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VIII POMPE VOLUMETRICHE

Caratteristica di funzionamento delle pompe volumetriche è quella di mettere a disposizione del


fluido un volume a geometria variabile che, alternativamente, è messo in comunicazione con
l'aspirazione nella fase di riempimento e con la mandata nella fase di svuotamento. La velocità
media del fluido all'interno della pompa è generalmente molto bassa per cui l'azione della pompa è
essenzialmente di tipo statico e si manifesta come variazione di pressione del fluido, diversamente
dalle pompe a flusso continuo, di cui si tratterà più avanti, in cui lo scambio energetico è di tipo
dinamico con variazioni combinate di pressione, d'energia cinetica e di quantità di moto del fluido.
Caratteristiche comuni a questo tipo di macchine sono:
• prevalenza fornita al fluido indipendente dalla velocità di rotazione con possibilità di
raggiungere valori molto elevati
• portata erogata indipendente dalla prevalenza e direttamente proporzionale alla velocità di
rotazione che, soprattutto per le pompe alternative, è di valori modesti
• possibilità di pompare liquidi densi e impasti vari
• buona possibilità di regolazione della portata soprattutto per le pompe alternative (pompe
dosatrici)
• perdite interne praticamente indipendenti dalla prevalenza e, quindi, possibilità di
rendimenti molto elevati alle alte prevalenze
Note fin dai tempi più remoti, sono oggi progressivamente sostituite nella pratica industriale dalle
pompe a flusso continuo a causa di alcune caratteristiche di funzionamento che mal si conciliano
con le esigenze dell'industria attuale quali una portata relativamente bassa e, per alcune di esse,
un'erogazione pulsante; caratteristiche che ne hanno confinato l'uso ad applicazioni particolari che
saranno descritte in seguito. Aggiungiamo, inoltre, che una regolazione efficace e continua della
portata erogata dalle pompe volumetriche comporta l'utilizzo di motori a numero di giri variabile,
con un aggravio di costi rispetto ai motori a numero di giri fisso.
A seconda del movimento dell'elemento mobile, le pompe volumetriche sono classificate in: pompe
volumetriche alternative o a stantuffo, quando l'elemento mobile, stantuffo o pistone, è dotato di
moto alterno, pompe volumetriche rotative quando è dotato di moto rotatorio.

VIII-1) Pompe volumetriche alternative.

Fig. VIII-1
In fig. VIII-1 è rappresentata schematicamente una pompa volumetrica alternativa a semplice
effetto, disposta con asse orizzontale e con stantuffo a disco azionato da un sistema biella

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–manovella. Durante la corsa dello stantuffo dal punto morto esterno a quello interno la valvola di
mandata M sarà tenuta chiusa per effetto della depressione creata all'interno del cilindro ed il fluido
sarà aspirato all'interno del cilindro attraverso la valvola d'aspirazione A. Quando lo stantuffo,
arrivato a fine corsa, invertirà il proprio moto, determinerà una sovra pressione in camera che
provocherà l'apertura automatica della valvola di mandata e la chiusura di quella d'aspirazione. Per
il corretto funzionamento della pompa deve essere garantita la tenuta fra il disco dello stantuffo e le
pareti del cilindro, realizzata per mezzo di guarnizioni elastiche collocate sulla superficie dello
stantuffo; il grado di finitura della superficie interna del cilindro dovrà essere curato, in modo da
consentire il corretto funzionamento della guarnizione e la sua durata. Con macchina in movimento,
tali guarnizioni mobili non possono essere registrate per recuperare i giochi dovuti all'usura e la
loro eventuale sostituzione comporta, a macchina ferma, lo smontaggio della stessa o di alcune sue
parti. La pompa a stantuffo a disco è perciò utilizzata con liquidi esenti da particelle di solido
abrasive e per condizioni d'esercizio non eccessivamente gravose ( pmax < 80 ÷ 100 bar). Per
pressioni d'esercizio elevate (fino a ≈ 1200 bar) o per liquidi non limpidi, sono utilizzate le pompe
a stantuffo tuffante (dette anche a pistoni) in cui lo stantuffo è completamente immerso nel liquido e
le tenute sono esterne e realizzate sulla parte fissa, con possibilità di registrazione anche con
macchina in movimento e di facile sostituzione (fig VIII-2)

Fig. VIII-2

Date le elevate pressioni raggiungibili con le pompe volumetriche, sarà necessario inserire in
mandata della pompa delle valvole di sicurezza, a protezione della macchina stessa o di componenti
dell'impianto dal mal funzionamento di organi di intercettazione o di regolazione.
L'apertura e la chiusura delle valvole d'aspirazione e di mandata, generalmente automatica, può
essere comandata mediante servo-meccanismi esterni; in tal caso, la variazione della pressione nei
condotti dipenderà dalla legge d'apertura delle valvole. Si fa comunque notare che, a causa
dell'incomprimibilità dei liquidi, l'apertura della valvola di mandata dovrà praticamente avvenire
pressoché istantaneamente all'atto dell'inversione del moto dello stantuffo.

