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Università degli Studi di Milano,

MELALEUCA ALTERNIFOLIA
E IL SUO UTILIZZO FITOTERAPICO NEI CONFRONTI DELLE AFFEZIONI
CUTANEE, IN PARTICOLARE NELLE MICOSI DA CANDIDA ALBICANS

Tesina presentata da:

Florit Veroniki matricola 695375


DESCRIZIONE DELLA PATOLOGIA

CANDIDA ALBICANS

E' un fungo imperfetto (deuteromicete) lievitoide delle Criptoccoccali, costituito da cellule globose,
ovoidi. E' un micete lievitiforme, commensale molto frequente delle cavità naturali dell'uomo, nelle
quali con meccanismo abitualmente endogeno da commensale diviene patogeno provocando affezioni
morbose purchè coesistano le indispensabili condizioni predisponenti, ovvero quando le difese
dell'ospite appaiono ridotte. Si tratta infatti di un fungo opportunista per eccellenza. Sovente è la
collocazione intracellulare, non resiste nell'acqua marina, e le sue cellule sono distrutte dalle
clorinazione. Forma colonie cremose di colore bianco, delle caratteristiche morfologiche interessanti
sono rappresentate dalla capacità esclusiva di questo lievito di formare abbondante pseudomicelio,
dall'abbondante sviluppo di voluminose clamidospore apicali sferiche, isolate o a grappoli, dalla
produzione di tubuli germinativi da parte delle blastospore incubate a 37°C in siero di sangue entro le
prime due ore dall'incubazione, caratteristica esclusiva e utilizzata in laboratorio per l'identificazione
rapida di questa specie, oltre alla peculiare capacità dei lieviti di questa classe di produrre strutture
pluricellulari filamentose anche in fase parassitaria.

CANDIDOSI MUCO-CUTANEE

È certamente la micosi più diffusa nell'uomo, l'agente eziologico è una specie a localizzazione
endogena, Candida albicans, che colonizza abitualmente le mucose umane (cavità oro-faringea, tratto
gastro-intestinale, vagina) e che vive come commensale in equilibrio con altri microorganismi ma vari
fattori fisiologici possono alterare tale rapporto e determinare l'insorgenza di candidosi. Le lesioni più
di rado interessano la cute e le unghie non essendo di norma cheratinofilo. La forma muco-cutanea può
essere correlata a fattori predisponenti, quali l'età e prende le forme dell'esantema, del mughetto
infantile , disordini ormonali in vaginiti ricorrenti, e sindromi da immunodeficienze acquisite o
congenite candidosi muco-cutanea cronica. E' da rilevare a tal proposito l'immaturità del sistema
immunitario del neonato, soprattutto in termini di uno sbilanciamento del rapporto Th1-Th2, così
critico per la difesa antiinfettiva a livello mucosale. Per candidosi cutanee si intendono le invasioni
primarie dei tessuti dall'esterno, presentano lesioni che variano da papule eritematose alla porpora; una
forma di candidosi congenita può interessare i neonati, in particolare gli immaturi, nati da madri
portatrici di lieviti in vagina al momento del parto. La maggior parte delle candidosi cutanee è
localizzata negli spazi interdigitali, essendo C. albicans in grado di sopravvivere molto più a lungo in
condizioni di umudità create da situazioni di macerazione e di occlusione. Anche l'inguine può essere
interessato, la cui fonte di infezione assai comune è rappresentata dall'ano attraverso indumenti o
biancheria da bagno infetti. Molto frequenti possono risultare nei neonati le dermatiti da pannolino
causate da contaminazione fecale, in particolare da C.albicans, in cui può essere presupposta una
componente di tipo allergico. La patologia è riferibile ad una dermatite da contatto mediata da molecole
tossiche del lievito che penetrano oltre lo strato corneo dell'epitelio, mentre nei tessuti sottocutanei
possono formarsi pustole con infiltrati di polimorfonucleati. Clinicamente la candidosi cutanea si
presenta con uno strato pruriginoso e successiva produzione di pustole eritematose e macule
confluenti. Le lesioni cliniche possono mimare l'eczema. Inoltre le candidosi ungueali sono
prtincipalmente delle malattie occupazionali, riferibili a categorie di lavoratori che tengono le dita
costantemente immerse nell'acqua, caratteristica è la lesione ungueale riscontrabile nei bambini avvezzi
a succhiare il pollice. Le candidosi del cavo orale , micosi tipiche di individui immunodepressi
caratterizzati da sistema immunitario immaturo, senescente o compromesso, sono il mughetto, o
candidosi pseudomembranosa acuta, caratterizzato da placche biancastre della mucosa orale e della
lingua confluenti, talvolta, in pseudomembrane che, rimosse, possono causare sanguinamento Le
placche sono costituite da materiale necrotico ed epitelio desquamato parassitato da cellule
lievitiformie da elementi filamentosi che invadono lo strato corneo ma non oltrepassano quello spinoso.
La risposta infiammatoria, mediata da leucociti polimorfonucleati, può talvolta essere rilevante. La
micosi generalmente non è dolorosa ma l'erosione può sfociare in vere e proprie ulcerazioni. La
candidosi da dentiera o stomatite atrofica cronica è una forma comune che coinvolge circa il 50% dei
portatori, particolarmente coloro che portano la protesi nottetempo, nella porzione di palato interessato
alla dentiera superiore, quella inferiore raramente produce infiammazioni. Le lesioni sono
asintomatiche per quanto dolorose e sono causate dall'adesività dei lieviti sulle porzioni di plastica che
fissano le dentiere ed in particolare alla produzione di loro esometaboliti citotossici. L'attività
proteolitica dei ceppi lievitiformi è direttamente correlata alla gravità dell'infezione, che è anche
riferibile a piccoli traumi prodotti meccanicamente dalla dentiera. La manifestazione clinica della
chilite angolare è caratterizzata da dolore, eritema ed ulcerazioni degli angoli della bocca, in
associazione con altre candidosi orali e infezioni stafilococciche.
CANDIDIASI VULVOVAGINALE

