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a.a. 2009/10
Esercizio 1
Nel corso del 2009, il signor Rossi ha percepito un reddito da lavoro dipendente, al lordo delle
ritenute effettuate dal datore, pari a 28000 euro. Ha percepito interessi su depositi bancari per
2000 euro, e ha maturato plusvalenze su azioni per 2000 euro. Vive in una abitazione di sua
proprietà, con rendita catastale di 500 euro. Possiede inoltre un appartamento che ha affittato,
con un contratto non convenzionato, a 5000 euro (l’appartamento ha rendita catastale di 750
euro). Durante il 2009 ha sostenuto spese mediche per 600 euro e ha pagato 2800 euro di
interessi passivi sul mutuo relativo alla casa in cui abita. Ha coniuge e 2 figli, di cui uno solo
di età superiore ai tre anni, a carico.
Calcolate l’Irpef netta del signor Rossi ricordando che sulle spese mediche c’è una franchigia
di 130 euro.
Nel calcolare l’Irpef netta si tenga conto dei seguenti parametri:
Struttura delle aliquote
Redd. Compl. al netto delle deduz.tradizionali Aliquote legali
0-15000 23%
Da 15000 a 28000 27%
Da 28000 a 55000 38%
Da 38000 a 75000 41%
Oltre 75000 43%
1
La detrazione per ciascun figlio a carico è
Esercizio 2
Esercizio 3
Considerate una famiglia composta da marito, moglie e due figli, in cui il marito percepisce
un reddito imponibile pari a 40000 euro, e la moglie un reddito imponibile di 15000 euro.
Ipotizzate che la struttura delle aliquote e degli scaglioni dell’imposta sul reddito sia la
seguente (non vi sono né detrazioni, né deduzioni):
Scaglioni aliquota
0-15000 10%
15000 – 30000 20%
>30000 30%
a) calcolate quanto la famiglia deve pagare per l’imposta sul reddito, nel caso di unità
impositiva individuale
b) calcolate quanto la famiglia deve pagare per l’imposta sul reddito, nel caso di unità
impositiva familiare, senza correzioni per la numerosità dei componenti
c) calcolate quanto la famiglia deve pagare per l’imposta sul reddito, nel caso di unità
impositiva familiare, con applicazione dello splitting
d) calcolate quanto la famiglia deve pagare per l’imposta sul reddito, nel caso di unità
impositiva familiare, con applicazione del quoziente familiare (il capofamiglia pesa 1, il
coniuge 0,7, il primo figlio 0,5, ogni figlio successivo 0,3).
Esercizio 4
Il signor Verdi percepisce, nell’anno t, un reddito imponibile pari a 30000 euro. Nell’anno t+1
il tasso di inflazione è uguale al 5%; il reddito del signor Verdi è perfettamente indicizzato
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all’inflazione, ma non subisce alcuna crescita reale, ed è quindi uguale a 31500 euro.
Ipotizzate che la struttura delle aliquote e degli scaglioni dell’imposta sul reddito sia la
seguente (non vi sono né detrazioni, né deduzioni):
Scaglioni aliquota
0-10000 10%
10000 – 20000 20%
>20000 40%
a) mostrate che, nell’anno t+1 si verifica il fenomeno del fiscal drag, e calcolate l’importo
della maggiore imposta pagata dal contribuente a causa del fiscal drag.
b) Mostrate, anche numericamente, in che modo sarebbe possibile annullare l’effetto del fiscal
drag.
Soluzione esercizio 1
Il reddito complessivo del signor Rossi è uguale a 28000 + (0,85 x 5000) + 500= 32750.
Le plusvalenze azionarie e gli interessi bancari non entrano nell’imponibile Irpef, ma sono
assoggettati a regimi sostitutivi.
Si noti che, nel calcolare il reddito che Rossi ottiene dall’appartamento affittato si fa
riferimento al reddito effettivo (l’affitto) a meno che non risulti inferiore al reddito normale
(la rendita catastale).
Imposta lorda
(15000*0,23) + (28000-15000)*0,27 + (32250-28000)*0,38
3450+3510+1615=8575
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L’aliquota media effettiva è invece 5281,12/32750=16,13
L’aliquota marginale effettiva, che ci dice quanto varia l’imposta al variare del reddito
complessivo del contribuente, tiene conto anche della variazione delle detrazioni per lavoro
dipendente e per figli a carico al variare del RC.
