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Sardegna 4
ITINERARI SPECIALI DI “BELL’ITALIA” NUMERO 29 - GIUGNO/LUGLIO 2000

ITINERARI SPECIALI DI BELL’ITALIA / NUMERO 29/ Sardegna


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4 / GIUGNO/LUGLIO 2000
L’ISOLA DA SFOGLIARE

LIRE 12.000 (EURO 6,20)


COME UN LIBRO
UN VIAGGIO NEL RICORDO,
L’ANIMA DELLA GENTE,
GLI SPLENDORI DELL’ARTE,
I LUOGHI DELLE VACANZE

EDITORIALE GIORGIO MONDADORI


SOMMARIO

Gianmario Marras
Costa sarda di ponente: uno dei più affascinanti “quadri” è il golfo di Porto Conte che nell’antichità fu chiamato il “Porto delle Ninfe”.
Lo caratterizzano la dolcezza delle insenature, l’ampia spiaggia e la straordinaria trasparenza delle acque dai colori incredibili.

Un’isola da leggere ................................... 13 Cagliari e la sua provincia


Preistoria..................................................... 15 L’elefante ci invita........................................................................................................................... 68
La terra dei nuraghi Una piccola scultura è quasi il simbolo della città, della sua forza, della sua storia
Dove Come Quando: Capoluogo non per niente; unica difficoltà, saper scegliere
Come si parla ............................................. 27
Una lingua nata da sangue romano
Nuoro e la sua provincia
Patrimonio verde....................................... 33 Non solo pastori ............................................................................................................................. 108
Santuari naturalistici Un territorio vasto ed eterogeneo dove un’antica cultura si mischia alla modernità
Musica tradizionale .................................. 47 Dove Come Quando: Da un mare all’altro, l’animo segreto dell’isola
Antica quanto l’alba
Giubileo 2000............................................. 57 Oristano e la sua provincia
Sulla via dei penitenti Un modo diverso di fare turismo .................................................................................................142
Natura intatta e antiche vestigia, una meta ideale lontana dalla mondanità
Porti e porticcioli..................................... 223
Dove Come Quando: Qui a tavola il pesce è re, tra le più famose pietanze della zona
Tra mille insenature
Consorzi turistici .................................... 227 Sassari e la sua provincia
A favore dell’impresa “Todos caballeros” ..........................................................................................................................182
Sostegni creditizi .................................... 229 Una anomalia urbanistica e gli artistici ricordi delle glorie catalane
Leggi e turismo Dove Come Quando: Sulla costa dei vip, alberghi da capogiro ma anche per tutti
Trasporti ................................................... 231
Strada rotaia cielo e mare

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Sardegna.4 IN QUESTO NUMERO
ITINERARI SPECIALI DI “BELL’ITALIA”
Numero 29 - Giugno-Luglio 2000
Direttore responsabile: Carlo Maria Pensa

Hanno collaborato
per la redazione:
Marco Massaia (art director),
Michela Colombo (vicecaporedattore),
Lara Leovino
Coordinamento redazionale:
Daniela Bonafede
con Paolo A. Paganini
per la realizzazione grafica:
Paolo Pozzoni, Daniela Tediosi, Fabio Troiani,
Giovanna Lanciano

U
per la ricerca iconografica:
Paola Raineri (responsabile), Paola Paterlini
per la documentazione e l’archivio:
Susanna Scafuri na nuova monografia di Bell’Italia dedicata alla Sarde-
per la segreteria: gna, che si unisce alle altre arricchendo il quadro di co-
Orietta Pontani (responsabile)
Per i testi: noscenza dell’isola. Un viaggio nelle quattro province,
Mauro Lissia
Giovanni Adarocchi, Vito Biolchini,
Vasco Brici, Manlio Brigaglia,
alla scoperta delle città capoluogo, delle città minori, dei borghi:
Andrea Frailis, Mario Frongia, Francesco Luzzi,
Daniela Muscas, Angelo Porru,
in una successione di bellezze naturali, di antiche vestigia, di pa-
Ludovica Romagnino
gine di storia, di curiosità, di un ricchissimo patrimonio d’arte.
Fotografie di: Adriano Bacchella, Fabio Braibanti,
Gabriel Burma, Marco Crillissi, Gianfranco Curreli, Invito ad una vacanza, al piacere di un soggiorno e soprattutto ad
Clementina Frigo, Vittorio Giannella,
Il Dagherrotipo, Rita Marongiu, Gianmario Marras,
Adriano Mauri, Daniele Pellegrini, Piero Pes,
un incontro con la cultura e la civiltà di una terra dalle inesauribi-
Giovanni Rinaldi, Massimo Ripani, Stefano Ruiu,
Antonio Saba, Valeria Serra li risorse. Siamo nel pieno dell’estate, quindi in un momento
Disegni di: Francesco Corni, Mario Russo ideale; ma non dimentichiamo il fascino degli autunni, delle lu-
Esecuzione pubblicità: minose primavere, dei silenzi invernali nell’abbraccio conforte-
Franca Bombaci, Francesca Cappellato,
Gloria Maizza, Marco Scotognella vole del mare. Troverete, in queste pagine, spunti e immagini as-
solutamente inediti o anche temi di cui s’è sentito spesso parlare
lasciando in noi una punta di curiosità. Angoli segreti, l’allegria
EDITORIALE GIORGIO MONDADORI S.P.A.
di certe feste popolari, i mille sapori della cucina, i lavori dell’ar-
Consiglio di Amministrazione
tigianato locale. E naturalmente, tutte (o quasi tutte, tanto è vasto
Presidente: Urbano Cairo il panorama) le informazioni utili per sperimentare la tradiziona-
Consiglieri: Antonio Guastoni,
Antonio Magnocavallo, Paolo Romano, le ospitalità della Sardegna e della sua gente. 
Maurizio Dell’Arti, Giuseppe Cairo

Bell’Italia
Direzione, redazione ed amministrazione:
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tola 18, 20092 Cinisello Balsamo (Mi). Distribuzio-
ne per l’estero: SIES s.r.l., via Bettola 18, 20092 Ci-
nisello Balsamo (Mi).

© 2000 Editoriale Giorgio Mondadori S.p.A.


Periodico associato alla FIEG
(Feder. Ital. Editori Giornali)

LA COPERTINA. Si chiama Rosa, questa spiaggia dell’isola


Pubblicazione periodica registrata presso il
Tribunale di Milano il 20/6/95 numero 350 Budelli, per il colore della rena composta dai gusci di ani-
mali marini. È uno dei cento angoli affascinanti della Sar-
degna silenziosa e segreta (Fotografia di Massimo Ripani).
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UN’ISOLA DA LEGGERE
C
è un’infinità di ottime guide turistiche stanno per approdare in uno dei servitissimi porti, de-
sulla Sardegna. E c’è un’infinità di ottime dichiamo il piacere di scorrere tutte le pagine di que-
ragioni per non far rientrare questo nostro sta affascinante lettura. Cominciatela da dove volete.
“speciale” nell’elenco delle guide, anche Noi l’abbiamo idealmente percorsa e suddivisa nei
se pur sempre di guida si tratta. Ma di quattro “capitoli” che compongono le sue quattro pro-
una guida fuori dei soliti schemi. Attra- vince. Ma, qualunque sia il punto di partenza, o l’ordi-
verso i nostri servizi s’è tentato, infatti, di percorrere i ne d’impaginazione, non limitatevi alle bellezze del
segreti tracciati dell’anima di quest’isola dal cuore an- sole e del mare. Affrontate la Sardegna anche nella sua
tico, talvolta misterioso, mentre i settemila nuraghi che variegata complessità, compresa qualche scontrosa
punteggiano la Sardegna, sentinelle del tempo e dei asprezza. Sarà una lettura indimenticabile. 
loro abissi preistorici, stanno lì ad ammonire che tutto Paolo A. Paganini
passa. Rimane il culto del ri-
cordo, nel segno delle civiltà
che qui hanno sedimentato
la loro cultura. E, dunque, il
nostro è stato anche un viag-
gio nel ricordo, attraverso le
vestigia che tuttora ci parla-
no di Fenici, Cartaginesi,
Romani, Vandali, Bizantini,
Pisani, Aragonesi, Liguri, fi-
no ai Savoia e al Regno d’Ita-
lia. E ci parlano di ricchi em-
pori, di variopinti mercati,
di preziose mercanzie, di
spezie e di monili, che, fin
dall’antichità, avevano rese
famose Kàralis (Cagliari),
Sulcis, Tharros, Còrnus, Tur-
ris (l’attuale Porto Torres),
Olbia. E tuttora templi, ne-
cropoli, chiese, palazzi, af-
freschi di poderosa forza
espressiva, sculture di raffi-
nate finezze, e poi linee, sti-
li, fregi e decorazioni conti-
nuano a ricordarci, con i loro
plastici incantamenti, che la
Sardegna, contro i tanti luo-
ghi comuni, non è soltanto
austera terra di pastori, nel
loro chiuso e poetico univer-
so di fantasmagoriche tradi-
zioni, di agresti sapori. La
Sardegna è un libro com-
plesso. L’abbiamo aperto
per i nostri lettori, con l’u-

Giorgio Dettori
miltà di mettere, qua e là,
dei segnalibro. Ora, a quanti
Una delle tavole di Giuseppe Cominotti che illustrano l’ottocentesco diario di Alberto Lamarmora Viaggio in Sardegna:
è la rappresentazione di un festoso corteo nuziale nei pittoreschi costumi di un’epoca di cui resta ancor vivo il ricordo.

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Preistoria

La terra dei nuraghi


Settemila fra necropoli e villaggi, alcuni dei quali
ancora intatti, come quello di Losa

I
nuraghi sono il simbolo del si-
lenzio, la testimonianza ultima
e incrollabile di una civiltà
senza tempo e senza più voce.
I nuraghi raccontano i sardi
dell’origine, parlano con i se-
gni, con le tracce millenarie di una
quotidianità perduta, trasformata in
ciò che resta degli oggetti rituali, in
cocci e detriti. Le pietre annerite dai
falò rimandano a un’epoca senza
data, calendario e scrittura. Un po-
polo remoto di cui i sardi sono eredi
e discendenti ha lasciato i nuraghi a
certificare inoppugnabilmente che
si è vissuto, per affidare alla perizia

Antonio Saba
e all’immaginazione dei ricercatori
moderni la risposta su come si è vis-
suto. Grandi costruzioni di macigni, Qui sopra: visto da occidente, il sito archeologico Su Nuraxi, a Barumini,
uniche al mondo. Capaci di reggere In basso: la piantina del villaggio, il più grande della Sardegna, attorno a una fortezza.
senza cementi alla forza infinita del
tempo, del vento e delle piogge gra- comunicazione con chissà quale cie- anche del placido mare che circonda
zie a un’architettura insieme sem- lo, e il mondo della storia scritto sui la Sardegna. Dai luoghi scelti per
plice e geniale. Edifici arrivati fino a documenti, scandito dal calendario edificare il nuraghe si poteva scruta-
noi per portarci il messaggio di degli eventi, dei personaggi, delle re il territorio, vedere lontano, pre-
un’umanità lontanissima, estranea a opere dell’ingegno. pararsi a una difesa militare e allo
un mondo mutato e in continua mu- I signori di allora costruivano i stesso tempo offrire alle popolazioni
tazione come il nostro. Nuraghi co- nuraghi per abitarli, per proteggersi un luogo di vita e di culto organizza-
me porta di passaggio tra un mondo dalla minaccia dei nemici, per dare to e tranquillo. Erano siti mai scelti a
arcaico, popolato di esseri dal volto riparo e protezione a comunità isola- caso, perché dovevano soddisfare
oscuro e dal linguaggio ignoto, in te, che diffidavano sia le esigenze militari sia quelle re-
ligiose. Se arrivava un attacco, la
tribù alloggiata nel villaggio
di capanne poteva trasferirsi
all’interno della cinta di
pietra. E la posizione
strategica della gran
parte dei nuraghi ga-
rantiva la visibilità re-
ciproca fra le torri mag-
giori, per costituire
nell’insieme un siste-
ma di monitoraggio con-
tinuo delle pianure circo-
stanti. Per anni e ancora og-
gi gli studiosi, sulla scia
del mistero di Stonehen-
ge, si sono affannati a
rintracciare una logica

15
Preistoria

geometrica, astrologica, trascenden-


tale alla dislocazione delle torri di
pietra sarde. La sola certezza rag-
giunta è che ciascuno dei settemila
nuraghi giunti fino a noi rappresen-
ta di per sé un miracolo edilizio, de-
stinato da solo a sollevare più d’un
interrogativo. Quello fondamentale
è comune alle piramidi d’Egitto:
com’è stato possibile realizzarli, so-
vrapporre pietre colossali l’una al-
l’altra secondo un progetto elemen-
Fotografie di Gianmario Marras

In alto e sopra, a destra: il nuraghe Losa, ad Abbasanta. È una costruzione di tipo trilobato.
A sinistra e nell’altra foto qui sopra: nuraghe e recinto megalitico di Santu Antine,
sul monte omonimo (591 metri). Provvisto di sei torri, risale al V secolo avanti Cristo.

conformazione dei blocchi è il peso Lincei e autorità massima della nu-


stesso dei macigni a garantire la sta- ragologia, parla nei suoi studi di
bilità della costruzione, ma è sem- piani inclinati dotati di rulli. Un si-
pre il peso a minacciarne la struttura stema complesso, certo rudimentale
portante: la differenza tra eterno e ma efficace per arrivare a quanto la
tare, invariabile nei secoli, ma enor- precario poteva essere una questio- forza dei muscoli non poteva garan-
memente impegnativo? ne di centimetri. Come in Egitto, tire. La reggia di Barumini rappre-
Di certo ogni nuraghe è costato erano certamente i servi a prestare senta un po’ il plastico ideale di un
energie inimmaginabili e forse qual- le braccia indispensabili all’opera. complesso nuragico, un riferimento
che vita umana è stata immolata alla Ma le braccia non bastavano: per essenziale e irrinunciabile per
necessità collettiva. Un errore e la raggiungere altezze spesso vicine ai chiunque voglia esplorare il mistero
fatica di giorni, di settimane, forse venti metri serviva la tecnica inge- muto e inquietante di questi monu-
di mesi sfumava nella polvere di gneristica. E Giovanni Lilliu, ar- menti alla Sardegna che non c’è più.
crolli rovinosi. Perché assieme alla cheologo insigne, accademico dei Fu Lilliu a scavarlo, partendo dai ru-

16
Preistoria

deri e dai reperti affiorati dopo una accertare che la torre risale al 1460
Fotografie di Antonino Saba

sequenza di temporali. Era il 1951. avanti Cristo, vale a dire all’epoca


Da una semplice collina, la mano nota come Bronzo medio. Negli anni,
esperta e appassionata del grande gli scavi riportarono alla luce del sole
archeologo e del suo staff fece emer- una cinta muraria incernierata da al-
gere un insieme articolato di am- tre quattro torri e a ridosso delle mu-
Sopra e sotto: il nuraghe Arrubiu, bienti, talmente originale da sor- ra i ricercatori scoprirono gli zoccoli
nei dintorni di Laconi, zona di notevole prendere studiosi di consumata in pietra delle capanne di un villag-
interesse archeologico dov’è possibile
ammirare in situ le famose statue-menhir
esperienza. Un torrione con due gio, recinti dove probabilmente gli
scolpite, di età prenuragica. piani all’interno, nucleo ed elemen- antichi abitatori custodivano animali.
In alto: il celebre “toro”, nella necropoli to originario della struttura. Con un Le scoperte di Lilliu in quello che
di Sant’Andria Priu, presso Bonorva,
ritenuto da alcuni una misteriosa scultura; margine d’errore di due secoli la fu battezzato Su Nuraxi, il nuraghe,
ha all’interno un piccolo ipogeo. prova del Carbonio 14 permise di sconfessano la vecchia idea di un

18 19
Preistoria

degli uomini: chilometri dei famosi


muretti a secco che delimitano po-
deri e pascoli sardi sono costruiti
con le pietre nuragiche.
Più difficile danneggiare le domus
de janas, le case delle streghe. Nel-
l’insieme formano città dei morti e
dei vivi, abitate nei secoli e oggi mo-
numento a una civiltà scolpita. Ne-
cropoli rupestri, poi diventate dimo-
ra per i pastori e usate fino a decen-
ni fa, a seguire inconsapevolmente
il ciclo naturale della vita, della mor-
te e della vita che genererà nuova
morte. Siti magici, destinati a inse-
gnare ai vivi che il viaggio verso l’al-
dilà non deve far paura. La Sarde-
gna conta migliaia di domus de janas.
Ma la necropoli di Montessu a Villa-
peruccio, nel cuore antico del Sulcis,
per la conformazione geologica del
sito è l’esempio più emozionante e
significativo. Quasi nascosta in un
grande anfiteatro naturale su una
collina di pietra, Montessu è un ca-

A sinistra: domus de janas, nella necropoli


di Sant’Andria Priu, tre gruppi

Antonio Saba
di tombe scavate nella roccia trachitica.
Sotto: la necropoli di Montessu,
nel Sulcis, scavata in un anfiteatro naturale.

mondo sardo preistorico chiuso e


impermeabile. Nella reggia e attor-
no alla reggia c’era la vita quotidia-
na di una comunità non certo estesa,
ma comunque comunità, dedita an-
che ad attività diverse da quella mi-
litare, votata alle divinità, pronta a
cimentarsi in un dialogo con l’aldilà
destinato ad essere parte integrante
della vita terrena. I sardi della prei-
storia erano uomini e donne capaci
di muoversi all’esterno, di rappor-
tarsi con altre genti vicine, di cercare

Giovanni Rinaldi
nel territorio il necessario per vive-
re. L’immagine è quella di una ci-
viltà rurale, sardi d’altri tempi che
quando non sono impegnati nelle
battaglie contro gli invasori cartagi- la civiltà rimangono oggi alcune de- nale di comunicazione con un mon-
nesi e poi romani vivono attorno al cine di nuraghi intatti, i cui esempi do remoto, dove sembrano agitarsi
fuoco delle loro capanne, lavorano classici sono il Losa, il più grande ancora oggi gli spettri di un popolo
alla fusione dei metalli con cui rea- dell’isola, il Santu Antine di Torral- sospeso nel tempo. Profumi e suoni,
lizzano statuine votive in bronzo, fa- ba e il nuraghe Arrubiu di Orroli. nella campagna mediterranea, can-
ticano su pesanti macine di pietra Poi migliaia di torri in parte dirocca- cellano i riferimenti alla nostra epo-
per produrre farina e pane. Di quel- te, a causa del tempo ma soprattutto ca. E l’incontro col Toro, la divinità

20 21
Preistoria Preistoria

stilizzata nelle corna che decorano ma certo. Nelle domus de janas il cul-
gli ambienti di sepoltura, si carica di to si esprime con le forme del sim-
emozioni imprevedibili. Entrare a bolo. Ma gli antichi visitatori dove-
Montessu è come compiere un pas- vano avere anche altre manifestazio-
so all’interno di una dimensione in- ni di rispetto per i morti. La presen-
quietante, ostile alla ragione che za di grandi focolari lascia supporre
cerca collegamenti sicuri e dimo- la preparazione di pasti rituali, da
strabili. Qui la scienza si ferma e co- consumare in comunità. In questo
mincia l’ignoto: chi ha scavato que- modo, immaginando di dividere il
ste centinaia di sepolcri, intaccando cibo con i trapassati, si sarebbe con-
la roccia con l’accetta di pietra dura, fermato il legame tra i defunti e il lo-
credeva nelle virtù segrete della ma- ro clan. E l’idea di un contatto mai
gia, aveva fede nell’influsso benefi- interrotto si coglie anche in alcune
co del dio e ne voleva celebrare l’im- strutture delle domus.
magine per l’eternità. Ed era con- La sepoltura riproduce spesso la
vinto che la morte fosse solo un pas- casa dei vivi: travi, colonne, tetti e
saggio, se questo vuole la misteriosa perfino finestre o letti vengono scol-
forza che regola la vita. piti per alloggiare degnamente i de-
La virilità del Toro e la fertilità del- funti. Così il soffitto della tomba a
la Dea Madre: le tombe di Montessu capanna di Sant’Andria Priu, una
necropoli nel territorio di Bonorva,
La tomba del Capo, a Sant’Andria Priu: in provincia di Sassari, imita fedel-
due sale principali collegate ad altri
quattordici ambienti da passaggi interni. mente una costruzione con le assi e
la copertura di un tetto spiovente. Le
Antonio Saba

città dei morti sono apprezzate e uti-


lizzate anche dalle genti dei nuraghi.
Continuano, gli eredi dei sardi neoli-
tici, a onorare i luoghi che custodi-
scono le ossa di artigiani, cacciatori,
guerrieri, madri, dei secoli in cui
l’ossidiana del Monte Arci aveva il
valore di una pietra preziosa.
Ma assieme alle domus de janas,
l’arte funeraria adotta le architetture
delle tombe dei giganti. Solenni, mae-
stosi, perfetti per rappresentare le
glorie di genti sempre pronte alla bat-
taglia, questi monumenti megalitici
danno sepoltura collettiva ai caduti
della comunità. Lastre infisse nel ter-
reno abbracciano un elemento centra-
le, l’esedra, che col suo sportello aper-
to sull’infinito sembra un passaggio al
e quelle delle altre necropoli del neo- dominio dell’ignoto. Ma è solo un’illu-
litico sardo sono affidate a queste sione, una prospettiva falsificata dal
due speranze di buona fortuna. Solo punto di vista dei nostri giorni. La gal-
grazie a loro i defunti saranno salvati leria che completava le tombe con la
dall’orrore dell’annientamento, del facciata a esedra è scomparsa, inghiot-
buio infinito e senza ritorno. Soltanto tita dai secoli. Il vuoto adesso introdu-
nel segno della vitalità saranno aper- ce una vertigine tutta moderna, estra-
te le porte verso nuovi giorni di cac- nea allo spirito dei costruttori. Il mes-
cia, di cibo, di bisogni da soddisfare saggio estremo delle tombe cavalca il
perché il cuore non si è fermato per tempo, ma il tempo lo stravolge a ri-
sempre, ma seguita a pulsare in un vendicare il suo potere inarrestabile.
aldilà contiguo alla realtà, invisibile Mauro Lissia

22 23
Come si parla

Nata da sangue romano


Tutti i glottologi si trovano d’accordo: il sardo
è una lingua che discende dal latino

I
l sardo: lingua o dialetto? Una da fu anche scritta: ci sono decine di Roma, per altri quattrocento il cata-
risposta fra tante: “Il sardo non documenti che uscivano dalle can- lano e il castigliano e da duecento-
è un dialetto, ma lingua a sé, cellerie dei “giudici” (signori dei cinquant’anni l’italiano.
quantunque non abbia una quattro territori indipendenti in cui Quando ricevettero la Sardegna, a
grande letteratura”. È Gramsci la Sardegna fu divisa fra il Mille e il conclusione di una delle tante guer-
che dal carcere di Turi scriveva Trecento) che sono scritti in una lin- re dei primi del Settecento, i Savoia
così alla sorella Teresina. Lui, che al- gua “ufficiale” che è tutta sarda. Fu- rimasero combattuti fra la possibi-
l’Università di Torino aveva avuto rono, semmai, i Catalano-Aragonesi lità di lasciare che i sardi parlassero
per maestro uno dei più grandi glot- (che conquistarono la Sardegna a e, soprattutto, scrivessero in spa-
tologi italiani, Matteo Bartoli, era ri- partire dal 1323) e poi gli Spagnoli gnolo e la necessità di mettere i loro
masto molto legato alla parlata nata- (che la tennero praticamente sin funzionari – che parlavano l’italiano
le, sebbene ormai vivesse da decen- verso il 1720) a respingere il sardo e anche il francese – in condizioni di
ni lontano da casa. E alla

Gianmario Marras
stessa sorella, che abitava
in Sardegna, chiedeva in
che lingua facesse parlare
il figlio: “Spero che lo la-
scerete parlare in sardo –
diceva – e non gli darete
dei dispiaceri a questo
proposito”.
È una delle mille testi-
monianze che si possono
citare sull’affetto che i sar-
di hanno per la loro parla-
ta materna: che si chiama,
in sardo, sa limba, la lin-
gua e basta. Del resto, an-
che per i linguisti, ormai
da più di due secoli, il sar-
do è una lingua: discende,
sì, dal latino dei Romani
che conquistarono la Sar-
degna 250 anni prima di
Cristo e furono padroni Panoramica di Bitti, importante centro del Nuorese, i cui abitanti ancor oggi difendono la loro “romanità”.
dell’isola sin dopo il 450,
ma poi questa parlata si è evoluta verso i paesi, a costringere la gente capire e di essere capiti.
autonomamente. Gli scienziati, anzi, ad usarlo soltanto nei rapporti locali Per quasi cinquant’anni i Piemon-
dicono che il sardo è la lingua neola- e familiari. Facendolo retrocedere, tesi cercarono di andare avanti sen-
tina che ha conservato la maggior dunque, a quelle che sono alcune za dare una risposta precisa a que-
quantità di parole e di caratteri della delle condizioni proprie del dialet- sto problema. Poi decisero di impor-
lingua latina. to: il fatto di essere usato soltanto in re l’italiano, grazie anche alla “re-
A Bitti, che è un grosso e impor- una ristretta area geografica, di es- staurazione” delle due Università,
tante centro del Nuorese, addirittu- sere utilizzato quasi esclusivamente quella di Cagliari e quella di Sassa-
ra si vantano di questa discendenza per i rapporti familiari e, come di- ri, che diventarono le grandi centrali
da Roma: “Semus de sàmbene re?, “confidenziali”, di avere al di di diffusione dell’italiano fra i sardi:
romanu”, ci tengono a dichiarare, sopra una lingua “alta”. Come è ca- ma ci sono atti notarili del 1820 (cen-
“siamo di sangue romano”. pitato al sardo, che ha avuto sopra di to anni dopo che erano arrivati i Pie-
Nel Medioevo questa lingua sar- sé per settecento anni la lingua di montesi) ancora scritti in catalano.

26 27
Come si parla

Un’altra delle condizioni che si


chiedono ad una lingua è – come sa-
peva anche Gramsci – di avere una
propria letteratura.
Questa letteratura, in effetti, esi-
ste: è soprattutto poesia, e ci sono
poeti che scrivono in sardo (in un
sardo, diciamo così, “letterario”) a
cominciare già dalla fine del Cin-
quecento. In realtà per gran parte di
questa letteratura si tratta di poesia
orale, in genere tramandata a me-
moria, ma spesso anche scritta. Ed
oggi si comincia anche a scrivere ro-
manzi e racconti.
Nel Novecento, poi, la richiesta
dell’autonomia politica (cui la Re-
pubblica ha risposto con lo Statuto
speciale del 1948) è stata accompa-
gnata dall’affermazione della neces-
sità di tutelare e rilanciare il sardo:
una legge regionale del 1997 ha ap-
prestato una serie di provvedimenti
cui ha aggiunto forza una recente
legge nazionale che riconosce l’im-
portanza delle lingue delle mino-
ranze regionali: e i sardi sono, con il
loro milione e seicentomila cittadini,
la minoranza… più grande d’Italia.
I linguisti, poi, per conto loro non
hanno mai avuto dubbi. Una mate-
ria che si chiama Linguistica sarda
non viene insegnata soltanto nelle
due Università sarde, ma ci sono
cattedre con lo stesso titolo in diver-
se parti del mondo: a Grenoble mi è
capitato di sentir parlare sardo, nel-
l’Istituto di Linguistica, da studenti
del Terzo Mondo. E il massimo stu-
dioso della lingua sarda è stato, lun-
go quasi tutto il Diciannovesimo se-
colo (morì nel 1882), uno studioso te-
desco, Max Leopold Wagner, a lun-
go professore nell’Università porto-
ghese di Coimbra, al quale siamo
debitori anche di un esemplare “Di-
zionario etimologico del sardo”.
Il pastore che partiva col gregge
diceva alla moglie: “Pone mihi tres
panes in bertula”, “mettimi tre pani
nella bisaccia”.
Anche il mezzadro di Cicerone,
duemila anni fa, avrebbe detto lo
stesso, con le stesse parole. 
Manlio Brigaglia

28 29
Patrimonio verde

Santuari naturalistici
L’isola dei parchi: tra boschi, coste e stagni,
è tutelato quasi un quinto del suo territorio

Fotografie di Fabio Braibanti e Valeria Serra


I
n mezzo al Mediterraneo c’è sorsa economica. La strada da per-
l’isola dei parchi. Boschi, coste, correre è ancora lunga, ma qualcuno
stagni, paesaggi da difendere è già arrivato al traguardo.
dall’assalto di una modernità Non più isola maledetta ma oasi
senza regole. La Sardegna tute- naturale di straordinaria bellezza.
la il suo bene più prezioso, Chiuso il supercarcere, l’Asinara ac-
l’ambiente, per complessivi 490 mi- coglie i visitatori (ben ventimila nei
la ettari (quasi un quinto dell’intera primi due anni di attività) con i si-

Vittorio Giannella
regione), attraverso tre parchi nazio- lenzi delle sue coste battute dal ven-
nali, due regionali, tre aree marine to. L’isola è parco nazionale dal 1997
protette nazionali, otto parchi natu- e si impone come uno dei più im-
rali, settantatré tra riserve naturali e portanti santuari naturalistici di tut-
aree di interesse naturalistico. Un to il Mediterraneo. In questi cinque-
paradiso allo stesso tempo reale e mila ettari di territorio nell’estremo
ipotetico. Dopo il via libera formale, lembo nordoccidentale della Sarde-
solo poche comunità hanno infatti gna hanno casa 678 specie floreali
abbandonato le polemiche sui confi- (un terzo di quelle censite nell’inte-
ni delle perimetrazioni e offerto ser- ra regione), inserite in una vegeta-
vizi per i visitatori. È una vicenda zione dai tipici caratteri della mac-

Vittorio Giannella
contrastata di vincoli e opportunità, chia mediterranea. Ma anche la fau-
proibizioni e possibilità, regole e na riserva sorprese: qui si riprodu-
consuetudini. Il dilemma del Due- cono circa ottanta specie selvatiche e
mila: coniugare lo sviluppo econo- In questa pagina: immagini dell’Asinara. tra queste molte rivestono rilevanza
mico agli usi consolidati di comu- In alto, da sinistra: Cala Scombro scientifica a livello mondiale, come
nità millenarie, senza stravolgere di dentro e gli asinelli albini, esclusiva il discoglosso sardo, il rospo smeral-
dell’isola cui hanno dato il nome.
tradizioni uniche ma allo stesso Qui sopra, dall’alto: la raganella verde dino e la raganella. È un habitat ric-
tempo facendo dell’ambiente una ri- e un esemplare di falco pellegrino. co di suggestioni. Qui, tra scogliere

32 33
Patrimonio verde

proprio business di dimensioni in-


ternazionali. Siamo nel regno della
Costa Smeralda: di fronte a Porto
Cervo la riserva tutela le isole delle
Bisce e Nibani, Porto Rotondo fa la
guardia all’isola del Mortorio e a