Caratteristiche di funzionamento delle pompe volumetriche alternative.

Facendo riferimento alla fig. VIII-1 possiamo osservare che, nell'ipotesi di lunghezza della biella
infinita, la velocità istantanea dello stantuffo sarà data dalla relazione:
c
v i = ωr sin(ωt ) = ω sin(α ) (VIII-1)
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c
dove r = si è indicato il raggio di manovella. Per lunghezza della biella finita, l'andamento della
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velocità istantanea non sarà più rappresentato da un'armonica, ma da una funzione genericamente
periodica combinazione lineare di più armoniche di frequenze diverse.

Fig. VIII-3

In fig. VIII-3 (a) è riportato l'andamento della velocità istantanea del pistone in funzione dell'angolo
di manovella per una pompa a semplice effetto, assieme alla velocità media:
π ωr v max
v = ωr ∫ sin(ωt ) = = (VIII-2)
0 π π
Come si può osservare dalla figura, la portata è erogata dalla pompa in modo pulsante e con la
stessa legge varierà, quindi, la portata fluente nelle condotte d'aspirazione e di mandata. Mentre in
alcuni casi un moto pulsante può non provocare alcun inconveniente, nella maggior parte degli
impianti industriali esso produce effetti non accettabili quali:

• aumento eccessivo delle perdite di carico quando V i > V (per pompe a semplice effetto, il
rapporto tra le perdite di carico corrispondenti a v max e quelle corrispondenti a v è pari a
π 2 ), con conseguente sovraccarico del motore che trascina la pompa e con pericolo di
innesco della cavitazione all'aspirazione.
• Vibrazioni associate alle variazioni di portata e di pressione che possono dar luogo a
fenomeni di risonanza con conseguenti possibili danni meccanici alle apparecchiature o alle
strumentazioni
• Diminuzioni del rendimento d'eventuali apparecchiature alimentate dalla pompa
volumetrica quando il rendimento di queste dipenda dalla velocità del flusso (ad esempio,
l'efficacia dello scambio termico per uno scambiatore di calore)
L'ampiezza delle oscillazioni può essere ridotta aumentando il numero degli effetti, vale a dire il
numero di corse utili per giro di manovella, come si può rilevare dalla fig. VIII-3 (b) per le pompe a
v π
doppio effetto e (c) per quelle a triplo effetto, ottenendo per le prime max = e per le seconde
v 2
v max π
= .
v 3
In fig. VIII-4 (a) è riportato lo schema semplificato di una pompa a doppio effetto e, come si può
osservare dalla figura, per ogni corsa dello stantuffo ci saranno sempre due valvole aperte, la A1 e
la M1 per la corsa dal punto morto interno a quello esterno, la A2 e la M 2 per la corsa di ritorno.

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Fig. VIII-4

In fig. VIII-4 (b) è rappresentata schematicamente una pompa a triplo effetto, consistente in un
gruppo di tre pompe a semplice effetto in linea, calettate su di un albero a gomiti con angoli di
manovella sfasati di 120°; calettando sullo stesso albero a gomiti tre pompe a doppio effetto si
otterrà una pompa a sei effetti. Per un numero di effetti superiore a sei e fino a nove, si preferisce,
comunque, la soluzione che prevede l'utilizzo di più elementi a semplice effetto in linea, calettati su
un albero a gomiti, per non avere macchine eccessivamente complesse.
Un altro vantaggio conseguente all'aumento del numero degli effetti è quello del corrispondente
aumento della portata media erogata dalla pompa, come si può osservare dalla fig. VIII-3 e dalla
relazione:
• πd 2
V = ηv Cnz = ηv czn (VIII-3)
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dove con n si è indicata la velocità di rotazione in giri per unità di tempo e con z il numero di
effetti.
Tale risultato è particolarmente rilevante se si osserva che la velocità di rotazione delle pompe
volumetriche alternative è relativamente bassa (n compreso tra 120 e 300 g/min per pompe a corsa
breve e attorno a 50 g/min per pompe a corsa lunga) al fine di contenere le sollecitazioni dovute al
moto alternativo e i riflussi alle valvole.