Infezione causata da una specie di Candida, generalmente Candida albicans, caratterizzata da prurito,
essudazione bianca, desquamazione e facile sanguinamento. Eruzione cutanea da pannolini,
intertrigine, vaginite e mughetto sono manifestazioni topiche comuni della candidiasi.
L'agente patogeno di preferenza si sviluppa a livello di particolari tratti e interessa spesso la vulva e la
porzione vaginale. Malattia tipica dell'età riproduttiva che si riscontra in circa 20-40% delle donne in
questa fase della vita. Forme croniche recidivanti si rilevano nel 5% circa della popolazione femminile
adulta. Non tutte le pazienti portatrici nelle loro secrezioni vaginali di Candida albicans riportano però
i sintomi dell'infezione. Infatti il micete è un patogeno non obbligato, che si virulenta in presenza di
condizioni permittenti. Questo fa si che la candidiasi vaginale venga considerata un'infezione
opportunistica di origine endogena piuttosto che un' infezione esogena da contagio, con limitata
rilevanza per la trasmissione sessuale, attualmente ammessa con riserva per una minoranza di casi.
Poichè la candidiasi si manifesta più facilmente in un ambiente acido, nelle secrezioni delle pazienti
portatrici di Candida albicans, responsabile dell'infezione nel 70-80% dei casi, si reperiscono in
abbondanza anche i lattobacilli di Doderlain. Esistono individui particolarmente predisposti a questa
malattia che si pensa abbiano un deficit di immunità locale cellulo-mediata. Infine condizioni
particolari possono influenzare l'ambiente vaginale rendendolo più ricettivo alla micosi: la fase
premestruale, la gravidanza, l'assunzione di contraccettivi estroprogestinici, il diabete mellito,
l'immunosoppressione, l'uso di antibiotici. Tutti questi fattori possono modificare il microambiente
vaginale favorendo così i meccanismi (adesività alle cellule epiteliali, replicazione e formazione di ife)
che trasformano la candida da commensale a patogena. Farttori predisponenti vengono considerati
anche l'uso di abiti stretti e/o sintetici, igiene non corretta, e rapporti ano-genitali e oro-genitali.
La sintomatologia si differenzia in base alle diverse forme che la malattia può assumere, si distinguono
infatti una forma asintomatica, una acuta e una recidivante. Nella forma acuta e in quella cronica il
sintomo più caratteristico è il prurito più o meno intenso; in fase acuta questo disturbo si associa a
bruciore, arrossamento vulvare e ad edema localizzato soprattutto alla superficie mucosa della piccole
labbra. Il bruciore è particolarmente frequente durante la minzione. La secrezione vaginale (che talora è
costituita da placche bianche nella forma acuta) solitamente non è maleodorante se non si associano
altri agenti infettivi, qualche volta assume un aspetto “a ricotta”.L'acidità vaginale è elevata (pH 3,5-
4,5), tipico comunque della vagina normale. L'estensione dell'area di prurito ed infiammazione spesso
associata solo con una modesta invasione delle cellule epiteliali del tratto genitale più basso suggerisce
che una tossina extracellulare o un enzima possano svolgere un ruolo nella patogenesi dell'infezione,
specialmente nelle pazienti con malattia cronica recidivante. Le spore e i filamenti sono gram+. Le
candidosi vulvo-vaginali possono essere associate a concomitanti candidosi del tratto urinario. Il tratto
gastro-intestinale è ritenuto il distretto da cui più frequentemente i lieviti possono diffondere alla
vagina, anche se non dovrebbe essere trascurato il serbatoio d'infezione caratterizzato dalle unghie. La
trasmissione per via sessuale , per quanto possibile, non è prevalente come dimostrato dal diverso
biotipo dei ceppi della stessa specie isolati da partners sessuali.