Fotografie di Massimo Ripani


quella dei Soffi. Ma il cuore del par-
co è più a nord: Caprera, La Madda-
lena, Santo Stefano, Spargi e Budelli
(la mitica isola con la spiaggia Rosa),
stupiscono i visitatori con panorami
Qui sopra: le dune della bella spiaggia unici e colori che cambiano con il
di Cala Maiore, a La Maddalena. volgere della giornata.
A sinistra: la spiaggia Rosa di Budelli,
cosiddetta per il colore della rena, Un patrimonio unico che il neona-
costituita dai gusci di animali marini. to ente si appresta a tutelare con gli
In basso: Cala Conneri, a Spargi. strumenti adeguati (numerose sono
Tutte e tre le isole menzionate fanno parte
dell’arcipelago della Maddalena, infatti le fasce interdette, con diver-
dalla fine del 1998 divenuto riserva marina se modalità, alla pesca e alla naviga-
nazionale per i suoi pregi ambientali.
zione) e la valorizzazione delle ri-
sorse locali. Si punta a incentivare di
un’articolata sentieristica terrestre e nuovo la pesca, le escursioni, e il re-
marina. Da ovest a est, sempre nel cupero delle tradizioni, come quella
Capo di Sopra, la natura regala lo dei maestri d’ascia, la cui arte non
spettacolo delle isole che compon- verrà dispersa grazie ad un corso di
gono l’arcipelago di La Maddalena. formazione professionale. Ma la tu-
È una riserva marina nazionale, isti- tela passa dalla conoscenza: nasce-
tuita alla fine del ‘98 e subito opera- ranno così il Centro di educazione
tiva grazie ad una intelligente opera ambientale con la Scuola internazio-
di mediazione tra le esigenze della nale di ecologia marina, il Centro di-
tutela dell’ambiente e le consolidate dattico per le scuole superiori, insie-
attività dei residenti. L’area (poco me al giardino botanico e ai Musei
meno di cinquemila ettari) ricade di storia naturale e del mare.
infatti sul territorio di numerosi co- Montagne selvagge, vette frasta-
muni, alcuni dei quali hanno fatto gliate, calette di sabbia bianchissi-
dello sviluppo turistico un vero e ma, grotte profonde. Dal livello del

e spiagge, il visitatore è incantato


dalle traiettorie del Gabbiano corso,
del Marangone dal ciuffo e del Falco
pellegrino. Ma il vero re di questo
territorio è l’asinello bianco, tanto
caratteristico da dare il nome all’iso-
la, battezzata in questo modo dai to-
scani nel tredicesimo secolo. Alla tu-
tela non sfugge il mare dell’Asinara,
con una fascia di rispetto di mille
metri nei quali è interdetta la pesca
e la navigazione. Il futuro del parco
(il cui territorio ricade interamente
nel comune di Porto Torres) passa
attraverso la realizzazione di proget-
ti già avviati, come l’istituzione di
un Centro di educazione Ambienta-
le, l’Osservatorio ornitologico,

34 35
Patrimonio verde

mare fino a punta La Marmora, con i l’istituzione avvenuta con decreto le falesie sul Golfo di Orosei e la
suoi 1834 metri la cima più alta del- del presidente della repubblica), la grotta del Bue Marino, i millenari si-
l’isola. È il parco del Gennargentu e battaglia in atto da quarant’anni si lenzi del villaggio nuragico di Tisca-
del Golfo di Orosei, 76 mila ettari di- preannuncia ancora lunga. Nel frat- li, dove vivono i mufloni (fino a
visi tra ventiquattro comuni della tempo il parco che verrà custodisce qualche anno fa in via di estinzione)
provincia di Nuoro. Nel gennaio del l’aspro paesaggio del Supramonte e volteggia l’aquila reale insieme al-
2001 entreranno in vigore i vincoli di (un massiccio altipiano calcareo di la poiana, allo sparviere e all’astore.
tutela del territorio, la cui applica- ben cinquanta chilometri quadrati), Foreste di lecci si alternano a mac-
zione è stata temporaneamente so- chie di corbezzolo e ginepro, piante
spesa viste le fortissime critiche ar- dai nomi inusuali (ramno di Sarde-
Sotto, da sinistra: grotta del Bue Marino,
rivate da una parte di residenti e co- a Cala Gonone, nel golfo di Orosei, gna, elicriso del Moris, aquilegia
muni, contrari all’istituzione dell’a- che assume il nome da foche superstiti nuragica e tante altre) costituiscono
rea protetta e uniti nel sentire il par- di una specie ormai rarissima una microflora di grande significato
che sopravvivono in queste acque,
co come una intollerabile intrusione e Punta Corrasi, la più elevata scientifico. Una Sardegna completa-
in comunità dalle regole millenarie. della catena calcarea del Supramonte. mente diversa da quella conosciuta
In basso, da sinistra: parco
Ma il parco del Gennargentu è or- naturale del Gennargentu, il villaggio dal grande turismo, attratta soltanto
mai una realtà, anche se (nonostante nuragico di Tiscali e un muflone. dalle bellezze delle coste. Ma qui
Fotografie di Gianmario Marras

Adriano Bacchella
Vittorio Giannella

36 37
Patrimonio verde

Fotografie di Gianmario Marras


A sinistra: Cala Luna, perla
del golfo di Orosei, con le sue
sei enormi grotte, il bosco
di oleandri, e l’alto sperone
roccioso che la protegge
a meridione dai venti di scirocco.
Sopra e sotto: stagno Sale
Porcus, nella penisola del Sinis.
Sotto, a sinistra: girasoli
presso lo stagno di Cabras, sito
a nord-ovest di Oristano,
uno tra i più grandi d’Europa.

non manca certo la scelta: il parco


del Gennargentu offre straordina-
riamente sia una tra le più belle
spiagge del Mediterraneo (Cala
Luna) che il canyon di Su Gorrop-
pu, un’impressionante gola nel Su-
pramonte di Dorgali. Un territorio
unico che racchiude in sé tutte le
bellezze e le contraddizioni della
Sardegna.
Storia e natura assieme. Gli impo-
nenti resti dell’antica Tharros e la
ricchezza delle coste e degli stagni
di Mistras o Sale Porcus. In provin-
cia di Oristano, nel comune di Ca-
bras, l’area marina della penisola
del Sinis si protende sino all’isola di
Mal di Ventre, curiosa traduzione
della denominazione sarda (De ma- In queste acque delfini e tartarughe quanto delicato nei suoi equilibri.
lu ’entu) che in realtà richiama alla marine regalano ai visitatori emo- Nell’entroterra del parco, l’ab-
pericolosità dei venti che qui spira- zioni generalmente associate a loca- bondanza di varietà di uccelli pre-
no con forza incessante. L’area pro- lità internazionali più rinomate. A senti, stanziali e ospiti, rende la pe-
tetta si estende per trentamila ettari. otto chilometri dalla costa, l’isola di nisola del Sinis un paradiso anche
La costa, bassa e sabbiosa, a tratti Mal di Ventre sorprende per le sue per chi voglia dedicarsi al birdwat-
presenta piccole scogliere o impo- spiaggette e i resti di antichi nura- ching. Le grandi distese palustri
nenti falesie, come quelle di Torr’e ghi. Tutta la costa occidentale è ora svolgono infatti un importante sta-
Seu. Anche l’ambiente marino è ca- riserva integrale, mentre le escur- zione di sosta per gli uccelli migra-
ratterizzato dall’estrema varietà, con sioni di visitatori (sconsigliate nel tori e come luogo di nidificazione. E
fondali sabbiosi e coralligeni rico- periodo di nidificazione degli uccel- intorno, il fascino della storia, con
perti da praterie di Posidonia ocea- li, tra marzo e maggio) devono esse- Tharros ma anche l’oasi di Seu, ge-
nica dove spicca lo spettacolo offer- re improntate sempre al massimo ri- stita dal Wwf. Una struttura che, no-
to delle madrepore e delle spugne. spetto di questo habitat, tanto unico nostante l’esiguità del territorio tu-

38 39
Patrimonio verde

telato (appena centoundici ettari) apprezzare anche le bellezze di una


offre numerosi servizi ai suoi visi- regione che non regala solo mare e
tatori, attraverso visite guidate, una coste, ma anche un’entroterra di sor-
sentieristica efficiente e la possibi- prendente bellezza.
lità di effettuare campi di lavoro o Parchi aperti ai visitatori, parchi
escursioni didattiche. che verranno. Dopo un inizio pro-
In attesa di diventare cuore del mettente, l’area protetta dei Sette
futuro parco del Sulcis, è diventata Fratelli (in provincia di Cagliari) ha
un’oasi vera e propria, strappata dal subito uno stop inatteso, determina-
Wwf alla speculazione e al degrado. to dal dietrofront dei comuni che
In provincia di Cagliari, l’area di avevano inizialmente aderito al pro-
monte Arcosu (nel comune di Uta) si getto. Maggiori speranze arrivano
invece dalla riserva marina di Capo
A destra, dall’alto: esemplare di cervo Carbonara (interamente compresa
Fotografie di Vittorio Giannella

sardo nella zona del monte Arcosu,


un raro ungulato endemico della regione,
nel comune di Villasimius), vero pa-
e uno dei fenicottero rosa che vivono radiso per gli amanti delle immer-
numerosi presso stagni a salinità elevata. sioni subacquee. A Molentargius
Sotto, da sinistra: la piccola oasi di Seu,
e uno scorcio dei monti dei Sette Fratelli, migliaia di fenicotteri nidificano in-
ambiente dominato da rocce scolpite. vece tra lo sguardo meravigliato dei
Gianmario Marras
Gianmario Marras

estende per ben 3600 ettari. È il re- giore, il corvo imperiale, il falco pel- visitatori e dei cagliaritani, ancora
gno del cervo sardo, salvato dall’e- legrino o la poiana è tra le sorprese sorpresi da questo miracolo che si
stinzione e ora invece vero domina- di una visita a monte Arcosu, capace ripete da qualche anno. L’area ha bi-
tore di questo territorio dove alti e di regalare incontri unici, come sogno di una tutela immediata, per
maestosi picchi di granito segnano quello con l’aquila reale o il grifone. sfruttare al meglio anche la bonifica
una foresta mediterranea a lecci e Ma il vero padrone del territorio è il dello stagno, in corso ormai da tem-
sughere. Macchie di corbezzoli, eri- cervo sardo. Le guide sanno consi- po e, si spera, in fase di rapida con-
che, ginepri, mirto, lentisco e filliree gliare le zone migliori e più facili da clusione. Un parco già istituito for-
si alternano a popolamenti di tasso, raggiungere dove questi maestosi malmente, ma intorno a cui le quat-
una conifera estremamente rara in animali si possono ammirare in tutta tro amministrazioni interessate (in
Sardegna, così come alti crescono tranquillità. Ora sono circa un mi- principal modo quelle cagliaritana e
salici, ontani e oleandri. Anche la gliaio e la loro popolazione consente quartese) non trovano uguale moti-
fauna è molto ricca. Insieme al cer- di restituire ad altre zone dell’isola vo di interesse. I fenicotteri, nel frat-
vo, si possono facilmente osservare questo importante patrimonio natu- tempo, continuano a volteggiare so-
la martora, la donnola, il cinghiale e rale. L’oasi di monte Arcosu (aperta pra Molentargius. Per ammirarli basta
il gatto selvatico sardo. Una varietà tutto l’anno, tranne i mesi di agosto un binocolo. In attesa della nascita del
che non manca neppure tra gli uc- e settembre) s’impone come tappa parco, speriamo non volino via. 
celli: avvistare il picchio rosso mag- obbligata del visitatore capace di Vito Biolchini

40 41
Musica tradizionale

Antica quanto l’alba


Un folklore che entusiasmò D’Annunzio, tuttora
apprezzato per l’originalità corale e solistica

L
a voce inizia a cantare in ormai il ruolo di emblema alle lau-
perfetta solitudine. Modu- neddas, invenzione originale dei
la parole che raccontano musicisti isolani. L’andamento si-
d’amore, o di uomini valo- nuoso di sa oghe, la voce solista che
rosi, o di paesi e luoghi da disegna la melodia iniziale, evoca
guardare con gli occhi com- subito la risposta ritmata degli altri
mossi da tanta bellezza. Poi il canto tre elementi. Così le sillabe scandite
si interrompe. Il silenzio regna per in coro, il Bom Bim Bam Bo che esal-
meno di un secondo, ma si avverte ta i toni ruvidi del basso, sono attese
come se fosse un colpo brusco e fra- e previste dagli ascoltatori che han-
goroso. Adesso attaccano sa contra, no capito il gioco. Un gioco di inca-

Fotografie di Gianmario Marras


Qui sopra e a destra: Andrea Parodi e i tenores di Bitti, un quartetto di voci
di una sorprendente forza arcaica, amata e apprezzata perfino dai fans del rock.

su bassu e sa mesa oghe: il quartetto a stri fra timbri vocali, di distanze che tonano i versi e le armonie ereditate
tenores mette in scena tutta la sua si accorciano e si allungano, di effetti dai loro antenati. Si canta nei bar,
forza arcaica, l’armonia sorprenden- armonici spesso spericolati nei loro nei ritrovi, persino in piazza o nelle
te di un suono gutturale che incon- percorsi. Ma è proprio l’accordo tra strade. In base ai temi e ai moduli
tra registri e intonazioni più vicini componenti diverse, e quasi in con- musicali adottati, saranno esecuzio-
alle regole dettate nei conservatori. flitto, l’obbiettivo del canto a tenores. ni a sa seria, a passu torrau, a mutos:
L’accordo di queste quattro voci è Per questo in qualche zona della Sar- varianti che tengono conto di usi e
diventato un simbolo della musica degna si chiama cuncordu, in altre è aspettative del pubblico d’un tem-
tradizionale della Sardegna. Scoper- noto come cuntrattu, in altre ancora si po, riunito da momenti di festa o di
ta e apprezzata anche da qualche parla di cunzertu, richiamando il sen- sentimento comunitario. I testi pren-
protagonista del rock o del jazz, l’ar- so più giuridico che musicale della dono facilmente in prestito le rime
te dei tenores ha trovato palcoscenici parola “concerto”. della poesia in lingua locale, ma non
importanti. È arrivata nelle sale da La Barbagia è la patria riconosciuta mancano composizioni originali.
concerto, ha un posto nei cataloghi dei tenores. Nei paesi di questa area Negli anni della contestazione stu-
di prestigiose etichette discografi- della provincia di Nuoro, la tradizio- dentesca, e dei conflitti sociali più
che, frequenta gli studi televisivi e ne è ancora viva e diffusa. Non è ra- duri, i tenores cantarono anche con i
di festival internazionali. Contende ro, infatti, incontrare giovani che in- toni della passione politica. Fabbri-

46 47
Musica tradizionale

A destra: suonatori mandate di generazione in genera-


di launeddas
durante le feste
zione. Si appassiona soprattutto alle
di Sant’Efisio. launeddas, strumento a tre canne che
Nella foto sotto: accompagna cerimonie religiose e
a Tadasuni,
don Giovanni Dore danze di gruppo. Suoni antichissi-
ha allestito mi, forse ereditati dalle genti dei nu-
un singolare museo raghi: una statuetta votiva sembra
degli strumenti
musicali con “pezzi” ritrarre proprio un virtuoso delle
di vero interesse, canne ronzanti. Il Campidano, la
giusto come questo
che sta mostrando.
Trexenta e il Sarrabus fanno il terri-
torio dove questa musica trova ese-

Giovanni Rinaldi
cutori che interpretano composizio-
ni imparate da anziani maestri.
Bentzon studia, classifica, registra. E
riversa tutto in un libro, editato a
che, padroni, giustizia e lavoro af- mentali studi sul patrimonio musica- Copenaghen, dove le launeddas ven-
fiancarono le dichiarazioni d’amore le sardo, cinque ultrasessantenni sa- gono analizzate con metodo e amore
o gli inni alla terra d’origine. I fatti lirono sul palcoscenico del teatro nello stesso tempo. È così che l’unio-
di Pratobello, con i pastori in rivolta Quirino, a Roma. In programma c’e- ne di mancosa, mancosedda e tumbu,
contro le occupazioni militari, finiro- ra una conferenza-concerto che entu- come si chiamano le tre parti che
no presto in un racconto con il con- siasmò i recensori dell’epoca. È il compongono lo strumento, si decli-
trappunto drammatico di mesa oghe, 1921, e la cultura europea va ricer- na nelle diverse intonazioni possibi-
contra e bassu. E anche un pezzo di cando i colori dell’esotico nel-
storia sarda, il Procurade ’e moderare le sue regioni più lontane e
scritto nel Settecento per condanna- “selvagge”. Il premio Nobel a
re i residui di feudalesimo nella no- Grazia Deledda, sei anni do-
biltà isolana, venne adottato come po, coronerà questa tendenza.
una bandiera di lotta. Le novelle e i personaggi a
I paesi che danno il loro nome alle tinte forti della scrittrice ave-
formazioni di tenores più conosciute vano conquistato l’Accademia
sono: Bitti, Oniferi, Orosei, Neoneli. di Svezia, come la tasgia aveva
Ma il panorama del canto in Sarde- affascinato Gabriele d’Annun-
gna si allarga ben oltre queste loca- zio. Canto “antico quanto l’al-
lità e questi modelli. In Gallura, lo ba”, scrive il Vate in una lette-
schema a tenores si modifica nei nu- ra indirizzata a uno dei com-
meri e negli equilibri. La tasgia, da ponenti del coro di Aggius,
pronunciare con il suono della “j” che aveva ospitato al Vittoria-
francese, accoglie una quinta voce, le. E senza paura di alimenta-
lu falzittu, acuta ed estranea alla tra- re una cattiva fama per gli iso-
dizione barbaricina. Aggius e Tempo lani, la stessa carta suggerisce:
Pausania possono vantare le migliori “Se tu e gli altri quattro vera-
espressioni di questo stile, inserito mente mi amate, rapitemi sta-
da Dario Fo in uno dei suoi spettaco- notte e portatemi... in una ca-
li degli anni Settanta: Ci ragiono e panna, in un bosco di sòveri”.
canto. Fu un gruppo di Aggius, il Delle stesse latitudini degli
“Galletto di Gallura”, a rappresenta- accademici di Svezia, giungeranno li. Il ricercatore danese scopre negli
re allora il contributo della Sardegna ancora segni d’interesse per la cul- interpreti un’abilità manuale che
al mosaico di voci e identità regiona- tura popolare della Sardegna. Sul fi- non è solo creazione di musica. Chi
li messo in scena da Fo. Si ripeteva, nire degli anni Cinquanta, un giova- suona le launeddas è anche, quasi
così, la scelta che cinquant’anni pri- ne danese sbarca nell’isola dotato di sempre, il costruttore del proprio
ma aveva portato un altro coro agge- registratore e di molta curiosità. An- strumento. Dunque sa scegliere le
se alla ribalta nazionale. Accompa- dreas Fridolin Weis Bentzon girova- canne, inciderle, equilibrarle con ce-
gnati dal musicologo Gavino Ga- ga nella parte meridionale della re- ra d’api. Sa, perché gli sono stati af-
briel, un tempiese che lascerà fonda- gione, incidendo voci e melodie tra- fidati i segreti della costruzione, co-

48 49
Musica tradizionale

Piero Pes
Piero Pes
Sopra: a sinistra, un’artistica fisarmonica, che in dialetto sardo è indicata col nome generico di sonu, usato anche per l’organetto;
a destra, la matracca, caratteristico congegno suonato durante la Settimana santa; si distingue dalla matracca a roda, con ruota dentata.
Sotto: il musicista Totore Chessa, di Irgoli, suonatore e uno dei massimi conoscitori di organetto e di musica sarda.
Nella foto in basso: Marcello Peghin e Roberto Pellegrini, mentre si esibiscono in un concerto dedicato al folklore tradizionale.
me trasformare tre pezzi di fibra ve- ve uomini e donne si scambiano bat-
getale in una mediana, un fiorassiu, tute piccanti. E qualche volta cerca
un punto d’organo o un’altra versio- accenti altrettanto arditi il trallallero
ne di questo immancabile corredo di adottato in gran parte della Sarde-
processioni e feste. gna adoperando allusioni e figure
Il ballo, ancora una volta, ispira e capaci di far arrossire i custodi del
indirizza la musica popolare della pudore. Le voci, in questi casi, pos-
Sardegna. I passi di su ballu tundu, o sono rinunciare senza rimpianti al-
comunque delle forme che assume l’accompagnamento di strumenti. È
la danza, sono il metro tenuto pre- la regola di ugole spesso lasciate so-
sente dai maestri di launeddas come le nella Sardegna che fa musica. E se
dai suonatori di organetto, altra pre- la scelta si spiega quando sono in
senza richiestissima nelle occasioni scena le armonie polifoniche dei te-
di riunione della comunità. Ma non nores, troppo corpose per sentire il
meno perentori sono i richiami dei bisogno di altri apporti sonori, non è
riti e delle ricorrenze della chiesa. difficile capire anche l’autosuffi-
Giampiero Marras

Qui la musica torna ad essere so- cienza di s’anninnia, la ninna nanna


prattutto un affare di voci in accor- destinata a cullare i neonati, o il la-
do. Confraternite e gruppi corali mento funebre di s’attitidu, docu-
cantano il dolore del Cristo morto, la
Giampiero Marras

buona novella del Natale, o la devo-


zione alla Madonna, intonando
un’Ave Maria dove il registro dei
bassi crea risonanze accostabili alle
armonie dei tenores. L’influenza del
canto gregoriano è una delle compo-
nenti di questo repertorio sotto il se-
gno della Croce. Basta però parteci-
pare all’intesa celebrazione del Lu-
nissanti, momento della Passione
nelle strade di Castelsardo, per
comprendere quanto sia lontana l’i-
dea dell’imitazione da questo
straordinario esempio di musicalità.
Pia e devota quando entra in chiesa,
la musica dei sardi sa essere anche
sfacciata e beffarda. Succede a Sas-
sari con le gobbule, che prendono di
mira peccati e difetti dei personaggi
in vista, o con i muttetti tempiesi do-

50 51
Musica tradizionale

mento di una cultura mediterranea


che lega le donne sarde alle prefiche
della Grecia di Omero. L’aria del
Mediterraneo si avverte ancora nel
duru-duru, filastrocca per i bambini
dove i ritmi evocano le sponde ara-
be del mare attraversato da pirati e
mercanti. Ma nemmeno in questa
occasione, splendida opportunità
per le percussioni della musica sar-
da, la voce richiede il soccorso degli
strumenti. Eppure non manchereb-
bero le risorse da sfruttare, come te-
stimonia il museo realizzato a Tada-
suni, sulle rive del lago Omodeo,
dalla pazienza da collezionista di
don Giovanni Dore.
La rivincita degli accompagnatori
sarà allora nel canto a chitarra, con
le corde trattate da mani che cerca-
no sonorità spigolose. Voci maschili
e femminili confidano nell’appog-
gio delle note aggregate dal plettro,
pronte però a tacere quando la chi-
tarra passa a cucire le strofe arpeg-
giando in primo piano. Sui palchi
delle feste, quando un paese si tas-
sa per offrirsi lo spettacolo della
musica in piazza, questo canto può
precedere con i suoi toni struggenti
la sfida attesissima dei cantadores.
Si gareggia improvvisando versi di
poesia estemporanea, da comporre
secondo una metrica che ha caden-
ze di musica d’Oriente. Stabilito il
tema, i poeti cantanti estraggono
dalla loro memoria immagini e con-
cetti da esporre in rima baciata.
Dalle gesta degli eroi omerici ai pa-
triarchi della Bibbia, dai sonetti d’a-
more alle terzine della Divina Com-
media, tutto è materia di combina-
zione, citazione, rifacimento. In una
delle parlate della Sardegna, come
cavalieri medievali i poeti in gara
usano le armi dell’espressione fio-
rita e dell’accostamento ad effetto.
Vince la fantasia sorretta dalla tec-
nica più collaudata che asseconda il
gusto della giuria. Gli sfidanti rive-
stono i panni di contadini, pastori,
artigiani. Fino alla prossima festa,
alla prossima gara e al prossimo
verdetto. 
Angelo Porru

52 53
Giubileo 2000

Sulla via dei penitenti


Un percorso di fede e di arte tra basiliche,
cattedrali, santuari e chiesette di campagna

I
n principio erano giorni e giorni dall’Inghilterra alla Francia, verso la
di viaggio. Sotto la pioggia bat- Liguria e la Toscana, o la Corsica, la
tente, il vento gelido o il sole Sardegna e l’isola d’Elba, per giunge-
che seccava la gola, riparati da re finalmente alla meta santa. Il per-
un grande cappello e da un dono aveva il prezzo di un percorso
manto lungo sino ai piedi. Cal- infinito.
zando scarpe logore, con un bastone Ma per i credenti che abitano la
per far presa sui sentieri più impervi, Sardegna, il 1390 porta un regalo a
il pellegrino medievale attraversava lungo sperato. Quando regna Eleono-
boschi coperti di neve, insicuri ponti ra d’Arborea, una Bolla papale conce-
di corda tesi da una sponda all’altra de l’indulgenza per un pentimento
dei fiumi, pianure nebbiose. Esausto, conquistato tutto nelle chiese dell’i-
avanzava verso la città dei papi e la sola. Col cuore rivolto a Roma, chi
salvezza eterna. La bisaccia era tutto: vuole mondarsi delle sue colpe si in-
un fiasco d’acqua, una sacchetta di fa- ginocchia nei templi di casa, e così ri-
rina, qualche soldo da spendere nelle genera l’anima. Dovrà però versare il
luride locande lungo la strada e, danaro corrispondente al costo del
spesso, una copia della Veronica, il viaggio e di un soggiorno di quindici
sudario di Cristo, come ammonimen- giorni nella città dei papi. L’offerta
to e conforto. Dapprima solo i colpe- servirà al restauro degli edifici reli-
voli dei crimini più efferati, poi mi- giosi più malandati e per altre opere

Fotografie di Gianmario Marras


gliaia di penitenti presero a cercare la pie. Ancora oggi il fedele isolano può
via di San Pietro per la remissione dei lucrare (così dice la terminologia ca-
peccati nonica) il Giubileo senza varcare il
Nell’Anno Santo di secoli e secoli mare. Un gran numero di basiliche,
fa, tutto l’Occidente guardava a Ro- cattedrali, santuari e persino chieset-
ma, la desiderava e la invocava. Fino Sopra: l’interno della cattedrale
te di campagna invitano i nuovi cam-
a trovarla. Come un fiume in piena, i di Ozieri, centro principale del Logudoro, minatori di Dio. Ma il pellegrinaggio
romei si riversavano nelle chiese, alla ricostruita in forme neoclassiche moderno cerca spesso anche i segni
su un edificio gotico-aragonese del ’500.
luce delle candele bisbigliavano una Qui sotto: la facciata neoclassica dell’arte e della storia.
litania ininterrotta di preghiere. Giù della cattedrale di Nuoro (1836-1854). Forme romaniche, catalano-arago-
nesi, barocche e neoclassiche si offro-
no agli occhi dei penitenti. E la decli-
nazione continua dei colori dell’are-
naria, del calcare, del basalto e della
trachite accompagnano le tappe fra le
architetture religiose. Tutte le catte-
drali dei centri maggiori della Sarde-
gna rientrano nell’elenco del Giubi-
leo alle soglie del Secondo millennio.
Ha una facciata neoclassica quella di
Ozieri, che tradisce l’interno barocco
e il grande polittico cinquecentesco
del Maestro col nome della cittadina.
Un frontone e colonnine ioniche de-
scrivono linee simili anche nel duo-
mo di Nuoro. Qui, nel tempio dedica-
to alla Madonna della Neve, una tela
attribuita alla scuola di Luca Giorda-

56 57
Giubileo 2000

no convive con i dipinti di Bernardino


Palazzi, Carmelo Floris e Giovanni
Ciusa Romagna, esempi d’arte sarda
tra Ottocento e Novecento. Un pro-
spetto di classica semplicità sembra
allontanare la cattedrale di Alghero
dalla storia catalana che imbeve stra-
de e monumenti della città. Ma la cin-
quecentesca Santa Maria riuscirebbe
ad occultare le sue origini solo se non
rimanessero ancora la Porta Petita, le
tre navate con transetto, la cupola e il
campanile ottagonali. Della storia che
incalza e modifica si avverte l’opera
nel 1720. Alghero, col resto dell’isola,
diventa dominio sabaudo: l’altare
centrale si veste allora di marmi poli-
cromi, mentre il duca di Monserrato,
nobile piemontese morto prima che
finisca l’epoca dei Lumi, riceve in

Fotografie di Gianmario Marras


premio alla memoria un fastoso mo-
numento funebre.
Correzioni, aggiunte, riedificazioni
per ripristinare quello che il tempo
ha troppo offeso, o il gusto mutato
non gradisce più, sono un segno co-
Sopra e in alto a sinistra: pronao
stante delle case di preghiera vecchie ottocentesco e campanile ottagonale
di storia. Nella cattedrale di Cagliari d’ispirazione tardogotica
poche sopravvivenze confermano la catalana della cattedrale di Alghero.
Nelle altre due foto: uno dei leoni
grandezza delle maestranze pisane. che in origine appartenevano all’ambone
La più importante è il pergamo di scolpito da Maestro Guglielmo,
Antonio Saba

ora nel presbiterio del duomo di Cagliari,


Guglielmo, scolpito tra il 1159 e il e il transetto neoclassico nel duomo
1162. Collocata prima nella città tosca- di Oristano, opera di Giuseppe Cominotti.

na e inviata nel 1312 in dono ai caglia-


ritani, quando era urgente rinsaldare
gli antichi legami minacciati dalla
pressione aragonese, la scultura testi-
monia il potere di Pisa nella roccafor-
te strappata alla giudicessa Benedet-
ta. Perduta la facciata romanica, il
duomo ridisegnato all’interno dall’ar-
chitetto Pietro Fossati, nel 1702, solle-
cita una visita senza fretta. Sarà così
possibile rinvenire le tracce aragone-
si e classiche, insieme alle altre pisa-
ne, tra l’esuberanza delle forme ba-
rocche.
A Sassari, il duomo viene riedifica-
to nel ’500 su un’antica pieve romani-
ca secondo la tipologia gotico-catala-
na, per mescolare più tardi stilemi
del tardobarocco e del barocchetto
piemontese. Barocca è pure la nuova
immagine di Santa Maria Assunta di

58 59
Giubileo 2000

Oristano, che nel 1733 trasformò radi- trionfo di decorazioni. Settemila scu- ro di opere cesellate di fino, colti-
calmente l’antica chiesa dei Giudici di sardi pagano marmi e legni inta- vando così le sue grandi aspirazioni
d’Arborea e degli Aragonesi, rispar- gliati, che si aggiungono al tesoro di nel gusto della Spagna opulenta.
miandone appena qualche angolo. ori e argenti sbalzati e cesellati, in Nello stesso secolo, in pieno domi-
Stesse forme anche per la cattedrale gran parte dono della contessa Vio- nio aragonese, Sant’Antonio Abate
di Ales, costruita fra il 1683 e il 1688, lante Carroz. Ma la nobildonna si fa sorgeva a Castelsardo, il borgo forti-
quando il dominio spagnolo era or- ricordare anche per un altro motivo: ficato fondato dai genovesi all’epo-
mai al crepuscolo. Domenico Spotor- la padrona del castello di Barumele, ca delle lotte con Pisa. In questa
no la progetta con cupola e due cam- oggi ridotto a un rudere nelle campa- chiesa che guarda il mare, oltre agli
panili ai lati, e vuole per l’interno un gne attorno al paese, legò il suo nome arredi in legno intarsiato, opera del-
alla morte di un giovane prete, trova-
to impiccato nel palazzo.
Preziosi oggetti d’argento, opera
dei migliori artigiani sardi, sono spes-
so custoditi nelle chiese. Nel tempio
che Bosa dedica all’Immacolata, il
pezzo migliore di un ricco corredo
che conta piatti, lampade e calici di
fabbricazione isolana, con apporti na-
poletani, genovesi e piemontesi, è un
reliquiario del Sedicesimo secolo di
scuola cagliaritana, forse arrivato in
occasione dell’episcopato di Antonio
Cavaro, membro di una celebrata fa-
miglia di pittori. Nel duomo di Santa
Chiara a Iglesias, che alla fine del
Cinquecento ha mutato il modello pi-
Adriano Mauri

sano in stile gotico-catalano, una co-


Fotografie di Gianmario Marras

munità facoltosa si concesse un teso-


Qui sopra: navata in stile gotico-aragonese con cappelle laterali
e copertura a volte stellari della cattedrale di Iglesias dedicata a Santa Chiara.
Sopra a destra: le caratteristiche cupolette in forme tardobarocche
della cattedrale di Bosa, risalente al XV secolo, intitolata all’Immacolata.
Sotto: a sinistra, la statua policroma del ’500 di Sant’Antonio Abate
nel transetto della cattedrale di Castelsardo; a destra, la cattedrale stessa.

