p, sII = VII – p, sIII = VIII – p.
29
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
Figura 3.32 - Sforzi e deformazioni in un cubo 3.4.1 Il comportamento del materiale in campo
di volume infinitesimo elastico
30
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
wZ ½
^V ` ® ¾ Legame elastico per materiali isotropi
¯ wH ¿
Eq. 3. 116 Il legame elastico espresso dall’Eq. 3. 117 dipende in
generale dal sistema di riferimento in cui sono espresse
L’Eq. 3. 116 indica che, nota l’espressione dell’energia le componenti dei tensori di sforzo e deformazione.
di deformazione in funzione delle deformazioni, la Tuttavia, l’isotropia comporta che il legame non cambi
legge costitutiva elastica è completamente determinata. al variare del sistema di riferimento stesso. L’Eq. 3.
Per i materiali metallici, come si è visto nel par. 3.2.2, 116, inoltre, stabilisce che, una volta nota l’espressione
il campo elastico prevede anche la linearità del legame dell’energia di deformazione in funzione delle
sforzi-deformazioni (con possibili deviazioni componenti di deformazione, il legame elastico è
trascurabili oltre il limite di proporzionalità). La completamente determinato. Queste considerazioni
linearità, che non è un attributo necessario del comportano necessariamente che l’energia di
comportamento elastico, specifica ulteriormente la deformazione deve poter essere espressa in funzione
forma del legame sforzi-deformazioni. La forma più degli invarianti del tensore di deformazione, che hanno
generale per un legame lineare fra le componenti di espressione:
sforzo e deformazione è riportata in Eq. 3. 117, che
sfrutta la notazione vettoriale per il tensore di sforzo e I1 tr İ H 11 H 22 H 33
deformazione.
I2 H 11H 22 H 11H 33 H 33V 22
4
1 2 2
J 12 J 13 2
J 23
^V ` >D@^H `
§ ªH 11 H 12 H 13 º ·
Eq. 3. 117 ¨ ¸
I3 det ¨ ««H 21 H 22 H 23 »» ¸
¨«
Applicando l’Eq. 3. 117, l’energia di deformazione per
© ¬H 31 H 32 H 33 »¼ ¸¹
unità di volume ha la seguente espressione:
Eq. 3. 120
^H ij ` ^H ij `
Poiché si è anche dimostrato, nel caso lineare, che
Z ^H ` ³ ^V ` ^dH ` ³ ^H `
T T
>D@^dH ` l’energia di deformazione è una forma quadratica delle
0 0
componenti Hij , il terzo invariante non può comparire e
1 T
^H ` >D @^H ` dovrà essere Z=Z(I1, I2). Inoltre, affinché l’espressione
2 sia una forma quadratica, il primo invariante dovrà
Eq. 3. 118 necessariamente comparire al quadrato. L’espressione
dell’energia di deformazione è dunque:
31
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
nella forma presentata in Eq. 3. 122, dove O e G sono dalle componenti di deformazione deviatorica e che, in
note come costanti di Lamè: particolare:
L’applicazione dell’Eq. 3. 116 alla forma di Z data in Le costanti di Lamè non hanno un chiaro significato
Eq. 3. 122, conduce a definire il legame elastico nel fisico e, nella pratica ingegneristica, si preferisce
seguente modo: esprimere il modulo elastico in funzione di grandezze
definibili e misurabili in modo più diretto. In
V 11 O 2G H 11 OH 22 OH 33 particolare, è possibile dimostrare che il modulo di
Young, E, del materiale, definito nel par. 3.2.1, ha la
V 22 OH 11 O 2G H 22 OH 33
seguente espressione in funzione delle costanti di
V 33 OH 11 OH 22 O 2G H 33 Lamè:
W 12 GJ 12
W 13 GJ 13 3O 2G
E G
W 23 GJ 23 O G
Eq. 3. 127
Eq. 3. 123
Il modulo di Young, a differenza delle costanti di
Se il sistema di riferimento utilizzato per esprimere le Lamè, ha un chiaro significato fisico ed è
componenti di sforzo e deformazione è quello delle immediatamente determinabile dalla curva sforzi-
direzioni principali del tensore di deformazione allora deformazioni. Un’altra costante elastica che ha
gli scorrimenti a taglio sono nulli, Jij =0. In base alle significato fisico ed è di facile identificazione
Eq. 3. 123, anche gli sforzi di taglio sono nulli in tale sperimentale è il coefficiente di contrazione trasversale
sistema di riferimento:Wij=0. La terna è quindi (o di Poisson), v, definito nel 3.2.1, come l’opposto del
principale anche per il tensore degli sforzi e le direzioni rapporto fra la deformazione trasversale e quella
principali del tensore di deformazione e di sforzo longitudinale nella prova di trazione. In funzione delle
coincidono. costanti di Lamè, risulta:
L’espressione del legame elastico in funzione delle
costanti di Lamè è utile per evidenziare che, in un O
materiale lineare elastico isotropo, si ha il v
disaccoppiamento fra i legami di sforzo-deformazione 2O 2G
idrostatici e deviatorici. Infatti, sommando le Eq. 3. 128
espressioni delle componenti ad indici uguali nell’Eq.