MECCANISMI DI DIFESA ANTIMICOTICI DELLA CUTE E DELLE MUCOSE ( IN


CONDIZIONI FISIOLOGICHE)

La cute integra rappresenta una difesa efficace contro le infezioni fungine, come risulta evidente dalla
maggiore sensibilità degli ustionati o di soggeti con ferite, in cui sono anche riscontrabili livelli minori
di IgA, IgG. Inoltre le cellule dello strato granulare rilasciano nell'epidermide proteine istoniche ad
attività funghicida che rappresentano un'ulteriore barriera difensiva contro le infezioni fungine. La cute
non soltanto rappresenta una barriera strutturale e di difesa nei confronti delle infezioni superficiali, ma
può esercitare un ruolo attivo nei confronti di un'immunità specifica.
La maggioranza delle cellule immunocompetenti, che costituiscono parte degli organi linfatici sono
presenti superficialmente o sono in grado di infiltrare l'epidermide in determinate circostanze.
Macrofagi e cellule di Langherans sono stati rinvenuti nell'epidermide e nel derma. Queste cellule sono
in grado di migrare dalla cute agli organi linfatici ove si realizza in particolare l'attivazione dei linfociti
T. In questo modo gli antigeni fungini localizzati negli strati più superficiali dell'epidermide possono
attivare il sistema immunitario e suscitare la reazione infiammatoria. In particolare nelle mucose una
importante funzione protettiva è svolta dai fluidi corporei come il muco che può ostacolare l'adesione
dei miceti alle cellule epiteliali, presupposto fondamentale per la colonizzazione, od intrappolarli per
poterli espellere meccanicamente. Il lisozima salivare può scompaginare lo strato glicoproteico più
esterno della parete cellulare fungina. Un ruolo protettivo importante nei confronti della colonizzazione
di miceti opportunisti è svolto dalla competitività della popolazione microbica residente la cui
alterazione, susseguente all'uso prolungato di antibiotici antibatterici (dismicrobismo) facilita
l'insorgenza di infezioni da miceti ed in particolare da C.albicans che, per via della sua localizzazione
endogena, è il primo patogeno opportunista a poter approfittare di qualsiasi condizione predisponente.

Immunità aspecifica

Le difese immunitarie aspecifiche non dipendono dal contatto preventivo con l'antigene fungino, ma
intervengono appena questo penetra la superficie epiteliale. Leucociti polimorfonucleati, monociti e
cellule natural killer sono gli elementi cellulari che assolvono primariamente alla funzione fagocitaria. I
polimorfonucleati hanno efficienti sistemi enzimatici funghicidi (meccanismi ossigeno-dipendenti,
mieloperossidasi ossigeno-indipendenti, proteine cationiche lisosomiali). E' stata dimostrata
sperimentalmente in vivo l'attività candidacida dell'enzima mieloperossidasi che si lega alla parete
cellulare rimanendovi fissato e risultando indisponibile per altre cellule fungine. Un'importante
funzione di difesa contro le infezioni fungine è rappresentata da una proteina ricca in cisteina a basso
pm legante il calcio che è rilasciata dopo la morte cellulare dei neutrofili nel sito di infezione che è in
grado di controllare i microorganismi fuggiti alla fagocitosi che potrebbero proliferare. I fagociti
possiedono recettori specializzati sulla mambrana per le IgG o la frazione C3 del complemento che
favoriscono il processo di fagocitosi di alcuni lieviti. Altri recettori presenti sulla superficie di fagociti
(leucociti polimorfonucleati, monociti/macrofagi) e di cellule dendritiche sono importanti nel mediare
il riconoscimento e la successiva fagocitosi di elementi cellulari fungini. Questi recettori sono indicai
come recettori per il riconoscimento di molecole microbiche (PRRs o pattern recognition receptors),
sono presenti nell'organismo già prima delriconoscimento col patogeno. Sono dotati di capacità di
riconoscere molecole altamente conservate (PAMPs o pathogen-associated molecular patterns) espresse
sui funghi e anche su batteri e protozoi. Nel caso specifico dei funghi tali molecole sono complesse
strutture di natura lipidica o glucidica, pertanto nettamente distinguibili dagli antigeni proteici
riconosciuti dai linfociti T. L'attivazione dei PRRs da parte dei diversi PAMPs comporta l'attivazione
della fagocitosi, uccisione del patogeno, la produzione di molecole ad attività microbicida e di
citochine capaci di attivare i linfociti T.

Fattori sierici

Alcune proteine chelanti il siero normale inibiscono la crescita fungina in vitro. Tale inibizione è
esercitata dalla transferrina insatura che si lega al ferro, elemento essenziale al metabolismo fungino,
rendendolo indisponibile e dalla lattoferrina ad attività fungistatica, rilasciata dai leucociti
polimorfonucleati durante la fagocitosi ed in grado di incrementare l'azione della transferrina nel
privare l'ambiente circostante di ferro metallico.

Sistemi specifici

La colonizzazione con C.albicans è più comune in individui con un diminuito numero di linfociti T o
comunque con un rapporto alterato tra linfociti T helper 1 e 2. Questo suggerisce che i meccanismi di
regolazione dei linfociti Th siano elemento essenziale nella protezione delle mucose dell'ospite contro
la colonizzazione e lo sviluppo di C.albicans.