60 61
Giubileo 2000

la migliore scuola ebanista tra Seicen-


to e Settecento, non si potranno trala-
sciare i dipinti di un anonimo mae-
stro cinquecentesco, protagonista di
spicco della pittura isolana.
Ma non solo le cattedrali sono
pronte ad accogliere i pellegrini del
Giubileo. Tutte le diocesi sarde hanno
esteso i passi della salvazione ai san-
tuari più importanti, così come a una
nutrita serie di templi meno rappre-
sentativi, ma ugualmente cari ai cre-
denti. Il catalogo dei luoghi di peni-
tenza include allora buona parte delle
architetture religiose più nobili sotto
il profilo artistico. Nobiltà che ha re-
galato nei secoli una grande forza spi- drato, non hanno però cancellato del
rituale a questi luoghi dell’anima. tutto i segni della passata ricchezza.
La diocesi ozierese invita alla ricer- Archetti e capitelli foggiati nella pie-
ca del perdono attraverso la pietra la- tra da abili scalpellini ostentano
vica che veste di scuro Santa Maria un’abbondanza decorativa fatta di fo-
del Regno ad Ardara, e con i conci ne- glie, rosoni, volti e animali, che com-
ri e rossi di Sant’Antioco di Bisarcio. pensa le ferite sofferte dalle pietre.
Se la chiesa romanica innalzata alla Alla diocesi di Sassari fanno capo al-
Madonna mantiene intatto il suo bel tre due chiese che eguagliano per di-
prospetto a modanature verticali, se- gnità artistica il maltrattato gioiello

Fotografie di Gianmario Marras


gnato da un doppio arco sovrastato del santo di Bisarcio.
da una bifora, ben diverse sono le San Gavino di Porto Torres ha co-
condizioni del tempio consacrato al nosciuto un destino simile: cattedrale
martire cristiano. Eppure, quello che fino al 1441, quando la sede vescovile
fu uno splendido edificio, costruito viene trasferita a Sassari è privata del
nello spazio di tre secoli, dal X al XII, suo rango e inizia l’inevitabile deca-
continua ad affascinare nonostante il vile, Sant’Antioco patì l’abbandono denza. Considerata un’eccellente ap-
cupo senso di rovina e di morte che quando il suo territorio divenne parte plicazione dello stile romanico in Sar-
avvolge il visitatore, mentre risale lo di altra arcidiocesi. L’offesa dei venti, degna, venne edificata da maestran-
sperone roccioso sulla piana di Ozie- l’incuria degli uomini, il fulmine che ze pisane fra il 1065 e il 1111. Questi
ri. Nata per onorare la sede arcivesco- ha spezzato a metà il campanile qua- costruttori erano guidati da un gusto
severo, che la luminosità della trachi-
In alto e sopra: la chiesa di Santa Maria del Regno, ad Ardara, e la basilica te chiara non bastava a mitigare, e da
di San Pietro di Sorres, splendidi esempi dell’arte romanico-pisana. un altrettanto rigoroso senso di eco-
Qui sotto: la basilica di San Gavino, a Porto Torres, iniziata tra il 1063 e il 1065. nomia, che portò a sfruttare le deco-
razioni di ruderi romani.
La vocazione al risparmio non im-
pedì però le rotonde forme di due ab-
sidi contrapposte, che assicurarono
alla basilica voluta da Gonario-Comi-
ta, giudice di Torres e di Arborea, una
caratteristica unica. San Pietro di Sor-
res, vicino a Borutta, sembra accen-
tuare l’inversione di rotta rispetto alla
pulizia architettonica che evoca mori-
geratezza. Seduce col suo ritmo di
calcare bianco e di trachite nera sin
nella facciata, inventa rombi, occhiel-
li, piccole raggiere, quasi punti di un

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Giubileo 2000

ricamo lavorato sui conci squadrati. servizio religioso e una testimonian-


Sulla strada dei penitenti il vesco- za culturale in una moderna impresa
vo di Tempio-Ampurias apre l’antica economica. Con determinazione e
chiesa di Olbia votata a San Simpli- abilità, la campagna dalla Planargia
cio. Spoglia e lineare nel granito della al Marghine fu organizzata secondo
facciata, appena segnato da modana- il sistema delle grange, le aziende
ture ed archetti, mostra all’interno agricole di stampo benedettino.
pilastri e colonne che sostengono il Massimo Ripani La rosa delle chiese giubilari conti-
tetto a capriate e le volte delle navate nua con altre proposte di alta rilevan-
laterali. A tanta severità di linee sem- za artistica, come le romaniche Santa
bra fare quasi da contrappeso Nostra Maria di Uta, San Pantaleo di Dolia-
Signora di Tergu, evocando nella me- Sopra: la chiesa di Nostra Signora di Tergu, nova o Santa Maria di Monserrato a
moria l’operosa vita dei monaci che costruita nel primo quarto del ’200. Tratalias o come la gotica chiesetta di
Sotto, da sinistra: San Simplicio, a Olbia,
abitavano quelle terre. Nella campa- tutta in conci di granito, e la basilica Santa Maria de is Acquas, vicino a
gna poco distante da Castelsardo, pri- di Bonaria, unica testimonianza rimasta Sardara, o come la duecentesca par-
ma dell’anno Mille esisteva infatti un dell’insediamento aragonese a Cagliari. rocchiale di San Giorgio a Suelli. Il
In basso: scorcio dell’articolato interno
monastero amministrato dagli Anto- della Madonna dei Martiri, a Fonni. pio camminatore può però imbocca-
re strade diverse da quelle
che portano ai tesori dell’ar-
te, e cercare le tracce della
devozione antica per sentir-
si vicino alla spiritualità dei
pellegrini nei secoli lontani.
Nella basilica della Madon-
na dei Martiri, a Fonni, po-
trà cercare il veneratissimo
simulacro della Madonna,
che la tradizione riporta alla
fine del Seicento.
Attorno alla chiesa, nel
cuore del paese, sosterà nel-
le “cumbessias”, le rustiche
stanze che davano ricovero
ai fedeli giunti dopo giorni
di cammino. Simili casette,
niniani. Passato in mano dei Benedet- spoglie e poverissime, confortavano
tini di Montecassino, nel 1112, il com- anche chi accorreva a recitare la no-
plesso si sviluppò tanto da divenire vena o a celebrare la festa della Ma-
il più importante insediamento del- donna del Rimedio, nel santuario se-
l’ordine in Sardegna. centesco ristrutturato due secoli do-
L’organizzazione passava dalla po ad Orosei. Ma pellegrinaggio era
preghiera a una solida gestione eco- anche, nella strada che sembrava non
nomica: l’abate esercitava infatti di- finire mai, vedute improvvise su val-
ritti su una schiera di servi e vassalli, li, monti, mare. Era la vista, inchioda-
Fotografie di Gianmario Marras

ottenendo proventi da terre e saline. ta al sentiero e al bastone, che ina-


La chiesa che ancora esiste fu co- spettatamente si apriva alla luce del-
struita un secolo dopo, a esprimere l’orizzonte a perdita d’occhio. Era un
con la facciata intinta nel rosso della sussulto dello spirito che si rallegrava
trachite e nel biondo chiaro del calca- di aver superato fatiche e privazioni.
re, e rallegrata da archetti, rosone e Un’emozione che a Cagliari la basili-
formelle intarsiate, una visione della Cabuàbbas) a Sindia. Furono i mona- ca di Bonaria, con la distesa di mare
vita ottimistica e fiduciosa. Alla po- ci cistercensi, inviati in Sardegna a che pare arrivare fin sotto la sua scali-
tenza economica degli ordini conven- metà del XII secolo da Bernardo di nata, può ancora restituire ai cercatori
tuali ha pure legato i suoi destini Chiaravalle, su richiesta di Gonario II di fede in viaggio verso la meta. 
l’abbazia di Santa Maria di Corte (o giudice di Torres, a trasformare un Ludovica Romagnino

64 65
Cagliari e la sua provincia

L’ELEFANTE
CI INVITA
Una piccola scultura è quasi il simbolo
della città, della sua forza, della sua storia
DI FRANCESCO LUZZI - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA

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Nella foto grande: scorcio del capoluogo visto dai bastioni


di Santa Croce. L’immagine mette in evidenza la natura
della piazzaforte cagliaritana: muri a strapiombo, torri poderose,
e strutture bastionate d’intervento aragonese e spagnolo.
Sopra: il piccolo elefante in calcare inserito nell’omonima torre.

69
A
volo d’uccello. Come uno dei fenicotteri che
sono di casa fra gli stagni vicini alla città. Sa-
rebbe il punto di vista migliore per avvici-
narsi a Cagliari, cercando di mettere insieme
le molte anime che si nascondono, o si mo-
strano, in un panorama di pietra e di mare. C’è la Caglia-
ri di acqua e di sole, approdo per i navigatori fenici che
ne fecero un loro scalo intorno al 1000 avanti Cristo. C’è
la Cagliari arroccata e diffidente dei soldati di Pisa. E c’è
la città di affari e di traffici che ci riporta all’impero di
Roma, assieme alla città di chiese e palazzi costruiti in
obbedienza e ossequio al re di Spagna. Bisogna impara-
re a districarsi tra la storia e il presente di questo capo-
luogo cresciuto rimarginando le ferite dei bombarda-
menti aerei nel 1943. Meglio attraversarlo a piedi, senza
paura per qualche salita che porta alla collina fortificata
di Castello. Qui le torri di San Pancrazio e dell’Elefante
fanno le sentinelle agli angoli di una cinta che solo in
parte ha resistito ai secoli. Sono il lascito della domina-
zione pisana e dell’ingegno trecentesco di Giovanni Ca-
pula. Il nome dell’autore è ancora visibile sulle pareti

Trionfo barocco
Pagina precedente: cupola della chiesa
di San Giuseppe, costruita nel 1641
dagli Scolopi rifacendosi a una pianta
d’impronta controriformistica.
In alto: la porta Cristina, antico ingresso
all’arsenale regio; immette nell’area
già occupata dalla cittadella piemontese.
Dietro, la torre di San Pancrazio.
A destra: il presbiterio della cattedrale,
dedicata a Santa Maria. Recinto
da una balaustra marmorea del Seicento,
è adorno di preziosi arredi barocchi
in argento: due bei candelabri di marca
spagnola, un tabernacolo sardo,
un paliotto sbalzato di fattura spagnola,
Gianmario Marras

una lampada di Giovanni Mameli,


artista cagliaritano che la eseguì nel 1602.
Sopra: uno dei quattro leoni pisani
posti a fianco dell’ingresso del presbiterio.
Il più bel panorama lo si gode dai 98 metri del monte Urpino
Qui sopra: l’ampio panorama di Cagliari dal monte Urpino, la cui vetta, raggiungibile dal colle Bonaria, tocca i 98 metri.
Sotto a sinistra: la terrazza Umberto I nel quartiere Castello, dove in passato erano le sedi delle autorità politiche e religiose.
È qui che si trova il Museo archeologico nazionale sorto sull’area dove erano le carceri femminili.
Sotto a destra: la chiesa di San Giacomo, costruita, nel suo impianto originario, poco prima della metà del Quattrocento.
Nella pagina seguente: l’altare maggiore della chiesa di San Michele, tipico esempio di edificio barocco.
Fotografie di Gianmario Marras
delle due costruzioni. Ma ad attirare l’attenzione è so- to e scultore, realizzò nel XII secolo. Divisa in due parti, quecentesca della Purissima attende visitatori nel suo in-
prattutto l’elefantino che battezza la torre affacciata sulla l’opera fu addossata ai lati dell’ingresso nel corso dei la- terno tardogotico. In fondo a via Genovesi, nella parte
prospettiva del golfo. Per i cagliaritani, questa piccola vori per il nuovo assetto tardobarocco della cattedrale. bassa del quartiere, Santa Maria del Sacro Monte di Pietà
scultura poggiata su una mensola è un’immagine fami- Andò meglio ai quattro leoni che reggevano le colonne: nasconde volte a crociera e cupolette di matrice aragone-
liare come il più classico dei sapori di casa. la ristrutturazione di fine Seicento trovò un posto ai lati se. Sul bastione di Santa Croce, una scalinata invita al-
A Castello si passeggia per cogliere anche altri segni dell’altare maggiore. l’ingresso nella chiesa di uguale intitolazione, da cercare
della storia. La facciata della cattedrale, ritmata da ar- Usciti dalla cattedrale, le stradine strette di Castello in posizione di taglio rispetto allo spiazzo panoramico. E
chetti e colonnine, racconta più di ogni altra architettura continuano ad evocare i climi della dominazione spagno- dal basso la città vicina al mare chiede attenzione per i
l’effetto dei tempi che cambiano. Intitolata a Santa Maria, la. È la città dei palazzi decaduti, di ombre e vicoli dove suoi tesori. Chiama a gran voce l’anfiteatro romano, forse
la chiesa medievale in cima alla roccaforte aveva forme un gruppo di congiurati (lo ricorda una lapide) poteva perché frequentato dalle ugole robuste della stagione li-
duecentesche. Dall’inizio del Settecento, il duomo si è attendere il suo bersaglio. È una scacchiera di portici e rica estiva. Un discutibile involucro di legno ha tentato
presentato con un prospetto barocco. Poi anche questo è portali, pronti a chiudersi agli sguardi indiscreti e però di ricostruire le parti mancanti della gradinata, ingab-
stato cancellato, con un rifacimento in stile neoromanico capaci di regalare meraviglie improvvise e inaspettate. È biando la pietra dove sedevano i cittadini del II secolo
che nel 1930 sembra voler sconfessare la scelta di due se- il luogo del potere, rappresentato dal palazzo Viceregio dopo Cristo. Esaurito il programma di spettacoli, la cami-
coli prima. L’impronta delle origini sopravvive nel cam- (che qualcuno vorrebbe innalzare di rango per aver ospi- cia di forza dovrebbe essere smontata, per restituire aria
panile, nell’architrave dell’ingresso centrale, nelle porte tato un re Savoia in fuga da Napoleone) oggi fresco di re- e luce al monumento oggetto di polemiche e difese d’uf-
laterali e in due cappelle, una pisana e l’altra gotico-ara- stauro. A Castello la città dei governanti si affianca spes- ficio. L’impronta di Roma si estende alla vicina Villa di
gonese. Ma la matrice della chiesa si coglie anche nel so ai marmi degli altari. Così, in via Lamarmora, dietro Tigellio, che probabilmente poco ha da spartire con que-
grande pulpito in marmo che Guglielmo Pisano, architet- una cancellata di ferro e una facciata piatta, la chiesa cin- sto poeta sardo di scarsa gloria artistica e amicizie altolo-

Anfiteatro e ville, vestigia romane


Nella foto grande: l’anfiteatro romano, grandioso monumento
cagliaritano del II secolo. Conserva buona parte
delle gradinate ellittiche, la cavea, le precinzioni, il podium,
e i sotterranei, usati, si presume, come riserve d’acqua.
Sopra e in alto: due particolari della villa di Tigellio, che sorge
nel capoluogo. Ma la relazione tra il complesso edilizio
e il nome del musico sardo, amico di Cesare e Cleopatra vissuto
nel I secolo avanti Cristo, del quale porta il nome, non è

Gianmario Marras
per nulla dimostrabile, anche per motivi cronologici. Si tratta
infatti di tre domus, le residenze signorili dotate di atrio
a quattro colonne con impluvium, tablinum con ambienti laterali
e vani di servizio, in auge solo dal I secolo dopo Cristo.

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cate. Non si può neppure parlare di villa in senso stretto.
Due isolati, separati da un vicolo, presentano una strut-
tura termale da un lato, e tre domus schierate sul ver-
sante opposto. In questo complesso residenziale, del II o
del III secolo dopo Cristo, le colonne del peristilio, i resti
di figure dipinte, le tessere di un mosaico bianco e nero
parlano di una condizione agiata, benessere di provincia
lontano dagli splendori della capitale dell’impero.
Dai Cartaginesi, spodestati nel 238 avanti Cristo., i citta-
dini della Karales romana avevano ereditato quartieri,
acquedotti, fortificazioni e persino le necropoli di Tu-
vixeddu e del colle di Bonaria (dove si può visitare, en-
trando nell’ottocentesco cimitero monumentale, la sepol-
tura di Munatius Ireneus). Avevano costruito magazzini,
venerato luoghi sacri come la cripta (visitabile a richie-

Maschere e dei per fugare i mali


Nella foto grande: la necropoli punica di Tuvixeddu, che in sardo
significa “luogo perforato”. Costituita da sepolture a pozzo,
cela al suo interno pitture parietali in cui spiccano, nella tomba
dell’Ureo, maschere gorgoniche, cui era attribuito il compito
di tenere lontani i demoni e, nella tomba detta del Combattente,
l’evanescente figura di un guerriero che brandisce
una lancia, forse il divino Sid che fuga i mali temuti dall’uomo.
Sotto: la cripta della chiesa di Santa Restituta, a Cagliari;
ha tracce di affreschi bizantineggianti, forse del XII-XIII secolo.

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sta) che il cristianesimo dedicherà a Santa Restituta, eret- pezzo di città che invita al silenzio e alla commozione.
to edifici funebri ora inglobati nella chiesa di San Lucife- Quasi nascosta nel mezzo del viale Sant’Avendrace, alla
ro, scavato pozzi e realizzato, dove oggi sorge l’Orto bo- periferia cagliaritana, la Grotta della Vipera lega il suo
tanico, un giardino attraversato da canali artificiali e do- nome ai due serpenti incrociati che sono scolpiti sul fron-
tato di giochi d’acqua. Ma sono stati anche autori di un tone. L’emblema di questa tomba patrizia del I secolo do-

Eterno omaggio di Cassio Filippo alla donna che si sacrificò per lui
Sopra: un affresco conservato nella cripta di Santa Restituta. Lo contraddistingue la curiosa peculiarità di essere visibile solo se bagnato.
Gianmario Marras

Pagina seguente: l’ingresso della Grotta della Vipera, a Cagliari, la grande tomba scavata nel calcare, il cui nome deriva
dai due serpenti che ornano il frontone. In origine, aveva la forma di un colombario, preceduto da un atrio con colonne, ora mancanti.
Vi era sepolta Atilia Pomptilia, la compagna di Cassio Filippo, esiliato a Cagliari, che volle dimostrare con le belle iscrizioni
poetiche latine e greche rinvenute sulla tomba, la sua devozione verso la donna che si profferse agli dei per liberarlo da una malattia.

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Il bianco lido del capoluogo
Attrezzature balneari sulla spiaggia del Poetto, nel golfo
di Quartu. A godere della sua rena bianchissima e delle sue acque
cristalline sono soprattutto i cagliaritani, che lo considerano
un po’ il lido della città, approfittando della vicinanza di questa
località al capoluogo (ne è addirittura parte integrante).
Completano le strutture a disposizione di bagnanti e turisti anche
un porticciolo, un luna-park permanente e altre attrazioni.

Gianmario Marras
80 81
po Cristo introduce alla sepoltura di Atilia Pomptilla,
moglie di Cassio Filippo, esiliato da Nerone in Sardegna.
Dodici iscrizioni sulle pareti ci dicono, con versi toccanti
in greco e in latino, che Atilia avrebbe offerto agli dei la Da un proprietario all’altro
sua vita per salvare il suo sposo, gravemente ammalato. I La parrocchiale di Quartu, intitolata a Sant’Elena.
Venne ultimata nel 1835 su una precedente
lasciti della città d’un tempo si trovano, ovviamente, an- costruzione gotico-aragonese del ’500, devastata
che tra le vetrine e nei percorsi della Cittadella dei Mu- sessant’anni prima da un incendio. Il borgo
sei, ricavata da un antico arsenale, famosa per i suoi re- di Quartu Sant’Elena era noto già in epoca romana,
come si legge anche in Cornelio Tacito;
perti della civiltà nuragica. E la sensibilità verso le testi- ed è di chiara derivazione romana anche il toponimo,
monianze del passato trova molte altre occasioni per es- evocante la distanza da Cagliari lungo la strada
che dal Sarrabus portava fino alla costa orientale.
sere soddisfatta da luoghi, architetture ed esposizioni ca- Fu invasa molte volte nel corso della sua storia:
gliaritane. Ma quando sono le tensioni del presente a far- nel V secolo dai Vandali, nel VI dai Goti e infine,
si sentire, la rotta punta verso la costa. nel IX, dai Saraceni. Poi, seguì la sorte
di tutti i paesi limitrofi a Cagliari: divenne proprietà
Si va verso i paradisi di sabbia e acque trasparenti, ir- dei conti della Gherardesca (1298), di Pisa
resistibili calamite della Sardegna turistica. Est od ovest, e degli Aragonesi (1323), venne concessa in feudo
il risultato della scelta non deluderà le attese. Diretti a baronale ai De Sena (1426), quindi ritornò
patrimonio regio (1491). Ultimi a esserne proprietari
furono i Pes, ai quali fu sottratta
nel 1839, data che segnò l’abolizione dei feudi.

La nuova sfida artigiana


La cultura degli antenati e
i segni della contempora-
neità. Metterli insieme, ri-
dare senso ed eloquenza a
simboli arcaici o a figure da
scavo archeologico è la sfi-
da di alcuni artigiani della
provincia di Cagliari. A
San Sperate, le ceramiche
Vittorio Giannella

di Gianpaolo Mameli rimo-


dellano i tori e le decora-
zioni della gente protosar-
da. L’immagine taurina, che invocava la fertilità, di-
venta materia da plasmare, scomporre, combinare. La
lezione delle avanguardie del Novecento indirizza la
mano del ceramista. Linee e colori evitano il realismo
e si fanno allusione, evocazione, metafora. Le insegne
delle divinità o dei cacciatori, la spirale della vita co-
me i disegni di archi e frecce si trasformano in esperi-
menti di un nuovo gusto per la decorazione. L’eco dei
millenni risuona così forte e chiaro, ma pronto a misu-
rarsi con le attese e i desideri del tempo presente.
Nella stessa direzione, ma con richiami e stile diver-
si, lavorano anche altri ceramisti, come Francesco
Farci, o maestri di arte orafa, come Maria Conte, che
reinterpretano i gioielli creati per il lusso dei coloni fe-
nici o delle corti giudicali. Non mancano all’appello
neppure le tessitrici di tappeti (nella foto), che a Vil-
lamassargia hanno la loro massima concentrazione. I
fili annodati al telaio della nonna possono così mo-
strare disegni straordinari e inediti, sia pure nel ri-
spetto assoluto delle regole tramandate. Proprio come
aveva insegnato Eugenio Tavolara, protagonista negli
anni Cinquanta di un’altra scommessa che portò l’ar-
tigianato sardo nelle riviste del design. 

82 83
Il mare entra ed esce
tra i fiordi della costa
La baia di Porto Sa Ruxi,
che si apre tra le scogliere di scisto
e granito della costa a ovest
di Villasimius, a una cinquantina
di chilometri dal capoluogo.
La zona è bagnata da uno dei mari
più belli dell’intera regione,
che s’incunea entro i veri e propri
fiordi nei quali è frastagliata
la costa di questo promontorio.

84
oriente, superata la spiaggia affollata del Poetto, la città nascoste, sabbia bianchissima o rive di piccoli ciottoli,
di Quartu Sant’Elena chiede almeno una sosta per cono- come a Cala Regina. Le schiere compatte di case da va-
scere la vita quotidiana di una famiglia sarda tra Otto- canza a Torre delle Stelle, a Geremeas, a Solanas. Profu-
cento e Novecento. Due le possibilità offerte: la casa-mu- mi che mischiano la salsedine alla macchia mediterranea
seo “Sa dom’e farra” (attualmente chiusa per riallesti- delle colline. Le insenature lunghe di Porto Sa Ruxi, di
mento) o l’analoga ricostruzione di” Il ciclo della vita”. Campus, di Capo Boi. Ecco Villasimius, paese che l’esta-
Stando sul posto, vale la pena riservare un’occhiata alla te ingrandisce e anima nelle notti trascorse all’aria aper-
chiesa di Sant’Elena: il progetto di questo edificio sacro è ta. Le luci delle insegne quasi cancellano, così, il ricordo
opera di un ingegnere militare, influenzato sicuramente di un povero borgo che attese ben più di altri l’arrivo
dalle sue provenienze piemontesi. Poi, il mare: calette dell’energia elettrica. Rimettendosi in marcia, è arduo

Capo Carbonara, piccola lancia rocciosa a difesa del suo arenile

Qui sopra: l’incantevole vista di Capo Carbonara, un piccolo promontorio a forma di punta di lancia, roccioso su ogni lato salvo
quello situato a nord-est, dove si trova la spiaggia di Porto Giunco che a sua volta limita con il suo arenile lo stagno Notteri.
Nella pagina seguente: pavimento mosaicato della casa dell’Atrio tetrastilo a Nora, databile fra la fine del III e l’inizio del IV secolo.

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Efisio, l’amico di famiglia
Il primo porto fenicio Qualcuno lo chiama semplicemente Efisio. Non perché
Resti del tempio di Nora. La città fu uno dei più imponenti ignori che sia santo, martire e protagonista della pro-
scali fenici dell’isola: la sua ubicazione su una lingua
di terra protesa sul mare consentiva, infatti, l’attracco alle navi cessione fastosa di ogni primo maggio a Cagliari (nella
in tutte le condizioni di ventosità. Il primo insediamento foto, un momento della festa). È che Sant’Efisio diventa
data già dall’XI-IX secolo avanti Cristo, e la tradizione vuole pressappoco un amico di famiglia per la cerchia di de-
che fosse la prima città dell’isola, fondata da Norax
di Tartesso. Fu quindi centro punico, poi fiorente città romana, voti che lo ospita, custodendo questo privilegio genera-
quando ospitò il governatore della Sardegna zione dopo generazione, in una delle tappe nel viaggio
e fu municipio (I secolo avanti Cristo-I secolo dopo Cristo). verso Nora. Viaggio di una statua, che i cagliaritani
La città cominciò a decadere in età tardoimperiale,
forse per l’assenza da sempre di un entroterra fertile, benché promisero di rinnovare all’infinito se fossero stati libe-
una strada litoranea la collegasse a Karalis e Bithia, rati da una feroce pestilenza scoppiata nel 1636.
ma anche per l’affievolirsi dell’attività commerciale. Bersaglio
delle scorrerie saracene, anche se nel VII secolo Il cammino di questo amatissimo simulacro comin-
la città era ancora fortificata, e pagando lo scotto della lontananza cia dalla chiesetta in cui riposa durante l’anno. Rag-
da Bisanzio, sotto il cui governo ricadeva la Sardegna, giungerà la meta dopo circa quaranta chilometri di
venne a poco a poco abbandonata.
strada. Ma prima, chiuso nel suo cocchio dorato,
avrà intorno la più ricca e colorata espressione della
religiosità popolare in Sardegna. Decine di paesi
partecipano alla processione con i loro costumi tradi-
zionali. Carri trainati da buoi, cavalli montati da mi-
liziani in divise sgargianti, donne ingioiellate, auto-
rità in abito scuro precedono il santo scolpito come
un elegante gentiluomo spagnolo del Seicento. Lo
spettacolo strappa applausi e scatena i fotografi nel-
le vie del centro città. Più tardi, in periferia, senza
molti spettatori attorno, Efisio indossa vesti più co-
mode, e va incontro ai suoi amici. 

Giovanni Rinaldi
decidere una meta: da Cala Pira a Capo Carbonara, dalla
spiaggia di Sinzias a quelle di Quirra, vicine al confine
con l’Ogliastra, e dunque alla provincia di Nuoro, non
c’è una destinazione che manchi di fascino. C’è solo da
scegliere quale prezzo pagare alla fatica: costa qualche
minuto di cammino, infatti, l’atmosfera serena e rilassan-
te degli arenili meno frequentati. Diverso, ma non meno
ricco di occasioni, il cammino verso ovest. All’altezza di
Pula, per esempio, l’area archeologica di Nora riuscirà
ad incuriosire persino i fanatici dell’abbronzatura inten-

88 89
Il cuore selvaggio della famosa Costa
Porto di Teulada, cui si accede facilmente dalla strada panoramica,
dominato dalla torre Budello. Il settore costiero di Teulada rappresenta
il cuore selvaggio della famosa Costa del Sud. È segnato dal profilo
mosso e frastagliato delle sue rocce, da declivi a volte dolci a volte aspri,
che sovente scendono fino al mare, tra cui si schiudono calette
sabbiose e dune ammantate di ginepro, da scogli e isolotti affioranti.
La vegetazione costiera, varia e rigogliosa, annovera cisto,
lentisco, olivastro, euforbia arborea e, in minor misura, alberi di leccio.

90 91
Poi, è il nero a conquistare la figura. Nere le giacche d’or-
Il costume che ha fatto bace. Neri i pantaloni, larghi e già conclusi all’altezza del
innamorare tanti artisti polpaccio. Nere le ghette di tessuto sulle scarpe, robuste
Il cappellone a tesa larga lo distingue a prima vista. Il co- come conviene a chi percorre campagne polverose. Ma il
stume tradizionale di Teulada, paese del Sulcis che si affac- rosso del corpetto accende i suoi toni caldi e illumina tes-
cia sul mare, veste gli uomini con un’eleganza insolita per suti ricamati, preziosi lavori sui polsini decorati a punto
la Sardegna. Non adotta la “berritta” a calza che domina Teulada. Un tocco di verde spunta ai bordi del nero, se-
sulle teste maschili nel resto dell’isola. Ispirato da modelli gnando il taglio ben modellato dei sarti. Un tratto nobile e
spagnoli, arrivati insieme alle leggi e ai viceré di quella ruvido insieme, un’armonia spartana di forme e ornamen-
terra, il cappello teuladino spicca su un colletto altrettan- ti, è lo straordinario effetto di questa combinazione di ele-
to rigido e ampio. Due bottoni in filigrana preziosa, d’oro o menti. Per la delizia dei tanti artisti del Novecento in Sar-
d’argento, fermano queste ali spiegate sopra la camicia. degna che se ne sono innamorati. 

Qui, tra il ’500 e il ’600, sorse una rete di sentinelle


Una delle torri che “sorvegliano” la Costa del Sud. Vere e proprie sentinelle del mare, costituivano un sistema
di difesa approntato per l’area di Teulada tra il Cinquecento e il Seicento. Oltre alla già ricordata
torre di Budello, ne facevano parte la torre di Piscinnì insieme con la vicina torre di Malfatano, che domina uno dei capi
più scenografici della costa sulcitana, e la torre di Chia, alta sulle rovine dell’antica Bithia.

