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Domenica

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13 marzo 2011

I LIBRI Viaggio tutto da scoprire Non solo Pellico e Nievo, di fornire chiavi di lettura
nel Risorgimento ma anche Stendhal, Collodi, autentiche e sicure, perché IN QUESTO
NECESSARI raccontato dalle penne Alianello, De Amicis in presa diretta e lontane NUMERO
PER CAPIRE di testimoni e narratori. e De Roberto, capaci dalle retoriche successive
L’ITALIA

L
Unità
eggere il Risorgimento. E
magari guardarlo, magari

2-3
ascoltarlo. Per le altre due
funzioni, forse è più facile. Il
romanticismo italiano è stato ricco
di pittori, d’incisori, di scultori: dai
neogotici innamorati del Medioevo e
convinti che la loro età stava
rinnovando la gloria dei liberi
comuni alle belle scene di Fattori, ◆ STORIA
con i suoi cavalleggeri impolverati
che quasi ti fanno sentir l’odore acre LE BATTAGLIE
del sudore delle bestie e della
polvere da sparo. E, quanto alla DIMENTICATE
musica, basta la magia di Giuseppe DEL BELPAESE
Verdi: magari senza dimenticar
Boito, e nemmeno la canzone
popolare. Poi c’è il cinema:
soprattutto il grande Luchino
Il romanzo di Franco Cardini
Da Termine a Messina,
da Cernaia a Caiazzo,
i 10 scontri che posero
Visconti, da Senso (ancora
insuperabile) a Il gattopardo. Ma se
colori e suoni ti vanno diritti al
cuore, sia pur col rischio d’incantarti
e annebbiarti la serenità di giudizio,
che non t’aspetti le basi all’unificazione ma
sono stati quasi rimossi
dalla memoria nazionale

quando si tratta di sceglier le letture


tutto diventa più difficile. Da dove
cominciare? E come non cadere nella
trappola di troppe voci discordi,
come mantenere vivi senso critico ed
equilibrio? Supponiamo che vogliate
leggere (o rileggere) una decina di
buoni libri sul Risorgimento e l’Unità
d’Italia. Come orientarsi? Un
consiglio. Se non siete del mestiere,
lasciate da parte la saggistica. È un
genere infido, schizofrenicamente
4-5
lacerato tra gli opposti fronti della ◆ DIBATTITO
critica storica seria (talvolta
aprioristicamente ideologica e RISORGIMENTO,
troppo spesso tetra, pesante,
illeggibile) e la letteratura PRO O CONTRO
giornalistica, di solito superficiale, I CATTOLICI?
boriosa e scopiazzata. Per
rinfrescarsi la memoria sui fatti, Monsignor Crociata
basta un manuale scolastico: e poi e lo storico Romanato
via, alla ricerca delle voci ragionano sul ruolo della
autentiche. Cominciamo dal suo autore si attirò le critiche dei Repubblica. Sarà sempre un mistero romanzi per nulla trascurabili, come Chiesa nella nascita del
principio: dal seme delle speranze e rivoluzionari più duri in quanto la come quello splendido giornalista e L’Alfiere e L’eredità della priora. Paese: oltre le barricate,
della avventure risorgimentali da una prigionia gli aveva fatto riscoprire Dio scrittore di viaggi che fu Edmondo De Spetta all’editrice riminese Il Cerchio formò le coscienze
parte, dalla prostrazione dell’Italia e lo aveva indotto a sentimenti di Amicis – rileggete il suo l’aver riesumato coraggiosamente, nel
arcaica e sonnolenta perdono e di ripiegamento su se Costantinopoli, che poi ne 2010, questo libro amaro e
primottocentesca dall’altra. Basterà stesso. Ci fu chi lo trattò da traditore riparliamo…– abbia mai potuto coraggioso. Tuttavia, se la
la lettura parallela di La certosa di e da vigliacco e chi, invece, lo accusò partorire tale appiccicosa melassa, celebrazione tambureggiante del
Parma di Stendhal – dove troverete di essere un «giacobino travestito», che tuttavia ha due meriti obiettivi: il Risorgimento è inopportuna, anche la
l’intreccio tra l’amore per una patria un subdolo ipocrita. Tutta un’altra primo è di avere ispirato Umberto Eco sua critica pregiudiziale lo è
cercata e sognata e il aria si respira nel capolavoro per il suo formidabile Elogio di altrettanto. Resta pur vero, per
vagheggiamento delle radici del pubblicato alla vigilia della Seconda Franti; il secondo è di avere, senza quanto sia diventato un luogo
passato simboleggiate dal "Bello" guerra d’indipendenza, nel 1858, da volerlo, messo il dito, con racconti comune, che una volta fatta l’Italia
rinascimentale – e Graziella di
Lamartine, con la sua dolente e
sonnacchiosa costiera campana,
tutta rovine e odor di limoni, dove si
aggirano gli abitanti della vecchia e
un giovane e straordinariamente
prolifico avvocato mantovano,
Ippolito Nievo. Le confessioni di un
italiano sono un travolgente
raccontone d’amore e d’avventura
quali Dagli Appennini alle Ande, nella
piaga di una
delle più
rovinose
conseguenze del
bisognava fare gli italiani: o meglio,
adattare la nazione italiana – che
c’era già ed era antica – al quadro
emerso dagli eventi. In questo senso,
ebbe il valore di un autentico
6
prostrata Italia, un «popolo di ambientato tra campagna d’Italia del Risorgimento bildungsroman per molte generazioni ◆ COSTUME
morti», senza memoria e senza Bonaparte e caduta dell’impero incompiuto e di ragazzi quella strana favola
ideali. E penserete per contrasto agli napoleonico, che dagli idilli della tradito, la allegorica pubblicata prima a puntate MITI, IMMAGINI
altri "morti", a quelli dei Sepolcri campagna veneta, con le sue mancanza di a partire dal 1881 e quindi in volume OGGETTI PER UN
foscoliani, capaci d’incitare i nobili aristocratiche dimore, ci trascina serie e profonde nel 1883 da Carlo Lorenzini, più noto
animi a compiere nobili imprese. Lì, nella Napoli della Repubblica riforme sociali con lo pseudonimo di Collodi. Un SECOLO E MEZZO
in quell’incerto crepuscolo della Partenopea e dei sanfedisti a (a cominciare da libro "filosofico", Pinocchio, che non
Restaurazione, germogliò la Bologna, a Venezia, a Londra, con quella agraria) a caso ha conosciuto un’autentica Cosa ci rende italiani?
pianticella della libertà e dell’Unità. tanto di miseria e di morte che spinse messe di studi allegorici che l’hanno Cosa ci caratterizza
Ma attenzione: era ancora un dell’amata. Un feuilleton ribollente e milioni di poveri diseredati sulla voluto interpretare ora in chiave rispetto agli altri popoli?
privilegio, o un tormento, per pochi: risonante di Patria, d’Amore e di disperata via dell’emigrazione. neohegeliana – come fece il Dall’antropologo Franco
per un’élite intellettuale e sociale. Libertà, con qualche bella pagina e gentiliano Fazio Allmayer – ora in La Cecla: un autoritratto

R
L’Italia non era né l’Inghilterra, né la un certo humour. Né va dimenticato isorgimento "fallito"? Sud termini addirittura cristologici, della nostra identità
Francia: nessun potere sovrano che Nievo, garibaldino e "ingannato", "sfruttato", secondo la proposta del cardinale
l’aveva mai unificata, nessuna amministratore dell’impresa dei Mille, "tradito"? Il dramma degli Biffi, che fu battagliero arcivescovo
rivoluzione aveva mai trasformato in Anche "Cuore", perì trentenne nel ’61 in un naufragio emigranti sembrerebbe di Bologna. Ma il nostro Risorgimento
"popolo" la sua gente. Bisognava «rassegna di a proposito del quale non sono indicarlo, non meno di quello del fu una miniera di spunti per scrittori
che i pochi depositari di un’idea mancati i sospetti: con lui, il mare ha cosiddetto "brigantaggio" e della e una fonte inesauribile d’ispirazione
ancora giovane e confusa si sentimenti retorici», inghiottito numerosi documenti, relativa repressione. A riguardo, letteraria. Un recente studio del
presentassero come testimoni della ha il pregio di aver compresi forse quelli relativi ai esiste una letteratura immensa e non filologo e storico della letteratura
loro sofferenza, per render visibile e finanziamenti stranieri che avevano sempre affidabile. Meglio limitarsi a Paolo Orvieto, Buoni e cattivi del
magari esemplare il loro impegno. messo il dito resa possibile la conquista del Sud (e qualche grande libro. Tale è senza Risorgimento ci presenta,