Immunità umorale

Anticorpi protettivi diretti contro una proteina di C.albicans sono stati rilevati nel siero di pazienti
affetti da candidosi disseminata e di animali infettati sperimentalmente per via sistemica. Anticorpi
diretti contro β-glucani della parete cellulare di miceti patogeni hanno mostrato di poter esplicare
attività terapeutica in modelli sperimentali di candidosi, esercitando un'attività funghicida in vitro
contro i rispettivi agenti eziologici.

Immunità cellulo-mediata

La sottopopolazione linfocitaria Th1, grazie alla produzione di citochine attivanti gli effettori fagocitici,
quali l'interferone γ e il fattore di necrosi tumorale, è responsabile della generazione delle risposte
protettive nei confronti delle infezioni fungine. Tale risposta si configura nella generazione di una
risposta cellulo-mediata cui concorre la produzione di anticorpi ad attività opsonizzante o legante il
complemento. Per contro, l'attivazione di linfociti Th2 si rende responsabile sia dell'inibizione di
linfociti Th1 sia della mancata attivazione, se non inibizione, dell'attività effettrice antifungina dei
fagociti. Pertanto la mancata attivazione della risposta protettiva cellulo-mediata che fa seguito
all'attivazione dei linfociti Th2 si traduce nell'impossibilità di contrastare efficacemente l'infezione. La
risposta Th2 è di solito caratterizzata da una esuberante produzione di IgE e di altri anticorpi e la
presenza di questo tipo di immunoglobuline nel fluido vaginale di donne con candidosi vaginale
ricorrente, è un esempio di come l'attivazione delle risposte Th diverse sia riscontrabile anche nelle
infezioni fungine nell'uomo.

Immunomodulazione (stimolazione e soppressione del sistema immunitario)

E' generalmente riconosciuto che le forme disseminate di micosi si riscontrano prevalentemente in


pazienti immunologicamente compromessi da una malattia preesistente o coesistente o da terapie
immunosoppressive. In piccole quantità gli agenti polisaccaridici del genere Candida svolgono
un'azione stimolatoria, ma quando presenti in eccesso, come nelle forme disseminate, possono bloccare
l'immunità cellulare. Nelle candidosi muco-cutane l'effetto immunosoppressivo dei mannani in circolo
è osservato durante la fase acuta della malattia e scompare con un adeguato trattamento terapeutico in
quanto la soppressione della produzione antigenica può restaurare l'immunità cellulare. Una grande
importanza viene attribuita all'identificazione e alla purificazione dei fattori immunomodulatori e dei
bersagli cellulari coinvolti. Dati sperimentali lasciano presumere che il potenziale immunomodulatorio
di C.albicans risieda prevalentemente nell'adenosina e negli estratti mannoproteici della parete
cellulare. Il siero di pazienti con candidosi muco-cutanee croniche e vaginali inibisce la risposta
proliferativa di linfociti di donatori sani di antigeni di C.albicans in vitro. La neutralizzazione
dell'inibitore sierico da anticorpi anti-C.albicans suggerisce che l'inibitore sia un antigene correlato al
microorganismo. Linfociti T da tali pazienti non sono in grado di proliferare in risposta allo stimolo
antigenico rappresentato dai mannani né di esercitare un'attività helper per I linfociti B nalla
produzione di anticorpi.