1) Possiamo calcolare quanto è variata l’imposta del contribuente quando il suo reddito
complessivo passa da 31750 a 32750 euro. Calcoliamo cioè l’aliquota marginale effettiva
relativa agli ultimi 1000 euro guadagnati (a rigore bisognerebbe considerare l’ultimo euro
guadagnato, ma siccome difficilmente il contribuente varia il suo reddito di un euro alla volta,
consideriamo intervalli di variazione più significativi, esempio di 1000 euro alla volta)
L’imposta lorda aumenta di 380 euro (essendo il 38% l’aliquota marginale legale
corrispondente al reddito imponibile del contribuente).
La detrazione per reddito di lavoro dipendente diminuisce di (794,44 – 760,99) = 33,45.
Quella per figli a carico diminuisce di (1217,05 – 1201,59) = 15,46.
L’imposta netta è quindi aumentata di (380+33,45+15,46) = 428,91. L’aliquota marginale
effettiva sugli ultimi 1000 euro del contribuente è quindi pari al 42,89%, ed è
significativamente più alta rispetto all’aliquota legale.
1700 RC
La detrazione per figli è 1700 − .
110000
Quindi, se RC varia di un ammontare uguale a ∆RC, la variazione della detrazione è uguale
1700
a− ∆RC = −0.0154∆RC .
110000
Se il reddito complessivo aumenta per un ammontare uguale a ∆RC, su questa somma si paga
il 38% di aliquota formale, inoltre si perde il 3.3345% per la riduzione della detrazione di
reddito da lavoro, e l’1.54% per riduzione detrazione per figli.
Sommiamo queste tre percentuali: 38%+3.345%+1.54%=42.89%.)
Soluzione esercizio 2
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Poiché la moglie non è a carico, la detrazione per figlio a carico deve essere ripartita fra i due
coniugi al 50%, ovvero, previo accordo fra i due, può essere attribuita al coniuge con reddito
più elevato. Va allora considerato che la moglie ha un reddito da co.co.pro, e cioè un reddito
che la legislazione fiscale qualifica come reddito da lavoro dipendente. Questo reddito è
inferiore agli 8000 euro e, grazie alla detrazione da lavoro dipendente, è esente da imposta. Ai
coniugi Bianchi non conviene quindi attribuire alcuna quota di detrazione alla signora
Bianchi, che non trarrebbe nessun beneficio da una detrazione fiscale per oneri familiari,
essendo il suo debito di imposta già azzerato dalla detrazione per lavoro dipendente.
Ipotizziamo quindi che il signor Bianchi, ben consigliato dal suo Caaf, attribuisca a sé l’intera
detrazione.
La detrazione per reddito da lavoro dipendente non spetta al signor Bianchi perché il suo
reddito complessivo supera i 55000 euro.
Per calcolare l’Irpef da versare a saldo devo sottrarre dall’Irpef netta le ritenute che il signor
Bianchi ha subito durante l’anno, al momento della percezione dei suoi redditi.
Ritenute sul reddito da lavoro dipendente: il datore di lavoro considera il reddito da lavoro
dipendente come l’unico reddito del contribuente, calcola quindi su di esso sia la detrazione
per reddito da lavoro dipendente che le detrazioni per oneri familiari.
L’Irpef lorda calcolata dal datore è quindi commisurata al suo reddito di lavoro di 40000 euro
ed è pari a:
0,23x15000+0,27x13000+0,38x12000=3450+3510+4560=11520
A questo importo il datore toglie la detrazione per redditi da lavoro dipendente:
Dldip=1338 [(55000-Y)/40000] = 1338 x ((55000-40000)/40000) =1338x0,375=501,75
e la detrazione per il figlio a carico, anch’essa calcolata dal datore di lavoro considerando il
reddito da lavoro dipendente come reddito complessivo:
Df1=800 (1- Y/95000) =800-0,00842 x 40000 = 800-336,8 = 463,2
Si noti che entrambe le detrazioni calcolate dal datore di lavoro, non conoscendo che il signor
Bianchi ha altri redditi, sono più alte del dovuto, in quanto si tratta di detrazioni decrescenti al
crescere del reddito complessivo. Ciò comporterà al signor Bianchi il vantaggio di aver
pagato un acconto più basso (quello trattenuto dal datore), che verrà però compensato da un
saldo più alto.