P
er comprenderlo, la lettura
più indicata è ancora quella
di Le mie prigioni,
un’autobiografia per quanto
nella piaga
dell’emigrazione,
rovinosa conseguenza
dell’unità d’Italia,
la corruzione di funzionari e di
militari borbonici, senza la quale essa
sarebbe stata più ardua). Insomma,
non è che nel Risorgimento e
nell’Unità tutto sia così limpido e
dubbio I viceré, pubblicato nel 1894
da Federico De Roberto, dove l’aspra
sagra della nobile famiglia siciliana
degli Uzeda – una vicenda di potere,
di tradimento, di violenza – spiega
contrapposta, la trilogia di romanzi
reazionari del gesuita padre Antonio
Bresciani – proprio lui, la "bestia
nera" di Gramsci – con i suoi truci
antieroi "giacobini", e la tetralogia di
7
ne sappiamo sincera e onesta nella
incompiuta e tradita. lucente, come hanno insegnato e molto meglio delle pagine di Verga o romanzi scritti dall’Eroe dei Due ◆ PERSONAGGI
quale all’inizio degli anni Trenta cercato di far credere generazioni di di Tomasi di Lampedusa come, nel Mondi in persona, Giuseppe Garibaldi,
l’ormai più che quarantenne, ex Fra i testi meno solerti educatori del tipo della Paese del trasformismo, troppi con i suoi degenerati antagonisti E ARTUSI UNÌ
cospiratore carbonaro saluzzese, noti, l’amaro Maestrina dalla Penna Rossa di buona corrano in aiuto del vincitore gesuiti contrapposti a giovani, puri,
Silvio Pellico ricordava con dolente memoria deamicisiana. Alludiamo nell’intento di cambiar tutto affinché luminosi eroi in camicia rossa. Sette LO STIVALE
serenità gli otto anni di prigionia e coraggioso evidentemente a Cuore, falsissima e tutto resti uguale. Una lettura da mattoni intollerabili, uno più CON LA TAVOLA
scontati in Moravia, nella fortezza "La conquista intollerabile rassegna di sentimenti accompagnare magari a quella di un indigesto dell’altro. Eppure, buoni
dello Spielberg, tra il 1822 e il 1830. retorici e di paccottiglia patriottarda, saggio poco diffuso e troppo presto viatici per comprendere quest’Italia Cent’anni fa moriva
È un libro più difficile di quanto non del Sud", oltre che purtroppo ha a sua volta dimenticato, La conquista del sud che ha tra l’altro visto spesso alla sua a Firenze l’autore
possa sembrare: si disse che «fece il politically correct contribuito a "fare l’Italia" in quanto pubblicata nel 1972 dal lucano Carlo guida – da Mussolini ad Andreotti a del libro di cucina
all’Austria più male di cento ha circolato per troppi decenni in Alianello: un solitario tutt’altro che Veltroni – dei leader tentati dalla che messo d’accordo
battaglie perdute», ma in realtà il tutte le scuole del Regno e poi della politically correct, autore anche di Musa del Romanzo. le tradizioni culinarie
della Penisola
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13 MARZO 2011 AGORÀDOMENICA
LE TAPPE Accanto agli episodi militari rimasti di unificazione nazionale è stato hanno influito sia sull’esito
nella memoria di tutti, come punteggiato anche da innumerevoli delle vicende belliche, sia sul «fare
Solferino o Calatafimi, il processo fatti d’arme «minori», che pure gli italiani» così come sono

Battaglie
TERMINE 7 maggio 1848
I dieci scontri dimenticati CERNAIA 16 agosto 1855
Gli austriaci scacciati
dai montanari del Cadore
In un conflitto fatto di tante
che hanno fatto l’Italia Quando il Risorgimento
passò per la Crimea
Spesso trascurata nelle rievocazioni
insurrezioni contemporanee ma
di Edoardo Castagna risorgimentali perché combattuta
poco coordinate, che punteggiarono tanto lontano dall’Italia, la
a macchia di leopardo la Penisola, battaglia della Cernaia del 16
anche il Cadore combatté una sua agosto 1855 fu invece un nodo
Prima guerra d’indipendenza a sé. essenziale della tessitura
Lassù, sull’alto Piave, i montanari diplomatica di Cavour, che approdò
veneti ricostituirono la storica ai patti di Plombières e quindi
Magnifica Comunità Cadorina, che all’aiuto della Francia alla causa
scese in un guerra contro l’Austria unitaria italiana. Sulla Cernaia,
al comando di un transfuga fiumiciattolo della Crimea non
dell’esercito asburgico, Pietro lontano da Sebastopoli,
Fortunato Calvi (nell’immagine settantamila franco-piemontesi
sotto). I suoi quattromila uomini – respinsero l’attacco di sessantamila
molti armati solo di falci e pietre – russi, nel quadro della guerra
riuscirono a tener testa alla colonna combattuta contro lo zar dalle
del generale Nugent. Non potendo potenze europee che miravano a
opporle scariche di fucileria, che limitarne i tentativi di espansione
non aveva, Calvi ripiegò su scariche verso occidente, sulle spoglie del
di sassi che, grazie all’oculata scelta fatiscente Impero ottomano ("il
del campo di battaglia – la stretta grande malato d’Europa"). Nello
di Termine, presso Ospitale –, scontro combatterono ufficiali
funzionò allo sabaudi come Durando, Fanti e
stesso modo: Cialdini, che in seguito avrebbero
dopo un primo costituito l’ossatura dell’esercito
scontro dall’esito piemontese. Grazie alla battaglia
incerto, il 7 per i russi non fu più possibile
maggio gli rompere l’assedio di Sebastopoli,
austriaci furono che cadde il 9 settembre
costretti a successivo. Complessivamente il
ripiegare corpo di spedizione piemontese,
addirittura fino a comandato da Alfonso La Marmora,
Belluno. Il Cadore in Crimea perse oltre milletrecento
riuscì a rintuzzare uomini: un salasso che consentì a
per un intero Cavour di porre alla successiva
mese gli assalti nemici, anche conferenza di pace di Parigi la
quando Nugent distaccò in zona questione della divisione italiana,
l’intero suo II corpo d’armata: il 28 che così entrò nell’agenda politica
maggio Calvi compì il suo internazionale d’Europa.
capolavoro respingendo un attacco
concentrico su tre fronti. Fu però L’affresco
l’ultimo soprassalto: mentre le forze
austriache crescevano sempre più,
le sue, accerchiate, si A San Martino della Battaglia,
assottigliavano e, nella prima presso Desenzano del Garda, la
settimana di giugno, dovette storica battaglia combattuta il 24
sbandarle. Calvi riuscì a filtrare giugno 1859 nel quadro della
attraverso le linee nemiche e a Seconda guerra d’indipendenza è
raggiungere Venezia, dove commemorata da una Torre
partecipò alla difesa della città fino monumentale alta 74 metri.
alla resa dell’agosto 1849. Fu Costruita nel 1880 e inaugurata il
catturato dagli austriaci solo cinque 15 ottobre 1893, la Torre ospita al
anni dopo e giustiziato il 4 luglio «LA BATTAGLIA DELLA CERNAIA», AFFRESCO DI VINCENZO DE STEFANI ALLA TORRE MONUMENTALE DI SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA suo interno anche un vivace
1855. affresco di Vincenzo De Stefani
dedicato alla battaglia della
La poesia BOLOGNA 8 agosto 1848 Cernaia. L’opera giovanile del
pittore veronese è uno dei suoi due
affreschi che decorano la Torre;
Le gesta di Calvi e dei suoi L’insurrezione della «santa plebaglia» riuscirono a varcare Porta Lame, ma solo per essere immediatamente l’altro ritrae la battaglia di Goito
montanari furono celebrate da ricacciati dalla pioggia di tegole e sassi lanciata dai tetti. Lo del 30 maggio 1848. Il monumento
Giosuè Carducci nella sua ode scontro più aspro fu quello della Montagnola, raggiunta dagli ospita anche la statua in bronzo di
Con il fallimento della Prima guerra d’indipendenza numerosi austriaci dopo aver sfondato a Porta Galliera: qui i mille fanti, lo
Cadore, inserita in Rime e ritmi del volontari, che erano accorsi a sostenere l’esercito di Carlo Alberto o Vittorio Emanuele II firmata dal
1898. Il poeta esalta «la pugna, il squadrone di cavalleria e alcuni pezzi d’artiglieria furono affrontati veneto Antonio Dal Zotto, e altri
gli insorti del Lombardo-Veneto, cercarono scampo sconfinando dai popolani, dai carabinieri e dai finanzieri, che riuscirono infine a
fato, l’irrompente impeto / dei nello Stato pontificio, in Emilia e in Romagna. Reparti affreschi a tematica risorgimentale
mille contr’uno disfidi, /anima ricacciarli fuori le mura (a sinistra, La cacciata degli di Vittorio Bressanin, Raffaele
asburgici si lanciarono al loro inseguimento e non si austriaci da Porta Galliera di Antonio Muzzi). Il bilancio
eroica, Pietro Calvi» e e lo slancio fecero scrupoli nel violare le frontiere pontificie; la Pontremoli e Giuseppe Vizzotto
dei volontari, «balzando / pallidi i finale della ribellione di Bologna fu di una cinquantina Alberti. La Cernaia è stata inoltre
brigata di Liechtenstein si spinse a Ferrara, quella di di caduti tra gli insorti, a fronte di quasi cinquecento
giovini cerchin l’arme». Rievoca Welden a Sermide, che fu messa a ferro e fuoco. ricordata da Gerolamo Induno un
quindi i fatti d’arme – «quando, perdite tra gli austriaci; non ci fu rivincita, perché il un suo quadro; l’artista in questo
Sebbene Pio IX non avesse appoggiato la guerra comandante in capo Radetzky si rese conto subito
saltato su’l limite de la / strada al d’indipendenza, nemmeno poteva tollerare tali caso era anche testimone diretto,
confine austriaco, / il capitano dell’errore diplomatico commesso, e richiamò il avendo preso parte alla guerra di
provocazioni: quando Welden puntò su Bologna – dove subordinato.
Calvi – fischiavan le palle d’intorno nel frattempo erano usciti allo scoperto vari gruppi di Crimea.
– / biondo, diritto, immobile, / [...] patrioti – il pontefice fece evacuare soldati e cannoni,
un fazzoletto rosso, segnale di ma lasciò in città i carabinieri e le guardie civiche ed Il personaggio
guerra e sterminio, / con la sinistra esortò il popolo alla resistenza. Welden si accampò
sventola!» – e li addita come fuori città il 7 agosto e già il giorno seguente Bologna Nella battaglia della Montagnola di distinse Geminiano
esempio a titti gli italiani: ««Io vo’ si ribellò contro le provocazioni dei soldati austriaci, entrati alla Brini, parroco di Borgo Panigale. Quando gli austriaci furono
rapirti, Cadore, l’anima / di Pietro spicciolata in città. Fu la ribellione della "santa plebaglia", come la costretti a ripassare Porta Galliera, il battagliero sacerdote guidò un
Calvi; per la penisola / io voglio su definì Carducci, che eresse barricate e respinse, insieme ai migliaio di contadini, armati di falci e forconi, contro di loro, tanto
l’ali del canto / aralda mandarla». carabinieri, l’assalto degli austriaci a Porta San Felice; gli assedianti da costringerli alla fuga fino a Ferrara.