RAPPORTO TRA CANDIDOSI E DEFICIT IMMUNITARIO

E' plausibile che il microorganismo possa investire sia il ruolo di comune commensale della vagina sia
quello di patogeno e che siano le variabili condizioni del rapporto on l'ospite a caratterizzarne lo stato.
Inoltre è presumibile che nelle infezioni acute un deficit temporaneo nella risposta di linfociti T in
vagina possano permettere una sovraccrescita di C.albicans ed una reazione tessutale. Un ruolo
nell'autoimmunità è stato ipotizzato nelle recidive: taluni antigeni presentano rattività crociata con
antigeni tissutali e in individui sensibili sono in grado di causare un'iperattivazione del sistema
immunitario responsabile della comparsa di sintomi di vaginite anche in assenza del microorganismo
responsabile. E' possibile ipotizzare inoltre un ruolo della risposta allergica localizzata ad antigeni di
C.albicans mediante sintesi di prostaglandine E che deprimono l'immunità cellulo-mediata. Nei
processi patologici le cellule lievitiformi invadono i tessuti della mucosa vaginale ma non oltrepassano
lo strato corneoe in alcuni casi può non esserci risposta infiammatoria. Varie proteine, carboidrati,
lecitine, ormoni e antimicotici possono condizionare positivamente o negativamente l'adesione
tessutale dei lieviti. La disseminazione ematica è assai rara da riscontrarsi, penetrando C.albicans
solamente nello strato corneo. Si possono rilavare infiltrazioni massive di monociti, linfociti e
polimorfonucleati e nei granulomi lesioni sono caratterizzate da ipercheratosi. Gli infiltrarti di cellule
infiammatorie sottintendono che la risposta cellulo-mediata, pur presente, è evidentemente insufficiente
a radicarne l'infezione. L'imunità aspecifica svolge un ruolo cruciale nei confronti delle infezioni
evidenziandosi una maggiore sensibilità nei soggetti con una funzione neutrofila deficitaria, infatti i
fagociti, i leucociti polimorfonucleati e i monociti utilzzano diversi ossidativi per l'attività funghicida
intracellulare . I mannani esercitano una funzione chemiotattica, dipendente o non dal complemento,
per i polimorfonucleati, mentre i glucani, peraltro dotati di scarso potere antigenico, sono in grado di
attivare , attraverso la via alternativa, il fattore C3 del complemento, recettore specifico per i lieviti, che
sembra implicato nell'uccisione intrafagocitaria. La candidosi muco-cutanea può instaurarsi
preferenzialmente quando sia la prima via considerata sia quella alternativa di attivazione del
complemento sono compromesse.
I meccanismi di difesa specifici dell'immunità cellulo-mediata sono certamente più efficaci di quelli
dell'immunità umorale, anche se quest'ultima può garantire comunque una parziale protezione. Il
meccanismo di risposta umorale in seguito ad un'infezione superficiale da specie del genere C.albicans
è spiegato con il rilascio da parte delle cellule di lievito fagocitate di mannani parietali e antigeni timo-
dipendenti negli interstizi cellulari dei tessuti e nel liquido di essudazione che, venendo riassorbito a
livello vascolare o dei plessi capillari linfatici, arriva tramite i vasi linfatici afferenti e il torrente
circolatorio alle stazioni linfoghiandolari, con stimolazione diretta dei linfociti B e conseguente
produzione di anticorpi.
I deficit di immunità umorale che predispongono l'insorgenza di candidosi possono essere riferiti a una
ridotta produzione anticorpale di IgA secretorie, per il ruolo che tali immunoglobuline svolgono
interferendo con il processo di adesività tra lieviti e mucose dell'ospite, e di IgG, IgM, IgA sieriche per
l'opsonizzazione delle blastocellule in caso di candidosi profonde.
Un possibile fattore di virulenza nei miceti e in C.albicans in particolare, è infatti la capacità di legare
opsonine del complemento: i recettori specifici dei lieviti per C3d, iC3b, CR2, CR3, sono stati osservati
come molecole di superficie presentanti omologia strutturale con la catena α
dei recettori dei leucociti polimorfonucleati che mediano l'endocitosi di microorganismi opsonizzati
dal complemento. i recettori del complemento possono legarsi e mascherare i ligandi per
l'opsonizzazione e ridurre il potenziale di fagocitosi. Una o più molecole reattive (mannoproteine) con
anticorpi anti CR2 e anti CR3 sono stati osservati preferenzialmente sulla superficie di pseudoife di
C.albicans. Le specie meno patogene del genere Candida non sono in grado di legare tali frammenti del
complemento e l'aumento di tali recettori in elevate concentrazioni di glucosio comporta una
significativa riduzione della fagocitosi che potrebbe spiegare la predilezione di C.albicans ad infettare
ospiti iperglicemici. I linfociti T rilasciano durante il riconoscimento specifico di antigeni di
C.albicans, linfochine quali il tumor necrosis factor, fattori chemiotattici, fattori di inibizione della
migrazione leucocitaria e fagocitaria e fattori di stimolazione di colonia dei macrofagi che attraggono,
immobilizzano ed esaltano l'attività dei fagociti nel sito d'infezione.
Nella maggioranza dei soggetti sani, lo stato di commensalismo di C.albicans è rivelato dalla presenza
di anticorpi antimannani e dalla reazione di ipersensibilità ritardata agli estratti antigenici del lievito,
prevalentemente della parete cellulare. Pazienti con candidosi mucocutanea cronica, vaginiti ricorrenti
ed AIDS mostrano spesso una ipersensibilità ritardata deficitaria agli antigeni di C.albicans.

STORIA DELLA PIANTA

Le proprietà medicinali delle foglie spremute del tea tree erano già note agli aborigeni Bundjalung. Al
nome popolare di tea tree viene fatto riferimento per la prima volta dal capitano Cook nel resoconto del
1777 intitolato “a voyage to the south pole”. Le foglie di Melaleuca alternifolia erano anche usate dai
coloni dell'australia per ricavare il tè, consuetudine che motivò successivamente l'utilizzo del suo nome
popolare. Le prime notizie sull'uso medicinale della Melaleuca alternifolia apparvero nel 1930 sul
medical journal of Australia un chirurgo di Sidney citava i sorprendenti risultati conseguiti impiegando
una soluzione a base di olio di tea. Oggi il settore della coltivazione del tea tree oil in Australia è molto
fiorente e sono molte le piantagioni di questa pianta.
DESCRIZIONE BOTANICA DELLA MELALEUCA ALTERNIFOLIA