3. 123 si ottiene: Si osservi che anche la costante di Lamè G ha
significato fisico poiché rappresenta il modulo di
V 11 V 22 V 33 3O 2G H 11 H 22 H 33 elasticità a taglio (o tangenziale) del materiale, come
indicato dalle Eq. 3. 123. Il legame elastico è quindi
p K4 tipicamente espresso in funzione di queste tre costanti
Eq. 3. 124 E, v e G, che vengono talvolta definite costanti
ingegneristiche. La matrice di rigidezza D, ottenuta
Dove K=3O+2G è definito Bulk modulus del materiale. considerando le Eq. 3. 123, Eq. 3. 127 e Eq. 3. 128
Considerando l’Eq. 3. 124 è possibile ottenere dalle assume la forma
Eq. 3. 123, con alcuni passaggi, le seguenti espressioni:
ª E 1 v Ev Ev º
0 0 0»
V 11 p 2G H 11 4 « 1 v 1 2v
«
1 v 1 2v 1 v 1 2v »
E 1 v
V 22 p 2G H 22 4 « Ev Ev
0 0 0»
« 1 v 1 2v 1 v 1 2v 1 v 1 2v »
V 33 p 2G H 33 4 D
« Ev Ev E 1 v »
« 0 0 0»
W 12 GJ 12 2GH 12 « 1 v 1 2v 1 v 1 2v 1 v 1 2v »
« 0 0 0 G 0 0»
W 13 GJ 13 2GH 13 « »
« 0 0 0 0 G 0»
W 23 GJ 23 2GH 23 «¬ 0 0 0 0 0 G »¼
Eq. 3. 125
Eq. 3. 129
Dalla definizione delle componenti del tensore di
Nella matrice D, tuttavia due sole sono le costanti
deformazione deviatorica, e, e del tensore di sforzo
elastiche indipendenti, poiché dalle Eq. 3. 127 e Eq. 3.
deviatorico, s, introdotte nei par. 3.3.2 e 3.3.5, l’Eq. 3.
128 discende direttamente il legame:
125 implica che lo sforzo deviatorico dipende solo
32
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
33
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
34
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
1 1 § V V II V III ·
eI sI ¨V I I ¸
VI-VII=-2N 2G 2G © 3 ¹
1 1 § V I V II V III ·
eII s II ¨ V II ¸
Figura 3.33 - Criterio di Guest-Tresca 2G 2G © 3 ¹
1 1 § V V II V III ·
Ancora più diffuso del criterio di Tresca è il criterio di eIII s III ¨ V III I ¸
2G 2G © 3 ¹
Hubert-Hencky-Von Mises, noto come criterio di Von
Mises. Anch’esso soddisfa i requisiti elencati alla fine Eq. 3. 143
della precedente sezione ed è probabilmente, allo stato
attuale, il criterio più largamente utilizzato per la Introducendo l’Eq. 3. 143 nella Eq. 3. 142 e
plasticità dei materiali metallici isotropi. E’ stato considerando l’espressione di J2 data nell’Eq. 3. 141, è
separatamente formulato da Huber (1904) e da Von possibile dimostrare che:
35
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
T
p 1 1 1 ½
^V I , V II , V III `
> @
T
1 vs ® , , ¾
Zd V I V II 2 V II V III 2 V III V I 2 3 ¯ 3 3 3¿
6
J2 ^V I p, V II p, V III p`T ^s I , s II , s III `T
Eq. 3. 144 Eq. 3. 146
L’Eq. 3. 144 indica che la grandezza indice del Le componenti di vs sono gli sforzi deviatorici
pericolo utilizzata nel criterio di Hubert-Hencky-Von principali. Tuttavia, anche l’invariante secondo J2 può
Mises è l’energia di distorsione, cioè il lavoro per unità essere espresso in funzione degli sforzi principali nella
di superficie compiuto per la variazione di forma del particolare forma riportata in Eq. 3. 110. Il modulo del
continuo. vettore vS, quindi, è legato al valore dell’invariante J2:
VII J2 d N v p d 2N
vp Eq. 3. 148
VI
La superficie di snervamento di Von Mises è dunque
Figura 3.34 - Scomposizione dello stato di un cilindro a base circolare con asse parallelo all’asse
sforzo nello spazio degli sforzi principali degli sforzi idrostatici.