MESSINA 3-7 settembre 1848 SAN FERMO 27 maggio 1859


Nel nome dell’indipendenza borbonici a riparare a Reggio Calabria. Anche il Garibaldi a Como: gli asburgici colonne, riportò la battaglia intorno al santuario che
secondo attacco, il 6, fu inizialmente respinto, l’altura ospitava – e ospita tuttora. Gli austriaci
la città divenne inespugnabile con gravi perdite da ambo le parti; i borbonici accorrono, i piemontesi passano furono costretti a ripiegare, sia pure infliggendo
riuscirono tuttavia a guadagnare gravi perdite ai garibaldini. Solo in serata Garibaldi
La ribellione di Messina del 1848 ben progressivamente terreno e lo sfondamento Nella Seconda guerra d’indipendenza ai volontari riuscì a entrare a Como, mentre la guarnigione
testimonia il sommarsi e il sovrapporsi di vari finale avvenne nella mattinata del 7. L’ingresso accorsi sotto le insegne di Garibaldi fu assegnata la nemica sgomberava rapidamente. Al di là della
filoni, nel Risorgimento italiano, anche a volte in città si accompagnò ancora da violenze linea pedemontana del fronte: mentre il grosso conquista della città lariana, l’episodio fu
tra loro contrapposti. La Sicilia infatti in contro la popolazione e la stessa Messina, che dell’esercito franco-piemontese seguiva la direttrice particolarmente significativo sul piano bellico
quell’anno si ribellò al re di Napoli non in fu data alle fiamme. Vincenzo Giordano Orsini, di pianura, i Cacciatori delle Alpi puntarono subito su complessivo perché costrinse gli austriaci a
nome dell’Unità, ma in quello colonnello d’artiglieria e tra i capi dei ribelli Varese, conquistata il 26 maggio 1859. Il giorno presidiare diversamente l’ala pedemontana del fronte.
dell’indipendenza isolana. Dalla munitissima indipendentisti, riuscì a scampare e in seguito dopo fu già la volta di Como: Garibaldi non voleva Inviarono quindi contro Garibaldi un intero corpo
cittadella i cannoni borbonici infierirono sulla si convertì alla causa unitaria, tanto che nel lasciare agli austriaci il tempo di rifiatare, anche se d’armata, il I, comandato dal feldmaresciallo Eduard
città ribelle fin dal 29 gennaio, quando il 1860 fu tra i protagonisti della spedizione dei nella città non solo si era asserragliata l’intera Clam-Gallas: una sottrazione grave di forze dal centro
popolo si sollevò e costrinse i lealisti a Mille, distinguendosi a Calatafimi. divisione austriaca di Karl von Urban, ma questa del fronte, che risultò così nettamente indebolito
trincerarsi. Fallirono però tutti i tentativi di aveva anche ricevuto consistenti rinforzi, tanto da tanto da favorire l’avanzata – peraltro assai faticosa
impadronirsi della piazzaforte, e la situazione Il personaggio arrivare a ottomila effettivi più la cavalleria e – del grosso delle forze franco-piemontesi.
restò in stallo fino a primi di settembre, l’artiglieria. I Cacciatori si lanciarono comunque
quando fu pronto il corpo di spedizione La tradizione messinese lega il ricordo del verso l’avamposto di San Fermo, che controllava Il quadro
borbonico guidato da Filangieri; obiettivo, la 1848 alla figura di Rosa Donato (a sinistra in l’accesso nord della città. Il piano di Medici, che
riconquista dell’isola. Messina fu un’illustrazione dell’epoca). Fu detta "a prevedeva un assalto frontale su due colonne più una A San Fermo combatté anche Angelo Trezzini,
cannoneggiata dalla flotta napoletana il 2 cannunera" perché, dopo essere accorsa alla terza che doveva operare da diversivo, fu cognato dei patrioti-pittori Domenico e Gerolamo
settembre, quando il generale borbonico lanciò batteria di San Giacomo per incoraggiare gli compromesso dalla fretta di quest’ultima, che aprì il Induno e artista a sua volta. Dalla battaglia Trezzini
un battaglione di svizzeri all’assalto. I artiglieri a sostenere la lotta, diede lei stessa fuoco anzitempo inducendo la compagnia in prima ha tratto l’ispirazione per il suo olio su tela
mercenari si "distinsero" per l’efferatezza delle fuoco alle polveri. Durante tutti gli otto mesi linea a lanciarsi in un assalto prematuro. Gli austriaci Combattimento dei garibaldini a San Fermo
loro violenze, anche contro i civili, ma furono di resistenza non lasciò mai il suo cannone alla riuscirono così a contrattaccare, ma l’intervento dello (nell’immagine a sinistra), conservato presso il
ricacciati dagli insorti, che costrinsero i batteria dei Pizzillari. stesso Medici, stavolta coordinato su tutte e tre le Museo del Risorgimento di Torino.
AGORÀDOMENICA DOMENICA
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Scontri secondari come San Fermo ricordati; altri hanno contribuito altri ancora, come Messina, Caiazzo
o Macerone hanno influenzato l’esito a fare dell’Unità un sentimento, o Pontelandolfo, svelano
finale più di quelli maggiormente se non popolare, almeno più diffuso; al contrario i chiaroscuri dell’epoca

CAIAZZO 19-21 settembre 1860


La popolazione ostile mise
le Camicie rosse sotto scacco
Attraversate di slancio Calabria e Basilicata,
Garibaldi in Campania si trovò a dover far
fronte allo schieramento più agguerrito e
organizzato dell’esercito borbonico. Scartata
l’ipotesi di affrontare il Generale sul Sele per
difendere Napoli, i comandanti di Francesco
II decisero di attestarsi sul Volturno, mentre
il re riparò a Gaeta. Garibaldi si ritrovò
davanti agli avversari con metà delle loro
forze e il 16 settembre dovette abbandonare
il fronte per accorrere
a Palermo, lasciando il
comando a Stefano
Turr; questi tentò
subito una manovra
diversiva e il 19
attaccò Caiazzo: la
battaglia (a sinistra in
una stampa dell’epoca)
si rivelò molto più
difficile del previsto e
l’occupazione della
cittadina non resse al
contrattacco borbonico. Il 21 i soldati
napoletani vennero sostenuti dalla
popolazione di Caiazzo, che si lanciò contro i
garibaldini al grido di «Viva Maria!», fino a
costringerli alla ritirata. L’episodio non incise
sulle sorti della campagna garibaldina, ma
ben esemplifica le non scontate reazioni
della popolazione meridionale al processo
unitario: un fenomeno che dopo il 1861
sarebbe sfociato nel brigantaggio.

Il personaggio
Stefano Turr, all’anagrafe István Türr, era
"combattente per la libertà" per vocazione.
Ungherese, nel 1849 disertò dall’esercito
austriaco per passare a quello piemontese.
Combatté poi in Germania, negli ultimi
strascichi del ’48, e quindi in Crimea sotto
bandiera inglese. Tornò in Italia, con
Garibaldi, nel 1859 tra i Cacciatori delle Alpi
e nel 1860 tra i Mille. Rientrò in patria solo
dopo le riforme che trasformarono l’impero
asburgico in Impero austro-ungarico.

MACERONE 20 ottobre 1860


Il neonato esercito d’Italia

Risorgimento,
si apre la via verso Teano
Ufficialmente ancora "sardo", ma di fatto già
da tutti chiamato "italiano", l’esercito di
Vittorio Emanuele II il 12 ottobre varcò il
confine del Regno delle Due Sicilie.

mezzo secolo
Procedette con cautela, anche perché le
popolazioni locali erano spesso ostili;
incontro gli si fece il generale borbonico
Luigi Douglas-Scotti con una colonna non a
caso composta per lo più di contadini del
posto. Lo scontro avvenne presso il passo
del Macerone, lungo la direttrice verso

sempre in guerra
Isernia, il 20 ottobre;
anche nella battaglia
la condotta sabauda fu
improntata alla
prudenza, evitando di
compiere manovre se
non quando in netta
superiorità numerica. BRIGANTI IN UNA LITOGRAFIA DI BARTOLOMEO PINELLI (FOTOTECA)
Alla fine a sfondare fu
la cavalleria di Saverio
Griffini, che non fermò

