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tendente alla comunione diretta tra Dio e l’uomo, nata all’interno della
religione musulmana a partire già dai secoli IX e X ma prosperata
definitivamente, grazie all’apporto di un robusto pensiero teologico, dall’XI
secolo, e strutturandosi anche, dal XII, in una rete di confraternite, ancor
oggi esistenti, recanti il nome del proprio fondatore 13. Nel loro ambito si è
sviluppata, in tutto il mondo arabo, una ricchissima tradizione di ritualità
popolare, ampiamente basata sulla transe.
Il termine che la designa (wajd) indica “ciò che è stato trovato attraverso
l’ascolto” (samâ’). Cosa si possa trovare, è ben espresso da una voce interna
al mondo arabo, quella del teologo turco âlGhazaâlî (1050-1111), autore di
un celebre Trattato sulla rivivificazione delle scienze e della religione (sec.
XII in.), la cui ottava parte si intitola Libro sui buoni usi del samâ’ e del
wajd ossia dell’ascolto e della transe 14:

! Rivelazione della verità [...], conoscenza di Dio, presenza dell’intelligenza,


contemplazione dell’invisibile, comunione con il segreto e relazione con
ciò che manca [...] Ispirazione che deriva dalla Verità, dall’aver trovato ciò
che mancava (Rouget 1980, p. 348).
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“Ciò che è stato trovato” è l’entità da cui l’uomo e tutte le cose, nella loro
condizione dimidiata, si sono dovuti separare: è Dio; ed è proprio questa
separazione la molla che fa scattare il bisogno di ristabilire la comunione con
Lui. Scriveva Jalâl âlDîn Rûmî (1207-1273), conteso fra turchi e persiani ma

13 “E allora:che cos’è il Sufismo? È la via Mistica precipua dell’Îslâm” (Mandel


2004, p. 22. Cfr. Anche Mandel 1995). L’uso del termine sufi (lana) pare sia dovuto
al tipico copricapo che i seguaci di questa corrente indossavano, anche in segno di
povertà. Il sinonimo dervisci ha origine dal loro nome in lingua persiana (darwish,
termine che rimanda alla povertà dell’asceta: il sinonimo in lingua hindi era infatti
fakir, evidentemente fratello dell’arabo fāqir: II, 2, nota 16). Fra le principali
confraternite figurano la Rifâ’iyya, una delle più antiche, fondata nel XII secolo da
âlRifâ’î, ancor oggi diffusa in Iraq, Siria e Palestina, e la ‘Isâwiyya o Aîssaoûa,
risalente al XIV secolo e diffusa particolarmente in Marocco ed Algeria.
Universalmente nota è poi la confraternita dei Mevlevi o “dervisci rotanti”, risalente
alla metà del XIII secolo (vedi oltre, nota 10 e, inoltre, II, 3. Sul rapporto fra gli
Anastenaria e il sufismo, cfr. V, 4.
14 Il grosso rilievo dato nel trattato (come in altri) al discorso sulla transe era dovuto
all’esigenza dei teologi sufidi difendere la propria mistica dai possibili attacchi
dell’Islam ufficiale, dimostrando che le sue manifestazioni rientravano in qualche
modo nelle pratiche lecite. Ampio discorso su tutta la trattatistica araba in Rouget
1986.

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