Casse d'aria

Sono utilizzate soprattutto con le pompe a semplice e doppio effetto e sono collocate
immediatamente a monte e a valle della pompa. Come si può osservare dalla fig. VIII-5, consistono
in serbatoi in pressione parzialmente riempiti d'aria o da altro gas in pressione, che può essere
direttamente a contatto del liquido o, meglio, separato da esso da una membrana elastica o da uno
stantuffo che trattenga il gas compresso, onde evitare lo scioglimento dell'aria nel liquido alle
pressioni più elevate.
Prendiamo come esempio la cassa d'aria in mandata della pompa e seguiamone il funzionamento a
partire dall'istante d'apertura della valvola di scarico: in tale istante la pressione all'interno della
cassa d'aria sarà minima ed il volume a disposizione dell'aria sarà massimo (il corrispondente
livello dell'acqua sarà minimo).
Durante la corsa del pistone dal punto morto inferiore a quello superiore, velocità e pressione del
liquido tenderanno a variare con legge pressoché armonica data dalla VIII-1 e riportata i fig. VIII-3

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(a). Avverrà perciò che, al crescere della pressione del liquido una parte della portata sarà derivata
dal condotto principale e si accumulerà nella cassa d'aria, nello stesso tempo l'aria contenuta nella

Fig. VIII-5

cassa verrà compressa ed eserciterà sulla superficie del liquido una pressione che tenderà ad
ostacolare un ulteriore innalzamento del livello del liquido. La pressione all'interno della cassa sarà
massima ed il corrispondente volume d'aria sarà minimo quando velocità del pistone e portata
erogata dalla pompa saranno massime; a partire da quest'istante, in cui cominciano a diminuire
portata erogata e pressione del liquido, l'aria compressa inizia a spingere verso il basso il liquido
contenuto nella cassa. Il processo proseguirà anche quando la portata erogata per effetto della
chiusura della valvola di scarico e durerà, anche se con legge asintotica, per tutto il periodo di
interruzione del moto indotto direttamente dalla pompa. La cassa d'aria funziona, quindi, da
accumulatore d'acqua e regolarizzatore del flusso: l'oscillazione residua sarà tanto minore quanto
maggiore sarà il volume d'aria contenuto nella cassa. Nell'ipotesi di trasformazioni isoterme
all'interno della cassa d'aria, si possono ricavare le relazioni:
∆V
V= e ∆V = kC (VIII-4)
i
che legano il volume fluttuante ∆V (area tratteggiata nella fig. VIII-3 (a)) al volume medio V , alla
p − pmin
cilindrata della pompa C e al grado d'irregolarità i = max . Per pompe a semplice effetto
p
k ≈ 0, 551 e k ≈ 0, 21 per quelle a doppio effetto, mentre, a seconda del tipo d'impianto,
i = 1% ÷ 10% in mandata e i = 8% ÷ 20% in aspirazione. Dalla VIII-4 possiamo, infine, osservare
che V → ∞ per i → 0 e che quindi non si potrà in ogni caso annullare una sia pur piccola
oscillazione residua.

Caratteristiche operative.

Come già osservato più sopra la portata ideale erogata dalle pompe alternative è costante per una
data velocità di rotazione e quindi la caratteristica interna ideale è data da una retta verticale (fig.
VIII-6); in pratica, al crescere della pressione di mandata, aumentano i trafilamenti attraverso le

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tenute interne ed esterne e quindi la portata risulta inferiore a quella ideale. Per pressioni di
mandata molto elevate si avranno, inoltre, variazioni del volume specifico non più trascurabili.

Fig. VIII-6

Dalla fig. VIII-6 si può osservare, inoltre, come la regolazione della portata possa essere
convenientemente realizzabile mediante variazione del numero di giri della pompa. Tra gli altri
metodi di regolazione della portata erogata da pompe volumetriche alternative, citiamo la
variazione della corsa dello stantuffo e, per regolazioni episodiche, il ricircolo di una parte della
portata in aspirazione della pompa mediante una derivazione posta sul condotto di mandata.
Le perdite idrauliche interne sono dovute essenzialmente alle resistenze opposte dalle valvole
d'aspirazione e di mandata dislocate nel corpo pompa e sono costanti per una data velocità di
rotazione: il rendimento idraulico sarà perciò tanto più elevato quanto maggiore sarà il valore della
prevalenza, passando da circa 0.8 per prevalenze attorno ai 15 ÷ 20 metri a valori superiori allo 0.98
per prevalenze oltre i 200 metri.

VIII-2) Pompe volumetriche rotative.