L’antica Bithia divisa tra promontorio, spiaggia e isoletta


siva. Scoperta dai Fenici, occupata dai Cartaginesi, con- La scogliera di Chia e l’isoletta Su Cardulinu (che significa
quistata dai Romani, questa bella insenatura custodisce del funghetto), unita alla terraferma da una lingua
di sabbia. Nella località sorgono, per lo più ricoperte
un complesso di abitazioni, magazzini, banchine, templi, dalla sabbia, le rovine di Bithia, una delle città
terme e teatro che sembra raccontare a ogni nuovo venu- cartaginesi più importanti dell’isola. I resti dell’abitato
vennero riconosciuti, sul promontorio, nel 1835
to i doveri e i piaceri di due millenni or sono. Non lonta- da Alberto La Marmora, mentre la necropoli, sulla spiaggia,
no, l’insediamento di Bithia conferma l’importanza di fu messa allo scoperto da una mareggiata nel 1933.
questi approdi per le navi dei mercanti fenici. Ma le du- Il tophet della città era ubicato invece sull’isoletta.

92
Scenografico passaggio a nord-ovest
Il mare quasi perennemente agitato che da millenni qui si frange,
insieme con l’azione erosiva del vento, ha prodotto
sulle esposte rocce trachitiche di Cala Fico uno scenario d’intenso
impatto visivo. La zona preannuncia infatti il Capo Sandalo,
punto di passaggio dalle coste settentrionali a quelle occidentali
dell’isola di San Pietro, un ambiente costiero tra i più intatti.

I liguri vi sbarcarono per primi


Sopra e sotto: il borgo di Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco,
sorto nel 1769 attorno alla torre preesistente, e le acque
terse di Carloforte, capoluogo dell’isola di San Pietro, altra isola
dell’arcipelago Sulcitano. Entrambe le città furono fondate
da pescatori liguri profughi da Tabarka, sulle coste della Tunisia.
A sinistra: la torre spagnola di Portoscuso, nato nel Seicento
allorché nei pressi di questa torre venne costruita una tonnara.
Adriano Mauri

ne di Chia, una delle spiagge più scenografiche della


Sardegna, fanno una concorrenza spietata ai richiami ar-
cheologici. La prosecuzione a Teulada garantisce vedute
da cartolina, e una serie di tentazioni per stendersi al so-
le in zone di esercitazioni militari. A questo punto, po-
trebbe pure farsi sentire una voglia di cambiare registro.
Accontentiamola seguendo la direzione per Santadi: le
grotte di Is Zuddas offrono l’emozione della Sala dell’Or-
gano con una colonna di stalattiti e stalagmiti che ricorda
lo strumento a canne, il bianco abbagliante della Sala corredi funebri, testimonia queste presenze insieme ai terraferma, ha la fisionomia squadrata voluta dal progetti-
delle Eccentriche, gli ambienti solenni della Sala del Tea- passaggi dei soliti Punici e Romani. Altrettanto succede sta che la ideò e fece costruire tutta insieme, a fine Sette-
tro. Da Santadi a Giba, riguadagnata la costa, l’istmo di con la necropoli, carica di leggende ormai sfatate sul sacri- cento. Dal suo porticciolo salpano i traghetti per Carlofor-
Sant’Antioco permetterà di raggiungere l’ex isola (il col- ficio dei bambini. Da non trascurare, però, il santuario de- te, approdo nell’isola di San Pietro. I tonni trovavano in
legamento è artificiale) che ci ricollega ancora ai com- dicato a Sant’Antioco, che unisce le catacombe paleocri- queste acque le reti e gli arpioni della mattanza: la pesca
merci e agli approdi dei Fenici. Un museo, con due stiane alle tracce altomedievali e ai dettami del barocco. non è scomparsa, ma la vocazione turistica ha modificato
splendidi leoni scolpiti, gioielli e altri elementi dei Calasetta, sulla sponda opposta dell’isola collegata alla orizzonti e attività dei carlofortini. La bellezza delle coste

94 95
Bernardino Mezzanotte
La più antica delle sagre
La sagra di Sant’Antioco è la più antica tra quelle che
si celebrano in Sardegna, con le sue 481 edizioni, e
viene festeggiata nel centro della Sardegna meridona-
le ogni lunedì che ricade quindici giorni dopo la Pa-
squa. Sant’Antioco contende, poi, al cagliaritano
Sant’Efisio la palma di Patrono dell’Isola, ma in realtà
la sagra che viene celebrata ogni primo maggio nella
città capoluogo della Sardegna è molto più partecipa-
ta, sfarzosa e conosciuta. La storia narra di un Antio-
co nato in Mauritania attorno all’anno 95, avviato al-
la professione medica dal padre ed educato alla fede

Adriano Mauri

Adriano Mauri
cristiana dalla madre. Esiliato per motivi religiosi a
Sulci (l’odierna Sant’Antioco), raccolse attorno a sé
una comunità di cristiani, ebbe fama di guaritore e
morì in una grotta dove fu condotto dai soldati romani La montagna si spaccò: nel suo ventre, una galleria naturale di 850 metri
prima di essere interrogato dal governatore della città.
Il culto di Sant’Antioco è antichissimo: ne chitetture che oggi trovano occhi disposti ad apprezzar- Qui sopra, nelle prime due foto: il nuraghe “S’omu e s’orcu”,
sono state trovate tracce in un periodo an- ne gli equilibri senza turbamenti ideologici. Iglesias gio- a Domusnovas, e la grotta di San Giovanni, a nord di Domusnovas,
formatasi sulla parete del monte Acqua per un cedimento,
tecedente il Cinquecento. Oggi, la sagra ca invece la carta delle sue glorie medievali per sedurre i con spaccatura alla base, dell’enorme massa calcarea. La tortuosa
richiama fedeli da tutta la Sardegna e si viaggiatori che la sfiorano. La cattedrale di Santa Chiara, galleria naturale venutasi così a costituire è lunga 850 metri.
svolge nell’arco di tre giorni; uno dei mo- la chiesa di San Francesco, il santuario di Santa Maria Sopra, a destra: cortile del castello di Eleonora d’Arborea, a Sanluri.
In basso: vista sui resti delle mura aragonesi, che sostituirono,
menti più significativi è costituito dalla delle Grazie, il castello di Salvaterra e un centro storico nel XIV secolo, quelle pisane e il castello di Salvaterra, a Iglesias.
processione de “is coccois” (pani tipici accattivante sostengono le aspirazioni di questa città. Po-
rocciose, l’erosione del mare che s’insinua creando pozze, portati in processione prima di essere usa- co rimane, al contrario, della vita altomedievale di Do- dalla famiglia che possiede il maniero. Antichi fasti ap-
grotte, tagli sulle falesie e su pareti a strapiombo continua ti per adornare la statua del santo), che si musnovas: la grotta di San Giovanni, attraversata da una partengono pure a Villamar, che nei secoli dei Giudicati
infatti a conquistare gli animi dei visitatori. svolge il pomeriggio del sabato, ma il cul- strada asfaltata, è comunque una ragione sufficiente per sardi fu capoluogo della curatoria di Marmilla. Che si

Daniele Pellegrini
Sbarcando a Portoscuso, accesso alternativo all’isola di mine della festa è il lunedì con la proces- farci tappa. L’interesse per il Medioevo propone allora parli ancora di Medioevo sarà chiaro osservando la parti-
San Pietro, è il Sulcis delle miniere e dell’industria in cri- sione per le vie di Sant’Antioco del simu- una lunga deviazione fino al castello di Sanluri, l’unica colarissima chiesa, dedicata a San Pietro ed edificata da
si a farsi incontro. Carbonia, altra creazione sorta dal nul- lacro e delle reliquie del santo.  integra fra le fortezze sarde dell’epoca. Al suo interno, maestranze arabe in arrivo dalla Spagna. Nello stesso
la in pochi mesi, rivela la nascita in epoca fascista con ar- un Museo del Risorgimento e delle armi viene curato paese, ma in un’altra chiesa, l’età moderna porterà uno

Dai grandiosi impianti minerari la vista spazia verso la Costa Verde


In alto e sotto: vasche di decantazione e vista d’insieme della miniera di Montevecchio, un tempo fra le più produttive e funzionali
del nostro Paese. L’insediamento, ormai spopolato, ha gradevoli edifici abitativi in pietra a vista e grandiosi impianti
inseriti in uno scenario paesaggistico di grande pregio: da qui la vista spazia, al di là delle colline boscose, verso la Costa Verde.

Adriano Mauri
Il suo aspetto è piemontese
La parrocchiale di Sanluri, capoluogo del Campidano
centrale, vista dalla terrazza del castello detto
di Eleonora d’Arborea, maniero edificato forse quando
il giudicato di Cagliari era sotto l’influenza di Pisa,
e dotato di quattro torri angolari merlate nel Trecento.
La chiesa, intitolata alla Madonna delle Grazie,
conserva, delle primitive forme gotico-aragonesi, la parte
inferiore del campanile, sopraelevato nel 1794
con un coronamento rococò. L’aspetto attuale è dovuto
a una profonda modificazione di Giuseppe Viana
in stile barocco piemontese attuata tra il 1781 e il 1786.

Quella pasta fatta in casa d’un bel colore zafferano


Anche per la cucina cagliaritana ecco due ricette. Arselle a schiscionera
Malloreddus (gnocchetti, letteralmente: vitellini) Ingredienti: arselle, olio, aglio, prezzemolo, sale, pane, li-
Ingredienti: semola, acqua, sale, zafferano. Lavorare bene mone. Dal giorno prima mettere a spurgare un chilo di ar-
la semola fina con acqua tiepida leggermente salata sino a selle in acqua, coperte con un colapasta. Il giorno seguente
una consistenza piuttosto dura. Staccare meno di un metterle a fuoco lento in una casseruola senza acqua e la-
quarto di pasta e unirvi lo zafferano. Fare dei bastoncini, sciare che si aprano (quelle che non si aprono si buttano,
di circa un centimetro, e schiacciarli col pollice su “unu essendo evidentemente morte). Conservare l’acqua in cui
ciuliri” (canestro fatto col culmo secco del fieno) arrotola- hanno spurgato le arselle e lasciarla decantare in modo che
ti su se stessi, rimanendo all’esterno leggermente rigati. I la sabbia si raccolga sul fondo. Aprire le arselle, lasciando-
Malloreddus si cuociono in acqua bollente salata e si con- le con i loro gusci, e farle rosolare in olio d’oliva cui sia sta-
discono come normale to aggiunto un battuto di aglio, prezzemolo e sale. Aggiun-

Gianmario Marras
pasta asciutta, col sugo gere l’acqua lasciata decantare badando bene a non versare
di pomodoro fresco e l’a- la sabbia del fondo e far bollire lentamente per circa dieci
roma del basilico. (Nella minuti. Unire una presa di pane grattugiato e lasciar cuo-
foto: un canestro di Mal- cere ancora un poco rimescolando ogni tanto. Volendo, pri-
loreddus). ma di servire, aggiungere un po’ di succo di limone. 

98 99
dei migliori esiti della pittura sarda di tema sacro; è il 1518
quando Pietro Cavaro dipinge per l’altare della parrocchia
di San Giovanni il suo elegante Retablo della Vergine.
Sardegna vuol dire però soprattutto gente dei nuraghi.
Dunque, da Guspini a Villamar, a Villanovaforru, a Sarda-
ra, a Barumini, il popolo dei bronzetti e delle pietre sovrap-
poste ritorna in musei, scavi, rievocazioni che illustrano
questa civiltà di re pastori, sacerdoti, schiavi e artigiani.
Una civiltà che nel villaggio di Barumini, raccolto intorno a
un nuraghe possente, concepito come un baluardo contro
gli aggressori, trova la sua spettacolare apoteosi. 
Francesco Luzzi

Trattali: che cosa sono


Una ricetta, per chi non è vegetariano: le trattali.
Ingredienti: interiora d’agnello o di capretto, sale, pepe.
Si mette la coratella d’agnello o di capretto al forno sino
a mezza cottura. Intanto si puliscono le budelline conser-
vando anche “sa nappa” (reticella). Tolte dal forno, si ta-
gliano le coratelle in pezzi regolari e s’infilano in uno
spiedo sottile alternandole con pezzetti di grasso e fettine
di pane appena abbrustolito. Infilata la coratella, si ag-
giusta di sale e di pepe, si ricopre con la reticella e la si le-
ga allo spiedo intrecciandovi intorno le budelline. Si ar-
rostisce nel caminetto o all’aperto con fuoco di legna. 

Nuraghi d’autore
Nelle foto a sinistra: scorci
del villaggio Su Nuraxi, vicino
a Barumini, considerato
una delle più insigni espressioni
architettoniche della civiltà
megalitica protosarda. Il complesso
rientrava in un sistema
abitativo-difensivo d’importante
valore strettamente connesso
con gli altri nuraghi e villaggi
della Giara di Gesturi.
In alto: la facciata della chiesa
di San Pietro, che sorge
al centro del borgo di Villamar.
Di stile romanico, risale
alla seconda metà del Duecento;
in origine era a navata
unica; poi ne venne accostata
un’altra, più piccola,
da architetti spagnoli ricalcando
modelli d’ispirazione araba.

100 101
Dove, come, quando

Capoluogo non per niente


Una sola difficoltà per chi voglia o debba
soggiornare a Cagliari: l’imbarazzo della scelta
agliari è il capoluogo della 100/300 mila lire, doppia 200/560 mila.

C
Sardegna e della provincia Iglesias: Pan di Zucchero (0781.47114)
omonima. È servita da un ef- propone la singola a 45/63 mila lire e la
ficiente e moderno aeropor- doppia a 70/84 mila; ad Artu (0781.
to, quello di Elmas, a dieci 22492) la singola costa 75/95 mila e la
minuti dalla città. Mentre il doppia 125/145 mila.
porto commerciale si trova Sant’Antioco: Maladroxia, in località
proprio di fronte alle maggiori vie del omonima (0781.817012); i prezzi vanno
centro storico, sull’antico quartiere della dalle 75 alle 115 mila lire per la singola
Marina. Ospitalità per tutte le esigenze. fino alle 140 mila lire per la doppia.
Carloforte (isola di San Pietro): Hotel
ALBERGHI Hieracon (0781.854028), singola 55/80
Cagliari: al Caesar’s Hotel (070.340750) mila lire e doppia 130/140 mila; Galman,
i prezzi vanno dalle 150 alle 180 mila lire in località Bellavista (0781.852088) dove L’Aquarium, nel Centro Le Moresche,
a Maracalagonis, tempio della cucina sarda.
per la singola e dalle 180 alle 250 mila la singola costa 83/114 mila lire e la
per la doppia; Mediterraneo (070.301271): doppia 120/180 mila; La Valle, in loca- loggi estivi a 93/108 mila lire per la sin-
lità Commende (071. gola e 178/202 mila per la doppia.
857001), che offre la Villasimius: Cala Caterina (070.797410),
singola a 110/130 mila presso l’omonima località, offre la singo-
lire e la doppia da 130 la con mezza pensione a 340/400 mila li-
a 190 mila. re e la doppia a 580/700 mila; Stella Ma-
Pula: Is Molas golf ris, a Campulongu (070.797100), propo-
hotel nella località ne la singola con mezza pensione a
che gli dà il nome 240/295 mila lire e la doppia a 320/450
(070.9241006), i prezzi mila. Immersi in un paradiso terrestre si
vanno dalle 155/195 può pernottare anche al Capo Boi, nell’o-
mila lire per la singola monima località, in via Cagliari

Antonio Saba

Antonio Saba
alle 230/310 mila per (070.798815), dove la singola con pensio-
la doppia; affacciato ne completa costa 280/450 mila lire e la
Da sinistra: l’ingresso alla Cittadella dei Musei, a Cagliari, sull’incantevole baia doppia 250/680 mila; Tanka, in località
e, ancora nel capoluogo, un angolo dell’Orto Botanico. di Nora in località Su Ripresa d’alto delle Thermae del Parco,
la singola 157/218 mila lire, la doppia Guventeddu il Baia di Nora (070. una delle strutture del Forte Village, a Pula.
230/278 mila; panoramico e particolare 9245557) offre la singola con mezza pen-
il Calamosca sul mare (070.371628): la sin- sione a 210/300 mila lire e la doppia a
gola costa 90/110 mila lire, la doppia 410/540 mila. A Pula-Santa Margherita
120/140 mila. Altre possibilità per un al- si può scegliere tra il Flamingo
loggio confortevole al Panorama (070.9208361) – singola 150/180 mila lire
(070.307691), dove si può spendere per e doppia 230/300 mila –, Le Dune
la singola 120/200 mila lire e per la dop- (070.92171) – dove il prezzo della singola
pia 180/240 mila; al Regina Margherita è di 995 mila lire e quello della doppia
(070.670342), che offre la singola a 215 un milione 730 mila –, e il Forte Village
mila lire e la doppia a 275 mila. (070.92171), dove la singola costa
Domus de Maria: Grand Hotel Chia La- 475/578 mila lire e la doppia 690/896
guna, località Chia (070.92391): singola mila lire. L’Abamar (070.921555) offre al-

102
Dove, come, quando

conto medio di 50/60 mila lire, da sardo di antropologia ed etnografia in via


Crackers in corso Vittorio Emanuele 195 Porcell 2 (070.659294), aperto ogni matti-
(070.653912) per 40/45 mila lire; Italia in na tranne i festivi; Galleria Comunale
via Sardegna 30 (070.657987) per un d’arte in viale Regina Elena (070.490727)
prezzo di circa 50 mila lire. Pesce fre- aperta 9-13 e 17-21, tranne il lunedì.
schissimo e crostacei Da Lillicu in via Pula: Museo archeologico in corso Vitto-
Sardegna 78 (070.652970) e al Quattro rio Emanuele 67 (070.9209610), aperto
Mori, in via Angioy 93 (070.650269), con tutti i giorni dalle 9 alle 19 e Centro di
un conto di circa 50 mila lire. Specialità Educazione Ambientale Laguna di Nora
della cucina mediterranea all’Arissa, in presso la località omonima, aperto tutti i
via Eleonora d’Arborea 29 (070.658416), giorni tranne il lunedì con orari dalle
dove si spendono 40 mila lire. 10.30 alle 12 e dalle 17 alle 18.30.
Pula: Su Gunventeddu, vicino alle rovine Sant’Antioco: Mostra archeologica di
di Nora (070.9209092); Piatto d’Oro, via Sant’Antioco, via Regina Margherita 113
Lamarmora 9 (070.9208150); Bacchixeddu, (0781/800596), aperta tutti i giorni, e da
In alto, da sinistra: lo Stella Maris, e il Tanka
Village, sulla costa di Villasimius. statale 195 al km 33,300 (070.9209653) giugno a settembre con orari 9-13 e 15.30-
Sopra: una camera del nuovissimo Timi spendendo dalle 40 alle 60 mila lire. 19; Museo Agropastorale del Sulcis, via Ne-
Ama, a Villasimius in località Notteri. Carloforte: Da Nicolò, in via Cavour 32 cropoli 6 (0781.800596), aperto tutti i gior-
(0781.854048); Tonno di Corsa, in via Mar- ni dalle 9 alle 13 e
Tanca Elmas (070.7951), dove un mono- coni 47 (0781.855106), dove il conto è at- dalle 15.30 alle 18.
locale con due letti costa dalle 193 alle torno alle 60 mila lire. Iglesias: Museo
292 mila lire e un bilocale con quattro Portoscuso: a La Ghinghetta, in via Ca- mineralogico, ubica-
letti dalle 350 alle 466 mila lire. Da que- vour 26 (0781.508143), si spendono circa to in via Roma 45
st’estate è inoltre possibile usufruire dei 70 mila lire. (0781.22304), aper-
servizi offerti dal Timi Ama Resort, in lo- Villasimius: Miraggio, località Campus, to ogni mattina e il
calità Notteri, che viene riaperto dopo la sull’omonima spiaggia (070.798021) con pomeriggio con
ristrutturazione completata dal gruppo circa 40 mila lire. preavviso.
Mazzella. Maracalagonis: Acquarium, al Centro Sanluri: Museo ri-
Muravera: Hotel Free Beach, Costa Rei Le Moresche (070.786012), prezzo intor- sorgimentale E.F. Du-
(070.991041), singola 165/240 mila lire e no alle 45 mila lire. ca d’Aosta ospitato
doppia 175/285 mila. Santadi: specialità isolane al Maurita- nel castello di Eleo-
Castiadas: Hotel Sant’Elmo, in località nia, in via Veneto 11 (0781.955455), 40 mi- nora d’Arborea (070.
Sant’Elmo (070/995161), singola 110/495 la lire il conto medio. 9307105), aperto
mila lire e doppia 200/795 mila. Villanovaforru: piatti tipici sardi alle martedì, mercoledì
Sardara: Hotel Terme di Sardara, in loca- Colline, località Sa Sedda (070.9300123), il e giovedì 17-20. La sala da pranzo
lità Santa Maria (070.9387200), dove una conto raramente supera le 40 mila lire. Campuomu, nei della Ghinghetta,
notte di “benessere” tra la natura silen- dintorni di Sinnai: raccolto e raffinato
locale di Portoscuso.
ziosa costa 50/100 mila lire per la singo- MUSEI Museo del cervo sar-
la e 75/140 mila per la doppia. Cagliari: alla Cittadella dei Musei in do nella caserma forestale Umberto Noci
piazza Arsenale, Museo (070.27991), aperto tutti i giorni 8-12 e 13-16.
RISTORANTI Al Tonno di Corsa, a Carloforte, archeologico nazionale
si gusta la cucina tabarchina.
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104 105
Il grandioso panorama di Bosa,
una delle più caratteristiche città storiche
dell’isola, già centro nuragico,
poi fenicio-punico e infine dominio romano.
È attraversata dal Temo, unico fiume
navigabile della Sardegna. In secondo piano,
nella foto, spicca il castello dei Malaspina,
nuovi signori del luogo fin dal XII secolo.
Diedero notevole impulso alla città, prima
del periodo aragonese, quando Bosa ottenne
grandi privilegi come libero Comune.

Nuoro e la sua provincia

NON SOLO PASTORI


Secondo l’immaginario collettivo, il “cuore della Sardegna”sarebbe abitato
da uomini e donne perennemente chiusi nei loro costumi; al contrario, è un territorio
vasto ed eterogeneo, dove un’antica cultura si mischia con i segni della modernità
DI VITO BIOLCHINI - FOTOGRAFIE DI GIANMARIO MARRAS
Cartina di Mario Russo

Q uattro percorsi per la provincia più misteriosa


dell’isola. Per tutti è il “cuore di Sardegna”,
dai tratti duri e contrastanti, montagne inac-
cessibili e foreste mai toccate dall’uomo, ma
attenti alle facili semplificazioni: assieme a una cultura
tradizionale capace di dare un ritmo antico alla quotidia-
nità delle comunità dell’interno, la provincia di Nuoro
raccoglie un territorio vasto (poco meno di settemila chi-
lometri quadrati) ed eterogeneo, dove i segni della mo-
dernità si colgono con sempre maggiore frequenza, si mi-
schiano e si fondono (se non quando entrano in conflitto),
e creano una realtà ben diversa da quella presente nel-
l’immaginario collettivo, abitata esclusivamente da pa-
stori o donne chiuse nel loro perenne costume nero.

Bosa e il suo porto fluviale


Barche e barconi da pesca sono attraccati nelle vicinanze
del ponte Nazionale, lungo il fiume Temo, a Bosa.
Un tempo, l’economia della città si basava sui floridi traffici
commerciali, collegati con la presenza del fiume
e del porto, specie sulle rotte verso la Spagna nel periodo
della dominazione aragonese; a testimonianza
rimangono gli interessanti edifici abbandonati, sulla sinistra
del Temo, Sas Conzas (le concerie), oggi motivo
di curioso interesse turistico, insieme con le barche di legno
dei pescatori bosani, vivacemente dipinte e ormeggiate
sulla banchina di questo porto fluviale, unico in Sardegna.

110 111
Centro di potere Fra pittoresche
dei Malaspina rampe e viuzze
Il castello dei Malaspina, Piccole piazze, viuzze,
o di Serravalle, a Bosa, portici e slarghi, collegati
nell’ultimo tratto della via da rampe e scalinate
del quartiere Sa Costa. del pittoresco quartiere
L’edificio è uno degli esempi Sa Costa, a Bosa,
di architettura civile con le sue case di tufo rosa
e militare del Medioevo sardo o verdastro, spesso
tra i più interessanti. con decorazioni aragonesi.

112 113
Nuoro, ad esempio, non è più la città di Grazia Deled-
da, ma un centro dinamico dove ha sempre maggiore im-
portanza il settore terziario, polo di attrazione di un’am-
pia economia che gravita intorno alla capitale della Bar-
bagia. Un capoluogo la cui importanza per l’isola non è
certo ben rappresentata dalla debole consistenza demo-

Il mondo della Deledda


Oggetti personali, ma anche
fotografie, pagine autografe,
prime edizioni di libri che
hanno fatto la storia della
letteratura mondiale. A
Nuoro la casa natale della
scrittrice Grazia Deledda è
diventata un museo. Inau-
gurato dal 1983 e gestito
dall’Istituto etnografico,
propone ai visitatori una
raccolta di testimonianze
sulla vincitrice Nobel nel 1926. In una delle stanze sa-
pientemente ripristinate spicca anche la riproduzione
del diploma di conferimento del premio, così come ri-
salta per l’importanza e la bellezza la cucina (rico-
struita secondo la descrizione fattane dalla stessa De-
ledda nel suo romanzo pubblicato postumo Cosima),
e il cortile, dalla misteriosa bellezza. Assieme alla casa
un altro luogo deleddiano per eccellenza è la chiesetta
della Solitudine (nella foto), lungo la strada che porta
al monte Ortobene, dove la scrittrice è sepolta. Assie-
me a Nuoro, anche Galtellì propone ai visitatori at-
mosfere e paesaggi tanto cari ai romanzi di Grazia
Deledda. In questo comune sta nascendo un parco let-
terario, per conservare e preservare i luoghi dove la
Nella foto grande qui sopra: la facciata della chiesa di San Pietro,
Venne chiamato Anselmo da Como per onorare due volte la cattedrale di Bosa, attribuita ad Anselmo da Como,
scrittrice ha ambientato numerose vicende, oggi care a
lettori di tutto il mondo. 
che costruì anche la chiesetta di Zuri pure dedicata a San Pietro.
San Pietro in stile lombardo-romanico In alto a destra: particolare del rilievo in calcare sull’architrave.

114 115
Dal corpo centrale
alla navata nord la storia
di un secolo e mezzo
Vista d’insieme della chiesa di San Pietro,
che sorge a due chilometri da Bosa
risalendo la sponda sinistra del fiume Temo.
È raggiungibile anche in barca.
La sua vicenda costruttiva si articola in tre
momenti diversi: il corpo centrale,
d’impianto romanico-lombardo, venne eretto
tra il 1062 e il 1073; poi fu la volta
dell’abside con le due campate contigue,
di quattro campate verso la facciata,
del campanile e di una parte dei muri laterali,
costruiti nel secondo decennio
del XII secolo; gli ultimi dieci anni del ’200
videro la nascita del prospetto,
di parte della fiancata sinistra, di due sottarchi
della navata nord, edificati in forme
gotico-francesi importate dai Cistercensi,
titolari a Bosa di due monasteri.

grafica (appena trentacinquemila abitanti) ma dall’ap- ri di San Pietro o di Seuna. Della scrittrice Premio Nobel (dove si staglia la statua del Redentore, epicentro della San Pietro, il più caratteristico della città.
porto di intelligenze e professionalità che questa città ha nel 1926 si può visitare la casa museo, che sorge nei pres- grande festa tradizionale del mese di agosto), la straordi- Baricentrica rispetto ad un territorio vastissimo, Nuoro
garantito per lungo tempo. Una città letteraria: Grazia si della piazza dedicata al poeta Sebastiano Satta. Anche naria ricchezza del Museo etnografico, l’appartata bel- è il punto di partenza obbligato per chi voglia conoscere i
Deledda, Sebastiano Satta e Salvatore Satta sono i nomi qui una casa natale attende di essere trasformata in mu- lezza della chiesa della Solitudine, estrema dimora della centri più importanti della provincia. Guardando a ovest,
che meglio hanno raccontato le strade strette dei quartie- seo. Ma Nuoro è anche la bellezza del monte Ortobene Deledda, e ancora le case basse e antiche del quartiere di meritano una visita Macomer e Bosa. È questa una zona

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La vita di San Giovanni Battista raccontata per immagini Uno scorcio del maestoso interno della parrocchiale intitolata a San Giovanni Battista che sorge a Siniscola, il centro maggiore
della Baronia omonima (o di Posada). Costituito da tre navate, è interamente rivestito di affreschi; quelli che illustrano
sulla volta della chiesa di Siniscola a lui dedicata episodi della vita del Battista si trovano sulla volta della cupola. Vennero eseguiti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
ricca di nuraghi, che spuntano come sentinelle ad ogni florido, capace di sfruttare la sua posizione di crocevia
tornante. Sull’altopiano di Campeda, sorge il nuraghe tra Cagliari, Sassari e Nuoro. Nel Cinquecento prende
Santa Barbara, risalente al X secolo avanti Cristo. È uno forma la chiesa di San Pantaleo, uno dei più importanti
dei più belli della Sardegna e regala uno straordinario esempi di stile gotico-aragonese, dominante in Sardegna
panorama sulla città e la piana di Abbasanta. Costruita nel 1500, ancora ben conservata nel suo campanile e nel-
su un ciglione basaltico, Macomer racconta il suo antico le cappelle nobiliari.
passato preistorico, ma anche lo sviluppo di un centro Un passato di fasti che esplode a Bosa, tra i centri più

Spazio agli artisti sardi


Da poco più di un anno è stato inaugurato il Museo
d’arte di Nuoro (Man). Sistemato in un palazzo otto-
centesco nel centro storico della città, fra corso Gari-
baldi e piazza Sebastiano Satta (telefono
0784.25.21.10), il museo dispone di due sale al primo
e al secondo piano, in cui sono ospitate collezioni di
arte sarda del ’900, da un olio di Ballero datato 1908
sino a creazioni risalenti agli anni Settanta. Inoltre,
una sala ubicata al terzo piano è destinata a mostre.
In totale, lo spazio espositivo annovera seicento me-
tri quadrati. Un occhio di riguardo verrà riservato
ad artisti italiani e internazionali con particolare at-
tenzione al territorio. La collezione vanta prestigiose
opere di artisti del calibro di Biasi, Floris, Ciusa,
Ciusa Romagna, Manca, Nivola e molti altri. Nel-
l’ambito delle attività del Museo Man sono previste
attività di ricerca storico-artistiche, con scambi di
collezioni con altri musei nazionali, con esposizioni
di architettura, grafica e video-art, senza trascura-
re incontri periodici con il pubblico su tematiche ri-
guardanti le diverse espressioni artistiche. Ingres-
so, a pagamento, dal martedì alla domenica dalle 10
alle 13, dalle 16 alle 20. 

Il suo cuore antico


Pagina precedente: un altro scorcio
della parrocchiale di Siniscola.
Sopra: uno dei motivi architettonici
gotico-aragonesi in trachite
che ancora sopravvivono soprattutto
su portali e finestre del rione
storico di Santa Croce, e che furono
eseguiti da maestranze locali.
Nucleo di antica data, Santa Croce
sorse nel Medioevo attorno
a un maniero che fu distrutto nel 1478.
Qui a sinistra: il campanile
della chiesa di San Pantaleo, innalzato
nel 1574 dall’architetto
Michele Puig, nativo di Bolotana,
paese in provincia di Nuoro.
La chiesa si trova nel rione Santa Croce,
ed è caratterizzata anch’essa
da forme gotico-aragonesi realizzate
in pietra trachitica rossa.

