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Gli over 60: una risorsa per Milano

Gli anziani a Milano sono 400.000. Una città come Milano dovrebbe essere in grado di
offrire durante tutto l’anno servizi di qualità che sostengano e promuovano la vita
attiva dei cittadini che sono usciti dal lavoro per raggiunti limiti di età.
Non è possibile costruire un piano generale per le persone anziane, ma è necessario,
proprio per raggiungere la qualità di cui sopra, avvicinare i servizi ai cittadini,
intendendo per servizi non solo quelli che erogano aiuto, ma anche i luoghi della
socialità e della relazione, di cui Milano è ricca soprattutto in centro. Proprio per questo
è necessario utilizzare come unità di misura territoriale le 9 zone, e da lì partire per
costruire un’offerta e uno spazio per le persone anziane.
Un altro punto di partenza dell’analisi riguarda la possibilità di rivolgersi agli anziani
ancora “giovani”, over 65 anni, quindi non solo agli anziani non autosufficienti, che
peraltro ad oggi sembrano risiedere in RSA o più frequentemente a casa con l’aiuto di
un’assistente familiare.

In generale l’analisi ripropone il problema della mancanza di governo del sistema di


servizi sociali e della possibile integrazione con la Asl: l’anomalia milanese non aiuta,
ma anzi blocca qualunque possibilità di sviluppo e di promozione di progetti che ad
oggi sembrano prioritari.
Occorre dunque rifondare i servizi sociali di base, riprendere il governo della rete dei
servizi, ricostituire il piano di zona come documento di programmazione delle città e
delle sue 9 zone (in coerenza con quanto detto finora sarebbero opportuni 9 piani di
zona), coordinare quanto già presente e potenziarlo utilizzando le poche risorse
disponibili.

Il co-housing è un’idea interessante sulla base della quale sarebbe possibile ottenere un
sostegno da parte del comune di Milano, poiché si otterrebbero vantaggi relazionali ed
economici oltre che ulteriori appartamenti disponibili per i giovani. I cosiddetti
condomini solidali ne sono un esempio in altre regioni italiane, anche a Milano ci sono
state sperimentazioni: sicuramente un quartiere con una buona socialità è un quartiere
dove è più semplice vivere, abitare, circolare per le strade. E’ anche un luogo dove è
possibile ammalarsi senza rischiare la solitudine o ancora peggio l’isolamento sociale.
E’ un luogo che svolge funzioni promozionali per la vita di qualità.
Il co-housing va incontro al bisogno delle famiglie mononucleari (v. relazione Ranci):
promuovere una vita ‘insieme’ consente con ogni probabilità di promuovere e sostenere
una vita attiva per il futuro. La solitudine è la maggior causa di deperimento in caso di
malattia improvvisa, anche se questa è curabile e presenta buone probabilità di una
completa guarigione.

Il co-housing richiama la possibilità di poter usufruire di luoghi e spazi di


socializzazione più strutturati come i centri socio-ricreativi (attualmente 28 centri
socio-ricreativi in tutta Milano e 23 C.A.M.), dove sia possibile svolgere attività legate
al tempo libero, ma non solo.
A questo proposito il progetto Alfabetoweb è un esempio di come gli over 55enni
possano essere coinvolti in attività che non siano solo ricreative in senso stretto: infatti
ad oggi i cittadini non più giovani devono fare i conti con la tecnologia, poiché restare
esclusi significa aumentare il divario con le giovani generazioni, ma soprattutto non
poter beneficiare di una serie di facilitazioni della vita quotidiana. Ancora oggi internet
rappresenta una barriera per molti. Il Comune di Milano ha già attivato corsi per
l’insegnamento dell’uso del pc o per l’utilizzo di internet (corsi tempo libero, internet
saloon, centri socio-ricreativi), ma queste iniziative non hanno avuto seguito per molti e
diversi motivi. Certo che se pensiamo ai mille usi di internet oggi, possiamo
immaginare quanto chi al momento risulta escluso da questo mondo rischi di perdere
delle opportunità anche per rimettere in gioco competenze acquisite nel corso
dell’attività lavorativa.