N
la sua carica finché on furono solo le battaglie vinte, a fare l’Italia. Anzi: 22 marzo al 1° aprile. Di ben diverso segno fu la campagna 20 marzo successivo. Restavano aperte tuttavia le
non ebbe occupato nell’arco complessivo del Risorgimento e del processo della Seconda guerra d’indipendenza, per la quale Cavour si era improrogabili questioni di Roma e Venezia. Verso la prima
Isernia. I borbonici sbandarono a cercarono di unificazione, dai primi moti del 1820-1821 al assicurato l’appoggio francese: Montebello, Palestro, mosse due volte Garibaldi, fermato prima, il 29 agosto 1862,
rifugio o sulle alture o nella stessa città, compimento della Prima guerra mondiale, quelle perse Magenta, Solferino e San Martino furono altrettante tappe dallo stesso esercito italiano sull’Aspromonte; poi, 3 novembre
dove furono fatti prigionieri alla spicciolata. furono anche di più. Ma tutte contribuirono, se non alla della liberazione dall’Austria, anche se al prezzo di un alto 1867, dai francesi a Mentana. Il Veneto passò all’Italia con la
La rilevanza strategia della battaglia del
Macerone fu di gran lunga superiore concreta realizzazione dell’unità territoriale, almeno al processo tributo in vite umane. L’armistizio di Villafranca segnò il Terza guerra d’indipendenza del 1866, nonostante la
all’entità – modesta – dello scontro: di amalgama in un unico popolo delle mille peculiarità italiane. passaggio della Lombardia al Piemonte, ma anche la rinuncia, sostanziale sconfitta sul campo del nostro esercito: sia a
l’esercito di Francesco II infatti divenne Se nei moti antecedenti al 1848, dalla sollevazione di Palermo per il momento, al Veneto. L’iniziativa passò quindi a Garibaldi, Custoza sia, sul mare, a Lissa furono gli austriaci a prevalere, e
esposto al rischio di accerchiamento, con nel 1820 al fallito colpo di mano di Ciro Menotti a Modena nel che vincendo con i suoi Mille il 15 maggio 1860 a Calatafimi soltanto Garibaldi a Bezzecca riuscì a imporsi, salvo poi essere
Garibladi che premeva da sud, e fu costretto 1831, gli obiettivi erano ancora fumosi e ridotti a ristrettissimi praticamente decise l’esito della spedizione. Le successive fermato – il celebre «Obbedisco». Buon per noi che il nostro
a ripiegare, lasciando isolata Capua. circoli, con il 1848 il progetto unitario iniziò a espandersi a tappe – tutte ricapitolate nel pratico saggio di Andrea Frediani alleato, la Prussia, sbaragliasse gli austriaci a Sadowa. Ai
più ampi ceti, tanto da poter passare di "moti" alle "guerre". 101 battaglie che hanno fatto l’Italia unita (Newton Compton, tedeschi si deve anche, indirettamente, la presa di Roma con la
L’epilogo Nella Prima guerra d’indipendenza, anzi, le sollevazioni pagine pagine 376, euro 12,90) – furono, salvo Milazzo, poco Breccia di Porta Pia: a renderla possibile fu la sconfitta dei
popolari precedettero addirittura l’iniziativa di Carlo Alberto, significative dal punto di vista militare fino alla battaglia francesi a Sedan, che li costrinse ad abbandonare Roma al suo
Rimosso l’ultimo ostacolo alla sua avanzata, dalle Cinque giornate di Milano alla rivolta di Venezia con finale tra garibaldini e borbonici, combattuta sul Volturno il destino. Il ciclo risorgimentale fu così chiuso, ma per il
Vittorio Emanuele II poté procedere verso Manin e Tommaseo. Ma a decidere le sorti di quel primo 1° ottobre. Da nord scendeva intanto l’esercito di Vittorio completamento dell’Unità si dovette attendere la Prima guerra
sud fino a congiungersi con i Mille. Il tentativo furono le battaglie in campo aperto, e – nonostante Emanuele II, forse più per sbarrare a Garibaldi il passo verso mondiale – chiamata infatti a volte "Quarta guerra
celeberrimo incontro di Teano, il 26 ottobre, gli iniziali successi di Goito e Pastrengo – le sconfitte di Roma che non per sorreggerne lo sforzo bellico; la calata d’indipendenza" –, che permise all’Italia di annettere anche
è stato immortalato in innumerevoli stampe Curtatone e Montanara, Custoza e Mortara condussero attraverso Marche e Umbria si volse in sostanziale tranquillità, Gorizia con la Sesta battaglia dell’Isonzo (4-17 agosto 1916).
e dipinti, quali l’affresco di Pietro Aldi al all’inevitabile esito di una guerra mal preparata e peggio con le forze pontificie di fatto annientate a Castelfidardo. A Dopo la sconfitta subita a Caporetto nel 1917, fu infine il
Palazzo Comunale di Siena, la grande tela di
Carlo Ademollo conservata a Montecitorio condotta: Novara, dove il 24 marzo 1849 Carlo Alberto sembrò completare la conquista del Mezzogiorno mancavano solo le successo finale a Vittorio Veneto che permise agli italiani di
(nell’immagine sopra, un particolare) e il cercare, invano, la morte "gloriosa" sul campo. Né valsero a roccaforti di Gaeta, che cadde dopo un sanguinoso assedio il entrare a Trento e Trieste.
celebre quadro di Sebastiano De Albertis. mutare le sorti della guerra le Dieci giornate di Brescia, dal 13 febbraio 1861, e Civitella del Tronto, che resistette fino al Edoardo Castagna

PONTELANDOLFO 14 agosto 1861 VEZZA D’OGLIO 4 luglio 1866 MONTEROTONDO 25 ottobre 1867
Il giorno più nero misero a ferro e fuoco: un massacro Val Camonica, i Cacciatori stampa dell’epoca) avvenne a Vezza Gli assalti alla rocca legionari francesi. Il primo attacco,
indiscriminato, che nonostante gli ordini d’Oglio, nell’alta valle, dove però le all’alba del 25 ottobre, fallì, così come il
della guerra ai briganti non risparmiò vecchi, donne e bambini. sbarrano il passo al’Austria colonne italiane si presentarono per aprire la via di Roma secondo nel pomeriggio. Per venire a
scoordinate. A sostenere tutto il peso capo della resistenza papalina gli
La rivolta nel Meridione contro la leva Il personaggio La Terza guerra d’indipendenza fu dello scontro fu quella di Nicostrato Proclamata l’Unità nel 1861, annesso – assedianti ricorsero al fuoco,
obbligatoria deflagrò nell’estate del particolarmente ingloriosa per il Castellini, che non ricevette l’ordine di sebbene senza gloria – il Veneto nel incendiando un carro di legna cosparsa
1861. Il 6 agosto a Pontelandolfo, nel Stalliere di Cerreto Sannita, Cosimo giovane Stato italiano, che dovette ripiegamento ma anzi guidò un assalto 1866, rimanevano Roma, Trento e di zolfo davanti a una delle porte della
Matese, i contadini chiamarono in paese Giordano (nella foto a lato) commise il registrare gli smacchi di Lissa e Custoza. alla baionetta contro gli austriaci di Trieste. Naturalmente era la capitale a città (l’episodio in una stampa del
i briganti della banda di primo omicidio a sedici Soltanto i garibaldini si Ulysses von Albertini, che concentrare il fermento tempo, a sinistra) e, in
Cosimo Giordano e anni, nel 1855, ma il distinsero, con il Generale ebbero facile gioco a dei patrioti, che ancora seguito, a quella del
sfogarono la rabbia prima regime borbonico lo assolse fermato per considerazioni colpire gli italiani con un una volta guardavano a castello dove erano
contro i simboli unitari – e anzi lo arruolò nel suo politiche quando già era fuoco concentrico. I Garibaldi. Nel 1867 asserragliati i difensori. La
il tricolore, le effigi del re esercito, dove si distinse sulla strada di Trento. Ma garibaldini furono sembrò giunto il via verso Roma sembrò
e di Garibaldi, gli stemmi nella battaglia del alle Camicie rosse si deve costretti a ritirarsi a momento: il governo allora aperta, ma il 2
sabaudi –, poi contro i Volturno. Dopo l’Unità, anche l’aver evitato Edolo, ma i nemici francese aveva sgomberato novembre successivo fu
"collaborazionisti" con ricercato, si diede alla l’ulteriore umiliazione di riportarono comunque Roma, ma quello italiano sbarrata a Mentana.
diverse fucilazioni, il latitanza nel Matese, dove vedere gli austriaci non perdite tali da indurli a si era impegnato a
linciaggio di un costituì una delle più solo ben lungi dalla ripassare il Tonale. rispettarne l’indipendenza. Il museo
garibaldino e, infine, organizzate bande di sconfitta, ma perfino In un balletto di equivoci
l’assalto con falci e pietre briganti. Dopo la entrare vittoriosi in Il personaggio Garibaldi tornò in campo, Dal 1905 il Museo
ai bersaglieri inviati di repressione della rivolta di territorio italiano. Sui ma la sollevazione nazionale della campagna
ristabilire l’ordine, che contarono oltre Casalduni e Pontelandolfo rimase alla monti tra Lombardia e Trentino, infatti, Già reduce delle Dieci giornate di progettata per il 22 ottobre fallì. Le dell’Agro Romano per la liberazione di
quaranta caduti. Il luogotenente Cialdini macchia, pare protetto da un deputato gli asburgici varcarono il passo del Brescia, della difesa di Venezia del 1849 Camicie rosse tentarono comunque Roma, a Mentana, raccoglie cimeli e
reagì ordinando la rappresaglia più locale al quale garantiva l’elezione, fino Tonale e minacciarono di scendere lungo e della spedizione dei Mille, Nicostrato l’avanzata in territorio pontificio, finché testimonianze dell’infelice campagna
spietata: un migliaio di soldati regi al 1882, quando fu arrestato. Scontò la la Val Camonica. Lo scontro con i Castellini fu tra i primi a cadere a Vezza non si trovarono di fronte alla munita garibaldina del 1867; attiguo al museo
espugnarono il borgo il 14 agosto e lo condanna a vita a Favignana. garibaldini (sopra, nel particolare di una d’Oglio, colpito in pieno petto. rocca di Monterotondo, difesa da sorge l’ossario dei caduti.
4 DOMENICA
13 MARZO 2011 AGORÀIDEE AGORÀIDEE DOMENICA
13 MARZO 2011 5
di ELISABETTA L’ALFABETO
DIBATTITO La contrapposizione tra il nuovo
Stato unitario e le istituzioni
al processo di unificazione,
dall’opera di Gioberti
sottovalutato, così come il ruolo
fondamentale degli organi
il bene comune. Centrale il ruolo
sociale svolto nella temperie
La storia si svolge
anche ai piani bassi,
del cattolicesimo italiano
alla costruzione
in cagnesco, nell’Italia
profonda un esercito
RASY QUOTIDIANO
pontificie fu figlia della sua all’entusiasmo seguito ecclesiali nell’accompagnare della prima modernizzazione ed è a questo livello della nazione. Mentre Stato di cattolici lavorava
epoca. Ma l’apporto cristiano all’elezione di Pio IX, non va i primi passi dell’Italia verso e nel dolore dell’emigrazione che si situa il contributo e Chiesa si guardavano indefessamente COMBATTENTI