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caratteristici dell’isola. Merito anche del fiume Temo
(l’unico navigabile in Sardegna) che qui raggiunge il ma-
re e regala prospettive inusuali a un panorama di grandi
suggestioni. Sul centro storico dell’antica Calmedia, in-
combe infatti il castello di Serravalle (o di Malaspina), la
cui edificazione ha avuto inizio nel 1112. La rocca è ben
conservata e presenta sul lato nord una torre innalzata
nel ’300 sul modello di quelle cagliaritane, così come, al-
l’interno della cinta, merita una visita la chiesa di Nostra
Signora di Regnos Altos, caratteristica per i suoi affreschi
quattrocenteschi. Visitare Bosa significa anche perdersi
nel suo centro storico, ben conservato nel quartiere Sa
Costa, con rampe e scalinate, slarghi e piazzette. Il mare
fa da sfondo ad ogni panorama, incantevole come il tra-
monto e la bellezza della chiesa di San Pietro, fondata nel
1062 e arricchita nel periodo romanico da una facciata di-
visa da tre arconi a sesto acuto, con tre rosoni e l’architra-
ve del portale principale scolpito. Una tappa immancabi-
le prima di raggiungere la spiaggia di Bosa Marina e visi-
tare la torre spagnola che si erge sull’isola Rossa.
Da un estremo all’altro, dalla costa occidentale a quel-
la orientale. Un itinerario che parte da Siniscola, capita-
le della Baronia e centro turistico in forte espansione.
La bellezza delle spiagge impone una visita anche fuori
stagione: La Caletta è tappa obbligata, così come il lito-
rale di Mar’e Flumene dove spicca la torre secentesca
di Santa Maria, costruita con mattoni e pietra basaltica
scura. Spingendosi ancora più a sud di Capo Comino, il
territorio di Siniscola offre spiagge deserte e suggesti-
ve; come quella di Bèrchida, magnifica nella sua solitu-
dine e arricchita dallo spettacolo offerto da un sistema
di stagni. Risalendo la costa verso nord, risalta il profilo
inconfondibile di Posada, dominato dal castello della
Fava. Assieme alle mura esterne, è ben conservata la
torre (alta venti metri) che racconta il passato antico di
questo paese, capitale nel XII secolo del giudicato di
Gallura. Anche il centro storico merita una visita, con le
sue case più antiche spesso costruite direttamente nel
roccione, a precipizio sulla pianura.
In un itinerario dedicato alla Baronia, non può mancare

Le dune d’Oriente
albergano a Silita
La spiaggia di Silita a Capo Comino,
dove albergano le uniche vere
dune sabbiose di tutta la costa est.
Colonizzate da bellissimi
ginepri fenici e altre piante pioniere
erbacee ed arbustive, offrono
un incantevole colpo d’occhio, reso
ancor più marcato dal contrasto
fornito dal rosso del granito porfirico
dell’isola Ruia, che affiora
dal blu del mare a pochi metri dalla riva.

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Qui c’era forse un insediamento romano
La torre quadrata del castello della Fava vigila sull’abitato antico di Posada, arroccato a scaglioni tra stretti vicoli sulle pendici calcaree
dello sperone che s’alza isolato per 94 metri al centro di una vasta piana litoranea dovuta alle alluvioni del rio Posada.
Dalla torre principale, alta venti metri, si può ammirare uno stupendo panorama che abbraccia tutta la vallata e il monte Albo,
e si spinge a est fino al mare, raggiungendo La Caletta e Santa Lucia. Secondo ipotesi non documentate, il primitivo
insediamento potrebbe essere ricollegato alla romana Feronia, centro agricolo e commerciale sulla strada litoranea Karalis-Olbia.
La caduta del baluardo che pareva inespugnabile segnò la fine del borgo
Ancora la torre del castello della Fava, che insieme a cospicui tratti delle cortine murarie e a ruderi del maschio,
è quanto rimane del maniero edificato nel XII secolo. Appartenuto al giudicato di Gallura, di cui Posada fu capitale per un certo
periodo, passò quindi, con alterne vicende, al giudicato di Arborea. Quando, nel 1323, gli Aragonesi invasero
la Sardegna, fu un ottimo baluardo di difesa, data la sua posizione dominante e pressoché inespugnabile, solidamente ancorato
com’è alla rupe a precipizio sul quale poggia. Nel 1388 fu acquistato dal re d’Aragona insieme con altre terre
circostanti, e costituito in baronia con vasta giurisdizione feudale. La decadenza del castello, dovuta alle frequenti incursioni
barbaresche, trascinò con sé anche la vita del borgo, favorendo l’ascesa del vicino paese di Siniscola.
Giochi scenografici
In queste pagine: immagini di Posada.
Nella foto grande: la parrocchiale
di Sant’Antonio Abate, che fu fondata
nel 1324 e ricostruita nel Seicento.
Qui a sinistra e in basso: due scorci
del centro storico, dove restano
soltanto alcune delle più antiche case
edificate nello sperone roccioso.
Il bianco solare della calce, l’austerità
della pietra, il gioco di scalinate,
vicoli e archi che lo percorrono, rendono
il paese altamente scenografico.

la capitale storica di questa sub regione isolana: Orosei.


Già importante centro romano col nome di Fanum Cari-
sii, nel ’400 conobbe un periodo di floridezza, prima di
tornare nell’ombra a causa delle scorrerie barbaresche.
Di sicura attrazione ad Orosei sono le chiese: la parroc-
chiale di San Giacomo Maggiore, edificata tra il Sei e il
Settecento, con una facciata di grande impatto scenogra-
fico, e la chiesa di Sant’Antonio Abate, circondata da
cumbessias (le caratteristiche case basse costruite per ac-
cogliere i fedeli durante le lunghe feste tradizionali) e
protetta da una torre di probabile origine pisana. Storia
ma anche natura: fuori del paese la spiaggia di Osalla,
lunga circa cinque chilometri, regala al visitatore mo-
menti di tranquillità anche nei mesi più caldi dell’assalto
turistico. È ormai invece una delle attrazioni più impor-
tanti dell’isola il paese di
Dorgali col suo sbocco a mare
di Cala Gonone. Il centro abi-
tato è molto caratteristico e
offre una vasta varietà di pro-
dotti tradizionali: dai vini ai
tappeti, dalle ceramiche alle
filigrane. L’entroterra si ca-
ratterizza per la forte presen-
za di aree archeologiche, tra
cui si segnala il famoso vil-
laggio nuragico di Serra Or-
rios. Ma è soprattutto per il
mare che questa zona dell’i-

129
Nei suoi monumenti si legge il ruolo civile e religioso di Orosei
Sopra: ancora due scorci di Orosei, capoluogo della Baronia omonima. La città conserva numerose architetture civili e religiose
che attestano l’importante ruolo amministrativo e commerciale svolto nel corso dei secoli. Da sinistra: il campanile
di San Giacomo Maggiore, sorto tra ’600 e ’700, e la torre di Sant’Antonio, forse pisana, nel cortile della chiesa di Sant’Antonio Abate.

Carnevale in maschera
Ogni paese ha il suo santo, e il suo santo la sua festa. Ma se
volete vedere tutte assieme le tradizioni di questa provincia
l’occasione migliore è quella della festa del Redentore, in
programma a Nuoro l’ultima settimana di agosto. Migliaia
di fedeli in costume caratteristico sfilano dalla città fino alla
sommità del monte Ortobene dove spicca la gigantesca sta-
tua del Cristo in croce, realizzata nel 1900. Altro appunta-
mento da non perdere è quello con il Carnevale, che nei cen-
Confraternita sempre attiva tri della provincia celebra riti unici. Il mistero delle origini
La chiesa delle Anime, a Orosei, fondata
durante il Settecento dall’omonima confraternita. della civiltà agropastorale si riflette nelle maschere lignee
Quest’ultima, di origine antichissima, dei mamuthones di Mamoiada (nelle foto), accompagnati
è ancora molto attiva, e nella caratteristica tonaca nella loro sfilata dagli Issoccadores. Ma anche altri paesi recentemente propongono ai visitatori le loro maschere caratte-
rossa e bianca i confratelli sono sempre presenti
nelle feste e nei riti religiosi che si tengono in città, ristiche: Ottana, Orotelli, Gavoi e Fonni. Dal Carnevale si passa alla Quaresima e ai riti della Settimana Santa, notevo-
insieme con la confraternita del Rosario. li per importanza e bellezza a Oliena e Bosa. Importanti anche le nuove feste legate ai prodotti tipici del territorio (come
la sagra delle castagne ad Aritzo), o di richiamo turistico come il palio di Fonni nel mese di agosto. 

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Cala Luna: un indimenticabile paesaggio fra stagni e oleandri Le settanta costruzioni
Conosciutissima e fotografata da eserciti di appassionati, la spiaggia di Cala Luna, con il suo vasto arenile, rivela
una scenografia di indescrivibile bellezza. Si estende per oltre ottocento metri, con un fitto bosco di oleandri che in luglio
ed agosto si specchiano nello stagno dietro le dune. Sul versante nord della spiaggia si aprono sei caverne,
del villaggio nuragico
dove l’acqua scorre durante le alluvioni. Le sovrasta un alto colle di scura lava basaltica, il Fruncu Nieddu, ultimo esempio A sinistra: un angolo del Golfo di Orosei,
di fenomeni vulcanici come si possono ritrovare solo verso l’entroterra, nel cuore del Supramonte di Baunei. cui è riconosciuto il titolo di Riserva naturale
a difesa dei rari esemplari di foca monaca.
Sotto: resti del villaggio nuragico di Serra Orrios,
nei dintorni di Dorgali fra cespugli e oliveti.
Si compone di settanta costruzioni che avevano
un pozzo in comune. Sono considerati
di grande interesse storico due tempietti a megaron:
uno conserva solo resti delle fondamenta,
e si trova all’esterno del villaggio, il secondo
è invece in ottimo stato conservativo,

Antonio Saba
come l’architrave posto all’ingresso e, all’interno,
il “sedile” nella sua posizione originale.
In basso: chiesetta sullo sfondo del Supramonte.

sola conosce anno dopo anno un sempre maggiore gradi-


mento. Cala Gonone è un biglietto da visita eccezionale.
Da non perdere le escursioni via mare, non solo alla grot-
ta del Bue Marino, ma anche alla spiaggia di Cala Luna,
ritenuta la più bella del Mediterraneo, per la presenza di
sei enormi grotte che si aprono sull’arenile e per il bosco
di oleandri che costeggia lo stagno, parallelo al mare. Nel
territorio di Dorgali ricade in gran parte anche l’ormai fa-
mosissimo villaggio nuragico di Tiscali. Il sito sconfina
anche nel territorio di Oliena, ultima tappa di questo iti-
nerario nella provincia di Nuoro. Il paese alle falde del
Supramonte offre ai suoi visitatori escursioni naturalisti-
che di incomparabile bellezza. Dalle fonti carsiche di Su

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Da carcere a museo
Una collezione di teatri
in miniatura: ecco un’oc-
casione insolita da co-
gliere al volo a Orosei,
dove nell’antico edificio
una volta adibito a car-
cere è allestito il Museo
Guiso, inaugurato all’i-
nizio del 2000. Nei tre piani di questo palazzo signorile
(nella foto) ristrutturato dagli architetti Vittorio Gre-
gotti, Cosimo Loddo e Nicolò Melis, trovano collocazio-
ne anche marionette e scenari teatrali, mobili di eccelsa Aspro e incantevole Supramonte
fattura, libri rari e di pregio artistico, pezzi d’artigiana- Sopra: tra la ricca vegetazione e altipiani di roccia basaltica
to unici e raffinati, donati al Comune dal notaio Gio- si snoda il fiume Cedrino, che sbocca sul mare a nord di Orosei.
vanni Guiso. Mosso dalla inarrestabile passione del In basso: il massiccio di Supramonte di Oliena, non sempre
di agevole percorribilità in un ambiente selvaggio ma incantevole.
collezionista, Guiso ha raccolto pure abiti e costumi, fir-
mati da Dior, Versace, Curiel, Schubert e Valentino, ed
una selezione di opere realizzate dai protagonisti della Gologone alla valle di Lanaittu fino al monte Corrasi, la
Scuola Romana, artisti come Raphael, Scipione o Ma- natura offre visioni da assaporare sempre con l’aiuto del-
fai. E poi altre testimonianze del Novecento, con le le esperte guide locali.
creazioni di Severini, Capogrossi, Guttuso, Levi, Mac- L’Ogliastra: ovvero dal mare alla montagna in un batter
cari, Cagli, Papi, Purificato, assieme al Miracolo di d’occhio. Lo scenario costiero è tra quelli più conosciuti:
Elia dipinto nel Seicento da Raffaello Vanni, allievo di le rocce rosse di Arbatax, mastodontici ammassi di grani-
Pietro da Cortona, a una Natività cinquecentesca, a un ti porfirici che salutano ogni anno migliaia di visitatori al
ritratto di Alberto Moravia dovuto alla mano di Pier loro sbarco nell’isola. Il piccolo borgo si è sviluppato nel
Paolo Pasolini. Nei suoi primi mesi di attività, il Museo XVII secolo intorno alla torre spagnola, ed oggi è sede di
Guiso ha già richiamato numerosi visitatori, attratti un importante distretto industriale. Arbatax è una frazio-
dalla singolarità di tali collezioni, capaci di proporre un ne del comune di Tortolì, centro più dinamico di questa
tragitto originale tra epoche, soggetti e stili diversi.  parte dell’isola, dove l’industria delle vacanze è in forte
espansione. Merito del mare e delle spiagge, come quel-

Le Rocce Rosse di Arbatax, giganteschi massi sul mare


le di San Giuliano, Orrì e Cea, tra le poche ancora rispar- Lungo la zona costiera di Arbatax sono motivo
miate dall’invasione incontrollata di visitatori nei mesi di curioso interesse turistico le famose Rocce Rosse.
Si trovano nelle vicinanze del porto, dove fanno
più caldi dell’estate. scalo le navi traghetto per Genova e Civitavecchia.
Pochi chilometri e lo scenario cambia completamente. Si tratta di giganteschi massi di graniti porfirici
in una straordinaria posizione panoramica. Arbatax,
Siamo a Lanusei, capitale storica dell’Ogliastra. A quasi alla base di Capo Bellavista, è oggi un centro
seicento metri d’altitudine, la cittadina sorge su un ripi- in espansione, lungo la strada con Tortolì e conserva
do colle aperto sulle pianure costiere e sul mare. La cat- una torre spagnola del ’600. Aperto a nord,
il paese offre una splendida vista verso Lotzorai
tedrale di Santa Maria Maddalena, presenta le semplici fino al bastione calcareo di Baunei; a sud,
ma gradevoli forme in voga nei primi del Novecento. altre località marine con belle spiagge e resti spagnoli.

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Gli affascinanti
misteriosi menhir
Qui a sinistra: una singolare successione
di menhir, pietre allungate infisse
verticalmente, non lontano da Tortolì.
Monumenti preistorici comuni
nell’Europa occidentale e nell’Africa
settentrionale, vengono fatti
risalire all’età del rame e del bronzo.
Sotto, da sinistra: torre spagnola
di Barì, sul promontorio che domina
Barisardo; e caratteristico
paesaggio montano dell’Ogliastra vicino
a Lanusei, punto di partenza
per piacevoli escursioni panoramiche
verso il mare e su tutta l’Ogliastra.

Lanusei è inoltre un buon punto di partenza per chi


volesse affrontare percorsi di trekking. Particolar-
mente interessanti, partendo da Lanusei e inoltran-
dosi verso il confine occidentale della provincia nuo-
rese, saranno i paesi di Sadali (stupenda cascata di
San Valentino e grotte “de Is Janas”) e di Serri (note-
voli resti archeologici). Se invece ad attirarvi è sem-
pre il mare, l’ultima tappa di questo itinerario oglia-
strino non può che essere Barisardo. Il paese ha in-
trapreso decisamente la strada dello sviluppo turi- tra le montagne ricche di boschi e sorgenti, si scopre l’e-
stico, sfruttando le potenzialità della marina di Barì. mozione antica della Sardegna. A dominare il paesaggio
La spiaggia, dominata dalla torre secentesca, offre è il profilo del Gennargentu e di Punta La Marmora, con i
una serie di servizi qualificati per chi voglia vivere suoi 1.834 metri la vetta più alta dell’isola. Alle falde del
senza problemi una rilassante giornata all’insegna massiccio sorge Fonni, capitale della Barbagia di Ollolai
del sole e del divertimento. ma anche centro turistico di sempre maggiore attrazione
In Sardegna il mare non è tutto, ma solo l’ultima at- sciistica. Un’escursione al monte Spada o al Bruncu Spi-
trazione proposta al mercato dall’industria delle va- na garantisce un panorama mozzafiato: nei giorni di
canze. La provincia di Nuoro stupisce invece per la maggiore visibilità non è difficile ammirare la piana del
sua varietà di paesaggi, colori e tradizioni. Solo qui, Campidano e le coste orientali, occidentali e meridionali

136 137
dell’isola. Da Fonni l’itinerario può volgere a nord, verso Gennargentu, la cui istituzione è contrastata da anni da
Mamoiada. Anche se non è carnevale, in ogni periodo alcune comunità che chiedono un maggiore coinvolgi-
dell’anno si avverte la forza magnetica dei mamuthones, mento nella gestione dell’area.
le maschere lignee protagoniste conosciute ormai in tutto Tradizioni e natura sono anche le attrattive di Tonara,
il mondo. La loro è una sfilata la cui origine si perde nel- uno dei centri più attivi di tutto il Nuorese sul fronte tu-
la notte dei tempi, rappresentazione della civiltà pasto- ristico. Qui si celebra il torrone, prodotto caratteristico
rale e appuntamento immancabile per chi voglia avvici- del paese e fonte economica di primaria importanza. La
narsi alla Sardegna più tradizionale. Altra tappa obbliga- castagna è invece il simbolo di Aritzo, prima località del-
ta è quella di Orgosolo. Famoso per i suoi murales e cen- la provincia ad essere “scoperta” in chiave turistica e ri-
tro di lotte sociali negli anni ’60 e ’70, il paese oggi offre nomata per il suo clima. Ma anche altri paesi ora guarda-
le sue bellezze naturali, come il Supramonte. Qui, in no ad una nuova forma di sviluppo. A Desulo da anni si
questo grande altipiano calcareo che si estende quasi fi- svolge la rassegna “La montagna produce”: un modo per
no al mare, abitato da mufloni e cinghiali, resiste una im- aprirsi alla modernità, lasciando intatte le tradizioni che
mensa foresta di lecci secolari, l’unica in Italia mai sotto- fanno di questa zona il cuore antico della Sardegna. 
posta al taglio. È questo il cuore del futuro parco del Vito Biolchini

I murales politici di Orgosolo


Sopra: un aspetto della Marina di Barì, facilmente raggiungibile
e molto frequentata per la sua costa incontaminata.
Sotto e a destra: fra le caratteristiche stradine del centro storico
di Orgosolo si possono ammirare i famosi murales
dipinti sulle antiche abitazioni dalla fine degli anni Sessanta,
in genere d’argomento sociale e politico, come quello
rappresentato nella fotografia; oppure, altrettanto apprezzate,
sono le linde case, intonacate di tenui colori pastello,
con le loro porte e finestre incastonate nel bianco della calce.

Massimo Ripani
138 139
Dove, come, quando

Da un mare all’altro
Qui c’è tutto quel che si può desiderare
per conoscere l’animo segreto dell’isola

(0784.95268) a due passi dalla cele-


bre grotta, singola 90/120 mila lire,
doppia 120/160 mila.
Orosei-Cala Liberotto: Cala Gine-
pro, nella località omonima (0784.
91047), singola 160/180 mila lire,
doppia 180/240 mila.
Barisardo: La Torre, in località Torre
di Barì (0782.28030), singola 115 mila
lire, doppia 150/340 mila.
Lago di Gusana: hotel omonimo
(0784.53000), singola 60/80 mila lire,
doppia 90/120 mila.
Oliena: hotel-ristorante Su Gologo-
ne, in località Su Gologone, da Nuoro
20 chilometri (0784.287512).
Tortolì: Victoria, via Monsignor
Virgilio (0782.623457), singola
La bella spiaggia del Villaggio Saraceno, in località San Gemiliano, presso Arbatax, 104/131 mila lire, doppia 148/178
dalle caratteristiche Rocce Rosse. Nel complesso alberghiero, tennis, piscina e giardino. mila; Il Giardino, via Umberto
(0782.623145), singola 89 mila lire,

N
uoro è il capoluogo stori- la; Paradiso, via Aosta (0784.35585), doppia 110 mila.
co della Barbagia e centro singola 90 mila lire, doppia 135 mila; Arbatax: La bitta, in località Porto
culturale di antiche tradi- Il Grillo, via Monsignor Melas Frailis (0782.667080, singola 120/160
zioni. La città è perfetta- (0784.38678), singola 88 mila lire, mila lire, doppia 170/250 mila; Vil-
mente collegata agli altri doppia 117 mila. laggio Saraceno, in località San Gemi-
capoluoghi sardi dalla co- Dorgali: Querceto (0784.96059), liano (0782.667318), singola 85/150
siddetta Trasversale, un’arteria a singola 85/95 mila lire, doppia mila lire, doppia 120/200 mila; Cala
quattro corsie che si dirama dalla 120/130 mila; Cedrino, in località Moresca, in località omonima
statale Carlo Felice all’altezza di Ab- Iriai (0784.94043), 130/150 mila lire (0784.667366), singola 130 mila lire,
basanta, poche centinaia di metri dal per singola e doppia. doppia 174 mila.
nuraghe Losa, il più grande dell’isola. Cala Gonone: Costa Dorada, via Siniscola: L’ancora, via Sauro
Non c’è l’aeroporto: lo scalo aereo più Lungomare (0784.93333), singola (0784.810172), singola 70 mila lire,
vicino è quello di Olbia-Costa Smeral- 110/200 mila lire, doppia 160/310 doppia 120 mila; Aragosta, via Ciusa
da, che si trova a circa un’ora d’auto. mila; La Plaia, via Collodi (0784. 810046), singola 90/120 mila
Sempre a Olbia e nel vicino Golfo (0784.93106), singola 65/90 mila lire, lire, doppia 130/190 lire; Sardinia,
Aranci si trovano i porti marittimi più doppia 100/120 mila; villaggio turi- via Milano (0784.810060), singola 60
accessibili al Nuorese. stico Palmasera, viale Bue Marino mila lire, doppia 80 mila.
(0784.93191), singola 100/140 mila li- Posada: Donatella, via Gramsci
ALBERGHI re, doppia 160/240 mila; Cala Luna, (0784.854521, singola 60/80 mila lire,
Nuoro: hotel Grazia Deledda, via via Lungomare (0784.93133), singola doppia80/100 mila.
Lamarmora (0784.31257), singola da 72 a 87 mila lire, doppia da 108 a Lanusei: Belvedere, corso Umberto
70/100 mila lire, doppia 100/140 mi- 113 mila; Ispinigoli, omonima località (0782.42184), singola 70/90 mila lire,

140 141
Dove, come, quando

doppia 90/130 mila. Il Museo etnografico


Macomer: Su Talleri, via Cavour Casa Marras a Galtellì.
(0785.71491), singola 60/70 mila lire, In una residenza
settecentesca sono stati
doppia 85/90 mila. ricostruiti tutti
Bosa: Mannu Hotel (0785.375306), gli ambienti della vita
e del lavoro tipici
singola 50/80 mila lire, doppia delle Baronie, tra cui
80/120 mila. il focolare, la stanza
Bosa Marina: Al Gabbiano, viale per tessere, l’officina
del fabbro ferraio,
Mediterraneo (0785.374123), singola il magazzino macine,
75/98 mila lire, doppia 99/135 mila la cantina con attrezzi
per vinificare, le stalle.

Gianmario Marras con il forno


lire; Turas, il località Turas
Sono esposti anche
(0785.359230), singola 70/90 mila li- arazzi, tappeti, monili,
re, doppia 85/110 mila. costumi , oggetti
dell’artigianato legati
a quel territorio.
RISTORANTI
Nuoro: Canne al vento, viale Repub-
blica 66 (0784.201762); Al rifugio, vicolo Baunei: Golgo, località Golgo, vicino Galtellì, via Garibaldi (0784.90472), se-
del Pozzo 4 (0784.232355), prezzo me- alla voragine delle Vergini (0782. de dell’associazione Pro Loco, da mag-
dio per un pasto 45 mila lire. 811828) 45/50 mila lire. gio a settembre 9-12 e 16-20.
Oliena: Su Gologone, omonima loca- Gavoi: Gusana dei fratelli Ladu Dorgali: Museo archeologico, via
lità, mediamente 50/60 mila lire. (0784.53000), prezzo 40 mila lire. Lamarmora (0784.06113), orario dalle
Orgosolo: Monti del Gennargentu Arbatax: Da Lenin, via San Gemilia- 9 alle 13 e dalle 15 alle 17.
(0784.402374), 35/45 mila lire. no 19 (0782.624422): 45/55 mila lire. Orani: museo Nivola, via Gonare 2
Lotzorai: L’isolotto, via (0784.730063), tutti i giorni tranne il
Ariosto 6 (0782.669431), lunedì dalle 9 alle13 dalle 16 alle 23.
prezzo intorno alle 50/60 Teti: Museo archeologico, via Roma
mila lire. (0784.68150), 9-13 e 15-18.
Aritzo: Collezione etnografica, via
MUSEI Marconi (0784.629223), ogni giorno
Nuoro: Museo della vi- dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle19.
ta e delle tradizioni po- Seui: Museo della civiltà contadi-
polari sarde, via Mereu na, pastorale artigianale, della mi-
56 (0784.35561), da giu- niera e dell’emigrante e carcere ba-
gno a settembre tutti i ronale, via Roma (0782.54611), visite
giorni con orario conti- su appuntamento.
nuato; Museo Deleddia- Lanusei: Museo diocesano dell’O-
no, in via Grazia Deled- gliastra, via Roma 106, lunedì e mer-
da 42 (0784.242900) aper- coledì 15-18.30.
to tutti i giorni da giugno Laconi: Museo delle statue menhir,
a settembre con orario via Amsicora (0782.869020) aperto
continuato; museo etno- tutti i giorni, escluso il lunedì, 9-13.
grafico Casa Marras a
INFORMAZIONI
L’angolo con il camino Nuoro: ente provinciale del turi-
del ristorante smo (0784.30083-32307).
Su Gologone, a Oliena,
in prossimità
delle sorgenti che danno I SITI DI INTERNET
il nome alla zona,
e uno degli ottimi piatti www.regione.sardegna.it/ital/tu-
tradizionali che qui rismo/nuoro/albnuoro.htm
si possono gustare, magari www.ailun.nuoro.it/ept/italian/it
innaffiati dal famoso
vino Nepente di Oliena. ine-1.htm
www.sardiniapoint.it. 
s
ra
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nm
ia
G
142 143
“ S
Oristano e la sua provincia Una natura ancora intatta, fra stagni tagna eius sunt pisculentissima”: scriveva
così il viaggiatore latino Caio Giulio Soli-
e fenicotteri, e soprattutto le vestigia no nel III secolo avanti Cristo. Parlava di
Cabras, la cittadina degli stagni, ricchezza
di antiche civiltà, come i resti di Tharros,
UN MODO DIVERSO stanno diventando la meta ideale
d’una vacanza lontana dalla mondanità
passata attraverso i secoli, dall’epoca ro-
mana a quella feudale, fino ai giorni nostri. Il tempo e le
bonifiche hanno cancellato buona parte degli specchi

DI FARE TURISMO
d’acqua, ma restano ancora 5.600 ettari di superficie, in
parte trasformati in peschiere. E se i prodotti ittici non
DI GIOVANNI ADAROCCHI - FOTOGRAFIE DI GABRIEL BURMA sono più abbondanti come una volta, gli stagni di Ca-

Lo stagno di Cabras, con il suo fantastico panorama,


animato dai fenicotteri rosa, è un’attrazione
di eccezionale interesse naturalistico. I fenicotteri
arrivano a grandi stormi verso la metà d’agosto
disegnando nel cielo colorate traiettorie geometriche
per poi calare tutti insieme verso lo stagno.
Già abitato settemila anni fa
A sinistra: il giallo dei girasoli, tra il verde e l’azzurro,
un policromo paesaggio che sarebbe piaciuto a Van Gogh,
un trionfo di filari lungo lo stagno di Mistras.
Sopra: un singolare aspetto dello stagno di Cabras, il più vasto
dell’Oristanese, che qui sembra richiamare un livido
fiordo nordico. L’area, come dimostrano alcuni importanti
ritrovamenti archeologici, è stata certamente abitata
tra il quinto e il terzo millennio avanti Cristo. L’abitato
risulta invece menzionato, in un documento
risalente al XII secolo, col nome “masone de capras”.

bras e di Santa Giusta rimangono un’attrazione natura- esemplari cresce, ormai se ne contano circa diecimila, mente eccezionale la ricchezza naturalistica della zona
listica di grande valore per la presenza costante dei fe- come dire l’uno per cento della popolazione mondiale. umida attorno a Oristano.
nicotteri rosa. I meravigliosi uccelli dalle lunghe e sotti- In questi stagni trovano ancora nutrimento e un habitat Ma questa non è certo una novità. La natura nell’Ori-

Cartina di Mario Russo


lissime zampe arrivano in grandi stormi verso la metà accogliente. Assieme ad altri volatili pregiati, come il stanese è generosa. Le grandi piane della provincia so-
del mese di agosto, disegnando nel cielo traiettorie geo- falco di palude che vola sui canneti, il cavaliere d’Italia no fertili e adatte alla coltivazione della vite. Vigneti di
metriche coloratissime. Poi calano tutti insieme sulle e l’avocetta. Nello stagno di Cabras vivono gli ultimi qualità come quelli di Zeddiani, dove si produce la ce-
acque ferme degli stagni. Ogni anno il numero degli polli sultani d’Italia. A confermare quanto sia assoluta- lebre vernaccia, e quelli di Cabras e Baratili, a nord del

150 151
capoluogo. Fino alle grandi vigne che si trovano a sud, Ma esistono riscontri storici sull’esistenza del celebre
ad Arborea e a Mogoro, e verso l’interno a Samugheo, vino già a Tharros, l’antichissima città punico-romana
patria dei celebri tappeti. Una ricchezza spesso minac- di cui oggi restano maestose vestigia. Un prodotto di
ciata dalla siccità, che danneggia la vendemmia pur tradizione millenaria, dunque. Che ancor oggi nasce se-
senza incidere sulla proverbiale bontà dei vini. Qual- condo le regole antiche in una superficie di milledue-
che esempio? La vernaccia, che rappresenta un po’ il cento ettari per non più di quarantamila ettolitri all’an-
simbolo del vino sardo: dicono che il nome derivi dal la- no. La vernaccia, spiegano gli esperti, raggiunge la sua
tino vite vernacula, quindi originaria del luogo, come piena maturità verso il terzo anno di vita, ma un invec-
scriveva lo storiografo romano Marco Giulio Columella. chiamento più lungo le fa acquisire un profumo intenso

Scorci pittorici di straordinaria suggestione intorno a Cabras


lo stagno che, per la sua estensione, in antico era chiamato mare
Nella pagina precedente: la torre, i fichidindia, la terra arsa dal sole, quasi un’oleografia studiata ad arte per la delizia di fotografi
e di pittori della domenica; è invece uno dei mille aspetti di questa straordinaria provincia, che trova nello stagno di Cabras,
in antico chiamato addirittura mare, “mar’ ’e Pontis”, un grande motivo di richiamo, non lontano dalle stupende vestigia di Tharros.
Sotto: particolare della parrocchiale di Santa Maria, a Cabras, costruita nel Cinquecento, ma ristrutturata nel Seicento.