Sia i centri socio-ricreativi che i C.A.M. sono distribuiti attualmente sulle 9 zone di
decentramento: proprio le zone rappresentano un punto fondamentale per l’accesso
ai servizi, alle informazioni, alle attività proposte. Il potenziamento delle zone e la
valorizzazione del personale presente diventa un punto centrale per lo sviluppo delle
politiche per le persone anziane nella città.
Solo valorizzando i punti di decentramento è possibile avvicinarsi agli anziani in tutta
la città, prevedendo magari anche la presenza o il contatto diretto con associazioni di
volontariato, attivando la collaborazione effettiva con CIESSEVI e altre realtà già
presenti e attive sul territorio comunale, ma attualmente in ordine sparso, senza un vero
e proprio coordinamento né con un’idea di quotidianità da gestire. Un esempio di come
entrano in campo le grandi forze anche di volontariato è dato dall’emergenza caldo con
l’AUSER e la distribuzione pasti al domicilio. Ma non basta per creare prossimità, la
stessa prossimità che proprio dai molti contatti dei volontari in giro per la città,
sappiamo essere una necessità impellente.
Accanto alla valorizzazione delle zone c’è un punto cruciale che rappresenta una tappa
di sviluppo: la costituzione di luoghi di accesso alle cure, all’assistenza, ai servizi che
Medicina Democratica definisce Casa della Salute. Luoghi integrati in accordo con
l’Asl e i servizi di anagrafe, dove le persone anziane con un basso livello di mobilità
possano accedere a tutti i servizi, senza dover girare per tutta la città, senza rischiare di
fare lunghe code per poi dover ripetere operazioni in altri sportelli. Un collegamento
con l’INPS che è già strutturato in sedi zonali, con le quali il comune potrebbe avviare
un progetto di integrazione informatica. Uno sportello di assistenza legale gestito dai
sindacati o da altri enti, dal comune stesso, dai volontari… Anche il servizio di
tutoraggio (attualmente attivato per soli 80 casi) potrebbe trovare ulteriori sviluppi se
posizionato in un luogo facilmente accessibile.
Altri due punti cruciali e trasversali ad altre politiche: in primo luogo le barriere
architettoniche. In accordo con ATM bisognerebbe cercare di risolvere l’annoso
problema dei mezzi pubblici, per molti divenuti una barriera insormontabile: tram con
scalini troppo alti e inutilizzabili in caso di necessità di ausili (carrozzine, stampelle
…), metropolitana senza scale mobili né ascensori (quasi tutta la linea M1 ne è priva).
Mobilità insostenibile per chi ha problemi di autonomia nei movimenti. Per non parlare
dell’attraversamento pedonale: capita spesso di vedere cadere signore anziane per le
buche, i binari del tram, per fare in fretta ed evitare di trovarsi a metà attraversamento
con il rosso. La manutenzione delle strade di Milano è ad oggi un problema enorme per
gli anziani.
La maggior parte degli investimenti nell’area anziani va a coprire i costi della non
autosufficienza, con una rete di RSA e la presenza dell’ADI a sostegno delle persone
totalmente non autosufficienti. In relazione ai servizi residenziali e semiresidenziali c’è
un problema di compartecipazione alla spesa del Comune, che ad oggi non paga le rette
che i cittadini non sono in grado di sostenere. Questo problema resta davvero difficile
da gestire, ma va affrontato proponendo misure alternative o trovando accordi con le
associazioni di cittadini che stanno facendo battaglie legali per ottenere qualche
risultato.
Insieme ad una nutrita e costosa rete di offerta residenziale sociosanitaria vi sono
moltissimi anziani (ad oggi è ancora difficile una quantificazione esatta) che risiedono a
casa con l’aiuto di un’assistente familiare. Ancora oggi però questo sembra essere un
mercato quasi totalmente privato e sommerso, sebbene sia stato istituito l’albo delle
assistenti familiari e siano stati fatti corsi ad hoc questo non ha esaurito le
problematiche legate al fenomeno, problematiche per le quali il Comune potrebbe
intervenire affinando ulteriormente gli strumenti a disposizione: i corsi, le informazioni,
le tutele per gli anziani e per le assistenti familiari. Se è vero che ad oggi sono ancora la
soluzione migliore per molte famiglie, è altrettanto vero che spesso si incorre in mille
problemi (economici, relazionali, di convivenza) che fanno sì che il percorso di
assistenza al domicilio diventi un vero e proprio calvario.
Infine una proposta per la quale il Comune potrebbe proporsi come promotore, ma che
pone anche diversi punti di discussione, ad oggi all’ordine del giorno quando si parla di
volontariato e di prestazioni volontarie. Si tratta di quello che è stato definito il
“voucher del cittadino responsabile” per rendere tutti i cittadini partecipi di una
amministrazione responsabile. Il progetto prevede la costituzione di un’autorità di
garanzia dei cittadini responsabili che propongono linee guida per la gestione dei
voucher di responsabilità. I voucher sono buoni che ogni cittadini dovrà avere e che
dovrà gestire nell’ambito del piano personale voucher, che potranno essere distribuiti
anche dai bar, dalle palestre … una rete di volontari che si sviluppa direttamente sul
territorio. Ciascun cittadino potrà monitorare il suo piano personale voucher (come per
la gestione dei conti energia). In caso non avesse tempo né voglia di fare attività di
volontariato può comprare voucher e metterli a disposizione di altri cittadini. E’ una
sorta di banca del tempo che vede un riconoscimento importante a chi svolge attività di
volontariato, una banca che per le persone anziane consente di rimettere in campo le
competenze acquisite nel corso della proprio esperienza lavorativa, pensando che nei
prossimi anni le competenze saranno sempre maggiori e più specialistiche e tecniche
(per esempio in campo informatico).

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