Risorgimento
E MADRI:
IL VOLTO ROSA
DELL’UNITÀ
Pro o contro i cattolici? A
Roma, sul colle del Gianicolo, tra
tanti marmorei volti baffuti e barbuti
c’è anche il volto di una donna
giovane e dai tratti aggraziati: si
chiama Colomba Porzi Antonietti e morì, armi

L’ A
alla mano, nella difesa della Repubblica
unità ha una data
convenzionale, è cioè
il 17 marzo 1861,
IL TEOLOGO espressione in corrispondenti
istituzioni civili. Di fatto, col
tempo, tale intenzione profonda ha
prendo nello scorso dicembre il X
Forum culturale della Cei dedicato al
centocinquantenario dell’unità
LO STORICO Romana nel 1849. La sua storia è
particolarmente suggestiva: figlia di un
fornaio, si era innamorata di un giovane
giorno della capovolto l’immagine distorta di d’Italia il cardinal Bagnasco ha

Al di là delle barricate, A livello popolare


ufficiale delle truppe pontificie, il conte
proclamazione del una Chiesa contraria all’unità sorpreso non pochi ascoltatori e Luigi Porzi, e lottando contro l’opposizione
Regno d’Italia; ma d’Italia, per far emergere le ragioni commentatori affermando che «i della propria famiglia e di quella di lui, nel
l’unificazione italiana è contingenti di una contrapposizione cattolici a giusto titolo si sentono 1846 riuscì a sposarlo. Quando il marito
un processo che viene non all’unità ma al senso e alla soci fondatori di questo Paese». Ma aderì alla Repubblica Romana, per
da lontano e presenta,
senza interruzione, un dato
strategico di fondo: la connessione
strettissima con la presenza e
Chiesa protagonista presenza della Chiesa nel Paese, e
per vedere crescere e quasi
esplodere un protagonismo dei
cattolici nella vita del Paese, spesso
come, veniva da ribattere, e la
Questione romana? E il non expedit? E le
scomuniche di Pio IX? E le leggi "eversive"
del 1866-67? E la Conciliazione del ’29? Se
alleanza per «fare combattere con lui Colomba si tagliò i capelli
e si vestì da bersagliere. Ora le sue ossa,
uniche ossa femminili, riposano nel mausoleo
garibaldino sul Gianicolo. Proprio sotto lo

nell’unificare lo spirito gli italiani»


stesso colle romano, a Trastevere, c’è una
l’impegno della Chiesa e dei in maniera decisiva, comunque non è esistito il conflitto, che conciliazione è scuola dedicata a Giuditta Tavani Arquati.
cattolici italiani. Questa emerge con rilevante in tutti i passaggi stata, chi si è riconciliato con chi? Obiezioni Giuditta era una trasteverina che morì -
grande evidenza a metà degli anni significativi della sua storia legittime, perplessità giustificate. E tuttavia insieme al marito e al figlioletto, e incinta di
quaranta dell’Ottocento, tra l’opera unitaria. Il prossimo anniversario – chi scrive è convinto che il presidente della un secondo figlio - nel 1867 mentre
Del primato morale e civile degli che, come ogni anniversario, offre Cei abbia detto una cosa non solo giusta partecipava al terzo tentativo garibaldino di
italiani (1843) di Vincenzo Gioberti di Mariano Crociata spunto e occasione, ma certo non politicamente ma anche giustificata di Gianpaolo Romanato prendere Roma. Entrambe furono patriote che
e l’elezione di Pio IX (16 giugno questa parte sembra obbliga ad alcunché – segna, ancor storicamente. A patto di intendersi. Il non vollero lasciare la battaglia solo agli
uomini. Molte altre donne combatterono con
1846), anni in cui confluisce un sostanzialmente confermare lo più chiaramente di quello del conflitto fra la Chiesa e lo Stato è esistito, e le armi della loro cultura e della loro
movimento di iniziativa cattolica, anche innumerevoli esperienze di racchiude, con il distacco della schema interpretativo adottato. centenario, il definitivo come se è esistito. E ha pesato enormemente quei preti che constatando l’infinita miseria bene che esse fanno è veramente notevole», posizione, come la celebre principessa di
di clero e di laici, che mostrava con testimonianza e di carità distanza storica, il costante L’animazione sociale ispirata al superamento di contrapposizioni sulla storia i tre o quattro generazioni di dell’Italia profonda, quella che in molto casi scrisse raccomandando che il governo le Belgioioso, o come un’italiana d’adozione,
tutta evidenza la fede cattolica evangelica. I santi e i beati intendimento sostanzialmente Vangelo ha trovato nuove vie e ormai anacronistiche, ma fa italiani, con non trascurabili riflessi anche sul non aveva ancora superato il gradino di sovvenzionasse. E aggiunse: «Grazie a madre l’inglese di nascita Jessie White sposata con
come collante ed elemento di dell’Ottocento, le innumerevoli costruttivo del popolo cattolico forme di espressioni, tra le quali si emergere altri contrasti che piano internazionale. La Conciliazione ha partenza, cioè la civilizzazione, dedicarono la Cabrini e alle sue compagne, migliaia e il mazziniano Alberto Mario di cui condivise
fusione per una unità nazionale da congregazioni che sorgono in tutte nella sua interezza verso l’unità del segnala quella che in una certa fase provengono dall’evoluzione interna posto termine a un dissidio vero, che aveva vita alla redenzione del popolo. L’Italia migliaia di bambini imparano l’italiano e gli ideali. Altre donne, invece, scesero in
realizzare in armonia con questa le regioni, testimoniano di un Paese). Giovanni XXIII constata, è stata una vera e propria della società italiana e dal suo lacerato le coscienze non meno delle ufficiale spesso neppure s’accorse di ciò che l’inglese; molti orfani di immigrati sono campo per la causa risorgimentale senza
identità religiosamente plasmata. fervore di vita evangelica infatti, che l’anniversario «ci trova, esplosione del volontariato. La intreccio sociale, economico e istituzioni. Ma la storia non si svolge soltanto facevano. Benedetto Croce nella Storia ricoverati, vestiti, nutriti ed educati; e infrangere i confini domestici. Per esempio le
Nonostante non dia esiti positivi profondamente inserito nella vita sulle due rive del Tevere, partecipi dimensione istituzionale, a sua culturale con i processi di ai piani alti. Si sviluppa anche (e molto di d’Europa giunse a scrivere che la Chiesa era parecchie centinaia di immigranti italiani tante poetesse che parteciparono con i loro
versi alla nascita dell’Italia unita, dedicando
nel breve periodo, tale movimento sociale. Sacerdoti, religiose e di uno stesso sentimento di volta, ha trovato rinnovato vigore globalizzazione in cui ormai siamo più) ai piani bassi. È a questo livello che si ormai «incapace di generare nuove forme e vengono ogni anno curati gratuitamente». alla poesia patriottica quel po’ di cultura che
indica un dinamismo essenziale. Il religiosi, insieme a tanti laici, riconoscenza alla Provvidenza del grazie all’Accordo di revisione del irreversibilmente inseriti. Nel situa il contributo del cattolicesimo italiano persino nuovi ordini religiosi». Ma nelle erano riuscite a mettere insieme e l’esigua
uomini e donne, Signore, che, pur attraverso Concordato del 1984. riconoscimento e nel rispetto della alla costruzione della nazione. Mentre infatti colonie agricole di Orione, negli oratori di libertà di cui godevano. Alcune erano ragazze

L
accompagnano lo sviluppo variazioni e contrasti, talora accesi, pluralità sociale culturale ed etica, Stato e Chiesa si guardavano in cagnesco e si Giovanni Bosco, nelle scuole professionali di a costruzione della nazione e di buona famiglia, altre di origini modeste,
La formazione dello Stato dell’Italia, ne leniscono le come accade in tutti i tempi, ha e nella rilevazione del singolare ignoravano a vicenda, nell’Italia profonda un Piamarta, negli istituti di assistenza di l’unificazione degli italiani è passata

