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È conseguente ad una flogosi delle alte vie aeree a seguito della quale vi è il passaggio di
microrganismi nellʼorecchio medio attraverso la tuba di Eustachio.
Virus: adenovirus, rhinovirus.
Batteri: Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influentie, Moraxella catarralis.
Fasi della malattia:
1) dapprima vi è iperemia, vasodilatazione, infltrazione leucocitaria; il paziente lamento senso di
ovattamento, otalgia moderata e lieve rialzo termico; allʼesame obiettivo constatiamo la diffusa
iperemia della membrana timpanica particolarmente evidente lungo il manico del martello.
2) formazione di essudato sieroso; il paziente lamenta intensa otalgia pulsante dovuta alla
pressione dellʼessudato allʼinterno della cavità timpanica, associata ad ipoacusia. Clinicamente
è evidenziabile unʼestroflessione della membrana timpanica che appare ricoperta da
desquamazione epiteliale.
3) guarigione oppure peggioramento
4) trasformazione dellʼessudato sieroso in essudato purulento, aumento della pressione
endotimpanica e perforazione della membrana timpanica; il paziente lamenta otorrea, cʼè la
scomparsa delʼotalgia (viene meno il dolore da pressione per via della perforazione) ma persiste
lʼipoacusia
5) guarigione e restitutio ad integrum
La terapia è basata su antibiotici e antinfiammatori. Nella maggior parte dei casi la prognosi è
favorevole con restitutio ad integrum anche se possono manifestarsi alcune complicanze:
- otite media purulenta cronica
- mastoidite acuta
- paralisi del faciale
- sofferenza cocleare con insorgenza di deficit uditivo neurosensoriale
- labirintite
- meningite, ascesso cerebrale, tromboflebite dei seni venosi endocranici o della v. giugulare int.
Otosclerosi
È una patologia su base distrofica della capsula labirintica. Colpisce le zone in cui per mancata
ossificazione residuano zolle di cartilagine embrionale. Una delle più frequenti è localizzata a
livello della nicchia della finestra ovale ed è chiamata fissula antefenestram; il suo
interessamento provoca la distruzione del legamento anulare della staffa con perdita
dellʼarticolazione stapedio-ovalare e fissità della staffa. Quando i focolai interessano
esclusivamente la capsula labirintica la malattia può essere asintomatica.
Si tratta di una patologia piuttosto frequente essendone colpita in forma asintomatica almeno il
10% della popolazione e nella sua forma sintomatica un soggeto su 250. È spesso bilaterale (70%
dei casi) e si manifesta nei soggetti giovani, con picco di incidenza tra i 20 e i 30 anni (63%
femmine) e solo il 10% dei casi compare dopo i 50 anni.
La patologia avanza attraverso due fasi successive:
- fase della spongiosi: in cui si attiva un riassorbimento osseo per attivazione degli osteoclasti;
- fase della sclerosi: in cui cʼè lʼattivazione degli osteoclasti e deposizione di osso neoformato di
aspetto non regolare e con caratteristiche dissimili da quelle proprie della capsula labirintica.
Per spiegare lʼetiologia della malattia sono state formulate diverse ipotesi:
- ipotesi genetica: in quanto si è visto che nel 50% dei casi vi è familiarità positiva allʼotosclerosi
(trasmissione di tipo autosomico dominante a bassa penetranza);
- ipotesi disendocrina: è più frequente nel sesso femminile, tende ad insorgere durante la pubertà
e ad evolvere in caso di gravidanza e allattamento;
- iptotesi virale: è stata riscontrata costantemente la presenza del virus del morbillo in caso di
otosclerosi in quanto la capsula otica sarebbe provvista di un recettore specifico per il
paramixovirus.
Lʼosservazione otoscopica è negativa nonostante il paziente lamenti unʼipoacusia lentamente
ingravescente associata ad acufeni (70%) e vertigine (20%); gli esami strumentali evidenziano:
- audiomentria tonale liminare: dimostra un deficit di tipo trasmissivo o misto;
- timpanometria: timpanogramma normale o di ampiezza ridotta;
- riflesso stapediale: assente a causa del difetto di mobilità della staffa; nelle forme iniziali possono
presentarsi anomalie morfologiche (on-off);
in genere lʼipoacusia non tende ad evolvere oltre ad un livello di medio-grave entità mentre
possono esservi variazioni dellʼintensità degli acufeni e della vertigine.