Sono pompe in cui l'aspirazione e la mandata avvengono in virtù della rotazione di elementi rotanti,
la cui forma può essere molto diversa a seconda del tipo di pompa, ma che, comunque,
determinano, tra l'aspirazione e la mandata, una riduzione dell'ambiente a disposizione del fluido,
con conseguente espulsione dello stesso verso la mandata della pompa. Gli elementi mobili
provocano lo spostamento di determinati volumi di liquido in mandata e garantiscono, nello stesso
tempo, la tenuta impedendo il riflusso del liquido. Le pompe volumetriche rotative, altrimenti dette
a capsulismi, non necessitano, quindi, di valvole d'aspirazione e di mandata come quelle alternative.
La prevalenza fornita da questo tipo di pompe è strettamente dipendente dai giochi costruttivi fra
gli elementi mobili e fra questi e la parete interna della cassa, giochi che dipendono dal tipo di
liquido pompato e dalla sua viscosità. Per fluidi poco viscosi tali giochi dovranno essere ridotti al
minimo, compatibilmente con le esigenze di lubrificazione e di durata della macchina, al fine di
ottenere rendimenti volumetrici accettabili (dallo 80% al 98% al variare della viscosità del liquido).
Il loro campo d'impiego è molto vasto in dipendenza del liquido trattato e sono adatte al pompaggio
di liquidi oleosi, densi o molto viscosi e molto ampio è anche il campo delle pressioni di mandata: a
seconda del tipo di pompa si passa da qualche bar a oltre 300 bar. Non essendo presenti in questo
tipo di macchine organi dotati di moto alternato, possono ruotare a velocità di rotazione superiori a

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quelle delle pompe volumetriche alternative e, quindi, erogare portate superiori seppur, comunque,
inferiori a quelle elaborabili dalle pompe a flusso continuo.
La portata elaborata dalle pompe volumetriche alternative è indipendente dalla prevalenza e
dipende solo, per una data macchina dalla velocità di rotazione: l'andamento della caratteristica
interna sarà, quindi, analogo a quello delle pompe alternative.
Limitandoci ai tipi più comuni, le pompe volumetriche rotative possono essere suddivise in:
• Pompe a ingranaggi

Fig. VIII-7

Come si può osservare dalle figure VIII-7 a) e b), lo spazio fra i denti dell'ingranaggio e la parete
interna della cassa della pompa forma delle cavità che si riempiono di liquido all'aspirazione e che
ruotando lo trasferiscono alla mandata.
Sono pompe che hanno buone capacità autoadescanti e che sono capaci di aspirare liquidi con
notevoli percentuali di gas disciolti. Sono adatte al pompaggio di oli minerali, di alcoli, di lacche e
vernici, di cellulosa, di oli combustibili e lubrificanti, di oli di catrame, di saponi, ecc.

• Pompe a vite elicoidale

Fig. VIII-8

Possono avere fino a tre viti ruotanti in una cassa; nel caso della vite singola, lo statore può avere
forma elicoidale o cilindrica e può essere realizzato in gomma o altro materiale adatto in
dipendenza del liquido da pompare (fig. VIII-8). Il fluido fluisce lungo l'asse della vite e le
filettature, destrorse e sinistrorse, sono realizzate in modo da equilibrare le spinte assiali.

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Se realizzate con materiali opportuni, tali pompe hanno buona resistenza all'usura da parte parte di
liquidi abrasivi o corrosivi e quindi possono essere utilizzate in servizi industriali marini o di
miniera e nel pompaggio di fanghi. Sono utilizzate anche nel pompaggio di prodotti alimentari o
fluidi molto viscosi.

• Pompe a pale mobili

Fig. VIII-9

In fig. VIII-9 a) è rappresentata schematicamente una pompa a pale scorrevoli: essa è


essenzialmente costituita da un rotore eccentrico rispetto ad uno statore sulla superficie laterale del
quale sono ricavate delle finestre attraverso le quali entra il fluido da pompare. Sul rotore sono
ricavate delle sedi che alloggiano delle pale che possono scorrere per effetto della forza centrifuga o
per l'azione di molle. Durante la rotazione del rotore, le pale scorrevoli vengono spinte contro la
parete interna dello statore delimitando, in tal modo, camere che vengono alimentate attraverso le
finestre poste sul lato aspirazione dello statore e che si svuotano attraverso le finestre poste sul lato
di mandata.
Nel caso della fig. VIII-9 (b) le pale scorrevoli sono sostituite da elementi in materiale elastico.
Questo tipo di pompe è utilizzato per il pompaggio di fluidi viscosi e, nel caso delle pale
deformabili, fluidi eterogenei (liquidi contenenti impurità solide, grosse sospensioni, fanghi, ecc.).

• Pompe a lobi (tipo Roote)

Fig. VIII-10

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In fig. VIII-10 sono rappresentate le fasi di funzionamento di una pompa a tre lobi costituita da due
giranti opportunamente sagomate, di cui una è calettata sull'asse di potenza e l'altra è trascinata
dalla prima mediante ingranaggi esterni d'azionamento. La pulsazione della portata erogata
dipenderà dal numero dei lobi, ma sarà comunque, dato il minor numero di camere presenti,
maggiore che non nel caso della pompa a ingranaggi
Vengono utilizzate per il pompaggio di fluidi viscosi e trovano applicazioni diverse nell'industria
alimentare, sono inoltre caratterizzate da portate di considerevole entità. Con caratteristiche
geometriche invariate è utilizzata anche per la compressione di gas (compressore Roote).

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