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29 aprile 2011
Questa volta la Lega non potrà avere il piede in due staffe, non potrà fare propaganda da
opposizione al Nord e fare accordi di governo a Roma: l’Idv e il Pd hanno presentato le proprie
mozioni sulla missione italiana in Libia. Il voto è previsto per il 3 maggio. E Umberto Bossi
dovrà scegliere se stare o no con il governo. Se dice sì, tutte le grida al Nord, comprese le
interviste sparate alla Padania e le manifestazioni muscolari di Bossi e Maroni, si riveleranno
vuota propaganda anche agli occhi dell’elettorato leghista, già in fibrillazione per i cedimenti, i
voti sulle leggi ad personam. Se dice no, mette a rischio il governo: «Se ci
fosse un voto differenziato della Lega – ha avvertito ieri il presidente del gruppo Pd alla
Camera, Dario Franceschini - sarebbe crisi nei fatti».
Anche per questo il Pd ha presentato una sua mozione, mantenendo ferma la propria posizione
sulla Libia. «Noi sostanzialmente ribadiamo la mozione già approvata dal Parlamento.
Nell`ambito dell`azione dell`Onu integrata nel comando Nato sono possibili operazioni militari
solo finalizzate al fatto che Gheddafi non massacri le sue popolazioni ribelli» ha chiarito ieri il
segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani. «Da lì in poi deve partire una azione
diplomatica. Ma vogliamo capire anche se la maggioranza è in grado di garantire gli impegni
presi perché quando ci sono due ministri, non dell`ultima fila, come Maroni e Bossi, che
sparano a zero sulle condizioni implicite di quel mandato Onu, l`opposizione ha diritto di
sapere se la maggioranza ha una politica oppure no».
Anche per questo motivo ieri Silvio Berlusconi ha cercato il conforto del presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, molto ascoltato al vertice della Lega. Bossi però ha cominciato
a far arrivare messaggi chiari a Roma. Per dire sì al governo e perdere la faccia di fronte al
proprio elettorato chiederà posti e prebende. Il Foglio, giornale diretto da Giuliano Ferrara, ha
elencato in un articolo pubblicato oggi, l’elenco delle condizioni: “Il partito di Berlusconi
si impegna su una mozione (scritta dalla Lega) che pone un termine temporale
all`impegno militare in Libia; se la suddetta mozione esclude categoricamente - anche in caso di
future risoluzioni Onu - un avallo a operazioni militari di terra; se Matteo Salvini diventa
vicesindaco di Milano; se il rimpasto di governo, e l`ingresso in massa dei Responsabili (tutti
sudisti) viene contenuto nel numero di cinque nuove poltrone bilanciate, magari, da qualche
ingresso leghista al governo; se gli attacchi, anche giornalistici, a Tremonti avranno termine”.
Anche i cosiddetti responsabili però hanno avvertito il presidente del Consiglio: o arrivano gli
incarichi di governo, e soddisfacenti per tutti, o cominciano i guai. Il più responsabile di tutti
Pionati sembra da questo punto di vista anche quello più nervoso.
2. REATO DI CLANDESTINITA’, L’EUROPA LO CANCELLA. L’ENNESIMA BRUTTA
FIGURA DELLA LEGA E DEL RAZZISMO.
Ieri mattina, mentre alla Camera si svolgeva un dibattito sui documenti economici del governo
senza nemmeno la presenza del ministro dell’Economia, il governatore della Banca d’Italia,
Mario Draghi, ha chiarito che cosa c’è scritto nei documenti del governo e che cosa manca
all’Italia. Nei documenti c’è scritto (ma Tremonti ce lo dirà solo dopo le elezioni) che nei
prossimi due anni l’Italia dovrà tagliare il 7 per cento delle spese in termini reali. Draghi non ha
presentato calcoli, ma il risultato è chiaro: poco meno di 60 miliardi di euro in due anni. Una
stangata micidiale.
Per questo lo stesso Draghi ha sostenuto, e non è la prima volta che lo fa, che sarà importante
fare una politica per favorire la crescita: secondo il governatore, l`Italia cresce
«ad un ritmo insoddisfacente, che si riflette in redditi stagnanti, problemi occupazionali,
maggiori difficoltà a gestire la finanza pubblica». Per questo Draghi ha fatto un lungo elenco di
cose che non vanno, e che ci condannano alla striminzita crescita del Pil dell` 1,1 per cento
attesa per quest`anno: a cominciare dalle carenze strutturali per le quali è necessario fare
investimenti, dalle liberalizzazioni in particolare nel settore dei trasporti, dagli interventi per
favorire l’occupazione femminile e giovanile.
Di fatto, la ricetta del governatore è la stessa che il Pd ha adottato nel proprio piano nazionale
alternativo per le riforme.
Una cortina di silenzio è scesa sui referendum. Nucleare, acqua, legittimo impedimento. E cioè
affari che interessano i più importanti editori italiani (i finanziamenti per le centrali nucleari per
banche e finanziarie, il cemento per le centrali, la gestione dell’acqua con la privatizzazione
delle utilities locali: decine di miliardi di euro in gioco). E norme sulle quali si basa la
possibilità di scappare dai processi per Silvio Berlusconi. Da qui, la coltre di silenzio scesa per
non far lievitare il desiderio di andare a votare e la consapevolezza che si voterà. Su Il Fatto
oggi lettera di Andriano Celentano su questo “rapimento” dei referendum.
Il tema del diritto al voto va anche oltre, però, gli stessi contenuti in gioco a giugno (nucleare,
acqua, legittimo impedimento). E pone in primo piano il problema della democrazia e del
rispetto della volontà popolare. Molte associazioni stanno raccogliendo firme e preparando
manifestazioni. “Noi metteremo i temi dei referendum dentro la nostra campagna elettorale per
le amministrative. Trovo scandaloso” ha detto Bersani nell’intervista su Youdem, “ che si stia
tentando in tutti i modi di scansare il giudizio popolare”.
5. RAI, MASI NON C’E’ PIU’. LASCIA UNA RAI IN BRAGHE DI TELA.
Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, è stato nominato amministratore delegato della
società pubblica Consap. Dunque, lascia la Rai, dopo due anni di gestione disastrosa dal punto
di vista dei contenuti e dal punto di vista economico. Non a caso, pur in mezzo alla crisi
economica, Mediaset, l’azienda del presidente del Consiglio, ha prosperato più che in altri
momenti: la Rai ha fatto molte delle cose che sarebbero state necessarie per favorire la
concorrente.
Il Marocco è stato appena sfiorato dal risveglio del Nord Africa e dalle rivolte per la
democrazia. Ma ha subito ieri un sanguinoso e clamoroso attentato terroristico. L’estremismo
ha forse scelto il paese meno coinvolto dalle rivolte di popolo per far sentire la propria voce e
inserirsi sulla scena.