Il nome Melauca alternifolia deriva dal greco melas e dal greco leucos, ovvero nero e bianco dal
contrasto esistente tra le foglie verde scuro e la corteccia bianca; è un piccolo arbusto con particolare
diffusione in australia oppure assume il portamento di un albero che può raggiungere un'altezza di 6 m,
con radici profonde e corteccia cartacea che si sfalda a strati. Le foglie sono alterne, strette, glabre. I
fiori sparsi di colore giallo. La droga è costituita dai rametti fogliuti. Le piante appartenenti alla
famiglia delle Myrtaceae sono alberi o arbusti spesso con corteccia desquamantesi, terpeni presenti,
peli semplici unicellulari o bicellulari, foglie opposte o alterne spiralate, raramente verticillate, intere,
di solito penninervie, con cavità secretrici sferiche contenenti terpenoidi e altri composti aromatico-
resinosi, stipole piccole o assenti. Infiorescenze definite ma talvolta apparentemente indefinite,
terminali o ascellari, talvolta ridotte a u unico fiore. Fiori ermafroditi, attinomorfi. Sepali generalmente
4 o 5, liberi o connati, embriciati, talvolta fusi in un cappuccio che si stacca lungo la circonferenza
oppure in modo irregolare. Petali di solito 4 o 5 , stami numerosi, ovario infero o semi-infero.
Altre specie di melaleuca:
- M. leucadendron buon disinfettante delle vie urogenitali (cistiti e prostatiti) contiene 1,8 cineolo.
-M. viridiflora essenza di niauli usato come balsamico e fluidificante contiene 1,8cineolo.

TEA TREE OIL

Olio essenziale ottenuto per distillazione in corrente di vapore delle foglie di Melaleuca alternifolia
(Myrtaceae), albero australiano simile all'eucalipto, che presenta minore variabilità, discreta attività
antibatterica, buona tollerabilità cutanea, è il più studiato per attività antibatteriche e antifungine,
antivirali e antiinfiammatorie, anche dal punto di vista clinico caratterizzato da attività germicida,
battericida, funghicida particolarmente efficaci, a cui si associa un odore gradevole e una mancanza di
tossicità ed effetti irritanti nei confronti delle mucose .Appartengono allo stesso genere M.leucodendra
L., dai cui rami freschi e dalle foglie si ricava, per distillazione in corrente di vapore un olio essenziale
giallastro con odore di canfora, detto Cajeput, e M.viridiflora le cui foglie forniscono un olio essenziale
detto essenza di Niauli, ricco in eucaliptolo. Idrodistillazione delle foglie inizia quando l'albero ha
un'altezza di 1,5-1,8 m: una nuova raccolta necessita di 18 mesi- 2 anni a seconda delle condizioni
climatiche. L'idrodistillazione ha un rendimento di circa 1,8% di un olio essenziale di colore giallo
pallido e un odore che ricorda quello della noce moscata. Il rendimento dell'olio essenziale è più debole
nei mesi invernali. Dal 1996 la composizione chimica dell'olio di Melaleuca alternifolia viene regolata
sulla base di uno standard internazionale, secondo il quale l'olio non deve contenere meno del 30% di
terpinen-4-olo, inoltre deve contenere γ-terpinene in concentrazioni comprese tra il 10 ed il 28% ed α-
terpinene tra il 5% e il 13%.
La composizione tipica dell'olio essenziale di Melaleuca alternifolia consiste di questi componenti:
-Terpinen-4-olo (40,1%)
-γ-Terpinene (23%)
-α-Terpinene (10,4%)
-1,8-Cineolo (5,1)
-Terpinolene (3,1%)
-ρ-Cimene (2,9%)
-α-Pinene (2,6%)
-α-Terpineolo (2,4%)
-Aromadendrene (1,5%)
-δ-Cadinene (1,3%)
-Limonene (1%)
-Sabinene (0,2%)
-Globulolo (0,2%)
-Viridifrolo (0,1%)
L'indice aromatico, secondo la tecnica di Belaiche, consente di poter includere questa essenza tra le
maggiori dell'aromaterapia antiinfettiva (origano di spagna, santoreggia, cannella di ceylon, timo,
garofano). L'indice aromatico permette al medico di poter decidere l'effetto antisettico di un olio
essenziale nei confronti di una colonia batterica. Tale indice varia da 0,45 a 1, sia nei confronti di germi
gram + che gram- , sia verso i miceti. L'indice aromatico medio delle essenze germicide maggiori
risulta il seguente:
O.E.Origano di spagna 0,88
O.E.timo 0,71
O.E. Cannella di ceylon 0,69
O.E. Garofano 0,51
O.E. Santoreggia 0,45
(Belaiche P., L'aromatogramma, Milano, 1983)
La sensibilità dei funghi del genere Candida, in particolare della specie albicans, all'olio essenziale di
Melaleuca alternifolia è espressa mediante un valore di MIC (Concentrazione Minima Inibente,
%vol/vol) di 0,06-8 e di MFC (Concentrazione Minima Funghicida, % vol/vol) di 0,12-1.
Oltre attività antimicrobica presenta attività antiprotozoaria e antimicotica, compreso Trichomonas
vaginalis. Particolarmente interessante si è rivelato il suo uso nel trattamento delle cistiti croniche
colibacillari idiopatiche, nelle infezioni vaginali da Candida, nelle infezioni cutanee. L'ottima
tolleranza da parte delle mucose permette una somministrazione prolungata che permette nel caso della
Candida albicans, ad esempio, un'eradicazione. Belaiche riferisce che in una sperimentazione effettuata
con 28 pazienti utilizzando la prescrizione di ovuli vaginali [2 centigrammi di O.E. Per ovulo- un ovulo
alla sera per 90 giorni], ben 23 presentarono una guarigione clinica con scomparsa dei sintomi
(bruciore e leucorrea). Gli esami biologici mostrarono la scomparsa della Candida albicans in 21
pazienti (Belaiche P., Phytoterapie , 1985). Le infezioni cutanee maggiormente trattate sono quelle
nelle quali sono in causa la candida, lo stafilococco, lo streptococco e I gram – ed emerge un'ottima
tolleranza cutanea che permette trattamenti di lunga durata. Nelle micosi intergiditali ed interungueali
si consiglia l'applicazionetopica dell'olio tre volte al dì fino a guarigione (su prescrizione medica). Ne
viene segnalato l'impiego topico anche in caso di ferite, abrasioni, punture di insetto, afte, stomatiti,
piorrea, gengiviti.
L'olio essenziale di Melaleuca alternifolia può essere utilizzato puro sulla cute solo eccezionalmente
(onicomicosi), meglio diluito e veicolato in solvente oleoso, o in crema base, oppure in soluzione
alcolica, in relazione al tipo di lesione e di pelle. Gli altri oli antifungini (Timo, Origano, Santoreggia,
Eugenia) non devono mai essere utilizzati allo stato puro perchè caustici. In base alla necessità
potranno essere preparate emulsioni di oli essenziali per bagni, quando la micosi sia estesa a tutto il
corpo o utilizzati in crème galeniche. Qualora si sia di fronte a forme croniche, recidivanti o resistenti
alla terapia convenzionale, sarebbe utile selezionare gli oli da utilizzare mediante aromatogramma.
Si riporta un esempio di preparazione per forme cutanee circoscritte (Fiorenzuoli)
-Eugenia Caryophillata oe
-Thymus vulgaris oe in parti uguali 2-5%
-Mentha piperita oe 1%
in olio di mandorle dolci, posologia: applicazioni locali mattina e sera