Nel complesso, il datore ha versato ritenute uguali a 11520-501,75-463,2=10555,05
Il signor Bianchi ha anche subito ritenute sul suo reddito da lavoro autonomo: 2000
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Soluzione esercizio 3
b) Nel caso di tassazione sulla famiglia, senza correzioni per tenere conto del numero dei
componenti, la tassazione è commisurata alla somma (cumulo) dei redditi dei percettori.
imposta = 0,1x15000+0,2x15000+0,3x25000 = 1500+3000+7500=12000
Aliquota media sul reddito familiare = 12000/55000= 21,82%
(In presenza di imposta progressiva, e senza correttivi, quali lo splitting o il quoziente
familiare, la tassazione familiare, con il cumulo dei redditi, comporta un onere di imposta più
elevato).
c) La tassazione del reddito familiare, in caso di splitting, avviene cumulando tutti i redditi
familiari e poi attribuendoli, metà per uno, ai due coniugi.
imposta complessiva= 2 x T(55000/2) = 2 x T(27500) = 2 x (0,1x15000+0,2x12500)
= 2 x (1500+2500)=8000
Aliquota media sul reddito familiare = 8000/55000=14,54%
L’applicazione dello splitting ha comportato una riduzione dell’aliquota media, non solo
rispetto alla situazione di cumulo, ma anche rispetto alla situazione di tassazione individuale.
Alternativamente si calcola l’imposta dovuta sul reddito pro capite corretto e cioè su 22000.
questa imposta è pari a 2900. Si calcola l’aliquota media corrispondente al reddito pro capite
corretto: 2900/22000 = 13,18% e la si applica al reddito familiare complessivo.
15,18%x55000=7250.
Questa seconda procedura rende evidente che il passaggio per il reddito procapite corretto ha
la funzione di calcolare l’aliquota media idonea per un dato reddito familiare, se si tiene conto
della numerosità dei suoi componenti, in presenza di imposta progressiva.
Soluzione esercizio 4
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a) Imposta pagata nell’anno t: 0,1x10000+0,2x10000+0,4x10000=1000+2000+4000=7000
Aliquota media = 7000/30000=23,333%
Imposta pagata nell’anno t+1: 0,1x10000+0,2x10000+0,4x11500=1000+2000+4600=7600
Aliquota media = 7600/31500=24,127%
Il contribuente, pur essendo il suo reddito reale rimasto invariato, paga quindi lo 0,794% di
imposta in più; l’ammontare del fiscal drag è quindi 0,00794x31500=250 euro,
corrispondente al maggior onere dovuto all’inflazione.
L’importo del fiscal drag poteva alternativamente essere calcolato come segue:
i) per lasciare invariato il debito di imposta reale, un’ inflazione del 5% avrebbe
dovuto comportare un incremento del debito di imposta del 5%: 7000 x (1+0,05) =
7350.
Pagando invece 7600 euro, il contribuente paga 7600-7350=250 euro in più.
ii) per lasciare invariato il debito di imposta reale, l’aliquota media non dovrebbe
variare (23.33%), e dunque il contribuente dovrebbe pagare 0,2333x31500=7350
euro. Pagando invece 7600 euro, il contribuente paga 250 euro in più.
b) Si potrebbe annullare l’effetto del fiscal drag indicizzando all’inflazione i valori degli
scaglioni (ne moltiplico cioè il valore per (1+0,05))
nell’anno t+1 la nuova struttura degli scaglioni sarebbe allora la seguente:
Scaglioni aliquote
0-10500 10%
10500 – 21000 20%
>21000 40%
Oppure, si applica la struttura delle aliquote al reddito deflazionato per il tasso di inflazione
(quindi nell’esempio costante in termini reali), si calcola l’imposta, poi la si moltiplica per il
tasso di inflazione:
31500/1.05 = 30000
T(30000)=7000
7000x1.05=7350 e non c’è fiscal drag.