36
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
J2
1
6
>
V I V II 2 V II V III 2 V III V I 2 @ V I2 V II2 V I V II VY
2
Eq. 3. 154
1 1 2
2V I2 2V Y N2
6 6 Tale ellisse è l’intersezione sul piano VIII 0 del cilindro
V Y raffigurato in Figura 3.35 e può essere confrontata con
N il confine di forma esagonale individuato dal criterio di
3 Guest-Tresca. L’ellisse di Hubert-Hencky-Von Mises
Eq. 3. 149 contiene l’esagono di Guest-Tresca. Per uno stato di
puro taglio, con W12 unica componente di sforzo non
L’espressione N in funzione di VY conduce ad nulla in assi cartesiani, il valore di taglio
espressioni alternative del criterio di Hubert-Hencky- corrispondente allo snervamento è, per l’Eq. 3. 153,
Von Mises, che sono spesso utilizzate nella pratica
pari a VY / 3 , mentre nel criterio di Tresca, per l’Eq.
ingegneristica. Tali espressioni definiscono uno sforzo
equivalente, detto anche sforzo di Von Mises, Veq da 3. 139, è pari a VY /2. La differenza è evidenziata in
confrontare direttamente con il valore di VY. Le Eq. 3. Figura 3.36, che riporta la retta VI =-VII ,
150 e Eq. 3. 153 definiscono l’espressione degli sforzi corrispondente ad una condizione di puro taglio. Si può
di Von Mises rispettivamente in funzione degli sforzi anche osservare come, nel criterio di Hubert-Hencky-
principali e delle componenti di sforzo in generici assi Von Mises, sia necessario applicare uno sforzo con
cartesiani: modulo maggiore di VY per snervare il materiale in
stato di sforzo di trazione biassiale (VI > 0 e VII > 0) o,
equivalentemente, di compressione biassiale (VI < 0 e
V eq 3J 2
VII < 0).
V I2 V II2 V III
2
V I V II V I V III V II V III
V 2
11
2
V 22 2
V 33 V 11V 22 V 11V 33 V 22V 33 VII
2
3W 12 2
3W 13 2
3W 23
Eq. 3. 150 VY
VY VII = -VI
V eq 3J 2
2
3 2
s I s II2 s III
2
3 T
2
^s` ^s`
Figura 3.36 - Confronto qualitativo fra i
Eq. 3.151 criteri di Guest-Tresca e Hubert-Hencky-Von
Mises
Nella prova di trazione monoassiale, dove l’unico
sforzo principale non nullo è lo sforzo applicato, VI, I criteri di Guest-Tresca e di Hubert-Hencky-Von
l’espressione dello sforzo equivalente si riduce a: Mises sono stati sottoposti a numerose verifiche
sperimentali. Nel 1931 Taylor and Quinney usarono
V eq 3J 2 V I2 VI tubi a sezione circolare sottoposti a trazione e torsione
realizzati in rame, acciaio dolce e aluminio. Le prove
Eq. 3.152 permettono di indurre uno stato di sforzo caratterizzato
da una componente assiale, in direzione del tubo, e di
Il criterio di Hubert-Hencky-Von Mises, con la taglio, in direzione circonferenziale.Le combinazioni in
definizione di sforzo equivalente, diventa: corrispondenza dello snervamento sono riportate in
Figura 3.37 nel un piano V-W e confrontate con i criteri
V eq d V Y di Tresca e Von Mises.