152 153
nel tempo la propria identità e le proprie terre. Paesag-
gi emozionanti, pieni di sorprese e di incontri inattesi.
Girare per i paesi, risalire pian piano fino alle contrade
del Montiferru, tuffarsi nelle dune del Sinis attraverso
il borgo di San Giovanni e tornare alla piana del Campi-
dano, per deviare magari verso il poco conosciuto ma
spettacolare nuraghe S’Uraki, vicino a San Vero, signifi-
ca compiere un grande salto all’indietro, nel passato re-

Freddo è meglio
Ecco gli ingredienti di un’apprezzata specialità orista-
nese, la burrida: gattuccio di mare, olio, prezzemolo,
aglio, sale, noci, aceto, pane grattugiato. Si taglia a
pezzi il gattuccio di mare; dopo averlo spellato e ta-
gliato a trance, si fa lessare in acqua salata assieme al
fegato. Quando tutto è cotto si pesta il fegato con un
po’ di noci. Poi si fa un soffritto in olio d’oliva e di
prezzemolo, aglio, al quale si unisce anche il fegato
con le noci. Si fa cuocere ancora un poco e lo si unisce
caldissimo al gattuccio. Quando tutto è freddo, si fa
una salsa densa con aceto e pane grattugiato, che si
versa sul gattuccio. Lasciare quindi riposare il tutto,
in modo che s’impregni dei vari sapori, almeno per
dodici ore in un recipiente coperto. 

Uno strano campanile duecentesco con cupola a cipolla


Sopra: la cupola e la parte superiore di una delle due cappelle neoclassiche del duomo di Oristano edificato nel 1228.
Sotto: della stessa cattedrale, spicca isolato, in primo piano, il campanile in conci d’arenaria.

Rimane la torre
La massiccia torre di San Cristoforo,
conosciuta anche come torre
di Mariano II (il giudice che nel 1291
la fece erigere) è ciò che oggi
rimane della cinta muraria di Oristano.
A pianta quadrilatera, costruita
in blocchi di arenaria, è caratterizzata
da una singolare torretta
che contiene una campana datata 1430.

che nella zona di produzione viene detto murruali. avesse scelto di fermarsi, per guardare con distacco la
Cose d’altri tempi che coincidono con quelli di oggi. corsa a perdifiato della Sardegna verso una ricchezza ri-
Un patrimonio che Oristano e la sua provincia possono masta lontanissima. Forse non è stata una scelta, ma
vantare e offrire con orgoglio. Tutto com’era: il mare, le una conseguenza inevitabile degli eventi economici e
spiagge, le campagne, gli stagni, le feste popolari. È co- sociali. Di certo questa provincia, ancora così estranea
me se la terra della giudicessa Eleonora d’Arborea ai grandi flussi turistici, è riuscita a mantenere intatte

154
Tridentino, austero, solenne e rifatto
A sinistra: particolare del campanile a pianta quadrata della cattedrale
di Santa Giusta, in gran parte rifatto; è stato costruito un secolo fa al posto
dell’armonioso campaniletto a vela che esisteva in precedenza.
Sotto: lo stemma sull’architrave della finestra sovrastante l’armonioso
portale del seminario Tridentino, vicino al duomo di Oristano.
Foto in basso: la facciata del seminario Tridentino, edificio imponente
e di austera solennità, ultimato nel 1712, ma completamente
rifatto, in diverse riprese, fra il 1744 e il 1834 e più tardi sopralzato.

moto, per ritrovare una Sardegna che non c’è più. Ed è contatto con la natura. D’altronde chi cercasse i paesag-
per questo che la provincia di Oristano, oggi la meno gi dorati della Costa Smeralda qui resterebbe deluso.
Santa Giusta, il prototipo di tante altre chiese della Sardegna considerata dagli operatori turistici nazionali e interna-
zionali, può candidarsi a diventare un obiettivo straor-
Ma potrebbe rifarsi godendo di altre meraviglie. I mo-
numenti, per esempio: pozzi sacri, stele, complessi nu-
Appena fuori Oristano sorge Santa Giusta, la grande cattedrale romanica, costruita nel 1135-1145 in conci d’arenaria.
Di forme fondamentalmente pisane con influssi lombardi nella facciata e arabeggianti in alcune parti ornamentali, è stata il prototipo dinario per chi cerca una vacanza diversa. Forse meno ragici di importanza mondiale. Un percorso lunghissi-
di numerose altre chiese della Sardegna. L’interno, austero e solenne, è a tre navate su colonne di marmo e di granito. comoda, di certo più vicina all’idea di un’esperienza a mo attraverso i secoli che parte dal ricco centro storico

156 157
Un museo nato per amore
L’Antiquarium Arborense è il frutto di un lavoro quasi
maniacale, condotto nell’arco di una vita da un avvo-
cato di nome Efisio Pischedda. Nato e cresciuto a Ori-
stano fu questo giovane giurista a cogliere l’auspicio
del padre dell’archeologia sarda, il canonico Giovanni
Spano, che già nel 1851 nelle sue Notizie sull’antica
città di Tharros aveva espresso una speranza allora
legata al filo dell’incertezza: un museo, una grande
raccolta organizzata di quanto le rovine del centro pu-
nico-romano avevano offerto ai ricercatori. Il museo
venne inaugurato il 28 novembre del 1992 ed è oggi
strutturato su due livelli: al piano terra si svolgono le
mostre temporanee, al piano superiore si trovano le
sale delle collezioni archeologiche, della pinacoteca e
delle collezioni storiche. Prima collocate come sempli-
ce esposizione, ora le raccolte sono sistemate secondo
un ordine cronologico che nell’insieme traccia una li-
nea fra gli eventi storici dell’isola. Chi volesse cono-
scere da vicino la città di Tharros può ammirare il
grande plastico ricostruttivo del centro punico roma-
no, com’era al principio del IV secolo. 

Famosa fin dal tempo dei Fenici


Sopra e nella foto grande: i resti della città fenicia di Tharros,
il sito giustamente più famoso della provincia di Oristano.
Tharros venne fondata alla fine dell’VIII secolo avanti Cristo.
I Cartaginesi, subentrati nel VI secolo avanti Cristo,
la trasformarono nella “Cartagine di Sardegna”, con un’impronta
di grande città, con mura turrite, templi monumentali,
abitazioni con provvidenziali cisterne d’acqua, botteghe artigiane
di maestri orafi, finché la conquista romana della Sardegna
nel 238/237 avanti Cristo non ne segnò l’inizio della decadenza.

158 159
La storica Carta
della giudicessa
Piazza Eleonora, ad Oristano,
con il monumento marmoreo dedicato
alla giudicessa Eleonora d’Arborea
e sul quale s’affaccia il seicentesco
palazzo Comunale, all’origine
convento degli Scolopi, ristrutturato
nelle attuali linee neoclassiche
ai primi del ’900 da Antonio Cano.
Alla figura della giudicessa
è legata la famosa “Carta de Logu”,
promulgata attorno al 1390,
simbolo e sintesi di una concezione
statale totalmente sarda,
anche se di diretta derivazione romana.
La Carta comprendeva un codice
civile, un codice penale e uno rurale,
per complessivi 198 capitoli,
e segnava una tappa fondamentale
verso i diritti d’uguaglianza.

Gianmario Marras
160 161
di Oristano e dal curatissimo Antiquarium Arborense
per condurre fino a Tharros, dove s’incontrano la civiltà
punica e quella romana. Una città sul mare, nel Capo
San Marco, proprio all’estremità della penisola del Si-
nis, che fu un porto fiorente fino all’anno Mille, quando
venne abbandonata per ragioni misteriose. Di quel cen-
tro popoloso e organizzato oggi resta una distesa ster-
minata di rovine, strade, i resti dell’acquedotto, due
grandi edifici termali cui si accede seguendo il cardo
maximus, l’antica strada romana. Un’immagine sugge-
stiva, incorniciata in un mare dall’azzurro intenso, sem-
pre increspato dal vento. Tharros è già oggi una meta
culturale e turistica di grande richiamo. Anche se paga
la lontananza dal grande circuito tradizionale delle va-
canze. Ma la storia di Oristano e della sua provincia è
legata soprattutto a Eleonora d’Arborea, la giudicessa
che lotta strenuamente contro il dominio degli Spagno-
li. A lei si deve la Carta de logu, una raccolta di leggi an-
cor oggi straordinariamente attuali. Sempre alla sua fi-
gura ormai entrata nel mito si riconduce il ruolo di rilie-
vo che ha nell’isola la donna, nella famiglia ma anche
nella società. Quel matriarcato che segna in modo netto
i passaggi storici e culturali della Sardegna e che so-
pravvive soprattutto nei centri dell’interno.
Chi immaginasse una terra deserta e selvaggia però si
sbaglia. Al contrario di quanto avviene in altre province
dell’isola, solo una piccola parte del territorio non è

Le tipiche capanne di Sinis


fatte con canne, tronchi e fascine
In alto: il monumento ad Eleonora d’Arborea, ad Oristano,
opera del fiorentino Achille Cambi, inaugurato nel 1881.
Qui sopra e a destra: l’esterno dell’antica chiesa paleocristiana
di San Giovanni di Sinis e il suggestivo interno a tre navate.
La chiesa, sorta in età bizantina intorno al VI secolo, con pianta
a croce greca e corpo copulato centrale, fu poi ampliata
nell’assetto attuale nel IX-X secolo con l’aggiunta dell’avancorpo
a tre navate, passando così da croce greca a croce latina.
Foto in alto nella pagina seguente: a sinistra, una capanna
di pescatori a San Giovanni di Sinis, costruita sulla costa
con canne e fascine, tenute insieme da un telaio di tronchi;
a destra, sempre nella zona di Sinis, una vecchia torre.

162
Una vera tavolozza di colori
L’incredibile tavolozza della costa del Sinis, verso lo stagno
di Cabras, che per la sua estensione ha meritato
in passato la denominazione di mare, “Mar’ ’e Pontis”,
ad indicare anche l’importanza del ponte romano
collegato a Tharros. Il paesaggio dolce e solenne della penisola
del Sinis, a seconda delle stagioni, offre multiformi
mutazioni di colori che vanno dal verde azzurro delle acque
alle varie gradazioni del verde maculato dei fiori.
S’Uraki e Losa, due famosi nuraghi risalenti all’età del bronzo
Nella prima foto della pagina precedente: blocchi di basalto del complesso nuragico S’Uraki, uno fra i più vasti della Sardegna.
Nell’altra foto e qui sotto: il nuraghe Losa (seconda metà del secondo millennio avanti Cristo), presso Abbasanta,
monumento preistorico fra i più importanti, si articola in una torre centrale a due piani con bastione trilobato e cinta muraria.

Le spericolate, selvagge acrobazie a cavallo della Sartiglia


La Sartiglia nel Carnevale di Oristano (nelle foto) è una
corsa selvaggia ed emozionante. L’origine è una giostra mi-
litare saracena, appresa forse dai cavalieri cristiani della
seconda crociata e importata in Europa nel XII secolo. Gli
oristanesi se ne innamorarono quando videro le evoluzioni
dei soldati di Pietro D’Aragona, nel 1323, coi quali dovet-
Fotografie di Giovanni Rinaldi

tero vivere i nove lunghi mesi dell’assedio stretto attorno a


Villa di Chiesa. Il nome è di derivazione spagnola e per un
secolo e mezzo quella giostra così emozionante restò un
gioco riservato ai cavalieri d’alto rango. Poi, col passare
dei decenni, entrò nelle tradizioni del Carnevale e compar-
vero le maschere, forse per l’odio profondo che gli oristanesi avevano maturato nei
confronti del dominio aragonese. E la partecipazione fu estesa a chiunque fosse in gra-
do di compiere le spericolate acrobazie a cavallo, che ne sono l’aspetto più caratteriz-
zante. La storia di Oristano d’altronde sembra essere rappresentata dal cavallo.
Le altre due grandi manifestazioni folcloristiche della provincia, l’Ardia di Sedilo e
“Sa carrela ’e nanti” di Santu Lussurgiu, non sono che emozionanti tornei per cavalie-
ri mascherati per le vie del centro. In queste corse folli su percorsi mozzafiato si metto-
no in mostra giovani che spesso diventano i protagonisti del celebre Palio di Siena.
Giovani di straordinaria abilità e prestanza, nati e cresciuti coi cavalli e capaci di com-
piere con essi qualsiasi impresa. 

166
Testimonianze
di una vita remota
Il primato del nuraghe Losa
(in sardo “losa” significa “tomba”)
è dovuto all’eccezionale
complessità della costruzione.
La cinta muraria, dotata
di torri, racchiudeva sia il fortilizio
sia il villaggio di capanne.
All’esterno della muraglia, ad ovest,
è stata individuata una tomba
dei giganti, che integrava il complesso
nuragico. In passato, gli scavi
archeologici hanno consentito il recupero
di importanti reperti, ora conservati
al Museo nazionale di Cagliari ed anche
nel piccolo ma ricco Antiquarium
nell’area di Losa, dove sono esposti
alcuni interessanti oggetti
a testimonianza dell’età nuragica
fino al periodo altomedievale.

168 169
Smontata e rimontata
A sinistra: la chiesa di San Pietro, a Zuri.
Questo tempio, con notevolissimi
fregi romani e campaniletto a vela su arcate,
realizzato nel 1291 da Anselmo da Como,
ha una storia singolare e molto avventurosa.
L’edificio, di forme romanico-lombarde,
subì nel Trecento il rifacimento dell’abside
in stile gotico-catalano. Nel ’500,
con la costruzione del campanile, si rifece
la parte superiore della facciata.
Infine, nel 1922-1923, la chiesa di San Pietro
stava per essere sommersa dalle acque
del lago Omodeo. Allora, pezzo per pezzo,
l’edificio venne smontato con cura
e rimontato più a monte, salvando così
il prezioso insieme architettonico.
Nelle foto sotto e in basso: fregi e capitelli
sui pilastri delle tre arcate esterne.

Il pozzo sacro di Santa Cristina di Paulilatino


Il pozzo del santuario nuragico di Santa Cristina di Paulilatino, che si presume risalente al X secolo avanti Cristo,
situato nell’ambito d’un villaggio di carattere sacro; si compone d’un vestibolo a forma rettangolare, di una scalinata in discesa
e d’un pozzo vero e proprio, sormontato da una “tholos”, tipica dell’architettura mediterranea arcaica.

produttiva. L’olivo è secondo solo alla vite nella gradua- costruito dai piemontesi e rimaneggiato nel XX secolo.
toria delle coltivazioni più diffuse, ma un ruolo fonda- Ancor più dal duomo con il suo campanile del XVI se-
mentale va attribuito all’allevamento, vera colonna del- colo, segnato dalle tracce remote dell’epoca giudicale e
l’economia sarda. Pecore, poi vacche, suini e capre. A persino del gotico. In piazza Roma, nel cuore pulsante
parte, l’arte del cavallo. Da queste parti un vero amico del capoluogo, la torre di Mariano II ricorda agli orista-
dell’uomo, utile per il lavoro, gli svaghi e purtroppo an- nesi il dominio pisano del XIII secolo. È la sola traccia
che per la produzione di carne. Chi non teme la fatica dell’antica cinta muraria, distrutta come sono andate di-
potrebbe provare a compiere la traversata “da costa a strutte chissà perché tutte le altre fortificazioni cittadi-
costa” dell’isola, partendo da Oristano per arrivare al ne nell’isola. Chi volesse ammirare un esempio davve-
mare strabiliante dell’Ogliastra. È un modo diverso di ro esaltante del romanico nell’isola non ha che da per-
fare turismo, certo non troppo riposante ma senz’altro correre pochi chilometri per arrivare a Santa Giusta, un
adatto a chi vuole un contatto con la natura senza me- piccolo paese costruito, a quanto sembra, sui resti del
diazioni. Natura, sempre natura e tradizioni. Oristano è centro punico di Othoca. La cattedrale omonima risale
Sardegna sino in fondo, niente da queste parti s’allonta- al 1135 e rappresenta un riferimento culturale e artistico
na dalle radici storiche del popolo isolano. Si può anda- importantissimo. Natura, arte, storia, tradizioni, folclo-
re verso nord, fino a Paulilatino, fino ad Abbasanta, per re, cavalli, gastronomia, prodotti della terra e del mare:
trovare il nuraghe Losa, il più grande dell’isola. Oppu- se almeno nella provincia di Oristano si riuscisse a or-
re giù, fino alle terme romane di Fordongianus. ganizzare un giusto mix di queste componenti per of-
Ma dappertutto compaiono i segni del passato, a testi- frirlo in modo corretto sul mercato mondiale delle va-
moniare un’appartenenza forte e incrollabile a stili di canze, l’esempio sarebbe importantissimo. Perché di-
vita lontani nel tempo eppure ancora attualissimi. Ca- mostrerebbe che quanto i veri custodi dell’ambiente so-
paci di mantenere la propria grandezza e dignità anche stengono da sempre, lo sviluppo compatibile, si può
all’interno di una città moderna e disincantata come realizzare. Costruire strutture turistiche umane su un
Oristano. La conferma viene dal palazzo Arcivescovile, territorio quasi selvaggio è teoricamente più semplice,

170 171
Detenne a lungo il primato di maggiore lago artificiale d’Europa
Sotto: il lago Omodeo, formato dal Tirso, accanto a Ghilarza. Realizzato fra il 1918 e il 1924, dall’ingegner Angelo Omodeo
detenne a lungo il primato di maggiore lago artificiale d’Europa. Ha una lunghezza di oltre venti chilometri
e una larghezza massima di tre. È importante per la produzione d’energia elettrica e per irrigare il Campidano di Oristano.

Saporita ricetta di pescatori


Ingredienti per la tipica ricetta della merca oristanese:
muggini, sale, ziba (nella foto: i pesci salati e insaporiti
di erbe palustri). Si prendono le muggini (preferite quel-
le piccole chiamate birinbua), si lessano o si arrostiscono
e si salano più o meno a seconda di quanto devono durare
(massimo cinque giorni). Si avvolgono una per una in
un’erba palustre detta ziba, dove devono stare almeno
ventiquattr’ore. Questa è una preparazione tipica dei pe-
scatori degli stagni attorno ad Oristano perché, stando al
largo anche diversi giorni, hanno la necessità di conserva-
re il pesce sino al loro rientro. 

172 173
C’è anche una foresta pietrificata
Sopra: tipico villaggio di case tradizionali a Santa Cristina.
Il caviale del Mediterraneo Qui sotto: uno scorcio del lago Omodeo, non lontano
dal nuraghe di Losa; è un luogo ricco di interessanti attrattive,
Non solo pesce, dai ricchi stagni di Cabras. Ma co- come la foresta fossile vecchia di cinquanta milioni di anni,
nel tratto dove le acque hanno sommerso l’abitato storico di Zuri,
munque una varietà di piatti a base di prodotti del ma- o la diga di Santa Chiara, che ha creato il bacino artificiale,
re e degli stagni, compresi mitili e crostacei. La specia- o Ghilarza, il “paese di Gramsci”, forse di origine fenicia, o il Museo
degli strumenti musicali nella casa parrocchiale di Tadasuni.
lità per eccellenza è la bottarga, diffusa in tutta Italia.
Il “caviale del Mediterraneo”, uno dei più squisiti an-
tipasti della cucina nazionale (e, macinato, ideale su-
gli spaghetti), si ottiene prelevando le uova di muggi-
ne, un pesce molto diffuso nel golfo di Oristano. Le
uova vengono salate e pressate fortemente tra due le-
gni. Altra pietanza tipica è la panada, un calzone di
pasta ripieno di anguille oppure di verdure. Celebre il
pane decorato, soprattutto quello di Ghilarza, Paulila-
tino, Fordongianus e Sedilo (nella foto: una mugnaia
di Paulilatino). Nel Montiferru si produce su zicchi,
pagnotte attaccate fra loro con una pagnotta segnata
a metà, sa covazzedda, focaccia con il buco. Inoltre
non si può ignorare

Vittorio Giannella
il formaggio pecori-
no, piccante e sapo- purché si resista alla tentazione di abbandonarsi alla
rito; e i dolci, come i speculazione e ai guadagni facili. Diventa ancora più
gueffus a base di semplice se all’offerta di un soggiorno nella Sardegna
mandorle, i mostac- reale corrisponde una domanda fondata sugli stessi cri-
cioli, le zippulas e teri, prima di tutti l’intelligenza. 
gli amaretti. Giovanni Adarocchi

174 175
Dove, come, quando

Qui a tavola il pesce è re


Crostacei, frutti di mare e la celebre bottarga
fra le più famose pietanze della zona

O
ristano si può raggiunge- Cuglieri: S’Istella, corso Amsicora
re da Cagliari e da Sassari (0785.38484), in località S’Archittu,
percorrendo la statale 131 singola con mezza pensione 80/90
Carlo Felice. Non c’è un mila, doppia 70/80 mila lire; La
aeroporto e neppure un Baja, via Scirocco (0785.38105), sin-
porto marittimo: quelli gola 70/90 mila lire, doppia 80/120
più vicini sono gli scali aerei di Ca- mila lire.
gliari-Elmas, che dista una novanti- Arborea: Ala Birdi, strada 24
na di chilometri, e quello di Alghe- (0783.801083), singola 100/120 mila
ro-Fertilia, a 150 chilometri. I porti lire, doppia 160/190 mila.
sono quelli di Cagliari e di Porto Marina di Torregrande: Del Sole,
Torres. via Duca degli Abruzzi (0783.

Marco Crillissi
22000), singola 110 mila lire, doppia
ALBERGHI 180 mila.
Oristano: Mistral, via Martiri di Tresnuraghes: Piccolo Alabe, loca-
Belfiore (0783.212505), singola 65/80 lità Porto Alabe (0785.359056), sin- Sopra e sotto: i resti delle terme romane
di Fordongianus, costruite forse
mila lire, doppia 100/130 mila; Villa gola 60/80 mila lire, doppia nel I secolo dopo Cristo e alimentate
delle Rose, piazza Italia (0783. 100/120 mila. da sorgenti calde ancora attive.
310101) singola 60/80 mila lire, dop-
pia 90/130 mila lire; Mistral 2, via RISTORANTI
XX Settembre (0783.210389), singola A Oristano e nel suo territorio si
80/105 mila lire, doppia 130/160 possono assaggiare alcune fra le più
mila lire compresa la colazione. gustose pietanze sarde a base di pe-

Gli aerofani, strumenti a fiato o ad aria, fanno parte dell’importante Museo


di strumenti musicali, ordinati nella casa parrocchiale di Tadasuni, vicino a Oristano.

Marco Crillissi
sce, di crostacei e di frutti di mare,
compresa la celebre bottarga.
Oristano: Da Salvatore, via Carbo-
nia 1 (0783.357134); il Faro, via Belli-
ni 25 (0783.70002); La Forchetta d’oro,
via Giovanni XXIII (0783.302731);
Craf, via De Castro 34 (0783.70669);
Da Giovanni, via Colombo 8, località
Torregrande (0783.22051).

Piero Pes
Siamaggiore: Renzo, al chilometro

176 USE 177


Dove, come, quando

Nelle due foto sotto: l’hotel Ala Birdi, MUSEI costa oristanese, gli appassionati
immerso in una folta pineta,
uno dei più attrezzati centri equestri. Oristano: Antiquarium Arborense, dell’archeologia hanno un’altra me-
via Vittorio Emanuele, palazzo Par- ta inevitabile: le terme romane di
paglia (0783.74433-791262), orario Fordongianus, un complesso di ru-
continuato dalle 9 alle 20, ingresso deri che risalgono al primo secolo
6000 lire. Sono conservati fra l’altro dopo Cristo. I resti più interessanti
i reperti punici e romani dell’antica sono quelli della piscina, dove l’ac-
città di Tharros. qua calda fluisce ancor’oggi da una
Cabras: Museo Civico, via Tharros bella fonte a forma di testa leonina.
(0783.391999) tutti i giorni su richie-
sta, tranne il lunedì. NURAGHE LOSA
Arborea: Collezione civica archeo- È il più grande e maestoso dell’i-
logica, viale Omodeo 1, palazzo co- sola: al bivio che dalla Statale 131
munale (0783.80331), dalle 9 alle 13, Carlo Felice verso Abbasanta, im-
il lunedì e martedì anche dalle 15.30 boccando una deviazione dalla car-
alle 18.30, domenica chiuso. reggiata maggiore.
Tadasuni: raccolta di strumenti
musicali della tradizione sarda, via LA CASA DI GRAMSCI
Adua 7, nella casa A Ghilarza, paese d’infanzia del
parrocchiale. pensatore e uomo politico Antonio
Santulussurgiu: Gramsci, in corso Umberto 57. Qui
Museo della tecno- Gramsci, fondatore del partito co-
logia contadina, via munista italiano, visse dal 1898 al
Deodato Meloni 2
L’accogliente sala del ristorante Il Faro
(0783.550617), sono di Oristano: tipiche le specialità isolane.
esposti 1400 stru-
menti da lavoro e
oggetti di uso quo-
tidiano dei secoli
scorsi. Ingresso su
appuntamento.
Paulilatino: Mu-
99.200 della Carlo Felice statale 131 seo archeologico ed etnografico, via
Clementina Frigo e Rita Marongiu

(0783.33658). Il conto va dalle 40 alle Nazionale/via Barione, palazzo At-


60 mila lire. tori(0336.811756). Orari dal mese di
Cuglieri: Meridiana, via Littorio 1 maggio a settembre: 9-13 e 17-20.
(0785.39400), conto medio, 40 mila Lunedì chiuso.
lire; Pedras Longas, sulla statale 292
(0785.38433). I MONUMENTI DELLA STORIA
Cabras: Sa Funtà, via Garibaldi 25 Dopo Tharros, la grande e sugge- 1914, mentre la famiglia vi abitò fi-
(0783.290685); Al Caminetto, via Ce- stiva città punico-romana di cui so- no al 1937. Nelle stanze vengono
sare Battisti 8 (0783.391139), 35/40 no rimaste imponenti rovine sulla custoditi ed esposti oggetti, libri e
mila lire. A sinistra: la bottarga, opuscoli appartenuti a Gramsci.
Terralba: Cipò tipica specialità sarda ormai
Qibo, via Mar- celebre in tutta Italia. INFORMAZIONI
Sotto: sapori e buon gusto.
ceddì 193 (783. Oristano: Informacittà del Comu-
83730). ne, piazza Eleonora (0783.
Gianmario Marras

Ghilarza: Da 791306) E-mail: <igorista-


Marchi, via Con- no@tiscalinet.it>; Ente pro-
Gianmario Marras

cezione 4 (0785. vinciale per il turismo,


52280), circa 40 via Cagliari 278 (0783.
mila lire. 74191).

178 179
L
Sassari e la sua provincia a storia della Sardegna del Nord passa per
Sassari, città della cultura, della politica, delle
tradizioni e capoluogo della provincia più tu-
ristica dell’isola. Circondata dalle campagne

“TODOS CABALLEROS” della Nurra, è nata nel XII secolo attorno a un


borgo che si chiamava Tathari. Diventata presto capitale
del giudicato di Torres, offre oggi monumenti ed edifici
di valore storico fondamentale. Il centro storico di Sassa-
Un’anomalia urbanistica rende il capoluogo diverso da tutte le altre città

Cartina di Mario Russo


ri, fatto di vie irregolari, vicoli e minuscole piazze, rap-
presenta una felice anomalia urbanistica che caratterizza
e la catalana Alghero ricorda ancora il nobile riconoscimento concesso da Carlo V la città e la rende diversa da tutte le altre. Dal duomo di
DI VASCO BRICI - FOTOGRAFIE DI GIANMARIO MARRAS San Nicola di Bari alla maestosa chiesa di Santa Maria fi-

L’isola dell’Asinara, vista dalla dolcissima spiaggia


di Torre Pelosa, vicino a Stintino. L’Asinara, divenuta parco
dopo lo smantellamento del carcere di massima sicurezza,
è oggi un paradiso di grande e suggestiva attrattiva naturalistica,
con un ricco patrimonio di intatti e preziosi doni della natura.

182 183
Un capolavoro
di marmo e acqua
A sinistra: scorcio d’angolo
della sassarese fontana del Rosello,
con una delle quattro statue
che simboleggiano le stagioni.
Sotto: una veduta d’insieme
del complesso artistico, eretto
nel 1606 da artisti genovesi.
Si compone di due parallelepipedi
di marmo bianco e nero,
sormontati da due archi incrociati;
al vertice, la statua equestre
di San Gavino. L’acqua sgorga
da diverse maschere leonine
poste ai quattro lati dell’edificio.

no alla basilica di San Pietro in Silki è un succedersi di


bellezze architettoniche inserite in una città insieme an-
tica e moderna, di cui la perla indiscussa è la fontana del
Rosello, eretta da artisti genovesi nel 1606, dove l’acqua
sgorga da diverse maschere di leone.
Sassari offre il suo più alto contributo alla tradizione
con la festa dei Candelieri, che si celebra il 14 agosto nel-
le vie affollate di turisti. È l’espressione più genuina del-
l’anima sassarese e risale ai primi del Cinquecento, epo-
ca in cui la città cominciò a crescere demograficamente,
per acquistare l’importanza che ha oggi. La processione

Romanico e barocco insieme


In alto: un imponente scorcio del duomo di San Nicola
a Sassari. Il campanile, fino al terzo ordine, è l’unico resto
dell’originaria costruzione romanica del XII secolo.
Il complesso è stato più volte rimaneggiato fino al Seicento.
A destra: un particolare della famosa facciata barocca.

184 185
Luogo d’incontro
e di passeggio
La spaziosa ed elegante
piazza d’Italia, edificata a Sassari
nel 1872, sulla superficie
di un ettaro; in primo piano nella foto
il monumento dedicato
a Vittorio Emanuele II. Sulla piazza,
luogo d’incontro e di passeggio
serale, s’affaccia il notevole palazzo
della Provincia, progettato
dagli ingegneri Sironi e Borgnini
e costruito fra il 1873 e il 1880
in stile neoclassico, con tre ordini
di finestre. Particolarmente
interessante all’interno del palazzo
il ciclo pittorico di episodi
di storia cittadina, dipinti nel 1881
dal pittore Giuseppe Sciuti.
Sul lato opposto di piazza d’Italia,
il palazzo Giordano, in stile
neogotico, progettato nel 1878
dall’architetto Luigi Fasoli.