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Esercizi per il Corso di Scienza delle Finanze
a.a. 2009/10
Esercizio 1
Nell’anno 2009, la società Rape rosse S.p.a., che ha alle sue dipendenze solo lavoratori
a tempo indeterminato, ha ricavi per 480 mila euro, spese per salari e stipendi per 270 mila
euro, spese per contributi sociali per 90 mila euro, interessi passivi pari a 50 mila euro,
ammortamenti per 60 mila euro e acquisiti di materie prime e prodotti intermedi per 170 mila
euro. Il Rol (risultato operativo lordo) è pari a 120
Si calcolino l’Irap e l’Ires dovute dalla società in questione. (Non si considerino gli
effetti delle agevolazioni, in termini di abbattimento forfetario dalla base imponibile di 4600
euro per ciascun lavoratore dipendente, né la deduzione per piccole e medie imprese, ai fini
dell’Irap. Non si considerino le norme transitorie sulla deducibilità degli interessi passivi ai
fini dell’Ires)
Esercizio 2
Esercizio 3
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Calcolare l’Ires dovuta dalla società Pierina (senza considerare la deducibilità dell’Irap
dalla base imponibile dell’Ires)
Esercizio 4
Esercizio 5
Calcolare l’Ires e l’Irap delle due società, dimostrando che mentre l’Ires non è neutrale
nei confronti delle scelte di finanziamento delle imprese l’Irap lo è. (Non si consideri la
deduzione dalla base imponibile, ai fini dell’Irap, riconosciuta alle piccole e medie imprese)
Soluzione esercizio 1
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Poiché il 10% dell’Irap è deducibile dalla base imponibile dell’Ires conviene calcolare
prima l’Irap e poi l’Ires.
La base imponibile dell’Irap è data dal valore aggiunto netto (VAN) della società,
calcolato come differenza fra i ricavi e costi per l’acquisto di materie prime e beni intermedi,
ammortamenti, oneri sociali relativi ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato
VAN: 480-90-170-60=160
Il Van può essere anche calcolato come somma delle remunerazioni dei fattori
produttivi: costo del lavoro, interessi, rendite e profitti:
270+50-160=160
Dalla base imponibile dell’Ires bisogna dedurre il 10% di 6,24 e cioè 0,62
La quota di interessi passivi deducibili è pari al 30% del Rol e quindi 0,30*120 = 36.
L’utile della società è pari a 480-270-170-90-60- 36- 0,624 = - 146,62
Essendo in perdita, la società non deve pagare niente di Ires e potrà riportare la perdita
(dedurla cioè dagli utili) nei successivi periodi non oltre il quarto.
Si noti che pur essendo in perdita l’impresa deve pagare l’Irap, in quanto l’Irap non è
un’imposta sui profitti ma un’imposta sul valore aggiunto netto, che, per questa impresa, è
positivo.
Soluzione esercizio 2
Nel calcolare la base imponibile dell’Irap bisogna tenere conto che da essa sono
deducibili i contributi sociali, in quanto relativi a lavoratori a tempo indeterminato. Per
ciascuno di essi la società, che ha sede in Lombardia, gode poi di una deduzione pari a 5 mila
euro (5, se espressa in migliaia di euro); complessivamente quindi, a questo titolo, la
deduzione goduta dalla società Aquilonia è pari a 5x30=150.
Si noti che gli interessi passivi sono integralmente deducibili in quanto inferiori al
30% del Rol.
10
Ires = 0,275x455,67 = 125,31
Soluzione esercizio 3
Ai fini del calcolo dell’utile tassabile, il fatto che la società distribuisca utili ai propri
azionisti e effettui investimenti non ha alcuna rilevanza. L’utile è comunque dato dalla
differenza fra ricavi e costi fiscalmente deducibili. La società può dedurre integralmente gli
interessi passivi, in quanto essi sono in quantità inferiore al 30% del Rol.
Soluzione esercizio 4
L’Irap ha come base imponibile il VAN dato dalla differenza fra ricavi e costi per
materie prime e beni intermedi e ammortamenti. Si noti che le componenti finanziarie attive
(interessi attivi e dividendi) non sono oggetto di tassazione in Irap (altrimenti sarebbero
tassate due volte: in capo a chi le eroga e in capo a chi le percepisce). Avendo poi 50
lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, la società beneficia di un abbattimento dall’Irap
di 50x4600=230 mila euro (d’ora in poi 230 perché tutti i dati sono espressi in migliaia di
euro).
Si ricorda che i dividendi ricevuti da una società residente sono inclusi nella base
imponibile dell’Ires per il solo 5% del loro ammontare (50).
Gli interessi passivi di questa società sono interamente deducibili (lo sono sempre se
non eccedono l’ammontare degli interessi attivi)
L’utile della società è pari a 6200+1650+ 50 – 2850-997-1150-100 – 14,75= 2788,25
(dove 14,75 è la deduzione del 10% dell’Irap).