S
unitario ha avuto un aspetto contraddizioni, suppliscono guidato questa porzione elettissima embra tramontata invece la impasto che è venuto a formarsi tra esercito di cattolici lavoravano Guanella (tutti fondatori di nuovi ordini), insomma attraverso mille canali, si è
ai limiti dello Stato: basti d’Europa verso una sistemazione di forma partitica dell’unità secolarizzazione e incomprimibile indefessamente, benché forse non sempre negli innumerevoli asili delle suore (prodotto servita di innumerevoli strumenti e
di contrapposizione citare l’impegno profetico rispetto e di onore nel concerto politica dei cattolici e serve vitalità del religioso, la storia e la consapevolmente, per "fare gli italiani". Chi? anch’esse delle inedite congregazioni quelli forniti dai cattolici non furono
all’istituzione ecclesiale, tuttavia nell’accompagnare delle nazioni grazie a Dio una capacità nuova di configurazione ancora attuale Tutti quei filantropi che in silenzio, spesso femminili), nasceva un rinnovato né meno efficaci né meno incisivi.
si sposa con un’unitarietà l’emigrazione, grande faccia depositarie, sì, oggi ancora, della rappresentare le esigenze dell’Italia richiedono di fare del misconosciuti, si inventavano istituzioni associazionismo, una disciplina ecclesiastica Furono soltanto meno appariscenti.
nascosta dell’Italia unita. civiltà che da Cristo prende nome e imprescindibili della visione carattere popolare del cattolicesimo benefiche a vantaggio dell’Italia abbandonata le cui regole erano dettate soprattutto dai Come meno appariscente ma non meno
spirituale nazionale Tra queste figure di preti vita». Anche il cardinale Giovanni cristiana della realtà, come il collante culturale, proprio e dimenticata rappresentata da orfani, bisogni del popolo. Bisogna rileggere le determinante fu il contributo che la
che attendeva di trovare spicca Luigi Sturzo [...]. Il Battista Montini in un discorso in consegnata all’insegnamento perché in radice cristiano, del ragazzi di campagna, handicappati, gente di pagine dimenticate della commissione Jacini struttura ecclesiastica fornì alla tenuta del
mutamento nel giudizio Campidoglio nel 1962, proprio nella sociale della Chiesa, nel Paese, per affrontare la propria periferia, classi sociali miserabili, cioè quei sullo stato del mondo rurale, oppure certe Paese in occasione del drammatico tornante
comunque espressione sull’unificazione da parte ricorrenza del 20 settembre, parlerà dibattito pubblico per una loro ricomposizione nella prospettiva milioni di persone che socialmente e inchieste giornalistiche del tempo (sulle della Prima guerra mondiale. Lo scrisse fuori
in corrispondenti istituzioni cattolica viene in qualche anch’egli della Provvidenza, che traduzione nelle dinamiche della delle sfide che vengono dal futuro. politicamente, vivendo ai margini, se non al zolfare siciliane, sulle campagne padane, dai denti il vescovo di Vicenza Ferdinando
civili. Di fatto, col tempo, tale modo sancito nella avrebbe ingannato tutti, credenti e vita sociale e istituzionale [...]. La di fuori del Paese (verrebbe quasi la sulle periferie urbane) per rendersi conto Rodolfi in una lettera amara e tagliente
ricorrenza del centenario non credenti, poiché creava le formazione della Stato unitario ha Il testo che pubblichiamo tentazione di riutilizzare la distinzione dei dell’impressionante stato di degrado, civile e spedita al presidente del Consiglio il 30
intenzione profonda ha capovolto (salvo precisare che il condizioni affinché il papato avuto un aspetto di è un estratto della prolusione cattolici intransigenti ottocenteschi tra Paese morale prima che politico e culturale, maggio 1918. Poiché nei confronti del clero
l’immagine distorta di una Chiesa capovolgimento formale del riprendesse «con inusitato vigore le contrapposizione all’istituzione del Segretario della Cei legale e Paese reale…) costituivano la massa dell’Italia uscita dal processo di unificazione. erano frequenti le misure repressive delle
giudizio, senza negare sue funzioni di maestro di vita e di ecclesiale, tuttavia si sposa con tenuta a Bologna il 15 degli italiani ancora da fare. Parlo (e cito alla È questo il Paese che la filantropia cattolica autorità, il vescovo vicentino, che operava
contraria all’unità d’Italia forzature, soprusi e testimonio del Vangelo». Il mutato un’unitarietà spirituale nazionale dicembre 2010 alla Facoltà rinfusa) dei don Bosco, don Guanella, don aiutò un po’ alla volta a redimersi, mentre con i suoi sacerdoti in uno dei territori più
usurpazioni, in realtà scenario da circa venti anni a che attendeva di trovare comunque teologica dell’Emilia-Romagna Orione, don Nascimbeni, don Baldo, cioè di l’Italia ufficiale, per tenerlo a freno, non martoriati e flagellati, pensò bene di mettere
le cose in chiaro: «Ho settecento preti,
Risorgimento, seppure attraversato duecento sotto le armi, cinquecento in cura
da altre correnti, è segnato da Era impressionante d’anime [...]. Con essi stanno anche
quest’anima profonda; non a caso la centotrenta allievi del mio seminario nei
stessa parola solo a partire dalla lo stato di degrado, civile posti più difficili: aviatori, arditi, nelle
metà del Settecento comincia ad e morale prima trincee, molti ufficiali, molti premiati,
assumere una valenza storico- che politico e culturale, parecchi feriti». Ebbene, nessuno «ha mani
politica, applicata poi al processo mancato al suo dovere, nessuno. Non uno è IL BUSTO DI COLOMBA PORZI ANTONIETTI A ROMA
che porterà all’unità nazionale; dell’Italia neonata. fuggito. Non uno m’ha chiesto un trasloco.
prima essa, nella lingua italiana, È questo il Paese Può il governo dir lo stesso dei suoi ma tutte, senza molte pretese di gloria
personale, hanno contribuito alla costruzione
significava semplicemente funzionari?». Eppure, conclude amaramente
risurrezione. A partire dal convulso che i filantropi cattolici Ridolfi, «contro questi intemerati cittadini, i del discorso nazionale, come racconta bene
e a tratti drammatico aiutarono un po’ quali nell’ora della prova, con coraggio Maria Teresa Mori in un libro che ne
ricostruisce la vita, le vicende e le opere
conseguimento dell’unificazione, si alla volta a redimersi singolare, stanno al loro posto e vi (Figlie d’Italia, Carocci editore). Ma anche le
avvia un lento processo di confortano le infelici popolazioni di questo cosiddette donne di casa parteciparono alla
rielaborazione della presenza del mentre l’Italia lembo torturato d’Italia, esempio di quella nascita della nostra nazione, dietro le quinte,
cattolicesimo in Italia che assumerà ufficiale, per tenerlo resistenza vera, fatta di opere e di sacrifici, come figlie, sorelle, mogli, madri: cucendo
una forma differenziata rispondente si ordisce tutta una trama di delazioni e di bandiere, mandando pacchi al fronte,
alle nuove circostanze storiche; in a freno, non esitava denunce da parte di coloro i quali, dalle accompagnando feretri al cimitero. Alcune di
un certo senso esso crescerà come a far ricorso all’esercito vellutate società di una resistenza di loro sono conosciute o addirittura celebri,
un organismo che si struttura in paroloni e di proclami, non pensano che a per esempio Adelaide Cairoli. Per lei gli anni
una dimensione innanzitutto sfogare lo spirito partigiano, sotto la comoda decisivi del Risorgimento, dal 1859 al 1869,
furono incessantemente listati a lutto: in
sociale, e poi anche politica e esitava a fare ricorso all’esercito e ai tribunali maschera dello zelo per la patria. Ed è quel decennio perse quattro figli, in
istituzionale. Se è vero, infatti, che militari. Per non parlare di quella vicenda singolare che a ciò si prestino i decreti differenti vicende di guerre e battaglie.
la Questione romana sarà chiusa penosa e troppo spesso rimossa che fu luogotenenziali e i magistrati dei tribunali». «Madre incomparabile», la definì Garibaldi, e
solo con la Conciliazione, l’11 l’emigrazione. Milioni di italiani costretti a La partecipazione dei cattolici alla lei accettò pubblicamente quel ruolo. Così
febbraio 1929, nondimeno già i cercare lavoro all’estero, in Europa e nelle costruzione di questo Paese è passata come lo accettò Olimpia Rossi, dama del gran
primi decenni dell’unità, segnati dal Americhe, con un viaggio che per molti, dunque attraverso difficoltà, strettoie, mondo torinese, che perse due figli per la
non expedit, diventano il crogiuolo troppi, fu di sola andata. Come ha dimostrato fraintendimenti, dovendo risalire una patria futura tra il 1860 e il 1861, ricevendo
in cui fermenta l’iniziativa dei l’ormai ricca bibliografia sull’argomento, marginalità che neppure la lunga stagione di con dignità omaggi dai patrioti. Ma in
cattolici per una autonoma e l’Italia pensò a loro tardi e male, quando la governo democristiana è valsa a colmare del privato del suo ruolo non le importava
granché, come scrive, straziata dal dolore, in
incisiva partecipazione alla vita grande fuga era già avvenuta da un pezzo. tutto. L’infelice conclusione della Prima una lettera all’amico Gino Capponi: «Come ho
sociale e amministrativa, che avrà Anche qui, furono i cattolici a darsi da fare. repubblica ha steso un velo di oblio su tutto sentito in questi tempi la vanità e la
nella recezione dell’enciclica Rerum Con le opere di madre Cabrini, con le ciò che di positivo la cultura politica dei nullaggine di tutto che dà il mondo, val più
novarum di Leone XIII e nella iniziative di Scalabrini e Bonomelli e di tanti cattolici ha fornito all’Italia, nel secondo un giorno di fede, e m’ha dato più forza
situazione sociale determinatasi altri meno noti. Se ne accorse Adolfo Rossi, dopoguerra, durante quasi mezzo secolo di l’abbandono in Dio, che mai non potesse
all’indomani della Prima guerra giornalista di gran fama dopo essere stato governo. Si è dimenticata così una stagione tutta quanta la sapienza dell’universo e le
mondiale due fattori mobilitanti. egli stesso emigrante, che dal 1902 fu il di pace, di progresso e di modernizzazione blandizie del mondo».
Alla lunga prevalgono le ragioni primo ispettore viaggiante del neonato che ci ha definitivamente inseriti nel campo Lo sguardo sulla storia cambia di epoca in
della realtà, della vita, della commissariato generale dell’Emigrazione. ristretto delle nazioni più civili e avanzate. epoca, man mano che progrediscono le
ricerche e mutano le mentalità. Durante
socialità. Nasce un movimento: lo Mandato nel 1904 a controllare lo stato dei Ricordare tutto questo non significa l’epoca fascista grande enfasi era portata
spinge e lo motiva non l’esclusiva nostri connazionali negli Stati Uniti scrisse promuovere o difendere una memoria di sulle madri eroiche che nel Risorgimento
difesa degli interessi cattolici o del sul "Bollettino dell’emigrazione" (rivista parte, ma ricomporre le tessere sparse di una avevano donato i figli alla patria. Oggi,
Papa, ma una visione del bene governativa) giudizi impietosi. Impietosi sul memoria nazionale che esiste, ed è viva e simmetricamente, si tende ad opporre
generale, del bene comune del governo italiano che tollerava in patria feconda, solo se riconosciamo che si all’immagine del sacrificio materno quella di
Paese. Si sviluppa, così, un tessuto condizioni di vita subumane, costringeva la compone di diversità storiche, ideologiche, un protagonismo attivo femminile, come se
sociale, fatto di persone, di gente ad emigrare disinteressandosi poi della sociali, culturali e politiche. Sono queste fosse possibile ribattere con un modello
iniziative, di associazioni, di sua sorte e lasciandola in balia di se stessa, diversità, ora componendosi e ora Belgioioso a un modello Cairoli. Ma la storia
istituzioni, che accompagna la senza neppure rendersi conto che questi scomponendosi, talvolta integrandosi e più concreta delle donne mal sopporta questo
cambio di prospettiva: l’intreccio tra la vita
crescita dell’Italia, trasversalmente poveri emigranti sporchi, laceri e analfabeti, spesso scontrandosi, che hanno costruito privata e la vita pubblica è diverso e più
alle classi, dispiegandosi in una preda di raggiri e di irrisione, disprezzati da lentamente l’Italia. Credo perciò che solo dal forte rispetto al mondo maschile e la
serie di opere che incidono tutti, diventavano pessimi ambasciatori riconoscimento e dal rispetto delle diverse divisione tra prime donne della scena
efficacemente su tutta la società dell’Italia nel mondo, testimoni di un Paese memorie che compongono il nostro passato – pubblica e anonime vestali delle quotidianità
italiana. I grandi cambiamenti che aveva più ragioni di provare vergogna posto che gli eventi trascorsi sono oggettivi, appartiene a un’iconografia che con la
sociali e la necessità di venire che di andare fiero di se stesso. Gli unici irrevocabili, e il loro ricordo inevitabilmente rivendicazione della soggettività e del valore
incontro alle concrete necessità del elogi di Rossi (tutt’altro che un clericale) soggettivo – sarà possibile guardare avanti e femminili non ha nulla a che vedere.
popolo stimolano non solo la furono per la Società San Raffaele di progettare un futuro di condivisione e non di Combattenti e madri appartengono alla storia
costruzione di una rete di opere, ma «LA BRECCIA DI PORTA PIA» DI CARLO ADEMOLLO, CONSERVATA PRESSO IL CIVICO MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MILANO (ALINARI) Scalabrini e per le suore della Cabrini. «Il ulteriori fratture. risorgimentale allo stesso titolo.
6 DOMENICA
13 MARZO 2011 AGORÀDOMENICA
È l’esercizio della quotidianità facciamo colazione? Come ci da vedere? Che idea abbiamo
COSTUME che rende diversi i popoli tra vestiamo? Che priorità diamo del riposo e del divertimento?
loro. Come ci svegliamo? Come alle cose da fare e alle persone Qui si tenta il nostro autoritratto