FARMACOLOGIA E MECCANISMO D'AZIONE

L'olio di M.alternifolia esercita attività antibatterica e antifungina. Patogeni particolarmente sensibili


sono alcuni funghi quali Candida albicans, glabrata e batteri quali Saccharomyces cerevisiae,
Propionibacterium acnes, Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus e Streptococcus
pyrogenes. Sensibile è anche il protozoo Trichomonas vaginalis. L'olio è in grado di ridurre la
candidosi vaginale indotta negli animali; il meccanismo di questa azione antifungina risiede nella
capacità dell'olio di alterare le proorietà e le funzioni di della membrana cellulare fungina. Si ritiene
che la componente terpenica dell'olio possa inserirsi nel doppio strato lipidico causando in tal modo
variazioni strutturali della membrana plasmatica. Inoltre è stato dimostrato che l'1,8-cineolo, il
terpinen-4-olo e l'α-terpineolo possono compromettere la funzionalità della membrana plasmatica
batterica e di inibire la respirazione, predisponendo così il batterio alla lisi. Infine è stata dimostrata
un'attività antivirale (herpes simplex virus tipo 1)per l'olio di altre specie di Melaleuca quali armillaris,
leucadendron, ericifolia.

EFFICACIA CLINICA

1) In uno studio randomizzato effettuato su 27 pazienti affetti da candidosi orofaringea da AIDS è


stato riportato che l'olio di M.alternifolia somministrato per quattro settimane era efficace nel
60% dei pazienti con infezione resistente al fluconazolo [Vasquez e coll. (2002) HIV Clin Trials
3:379-385]
2) Studio comparativo, randomizzato effettuato su 117 pazienti affetti da onicomicosi subungueale
trattati con olio essenziale di M.alternifolia al 100% per sei mesi, due volte al giorno, valuta
l'olio essenziale di M.alternifolia come microbiologicamente e clinicamente efficace come il
clotrimazolo[Martin&Ernst (2004) Mycoses 47:87-92]
3) studio randomizzato effettuato su 60 pazienti affetti da onicomicosi trattati con olio essenziale
di M.alternifolia al 5% per otto settimane , tre volte al giorno, videnzia l'80% di guarigione per
l'olio essenziale e nessuna per l'effetto placebo[Martin&Ernst (2004) Mycoses 47:87-92].Uno
studio comparativo randomizzato su 100 pazienti affetti da candidosi vaginale trattati con
suppositori contenenti il 10% di estratto di parti aeree di Morella divina (Solanum nigrescens),
per 25 giorni, due volte al giorno, valuta il S.nigrescens efficace come la nistatina.