Eq. 3. 153
37
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
f ı F ı V Y 0
Eq. 3. 155
Variazione del
dominio di
snervamento
38
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
aumento del limite di snervamento sia a trazione che a La funzione h delle variabili interne Di descrive
compressione, come esemplificato in Figura 3.40. l’aumento del limite di snervamento rispetto al limite
originale VY0. Nel caso del criterio di Hubert-Hencky-
Von Mises, espresso nella forma dell’Eq. 3. 153 nelle
V componenti del tensore di sforzo in assi cartesiani si
ha:
M ı, storia V 11
2 2
V 22 2
V 33 V 11V 22 V 11V 33 V 22V 33
V Y hD i
2 2 2 2
3W12 3W 13 3W 23
Eq. 3. 159
VII
2§ p 2 p2 p2·
dH eqp ¨ dH xx dH yy dH zz ¸
V (D)
Y
3© ¹
2 §¨ p 2 § 1 p · § 1 p ·
2 2·
dH xx ¨ dH xx ¸ ¨ dH xxx ¸ ¸
Figura 3.41 - Incrudimento isotropo nel caso 3 ¨© © 2 ¹ © 2 ¹ ¸
pluriassiale ¹
2§ 3 p 2·
La forma che la funzione di snervamento assume per ¨ dH xx ¸ dH xxp
3© 2 ¹
descrivere l’incrudimento isotropo è la seguente:
Eq. 3.160
M ı, storia f ı hD i F ı V Y 0 hD i Il comportamento di un materiale plastico in cui
Eq. 3. 157 l’incrudimento è descritto da una funzione h=h(HPeq) è
detto strain hardening. Come indicato in Eq. 3. 159, la
39
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
³ ^V ` ^dH `
T
p
lp
Figura 3.42 - Incrudimento cinematico nel
Eq. 3. 161 caso uniassiale
40
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
g D i >G @ H ^ ` p ^H ` ^H ` ^H `
e p
dove [G] è una matrice di costanti. Grazie a tale decomposizione, introducendo la matrice
E’ da osservare che né i modelli isotropici né quelli di rigidezza elastica [D] definita nel par. 3.4.1 è
cinematici descritti definiscono esattamente il reale possibile scrivere il legame elastico nel seguente modo:
incrudimento del materiale. Essi rappresentano
idealizzazioni che possono avvicinarsi al reale ^V ` >D@^H e ` >D @^H H p `
comportamento del materiale, in particolare se il Eq. 3. 168
percorso di carico non subisce inversioni o drastici
cambiamenti. I modelli più completi per descrivere il Se, assegnate le deformazioni totali, le deformazioni
comportamento del materiale per stati di sforzo plastiche sono note, è possibile determinare lo stato di
pluriassiali prevedono un incrudimento di tipo misto, sforzo grazie all’Eq. 3. 168. D’altra parte, invertendo il
isotropo e cinematico, dove la funzione di snervamento legame espresso dall’Eq. 3. 168 e introducendo la
ha la forma: matrice di cedevolezza [C], si può osservare come,
assegnati gli sforzi, è possibile calcolare lo stato di
M ı, storia F ı gD i V Y 0 hD i deformazione totale se sono note le deformazioni
Eq. 3. 165 plastiche.
M ı, storia V cH V cH
11
p 2
11 22
p 2
22
- un problema elasto-plastico diretto, dove sono
assegnati gli sforzi ^V` ed occorre conoscere le
V 33
p
cH 33
2
V cH V cH
11
p
11 22
p
22 deformazioni plastiche ^Hp` per calcolare le
V 11 cH 11p V cH
33
p
33
deformazioni totali ^H`.
- un problema elasto-plastico inverso, dove sono
V 22
p
cH 22 V cH 3W cH
33
p
33 12
p 2
12
assegnate le deformazioni totali ^H` e vanno calcolate
le deformazioni plastiche ^Hp` per determinare gli
3W 3W gcH hH V
2 p 2 Y 02
13 cH 13p 23 23
p
eq sforzi ^V`.