Casa dolce casa...


Rumori, odori e visioni
di vita all’italiana di Franco La Cecla

di Franco La Cecla

N
ell’ultimo libro edito in Italia, Devi delle pratiche
cambiare la tua vita il filosofo tedesco Gli italiani si servono dell’auto, della moto, quotidiane è per noi
Peter Sloterdijk ci spiega che le identità della bici, del tavolo, delle sedie, importante dentro casa
si formano in un esercizio che ha molto a e fuori. Il gusto che
che fare con l’atletica e l’ascetica. Si tratta di dei cavatappi, delle lampade. Si vive come se proviamo ancora a
ripetere un gesto, un modo, una o più frasi, di
ripetere delle pratiche fin quando esse non ci
il privato fosse la rilassatezza e il pubblico guardare una commedia
di Edoardo de Filippo
formano, non ci rendono capaci di qualcosa che sempre la tensione. Da noi la dimensione sta nel ritrovare questa
non è "naturale", "spontaneo", ma lo diventa al della domesticità è talmente allargata che dimensione teatrale e
punto tale da farci dimenticare l’esercizio che ci allo stesso tempo
ha portato fin lì. Sloterdjik parla di identità c’è uno stare a proprio "agio" che implica domestica. Ci sono dei
religiose, ma in genere parla di identità, e quindi rumori, degli odori che
anche di quelle connotazioni del fare e dell’essere una capacità elastica e multifunzionale l’accompagnano, dal
che sono le «appartenenze» a una cultura, a una dei corpi. Sul marciapiede, in strada, al bar rumore dei piatti che si
etnia, a una nazione, a una comunità. Bourdieu sente dalla strada venire
parlava di habitus, di Wittgenstein di "forme di si riesce a sfiorare gli altri senza urtarli, all’ora di pranzo dalle
vita", di abitudini che diventano talmente a sedercisi accanto senza costruire barriere case, allo sfrigolio del
plasmanti il nostro essere da agire sulla psiche e soffritto nella tromba
sul corpo. Essere italiani è una di queste, un delle scale, al rumore
"esercizio" che conduce ad una identità, un strada, alla città significa non pensare che ci sia del caffè che esce
esercizio che richiede consuetudini, pratiche, una cesura netta tra privato e pubblico – con le gorgogliando. Come se l’Italia fosse una maestra
luoghi e oggetti. Il nostro essere italiani è conseguenze positive e negative di questo fatto. non di poesia, di letteratura, di arte, ma
plasmato dai paesaggi che ci circondano, dagli Gli italiani si servono dell’auto, della moto, della soprattutto una maestra di scenari quotidiani, di
oggetti che ci toccano e che tocchiamo, dalle bici, del tavolo, delle sedie, dei cavatappi, delle quella impressionante abilità di "darsi un senso"
pratiche quotidiane a cui non facciamo caso ma lampade come se in casa o fuori ci fosse una di punteggiare di pratiche, di piccole abitudini
che ripetiamo perché in esse ci "ritroviamo". dimensione del rapporto tra corpo e oggetti, tra piacevoli la giornata. Come se l’Italia avesse
L’esercizio della propria identità è corpo e luoghi che ha un capito – e poi dimenticato – che le cose che
importante quanto l’esercizio carattere di intimità. Una delle contano sono quelle che non sembrano accadere.
della democrazia, qualcosa che se cose che un italiano nota Due antropologi svedesi, Billy Ehn e Orvar Lofgren
non viene esercitata perde il suo quando vive all’estero, in hanno definito questa capacità «The secret world
potere e il suo valore. In cosa si Francia, o negli Stati Uniti, è of doing nothing», il mondo segreto del non far
esercitano gli italiani? In piccole quanto questa dimensione sia niente, quello che si chiama anche in tutte le
cose che gli sono proprie. È rara altrove, quanto i corpi della lingue del mondo "il dolce far niente" e che viene
infatti l’esercizio della gente per strada a New York o a scritto in italiano in tutte le lingue del mondo.
quotidianità che più rende diversi Parigi siano corpi "pubblici", Ma che non è un far niente.
i popoli tra di loro. Come si diversi da quelli che si

I
svegliano? Come fanno incontrano in una casa. Come se n realtà si tratta di attese, tempi di
colazione? Come si vestono per il privato fosse la rilassatezza e passaggio, maniere di ammazzare il tempo,
uscire? Come entrano al lavoro e il pubblico sempre la tensione. abitudini, maniere di parlare per
come ne escono? Che tipo di In Italia la dimensione della intrattenersi, andare a zonzo, perder tempo.
priorità danno nella giornata alle domesticità è talmente allargata Potrebbe sembrare una lode della pigrizia ed
cose da fare e alle persone da che c’è uno stare a proprio invece è da questa dimensione che nasce la
vedere? Che tipo di idea hanno "agio" che implica una capacità produttività del design italiano, la qualità di
del riposo, del divertimento, del elastica e multifunzionale dei molte architetture, la maniera sapiente con cui il
sonno, della notte? C’è, senza corpi. Sul marciapiede, in strada nostro shopping è diverso da quello di altri paesi.
dubbio, nell’essere italiani, qualcosa di ci si riesce a barcamenare, a sfiorare gli altri Insomma l’italianità è solo un’apparente presa in
inconfondibile se ancora il nostro paese attira senza urtarli, a sedersi accanto ad altri senza giro della fretta e della febbre del fare. In realtà si
dall’estero ondate di stranieri vogliosi di vivere dover costruire barriere. È questa dimensione che tratta di una maniera molto singolare di usare il
"come noi". Quel magnifico andare al bar la crea oggetti e mobilia e pubblico decoro, che dà tempo e di dimensionarlo alla scala del passante
mattina, quel dialogare divertito e rilassato con alle strade la loro dimensione e ai negozi il loro e del quotidiano. Ovviamente questa è l’italianità
persone "quasi" sconosciute, il barista, il carattere. È la dimensione che gli italiani hanno che ci è giunta , che è arrivata fino a noi. Adesso
fruttivendolo, le persone che si incrociano, lo inventato quando facevano le little italies nel si tratta di capire se saremo capaci di inventarle
scherzo tipicamente italiano, la cura di molti mondo, questo mettere in mostra merci e verdure un futuro, cosa molto più complicata nelle sfide
dettagli e il rapporto con gli oggetti. Se c’è una e soprattutto se stessi. Erwin Goffmann aveva che ci arrivano dalla mondializzazione e dagli
storia del design in Italia che davvero conta è rintracciato questa dimensione in certi quartieri incontri con altre culture. Ma se ha resistito fino
quella che ha a che fare con questa domesticità ebraici, ma nessuno come lui ci ha aiutato, noi ad ora è probabile che ci aiuti a guardarci intanto
allargata che costituisce uno dei caratteri più italiani, a capire che la nostra domesticità è in faccia e a fare qualcosa che per gli italiani è
forti del nostro Paese. Allargare la casa al bar, alla anche una messa in scena, che il palcoscenico molto difficile, "riconoscersi".
AGORÀDOMENICA DOMENICA
13 MARZO 2011 7
LE STORIE Cent’anni fa moriva a Firenze d’accordo (grazie anche della Penisola da poco unita.
l’autore del libro di cucina all’apporto dei lettori) Un testo interclassista, che
che è riuscito a mettere le infinite tradizioni culinarie badava al sodo del cibo sano