EFFETTI COLLATERALI E CONTROINDICAZIONI

Sono stati descritti casi di dermatite da contatto associati all'applicazione di preparati contenenti olio di
Melaleuca , benchè non siano state registrate reazioni anafilattiche serie. Alcuni di questi casi non si
riferiscono all'olio della specie M.alternifolia, bensìalle specie correlate. Numerosi composti dell'olio
possono essere ritenuti responsabili delle reazioni allergiche, inclusi l'1,8- cineolo, il limonene, l'α-
terpinene, l'α-pinene e il terpinolene. Tuttavia è molto probabile che i prodotti di ossidazione di questi
composti siano più allergizzanti dei prodotti di partenza. L'ingestione accidentale dell'olio di melaleuca
provocano caratteristici segni tossici che inducono ad atassia, sonnolenza, confusione e difficoltà nel
camminare; 10mL di olio puro possono essere letali.contoindicato in gravidanza e allattamento.
Reazioni allergiche prodotti di ossidazione durante l'immagazzinamento probabili allergeni ecotossicità
bassa l'uso per via orale va evitato.

PREPARAZIONE E DOSE

L'olio di Melaleuca è disponibile in varie preparazioni:


-idrogel al 5% per applicazioni giornaliere (acne e infezioni della pelle)
-olio puro e crema al 10% per le infezioni fungine
-soluzioni al 40% emulsionate con alcol isopropilico ed acqua per le infezioni della vagina
-dentifrici, shampoo, crème e lozioni per il corpo, saponi solidi e liquidi, gel per l'acne, detergenti
specifici per il viso per pelli acneiche (associata a malva sylvestris e arctium lappa), colluttori, ovuli
vaginali (con concentrazione di tea tree oli al 2%).

ALTRI OLI ESSENZIALI ANTIMICOTICI (ad attività antifungina)

Ricerca sul potere antifungino degli oli essenziali.


Rosmarino, origano, santoreggia, chiodi di garofano, timo, cannella nei confronti di miceti patogeni
per l'uomo e gli animali I quali si rivelano molto attivi nei confronti dei microorganismi saggiati
( candida albicans, cr.neoformans, A.fumigatus, A. niger, M.gypseum, T.menthagrophytes), secondo il
metodo di studio degli aromatogrammi qualitativi e quantitativi. I componenti delle essenze agiscono
sulla membrana batterica e sulla parete fungina con meccanismi di tipo citotossico.

Rosmarino

Per uso topico risulta un valido cicatrizzante, preparati per massaggi stimolanti della pelle( bagni, 50g
di droga per un bagno completo,preparati utilizzati al 2-3%) uso cosmetico come dermopurificante,
deodorante, tonificante, stimolante cuoio capelluto, antiparassitario, impiegato per il trattamento dei
capelli grassi.

Origano

L'olio essenziale risulta caustico per cute e mucose, da non utilizzare a concentrazioni superiori all'1%

Chiodi di garofano( caryophyllus aromaticus/eugenia caryophyllus- Myrtaceae)

Attività antisettica, antibatterica per uso topico preparati impiegati nel trattamento delle piccole
piaghe.l'olio essenziale se non diluito può avere azione irritante locale (eugenolo)
-santoreggia (satureja montana-labiatae) droga fortemente antisettica olio essenziale agisce su batteri
gram + (stafilococchi e streptococchi) e gram -(colibacilli) così come diversi funghi patogeni (candida
albicans).

Timo (thymus vulgaris-Labiatae)

Olio essenziale costituito principalmente da timolo (30-70%), carvacrolo (3-15%), ad azione battericida
e funghicida,il timolo è un disinfettante più potente del fenolo, ma il suo uso è limitato a causa della
scarsa solubilità in acqua.eccellente tonico del cuoio capelluto.ilchemotipo1 geraniolo ( 85-93%di
geraniolo e acetato di geranile) presenta attività molto importante nei confronti di candida albicans e
aspergillus niger, mentre il chemotipo 5 timolo (50-65% timolo, γ-terpinene, e p-cimene possiede
attività più importanti nei confronti di staphylococcus aureus e escherichia coli.
BIBLIOGRAFIA:

-Dizionario medico enciclopedico- Ed. Piccin, 2004


-G.Pescetto, L.De Cecco, D.Pecorari, N.Ragni - Ginecologia e ostetricia- Società editrice universo,
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-M.Berdinelli, C.Chezzi, G.Dettori, N.Manca, G.Morace, L.Polonelli, M.A.Tufano -Microbiologia
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-A.Bruni, M.Nicoletti – Dizionario ragionato di erboristeria e di fitoterapia -Piccin Editore, 2003
-F.Fiorenzuoli- Fitoterapia guida all'uso clinico delle piante medicinali-IV edizione- Elsevier Editore,
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