Nelle forme iniziali si pensa sia possibile bloccare lʼevoluzione del focus otosclerotico dalla afse
otospongiotica a quella otosclerotica attraverso somministrazione di ioni di floruro di calcio. Nei
Malattia di Ménière
È una complessa malattia che interessa lʼorecchio interno e il labirinto osseo causando crisi con
acufeni, ipoacusia e vertigine.
Il reperto istopatologico più importante della malattia è lʼidrope endolinfatico, una condizione
dellʼorecchio interno in cui è presenta un aumento dellʼendolinfa che si manifesta con la
distensione delle strutture del labirinto contenenti endolinfa e della conseguente riduzione delle
strutture contenti perilinfa. Lʼidrope endolinfatico si manifesta prevalentemente con:
- dilatazione della scala media cocleare e del sacculo (che può raggiungere livelle elevati);
- rottura delle membrane labirintiche e unʼatrofia della stria vascolare.
- sofferenza delle cellule cigliate conseguente alla pressione che si esercita su di esse durante la
fase idropica o al mescolarsi di endolinfa e perlinfa per la rottura delle membrane labirintiche.
La malattia si manifesta attraverso delle crisi della durata variabile di alcune ore o giorni, ogni crisi
è caratterizzata dalla comparsa o rinforzo di acufeni, rapido deterioramento dellʼudito e
sintomatologia vertiginosa importante (fase critica); terminata la crisi si passa alla fase intercritica
con remissione della sintomatologia che può durare anche mesi o stagioni.
Lʼetiologia della malattia non è del tutto conosciuta, le ipotesi alla base dellʼidrope endolinfale
sono:
- una maggiore produzione o un minore riassorbimento dellʼendolinfa da parte della stria vascolare
causata dalla produzione di endolinfa con caratteristiche biochimiche diverse dal normale;
- lʼipotesi che lʼomeostasi dellʼendolinfa possa alterarsi per un danno al flusso longitudinale il cui
motore è rappresentato dal diverso gradiente osmotico tra lʼendolinfa della scala cocleare e
quella presene nel sacco endolinfatico o al flusso radiale che è presente su tutta la scala
cocleare.
Malgrado ciascun malato presenti un decorso della malattia differente, la caratteristica evoluzione
e la contemporaneità dei sintomi audiologici e vestibolari durante lʼattacco sono tipici della
malattia. La malattia si presenta allʼinizio con la seguente sintomatologia (parziale o incompleta):
- attacchi di vertigine (37%);
- fluttuazioni dellʼudito;
- acufene (18%);
in tutti i malati la triade si completa entro unʼanno dalla prima crisi.
La crisi si esprime secondo una sequenza che si accorda con lʼinstaurarsi dellʼidrope e le
conseguenze sulle strutture labirintiche (dapprima acufene, poi lʼipoacusia ed infine la vertigine); la
cessazione dei sintomi segue andamento inverso rispetto lʼesordio: scomparsa della vertigine,
progressivo recupero dellʼudito e scomparsa degli acufeni.
Le ipoacusie associate alla malattia seguono un andamento molto preciso che prende il nome di
“fenomeno della fluttuazione” (peggioramento della soglia uditiva durante la crisi e successivo
miglioramento al suo termine) assolutamente tipico della sindrome di Meniere; le fluttuazioni
dellʼudito, molto alte nelle crisi iniziali, tendono via via a diventare più piccole e a limitarsi alle alte
frequenze. Lʼacufene aumenta con le crisi e la sua intesità e direttamente proporzionale allʼentità
dellʼipoacusia. Gli attacchi di vertigine invecece diminuiscono in frequenza e gravità con il protrarsi
della malattia, ma rimane un senso di instabilità più o meno importante. Nelle fasi finali della
malattia i sintomi possono diventare permanenti: gli acufeni diventano costanti, lʼipoacusia
permanente e il senso di instabilità permane. I test strumentali possono essere importanti per
definire la gravità e lo stadio di avanzamento della malattia, oltre che per definire al meglio la
terapia che appunto si differenzia in rapporto alle fasi della malattia. Durante la crisi sono utilizzati
farmaci vestibolo-soppressori per combattere la vertigine; nella fase intercritica la terapia proposta
è rappresentata da una dieta iposodica, assunzione di diuretici per cicli prolungati e farmaci in
grado di combattere lʼatrofia della stria vascolare. Infine chirurgia demolitiva (libirintectomia) o
conservativa (decompressione chiurgica del sacco endolinfatico)