187
parte da piazza Castello, dove fino al 1877 si trovava un
maniero aragonese demolito assieme al pessimo ricordo
della dominazione spagnola.
Il mare di Sassari è quello di Platamona, una località
malinconica disseminata di vecchi stabilimenti anni Ses-
santa. Più in là, verso nord, i sassaresi frequentano d’e-
state il lido di Stintino, prezioso e dolcissimo lembo di
costa sabbiosa che offre uno dei migliori esempi delle
bellezze naturali sarde. È un luogo d’incanto, vicino al-
l’antica Porto Torres e proprio di fronte all’isola dell’Asi-
nara, divenuta parco dopo lo smantellamento del carcere
di massima sicurezza che ha ospitato, negli ultimi decen-
ni, il gotha del terrorismo e della malavita organizzata.
Esclusiva, quasi irraggiungibile, paradiso perduto per
ambientalisti nostalgici, preda ambìta di chi fa turismo
mattone su mattone, l’Asinara è stata finora solo isola di
sofferenza e di solitudine, legata a memorie antiche di
deportazioni, dolore e fatica. Basta una breve navigazio-
ne per toccare le sue coste di granito, per accarezzare con
lo sguardo la sua vegetazione incredibilmente rada, levi-
gatissima, fatta di macchia bassa e da qualche traccia di
lecceti. Grande non più di cinquantun chilometri qua-
drati, l’isola è formata da quattro blocchi rocciosi saldati
fra loro da tre istmi pianeggianti. Così che, guardata dal Quella torre che sembra uscire dal mare
mare, l’Asinara sembra un arcipelago di isolotti aspri e A sinistra: il grande manufatto di origine aragonese dà il nome all’isoletta di Torre Pelosa,
vicino a Stintino, famosa per la candida spiaggia e il mare dai colori straordinari.
desolati. Le attrattive non mancano: suggestiva nel pae- Sopra: tra il verde, l’azzurro e il grigio delle rocce, la policroma San Gavino a Mare vanta
saggio e ricchissima di preziosi doni della natura, l’Asi- anche un’interessante chiesetta medievale arroccata su una rupe a strapiombo.

E nella campagna di Arzachena la preistoria tri si possono visitare la necropoli di Li Muri, le due “tombe
di giganti” di Li Lolghi (nella foto a destra) e Coddhu ‘Ec-
diventa un museo all’aperto fra nuraghi e tombe di giganti chju (nella foto a sinistra), il nuraghe La Prisgiona. La ne-
cropoli di Li Muri si chiama così perché una serie di tombe è
“Sbarcammo il sabato ed andammo a cavallo alla chiesetta circondata da muretti a secco circolari. È un cimitero di
di Santa Maria, che con due altri piccoli fabbricati sorge su 3200-2500 anni prima di Cristo. Li Lolghi e Coddhu ‘Ecchju
una montagna tutta ricoperta d’alberi, fuorché nella parte sono due fra le più più belle “tombe di giganti” della Sarde-
anteriore dove da uno spiazzo si domina una pianura di bo- gna: chiamate così, perché la grandezza della costruzione fa-
schi”. Scriveva così l’ufficiale cartografo della Marina di ceva pensare a un popolo di uomini eccezionali che avevano
Sua Maestà Britannica William Henry Smith: venuto in innalzato e assemblato le grandi lastre di granito che le costi-
Sardegna per rilevare il profilo costiero, pubblicò a Londra, tuiscono. Una vasta esedra costruita intorno ad un’alta stele
nel 1828, uno Sketch of the present State of the Island of (quasi quattro metri) immette da uno stretto portello in un
Sardinia, che, edito da John Murray, è praticamente la pri- lungo corridoio che era il luogo della sepoltura. Furono fre-
ma guida inglese della Sardegna. Quella chiesetta di Santa quentate dal 1800 al 1300 avanti Cristo. Il nuraghe La Pri-
Maria è Santa Maria della Neve, la parrocchiale di Arza- sgiona lì vicino (oggi molto mal ridotto) è una fortezza com-
chena. Spiazzi e boschi sono scomparsi, al posto loro c’è og- plessa, con un mastio centrale e una serie di torri più piccole
gi un grosso paese, ormai quasi una cittadina di diverse mi- a difesa. Se dal paese si va invece verso nord-est si incontra,
gliaia di abitanti, che si fregia del titolo di capitale della Co- a un paio di chilometri da Arzachena, proprio sul bordo del-
sta Smeralda. Un paese senza storia, se non quella recentis- la strada, il nuraghe Albucciu, dalla originale forma “a cor-
sima del secolo appena passato. Ma con una preistoria così ridoio”, costruito e abitato fra il 1200 e il 750 avanti Cristo.
densa di memorie da fare della sua campagna un vero e pro- Al tempietto di Malchittu si arriva partendo dallo stesso
prio museo all’aperto. Per visitarlo si può partire verso sud- punto, ma sulla sinistra. Costruito sulla cima di un’altura, ha
ovest, lungo la strada 427 che va a Sant’Antonio di Gallura, una inedita forma semicircolare (a mègaron, dicono gli ar-
oppure verso nord-est, lungo la “nazionale” 125, che va cheologi): fu un luogo di culto dei primi Nuragici, fra il 1600
verso Olbia. Partiamo verso sud-ovest. Dopo circa tre chi- e il 1300 avanti Cristo. 
lometri si svolta per Luogosanto: e dopo un paio di chilome- M.B.

188 189
nara conserva un aspetto vagamente sinistro perché è
disseminata di cimiteri. La conferma di una vocazione a
terra di dolore che la storia, nel corso dei secoli, sembra
averle inesorabilmente riservato. Guardare quelle tom-
be povere, sparse nel verde e confuse tra le rocce grani-
tiche, riporta alla mente la violenza del passato che la
storia ci tramanda. E sembra di vedere le sagome spet-
trali delle migliaia di prigionieri austroungarici, conse-
gnati tra il 1915 e il 1916 dagli alleati serbi all’esercito
italiano. Dovevano vivere laggiù, nella solitudine di
quell’isola considerata luogo di dannazione. Ma vi mo-
rirono quasi tutti, uccisi da una spaventosa epidemia di
colera che la medicina dell’epoca e l’isolamento non
aiutarono a debellare.
Porto Torres divide con Olbia il titolo di porta d’in-
gresso della Sardegna settentrionale. Plinio il Giovane
parla della cittadina come di un’importante colonia ro-
mana e Antonio di Tharros descrive una città ricca di mo-
numenti, con un tribunale, un maestoso ponte e persino
un Campidoglio. Di certo Turris Libyssonis, l’attuale
Porto Torres, era un centro commerciale strategico per il
mondo antico. Dove i navigatori facevano tappa nei loro
traffici fra i possedimenti dell’impero. In questo porto
naturale, nel bel mezzo del golfo dell’Asinara, i basti-
menti romani potevano caricare legname, granito e pro-
La necropoli di San Gavino dotti della terra da trasferire nella capitale. Forse proprio
Pagina precedente: scogli e anfratti lungo le coste dell’Asinara.
Sopra: scorcio del cosiddetto palazzo di Re Barbaro a Porto Torres. vicino al Capitolium cui accennano gli storiografi dell’e-
Qui sotto: resti della necropoli di San Gavino sempre a Porto. poca si trovava la pietra miliare che dava origine alla

Fabio Braibanti e Valeria Serra

190
strada per Karales, l’antica Cagliari. Il lungo percorso scritta in catalano, irta di torri, l’ordito fitto delle vie in
che attraversa la Sardegna in tutta la sua lunghezza si acciottolato, gli stemmi nobiliari sulle facciate, gli austeri
chiama oggi Carlo Felice e ricalca il tracciato scelto allora portali, le rughe profonde del tempo a segnare i palazzi.
dai Romani. L’esistenza di un collegamento così diretto, Qui prevale sempre la suggestione della storia che ritor-
e per i tempi così difficile e faticoso da realizzare, testi- na nel linguaggio, nei gesti, nelle tradizioni religiose an-
monia la considerazione di Roma per la città di Torres. tiche. Alghero è una città capace di offrire il suo passato
Ma turismo e storia nella provincia di Sassari fanno ri- come ricchezza per il presente. Una città in rapporto
ma con Alghero, la città catalana dal passato prestigioso. stretto con il mare, legata alle memorie di viaggiatori, di
C’è un’Alghero che richiama le bolge estive, il sole e le battaglie, di invasori arrivati da lontano. Forse non è giu-
spiagge. Ma alle spalle del porto, resta un’Alguer tutta sto definire l’Alghero di oggi una città turistica, perché

Bastioni, torri e stradine: qui siamo in Catalogna


Pagina precedente: coppie di pilastri e colonne sulla strada lastricata delle Terme centrali, conosciute come palazzo di Re Barbaro;
il complesso conserva ampi saloni con pavimenti a mosaico e frammenti di figure a testimonianza d’una raffinata bellezza.
Sotto: Alghero di notte, vista dal porto. L’antica Alguer, cittadina di schietta impronta catalana, è oggi una famosa località turistica.

193
Massimo Ripani
Nella “fortezza in forma di città” si parla ancora il catalano Nelle ombre e nelle luci della notte, ancora Alghero, un tempo chiamata “fortezza in forma di città” e nella quale si parla
tuttora il catalano. Sulla sinistra, l’antica cattedrale di Santa Maria, ispirata allo stile tardogotico catalano,
e catalano è anche lo stile tardogotico della cattedrale come il campanile ottagonale e la parte absidale col ricco portale gigliato; l’interno è a tre navate su pilastri e colonne doriche.

194 195
Il magico porto frequentato dalle Ninfe
Il golfo di Porto Conte che il grande astronomo alessandrino Claudio Tolomeo
chiamò “Portus Nimpharum”, il porto delle Ninfe. È il più classico porto
naturale del Mediterraneo: acque straordinariamente trasparenti, dal verde,
all’azzurro cupo. La costa, qui, è caratterizzata da piccole insenature,
da grotte semisommerse, da scoscesi dirupi e dall’ampia spiaggia di Mugoni.

196 197
C’era una volta un lazzaretto...
Cala del Lazzaretto, incantevole insenatura a nord di Alghero,
delimitata da capo Galera, prima del celebre Porto Conte;
la bella spiaggia, tra rocce e finissima sabbia, prende il nome
da un antico lazzaretto, del quale restano oggi scarsi ruderi.
se è vero che i richiami non mancano è altrettanto vero
che il borgo vecchio ha mantenuto i connotati urbanistici
e architettonici d’un tempo. Gli abitanti hanno continua-
to a vivere con dignità i quartieri dei loro antenati. Quale
che sia la direzione, Alghero offre una sequenza di scorci
emozionante. In piazza Civica, ecco il palazzo d’Albis.
Dalla finestra centrale dell’edificio, la storia narra che
s’affacciò l’imperatore Carlo V per proclamare gli alghe-
resi, che gli avevano tributato un’accoglienza davvero
reale, "todos caballeros". Per arrivare alla piazza-salotto
della città bisogna superare la cortina muraria dei bastio-

Inespugnabile struttura muraria


Sotto: la piazza Civica, “plaça de la Dressana”, ad Alghero,
uno spazio a forma di imbuto; vi si affaccia il palazzo De Ferrera,
o d’Albis, o De Arcayne, a seconda dei vari proprietari,
con monofore e bifore, raro esempio di architettura civile gotica.
A destra: interessante scorcio dei bastioni Magellano,
complesso murario di una vasta struttura a difesa della città,
imprendibile baluardo algherese fin dal XIV secolo.

L’arte dell’intreccio
I cestini di Castelsardo (foto in basso) sono famosi in
tutta l'isola e rappresentano da sempre una ricchezza
radicata nelle tradizioni artigiane del Nord Sardegna.
Ottenuti con un paziente lavoro di intreccio fra giun-
chi e raffia, i cestini vengono prodotti anche a Sennori
e a Sorso, dove l'attività condotta in prevalenza dalle
donne resta fiorente nonostante la concorrenza dei
produttori stranieri. Non è difficile incontrare tra i vi-
coli dell'antico borgo di Castelsardo anziane madri di
famiglia impegnate nell'arte dell'intreccio. Dalle loro
abilissime mani e dalla loro fatica incessante nascono
gli splendidi canestri e le corbule, destinate a contene-
re il pane, i dolci e altri prodotti tipici di queste zone.
Sul mercato si trovano oggi produzioni a intreccio che
provengono da ogni angolo del mondo, ma un occhio
esperto non può farsi trarre in inganno: Castelsardo
rimane il riferimento per questo genere di prodotti, che
sono assolutamente inconfondibili. 

Lo splendido scenario di Porto Conte ancora miracolosamente intatto


Ecco Porto Conte, splendido golfo dalle straordinarie acque trasparenti, caratterizzato da piccole insenature,
dirupi rocciosi, grotte semisommerse, fondali ricchi di pesci pregiati; sulla fascia litoranea si trova una rara e preziosa vegetazione.

200 201
ni Magellano e il Portal del Mar. Pochi passi e subito l’in- lare campanile a cinque ripiani e la cuspide a gattelli, il
contro con l’architettura gotico-catalana, ricca di dettagli più bello della Sardegna. All’interno, il mausoleo di
arabeggianti, che rimanda al periodo tra il XV e il XVI se- Maurizio Savoia, testimonianza del governo sabaudo
colo. Appena più avanti lo scenario superbo della catte- sulla città. Sulla vecchia strada che collega Sassari ad Al-
drale, di forme tardo gotiche e catalane con uno spettaco- ghero una deviazione di pochi chilometri conduce a un

Il campanile di Santa Maria e il fascino dei contrasti


Il campanile ottagonale della cattedrale di Santa Maria, ad Alghero, è uno dei più caratteristici esempi
del tardogotico catalano della metà del XVI secolo. Qui la purezza dello stile, che continua sulla parte absidale
con un ricco portale gigliato, sulle monofore e i doccioni, è compromessa dai successivi interventi
che non hanno giovato all’unità architettonica della chiesa. Anche l’interno a tre navate è segnato dal contrasto tra l’impostazione
tardorinascimentale del corpo longitudinale e l’impianto gotico cinquecentesco della parte presbiteriale.

Gianfranco Curreli
Presso la spiaggia di Porto Palmas, è l’antico centro minerario
sito di straordinaria suggestione. Potrebbe essere un dell’Argentiera, un affascinante reperto di archeologia industriale.
paesaggio classico, spiagge e acqua azzurra. Con ville e Il vecchio centro minerario è diventato ora un villaggio turistico.
residences, ristoranti e discoteche. Niente di tutto que-
sto: è l’Argentiera, un agglomerato di edifici spettrali, le-
gno scuro e travi, una cartolina d’altri tempi, una fotogra- gentiera solo un tentativo abortito in partenza di cancel-
fia in bianco e nero che appare come d’incanto all’uscita lare le tracce del passato, qualche fila di casette squallide
dell’ultimo tornante. Ed è un’immagine quasi spavento- schierate a offendere il paesaggio. Sono passati quasi
sa, che richiama alla memoria un tempo in cui la soffe- quarant’anni dal giorno in cui gli ingranaggi della lave-
renza, la fatica, la lotta per sopravvivere erano cose di ria portarono a termine l’ultimo giro. La miniera si
ogni giorno. Niente turismo d’alto bordo, dunque: all’Ar- fermò, raggiunta e superata dalle tecnologie moderne.

E così bella che ci si dimentica anche di tutti quei gradini


Seicentocinquantasei gradini a picco sul mare conducono alla grotta di Nettuno, ai piedi delle immense pareti roccio-
se di Capo Caccia, vicino ad Alghero. Una discesa estenuante e meravigliosa, con l'azzurro intenso del mare e la vista
dell'isola Foradada, giù per l'Escala Cabirol (la scala del capriolo) fino all'ingresso della grotta, dove domina il bian-
co intenso delle incredibili concrezioni. Un piccolo ma agevole
sentiero conduce attraverso la sequenza delle sale: da quella
delle Rovine, chiamata così per gli scempi compiuti dai visita-
tori dell'Ottocento, fino alla sala della Reggia, passando ai
margini del grande lago Lamarmora, i cui riflessi blu colorano
stupendamente le pareti e le volte della grotta. Quasi in fondo
ecco la spiaggetta della Reggia, anche questo paradiso perduto
delle foche monache. Due lapidi ricordano le visite del re Carlo
Alberto, che giunse alla grotta via mare nel 1829 e nel 1842. La
sala dell'Organo, la tribuna della Musica: i nomi scelti per gli
ambienti straordinari che compongono la grotta rendono l'idea
di uno scenario naturale stupefacente. 

202 203
Tutto all’Argentiera, in questa punta selvaggia a nord- bra rimasta ferma nel tempo, attraverso le epoche e la Tempio e ad Aggius, significa respirare una Sardegna
ovest della Sardegna, precipitò nel silenzio. Il vecchio storia. Da Ozieri, con la chiesa e il convento di San Fran- antica, legata alla sua natura dolce e selvaggia insieme.
borgo dei minatori pian piano si spopolò, gli abitanti cer- cesco in un panorama in cui campeggia uno splendido Da Tempio a Olbia, capitale delle vacanze, centro turisti-
carono altrove una vita nuova e diversa. Abbandonando palazzo del Cinquecento, si punterà fino al lago del Co- co e nodo dei trasporti della provincia orientale. Impor-
quelle rovine affascinanti all’aggressione del tempo e al- ghinas, specchio d’acqua incantato fra il verde e le colli- tante porto romano, Olbia fu sede dei giudici di Gallura
l’indifferenza degli uomini. Ma non si può lasciare il Sas- ne (una deviazione, da Ozieri, meriterà anche Pattada, con il nome di Civita. Nell’Ottocento assunse il nome di
sarese senza una visita a Ittiri, coi suoi palazzotti liberty. dove vengono prodotti i più rinomati coltelli dell’isola). Terranova Pausania per riacquisire quello romano di Ol-
E a Torralba, operoso centro dominato dal celebre nura- Tempio Pausania, capoluogo storico della Gallura, è bia solo nel 1939. Oggi la storia della città si legge nell’e-
ghe di Santu Antine, gioiello culturale della cittadina. patria del Carnevale forse più ricco e trasgressivo della legante e suggestivo centro storico, nella splendida chie-
Più in là, verso la Gallura, il paesaggio si trasforma e Sardegna. Il mare e lo sfavillio del turismo d’alto bordo sa romanica di San Simplicio, eretta alla fine dell’XI seco-
compaiono i primi graniti, simbolo di una terra che sem- qui sono lontani. Attraversare queste vallate, intorno a lo e origine della festa principale della città, il 16 maggio.
E ancora nei resti dell’antico porto romano, riferimento
essenziale per i navigatori dell’epoca e per il commercio
del granito.
Olbia può essere considerata punto di partenza di un
percorso turistico che attraversi Golfo Aranci, porto ma-
rittimo e centro di pesca che negli anni non ha perso
d’importanza. Quindi la celebre e celebratissima Costa
Smeralda, fondata agli inizi degli anni Sessanta dall’Aga
Khan Karim e oggi meta turistica internazionale. Porto

Lo spettacolare
cuore della Gallura
Nella pagina a sinistra: il nuraghe
Santu Antine, presso Torralba,
uno degli esempi più rappresentativi
dell’architettura protosarda.
Per la sua imponenza è noto anche
come “reggia nuragica”.
Sopra a destra: a Tempio Pausania
le case sono di pietra granitica.
A destra: la spettacolare cresta rocciosa
del monte Limbara, nel cuore
della Gallura, stupendo punto panoramico
di tutta la Sardegna settentrionale.
Sotto: il lago Coghinas, bacino artificiale,
ma di grande bellezza paesaggistica.
Capitale del lusso
e della mondanità
Porto Cervo, il centro turistico
più importante, in Costa Smeralda,
realizzato a partire dal 1962.
Anfiteatro di alberghi ed edifici
residenziali, costruiti
intorno al breve fiordo della baia
dalla quale prende il nome,
il centro, che dispone di fornitissime
banchine per ogni tipo di nautica,
è caratterizzato da un rispettoso utilizzo
degli spazi verdi e costruttivi;
il tutto è improntato a un senso pittorico
di suggestivo impatto turistico.
Sul vecchio porto si affaccia la famosa
Piazzetta, ben nota per il lusso
dei suoi negozi e per la mondanità
dei nomi che la frequentano.
In posizione panoramica, la chiesa
Stella Maris ospita un prezioso
organo del Seicento napoletano.

Massimo Ripani
207
La famosa roccia
che sembra un orso
Capo d’Orso: è questo il nome
che, da secoli, viene dato alla roccia
granitica, alta sul promontorio
che si affaccia sul mare di Palau
e sullo sfondo di Caprera.
La roccia, erosa dalle intemperie
e dal tempo, vista da lontano,
ha una straordinaria somiglianza
con un plantigrado dal capo
rivolto verso il mare. La singolare
“scultura” è la classica meta
di escursionisti e fotografi dilettanti,
provenienti da Palau, importante
centro turistico, dotato di un’ottima
ricettività alberghiera.
Palau è anche il punto di imbarco
dei traghetti in partenza
per l’arcipelago della Maddalena.

Massimo Ripani
209
Cervo resta il centro più rinomato, grazie ai suoi servizi e
alle sue strutture di altissimo livello.
Arzachena, Palau e Santa Teresa di Gallura sono consi-
Sfilate tra fede e storia
derate un po’ le capitali del granito, circondate come so- La Settimana Santa di
no di straordinarie rocce dalle forme impressionanti. Ad Alghero è come un salto
Arzachena è famosissima la roccia a forma di fungo, a Pa- dentro la storia, per rivi-
lau il grande orso di pietra che dà il nome al capo omoni- vere il clima di quegli
mo. A Santa Teresa, elegantissimo centro per le vacanze anni e insieme una festa
estive, si trovano ancor oggi su una spiaggia vicina alla densa di significati. La
cittadina colonne romane in parte lavorate, destinate ai città diventa uno scena-
monumenti della città eterna e rimaste sulla sabbia per rio inimitabile di folla in
chissà quale evento. movimento, di costumi,

Stefano Ruiu
La storia del Sassarese passa ancora per Castelsardo, di tradizioni che ritorna-
antichissimo borgo sormontato da un castello, patria dei no nelle orazioni delle
celebri cestini intrecciati, dove il Lunedì Santo si celebra antiche confraternite (nella foto: confraternita della
la suggestiva processione del Lunissanti. Il viaggio nella Santa Croce di Aggius), impegnate a sfilare tra le
provincia di Sassari si può chiudere idealmente a Sedini, mura e i bastioni portando con devozione le effigie che
dove si trova la famosa “domus de janas” della Rocca, riproducono la Passione del Cristo. Negli anni, grazie
una fra le più belle dell’isola. Situata al centro del paese al lavoro incessante dell’Azienda di soggiorno e turi-
smo, la Settimana Santa s’è arricchita di nuove presen-
ze, che richiamano alle feste di località lontane, dalle
confraternite della Corsica a quelle cagliaritane di
Sant’Efisio, fino alla confraternita di Varazze, luogo
d’origine di quell’oscuro commerciante che portò ad
Alghero il celebre Cristo ligneo. È una manifestazione
che, attraverso le procedure sacre contenute nel proto-
collo religioso, ripercorre i passaggi del popolo alghe-
rese con le sue memorie e tradizioni catalane. Dove i
riti pasquali, dal “desclavament” del Cristo alla depo-
sizione, tra voli di colombi, fiaccolate, concerti e pre-
ghiere, sanno suscitare emozioni indimenticabili. 

Il masso di Sedini
Sopra a sinistra: Capo Testa,
nei pressi di Santa Teresa di Gallura,
con le sue tipiche rocce.
A sinistra: Castelsardo nelle luci
della notte. In posizione
naturalmente fortificata, il paese
conserva un centro storico
intatto, di straordinario interesse.
Qui sopra: la domus de janas
di Sedini, scavata in un enorme masso,
con una serie di cellette sepolcrali.

210 211
Protetti da una cresta montuosa
Cala Granara, splendida spiaggia sul lato est di Spargi,
la terza isola, per superficie, dell’arcipelago della Maddalena.
Di forma rotondeggiante, conserva un entroterra intatto,
con folte distese di macchia-foresta incastonate tra belle rocce
affioranti. Le sue coste sono impervie e la cresta
del colle Guardia Presposti con i suoi 155 metri è la più elevata.

Massimo Ripani
lungo la strada principale, è costituita da un grande mas- incanto intatto. Contiene storia, scenari naturali favolosi
so di calcare isolato, scavato a più piani da una serie di e una ricchezza ambientale solo in parte esplorata e
camere sepolcrali. sfruttata fino ad oggi. Da Santa Maria a Spargi, fino a
Le celle vennero usate fino al 1850 come prigioni, poi Caprera, dimora ultima e sepolcro di Giuseppe Garibal-
anche come abitazione. Ma un percorso immaginario nel di, le isole rappresentano l’immagine di una Sardegna
Nord della Sardegna non può avere che una conclusione autentica, come i sardi migliori vorrebbero che fosse an-
degna nell’arcipelago della Maddalena. Divenuto Parco che in futuro. 
nazionale, l’arcipelago è un paradiso rimasto quasi per Vasco Brici

Ricetta d’un piatto tipico


sassarese (ma non solo)
Tra i piatti della cucina sarda, eccone uno tipico sassa-
rese (ma non solo). Ingredienti: pomodori ben maturi,
piedini d’agnello, cipolla, aglio, prezzemolo, olio, sale,
pepe. Lavare in acqua calda i piedini d’agnello. Una
volta puliti, sistemarli in una pentola con acqua salata
e lasciarli cuocere. Il punto di cottura sarà evidente so-
lo quando la cartilagine comincerà a staccarsi dalle os-
sa. Quindi scolarli e dividere la polpa, che si farà roso-

Fotografie di Massimo Ripani


lare in olio d’oliva insieme con un trito di cipolla,
prezzemolo e aglio. Regolare con sale e pepe, aggiun-
gendo per ultimi i pomodori pelati e spezzettati. Cuo-
cere per circa mezz’ora e servire tiepido. 

Sette le isole dell’arcipelago, un solo centro abitato: La Maddalena


Sopra: rocce plasmate dal vento sull’isola della Maddalena. L’isola, la maggiore delle sette che compongono l’arcipelago omonimo,
è anche l’unica ad avere un centro urbano stabile (caratterizzato dallo stesso nome), situato sulla costa meridionale.
Sotto: le smeraldine acque di Cala Conneri, nell’isola di Spargi, una delle mete più frequentate dalle imbarcazioni private e per turisti.

214
Dove, come, quando

Ecco la costa dei vip


Alcuni alberghi hanno prezzi da capogiro
ma ce ne sono anche per tutte le borse
assari è il capoluogo storico 485 mila/tre milioni e 960 mila; Gine-

S
del Nord Sardegna. Può stre (0789.92030) singola 340/510 mila
contare sull’aeroporto di lire, doppia 680/1 milione e 40 mila;
Alghero-Fertilia e sul gran- Romazzino (0789.977111) singola 1 mi-
de porto commerciale di lione e 950 mila/2 milioni e 900 mila,
Porto Torres. Nei progetti doppia 2 milioni e 600 mila/3 milioni

Fotografie di Gianmario Marras


della Regione sarda c’è l’i- e 200 mila.
stituzione di una nuova provincia per Castelsardo: Riviera (079.470143)
la Gallura, chiamata Olbia-Tempio. singola 90/150 mila lire, doppia
100/240 mila; Hotel Villaggio Pedralad-
ALBERGHI da (079.470383) singola 95/115 mila li-
Sassari: al Grazia Deledda (079. Albergo Villa Las Tronas, ad Alghero. re, doppia 130/160 mila; Baja Ostina,
271235) singola 100/130 mila lire, dop- nella cala omonima (079.470127) sin-
pia 150/180 mila; Carlo Felice singola 245/280 mila lire, doppia gola 110 mila lire, doppia 180 mila.
(079.271440) singola 100/120 mila lire, 430/480 mila; Baia di Conte La Maddalena: Excelsior (0789.
doppia 140/160 mila; Leonardo da Vin- (079.949000) singola 200/375 mila lire, 737020) singola 105/145 mila lire, dop-
ci (079.280744) singola 95/125 mila li- doppia 240/475 mila. pia 140/190 mila; Gabbiano (0789.
re, doppia 153/175 mila. Arzachena: Albatros (0789.83333) 722507) singola 110 mila lire, doppia
singola 100/125 mila lire, doppia 140 mila; Miralonga, via Don Vico
200/270 mila; Cormorano (0789.99020) (0789.722563) singola 140/160 mila li-
singola 240 mila lire, doppia 420 mila; re, doppia 200/220 mila; hotel villag-
La Rocca, in località Pulicinu gio Valtur, isola di Santo Stefano
(0789.933131) doppia 125/240 mila, (0789.708574) singola 230/385 mila li-
suite 140/255 mila lire; Olimpia re, doppia 275/490 mila.
(0789.99176) singola 80/125 mila lire, Olbia: Martini (0789.260066) singola
doppia 138/200 mila; Cervo Hotel, lo- 125/160 mila lire, doppia 190/250 mi-
calità Porto Cervo (0789.931111) singo- la; Mediterraneo, via Montello 3
la 950/1 milione 600 mila lire, doppia (0789.24173) singola 160/230 mila lire,
Alcune specialità de La Lepanto, ad Alghero. un 1 milione 300/2 milioni; Recidence doppia 220/360 mila; Gallura
Capriccioli, località Capriccioli (0789.24648) singola 100/110 mila lire,
Sorso: Villaggio dei pini, località Plata- (0789.96016) 60/310 mila lire e 80/380 doppia 140/160 mila; Li Cuncheddi
mona (079.310224) singola 75/190 mila mila; Hotel Capriccioli, in località presso Capo Ceraso (0789.36126) sin-
lire, mezza pensione 70/205 mila lire. omonima (0789.96004) singola 230 mi- L’aragosta catalana, uno dei tanti piatti
Alghero: Calabona in località omo- la lire, doppia 420 mila; Piccolo Peve- prelibati del Pavone di Alghero.
nima (079.975728) singola 147/202 mi- ro, in località Porto Cervo (0789.94551)
la lire, doppia 214/304 mila; Green singola 130/150 mila lire, doppia
Sporting Club Hotel (079.978124) singo- 180/270 mila.
la 140/170 mila lire, doppia 170/220 Consorzio Costa Smeralda: Cala Di
mila; Carlos V (079.979501) singola Volpe, omonima località (0789.976111)
180/200 mila lire, doppia 200/240 mi- singola 1 milione e 570 mila/2 milio-
la; Grand hotel Catalunya (079.953172) ni e 500 mila, doppia 2 milioni e 160
singola e mezza pensione 130/175 mi- mila/3 milioni; Pitrizza (0789.930111)
la lire, doppia 210/300 mila. singola 1 milione e 788 mila/3 milio-
Porto Conte: El Faro (079.942010) ni e 47 mila lire, doppia 2 milioni e