Soluzione esercizio 5
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L’Irap dovuta è quindi pari. Per entrambe le società, a 0,039x47000 = 1833
Entrambe le società potranno quindi dedurre il 10% dell’Irap e cioè 183,3 dalla base
imponibile dell’Ires.
Le due società pagano invece la stessa Irap. l’Irap è quindi neutrale nei confronti delle
loro scelte di finanziamento.
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Esercizi per il Corso di Scienza delle Finanze
a.a. 2009/10
Esercizi sull’Iva
Esercizio 1
L’impresa “Gatta ci cova”, nel 2009
- acquista un bene di investimento per 1450
- ha spese per personale per 1240
- produce e vende un bene dal valore di 3800
- ha ammortamenti per 450
- acquista un bene intermedio per 470
- ha spese per interessi passivi per 130
Tutti gli importi sin qui forniti non sono comprensivi di Iva
Calcolare l’Iva a debito, l’Iva a credito e l’Iva versata dall’impresa “Gatta ci cova”,
nell’ipotesi che l’Iva sia applicata con un’aliquota uniforme del 20% e che le modalità
di applicazione dell’Iva siano quelle previste dalla normativa italiana.
Esercizio 2
L’impresa Alfa, che non ha spese per acquisti, vende all’impresa Beta un bene intermedio per
300. L’impresa Beta a sua volta vende all’impresa Gamma un bene di investimento,
ammortizzabile in 3 anni, al prezzo di 450. Infine, l’impresa Gamma vende al dettaglio un
bene del valore di 700. Tutti i valori monetari sono al netto dell’Iva. Se l’aliquota dell’Iva è
pari al 10% per tutti i beni e servizi, calcolate l’Iva a credito e a debito in ciascuna fase, nei
due casi di Iva tipo reddito lordo, e Iva tipo consumo.
Esercizio 3
Nell’anno t:
- l’impresa A produce, in un processo verticalmente integrato e del tutto indipendente dalle
altre imprese un bene di investimento, del valore di 2400. Tale bene è venduto all’impresa B;
- l’impresa C produce, in un processo verticalmente integrato e del tutto indipendente dalle
altre imprese, un bene intermedio di 1300 e lo vende all’impresa B;
- l’impresa B produce un bene di consumo finale, che vende direttamente al consumatore
finale a 1900.
Nell’ipotesi che l’Iva sia applicata in Italia con un’aliquota del 20%:
calcolate l’Iva versata da ciascuna impresa, applicando la normativa vigente in Italia.
Esercizio 4
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Si consideri uno scambio di beni e servizi fra due soggetti, residenti in paesi diversi, entrambi
soggetti passivi dell'Iva: un'impresa estera che esporta il bene e un'impresa nazionale che lo
importa e si occupa della sua distribuzione. Spiegare perché, in tale caso, anche in assenza di
armonizzazione, il passaggio dal principio di destinazione al principio di origine,
nell'applicazione dell'Iva, non determina distorsioni nelle scelte dei consumatori finali
relativamente al mercato (nazionale o estero) in cui effettuare l'acquisto. Mostrare inoltre che
nei due casi è diversa la ripartizione del gettito fra il paese dell’esportatore e il paese
dell’importatore.
Si supponga in particolare che l’impresa estera A produca il bene e lo venda ad un valore
finale di 100, e che tale bene venga importato da un’impresa B che lo rivende a 105. Le
aliquote di imposta Iva siano, rispettivamente, il 10% all’estero e il 15% nel paese
importatore.
Soluzione esercizio 1
Molti dei dati forniti dall’esercizio non hanno alcuna rilevanza ai fini del calcolo dell’Iva.
L’Iva da versare è quindi pari a 376 (differenza fra Iva a debito e Iva a credito)
Soluzione esercizio 2
Soluzione esercizio 3
Nel caso in cui l’Iva sia prelevata secondo la normativa vigente in Italia
Impresa A:
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Iva a credito: 0
Iva a debito: 480
Iva da versare: 480
impresa B:
Iva a credito: 480+260=740
Iva a debito: 380
Iva da versare: -360
impresa C:
Iva a credito: 0
Iva a debito: 260
Iva da versare: 260
L’Iva complessivamente incassata dallo Stato ammonta a 480+260-360=380, che corrisponde
al 20% del valore del bene di consumo prodotto dalla impresa B. L’Iva applicata in Italia è
infatti un’imposta sul valore aggiunto “tipo consumo”
Soluzione esercizio 4
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