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c  (in greco ȆȜȐIJȦȞ, c  (Atene, 428 a.C./427 a.C. ± Atene, 348 a.C./347 a.C.

 è stato un
filosofo greco antico. Assieme al suo maestro Socrate ed al suo allievo Aristotele ha posto le basi
del pensiero filosofico occidentale.

Nacque ad Atene da genitori aristocratici: Aristone, che gli impose il nome del nonno, cioè
Aristocle; e Perittione, la quale, secondo Diogene Laerzio, discendeva da Solone. La sua data di
nascita viene fissata da Apollodoro di Atene, nella sua   , all'ottantottesima Olimpiade, nel
settimo giorno del mese di Targellione, ossia alla fine di maggio del 428 a.C. Ebbe due fratelli,
Adimanto e Glaucone, citati nella sua
  , e una sorella, Potone, madre di Speusippo, futuro
allievo e successore, alla sua morte, alla direzione dell'Accademia di Atene.

Fu un altro Aristone, un lottatore di Argo, suo maestro di ginnastica, a chiamarlo Platone (dal greco
ʌȜĮIJȪȢ, , che significa "ampio" date le ampie spalle; altri danno del nome un'altra
derivazione, come l'ampiezza della fronte o la maestà dello stile letterario. Diogene Laerzio,
riferendosi ad Apuleio, a Olimpiodoro e a Eliano, informa che avrebbe coltivato la pittura e la
poesia, scrivendo ditirambi, liriche e tragedie, che avrebbero avuto in seguito, insieme ai mimi,
un'importanza fondamentale per la scrittura dei suoi dialoghi.

Frequentò l'eracliteo Cratilo e il parmenideo Ermogene, ma non è certo se la notizia sia reale o se
voglia giustificare la sua successiva dottrina, influenzata sotto diversi aspetti dal pensiero dei suoi
due grandi predecessori, Eraclito e Parmenide, da lui considerati gli autentici fondatori della
filosofia.

Avrebbe partecipato a tre spedizioni militari, durante la guerra del Peloponneso, a Tanagra, a
Corinto e a Delio, dal 409 a.C. al 407 a.C., anno in cui, conosciuto Socrate, avrebbe distrutto tutte le
sue composizioni poetiche per dedicarsi completamente alla filosofia.

Fondamentale il suo incontro con Socrate che, dopo la parentesi del governo, oligarchico e filo-
spartano, dei Trenta tiranni, del quale faceva parte lo zio di Platone Crizia, fu accusato dal nuovo
governo democratico di empietà e di corruzione dei giovani e condannato a morte nel 399 a.C..

Dopo la morte del maestro sarebbe andato a Megara insieme con altri allievi di Socrate, poi a
Cirene, frequentando il matematico Teodoro di Cirene e ancora in Italia, dai pitagorici Filolao ed
Eurito. Di qui, si sarebbe recato in Egitto, dove i sacerdoti l'avrebbero guarito da una malattia. Ma
la fondatezza della notizia di questi viaggi è molto dubbia.

o I primi dialoghi platonici sono concordi nell'attribuire una valutazione sostanzialmente positiva
alle tecniche.

A partire dal 395 a.C. Platone dovrebbe aver iniziato a scrivere i primi dialoghi, nei quali affronta il
problema culturale rappresentato dalla figura di Socrate e la funzione dei sofisti: nascono così, in un
possibile ordine cronologico,

â? l'   (il suo primo dialogo,


â? il  , in cui Socrate discute la legittimità delle leggi,
â? lo X , parodia ironica di poeti,
â? l'è  ,
â? il   ,
â? il u   ,
â? il u ,
â? l'   X,
â? l'   XX (queste due attribuzioni a Platone sono tuttavia discusse,
â? l'X    ,
â? l'X   ,
â? il Ñ   (che confluirà nella
  come primo libro,
â? il    ,
â? il c  e
â? il ÿ .

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Nel 387 a.C. Platone è ad Atene; acquistato un parco dedicato ad Academo, vi fonda una scuola che
intitola Accademia in onore dell'eroe e la consacra ad Apollo e alle Muse. Sull'esempio opposto a
quello della scuola fondata da Isocrate nel 391 a.C. e basata sull'insegnamento della retorica, la
scuola di Platone ha le sue radici nella scienza e nel metodo da essa derivato, la dialettica; per
questo motivo, l'insegnamento si svolge attraverso dibattiti, a cui partecipano gli stessi allievi,
diretti da Platone o dagli allievi più anziani, e conferenze tenute da illustri personaggi di passaggio
ad Atene.

In vent'anni, dalla creazione dell'Accademia al 367 a.C., Platone scrive i dialoghi in cui si sforza di
determinare le condizioni che permettono la fondazione della scienza; tali sono:

â? m ?’ ?m?m?m
?
m  m  ?
â? m ?A?
â? m ?-?
â? ?è ?
â? m ?’ ?
â? ?
  ?
â? m ?’  ?
â? m ?- ?