216
Dove, come, quando

gola 245/375 mila lire, doppia 385/455 con prezzi da 95 mi- 978333), mesi estivi 10-13
mila; Palumbalza Sporting Hotel la lire a 310 mila per e 17-23 ogni giorno, festi-
(0789.32005) singola 165/355 mila lire, gli alberghi, e da vi 16-21.
doppia 190/610 mila. 200 mila a tre milio- Stintino: Il ricordo della
Strada provinciale Olbia-Golfo ni 213 mila per i re- memoria, Museo della
Aranci: Luna Lughente (0789.57521) sidence, rivolgersi Una sala del Museo della Valle tonnara (079.293413),
dei Nuraghi, a Torralba.
singola 125/178 mila lire, doppia presso le agenzie. aperto tutti i giorni 18-24.
168/272 mila; Hotel Residence Pozzo Ozieri: Museo archeologico, piazza
Sacro (0789.57855) singola 90/150 mila RISTORANTI San Francesco (079.787638), ogni gior-
lire, doppia 110/200 mila. Sassari: Florian (079.236251), prezzo no 9-13 e 16-19, tranne il lunedì.
Porto Rotondo: Hotel Sporting medio per un pasto 50 mila lire. Torralba: Museo della Valle dei Nura-
(0789.34005) singola 1 milione e 31 mila Alghero: Tuguri (079.976772); Pavone, ghi del Luogodoro-Meilogu, via Carlo
lire, doppia 1 milione e 292 mila/1 mi- (079.979584); La Lepanto, (079.979116), Felice (079.847298), da maggio a set-
lione e 640 mila; Green Park Hotel tutti a 50/60 mila lire. Fertilia: Da Bru- tembre ogni giorno 9-20.
(0789.380100) doppia 136/266 mila lire. no, località La Fighera (079.930272), co- Isola di Caprera: Museo nazionale
San Pantaleo: Hotel Rocce Sarde sto 40 mila lire. del Compendio Garibaldino (0789.
(0789.65265) singola 94/160 mila lire, Castelsardo: Guardiola (079.470755), 727162), tutti i giorni 9-13.30.
doppia 188/320 mila. con un prezzo medio di 50 mila lire. La Maddalena: Museo archeologico
Ozieri: Nuraghe, località Sa Uppara Olbia: Gallura (0789.24648), costo di navale Nino Lamboglia, località Mon-
(079.758733) singola 70/90 mila lire con circa 60 mila lire; Leone e Anna giardino sulla strada panoramica
mezza pensione, doppia 70/100 mila. (0789.26333), con un conto medio di (0789.790660), tutti i giorni 8.30-13.30.
Oschiri: Italy (079.733035) singola 55/60 mila lire. Castelsardo: Museo dell’Intreccio
30/40 mila lire, doppia 50/60 mila. Santa Teresa di Gallura: Canne al Mediterraneo, nel castello dei Doria, in
Santa Teresa di Gallura: Grand Ho- vento (0789.754219), con una spesa in- via Marconi (079.471380), aperto lu-
tel Corallaro presso la località Rena torno alle 50 mila lire. glio e agosto 9-13 e 14-24.
Bianca (0789.755475) singola 155/175 San Pantaleo: Giagoni (0789.65205),
mila lire, doppia 250/260 mila; Majore qui la media è di 55 mila lire. INFORMAZIONI
(0789.755001) singola 128/200 mila li- Stintino: Antonio (079.523077), dove Sassari: Ente provinciale del turismo,
re, doppia 196/300 mila; Bacchus si spende sulle 40/45 mila lire. viale Caprera 36 (079.299544-299415);
(0789.754556) singola 80 mila lire, dop- Azienda autonoma di soggiorno e tu-
pia 130/140 mila. MUSEI rismo, viale Umberto 72 (079.233.534).
Stintino: Cala Rosa, località Ovile Sassari: Museo archeologico-etnogra- Olbia: Azienda autonoma di sog-
del Mercante (079.520005) singola fico Giovanni Antonio Sanna, via Roma giorno e turismo, via Catello Piro 1
pensione 140/220 mila lire, doppia 64 (079.272203), ogni mattina dalle 9 (0789.21453).
160/320 mila; Rocca Ruja, località Ca- alle 14; Museo della Brigata Sassari, Santa Teresa: piazza Vittorio Ema-
po Falcone (079.529200) singola piazza Castello 9 (079.233303), ogni nuele 24 (0789.754127).
110/200 mila lire, doppia 200/280 mila. giorno (festivi su richiesta) 9-12 e 14- La Maddalena: Cala Gavetta (0789.
Tempio Pausania: Delle Sorgenti 16.30; Museo geo-mineralogico Aurelio 7363221).
(079.630033) singola 80/90 mila lire, Serra, via De Nicola 9 (079.229264), Palau: via Nazionale 94 (0789.
doppia 120/130 mila. ogni mattina 8.30-13.30: si possono fa- 709570).
Per la catena di al- re visite guidate con Arzachena: Paolo Dettori 43 (0789.
berghi e residence che Castelsardo: Museo dell’intreccio. lezioni di mineralogia, 82624).
annovera Cala di Falco, geologia e pedologia. Alghero: piazza Portaterra 9 (079.
Arzachena, località Porto Torres: Anti- 979054).
Cannigione, Cala di Le- quarium Turritano, in
pre, Palau, località Cala via Ponte Romano I SITI DI INTERNET
di Lepre, Capo d’Orso, (079.514433), ogni mat- www.comune.sassari.it/città/
Palau, località Cala Ca- tina 9-13.30, martedì e uffici_ turistici_sassari.htm
pra, il Mirto, Palau, lo- giovedì 15-19.30. www.regione.sardegna.it/ital/turi-
calità Cala Capra, Le Alghero: Mare No- smo/sassari/alb-sassari.htm.
Rondini, Isola Rossa, Le strum Aquarium, via www.sardiniapoint.it. 
dune, Badesi Mare, XX Settembre 1 (079. (A cura di Vasco Brici)

218 219
Porti e porticcioli

Tra mille insenature


Da Alghero a Villasimius, da Sant’Antioco
a Cala Gonone, ecco dove attraccare

U
n’oasi di inebriante 1 2 una decina di minuti d’auto dal
benessere nel cuore capoluogo e la struttura offre car-
del Mediterraneo. L’i- burante, carenaggio, acqua, luce,
sola delle mille inse- guardiania, gru fino a 60 tonnel-
nature si presenta ric- late, bar e ristorante. Anche al ri-
ca di nuove e feconde fatto porticciolo turistico di Villa-
opportunità per quanti solcano il simius – dove crescono le preno-
mare nostrum. Negli ultimi cin- tazioni per le gite a baie e isolot-
3
que anni la qualità delle struttu- ti, come i Cavoli e Serpentara – si
4
re portuali regionali ha subìto un trovano servizi e assistenza di
notevole incremento. Se è vero primo piano. D’altronde, il paese
che ancora tanto rimane da fare, permette ai vacanzieri in barca
è altrettanto inoppugnabile un spostamenti rapidi in direzione
deciso balzo in avanti. Da Alghe- di Costa Rei e Torre delle Stelle,
ro a Sant’Antioco, da Villasimius oasi dalle acque turchesi. Inol-

Fotografie di Gianmario Marras


a Palau, da Bosa a Cala Gonone, 5 trandoci verso Arbatax si supera
è stata una corsa all’adeguamen- Porto Corallo e si arriva a Santa
to delle banchine, dei servizi e Maria Navarrese (anche qui gru
delle attrezzature dedicati ai na- fino a 15 tonnellate, alaggio e
tanti. In sostanza, per tre alberi e cantieri di carenaggio) e Cala Go-
yacht, cabinati e gommoni au- 6 none, nel cui porticciolo si noleg-
mentano le opzioni d’attracco e giano surf, gommoni, gozzi e an-
assistenza. E con queste sale la 7 che qualche piccola barca a vela.
potenzialità dell’offerta turistica Proseguendo ci si imbatte in La
made in Sardinia. Un’offerta che Caletta, Ottiolu – vero esempio
proprio sulla capacità ricettiva di moderno ed efficiente design

Massimo Ropano
delle sue coste gioca una partita marinaro –, Marina di Puntaldìa,
molto importante. Insomma, non Olbia e Golfo Aranci. Nolo, ac-
solo il lusso della Porto Cervo di qua, luce, guardiania, operazioni
fama mondiale, ma anche una serie Nelle foto, contrassegnate con i numeri, di carenaggio e manutenzione ordina-
alcune delle principali strutture:
crescente di luoghi all’altezza delle 1. Marina Piccola, a Cagliari; 2. porto
ria e straordinaria eccetera eccetera
esigenze di un diportismo marittimo turistico di Villasimius; 3. Porto Rotondo; accolgono navigatori e marinai senza
che coinvolge decine di migliaia di 4. Porto Cervo, sulla Costa Smeralda; 5. limiti di cabotaggio. E siamo in Costa
Cala Reale, presso Capo Testa,
appassionati. Ma andiamo con ordine. a Santa Teresa di Gallura; 6. il porto Smeralda. In una manciata di miglia si
Cagliari, ormai meta del croceri- di Alghero; 7. La Maddalena. incontrano autentici e avanzati gioielli
smo mediterraneo, ha potenziato gli portuali di fama internazionale: Mari-
scali di Marina Piccola e Su Siccu, e ra pagella dai voti alti. Ma la riscossa na di Portisco, Punta Marina, Porto
strizza l’occhio a skipper e navigatori. delle vele e dei supergommoni nel ca- Rotondo, Porto Cervo, Palau e Can-
Lo scalo commerciale, in attesa del poluogo ha per nome la completa ri- niggione. Il porticciolo dell’affasci-
definitivo decollo del Porto Canale, strutturazione di Marina Piccola. Il ca- nante frazione di Arzachena accoglie
destinato ad ospitare le grandi navi ratteristico porticciolo sovrastato dalla con disinvoltura natanti di medio e
portacontainer, si è abbellito e ha no- Sella del Diavolo, una sorta di cornice piccolo cabotaggio. In altri termini, è
tevolmente migliorato gli standard ri- naturale per i nove chilometri del can- inutile dire che i servizi nautici nella
cettivi. Bacini di carenaggio e cantieri dido arenile del Poetto, a detta degli costa più bella del mondo sono a cin-
di pronta assistenza sorgono sia sulla esperti, è ormai in grado di ospitare i que stelle.
statale per Pula sia a poche centinaia marinai più esigenti. Ma anche Santa Teresa di Gallura,
di metri dal centro, a Su Siccu. In que- Proseguendo verso est in direzione La Maddalena, Castelsardo, Stintino e
st’area si tengono anche i mondiali di Villasimius si incontra Porto Arman- Porto Torres vantano credenziali nau-
motonautica: come dire, un’altra sicu- do nella marina di Capitana. Siamo a tiche collaudate. Impossibile non ri-

222 223
Porti e porticcioli Porti e porticcioli

Gianmario Marras

Gianmario Marras
Porto turistico di Stintino, nel golfo Barche ormeggiate a Castelsardo,
dell’Asinara, regno dei lupi di mare. dotata di attrezzati servizi nautici.

cordare la consolidata e tipica aria ma- e motonauti. Il nuovo porticciolo è da


rinaresca di Stintino, regno dei lupi di segnalare con un positivo circoletto
mare, e Santa Teresa di Gallura, scuo- rosso. E una volta in zona, va suggeri-
la e patria di grandi pescatori subac- ta una visita alle innumerevoli locan-
quei. Il tutto a poche miglia da Porto de e trattorie: il cibo e i vini sono stra-
Pollo o l’isola dei Gabbiani: templi tosferici. Infine, in questa sorta di cir-
mondiali per gli specialisti del surf. cumnavigazione, prima di riapproda-
Andando verso ccidente ci si im- re a Cagliari, ecco i porticcioli di Teu-
batte nei moli di Alghero. La città ca- lada, Cala Verde e Perd’e Sali. Ci sa-
talana – base di partenza per la visita rebbe anche Porto Marratzu ma rica-
alle grotte di Nettuno – è da sempre de sotto la giurisdizione militare. I di-
all’altezza delle richieste dei grandi portisti trovano acqua, alaggio, guar-
navigatori del Mediterraneo. E d’al- diania, luce, telefono e bar, oltre ad al-
tronde, il porto di Alghero non può berghi e ristoranti di qualità superlati-
che essere il giusto e funzionale com- va, come il Forte Village, Chia Laguna
plemento di una città che ha raggiun- o Is Molas, regno dei golfisti di mezzo
to le vette del turismo continentale. mondo. Ma a pochi chilometri dalle
A una decina di chilometri si trova banchine si trovano spiagge e coste
l’approdo di Bosa, patria della Malva- straordinarie ben avallate dal lavoro
sia – un eccezionale e raro vinello da umano: impianti sportivi, ristoranti ti-
dessert –, adagiata sul fiume Temo. pici, discoteche, pizzerie, teatri e cine
Ancora più giù, ma con una pre- all’aperto, agriturismo, laboratori di
ponderanza dei traffici mercantili, c’è erbe officinali e aziende artigianali
Oristano. Il capoluogo del centro Sar- dedite alla produzione dei prodotti ti-
degna ha comunque avallato un’im- pici dell’enogastronomia. Dunque,
portante operazione di restyling vol- per timonieri e capitani mare e non
gendo lo sguardo al piccolo e medio solo. Anzi, solidi motivi di svago ge-
cabotaggio turistico. In effetti, oltre al- nuino si intrecciano alle bellezze am-
le rovine romane semisommerse di bientali. Un menu che rende quanto
Tharros, l’intera zona merita una so- meno indimenticabile una vacanza.
sta prolungata. Per chi naviga la peni- Questi i numeri telefonici delle Ca-
sola di San Giovanni di Sinis, l’isoletta pitanerie di porto:
di Mal di Ventre e la costa di Torre Alghero 079.953174; Porto Torres
Verde sono interessanti escursioni. 079.502258; Olbia 0789.21243; Porto
Puntando la prua a sud, Buggerru, Cervo 0789.94498; Stintino 079.523381;
Portoscuso, Carloforte e Calasetta Santa Teresa 0789.754602; Porto Conte
presentano strutture di buon livello. 079.930565; Golfo Aranci 0789.46880;
Identico il discorso riguardante le La Maddalena 0789.737095; Palau
mete: Pan di Zucchero, Ingurtosu, 0789.709419; Castelsardo 079.470916;
Plage e Mesu sono solo alcuni dei Cagliari 070.656059; Calasetta
luoghi da non perdere. 0781.88930; Carloforte 0781.854023;
Ma è Sant’Antioco, fin dai tempi Sant’Antioco 0781.83071; Arbatax
degli antichi Romani, snodo dei traffi- 0782.667093; Oristano 0783.72262.
ci mediterranei, a vantare recenti e av- Numero blu 167.090.090. 
veniristiche strutture per veleggiatori Daniela Muscas

224 225
Consorzi turistici

A favore dell’impresa
Come ottenere, per statuto, finanziamenti pubblici
a sostegno degli investimenti dei privati

I
n Sardegna i consorzi turistici le difficoltà che si possono incontrare
realmente operativi sul territo- nel collocare la vacanza sul mercato
rio ai fini della promozione e internazionale. Ecco, perché, diventa
della possibilità di ricevere con- più importante saper rimanere sul
tributi sono una ventina; gli altri mercato, ancor più che arrivarci, e se
sono molto piccoli e hanno scar- non ci si attrezza, magari associando-
se possibilità di proporsi sui mercati, si, si fa alla svelta a finire “fuori” dal

Gianmario Marras
anche perché possono contare su un mercato stesso. L’Esit (l’ente regionale
ristretto numero di posti-letto. Quelli di promozione dell’industria turistica)
più importanti funzionano, in pratica, ha storicamente ben operato nei con-
da strumenti di programmazione ne- Sa Pedra Longa, a Baunei, territorio fronti dei consorzi, cercando di incen-
goziata avendo previsto nei rispettivi che vanta un eccezionale valore ambientale. tivare l’associazionismo, seguendo e
statuti la possibilità di ricevere finan- consigliando gli imprenditori. Un po’
ziamenti pubblici a sostegno degli in- realtà dove il fattore della produzione meno presente è stata la Regione a li-
vestimenti dei privati. Si attivano in diventa irrilevante di fronte al proble- vello politico, ma questo fa parte di
modo da ricevere contributi da tutte ma della commercializzazione del un complesso di scelte che affonda le
le leggi di settore, e si adoperano per prodotto; in poche parole, sole e mare sue radici nei decenni precedenti. 
promuovere l’immagine e il nome del passano in secondo piano di fronte al- Andrea Frailis
territorio di competenza. Molto spes-
so, però, i vari consorzi finiscono col
sovrapporsi e, talvolta, a scontrarsi, e
non sono rari i casi di imprenditori
che fanno parte di più consorzi. Non
esiste, insomma, una legge che li re-
golamenti, e c’è, quindi, la necessità
di individuare in primo luogo aree
omogenee sulle quali incentivare la
presenza di imprenditori e, in subor-
dine, dell’ente territoriale.
La Regione, e in particolare il
neoassessore del turismo Roberto
Frongia, vuole mettere al centro del
suo programma di settore l’impresa,
sollecitato in questo dai Comuni che,
sicuramente meglio degli imprendi-
tori, conoscono leggi e previsioni poli-
tiche. Si parte dalle zone servite da
aeroporti, per poi passare a quelle
con i porti e così via; ecco, quindi, su-
bito individuate le aree di Cagliari,
Olbia e Alghero e poi, a cascata, gli
ambiti territoriali più piccoli. Ma, poi,
c’è il momento di natura economica;
l’imprenditore che vuole impiantare
un’attività turistica deve studiare le
possibilità di riunirsi in consorzio con
altri imprenditori, oppure affrontare
da solo l’impresa . Ma i consorzi sono
importanti, anzi determinanti, in una

226 227
Sostegni creditizi

Leggi e turismo
Speciali contributi finanziari agli imprenditori
grazie alle normative dello Stato e della Regione

I
l sostegno creditizio alle im- e adeguamenti e con l’esclusione, a fondo perduto pari al 40 per cento
prese industriali che operano almeno nella formulazione iniziale, dell’investimento e di un abbatti-
nel settore turistico è stato, e delle nuove attività. Ma nel recente mento della quota interessi nella mi-
parzialmente è ancora, un pro- “collegato” alla legge finanziaria, la sura del 30 per cento. Questo, è be-
blema in Sardegna. Esiste una Giunta regionale ha proposto la mo- ne precisarlo, non per regalare soldi
legge nazionale, la 488, che difica della destinazione del provve- all’imprenditore e compiere, un’o-
prevede incentivazioni alle indu- dimento, includendo quindi anche perazione di puro sapore assisten-
strie e che, di recente, è stata estesa le nuove costruzioni nella tipologia ziale, ma perché nell’odierno merca-
alle imprese turistiche; è stata la Re- to globale del turismo occorre fare i
gione a fornire i criteri di applicabi- Il Banco di Sardegna, uno degli istituti conti con quei Paesi nei quali è lo
che applicano particolari agevolazioni.
lità sul territorio, accoppiando i suoi Stato a sostenere, in vari modi, l’ini-
parametri a quelli dello Stato . ziativa turistica nell’ambito di una
La dotazione finanziaria è di tre- economia assistita; da noi non c’è la
cento miliardi di lire all’anno, una “mano pubblica” che ti regala il ter-
cifra sicuramente non eccezionale, e reno o ti paga gran parte del salario
comunque nettamente inferiore ri- delle maestranze, e al contrario i co-
spetto alle richieste giunte da parte sti per la realizzazione di alberghi o
dei promotori delle diverse iniziati- altre strutture sono onerosi. Ed è al-
ve. Ma esiste anche la legge numero lora nella direzione di colmare il gap
40 del 1993, pensata solo per il setto- esistente con questi Paesi, che van-
re turistico, che consente l’abbatti- no leggi come quella appena de-
mento degli interessi nella misura scritta. Discorso a parte meritano le
del 60 per cento del tasso di riferi- banche, per le quali valgono le leggi
mento e finanzia il 30 per cento del- di mercato né più né meno che le al-
la spesa ammissibile. Alcuni istituti tre imprese; libera è la scelta delle
di credito, ultimo dei quali in ordine banche da convenzionare con la Re-
di tempo è stato il Banco di Sarde- degli interventi. La legge, peraltro, gione, così come libero è l’accesso
gna, hanno rinunciato allo ”spread” prevede una distinzione tra le zone al credito. Nell’isola opera un pool
applicando quindi un tasso inferio- interne della Sardegna e quelle a vo- di banche sarde e continentali in re-
re di due punti a quello ufficiale: cazione turistica riconosciuta; que- gime di convenzione, ma esistono
2,25 per cento anziché il 4,25 appli- sto per evitare che si possa creare grandi gruppi turistici che si avval-
cato in questo particolare momento. un conflitto fra attività non omoge- gono del sostegno di banche di fi-
Nel 1998, inoltre, è stata varata la nee. Di conseguenza, oggi, un im- ducia e che, nella maggior parte dei
legge numero 9 che prevede l’ero- prenditore che voglia metter su casi, rinuncia anche alle leggi di so-
gazione di contributi fino al 40 per un’attività turistica in Sardegna può stegno e incentivazione. 
cento per finanziare ristrutturazioni contare su un contributo finanziario A.F.

CON LA FORMULA necessità e le richieste degli ospiti, tutto per assistere gli ospiti nello loro esigenze
BED AND BREAKFAST l’anno e in tutto il territorio isolano: ma- logistiche. I prezzi variano da 35 mila li-
re, montagna, collina. Non solo: alcune re a persona, in camera doppia con pri-

A nche in Sardegna, come in altre


regioni d’Italia e d’Europa, è pos-
sibile alloggiare nei Bed and Breakfast,
famiglie hanno di proprietà frutta, ver-
dura, animali, che possono consentire
agli ospiti caratteristiche cene a base di
ma colazione e bagno comune con la fa-
miglia, a 50 mila lire con il bagno ad uso
privato e in case di particolare pregio
cioè dormire presso famiglie che offrono prodotti tipici e genuini, insieme con le storico ed ambientale. Sono previsti
anche la prima colazione. Le famiglie, famiglie ospitanti. La società che gestisce sconti speciali per i bambini. “Sardegna
selezionate e classificate, sono dislocate il circuito è a disposizione per richieste e B&B Reservation”, via Stampa 7, 09131
in un circuito in grado di soddisfare le informazioni, per prenotare gli alloggi e Cagliari. Telefono 070.4520403. 

228 229
Trasporti

Strada rotaia cielo e mare


Da una costa all’altra, un reticolo di ottime
vie di comunicazione, buoni scali e porti

L
a Sardegna, ter- qualche tempo per ren-
ra che profuma dere agevole perma-
di mirto, lenti- nenza e spostamenti,
sco e salsedine, specie quelli meno
è oggi in grado consueti, ai visitatori. E
di condurre i cominciano ad intrav-
visitatori in ogni suo an- vedersi i primi risulta-
golo o quasi. Domus de ja- ti: i dati del ’99 sui mo-
nas (case delle streghe) e vimenti dei vacanzieri
nuraghi, calette inconta- non facenti capo ai soli-
minate e maestosi dirupi ti luoghi marinari, sve-

Fotografie di Gianmario Maras


sfidati solo da branchi di lano un aumento del 25
mufloni e dai rapaci, per cento. E altre noti-
montagne silenziose zie utili a quanti inten-
quanto impervie: l’isola dono muoversi all’in-
regala emozioni raggiun- terno dell’isola, oltre
gibili con servizi oramai che nelle agenzie di
Dall’alto, in senso orario: una nave della Moby Lines sulla rotta
qualificati. Da Cagliari, Santa Teresa/Bonifacio; una nave della Tirrenia nel porto di Cagliari; viaggi, si possono tro-
Sassari, Nuoro e Oristano una nave della regionale Saremar; e un aereo in hangar a Olbia. vare negli aeroporti di
in direzione dei luoghi di Cagliari-Elmas, Alghe-
villeggiatura più noti così come per di coincidenze legate agli arrivi da ro-Fertilia, Tortolì e Olbia-Costa
sagre, oasi naturalistiche, agrituri- Civitavecchia e ai voli su Elmas. È Smeralda. Box informazioni si trova-
smo, siti storico-archeologici, ci si grosso modo lo stesso discorso ri- no anche negli scali marittimi di
può muovere con una certa flessi- guardante la gita – da non perdere – Porto Torres, Cagliari, Arbatax,
bilità. Ferrovie dello Stato (070. a La Maddalena. Il capoluogo di un Golfo Aranci e Oristano.
657994/1478.88088), Ferrovie meri- arcipelago che ha nel parco omoni- Da segnalare, oltre ai citati servi-
dionali sarde (800.044553), Arst mo un forziere straordinario – meta ces pubblici, anche le autolinee Pani
(800.865042) e Ferrovie della Sarde- principale per gli amanti delle im- (079.236983), Turmo Travel (0789.
gna (070.580075) garantiscono plu- mersioni, delle foto subacquee e de- 26101) e Deplanu (0784.201518).
ricollegamenti giornalieri su treno gli sport acquatici –, è servito dalle Queste ultime collegano l’aeroporto
e pullman. compagnie Saremar, Tris e Trrm. Costa Smeralda con Nuoro e attra-
Rotte che vantano un’opportuna Il ventaglio degli orari è molto am- versano l’intera fascia costiera
trasversalità: con un briciolo di buo- pio: le corse si aprono alle 5.00 e si orientale. Per intenderci, Siniscola,
na volontà dai quattro capoluoghi si chiudono alle 0.15. Per raggiungere San Teodoro, i villaggi di San Paolo,
può raggiungere senza troppi salti la Corsica si cambia armatore. Santa le spiagge di Budoni, Capo Comino
mortali qualsiasi centro turistico iso- Teresa di Gallura, cittadina che me- e Cala Liberotto sono a portata di
lano. Per esempio, sul fronte marit- rita una visita approfondita anche mano per le decine di migliaia di vi-
timo è la Tirrenia a issare un “pon- per le stupende dorsali orientali e sitatori provenienti da Olbia (navi
te” tra l’isola maggiore e due sue occidentali ricche di spiaggette e Tirrenia) e Golfo Aranci (traghetti
perle poco distanti: Carloforte e La scogliere da fiaba, è collegata con delle Ferrovie dello Stato).
Maddalena. I traghetti della compa- Bonifacio dai traghetti Moby lines. Ma i bus Deplanu offrono un vali-
gnia di bandiera che collegano la Insomma, un quadro che intriga. Tra do riferimento anche per quanti
Sardegna all’isola di San Pietro per- l’altro, va rilevato che tutti i vettori giungono in aereo al “Costa Smeral-
mettono partenze di primo mattino offrono informazioni e prenotazioni da” e intendono raggiungere i centri
(6.10) e rientri a notte inoltrata per telefono e su Internet. Ma anche della Barbagia come Orgosolo (il
(23.50). E per raggiungere gli imbar- le Aziende autonome di soggiorno, paese dei murales), Oliena (la patria
chi di Calasetta e Portovesme da gli Enti del turismo – con l’Esit in te- del vino Cannonau), Mamoiada (il
Cagliari si può scegliere tra i bus sta, Numero verde 167.013153 –, e i tempio dei mamuthones, le masche-
dell’Arst e i treni Fs, con una serie vari assessorati sono all’opera da re caratteristiche note in mezzo

230 231
Sardegna.4 Trasporti

ITINERARI SPECIALI DI “BELL’ITALIA”

PK publikompass s.p.a.
Concessionaria esclusiva
mondo), o magari la valle di Tiscali. l’Arst e delle Ferrovie meridionali.
per la pubblicità E per stare al “Costa Smeralda”, sono Gli orari? Anche in questo caso coor-
Sede e Direzione generale
le linee dell’Arst a collegare il cuore dinati con l’arrivo delle navi-tra-
20123 Milano, via G. Carducci 29, delle vacanze a cinque stelle con le ghetto e degli aerei. E possono esse-
tel. 02/24424.611, fax 24424.631
località dei super vip: Porto Rotondo, re pianificati pure gli spostamenti
Filiali e punti di vendita: Porto Cervo, Liscia di Vacca, Poltu da Alghero-Fertilia verso l’interno,
10126 Torino, corso Massimo D’Azeglio 60, Quatu, Arzachena, Baia Sardinia, da Porto Torres per le spiagge di
tel. 011/6665211, fax 6665300.
Cannigione, Santa Teresa di Gallura Platamona, Stintino, Badesi e l’Isola
16121 Genova, via G. D’Annunzio 2/109,
tel. 010/530700, fax 590858. e Palau. Fondali superbi e storia al Rossa. Nel Meridione dell’isola,Vil-
tempo stesso: ad Arzachena si può lasimius da un lato e Santa Marghe-
35100 Padova, via Gattamelata 108,
tel. 049/775224-8073144, fax 775819. ammirare la tomba dei giganti e, una rita di Pula dall’altro possono essere
manciata di chilometri più giù, visi- raggiunte comodamente in autobus
40121 Bologna, via Amendola 13,
tel. 051/255952-255289-255439-255649, fax 254939. tare le ventitrè chiesette campestri di da Cagliari.
50132 Firenze, via Don Minzoni 46,
Luogosanto. Anzi, il Ma oltre alle tappe
tel. 055/561192-573668, fax 5001315. caratteristico paesino consuete per gli aman-
00187 Roma, via Barberini 86, di 1.700 anime vanta ti delle onde e della
tel. 06/420089.1, fax 42011668. anche una porta santa: tintarella, sono molto
70100 Bari, via Amendola 166/5, fu posta nel 1200 da pa- gettonati i siti storici e
tel. 080/5485111, fax 5482832. pa Onorio II nella basi- quelli minerari. Tra i
95131 Catania, c.so Sicilia 37/43, lica di Santa Maria. At- primi, citare il villag-
tel. 095/7306311, fax 322085. traversarla significa, gio nuragico di Baru-
98100 Messina, via Umberto Bonino 15/c, nell’anno del Giubileo, mini e il Museo di Vil-
tel. 090/2930855, fax 2930771.
preghiere speciali e in- lanovaforru, che ospita
90133 Palermo, via Lincoln 19, dulgenze. attualmente una mo-
tel. 091/6235100, fax 6176863.
Spostandoci verso il stra con i dinosauri di
09100 Cagliari, via Ravenna 24, centro, è impossibile Spielberg ed è curato
Gianmario Marras
tel. 070/305250, fax 343905.
scordare Cala Gonone: dal Consorzio Sa Coro-
base per le minicrocie- na Arrubia, è d’obbli-
re alle incantevoli cale go. Entrambi i luoghi –
Una caratteristica
di Goloritzè, Mariolu e locomotiva d’altri tempi di rilievo archeologico
Sisine. Alla tanto affol- della Barbagia Exp. mondiale – si raggiun-
lata quanto affascinan- gono facilmente con i
te località marittima orientale si pullman dell’Arst. E sono in costante
giunge in autobus sia da Nuoro che aumento anche i visitatori diretti alle
dal capoluogo isolano. Turmo Travel zone minerarie dismesse.
è invece presente su Alghero e Ol- L’area di Arbus, Guspini, Ingurto-
bia. L’autolinea unisce le due citta- su, Buggeru e ovviamente Montepo-
dine a partire dalle 7.30. Infine, i ni ad Iglesias compendia in maniera
bus della Pani. Le corse tra Cagliari esemplare la passione per il mare e
e Sassari della storica compagnia quella per l’archeologia legata alle
sassarese sono studiate tenendo cave di piombo e carbone. Inutile
conto sia degli arrivi aerei sia di sottolineare i collegamenti: i treni
quelli marittimi. Tra l’altro, i colle- Fs, i bus Ferrovie meridionali sarde
gamenti tra Nord e Sud prevedono e Arst garantiscono un’ampia gam-
fermate anche ad Oristano e Maco- ma di orari e coincidenze utili a rag-
mer: snodi interessanti per mettere giungere alcuni paesi dell’interno
piede nelle suggestive aree di Bosa come Santadi; da non perdere le
e Cuglieri e per Mal di Ventre, grotte di Is Zuddas, e, un passo in-
Tharros e Capo Pecora. dietro, ad una manciata di chilome-
In breve, l’intero pacchetto riguar- tri da Cagliari, Capoterra. Quest’ul-
dante i trasporti interni è studiato timo, a Monte Arcosu nell’oasi natu-
prevedendo una buona serie di in- ralistica del Wwf, custodisce specie
dispensabili coincidenze. Per dirne rarissime in via di estinzione come
una, chi sbarca a Cagliari e intende il cervo sardo. 
Testi e fotografie non richiesti non vengono restituiti
raggiungere il Sulcis trova i bus del- Mario Frongia

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