Eq. 3. 166
Il calcolo delle deformazioni plastiche assume quindi
un ruolo centrale nella teoria della plasticità. Tuttavia,
tale calcolo non può avvenire attraverso un legame
univocamente definito fra i valori di sforzo e di
41
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
42
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
L’entità delle deformazioni è data dal modulo del percorso sforzi-deformazioni segua la curva di scarico
^ `
vettore İ p che è determinato da un fattore di elastico. Per formalizzare questa possibile alternativa
nel generico stato di sforzo pluriassiale va osservato
proporzionalità. Tale fattore è indicato con il simbolo
che lo stato di sforzo deve sempre necessariamente
O ed è chiamato moltiplicatore plastico. Formalmente, essere all’interno o al confine del dominio di
in notazione matriciale, si ha pertanto: snervamento. Tale osservazione deriva direttamente
dalla considerazioni svolte nel par. 3.1 e approfondite
^H `
p wQ ½
O ®
¾
nel par. 3.4.3. Quando la condizione di snervamento
viene raggiunta, il livello di sforzo può aumentare ma
¯ wV ¿
ciò comporta una espansione (incrudimento isotropo)
Eq. 3.172 od una traslazione (incrudimento cinematico) del
dominio di snervamento tale che:
L’Eq. 3.172 è definita legge di flusso (flow rule) e
indica che, con l’introduzione del potenziale plastico, il
problema elasto-plastico si riduce alla determinazione
M ı, storia M ı, D i d 0
Eq. 3.174
di O , come è possibile osservare dagli schemi
presentati in Figura 3.46.
Non sono quindi ammessi valori positivi per la
Il moltiplicatore plastico deve essere sempre non
funzione di snervamento. Ne consegue che, se lo stato
negativo, O t 0 , ma le deformazioni plastiche possono di sforzo è ai confini del dominio di snervamento, gli
svilupparsi solo sotto determinate condizioni. La sforzi e le variabili interne (cioè i parametri di
discussione delle condizioni che comportano O ! 0 è incrudimento Di) devono variare in modo tale che
parte integrante della teoria della plasticità. l’incremento di M risulti non positivo. Questa
Una prima condizione prevede che le deformazioni condizione è formalizzata in Eq. 3.175.
plastiche possano svilupparsi solo se lo stato di sforzo
si trova ai confini del dominio di snervamento, cioè se M ı, D i 0
sulla superficie di snervamento di equazione: T
wM ½
T
wM ½
M ® ¾ ^V ` ® ¾ D i d 0
M ı, storia M ı, D i 0 w
¯ ¿V ¯ wD i ¿
Eq. 3.173 Eq. 3.175
^V+dV`, ^H+dH`,
^Hp+dHp ` in T+dT
43
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SI O H
M 0
H ! 0
p
44
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI CAP.3 – LA LEGGE COSTITUTIVA ELASTO-PLASTICA
^H `
p wM ½
O ® ¾
La funzione di snervamento per tale materiale, in
ambito monoassiale, può essere formulata nel modo
¯ wV ¿ seguente:
Eq. 3.177
A B C H sgn V V HHeqp 0
sgn V V HO 0
V
O sgn V
H
Eq. 3.183
45
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wM V V
H p O sgn V sgn V
wV H H Una forma opportuna per la funzione di snervamento è
Eq. 3.184 rappresentata Eq. 3.187
§1 1 ·
1
H V H p ¨ ¸V wM
E ©E H ¹ H p O O 2 V G H p
wV
Eq. 3.185
Eq. 3.188
Si osservi che, nel caso di plasticità perfetta, H=0 e la
soluzione non esiste a meno di ammettere V =0. In Imponendo M =0 si ottiene:
questo caso la soluzione è indeterminata.
Se il problema elasto-plastico è inverso, cioè se è wM wM
M V p H p
assegnato l’incremento di deformazione totale, H , wV wH
l’applicazione del legame elastico e dell’Eq. 3.184,
consente di ottenere l’incremento di sforzo V . Infatti:
2 V GH V 2 V GH p GH p
p
0
Eq. 3.189
V
E H H p § V ·
E ¨ H ¸
H¹
Sebbene in questo caso la condizione di
© complementarietà consenta di determinare direttamente
HE l’incremento di deformazione plastica, H p , è possibile
V H
H E seguire un procedimento analogo al precedente,
Eq. 3.186 mettendo innanzitutto in relazione l’incremento di
variabile di incrudimento (che in questo caso è identico
Il valore HE/(H+E) è detto modulo di rigidezza a H p ) con il moltiplicatore plastico O attraverso l’Eq.
tangente del materiale. Il caso di plasticità perfetta, con 3.188. L’espressione di H p in funzione di O si
H=0, ammette sempre soluzione V per il problema sostituisce nella Eq. 3.189, ottenendo:
inverso.