-





Quella che in termini storici possiamo chiamare "filosofia platonica" - ovvero il corpus di idee e di
testi che definiscono la tradizione storica del pensiero platonico - è sorta dalla riflessione sulla
politica. Come scrive Alexandre Koyré: «tutta la vita filosofica di Platone è stata determinata da un
avvenimento eminentemente politico, la condanna a morte di Socrate».

Occorre tuttavia distinguere la "riflessione sulla politica" dall'"attività politica". Non è certo in
quest'ultima accezione che dobbiamo intendere la centralità della politica nel pensiero di Platone.
Come egli scrisse, in tarda età, nella u   XX del suo epistolario, proprio la rinuncia alla politica
attiva segna la scelta per la filosofia, intesa però come impegno "civile". La riflessione sulla politica
diventa, in altre parole, riflessione sul concetto di giustizia, e dalla riflessione su questo concetto
sorge un'idea di filosofia intesa come processo di crescita dell'Uomo come membro organicamente
appartenente alla  .

Fin dalle prime fasi di questa riflessione, appare chiaro che per il filosofo ateniese risolvere il
problema della giustizia significa affrontare il problema della conoscenza. Da qui la necessità di
intendere la genesi del "mondo delle idee" come frutto di un impegno "politico" più complessivo e
profondo.

u
     


La gnoseologia di Platone, messa a punto in vari dialoghi come il   , il   , ed il Ñ  ,
deve combattere contro l'opinione che la ricerca della conoscenza sia impossibile. La tesi era stata
sostenuta dagli eristi, i quali basavano questo loro insegnamento sulla base di due assunti:

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Platone tuttavia ha ben presente la figura di Socrate, che aveva fatto della ricerca la componente di
base della filosofia vera e propria. La sua ricerca secondo Platone era resa possibile dal fatto che
l'uomo conosce solo parzialmente, o almeno inconsciamente, l'oggetto da conoscere. È così che
Platone elabora la famosa dottrina della reminiscenza, secondo cui l¶apprendere è un ricordare
(  . Tale dottrina si rifà alla credenza religiosa propria dell'orfismo e del pitagorismo
secondo cui quando il corpo muore l'anima, essendo immortale, trasmigra in un altro corpo. Platone
sfrutta tale mito fondendolo con l'assunto fondamentale che esistano delle Idee che hanno
caratteristiche opposte agli enti fenomenici: sono incorruttibili, ingenerate, eterne, non soggette a
mutamento. Queste Idee albergano nell'iperuranio, mondo soprasensibile e che è parzialmente
visibile alle anime una volta slegate dai loro corpi.

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  è 

È proprio per spiegare l'umano desiderio di conoscenza che Platone ricorre a un celebre mito, quello
di Eros, dio greco dell'Amore e della forza, figlio di Poros e Penia, cioè di Risorsa e Povertà. Il
filosofo, secondo Platone, è mosso da una tensione verso la verità con lo stesso desiderio d'amore
che attrae due esseri umani.

Per la sua caratteristica di essere principio unificante del molteplice, la peculiarità di  consiste
essenzialmente nella sua ambiguità, ovvero nell'aspirazione alla verità assoluta e disinteressata
(ecco la sua abbondanza; ma al contempo nel suo essere costretto a vagare nelle tenebre
dell'ignoranza (la sua povertà. La contrapposizione tra verità e ignoranza viene sentita da Platone,
come già dal suo maestro Socrate, come una profonda lacerazione, fonte di continua irrequietezza e
insoddisfazione.

u  

Il tema della frattura interiore dell'uomo porta a domandare: su che cosa si fondano, e che rapporto
hanno le idee con gli oggetti della conoscenza sensibile? La risposta a questa domanda costituisce la
cosiddetta ontologia platonica.

Il testo fondativo di questo aspetto del pensiero platonico è senza dubbio il celebre  
   del libro VII de u 
  . In esso, il mondo sensibile è presentato come immagine
evanescente e imperfetta del mondo delle idee, inteso invece come "mondo vero" e fondamento di
tutto ciò che è. Platone stesso fornisce l'interpretazione dell'allegoria: lo schiavo che viene liberato
dalla caverna rappresenta l'anima, che si libera dai vincoli corporei mediante la conoscenza. Gli
elementi del mondo esterno rappresentano le idee, mentre gli oggetti dentro la caverna (e le
immagini di questi proiettate sulla parete non sono che le loro copie imperfette. Il sole, che
permette di riconoscere l'aspetto vero della realtà, è simbolo dell'    , l'idea suprema in
vista della quale l'intero mondo delle idee è costituito e al quale essa conferisce la sua unità.

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