Q
A fianco una delle
prime edizioni del
libro di Pellegrino
Artusi. Sotto
l’autore del
manuale di cucina.

di Rossana Sisti

uesto è un libro che avrà


poco esito». Ne sapeva di greco e di latino il
dotto professor Francesco Trevisan, ma de La
scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene non
aveva capito nulla. All’amico Pellegrino Artusi che
gli aveva mostrato il manoscritto del suo
ricettario gastronomico non lasciò scampo: il libro
sarebbe stato un fiasco solenne, meglio
LE INIZIATIVE
rinunciare. Neppure il tipografo fiorentino
Salvadore Landi volle saperne, sicché l’Artusi, che L’appetito vien studiando
all’epoca aveva già 72 anni ma non una fama che Tantissime davvero le iniziative che il
avrebbe potuto far volare le vendite, il suo Comitato del Centenario Artusiano sta
manuale lo pubblicò accollandosi le spese. Era il coordinando in tutt’Italia. Si comincia il 16
1891. Mille copie stampate «a proprio rischio e marzo con «Auguri Italia da Pellegrino
pericolo», come lui stesso racconta e vendute per Artusi»: nel giorno dell’unità nazionale varie
corrispondenza. L’impresa non ottiene granché città siedono a tavola per una cena in
successo ma è solo questione di tempo. Dopo simultanea. Dal 30 marzo al 2 aprile si
l’inizio stentato e scoraggiante, il ricettario inizia svolge a Firenze e Forlimpopoli il convegno
a far breccia nel cuore dei lettori. Di anno in anno di studi «Artusi 100. Il secolo artusiano»
con i massimi

Artusi
le edizioni si susseguono, fino al 1911, anno della esperti di storia
morte dell’Artusi, quando le edizioni sono già dell’alimentazione,
quindici e le copie decine di migliaia. 1911, preceduto da un
appunto, cento anni fa: un anniversario che cade pellegrinaggio a
il 30 marzo - pochi giorni dopo quello dei 150 piedi tra le due
anni dell’Unità d’Italia - occasione d’obbligo per città. Alla Biblioteca
rendere omaggio all’autore di quella che Piero nazionale di Firenze
Camporesi definì la bibbia domestica dell’età dal 30 marzo al 30
Umbertina, il libro che svolse «il civilissimo aprile si tiene la
mostra «Pellegrino
compito di unire e amalgamare, in cucina e poi a Artusi: il tempo e le
livello di inconscio collettivo (…) l’eterogenea opere». Sempre a
accozzaglia delle genti che solo formalmente si Firenze, prima a
chiamavano italiane». L’Italia era stata fatta, e in giugno e poi a
quel dover fare gli italiani l’Artusi, diventato il novembre due
libro di cucina per antonomasia, offriva a un settimane dedicate
popolo appena unito un menù, una terminologia all’Artusi, con stand
e una cultura alimentare comune. Uomo di lettere, enogastronomici e

L’Italia è fatta:
critico, scrittore, era un autodidatta Pellegrino corsi di cucina.
Indetto pure un
Artusi, figlio di commercianti, venditore lui stesso concorso nazionale
in giro per fiere e mercati ma con casa e bottega per scuole
a Forlimpopoli, il paese che nel 1851 la famiglia alberghiere. Giunti

diamole da mangiare
decide di lasciare dopo la drammatica aggressione ristamperà infine in
subita dalla banda di Stefano Pelloni, il anastatica la prima
famigerato Passatore. Firenze è la nuova città di edizione del
adozione. Qui, al 25 di piazza D’Azeglio, dopo gli manuale artusiano.
anni dei viaggi da mercante di stoffe e bachi tra
Livorno, Trieste, Bologna, Roma e Napoli, il severo
scapolone Artusi si ritira dedicandosi a tempo
pieno agli studi e ai mai sopiti interessi cultura. Pellegrino non risparmia riferimenti,
gastronomici. Qui, nasce La Scienza in cucina, che citazioni e ringraziamenti: dal panettone che
mette a frutto montagne di osservazioni, di piaceva alla Marietta alla «rivendugliola di
ricette appuntate, consigliate e confidate dai Romagna» interrogata sul migliaccio di farina
personaggi più diversi in anni di soste a tavola dolce, ovvero il castagnaccio, al pudding Cesarino
tra case di amici e conoscenti, osterie e trattorie. consigliato da una giovane e piuttosto bella
Mentre in cucina circolano i due gatti Bianchino e signora, dai saltimbocca gustati alla trattoria Le
Sibillone, cui curiosamente viene dedicata la Venete di Roma al riso alla cacciatora raccontato
prima edizione del libro, ai fornelli provano e dall’ostessa della Polesella…
riprovano la serva e il cuoco, gli instancabili

S
Marietta Sabatini e Francesco Ruffilli; Artusi certo empre si tratta di un cibo semplice e sano,
non spadella, corregge, rivede le dosi, riscrive i di preparazioni in cui si raccomanda la
procedimenti, integra i suggerimenti, spiega e qualità delle materie prime, la loro
commenta con riflessioni personali. stagionalità. «La cucina è una
bricconcella; spesso e volentieri fa disperare, ma
dà anche piacere», spiega nella prefazione. «Se
E pensare che le prime non si ha la pretesa di diventare un cuoco di
copie de «La Scienza baldacchino – sostiene – non credo sia
in cucina e l’Arte necessario, per riuscire, di nascere con la
cazzeruola in capo; basta la passione, molta
di mangiar bene» attenzione e l’avvezzarci preciso. La cucina
furono stampate a spese raccolta da Artusi non ha pretese di perfezione –
lui stesso si definisce un dilettante – racchiude
dell’autore, perché invece una grande intuizione: rappresentare una
nessun editore voleva cornice unitaria ai saperi gastronomici regionali,
accollarsi quel fiasco... anche se in gran parte si tratta di ricette
emiliano-romagnole e toscane. Un nucleo attorno
E invece ne sortì a cui si aggregano altri piatti locali sperimentati
un bestseller che riesce in Piemonte, in Liguria, a Milano, a Roma e a
Napoli, molti identificati con la propria
ancora a riunire provenienza geografica: i cappelletti all’uso di
gli italiani intorno alla Romagna, i tortellini e gli strichetti alla
tavola apparecchiata bolognese, il risotto alla milanese, gli anolini alla
parmigiana, i maccheroni alla napoletana, le
pappardelle all’aretina, le scaloppine alla

U
na novità rispetto ai manuali di livornese… Con la sua lingua toscana corretta,
gastronomia di tradizione italofrancese da purista, Artusi avverte: «Nella mia cucina non
dove erano gli chef in prima persona a si fa questione di nomi e non do importanza ai
dettare le regole della cucina. Si parte titoli ampollosi»; dove può traduce ma con
dai brodi e dalle minestre, si attraversano i criterio: ecco il rosbiffe, il cuscussù, la sua
principii (gli antipasti), le salse e le uova, i balsamella versione italica della béchamel
ripieni, i fritti, gli umidi e passando per erbaggi francese, la fondue diventata cacimperio. Con
e legumi si approda a pesci arrosti, pasticceria, ironia mantiene certa nomenclatura, ma dove può
sciroppi, conserve, gelati e tanto altro. Tutto smitizza l’autorità delle parole straniere. Le
condito da ricordi, aneddoti e riflessioni, tutto patate alla sauté – spiega – altro non sono che le
espresso in una lingua discorsiva, istruttiva e patate rosolate nel burro, ma le quenelles, il
signorilmente confidenziale, tale da non creare presnitz o il gateau à la noisette però restano
soggezioni di sorta. Nella singolarità del manuale tali, senza che l’intento patriottico del lessico
però c’è anche altro: ogni edizione incorpora unitario venga meno. «Dopo l’Unità delle patria –
ricette nuove. Dal 1981 al 1911 si passa dalle spiega Artusi a proposito del caciucco – mi
prime 475 alle finali 790; ogni anno ci sono sembrava logica conseguenza il pensare all’unità
integrazioni, aggiustamenti e rifiniture di quanto della lingua parlata, che pochi curano e che molti
il pubblico, coinvolto in un’opera collettiva che osteggiano, forse per un falso amor proprio e
sente mai definitiva, invia per posta. In cucina forse anche per la lunga e inveterata
tutti hanno diritto di voce, tutti sanno fare, consuetudine ai propri dialetti». E questo è il
basta «che si sappia tener un mestolo in mano». grande merito di Artusi, sottolineato da Alberto
Per Artusi meglio diffidare dei libroni complicati Capatti, massimo esperto artusiano, curatore
e troppo eruditi, molto di più valgono il saper della nuova edizione Bur de La scienza in cucina:
fare tramandato a voce o i quaderni di casa aver insegnato agli italiani «una cucina
passati di madre in figlia, con i segretucci all’altezza delle loro speranza, una lingua per
familiari per prender per la gola i mariti, nutrire designare i cibi e un gusto per giudicarli». Aver
gli ospiti con una tavola garbata e gustosa. dato ai lettori di ogni parte d’Italia «uno
Colpisce quanto patrimonio domestico, quante strumento per l’appetito e per la memoria» e aver
ricette della buona borghesia, in quel momento regalato agli italiani «il sogno di una felicità
rappresentino la materia, da intrecciare con il domestica che si ritrova ogni giorno attraverso la
sapere popolare contadino, cui dare dignità di condivisione di una tavola apparecchiata».

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