Sempre rimanendo nell’ambito della plasticità M 0
monodimensionale è possibile formalizzare la
soluzione dei problemi elasto-plastici anche nel caso di
2 V GH p V 2 V GH p GH p 0
incrudimento cinematico lineare, come quello
2 V GH p V 2 V GH p GO 2 V GH p 0
rappresentato in Figura 3.50. Eq. 3.190
Da cui si ottiene:
V 1
V O
MC<0 G 2 V GH p
MB<0 G Eq. 3.191
MA<0
Sostituendo l’espressione di O nella legge di
normalità, si ottiene la legge di sviluppo delle
deformazioni plastiche:
H H p
wM
wV
O
O 2 V GH p
A B C
V 1 V
2 V GH p
G 2 V GH p G
Eq. 3.192
46
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^ `
T T
wF ½ wF ½
® ¾ ^V ` ® ¾ >G @ H HO
p
0
1 §1 1· w
¯ ¿V w
¯ ¿V
H V H p ¨ ¸V
E ©E G¹ Eq. 3.197
Eq. 3.193
dove i vettori ^wM/wV` e ^wM/wHp` contengono le
GE derivate della funzione scalare M rispetto alle
V H componenti dello sforzo e della deformazione plastica.
GE
La legge di normalità, Eq. 3.177, può essere utilizzata
Eq. 3.194
per esprimere l’incremento di deformazione plastica in
Le soluzioni riportate in Eq. 3.184, Eq. 3.185, Eq. funzione del moltiplicatore degli sforzi plastici:
3.193e Eq. 3.194 sono in forma incrementale e sono
valide solo se il M =0 e M =0. Esse possono essere ^H ` p wM ½
O ® ¾
wF ½
O ® ¾
integrate se è assegnata una storia di carico o di ¯ wV ¿ ¯ wV ¿
deformazione. T T
wF ½ wF ½ wF ½
I risultati ottenuti sono, in effetti, banali, poiché il caso M ® ¾ ^V ` ® ¾ >G @® ¾O HO
¯ wV ¿ ¯ wV ¿ ¯ wV ¿
della plasticità monodimensionale è molto semplice. Si
osservi, infatti, che i risultati V HH p nel caso Si osservi che, qualora si fosse utilizzata un’altra
isotropo e V GH p nel caso cinematico, potevano misura del modulo delle deformazioni plastiche per
esprimere l’incrudimento isotropo, la legge di
essere intuitivamente dedotti dalle funzioni di normalità permette, in linea di principio, di esprimere
snervamento fornite, rispettivamente, in Eq. 3.178 e
Eq. 3.187. Dalla forma delle funzioni, infatti, è tale misura in funzione di O e delle derivate della
immediato dedurre che un incremento di deformazione funzione di snervamento. Quindi, dalla condizione
plastica porta a un incremento di sforzo di snervamento M =0 si ricava O :
proporzionale a H e G nei due casi.
Tuttavia, le procedure seguite negli esempi precedenti T
wF ½
in ambito monodimensionale sono alla base della ® ¾ ^V `
soluzione dei problemi elasto-plastici in stati di sforzo ¯ wV ¿
O T
pluriassiali molto più complessi. wF ½
Per ottenere una soluzione in forma chiusa si ® ¾ >G @® w F
½
¾ H
considererà il caso di una funzione di snervamento con ¯ wV ¿ ¯ wV ¿
incrudimento cinematico e isotropo lineare. Eq. 3.198
M ı, storia F ı Gİ p HO V Y 0
La decomposizione addittiva delle deformazioni
elastiche e plastiche ed il legame elastico, consentono
Eq. 3.195 di ottenere la soluzione del legame in forma chiusa:
^V ` >D@^H`
Eq. 3.200
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^H ` p wM ½
O ® ¾ O ®
wF ½
¾
¯ wV ¿ ¯ wV ¿
T T
wF ½ wF ½ wF ½
M ® ¾ >D @^H` ® ¾ >D @® ¾O
w
¯ ¿V w
¯ ¿V ¯ wV ¿
T
wF ½ wF ½
® ¾ >G @® ¾O HO 0
w
¯ ¿V ¯ wV ¿
Eq. 3.202
T
wF ½
® ¾ >D @^H`
¯ wV ¿
O T T
wF ½ wF ½ wF ½ wF ½
® ¾ >D @® ¾ ® ¾ >G @® ¾ H
w
¯ ¿V wV
¯ ¿ ¯ ¿ wV ¯ wV ¿
Eq. 3.203
48